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26.
SEDUTA DI MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2006
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DONINI
INDICE
Sullo svolgimento di interrogazioni
PRESIDENTE (Donini)
Iscrizione della risoluzione oggetto 1040 (98) all'ordine del giorno
PRESIDENTE (Donini)
OGGETTO 804
Delibera: «Approvazione del programma 2006-2008 per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri (art. 3, comma 2, L.R. 5/2004).» (45)
(Continuazione discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
BARTOLINI (AN)
SALSI (Uniti nell'Ulivo - DS)
MANFREDINI (Lega Nord)
SALOMONI (FI)
VARANI (FI)
RENZI (AN)
TAGLIANI (Uniti nell'Ulivo - DL Margherita)
LOMBARDI (FI)
MASELLA (PRC)
AIMI (AN)
FRANCESCONI (FI)
FILIPPI (FI)
BIGNAMI (AN)
OGGETTO 1025
Delibera: «Documento di programmazione triennale 2006-2008 dei servizi coinvolti nella rete per l'emofilia e le malattie emorragiche congenite.» (46)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
OGGETTO 871
Risoluzione proposta dai consiglieri Renzi, Aimi, Bartolini e Bignami per esprimere contrarietà all'approvazione presso il Parlamento Europeo della direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione del mercato interno dei servizi (84)
(Discussione e reiezione)
OGGETTO 953
Risoluzione proposta dai consiglieri Masella, Zanca, Mezzetti, Bortolazzi, Borghi, Richetti, Tagliani, Monari, Manca, Nanni e Mazza per impegnare la Giunta a operare per il ritiro della "direttiva Bolkestein" (93)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
RENZI (AN)
MASELLA (PRC)
BARBIERI (Uniti nell'Ulivo - DL Margherita)
MEZZETTI (Uniti nell'Ulivo - DS)
BORTOLAZZI (PdCI)
MANFREDINI (Lega Nord)
BIGNAMI (AN)
MAZZA (Uniti nell'Ulivo - DS)
GUERRA (Verdi)
OGGETTO 1050
Risoluzione proposta dai consiglieri Borghi, Muzzarelli, Piva, Bortolazzi, Nanni, Masella e Zanca per l'attivazione di azioni di contrasto, anche tramite il ricorso alla Corte Costituzionale, nei confronti del Decreto di attuazione in materia di delega ambientale, al fine di ottenere modifiche a tutela della salute, dell'ambiente e delle categorie sociali coinvolte (100)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
OGGETTO 1051
Risoluzione proposta dai consiglieri Donini e Richetti per promuovere iniziative nelle scuole, in occasione della giornata dedicata a San Francesco, finalizzate allo sviluppo di attività formative dedicate alla multiculturalità ed all'accoglienza, da estendere anche in ambito europeo, ai fini del riconoscimento e dell'integrazione delle diverse culture (101)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
BIGNAMI (AN)
RICHETTI (Uniti nell'Ulivo - DL Margherita)
OGGETTO 366
Risoluzione proposta dal consigliere Borghi per contrastare ogni forma di discriminazione e violazione dei diritti umani delle donne e per sostenere la campagna "Mai più violenza sulle donne promossa da Amnesty International" (37)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
MANFREDINI (Lega Nord)
OGGETTO 852
Risoluzione proposta dai consiglieri Richetti, Borghi, Ercolini, Salsi, Manca, Bortolazzi, Monari, Barbieri, Masella e Mezzetti per avviare iniziative atte a superare il fenomeno del turismo sessuale, che causa soprusi e danni all'infanzia (79)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
BIGNAMI (AN)
OGGETTO 482
Risoluzione proposta dai consiglieri Guerra e Borghi per definire indirizzi e criteri nell'elaborazione dei piani provinciali di gestione dei rifiuti (46)
(Ritiro)
OGGETTO 948
Risoluzione proposta dai consiglieri Muzzarelli, Zanca, Piva, Guerra, Nanni, Richetti, Masella e Bortolazzi affinché la Giunta emani indirizzi per gli obiettivi di raccolta differenziata, orientata al recupero e al riciclaggio nella raccolta dei rifiuti (91)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
GUERRA (Verdi)
OGGETTO 343
Risoluzione proposta dai consiglieri Ercolini, Mazzotti, Garbi, Guerra, Nanni, Bortolazzi, Delchiappo, Tagliani, Piva e Zanca per chiedere al Governo di ripristinare per l'anno 2005 il Fondo per le Politiche sociali (36)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
OGGETTO 744
Risoluzione proposta dai consiglieri Manca, Guerra, Masella, Nanni, Bortolazzi, Zanca, Richetti e Monari contro il comma 147 della finanziaria 2005, che riguarda la riforma della previdenza agricola (65)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Donini)
OGGETTO 972
Risoluzione proposta dal consigliere Corradi per sostenere e promuovere i prodotti agricoli e le filiere agroalimentari regionali presso le istituzioni europee (95)
(Discussione)
PRESIDENTE (Donini)
CORRADI (Lega Nord)
MONARI (Uniti nell'Ulivo - DL Margherita)
BIGNAMI (AN)
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DONINI
La seduta ha inizio alle ore 15,16
PRESIDENTE (Donini): Dichiaro aperta la ventiseiesima seduta della VIII legislatura dell'Assemblea legislativa e nomino scrutatori i consiglieri Francesconi, Piva e Salsi.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna gli assessori Bissoni e Bruschini ed i consiglieri Caronna, Delchiappo e Montanari.
Sullo svolgimento di interrogazioni
PRESIDENTE (Donini): L'assessore Bruschini ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, per cui tutte le interpellanze e interrogazioni alle quali doveva rispondere sono rinviate alla prossima seduta utile.
Aggiorniamo i lavori alle ore 15,30.
(La seduta, sospesa alle ore 15,17,
è ripresa alle ore 15,31)
PRESIDENTE (Donini): Riprendiamo la seduta.
Iscrizione della risoluzione oggetto 1040 (98) all'ordine del giorno
PRESIDENTE (Donini): Comunico che l'Ufficio di Presidenza, che si è riunito durante la pausa del Consiglio, ha accettato la richiesta del consigliere Piva di iscrivere all'ordine dei lavori della seduta di oggi l'oggetto 1040, risoluzione sottoscritta dai consiglieri Piva, Bortolazzi, Donini, Guerra, Ercolini e Salsi. L'oggetto è iscritto all'ultimo punto dei lavori della seduta di oggi.
OGGETTO 804
Delibera: "Approvazione del programma 2006-2008 per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri (art. 3, comma 2, L.R. 5/2004)." (45) (Continuazione discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini): Siamo ancora in dibattito generale sull'oggetto 804.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bartolini. Ne ha facoltà.
BARTOLINI: Torno a parlare dell'argomento che è stato oggetto di discussione approfondita questa mattina, che riguarda il piano d'integrazione per gli stranieri presentato in questo consesso.
Prendo atto che, come di consuetudine, si portano in approvazione piani che non solo non danno risposte concrete al problema, ma, anzi, a mio parere, in alcuni casi, per alcuni aspetti possono addirittura peggiorare la situazione, ma come di consuetudine si tende a far passare il messaggio che da una parte ci sono i buoni e dall'altra ci sono i cattivi; da una parte ci sono quelli che noi chiamiamo i "finti buonisti", che dipingono una realtà dove i buoni, ovviamente, sono quelli di sinistra, e i cattivi sono quelli della CdL.
Volendo parlare seriamente, non invece con quei toni preelettorali che purtroppo caratterizzano e animano i dibattiti di questa Assemblea negli ultimi mesi, io credo che senza tanti regolamenti, senza tanti piani, senza tanti programmi oggi in Italia per molti immigrati, per molti stranieri l'integrazione c'è già. C'è già là dove chi è arrivato è arrivato con la volontà di fare, di lavorare, di integrarsi nel nostro tessuto sociale, economico, con la volontà di sfruttare le opportunità che il nostro paese gli offre.
Troppo spesso, invece, vediamo che agendo così, nel modo in cui questa Regione tende sempre di più ad agire, cercando di fare forti aperture al problema dell'integrazione con piani che mettono nero su bianco ulteriori diritti verso una società che già garantisce diversi diritti, i giusti diritti di tutti i cittadini italiani e non solo, chi viene non viene per sfruttare le opportunità che il nostro paese gli offre, ma una volta che è qui tende a sfruttare il sistema Italia, quel sistema che con tanti sacrifici è stato costruito, che offre, in un sistema di democrazia, tante opportunità, ma che spesso viene oltremisura sfruttato da persone che troppo frequentemente vengono prese a braccetto da sindacati conniventi, come la CGIL in particolare, che spiegano loro tutti i diritti possibili ed immaginabili, senza dire loro che ci sono anche dei doveri. Chi vive nel nostro paese, chi viene ospite nel nostro paese dovrebbe, prima di sapere che ci sono tanti diritti, anche sapere che ci sono tanti doveri cui sottostare.
Quindi non c'è l'integrazione quando si creano situazioni di non convivenza civile, come in tanti casi avviene, e quando si creano situazioni di arroganza, di fanatismo, come purtroppo sempre più spesso accade, che minano la pace civile.
Servono, quindi, regole chiare. Noi abbiamo uno slogan che spesso usiamo che è quello di "legge ordine": io credo che, ripeto, invece di mettere tanti diritti ulteriori nero su bianco con regolamenti come questi, con programmi come questi, servirebbe di più chiedere il rispetto dei doveri.
Così facendo, io credo che con questi strumenti si ampli il solco tra cittadini italiani ed immigrati che non va incontro alla integrazione vera. Lo dico perché quando molti cittadini, per esempio quelli che sono in fila in graduatoria per avere una casa popolare, si vedono in questa regione, al contrario di altre regioni a noi confinanti, scavalcare da persone che non hanno contribuito a costruirle - faccio un esempio ma ce ne sono tanti altri - spesso hanno la sensazione di vivere in una società dove i diritti dei cittadini italiani sembrano quasi inferiori rispetto a quelli degli extracomunitari.
Allora, ripeto, noi dobbiamo esaltare, dobbiamo riconoscere e dobbiamo andare incontro a chi l'integrazione la vuole. Ha fatto bene il collega Bignami questa mattina a distinguere le due tipologie di stranieri che sono arrivati in Italia: ci sono quelli che hanno una cultura probabilmente più simile alla nostra; ci sono altri che sono nati, cresciuti in paesi dove il concetto di laicità dello Stato non esiste, dove Stato e religione sono la stessa cosa e indubbiamente non è facile per loro integrarsi, ma non si può pretendere di andare comunque incontro a questa gente calpestando dei diritti che dovrebbero appartenere prioritariamente alla difesa dell'interesse nazionale, della nostra gente.
Ho sentito in questo dibattito esaltare la "Turco-Napolitano" addirittura. Io credo che invece la legge "Fini-Bossi" abbia messo dei paletti, dell'ordine, delle regole chiare che prima mancavano. Ricordo che in passato, con la "Turco-Napolitano", bastava un semplice tesserino dell'autobus per chiedere il permesso di soggiorno; oggi il permesso di soggiorno uno ce l'ha se ha un lavoro, un reddito, una sistemazione dignitosa. Io credo che questa debba essere la strada da seguire e bene ha fatto il Governo ad andare in questa direzione.
Concludo dicendo che nel dibattito che c'è stato in commissione, a dimostrazione che non ci sono prese di posizione, come qualcuno ci taccia di essere, di tipo razzista, non ci appartiene questo termine, anche perché lo abbiamo dimostrato davanti a scelte come quella, per esempio, prevista nel piano in difesa del diritto alla vita, tenendo a ribadire che il diritto alla vita non ha colore, quindi ha trovato il nostro contributo, e abbiamo presentato anche un emendamento, perché quando si tratta di difendere la vita noi non scendiamo a compromessi. Contrariamente a noi si è comportato qualcun altro che aveva presentato emendamenti in questa direzione come il nostro in difesa del diritto alla vita, poi, per logiche che non ci appartengono, per logiche di maggioranza, per logiche che hanno ancora una volta messo in evidenza chi è che veramente tira le fila in questa maggioranza, ha cambiato atteggiamento. Noi non lo cambiamo perché, ripeto, davanti a certe battaglie, come quella del diritto alla vita, non scendiamo a compromessi.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bartolini.
Ha chiesto di parlare la consigliera Salsi. Ne ha facoltà.
SALSI: Il programma triennale che ci accingiamo a votare oggi fa riferimento al fenomeno migratorio che si conferma, anche nella nostra regione, in crescita stabile, fino a raggiungere il 6,9% della popolazione. Una regione quindi, la nostra, che ha visto sempre questo fenomeno in modo maggiore rispetto ad altre regioni del nostro paese e che ora assume anche caratteristiche di stabilità che coinvolgono i nostri enti locali e le istituzioni preposte, che si trovano a dovere "fare i conti" con questo tipo di migrazione ormai stabilizzata sul territorio.
Questo programma triennale, quindi, deve essere visto come un valido strumento di programmazione trasversale che intende promuovere davvero una integrazione delle politiche di settore che rispondano in modo unitario ai bisogni e alle esigenze dei cittadini stranieri immigrati. E ribadisco il ruolo degli enti locali, perché vediamo che, nelle nostre città, vengono fatte scelte importanti anche rispetto al discorso della coesione sociale e dell'integrazione soprattutto nel mondo della scuola dove vediamo percentuali altissime di bambini inseriti perfettamente nell'ambito scolastico. Anche questo, quindi, è un veicolo molto importante di integrazione.
Un altro veicolo importante è quello del mondo sportivo, infatti anche attraverso questo mondo abbiamo la possibilità, soprattutto rispetto ai figli di immigrati (quindi le fasce più giovani), di avere uno strumento eccezionale a disposizione proprio perché crea condizioni di maggiore integrazione.
Tematiche quindi che devono essere sempre tenute presenti dalle istituzioni. La nostra Regione vuole, con questo programma, far sì che si creino sempre più occasioni per integrare le persone e creare condizioni di maggiore vivibilità nei nostri territori.
Questo è visibile anche nel mondo del lavoro, dove viene data la possibilità, alle persone immigrate che arrivano cariche di speranza nel nostro paese, di trovare una collocazione anche in ambito lavorativo e di potere poi, a loro volta, fare arrivare qui la famiglia diventando stabili nella nostra regione che ha un livello di vita elevato, e di questo dobbiamo essere orgogliosi. Quindi non dobbiamo mai pensare che cittadini che provengono anche e soprattutto da paesi extra Europa non abbiano voglia di inserirsi in questi nostri luoghi che sono visti come paesi che creano condizioni di accettabilità e di buona convivenza.
Le città e le province della nostra regione sono aperte all'immigrazione, quindi anche questo documento che ci accingiamo a votare è uno strumento che va a supportare tutte quelle azioni positive che finora sono state fatte, svolte, intraprese dalla nostra Regione, ma anche da tutti i nostri Comuni e da associazioni che sono sorte e che collaborano con protocolli d'intesa per creare, appunto, quella buona accoglienza di cui parlavo prima, nella nostra regione.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Salsi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Dopo l'intervento del mio capogruppo non ritenevo necessario fare chiarezza su quello che la Lega Nord pensa in riferimento a questo piano triennale che state approvando, ma quando uno si sente tirato per la giacca ha il dovere di dare delle risposte.
Collega Masella, riguardo ai manifesti esposti in tutta l'Emilia-Romagna, ci dobbiamo chiarire subito, e mi dispiace che non ci sia...
VOCE: Adesso arriva. Lo chiamiamo.
MANFREDINI: Grazie.
(interruzioni)
PRESIDENTE (Donini): Per favore, vi chiedo di evitare di interloquire fra voi.
Prego, consigliere Manfredini.
MANFREDINI: Sarà mia cura darle una copia.
Dicevo, come ha riportato la stampa, noi non facciamo di tutta l'erba un fascio: chi viene in Italia in pace e per lavorare è bene accolto, ma è incontestabile che l'integralismo produca dei pericoli concreti.
Le ricordo che il ministro dell'Interno, sempre riferito a Masella, ha fatto chiudere luoghi di culto islamici e ha espulso degli imam. Ha fatto bene il collega Bignami a ricordarvi l'intervento di ieri sera del vicedirettore del "Corriere", ma si è dimenticato un passaggio importante di Magdi Allam, che non è di AN e tanto meno della Lega Nord, che ha affermato che questi luoghi di culto sono centri dell'organizzazione dell'integralismo.
Le rammento che la legge "Bossi-Fini" è una legge seria a favore dell'immigrato che intende integrarsi a tutti gli effetti. La legge "Bossi-Fini", se fosse applicata al cento per cento, renderebbe la dignità al lavoratore immigrato; la legge "Bossi-Fini" obbliga il datore di lavoro ad assicurare l'alloggio, inoltre ha messo regole chiare per chi intende inserirsi nel mondo lavorativo del nostro paese.
Le ricordo, sempre riferito a Masella, che i paesi attenti come la Francia e l'Olanda sono usciti dal trattato di Schengen ed ora stanno facendo i conti in casa prima di dare ospitalità ad extracomunitari.
