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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 706

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Oggetto:
Testo presentato:
706 - Interpellanza circa la pandemia da COVID-19 con particolare riguardo agli effetti su ambiente e inquinamento e sulle deroghe alle norme sui cantieri. A firma della Consigliera: Gibertoni

Testo:

Interpellanza a risposta orale in Aula

 

 

Premesso che

 

  • la pandemia poteva e doveva essere l’evento epocale per cambiare definitivamente le scelte politiche verso una radicale compatibilità ambientale in cui, finalmente, avessero piena priorità le politiche verdi, andando a riscoprire l’importanza del rispetto ambientale, cogliendo l’evidenza di come nel nostro paese, ma non solo, la pandemia stessa è stata tanto più devastante laddove l’inquinamento è ormai fuori controllo, mentre è sotto gli occhi di tutti che appena inaugurata la “fase 2” si parla già di sblocco di cantieri per le grandi opere e, addirittura, di allentamento delle norme sulle valutazioni di impatto ambientale e strategiche, oltre che del controllo delle sovrintendenze;
  • da più parti nel mondo scientifico si sono mostrate le apparenti analogie dell’emergenza sanitaria, tuttora in corso, con l’altra emergenza dei nostri tempi, quella climatica, mettendo in luce come alcune somiglianze sono evidenti: la scala globale, la necessità di unire comportamenti individuali e politiche statali per risolvere il problema, la minaccia che non fa differenza tra i diversi strati della società, anche se ha certamente nei più deboli e fragili il bacino di maggiore vulnerabilità, la corrispondenza apparente di alcune soluzioni come la riduzione dei trasporti e delle attività produttive;
  • le due crisi, quella ambientale e la pandemia, sono anche in parte legate, perché è dimostrato come il cambiamento climatico possa facilitare la diffusione delle zoonosi, alla cui famiglia appartiene SARS-COV-2, e dei loro vettori animali in territori che non ne erano normalmente interessati (come per citare un altro esempio nel caso del virus zika), inoltre, il lockdown ha fatto sperimentare a tutti comportamenti che potrebbero contribuire a mitigare la crisi climatica, come il ricorso massiccio al telelavoro, allo smart working o comunque a forme di lavoro a distanza, o la riduzione dei consumi di beni “non essenziali”;

 

considerato che

 

  • una ipotesi di cui si sta cercando conferma negli studi scientifici è quella di un possibile ruolo degli inquinanti nell’aumentare la vulnerabilità al COVID-19, infatti, l’OMS ha confermato che i fumatori hanno un rischio almeno doppio di necessitare terapia intensiva in seguito al contagio rispetto ai non fumatori e per quanto riguarda il legame tra l’inquinamento dell’aria e le infezioni respiratorie, diversi studi nel mondo dimostrano che l’elevata concentrazione di inquinanti atmosferici provoca un aumento nei tassi di ospedalizzazione per patologie respiratorie ed è noto come tra gli inquinanti, il PM2.5 e il PM10, una volta inalati, possono depositarsi nelle vie aeree superiori e raggiungere poi i polmoni, quindi è plausibile ipotizzare che una esposizione cronica a maggiori livelli di inquinamento possa rendere l’organismo meno pronto a rispondere all’infezione, a causa di stati infiammatori polmonari, oppure delle altre patologie debilitative che sono conseguenze provate dell’inquinamento atmosferico (diabete, malattie cardiovascolari) e che sono al tempo stesso fattori di comorbidità noti per il COVID-19;
  • uno studio condotto su oltre 3 mila contee americane sembra provare un ruolo del PM2.5 nell’aumentare la mortalità da COVID-19, anche dopo aver tenuto conto di altri possibili fattori causali come la densità di popolazione, le variabili meteorologiche, l’obesità, il reddito e secondo i più recenti dati, l’Italia si colloca attualmente al secondo posto in Europa per decessi da PM2.5, e al primo posto per i decessi da biossido di azoto e vista l’elevata mortalità riscontrata nei siti industriali contaminati, nonché il numero dei decessi in zone fortemente industrializzate (come quelle di Bergamo e Brescia), direttamente o indirettamente legati a COVID-19, un’ipotesi riguardante il potenziale ruolo dell’inquinamento atmosferico nell’aumento della mortalità sembra plausibile anche per il nostro Paese, per non parlare poi dell’ipotesi, sottoposta a verifica, avanzata tra gli altri da SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) secondo cui lo stesso particolato potrebbe essere una sorta di vettore del virus;
  • la natura dell’emergenza, ancora in atto, su scala globale e la continua minaccia della crisi climatica anch’essa ancora in atto e su scala globale dovrebbero indurre a ritenere come uniche soluzioni accettabili ma anche durevoli nel tempo quelle sistematiche, quindi compiere una radicale decarbonizzazione della nostra economia, orientando il sistema produttivo, fiscale, economico, finanziario, sociale e politico verso attività compatibili con il mantenimento del clima entro i limiti che favoriscono il benessere umano complessivo e globale cogliendo l’occasione, data anche dalla pandemia, di poter ripensare molte scelte da zero in chiave fortemente innovativa;
  • i segnali che giungono dal nostro paese, anche e soprattutto dalla politica sono di tutt’altra natura, anche l’applicazione del c.d. modello (autorizzativo e realizzativo) Genova a tutte le grandi opere per il rilancio del Paese nell’annunciata “fase 2”, si accompagna alla reiterata richiesta di chi in realtà vuole di fatto una sospensione generalizzata del Codice degli appalti del 2016, codice derivante dalla normativa comunitaria e che consente la legalità e la trasparenza delle decisioni e degli iter autorizzativi pubblici, nella tutela del mercato e dei lavoratori, nel caso specifico, del settore dell’edilizia;
  • con la richiesta di duplicare il modello Genova si vuole di più, rispetto alla stessa legge obiettivo, di infausta memoria e completamente fallimentare nei risultati, o al recente decreto sblocca cantieri, sostanzialmente si vuole mano libera, senza regole, per qualsiasi intervento e dappertutto, non bastando più evidentemente le modifiche peggiorative al Codice appalti del 2016, relative proprio all’eccesso di potere delle figure commissariali, all’assegnazione degli appalti sulla base del minor prezzo e non del prezzo migliore, all’opacità della catena dei subappalti, all’appalto integrato, tutti meccanismi come rilevato anche dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, che non garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della progettazione e che mettono a rischio la legalità e la trasparenza in un settore delicato come quello degli appalti pubblici e che ha visto, nella prima e seconda Repubblica, il susseguirsi di scandali e l’accertata infiltrazione della criminalità organizzata;
  • nemmeno questo sembra bastare più e basti ricordare la fretta per una gara a proporre il rinvio, sostanzialmente sine die, di plastic e sugar tax, timidissimi tentativi di cambiamento in una giusta direzione, si parla già adesso concretamente di sospensione o annacquamento delle procedure di valutazione ambientale così come degli già scarsi ed esercitati timidamente poteri delle soprintendenze.

 

Interpella la Giunta regionale per sapere:

 

  • se la Regione Emilia-Romagna intenda proseguire nel solco delle scelte già portate avanti soprattutto negli ultimi anni con la pessima nuova legge urbanistica, l’apertura/ampliamento di nuove discariche, un PRIT ricco di grandi opere inutili unendosi al coro che richiede poteri emergenziali e figure straordinarie con la sospensione del Codice degli appalti, la limitazione delle valutazioni ambientali e dei poteri delle soprintendenze e in generale delle normative di tutela soprattutto ambientale oppure se non ritenga che questo sia un pessimo modo per uscire dalla crisi ancora in atto.

 

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