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75.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 3 MAGGIO 2016

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 2226

Interpellanza circa la situazione riguardante la FCA VM Motori di Cento e la tutela dei lavoratori della stessa. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

ALLEVA (Altra ER)

COSTI, assessore

ALLEVA (Altra ER)

 

OGGETTO 2308

Interpellanza circa i contenuti da prevedere nella riforma della normativa riguardante il demanio marittimo, con particolare riferimento al tema delle concessioni demaniali balneari ed alla convocazione del relativo tavolo di confronto richiesto dalla Conferenza Stato-Regioni. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

CORSINI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 2383

Interpellanza circa le azioni da porre in essere affinché un marchio storico e di tradizione come quello della Maserati continui ad avere, quale punto di riferimento per la propria attività produttiva, il territorio modenese. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

COSTI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 1923

Delibera: «Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR).» (Proposta della Giunta regionale in data 8 gennaio 2016, n. 1) (67)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Risoluzione oggetto 2600 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 1923/1/2/3/4 oggetti 2603 - 2604 - 2605 - 2606 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

RONTINI (PD)

ZOFFOLI (PD)

PRESIDENTE (Soncini)

TARUFFI (SEL)

MONTALTI (PD)

PRODI (PD)

CALVANO (PD)

ALLEVA (Altra ER)

PARUOLO (PD)

SABATTINI (PD)

BARGI (LN)

GAZZOLO, assessore

BONACCINI, presidente della Giunta

CALIANDRO (PD)

TARUFFI (SEL)

ALLEVA (Altra ER)

SABATTINI (PD)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Soncini)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 1923

Emendamenti oggetti 1923 - 2600

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 15

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la settantacinquesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare ai lavori della seduta pomeridiana la vicepresidente Gualmini, gli assessori Mezzetti e Petitti e la consigliera Sensoli.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 2226

Interpellanza circa la situazione riguardante la FCA VM Motori di Cento e la tutela dei lavoratori della stessa. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo con l’oggetto 2226: Interpellanza circa la situazione riguardante la FCA VM Motori di Cento e la tutela dei lavoratori della stessa, a firma del consigliere Alleva, a cui do la parola. Risponderà l’assessore Costi.

Prego, consigliere Alleva. Ha otto minuti a disposizione.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Vi confesso che le preoccupazioni aumentano per il comportamento, che personalmente non mi meraviglia avendoci avuto a che fare in due anni di lotta corpo a corpo, con il modo di comportarsi e relazionarsi del Gruppo FCA.

Insistono sul nostro territorio due grandi importanti realtà della nostra industria, la VM Motori di Cento e, di recente, anche la Maserati di Modena, nelle quali la dirigenza FIAT sta ponendo in essere il suo solito modo di agire, vale a dire quello di mettere le realtà territoriali innanzi al fatto compiuto, che per lo più si traduce nel mettere sindacati e lavoratori di fronte a esuberi, innanzitutto nella forma di cassa integrazione naturalmente, e nel negare qualsiasi spiegazione e qualsiasi rassicurazione sui piani industriali.

La VM di Cento è famosa per la produzione di motori diesel, in particolare del motore diesel V6, ma non appena questo modello andrà fuori produzione non avrà più prospettive produttive. Analogamente, la Maserati di Modena, una volta che andranno fuori produzione i modelli sportivi in corso, non avrà nuovi programmi produttivi.

Ma perché sta accadendo tutto questo? Perché le autorità pubbliche, il Governo nazionale e – aggiungo – il Governo regionale hanno assunto un atteggiamento di soggezione, di subalternità nei confronti della direzione e del modus operandi della FIAT, che ricordiamoci è anche uscita da Confindustria e, così facendo, si è sottratta anche a quel minimo di diritto-dovere di informazione previsto dal tradizionale contratto collettivo nazionale di lavoro per i metalmeccanici, che non è sufficiente sicuramente, ma che almeno deve consentire un minimo di preavviso e anche un minimo di serietà nell’interlocuzione. Si assiste a un atteggiamento quasi di superbia da parte della FIAT nell’affermare che non deve niente a nessuno, che non deve fare i conti con nessuno, che la sua politica è quella del fatto compiuto, e se questo “fatto compiuto” si traduce nella chiusura di siti produttivi tradizionali importantissimi non cambia nulla.

Chiedo, pertanto, quali iniziative intendete intraprendere e se non ritenete necessario che anche da noi parta la richiesta di una nuova legislazione – questa volta non solo contrattazione – sui diritti di informazione nel mondo produttivo a favore delle forze sociali e della loro necessaria partecipazione alla programmazione industriale. Questa mia richiesta nasce esclusivamente dalla constatazione dell’esistenza della situazione che vi ho appena descritto, che mai è giunta – che io ricordi – a un livello così basso di relazioni industriali. Sappiamo soltanto che ci sarà la cassa integrazione anche questo mese per 800 lavoratori, non sappiamo se e quando saranno messi in produzione nuovi modelli.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Risponde l’assessore Costi, che ha otto minuti a disposizione. Prego.

 

COSTI, assessore: Grazie. Gentile consigliere, ricordo che l’azienda VM Motori di Cento ha avuto un periodo di fortissima crisi nel biennio 2008-2009, superato attraverso l’uso massiccio della Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS). Da ottobre 2013, l’azienda VM Motori di Cento è interamente proprietà di FIAT.

FIAT, con l’unione con Chrysler, ha dato vita a FCA e, dopo l’operazione di internazionalizzazione di FIAT, ha rilanciato il volume di commesse per i motori diesel prodotti nello stabilimento di Cento, con il completamento delle 200 assunzioni preventivate e portate a compimento entro il 2015. I dipendenti sono passati da 1.190 nel 2013 a circa 1.375 ad oggi, dando vita a VM Motori FCA.

Il rilancio aziendale è avvenuto basandosi sulla diversificazione e sull’alta qualità dei prodotti, e ricordo che in questa azienda si producono motori turbodiesel a sei cilindri di 3.000 centimetri cubici per Maserati, per Chrysler, per Jeep Grand Cherokee, motori quattro cilindri, motori industriali, motori marini e motori per i mezzi agricoli, e incrementando l’esportazione soprattutto verso gli Stati Uniti, l’India e il Messico in particolare.

L’azienda è suddivisa in due grandi settori. Il primo riguarda la produzione motori, ricerca e sviluppo, e in questo reparto lavorano 270 persone, di cui una larga parte sono chiaramente laureati, e negli ultimi anni gli investimenti sono stati pari a circa 40 milioni di euro tra ricerca e sviluppo prototipi, che hanno permesso di raggiungere in termini di volumi prodotti nel 2015 la soglia di 110.000 motori annui.

A partire da lunedì 7 marzo 2016, sono stati programmati cinque giorni di cassa integrazione ordinaria nel mese. La richiesta di Cassa integrazione ordinaria (CIGO) è dovuta, secondo chiaramente VM Motori FCA, a un significativo calo dei consumi sul mercato nordamericano dei motori V6, conseguenza anche dell’abbassamento del costo del petrolio, che ha fatto sì che sia notevolmente cresciuto l’utilizzo dei mezzi alimentati a benzina rispetto a quelli alimentati a diesel, situazione che chiaramente si è verificata ovunque. Il Gruppo FCA ha esperito la procedura incontrando i firmatari del contratto aziendale.

Riconosco che la situazione è molto delicata, consigliere Alleva, in quanto in questi contratti manca una parte, essendo esclusa la FIOM a causa di una situazione complessiva con il Gruppo FCA. Tuttavia, prima di ricorrere alla cassa integrazione, il Gruppo FCA si è incontrato con gli altri sindacati di rappresentanza dei lavoratori o, perlomeno, di una parte dei lavoratori. Questo ricorso alla cassa integrazione riguarderà complessivamente 670 lavoratori, di cui 570 operai e 100 impiegati, e sarà attivata a rotazione. L’azienda, lo scorso 15 aprile, ha comunicato il rientro dalla cassa integrazione ordinaria di circa 50 dipendenti, a fronte del fatto che VM ha assorbito lavoro dalle fabbriche del Gruppo FCA.

In questi giorni – anche oggi stesso – è stata riportata dagli organi di stampa la notizia, che però non ho ancora avuto modo di approfondire, secondo cui l’azienda, lo scorso venerdì 29 aprile, ha annunciato la cancellazione delle giornate di cassa integrazione previste a maggio. Sarebbe indubbiamente un ulteriore segnale positivo, anche se la situazione deve essere assolutamente monitorata da parte nostra.

Ricordo, come è noto, che l’utilizzo della cassa integrazione ordinaria – in questo caso utilizzano la CIGO – corrisponde a cali temporanei di mercato che l’azienda incontra nell’arco della sua vita produttiva, tant’è vero che la stessa procedura di richiesta avviene direttamente all’INPS attraverso la consultazione con le organizzazioni sindacali. Pertanto, in particolare alla luce dell’annuncio di venerdì della cancellazione della cassa integrazione per il mese di maggio, credo si possa ipotizzare che l’utilizzo di cassa integrazione ordinaria implichi, per sua stessa natura, l’assenza di problemi strutturali e indichi semplicemente cali momentanei di mercato.

Mi permetto di aggiungere, a tal proposito, che la nostra Regione non ha mai avuto un atteggiamento diverso da quello istituzionale, attento a salvaguardare i posti di lavoro e a far sì che le aziende possano lavorare e rimanere sul territorio regionale. E sottolineo questo particolare aspetto in quanto è noto che il Gruppo FCA contempla altri siti produttivi in altri paesi. Sia la Regione che il mio assessorato, coadiuvati naturalmente dal costante impegno del presidente Bonaccini, continueranno a valutare e verificare con la massima attenzione ciò che succede nel sito produttivo di Cento e saranno i primi ad attivarsi qualora dovessero insorgere problematiche di particolare gravità, come sono soliti fare in qualsiasi situazione.

È noto, comunque, che la costituzione di eventuali tavoli può essere richiesta esclusivamente in situazioni di crisi conclamata, e in questo caso le informazioni e le notizie a nostra disposizione sono quelle che le ho illustrato, con l’ulteriore aggiunta, che verificherò in questi giorni, del ritiro della cassa integrazione per il mese di maggio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Costi.

La parola al consigliere Alleva. Ha cinque minuti.

 

ALLEVA: Io non dubito affatto delle ottime intenzioni e della sensibilità dell’assessore rispetto a queste problematiche e alla volontà di monitorarle, però dobbiamo prendere atto di un qualcosa di anomalo, e l’anomalia è costituita dall’assoluta allergia del Gruppo FCA a comunicare e chiarire l’esistenza dei piani industriali, anche quando richiede le solite provvidenze pubbliche, per riaffermare il suo potere di muoversi come meglio ritiene, momento per momento. A tal proposito, ricordo che a Pomigliano era stato promesso il rientro in produzione di 4.000 lavoratori, poi però non è stato presentato nessun piano industriale e piano piano i primi lavoratori cominciano a rientrare. Ad oggi, restano ancora 1.500 lavoratori in cassa integrazione. Ebbene, mi chiedo: cosa accadrà alla VM? Magari alcuni giorni saranno tolti e altri saranno rimessi. Tuttavia, non si fa nulla per chiarire qual è il piano industriale che il Gruppo FCA intende attuare. Lo stesso dicasi per la Maserati. Questo accade perché qualcuno ritiene di essere al di là, evidentemente, di una rete necessaria di rapporti democratici in economia.

Penso che l’uscita del Gruppo FCA da Confindustria e, quindi, la sua sottrazione alle previsioni, sia pur non molto cogenti, di fornire informazioni ponga il problema che per tutti, allora, debbono valere regole di tipo legislativo, anche per impedire quell’atteggiamento perennemente discriminatorio del Gruppo FCA che finge di avere rapporti di interlocuzione con alcuni sindacati, ai quali però non dice assolutamente niente e che, comunque, da parte loro non chiedono assolutamente niente, discriminando quel sindacato che, invece, richiama l’attenzione alla necessità, nell’interesse pubblico in generale, di un piano industriale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

 

OGGETTO 2308

Interpellanza circa i contenuti da prevedere nella riforma della normativa riguardante il demanio marittimo, con particolare riferimento al tema delle concessioni demaniali balneari ed alla convocazione del relativo tavolo di confronto richiesto dalla Conferenza Stato-Regioni. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2308: Interpellanza circa i contenuti da prevedere nella riforma della normativa riguardante il demanio marittimo, con particolare riferimento al tema delle concessioni demaniali balneari ed alla convocazione del relativo tavolo di confronto richiesto dalla Conferenza Stato-Regioni, a firma del consigliere Foti, a cui do la parola. Le ricordo che ha otto minuti a disposizione. Risponderà l’assessore Corsini, che a sua volta avrà otto minuti.

Prego, consigliere.

 

FOTI: Signora presidente, il problema è sufficientemente noto. Quindi, dato - peraltro - che in Commissione è stata approvata all’unanimità una risoluzione nel corso di questa consiliatura, chiedo di poter ascoltare la risposta dell’assessore Corsini, riservandomi poi di intervenire per la replica.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola all’assessore Corsini. Prego.

 

CORSINI, assessore: Sulla problematica legata al rinnovo delle concessioni demaniali, la cosiddetta Direttiva Servizi Bolkestein, come è noto e come si ribadisce da tempo, la Regione Emilia-Romagna, insieme ad altre Regioni costiere italiane, si è fatta promotrice di un’iniziativa politica in sede di Coordinamento nazionale turismo e demanio, che ha portato alla definizione di una piattaforma politica, di un documento unitario di tutte le Regioni, che in aprile 2015 è stato approvato anche dalla Conferenza Stato-Regioni, documento che ribadiva alcuni princìpi fondamentali legati alla tutela dell’imprenditoria balneare e introduceva il principio del cosiddetto “doppio binario”, vale a dire un meccanismo attraverso cui si chiede sostanzialmente al Governo di farsi portavoce nei confronti della Commissione europea di uno schema che preveda le evidenze pubbliche per quanto riguarda le nuove concessioni e, invece, un regime di proroga per quanto riguarda le attuali concessioni.

La trattativa con la Commissione europea rispetto al tema del doppio binario è stata momentaneamente sospesa, in attesa della sentenza della Corte di giustizia europea di Strasburgo, che dovrebbe essere attesa entro il mese di maggio, rispetto a due ricorsi dei TAR Sardegna e Lombardia, che hanno appunto inoltrato un ricorso alla Corte di giustizia rilevando l’illegittimità della proroga rispetto ai princìpi europei.

In quel documento chiedemmo, ribadendolo poi anche in altre occasioni, che il Governo convocasse le Regioni per iniziare un confronto, che dovrà portare alla definizione di una legge quadro che normi finalmente la materia delle concessioni demaniali, e il ministro Enrico Costa, da quando si è insediato, si è attivato organizzando una serie di incontri sul territorio nazionale per approfondire il tema. Il 20 aprile scorso, quindi pochi giorni fa, è stato formalmente convocato questo primo tavolo di confronto fra Governo, Regioni e ANCI, al quale naturalmente era presente anche la Regione Emilia-Romagna, dove il ministro ha illustrato le linee-guida di un decreto-legge che intende presentare in Parlamento per dare al Governo una legge delega rispetto al tema delle concessioni demaniali.

Siamo in attesa del testo scritto per poterlo esaminare nel dettaglio e poter presentare le nostre eventuali integrazioni. Tuttavia, stando ai contenuti che ci ha illustrato il ministro, le linee-guida che dovrebbero costituire l’ossatura di questo decreto-legge sono da noi ritenute in parte condivisibili, anche se vanno approfondite e ulteriormente declinate rispetto soprattutto ad alcuni aspetti di rilevante importanza. In particolare, sono state accolte alcune richieste avanzate dalla Regione Emilia-Romagna, ma anche dalle altre Regioni costiere, che prevedono il riconoscimento di un adeguato periodo transitorio per le attuali concessioni, ferma restando la messa a gara attraverso evidenze pubbliche per le nuove, il riconoscimento del valore commerciale delle imprese, che è un punto sul quale le associazioni di categoria stanno, giustamente, insistendo molto rispetto alla nuova normativa sulle concessioni demaniali, più una serie di criteri finalizzati alla tutela dell’attuale imprenditoria balneare, a partire dal criterio della professionalità e dal riconoscimento degli investimenti effettuati.