Lei sarà dispiaciuto o sorpreso: in mezzo alle nostre file di militanti abbiamo anche degli extracomunitari che hanno chiesto la cittadinanza italiana, ora cittadini italiani a tutti gli effetti, che andranno a votare e voteranno Lega Nord. Questo avverrà anche in varie regioni del sud.
Sull'integrazione, che è stata chiamata tanto in campo oggi, vi ricordo il caso di Modena, in cui il capo della Consulta degli immigrati presente in Consiglio comunale in un suo intervento si lamentava del fatto che ogni tre mesi doveva andare in questura a rinnovare il permesso di soggiorno. Costui a una mia domanda rispondeva che era in Italia da quindici anni e che non gli interessava la cittadinanza italiana. Io penso che una risposta del genere meriti un attimo di riflessione.
Il collega Borghi, è chiamato in campo anche lei, in visita ieri alle carceri di Modena nell'intervista rilasciata alla stampa e TV locali ha evidenziato il sovraffollamento, ma si è dimenticato di dire che il 60% dei detenuti è composto da immigrati con permesso di soggiorno regolare. Queste persone, oltre ad avere messo in difficoltà il nostro sistema carcerario - vi pongo una domanda a questo punto - che cosa andranno a fare una volta scontata la pena? Come farete a garantire loro una casa e un lavoro? Fa parte forse del piano triennale?
Per queste ragioni diciamo già da subito che non siamo d'accordo sul vostro piano triennale e per le suddette ragioni, appunto, voteremo contro.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Salomoni. Ne ha facoltà.
SALOMONI: Questo piano triennale, sul quale abbiamo discusso abbondantemente anche in commissione, secondo il mio modesto parere purtroppo è intriso di pronunciamenti abbastanza demagogici. Lo si vede subito dagli obiettivi strategici, divisi in sei macro obiettivi, ad esempio il terzo "Costruire relazioni positive" e così via. Sono tutti pronunciamenti oggettivamente da riempire di contenuti, molto pomposi, ma in realtà, ripeto, a mio modesto avviso, contengono molta demagogia.
Io credo che sia sbagliato nella nostra regione pianificare dei programmi per categorie di cittadini, in questo caso cittadini stranieri, perché li rendiamo per forza diversi, mentre il nostro obiettivo deve essere quello, con poche regole di principio e chiare, di renderli il più possibile uguali a tutti i cittadini che vivono in Emilia-Romagna. Questi principi devono essere i seguenti. Si parla qui molto di diritti e poi di doveri. Io ho chiesto in commissione, ma vedo che non è stata accettata la mia osservazione, di cominciare ad invertire queste due aggettivi: parliamo prima di doveri e poi di diritti. Questo vale per i nostri cittadini, per i nostri figli e deve valere anche per chi viene nel nostro territorio per lavoro a passare parte della propria vita.
Guardate che non è una cosa da poco, è una visione della vita diversa: prima ci sono i doveri, dopodiché, nel momento in cui uno adempie ai propri doveri, può far valere anche i propri diritti. In quella direzione mi sembra vada la legge "Bossi-Fini", di cui tanto si dice che è una legge imperfetta e così via, sta di fatto che in alcuni anni ha tirato fuori dal sommerso oltre 630.000 cittadini che ora lavorano, coi propri doveri e i propri diritti, pagano i propri contributi e hanno le proprie assistenze. Mi sembra che sia un principio e un'applicazione concreta della convivenza fra persone che provengono da territori diversi e hanno un obiettivo: convivere. Questo è un aspetto importante.
L'altro aspetto chiaro che noi dovremmo, e qui non lo vedo, portare avanti con determinazione è il rispetto del principio di reciprocità. Queste persone che vengono per lavoro o per altro sul nostro territorio devono innanzi tutto rispettare le nostre leggi, come noi rispettiamo le loro quando andiamo nei loro paesi d'origine, e a loro, oltre un certo limite, deve esser concesso ciò che è un diritto anche nostro che venga concesso nei loro paesi.
Non è rigidità, è chiarezza, perché se non c'è questa chiarezza di fondo si rischia veramente di fare e portare avanti una politica che, di fatto, noi intendiamo come una politica di accettazione di queste persone e di integrazione del perbenismo, in realtà alla fine questa situazione noi la subiamo.
Io vedo che sono culture molto diverse, che è difficile a medio e lungo termine integrare, per la mia esperienza sono culture vigorose che, se non stiamo attenti, un po' alla volta ma velocemente vengono avanti con una serie di situazioni e di necessità che ci portano, di fatto, a far sì che, alla fine, sono le nostre comunità, i nostri giovani quelli che vengono discriminati. Porto un esempio su tutti. Ci sono dei paesi dove nelle scuole abbiamo una situazione tale da non poterla più continuare a gestire: chi arriva viene inserito anche in modo affrettato e succede che abbiamo delle classi formate con percentuali di oltre il 50% di bambini extracomunitari che, di fatto, impediscono lo svolgimento regolare dei corsi di studio ai nostri ragazzi e, conseguentemente, coloro che indirettamente subiscono il danno maggiore, che vengono discriminati sono, appunto, i nostri ragazzi.
Credo che di fronte a situazioni di questo genere occorra riflettere e occorra mettere in pratica politiche di concretezza. Purtroppo in questo piano triennale molto corposo non ci sono indicazioni precise in tal senso.
Un altro aspetto è quello, ad esempio, della casa, dell'abitazione e di tutti i sussidi che ad essa sono legati, penso alle problematiche dell'affitto. Noi crediamo che anche questa sia una politica che a medio, lungo termine non porti nessun tipo di profitto, non integri nessuno, porti semplicemente una nuova classe di cittadini a mettere insieme un'attività di sussidio che diventa nel tempo un meccanismo improduttivo.
Per queste ragioni io ritengo che questo tipo di programma così articolato non sia efficace e non sia accettabile. Perciò il mio voto sarà sicuramente contrario.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Salomoni.
Ha chiesto di parlare il consigliere Varani. Ne ha facoltà.
VARANI: L'allargamento del dibattito mi ha indotto ad alcune brevi osservazioni nei limiti di tempo che mi sono concessi.
A me preme, per evitare che la politica scivoli facilmente nella demagogia, che si abbia presente, come certamente abbiamo tutti, che qui siamo di fronte ad un problema molto più grosso di quello che una singola Regione può affrontare. Tanto per dare alcuni numeri di dominio pubblico, oggi abbiamo una popolazione mondiale che supera i 6 miliardi d'abitanti, nel giro di pochi decenni arriveremo ad 8 miliardi, il benessere continuerà ad esser confinato in un perimetro di 1,8-2 miliardi di abitanti, quindi avremo 6 miliardi di cittadini del mondo che presseranno quei paesi dove sono quei 2 miliardi che vivono il benessere. In questo macroscenario l'Italia rappresenta un tassello di 57 milioni d'abitanti. Ora, non è pensabile che questo problema sia facilmente risolvibile da uno Stato, meno che meno da una singola Regione.
Questa premessa era per dire che possiamo dire alcuni no oggi sulla base dell'esperienza dei no relativi e possiamo dire alcuni sì relativi, con la premessa che, ripeto, non credo ci sia una facile soluzione e nessuno possa, millantando, vantare di averla, anzi, chi millantasse di averla è pericoloso da questo punto di vista.
I no. Certamente abbiamo imparato in Europa, in Italia, in varie situazioni, che la retorica buonista non è la soluzione e il modo di affrontare il problema, come non ritengo sia una soluzione il massimalismo e il negazionismo massimalista, cioè dire che il problema non esiste e che si può restare chiusi in casa nostra di fronte all'assalto di alcuni miliardi di poveri, a maggior ragione se consideriamo che abbiamo bisogno, come sappiamo bene, sul tema per esempio dei servizi sociali o la manodopera nell'impresa. Quindi anche il massimalismo, negazionismo del problema non è certamente la soluzione.
Non lo è l'utopismo dell'ideologia, cioè ancora sentiamo invece ideologismi politici che vorrebbero far credere di avere il manuale, il prontuario delle istruzioni per la perfetta integrazione. L'esperienza ci insegna che non è possibile, é quello che abbiamo visto a Parigi nelle "banlieu" francesi. La stessa esperienza che abbiamo visto in questi mesi in Europa ci porta a dire che neanche il multiculturalismo ingenuo è la soluzione, a fronte di identità, loro sì massimaliste, che vogliono entrare e occupare spazi che la democrazia offre loro, ma non con la stessa logica.
Quindi, anche il multiculturalismo ingenuo, attenzione, in paesi laici gestiti casomai da governanti di sinistra, ci sta insegnando che c'è un forte ripensamento su questo tema.
Allora, quali sì possiamo dire su questo grande tema mondiale che è ben oltre le capacità della Regione Emilia-Romagna? Io dico intanto sì alla razionalità. Per una questione di rispetto delle persone, per una questione di giustizia, di solidarietà, noi possiamo oggi dire sì all'immigrazione, purché ci sia un rapporto domanda-offerta, cioè noi possiamo accogliere gente in un certo numero, di capacità limitate. Allora ci vuole razionalità in questo.
Io sono d'accordo, bisogna fare avanzare comunque la reciprocità nel mondo, posto che noi ci riteniamo più aperti, più tolleranti, più solidaristi di altri paesi, non possiamo non provare a chiedere reciprocità agli altri paesi del mondo che ci mandano popolazione e quant'altro, perché sappiamo che là non ci sono i diritti che invece noi riconosciamo. Fa parte di questa educazione mondiale una cosa che dirò dopo.
Io credo che, anche se suona impalpabile e astratto, può suonare ideologico, noi non dobbiamo avere paura della nostra identità e il sì a una identità nostra ci rende in realtà più capaci di gestire un fenomeno di questo tipo. Se la proposta alle masse di gente che vengono qui è in definitiva solo il benessere, se il nulla è la proposta ideale valoriale di questa società perché tutto è indifferente, tutto è laicamente neutro, non siamo in realtà più capaci di solidarietà più forte, siamo più deboli, siamo più incapaci di gestire i fenomeni che rischiano di incalzarci, come quelli che abbiamo visto in Francia o in altri paesi.
Quindi, non avere paura della propria identità. Quand'anche fossimo laici, la propria storia è un punto che ci darebbe forza nella gestione, nell'affronto, nell'incontro dell'immigrazione. Vedo molto autolesionismo invece su questo. Qui, anche questo piano per certi aspetti, e in tantissime altre scelte politiche e discussioni che si fanno da tempo.
Ritengo che si possa dire un altro sì importante, anche questo rischia di suonare... ma me lo concederete nella brevità dell'intervento, il sì al favorire il progresso, la soluzione, il lavoro, la giustizia nei paesi da dove viene tutta questa gente. Perché? Non perché non li vogliamo, è perché è impensabile che, come dicevo prima, se lo scenario è quello, 6 miliardi di persone che vogliono bussare alla porta di quei 2 miliardi che stanno meglio, voi pensiate sia possibile gestire questa questione.
Noi dobbiamo far sì che quei 6 miliardi trovino nei loro paesi d'origine, nei loro continenti, delle possibilità di progresso, perché altrimenti è la catastrofe che si prospetta, questo è ovvio.
Quindi, la ricerca di favorire processi di costruzione del lavoro, di imprese là nei paesi con cui abbiamo a che fare è una politica intelligente, possibile.
L'ultima cosa che mi viene da dire è che, posto che il problema ha quelle dimensioni che tracciavo, noi dobbiamo essere politicamente responsabili verso la massima concertazione interistituzionale sul tema. Allora, che la politica favorisca la contrapposizione Regione-Stato, che usi il tema dell'immigrazione per le battaglie politiche elettorali è irresponsabile, ma la stessa Italia non sarebbe in grado di affrontare questo tema. Quindi, la massima concertazione interistituzionale, la massima responsabilità è un sì che deve dire la politica ai rapporti Regione-Stato, Regione-Stato-Europa, perché è impensabile altrimenti affrontare questo problema.
In questo senso, il giudizio politico che do è che l'uso che è stato fatto, a mio avviso, da parte delle forze politiche di questa maggioranza, ci porta ad un giudizio per certi aspetti severo di quello che abbiamo visto in questi quattro anni, cioè io non ho visto questa responsabilità. Ho visto brandire il tema per esigenze elettorali, di parte, di contrapposizione e quant'altro. Attenzione, rischiamo di cavalcare oggi in maniera congiunturale, empirica, per l'interesse dell'oggi, per l'interesse di conquistare consensi nei comuni dell'Emilia-Romagna, per conquistare consensi a sinistra, in realtà rischiamo di non vedere quel grande scenario che abbiamo davanti, che richiede un'enorme responsabilità alla politica, perché quelli sono i numeri veri che abbiamo davanti, non - diciamo così - la gestione di alcune questioni, beghe locali nei prossimi due mesi.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Varani.
Debbo fare presente all'Assemblea che sono pervenuti alla Presidenza due emendamenti che, come previsto dall'art. 76 - secondo comma del Regolamento, dovrebbero essere esaminati dalla commissione referente, salvo diverso avviso dell'Assemblea.
Qualcuno chiede l'esame in aula?
RENZI: Sì, grazie.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la proposta testé formulata dal consigliere Renzi.
(È accolta all'unanimità)
PRESIDENTE (Donini): È aperta la discussione generale sugli emendamenti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI: Con questi emendamenti noi vogliamo richiamare l'attenzione dell'Assemblea su due aspetti di questo programma per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri.
Un primo aspetto riguarda il punto 19, intitolato sulla sanità, dove appunto si fa presente, tra l'altro, il ricorso delle donne straniere all'interruzione volontaria di gravidanza e ad una maggiore frequenza di aborti ripetuti. Il fenomeno, dice testualmente questo punto, richiede una lettura transculturale per mettere a punto strumenti informativi idonei e rendere dotta la gestante sui propri diritti in tema di tutela sociale della maternità e di tutela del lavoro, nonché sull'azione promossa da enti locali e dal privato sociale, come previsto dalla legge 194/78.
Ecco, noi riteniamo che questo discorso invocato dalla legge 194/78 debba avere un'attenzione più concreta, cioè quando si fa presente questo fenomeno che condiziona, che caratterizza il comportamento delle donne straniere che ricorrono, come si desume da queste parole, a una, diciamo, maggiore frequenza di aborti ripetuti, noi dobbiamo, secondo me, richiamare quella che è proprio la cultura legislativa del nostro paese.
Una cultura legislativa che, per quanto riguarda la tutela della maternità, si è espressa chiaramente con la legge 194/78, e che quindi noi, appunto, invochiamo, anche in questa occasione, perché riteniamo che coloro che vengono nel nostro paese debbano ben avere presente quello che è il quadro legislativo. Anche i comportamenti dinanzi a quello che è un ordinamento legislativo non possono essere così rispondenti esclusivamente a quella che è una volontà personale, cioè ci si deve ad un certo momento confrontare anche con quella che è la cultura di quel paese, la legislazione di quel paese, chiaramente senza forzature, però riteniamo che il quadro legislativo vada veramente rispettato.
Io credo che quel concetto che qui mi sembra che passi, di un modello di fusione delle culture diverse, una sorta di "melting pot", in cui tutte le culture debbono finire dentro ad una enorme pentola nella quale poi si mescolano le diverse comunità presenti sul territorio, sia un aspetto negativo. Non penso che la strada sia quella delle singole culture che vengono fuse per fare poi nascere una società omogenea.
Con questo colgo l'occasione, oltre a questo emendamento di richiamare anche quell'altro, ecco perché ho chiesto di intervenire al riguardo, e voglio fare riferimento al punto 23 della cultura e intercultura. Anche in questo capitolo, quando si dice: "La Regione Emilia-Romagna è consapevole che le politiche per una effettiva integrazione sociale dei cittadini stranieri non possono fermarsi agli interventi più visibili e materiali, come la soluzione abitativa, l'assistenza sociale, l'inserimento scolastico e lavorativo. Occorre infatti avere sempre in considerazione anche gli ostacoli simbolici e culturali che possono pregiudicare ogni altra forma di intervento e d'inserimento sociale", io resto perplesso. Perché quando si dice "una effettiva integrazione sociale dei cittadini stranieri nel nostro territorio" si scontra con "ostacoli simbolici e culturali", io ho presente al riguardo quello che è successo in Francia. In Francia, questo discorso dei simboli che erano considerati ostacoli, e mi riferisco ai simboli religiosi nelle scuole francesi, ha prodotto una legge particolarmente severa in materia e da molte parti criticata per la sua eccessiva durezza nel voler mantenere fede al principio della laicità della sfera pubblica. Tutto ciò sta a simboleggiare le difficoltà che si incontrano quando si vuole riplasmare l'immigrato. Noi abbiamo visto che sono stati gli extracomunitari che, dinanzi a questa legge francese che voleva abolire i cosiddetti simboli di ostacolo, poi sono stati i primi a rivendicare le loro culture.
