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107.
SEDUTA DI MARTEDÌ 20 NOVEMBRE 2012
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
INDI DEL PRESIDENTE RICHETTI
Indice
Aggiornamento della seduta
PRESIDENTE (Aimi)
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Aimi)
Annuncio di risoluzioni, mozione, interpellanze, interrogazioni e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Aimi)
OGGETTO 2896
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011» (48)
(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi)
VECCHI Luciano, relatore della Commissione
LOMBARDI, relatore di minoranza
ALESSANDRINI (PD)
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
FERRARI (PD)
MANFREDINI (Lega Nord)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
MANDINI (Italia dei Valori)
NALDI (SEL - Verdi)
PRESIDENTE (Richetti)
MONARI (PD)
OGGETTO 3341
Delibera: «Bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013. Bilancio pluriennale per gli esercizi 2013-2015.» (Proposta dell'Ufficio di Presidenza in data 31 ottobre 2012, n. 134) (96)
(Relazione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
MAZZOTTI, relatore
OGGETTO 3357
Sessione in attuazione della risoluzione oggetto n. 2103 sulla rappresentanza di genere in occasione della giornata internazionale del 25 novembre 2012 contro la violenza alle donne - Comunicazione della Presidente della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini.
(Discussione)
OGGETTO 2885
Risoluzione proposta dalla presidente Mori, su mandato della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, per sollecitare il Governo a provvedere all'emanazione del regolamento di attuazione della legge 12 luglio 2011, n. 120, in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, impegnando inoltre la Giunta a dare piena attuazione, in ambito regionale, a tale disciplina, anche attraverso azioni di monitoraggio, di verifica e di istituzione dei relativi albi di competenze
(Discussione)
PRESIDENTE (Richetti)
MORI (PD)
MANFREDINI (Lega Nord)
MORICONI (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
MEO (SEL - Verdi)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazione elettronica
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Risoluzioni, mozione, interpellanze e interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
La seduta ha inizio alle ore 9,40
PRESIDENTE (Aimi): Dichiaro aperta la centosettesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute
- antimeridiana del 22 ottobre (n. 103);
- pomeridiana del 22 ottobre (n. 104);
- antimeridiana del 5 novembre (n. 105);
- pomeridiana del 5 novembre (n. 106)
inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali s’intendono approvati.
(Sono approvati)
PRESIDENTE (Aimi): Comunico che il presidente della Giunta Errani è assente giustificato ex articolo 65, comma secondo, del Regolamento interno.
Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna gli assessori Bianchi, Freda, Gazzolo, Lusenti e Muzzarelli e il consigliere Pollastri.
Aggiornamento della seduta
PRESIDENTE (Aimi): A questo punto potremmo aprire la seduta, però vedo, ictu oculi, che non c'è il numero legale, quindi sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 9,42, è ripresa alle ore 9,54)
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Aimi): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari sono stati presentati i seguenti progetti di legge:
3337 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Norme per la ricostruzione dei territori interessati dal sisma del 20 e 29 maggio 2012" (delibera di Giunta n. 1613 del 05 11 12).
3351 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Costi, Ferrari, Monari, Donini, Meo, Grillini, Paruolo e Barbieri: "Rete escursionistica dell'Emilia-Romagna e valorizzazione delle attività escursionistiche" (09 11 12).
3358 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e del bilancio pluriennale 2013-2015" (delibera di Giunta n. 1664 del 13 11 12).
3359 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale 2013-2015" (delibera di Giunta n. 1665 del 13 11 12).
È stato presentato il seguente progetto di legge di iniziativa di Consigli Comunali:
3325 - Progetto di legge d'iniziativa dei Consigli Comunali di Monteveglio, Sasso Marconi, Crespellano, Castello d'Argile, Forlì, Tredozio e Montechiarugolo recante: "Disposizioni a sostegno della riduzione della produzione dei rifiuti solidi urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata domiciliare con tariffa puntuale e dell'impiantistica funzionale al riuso e al riciclaggio. Competenze dei Comuni per le operazioni di gestione del servizio di igiene urbana privi di rilevanza economica. Regolamentazione del ristoro ambientale collegato all'impiantistica di smaltimento e di recupero diverso dal riciclaggio" (Deliberazioni della Consulta di Garanzia Statutaria di ammissibilità n. 6 del 26 ottobre 2012 e di regolarità n. 7 del 26 ottobre 2012, pubblicate sul BURERT n. 229 del 31 ottobre 2012).
È stato presentato il seguente progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell’art. 121 della Costituzione:
3334 - Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121 della Costituzione, d'iniziativa del consigliere Bignami: "Modifica dei criteri di revisione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari" (05 11 12).
PRESIDENTE (Aimi): Comunicazione ai sensi del comma 1, lettera f) dell’art. 68 del Regolamento interno:
Si comunica che la Commissione assembleare "Territorio, Ambiente, Mobilità" nella seduta dell’8 novembre 2012, ha esaminato la petizione ogg. n. 2727 - "Petizione popolare circa una diversa organizzazione dei servizi ferroviari nella tratta Pistoia-Porretta (Delibera dell'Ufficio di Presidenza di ammissibilità n. 60 del 16 05 12)", formulando una apposita relazione ai sensi dell’art. 121, comma 2 del Regolamento interno.
PRESIDENTE (Aimi): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 18 ottobre 2012 al 14 novembre 2012
DPGR n. 218 del 18/10/2012
Nomina di Talmelli Simonetta quale consigliere della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Ferrara in sostituzione di Viganelli Claudio.
DPGR n. 224 del 26/10/2012
Procedimento di estinzione per inerzia dell’Ipab "Istituto Figlie Povere di Sant’Antonio" di Parma (PR) - Nomina del Commissario ad Acta incaricato della redazione dell’inventario del patrimonio e della ricognizione dei rapporti attivi e passivi.
DPGR n. 231 del 31/10/2012
Modifica della composizione della Consulta regionale degli Studenti istituita con decreto della Giunta regionale n. 13/08, ai sensi della L.R. 15/07.
DPGR n. 236 del 09/11/2012
Nomina dei Sigg.ri Marco Laghi e Giovanna Benaglia come componenti della Commissione Regionale per l'Artigianato in sostituzione dei membri dimissionari Sigg.ri Germano Capacci e Dario Costantini.
Annuncio di risoluzioni, mozione, interpellanze, interrogazioni
e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Aimi): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzioni
3353 - Risoluzione proposta dal consigliere Cavalli per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche nei confronti del Governo, volte a monitorare la situazione relativa al decommissioning della centrale nucleare di Caorso, risolvere problemi di stoccaggio e ad istituire una apposita struttura che gestisca le funzioni regionali relative a tali problematiche.
3354 - Risoluzione proposta dai consiglieri Defranceschi e Favia per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche invitando gli Enti pubblici territoriali coinvolti, volte ad evitare l'avvio di ricerche e trivellazioni destinate ad accertare la fattibilità del progetto relativo al deposito di Gas Rivara, proponendo anche ricorso straordinario al Capo dello Stato.
3364 - Risoluzione proposta dai consiglieri Costi, Donini, Meo, Monari e Luciano Vecchi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, presso il Ministro dell'Ambiente, volte a ribadire la necessità di chiudere negativamente e definitivamente la procedura di VIA riguardante il progetto di deposito di gas in acquifero profondo in località Rivara (MO).
Mozione
3363 - Mozione proposta dai consiglieri Barbati e Grillini per invitare il Governo a intraprendere una politica di razionalizzazione e dismissione delle caserme destinate ad usi militari, valorizzandone inoltre la riqualificazione in un'ottica di utilità sociale, di recupero di efficienza funzionale e di risparmio delle risorse economiche stanziate.
Interpellanze
3356 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa le cure prestate, presso l'AUSL di Cesena, a immigrati irregolari.
3362 - Interpellanza del consigliere Bignami circa le deleghe attribuite dalla Presidenza della Giunta regionale, con particolare riferimento ai vari casi di malasanità avvenuti negli ultimi due anni.
3369 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa la situazione relativa all'Ospedale di San Piero in Bagno ed al servizio di guardia medica per il Comune di Alfero.
Interrogazioni
3338 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della Coop Reno, con particolare riferimento al ripristino del contratto integrativo aziendale.
3339 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per contrastare l'infestazione dei castagneti da parte della "vespa cinese" (Dryocosmus kuriphilus).
3342 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la situazione relativa allo stabilimento Atlantis di Sariano (PC).
3343 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa lo stato di avanzamento del progetto autostradale relativo alla realizzazione del Passante Nord.
3344 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa le azioni da attuare per garantire la continuità del servizio del 118 nella Provincia di Modena, con particolare attenzione alle zone colpite dal sisma.
3345 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le spese sostenute dalla Regione Emilia-Romagna per lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti provenienti da altre Regioni.
3346 - Interrogazione del consigliere Carini, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla centrale nucleare di Caorso (PC), con particolare riferimento alle problematiche riguardanti la sicurezza di tale sito.
3347 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa lo stato di attuazione del nuovo tratto della strada Porrettana tra Silla di Gaggio Montano e Vergato.
3348 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il progetto di potenziamento del servizio ferroviario metropolitano di Bologna.
3349 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la soppressione di collegamenti ferroviari tra Bologna e Porretta Terme.
3350 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la dotazione di parcheggi destinati ai dipendenti dell'Ospedale Bellaria di Bologna.
3352 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa i lavori di dismissione, bonifica e stoccaggio relativi alla centrale nucleare di Caorso, con particolare riferimento alla istituzione di una apposita struttura regionale dedicata a tali problematiche.
3355 - Interrogazione dei consiglieri Favia e Defranceschi, a risposta scritta, circa l'unità di cardiologia del Policlinico di Modena.
3360 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa le funzioni relative alla Presidenza della Commissione Pari Opportunità.
3361 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il nosocomio di Bazzano (BO).
3365 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la soppressione di collegamenti ferroviari tra Porretta Terme e Bologna.
3366 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la situazione riguardante interventi relativi ai servizi socio-sanitari nel Comune di Finale Emilia.
3367 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la riorganizzazione dell'ASL di Imola.
3368 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa il riordino della rete ospedaliera del sistema sanitario regionale.
3370 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa problematiche relative alla linea ferroviaria Modena - Mantova, gestita da TPER.
3371 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa le problematiche riguardanti la società di trasporto pubblico TPER.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
3068 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, in merito alla proposta di un nuovo centro sportivo del Bologna Football Club a Granarolo dell’Emilia (BO).
3074 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, sulla situazione del Dipartimento dei Vigili del Fuoco e, in particolare, sulla operatività del Corpo nelle zone terremotate.
3081 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, in merito all'accordo di programma in variante alla pianificazione territoriale e urbanistica avente ad oggetto la delocalizzazione dell’impianto Rai Way OM e della Pizzoli S.p.A. di Budrio e per lo sviluppo dell’ambito produttivo e commerciale sovracomunale di Cento, con interventi connessi alla sostenibilità territoriale ambientale ed energetica, ai sensi dell'art. 34 del T.U.E.L. e dell' art. 40 della L.R. 20/2000 ss.mm sottoscritto in data 22 settembre 2010, dal Comune di Budrio, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, Rai Way OM S.p.A., Pizzoli S.p.A., Comune di Bologna e altri.
3107 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere, a seguito degli eventi sismici, per garantire la regolarità delle lezioni agli studenti di scuole site a Ponte dell'Olio nella Valnure ed a Monticelli (PC).
3116 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'istituzione della Città Metropolitana di Bologna.
3121 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa un impianto di gassificazione di biomasse vegetali realizzato nel Comune di Castiglione dei Pepoli (BO).
3127 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Corradi, Cavalli e Bernardini, a risposta scritta, sulle spese previste per il funzionamento della struttura commissariale ex art. 1 del D. Lgs. 74/2012 per le aree colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio 2012.
3132 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la provenienza dei rifiuti smaltiti nella discarica di Pediano, sita nel Comune di Imola.
3133 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la sostituzione, presso l'ASL di Bologna, di protesi all'anca.
3141 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa i contributi regionali riguardanti il miglioramento delle condizioni di vita nei campi nomadi, con particolare riferimento al Comune di Reggio Emilia.
3143 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'utilizzazione della quota parte della Regione Emilia-Romagna del fondo nazionale per l'assistenza a favore dei malati di SLA.
3145 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa la ridiscussione pubblica del piano industriale di SETA.
3147 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa il progetto "MYSALT", riguardante le Saline di Cervia.
3150 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa l'epidemia di mixomatosi che ha colpito i conigli del Parco Urbano di Forlì.
3155 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il Piano regionale di Gestione dei Rifiuti.
3164 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, sui criteri e le modalità con cui si sta elaborando e attuando la nuova disciplina urbanistica presso il Circondario Imolese .
3165 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, sugli intendimenti dell’Ausl di Modena riguardo al Punto di Primo Intervento di Fanano (MO) e sulle iniziative da assumere riguardo ai servizi sanitari dei Comuni dell’Appennino modenese.
3174 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'azienda di trasporti pubblici di Parma (TEP Spa).
3203 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la pesca abusiva nel fiume Po, con particolare riferimento alla tutela dello storione.
3212 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa le attività di rilievo internazionale poste in essere dalla Regione Emilia-Romagna con l'India, in relazione ai due marò del Reggimento S. Marco in stato di fermo in tale nazione.
3223 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa i finanziamenti relativi alle aziende agricole riguardanti la misura 121.
3245 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa l'attivazione di un tavolo di discussione che, partendo dalla situazione nella Provincia di Bologna, favorisca la redistribuzione del lavoro esistente attraverso contratti di solidarietà.
3252 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la sindrome da alienazione genitoriale (PAS - Parental Alienation Syndrome).
3274 - Interrogazione dei consiglieri Zoffoli e Pagani, a risposta scritta, circa il previsto aumento dell'IVA dal 4% al 10% sui servizi resi dalle cooperative sociali.
PRESIDENTE (Aimi): La Giunta regionale, ai sensi dell’art. 118 comma 1° del Regolamento interno, non intende rispondere alla interrogazione sotto riportata ritenendone il contenuto estraneo ai propri compiti d’istituto:
3360 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa le funzioni relative alla Presidenza della Commissione Pari Opportunità.
OGGETTO 2896
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011» (48)
(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi): Iniziamo la seduta con l’oggetto n. 2896 recante "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011". (delibera di Giunta n. 863 del 25 06 12).
Il testo, che porta il n. 5/2012, è stato licenziato dalla Commissione Bilancio Affari generali ed istituzionali nella seduta del 14/11/2012. Il progetto di legge risulta composto da dodici articoli.
Il relatore della Commissione - che vedo presente - è il consigliere Luciano Vecchi che ha presentato relazione scritta. Il relatore per l'opposizione è invece il consigliere Marco Lombardi - anche lui presente - che ha presentato relazione scritta.
Ricordo il contingentamento del tempo considerato che abbiamo sei ore e mezzo più il tempo eventuale per i dissenzienti. Per i relatori abbiamo trenta minuti, per il relatore di minoranza sempre trenta minuti, mentre per la Giunta quarantacinque minuti. Per i gruppi, il Partito Democratico (23 consiglieri) avrà a disposizione ottantaquattro minuti, per il Popolo della Libertà (11 consiglieri) quarantotto minuti, Lega Nord Padania Emilia e Romagna (4 consiglieri) ventotto minuti, Italia dei Valori - Lista Di Pietro (3 consiglieri) venticinque minuti, Federazione della Sinistra (2 consiglieri) ventidue minuti, Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it (2 consiglieri) ventidue minuti, Sinistra Ecologia Libertà - Idee Verdi (2 consiglieri) ventidue minuti, UDC (1 consigliere) venti minuti e il Gruppo Misto (1 consigliere) venti minuti.
La parola al relatore della Commissione, consigliere Luciano Vecchi.
VECCHI Luciano, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Come sempre rimando, per la completezza della relazione, al testo scritto che ho depositato. Mi limiterò, dunque, nella esposizione orale, agli aspetti fondamentali.
Ricordo ai colleghi che il Rendiconto generale adempie all’obbligo istituzionale che deriva direttamente dall'articolo 68 dello Statuto ed ha due funzioni.
La prima amministrativo-contabile di rendicontazione, funzione indispensabile ed obbligatoria che permette di verificare il grado di attuazione delle previsioni di bilancio e di acquisire elementi conoscitivi utili per le future previsioni e decisioni.
Il Rendiconto assolve a funzioni importanti ed essenziali anche di natura politica. Esso, infatti, illustra i risultati finali della gestione del bilancio regionale consentendo di verificare la politica regionale di bilancio attraverso il confronto fra le previsioni iniziali integrate dalle variazioni intervenute nell'anno ed i risultati definitivi conseguiti, sia in termini finanziari sia in termini patrimoniali.
La relazione al Rendiconto contiene i dati consuntivi relativi sia al conto finanziario nel quale vengono esposte le risultanze della gestione delle entrate e delle spese, che il conto del patrimonio in cui vi è dimostrazione delle attività e passività finanziarie e patrimoniali, nonché dei punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella del patrimonio.
Il bilancio dell’esercizio 2011 è stato costruito sulla base delle previsioni iniziali e delle variazioni intervenute nell’anno che complessivamente hanno determinato le previsioni definitive. Il provvedimento di variazione più significativo è stato quello dell’assestamento con una variazione netta delle previsioni di entrata e spesa di 371 milioni di euro. Se esaminiamo il bilancio di cassa, la variazione negativa netta delle previsioni di entrata è stata di 901 milioni di euro, con una diminuzione di circa il 3,36 per cento sull'ammontare previsionale di 26.808 milioni di euro. Per la parte spesa la variazione negativa netta delle previsioni è stata di 887 milioni di euro, pari al 3,32 per cento delle previsioni iniziali.
Il versante delle entrate è caratterizzato, in modo analogo agli anni precedenti, dall’incertezza sul sistema di finanziamento e dall’opacità del meccanismo perequativo nazionale che hanno reso ancor più difficoltosa l’individuazione delle risorse da destinare al finanziamento degli interventi e delle attività istituzionali. Anche per l’esercizio 2011, la finanza regionale ha risentito di consistenti e crescenti vincoli, nonché della mancanza di una reale autonomia fiscale.
Quello del 2011 è stato, peraltro, il primo bilancio in cui ha pesato il taglio dei trasferimenti relativi alle funzioni delegate.
Il 2011 è stato, quindi, un anno difficile. La crisi mordeva il freno all’economia, il Governo in carica non reagiva nel modo più opportuno come lo stesso ex presidente del consiglio ha riconosciuto anche pubblicamente alcuni giorni fa. Attraverso il decreto n. 78/10, la cui applicazione è partita dal 2011, il Ministero dell’Economia tentava, con i tagli lineari da tutti ritenuti inutili e dannosi, di favorire la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica.