Direi che è una buona base di partenza e soprattutto un metodo di lavoro finalmente nuovo, che il Governo, da quando si è insediato il ministro Costa, sotto naturalmente la spinta anche politica da parte della nostra Regione, ha attivato per arrivare – questa è la richiesta che abbiamo avanzato con forza in quella sede – entro pochi mesi all’approvazione di una legge che finalmente faccia chiarezza e faccia uscire il settore balneare da questo lungo periodo di incertezza nel quale versa da troppi anni. E sappiamo bene quanto il comparto della balneazione sia importante per il rilancio dell’offerta turistica del nostro Paese e soprattutto delle sue coste, nonché dell’offerta balneare più complessiva. Quindi, siamo abbastanza fiduciosi, dopo l’ultimo incontro, che si possa arrivare in tempi non lunghi a una legge, che su alcuni aspetti, in particolare il periodo transitorio, andrà negoziata con la Commissione europea.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Corsini.

La parola al consigliere Foti, che ha naturalmente i suoi minuti.

 

FOTI: L’assessore ha ricostruito tutto il lavoro svolto dalla Regione, e debbo dire che in questo caso il ritardo maggiore è da imputare al Governo perché, al di là della buona volontà del ministro Costa, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare anche come parlamentare, a partire dal 12 gennaio 2015 le Regioni avevano chiesto al Governo la costituzione di un tavolo per discutere di questa materia, che indubbiamente assume una rilevanza, come sa bene l’assessore Corsini, fondamentale anche per la nostra regione. Pertanto, soprattutto in relazione all’iniziativa, che francamente risulta un po’ inusitata, dei TAR Lombardia e Sardegna, che essi stessi hanno sollevato una questione neppure richiamata nel ricorso incidentale dalle parti e, quindi, hanno chiesto all’Unione europea di pronunciarsi in ordine alla compatibilità della normativa italiana rispetto alla normativa europea, io penso che si debba giungere finalmente a una soluzione.

Sinceramente mi lascia un po’ perplesso la strada che è stata annunciata, assessore Corsini. A mio avviso, sarebbe preferibile adottare un decreto-legge contenente le norme e non un decreto-legge che dà la delega al Governo, perché il provvedimento di legge delega, come è noto, nel tempo produce effetti, ma necessita anche di numerosi passaggi. È vero, il decreto-legge deve essere convertito in legge entro sessanta giorni, altrimenti decade, ma il decreto-legge ha il grosso vantaggio di essere immediatamente legge e, quindi, di poter superare anche, qualora dovesse svilupparsi nell’ambito del tavolo questa discussione, eventuali ostacoli. È meglio avere tre norme in un decreto-legge da negoziare con l’Unione europea che avere tre norme in un decreto-legge di delega al Governo, perché questo poi necessita di un decreto legislativo, il passaggio nelle Commissioni di Camera e Senato e il successivo passaggio in Consiglio dei Ministri, il che vuol dire che bisogna attendere almeno 120-150 giorni prima che diventi legge dello Stato. E lo dico soprattutto in relazione al fatto che il parere attualmente espresso – l’Unione europea non si è ancora determinata al riguardo – dal legale che rappresenta oggi l’Unione europea in questo giudizio pare sia stato, almeno stando alle notizie di stampa, del tutto negativo rispetto alla compatibilità della normativa italiana in relazione alla normativa europea.

Personalmente ritengo che questa sia una materia un po’ specifica e che voler assumere caratteri di legislazione europea in relazione alle storie diverse che i Paesi hanno rispetto all’uso del demanio marittimo sia una grossa forzatura. L’Europa si occupa di tutto, dovrebbe occuparsi sicuramente anche della libertà di impresa, ma non può sicuramente non pensare che vi siano modalità di assegnazioni del demanio marittimo e soprattutto delle spiagge che risalgono ormai al secolo precedente. Quindi, forse una maggiore attenzione anche al rispetto degli usi e dei costumi dei Paesi dovrebbe essere, a mio giudizio, oggetto di attenzione da parte dell’Unione europea.

Mi auguro, quindi, che lei, assessore, continui a seguire puntualmente, come sta facendo, la questione e soprattutto che il Governo non abbia paura di aver coraggio di assumere norme anche con decreto-legge, che certamente potrebbero anche essere censurate dall’Unione europea magari fra quattro o cinque anni, ma che intanto consentono quel respiro che diventa indispensabile per i soggetti che hanno le vecchie concessioni e anche soprattutto per valutare correttamente quell’avvio dell’impresa che oggi, invece, verrebbe mortificato perché, se decadono sic et simpliciter le concessioni, decade anche il valore residuo dell’attività d’impresa, che invece, a mio giudizio e penso anche a suo giudizio, considerate le parole che ha usato nella sua risposta, merita non solo un’attenzione ma anche una valorizzazione ben precisa.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 2383

Interpellanza circa le azioni da porre in essere affinché un marchio storico e di tradizione come quello della Maserati continui ad avere, quale punto di riferimento per la propria attività produttiva, il territorio modenese. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2383: Interpellanza circa le azioni da porre in essere affinché un marchio storico e di tradizione come quello della Maserati continui ad avere, quale punto di riferimento per la propria attività produttiva, il territorio modenese, a firma del consigliere Foti. Risponde l’assessore Costi.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: L’interrogazione si illustra da sé. Mi interessa di più la risposta dell’assessore Costi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Prego, assessore Costi.

 

COSTI, assessore: Grazie. Gentile consigliere, non le nascondo che anche noi siamo preoccupati per la permanenza nel nostro territorio di un marchio storico modenese – oltretutto sia io che il presidente siamo di Modena – proprio a seguito della riduzione della produzione e del ricorso alla cassa integrazione che si sono registrati negli ultimi mesi.

Per questa ragione, il presidente della Regione e io abbiamo insistentemente chiesto di incontrare i vertici dell’azienda per poter ragionare con loro sul futuro di Maserati e, al contempo, far presente l’interesse al mantenimento anche della presenza produttiva negli stabilimenti di Modena, perché chiaramente a Modena non c’è solo la parte produttiva.

Con il presidente Bonaccini e il sindaco di Modena Muzzarelli, il 18 aprile scorso, a Bologna, nella sede della Regione abbiamo incontrato i rappresentanti del gruppo FCA che seguono Maserati, abbiamo illustrato in quell’occasione le esigenze della comunità locale e anche della comunità regionale e, nonostante abbiamo riconosciuto il lavoro importante che ha svolto FCA per rafforzare Maserati a livello di progettazione e sviluppo, abbiamo anche evidenziato che questa azienda rappresenta il simbolo di Modena, rimane un simbolo fondamentale dell’Emilia-Romagna, e che il valore del brand è strettamente collegato anche alla produzione in questo territorio, quindi è un valore aggiunto anche per loro, non semplicemente per Modena o per l’Emilia-Romagna.

Per queste ragioni, riteniamo che sia fondamentale per FCA mantenere legato il marchio Maserati anche al luogo di produzione storica di una delle auto più conosciute nel mondo e, nonostante FCA abbia scelto di collocare l’impresa con numeri maggiori e, quindi, con una produzione molto consistente nel segmento premium, riteniamo che oggi si debba assolutamente mantenere su Modena la produzione di modelli notoriamente denominati di alta gamma.

Abbiamo preso atto positivamente dello sforzo che è stato compiuto da FCA rispetto alla progettazione, e ricordo che oggi sono 1.300 i dipendenti, con le 535 nuove assunzioni che si sono effettuate, però riteniamo, lo ripeto, che una parte di nicchia di produzione debba restare su Modena. Per questa ragione, abbiamo presentato alcune proposte che vanno proprio in tal senso, abbiamo investito della questione il Governo e abbiamo proposto, di concerto con il Comune di Modena e con il Ministero, di lavorare per rafforzare la presenza di Maserati su Modena. Proprio in tal senso, abbiamo pensato di indicare come esempio quello della Lamborghini, per la quale è stato siglato un accordo per sostenere la produzione di un nuovo modello sul territorio bolognese. Ebbene, questo è un modello che noi potremmo riproporre – e l’abbiamo messo sul piatto – proprio per sviluppare su Modena prodotti nuovi rispetto al segmento precedentemente richiamato.

Questo tema, insieme ad altri naturalmente che riguardano anche Maserati, sarà oggetto anche di un incontro che, come voi sapete, il nostro presidente Bonaccini ha chiesto fortemente al presidente Renzi, che si terrà il 5 maggio alla presenza anche dell’amministratore delegato Sergio Marchionne. Inoltre, sempre il presidente Bonaccini ha ribadito al presidente Renzi non solo la situazione attuale del comparto, ma anche la contropartita che come Regione possiamo mettere sul tavolo in accordo con il Governo.

Al di là di tutte le problematiche che ci sono, che conosciamo benissimo e nei confronti delle quali non entro nel merito, perché non credo sia una mia competenza, soprattutto in questo ruolo, quello che posso dire è che tutto ciò che riguarda FCA viene seguito costantemente e monitorato in continuazione da questa Regione. Stiamo cercando di mettere in atto tutto il necessario per trattenere questa importante produzione sul sito di Modena e dell’Emilia-Romagna.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Costi.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Ringrazio l’assessore Costi. Dalla sua risposta emergono fino in fondo tutte le preoccupazioni che anch’io ho avanzato in questa interpellanza. Mi pare opportuno ribadire, così come ha fatto anche l’assessore Costi, l’importanza che la produzione − anche limitata, eventualmente, ai prototipi di alta gamma − rimanga comunque a Modena, essendo indispensabile che il brand della Maserati rimanga legato al territorio. Va bene la globalizzazione, va bene tutto, ma se noi spogliamo o, comunque, pensiamo di disgiungere il brand dai luoghi tradizionali di produzione “facciamo un’altra cosa”, per dirla molto chiaramente.

Penso che quanto ha riferito l’assessore Costi abbia alcuni elementi positivi, se non altro la non chiusura da parte della società ad ascoltare e a valutare le proposte, tra cui ritengo significativa la proposta relativa al modello Lamborghini (tanto per intenderci). Effettivamente, quella proposta potrebbe servire per capire, toccando con mano, se l’interlocutore è ancora intenzionato ad andare avanti o ha altre idee in mente.

Non rimane che attendere. Sicuramente, apprenderemo prima dalle agenzie di stampa che in quest’aula, così come è fatale, il risultato dell’incontro del 5 maggio. L’auspicio è che, proprio trattandosi del 5 maggio, Marchionne non si comporti come l’inizio di quella poesia: “Ei fu. Siccome immobile”. Se rimane così, abbiamo fatto poca strada.

Comunque, grazie per la risposta resa.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Abbiamo esaurito le interpellanze.

 

OGGETTO 1923

Delibera: «Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR).» (Proposta della Giunta regionale in data 8 gennaio 2016, n. 1) (67)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Risoluzione oggetto 2600 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 1923/1/2/3/4 oggetti 2603 - 2604 - 2605 - 2606 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo in discussione generale sull’oggetto 1923.

Ha chiesto di parlare la consigliera Rontini. Ne ha facoltà.

 

RONTINI: Grazie, presidente. Arriva oggi in aula l’approvazione della proposta di Piano regionale di gestione dei rifiuti. Sui contenuti, molte cose le ha già dette il relatore e altre ne aggiungeranno i miei colleghi di maggioranza.

Voglio, quindi, soffermarmi brevemente sul metodo, anche per completare il ragionamento del collega Iotti, che ha fornito tutti gli elementi per respingere la pregiudiziale posta in apertura questa mattina. Quello in Commissione è stato un percorso molto lungo, che ha attraversato due legislature. Ricordo, infatti, che gli indirizzi per l’elaborazione del piano furono assunti con deliberazione della Giunta n. 1147, il 30 luglio 2012, a cui è seguita l’approvazione del documento preliminare approvato a marzo 2013 e dell’ordine del giorno, in questa stessa aula, il 9 aprile sempre di quell’anno. Un percorso che oggi arriva a conclusione grazie alla tenacia dell’assessore Gazzolo e alla grande disponibilità del relatore Luca Sabattini. Un percorso di ascolto, partecipazione, condivisione che − penso − possiamo rivendicare con un certo orgoglio.

Alcuni numeri li ha forniti anche il relatore, ma li voglio ripetere. Sono state 12 le sedute di Commissione dedicate al piano, tutte svoltesi in diretta streaming. All’udienza conoscitiva hanno partecipato 67 soggetti appartenenti a quella che definiamo “società regionale diffusa” e ci sono stati 22 interventi. Abbiamo ascoltato, in quella sede, i punti di vista degli Enti locali, dei gestori degli impianti, dei Comitati, degli ambientalisti e delle imprese, perché è naturale che su un settore in continua evoluzione normativa e tecnologica e su una materia complicata e complessa, come lo sono i rifiuti, si affaccino e si confrontino interessi diversi e confliggenti, seppur tutti ugualmente legittimi.

Ecco il perché della scelta di rafforzare, attraverso il piano, rendendolo così un piano dinamico, gli strumenti di controllo. È previsto un monitoraggio annuale ed uno intermedio al 2017 per verificarne l’andamento.

Con un emendamento firmato da PD e SEL è, poi, stato previsto l’Osservatorio costi, che ha lo scopo di integrare, monitorare ed analizzare le informazioni di tipo territoriale, tecnico ed infrastrutturale, corredandoli agli impatti economici ed alle conseguenti ricadute tariffarie all’utenza. Questo anche per rispondere alle richieste dei Comuni e dei Sindaci.

Fornisco qualche altro numero, che mi dà anche lo spunto per ringraziare la struttura della III Commissione assembleare Territorio e Ambiente, un ringraziamento che non vuole essere formale, ma fatto davvero di cuore a persone che hanno messo a disposizione competenza, generosità e grande disponibilità in queste settimane. Sono state quasi 26 le ore di lavoro in Commissione su una proposta di 2.440 pagine, su cui insistevano − lo abbiamo ricordato più volte – 981 osservazioni presentate da 103 diversi proponenti. A tutte le osservazioni, e qui rispondo anche al collega Bargi, è stata data risposta, sia a quelle presentate entro il termine dei sessanta giorni previsti dall’articolo 25 della legge n. 20, sia a tutte quelle presentate successivamente, così come sono state distribuite a tutti i commissari le ulteriori note e proposte formalizzate durante l’udienza conoscitiva.

I ringraziamenti che ho rivolto si sommano, naturalmente, a quelli del relatore, alla struttura dell’assessorato e a tutti i colleghi di Commissione che, pur con i diversi punti di vista, hanno partecipato alla discussione di merito in Commissione. Sono stati 85 gli emendamenti che abbiamo discusso e votato, con un unico rammarico (lo dico sinceramente): uno dei gruppi che li aveva presentati in gran numero ha, poi, lasciato che a discuterli e votarli fosse unicamente la maggioranza, avendo deciso di non partecipare al voto, per poi ripresentarli tali e quali oggi in aula. Ancora non abbiamo capito se il Movimento 5 Stelle − che non vedo neanche adesso in aula, dopo lo show con gli striscioni di questa mattina − rientrerà a confrontarsi e a votare gli “emendamenti fotocopia” o replicherà l’atteggiamento che abbiamo già visto in Commissione.

Mi chiedo, quindi, se non sia come minimo discutibile, per chi fa della partecipazione e del confronto il proprio tratto distintivo, intervenire a fila, fare un po’ di rumore davanti alle telecamere, depositare i propri emendamenti e poi lasciare che siano solo gli altri a discutere, confrontarsi e votare le loro proposte nel dettaglio. Atteggiamento, questo, che penso debba farci fare una riflessione anche sul nostro Regolamento di Assemblea legislativa, valutando di prevedere la decadenza di un emendamento in assenza del proponente, a meno che qualcuno degli altri colleghi non lo faccia proprio. Una proposta pervenuta dal consigliere Foti − gliene do atto − che ha trovato almeno, nel breve confronto che abbiamo avuto in Commissione, la condivisione anche della maggioranza e che, come da sua richiesta, porto in qualità di presidente ad una più ampia attenzione.

Scusate se ho aperto − e qui la chiudo − questa parentesi, ma ritengo che anche le modalità dei nostri processi legislativi possano aiutarci nell’implementare la qualità, l’efficacia e l’efficienza delle proposte di legge o di piano che andiamo ad approvare. Un piano − quello al voto oggi, e vado a concludere − che non solo è risultato pienamente conforme al diritto comunitario in materia (ricorderete, forse, che era stato selezionato nell’ambito della procedura di valutazione avviata dalla Direzione generale ambiente della Commissione europea), ma anticipa gli obiettivi europei che prevedono il 50 per cento di riciclaggio dei rifiuti urbani al 2020, contro la percentuale del 70 per cento che, coerentemente, lo sottolineo, con la legge n. 16 sull’economia circolare, abbiamo previsto nel piano. Del resto, già oggi partiamo dal 51 per cento. Un piano che traccia la strada per raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale, senza costruire nuovi impianti, diminuendo i conferimenti in discarica ed efficientando e riducendo progressivamente l’utilizzo di quelli esistenti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Rontini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Zoffoli. Ne ha facoltà.