Ecco perché allora a maggior ragione io penso che noi non possiamo rinunciare a quelli che sono i nostri simboli culturali, i simboli religiosi, i simboli di una tradizione, di una memoria, di una storia di un popolo, cioè si deve ben sapere, da parte di coloro che vengono sul nostro territorio, sulla nostra terra, quali sono le culture di questo popolo, di questa terra, quali sono gli aspetti religiosi che caratterizzano un paese ospitante. E io penso che non serve usare questo linguaggio di considerare "ostacoli", per l'integrazione, questi nostri simboli e pensare di eliminarli per favorire l'integrazione stessa.
Dicevo prima che non è con l'appiattimento, non è col nascondere i simboli, non è con la fusione di tutto ciò che fa parte di culture differenti che si eliminano i fenomeni di ghettizzazione, discriminazione, cioè quei modelli che dovevano eliminare le cosiddette differenze. Questi sono dati di fatto.
Questa mattina dicevo che quello che è avvenuto negli Stati Uniti, quello che è accaduto in Francia con il modello similazionista non ha portato nulla di buono. Allora, io penso che noi non dobbiamo ripetere questi schemi logori e avere paura, diciamo, di sottolineare quella che è la nostra identità, la nostra specificità culturale, la nostra storia. Io penso che un popolo senza memoria, senza storia, senza specificità culturale, non può essere un popolo ospitante verso espressioni di altre culture.
Dicevo questa mattina che se non si ha il coraggio di riaffermare la propria identità, la propria cultura, che rispetto potremmo avere per le culture degli altri? Cioè non è con questa omologazione, con questo appiattimento, che fa azzerare tutte le culture di appartenenza che i popoli riescono a trovare un equilibrio. Io mi rendo conto che il cosiddetto modello multiculturale non è stato ancora realizzato, è un modello difficile da realizzare perché, diciamo, in occidente possiamo parlare più di modello multietnico, e sotto certi aspetti anche solo monoculturale, che però non funziona. È inutile che vogliamo fare delle forzature, eliminare tutto ciò che rappresenta la nostra storia.
Qui non è solo il problema dei crocifissi che vengono così nascosti o gettati via dagli uffici pubblici, non è che non facendo celebrare il presepe dinanzi ai nostri bambini per Natale rappresentiamo un qualcosa di positivo per gli stranieri che vengono qua. Noi pensiamo che la storia dell'umanità è una storia di differenze, non una storia di appiattimenti, è una storia di valorizzazione delle diversità culturali, del rispetto delle diversità culturali.
Ecco perché, allora, non condividiamo, non condivido assolutamente questo passo, perché, secondo me, al di là di una demagogia di maniera, di un rinunciatorismo proprio di comodo, dimostra solo una cosa: la propria incapacità di essere consapevoli di una cultura e di una specificità, come dicevo, di cui invece dovremmo essere orgogliosi e che dovrebbe anche...
PRESIDENTE (Donini): Consigliere Renzi, si deve avviare alle conclusioni perché sono già trascorsi 10 minuti.
RENZI: Allora, io chiedo scusa, ho detto il mio concetto e chiudo l'intervento. Grazie.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Tagliani. Ne ha facoltà.
TAGLIANI: Infatti le chiedo, presidente, di prendere la parola per illustrare la posizione della Margherita sull'emenda-mento proposto dai colleghi di Alleanza nazionale.
Purtroppo mentre una larga parte del dibattito questa mattina si muove da posizioni largamente divergenti, che hanno rappresentato modi di intendere la società non solo italiana, che ci vedono su posizioni di gran lunga lontane - e però è un dibattito le cui diversità accettiamo - ci sono invece alcuni aspetti di questo dibattito che risultano al sottoscritto e al gruppo della Margherita francamente inaccettabili.
L'utilizzo strumentale dei simboli religiosi per fare propaganda politica è un dato che, sia sotto il profilo personale, sia sotto il profilo politico, ritengo assolutamente inaccettabile. Tale utilizzo è di gran lunga contrario allo spirito di coerenza dal quale dice di muovere. In particolare, a proposito dell'emendamento proposto dai colleghi Bartolini, Aimi, Bignami e Renzi, sottolineo come è scomparso completamente il ruolo politico ai proponenti in commissione rispetto a questo tema. Questo tema, infatti, è già stato affrontato in tre incontri della commissione e il testo attuale, così come licenziato dalla commissione e presentato in quest'aula, è proprio frutto di un emendamento proposto dalla Margherita ed accettato dalla maggioranza, che tende, appunto, in maniera espressa a dare la massima facoltà di informazione alle donne, proprio in ordine ai servizi dei nostri enti pubblici, dei nostri enti locali e del privato sociale, alla luce di quelli che sono i principi della 194/78 che anche i colleghi comunque riconoscono come elemento normativo indefettibile.
Ora, proporre l'emendamento nelle forme con cui è stato fatto in aula è chiaramente una azione strumentale inaccettabile. Ritengo che l'attenzione al tema sia stata segnata dalla nostra condotta, dall'attenzione che la Margherita ha dimostrato in commissione proponendo un emendamento che ha avuto il consenso della commissione intera. E noi pensiamo che sia importante raggiungere l'obiettivo. Io credo che la presentazione di questo odierno emendamento non vada invece oltre il risultato di una qualche lucidata sulle medaglie o sulle mostrine dei consiglieri che lo propongono.
L'azione politica e la coerenza rispetto agli obiettivi la si dimostra lavorando nelle sedi opportune, e in questo caso tutti gli obiettivi che ci si voleva proporre, anche con l'emendamento del centrodestra, sono già stati raggiunti con l'emendamento proposto e votato in commissione, appunto.
Questa riproposizione ha quindi altri obiettivi di carattere solamente politico, di carattere strumentale, che ci risultano inaccettabili. L'emendamento proposto dalla Margherita peraltro ha avuto anche l'astensione di Forza Italia, segno evidente, se non altro, che non era un emendamento demenziale o rinunciatario, era un emendamento sul quale era stato fatto un lavoro serio, con tutte le forze della maggioranza.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Tagliani.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Io, presidente, intervengo per la dichiarazione di voto. Mi pare che siamo in questa fase.
PRESIDENTE (Donini): Consigliere Lombardi, eravamo in discussione generale sugli emendamenti. Se non ho nessuno iscritto a parlare, posso aprire la fase delle dichiarazioni di voto.
Poiché nessuno chiede di intervenire, apro le dichiarazioni di voto sugli emendamenti.
LOMBARDI: Sì. Sugli emendamenti e il provvedimento anche. Solo sugli emendamenti?
PRESIDENTE (Donini): Sì, noi adesso stiamo esaminando gli emendamenti, per cui sono questi che metterò al voto. Poi, dopo aver votato gli emendamenti, faremo la dichiarazione di voto sul provvedimento.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1, a firma dei consiglieri Bartolini, Aimi, Bignami e Renzi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 2, a firma del consigliere Renzi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sulla delibera.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Intervengo in dichiarazione di voto per dichiarare e in qualche modo giustificare il voto assolutamente contrario che noi diamo a questo provvedimento. Un voto contrario che deriva sia dalle considerazioni che hanno svolto i miei colleghi, sia anche da un'attenta e abbastanza asettica lettura del testo del provvedimento nella parte soprattutto di premessa.
Negli obiettivi che questo provvedimento si pone c'è la rimozione degli ostacoli al pieno inserimento sociale, culturale e politico degli immigrati oltre al reciproco riconoscimento e valorizzazione delle identità culturali e religiose e linguistiche. Si prevede inoltre la valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato. Allora, leggendo soprattutto questa ultima parte, non si capirebbe perché alcuni colleghi, secondo me in maniera opportuna, hanno sostenuto che noi come Regione, in tutta questa disciplina, siamo molto pronti a enfatizzare i diritti e poco pronti a richiamare i doveri. Qui un richiamo c'è. Del resto poi, sempre nel testo, viene richiamato l'indirizzo europeo su questi argomenti e gli indirizzi europei sono molto chiari, in quanto affermano, secondo il programma de L'Aia, che l'integrazione è un processo dinamico bilaterale mentre noi vediamo invece, per quanto riguarda il programma della Regione Emilia-Romagna, uno sbilanciamento. Cioè non applichiamo questa strategia bilaterale, ma siamo per motivi, a mio avviso strumentali, e sottolineo pericolosamente strumentali, piegati rispetto ad una unica realtà. Viceversa gli indirizzi europei richiamano al fatto che l'integrazione implica il rispetto dei valori fondamentali dell'Unione Europea. Quindi da questo si deve partire e non dal fatto che debbano essere in qualche modo enfatizzati gli indirizzi fondamentali di queste popolazioni.
L'esempio che volevo fare per capire meglio la nostra posizione è questo: quando noi, rispetto ad una realtà, ci comportiamo in maniera sbagliata (fra l'altro qui siamo soggetti appunto ad un contesto europeo e quindi i nostri errori poi si ripercuotono anche su tutto il territorio europeo) compiamo una cosa veramente grave ed allora quando noi abbiamo proposto con fondi pubblici corsi per ricordare le tradizioni dei paesi di appartenenza, compresa la lingua di appartenenza, a cittadini immigrati che vivono nel nostro paese, io non dico che facciamo una cosa infondata, ma siccome facciamo un intervento pubblico, non è questo l'argomento principale, non è questo l'intervento più importante che noi dovremmo fare. È molto più importante che curiamo l'integrazione di queste popolazioni nel nostro territorio, la nuova cultura dei nostri cittadini nei confronti degli immigrati, ma ricordare, valorizzare con soldi pubblici le tradizioni dei popoli di appartenenza mi pare veramente una cosa che sia al di fuori di quanto noi dovremmo fare, tenendo conto anche di una cosa molto precisa: che dobbiamo vedere il contesto in cui ci moviamo. Noi ci accorgiamo che vi sono addirittura immigrati di terza generazione che mantengono un legame così forte con le loro tradizioni che arrivano poi a diventare dei kamikaze per ciò che dai loro paesi di provenienza viene in maniera fondamentalista programmato. Ed allora il problema non è quello di coltivare le loro tradizioni, ma il problema è quello di costituire un humus perché questa integrazione avvenga in Italia, in Europa, secondo le tradizioni italiane ed europee, nel rispetto ovviamente delle appartenenze di ognuno, ma senza svolgere un'opera che risulta assolutamente inutile e soprattutto a carico dell'ente pubblico.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Masella. Ne ha facoltà.
MASELLA: Una breve dichiarazione di voto a favore del programma perché è una delle cose più importanti che la Regione sta facendo in questo inizio di legislatura il programma di integrazione dei cittadini immigrati di una regione come la nostra che ha sempre più bisogno di immigrati. Ma vorrei approfittare di questa dichiarazione anche per replicare ad alcune dichiarazioni che ho sentito fare nella discussione generale che mi hanno lasciato completamente sconcertato e dovrebbero indignare tutte le forze democratiche.
Io ho sentito dichiarare dal consigliere Filippi, ed è a verbale, che la Regione Emilia-Romagna non dovrebbe essere tollerante con i popoli inferiori. Questa dichiarazione è a verbale.
FRANCESCONI: Non è vero!
MASELLA: È a verbale tutta la dichiarazione.
FRANCESCONI: A verbale c'è un'altra cosa!
MASELLA: È a verbale tutta la dichiarazione del consigliere Filippi impregnata di totale razzismo. Quando si parla di altri popoli del mondo come popoli inferiori, siamo di fronte a un nuovo razzismo.
FRANCESCONI: Ha spiegato la differenza.
MASELLA: No...
PRESIDENTE (Donini): Vi prego di non interloquire.
Consigliere Francesconi, per favore, può replicare poi.
Prego, consigliere Masella.
MASELLA: Siamo di fronte all'occidente bianco che difende i propri interessi e la propria razza pura. Sento veramente con grande preoccupazione venire avanti questo concetto. E, ripeto, non mi meraviglio di Filippi perché lo conosciamo, ma mi meraviglio del presidente del Senato. Ripeto: una frase che avrebbe meritato la richiesta di dimissioni. La seconda carica più alta dello Stato che dichiara che la sciagura per l'Europa è il "meticciato". Ma sapete cosa significa? La sciagura per l'Europa è che bianchi e neri possano sposarsi e fare dei figli, cioè quindi dei meticci. L'America è meticcia, gli Stati Uniti d'America, Parigi, Londra sono meticce! Che il presidente del Senato possa dichiarare questo senza che nessuno chieda le dimissioni, devo dire, mi sconcerta; mi sconcerta anche la opposizione quasi nulla che c'è stata. Una dichiarazione del genere: "Penso che stiamo andando versi tempi bui, verso un incendio di dimensioni mondiali", e quello che sta avvenendo in questi giorni lo dimostra, non voglio esagerare, siamo dentro ad un incendio, dentro la guerra di religione, dentro la guerra di civiltà. Io credo che noi dobbiamo lavorare, per quello che possiamo - l'Emilia-Romagna è una goccia nel mare - ma siamo qui per tentare di spegnere l'incendio, non per accenderlo. Il Governo va, invece, in direzione opposta.
Credo che dobbiamo tentare ancora, per quello che è possibile, di lavorare per la pace e per la solidarietà fra i popoli, per un mondo nuovo fatto di persone, uomini e donne che sono uguali e che dovranno vivere in pace, ma mi sembra, purtroppo, lo dico con grande pessimismo, che il mondo vada in direzione opposta. Per quello che potremo, noi tenteremo di resistere e di opporci a questo senso, a questa direzione, e spero che tutta la Regione segua questo indirizzo. Mi pare che la Giunta, anche con questo piccolo provvedimento, perché è ovvio che è piccolo per quello che può fare una Regione, si metta contro questa tendenza razziale alla discriminazione.
Spero fra l'altro che, lo dico perché approfitto della presenza dell'assessore Delbono, ci siano anche poi i finanziamenti necessari per sostenere l'applicabilità di questo piano, perché è complesso, importante. Ci sono cose che meriteranno anche finanziamenti e spero che la Regione li dia nella misura necessaria. Spero che le spese vengano fatte piuttosto in questa direzione che in tante cose inutili e a volte dannose. Quindi, mettiamo in pratica questo e facciamo intanto il nostro mestiere approvando questo piano e dando seguito con una politica coerente alle iniziative dell'assessorato.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Masella.
Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.
AIMI: La ringrazio, signor presidente.
Innanzi tutto per rimandare al mittente le accuse velate, anzi non propriamente velate, ma esplicite di razzismo che vengono continuamente rivolte nei confronti dell'opposizione in questo Consiglio regionale. Abbiamo avuto modo di sentire questa mattina Masella, che ha definito la legge "Bossi-Fini" una legge fatta di razzismo repressivo e di razzismo dilagante, e ha dipinto questa minoranza in Consiglio quasi fosse una sorta di "Ku Klux Klan" dell'Emilia-Romagna. Sono cose assolutamente inaccettabili, ti prego di fare appello a quelli che dovrebbero essere i tuoi principi, ma evidentemente da quando siete passati da "Rosa Luxemburg" a "Luxuria" forse qualche problema di percezione lo avete...
(forte brusio in aula)
...in merito a problemi delicati e delicatissimi come questo. E allora vi brucia.
(forte brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Però, colleghi consiglieri, credo che si stia esagerando.
AIMI: Allora, caro Masella,...
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Vi prego...
(interruzioni del consigliere Masella)
...Per favore, consigliere Masella.
Consigliere Aimi, continui, e voi tacete, per favore.
AIMI: Io continuo se mi lasciano continuare.
PRESIDENTE (Donini): Ha ragione, consigliere, faccio il possibile.
Vi prego di tacere e di lasciar concludere il consigliere Aimi.
AIMI: Almeno dai una dimostrazione di...
(interruzioni del consigliere Masella)
PRESIDENTE (Donini): Consigliere Aimi, non interloquisca e concluda il suo intervento, per favore.
AIMI: Il problema reale di questo provvedimento è che rischiamo davvero di diventare, nell'immaginario collettivo dei tanti extracomunitari che vedono nell'Italia un punto di riferimento, la regione principale, quella nella quale approdare, quella nella quale pare che non solo vi siano diritti garantiti, ma vi possa essere tanto e tanto di più.
Questo che cosa provocherà nell'arco del breve tempo? Provocherà sicuramente una immigrazione interna all'interno dei nostri confini e non so quanto, con quali capacità, con quali mezzi e con quali strumenti riusciremo ad assorbirla. Perché, caro assessore, il problema è proprio questo. Vorremmo sapere, anche dalla maggioranza: qual è il numero di immigrati che questa regione può effettivamente assorbire? Ce lo dicano, perché da una parte della maggioranza vedo una posizione di responsabilità, vale a dire che c'è chi dice, come la Margherita, che dobbiamo porre delle regole, delle regole serie, ma dall'altra parte invece il numero non esiste. Qui sembra che in Emilia-Romagna possano arrivare tutti, quando al contrario sappiamo che anche la ricettività, pur di una regione ricca, è una ricettività limitata.
E poi non è stato detto, non è stata spesa una parola, una parola soltanto, per dire qual è l'investimento. Quanto costerà questo progetto alle casse della Regione Emilia-Romagna, e soprattutto alle tasche degli emiliano-romagnoli? Perché se il risultato dovesse essere un risultato effettivo, un risultato positivo come tutti si auspicano, ben venga, ma al contrario, come purtroppo pare di leggere, pare di comprendere dalle letture di questo provvedimento, e cioè un insieme di intenti senza rimanere con i piedi per terra, allora i problemi potrebbero aumentare.