Il risultato più immediato furono conseguenze significative sul bilancio della Regione consistenti in:
- riduzione, in termini reali, del fondo sanitario regionale;
- inasprimento delle regole del Patto di Stabilità Interno;
- tagli di trasferimenti dal bilancio dello Stato alle Regioni a statuto ordinario di 4 miliardi di euro nel 2011;
La riduzione, ha riguardato anche quelle spese, in precedenza sostenute dallo Stato, per l’esercizio di funzioni che sono state trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 gennaio 2011, vista la proposta formulata dalle Regioni, è stata ripartita la riduzione delle risorse statali a qualunque titolo spettanti alle Regioni a statuto ordinario; per la Regione Emilia-Romagna tale riduzione per il 2011 ammonta a oltre 346,80 milioni di euro. Inoltre nel 2011 non è stato rifinanziato il Fondo nazionale per la non autosufficienza che, per la Regione Emilia-Romagna, ha comportato minori risorse per oltre 30 milioni di euro.
L’articolo 17, comma 6 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, ha imposto alla Regione Emilia-Romagna, come alle altre Regioni, di introdurre nuovi ticket sanitari. Questa manovra ha impedito alle Regioni, per le sue caratteristiche, di praticare ipotesi alternative alla compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini. L’unico spazio discrezionale che è stato lasciato riguarda la modulazione del ticket a gettito invariato. La Regione Emilia-Romagna è stata, quindi, obbligata ad incrementare i ticket, pena la denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale e la sospensione dei finanziamenti al Servizio sanitario regionale.
La Regione Emilia-Romagna ha deciso, con delibera di Giunta n. 1190 del 4 agosto, di non applicare il ticket da 10 euro in modo indiscriminato, ma ha voluto graduare quanto possibile l’impatto sui cittadini; in maniera particolare tutelando le fasce più vulnerabili.
Anche per il trasporto pubblico locale ed i sistemi di mobilità abbiamo assistito ad una drastica riduzione dei trasferimenti statali rispetto alla quale la Regione ha cercato di far fronte con risorse proprie al fine di promuovere un sistema integrato di mobilità, in cui il trasporto collettivo svolga un ruolo centrale per la sostenibilità ambientale e lo sviluppo civile ed economico.
In tema di ripartizione dei pagamenti complessivi per aree di intervento, di gran lunga prevalente - anche più che nel passato - è stata la quota di risorse destinata al settore della sanità che ha raggiunto, in termini di spesa reale, circa l’86 per cento del bilancio complessivo; ai servizi al territorio è stato invece assegnato il 5,11 per cento dei pagamenti.
Considerando le sole spese per investimenti, il 18,2 per cento dei pagamenti è andato agli interventi per lo sviluppo economico (e questa quota, nell’anno precedente, era maggiore) il 35 per cento è stato destinato ai servizi per il territorio. Per far fronte all’eccezionalità della crisi economica la Regione ha messo in campo strumenti utili a contrastarne gli effetti della stessa, lavorando fianco a fianco con il sistema della rappresentanza istituzionale, economica e sociale dell’Emilia-Romagna. Frutto di questo lavoro è un pacchetto di misure, sostenute economicamente con risorse pubbliche, che rappresentano un concreto sostegno alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie per attraversare e superare questa difficile fase congiunturale. La Regione ha sottoscritto nel 2009 con le istituzioni e le parti sociali un patto contro la crisi, rinnovato a fine dicembre 2010, decidendo di investire sulle capacità e le competenze delle persone, per mantenere il livello competitivo dell'economia regionale e la coesione sociale. Nel corso del 2011 è continuato il confronto al fine di elaborare un quadro organico a sostegno del lavoro e delle imprese di qualità, integrando le politiche attive e passive, per perseguire la crescita sostenibile nella nostra regione. Sostanzialmente, un ulteriore passaggio politico di qualità: dal tamponamento degli effetti della crisi a interventi mirati per l’espansione produttiva e all’incremento dell’occupazione.
La Regione nel corso del 2011 ha proseguito l’azione di razionalizzazione, non solo sulle spese di funzionamento ma anche nei diversi interventi regionali, evitando la logica, per quanto possibile, dei tagli lineari e concentrando le risorse per lo sviluppo economico, mantenendo una attenzione particolare agli interventi di carattere sociale e socio-sanitario.
Per quanto riguarda la spesa di funzionamento della macchina regionale si è proceduto al riordino, alla razionalizzazione e al contenimento della stessa. Le riduzioni hanno interessato, in linea generale, tutte le tipologie di spesa concentrandosi, in particolare, su alcune voci riferite a spese di rappresentanza, spese per l’Assemblea legislativa, spese per il personale, spese per la comunicazione e spese d’ufficio. Dal riassetto dei livelli istituzionali regionali è inoltre derivato un margine di economia con riferimento alle spese per l’esercizio amministrativo delle deleghe. Le riduzioni di spesa si accompagnano a misure per l’innalzamento dell’efficienza, concentrandosi sulla semplificazione amministrativa, sull’alleggerimento delle procedure burocratiche e sul costante miglioramento della governance.
Lo stock del debito a carico della Regione - che ricordo, non è frutto di iniziativa automa della Regione, ma della ripartizione, risalente a dieci anni fa, del deficit del sistema sanitario nazionale - si riduce rispetto all’anno precedente di quasi 59 milioni di euro. La Regione Emilia-Romagna è, tra le Regioni a statuto ordinario, quella che presenta il più basso indebitamento pro capite e il più basso indebitamento su PIL regionale. La Corte dei Conti, con la sua Sezione regionale di controllo per l’Emilia-Romagna, nel referto deliberato il 19 ottobre 2011 affermava che "la complessiva solidità dell’impostazione contabile e finanziaria colloca la Regione Emilia-Romagna in una posizione che può essere ritenuta certamente positiva rispetto al complessivo attuale scenario della finanza pubblica territoriale". Si tratta, insomma, nella gestione finanziaria e per quanto riguarda l’evitare ogni ed ulteriore forma di indebitamento, di una scelta importante che ha mostrato, e mostra, saggezza, prudenza e investimento sul futuro.
Le scelte politiche della Regione hanno voluto privilegiare con risorse proprie interventi per:
crescita e lavoro attraverso la stabilizzazione del lavoro precario, gli interventi per l’accompagnamento al lavoro dei giovani e a sostegno delle imprese che investono, finanziando interventi mirati per ottimizzare l’effetto leva e valorizzare la sinergia con gli strumenti di altri soggetti (sistema Confidi, sistema bancario) con particolare attenzione alla green economy;
welfare per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie, consolidando gli interventi sullo stato sociale e per le politiche di contenimento tariffario;
trasporto pubblico locale per il mantenimento della qualità dei servizi all’interno di una politica della mobilità in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Sulla base di questi tre grandi assi la Regione, nel corso del 2011, ha concentrato le proprie risorse sul potenziamento dei seguenti settori:
- sanità, per garantire il finanziamento di livelli di assistenza sanitaria superiori ai LEA ed il mantenimento dell’equilibrio della spesa del Servizio sanitario. È stato incrementato il fondo regionale per la non autosufficienza con l’obiettivo di rispondere ai bisogni delle persone non autosufficienti. È proseguito, inoltre, l’impegno a sostenere il programma di investimenti per strutture, impianti, attrezzature, tecnologie a destinazione sanitaria;
- politiche sociali, per supportare gli Enti locali nello sforzo di mantenere un adeguato livello di servizi;
- attività produttive, commercio e turismo, tramite il sostegno alle imprese e all’occupazione per migliorare la competitività del sistema produttivo e per contribuire ad arginare gli effetti della crisi economica. Tre gli obiettivi di fondo: ricerca e trasferimento tecnologico al sistema produttivo, internazionalizzazione, economia verde;
- trasporto pubblico locale e sistemi di mobilità, per promuovere un sistema integrato di mobilità e riequilibrare il sistema di trasporto merci (si è dovuto, come dicevo prima, anche far fronte ad una riduzione del trasferimento nazionale);
- politiche per la casa e riqualificazione urbana, attraverso il sostegno all’affitto, all’acquisto per le giovani coppie, alla realizzazione di nuovi alloggi e al rilancio delle aree urbane;
- diritto allo studio, accesso al sapere, istruzione, borse di studio, interventi per il lavoro e la formazione per il supporto delle istituzioni scolastiche della regione, per l’edilizia scolastica e per la realizzazione di tutte le iniziative previste dal Programma Operativo Regionale Competitività e Occupazione 2007-2013 della Regione si sono continuati a perseguire obiettivi di sostegno all’adattabilità dei lavoratori, delle politiche per il lavoro e l’inclusione sociale, per il miglioramento del capitale umano, per la promozione di iniziative su base interregionale e transnazionale;
- telematica per il superamento del Digital divide, per ottimizzare le procedure al servizio dei cittadini e delle imprese;
- cultura, sport e tempo libero come elemento di democratizzazione e socializzazione per fasce sempre più estese della popolazione;
- sicurezza territoriale, difesa del suolo e della costa e interventi di protezione civile per mantenere in equilibrio il sistema del territorio e della costa regionale;
- agricoltura tramite cofinanziamento del Piano di Sviluppo rurale 2007-2013 e contributi ai consorzi fidi per agevolare l’accesso al credito.
Nel 2011, applicando la Legge regionale n. 12/10 in materia di Patto di Stabilità territoriale, la Giunta ha definito tre indicatori sulla base dei quali sono state ripartite le risorse messe in disponibilità per operazioni compensative di natura verticale e orizzontale. I primi due indicatori hanno, da un lato, premiato gli Enti locali aventi una situazione debitoria pro-capite inferiore alla media regionale e, dall’altro, hanno creato le condizioni per consentire il pagamento dei residui passivi, derivanti da spese di investimento, accumulati per effetto delle incongruenze generate dalla normativa nazionale in materia di Patto, fra le quali il vincolo posto sui pagamenti a favore di imprese e altri soggetti economici per interventi di sviluppo sul patrimonio scolastico, abitativo, per la messa in sicurezza del territorio, per la manutenzione alla rete stradale e così via. Con il terzo indicatore, si è voluto sostenere gli interventi di sviluppo coerenti con la programmazione regionale riconoscendo a Comuni e Province la copertura di parte delle risorse destinate al cofinanziamento di tali spese.
Sono state pari a 84.000.000,00 di euro le somme svincolate a favore dei Comuni e delle Province per l’effettuazione di tali pagamenti.
Si tratta indubbiamente di un risultato positivo che ha permesso di soddisfare parte delle richieste espresse dal territorio e che ha, soprattutto, testimoniato la presenza di un elevato livello di responsabilità istituzionale e di fiducia complessiva nei confronti del Sistema territoriale dell’Emilia-Romagna. Il set di indicatori definito dalla Giunta regionale ha consentito di corrispondere a tutti gli Enti richiedenti almeno parte del fabbisogno espresso; sono stati ben 161 Comuni e 6 Province che hanno acquisito, grazie all’intervento regionale, spazi finanziari aggiuntivi per portare a compimento gli interventi di sviluppo avviati nei loro rispettivi territori.
Gli ottimi risultati ottenuti anche per il 2011 evidenziano il forte e responsabile governo della spesa regionale, per cui la Regione ha contribuito ad assicurare al Paese, per quanto di competenza, il pieno raggiungimento degli obiettivi comunitari.
La Corte dei Conti, lo scorso 5 novembre ha approvato la relazione al Rendiconto generale per il 2011 presentato dalla Giunta regionale mettendo a confronto i dati in esso contenuti con quelli del bilancio preventivo. La Corte dei Conti ha giudicato positiva la gestione economico e finanziaria del bilancio dell’esercizio 2011, che ha consentito di assicurare il rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Da referto della Corte dei Conti emerge come in tal esercizio sia stato rispettato l’equilibrio di bilancio sia in sede di previsione che di assestamento e conto consuntivo e come il totale degli impegni di spesa autorizzata sia rimasto entro il tetto massimo previsto dalla norme. Inoltre, la Corte dei Conti ha testimoniato di come siano stati rispettati i vincoli di indebitamento essendo la relativa spesa ampiamente al di sotto del limite previsto. Sono state rispettate le disposizioni sul Patto di Stabilità interno in vigore per l’anno 2011 e le spese sono rimaste sotto i limiti stabiliti sia in termini di impegni che di pagamenti.
Dagli approfondimenti di carattere gestionale relativi agli incarichi di consulenza e collaborazione conferiti dalla Regione Emilia-Romagna è emerso, complessivamente, il rispetto delle disposizioni contenute nel decreto n. 78/2010 volte a contenere tale tipologia di spesa. Valutazioni positive sono state fatte anche con riferimento alle partecipazioni della Regione nelle cosiddette società partecipate, essendo emersa una prevalenza di queste con utili di esercizio (13 su 20 società i cui dati sono disponibili), rispetto a quelle in perdita (7 su 20 società i cui dati sono disponibili).
Oggi, l'analisi delle risultanze del consuntivo consente di riflettere in modo documentato sulla situazione economico-finanziaria della nostra Regione e sulla necessità improcrastinabile di attivare un confronto costruttivo - che manca ormai da troppo tempo - tra Stato e Regioni sul quadro della finanza regionale che continua ad essere segnato dall’incertezza sull'ammontare complessivo delle entrate sia con riferimento al breve periodo, sia rispetto ad una proiezione pluriennale. Alle Regioni continua ad essere richiesto uno sforzo sempre consistente nell'impostazione delle previsioni di entrata, previsioni che recano elevati margini di incertezza riferiti agli stanziamenti delle stesse, rendendo difficile e complessa la costruzione dei bilanci e la garanzia degli equilibri.
Per di più, oggi siamo dinanzi a fatti nuovi sui quali occorrerà un confronto serio e duro col Governo - o con i Governi che vi saranno - dal momento che il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge costituzionale di riforma del Titolo V che apporterebbe, se venisse approvato, cosa che non credo sarà, almeno in questa legislatura ed immagino neanche nelle successive, a modifiche significative dal punto di vista della regolamentazione dei rapporti fra lo Stato e le Regioni.
Tali modifiche significative introdurrebbero "il principio dell'unità giuridica ed economica della Repubblica come valore fondamentale dell'ordinamento" attraverso la cosiddetta "clausola di supremazia". Entreranno, quindi, nel campo della legislazione esclusiva dello Stato alcune materie che erano precedentemente considerate dalla legislazione come "concorrenti". Come, ad esempio, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le grandi reti di trasporto e di navigazione, il commercio con l'estero, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia, ma anche la disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, la disciplina generale degli enti locali, quella del turismo e, dulcis in fundo, la disciplina dell'istruzione.
Il problema è che nelle bozze della riforma circolate, la "clausola di supremazia" di cui parla il Governo si tradurrebbe in una sorta di legittimazione di interventi illimitati da parte dello Stato, soprattutto in campo economico, e a cui dovrebbero sottostare anche le Regioni a Statuto speciale che verrebbero quindi obbligate a rispettare l'equilibrio di bilancio e il Patto di Stabilità - il che è evidentemente giusto - ma anche a rinunciare ad una parte importante delle proprie competenze e prerogative.
A questo punto, dunque, è necessario costruire un quadro in cui si riaffermi una volontà politica forte e condivisa nel nostro paese, di andare nella direzione della realizzazione di un federalismo responsabile ed efficace.
Dall'analisi dei dati del rendiconto 2011, dalla Relazione della Corte dei Conti relativa a tale esercizio, dalle considerazioni relative ai crescenti vincoli di finanza pubblica e di normativa nazionale, ma anche dalla valutazione dei risultati delle scelte effettuate, emergono con chiarezza sia l'assoluta correttezza della gestione finanziaria che la bontà delle scelte politiche ed amministrative effettuate dalla Regione Emilia-Romagna nel 2011, pur in una situazione di difficoltà crescenti derivanti non soltanto dalla crisi ma anche per scelte nazionali quantomeno discutibili.
È sulla base di queste considerazioni che proponiamo, con convinzione, l'approvazione da parte dell'Assemblea Legislativa Regionale del Rendiconto generale dell'esercizio 2011 della Regione Emilia-Romagna.
PRESIDENTE (Aimi): La ringrazio, consigliere Luciano Vecchi.
La parola, per la relazione di minoranza, al consigliere Marco Lombardi.
LOMBARDI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Nell’accingerci ad esaminare il Rendiconto 2011 del Bilancio della Regione che, come è noto, cristallizza una situazione definitiva e quindi certa, credo valga la pena soffermarci un momento in quest’Aula per valutare il nostro ruolo, il nostro impegno ed il nostro status di Consiglieri regionali.
Oggi tratteremo di un bilancio (quello 2011) di oltre 24 miliardi di euro, all’interno del quale circa 13 miliardi sono di diretta competenza della nostra Regione. Credo quindi di poter dire che stiamo parlando certamente della più grande "azienda" di questa Regione.
La Corte dei Conti, a cui noi già con il nostro Statuto abbiamo chiesto di valutare i nostri bilanci, anche quest’anno ne attesta la formale regolarità ed anzi, in alcuni casi, la virtuosità. E questo giudizio, patrimonio comune di tutti i consiglieri, sia quelli che sostengono la Giunta sia di quelli che con la loro azione di opposizione nel merito e di controllo nella forma, verificano il corretto andamento della gestione, ci fa avere la coscienza a posto come cittadini e ci deve inorgoglire un pò come amministratori della cosa pubblica.
Diverso è il giudizio che ognuno di noi dà sulle scelte politiche e strategiche della maggioranza che governa la Regione; opposte in alcuni casi sono le sensibilità che ispirano i singoli provvedimenti anche approvati in quest’Aula, criticabili e criticati sono state alcune mancanze o distrazioni più o meno veniali della Giunta, anche su possibili risparmi. Ma certamente questa è una Regione con i bilanci a posto. Ma tutto questo oggi vale? Ci è servito per differenziarci nell’opinione pubblica rispetto alla situazione in cui versano altre Regioni in questo Paese? Purtroppo io penso di no, o almeno non abbastanza. Ma ciò che è più grave e su cui vi invito a riflettere è che non è servito neppure nei confronti di quel Governo tecnico che doveva, per sua stessa natura, essere più attento ai numeri ed alla realtà delle cose piuttosto che ai legittimi umori della piazza o dei media.
È stato il Governo, più e prima dell’opinione pubblica, a non distinguere tra episodi criminali, gli sprechi e la buona gestione, approfittando di casi singoli per rimettere in discussione l’architettura costituzionale dello Stato. Per distogliere l’attenzione sul fatto che tutti gli indicatori economici e sociali (tranne lo spread sul quale molto di più ha influito Draghi che Monti) sono peggiori di un anno fa. Con la scusa dei risparmi e sulla spinta dell’opinione pubblica il Governo sta facendo passare l’idea che tutto ciò che non è centralizzato a livello statale e guidato da illuminati tecnici, crea spreco.