 

ZOFFOLI: Grazie, presidente. La presidente Rontini ha illustrato, fornendo numeri importanti, il percorso del piano che andiamo ad approvare oggi. Si tratta di un percorso che arriva da lontano: prima le proposte di legge nei Consigli comunali, poi la proposta di iniziativa popolare e poi, ancora, il Piano dei rifiuti adottato. Si lavora da anni per raggiungere questi risultati. Noi in un anno e mezzo, o poco meno, da quado siamo consiglieri, abbiamo usato tanto del nostro tempo prima con la legge e, oggi, con il Piano dei rifiuti.

I gruppi consiliari ripetono continuamente che andava riadottato perché bisognava coinvolgere la gente. Questa legge e questo piano hanno ascoltato, coinvolto e favorito la partecipazione. I numeri li ha forniti in modo chiaro la collega Rontini poco fa. Credo che ognuno di noi, sul nostro territorio, abbia presentato proposte, ascoltato indicazioni e portato le indicazioni dei territori nei tavoli e nei percorsi corretti.

Una critica che non può essere sollevata è proprio quella di non aver ascoltato tutti. Ricordo la collega Lia Montalti come relatrice della legge. Ricordo lo splendido lavoro che ha svolto il consigliere Sabattini come relatore di questo piano. Ricordo la costante disponibilità dell’assessore Gazzolo e dei suoi collaboratori nel cercare di interfacciarsi con i territori e di ascoltare le problematiche. Chiedere una riadozione per poter ascoltare e tenere conto delle volontà dei territori, al di là della legittimità o meno dalla ripubblicazione, credo sia una motivazione politica assolutamente sbagliata.

Torniamo al merito di questo piano, che è conseguente alla legge. L’una senza l’altro non avrebbe questo effetto. Oggi noi partiamo con uno strumento di lavoro importante che farà in modo che tutto il territorio regionale si attivi verso quella che molti di noi chiamano “società del post incenerimento”. Alcuni territori sono molto avanti e altri sono più indietro. Oggi non ci sono più scuse per fermarci. Dobbiamo impegnarci per raggiungere gli obiettivi che abbiamo sempre definito altamente sfidanti della legge e del piano. Il piano recepisce molte indicazioni della legge.

Io vorrei soffermarmi particolarmente su due indicazioni politiche importanti contenute sia nella relazione generale al piano che nell’ordine del giorno che il gruppo consiliare PD ha presentato. La prima indicazione riguarda il monitoraggio, un monitoraggio annuale e un monitoraggio puntuale nel 2017. Sulla base della messa in esecuzione della legge e del piano, si potranno prevedere adeguamenti rispetto ai flussi e − spero − alla necessità di arrivare alla chiusura di impianti in numero maggiore rispetto a quanto previsto nel piano che andiamo ad approvare.

Vi è un altro documento di particolare importanza per noi del territorio forlivese, che su questa legge e su questo piano abbiamo discusso tantissimo e abbiamo fornito un contributo straordinario, quantomeno a livello di impegno. Io stesso, che non faccio parte della III Commissione, ho partecipato a tantissime Commissioni, tantissime udienze conoscitive e incontri, nonostante – ripeto – si trattasse di una Commissione della quale non faccio parte. L’interesse personale del territorio mi ha spinto a partecipare.

L’altra indicazione riguarda il recepimento, all’interno della relazione generale del piano e dell’ordine del giorno, degli accordi territoriali. Questi accordi territoriali sono frutto dell’ascolto, del confronto e della disponibilità ad impegnarsi, da parte sia dell’assessore Gazzolo che del presidente Bonaccini, per cercare di ascoltare e di andare incontro alle esigenze dei territori. Sicuramente, il territorio nel quale io vivo è abbastanza complicato rispetto alle tematiche degli inceneritori. Come tutti sapete, nella zona del forlivese ci sono due inceneritori a distanza di cinquanta metri l’uno dall’altro, uno di rifiuti speciali e uno di rifiuti urbani. Si tratta di una zona caratterizzata da un traffico viario importante e altamente abitata. Trattandosi di un territorio in cui le condizioni climatiche permettono poco ricambio di aria, vi lascio immaginare la situazione del nostro territorio. L’apprensione, la preoccupazione per la salute della gente da parte di tutti (associazioni, cittadini, amministratori) è notevole.

Questo accordo mantiene le caratteristiche senza prefigurare, per l’inceneritore che oggi brucia rifiuti urbani, la possibilità di bruciare rifiuti speciali in futuro. La speranza che, a fronte di un impegno importante dei cittadini, nell’ambito della produzione dei rifiuti, si possa prefigurare in tempi non biblici e non troppo lunghi una riduzione degli inceneritori per passare veramente a quella società post incenerimento esiste. Tutti i nostri amministratori, insieme al territorio, si impegneranno per applicare al meglio questo piano e per avere quella forza contrattuale che nei monitoraggi potrà prefigurare – speriamo − un adeguamento a vantaggio del nostro territorio rispetto agli inceneritori.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Zoffoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Voglio partire rivolgendo alcuni ringraziamenti non formali, ma sentiti. Abbiamo alle spalle un percorso molto lungo. Quando dico “abbiamo” mi riferisco a questa Istituzione che − lo ricordo − non nasce con noi, ma è precedente a noi. Lo ricordo anche ai colleghi del Movimento 5 Stelle che oggi non sono presenti.

Ringrazio, innanzitutto, i tecnici dell’assessorato per aver seguito la gestazione, la nascita e la costruzione di questo piano, nel merito del quale faremo le nostre osservazioni.

Ringrazio anche l’assessore Gazzolo per non essersi mai sottratta al confronto e alla discussione di merito sui vari punti, anche quando non siamo stati d’accordo.

Rivolgo un ringraziamento particolarmente sentito al relatore di maggioranza Sabattini, il quale, con grande competenza e professionalità, si è messo a disposizione e ha sempre avuto la pazienza di inseguire, in certi casi, anche il sottoscritto per avere un confronto più esaustivo possibile. A mio parere, questo dovrebbe essere il metodo − l’ho già detto in Commissione e lo ribadisco in questa sede − a cui, in generale, sarebbe bene si uniformassero i relatori di maggioranza.

Per quanto riguarda il percorso, si tratta di un piano che arriva da lontano. La procedura è stata avviata nella precedente legislatura, con la Giunta Errani. Le vicissitudini le conosciamo, così come conosciamo il percorso che ha portato all’adozione del piano e al periodo delle osservazioni. Il collega Bargi, relatore di minoranza, nella sua relazione ha sottolineato in modo critico che questa Assemblea si è trovata a esaminare le osservazioni presentate da altri. Ricordo che da febbraio 2014 a maggio 2014 sono arrivate oltre 900 osservazioni dall’universo mondo, all’interno del quale vi erano anche numerose forze politiche, ad esempio quella a cui appartengo, che hanno prodotto osservazioni di merito cercando di segnalare alcune problematiche e evidenziando la necessità di alcuni cambiamenti. Ovviamente, la possibilità di presentare osservazioni, anche in quel periodo, l’aveva anche il partito della Lega Nord, che − come tutti gli altri – poteva concorre alla presentazione di quelle osservazioni. Non dobbiamo mai commettere l’errore di pensare che la storia inizia con noi. C’è sempre qualcosa che viene prima e c’è sempre qualcosa che viene dopo.

Mi esprimo in questi termini perché il collega Bargi, a un certo punto, ha anche sottolineato come sia stato per loro opportuno ricorrere alla Procura per manifestare gli elementi di dubbio circa la legittimità del percorso che abbiamo intrapreso. Voglio essere chiaro, perché ci sono alcuni aspetti che ritengo giusto sottolineare con nettezza. Mi sembra strano che non sia ancora stato sottolineato nel corso della discussione. È stravagante – per essere eufemistici − che si faccia ricorso alla Procura all’interno di un percorso amministrativo. Si fa ricorso alla Procura quando si sospetta la presenza di un reato. Diversamente, si va nelle sedi amministrative. In questo caso, se qualcuno ritiene che siano stati lesi alcuni diritti o che il percorso amministrativo non sia stato corretto, può rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale. Il fatto che si motivi in un’aula assembleare, non in un crocicchio amichevole, che si fa ricorso alla Procura perché, eventualmente, i tempi sarebbero più brevi, lascia sgomenti. Penso che quest’aula abbia la necessità di sottolineare e di esprimere tutto lo sgomento rispetto a queste affermazioni che – ripeto − sono state fatte in aula questa mattina, non al bar. Queste affermazioni sono state fatte, a mio avviso, con una leggerezza che mi lascia esterrefatto.

Mi rivolgo anche ai colleghi, che non sono presenti, del Movimento 5 Stelle: non dobbiamo mai confondere i piani di merito con i piani di metodo e non dobbiamo mai confondere la battaglia politica con una battaglia d’altro tipo. Lo dico davvero con dispiacere: rimango basito rispetto al fatto che il confronto fra di noi produca un ricorso alla Procura, nel cui ambito dobbiamo rispondere noi. Siamo noi che approviamo il piano. Vorrei che fosse chiaro questo concetto.

Una parte di quest’aula fa ricorso alla Procura contro un’altra parte di quest’aula. Questo è stato detto stamattina. Questi aspetti non possono passare in secondo piano. Rimango anche dispiaciuto dell’assenza del Movimento 5 Stelle in aula. Si possono anche avere opinioni diverse sul merito, ma sul metodo non possiamo prenderci in giro. Il dibattito è stato molto lungo in Commissione (12 sedute di Commissione, oltre 24 ore). Abbiamo esaminato tutte le osservazioni, abbiamo prodotto emendamenti. Si può non essere d’accordo sul piano, si possono fare osservazioni sul merito, ma non si può dichiarare che in questo percorso non è stato dato spazio a tutti per confrontarsi, per discutere e per avanzare perplessità, come faremo noi.

Disertare l’aula nel momento della discussione mi sembra una mancanza di rispetto tra di noi che, sinceramente, non posso che stigmatizzare. Lascio perdere l’esposizione di striscioni, perché non fa parte della mia cultura politica. Le aule sono un luogo serio. Gli striscioni si espongono fuori. Io la penso in questo modo.

Nel merito del provvedimento, abbiamo presentato osservazioni come gruppo SEL, come partito politico, come Sinistra Ecologia Libertà. Abbiamo presentato decine di osservazioni: tra le 980, quasi 50 erano del partito regionale Sinistra Ecologia Libertà. Praticamente, sono state tutte respinte, almeno la stragrande maggioranza. Alcune sono state parzialmente accolte, ma in gran parte sono state respinte. Abbiamo presentato alcuni emendamenti durante i lavori della Commissione, in buona parte respinti. Va da sé che, nel merito, nel piano che oggi andiamo ad approvare vediamo elementi positivi, ma vediamo anche elementi negativi. D’altra parte, un piano così corposo, così articolato, così difficile da esaminare e sul quale intervenire, che verte su una materia così delicata, chiaramente non può essere oggetto di una valutazione tranchant, ma richiede approfondimento, richiede serietà e richiede molta attenzione.

Noi non possiamo dimenticare − questo aspetto lo voglio sottolineare − che la nostra Regione non è mai andata in crisi sui rifiuti, non è mai andata in emergenza, ha sempre avuto un’autosufficienza che le ha evitato le crisi che in altre Regioni ci sono state. Di questo dobbiamo essere grati a chi ha lavorato negli anni passati e a chi ha impostato questo percorso.

Chiaramente, ci sono anche aspetti che noi riteniamo non positivi, come dicevo prima. Come ha ricordato il relatore di minoranza questa mattina, siamo stati tra coloro che hanno insistito perché prima si facesse la legge sull’economia circolare e poi si approvasse il Piano di gestione dei rifiuti. Rivendichiamo la correttezza di quella scelta, perché ovviamente la legge serviva e serve per fornire un quadro complessivo, nel quale, poi, inserire il piano. Tra la legge che pure abbiamo votato convintamente come un punto d’avanzamento importante di questa Regione su quella materia e l’applicazione che si è data al piano ravvisiamo una distanza eccessiva.

In particolar modo, così entriamo nel dettaglio, vi sono alcuni aspetti segnatamente legati all’impiantistica (che rappresenta il cuore, uno degli aspetti fondamentali del piano) nei confronti dei quali abbiamo evidenziato alcune perplessità. Ferma restando la consapevolezza di non poter spegnere gli inceneritori da un giorno all’altro e, soprattutto, sapendo che la Regione, al massimo, può decidere se prevedere o meno all’interno del piano l’utilizzo dell’impiantistica (non possiamo dare un giro di chiave e spegnere gli inceneritori da un giorno all’altro), nella programmazione, in questo piano che arriva al 2020, ritenevamo che alle scelte relative ad alcuni nodi (penso agli inceneritori di più vecchia costruzione) si potesse arrivare prima delineando il superamento dell’utilizzo di tali inceneritori. Allo stesso modo, nel caso in cui in un inceneritore in cui sono andati fino ad oggi i rifiuti solidi urbani dovessero andare rifiuti speciali, riteniamo utile adeguare le autorizzazioni per l’utilizzo di tali impianti.

Come ricordava il consigliere Bertani, all’atto dell’approvazione della legge, nel settembre scorso, sull’economia circolare dissi che era un nostro impegno arrivare a una riduzione del numero delle discariche e a un progressivo superamento degli inceneritori. La riduzione del numero delle discariche è un dato indiscutibilmente presente nel piano. Non possiamo dire la stessa cosa rispetto al progressivo superamento dell’utilizzo degli inceneritori. I tempi, forse, non sono stati quelli auspicati.

Conoscendo le difficoltà che presiedono la gestione di un ambito così complesso, noi abbiamo ritenuto − e riteniamo − opportuno spingere un pochino di più verso la separazione netta tra la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, privilegiando la mano pubblica (lo dico nel modo più chiaro possibile) nel percorso di raccolta. I casi di Hera a Ravenna e di IREN a Reggio Emilia dimostrano che, in realtà, nella dinamica del sistema, i gestori − che hanno la missione di fare profitto, non nascondiamoci dietro un dito − purtroppo privilegiano alcuni aspetti rispetto ad altri che, alla fine, vanno a detrimento del servizio, dei cittadini e, in certi casi, anche dei lavoratori.

La separazione tra raccolta e smaltimento rappresenta anche il principio fondamentale in virtù del quale, secondo noi, si può arrivare concretamente all’aumento della raccolta differenziata. Fino a quando lo stesso gestore si occuperà della raccolta e dello smaltimento sarà difficile, concretamente, pensare di ottenere quei risultati, che pure nelle leggi abbiamo fissato. Per questo motivo è stato importante approvare la legge, che ha rappresentato e rappresenta − lo ribadisco − un punto di avanzamento importante. La legge esiste ed è un punto fermo. Il piano progressivamente dovrà raggiungere gli obiettivi prefissati. Se non avessimo fissato tali obiettivi nella legge, non avremmo ottenuto lo strumento per richiederli nel piano. Questo, di per sé, spiega perché era importante approvare prima la legge e poi il piano.

Come ho già precisato, esistono aspetti nel cui ambito, forse, si poteva ottenere di più, si poteva spingere di più, ma − questo sì – nella cornice che ho cercato di illustrare all’inizio, ossia in una cornice in cui questa Regione ha dimostrato di saper gestire senza andare in emergenza, avendo l’autosufficienza come punto di riferimento. È difficile dire che va tutto male e che siamo arrivati allo sbando. Non è così. Certo, proprio perché siamo l’Emilia-Romagna e proprio perché abbiamo un ruolo importante in questo Paese, in tutti gli ambiti in cui ci applichiamo, dal sistema Emilia-Romagna pretendiamo sempre l’eccellenza, ed è l’obiettivo verso il quale anche noi vogliamo tendere. Da questo punto di vista, dobbiamo fare ancora molta strada. È inutile nasconderlo.

Faccio un passo indietro. Nel rapporto tra gestore e Amministrazioni comunali è presente un elemento di difficoltà. I due gestori più importanti del servizio in questa regione hanno, ormai, una dimensione e una struttura tale per cui le Amministrazioni comunali, anche quelle dei Comuni capoluogo, fanno fatica a incidere concretamente e a fornire un indirizzo vero ai soggetti gestori.