Ma c'è un altro problema reale all'interno della maggioranza ed è il problema di come si può mettere d'accordo la legalità in molti casi con l'illegalità, vale a dire con coloro che sono clandestini. E anche qui un'altra contraddizione grande, evidente, macroscopica in questa maggioranza: da una parte vi sono coloro che responsabilmente dicono che devono essere tenuti aperti i centri di permanenza temporanea, dall'altra c'è chi li vorrebbe chiudere. E allora ci domandiamo: che cosa succede, caro Masella, nel momento in cui dovessero passare le tue idee che, consentimi di dire, appaiono, almeno in questo momento, estemporanee? E, allora, per i comunitari, lo abbiamo detto, lo diceva questa mattina il consigliere Bignami, è più facile, è più semplice l'integrazione, c'è da parte loro la volontà di entrare in sintonia con quelli che sono i nostri principi, i nostri valori di riferimento, la nostra situazione. Per gli extracomunitari che sono di diversa provenienza, e mi riferisco in particolare a coloro che hanno una religione diversa dalla nostra, è più difficile, ma questo non vuol dire essere razzisti, è rendersi conto delle obiettive difficoltà che s'incontrano nel momento in cui si dovrebbe realizzare un'integrazione.
E allora noi facciamo un appello soprattutto a coloro che hanno delle responsabilità in questa maggioranza, perché da qui a qualche tempo l'Emilia-Romagna rischia davvero di diventare una autentica polveriera. Ma ci siamo domandati - visto che legiferiamo in una materia che riguarda comunque gli stranieri, perché cittadini non sono - e abbiamo provato a verificare se almeno negli Stati di provenienza c'è una sorta di reciprocità con questi principi? Perché uno dei principi fondamentali tra l'altro del diritto internazionale, per quanto possano valere e per quanto possano essere applicati, è proprio quello della reciprocità, una reciprocità che però non c'è. Quindi si rischia di arrivare a questo paradosso: che gli italiani finiscono per diventare degli stranieri in patria, finiscono per subire una sorta di razzismo alla rovescia.
Allora, anche questa mattina si discuteva all'interno del nostro gruppo sul problema della casa. Vede, assessore, noi ci domandiamo come mai...
PRESIDENTE (Donini): Consigliere Aimi, le do ancora un minuto perché è stato disturbato, però si avvii alle conclusioni.
AIMI: La ringrazio.
...come mai non venga istituito, non venga soprattutto realizzato un principio che appare naturale, vale a dire che in Italia il criterio per l'assegnazione negli asili nido dei posti, delle case, dovrebbe prima di tutto osservare il criterio di cittadinanza, perché ci sono tanti cittadini italiani in condizioni sicuramente di disagio che non accedono a questi servizi e sono cittadini che a nostro modo di pensare meriterebbero un pochino più di rispetto.
Quindi, manca, come risposta, caro assessore, quello di sapere il numero dei cittadini che verranno e quelli che siamo pronti ad accogliere, la spesa che si dovrà affrontare, come risolviamo il problema degli italiani che sono in difficoltà, che cosa si vuole fare di quella fascia di extracomunitari che sono all'interno dell'illegalità (mi riferisco ai clandestini). Vale a dire, se teniamo aperti o chiudiamo i CPT, se c'è un controllo sul principio della reciprocità e poi concludo dicendo, caro Masella: non pensare che chi ti parla faccia un discorso oltranzista. Noi abbiamo rispetto, ripeto, per la persona umana di qualunque natura, a qualunque religione essa appartenga, però è un rispetto che noi diamo, pretendendo che venga anche portato nei confronti di chi è disposto ad accogliere, e il popolo italiano, credimi, è un popolo che ha una lunga tradizione in questo senso, a differenza di tanti altri che in moltissimi casi l'immigrazione l'hanno sfruttata.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Aimi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Francesconi. Ne ha facoltà.
Spero che il suo intervento sia accolto dal silenzio dell'aula. Prego, consigliere Francesconi.
FRANCESCONI: La ringrazio, presidente, anche per l'auspicio.
Che tipo di approccio...
PRESIDENTE (Donini): Se fa il possibile, io le sono grata.
FRANCESCONI: Faccio il possibile, nei limiti della possibilità, ovviamente.
La difficoltà ad approvare questo provvedimento triennale deriva dall'approccio generale che è insito nello stesso provvedimento verso gli emiliano-romagnoli, in particolare verso le famiglie degli emiliano-romagnoli.
La cultura generale che è ispirata da questo provvedimento è espressa a chiare lettere, per esempio a pagina 20, laddove parlando delle famiglie dei bambini italiani si dice testualmente: "La difficoltà da parte delle famiglie dei bambini italiani ad esprimere...", denunciando come punto critico la difficoltà da parte delle famiglie dei bambini italiani ad esprimere correttamente una cultura dell'incontro con le persone appartenenti a comunità straniere.
Cosa suggerisce questa valutazione, mi perdonerà il presidente se uso questo aggettivo, offensiva, nei confronti delle famiglie di questi poveri bambini italiani? Suggerisce che la cultura che si vuole dai bambini e dalle loro famiglie è la cultura della resa. È per questo che noi votiamo contro, perché siamo contro la cultura della resa, ma per la cultura non razzista, ma dell'identità, perché preservando la propria identità si preserva e si tutela anche l'identità degli altri.
Non è soggiacendo alla resa che si tutela l'identità del prossimo e degli altri, ma rispettando la propria identità. E siccome questa è la cultura generale di questo provvedimento, cosa suggerisce altresì anche questo provvedimento? Rimanda a quella egregia espressione lampante nella sua evidenza che un imam, invitato a quel dialogo interreligioso dai tolleranti, rispettosi vescovi italiani a Smirne nel 1999, diceva testualmente, rivolgendosi ai vescovi cristiani, con assoluta calma e tale calma l'adopero io: "Grazie alle vostre leggi..." - anche a queste di cui stiamo parlando oggi - " ...vi domineremo, e grazie alle nostre leggi religiose vi conquisteremo".
Questo è un altro esempio di una legge di questo tipo che prepara il terreno alla liquidazione della nostra identità, e siccome vogliamo anche aggiungere alle accuse e reagire a quelle accuse dei "voltairiani" che qui proliferano come campioni di illuminismo e di tolleranza (ma che in realtà, quando potevano, non si sono mai segnalati per essere particolarmente tolleranti nei confronti di coloro che non erano particolarmente d'accordo con l'idea del regime, tanto meno si permettevano, qualche volta, di essere timidamente dissenzienti, facendo una fine non esattamente tutelante della loro dignità e della loro identità), a questi "voltairiani" e illuministi che rivendicano a sé la tutela, la rivendicazione di una libertà assoluta, allora a costoro vogliamo ricordare che non rinunceremo mai e non rinunciamo neanche oggi, qui, ora, in quest'occasione, a rivendicare la nostra tradizione, la nostra cultura, la nostra fede. E non è approvando un provvedimento di questo genere che suggerite all'opinione pubblica emiliano-romagnola la cultura della tolleranza, anzi è lampante, è evidente, e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, che, tanto per usare un termine - mi perdoneranno i colleghi - che hanno usato tra di loro campioni della sinistra e del centro all'interno del centrosinistra, non è con queste scempiaggini che ci convincerete o convincerete gli emiliano-romagnoli ad accettare come buono questo viatico per il soffocamento delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra fede.
Non permetteremo che, come è accaduto e sta avvenendo altrove, passino sotto silenzio i massacri dei cristiani, le distruzioni delle chiese e le uccisioni dei nostri preti. Siamo fieri delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra fede e votiamo contro questo provvedimento.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Francesconi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Sarò velocissimo.
Riprendo l'intervento di dichiarazione di voto fatta dal mio collega Francesconi, che ha ricordato agli amici della sinistra in maniera implicita quando Rutelli...
(interruzioni)
Implicita, io lo dirò in maniera esplicita.
...ha invitato il compagno Bertinotti a smetterla di dire delle scempiaggini.
Il mio intervento vorrebbe invitare qualche amico presente in quest'aula che fa parte della maggioranza a tirare fuori un po' di coraggio e a invitare gli amici di Rifondazione Comunista a smetterla di dire delle scempiaggini e delle cretinerie.
(interruzioni)
Forza Italia...
(interruzioni)
L'ha detto Rutelli!
Forza Italia è decisamente contraria a questa finta politica buonista che danneggia fortemente la nostra cultura, le nostre tradizioni e le nostre origini.
Ripeto che ci vorrebbe più coraggio da parte di alcuni esponenti della maggioranza che si nascondono dietro a un dito, ci vorrebbe più coraggio e sarebbe ora di smetterla con la connivenza e con la bugia.
Il modello di integrazione dell'Emilia-Romagna, secondo me, è fallito, è fallito da tempo e il programma che il centrosinistra vuole approvare per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri, programma 2006- 2008, ne è un fulgido esempio.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Filippi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione dell'oggetto 804.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Chiedo la votazione col dispositivo elettronico.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bignami.
Si proceda, quindi, alla votazione dell'oggetto 804, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Donini): Comunico l'esito della votazione:
Presenti
41
Assenti
9
Favorevoli
28
Contrari
12
Astenuti
1
Nulli
--
L'Assemblea approva.
Ha chiesto di parlare il consigliere Francesconi. Ne ha facoltà.
FRANCESCONI: A dissipare ogni dubbio sulla mia identità, che qualcuno della maggioranza avanzava, ho semplicemente premuto il bottone sbagliato. Il mio voto è contrario.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Francesconi.
Allora, sarà messo a verbale il voto contrario del consigliere Francesconi.
OGGETTO 1025
Delibera: "Documento di programma-zione triennale 2006-2008 dei servizi coinvolti nella rete per l'emofilia e le malattie emorragiche congenite." (46) (Approvazione)
PRESIDENTE (Donini): La commissione Politiche per la salute e Politiche sociali ha espresso parere favorevole nella seduta dell'1 febbraio 2006 con la seguente votazione: favorevoli 29; contrari nessuno; astenuti 13.
Se nessun consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto.
(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Donini): L'Assemblea approva.
OGGETTO 871
Risoluzione proposta dai consiglieri Renzi, Aimi, Bartolini e Bignami per esprimere contrarietà all'approvazione presso il Parlamento Europeo della direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione del mercato interno dei servizi (84) (Discussione e reiezione)
OGGETTO 953
Risoluzione proposta dai consiglieri Masella, Zanca, Mezzetti, Bortolazzi, Borghi, Richetti, Tagliani, Monari, Manca, Nanni e Mazza per impegnare la Giunta a operare per il ritiro della "direttiva Bolkestein" (93) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini): È aperta la discussione generale.
Ha chiesto parlare il consigliere Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI: La prossima settimana il Parlamento Europeo dovrebbe votare la direttiva europea riguardante la liberalizzazione dei servizi, la cosiddetta direttiva Bolkestein, dal nome del suo proponente. Tale direttiva, promossa dalla Commissione Europea guidata dall'allora professore Romano Prodi nel maggio del 2003 e presentata a febbraio 2004, ha l'obiettivo di agevolare le condizioni di stabilimento e di prestazione transfrontaliera dei servizi. È una direttiva che vuole perseguire la liberalizzazione del mercato interno dei servizi, cioè eliminare gli ostacoli alla libera circolazione e concorrenza dei servizi, in base all'art. 16 che asserisce il principio del paese d'origine, in base al quale un prestatore può fornire un servizio in uno o più Stati membri diversi da quelli d'origine senza essere sottoposto alle normative di questi ultimi.
Questo comporterebbe uno sconvolgimento delle certezze dei lavoratori dipendenti europei, perché, ad esempio, chi lavora in Italia per un'azienda che ha la sede legale in un altro Stato membro sarà soggetto, dal punto di vista salariale, previdenziale ed assistenziale, alla legislazione di tale Stato membro e non di quella italiana.
L'applicazione del principio del paese d'origine metterebbe in discussione la legislazione sociale e la tutela dei diritti dei lavoratori di nazioni dove lo stato sociale è già avanzato e fornisce ampie garanzie come in Svezia, Francia e Spagna, e ovviamente l'Italia. Si creerebbe una concorrenza al ribasso sulla pelle dei lavoratori di cui approfitterebbero soprattutto le multinazionali, che avrebbero gioco facile nello scegliere la sede legale nei paesi con le legislazioni sociali meno garantiste.
Il simbolo della Prodi-Bolkestein è l'immagine dell'idraulico polacco, lo straniero che a poco prezzo rubava il lavoro agli operai francesi. È stato questo il leit motiv della campagna referendaria in Francia sulla adesione all'Unione Europea e della sua clamorosa bocciatura. Ha fatto poi scalpore il contenzioso tra la Svezia e la Lettonia, quando l'impresa edile lettone Laval aveva vinto l'appalto per la costruzione di una scuola in Svezia. Il problema è nato quando i dirigenti lettoni hanno rifiutato di firmare un accordo collettivo con i sindacati svedesi, dal momento che avevano già sottoscritto un accordo in Lettonia. La differenza stava nella retribuzione degli operai: 3,85 euro l'ora piuttosto che i 15 euro previsti dagli accordi collettivi svedesi. Il sindacato svedese degli edili ha iniziato quindi una dura vertenza, conclusa con la decisione della Laval di rinunciare alla scuola e tornare in Lettonia. Dopo questa vicenda, il Governo svedese ha deciso di rendere illegale la fornitura di appalti pubblici alle aziende che non abbiano sottoscritto gli accordi collettivi.
In base al principio del paese d'origine, un fornitore di servizi è soggetto esclusivamente alle disposizioni nazionali dello Stato membro d'origine, ad esempio le condizioni contrattuali e salariali, e non deve confrontarsi con altre normative nazionali più rigorose. Tale principio risulta in contrasto con l'art. 50 del Trattato dell'Unione Europea, in cui viene espressamente previsto che al prestatore siano applicate le stesse condizioni imposte dal paese stesso ai propri cittadini, per cui risulta palesemente in contrasto con il principio della parità di trattamento.
Il principio del paese d'origine spingerebbe pertanto tutte le aziende a stabilirsi all'interno dello Stato dell'Unione Europea in cui il livello di tutela sociale è più basso di tutti, abbandonando così il principio dell'armonizzazione e preparando un processo di vero e proprio "dumping sociale".
Inoltre, anche per quanto riguarda i cosiddetti lavoratori distaccati, come sancito dall'art. 24, vi è il rischio concreto di eliminare tutte le norme a loro tutela, privando lo Stato d'origine di tutte una serie di misure con le quali controllare le condizioni di lavoro dei propri cittadini.
Un altro punto chiave della direttiva è la definizione di servizio, come è scritto all'art. 4: "Ogni attività economica che fornisce una prestazione oggetto di un corrispettivo economico e che non necessariamente debba essere pagata da coloro che ne fruiscono". Questo implicherebbe che i servizi di interesse generale come l'istruzione, la sanità, la cultura, il lavoro, per i quali lo Stato non sarà in grado di erogare gratuitamente, saranno soggetti a questa normativa e quindi la libera concorrenza è la libera legislazione.
Noi contestiamo questa definizione di servizio, che mette sullo stesso piano una prestazione economica effettuata per soddisfare un interesse privato e una prestazione economica per soddisfare un interesse pubblico. La conseguenza è che i servizi essenziali come la cultura, l'istruzione e la sanità saranno soggetti alle stesse forme di concorrenza economica delle merci. Tutto ciò implicherebbe un deterioramento dei sistemi previdenziale e sanitario, a favore di una concorrenza al ribasso, e porterebbe alla deregolamentazione del sistema educativo e alla fine della diversità culturale.
Una direttiva, insomma, che sacrifica sull'altare della competitività internazionale il sistema dei diritti del lavoro, di protezione sociale, di bene comune e di servizio pubblico, azzerando nel contempo tutte le possibilità decisionali dei Governi regionali e locali.
Noi crediamo che il progetto dell'Unione Europea, oltre al mercato comune, debba comportare un miglioramento delle condizioni sociali, civili ed economiche dei consumatori, dei lavoratori e delle imprese. Bolkestein, purtroppo, persegue la via della deregolamentazione, invece di lavorare per l'affermazione di principi come la qualità dei servizi e delle imprese. Invece di garantire al consumatore la ricerca del meglio, ha preferito togliere di mezzo delle regole che proprio sulla qualità e professionalità hanno le loro fondamenta e ragioni d'essere e che sono il punto di forza delle nostre aziende. In questo modo, piccole imprese, lavoratori autonomi, cittadini consumatori, diventeranno a ragione sempre più euroscettici.
Ecco perché crediamo che la nostra Regione, la nostra Giunta, il presidente Errani (che fra l'altro fa parte del Comitato delle Regioni e che si deve esprimere su quelle leggi che, in base alla normativa europea, vedono le Regioni pronunciarsi sulle leggi che le riguardano, non sappiamo se lo abbia già fatto) si esprimano contro questa direttiva, facendo sentire la propria voce e quella di questa Assemblea, che ci auguriamo concordi su alcune proposte concrete di modifica.