Venendo al merito del provvedimento oggi all’esame dell’Aula, il 2011 è partito con alcuni segnali di ripresa nel nostro Paese che, ovviamente, erano ancora più evidenti in questa Regione dove le esportazioni ed il turismo - ancora non attaccato dalla crisi - incrementavano il PIL e riducevano il tasso di disoccupazione. Improvvisamente, all’inizio del secondo semestre, la situazione è cambiata ed i recenti provvedimenti della Procura di Trani aprono uno squarcio inquietante su quel momento. Alcune agenzie di rating pare abbiano manipolato alcune previsioni ed abbiano dato giudizi volutamente errati su alcuni provvedimenti economici del Governo, alimentando una spirale internazionale che ha messo in crisi il nostro ingente debito pubblico obbligando noi a pagare di più come interessi e consentendo alle banche tedesche di rientrare delle esposizioni con la Grecia ed allo Stato tedesco di avere interessi addirittura positivi sul proprio debito pubblico.
Certamente non possiamo chiedere ad altri di pagare i nostri debiti, ma se vogliamo costruire davvero gli Stati Uniti d’Europa possiamo pretendere che nessuno Stato dell’Unione si arricchisca troppo sul differenziale di spread che in qualche modo concorre a determinare.
Nella mia veste di relatore ai vari strumenti economico-finanziari di questa Regione ho sempre proposto un punto di vista che pure in questa sede mi sento di ribadire, anche se, come è ovvio, a tutto c’è un limite. Mi riferisco al fatto che questa Regione, proprio per aver sempre avuto una gestione economica formalmente corretta, ha nei decenni cristallizzato la costruzione del bilancio mantenendo, a volte consapevolmente ed a volte anche inconsapevolmente, avanzi che le consentivano, in passato, di avere all’occorrenza risorse illimitate e via via nel tempo di mantenere comunque "ampie possibilità di manovra." Bene ha fatto quindi Tremonti gli anni passati ad "affamare la bestia" perché solo così si poteva obbligare le Regioni, compresa la nostra, a trovare tutte le economie possibili.
L’analisi storica della riduzione dell’avanzo di amministrazione nei nostri bilanci è l’esempio della virtuosità della strategia del Ministro Tremonti. Nel 2009 l’avanzo applicato dall’anno precedente è stato di oltre 7 miliardi di euro, per scendere repentinamente a 3,6 miliardi nel 2010 ed a 3,3 miliardi nel 2011. Ed è bene ricordare che, come si evince dalla relazione, la parte non vincolata di questo avanzo - che per il 2011 ammonta ancora a 941 milioni di euro - è di circa il 30 per cento, consentendo - come detto - una ampia possibilità di manovra nel bilancio regionale. Chiaramente quasi 300 milioni di euro in meno nel 2010 e 346,8 milioni in meno nel 2011 ed oltre 390 milioni nel 2012 cominciano ad incidere. Ecco perché il presidente Errani invece di protestare, come ha sempre fatto, con il Governo Berlusconi salvo poi rallentare la sua azione con il Governo Monti, doveva a mio avviso usare i tagli di Tremonti per dire che la riduzione di ciò che comunemente, e a volte banalmente, vengono chiamati "sprechi", le Regioni l’avevano già fatta ed ancora di più l’avevano fatta quelle Regioni come la nostra che avevano tenuto i conti in ordine. E se si trattava di limare ulteriormente sulle spese di funzionamento o sui rimborsi, noi eravamo disponibili come poi in effetti abbiamo fatto.
Tutto si può migliorare, ma proprio la relazione della Corte dei Conti sul bilancio 2011, prima quindi dello scoppio dei vari scandali, riconosce il contenimento della spesa di funzionamento della macchina regionale con una previsione, anche per il 2012, che va ad incidere per 7,7 milioni di euro; in particolare sulle spese destinate all’Assemblea Legislativa per spese di rappresentanza, spese di comunicazione e spese generali di ufficio. Invece, dopo le barricate a cui abbiamo assistito durante il Governo Berlusconi abbiamo preso atto di un atteggiamento subalterno, al limite dell’ignavia, durante il Governo dei tecnici.
Nel merito, il Rendiconto del 2011 pur con le sue difficoltà oggettive, dimostra ancora la fondatezza della mia ipotesi sul grande margine di manovra delle Regioni ed in particolare di questa Regione.
Basterebbe la fotografia della situazione di cassa e della situazione finanziaria riportata a pagina 31 della relazione di accompagnamento per avvalorare il mio assunto:
Avanzo di cassa al 31/12/2010 pari a euro 325 milioni;
Riscossioni 2011 pari a euro 13 miliardi;
Pagamenti 2011 pari a euro 12,7miliardi;
Avanzo di cassa al 31/12/2011 pari a euro 659 milioni (a cui vanno aggiunti 116 milioni di euro depositati presso la Tesoreria Centrale dello Stato);
Avanzo di amministrazione 2011 pari a euro 941 milioni.
Qualsiasi azienda privata farebbe i salti mortali per avere una situazione del genere al netto dei tagli avvenuti.
Scendendo più nel particolare, veramente in questo esercizio le entrate di competenza che ammontano a 13,6 miliardi di euro, denotano un vistoso calo pari al 3,31 per cento rispetto all’anno precedente, ben diverso dalla diminuzione 2009 su 2010 pari allo 0,68 per cento.
Allo stesso tempo però, se anche il dato degli accertamenti subisce una riduzione in termini percentuali quasi simili, il dato delle riscossioni è confortante perché i 7,7 miliardi che risultano riscossi nell’esercizio sono superiori dell’1,19 per cento rispetto a quelli riscossi nel 2010 che già erano superiori del 3,1 per cento a quelli del 2009.
In poche parole, ciò significa che anche un aumento delle entrate, come spesso ha rivendicato la Regione, sarebbe stato vanificato dal tetto di spesa imposto dal Patto di Stabilità e, quindi, deve ritenersi certamente più utile una rapida erogazione delle somme dovute piuttosto che un inutile aumento di entrate che andrebbero ad ingrossare solo i residui o l’avanzo.
Sul fronte delle spese, con il pieno assenso dell’intera Assemblea si è proceduto alla riduzione delle spese di funzionamento della Regione, ben prima dell’onda mediatico-giudiziaria che ha imposto a tutti tagli e riduzioni.
La Giunta ha poi proseguito nel suo intento di riduzione dello stock del debito, producendo un effetto positivo agli occhi degli osservatori esterni come anche la Corte dei Conti ha rimarcato, riducendo il peso degli interessi, ma rinunciando a maggiori investimenti immediati ed anticiclici in questo momento di forte crisi. La politica di costante riduzione del debito non può certo essere osteggiata, ma una valutazione su un intervento più corposo oggi, piuttosto che la liberazione di risorse inferiori diluite negli anni, va a mio avviso fatta in considerazione dei tempi eccezionali che stiamo vivendo.
Gli interventi sulla stabilizzazione del lavoro precario andrebbero attentamente valutati sotto il profilo del risultato e non solo per la bontà delle intenzioni, e gli interventi in sanità per mantenere l’equilibrio del sistema sanitario ed offrire prestazioni extra LEA meritano un approfondimento che sollecito da tempo. Per la sanità abbiamo speso oltre 100 milioni di euro in più rispetto al trasferimento del Fondo sanitario Nazionale. Se ci sono serviti per coprire il disavanzo del Sistema sanitario regionale diciamolo chiaramente e smettiamola di vantarci della nostra sanità in pareggio. Se diamo prestazioni aggiuntive, diciamo chiaramente "quali" senza confonderle con interventi assistenziali a cittadini rumeni o bulgari che suppongo, almeno in parte, restituiscano gli aiuti avuti, o con il progetto Sole che dovrebbe rientrare a pieno titolo negli investimenti compiuti con la quota del Fondo sanitario nazionale.
Un chiarimento va fatto sul trasporto pubblico locale perché a fronte di una iniziale diminuzione di questo trasferimento statale a cui ha sopperito la Regione con risorse proprie, il capitolo è stato rifinanziato e quindi la Regione si è trovata con maggiori risorse esattamente come è avvenuto quest’anno in occasione dell’assestamento e dei fondi alle zone terremotate.
In tema di sviluppo economico, richiamo la Giunta ad una maggiore onestà intellettuale, in quanto se per lamentarsi dei tagli si richiama al criterio della competenza e non di cassa, per enfatizzare il suo intervento a favore delle imprese non può invertire il criterio. Il rendiconto, infatti, indica in maniera inconfutabile come l’Area di Intervento 3 "Sviluppo economico" quanto alla competenza, le risorse sono diminuite di oltre 63 milioni di euro, mentre per cassa sono stati erogati 120 milioni in più. Quindi il mio richiamo è ad utilizzare criteri univoci per valutazioni simili, perché altrimenti il già complicato bilancio pubblico diventa incomprensibile.
Per ciò che attiene alle società partecipate, a parte la fallimentare esperienza della costituzione della Holding regionale degli aeroporti, fallimentare sia dal punto di vista economico che strategico, va evidenziata la anomalia indicata dalla Corte dei Conti in merito al finanziamento di una società partecipata in perdita per più di tre esercizi. Operazione autorizzata da una espressa normativa regionale che se pure indica opportunità e giustificazioni per tale intervento, si concretizza in un apporto di denaro pubblico ad un organismo societario in perdita.
Dall’esame di come viene rispettato il Patto di Stabilità possiamo poi trarre alcune considerazioni. Anche nel 2011 il Patto viene ampiamente rispettato evidenziando una eccessiva prudenza nelle previsioni e nel monitoraggio.
Nella relazione di accompagnamento si legge, infatti, che la Regione ha contenuto le spese soggette a vincolo di crescita all’interno dell’obbiettivo programmatico sia in termini di pagamenti effettuati che in termini di impegni assunti. Nel primo caso il margine è stato di 10,975 milioni di euro, mentre nel caso della competenza il margine ammonta a 2,479 milioni di euro. Sul dato degli impegni nulla da dire, ma il margine sui pagamenti appare troppo ampio, perché questa prudenza da parte della Regione si trasforma in minori incassi per fornitori ed Enti locali che questi pagamenti devono ottenere. E questo elemento emerge anche dalla tabella sui pagamenti effettuati per funzioni obiettivo, dalla quale si evince che alcuni settori chiave come tutela e valorizzazione dell’ambiente, protezione civile ed interventi di emergenza, promozione dello sport e delle attività ricreative, presentano indici di pagamento assolutamente al di sotto della media. È anche evidente però, come emerso anche nelle discussioni all’interno delle Commissioni di merito, che vanno anche migliorate alcune procedure interne che dilatano troppo nel tempo i pagamenti, soprattutto in settori sensibili come quello dell’ambiente e della difesa del suolo.
Alcune ultime considerazioni finali. Il margine con cui si è rispettato il Patto di Stabilità nel 2011 è ancora troppo ampio e ciò penalizza il pagamento alle imprese e le erogazioni agli Enti locali di questa regione. Come opposizione rivendichiamo il merito di aver posto all’attenzione generale quest’aspetto nel nostro bilancio. E se gli uffici, su indicazione della vice presidente Saliera, si sono attrezzati per migliorare questa "performance" lo si deve ad una nostra puntuale azione di controllo e di proposta.
È bene anche ricordare che nel 2011 il bilancio contiene l’impegno per il premio assicurativo per i danni in sanità, che come abbiamo recentemente assodato comportava una ingente perdita per le casse regionali tra il premio pagato e gli infortuni risarciti. Anche qui si è giunti ad un cambio di impostazione che comporterà presumibili risparmi per circa 40 milioni di euro all’anno, grazie anche alla pressante attività ispettiva condotta da esponenti della opposizione con gli strumenti previsti dal Regolamento.
Da ultimo propongo un miglioramento per ciò che attiene all’evidenza di un dato relativo al costo del servizio del debito regionale. Se i mutui ammontano a circa 850 milioni di euro e le spese per interessi sono pari a 150 milioni di euro, anche un neofita comprende come tale importo denuncerebbe il pagamento di tassi di interesse esagerati e fuori mercato. Siccome è stato spiegato in Commissione che, per i soliti bizantinismi statali, noi paghiamo ancora interessi per mutui statali e che questi interessi ci vengono poi rimborsati con una partita di giro, il dato degli interessi riportato in bilancio andrebbe a mio avviso depurato da tali conteggi in modo da rendere più leggibile e realistico l’ammontare del servizio del debito.
In conclusione, dall’esame del Rendiconto 2011 possiamo trarre interessanti spunti per intervenire ulteriormente, ma senza demagogia o strumentalizzazioni, nel contenimento delle spese. Ma ciò che veramente può far fare un salto di qualità al nostro bilancio e quindi all’intero contesto socio-economico dell’Emilia-Romagna, è un suo complessivo ripensamento secondo logiche nuove e scelte decise che magari modifichino equilibri consolidati e consensi acquisiti, ma che liberino veramente quell’enorme potenziale che ancora un bilancio regionale ha per accompagnare i cittadini, gli Enti locali e le imprese, ad affrontare e possibilmente superare la crisi.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Apriamo la fase del dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRINI: Grazie, presidente. Io credo che quando si discute un bilancio consuntivo con 762 milioni di euro - o poco più - di avanzo di competenza, quando sono rispettati i vincoli di indebitamento che sono stabiliti dall’articolo 119 della Costituzione e dalle altre norme, quando il debito regionale pro-capite risulta tra i meno elevati a livello nazionale - in questa regione, 192 euro a fine esercizio 2011 - quando la Corte dei Conti colloca la nostra Regione Emilia-Romagna in una posizione che può essere ritenuta positiva rispetto al complessivo attuale scenario della finanza pubblica territoriale - come diceva anche il relatore Luciano Vecchi - non si può non esprimere una valutazione positiva sul complessivo rendiconto del 2011 della nostra Regione. E badate, questo è il primo punto fermo che mi premeva mettere in evidenza. E di questo, chiaramente, credo sia giusto ringraziare la Giunta, la vicepresidente Saliera, ma anche l’Assemblea tutta oltre le strutture tecniche che hanno lavorato per raggiungere questi obiettivi.
Il nostro risultato di bilancio credo sia ancora più importante se consideriamo i vincoli di cui ha risentito la finanza regionale in generale - e quindi anche la nostra - con i tagli. Penso soprattutto al tema della sanità, penso al Fondo per la non autosufficienza, penso al trasporto pubblico locale, alle funzioni delegate, all’inasprimento delle regole del Patto di Stabilità interno e via dicendo. A fronte di questa situazione avversa noi abbiamo fatto la nostra parte iniziando a ridurre la spesa di funzionamento della macchina amministrativa - non da oggi, come noto a tutti! - l’abbiamo fatto senza il peso della imposizione da parte di altri e senza gli scandali che si sono verificati in questi ultimi tempi. E queste nostre iniziative per ridurre i costi, oggi incidono su una serie di importanti voci di costo, che vanno dalla rappresentanza al personale, alla comunicazione; ma solo per fare alcuni esempi. Vedete, siamo una Regione che ha i bilanci a posto. Lo ha riconosciuto anche il consigliere Lombardi nella sua relazione di minoranza.
Ma vorrei soffermarmi sul tema che affrontava il consigliere Lombardi, il quale si chiedeva se questo vale e se ci è servito a differenziarci presso l'opinione pubblica rispetto alle situazione in cui versano altre regioni d'Italia, regioni peraltro molto importanti, e biasima il Governo tecnico circa la poca attenzione ai numeri delle regioni virtuose, cedendo - mi pare che abbia detto proprio così - agli umori dei mass-media, agli umori delle piazze. Io credo che un ragionamento del genere, tutto sommato, possa essere condivisibile, anzi penso che sia condivisibile. Ma penso anche, per la verità, che l'immagine della nostra Regione, dell'Emilia-Romagna, sia obiettivamente percepita in modo diverso rispetto all’immagine delle Regioni assurte agli onori della cronaca negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, in un modo che, chiaramente, non fa loro onore.
Condivido di meno, invece, l'affermazione secondo la quale il precedente Ministro del Tesoro, Tremonti, ha fatto bene - se non ricordo male l’espressione - ad affamare la "bestia". Si voleva far credere cioè che i tagli rappresentavano l’unico modo per cercare di obbligare le regioni, compresa la nostra, chiaramente, a trovare tutte le economie possibili. Il ragionamento, più o meno, era questo. Ebbene, io non credo che si possano contrabbandare i tagli selvaggi subiti anche dalla nostra Regione con le economie possibili e con la lotta agli sprechi. Non lo diciamo solo oggi, l'abbiamo detto tante altre volte, anche perché con i tagli di Tremonti prima e con i tagli di Monti dopo - bisogna dirlo -, con la spending review è stata fatta un'operazione che non ha solo affamato la "bestia", ché, se non si sta attenti, la bestia muore. E questo purtroppo è il punto.
In Emilia-Romagna, con la razionalizzazione della spesa, abbiamo evitato prima di tutto i tagli lineari. Ci siamo assunti la responsabilità di effettuare delle scelte e di allocare diversamente le risorse. Detto questo, va da sé - e credo sia giusto dire anche questo - che l'approvazione del rendiconto, da una parte, certo, è un appuntamento molto importante, ma non lo è solo per aspetti di carattere amministrativo-contabile. È un'occasione, a mio avviso, rilevante anche per fare una valutazione politica delle attività svolte rispetto agli impegni assunti in sede di programma annuale. E il 2011, purtroppo, è stato il terzo consecutivo anno difficile, difficilissimo. Credo, infatti, che tutti voi ricordiate che la lieve ripresa che si era registrata nel primo quadrimestre si è praticamente infranta, prima dell'estate, sugli scogli dei debiti sovrani, e quella rovinosa caduta, purtroppo, ci ha accompagnati fin qui, fino ad oggi, e sta facendo pagare un prezzo alto, forse troppo alto, alla tenuta sociale di una Regione comunque ricca qual è la nostra.
Fortunatamente, si salvano alcuni settori. Penso, ad esempio, all'agroalimentare, anche se nella filiera non tutti si trovano nelle stesse condizioni; penso al turismo, anche se non tutto il settore (peraltro, questo è un altro motivo per cui di fuori vi è una presenza importante di operatori balneari che manifestano); penso a quelle aziende che, fortunatamente, si salvano un po', ma sono delle nicchie, perché hanno fatto delle operazioni importanti in termini di investimenti, di ricerca, di innovazione, di internazionalizzazione, di ricerca di nuovi mercati che consentono loro di avere degli sbocchi maggiori rispetto alle aziende che si sono fermate ad operare solo nell'ambito del mercato interno. Certamente, non ci hanno aiutato le politiche nazionali, che, proprio un anno fa, abbiamo preso atto averci portati sull'orlo del precipizio, aprendo la strada al Governo tecnico per cercare di mettere subito una toppa alla grande falla che si era aperta nella barca.