Da questo punto di vista, nella difficoltà del rapporto tra Amministrazioni comunali e soggetti gestori, ad esempio, definire meglio la proprietà degli impianti, quindi intervenire sull’impiantistica anche da questo punto di vista, sarebbe stato utile, cosa che pure avevamo richiesto. Quello lo consideriamo un nervo scoperto sia per quanto riguarda le città e i comuni più popolosi sia, a maggior ragione, per quanto riguarda i territori in cui la frantumazione amministrativa fa sì che in un territorio abitato da 50.000 persone ci siano 13 Comuni. Capite il grado di concreta possibilità di incidenza che quei piccoli Comuni possono avere rispetto a soggetti gestori, quali sono i colossi che pure esistono in questa regione.

Tutto questo per dire che, pur essendo più facile guadagnarsi qualche titolo in più, qualche attenzione giornalistica in più (è sicuramente più facile annunciare ricorsi in Procura o sventolare striscioni) e pur essendo difficile farsi carico di un percorso di gestione concreto, posizione che non sempre ti consente di gridare “al lupo” o di fare cose folkloristiche, cercando di esprimere cultura amministrativa e facendosi carico dei problemi concreti, dinanzi a un piano così articolato il nostro voto sarà conseguente al fatto che al suo interno ci sono aspetti positivi, ma ci sono anche aspetti che noi non abbiamo condiviso e dei quali non siamo convinti. Il nostro voto, pertanto, sarà conseguente a questo atteggiamento, che riteniamo responsabile e corretto rispetto all’evidenza che la realtà ci impone.

Per noi, che pure rappresentiamo un gruppo di maggioranza numericamente limitato, sarebbe più semplice puntare l’attenzione solo sugli aspetti che non vanno e denunciare le cose guardandole solo da un punto di vista. La serietà che richiede quest’aula e che richiede il nostro ruolo di legislatori ci impone di fornire una valutazione più ampia e più complessiva e di non far finta di non vedere che il mondo non è tutto bianco o tutto nero, ma ci sono sfumature. Purtroppo, nelle sfumature si nascondono, spesso, limiti, criticità, ma anche la possibilità di cambiare in meglio le cose.

La nostra funzione cerchiamo di esercitarla al meglio, con responsabilità, anche se alcune volte paghiamo qualche scotto, perché anche noi finiamo in quel tritacarne in cui si sta o di qua o di là. Alla fine, chi cerca di ragionare sul merito ha sempre meno spazio, anche se cerca di esercitare una funzione di responsabilità utile per i cittadini.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare la consigliera Montalti. Ne ha facoltà.

 

MONTALTI: Grazie, presidente. Il percorso avviato con l’iter della legge regionale sull’economia circolare e la riduzione dei rifiuti vede oggi, con la discussione in Assemblea del Piano regionale di gestione dei rifiuti, la conclusione di questa prima fase. La legge prima e il piano poi sono, infatti, due strumenti fondanti delle politiche regionali sui rifiuti, le basi da cui, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, la nostra Regione cercherà di realizzare in maniera concreta la transizione da un’economia di tipo lineare ad un’economia di tipo circolare.

Ci siamo presi un impegno con i cittadini emiliano-romagnoli e abbiamo tradotto questo impegno in un piano che ci dà la forza di costruire nel concreto, partendo dai territori, la nostra transizione. Un percorso che è stato improntato al confronto con i territori, con le Istituzioni locali, gli stakeholder, le imprese, i lavoratori, a tratti complesso perché complesse sono le politiche dei rifiuti. Un confronto complesso − dicevo − anche perché la Regione non si è mai sottratta al dialogo, cercando, attraverso questo dialogo, di entrare nel merito delle questioni e costruendo, insieme ai territori, proposte e soluzioni concrete. Frutto di questo dialogo sono stati gli accordi territoriali per utilizzare in maniera ottimale l’impiantistica regionale, anche in risposta all’articolo 35 dello “Sblocca Italia”.

Alcuni paletti chiari li abbiamo voluti mettere, prima di tutto coordinando le disposizioni nazionali con le previsioni della pianificazione regionale, dicendo che accoglieremo i rifiuti urbani prodotti in altre regioni solo in casi emergenziali, per periodi limitati nel tempo e a fronte di impegni concreti della Regione verso la quale si va a prestare solidarietà. In coerenza con questi princìpi, sono stati sottoscritti una serie di accordi con IREN per il bacino gestionale di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, un accordo con Hera per il bacino di Forlì e uno con le Amministrazioni interessate all’impianto di termovalorizzazione di Raibano, nel Comune di Coriano. Questi accordi hanno consentito di tenere conto delle peculiarità locali e delle istanze delle popolazioni residenti nei territori adiacenti agli impianti, in una logica di responsabilità, solidarietà e rispetto delle decisioni assunte su scala locale.

Siamo, infatti, ben consapevoli che possiamo costruire un sistema regionale basato sull’economia circolare solo se insieme − Istituzioni, cittadini e imprese − condividiamo un percorso fatto di azioni concrete e di strumenti utili, come, per esempio, il fondo istituito dalla legge n. 16 e che già da quest’anno sarà operativo per finanziare i progetti dei Comuni e diminuire la tassa sui rifiuti ai cittadini dei Comuni più virtuosi.

Con lo stile con cui abbiamo affrontato il confronto sulla legge e sul piano, crediamo sia fondamentale ribadire alcuni impegni che, come Gruppo del Partito Democratico, consideriamo presupposti fondamentali per la corretta implementazione del piano, impegni che abbiamo anche tradotto nella risoluzione che stamattina abbiamo depositato in aula. Prima di tutto il monitoraggio, il controllo e la valutazione delle politiche, anche in un’ottica di trasparenza e comunicazione di tutte quelle che sono le informazioni correlate alle politiche dei rifiuti. La complessità dei contenuti del piano richiede che sia accompagnato da un monitoraggio costante, una verifica costante per poter valutare le politiche attuate, le azioni messe in campo e, ovviamente, anche tutti i dati connessi; un monitoraggio annuale che avrà anche un ulteriore approfondimento degli scenari e delle azioni nella fase intermedia del piano, nel 2017; un’attività di valutazione che dovrà essere svolta mettendo in campo tutti gli strumenti necessari, come l’integrazione dei sistemi informativi e anche − e questo punto va evidenziato − l’attivazione di un Osservatorio costi con il compito di integrare, monitorare e analizzare le informazioni di tipo territoriale, tecnico ed infrastrutturale, correlandoli agli impatti economici ed alle conseguenti ricadute tariffarie sull’utenza.

A questo proposito, una particolare attenzione dovrà essere dedicata all’applicazione della tariffazione puntuale, cui il piano attribuisce la parte più rilevante in termini di prevenzione della produzione dei rifiuti urbani, anche cogliendo l’opportunità per avviare un percorso di convergenza sui criteri di assimilazione attivati dai diversi Comuni, al fine di ridurre le complessità per le imprese e anche per evitare che la riduzione del rifiuto sia raggiunta attraverso meccanismi fittizi, quali la deassimilazione.

Il piano contiene scelte chiare rispetto alla nostra visione della gestione del servizio dei rifiuti, che deve avere al centro la sostenibilità ambientale, cercando un equilibrio anche con i princìpi di economicità e di industrializzazione e, per ciò che concerne lo smaltimento, seguendo la gerarchia comunitaria di gestione dei rifiuti, disincentivando, quindi, al massimo l’utilizzo della discarica e privilegiando lo smaltimento in un’ottica di Area Vasta nell’ambito del bacino unico regionale.

Sapendo, dunque, che il primo obiettivo è quello della riduzione dei rifiuti, pensiamo che sia fondamentale riaffermare alcuni impegni, ai quali sarà importante dare rapidamente attuazione: l’utilizzo dei fondi strutturali europei per accompagnare progetti di innovazione dei processi industriali e di riprogettazione del prodotto che abbiano come finalità la diminuzione dei rifiuti attraverso un minor utilizzo degli imballaggi e lo sviluppo di nuovi materiali sostenibili, in coerenza con i princìpi delle economie circolari e consapevoli che queste innovazioni possono essere sia opportunità per creare nuovi posti di lavoro sia occasioni per mettere in campo competenze importanti maturate nelle università e nei centri di ricerca attivi sul territorio regionale; l’attivazione del coordinamento permanente con le associazioni di categoria, già previsto dalla legge n. 16, finalizzata all’individuazione, da parte delle imprese, dei sottoprodotti per minimizzare la produzione di rifiuti alla fonte.

Infine, proseguire nell’attività di sviluppo degli accordi volontari di filiera (attualmente già otto) con lo scopo di coinvolgere i diversi attori nei processi finalizzati alla prevenzione e al riciclaggio delle frazioni, con modalità anche sperimentali.

Infine, siamo consapevoli che, per poter fino in fondo dare slancio alle politiche previste dalla legge n. 16 e dal Piano dei rifiuti, va rafforzata ATERSIR, non solo perché ad ATERSIR compete l’attuazione di molte delle disposizioni previste nel piano, con un ruolo strategico, per esempio, nello sviluppo della tariffazione puntuale, ma soprattutto perché ATERSIR è uno strumento fondamentale per poter accompagnare i territori e i Comuni nello sviluppo delle politiche dei rifiuti, a partire dall’azione quotidiana sino a percorsi ben più complessi, come quello delle gare e del controllo del servizio.

Il percorso del piano dei rifiuti − lo dicevo all’inizio del mio intervento − è stato lungo e complesso. Noi, però, oggi, con il voto di questa Assemblea, non solo mettiamo in campo politiche e obiettivi ambiziosi, ma soprattutto diamo vita a strumenti e azioni concrete per realizzarli. Guardiamo al futuro non solo raccontando come lo vorremmo o brandendo dei manifesti in aula con i soliti slogan. Noi questo futuro, la transizione all’economia circolare, lo stiamo costruendo, passo dopo passo, con slancio, responsabilità e convinzione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Prodi. Ne ha facoltà.

 

PRODI: Grazie. Innanzitutto, ringrazio moltissimo il collega relatore Luca Sabattini per la competenza, l’impegno, la serietà e − direi − anche la cultura politica che ha saputo dimostrare in questo percorso.

Questo piano vuole dare operatività al raggiungimento degli obiettivi della legge n. 16, come abbiamo già ricordato ampiamente oggi. In particolare, il piano, una volta uscito dalla delibera di Giunta di gennaio, abbisognava di un ulteriore ancoraggio sia alla legge che ai dati reali di produzione e gestione dei rifiuti. Per questo motivo, a mio avviso, è stata molto importante l’introduzione di alcuni emendamenti durante la lunga discussione in Commissione e, più in concreto, l’esplicitazione del principio del massimo recupero di materia rispetto a quello energetico, così come l’obiettivo specificato nel valore assoluto di 150 grammi/abitante annuo.

Inoltre, è molto importante anche la definizione dell’Osservatorio dei costi, uno strumento di monitoraggio e verifica del passo di attuazione del piano in relazione agli obiettivi. Vi sono, inoltre, due aspetti, a mio avviso, funzionali all’analisi di scenari futuri e successivi. Nello specifico, mi riferisco alla configurazione dell’assetto proprietario dell’impiantistica, da cui far derivare una programmazione consapevole in relazione alla effettiva disponibilità del territorio e del pubblico. Inoltre, vi è il principio di autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti speciali che, in quanto unicum regionale, dovrà a sua volta essere verificato nella sua implementazione.

In conclusione, molto brevemente, questo piano è uno strumento operativo necessario che risponde al periodo temporale attuale – che, peraltro, è molto limitato − in cui opera, dai cui risultati sarà importante partire nella definizione dei futuri scenari, con serietà e responsabilità.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Prodi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente. Parto anch’io da una considerazione che hanno fatto moltissimi colleghi che sono intervenuti prima di me. Mi riferisco alla considerazione relativa al metodo utilizzato su questo piano. Il metodo scelto dal relatore di maggioranza, Luca Sabattini, aveva l’obiettivo di togliere qualsiasi alibi, in una discussione complessa e complicata come questa, legato al metodo stesso. Spesso succede che in discussioni complesse, quando non si ha voglia di affrontarle, qualcuno dica: “Avete sbagliato il metodo. È inutile, quindi, discutere del merito”. Questa è una scusa che non si può certamente accampare. In quest’aula qualcuno ha provato ad accamparla. Io credo che non ci siano le condizioni per farlo. Come si dice dalle mie parti, è uno di quei casi in cui viene da dire che “non ci si prende mai”, neanche quando si prova a raggiungere la massima condivisione possibile.

Invece, assessore Gazzolo e relatore di maggioranza Luca Sabattini, voi ci avete preso. Ci avete preso nel metodo, e non solo. In realtà, le cose più importanti si trovano nel merito di quello che oggi andiamo ad approvare. Esiste un disegno nel quale questa maggioranza, il presidente Bonaccini e la sua Giunta vogliono posizionare l’Emilia-Romagna, in un ambito delicato e difficile come quello della tutela dell’ambiente e, all’interno dei processi di tutela dell’ambiente, della gestione e della trasformazione dei rifiuti.

Ci siamo detti spesso in quest’aula, come maggioranza, che non ci accontentiamo di vincere, ma che, dopo aver vinto, ci piace alzare l’asticella, come fanno nel salto in alto quelli che vincono la gara e chiedono di alzare l’asticella per provare a superarla ed entrare nel record. Noi ci abbiamo provato anche questa volta con un piano complicato e difficile, nel quale, però, abbiamo voluto alzare l’asticella. Ci siamo voluti mettere in competizione con altre Regioni, anche con la disciplina nazionale ed europea. Lo abbiamo fatto sugli obblighi di raccolta differenziata. Nessuno ci aveva ordinato di inserire il 73 per cento. Lo abbiamo fatto non per il gusto di mettere un uno per cento in più rispetto ad altri, ma perché lo riteniamo un obiettivo confacente agli obiettivi di quell’economia circolare che ricordava la consigliera Montalti prima di me.

Abbiamo alzato l’asticella sulla riduzione ben oltre i limiti dei conferimenti in discarica. Quando i conferimenti in discarica si ridurranno solo al 5 per cento saremo una delle Regioni leader da questo punto di vista e di esempio per tutte le altre, anche a livello europeo. Così come lo abbiamo fatto con la volontà e l’impegno di ridurre le necessità impiantistiche per i rifiuti solidi urbani. Anche questo non era un impegno scontato. Potevamo dire: “Siamo a posto così. Vediamo cosa succede di qui in avanti”. Abbiamo voluto, invece, prendere alcuni impegni, impegni che verranno monitorati costantemente. Lo diceva molto bene il consigliere Zoffoli. Si tratta di un impegno vero, un impegno misurabile sulla carta.

L’altra grande sfida è rappresentata dalla riduzione complessiva dei rifiuti, un’operazione che − come ben illustrato nella relazione del relatore di maggioranza Sabattini − punta a mettere in campo una serie di azioni che vanno dall’attività di prevenzione alla creazione di un sistema di filiera. In altre parole, vogliamo creare le condizioni affinché la gestione dei rifiuti sia un modo per tutelare l’ambiente, da un lato, e per creare lavoro, dall’altro. Tutto questo si trova all’interno un disegno partito fin dall’inizio della legislatura. Nella discussione all’interno della maggioranza, mi permetto di riconoscere al collega Taruffi il fatto di aver sempre chiesto all’assessore di pensare prima alla legge e poi al Piano di gestione dei rifiuti. Con la legge ci diamo gli obiettivi, stabiliamo il quadro nel quale ci vogliamo muovere e con il piano di gestione iniziamo a muovere i passi importanti e fondamentali. Questo è ciò che sta succedendo e credo stia avvenendo all’interno di un profilo di coerenza di un disegno che oggi compie un passo davvero importante e decisivo.

Per quale motivo ci siamo mossi in questo modo? Per quale motivo continuiamo a muoverci in questo modo? Per quale motivo continueremo a farlo? Perché vogliamo far seguire le parole ai fatti. Mi esprimo in questi termini anche a seguito degli interventi svolti da parte dei colleghi del Movimento 5 Stelle.