Noi sappiamo benissimo che questa direttiva è contestata da parecchie parti (non è un caso che sia stata presentata da noi e dalla parte opposta in questa Assemblea), anche dalle imprese, dai sindacati in tutta Europa e sappiamo che ci sono, diciamo, delle revisioni. Si pensa di porre mano alle revisioni, però al momento attuale, negli attuali termini in cui è scritta, noi riteniamo di contestarla, però alla luce anche di proposte che ci auguriamo vengano recepite.
Per questo noi crediamo in proposte concrete di modifica che possano riguardare l'applicazione del paese d'origine, che deve essere subordinata alla realizzazione di un processo comune di armonizzazione verso l'alto delle leggi relative al diritto del lavoro. Cioè, invece di rincorrere, diciamo, il paese d'origine al livello più basso, noi vogliamo l'armonizzazione del sistema delle varie legislazioni europee al livello più alto.
A tale proposito si potrebbe creare una commissione ad hoc che fissi quantomeno degli standard minimi garantiti di tutela dei lavoratori e dell'aspetto sociale.
È necessaria, riteniamo, un'attività di controllo che deve essere affidata agli Stati in cui i servizi vengano prestati e che deve essere svolta secondo l'ordinamento interno nazionale e senza limitazioni.
L'aspetto dei controlli su come vengono svolti i servizi riteniamo debba essere una prerogativa degli Stati in cui questi servizi vengono erogati.
Ultimo, chiediamo che la direttiva debba prevedere una distinzione tra servizi di interesse generale e altri tipi di servizio, ed escludere dalla sua applicazione i servizi di interesse generale, in particolare l'istruzione e l'assistenza sanitaria. Quando diciamo questo, sottolineiamo quei servizi che sono importanti per la cultura di un paese, per la storia di un paese, che rappresentano anche un po' le conquiste sociali di un paese.
Si tratta, allora, di invertire la strada presa almeno fino a questo punto dalla Commissione Europea, con tutti quei rischi che portano ad una Europa al ribasso e di prendere a modello le nazioni con uno stato sociale avanzato.
Queste sono, in sintesi, le ragioni che ci portano a dire no a questa direttiva e sulla quale noi, ci dispiace che non sia presente il presidente Errani, confidiamo che la nostra Regione, se non l'ha già fatto, faccia la sua parte.
È vero che dai verbali delle commissioni sembra che ci sia stata una sorta di parere unanime (non si capisce mai che cosa succede nelle Commissioni Europee, chi vota in un modo, chi vota in un altro), però visto che siamo nella fase conclusiva dell'approvazione di questa direttiva e visto che la prossima settimana si arriverà all'approvazione finale, a meno che non ci sia una revisione, noi ci auguriamo che questa istanza, che queste proposte di modifica vengano recepite e ci auguriamo che il Consiglio possibilmente concordi su queste richieste. Sarebbe quantomeno auspicabile che ci fosse una convergenza unanime dell'Assemblea per dare anche un mandato, un potere contrattuale alla nostra Regione nell'ambito del Comitato delle Regioni per portare avanti queste istanze.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Masella. Ne ha facoltà.
MASELLA: La discussione sulla direttiva Bolkestein dovrebbe farci riflettere anche sul modello di Unione Europea che in questi anni abbiamo costruito, perché è evidente che la Bolkestein è diventata il simbolo dell'Europa dei mercati, dell'Europa liberista, dell'Europa dei padroni, ed è diventata il simbolo contro l'Europa dello stato sociale, l'Europa dei lavoratori, l'Europa del ruolo pubblico. È evidente. Per questo noi chiediamo il ritiro di questo simbolo, quindi anche lì si può entrare nel dettaglio di una parola in più o di una parola in meno: noi chiediamo il ritiro di questo simbolo perché chiediamo il ritiro di questo tipo d'Europa. Perché i colleghi non riflettono sul fatto che quest'Europa non c'è più. Non c'è più, è stata sonoramente bocciata dal referendum in Francia. Ma ce lo siamo dimenticati? Perché solo in Italia c'è qualcuno che continua a dire "L'Europa" come se fossimo a cinque anni fa. Non c'è più quell'Europa lì, è un bidone vuoto, bisogna costruire un altro tipo d'Europa, non l'Europa su cui avete puntato, l'Europa di Maastricht, del patto di stabilità, della Bolkestein, appunto. Invece si continua su quella lunghezza d'onda e poi alla fine rimarrete in pochi a difendere una cosa che è ormai superata dai fatti.
Ripeto, in uno dei paesi principali dell'Europa, la Francia, c'è stato un referendum democratico che ha bocciato l'Europa, l'Unione Europea e la Costituzione Europea. Fra l'altro mi chiedo perché in Italia non si faccia un referendum simile - perché? - facendo pronunciare...
(interruzioni)
PRESIDENTE (Donini): Vi prego però di non interloquire.
MASELLA: Consiglieri, ma è inutile che facciate polemica, perché, per quanto ci riguarda, noi siamo coerenti, parlo di Rifondazione Comunista, quindi siete voi che non siete coerenti, perché state dentro ad una coalizione a impronta liberista e poi venite qui a fare gli antiliberisti o i difensori dello stato sociale. Ma a chi la raccontate? A noi no, nessuno può dire che noi non siamo coerentemente antiliberisti da sempre, e che noi non abbiamo contestato da sempre questo tipo di Europa liberista. Da sempre, con grande coerenza.
Quindi è inutile, se dovete polemizzare, polemizzate, eventualmente, con i nostri alleati di maggioranza, non con noi. Io sto parlando a nome di Rifondazione Comunista, non a nome della Giunta regionale - è chiaro? - o della Regione, e qui spero che almeno su questo tema dell'Europa si possano avere pareri liberi, no? Fra l'altro il fatto che abbiamo presentato in Emilia-Romagna una risoluzione contro la Bolkestein, e questo è avvenuto in tante Regioni, in tanti Comuni d'Italia, dà il segno del fatto che c'è un problema, quantomeno questo modello sta fallendo sotto i nostri occhi, quindi, bene questa discussione, ma facciamola completa.
Io devo dire, nel merito, che con questa direttiva - fra l'altro, la direttiva Bolkestein, vorrei far notare firmata da tutti i consiglieri di tutti i partiti dell'Unione, qui, in Emilia-Romagna, mentre a livello europeo mi pare che i deputati della destra sostengano questa direttiva, l'abbiano sostenuta e sostengano questa impostazione - si introduce questo elemento, cioè una normativa europea si pone su alcuni settori in maniera più arretrata rispetto alle vigenti leggi nazionali italiane e di altri Stati membri. La direttiva, che prende il nome dal commissario europeo per la concorrenza e il mercato interno, che l'ha stilata e proposta durante la presidenza Prodi, è stata approvata all'unanimità dalla Commissione nel gennaio 2005, ma questa unanimità, per così dire istituzionale, non ha un corrispettivo nella realtà sociale e politica dell'Europa. Tale direttiva è stata elaborata dopo una consultazione effettuata tra migliaia, circa diecimila aziende private del continente, mentre nessun sindacato o associazione o organizzazione della società civile è stata consultata.
Un percorso, quindi, non solo antidemocratico, ma assolutamente a senso unico nei confronti dei poteri forti economici, finanziari del continente e a discapito delle rappresentanze del mondo del lavoro e delle fasce più disagiate della popolazione.
A ingannare è il tema stesso della Bolkestein, la volontà cioè di diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività dei servizi per il mercato interno. Dietro a questa formula si nasconde il tentativo di imporre ai paesi membri una privatizzazione totale dei servizi sociali, assoggettandoli al libero mercato, con tutto quello che ne consegue sulla qualità e i costi degli stessi servizi per la popolazione.
La direttiva vuole imporre, come cita la nostra risoluzione presentata, ai 25 Stati membri dell'Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite a tutte le attività di servizio, dove per servizio si intende ogni attività economica che si occupa di fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica. Oggi a rischio vi sono quindi tutti i servizi alla persona, compresi istruzione e sanità, che nella tradizione politica ed economica europea occidentale sono principalmente a carico dello Stato o comunque di enti pubblici.
La vera vergogna di questa direttiva risiede nel principio del paese d'origine, secondo il quale un fornitore di servizi è sottoposto unicamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Ciò significa che un lavoratore italiano che lavora a Bergamo o a Napoli, ma è dipendente di un'azienda con sede in Romania, è sottoposto alla legislazione rumena e questo varrebbe anche per le norme contrattuali. Se questo criterio contenuto nella Bolkestein dovesse andare in vigore, si creerebbero - cito testualmente la risoluzione - "le condizioni di un gigantesco caporalato europeo legalizzato, che aggraverebbe la già pesante condizione del lavoro precario nel nostro paese, stante la possibilità delle imprese di stabilire la loro residenza legale nei paesi dove diritti e salari dei lavoratori sono più bassi...". Quindi, incrementeremmo il fenomeno già in corso del trasferimento di aziende ed imprese in altri paesi, per esempio all'Est, in modo tale che a quel punto vengono poi a investire in Italia e le regole contrattuali sono del paese d'origine.
La risoluzione da noi presentata, insieme a tutto il centrosinistra dell'Emilia-Romagna, chiede il ritiro della direttiva Bolkestein e quindi a tutta l'Assemblea legislativa chiedo un voto favorevole a questa risoluzione, non solo per difendere giustamente prerogative legislative nazionali e regionali in fatto di servizi, ma soprattutto per respingere per l'oggi e per il domani ogni tentativo di peggiorare le condizioni contrattuali e salariali dei lavoratori e delle lavoratrici.
Ovviamente, poiché questa è una risoluzione e non è un progetto di legge, è evidente che la nostra è una battaglia politica, la battaglia politica è compresa se, appunto, i simboli sono chiari. Il simbolo che noi chiediamo da questa discussione è il ritiro della direttiva Bolkestein, perché se cominciamo ad entrare nel merito di cosa dovrebbe e non dovrebbe fare e ci mettiamo a dire come deve essere modificata, allora facciamo, come dire, il mestiere dei parlamentari europei.
Il nostro è il mestiere di consiglieri regionali, l'elemento fortemente simbolico che deve emergere da questa Assemblea è il ritiro della direttiva. Per questo noi manteniamo la risoluzione così come l'abbiamo presentata, per un elemento anche di coerenza. Noi manterremo il voto sulla risoluzione presentata e già sottoscritta da tutti i consiglieri del centrosinistra dell'Emilia-Romagna, e vorremmo che quella risoluzione, senza ulteriori modifiche, venisse approvata per un elemento di coerenza, di dignità e di linearità della nostra battaglia politica e anche per sollecitare un cambiamento radicale di impostazione di quest'Europa che, come dicevo prima, a mio parere, è già fallita.
Per cui o ci mettiamo nell'ottica di costruire un altro tipo d'Europa non più fondata sul neoliberismo, oppure, secondo me, andremo incontro a ripetizioni di fallimenti. Spero proprio di no.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Masella.
Ha chiesto di parlare il consigliere Barbieri. Ne ha facoltà.
BARBIERI: La direttiva è stata in questo periodo oggetto di un grande lavoro di revisione e, soprattutto sui punti più controversi, il testo uscito dalla Commissione per il mercato interno rappresenta un compromesso che in parte risponde già alle esigenze avanzate dal centrosinistra italiano alcuni mesi fa, relative, in particolare, alla definizione del campo di applicazione, alla coerenza della legislazione europea con il diritto internazionale, all'efficacia del controllo e alle garanzie della coesione sociale dell'Unione.
La mancata regolamentazione rappresenterebbe un risultato negativo per tutti, ma questo non toglie che sia necessario in modo particolare un forte impegno per apportare al testo tutte quelle correzioni che garantiscono l'eliminazione di ogni rischio di impatto sociale negativo. In più la direttiva non deve rallentare il processo di regolamentazione di altri settori affini altrettanto importanti, quali, ad esempio, il riconoscimento dei titoli di studio e la liberalizzazione delle libere professioni. Infine, devono essere salvaguardati i principi fondamentali in materia di protezione sociale dei lavoratori e il rispetto delle regole sulle condizioni di lavoro.
D'altro canto non devono rimanere inascoltate per tutti noi le preoccupazioni di coloro che si stanno mobilitando in tutta Europa, per la prima volta sul merito di una proposta comunitaria. Questo significherebbe non rispettare un principio democratico di partecipazione, si acuirebbe la disaffezione all'Unione Europea da parte dei cittadini e troverebbero maggior fondamento le critiche di coloro che vedono nell'Unione Europea solo un peso burocratico inutile, se non addirittura dannoso. E alcuni interventi di quest'aula mi pare che purtroppo vadano in questa direzione.
Inoltre il mercato interno dei prodotti, a suo tempo, ha costretto l'Italia più degli altri paesi alla modernizzazione del proprio sistema. Modernizzazione di cui hanno beneficiato tutti i cittadini e che sarebbe indotta anche dalla direttiva sui servizi.
Nel merito, la concorrenza, la semplificazione delle procedure e le misure concrete di armonizzazione dei sistemi sono stati aspetti positivi, sia per il consumatore che per il prestatore di servizi, pertanto devono essere salvaguardati e promossi.
La direttiva, inoltre, contribuendo alla liberalizzazione dei servizi, e se accompagnata dalla liberalizzazione delle professioni, permette lo scardinamento delle rendite di posizione, la crescita di efficienza e il recupero di competitività.
Il contributo fattivo che possiamo dare è allora quello di esprimere la nostra preoccupazione, guardare con apprensione al voto della prossima settimana a Strasburgo, dal quale ci attendiamo una proposta che accolga le modifiche relative al campo di applicazione ed al cosiddetto principio del paese d'origine, tali da dissolvere le ambiguità e rendere il testo più coerente con l'idea di sviluppo del mercato interno e della crescita della coesione sociale.
Fra pochi giorni, il 16, si voterà in Parlamento europeo in seduta plenaria sugli emendamenti proposti e fatti su questa direttiva (ne lascio l'illustrazione al consigliere Mezzetti) che sottolineano una richiesta forte da parte del Governo, delle forze politiche di intervenire il più possibile per risolvere quei problemi che molti interventi, anche del consigliere Masella, hanno in qualche modo evidenziato, ma che non prevedono in sé la richiesta di ritiro della direttiva perché molti degli interventi fatti su di essa sono interventi migliorativi.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Barbieri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mezzetti. Ne ha facoltà.
MEZZETTI: Soltanto poche cose per riprendere alcuni concetti che ha già espresso il collega Barbieri.
Noi abbiamo presentato la nostra risoluzione insieme ad altri consiglieri (e, come anticipava già Barbieri, l'abbiamo emendata nella direzione di un'iniziativa parlamentare dei gruppi in cui ci riconosciamo nel Parlamento europeo) nello spirito, che abbiamo sempre affermato, della necessità del completamento del mercato interno nell'ambito dei servizi come cosa necessaria, ma che esso deve iscriversi nel pieno realizzarsi sia del rispetto della questione sociale dell'Unione, che con un alto livello di protezione dei consumatori europei.
Questo equilibrio è al centro dell'ambizione che ci siamo prefissi per la strategia di Lisbona: promuovere cioè un'Europa delle eccellenze. È in questa prospettiva che la proposta di direttiva cosiddetta Bolkestein, relativa ai servizi del mercato interno, nella forma attualmente proposta dalla Commissione è per noi inaccettabile. Essa presenta, come è stato già detto, una minaccia per la protezione dei consumatori, il modello sociale europeo, i servizi pubblici e per la protezione dei lavoratori nei loro diritti acquisiti in gran parte dei paesi dell'Unione Europea.
Noi oggi abbiamo avanzato questo emendamento, così come lo ritrovate nel testo, perché in queste ore e prima dell'appuntamento in assemblea plenaria del 16 febbraio, i gruppi del Partito socialista europeo, del gruppo liberale, molta parte del Partito popolare europeo sono impegnati nella modifica della direttiva Bolkestein proprio nella direzione di salvaguardare i diritti acquisiti dai lavoratori e i servizi di interesse generale. In particolare sul punto del mantenimento dei servizi di pubblica qualità, la proposta della direttiva non può rimettere in causa le competenze di ogni Stato membro per l'organizzazione e la promozione dei servizi di interesse generale e le condizioni applicate a questi servizi devono essere compatibili con la loro missione.
Abbiamo chiesto e stiamo chiedendo un chiarimento del campo di applicazione della direttiva ai servizi di interesse generale: devono essere chiaramente esclusi dal campo d'applicazione di questa direttiva e bisogna togliere ogni ambiguità relativa ai campi dove la frontiera tra l'economico e il non economico e il sociale non è evidente, e allo stesso modo i servizi che sono già oggetto di regolamentazione settoriale devono restare esclusi.