La prima manovra finanziaria che ha dovuto fare questo Governo, una manovra obbligatoria - obbligatoria, perché doveva attuare un patto che era stato siglato con l'Europa -, di fatto, è stata una manovra che ha acuito certe difficoltà dell’economia e dei consumi, per certi versi aggravando la già complicata situazione, soprattutto dei ceti meno abbienti, che erano, e che sono tutt’ora, alle prese con i prezzi che aumentano e con il lavoro che diminuisce e che spesso manca.
Per quanto ci riguarda, abbiamo dato attenzione, con le nostre risorse disponibili, sulla scorta delle priorità che avevamo volontariamente indicato nel bilancio di previsione, ai temi della crescita e del lavoro, tramite il sostegno alle imprese e al lavoro, ai temi del welfare, per supportare gli enti locali, in particolare, a mantenere i livelli di servizi esistenti, ma si fa sempre più fatica; al trasporto pubblico locale per promuovere il sistema integrato della mobilità. Senza tralasciare le problematiche che sono state richiamate, in particolare dal collega Luciano Vecchi, riguardanti la sanità, le attività produttive, il commercio, il turismo, le politiche per la casa, il diritto allo studio, e così via.
Ma credo sia giusto fare una piccolissima riflessione anche sui temi legislativi. Nell'anno che è trascorso, noi abbiamo lavorato su argomenti, a mio avviso, molto importanti. Penso, ad esempio, al tema della semplificazione amministrativa e burocratica; penso alla semplificazione nell’ambito dell'agricoltura; penso al piano telematico, al piano energetico regionale; penso al secondo provvedimento che abbiamo assunto sul tema del contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata. Ed oggi sappiamo quanto sia stato giusto mettere in atto quelle azioni, soprattutto dovendo partire la ricostruzione delle aree terremotate.
Presidente, vorrei terminare il mio intervento con un'ultima, piccola riflessione, che mi viene suggerita dal buon giudizio che esprime la Corte dei Conti sul nostro bilancio. A proposito delle partecipazione della nostra Regione in alcuni organismi di natura societaria, dice la Corte che 13 società su 20, i cui dati sono disponibili sul totale di 27 partecipate, hanno utili di esercizio. Mi pare che questa circostanza sia positiva. La Corte dei Conti, però, fa anche un’altra osservazione (l’unico neo): ancorché legittima - precisa - è la ricapitalizzazione delle Terme di Salsomaggiore e di Tabiano SpA, perché in perdita da almeno tre esercizi consecutivi. Per quanto riguarda le partecipate, credo sia necessaria - come dicevo all'inizio - una piccola riflessione, e arrivo al dunque: in una parte di queste società, la Regione - e non ho ragione di pensare diversamente - partecipa per cercare (credo) di affermare un indirizzo politico, per svolgere una funzione di moral suasion, come a dire: "sto lì perché ho piacere che queste politiche vadano in quella direzione". Laddove, però, questo ruolo di moral suasion non attecchisce, per disparate ragioni, fra cui anche, a volte, ragioni campanilistiche, che tutt’ora attraversano alcuni territori, credo sia il caso di pensare di abbandonare le partecipazioni. In particolare penso alle società di gestione degli aeroporti, la cui manifesta ottusità - a volte anche dei loro azionisti - non ha consentito l'affermazione delle politiche regionali, che volevano un sistema aeroportuale integrato su scala regionale per cercare di competere con maggiore forza con gli scali nazionali ma soprattutto con quelli internazionali.
A mio avviso, in occasione della discussione del consuntivo finanziario, si può fare anche un consuntivo delle scelte politiche, che, ancorché giuste, purtroppo trovano difficoltà ad essere realizzate. Laddove si verificano questi fatti, credo sia giusto da parte nostra, in particolare da parte della Giunta, riflettere e decidere scelte anche diverse rispetto a quelle assunte in passato. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Alessandrini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Sconciaforni. Ne ha facoltà.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. Anch'io vorrei fare alcune considerazioni sul bilancio consuntivo 2011. Non mi soffermerò molto sugli aspetti tecnici di questo bilancio, perché credo valgano le considerazioni, che in parte venivano riconosciute nell'intervento del collega Alessandrini, secondo le quali la stessa minoranza, in qualche modo, ha voluto sottolineare la buona tenuta dei conti e del bilancio della nostra Regione.
Vorrei, piuttosto, soffermarmi su alcune considerazioni di natura politica, perché credo che la politica sia il tema che attiene maggiormente a questa Assemblea, senza nulla togliere, ovviamente, ai temi di natura contabile e tecnica. Ben cosciente - io, come credo tutti - che questa discussione sul bilancio consuntivo, di chiusura del 2011, anticipa di pochi giorni la vera, importante discussione che dovremo fare sul preventivo 2013, su cui non mi dilungherò, non perché manchino già oggi una serie di elementi significativi, ma perché tra pochi giorni discuteremo il bilancio, ed in quella sede ci concentreremo, perché ritengo che la discussione sul preventivo 2013 sarà una discussione che avrà luogo in un clima molto diverso, nel senso peggiore del termine, una discussione molto più densa, vista la situazione preoccupante, molto grave, che sta vivendo il nostro Paese, con le relative conseguenze di tale circostanza anche sul bilancio dell'Emilia-Romagna. Come dicevo, però, questa è una discussione che faremo tra alcuni giorni, e dunque rinvio questo punto.
Per quanto riguarda il consuntivo 2011, vi è un aspetto che vorrei sottolineare, un aspetto che, a mio avviso, ha caratterizzato positivamente l'opera e l'iniziativa della Giunta e della maggioranza che la sostiene per quanto riguarda il 2011, e cioè che, a fronte di una situazione che già nel 2011 si era delineata molto nettamente, con i tagli ai trasferimenti alle regioni perpetrati e riconfermati - perché non era certo il primo anno - con particolare virulenza dal precedente Governo, tagli che già nel 2011 facevano sentire le loro conseguenze negative sull'attività degli enti locali e delle regioni, tuttavia - ed è questo l'elemento politico positivo che vorrei sottolineare - non si può non vedere come - ed io voglio sottolinearlo positivamente - la Regione Emilia-Romagna, a fronte dei considerevoli e significativi tagli di cui è stata oggetto, con le risorse a disposizione, prima di tutto, e con quello che poteva materialmente fare, ha cercato di operare, tenendo conto di riferimenti di solidarietà e di equità.
A me pare questo l’elemento positivo che mi sento di valorizzare rispetto al bilancio 2011, di cui noi oggi votiamo e ufficializziamo la chiusura; pur a fronte di tagli che già nel 2011 erano significativi, la Regione ha cercato di operare, non per trasmettere e modulare pedissequamente questi tagli sul nostro territorio, senza tener conto di esigenze che attengono ad alcune priorità, cioè le classi più deboli, i trasporti pubblici, la situazione dei soggetti più sofferenti, ma ha cercato invece di operare, pur in una situazione di tagli, tenendo conto di questi aspetti prioritari. E questo, secondo me, è un elemento positivo che assolutamente va riconosciuto a questa Giunta e, evidentemente, alla maggioranza che la sostiene e gli esempi possono essere diversi. Già alcuni colleghi che mi hanno preceduto li hanno richiamati, ma lo voglio sottolineare anche io, la questione del ticket sulla sanità, a me sembra emblematica di questo tipo di approccio, cioè a fronte di questa imposizione che ci viene dal Governo, quindi non una scelta che la Regione ha fatto e a fronte del primo tentativo che questa Regione ha fatto di non applicarli assolutamente, chiedendo al Governo di poter adottare altre misure per recuperare quei soldi, in modo che non gravassero così pesantemente su un sistema essenziale come è quello sanitario, quindi c’è stato anche questo tentativo che voglio ricordare, respinto dal Governo, la Regione si è mossa cercando di modulare questi ticket in funzione del reddito, quindi dell’unico parametro che è disponibile per colpire il meno possibile i soggetti sociali più disagiati, quelli che già da tempo stanno vivendo con difficoltà questa crisi.
Questo sforzo che la Regione ha fatto è emblematico di questo approccio complessivo e la stessa cosa, ovviamente, si può dire rispetto al trasporto pubblico e la stessa cosa si può dire rispetto agli sforzi fatti nell’ambito del sistema produttivo, che già nel 2011 risentiva fortemente dalla crisi economica e rispetto al quale la Regione ha cercato, nell’ambito delle sue competenze, che non sono tantissime, di supportare sia dal punto di vista dei lavoratori, con le varie forme di supporto sociale, sia dal punto di vista anche delle imprese, per cercare, in qualche modo, di sorreggerle in una situazione economica di difficoltà.
Questa situazione è stata possibile sicuramente per l’intento politico e la volontà politica che ha avuto la Giunta, sia perché ancora le risorse consentivano un ambito di movimento, una certa agibilità da questo punto di vista e, tuttavia, e qui mi fermo perché anticipo solo quella che sarà invece la discussione che faremo rispetto al preventivo 2013, tuttavia una cosa la voglio sottolineare. Il precedente Governo non ha operato male, come veniva detto nella pur ottima relaziona fatta dal collega Vecchi, il precedente Governo ha operato male, non avendo come altra soluzione di affrontare la crisi se non quella di scaricarne i costi sugli Enti locali e sulle Regioni, colpendo prevalentemente la rete di sistema sociale e di protezione sociale presente nel nostro Paese, in particolar modo nella nostra Regione, ma è del tutto evidente che c’è una assoluta continuità, anzi c’è un evidente peggioramento in questo senso, rispetto all’operato dell’attuale Governo Monti, il quale, da questo punto di vista, si sta comportando, quindi non dal punto di vista del "bunga bunga", che non è la cosa su cui mi interessa focalizzare il ragionamento, ma dal punto di vista della gestione economica e sociale e della gestione politica di questa crisi, si sta comportando come e peggio del precedente Governo, portando avanti politiche, tra cui quelle di pesantissimi tagli ai trasferimenti agli Enti locali e alle Regioni, come unico strumento per uscire dalla crisi.
Dopo un anno che è in carica, possiamo anche fare un piccolo bilancio di questo Governo ed è un bilancio assolutamente fallimentare da questo punto di vista, visti i risultati economici che sono sotto gli occhi di tutti, penso, e spero, anche sotto quelli dei miei colleghi, i risultati economici del primo anno di Governo Monti che da tutti i punti di vista, da quello dell’aumento del debito, dell’aumento della disoccupazione, dell’aumento della precarietà, del calo della produzione, del calo degli ordini, non c’è un solo dato positivo dopo un anno di questo Governo, quindi il bilancio è assolutamente negativo.
La Regione, appunto, si è trovata di fronte alla necessità di dover fronteggiare, appunto, anche per il prossimo bilancio, una situazione niente affatto dissimile, anzi peggio, di quella che ha dovuto affrontare in passato. Questo, ovviamente, non vuol dire che ci sono dei rimpianti, ma non possiamo constatare in alcune parole, seppur timide, che ho sentito da parte dei colleghi del Partito Democratico, la cui timidezza è giustificata dal fatto che sostengono questo Governo, però anche dalle loro parole si capisce molto bene che la situazione dal punto di vista delle Regioni continua ad essere di estrema difficoltà nel gestire tagli così pesanti e così brutali. Questo è, però, un ragionamento che faremo dopo.
Quello che a me preoccupa, e chiudo, e mi ricollego alla valorizzazione importante che ho voluto fare per quanto riguarda il 2011, è che temo che quella capacità che la Regione pure ha avuto di gestire nel 2011 una situazione di tagli, cercando di rendere il meno impattante possibile rispetto ai soggetti sociali più deboli, le conseguenze di questi tagli, operando scelte o di modulazione diversa dei ticket o addirittura mettendo risorse proprie, laddove non le metteva il Governo nazionale, su settori ritenuti importanti, come il Fondo per la non autosufficienza, temo che questo tipo di lungimiranza politica che questa maggioranza ha avuto, ovviamente, sarà fortemente compromessa nei prossimi bilanci, nei bilanci degli anni a venire, proprio perché non c’è alcun segnale di voler cambiare ciò che fino ad oggi anche il Governo Monti ha fatto. Ovviamente ci sono le elezioni, io spero che andranno in un certo modo, e su questo probabilmente abbiamo pareri diversi tra di noi, ma quello che è importante sottolineare, e chiudo il mio intervento, è che qui o si cambia veramente strada, e cioè si punta ad un risanamento della situazione economica del nostro Paese, ad una uscita dalla crisi, non basata su politiche recessive, come è stato fatto fino ad adesso, oppure purtroppo anche in Emilia Romagna ci troveremmo in una situazione economica e sociale, pur non dipendente dalla volta politica di questa maggioranza, in una situazione economica e sociale sempre più difficile. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie a lei, consigliere Sconciaforni.
Ha chiesto la parola il consigliere Ferrari, ne ha facoltà.
FERRARI: Grazie, presidente. È già stato richiamato negli interventi dei relatori, sia di maggioranza che di minoranza e negli interventi che sono seguiti, il fatto che oggi ci muoviamo in una situazione che non è ordinaria ma che sicuramente è straordinaria e la straordinarietà va sottolineata più volte. Siamo in una fase di risorse che sono mancate a partire ormai dal 2010, il 2011 è stato un anno impegnativo, ma anche l’anno che viviamo e che abbiamo ormai quasi passato, il 2012, e anche gli anni che ci attendono saranno sicuramente anni molto impegnativi, molto complicati e difficilissimi, sia per le Amministrazioni che per i cittadini.
La Regione in questo periodo, ma in particolare la vicepresidente Saliera, che è l’assessore che ha la delega alla materia, ha messo in atto una serie di attività e di iniziative molto importanti, che certamente hanno aiutato questa Regione a reggere l’impatto forte e pesante, direi quasi devastante per molti aspetti. Certamente non sarà possibile reggere ulteriormente questa situazione nei prossimi anni, se non cambierà l’impostazione generale e anche questo è già stato richiamato in qualche intervento, in particolare dal collega Alessandrini. Va fortemente rivisto tutto l’impianto, perché se continuiamo ad andare avanti con la logica dei tagli, che spesso sono solo tagli lineari, che non hanno però una prospettiva e una strategia, anche la miglior Regione, e la nostra è sicuramente tra le migliori Regioni che operano in questo Paese, alla fine è destinata a soccombere.
È fondamentale, quindi, che nell’impianto complessivo di rivisitazione dell’assetto del nostro Paese, dal livello centrale, dal Parlamento per arrivare ai Comuni, finalmente, pur nella necessità di vivere, sostenere e continuare a reggere in un quadro molto debole, molto difficile e molto complicato, è fondamentale, dicevo, che si cominci a vedere, cosa che fino ad oggi non è stata fatta, una strategia. Strategia che questa Regione ha messo in campo; il Patto di Stabilità interno è stato un esempio di come, pur nelle difficoltà, la Regione ha sostenuto ed aiutato oltre centosessanta Comuni, sei Amministrazioni provinciali a scalare le imprese, le famiglie, le diverse realtà perché nei momenti di crisi conta molto anche la capacità di fare sistema e di rendere solidaristico tutto quello che realmente è una realtà ancora forte, anche se sicuramente in difficoltà come la nostra, di andare avanti.
La Regione ha cominciato anche a fare altre cose importanti, che invece non abbiamo ancora visto impostate in modo coerente e sostenibile dal livello nazionale. Penso al tema delle Unioni dei Comuni o, come credo sia sempre più importante e necessario in prospettiva, al tema delle fusioni. Noi siamo nel mezzo di una vicenda che riguarda più Comuni della Valsamoggia, questa Assemblea ha già deliberato nel senso dell’accorpamento, vedremo domenica prossima, il 25 novembre, cosa decideranno i cittadini della Valle, credo che sarà un primo esempio importante che in questa Regione andrà a compimento e credo anche che sarà il primo modello che dovrà essere preso non solo dai Comuni dell’Emilia-Romagna, ma credo anche in altre parti del nostro Paese come esempio per superare le difficoltà, ottimizzare le risorse e rendere più forti i territori. Questo però, lo dicevo prima e lo ribadisco, potrà funzionare come ricordava nella sua relazione anche il collega Vecchi, se finalmente a livello centrale ci sarà questa capacità di visione unitaria strategica e di prospettiva.
La globalizzazione è una opportunità per chi sa anticipare, guardare ai tempi e alle modalità e alla normativa di sostegno alla novità, a quello che ci aspetta se tutti insieme, ma cominciando da una politica centrale sempre più attenta, sempre più inclusiva, sapremo fare quello che i nostri cittadini si aspettano.
Quello che abbiamo visto negli ultimi tempi è invece un po' un atteggiamento di segno opposto, da una politica di prossimità che è quello che i cittadini ci chiedono, si aspettano da noi e dai nostri territori e anche dalla strategia che la Regione saprà mettere in campo, ad un neocentralismo che, temo, rischi di scavare un solco ancora più ampio fra cittadini e Pubblica Amministrazione. Anche la Corte dei Conti ci ha detto che questa Regione ha fatto bene, pur in un momento di difficoltà, ha detto anche un’altra cosa importante, in un momento in cui sta cambiando anche il ruolo della Corte dei Conti a livello nazionale, che è stato utilissimo, ce lo ha detto il Presidente in Commissione pochi giorni fa, il confronto fra loro e la vicepresidente, tra lo staff e l’Amministrazione, perché un conto sono le cose teoricamente pensate e un conto sono le cose applicate in concreto e, forse, c’è ancora troppa gente, che vive nei palazzi romani, che non ha capito che vivere sui territori è un po' più complicato, è un po' più difficile, ma è assolutamente indispensabile per mantenere un Paese che abbia davanti una importante prospettiva di sviluppo, ma facendo anche in modo che questo Paese non subisca o non abbia a vivere stagioni di tensioni che già oggi ci sono, ma che sicuramente potrebbero diventare più forti, se non avremo l’intelligenza, la forza e la pazienza, che questa Regione ha dimostrato di avere e che la vicepresidenza Saliera - devo dirlo - testimonia in tutte le attività che svolge al servizio della nostra realtà territoriale. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Ferrari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Gentili colleghi e colleghe, mi rivolgo alla Giunta regionale e alla maggioranza che in quest'Assemblea la sostiene, per chiedere ancora una volta quale sia la reale considerazione del parere della Corte dei Conti, dato che da anni vengono sistematicamente sottovalutate, o addirittura ignorate, alcune osservazioni e indicazioni autorevolmente inserite nell'annuale relazione.