Vi faccio una confidenza. Ormai sono in politica da alcuni anni. Quando ho visto scendere in campo il Movimento 5 Stelle, su alcune questioni ho pensato: “Forse, abbiamo anche da imparare. Proviamo a vivere la loro discesa in campo e la loro costituzione in partito (perché sono un partito come tutti gli altri). Proviamo a vedere, nella loro discesa in campo, anche un modo per confrontarci e per provare ad imparare qualcosa”. La sfida del Governo, poi, è arrivata anche per loro. Giustamente e legittimamente, i cittadini in qualche territorio hanno ritenuto opportuno che il Movimento 5 Stelle diventasse non solo un partito di protesta, ma un partito che avesse responsabilità di governo. Io ho pensato: “Su un tema importante come quello dei rifiuti, a fronte di tante parole e di tanti rilanci che il Movimento ha sempre fatto quando era all’opposizione, vedremo alla prova dei fatti se queste cose sono realizzabili, così potremo andare a bussare alla porta di qualcuno e dire: ‘Avete visto? Dicevate che queste cose non erano realizzabili. Vogliamo farle anche noi, così come le sta facendo il Movimento 5 Stelle’”. Purtroppo, non sono potuto andare a bussare alla porta di nessuno perché alla prova dei fatti mi sono reso conto che quello che ha messo in campo il Movimento 5 Stelle è ben poca cosa rispetto a quello che stiamo provando a fare oggi.

Loro, oggi, ci hanno detto che in aula non ci sono perché non partecipano a questo dibattito. Mi dispiace. Mi piacerebbe interloquire con loro su questo tema. Probabilmente, non ci sono perché si vergognano − nel momento in cui sono stati al Governo − di aver tradito una di quelle stelle. Una delle cinque stelle parla di ambiente. Un’altra stella parla di sostenibilità. Probabilmente, nella loro sfida di governo non sono stati all’altezza di una delle stelle. Quella stella l’hanno tradita. L’hanno tradita a Parma. A Parma − bisogna iniziare a dirlo − hanno vinto le elezioni con l’inganno. Lo ripeto: hanno vinto le elezioni con l’inganno. Hanno vinto le elezioni andando a raccontare ai cittadini parmensi che qualcuno avrebbe dovuto passare sul loro corpo prima di accendere quell’inceneritore. Oggi, fortunatamente (e poi spiego il perché del “fortunatamente”), quell’inceneritore funziona. Se non fosse partito quell’inceneritore, sarebbe successa la cosa che, poco dopo Parma, è successa a Livorno, quando, per scelte di quell’Amministrazione, si sono ritrovati i rifiuti per strada. Questo è ciò che sta succedendo in questo Paese.

Mi permetto di leggere alcune righe relativamente a quello che è successo a Livorno. Le leggo, testuali: “Quello che, invece, è certissimo è che se quella stessa città − parlano di Livorno − nelle medesime condizioni di oggi fosse stata amministrata da altri e queste scelte fossero state le scelte di altri, il Movimento 5 Stelle l’avrebbe incasellato come un piccolo e triste capitolo della vasta letteratura del malgoverno. Ecco perché Livorno − continuo − diviene una lezione preziosa per coloro che credono che il bene stia tutto di qua e il male tutto di là”.

Voi direte: “Paolo, sei andato a prenderti un articolo de L’Unità. Voi renziani, o voi democratici, prendete gli articoli de L’Unità e li leggete nelle aule perché è la vostra pratica”. No. Questa cosa è scritta ne Il Fatto Quotidiano, che possiamo accusare di qualunque cosa tranne che di essere un giornale che sta dalla parte di chi governa. Quella è una realtà che abbiamo visto tutti. C’è Parma, c’è Livorno e, poi, c’è la Regione Emilia-Romagna. La Regione Emilia-Romagna è quella che conosciamo ed è quella descritta in quel piano, un piano nel quale non vi è solo un impegno pubblico, ma anche un impegno di tutto il sistema emiliano-romagnolo per raggiungere gli obiettivi prefissati. È questa la ragione di quel confronto che abbiamo messo in campo, Luca. Scusa se ti do del “tu” pur essendo in un contesto molto istituzionale. Il discorso riguarda te e tutti coloro che hanno partecipato agli incontri di confronto con le organizzazioni datoriali, con gli stakeholder e con tutti gli altri soggetti interessati. Lo abbiamo fatto proprio per questo motivo. È una sfida che riguarda tutti. Non riguarda solo quest’aula, non riguarda solo la Giunta, non riguarda solo le Multiutility, ma riguarda tutti i soggetti che determinano produzione di rifiuti e che, invece, da quei rifiuti possono trovare l’opportunità di creare nuovo lavoro in questa regione, di far apparire questa regione più bella.

Aggiungo un’ultima considerazione. In tutto questo lavoro è stata messa competenza. Io considero i Comitati, anche quelli con i quali ci si confronta quotidianamente, una spinta importante, un soggetto con il quale interloquire, però credo che sbaglino quelle forze più o meno di governo che prendono le cose scritte dai Comitati sic et simpliciter e provano a scriverle in legge. In quel modo, non fanno il loro mestiere. Un conto è ascoltare, un conto è confrontarsi, un conto è limitarsi a fare da passacarte di chi produce, magari anche con spirito collaborativo, iniziative o testi da mettere a disposizione e, senza un minimo di analisi e di confronto con le questioni che hanno a che fare con la gestione istituzionale, le porta in un’aula. Non si fa un piacere né a quei Comitati né alla costruzione delle leggi.

Credo che da parte di questa maggioranza, del Partito Democratico, di SEL e, soprattutto, da parte della Giunta sia stata dimostrata la forza di ascoltare, di confrontarsi e di saper indicare una strada. Su quella strada saremo chiamati a confrontarci tutti. Abbiamo davanti altri tre anni e mezzo di legislatura, credo, sui quali potremo essere misurati. Siccome abbiamo impostato alcune tappe e abbiamo previsto un percorso di confronto e di monitoraggio, ci ritroveremo lungo quella strada, sperando che la politica non sia da un’altra parte.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Calvano.

Ha chiesto di parlare il consigliera Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: È una vecchia regola del galateo, ma penso, in generale, anche della vita urbana che non si debba mai parlar male degli assenti. Vorrei ricordarlo perché adesso ho sentito, per l’appunto, parlar male di chi è assente, ma non per negligenza, bensì per una presa di posizione politica che, alla fine, è pur sempre una presa di posizione sul merito. Si tratta di una presa di posizione che, francamente, mi sento di condividere. Se è vero che tutti hanno messo in rilievo la connessione che esiste o che dovrebbe esistere tra questo Piano dei rifiuti e la legge n. 16 nella quale si scrive, le valutazioni sono state diverse, di perfetta coerenza da parte dei colleghi della maggioranza e di dubbio, di scollamento da parte dei colleghi di SEL. A mio parere, quella impostazione già ci mette sulla traccia, sarei però davvero più drastico.

Francamente, ora e in futuro, alla prova dei fatti, dovremmo porci la seguente domanda: davvero i princìpi che sono stati versati nella legge n. 16 li ritroviamo, a livello di attuazione, nel Piano dei rifiuti o no? Cominciamo dal porro unum, dalla parte più dedicata, più dolente: gli impianti di incenerimento. È chiaro che, nell’idea della marginalizzazione del recupero di energia come metodo di trattamento dei rifiuti, dovrebbe esserci, quale conseguenza, un piano di dismissione degli inceneritori, di limitazione al massimo delle discariche, soprattutto perché si tratta di una esigenza e, direi, quasi di una emergenza di salute. Questa Pianura Padana emiliana è uno dei posti più inquinati della terra dal punto di vista delle polveri sottili. Sicuramente, l’incenerimento dei rifiuti ha una grandissima incidenza su questi problemi, come sanno, per esempio, gli abitanti di Forlì.

Io non posso non rilevare che qui potrebbe esserci una doppia verità o un doppio fondo. Gli impianti di incenerimento, da tutti i punti di vista, sono sempre stati un grosso affare sia nell’incenerimento in quanto tale sia nel trattamento dei risultati dell’incenerimento. Ricordo una visita da parte di una folta rappresentanza dei cittadini di un città in provincia di Ravenna per la presenza della fabbrica Matrix, una fabbrica che tratta, come materiale di edilizia, le ceneri dei rifiuti, con profitti milionari. Anche Hera e IREN – come ci è stato detto − sono gestori che devono mirare, essendo Enti pubblici economici o, addirittura, società, a un profitto. Questo mi sembra sia il primo e il più importante dei criteri. Davvero siamo per una economia circolare? L’economia circolare dovrebbe, evidentemente, ridurre al margine, a zero la funzionalità degli inceneritori. Non mi pare che sia così, anche perché, insieme a questo, bisognerebbe raggiungere, in termini accelerati e vincolanti, i limiti massimi dei rifiuti non rinviabili a riciclo. Anche questo è un tema che non viene affrontato con la decisione che si vorrebbe ed è legato a quello della raccolta differenziata, che si ritiene aumentata, ma che risulta aumentata di poco e con riguardo a sette frazioni. Pensiamo anche al criterio di gestione della tariffazione puntuale.

L’impressione generale è che a una legge innovativa, anche se è stata peggiorata, corrisponda un piano di attuazione che, in realtà, senza dirlo, torna indietro, ma non a caso, bensì perché gli interessi dell’economia non circolare, ma lineare sono ancora i più forti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Un rapido intervento. Ho ascoltato con attenzione tutti i colleghi e non era mia intenzione intervenire. È legittimo assumere delle posizioni politiche che prescindono un pochino dal merito delle questioni, per marcare in modo molto forte una posizione. Dovremmo, però, avere tutti il pudore di riuscire a stare al merito e alla quantificazione delle questioni.

Sostenere che il problema dell’inquinamento della Pianura Padana dipende sostanzialmente dagli inceneritori ha, più o meno, la stessa rilevanza scientifica che avrebbe affermare che l’inquinamento del mare Adriatico dipende da quanto ha scaricato un consigliere regionale che si è recato al bagno poco fa. Con questo non nego l’impatto, che esiste, di inquinamento degli inceneritori, però dovremmo cercare di quantificarlo per metterlo in una prospettiva che ci consenta davvero di lavorarci su.

Gli inceneritori sono fra gli impianti più controllati e dobbiamo impegnarci a ridurli costruendo un’alternativa, che è esattamente lo scopo della legge e anche del piano. Questo è il lavoro che si può fare, in senso positivo, e che siamo tutti chiamati a fare. Non possiamo evocare gli inceneritori come fossero bombe nucleari piazzate all’interno dei territori, e non come alcuni fra i vari impianti di cui dobbiamo occuparci - e se facessimo una classifica non è detto che sarebbero quelli di più alto impatto. Così si rischia davvero di mettere tutti noi su una china, per cui ci riempiamo la bocca solo di slogan, senza esaminare esattamente le questioni in gioco.

Qui non c’è una parte che afferma di dover tenere aperti gli inceneritori e farli fruttare al massimo, e quindi cercare di aumentare la potenzialità di incenerimento. Ereditiamo una situazione da un passato in cui si è ritenuto, in epoche diverse, di dare una risposta alle necessità di smaltimento dei rifiuti attraverso questi impianti. Stiamo andando e vogliamo andare, invece, verso una direzione diversa. Al tempo stesso, però, non mi sembra giusto fare affermazioni per cui sembra si voglia scaricare su questo punto specifico tutto il carico che, invece, è molto complesso e complicato di fonti inquinanti, su cui credo che sarebbe necessario un approccio più forte e più scientifico.

Se c’è una cosa che dovremmo impegnarci a fare, al di là del contenuto del piano che è stato illustrato dai colleghi, è dare un impulso forte al tema dell’epidemiologia. Dovremmo fare di più per effettuare ricerche epidemiologiche e pubblicazioni scientifiche che ci consentano di comprendere quali sono le vere emergenze. Dovremmo mettere nell’ordine delle priorità, da un punto di vista scientifico e sanitario, quali sono le questioni da abbattere. Altrimenti, rischiamo, a fronte di titoli che sono sicuramente giusti, di non ricavare nulla. Ad esempio, se vogliamo ridurre l’inquinamento elettromagnetico – affermazione giusta – dobbiamo concentrarci sulle fonti che inquinano dal punto di vista elettromagnetico in modo serio, come gli elettrodotti o gli impianti radiotelevisivi per le case che sono vicine, e non fare le battaglie contro il Wi-Fi, come sta succedendo, approfittando del fatto che esiste un’ignoranza sui parametri, sui valori e sulle grandezze che sono in gioco. Allo stesso modo, è giustissimo, secondo me, fare il lavoro che stiamo facendo in un’ottica di superamento dell’incenerimento come strumento con cui dare delle risposte adesso e in futuro. Al tempo stesso, però, è del tutto evidente che occorre che questi impianti siano monitorati strettamente da un punto di vista sanitario.

Non possiamo accettare che passi il messaggio che si tratti di impianti paragonabili, dal punto di vista dell’impatto potenziale sulla salute della popolazione, a oggetti che, invece, sono effettivamente molto più problematici e con cui conviviamo ogni giorno.

Quando andrà in porto il progetto del Passante di Bologna, dovrebbe conseguirne lo snellimento del traffico automobilistico di attraversamento di Bologna. Il punto è come paragoniamo dal punto di vista quantitativo l’impatto che potrà esserci in termini di riduzione dell’inquinamento, e quindi del carico sulla Pianura Padana, rispetto all’opera che stiamo realizzando e che comunque, lo ripeto, è da fare ed è meritoria.

Forse stiamo davvero parlando di grandezze diverse. Un po’ più di scienza, in queste nostre cose, e un po’ meno sensazionalismo aiuterebbero. Credo sia possibile dire con chiarezza ai cittadini che lavoriamo per superare gli impianti di incenerimento. Anche se non sono una bomba nucleare piazzata sul territorio e sono monitorati, vogliamo lavorare per una prospettiva migliore. È vero, esistono, sono esistiti finora e ci sono persone che ancora abitano vicino. Io, ad esempio, abito a due chilometri e mezzo dall’inceneritore del Frullo di Granarolo. Non credo sia giusto accedere all’idea che questa situazione equivalga a dire che siamo sottoposti a un inquinamento privo di ogni controllo, perché ci sono degli interessi a cui soggiacciamo. Non è così. C’è stata una stagione in cui la risposta è stata quella degli impianti di incenerimento. Noi stiamo avviando una stagione diversa, ma lo facciamo tenendo a mente che sappiamo quali sono le grandezze in gioco, sappiamo che cosa ci dice la scienza, e dobbiamo fare di più per dare dei parametri di riferimento ai cittadini che, altrimenti, rischiano di essere completamente impattati da messaggi fuorvianti. Così si rischia di avere il comitato contro il Wi-Fi nelle scuole e poi nessuno dice nulla su un’industria privata che dà sì da lavorare al territorio, ma che ha un carico di inquinamento incomparabilmente più grande.

Nel guardare queste cose con attenzione, teniamo conto che non bastano gli slogan privi di riscontro scientifico, ma dobbiamo fare uno sforzo maggiore per mettere dei numeri, dei valori, per offrire dei parametri che ci consentano di comprendere che questa è la direzione giusta, senza nemmeno illudere nessuno che, una volta superati gli inceneritori, sarà risolto il problema dell’inquinamento della Pianura Padana, perché con ogni evidenza non è così.

C’è molto altro da fare, molto di più. Questo è un piccolo tassello, ma non è sulla paura delle persone che si può giustificare una certa strumentalizzazione politica che, se è comprensibile da un punto di vista elettorale, in realtà immette all’interno della società una serie di timori che poi, alla fine, rischiano di non far cogliere il vero peso delle questioni e le vere cose su cui dobbiamo impegnarci.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Paruolo.

Non ho altri iscritti in discussione generale.

Passiamo alla eventuale replica dei relatori, il relatore della Commissionare e il relatore di minoranza.

Do la parola al relatore della Commissione, consigliere Sabattini. Prego.

 

SABATTINI: Ruberò pochissimi minuti, anche perché mi piacerebbe riuscire a votare il piano entro le ore 18. Preannuncio anch’io la presentazione prossima di una risoluzione, chiedendo alla Presidenza di dotarsi almeno di una telecamera finta, in modo tale che la discussione avvenga anche quando non ci sono le telecamere, perché altrimenti diventa un po’ complicato. Lo streaming non funziona. Abbiamo visto che lo streaming in Commissione non funziona. Funziona soltanto quando ci sono le telecamere del TG regionale. Pertanto, per provare a fare una discussione di merito cechiamo di attrezzarci in questa maniera.

Ho cercato di tenere un atteggiamento istituzionale in tutto questo percorso, però, non so come fare, consigliere Alleva… Bene, il collega Alleva non c’è più. Come si fa a impiantare una discussione di merito nel momento in cui un consigliere svolge il suo intervento e dopo non si presenta più? Non parlo degli assenti, ma con chi parlo?