Così come il principio del paese d'origine non può essere principio di base del mercato interno dei servizi, l'armonizzazione e il riconoscimento mutuo su un livello elevato di qualità devono restare gli obiettivi di un mercato interno dei servizi. Fino a quando ciò non sarà realizzato, l'applicazione del principio del paese d'origine non è accettabile e farebbe nascere una grande insicurezza giuridica per i prestatori di servizi, così come gli attori economici e l'insieme dei consumatori.
Gli emendamenti presentati in sede di Parlamento europeo vanno nella direzione di una coerenza della legislazione europea e il rispetto degli impegni internazionali dell'Unione. Perché noi riteniamo primordiale l'idea, che è presente nel progetto direttiva, di non limitare in alcun caso la legislazione comunitaria esistente o in corso d'adozione, in particolare sul distacco dei lavoratori, la protezione sociale dei lavoratori migranti, i lavoratori interinali e il riconoscimento mutuo sulle qualifiche professionali. Così come l'applicazione di questa direttiva non può indebolire le regole in materia di condizione del lavoro, nel rimettere in questione i principi fondamentali dei lavoratori, come sono state stabilite dalle legislazioni nazionali dei paesi dell'Unione Europea le convenzioni collettive.
Il nostro emendamento va nella direzione delle stesse richieste del movimento sindacale italiano ed europeo, internazionale, ed ecco perché ci sentiamo di sostenerle e abbiamo chiesto di modificare in questo senso la risoluzione, perché riteniamo più realistico intervenire oggi sul terreno della battaglia parlamentare che si apre la prossima settimana per emendare nella direzione giusta la direttiva, piuttosto che una testimonianza, diciamo, così pur di valore, pur significativa, quale quella della richiesta del ritiro della direttiva, che però rischia di rimanere fine a se stessa e non incidere concretamente sull'iniziativa parlamentare che si dovrà svolgere la prossima settimana.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mezzetti.
Ha chiesto di parlare la consigliera Bortolazzi. Ne ha facoltà.
BORTOLAZZI: Oggi ci troviamo a discutere una risoluzione che porta anche la mia firma sulla famigerata direttiva Bolkestein. Uso questo termine non a caso, perché gli effetti che la sua approvazione avrebbe sull'Unione Europea e non solo sarebbero devastanti. Emblematica della visione liberista che sottende questa direttiva è la definizione che in essa viene attribuita alle attività economiche, che diventano tutte le attività consistenti nell'offrire dei beni e dei servizi su un mercato dato.
Va da sé che i servizi pubblici più essenziali - l'acqua, la sanità, l'istruzione, l'energia e molti altri - con la sola esclusione di quelli che lo Stato eroga gratuitamente, potrebbero essere considerati alla stregua di merci, e di conseguenza privatizzati. Aberrante addirittura l'esplicazione del cosiddetto principio del paese d'origine, in base al quale un prestatore di servizi è esclusivamente sottomesso alla legge del paese dove ha sede e non più a quella del paese in cui offre il servizio in questione.
Si rinuncia in questo modo, di fatto, a quella logica di armonizzazione che, almeno in teoria, costituiva la dottrina ufficiale dell'Unione Europea. E in cosa altro si trasformerà l'applicazione di questo principio, se non in un incitamento per le imprese a delocalizzazioni ancora più selvagge di quelle attuali, in direzione dei paesi dell'Unione dove minori sono le tutele sociali, fiscali e ambientali.
È facile intuire che spunteranno come funghi imprese con una più o meno fantomatica sede sociale nei nuovi paesi dell'euro, in cui potranno fare il bello e il cattivo tempo in tutti gli altri Stati europei. E a chi spetterebbe il controllo del prestatore di servizi? Niente di meno, ancora una volta, che al paese d'origine, anche quando il servizio venga prestato in uno Stato terzo.
Si spalancano le porte ad una totale libertà d'azione per le imprese, che potranno agire senza o quasi controllo e si dà nei fatti avvio ad una gara al ribasso, che farà precipitare la qualità del servizio offerta agli utenti e le tutele per i lavoratori.
Questa direttiva, inoltre, danneggerebbe enormemente anche gli enti locali. Un Comune che finanzia un ospedale pubblico potrebbe essere denunciato perché limita la concorrenza. Gli stessi enti non potrebbero fare controlli sulla regolarità dei contratti o delle norme di sicurezza, perché basterebbero i documenti emessi dal paese d'origine. Si capisce immediatamente come verrebbe meno la funzione di tutela degli interessi della cittadinanza, che gli enti locali storicamente rappresentano.
Opporsi a tutto questo è, però, possibile. La Commissione per l'occupazione e gli affari sociali dell'Unione Europea ha già approvato una modifica alla direttiva che, di fatto, le sottrae i servizi di interesse generale e cancella il principio del paese d'origine. Un risultato certo molto positivo, ma che deve essere supportato da un'ampia mobilitazione, in considerazione del fatto che nella Commissione mercato interno, quella titolare del testo, e nella sessione plenaria del Parlamento europeo non esiste, purtroppo, una maggioranza che possa recepire gli importanti suggerimenti della Commissione occupazione.
È indispensabile allora, a mio avviso e ad avviso del mio partito, sostenere tutte le iniziative volte al ritiro della direttiva, così come è necessario appoggiare le campagne di informazione e protesta che un grande movimento internazionale di opposizione alla Bolkestein ha avviato in questi mesi. Solo in questo modo potremmo evitare che il modello sociale europeo, che con tanta fatica abbiamo costruito dal '45 a questa parte, sia messo in discussione o venga addirittura cancellato.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Bortolazzi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: La Lega Nord, come è noto a tutti, si batte da sempre contro l'attuale modello di Comunità Europea, che va contro i diritti dei nostri cittadini, sembra difendere solo le grandi lobby politiche ed economiche di pochi.
Quello che volevo sottolineare oggi è il danno perpetuato nei confronti dei lavoratori tramite la cosiddetta direttiva Bolkestein, tanto voluta dal professor Prodi, allora presidente della Commissione Europea, che si pone come obiettivo principale la liberalizzazione completa del mercato dei servizi, che però da molti è vista come disastrosa e potrebbe portare alla dissoluzione dei diritti che i lavoratori e i consumatori hanno guadagnato negli anni con il sudore della fronte.
La critica principale che come Lega Nord facciamo a questa direttiva si riferisce al principio del paese d'origine, in base al quale un fornitore di servizi è soggetto esclusivamente alle disposizioni di legge dello Stato in cui ha sede legale l'impresa. Per essere più chiaro porto un esempio: se un lavoratore italiano viene assunto da un'impresa che ha sede legale in Estonia, pur svolgendo il suo lavoro in Italia, sarebbe sottoposto alla legislazione sociale e al regime dell'Estonia. Così facendo, si andrebbe a creare un gigantesco caporalato europeo perfettamente legalizzato, dove i lavoratori vengono assunti nei paesi a più basso salario e con meno diritti. Questo è un grosso pericolo, sono sorpreso che il Partito dei lavoratori non abbia pensato che le piccole e medie aziende italiane potrebbero trasferire la loro sede nei paesi in cui i salari sono più bassi e i diritti inesistenti, assumendo i nostri lavoratori che si vedranno privati della maggior parte dei diritti sindacali e si vedranno svuotare le tasche.
È vero, colleghi Barbieri e Mezzetti, che è stata modificata e che è in corso di modificazione, però fino ad adesso, stando a quanto riportato dal quotidiano economico "Il Sole 24 Ore" del novembre scorso, c'è veramente da vergognarsi di Bruxelles quando si legge che dall'applicazione della Bolkestein sono stati esclusi gli ambiti dei giochi d'azzardo e relativi casinò, mentre è in forse l'esenzione del settore sanitario e sicuramente la direttiva imperverserà sulla prestazione dei servizi pubblici essenziali come acqua ed energia.
Ecco, semplificando, il principio secondo cui operano i commissari europei: salvaguardare la professionalità dei croupièrs che magari ben conoscono le possibili puntate dei multimiliardari eurocrati al casinò del continente e invece fregarsene altamente della qualità dei mille mestieri dei quali il comune cittadino europeo si serve quotidianamente sia come utente sia, innanzi tutto, come onesto lavoratore che ne trae di che vivere.
Sono fortemente contrariato e spaventato quando, senza aver nemmeno sentito le parti sociali o aver sottoposto democraticamente la questione agli Stati membri dell'Unione Europea (come sulla faccenda dell'ingresso turco), si fa calare dall'alto come una mannaia un provvedimento che servirà a mettere non solo in crisi generazioni di professionisti, artigiani, piccoli imprenditori, prestatori di servizi, ma anche peggiorare la qualità del mercato, con l'illusione della riduzione dei costi che invece, poco a poco, diventeranno sempre più irrisori e però insufficienti nel frattempo ad aver spazzato via il nostro ceto medio.
Stiamo parlando di liberalizzare indiscriminatamente un mercato interno dei servizi che vale il 70% del prodotto interno lordo dei vari Stati. Non parliamo di quisquilie.
Insomma, quando si autorizza che in futuro lo svolgimento di un servizio debba essere regolato dalle norme del paese dove ha sede la società che lo offre, e non dalle leggi del paese dove viene svolta l'attività, insomma, ecco che, secondo noi, si attenta alla sovranità di uno popolo, sottomettendolo al sistema giuridico di un'altra nazione. Se questo è quanto partorito dalle menti della Commissione Europea ci sarebbe da aderire ad un altro continente, altro che all'Unione Europea!
Mi chiedo: dove sono stati i sindacalisti italiani? Perché non stanno protestando ad alta voce? È ovvio che, se venisse adottata questa via, si scardinerebbero i contratti. Le norme di legge a quelle di sicurezza creano una concorrenza selvaggia tra imprese e lavoratori, smantellando i diritti sociali degli europei.
La domanda che mi pongo è: con che faccia il centrosinistra sta protestando contro la direttiva Bolkestein, quando la direttiva stessa è nata dalla volontà politica ed economica del loro candidato alla Presidenza del Consiglio?
La Lega non accetta imposizioni di questo tipo dal superstato europeo ed è sempre stata in prima linea quando si parlava della creazione di un'Europa che si pone come un leviatano politico e burocratico sul cittadino. I fatti che portava ieri e che oggi continua a ribadire con forza nelle piazze si stanno mostrando con la loro assenza più negativa ai danni dei cittadini italiani.
Condivido le affermazioni di chi ha detto che l'Italia rischia di diventare il parco giochi per le esercitazioni dell'Europa dei 25 membri; condivido semmai l'idea di favorire con grandi garanzie l'aggregazione dei nostri comuni per l'erogazione di dati servizi essenziali, incentivando anche l'esenzione di alcuni obblighi previsti dal cosiddetto patto di stabilità.
Questo può essere un obiettivo serio e non uno smantellamento delle nostre professioni, peggio ancora la perdita di quei diritti acquisiti con sacrosante lotte operaie a volte pagate a caro prezzo, anche con la morte.
La direttiva Bolkestein è figlia di una visione puramente monetaristica ed è iperliberista, cara a quei signori di Confindustria che fanno di tutto per avversare l'applicazione di un minimo di protezionismo e tutela delle nostre produzioni contro l'invasione cinese e non solo. La direttiva Bolkestein rischia di legalizzare un liberismo selvaggio, senza precedenti nella nostra storia, e non resta che associarsi nel combattere questo provvedimento.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Io non voglio aggiungere considerazioni che sono già state fatte e che sottoscrivo senz'altro con convinzione e assoluto rispetto di quelle che sono le prerogative di ogni paese. A me però interessa che, al di fuori di ogni ipocrisia, venga sottolineato un aspetto che, a mio giudizio, ha un significato politico di una certa rilevanza e che non può, almeno da noi, non essere evidenziato. Molto si parla in questi giorni nei dibattiti politici e si accusa il Governo di centrodestra di avere realizzato un sistema di arruolamento al lavoro che darebbe origine a precarietà, in quanto la cosiddetta mobilità introdotta con la legge Biagi, a opinione del centrosinistra, determinerebbe poi figure di precariato più o meno costanti e durature nel tempo.
Da parte della Casa delle Libertà si è evidenziato come questo, invece, nella pratica non avvenga e che l'80% dei rapporti di lavoro di coloro che vengono assunti in maniera di mobilità, diventino poi, con il passare dei mesi, almeno all'80%, trasformati in contratti permanenti e a tempo indeterminato, con soddisfazione evidentemente e dei datori di lavoro e dei lavoratori.
Quindi, a fronte di questa accusa che ci viene mossa, io non posso che sottolineare che se c'è qualche cosa che veramente può essere ascritto a precariato continuo è questa direttiva, e questa direttiva porta sì la firma del consigliere Bolkestein, ma anche quella - e questo noi lo vogliamo evidenziare e fare in modo che si sappia - del professor Prodi, non ancora onorevole, che nella sua qualità di presidente di questa commissione avvalorò, con la sua compartecipazione, questa direttiva, che oggi viene appunto da noi denominata Prodi-Bolkestein. E se c'è qualche cosa che andrebbe a realizzare sarebbe non tanto uno stato di precariato continuo, ma molto di più: andrebbe a realizzare una situazione di sottostima dei lavoratori e delle imprese che si trovano a lavorare in assoluta diversità di principi, di modi e di forme.
Quindi, bene al di là del fatto di voler accusare il centrodestra di realizzare progetti di legge e aspetti tendenti a sollevare i problemi dell'occupazione, come noi abbiamo fatto, ecco, a fronte di tutto questo, abbiamo un'indicazione di un progetto di legge che viene portata avanti dall'attuale rappresentante del centrosinistra e dall'attuale, almeno a parole, candidato leader del centrosinistra.
Questo è un qualche cosa che noi tendiamo a mettere in evidenza, perché dimostra ancora una volta che quando si è lontani dagli occhi, per il professor Prodi, si è anche lontani dal cuore: dal cuore degli italiani e di tutti i cittadini europei.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bignami.
Faccio presente ai colleghi che sull'oggetto 953 è stato presentato l'emendamento 1, a firma dei consiglieri Barbieri e Mezzetti.
È aperta la discussione generale sull'emendamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mazza. Ne ha facoltà.
MAZZA: Presidente, volevo intervenire sull'emendamento che è stato presentato, e di cui ho ascoltato l'illustrazione da parte del consigliere Mezzetti, perché personalmente non lo condivido. Essendo uno tra i firmatari della risoluzione, voglio spiegare anche la differenza tra quello che dico io e l'emendamento stesso.
Io ritengo che la risoluzione come noi l'abbiamo presentata fosse alquanto chiara: dire che siamo contrari alla Bolkestein non vuol dire che non si possa trovare un'altra soluzione e fare una direttiva migliore di questa. Però affermare una contrarietà netta significa anche dire che quell'impostazione generale è inaccettabile, dopodiché, ovviamente, si tratterà di vedere quale sarà l'evoluzione che si manifesterà.
Perciò l'emendamento presentato io non lo condivido non per la ragione che è più morbido, ma perché non è chiaro nella sua sostanza. Esso propone "il superamento di tutti i punti della direttiva che mettono in discussione i diritti acquisiti dei lavoratori". Ma il problema è la diversità dei singoli Stati all'interno dell'Unione Europea ed è del tutto evidente, quindi, che il problema è evitare arretramenti dei diritti nei singoli paesi, visto che non esiste un diritto acquisito generale nell'Unione Europea.
D'altra parte anche il concetto di "servizi di interesse generale" non è chiaro. Qui il problema è la liberalizzazione dei servizi che oggi sono pubblici, non generali, e quindi andrebbe specificato per quali noi siamo contro questa scelta. Ma in Italia siamo ancora messi peggio perché abbiamo avuto privatizzazioni senza liberalizzazione, per cui la questione è ancora più complicata. La discussione secondo me è più generale e complessa, per cui il ritiro della Bolkestein sarebbe la soluzione ottimale per riaprire la discussione stessa.
Quindi, per quanto mi riguarda, io voterò contro l'emendamento presentato, esplicitando, ovviamente, un altro concetto: che se l'emendamento passerà io voterò comunque la risoluzione così come viene emendata, perché non ho ragioni di dubitare della buonafede dell'emendamento. Insomma, dico solo che è scritto in modo tale che non aiuta a capire la scelta che noi abbiamo di fronte ed io preferisco a questo punto essere molto netto sulla contrarietà alla direttiva, perché mette in discussione questioni fondamentali.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Ha chiesto di parlare il consigliere Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI: Volevo dire due cose su questo emendamento. Innanzi tutto una cosa: noi con questo emendamento ci rivolgiamo al Governo italiano affinché sviluppi tutte le iniziative necessarie in sede nazionale ed europea al fine di operare per la modifica della direttiva. Ma io, sinceramente, dico: visto che siamo nell'Assemblea regionale e visto che la Regione Emilia-Romagna fa parte del Comitato delle Regioni, come ho detto nel mio intervento, io penso che il nostro interlocutore immediato, il nostro referente immediato dovrebbe essere il presidente Errani, che fa parte del Comitato delle Regioni e che in quell'ambito deve esprimere, come riconosciuto dal trattato di Maastricht, dal trattato sull'Unione Europea, essendo questo, il Comitato delle Regioni, un organo consultivo composto dai rappresentanti degli enti locali e regionali d'Europa, il parere in merito a questa direttiva.