Mi riferisco, innanzitutto, alle partecipazioni societarie della Regione, che ammontano a 27, e che in molti casi hanno sistematicamente bruciato risorse pubbliche per finanziare società che non si reggono sulle proprie gambe, che mostrano risultati deludenti o che, addirittura, registrano annualmente perdite particolarmente consistenti. Sono anni ed anni che la Corte dei Conti sottolinea l'inopportunità di trasferire risorse regionali a società che registrano perdite da più esercizi. Tenuto conto anche dei principi stabiliti dal decreto n. 78 del 2010, Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività, riconfermate di recente dalla Corte dei Conti costituzionale, quali principi a cui tutte le regioni debbono attenersi. Esempio di gestione assolutamente non virtuosa delle risorse pubbliche è la SEAF SpA, anch'essa segnalata dalla Corte dei Conti in ogni relazione annuale da quando sono membro di questa Assemblea. Forse nessuno della Giunta aveva letto quel punto o forse si è voluta opportunamente ignorare l'indicazione della Corte, con il risultato di aver bruciato, senza ottenere alcun risultato positivo, ben 5 milioni e 800 mila euro. Finanziata inutilmente e senza alcun risultato anche la SAR, per 1 milione 500 mila euro, ed un altro milione di euro per la società Rimini Fiera. Preoccupante è anche l'osservazione secondo la quale la Corte dei Conti non ha ricevuto dati riguardanti 7 società partecipate dalla Regione. Come ho detto in Commissione, era presente anche lei, Assessore: come si fa a finanziare delle associazioni che non forniscono il bilancio? E noi continuiamo a versare soldi? È inaccettabile che da una parte si lamentino ristrettezze per l'erogazione dei servizi ai cittadini, per la manutenzione delle strade, per la riduzione delle imposte fiscali, e dall'altra si sperperino con incuranza milioni e milioni di euro, senza che nessuno sia chiamato a rispondere sul piano quantomeno contabile.
A tal proposito, Assessore, vorrei che lei mi desse una risposta. Avevo la speranza anche di vedere i dati di queste ultime società che mancano all’appello, ma la mia richiesta è caduta nel vuoto.
Quello che, a nostro parere, la Corte dei Conti non evidenzia a sufficienza è che se è pur vero che i conti sono stati tenuti in ordine rispetto ai principi formali di contabilità pubblica, consentono, ancora una volta, di conseguire un consistente avanzo di cassa. Ciò è avvenuto in un momento particolarmente grave, di profonda e diffusa crisi economica, e quindi tale avanzo netto, di quasi 1 miliardo di euro, a nostro avviso, stride fortemente con i sacrifici a cui sono chiamati i cittadini e le imprese della nostra Regione. E ciò è stato ottimamente sottolineato anche nella relazione del collega Lombardi. Riteniamo, cioè, che, al di là di un corretto rispetto formale delle disposizioni normative, la vera capacità di gestione economica, e quindi di governo della nostra Regione, vada misurata con la capacità di utilizzare risorse pubbliche così importanti con il fine ultimo di migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle imprese.
Crediamo, infatti, che la nostra Regione debba perseguire obiettivi mirati al sostegno concreto dell'economia reale e che, ogni possibile risorsa e risparmio conseguito, debba immediatamente tradursi in minori costi a carico dei cittadini e in maggiore liquidità immessa nel sistema delle imprese. Ci riferiamo, ad esempio, ai fornitori della Regione Emilia-Romagna, che vengono mediamente pagati ad oltre 280 giorni, contro una media europea di 65 giorni e direttive comunitarie che hanno imposto vincoli stringenti nei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione verso i propri fornitori, portandoli ad un massimo di 30 giorni. Si legge nei vari comunicati che, ad aprile 2012, la Regione Emilia-Romagna ha ridotto i tempi di pagamento a 233 giorni. È un piccolo sforzo, che però è ancora ben lontano dagli obiettivi europei e, ancora più importante, dalle esigenze economiche e finanziarie dei fornitori temporaneamente sopravvissuti alla crisi economica che non concede tregua. Tempi così prolungati per i pagamenti, procedure burocratiche così complicate e farraginose, significano minore liquidità e maggiori debiti per le imprese, che avranno quindi più difficoltà nel competere con i concorrenti esteri. Da un punto di vista concreto, non ci sembra, quindi, che l'Emilia-Romagna in qualità di debitore possa vantare un particolare virtuosismo.
Lo stesso vale per gli scostamenti che sono stati evidenziati fra somme stanziate, impegnate e pagate. Leggiamo di un calo della velocità di cassa, di un peggioramento dello smaltimento dei residui passivi che, nel 2011, sono aumentati del 3 per cento, e di una spesa regionale ingolfata nei settori importanti dello sviluppo economico (funzione obiettivo 3); sviluppo del territorio (funzione obiettivo 4); istruzione e cultura (funzione obiettivo 6).
Nota dolente anche per le consulenze esterne. Bene il trend in diminuzione, tuttavia, permangono 125 consulenti esterni, per una spesa di 3 milioni 600 mila euro.
Aspettiamo, poi, di conoscere come saranno concretamente e utilmente impiegate le risorse ottenute con la riduzione di ciò che attiene al costo della macchina amministrativa e istituzionale regionale. Risorse che, ci auguriamo, non dovranno andare a rimpinguare i già cospicui avanzi di cassa, ma - ripetiamo - dovranno tradursi in benefici concreti ed immediati per i cittadini e le imprese della nostra Regione.
Ho incentrato questo mio intervento su alcuni particolari aspetti del rendiconto, quali le società partecipate e responsabilità; come spiegare l'avanzo di cassa di quasi 1 miliardo di euro ai cittadini che fanno sacrifici e tirano la cinghia; in terzo luogo, come raggiungere i tempi di pagamento ai fornitori previsti dall'Unione europea; come si motivano le inefficienze gestionali e l'aumento dei residui passivi. Per finire (quinto rilievo), come verranno utilizzati i risparmi attuati con i tagli al funzionamento degli organi istituzionali.
Cinque punti su cui chiedo risposte precise da parte del Presidente della Giunta, che - non dimentichiamolo - è anche Presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, e quindi potrebbe illuminarci anche su come le regioni italiane si stanno attrezzando per rivedere questa ormai obsoleta impostazione di bilancio, che dall’1 gennaio 2014 si dovrà adeguare ai nuovi principi contabili, i quali potrebbero condurre a risultati di bilancio completamente diversi rispetto a quelli che stiamo valutando oggi. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire la vicepresidente Saliera. Ne ha facoltà.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Buongiorno. Ringrazio tutti per gli interventi di notevole approfondimento del tema. Voglio condividere anch'io l’orgoglio che da più parti è stato espresso per il giudizio positivo della Corte dei Conti; così come voglio condividere il disagio che proviamo tutti allorché non viene riconosciuto dal Governo il fatto che i nostri rendiconti e i nostri bilanci sono in equilibrio, hanno l’indebitamento più basso d'Italia, hanno dei parametri che dimostrano che la percentuale di personale è una delle più basse rispetto agli abitanti, e via discorrendo. Ritengo, peraltro, che continuare, ormai da diversi anni, ad avere un approccio di tagli esclusivamente lineari e uguali per tutti, senza riconoscere per ogni situazione dove si trova l'asticella da cui si parte, non faccia bene né alla democrazia né alla credibilità del rispetto delle istituzioni.
Certamente, ho preso nota di alcune situazioni evidenziate, di apporti e consigli che avete dato sia in Commissione sia nel dibattito di stamattina, per migliorare sempre e comunque la qualità del nostro bilancio. Soprattutto, come abbiamo già fatto - e lo vedrete quando ragioneremo sul Rendiconto del 2012 -, sul miglioramento dei pagamenti, sul miglioramento della programmazione degli impegni, sull'utilizzo della disponibilità e della nostra capacità di patto di stabilità, che peggiora ogni anno, ma è doveroso utilizzarlo fino all'ultimo, per ridistribuirlo a favore delle autonomie locali, quali i comuni e le province.
Mi soffermo solo un attimo sul tema delle partecipate, nel ricordare che in primavera, in Prima Commissione si è fatto - almeno così ritengo - un buon lavoro d'esame di tutte le nostre partecipazioni. Le 27 società o aziende in house, ognuna ha una caratteristica diversa, sono state esaminate una per una, e vi sono stati consegnati i dati di ciascuna di esse, sia sulla composizione di partecipazione, sia sulle finalità, sia sui dati di bilancio. Riprendiamo quel lavoro - come Giunta, ovviamente, lo stiamo già riprendendo - alla luce anche delle nuove normative, ma soprattutto per ragionare nuovamente assieme a voi circa un piano di riordino del sistema partecipativo della Regione.
Per quanto riguarda il tema specifico che avete richiamato, anche in Commissione, alla presenza della Corte dei Conti, avrete notato che la Corte dei Conti ha riconosciuto che l’atto in questione era giuridicamente in ordine, perché assunto nell'anno 2010, si trova nel consuntivo 2011 semplicemente perché il pagamento è avvenuto materialmente nel 2011, e non si è più ripetuto. Alla luce delle norme, dal 2010 in poi, la Giunta non ha mai più, né nei confronti di quella partecipata né di altre, proceduto in quel modo.
Vi ringrazio perché nei vostri ragionamenti trovo sempre una sorgente per poter approfondire meglio alcuni aspetti, anche da visuali diverse, in modo da riuscire, sempre di più, in un controllo ancora più efficace, nel rapporto con le diverse direzioni e nel rapporto con i diversi assessorati, ad avere il massimo della collaborazione, perché le azioni del bilancio siano quanto più efficaci possibile nel rapporto con i cittadini, i loro bisogni e, naturalmente, il sistema delle imprese. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, vicepresidente Saliera.
Prima di passare all'esame dell'articolato, nomino scrutatori il consigliere Mumolo, la consigliera Moriconi e il consigliere Alberto Vecchi.
Diamo inizio all'esame dell'articolato, mettendo in discussione l'art. 1.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 1 è approvato.
Metto in discussione l'art. 2.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 2 è approvato.
Metto in discussione l'art. 3.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 3 è approvato.
Metto in discussione l'art. 4.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 4 è approvato.
Metto in discussione l'art. 5.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 5 è approvato.
Metto in discussione l'art. 6.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 6 è approvato.
Metto in discussione l'art. 7.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 7 è approvato.
Metto in discussione l'art. 8.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 8 è approvato.
Metto in discussione l'art. 9.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 9 è approvato.
Metto in discussione l'art. 10.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 10 è approvato.
Metto in discussione l'art. 11.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 11 è approvato.
Metto in discussione l'art. 12.
È aperta la discussione generale. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessun consigliere chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 12 è approvato.
Terminato l'esame dell'articolato, siamo alle dichiarazioni di voto sull'intero progetto di legge.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Intervengo per fare una raccomandazione e, a tal fine, desidero rileggere solo quattro righe che mi stanno particolarmente a cuore, perché non vorrei più leggerle il prossimo anno, se il buon Dio mi lascia la salute. Mi riferisco alla pagina 99 della relazione resa dalla Corte dei Conti: "Ciononostante, si invita l'Amministrazione regionale a valutare per il futuro con la massima cautela la partecipazione ad operazioni societarie che comportino trasferimento di risorse regionali in società che registrano perdite da più esercizi consecutivi, considerando che l'articolo 6... - eccetera - ...pur non essendo direttamente applicabile alle regioni, costituisce comunque una disposizione di principio a cui anche i predetti enti devono attenersi". Vorrei, invece, che nella prossima relazione della Corte dei Conti fosse scritto: "Abbiamo notato con piacere che non sono state finanziate quelle società che, da diversi esercizi, hanno chiuso il bilancio con risultati negativi". L’anno prossimo, Assessore, vorrei - e sicuramente, come minimo, ci sarebbe un voto di astensione da parte nostra - vedere scritta una roba del genere, perché fino ad oggi, nonostante i ripetuti controlli e l'attenzione della Corte dei Conti, in un momento come questo in particolare, non si è tenuto conto dei loro indirizzi.
Il nostro voto, pertanto, sarà contrario. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, Presidente. Per preannunciare il nostro voto contrario al Rendiconto della Regione, ma anche per cogliere l'occasione per riprendere alcune considerazioni svolte. Una relativamente a quanto affermato dal collega Alessandrini, per chiarire che il mio ragionamento, che partiva dall'esame storico degli avanzi di amministrazione via via decrescenti, circostanza che, a mio avviso, depone a favore della corretta strategia del Ministro Tremonti negli anni passati, non faceva riferimento, in questo caso, ad una riduzione di sprechi. In quest'occasione, infatti, non ho parlato di sprechi, ma mi riferivo al fatto che, a seguito di abitudini consolidate, questa Regione aveva un notevolissimo avanzo di amministrazione che via via si è ridotto negli anni, dimostrando che, evidentemente, agendo su questo fattore, si poteva in qualche modo sopperire ai tagli che erano intervenuti, senza diminuire di molto le possibilità di intervento della Regione e senza aumentare la pressione fiscale, come, peraltro, ci ha spiegato la Giunta nei vari interventi che si sono susseguiti in questi anni. Se si è riusciti comunque a far fronte agli impegni presi, senza aumentare la pressione fiscale, significa che la Regione aveva la possibilità di attingere a determinati capitoli di bilancio, e quello dell’avanzo di amministrazione, secondo me, era un elemento su cui bisognava insistere. Difficilmente, la Regione, come tutte le altre, l’avrebbe fatto autonomamente. Ripeto, a volte con malizia, a volte senza malizia, anche solo per abitudine, mentre un preciso impegno dovuto ai tagli l’ha costretta a farlo.
L'altra considerazione è la seguente. Spesso ci si è lamentati della mancanza di risorse, dimenticandosi che, se il patto di stabilità impone un tetto, più risorse arrivano, meno si può spendere, è inutile alimentare gli avanzi o i residui, quindi sarebbe stato più importante prestare attenzione - e dal bilancio 2011 si vede - al concreto pagamento proveniente da parte dello Stato delle somme che, in qualche modo, erano state stanziate all'inizio, e questo è avvenuto più che in passato, il che significa che lo Stato ha pagato meglio di quanto non avesse fatto in passato le cifre, ovviamente ridotte, che erano state previste.
Spesso si fa riferimento al 2011 come all’anno in cui eravamo sul baratro. Questa è la vulgata comune, ma, a mio avviso, se in questo momento sia il PD sia il PDL decidessero di togliere la spina al Governo Monti, per vari motivi, saremmo sul baratro esattamente come lo eravamo nel 2011, nel senso che non sono aumentati di nulla i fondamentali dell'economia. Ci manteniamo in piedi perché - probabilmente per un senso di responsabilità che anima tutti - fino ad oggi abbiamo lasciato che questo Governo andasse avanti.
Devo fare un’ultima considerazione partendo dal discorso delle partecipate, in particolare con riferimento alle Terme di Salsomaggiore, che denotano quell'anomalia ripresa dalla Corte dei Conti, anche se non si è più verificata. In futuro, bisognerà prestare attenzione, bisognerà monitorare attentamente anche le aziende partecipate che oggi producono utili, perché non arrivino ad avere anch'esse delle perdite.
Vi è, poi, la questione della assicurazioni. In questa sede, qualche volta, abbiamo fatto un’osservazione, che però è passata abbastanza inosservata, secondo la quale ci deve essere un monitoraggio che ci consenta di accorgerci prima che stiamo spendendo 200 milioni di euro in premi assicurativi a fronte di 40 milioni euro di risarcimento. Non possono passare cinque anni per fare una valutazione di questo tipo, perché, nel frattempo, abbiamo buttato via oltre 120 milioni di euro.
Abbiamo, inoltre, la questione relativa alle politiche sulla cooperazione internazionale che, come abbiamo detto in altre occasioni, a nostro avviso, vanno riviste. Noi abbiamo finanziato, e continuiamo a finanziare, Paesi che oggi presentano dei fondamentali migliori dei nostri, che sicuramente hanno al loro interno delle sacche di povertà, che però devono in qualche modo vedersela da soli. Altrimenti anche noi potremmo chiedere aiuti per il nostro Mezzogiorno. Mentre ognuno, in casa propria, avendo le possibilità, e alcuni di questi Paesi ce l’hanno, deve affrontare i propri problemi. In tal senso, bisogna rivedere la nostra politica di cooperazione. Se invece rimaniamo nell’ambito dei rapporti bilaterali fa paesi partner, va tutto bene, ma noi abbiamo - mi riferisco in particolare al Brasile o alla Serbia - spacciato per aiuti di cooperazione internazionale cose che poi, di fronte all'evidenza dei fatti, diciamo essere rapporti internazionali.
Dico questo perché, dall'anno prossimo, come ci è stato detto, l'esame della Corte dei Conti non sarà più quello che è stato fino ad oggi, su nostra sollecitazione, ma sarà un esame in sede giurisdizionale, e quindi credo con un'attenzione maggiore anche rispetto a queste possibilità, che oggi sono ampiamente concesse alla Regione. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Preannuncio il voto favorevole da parte del gruppo dell'Italia dei Valori. Mi corre l'obbligo, però, di fare alcune osservazioni che partono sì dal bilancio del 2011 ma per proiettarle su quanto potrà succedere nel 2013, alla luce anche dei continui tagli che questo Governo attua nei confronti degli enti locali e nei servizi essenziali.
Spenderò due parole con riferimento alle spese della sanità. Come risulta anche dai numerosi passaggi della relazione della Corte dei Conti, il tema centrale, appunto, è quello dei disavanzi nella sanità. Basti rilevare che abbiamo acceso mutui per 854 milioni di euro tutti finalizzati alla copertura del deficit di risorse pubbliche in campo sanitario. Si tratta di un settore delicatissimo per i nostri cittadini, per i servizi che eroghiamo loro, ma è al contempo un settore molto delicato per quanto riguarda il bilancio della nostra Regione.
Ad oggi, la nostra situazione complessiva è la seguente: abbiamo 11 aziende sanitarie locali con grandi differenziazioni rispetto al bacino d'utenza, senza citare le aziende speciali e quant'altro. Crediamo che questa situazione non sia più sostenibile, se veramente vogliamo cominciare a fare dei ragionamenti circa una razionalizzazione dei costi principali che questa Regione deve sostenere.
Crediamo, perciò, che sia necessario in previsione dei prossimi bilanci intervenire in questo settore per applicare la razionalizzazione, e qui sto pensando, per esempio, al fatto che siamo già venuti in quest’aula, di là dalle differenziazioni politiche, per approvare una riorganizzazione delle Province. Oggi quasi tutte le Aziende Sanitarie Locali fanno riferimento a bacini provinciali.
Crediamo che sia necessario e indispensabile, anche alla luce dei costi, ne cito uno per tutti che è quello del management, quello del settore apicale che solo per quello che riguarda, a titolo di esempio, la USL di Bologna, abbiamo un direttore generale che recepisce oltre 180 mila euro l’anno, abbiamo due direttori, uno sanitario e uno amministrativo che percepiscono rispettivamente oltre 145 mila euro l’anno, per un totale di oltre 472 mila euro l’anno. Tutto questo discorso degli emolumenti percepiti dai cosiddetti top manager, per tutte le undici aziende USL ammontano a oltre 4 milioni 700 mila euro, perciò capite che in questa situazione anche un risparmio in questo settore è necessario e, ormai, indispensabile.