 

BONACCINI: Ha detto che non è istituzionalmente corretto parlare degli assenti.

 

SABATTINI: Ho capito, ma come faccio? Diventa oggettivamente complicato. Da una parte parliamo di un piano che non recepisce la legge e dall’altra si afferma che il piano è cambiato troppo perché ha recepito la legge. Da una parte si dice che c’è un problema di impiantistica perché non si va al post incenerimento e dall’altra parte si dice che è meglio conferire in discarica perché, altrimenti, si aumenta il conferimento all’interno dell’incenerimento. Come si fa fare una discussione! È meglio il conferimento in discarica rispetto all’incenerimento? Non dobbiamo chiudere le discariche perché altrimenti rischiamo di incenerire di più? Può essere questa la discussione su un piano di tremila pagine?

La strada l’abbiamo tracciata, l’abbiamo detto più e più volte. L’abbiamo fatto con la legge e con gli obiettivi, che possono essere condivisibili o meno. La strada è stata tracciata. Ovviamente va governata una transizione in una maniera responsabile, come abbiamo fatto sempre, come abbiamo fatto in tantissimi temi. Dobbiamo puntare – ricordo una discussione di poche settimane fa – sulle energie rinnovabili. Certamente, però automaticamente abbiamo ristrutturato tutto il fabbisogno della nostra energia in tutto il nostro Paese perché non abbiamo più bisogno di nessuna fonte fossile. Questo è lo stesso approccio. Ci sono percorsi di transizione da compiere. È una questione di responsabilità.

Non sono presenti alcuni colleghi, quindi non ne posso parlare, ma sono stati sfortunati perché hanno citato il caso di Contarina, dove mi sembra che il responso non sia sicuramente edificante. Stanno fallendo. I Comuni vogliono uscire da questo distretto.

Tra l’altro, in alcuni casi probabilmente vengono anche aiutati dalla Regione Emilia-Romagna per provare a smaltire i loro rifiuti. Questo aspetto lo lasciamo a quando potrò interloquire nel merito.

Ho sentito dire che il piano è inemendabile, complesso e ha, come affermavano prima i colleghi, una visione miope perché pensa agli impianti come priorità. Se avete visto il piano, gli impianti sono trattati in un capitolo del piano, però ce ne sono altri diciassette: c’è il piano di prevenzione, ci sono le azioni, il piano di recupero. Sì, c’è una parte centrale sicuramente dell’impiantistica, ma svilirla in questa maniera mi sembra oggettivamente troppo.

Ricordo a tutti che la scelta della tariffa puntuale, che abbiamo inserito all’interno della legge anche come obbligo – ci sono tanti amministratori che lo sanno meglio di me – compete agli Enti locali, così come la tipologia della gestione. Non possiamo imporre, come Regione, una tipologia di gestione puntuale. Sia essa con calotta, sia essa raccolta stradale, sia essa porta a porta, non compete alla Regione. Questo, più o meno, lo sappiamo tutti e mi dispiace che non sia stato sottolineato.

Chiudo, perché voglio lasciare la parola all’assessore e al presidente, anticipando l’illustrazione degli emendamenti. Onestamente, sui tanti emendamenti presentati in Commissione dai Gruppi che non sono in aula, la discussione non serve. Se sono questi – non so se li avete letti – i grandi emendamenti e i contributi di merito, probabilmente abbiamo concetti di merito abbastanza diversi.

Questo è un piano dinamico, è un piano che dobbiamo tenere monitorato, sia per gli effetti che per la gestione. Sono assolutamente tranquillo che la Regione Emilia-Romagna non andrà mai in crisi rifiuti con questo tipo di gestione dei rifiuti, con questo tipo di programmazione, ma è importante tenere sempre insieme da una parte la gestione della tutela ambientale e dall’altra la sostenibilità economica di tutti gli interventi che andremo a svolgere in futuro.

Oggi facciamo un passo in avanti e non soltanto perché arriviamo alla fine di questo lungo percorso, ma perché diamo uno strumento importante alla nostra Regione.

Permettetemi ancora di sottolineare che anche con questo piano la Regione ha dato prova di essere in grado di esercitare le funzioni che le vengono attribuite dal livello nazionale con una programmazione puntuale e di merito che credo garantisca, nel migliore dei modi, i cittadini emiliano-romagnoli.

 

PRESIDENTE (Soncini): Ringrazio il relatore della Commissione, consigliere Sabattini.

Do la parola al relatore di minoranza, consigliere Bargi, per la replica.

 

BARGI: Grazie, presidente. La discussione ha preso pieghe variopinte e abbiamo fatto fatica, come diceva prima il collega Sabattini, a entrarci anche questa volta.

Non seguo molto le formalità, però apprezzo, almeno in politica, il coraggio e la coerenza. Quando qualcuno interviene dopo qualcun altro e basa il suo intervento su cosa ha detto chi l’ha preceduto, lo trovo poco coraggioso. Quando qualcuno fa un intervento dicendo che il piano ha qualche aspetto che non convince e ci si limita a un voto di astensione, lo trovo poco coerente.

Noi abbiamo una linea politica – l’ho detto questa mattina e penso di averlo ripetuta tante di quelle volte che ci sono colleghi che, giustamente, mi fanno anche un sorriso ogni volta che lo ripeto – che non è mai stata seguita da parte della maggioranza e dell’Amministrazione. Ci può stare. Fa parte del dibattito di quest’aula, fa parte delle posizioni che noi qui siamo chiamati a rappresentare. In base a chi ci ha votato, diamo la nostra linea. Dalla legge n. 16 ad oggi direi che è sempre stata coerente e non ci è mai mancato il coraggio di partecipare a tutte le discussioni.

Come sapete, non abbiamo partecipato al voto – questa è stata la nostra posizione – in Commissione. La nostra posizione è dovuta al fatto che abbiamo fatto un esposto in Procura non sul procedimento amministrativo, ovviamente, ma perché, a nostro avviso, la scelta adottata di percorso per portare all’approvazione di questo piano, che culminerà con voto di stasera ormai, non rispetta la normativa nazionale che riguarda i piani territoriali, perché la partecipazione è uno dei principi sanciti.

Non saremo noi a giudicare. Io non sono un giudicante. Io al massimo posso chiedere una sollecitazione. È qualcuno contro qualcun altro. L’ho imparato molto presto, visto che quando ero in maggioranza spesso l’opposizione ci trascinava in queste situazioni. Mi ricordo addirittura di un revisore dei conti, marito di una consigliera di opposizione, che arrivò in Commissione Bilancio dicendo “Se votate il bilancio, andate in galera”. È stato detto anche questo. Sono qui, non ho le manette ancora. Direi che è andata bene!

Sta nel gioco delle parti. Una maggioranza, se è convinta di seguire il percorso giusto, per carità, fa bene a seguirlo, fa bene a votare i provvedimenti che portano lungo quel percorso. L’opposizione ha un ruolo un po’ più minimale. Il ruolo veramente forte è quello di controllo e di vigilanza. Quindi, sollecitare gli organi preposti fa parte del nostro ruolo in questa sede, senza sentirci dire che sono cose stravaganti. Lo facciamo perché crediamo di sollevare una questione che su uno va a vedere in giro nella nostra Regione nessuno conosce.

La Regione, salvo la Giunta, tende a far passare tutto un po’ sotto tono rispetto alla politica nazionale. La politica locale, invece, è più di diretto interesse per i cittadini. Cerchiamo di far capire quello che per noi è un aspetto fortemente critico di questo piano, con tutti gli strumenti di cui disponiamo.

Questa è la nostra posizione e gradiremmo non essere biasimati da nessuno. È stata infelice la mia battuta sul TAR? Se è infelice, qualcuno pianga. Non so cosa dire. Io non mi faccio scrivere gli interventi da nessuno e mi prendo la responsabilità di quello che dico. Se faccio una battuta estemporanea, lasciatemela fare, tanto possiamo chiedere a chiunque in giro per il mondo un parere sulle tempistiche della giustizia in Italia.

A proposito, non era da quella parte che provenivano gli scandali sul problema della prescrizione? I tempi sono quelli. Cosa volete che vi dica? Era forse una battuta infelice? Non so cosa dirvi, però tale è la situazione in Italia. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso. La verità è questa. Siamo stati coerenti nel darvi la nostra linea politica.

Ripeto il concetto fondamentale della separazione, nei bandi, della raccolta e dello smaltimento. Per noi rimane un pilastro. È stato ricordato, mi pare, dal Movimento 5 Stelle o da qualcun altro ed è stato ricordato anche in udienza conoscitiva non tanto sul piano, ma sulla questione dalla legge n. 16.

Allo stesso tempo, per noi questo rimane uno dei pilastri da attuare per quanto riguarda la politica. Non è una presa di posizione a casaccio, ma è una presa di posizione politica. La maggioranza ne segue un’altra. Oggi ho parlato del modello che si è instaurato in questa Regione, che la maggioranza tende a tutelare e a portare avanti. Per noi, invece, ha bisogno di uno scossone. Le posizioni sono diverse, politicamente parlando. Se abbiamo presentato l’esposto, l’abbiamo fatto perché, oltre alla posizione politica, per noi c’è questa questione – più a livello di normativa, di legge – per la quale ci premeva avere un parere diverso da quello politico e in questo modo ci siamo mossi, sempre nell’ambito di un percorso istituzionale.

Come preannunciato prima – anticipo la dichiarazione di voto – noi non parteciperemo al voto e abbandoneremo l’aula. Quindi, la responsabilità di un percorso che noi non condividiamo se la prenderà chi lo condivide, com’è giusto che sia. Non usciremo durante gli interventi dell’assessore e del presidente o comunque di chi vorrà intervenire e, come abbiamo fatto finora, ascolteremo tutti gli interventi per rispetto istituzionale del luogo in cui siamo.

Rispetto al voto, però, ci comporteremo come annunciato.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bargi.

Passiamo alle conclusioni della Giunta. Interverranno l’assessore e il presidente della Regione.

Do la parola all’assessore Paola Gazzolo.

 

GAZZOLO, assessore: Signor presidente, consigliere e consiglieri, voglio innanzitutto ringraziare tutti gli intervenuti, a partire dal relatore Sabattini che ha seguito con passione e competenza questo percorso; un percorso trasparente che avevamo offerto a tutti i componenti della Commissione Ambiente, ma non da tutti adeguatamente sfruttato, e si è compreso chiaramente dalla discussione di oggi.

Mi sarebbe piaciuto – lo dico francamente – dire alla consigliera Piccinini di smetterla di gioire per un tema, qual è quello della procedura di infrazione sulla discarica di Razzaboni, che non interessa il piano oggi in approvazione e che vede la Regione quale parte lesa, nonché fortemente motivata nello stanziare risorse per risolvere il problema ben prima che la consigliera stessa se ne occupasse.

Mi sarebbe piaciuto dire sempre alla consigliera di leggere il programma di legislatura, dove abbiamo indicato con chiarezza i tempi dei provvedimenti: la legge, il Piano dei rifiuti e nel 2016 l’avvio del percorso verso il Piano delle bonifiche, con l’approvazione del documento preliminare. Non disporre dell’Anagrafe, peraltro, in corso di completamento, non significa non avere contezza dei procedimenti che interessano questa Regione, come già evidenziato con la deliberazione di Giunta del 2015, la n. 2254, che individua 524 siti.

È vero che la normativa nazionale prevede il Piano delle bonifiche integrato con quello dei rifiuti, ma si può procedere anche separatamente, e così stanno operando anche altre Regioni.

Nemmeno per l’Europa si tratta di un contenuto obbligatorio, quello del Piano rifiuti, tanto che la proposta è stata approvata da Bruxelles a pieni voti. La scelta di procedere con un piano distinto è legata al fatto che quello delle bonifiche è in realtà un programma di interventi con l’individuazione delle priorità e quindi è uno strumento pianificatorio estremamente diverso da quello dei rifiuti. Mi chiedo piuttosto come mai la consigliera, così attenta al tema della bonifica, non sia a conoscenza degli atti regionali che, solo negli ultimi cinque anni, compreso il 2015, ci hanno permesso di stanziare fondi per i siti nazionali di Fidenza, Casalgrande, Sassuolo, Castelvetro, Castellarano, e regionali di Ferrara, Comacchio, Migliarino, Galliera, Quattro Castella Borgo Val di Taro, Solignano, Parma, San Giovanni in Persiceto e Fanano.

Mi sarebbe piaciuto chiedere al consigliere Sassi come mai la maggioranza del Movimento 5 Stelle di Parma ha votato a favore del nuovo Statuto di IREN, in contrapposizione a tutti i Gruppi consiliari del Movimento 5 Stelle presenti nei Comuni soci della multiutility. Io lo condivido, ma come ha ricordato il consigliere Iotti, l’Amministrazione grillina non solo non ha spento l’inceneritore, ma lo ha aperto e autorizzato. Lo ricordava anche il consigliere Calvano. Io lo condivido, ma mi sarebbe piaciuto rilevare un po’ più di coerenza.

Mi sarebbe piaciuto dire al consigliere Bertani che forse non si è accorto che non solo i 150 kg ad abitante di rifiuti urbani non avviati al riciclaggio (legge n. 16) rappresentano l’obiettivo di piano a cui l’azione regionale deve tendere nel suo insieme, ma il piano ne determina un quantitativo ben inferiore nel raggiungimento degli obiettivi, nel range tra i 134 e i 143 kg ad abitante.

Non posso far nulla di tutto questo. Pertanto, con bon ton, come mi viene chiesto, non posso che stigmatizzare l’assenza in aula di alcuni consiglieri, perché di questo avremmo potuto parlare.

A me interessa di più riaffermare le ragioni per cui oggi è una giornata importante per la nostra Regione, perché quello che è posto al voto è il primo Piano regionale dei rifiuti, che apre una nuova stagione di pianificazione regionale, che vedrà, con il Piano forestazione, il Piano dell’aria, il Piano delle bonifiche e il Piano dell’amianto, per citarne solo alcuni, la Regione riappropriarsi di un ruolo strategico.

Nel merito di questo primo piano green, mi piace partire fornendo una buona notizia: le prime stime, in corso di certificazione, da parte di ARPAE sul 2015 confermano un trend di crescita della raccolta differenziata di più 2 per cento l’anno, che posizionerebbe la Regione, nel 2015, al 60,6 per cento. Fate voi i conti. Se con l’azione del piano manterremo questo trend, l’obiettivo fissato sembra raggiungibile e ci lavoreremo ovviamente con i cittadini, le imprese e i nostri Comuni, senza lasciarli soli.

Gli obiettivi fissati sono ambiziosi, anche più di quanto richiesto dall’Unione europea, ma segno di una volontà precisa della Regione Emilia-Romagna di fare dei rifiuti una risorsa per la crescita economica sostenibile, contribuendo a passare da un modello di economia lineare a uno più circolare e resiliente.

È una vera rivoluzione, che l’Emilia-Romagna ha voluto fare propria già nel 2015 con l’approvazione della legge n. 16, per sostenere l’economia circolare e ridurre la produzione regionale dei rifiuti. È la prima legge in Italia che ci propone come laboratorio nazionale ed europeo, perché pienamente in linea con la strategia comunitaria.

Proprio il 2 dicembre dello scorso anno – è stato ribadito – la Commissione europea ha presentato il pacchetto sull’economia circolare. L’obiettivo è sfruttare tutti gli strumenti per aprire la strada a nuove opportunità di crescita, con un metodo diverso di intendere l’intero ciclo di vita del prodotto.

Il modello economico della seconda rivoluzione industriale è entrato in una crisi strutturale fortemente intrecciata con la crisi energetica climatica e ambientale e la riconversione ecologica può e deve rappresentare l’opportunità di disaccoppiare la crescita dall’utilizzo di materia, che rappresenta, fra l’altro, il 25 per cento del costo per le nostre imprese.

Il pacchetto sarà la più importante normativa ambientale varata dall’Europa. Vale 600 miliardi di euro per il settore produttivo e prevede dal 2 al 4 per cento di tagli annuali di emissioni climalteranti. Ciò, ovviamente, richiede importanti investimenti, sia pubblici che privati, ma è questa la strada giusta per promuovere la crescita del reddito e dell’occupazione nel medio e lungo periodo, per raggiungere livelli crescenti di innovazione e competitività fondamentali, al fine di creare occupazione e lavoro in un mondo globalizzato.

