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Legislatura X- Atto di indirizzo politico ogg. n. 1239

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere iniziative volte a impedire l'introduzione, nelle scuole di ogni ordine e grado, della teoria del gender, a rispettare il ruolo prioritario della famiglia nell'educazione all'affettività ed alla sessualità, ed a valorizzare e diffondere i relativi principi costituzionali, coinvolgendo a tal fine anche le associazioni rappresentative dei genitori e le famiglie. (10 09 15) A firma del Consigliere: Foti

Testo:

RISOLUZIONE

 

ex articolo 104 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna

L'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna

 

premesso che:

 

  • “I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli” - articolo 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritto dell’Uomo;
  • “Lo Stato nel campo dell’insegnamento deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche” - articolo 2, Convenzione Europea sulla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo;
  • -È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli” - articolo 30 della Costituzione Italiana;
  • “Gli Stati rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di guidare il fanciullo nell’esercizio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione” - articolo 14, Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, UNICEF;
    le norme che regolano la scuola italiana ben riconoscono il diritto dovere educativo dei genitori, in particolare:
  1. il Regolamento dell’autonomia del 1999: “Le istituzioni scolastiche devono rispettare la libertà di scelta educativa delle famiglie e devono intervenire in base alla domanda delle famiglie”;
  2. Il patto di corresponsabilità educativa di cui al D.P.R. n.235 del 1997: “La scuola deve programmare e condividere con gli studenti e con le famiglie il percorso educativo da seguire”;
  3. le Linee di indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità educativa, MIUR, 22 novembre 2012;
  • ogni scuola adotta il POF (Piano Offerta Formativa), in cui si esplicita la progettazione educativa, organizzativa curricolare ed extracurricolare, tenuto conto anche delle proposte delle associazioni di genitori;
  • la Raccomandazione dei Ministri del Consiglio d’Europa, riferendosi alla lotta alla discriminazione in base al proprio orientamento sessuale, afferma esplicitamente che tutte le misure adottate devono “tenere conto del diritto del genitore di curare l’educazione dei figli nel predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza e la sicurezza e garantire l’accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere le discriminazioni”;
  • la lettera del FONAGS (Forum Nazionale Genitori nella Scuola) al Ministro dell’Istruzione inviata il 12 novembre 2013, rivendica il diritto dei genitori come responsabili primi dell’educazione dei figli in materia di educazione all’affettività e la necessità di svolgere l’azione educativa da parte della scuola verso gli studenti in pieno accordo con le famiglie;
    la Repubblica Italiana, all’articolo 29 della Costituzione, definisce la “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” della quale riconosce gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione;
  • la famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna rappresenta l’unica istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita;
  • la “famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” e, in quanto tale, “ha il diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”, così come stabilito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10.12.1948, art. 16, terzo comma);
    oggi più che mai ci troviamo di fronte ad un’emergenza educativa, in modo particolare per quanto concerne le tematiche dell’educazione all’affettività. In alcuni casi, purtroppo, l’educazione all’affettività è diventata sinonimo di educazione alla genitalità, priva di riferimenti etici e morali, discriminante per la famiglia composta da un uomo e da una donna, che induce una sessualizzazione precoce dei ragazzi;
  • in paesi dove simili strategie sono state applicate, come in Inghilterra e in Australia, si è arrivati ad una sessualizzazione precoce della gioventù, con conseguente aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), dipendenza dalla pornografia, attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze ed aborti già nella prima adolescenza, aumento della pedofilia;
  • errate convinzioni vorrebbero equiparare ogni forma di unione e di famiglia e giustificare e normalizzare qualsiasi comportamento sessuale;
  • sovente questi progetti educativi, e persino la Strategia nazionale dell’UNAR, sono stati redatti con la collaborazione esclusiva di "associazioni LGBT", in assenza di un adeguato coinvolgimento di associazioni ed enti rappresentativi dei genitori e quindi, sia per modalità che per contenuti, elaborati e diffusi in palese violazione delle norme sopra premesse e richiamate, così come si è già verificato con il caso dei libretti “Educare alla diversità a scuola”. In detti libretti la famiglia composta da una donna e da un uomo è vista come uno stereotipo da superare e l’omofobo è identificato in base al grado di religiosità;
  • in alcuni casi si è arrivati alla deriva dell’ideologia di gender. Attualmente i progetti educativi vengono spesso presentati richiamando l’esigenza di contrastare la discriminazione. L’intento in sé sarebbe lodevole se ciò significasse educare gli studenti a rispettare ogni persona e a non rendere nessuno oggetto di bullismo, violenze, insulti, discriminazioni. Nei fatti, tuttavia, ciò non si è sempre verificato. In alcuni casi è stato, infatti, il cavallo di Troia tramite cui introdurre progetti di chiara ispirazione ideologica gender;
  • la teoria gender sostiene che l’identificarsi come uomini o donne non dipende dai caratteri biologici che determinano un corpo maschile piuttosto che un corpo femminile. Secondo questa teoria si nasce maschio o femmina per questioni genetiche, ma si diventa uomo o donna (o nessuno dei due) in base a fattori esclusivamente culturali. La teoria gender trova spesso applicazione nelle aule: ci sono scuole in Italia in cui s'insegna ai maschi a truccarsi e in cui si leggono favole che spiegano ai bimbi come tutti "possono scegliere se diventare calciatori o principesse". La persona deve - invece - essere ritenuta un tutt’uno di corpo e mente: non può esistere un corpo contenitore ed un io sganciato dalla dimensione corporea; non si può scindere la componente biologica sessuata dalla componente psicologica relazionale. La concezione del corpo come contenitore apre, infatti, la strada a scenari inquietanti quali la pratica dell’utero in affitto;
  • la scissione tra il dato biologico e il dato psicologico non è solo impossibile, ma è anche pericolosa per lo sviluppo del bambino perché crea confusione, incertezza, doppiezza, laddove invece i minori chiedono certezza di ruoli e regole condivise;
  • l’ideologia gender è, non solo pericolosa in quanto porta alla disintegrazione della personalità con conseguente fragilità psichica, instabilità emotiva ed affettiva, bassa autostima, senso di inadeguatezza, ma totalmente inutile. Non a caso, è dimostrato che nei paesi in cui si è maggiormente investito nella cosiddetta impostazione di genere paritario, quali la Norvegia, le differenze uomo-donna sono molto più accentuate;
  • riconoscere la diversità tra uomini e donne non significa discriminare; il principio di eguaglianza non nega l’esistenza delle differenze, non le azzera, ma le accoglie e le valorizza in quanto portatrici di ricchezza e di complementarietà;
  • nel provvedimento legislativo noto come "Buona scuola" si evoca la "prevenzione della violenza di genere". Un'espressione, quest'ultima utilizzata come passepartout per raggiungere altri scopi. Ancora più esplicito risulta il Piano del governo contro la violenza sessuale e di genere, che definisce prioritario educare al rispetto dell'identità di genere, che è la traduzione italiana di 'gender', attraverso la formazione dei docenti e la pratica educativa;