Ci aspettiamo perciò, Assessore, dei segnali ben precisi per quello che sarà il prossimo bilancio, per una riorganizzazione che non penalizzi la qualità dei servizi che diamo agli utenti ma che si cerchi anche nel settore, della spesa amministrativa e dirigenziale, di dare segnali ben precisi di riduzione.
Sollecitiamo, quindi, un intervento della Giunta per una riorganizzazione e razionalizzazione dell’azienda ASL anche in relazione al riassetto delle Province e alla istituzione delle città metropolitane di Bologna, al fine di perseguire l’obiettivo e il contenimento della spesa pubblica nel settore sanitario nei termini indicati. In ogni caso chiediamo alla Giunta di assumere l’impegno di un risparmio di spesa del settore in esame, già a partire dal prossimo esercizio finanziario. Sappiamo che non è una operazione semplice, sappiamo che è una operazione difficile, sappiamo che sarà una operazione che non avrà molto aiuto da parte del territorio, però se la facciamo per garantire comunque i livelli dei servizi e per cercare di riparare il disavanzo del sistema sanitario regionale, sarà una operazione che sarà comunque capita ed apprezzata. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie a lei, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Come diceva il collega Mandini, la discussione sul rendiconto del 2011 è utile anche perché ci permette di fare un confronto fra la situazione di 20 anni fa, con le difficoltà che abbiamo cominciato a incontrare e le scelte che sono venute dopo e quelle, in particolar modo, che dovremo fare.
Le scelte fatte nelle ristrettezze date dai tagli del Governo, che già erano molto consistenti, le abbiamo discusse due anni fa e le abbiamo condivise, quindi questo non può che portarci ad una dichiarazione di voto favorevole. Dovrebbe essere subentrato del malaffare per cambiare opinione e, fortunatamente, non siamo in questa situazione.
È evidente che da diversi anni, prima il Governo Berlusconi e poi il Governo Monti, hanno provveduto ad una riduzione dei trasferimenti, prima con la riduzione del fondo sanitario, poi con la spending review, poi con tanti altri strumenti, che ci hanno costretto a fare delle scelte anche molto dure e ci costringono a fare delle scelte molto dure. Noi quelle scelte, come dicevo, nel caso del 2011 le abbiamo condivise, anche se c’era qualche punto che avremmo voluto affrontare con un taglio diverso, in particolar modo vorrei ricordare alla vicepresidente Simonetta Saliera, che noi già allora sottolineammo l’esigenza di avere una nuova legge sull’estrazione dei materiali da cave e una nuova legge sulla regolamentazione delle acque minerali. Da troppo tempo stiamo sollecitando e aspettando che possa iniziare questa discussione per adottare un provvedimento adeguato, in grado di aggiornare la normativa per la salvaguardia del territorio e anche per l’adeguamento delle tariffe.
Queste attività godono di una rendita dell’utilizzo di beni primari non rinnovabili e questa rendita non può essere esente da una ridiscussione e da un adeguamento.
Ricordo questo tema perché noi siamo intenzionati ad affrontare seriamente questa cosa e insisto sul fatto che non possiamo continuare a denunciare senza trarne delle conseguenze, anche nel voto del bilancio. Vorrei che fosse registrato questo, per evitare poi che qualcuno si sorprenda all’ultimo momento.
Detto questo, è stata ricordata già dai miei colleghi la modalità con la quale abbiamo introdotto i ticket sanitari per cercare di fare fronte comunque a delle scelte che si imponevano e una modalità, quella dell’introduzione dei ticket che abbiamo condiviso, che ci ha consentito di difendere fino ad ora la qualità del nostro sistema sanitario. Di fronte però agli ulteriori tagli che sono previsti, io penso che dobbiamo dirci con molta chiarezza che il Governo di questo Paese, il Governo di questo periodo di questo Paese sta adottando una politica in tema di sanità che spinge in maniera drastica verso l’abbandono del Pubblico di una parte del sistema sanitario e questo, a mio parere, richiede una seria ridiscussione di queste scelte e l’apertura di una fase politica radicalmente diversa da quella che è rappresentata da questo Governo, perché non si può continuare a pensare di difendere la qualità del nostro sistema sanitario se vengono confermate queste scelte. È vero che possiamo ancora razionalizzare dei costi, eliminare degli sprechi, come si è cercato di fare in questi ultimi due anni, sono cose esemplari, anche quelle che riguardano, in particolar modo i costi della politica e del nostro funzionamento, però sono cose esemplari che dal punto di vista generale rimangono esemplari: sono da fare, ma non risolvono i problemi di bilancio.
Il 2011, tra le altre cose, fu un anno particolare perché furono necessarie enormi risorse per fronteggiare la crisi e per cercare di contrastarne almeno gli effetti più deleteri e, quindi, in particolar modo per sostenere la cassa integrazione in deroga.
Nel 2012 è stato fatto il patto per la crescita intelligente inclusiva e sostenibile, con risorse che hanno permesso di dare incentivi per la stabilizzazione dei posti di lavoro e per l’apprendistato. Qui ci troviamo nella situazione in cui non c’è, a tutt’oggi, una traccia di politica industriale da parte dello Stato e vengono tolte le risorse per la politica industriale da parte delle Regioni, e questo è un altro aspetto che con l’acuirsi ancora della crisi, perché tutti i giorni ci sentiamo raccontare per televisione che c’è la luce in fondo al tunnel, che abbiamo già fatto tutte le scelte necessarie per uscire dalla crisi, però in realtà tutti i dati economici reali dicono che la crisi sta peggiorando, fra l’altro in questo ultimo periodo cominciano a incontrare problemi anche le esportazioni, il mercato interno è completamente fermo perché le persone, le famiglie si sono impoverite e, quindi, o troviamo degli strumenti di politica industriale a livello nazionale o lasciamo i margini per politiche industriali e anche regionali o, altrimenti non potremmo mai contrastare questa crisi e avviare una fase di ripresa.
Lo stesso per quanto riguarda i temi dell’ambiente, anche qui noi abbiamo una restrizione delle risorse a disposizione, si stanno tagliando i fondi per la manutenzione del territorio, mentre invece le ordinarie, purtroppo, catastrofi stagionali rendono sempre più evidente l’esigenza di piani di investimento adeguati per la messa in sicurezza del territorio e su questo punto servirebbero scelte serie da parte del Governo, ma servono scelte, a mio parere, nuove, anche da parte nostra, perché non si può in periodi crisi pensare di sostenere progetti faraonici ed opere indispensabili.
L’unica vera, grande opera indispensabile è la messa in sicurezza del territorio di questo Paese e avere risorse per permettere, per esempio, alle migliaia di capannoni costruiti senza criteri antisismici di mettersi in regola con le norme antisismiche. Sono le risorse necessarie per la tutela del territorio, per proteggere adeguatamente dalle inondazioni, per fare in modo che vi siano delle opere contro le frane, tutte le cose che sappiamo, che sono possibili e darebbero lavoro a migliaia, a decine di migliaia di persone. Non è invece indispensabile fare il ponte sullo stretto, non è neanche indispensabile fare l’alta velocità Torino - Lione, a meno che, io su questo faccio un passo avanti, a meno che non si faccia veramente un passo in avanti in tutto il Paese per mettere un 15 - 20 per cento del trasporto merci su ferro. Se tutto il sistema ferroviario italiano fosse adeguato all’esigenza di ridurre il traffico su gomma, potrebbe diventare anche sensato in questo periodo, il fatto di avere la Torino - Lione, ma se dobbiamo fare la Torino - Lione ad alta velocità e poi contemporaneamente fare in tutto il resto del Paese delle nuove autostrade, e non dedicare un euro di investimenti sul sistema ferroviario per il trasporto merci, vuol veramente dire che siamo al delirio, cioè alla contraddizione netta delle scelte che ci vengono proposte.
La politica di sostegno dei parchi è una politica per la difesa e la tutela del territorio; una politica per la riduzione dell’utilizzo del suolo, dell’uso del suolo è una politica per la messa in sicurezza del territorio; la difesa di una agricoltura di qualità è una politica per la difesa del territorio. Queste sono le scelte sulle quali, anche nella nostra Regione, ci dobbiamo concentrare, ma qui già sto parlando del futuro, ma d’altra parte questa mi sembra una occasione soprattutto utile da questo punto di vista e voglio comunque confermare il nostro voto positivo per quanto riguarda il Consuntivo del 2011. Grazie.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Siamo in dichiarazioni di voto, ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Se qualcuno ci avesse detto nella passata Legislatura, o anche solo due anni or sono, che ci saremmo trovati a discutere oggi, in questa sede, di un paese investito da una crisi economica senza precedenti, della quale - ha ragione il collega Naldi - è difficile vedere l’uscita. Addirittura il collega Manfredini, scherzando, mi diceva che forse la luce in fondo al tunnel sono i fari del treno che ci sta venendo contro. Un paese, quindi, guidato da un Governo tecnico in una fase in cui c'era la necessità di tenersi agganciati al treno dell'Europa; il default era incombente, così come lo spettro della Grecia e lo spettro della Spagna. Eppure la realtà di oggi è andata ben al di là delle peggiori previsioni ed è con questo stato di cose che occorre confrontarsi. Occorre farlo perché anche a causa della miopia di taluni proclami e delle decisioni prese anni fa, che le cose ci stanno portando sull'orlo di un precipizio senza fondo quale quello che stiamo percorrendo - a mio avviso - "a rotta di collo".
I settori sui quali la Regione interviene sono molti. Spesso il dibattito pubblico si concentra solo su alcuni di essi quali quelli che fanno più notizia, ma chiunque viva sul territorio sa che solo nel riuscire a raggiungere un elevato standard di qualità dei servizi offerti alla collettività e alle comunità, si possono dare risposte concrete e fornire buoni servizi ai lavoratori, alle famiglie, ai residenti tutti di tutte le etnie, ai bambini, agli anziani, alle donne, a tutti i cittadini che compongono la complessa società dell'Emilia-Romagna. E questo è un dovere al quale la Regione Emilia-Romagna ha sempre cercato di dedicarsi! La Regione Emilia-Romagna, il presidente Errani e la Giunta di centrosinistra che governa questo territorio. E di questo io sono grato alla vicepresidente Saliera, ma non mi nascondo che ridurre le risorse, tagliare i settori che costituiscono la carne viva del nostro sistema sociale - istruzione, formazione, sanità, welfare - affogando o strozzando gli Enti locali, i Comuni, risolvendo per decreto la questione del riordino istituzionale delle Province con una tempistica che va aldilà di ogni più drammatica fantasia - dico "drammatica" perché ovviamente sospendere la quota di rappresentanza democratica istituzionale è una questione che al di là delle alchimie e dell'ingegneria istituzionale, dovrebbe preoccupare tutti; a prescindere dalle opinioni della biografia politica - l'inadempienza sull'applicazione del Titolo V che rischia di ridurre ancora i margini di programmazione delle Regioni, sono una questione che a mio avviso può provocare, oltre un deficit dell'intero sistema istituzionale, anche qualche problema di tenuta sociale e di pericoloso scontro tra livelli di emergenze, tra livelli di povertà, mai visti prima in questo paese. Ed anche l'Emilia-Romagna non ne è esente.
È del tutto evidente, quindi, che noi voteremo positivamente la proposta di Rendiconto che ci è stata illustrata, ma non senza una preoccupazione sulla tenuta del sistema regionale per l'esercizio 2013-2015. Ovviamente il partito democratico è la forza politica di maggioranza che ha, che sente sulle proprie spalle e cercherà di onorare al meglio, come ha sempre fatto, questa responsabilità nei confronti dei cittadini. Ma è evidente che tutto il sistema regionale ha il compito di aiutare questa fase difficile per il paese e per la nostra Regione.
Confido, quindi, oltre che nel lavoro della Giunta, apprezzabile e condivisibile, anche come più volte in questa fase e in questo periodo quest’Aula ha dimostrato - a riguardo ringrazio tutti i colleghi - in quel senso di maturità e di solidarietà, in quello stringersi attorno alla bandiera, tipico di questa terra dimostrato anche nella drammatica esperienza del terremoto e in tutte le situazioni emergenziali - perché di emergenza vera si tratta! - e penso che ancora una volta da quest’Aula usciranno risposte concrete per i nostri cittadini. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Se nessun consigliere chiede di intervenire in fase di dichiarazioni di voto, ritengo chiuse le prenotazioni e si proceda alla votazione dell’intero testo di legge "Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011", con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
40
Assenti
10
Favorevoli
29
Contrari
11
Astenuti
-
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011».
OGGETTO 3341
Delibera: «Bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013. Bilancio pluriennale per gli esercizi 2013-2015.» (Proposta dell'Ufficio di Presidenza in data 31 ottobre 2012, n. 134) (96)
(Relazione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Passiamo all'oggetto 3341 "Bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013. Bilancio pluriennale per gli esercizi 2013-2015" proposto con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 134 del 31/10/2012.
La Commissione "Bilancio Affari generali e istituzionali" ha espresso parere favorevole nella seduta del 14 novembre 2012 con la seguente votazione: favorevoli 32, contrari 2, astenuti nessuno.
Dichiaro aperta la fase della discussione generale.
La parola al consigliere questore Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI, relatore: Grazie, presidente. In Commissione abbiamo avuto modo di discutere abbastanza approfonditamente dei numeri del bilancio di previsione che andiamo a proporre per l'approvazione in questa seduta, per cui mi limiterò a dare lettura della prima parte della relazione che abbiamo allegato al bilancio, restando a disposizione per tutte le osservazioni e domande di chiarimento che il dibattito vorrà proporre.
Il 2013 ci ha confermato, come già il 2012 anno di congiuntura economica e sociale connotata da estrema complessità, il perdurare di una crisi che presentando ormai caratteri strutturali ha richiesto non solo di confermare, ma di rendere ancor più incisiva, la politica di riduzione dei costi che in anticipo sui tempi la nostra Assemblea legislativa aveva avviato fin dal proprio insediamento avvenuto nel 2010.
I dati aggregati ed analizzati sul periodo 2010-2013 testimoniano chiaramente che è stato compiuto un lavoro importante e significativo.
Un lavoro che fa della nostra Regione una delle più virtuose a livello nazionale, come confermano le recenti decisioni assunte dalla Conferenza delle Regioni che in relazione all'applicazione del D.L. n. 174/2012 ha assunto il parametro dell'indennità dei consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna come il riferimento virtuoso da applicare per tutte le Regioni.
Del resto, i dati parlano chiaro. Se partiamo dall'analisi dell'andamento della voce di spesa relativa agli emolumenti dei consiglieri regionali nel periodo 2010-2012, registriamo, infatti, una riduzione in valore assoluto di 1,4 milioni - pari ad oltre il 30 per cento - da 7,4 milioni di euro a 6 milioni di euro. Se analizziamo la spesa per il personale a supporto dei gruppi degli Organi monocratici, lo stanziamento passa, nel quadriennio, da 5,2 milioni a 4,2 milioni di euro, riducendosi del 20 per cento. Se infine analizziamo i contributi dei gruppi assembleari si passa dai 2,4 milioni di euro a soli 250.000 euro nella previsione 2013, con una riduzione di quasi il 90 per cento; quest'ultimo dato è in applicazione D.L. n. 174/2012 che entrerà in vigore a far data dal primo gennaio 2013.
L’aggregato che siamo abituati a trattare semplificandolo come "costi della politica" si è ridotto da 15,5 milioni a 10,5 milioni di euro nel periodo 2010-2013, con una riduzione di quasi il 32 per cento. Certamente l’impatto del quadro nazionale è stato il motore di alcune decisioni che hanno portato a forti economie di spesa, ma non si deve dimenticare che su molte materie, ultime fra tutte la riduzione delle risorse attribuite ai gruppi assembleari, l'Assemblea aveva già autonomamente e anticipatamente assunto indirizzi che per importo economico avevano effetti assolutamente analoghi a quelli derivati dal decreto-legge n. 174/2012, con l'unica differenza di una diversa distribuzione tra voci spesa.
Il lavoro di riduzione e razionalizzazione della spesa, completato con interventi durevoli sui costi della politica degli anni precedenti, aveva investito tutte le funzioni operative dell'Assemblea ed oggi possiamo affermare di raggiungere quella previsione del 2013 come un punto di equilibrio da mantenere fino alla fine della legislatura.
Lo stesso dicasi per le funzioni di informazione, comunicazione, documentazione e di studio e ricerca, oggi dimensionati a livelli che coniugano economicità ed adeguato presidio dei temi trattati.
Non possiamo però dimenticare che in particolare la riduzione di risorse erogate ai gruppi, alla voce funzionamento, genera maggiore richiesta di supporto ai servizi interni all'Assemblea che dovranno, quindi, essere in grado di rispondere a nuove sollecitazioni in un quadro di risorse immutate. Su questo aspetto, nel corso dei prossimi mesi, d'intesa tra l'Ufficio di Presidenza e i capigruppo andranno trovate le adeguate soluzioni per favorire l'espletamento delle proprie funzioni con il massimo dell'assistenza e supporto tecnico da parte di tutti i Consigli regionali. Allo stesso modo, dobbiamo sottolineare che i soli ambiti nei quali si registrano marginali incrementi non rappresentano servizi esclusivamente interni, bensì servizi ai cittadini. Pensiamo alle attività degli istituti di garanzia complessivamente considerati e allo sviluppo delle funzioni in capo partecipativo previsto dalla legge n. 3 del 2010.
In conclusione, se nel 2010 la quota di competenza del bilancio regionale fu di 35.352.828 euro, se nel corso del 2011 si riduce a 34.352.000 euro e viene consolidata ad inizio 2012 nel valore di 34.252.828 euro, per il 2013 viene proposta nel valore di 31.252.828 euro con un calo di 3 milioni sugli anni precedenti e di 4,1 milioni nella legislatura in corso. In termini percentuali abbiamo, quindi, la riduzione di quasi il 9 per cento sull’anno precedente e di quasi il 12 per cento nella legislatura.
Valori analoghi, infine, riguardano anche le previsioni di spesa. La spesa prevista passerà dai 39.739.000 del 2010 ai 38.722.000 del 2011, ai 37.647.000 del 2012 ed infine ai 35.184.000 del 2013, e sono 4,5 milioni di euro in meno nella legislatura, di cui solo 2,5 milioni di euro nell'ultimo anno.
Nel corso del 2013 sono prevedibili interventi di riassestamento di alcuni capitoli di bilancio a seguito della piena applicazione del D.L. n. 174/2012 che, una volta convertito in legge, porterà l’Assemblea ad assumere decisioni mediante l'approvazione della legge di recepimento del decreto da effettuarsi entro il dicembre del 2012. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mazzotti.
Se nessun consigliere chiede di parlare si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 3341.
(L'Assemblea, a maggioranza,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Richetti): L'Assemblea approva.