La nostra Regione persegue la via della green economy con decisione. Nel 2015 si sono contate (dati ERVET) oltre 2.200 imprese in questo settore, con una percentuale di assunzioni verdi che vale il 13,4 per cento dell’economia regionale.

Non basta, quindi, concentrarsi unicamente sulla fase di fine vita dei beni, ma è necessario lavorare per un sistema di cui tutte le attività, a partire dalla produzione, siano organizzate in modo che lo scarto diventi risorsa. Ecco, questo primo Piano regionale di gestione dei rifiuti ne segna esattamente il passo e ambisce a dare gambe alla legge sull’economia circolare, diventando il principale strumento operativo per raggiungere, entro cinque anni, gli obiettivi fondanti già richiamati dal consigliere Sabattini, che non riprendo, ma che credo, insieme ai quattro principi chiave – la razionalizzazione, la semplificazione, l’innovazione, la responsabilizzazione dei cittadini – siano esattamente le premesse per dare vita alla strategia delle tre R green (riduzione, riciclaggio e raccolta differenziata) con il vero nodo e il punto di svolta introdotto dal piano, che è la sua stella polare, che è quello della tariffazione puntuale.

Da questa scelta ci attendiamo anche livelli crescenti di riciclaggio, uniti da altrettanto alti standard qualitativi della stessa raccolta differenziata. Occorre evitare di rincorrere il mito del successo nella gestione dei rifiuti, da sbandierare in riferimento alle sole percentuali di raccolta differenziata raggiunte.

Il piano, in modo del tutto innovativo, punta decisamente sul miglioramento della qualità della raccolta stessa. Per questo abbiamo ridotto a soli 3 punti percentuali la differenza tra l’obiettivo di differenziata e quello di riciclaggio; una differenza che vuole rimarcare un obiettivo primario: ridurre gli scarti anche aumentando la raccolta differenziata.

Ci tenevo a sottolineare un passaggio sul concetto nuovo che è emerso proprio nella riflessione condotta in Emilia-Romagna sulla legge n. 16, ovvero il tema dell’industrializzazione del riciclaggio che è emerso nel dibattito.

Riconvertire l’economia da lineare a circolare significa attivare un sistema che, con efficacia ed efficienza, mette in connessione l’intera filiera del recupero dei rifiuti dalla domanda all’offerta.

Il recupero attraverso il riciclaggio da solo non serve e il termine “industrializzazione” è riferito al processo e alla sua auto-sostenibilità. Quindi, è fondamentale che i rifiuti prodotti diventino materie prime e seconde disponibili in una nuova logica industriale per le aziende che se ne possono servire nei propri cicli produttivi. Gli accordi di filiera volontari rientrano a pieno titolo tra gli strumenti del piano, destinati, quindi, ad assumere un valore fondamentale.

Salto e cito solo alcuni passaggi perché avrei voluto riprendere molto di più, però mi fa piacere sottolineare, parallelamente al piano, che tra gli strumenti di sostegno che sono stati richiamati, i più importanti, introdotti dalla legge n. 16, c’è il Fondo incentivante.

Mi sembra corretto che si ribadisca in questa aula che solo nel 2016 la Regione contribuisce con 4 milioni di euro, facendone salire la disponibilità complessiva a 11,5 milioni di euro per i Comuni virtuosi, ma anche per fare in modo che la virtuosità diventi propria di tutti i nostri Comuni. Quindi, centrare gli obiettivi di raccolta e di riciclaggio dovrà portare direttamente a una riduzione dei rifiuti destinati allo smaltimento.

L’impiantistica regionale dovrà essere, dunque, strettamente dimensionata alle esigenze di smaltimento di scala regionale. Nessun nuovo impianto con questo piano, ma ottimizzazione e razionalizzazione di quelli esistenti. Gli impianti si utilizzano fino a quando servono. Con questo piano facciamo scelte concrete e iniziamo ad andare verso il decommissioning, tanto sbandierato dai cartelli, e indichiamo obiettivi raggiungibili a partire dal 2018 con Ravenna.

Quali sono, in realtà, le proposte alternative sostenibili? Dove sono? Io non ne ho ancora ricevuta una. Sostenibilità significa responsabilità verso le generazioni che verranno, il contrario di chi ritiene di poter conseguire i propri obiettivi ricorrendo nelle aule di tribunale e provando a fare un uso politico della magistratura, anziché farsi carico di una discussione ampia, franca e approfondita su un tema determinante come quello dei rifiuti.

È lì che, secondo me, si annida la vera fine della politica, relatore Bargi. Nonostante questo, quelli trascorsi sono stati quattro mesi ben spesi, perché, voglio dirlo con chiarezza, non ci sono ombre sul percorso seguito per l’approvazione del piano, sulla sua trasparenza e sulle modalità di partecipazione e di coinvolgimento messe in atto.

Le scelte strategiche della proposta sono confermate. È confermato l’obiettivo del rispetto della gerarchia comunitaria. È confermato l’utilizzo residuale degli impianti di discarica al 5 per cento fino al 2020, con tre discariche di piano, in quanto quella di Poiatica esce definitivamente dello scenario. È confermata la priorità della prevenzione e riduzione della quantità di rifiuti prodotti. È confermata l’autosufficienza nella gestione su ambito regionale, sia per quelli urbani che per gli speciali.

Invito tutti ad andare a vedere, nel discutere le risoluzioni, anche che cosa propone e che cosa è scritto nel decreto per i nuovi impianti nel resto del Paese rispetto al completo equilibrio e alla completa autosufficienza regionale di cui ci viene chiesto di ritirare il parere.

Stiamo proseguendo un percorso, che chiaramente è da continuare puntualmente sui territori, nel declinare le scelte di piano e a maggior ragione degli accordi che sono in essere e che sono stati citati dai consiglieri. Non basta pianificare, serve anche una grande operazione culturale di sensibilizzazione e di formazione, perché coinvolgere i cittadini è condizione fondamentale per diffondere cultura ambientale e responsabilizzare l’intera comunità verso il conseguimento di obiettivi strategici. Solo così è possibile conseguire veri risultati e da domani tutti al lavoro, come chiede la maggioranza e come chiede, in parte, anche il consigliere Foti, come ci invitano parte degli interventi, per introdurre la tariffazione puntuale, impostare il monitoraggio annuale, costruire l’Osservatorio dei costi, attivare il gruppo permanente con le imprese sui sottoprodotti, completare la filiera degli accordi, solo per citare alcune delle azioni condivise, ribadite e costruite in questi quattro mesi grazie al percorso in Commissione.

Prima di chiudere e passare ai ringraziamenti, ci tenevo, perché sono stata sollecitata rispetto alle risoluzioni e all’intervento del consigliere Paruolo, a sottolineare il tema del monitoraggio sanitario ambientale. Come diceva il consigliere, i WtE in tutta la Regione incidono per l’1 per cento sui PM10 e per il 2 per cento sugli NOx. Cosa sta facendo la Regione in questa direzione? Oltre ai dati dello studio di Moniter, che sono stati citati anche nelle risoluzioni, in sintesi abbiamo in corso uno studio sull’inceneritore di Modena con analisi del biomonitoraggio umano (campione di cinquecento soggetti). Lo studio è coordinato dalla USL di Modena, è attivo da tre-quattro anni e prosegue ancora per un anno. Abbiamo in atto il monitoraggio epidemiologico sull’inceneritore di Parma, con analisi della filiera agroalimentare, in parte già effettuate. Lo studio è coordinato dalla USL di Parma. Abbiamo lo studio di impatto sulla salute in merito ai diversi sistemi di trattamento rifiuti (inceneritori, discariche e TMB), progetto del Ministero della salute coordinato dalla Regione Emilia-Romagna.

Sono stati analizzati diversi scenari in base alle politiche regionali in corso o previste e a livello nazionale. Il progetto mette in evidenza una forte riduzione dell’impatto sulla salute legato prevalentemente alla riduzione del numero di discariche, prevalentemente per le Regioni del sud; la valutazione epidemiologica e tossicologica della qualità dell’aria all’interno del progetto “Supersito”; la valutazione epidemiologica e tossicologica della qualità dell’aria in relazione al cambio di combustibile dei cementifici presenti in Regione.

Siamo all’interno di un progetto del Ministero della salute per la sorveglianza della popolazione residente in prossimità dei SIN. È stato attivato un progetto sul porto di Ravenna, progetto Sinatra, per valutare l’effetto della qualità dell’aria sugli esiti riproduttivi.

Nel Piano regionale della prevenzione, approvato dalla Regione Emilia-Romagna, sono presenti azioni di supporto per la costituzione di una rete regionale di epidemiologia ambientale, al fine di valutare gli aspetti relativi all’esposizione alle diverse fonti di inquinamento e al loro impatto sulla salute umana.

Parallelamente è stato approvato dal Ministero della salute un progetto a supporto del Piano nazionale della prevenzione, che prevede la costituzione di una rete nazionale di epidemiologia ambientale. È una sintesi estremamente sintetica, ma anche di questo possiamo parlare e trattare con la stessa apertura che questa Giunta ha sempre dimostrato. Penso che solo così sia possibile conseguire risultati.

Ringrazio il relatore Luca Sabattini, la presidente della Commissione, i Gruppi e ogni singolo consigliere che ha dato un fattivo contributo alla costruzione di questo strumento. Ringrazio chi non privilegia lo slogan all’azione concreta e ringrazio tutti i servizi del mio assessorato, oltre ad ARPA e ATERSIR, e anche tutto il personale della Commissione.

Abbiamo fatto queste scelte perché è anche una questione etica. Come sosteneva il filosofo tedesco Jonas nel suo Imperativo ecologico: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Gazzolo.

Conclude il dibattito il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie. Il puntuale e preciso intervento dell’assessore Gazzolo mi permette di rubare pochi minuti per sottolineare alcuni aspetti.

Ho grande rispetto per le scelte di protesta politica, che si riducono anche alla non partecipazione ai dibattiti, così come apprezzo che la Lega Nord uscirà dall’aula e non voterà, ma per rispetto delle Istituzioni resta ad ascoltare, a discutere e a confrontarsi.

Faccio fatica a capire chi viene qui, srotola uno striscione, dicendo cose peraltro non vere, evita di raccontare che l’unica bugia vera è quella detta in campagna elettorale, ovvero che se avessero vinto loro non avrebbero mai acceso, giusto o sbagliato che fosse, l’inceneritore o termovalorizzatore di Parma, interviene, legittimamente, criticando e dicendo cose poco gradevoli e poi se ne va.

Vorrei capire se gli elettori del Movimento 5 Stelle hanno eletto i loro consiglieri, che credo guadagnino anche bene rispetto a un cittadino medio, per fare queste sceneggiate e poi nemmeno stare ad ascoltare la replica di coloro ai quali si rivolgono.

Noi oggi approviamo un piano, a mio parere, importante. Invito tutti a portarmi i piani di altre Regioni, non perché io voglia una sfida con i miei colleghi presidenti, con cui lavoro benissimo tutte le settimane in Conferenza, ma perché così proviamo a fare un dibattito anche confrontando le azioni virtuose o meno virtuose.

Accetto qualsiasi critica, ma non accetto che mi si dica che faccio il contrario di quello che dico. Se dovessi elencare - non vi faccio perdere tempo né annoiare - le cose che avevo promesso e che abbiamo già fatto o messo in condizione di fare grazie all’aula, non solo alla maggioranza, - visto che abbiamo anche approvato provvedimenti con il consenso persino delle opposizioni, a volte con la loro astensione -  credo che potremmo riconoscere che le cose che promettiamo le facciamo. Magari non sono condivise, ci mancherebbe, ma non sfuggiamo. Peraltro, io dissi che entro l’anno avremmo approvato la legge. Avrei voluto approvare il piano prima, ma siccome ci è stato chiesto di avere più tempo per discutere, per quanto mi riguarda e ci riguarda -  parlo della Giunta - non è che approvarlo due o tre mesi prima o dopo avrebbe fatto la differenza.

Ringrazio Luca Sabattini, che quando si candidò il suo sogno era fare il relatore della legge sul Piano dei rifiuti! Ringrazio tutti coloro, maggioranza e opposizione, che hanno avuto anche la pazienza e la serietà, se i numeri che mi sono stati dati non sono sbagliati, di presenziare addirittura a dodici sedute di Commissione per venticinque ore e mezzo di lavoro complessivo, di ascoltare una udienza conoscitiva con sessantasette partecipanti e ventidue interventi, di studiare 2.440 pagine.

È vero, non basta lo streaming. Peraltro, sto ancora aspettando, a proposito di promesse, che il Gruppo del Movimento 5 Stelle mi permetta di vedere un loro streaming dei dibattiti che fanno, visto che questa era la novità introdotta in politica. Noi l’abbiamo introdotto nelle Istituzioni che lo prevedono, a partire dall’aula, così come addirittura l’abbiamo introdotto nelle Commissioni.

Ogni cosa si può tirare per sé. La cosa che mi fa veramente arrabbiare è quando si mette in bocca agli altri qualcosa che non è stato detto. Voi ricorderete – ci sono le registrazioni – che ho sempre detto che avremmo provato a fare la legge più ambiziosa a livello nazionale, e l’abbiamo approvata lo scorso anno. Dissi che quella legge aveva degli obiettivi sfidanti, ben oltre ciò che nel 2030, non nel 2020, ci chiede l’Unione europea.

Quegli obiettivi del 73 per cento di raccolta differenziata, quel 70 per cento di riciclo, l’introduzione della tariffazione puntuale, la riduzione di un 20-25 per cento pro capite di produzione di rifiuti - e potrei proseguire - se li raggiungeremo, sarà possibile - così ho sempre detto - chiudere più o meno tutte le discariche, che peraltro, segnalo, mi pare non inquinino meno degli inceneritori e dei termovalorizzatori (sto alla comunità scientifica) e cominceremo a spegnere qualche inceneritore. Ho sempre detto questo. Peraltro, un inceneritore è già stato spento recentemente a Reggio Emilia, altrimenti non sarebbe in azione quello di Parma.

Ho sempre detto che l’etica pubblica non è solo “non rubare” - speriamo un giorno di tendere tutti (forze politiche o movimenti) a questo obiettivo -, ma è anche non raccontare bugie in campagna elettorale per vincere le elezioni e poi non fare quello che si è promesso. Non mi riferisco a Parma, ma parlo per noi prima di tutto. Si possono persino cambiare i provvedimenti in essere e le cose che si raccontano.

Il consigliere Sassi annunciò ai quattro venti che, se fosse stato eletto in Regione, avrebbe usato solo i mezzi pubblici e poi abbiamo saputo, per sua ammissione, che invece si fa rimborsare l’utilizzo dell’auto e capisco anche perché, e cioè perché diventa difficile raggiungere tutta la Regione con i mezzi pubblici. Io, però, non ho mai utilizzato questo argomento per fare campagna politica, perché comprendo le difficoltà. E quando le tocchi con mano si può anche cambiare opinione, non è lesa maestà.

Voglio essere molto concreto. Noi lavoreremo per dimostrare che ciò che abbiamo promesso lo manterremo. È un piano ambizioso perché guarda oltre il nostro mandato. Abbiamo detto che ci dovrà essere una verifica anche da parte dei cittadini, non soltanto delle Istituzioni. Peraltro, avremmo potuto limitarci al fatto che ognuno di voi è stato eletto da migliaia di cittadini e che comunque avete nel vostro territorio, sia in maggioranza che in opposizione, un rapporto reale, vero. Vogliamo chiudere, più o meno, tutte le discariche. Ci sono Regioni che stanno discutendo sulla possibilità di aprirne, nel 2016. Vogliamo mantenere e continuare, merito di chi ci ha preceduto, l’autosufficienza regionale, perché, se vale per noi, dovrebbe valere per tutto il Paese. Non mi pare stia andando esattamente così. Ci sono ritardi storici.

Vorremmo evitare che ciò che non riesco a smaltire io, lo debba mandare in un’altra parte d’Italia o d’Europa, perché se mi preoccupo per la salute di mio figlio, etica pubblica vuol dire anche non mandare il rifiuto da un’altra parte a incenerire, danneggiando la salute di un altro bambino; oppure, come mi rispose la componente di un comitato in un dibattito che feci una sera, interrompendomi, le chiesi se utilizzava l’auto privata come mezzo di spostamento e le mi disse di non poter fare altrimenti.

Volete che leggiamo, come ha fatto l’assessore Gazzolo, il contributo dell’inquinamento atmosferico che danno gli impianti di riscaldamento delle imprese o delle famiglie, delle abitazioni o il contributo dell’utilizzo delle auto, come capita a ognuno di noi?