Poi siamo d'accordo che ci possiamo anche appellare al Governo, però, voglio dire, qui adesso è immediata quella che sarà la presa di posizione delle Regioni. E poi dico francamente un'altra cosa. Ecco, io sono d'accordo, io mi auguro che la prossima settimana, il prossimo martedì, questa direttiva venga per il momento ritirata. Non è un caso che noi con la nostra risoluzione abbiamo detto no a questa direttiva, chiaramente ne chiediamo delle modifiche, però voglio fare anche un'osservazione. Adesso siamo alle prese con la campagna elettorale, io ho visto che in questo dibattito tutti abbiamo convenuto su certe ragioni, a parte qualche dichiarazione polemica del collega Masella che diceva "le destre..." Allora, collega Masella, io le comunico ufficialmente, visto che ho parlato con i miei colleghi parlamentari europei, che Alleanza Nazionale al Parlamento Europeo è nettamente contraria a questo provvedimento. Questo glielo dico con molta tranquillità.
Il problema purtroppo invece è che dall'altra parte, dalla parte del centrosinistra, non so se sia così tutto chiaro, perché noi sappiamo benissimo, visto che qui un po' di polemica poi ci sta anche bene, che le responsabilità politiche di questa direttiva sono ben altre: sono di una commissione che vedeva l'allora professor Prodi, presidente della Commissione Europea, partorire questa direttiva. Davanti a tutto ciò non ci si può nascondere.
Allora, io voglio dire una cosa: sappiamo benissimo qual è il retroterra culturale del professor Prodi, è il retroterra di quell'anima libera europea che pensa all'Europa come un'area di libero scambio assieme ai paesi ex comunisti, che era il vecchio progetto di Kissinger, del miliardario comunista Hammer, della "trilateral Commission", che pensavano in questo modo di rilanciare l'Europa dell'est. Ecco, era l'Europa di Soros che dicevano che si poteva integrare solo con il nostro mercato comune, tutta la realtà dei paesi dell'est, degli agricoltori, dei siderurgici, dei tessili, tutta quella realtà che voleva aprire i suoi mercati a prodotti concorrenziali in virtù dei bassi costi di produzione.
Questo è il retroterra culturale che produce queste cose, non c'è l'Europa politica, non c'è l'Europa delle radici cristiane, l'Europa dei valori. Questa è l'Europa, diciamolo francamente, una volta dicevamo dei mercanti, questa è l'Europa degli euroburocrati - questa è la realtà - degli eurocrati che non hanno una grande anima spirituale e che quindi delle conquiste sociali dell'Europa se ne fregano - scusate l'espressione - e producono queste cose. È un dato di fatto che gli Stati nazionali non stanno loro a cuore, perché delle identità nazionali non gliene frega assolutamente niente, loro credono nel grande mercato sanatore, riequilibratore. Credono nella cosiddetta globalizzazione senz'anima, senza cultura, senza tutela delle specificità, delle differenze e di tutta quella che è la storia delle nazioni e dei popoli europei. È questo il retroterra.
Quindi, io mi auguro che all'interno del centrosinistra, visto che qui si fa appello al Governo italiano, io non so se la direttiva europea avrà la ventura di essere discussa, mi auguro di no, con altri rappresentanti del Governo italiano, ma io non so cosa pensa Prodi di quest'Europa e che cosa farà in merito.
Ecco, non so, basterà il collega Masella o Bertinotti nel suo Governo a fargli cambiare idea? Non lo so, perché così attualmente non è stato.
Quindi, su questo emendamento sinceramente ho delle riserve perché, come ha fatto anche presente un altro collega che mi ha preceduto, fra l'altro, un conto sono i servizi di interesse pubblico e un conto sono quelli di interesse generale. È fondamentale. I servizi di interesse pubblico sono l'istruzione, la sanità, quei servizi per i quali...
PRESIDENTE (Donini): Consigliere, sono trascorsi i suoi cinque minuti.
RENZI: Allora riprendo dopo in dichiarazione di voto.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Masella. Ne ha facoltà.
MASELLA: Il consigliere Renzi esprime perplessità sull'emendamento, io esprimo contrarietà sull'emendamento. Contrarietà perché non mi convince che qui in Consiglio regionale facciamo la discussione di merito che stanno facendo in Europa. L'intento di questa discussione su questa direttiva era sostanzialmente di esprimere la nostra contrarietà di fondo alla nostra direttiva, non capisco perché una parte del centrosinistra abbia cambiato idea. Perché, dice il consigliere Barbieri e anche il consigliere Mezzetti che hanno firmato l'emendamento, si dice che, come dire, eravamo impegnati ad una modifica della direttiva Bolkestein. Perché, una settimana fa non eravate impegnati, non eravamo impegnati tutti ad una modifica? E perché una settimana fa abbiamo firmato, tutti i capigruppo della maggioranza, una risoluzione che dice "al fine di operare fattivamente per il ritiro della direttiva Bolkestein"?
(interruzioni)
Sì, anche 45 giorni fa. Dice giustamente con i segni, senza parlare ma con i segni, il consigliere Barbieri, che lui non era d'accordo.
(interruzioni)
Perfetto, che non c'era...
PRESIDENTE (Donini): Possiamo evitare di interloquire?
MASELLA: ...che non c'era la sua firma, quindi questo chiarisce il problema. Non è che in questi 45 giorni è cambiato il mondo o lo scenario, è che c'è un pezzo della maggioranza che non era d'accordo già 45 giorni fa. Potevate mettervi d'accordo, almeno avremmo evitato tutta questa fatica e tutti questi problemi. Però non mi piace questo modo di procedere, non mi piace perché avevamo firmato una risoluzione tutti insieme, avremmo dovuto mantenere la linearità di questa risoluzione. Anche perché non stiamo facendo qui il dibattito che si sta facendo in sede di Parlamento europeo, l'intento qui è di collocare la Regione esprimendo una contrarietà netta rispetto alla Bolkestein, come tante Regioni e tanti Comuni. Questo avremmo dovuto fare, e invece così si fa un pasticcio che non serve all'intento, anzi, aiuta a creare ancora più confusione tra la gente.
Io penso che una riflessione più generale su come dovremmo costruire il Governo dell'Unione in Italia e il Governo dell'Unione Europea dovremmo farla da questo ragionamento, perché, appunto, ci sono visioni completamente diverse. Il consigliere Renzi dice che non sa se Masella, o Bertinotti, o Rifondazione riuscirà a far cambiare le idee a Prodi. Certamente non saremo noi a far cambiare le idee, però i fatti sì. I fatti hanno la testa dura: questa Unione Europea costruita sui parametri di Maastricht è fallita! È fallita! È il fallimento di qualche mese fa di cui non volete prendere atto col referendum francese, uno dei pilastri dell'Unione Europea di Maastricht, che dice no alla Costituzione europea.
Ma come si fa ancora a difendere... invece c'è qualcuno in Italia, solo in Italia, che continua a difendere quel bidone che è vuoto. Io non lo so, volete andare avanti lì? Andate avanti lì!
VARANI: Difendi il leader della tua coalizione.
MASELLA: Sì, adesso...
PRESIDENTE (Donini): Consigliere Varani, se vuole intervenire avrà modo di farlo poi.
MASELLA: Voi difendete il Governo che è un altro bidone vuoto, se permettete. Va bene?
Ecco, quelli sono i fatti, non è Rifondazione che farà cambiare idea, saranno i fatti e purtroppo ci sarà chi invece rimarrà indietro a difendere il passato nobile e la testimonianza dell'Unione Europea che fu. Auguri! Io penso che noi dobbiamo guardare avanti e guardare il nuovo, non il vecchio.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Masella.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mezzetti. Ne ha facoltà.
MEZZETTI: Non capisco, perché mi pare che si sia preso l'emendamento, e i miei colleghi ragionano sull'emendamento estrapolato da tutto il resto del contesto, ad un periodo particolare dell'intera risoluzione che mantiene assolutamente inalterata, ferma, l'assoluta espressione di contrarietà e di opposizione a così come è formulata la direttiva Bolkestein allo stato attuale. Fra l'altro, aggiungo anche che qualcosa è cambiato, perché in questi quarantacinque giorni, non so quanto siano informati i nostri colleghi consiglieri, intanto è continuato un lavoro all'interno della commissione e a Bruxelles che ha già introdotto anche modifiche nella direzione che noi chiedevamo in questi quarantacinque giorni. La prossima settimana si aprirà, ribadisco quello che ho detto prima, una seduta in assemblea plenaria dove si discuterà della direttiva e diversi partiti, compreso il gruppo del Partito socialista europeo, il gruppo Liberale e parte del gruppo del Partito popolare europeo, presenteranno un pacchetto, un insieme di richieste di modifica a quell'emendamento in questa direzione.
Io credo che ogni serio riformista si preoccupi di sostenere quell'iniziativa parlamentare e non semplicemente di fare una battaglia di testimonianza, che però non apporta nessun risultato aggiuntivo all'iniziativa parlamentare che questi gruppi la prossima settimana faranno nella direzione di modificare e volgere al meglio quel testo di direttiva per rispondere alle esigenze che in tutto il contesto della risoluzione sono ribadite, riaffermate e quindi non smentite.
Aggiungo al consigliere Renzi, che invito a leggere ancora una volta completamente il dispositivo della nostra risoluzione, che nei punti successivi - ora Renzi non mi ascolta - l'emendamento non si ferma soltanto alla parte della richiesta del Governo, i punti successivi si rivolgono anche alla qualità di presidente alla Conferenza Stato-Regioni del presidente Errani e l'iniziativa che poi svolge in direzione della Conferenza e dei Comuni anche aderenti alle Associazioni dei Comuni. Quindi è presente questo all'interno.
Piuttosto pare strano, invece, che nella risoluzione dei colleghi di Alleanza nazionale non fosse presente assolutamente alcun riferimento invece a quali iniziative può assumere il Governo nazionale in tal senso, forse perché il consigliere Renzi si domandava cosa ne penserà Prodi, ma noi non sappiamo neppure cosa ne pensa Berlusconi, o cosa ne pensa, ad esempio, Frattini in questo momento, tant'è vero che forse l'assenza dei colleghi consiglieri di Forza Italia, tranne la presenza di Filippi in questo momento, è data anche da un imbarazzo in questa vicenda, perché voi sapete che c'è una differenza anche nel centrodestra all'interno del Parlamento europeo.
Quindi io ribadisco le ragioni nel senso che ho indicato del nostro emendamento, che vanno a sostegno di una risoluzione che comunque condanna la direttiva così come oggi è formulata e quindi in senso riformista ne chiede una modifica radicale e profonda nell'assemblea plenaria della prossima settimana.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mezzetti.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare in sede di discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto sull'emendamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Masella. Ne ha facoltà.
MASELLA: Ovviamente dichiarazione di voto contrario, e ribadisco contrario, a questo emendamento e faccio solo un'osservazione. Aggiungo alle considerazioni fatte da Mezzetti, che rispetto, che non capisco come si fa a non fare una riflessione sul perchè si è arrivati ad una direttiva del genere. Voi dite, e nella risoluzione c'è, che questa direttiva è un disastro, che introduce il fatto che lavoratori italiani o stranieri, dipendenti di una ditta rumena, devono avere il contratto in Romania, quindi è una roba pazzesca. Pazzesca!
Ma chi l'ha votata questa direttiva? Chi l'ha fatta?
(interruzioni)
Almeno un minimo di spirito autocritico di dire: "Sì, in effetti abbiamo sbagliato, andiamo avanti, guardiamo oltre". Ma come si fa? Invece no, tutto secondo la vecchia dogmatica storia, tutto in continuità. Tutto e sempre in continuità, sempre "Andiamo avanti perché è cosi", eccetera. Ma è incredibile! Ma diciamocelo che è stato un errore clamoroso per chi l'ha sostenuta, minimo questo, invece sembra tutto in continuità, tutto nel gradualismo continuativo. Secondo me non è questione che è un errore, è una roba che non porta da nessuna parte. Pazienza!
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Masella.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: La nostra preoccupa-zione, oltre ai servizi, è quella che si possa trascinare con effetto domino anche il lavoratore di altri settori. Volevo aggiungere, Masella, che, oltre alla Francia, anche l'Olanda ha bocciato e, visti i risultati, il Regno Unito ha bloccato la consultazione. Vuol dire che è un segno evidente del fallimento attuale del modello della Comunità Europea. Non siete i soli, anche noi ci difendiamo e stiamo lottando, anche con la presenza sulle piazze e quando diciamo che andiamo a spiegare qual è il modello di questa Costituzione europea, quando andiamo a spiegare il modello la gente fa finta di niente, sembra che non le interessi. Noi cerchiamo di far aprire le menti della gente, farle capire, io credo che sarebbe stato opportuno fare un referendum.
Questo veramente è stato un grande fallimento. Noi chiediamo comunque, per quello che riguarda oggi, il ritiro e non siamo d'accordo sul discorso dell'emendamento presentato da Barbieri e Mezzetti.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI: Per ritornare appunto su questo emendamento, qui qualche collega ha detto che non vuole assumersi le responsabilità perché si è andati avanti in questa direttiva. Ecco, secondo me sta lì il problema. Adesso non si può trovare, diciamo, una scappatoia invocando il Governo. Noi, come ho detto prima, siamo qui in Assemblea regionale e il nostro primo immediato interlocutore è la Giunta. Come abbiamo chiesto con questa risoluzione a questa direttiva, è il presidente Errani che fa parte del Comitato delle Regioni che deve dire il suo "no" a questa direttiva, a meno che non l'abbia già detto, visto che non sappiamo come e quando si è riunito il Comitato delle Regioni.
Dirò una cosa: chiaramente io... Come?
ERRANI: Sono supplente. Non sono più membro, la Regione Emilia-Romagna non fa più parte del comitato.
RENZI: L'ho appreso da internet che allora non è stato ancora aggiornato. Lei risulta ancora full time, presidente.
(interruzione del presidente Errani)
PRESIDENTE (Donini): Grazie, presidente, dei suoi ragguagli tecnici.
Prego, consigliere Renzi.
RENZI: Volevo dire che oltre al ruolo del Comitato delle Regioni, io penso che allora il ruolo che devono esercitare martedì è quello dei nostri parlamentari di tutti gli schieramenti. Chiaramente tutti gli schieramenti che sono a Bruxelles la prossima settimana, da destra a sinistra, si dovranno pronunciare su questa cosa. Io non penso che martedì questo spetti al presidente del Consiglio Berlusconi, spetta ai parlamentari che nel Consiglio Europeo dovranno fare la loro parte e bocciare dicendo "no" chiaramente a questa direttiva.
Ecco perché allora, insomma, mi sembra un po' limitante, questo appello al Governo mi sembra fuori luogo, perché gli strumenti sono altri, le persone sono altre e i soggetti che devono fare la loro parte sono altri.
Volevo dire solo una cosa in conclusione. Su questa direttiva prima ho fatto l'esempio dell'idraulico polacco che è stato preso a simbolo in Francia nell'ambito di quella che fu la campagna referendaria sulla volontà di adesione della Francia nell'Unione Europea. Proprio questa direttiva, con questi meccanismi e con questi principi del paese d'origine, ha caratterizzato la battaglia referendaria in Francia. Mi dispiace che purtroppo anche di queste cose non si voglia fare ammenda in Italia. Purtroppo in Italia non abbiamo fatto questa battaglia referendaria, però l'Europa, così come viene a configurarsi, non ci piace, sinceramente su questo sono d'accordo con il collega della Lega.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mazza. Ne ha facoltà.
MAZZA: Ci tenevo solo a precisare un punto. La mia opposizione all'emendamento firmato da Mezzetti e Barbieri è sul merito dell'emendamento, non sul giudizio che io do sull'Europa. Io non sono d'accordo né con Manfredini, né con Masella. Penso, cioè, che l'Unione Europea sia importante, anche se ci sono questioni anche nel centrosinistra non chiare. Però, se ricordo bene, adesso la maggioranza ce l'ha il centrodestra nel Parlamento europeo.
Io sono contrario a questo emendamento perché impasticcia ancor di più le cose, tutto qua. Lo trovo un emendamento non capace di affrontare il nodo per quello che esso è. Lo penso scritto in fretta, forse per una mediazione tra chi è contrario alla risoluzione e chi era a favore. Quindi, io non lo voto quell'emendamento, ma do un giudizio diverso sull'Unione Europea. Io penso che l'Unione Europea debba avere un ruolo ancora più forte per equilibrare i poteri nel mondo e per avere un ruolo attivo anche di fronte al dominio degli Stati Uniti d'America. Io la penso così, e per questo ho voluto precisare la mia posizione.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1, a firma dei consiglieri Barbieri e Mezzetti, alla risoluzione oggetto 953.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): Passiamo ora alle dichiarazioni di voto congiunte su entrambe le risoluzioni presentate.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Solamente per dire che noi eravamo intenzionati a votare in modo favorevole anche la risoluzione della maggioranza, ma, visto che è così emendata, purtroppo non lo faremo.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI: Solo per ribadire quello che è il nostro giudizio negativo a questa direttiva che vuole sconvolgere, come dicevo prima, quelle che sono le economie nazionali, le culture dei popoli e lo stato sociale dei nostri popoli.