 

impegna la Giunta Regionale

 

  • a volere assumere ogni utile iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, affinché nelle scuole di ogni ordine e grado dell'Emilia-Romagna:
  • non venga in alcun modo introdotta la teoria del gender;
  • venga rispettato il ruolo prioritario della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dei Decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (articoli 1.2, 3.3 e 4.1 del DPR 27/99, articolo 3 del DPR 235/97, articoli 2.3, 2.6 e 3 del DPR 235/2007 e il Protocollo AOODGOS n. 3214 del 22.11.2012). La famiglia rappresenta, infatti, l’ambiente più idoneo ad assolvere l’obbligo di assicurare una graduale educazione della vita sessuale, in maniera armonica, prudente e senza traumi;
  • siano coinvolte le associazioni rappresentative dei genitori e delle famiglie in ogni strategia educativa della scuola, rispettando - sia nei contenuti sia nelle modalità di elaborazione e diffusione - detto diritto fondamentale della famiglia;
  • siano coinvolte le famiglie nella predisposizione dei progetti sull’affettività e sulla sessualità e nell’opera di educazione, rendendo i contenuti degli stessi trasparenti ed evitando il contrasto con le convinzioni religiose e filosofiche dei genitori;
  • l’azione educativa della scuola sia ispirata a due principi: quello di sussidiarietà (per cui il diritto-dovere dei genitori di educare è insostituibile e va sostenuto dallo Stato) e quello di subordinazione (l’intervento della scuola deve essere soggetto al controllo da parte dei genitori);
  • sia oggetto di spiegazione e di studio la ragione per la quale la nostra Costituzione, all’articolo 29, privilegia la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, della quale riconosce gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione;
  • si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue.

 

 

Il presidente

Tommaso Foti

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