OGGETTO 3357
Sessione in attuazione della risoluzione oggetto n. 2103 sulla rappresentanza di genere in occasione della giornata internazionale del 25 novembre 2012 contro la violenza alle donne - Comunicazione della Presidente della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini. (Discussione)
OGGETTO 2885
Risoluzione proposta dalla presidente Mori, su mandato della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, per sollecitare il Governo a provvedere all'emanazione del regolamento di attuazione della legge 12 luglio 2011, n. 120, in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, impegnando inoltre la Giunta a dare piena attuazione, in ambito regionale, a tale disciplina, anche attraverso azioni di monitoraggio, di verifica e di istituzione dei relativi albi di competenze (Discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Proseguiamo i nostri lavori, aprendo la sessione: Comunicazione della presidente della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini.
Questo punto si sviluppa con una comunicazione della presidente di cui all’oggetto
3357: Sessione in attuazione della risoluzione oggetto n. 2103 sulla rappresentanza di genere in occasione della giornata internazionale del 25 novembre 2012 contro la violenza alle donne - Comunicazione della Presidente della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini.
All'ogg. 3357 è abbinato l’oggetto
2885: Risoluzione proposta dalla presidente Mori, su mandato della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, per sollecitare il Governo a provvedere all'emanazione del regolamento di attuazione della legge 12 luglio 2011, n. 120, in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, impegnando inoltre la Giunta a dare piena attuazione, in ambito regionale, a tale disciplina, anche attraverso azioni di monitoraggio, di verifica e di istituzione dei relativi albi di competenze.
La parola alla presidente della Commissione Mori.
MORI: Grazie, presidente. Ringrazio i colleghi della Commissione per la parità, i colleghi e le colleghe che hanno consentito una proposta così urgente di attuazione della risoluzione votata all'unanimità sulla parità di genere, perché con l'istituzione della Commissione assembleare per la promozione di condizioni di piena parità tra uomini e donne si è determinato un evidente investimento istituzionale della Regione Emilia-Romagna sulla cultura di genere e sulle potenzialità di coesione e di sviluppo che obiettivi paritari praticati e non solo dichiarati costituiscono per il sistema Paese, ed in particolare per il sistema regionale che noi rappresentiamo.
Ad un anno dall'insediamento della Commissione, si ritiene rilevante portare all'attenzione dell'Assemblea, come contributo di pensiero e di attività, per lo svolgimento dell'odierna sessione sulla rappresentanza di genere, gli indirizzi assunti e le proposte maturate ed in via di definizione in Commissione.
Colgo l'occasione per ringraziare le colleghe e colleghi commissari per il sinergico lavoro svolto insieme, con decisioni assunte all'unanimità e con modalità inedite, che hanno visto il contributo di ciascuno come elemento qualificante ed arricchente del dibattito e degli atti assunti, compreso l'impegno della Commissione di ascolto diretto sui territori. Colgo anche l'occasione per sottolineare che le proposte e le riflessioni maturate in sede regionale sono da me rappresentate e trasferite nell'ambito del Coordinamento nazionale degli organismi di parità, che, in modo continuativo, alimenta il rafforzamento di una lobby positiva di proposte e sollecitazioni sia in ambito nazionale sia europeo dirette al riequilibrio di genere della rappresentanza.
Cinque sono le risoluzioni approvate dalla Commissione e proposte all'Assemblea in questo anno di lavoro, che delineo in ordine di tempo per dare il quadro dei temi trattati, che saranno anche oggetto delle proposte normative di sviluppo del nostro lavoro.
La prima è la risoluzione per il perseguimento della piena rappresentanza di genere approvata all'unanimità dall'Assemblea legislativa il 28 febbraio 2012, da cui discende direttamente la sessione odierna, che vede questo momento di condivisione e discussione, nel quale siamo tutti chiamati ad affrontare l'emergenza della scarsissima presenza femminile nelle istituzioni e ad approfondire il tema degli strumenti normativi elettorali a riequilibrio e garanzia della parità di genere. Abbiamo voluto dare attuazione all'impegno assunto oggi, 20 novembre 2012, nella seduta più vicina alla giornata internazionale contro la violenza di genere del 25 novembre, e dirò poi brevemente il perché di questa scelta.
Prima di tutto, voglio però dire che, nel percorso volto ad introdurre nella normativa regionale principi e provvedimenti tali da perseguire la piena rappresentanza di genere, la Commissione per la parità ha già dato mandato al servizio legislativo di elaborare una prima bozza di proposta di legge, che, recependo le migliori esperienze avviate in altre realtà regionali, possa fare da base al correttivo per il riequilibrio che si introdurrà nella nostra normativa elettorale. Ricordo che in tale percorso abbiamo preso l'impegno di coinvolgere organismi e associazioni della rappresentanza sociale, istituzionale e di genere, oltreché di avvalerci degli assessorati competenti.
Infine, con quella risoluzione, l'Assemblea ha impegnato la Giunta ad assumere, a sua volta, i principi delle pari opportunità nell'accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive, essendo le regioni organi costituzionali ed istituzionali della Repubblica aventi l’obbligo di promuovere la rimozione degli ostacoli che le impediscono, informando di tali principi la propria azione programmatica e amministrativa.
Siamo, inoltre, in una filiera istituzionale che ha visto nel Parlamento, fra l'altro, l'approvazione della doppia preferenza di genere come elemento informatore dell'ispirazione anche delle altre istituzioni.
Proseguendo nel breve excursus della Commissione per la parità, abbiamo presentato una risoluzione per sostenere le migliori esperienze territoriali di trattamento specializzato del cancro alla mammella e per favorire la costituzione di Breast Unit. Tale proposta si lega tematicamente ad un'altra risoluzione iscritta in Assemblea volta ad inserire tra gli obiettivi di sistema del piano socio-sanitario regionale la promozione e il sostegno della medicina di genere. È proprio dello scorso giugno la risoluzione presentata a seguito della legge 12 luglio 2011, n. 120, in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in borsa e nei mercati regolamentati, messa l'approvazione della seduta odierna dell'Assemblea, un'ulteriore proposta di riequilibrio della rappresentanza di genere.
Per concludere, nell'ultima seduta di Commissione, mi è stato conferito mandato di presentare una risoluzione in merito alle politiche regionali dello sport, con particolare riferimento alla parità di genere, contrastando, quindi, le discriminazione nelle pratiche sportive per una piena parità di accesso.
Tutti questi elementi compongono, quindi, un quadro di proposte per il riequilibrio di genere e per il supporto e la sostanza di politiche di genere che siano concrete e non soltanto dichiarate nei principi.
Otto sono poi le informative svolte in Commissione parità a cui abbiamo chiamato esperti e assessori regionali competenti. Oltre ai temi oggetto delle risoluzioni richiamate, abbiamo udito il presidente del CORECOM, Gianluca Gardini, sugli ambiti di iniziativa dello stesso Comitato, con particolare riferimento alla parità di genere e rappresentazione femminile nella comunicazione.
A febbraio gli assessori Muzzarelli e Bianchi ci hanno informati degli aspetti riguardanti l'occupazione femminile di qualità e l'attuazione del patto per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva; sul tema, sempre e costantemente alla nostra attenzione, della violenza alle donne, l'assessore alla politiche sociali Teresa Marzocchi, che ringraziamo per la collaborazione; e per quanto riguarda gli aspetti legati alla sicurezza, la Vicepresidente Simonetta Saliera. Ancora la consigliera di parità regionale Amorevole e l'assessorato allo sviluppo delle risorse umane, organizzazione pari opportunità, ci hanno informati in merito alle discriminazioni sul lavoro. La garante per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà, Desi Bruno, sulla situazione penitenziaria in Emilia-Romagna, con particolare riferimento alle problematiche di genere che ne derivano.
Ho ritenuto, dunque, che questa fosse la sede per dare il senso di un lavoro corposo e di un percorso complesso, volti ad assumere le conoscenze e la consapevolezza necessaria a presentare una proposta normativa organica, rispondente alle reali esigenze e adeguata a colmare il gap ancora esistente nel nostro sistema dei diritti e dei servizi sulla parità di genere.
Sicuramente questo è lo spirito che ci ha guidati nella scelta di incontrare dodici centri antiviolenza attivi in Emilia-Romagna tra settembre e inizio novembre di quest'anno. Questo ciclo di visite ci consegna una conoscenza approfondita, che solo l'ascolto diretto può dare, ed anche suggerimenti preziosi.
Molte sono le cose che potrei dire nel merito, ma la sintesi che mi è richiesta mi induce a sottolineare soltanto due aspetti fondamentali, emersi in modo potente dal confronto sul territorio. La sensibilizzazione e partecipazione sociale a loro volta necessarie ad intercettare e prevenire la violenza di genere; l'esigenza di fare rete, sviluppando una piena assunzione di responsabilità delle istituzioni pubbliche, al pari dei soggetti sociali, con l'impegno di ognuno dei soggetti coinvolti a far convergere le rispettive competenze e risorse sul comune obiettivo nella prevenzione alla violenza, perseguito con modalità concordate e condivise. Ringrazio di cuore - fatemelo dire - tutte le responsabili e operatrici dei centri per il lavoro volontario e per il loro contributo, con slancio sincero, che stanno dando al progetto regionale che presenteremo come legge quadro sulla parità e contro la discriminazione, le quali ci hanno accolto con grande e sincera ospitalità, e che svolgono ogni giorno tra mille difficoltà il loro lavoro di sostegno al welfare di comunità.
I temi e la strategia di cui ora ho potuto solo accennarvi saranno al centro del nostro convegno "La violenza contro le donne non è più un punto di vista", che si terrà in Sala Polivalente, venerdì 23 novembre e la mostra "Amori senza", che inauguriamo lo stesso giorno e che darà ancora più valore ad un impegno che appartiene interamente, senza più distinzione di genere, sia agli uomini sia alle donne, perché la violenza di genere non è solo, anzi non è assolutamente, una questione femminile, ma è una questione e un fenomeno sociale. Ed in questo senso prevenzione è il termine che maggiormente ci appassiona. Qui sta la sfida e la ragione per la quale abbiamo voluto legare la questione della presenza e della parità di accesso delle donne alle cariche elettive come nei luoghi della decisione alla battaglia culturale e operativa contro la violenza, per uscire una volta per tutte dall'ipocrisia che vorrebbe le donne già pari, già portatrici di uguali diritti e opportunità. La realtà è un'altra: ancora oggi le donne sono, in quanto tali, associate ad un ruolo sociale specifico e più debole per definizione. E tale stereotipo è radicato in larghe fasce sociali e tutt’ora genera discriminazioni, emarginazioni e violenze inaudite e seriali.
La condanna e la repressione, dunque, non bastano perché la violenza altro non è che l'effetto di una cultura ancora dominante che considera e rappresenta la donna subalterna. Vi è, quindi, un divario drammatico tra uguaglianza formale e sostanziale. Lo dicono tutte le statistiche economiche del mercato del lavoro, come della rappresentanza istituzionale e in tutti i luoghi decisionali, un divario che ci colloca all'ottantesimo posto, ancora in discesa, nel report 2012 sul Global Gender Gap, a cura del World Economic Forum. La rappresentanza femminile nelle cariche istituzionali ed elettive italiane è una delle più basse d'Europa, con una percentuale di donne parlamentari pari al 18,3 per cento al Senato, 21 alla Camera e 21 all'Europarlamento. Questo è un livello di rappresentanza che va potenziato, perché le donne possono occuparsi assieme agli uomini di una prevenzione che ormai è, oltreché necessaria, ineludibile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Mori.
È aperta la discussione generale congiunta sulla comunicazione della presidente Mori e sull'oggetto 2885.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Condivido il primo oggetto e voglio intervenire sul secondo, sull’oggetto 2885 sulle pari opportunità.
Gentile collega Mori, la ringrazio per l'impegno dimostrato su un tema così importante che riguarda il ruolo della donna in questa società. La ringrazio per aver presentato questa risoluzione, nella speranza che si possa rivelare un voto e una proposta concreta, utile a segnare un miglioramento per le pari opportunità.
La Lega Nord considera un valore aggiunto il contributo femminile. È ormai conclamato che concreti progressi nella direzione delle pari opportunità e della parità dei sessi aiuterebbero la crescita economica, in un contesto di crisi come quello attuale. Lo dimostrano i dati del rapporto europeo e i casi concreti di alcuni Paesi efficienti e sviluppati del Nord Europa. L'arma vincente, più che pari opportunità, è l'equilibrio tra uomini e donne nel ruolo della responsabilità dell’impresa. Equilibrio che è anche opportunità di carriera, così come sostiene Viviane Reading, vicepresidente della Commissione europea, responsabile di giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza. Non è, quindi, promettente leggere che l'Italia è al ventinovesimo posto su 33 paesi censiti nella presenza femminile in consigli di amministrazione ed istituzioni.
Per correre ai ripari, prima possibile, condivido pienamente l'invito a sollecitare la Giunta a promuovere un monitoraggio rispetto alle società pubbliche interessate all'applicazione della legge n. 120 del 2011. Non gradisco particolarmente l'accezione "quota rosa". Tuttavia, se si tratta di un monitoraggio di quote rosa che può condurre a risultati nella direzione di cui prima auspicavo, chiamiamolo pure come vogliamo, non è un problema.
Voterò favorevolmente la risoluzione proposta, anche se esprimo una critica personale all'idea di istituire albi di competenze. Ritengo, infatti, che si tratti di etichettature estremamente controproducenti. In un contesto come quello attuale, e sempre più per il futuro, di sistema dinamico per l'opportunità di lavoro. Quando lo si trova il lavoro - attenzione! -, le donne rischiano di essere catalogate da un punto di vista professionale precludendosi opportunità e cambiamenti in diversi settori o mansioni. Eviterei quindi gabbie e albi del genere; solleciterei piuttosto la diffusione pubblica dei dati, dei numeri, evidenziando gli apporti professionali delle donne. Auspicherei, inoltre, aiuti concreti a favore delle donne mamme, che tra le donne sono quelle più penalizzate in termini professionali e di carriera. Così come le donne che, ad un certo punto, si devono far carico dell'assistenza di genitori anziani o di familiari portatori di handicap. Vorrei leggere e vedere applicare norme specifiche per aiutare queste donne, soprattutto quelle sole che reggono intere situazioni familiari sulle proprie spalle.
Apprezzo anche la proposta di legge in discussione alla Camera, la n. AC 3466B, volta a promuovere la parità elettiva di donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive ed ai pubblici uffici delle autonomie territoriali, con l’introduzione di quota di liste e la doppia preferenza di genere.
Tuttavia, ritengo che si dovrebbe andare ben oltre. Se elette, le donne mamme sole dovrebbero forse avere un gettone di presenza comprensivo del costo del servizio della baby-sitter, che consenta loro di svolgere la carica elettiva. Se occupate al lavoro, dovrebbero poter usufruire di orari più flessibili agli asili e alle scuole. Se in cerca di occupazione, dovrebbero avere corsie preferenziali per le selezioni, quantomeno fino a quando i figli non raggiungano una certa età.
Non mi risulta poi che la Regione Emilia-Romagna, dal punto di vista del trattamento, agevoli con piccoli segnali le donne sole con figli, né che riconosca a queste alcunché in termini di maggior premio per la produttività, maggiore flessibilità oraria, pari opportunità per avanzamenti di carriera e progressioni varie. Credo che la collega Mori dovrebbe farsi carico di proporre alla Giunta provvedimenti non solo teorici, bensì concreti, utili, immediati, come quelli che ho elencato. Sarebbe un segnale di grande attenzione che, rivolto alle donne, che sono la maggior parte della popolazione ed anche del personale dipendente della Regione Emilia-Romagna, distinguerebbe questa Regione in qualsiasi confronto sulle pari opportunità.
Per concludere, vorrei richiamare la tragicità della violenza sulle donne, e condivido lo slogan della Camusso: "la violenza contro le donne è una sconfitta per tutti". Su questo tema i dati continuano ad essere impressionanti, e ritengo che il contrasto alla violenza sulle donne sia un grande tema politico. La mia preoccupazione va alla violenza sulle donne nei luoghi di lavoro, nelle città sempre meno sicure, ma anche e soprattutto tra le mura domestiche e, ancora di più, in quelle sottoculture che non riconoscono alle donne pari dignità, libertà, indipendenza e diritti. Molte donne o altri soggetti deboli vengono uccisi spesso per futili motivi e banali gelosie. Oltre cento sono i femminicidi dall'inizio dell'anno, a seguito di violenza dei compagni, mariti o partner. Ritengo che questo sia un punto importantissimo, che dovrebbe costituire un capitolo a sé, per cercare di far capire a coloro che soggiornano nel nostro Paese - e questo appunto è rivolto soprattutto a loro, perché abbiamo avuto dei casi particolari - che abbiamo delle leggi e abbiamo il massimo rispetto per la donna. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Moriconi. Ne ha facoltà.
MORICONI: Grazie, Presidente. Voglio iniziare questo mio breve intervento con un ringraziamento personale alla collega Roberta Mori, che da presidente della Commissione parità, in quest'anno di attività, ha svolto un prezioso e costante lavoro, per fare emergere le tantissime problematiche che ancora restano da risolvere, per far sì che la parità tra uomini e donne possa finalmente diventare una realtà e non una delle tante idee che rimangono invece in gran parte sulla carta. Grazie davvero per l'equilibrio e la costanza con cui si è lavorato e con cui si continuerà - ne sono sicura - a lavorare. E grazie anche ai colleghi della Commissione per come, con serietà e spirito di condivisione, è stato portato avanti questo delicato ma sensibile tema di civiltà.
Per quanto mi riguarda, essendomi già occupata a suo tempo di far approvare una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili, che ha ricevuto un amplissimo sostegno da quest'Assemblea, l'accento che vorrei porre sulla questione che stiamo trattando verte sull'integrazione e su quello che è un tema molto trattato in questi ultimi anni, ma anche molto frainteso, e spesso facilmente incompreso, quello del multiculturalismo e del ruolo delle nuove cittadine nella nostra società.
In questi ultimi vent'anni, il nostro Paese ha vissuto una profondissima rivoluzione sociale, che ha visto l'arrivo nelle nostre città dei più svariati modi di intendere la società, di diverse culture religiose e di altrettanti diversi modi di vedere il rapporto tra donna e società. Il tema dell'integrazione è divenuto così, con il tempo, doppiamente difficile, in quanto, oltre alle problematiche che si sono poste all'arrivo dei lavoratori stranieri, si sono aggiunte anche quelle che riguardavano l’arrivo delle loro famiglie, con i tanti e difficili problemi che riguardano l'integrazione del mondo femminile, che troppo spesso rimane sullo sfondo, come se fosse semplicemente una conseguenza di quella che deve essere riservata ai loro mariti, come se non ci fossero problematiche ancora più complesse che stanno dietro a chi abbandona il proprio mondo, spesso portando con sé una mentalità che le costringe in seconda fila e che purtroppo diviene nel nostro Paese terza e quarta fila, fino all'esclusione dalla società. Perché non si parla italiano, perché non si riesce a trovare un lavoro, perché non si riesce a comprendere come funziona la nostra complessa burocrazia e, soprattutto, troppo spesso, perché le donne non sanno come chiedere aiuto quando ne hanno realmente bisogno.