Volevo ribadire quella che noi crediamo e ci aspettiamo dall'Europa: una politica del lavoro e dello sviluppo, capace di competere, questo sì, sullo scenario internazionale. Crediamo che una politica dello sviluppo e dell'Europa debba dare le priorità allo sviluppo demografico, al sostegno della famiglia, debba salvaguardare concretamente la responsabilità sociale delle imprese, battersi per la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell'impresa. Auspichiamo inoltre che sia assecondata l'aspettativa dei giovani sull'Unione Europea quando chiedono formazione, qualificazione professionale e un modello sociale in grado di coniugare la flessibilità del mondo del lavoro con le necessarie garanzie in termini di occupazione e di retribuzione.
L'Europa che propone, che formula queste direttive, lo abbiamo già detto, è l'Europa dell'euroburocrazia, quella che non sa salvaguardare i settori strategici dell'economia europea, minacciati, questo sì, dalla concorrenza sleale internazionale.
Noi vogliamo veramente, proprio in occasione di questa direttiva Bolkestein, contestare questo modo di concepire un progetto per l'Europa, perché veramente ci sta a cuore che l'Europa, veramente, diventi una nazione a misura di cittadini europei.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Masella. Ne ha facoltà.
MASELLA: Mi asterrò su entrambe le risoluzioni proprio perché in effetti dimostriamo, come sempre, di stare sul merito, in particolare la risoluzione che ho firmato io. Purtroppo quindi questa non viene più votata, no?, nel senso che viene superata dall'emendamento. Sono costretto ad astenermi sulla risoluzione in cui il primo firmatario è Masella, non so dal punto di vista formale come poi vengano presentate le cose. Ma è evidente che, secondo me, la risoluzione viene stravolta...
(interruzioni dell'assessore Zanichelli)
...no, viene stravolta nel punto principale, che è la richiesta di ritiro. Quello era il punto principale della Bolkestein. Tenendo presente, ripeto, che noi discutiamo di Bolkestein, ma il sottoscritto, insieme al suo partito, è da mesi e mesi che sta costruendo una lotta, un'iniziativa contro la Bolkestein, quindi questo, è evidente, è diventato il simbolo dell'attacco ai lavoratori, allo stato sociale, di una certa Europa liberista e qui la richiesta di ritiro per noi è fondamentale. Quindi, se si cancella quel punto non possiamo votare a favore.
Del resto non possiamo votare contro, anche perché comunque in tutta la risoluzione c'è una critica forte alla direttiva Bolkestein, simile alla critica che viene fatta dal centrodestra, e quindi noi ci asterremo rispetto a entrambe le risoluzioni.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Masella.
Ha chiesto di parlare la consigliera Guerra. Ne ha facoltà.
GUERRA: Ovviamente di fronte al Consiglio mi scuso per non aver partecipato al dibattito, ma abbiamo in corso una importante riunione di nostri amministratori su temi, tra l'altro, di rilevanza regionale.
Abbiamo sottoscritto questa risoluzione e abbiamo ritenuto che averla sottoscritta, insieme agli altri consiglieri, fosse garanzia, poi certo il dibattito è sovrano, del mantenimento dell'integrità di questo testo.
Per quanto ci riguarda, quell'emendamento toglie forza a questa risoluzione, non ricomprende appieno la nostra posizione, che era quella di richiedere l'eliminazione di questa norma. Pertanto il nostro voto sarà di astensione.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Guerra.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 871, a firma dei consiglieri Renzi, Aimi, Bartolini e Bignami.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 953, a firma dei consiglieri Masella, Zanca, Mezzetti, Bortolazzi, Borghi, Richetti, Tagliani, Monari, Manca, Nanni e Mazza, così come emendata.
(È approvata a maggioranza)
OGGETTO 1050
Risoluzione proposta dai consiglieri Borghi, Muzzarelli, Piva, Bortolazzi, Nanni, Masella e Zanca per l'attivazione di azioni di contrasto, anche tramite il ricorso alla Corte Costituzionale, nei confronti del Decreto di attuazione in materia di delega ambientale, al fine di ottenere modifiche a tutela della salute, dell'ambiente e delle categorie sociali coinvolte (100) (Approvazione)
PRESIDENTE (Donini): Se nessun consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1050.
(È approvata a maggioranza)
OGGETTO 1051
Risoluzione proposta dai consiglieri Donini e Richetti per promuovere iniziative nelle scuole, in occasione della giornata dedicata a San Francesco, finalizzate allo sviluppo di attività formative dedicate alla multiculturalità ed all'accoglienza, da estendere anche in ambito europeo, ai fini del riconoscimento e dell'integrazione delle diverse culture (101) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini): È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Io sono ovviamente a favore di questa risoluzione presentata dai consiglieri Donini e Richetti. Voglio solo evidenziare, come posso dire, una difficoltà intrinseca per gli studenti bolognesi, i quali nel giorno di San Francesco festeggiano già San Petronio, e quindi in questa situazione si troverebbero un attimo svantaggiati rispetto ai loro colleghi delle altre città dell'Emilia-Romagna.
Io invito, adesso non so se è possibile, ad un attimo di riflessione per studiare una forma che non escluda gli studenti bolognesi in merito a questo aspetto.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di parlare il consigliere Richetti. Ne ha facoltà.
RICHETTI: Come avete colto dal testo della risoluzione, essa viene da una sollecitazione pervenuta da parecchi studenti delle scuole dell'Emilia-Romagna che hanno lavorato sulla figura di San Francesco e rispetto ai quali noi ci siamo impegnati a raccogliere questa sollecitazione.
Relativamente al problema che poneva il consigliere Bignami, non essendo una giornata di festività perché non sarebbe nelle nostre possibilità, nelle nostre competenze, ovvieremo con il fatto che insieme all'Ufficio scolastico regionale chiederemo di fare questo lavoro legato all'integrazione, alla multiculturalità e alla pace in una giornata precedente o successiva al giorno 4 di ottobre.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Richetti.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1051, a firma dei consiglieri Donini e Richetti.
(È approvata all'unanimità)
OGGETTO 366
Risoluzione proposta dal consigliere Borghi per contrastare ogni forma di discriminazione e violazione dei diritti umani delle donne e per sostenere la campagna "Mai più violenza sulle donne promossa da Amnesty International" (37) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini): È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Mi era venuta in mente una cosa anche se sono arrivato tardi per fare la dichiarazione di voto sulla risoluzione precedente.
Questa risoluzione sicuramente la votiamo, perché lo riteniamo necessario: è opportuno che si smetta e che si faccia una lotta veramente seria contro chi fa violenza, non soltanto alle donne, ma anche ai bambini.
Volevo dire che io mi auguro che con la giornata di riflessione, proposta dalla risoluzione che hanno presentato Richetti e Donini, possano convertire il 4 di ottobre magari anche gli islamici! Credo sia una cosa fatta bene, perché mi auguro che sia un punto di partenza.
Mi ero dimenticato di dirlo prima, scusi, presidente.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Manfredini.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 366, a firma del consigliere Borghi.
(È approvata all'unanimità)
OGGETTO 852
Risoluzione proposta dai consiglieri Richetti, Borghi, Ercolini, Salsi, Manca, Bortolazzi, Monari, Barbieri, Masella e Mezzetti per avviare iniziative atte a superare il fenomeno del turismo sessuale, che causa soprusi e danni all'infanzia (79) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Donini): È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Noi voteremo a favore, come abbiamo fatto per il resto delle altre risoluzioni su questo argomento. Dispiace solo vedere che per risoluzioni di questo genere, anche al momento della sottoscrizione, si potrebbe avere una unanimità da parte dei consiglieri che penso potrebbe ulteriormente dare senso e significato al valore di questi atti, fermo restando il nostro voto favorevole.
Queste non sono risoluzioni che possono avere una dimensione riportabile a un qualsiasi tipo di carattere e dialettica politica, ma riguardano questioni di buonsenso, di morale, di etica e di civiltà che dovrebbero vedere tutti i consiglieri d'accordo nel portarle avanti.
Quindi, io auspico che per il futuro, di fronte a situazioni di questo genere, per risoluzioni di questo genere sia chiesta la firma anche ai consiglieri di minoranza.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bignami.
Metterò il mio ruolo a disposizione per veicolare le informazioni e promuovere iniziative il più possibile condivise, in questo senso in partenza.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 852, a firma dei consiglieri Richetti, Borghi, Ercolini, Salsi, Manca, Bortolazzi, Monari, Barbieri, Masella e Mezzetti.
(È approvata all'unanimità)
OGGETTO 482
Risoluzione proposta dai consiglieri Guerra e Borghi per definire indirizzi e criteri nell'elaborazione dei piani provinciali di gestione dei rifiuti (46) (Ritiro)
OGGETTO 948
Risoluzione proposta dai consiglieri Muzzarelli, Zanca, Piva, Guerra, Nanni, Richetti, Masella e Bortolazzi affinché la Giunta emani indirizzi per gli obiettivi di raccolta differenziata, orientata al recupero e al riciclaggio nella raccolta dei rifiuti (91) (Approvazione)
PRESIDENTE (Donini): Vi ricordo che avevamo iniziato la discussione congiunta su questi due oggetti già nella seduta del 22 dicembre 2005, ma al momento della votazione è mancato il numero legale.
(interruzione del consigliere Muzzarelli)
Il 948. Sì, l'ho chiamato, consigliere Muzzarelli.
(interruzione del consigliere Muzzarelli)
L'oggetto 948 è del 23/12/2005. Questo documento è stato presentato in data 23/12 e ne sostituiva uno precedente.
(interruzioni)
Un attimo, stiamo facendo una verifica per vedere se abbiamo tutti i documenti giusti.
Allora, colleghi, non posso dare la parola a nessuno perché avevamo all'epoca chiuso le dichiarazioni di voto ed eravamo passati alle operazioni di voto, per cui devo riprendere da lì.
Quindi, vedo che la consigliera Guerra mi ha chiesto di intervenire, ma non posso soddisfare la sua richiesta, a meno che non voglia proporre il ritiro.
Prego, consigliera Guerra.
GUERRA: Dato che abbiamo concordato il testo di una risoluzione, noi ritiriamo quella specifica dei Verdi.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Guerra.
La risoluzione di cui all'oggetto 482 è stata ritirata.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 948, a firma dei consiglieri Muzzarelli, Zanca, Piva, Guerra, Nanni, Richetti, Masella e Bortolazzi.
(È approvata a maggioranza)
GUERRA: Che sia messo a verbale che il consigliere Muzzarelli non si fida mai.
(interruzione del consigliere Muzzarelli)
PRESIDENTE (Donini): Ecco, adesso non so in quale fase si possa collocare una dichiarazione di questo tipo.
OGGETTO 343
Risoluzione proposta dai consiglieri Ercolini, Mazzotti, Garbi, Guerra, Nanni, Bortolazzi, Delchiappo, Tagliani, Piva e Zanca per chiedere al Governo di ripristinare per l'anno 2005 il fondo per le politiche sociali (36) (Approvazione)
PRESIDENTE (Donini): Nella seduta pomeridiana del 26 ottobre 2005, al momento della votazione sull'oggetto, è mancato il numero legale. Successivamente la Conferenza dei capigruppo, che esamina e individua le priorità per l'ordine del giorno delle sedute successive, non lo indicò come priorità, per cui sono rimaste da espletare le operazioni di voto su questa risoluzione.
(interruzione del consigliere Borghi)
Siamo in fase di votazione, consigliere Borghi.
La stiamo votando, per cui siamo in una fase troppo avanzata per fare queste valutazioni. Questo è un lavoro al quale invitiamo i capigruppo durante le Conferenze dei capigruppo, non durante le sedute dell'Assemblea.
Passiamo al voto.
VOCE: Cosa stiamo votando?
PRESIDENTE (Donini): Stiamo votando l'oggetto 343, perché nella seduta del Consiglio del 26 ottobre, al momento della votazione sull'oggetto, è mancato il numero legale.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 343, a firma dei consiglieri Ercolini, Mazzotti, Garbi, Guerra, Nanni, Bortolazzi, Delchiappo, Tagliani, Piva e Zanca.
(È approvata a maggioranza)
OGGETTO 744
Risoluzione proposta dai consiglieri Manca, Guerra, Masella, Nanni, Bortolazzi, Zanca, Richetti e Monari contro il comma 147 della finanziaria 2005, che riguarda la riforma della previdenza agricola (65) (Approvazione)
PRESIDENTE (Donini): Se nessun consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione in oggetto.
(È approvata a maggioranza)
OGGETTO 972
Risoluzione proposta dal consigliere Corradi per sostenere e promuovere i prodotti agricoli e le filiere agroalimentari regionali presso le istituzioni europee (95) (Discussione)
PRESIDENTE (Donini): È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Una brevissima illustrazione del contenuto di questa risoluzione, che prende atto dei primi dati di stima dell'Eurostat, i quali evidenziano ulteriormente le già note situazioni di crisi e di criticità dell'agricoltura mediterranea, ma in particolare dell'agricoltura italiana, evidenziando peraltro uno squilibrio dell'andamento dei redditi agricoli (per esempio in Italia diminuiscono del 9,6%), non compensati certamente o quantomeno squilibrati rispetto invece all'incremento dei redditi agricoli dei paesi nordeuropei, per esempio l'Irlanda +12,8.
Questa risoluzione ha l'obiettivo di impegnare la Giunta ad attivarsi in sede comunitaria per cercare di ottenere un riequilibrio nelle scelte strategiche europee in materia di agricoltura, al fine di non penalizzare ulteriormente i nostri produttori nazionali.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Corradi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, pongo in votazione la risoluzione oggetto 972.
Ha chiesto di parlare il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Intervengo per chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Monari.
Il consigliere ha chiesto la verifica del numero legale, per cui passiamo all'appello.
Allora, chiedo al consigliere-segretario Richetti di venire al banco della Presidenza per procedere all'appello nominale.
(interruzione del consigliere Bignami)
Consigliere Bignami, prego.
BIGNAMI: Non so se sono ancora in tempo, ma chiederei la votazione col sistema elettronico.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bignami.
Allora, mi è stata chiesta la verifica del numero legale e quindi è formalizzata questa richiesta a verbale e non il voto con il dispositivo elettronico, per cui ho fatto quello che mi è stato chiesto.
Quindi, a questo punto, passiamo all'appello. Se c'è il numero legale si procederà al voto.
Prego il consigliere-segretario Richetti di procedere all'appello nominale dei signori consiglieri.
Il consigliere-segretario Richetti effettua l'appello nominale dei consiglieri:
AIMI Enrico
(assente)
BARBIERI Marco
(assente)
BARTOLINI Luca
(assente)
BERETTA Nino
(assente)
BIGNAMI Marcello
presente
BORGHI Gianluca
(assente)
BORTOLAZZI Donatella
presente
CARONNA Salvatore
(assente)
CORRADI Roberto
presente
DELBONO Flavio
(assente)
DELCHIAPPO Renato
(assente)
DONINI Monica
presente
DRAGOTTO Giorgio
(assente)
ERCOLINI Gabriella
(assente)
ERRANI Vasco
presente
FIAMMENGHI Valdimiro
(assente)
FILIPPI Fabio
(assente)
FRANCESCONI Luigi
(assente)
GALLETTI Gian Luca
(assente)
GARBI Roberto
(assente)
GUERRA Daniela
(assente)
LEONI Andrea
(assente)
LOMBARDI Marco
(assente)
LUCCHI Paolo
presente
MANCA Daniele
presente
MANFREDINI Mauro
presente
MASELLA Leonardo
presente
MAZZA Ugo
presente
MAZZOTTI Mario
presente
MEZZETTI Massimo
presente
MONACO Carlo
(assente)
MONARI Marco
presente
MONTANARI Roberto
(assente)
MUZZARELLI Gian Carlo
(assente)
NANNI Paolo
presente
NERVEGNA Antonio
(assente)
PARMA Maurizio
presente
PERI Alfredo
(assente)
PIRONI Massimo
presente
PIVA Roberto
presente
RENZI Gioenzo
presente
RICHETTI Matteo
presente
RIVI Gian Luca
presente
SALOMONI Ubaldo
(assente)
SALSI Laura
presente
TAGLIANI Tiziano
(assente)
VARANI Gianni
(assente)
VILLANI Luigi Giuseppe
(assente)
ZANCA Paolo
(assente)
ZOFFOLI Damiano
(assente)
PRESIDENTE (Donini): Constatata la presenza di 21 consiglieri, sospendo la seduta per mancanza del numero legale.
(La seduta, sospesa alle ore 18,29, è ripresa alle ore 19)
PRESIDENTE (Donini): Riprendiamo la seduta, ma poiché è evidente il perdurare della mancanza del numero legale, ritengo che sia inutile procedere ad un ulteriore appello.
Per la prossima convocazione sarete avvisati a domicilio. Buonasera.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 19
LA PRESIDENTE
I SEGRETARI
Donini
Bignami - Richetti
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