Queste donne vivono doppiamente la mancanza di parità. Se non l'abbiamo ragGiunta noi donne italiane, figuriamoci come la può raggiungere chi non conosce la nostra lingua e non ha alcun tipo di strumento per poter lavorare, se non sotto sfruttamento e non sa come funziona la nostra società, il che vuol dire che non sa di quali diritti civili può godere.
Trascurando questa integrazione, noi perdiamo un grande potenziale di lavoro e di sviluppo per il nostro Paese, in termini di aiuto alle famiglie, che potrebbero disporre di più fonti di reddito; in termini di assistenza sociale, che potrebbe diminuire sensibilmente, se si offrissero più opportunità di lavoro e meno assistenze economiche; ed infine anche in termini di miglioramento della qualità sociale, se tutti si sentissero ugualmente parte di una società e non ai margini di essa, perché non si offre loro l'opportunità e lo stimolo a farne parte. Anche questa è una forma di violenza. Se noi non aiutiamo l'integrazione anche al femminile, riservando ad essa la dovuta attenzione con l'inserimento nel mondo del lavoro e nella società, e se non trasformiamo il multiculturalismo da rispetto delle culture altrui in opportunità di lavoro e di crescita personale, creeremo soltanto delle sacche di esclusione nella nostra società, e le donne saranno certamente le prime a rimetterci, perché sono l'anello debole della catena dell'integrazione. Gli uomini vanno al lavoro, quando ce l'hanno, di questi tempi, ed i bambini vanno a scuola o l'asilo, dunque dispongono di strumenti quasi obbligati di integrazione. Le donne, invece, rischiano di restare a casa, di limitarsi a fare la spesa spesso nei cosiddetti negozi etnici, accompagnate il sabato dal marito senza sentirsi parte della società o senza sapere che potrebbero godere di diritti e di pari opportunità.
Noi dovremmo fare ogni sforzo per rompere questa catena di silenzio ed abbattere questo muro di esclusione. Questa, però, non deve essere intesa come una delle tante ed inutili battaglie contro il velo, che hanno fatto tanto rumore senza portare a nulla di positivo in termini di cambiamento di atteggiamento, anzi spesso esasperando le posizioni e gli opposti integralismi. E non si deve nemmeno intendere come costrizione forzata alla rinuncia del proprio modo di vivere, che si è - si spera liberamente - scelto. Dovrà essere, invece, una battaglia di rispetto reciproco della cultura altrui, ma anche di piena integrazione nella società in cui si vive. Per cui non si potranno ammettere in alcun modo violenze, se si vuol vivere appieno nella nostra società; come non si può tollerare che ci siano persone, per lo più donne, che pur risiedendo da tempo in Italia non parlano ancora la nostra lingua e non soltanto non possono comprendere né comunicare con il nostro mondo, ma non possono nemmeno chiedere aiuto, se ne hanno bisogno. Tutto questo è violenza, non fisica, certo, ma altrettanto dura da subire, perché provoca cicatrici che non si vedono ma che sono altrettanto profonde e durature, quelle dell'anima.
Io penso che nei prossimi mesi dovremmo lavorare duramente in questo senso, affinché la parità tra uomo e donna sia patrimonio anche della multicultura, ma non come un obbligo ad adeguarsi ad altri costumi, come integrazione dei diritti e delle opportunità e come barriera contro la violenza non espressa e subita per paura che nessuno ci aiuti e ci comprenda.
Si dice spesso, a proposito della scolarizzazione, che non dobbiamo perderne nemmeno uno, perché nessuno resti indietro o escluso dalle opportunità e dai diritti ad una vita migliore. Ebbene, noi, per un futuro migliore della nostra società e contro ogni forma di esclusione e violenza sulle donne, aggiungiamo "non dobbiamo perdere nemmeno una". E su questo chiudo il mio intervento e garantisco il mio e il nostro impegno prioritario, ed auguro a tutti noi, a tutte le donne, un 25 novembre di solidarietà. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Moriconi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, Presidente. Collega Mori, credo che ogni parola di riconoscimento del lavoro svolto da questa Commissione sia inutile rispetto all'esempio concreto che ci ha offerto il collega Manfredini con il suo intervento. Direi che la sua posizione e le parole che questi ha pronunciato sono la testimonianza di questo lavoro intenso, di contaminazione e confronto reciproco, che ha portato tutti i colleghi che hanno partecipato alle attività che lei ci ha proposto ad acquisire progressivamente quel poco di consapevolezza in più che ci permette di definire obiettivi concreti e condivisi, e di dare forza al nostro lavoro e alla nostra attività.
Chi parte dall'illusione - ed è un'illusione che posso anche comprendere, per certi versi, quando è provata da donne e uomini giovani che vivono una parte della loro vita ancora all'interno di una dimensione protetta, e quindi inconsapevoli - che il tema della diversità, come elemento di discriminazione e di segregazione, non ci sia più perché è un tema novecentesco, credo che sia facilmente smentibile dal lavoro puntuale di inchiesta svolta da questa Commissione, che, ambito per abito, ci dimostra come ancora ci sia un deficit significativo da colmare, in qualunque ambito.
Cito, per esempio, perché su questo tema la Commissione ha lavorato molto, l'attività per comprendere quanto nell'ambito della ricerca medico-sanitaria sia una totale novità il pensiero, se vogliamo banale, che l'umanità è fatta di due generi, che la determinazione dal punto di vista fisiologico dei due generi è legata ad un funzionamento diverso del corpo del maschio e della femmina, perché c'è un chimismo diverso, ed il dubbio che un certo tipo di farmaco possa produrre un effetto diverso su un corpo maschile o su un corpo femminile è venuto solo recentemente nel mondo della ricerca scientifica, con tutte le conseguenze del caso.
Cito questa circostanza perché non ne parla mai nessuno, per dire che è un caso emblematico, non viene in mente la donna, non viene in mente la sua dimensione di realtà. Il mondo inteso, purtroppo, nello stereotipo "maschio bianco", perché è questo lo stereotipo dominante, non considera la donna detentrice dello stesso diritto di poter godere dei progressi della ricerca medico-scientifica, se vogliamo utilizzare quest'ambito, e, di conseguenza, di potere ambire ad una vita sicura, libera, in cui si possa esprimere pienamente.
Partendo da questo punto, possiamo fare mille altre considerazioni, e ne abbiamo fatte durante l'attività della Commissione, laddove abbiamo affrontato ancora l'annoso tema del rapporto tra donne e mercato del lavoro. Calco sul termine "mercato" in maniera precisa, perché un mercato impostato su un concetto tipicamente guerrier-maschile della competizione a prescindere crea le condizioni per rendere disagevole la condizione di vita di una donna, non perché la donna non sia competitiva e non abbia il suo bel bagaglio di ambizioni legittime, legittimissime, ma perché la modalità con la quale si esprime rispetto al merito, rispetto alle competenze, parte da un altro tipo di bisogno formale e sostanziale di contesto, che è quello della relazione. Alle donne non piace essere - generalmente, a meno che non siano costrette ad imitare i maschi nei loro comportamenti più deteriori (lo dico spesso) - la donna sola al comando. Alla donna piace emergere da una relazione anche competitiva, ma che tenga conto sistematicamente della possibilità di perfezionare il proprio punto di vista attraverso il confronto, attraverso il lavoro comune. La solitudine non è un'ambizione della donna, e, secondo me, non è un limite, è anzi, al contrario, una capacità di stare meglio nel mondo, di stare meglio nella complessità.
Purtroppo, l'impostazione dello stesso sistema del mondo del lavoro non considera questo tipo di elemento. Quando in un'organizzazione si parla degli organigramma, in qualunque ambiente, si pensa sempre alla forma geometrica della piramide. Viene sempre in mente questa forma e forme di gerarchizzazione che tendenzialmente producono contesti non consueti per una donna. Faccio quest'esempio perché anche di questo ci siamo occupati. È un tema che deve essere analizzato non solo ed esclusivamente attraverso la questione delle quote, che ritengo una necessità, ma attraverso - spero - la possibilità di molte donne di potersi inserire di più all'interno della vita pubblica e della vita sociale per cambiare le organizzazioni dei diversi sistemi. Va forzato il meccanismo che porta non semplicemente a raggiungere degli obiettivi di carattere quantitativo, più donne, ma, attraverso le donne, a produrre dei cambiamenti di carattere qualitativi al sistema.
Io ho 52 anni, da quand’ero ragazzina, beata me che sono giovanissima, ogni volta che si parla…
(interruzioni)
Io sono ragazzina, assolutamente sì, mai in uscita dall'adolescenza, dichiaro anche questo, faccio un grande sforzo per evitare di uscire dall'adolescenza, e ci sto riuscendo, anche questa è un'abilità non piccola.
Dicevo che, da quando ho acquisito un po' di conoscenza e di consapevolezza, sento riferirsi alle donne come "a questo straordinario potenziale", questo potenziale che, potesse esprimersi, quante cose cambierebbe nel sistema paese, all'interno dei diversi sistemi sociali. E mi sono messa in testa che questa dimensione fa comodo a tutti che rimanga un potenziale, che non venga mai espresso. Per certi versi, a volte, molte donne concorrono ad ottenere questo risultato, perché fa paura essere messe di fronte alla responsabilità piena. Ma di fatto fa comodo ad un sistema, perché si parte dall'illusione che ogni donna possa essere utilizzata, in quel caso sì, come un simbolo e possa di per sé rappresentare il tutto. Quando fui eletta presidente dell'Assemblea, moltissimi colleghi, nei loro interventi, senza rendersene conto, lo dichiararono, argomentando l'eventuale adesione alla proposta, con queste parole: "essendo state elette pochissime donne nella precedente legislatura - eravamo cinque donne su cinquanta consiglieri - nominiamone una presidente, in questo modo lei rappresenterà le donne dell'Emilia-Romagna e questa ci consentirà, in qualche maniera, di operare in riduzione del danno rispetto ad un danno oggettivo". Io mi sono sempre ribellata a questo sistema, perché vorrei rappresentare le donne che la pensano come me. Questo sarebbe il mio obiettivo nella scena politica, com'è giusto che sia. Credo che questo valga per gli uomini, non vedo perché non debba valere per le donne.
Quando finalmente questo Governo tecnico ha nominato qualche ministro donna in più, ho sentito i media dire: "finalmente c'è una rappresentanza del mondo femminile al ministero". Se permettete, "la Fornero" non mi rappresenta affatto, e non voglio assolutamente essere condizionata dal fatto che è femmina nella libertà di esprimere il mio pensiero e le mie critiche rispetto al suo operato.
Faccio questi esempi perché normalmente le donne si trovano in questa condizione. Anche questo è uno spazio di libertà negata: la libertà di essere quelle che sono, con le loro opinioni, col loro bagaglio di esperienza, con la loro diversità nella diversità di genere. Le donne non sono una categoria sociale! Continuo a dirlo e a sostenerlo. Ci sono ancora tanti di quegli errori di carattere concettuale che nel linguaggio comune vengono commessi, a causa dei quali, peraltro, purtroppo, si perpetua lo stereotipo, ed è un tutt'uno, è uno stereotipo che impone un ruolo sociale, che crea un certo tipo di meccanismo che alimenta segregazione e, indubbiamente, anche limiti nell'ottenere quelli che ritengo diritti umani elementari, all’interno dei quali limiti, purtroppo, cresce un aspetto patologico, per carità, che è il tema della violenza, del quale parliamo in prossimità del 25 novembre, ma di cui noi donne parliamo tutti i giorni. E voi, colleghi maschi, ne parlate tra di voi? Perché noi donne ne parliamo tutti i giorni. Voi ne parlate tra di voi? Perché se è vero che le statistiche ci consegnano questo dato devastante, in cui una donna su quattro ha subito violenza nella sua vita, se ne parlate fra di voi - lo dico come provocazione - forse si riesce a ridurre questa dimensione, perché vuol dire che c'è un aguzzino ogni quattro uomini. Adesso non voglio fare il discorso della media del pollo, perché non ha senso ed ho idea che non sia in questa nostra dimensione di relazione, però, ripeto, facciamone insieme discussioni pubbliche quotidiane…
(il Presidente suona il campanello per richiamare l’oratrice al rispetto del tempo)
Assolutamente, assolutamente. Così come, l'ho detto altre volte in Commissione - e mi rivolgo al collega Luciano Vecchi, che mi capisce, perché gli riconosco una sensibilità particolare -, quando parliamo del tema della diversità, usiamo il termine "diversità", diversità di genere e non "differenza" di genere. La differenza è il risultato della sottrazione, che presuppone che ci siano due valori non equipollenti fra di loro. Diversità è un concetto che ha un altro tipo di valore, anche da un punto di vista evocativo. Ebbene, io ritengo che la diversità sia un valore, la diversità nella diversità, invece, no. Ed è su questo che siamo impegnati a rimuovere gli ostacoli (articolo 3 della Costituzione). Apprezzo il lavoro della Commissione, e voterò a favore del documento che è stato presentato. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. Anch'io non posso non iniziare ringraziando la presidente Mori per avere voluto, contribuito, con precisione e pervicacia, portato avanti la volontà di aprire veramente un finestrone su questo pezzo di società, che necessita ancora di sedute come queste per puntualizzare meglio, per discutere, per presentare e per portare avanti temi legati al genere.
Devo dire che, per altri versi, il documento che la presidente ha presentato, e che io condivido al cento per cento, mi mette sempre in uno stato di tristezza, perché se in un paese come l'Italia, se in una regione come l'Emilia-Romagna, noi oggi abbiamo la necessità di scrivere nero su bianco che le regole che regolano il nostro vivere civile non garantiscono ancora, fino in fondo, la piena rappresentanza del genere femminile, vuol dire che abbiamo fatto tanta strada, ma, cavolo, quanta ne dobbiamo fare ancora! Mi sia consentita la parola. E la dobbiamo fare, e la dobbiamo fare anche attraverso atti e regole come questo. Di questo sono convintissima oggi. Devo dire che, invece, all'inizio del mio percorso politico (tanti anni fa, purtroppo) non ne ero così convinta. Voglio dirlo. E spesso ho avuto delle discussioni con tante amiche, compagne di strada con cui svolgevo quest’attività, in cui sembrava quasi che la discussione si spostasse dalla regola al merito e alla capacità. Non è così. Non è così, perché - e giustamente la Commissione si chiama "pari opportunità" - la condizione di partenza non garantisce allo stesso modo tutta la nostra società. Il genere femminile non è garantito allo stesso modo da questo sistema. Perché? Perché troppo spesso - adesso userò delle parole che possono essere anche equivocate, ma volutamente semplici - il potere si auto-conserva, e quindi nel sistema che noi ci trasciniamo dietro dagli anni della nostra società democratica, ci portiamo dietro ancora pezzi di autoconservazione che tende a considerare la questione di genere in termini di mera rappresentanza. Non è così. Noi dobbiamo veramente garantire una partecipazione piena e attiva in tutti i sensi, e se oggi dobbiamo farlo attraverso la riscrittura di nuove regole, vuol dire che lo dobbiamo fare, vuol dire che è arrivato il momento di farlo.
Nel corso dell'ultima riunione di Commissione - questo solo per fare un piccolissimo esempio, che in quella sede non abbiamo sviscerato, dopo aver fatto delle interessantissime sedute sulla medicina di genere e quant’altro - abbiamo osservato la questione dei voucher e dell'accesso ai nidi dei nostri figli. Ed è emerso un dato, il tema non era quello, ma c'era un dato secondo il quale un certo numero, in una percentuale che adesso non ricordo, comunque non altissima, di persone, e quindi di famiglie, che se non avesse avuto accesso a determinati servizi, un accesso possibile, naturalmente, sarebbe stata costretta e disponibile a rinunciare al lavoro. Se avessimo aggiunto a quello ­- non era quello l'argomento - il dato di genere di quel numero, ebbene, non credo che si sarebbe spostato di molto dal cento per cento femminile.
Che cosa voglio dire con tutto questo? Voglio dire che nei luoghi decisionali della nostra società, nei luoghi elettivi, nei luoghi derivati dal sistema complesso che regola i luoghi in cui si fanno le scelte che determinano la nostra vita, la rappresentanza, nella piena parità, assume veramente un grande valore nelle scelte, perché porta all'interno - ecco perché è necessaria - dei luoghi di partenza, oggi non è così.
Concludo, brevemente, dicendo perché dobbiamo fare questo sforzo, ché è uno sforzo, uno sforzo culturale, uno sforzo che dobbiamo fare quotidianamente, uno sforzo anche per affinare, come dice la consigliera Donini, le parole, dobbiamo rivedere tante cose, e lo dobbiamo fare perché oggi noi attraversiamo una crisi probabilmente epocale nella nostra società, lo stiamo vedendo, lo vediamo in tantissimi luoghi, nei posti di lavoro, lo vediamo quando dobbiamo ridisegnare la nostra società, dobbiamo costruirne una per il futuro che valga di più.
Ebbene, in questa società occorrono tutti, è soltanto con lo sforzo di tutte le migliori capacità, pensieri, volontà, espressioni di lavoro, che noi possiamo costruire una società diversa e che guardi al futuro in modo diverso. Non possiamo permetterci, come Stato, come Regione, di lasciare indietro delle potenzialità come quelle espresse dal mondo delle donne, soltanto perché le condizioni di partenza hanno messo questo pezzo di società importante in una condizione di partecipazione a prescindere svantaggiata. Noi dobbiamo fare questo sforzo. Dobbiamo ridisegnare il nostro futuro, in condizioni di pari accesso e di pari opportunità, e se per farlo oggi abbiamo bisogno di regole più puntuali, facciamo queste regole, perché è arrivato il momento di uscire dall'equivoco che sia esclusivamente una questione culturale. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo. I nostri lavori terminano qui.
Riprenderemo alle 15,30 con gli interventi dei consiglieri Malaguti, Montanari, Carini, Costi e Pariani, che sono iscritti a parlare.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,57
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali, ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI e Gian Carlo MUZZARELLI e il consigliere Andrea POLLASTRI.
Votazione elettronica
OGGETTO 2896 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011»" (48)
Presenti: 40
Favorevoli: 29
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 11
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Alberto VECCHI.
Assenti: 10
Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Stefano BONACCINI, Vasco ERRANI (m), Franco GRILLINI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI (g), Luigi Giuseppe VILLANI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Corradi - Meo
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