Noi vogliamo cominciare a spegnere anche gli inceneritori. Infatti, qualche inceneritore verrà spento entro il 2020.

Portatemi obiettivi di quel tipo presentati in Europa, perché li attendo. Il Movimento 5 Stelle, che non c’è, ma sicuramente ci starà guardando da qualche parte del globo, venga con i numeri. Perché non ha presentato un piano alternativo al nostro? Perché non si dice pubblicamente quali impianti spegnerebbe e quando, visto che oggi hanno avuto, e ho apprezzato, la serietà di dire che nemmeno loro chiedono di spegnere tutti gli inceneritori?

Stiamo facendo una cosa seria, coraggiosa, ambiziosa, che può non essere condivisa, ma che è esattamente ciò che avevamo scritto nel programma di mandato. Non è vero che non segue la legge che abbiamo approvato. Quella legge la prende appieno e ci mette persino alcune sfide che non saranno così banali da realizzare, perché la tariffazione puntuale, raccontata così, è bella, prende gli applausi nei dibattiti, capita anche a me; poter dire che passi da ciò che paghi per i componenti del nucleo familiare o per i metri quadri in cui vivi a ciò che invece realmente produci fa bene, ma a fronte di qualcuno che spenderà meno, ci saranno anche diversi che spenderanno di più.

Noi vogliamo premiare l’economia green, i Comuni virtuosi, i cittadini o le famiglie che investiranno sul riuso e sul riciclo e penalizzare chi continuerà a conferire, come oggi, in discarica o da altre parti. Lo faremo.

Mi dispiace che SEL non accetti la sfida del voto a favore, perché questo piano avreste potuto rivendervelo in Italia come nessun’altra Regione ha. Tuttavia, ho apprezzato che nelle motivazioni dell’astensione c’è un riconoscimento alla serietà, alla bontà del metodo, del percorso, e comunque nemmeno una critica così forte. Anzi, vi è - si è letto bene tra le righe e vi ho ascoltato - il riconoscimento che, se questi obiettivi verranno raggiunti, vorrà dire che questa Regione avrà fatto un grande passo in avanti rispetto a performance già buone che aveva, anzi in alcuni casi ottimali, ma soprattutto che potrebbe essere una strada che si apre per altre parti del Paese.

Noi abbiamo detto, però, che tutto questo ha a che fare con due paroline che sono “economia circolare”, un’espressione che mette in campo l’opportunità di creare anche occupazione e posti di lavoro.

È un bel po’ che non sento gli esponenti del Movimento 5 Stelle parlare di lavoro. È un po’ curioso! Ricordo quando l’ex capogruppo Gibertoni, quindici giorni dopo aver firmato il Patto per il lavoro o poche settimane dopo, disse che quel Patto per il lavoro era un fallimento. Se ci viene dato modo di poter lavorare con tutte le parti sociali sarebbe meglio.

Per noi il lavoro è ossessione. Vogliamo creare posti di lavoro e so che per chiunque in quest’aula, indipendentemente da dove militi, il tema di tendere a creare lavoro è un obiettivo che sicuramente è condiviso. Avevamo discusso di questo anche negli incontri per scrivere il Patto per il lavoro con le parti sociali, perché ciò che stiamo discutendo - lo stesso vale per la cosiddetta economia circolare - è dentro un’idea di società nella quale noi vogliamo cambiare il modello di sviluppo.

È per questo che abbiamo presentato, assessore Costi, quel modello della cosiddetta low-carbon economy, che vuole investire sempre più sulle fonti rinnovabili e sempre meno sulle cosiddette fonti fossili, salvaguardando, però, l’occupazione, permettendoci, dall’altra parte, di avere il tempo necessario, il più breve possibile, affinché i cambiamenti non vadano a deperimento di coloro che devono mantenere se stessi o la propria famiglia.

Sono molto contento del lavoro che avete fatto, indipendentemente da come voterete. Mi dispiace che, solo perché tra poche settimane si vota, si debba fare uno show srotolando cartelli. Non riesco a capire, sinceramente, a merito di quale valutazione questa Assemblea, che non aveva mai visto, almeno a mia memoria, manifestazioni di questo tipo - che in sé non hanno nulla di drammatico, ci mancherebbe, non voglio esagerare, ma che credo non facciano bene a un dibattito che, invece, anche nell’asprezza necessaria, quando serve, non venga mai meno circa il rispetto che ognuno di noi dovrebbe avere dell’altro – non riesco a capire a merito di quale valutazione, dicevo, questa assemblea debba vedere un teatrino – non so a voi – che a me sta cominciando a stancare, e cioè quello che, invece che avversari, si debba per forza, ogni giorno, individuare il nemico di turno. Così allontaniamo le persone dal voto.

Quella riflessione, che ogni volta anch’io riaffermo per le troppe poche persone che sono venute a votare, dovrebbe interessare chi percentualmente non ha votato il presidente Bonaccini. Usino la calcolatrice i non presenti in aula per vedere quanti voti hanno avuto. Io non mi sono mai permesso, neanche da questo punto di vista, di utilizzarlo come argomento verso chi avrebbe potuto sfruttare persino quel momento politico, perché ho cognizione di come si recupera credibilità.

La credibilità in primo luogo la politica e le Istituzioni la recuperano se dimostrano, al proprio interno, di sapersi rispettare e dare l’idea che la politica può anche servire a cambiare e a migliorare le cose in essere. Noi ci proviamo con questo piano. Non so se ce la faremo, ma lavoreremo determinati e in maniera molto convinta perché tutto possa accadere.

È con questa consapevolezza, con questa convinzione, che proviamo a dare un senso al dibattito, alle lunghe sedute che ci sono state, peraltro doverose e dovute, e anche a fare in modo - lo prendo come elemento di sfida con gli stessi - di venire ogni anno qui a fare una discussione sul piano per valutare come sta andando. Prendo i numeri che ci ha dato Paola Gazzolo. Se davvero avessimo il 6 davanti, alla fine dello scorso anno, nel numero della percentuale di raccolta differenziata o tendessimo verso quella cifra, se il buongiorno si vede dal mattino, vuol dire che ci siamo messi, come per il Patto per il lavoro, sulla buona strada.

Grazie davvero - non è un ringraziamento formale - per il lavoro che avete svolto. Credo che nemmeno lo show di questa mattina vada a suo deperimento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Ringrazio il presidente Bonaccini.

Apro la discussione generale sul complesso degli emendamenti. Il tempo massimo per intervento è di dieci minuti.

Ventinove emendamenti insistono sull’oggetto 1923: ventisei a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sassi, Gibertoni; uno a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni; due a firma del consigliere Foti, di cui uno mi risulta ritirato.

Due proposte di emendamento, a firma dei consiglieri Taruffi e Torri, insistono sulla risoluzione oggetto 2600.

Apro la discussione generale. Non ho iscritti a parlare. Chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto congiunta sugli emendamenti, sui quattro ordini del giorno (uno a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini, Sassi e Gibertoni; uno a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sassi e Gibertoni; uno a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni; uno a firma del consigliere Alleva), sulla risoluzione oggetto 2600 a firma dei consiglieri Sabattini, Zappaterra, Prodi, Iotti, Montalti, Molinari, Poli, Paruolo, Cardinali, Ravaioli, Zoffoli, Bessi, Francesca Marchetti, Lori, Nadia Rossi, Calvano, Rontini, Boschini, Soncini, Pruccoli, Caliandro, Serri, Mori, Campedelli, Tarasconi, Bagnari, e sull’atto amministrativo, quindi sull’oggetto 1923.

Dichiarazioni di voto congiunte su tutto. Ogni Gruppo ha cinque minuti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Intervengo solo per concludere questa lunga giornata di lavoro sul Piano dei rifiuti e per complimentarmi per il lavoro svolto dall’assessore in questi anni, soprattutto in quest’ultimo anno di mandato rispetto a quello che l’assessore Gazzolo ha saputo dimostrare circa la programmazione di questo territorio.

Con un sensibile impegno che ha manifestato tanto l’assessorato quanto il nostro referente, il nostro relatore, il consigliere Sabattini, si è messa in campo l’economia circolare che abbiamo nella nostra attività amministrativa.

Questa dichiarazione di voto non può riprendere evidentemente i discorsi evidenziati prima, però ci può permettere di stabilire il richiamo culturale intorno al quale abbiamo intenzione di fondare la nostra idea di Regione; un’idea in cui la prevenzione, il riuso, il riciclo e lo smaltimento sono strumenti a evidenza culturale, a evidenza amministrativa, che vanno ben oltre le ambizioni europee.

Se è vero che siamo già andati oltre gli obiettivi europei rispetto al riciclaggio dei rifiuti urbani, è anche vero che ci diamo come obiettivo quello di arrivare al 70 per cento del riciclaggio dei rifiuti urbani. Ci proponiamo, sostanzialmente, una svolta culturale per questo territorio.

Concludo questo breve intervento perché voglio arrivare all’approvazione del nostro piano entro alle ore 18. Il rapporto tra impiantistica, discarica e Piano rifiuti e fondi per i Comuni è senza dubbio la nostra stella amministrativa, la stessa stella che si è spenta oggi nel Movimento 5 stelle che ha fatto una campagna elettorale e ha stabilito che il loro Movimento politico dovesse avere l’ecologia, il riciclo come uno dei punti più importanti, ma che, come uno scorpione che tutti riconoscono nella favola di Esopo, non è riuscito a venir meno come grillino, come grillo o come scorpione a quella tradizione che li ha portati a sgonfiare la stessa cosa dalla quale sono nati. L’obiettivo era quello di rappresentare i diritti dei cittadini. Oggi, invece, hanno rappresentato i diritti televisivi.

Questa, onestamente, mi sembra la nemesi delle cinque stelle, ma non di quelle dalle quali si sono mossi i nostri assenti consiglieri, ma quelle della pubblicità Negroni. Le stelle sono tante, milioni di milioni, ma non hanno fatto certo la figura dei campioni oggi i nostri colleghi.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Caliandro.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Come abbiamo cercato di motivare nel nostro intervento durante la discussione, noi ci asterremo per le ragioni già annunciate.

Sulla risoluzione 2600 abbiamo presentato due emendamenti. Qualora gli emendamenti venissero accolti, il nostro voto, invece, sarà favorevole.

Utilizzo pochi secondi solo per dire una cosa di metodo. Credo che la consigliera Rontini nel corso del dibattito abbia toccato un tasto che condivido. Dobbiamo procedere in modo tale per cui gli emendamenti, tanto in Commissione quanto in aula, presentati per quali poi il presentatore non è in aula debbono decadere.

Credo sia una cosa che, fra di noi, dobbiamo disciplinare, a meno che qualche altro consigliere non li faccia propri, perché altrimenti si rischia di non essere particolarmente seri nei lavori.

Le motivazioni, per tornare al merito, le abbiamo espresse prima. Se ci sarà, come il presidente ha detto, una verifica puntuale anno per anno saremo qui e vigileremo con attenzione comunque sull’applicazione di questo piano che, come abbiamo detto prima, contiene sicuramente aspetti positivi. Quindi, il nostro è un voto che, al contrario di quello che qualcuno ha detto prima dai banchi adesso vuoti, non è un non voler scegliere, ma è proprio un farsi carico delle responsabilità come qualcuno abbandonando l’aula ha detto, invece, di non voler fare.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Esprimo parere contrario.

Voterò favorevolmente al nostro ordine del giorno che specifica le ragioni del voto contrario.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

Procediamo alle votazioni.

Nomino scrutatori i consiglieri Cardinali, Taruffi e Aimi.

Cominciamo con gli emendamenti che insistono sull’oggetto 1923.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 29, a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 29 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 4 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 3 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 2 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 6 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 7 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 8, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 8 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 9 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 5 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 10 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 11 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 14, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 14 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 12 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 13, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 13 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 15, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 15 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 16 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 17, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 17 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 18, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 18 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 19, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 19 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 20, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 20 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 21, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 21 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 22, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 22 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 23, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 23 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 24, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 24 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 25, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 25 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 26, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 26 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 27, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 27 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, , Sassi, e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 1 è respinto.

Passiamo agli emendamenti che insistono sulla risoluzione oggetto 2600.

A questo proposito, chiedo il consenso al consigliere Sabattini, primo firmatario della risoluzione, di mettere in votazione gli emendamenti.

 

SABATTINI: Assolutamente sì.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Sabattini.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 2 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2600, così come emendata, a firma dei consiglieri Sabattini, Zappaterra, Prodi, Iotti, Montalti, Molinari, Poli, Paruolo, Cardinali, Ravaioli, Zoffoli, Bessi, Francesca Marchetti, Lori, Nadia Rossi, Calvano, Rontini, Boschini, Soncini, Pruccoli, Caliandro, Serri, Mori, Campedelli, Tarasconi e Bagnari.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 2600 è approvata.

Passiamo ora agli ordini del giorno.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1923/1, oggetto 2603, a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 1923/1, oggetto 2603, è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1923/2, oggetto 2604, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 1923/2, oggetto 2604, è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1923/3, oggetto 2605, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 1923/3, oggetto 2605, è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1923/4, oggetto 2606, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 1923/4, oggetto 2606, è respinto.

Passiamo alla votazione del Piano, oggetto 1923.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Chiediamo la votazione elettronica.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Caliandro.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione del partito di deliberazione, oggetto 1923, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

31

Assenti

19

Votanti

30

Favorevoli

27

Contrari

1

Astenuti

2

 

PRESIDENTE (Soncini): L’atto amministrativo è approvato.

Il Consiglio è terminato. Ci vediamo domani.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,56

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Elisabetta GUALMINI, gli assessori Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI e la consigliera Raffaella SENSOLI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 1923 “Delibera: «Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR).» (Proposta della Giunta regionale in data 8 gennaio 2016, n. 1)” (67)

 

Presenti: 31

 

Favorevoli: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 1

Piergiovanni ALLEVA.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 19

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 1923 “Delibera: «Decisione sulle osservazioni pervenute e approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR).» (Proposta della Giunta regionale in data 8 gennaio 2016, n. 1)” (67)

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sassi, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 25 "Norme Finali", il comma 7 è così sostituito:

"7. Il Piano di bonifica delle aree contaminate previsto al comma 6 dell'articolo 199 del D.Lgs. 152/2006 costituisce piano settoriale parte integrante del presente Piano e verrà emanato, entro 60 giorni dalla data di approvazione del presente Piano, con separato provvedimento".»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione generale, al Cap. 6. Obiettivi e scenari del Piano, nel sottoparagrafo 6.1.2. "Obiettivi del piano" la terza parte relativa al "Recupero energetico e smaltimento" è così sostituita:

"Altre forme di recupero e smaltimento:

- l'autosufficienza per lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali prodotti nell'ambito regionale mediante l'utilizzo ottimale degli impianti esistenti;

- recupero di materia dalle diverse frazioni di rifiuto residuo ai fini della preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e le altre forme di recupero di materia a partire dall'impiantistica esistente;

- recupero energetico delle frazioni di rifiuto per le quali non è possibile alcun recupero di materia;

- minimizzazione dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica;

- equa distribuzione territoriale dei carichi ambientali derivanti dalla gestione dei rifiuti."»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione generale, al Cap. 6. Obiettivi e scenari del Piano, nel sottoparagrafo 6.1.2. "Obiettivi del piano" la seconda parte relativa al Recupero di materia è così sostituita:

"Recupero di materia:

- raggiungimento di almeno il 73% di raccolta differenziata al 2020;

- incremento della qualità della raccolta differenziata che porti al 2020 al riciclaggio di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico per almeno il 70% in termini di peso rispetto al quantitativo totale delle stesse frazioni presenti nel rifiuto urbano;

- incremento della quantità e della qualità di tutte le altre frazioni differenziate che porti, al 2020, al riciclaggio dei rifiuti urbani per almeno il 70% in termini di peso rispetto all'ammontare complessivo dei rifiuti raccolti;

- incremento del recupero della frazione organica per la produzione di compost di qualità."»

(Respinto)

 

Emendamento 4, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione generale, al Cap. 6. Obiettivi e scenari del Piano, nel sottoparagrafo 6.1.2. "Obiettivi del piano" la parte relativa alla Prevenzione è così sostituita:

"Prevenzione:

- riduzione della produzione di rifiuti urbani pro capite e di rifiuti speciali;

- riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio sotto i 150 kg/abitante residente;

- riduzione della pericolosità dei rifiuti speciali."»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione generale, al Cap. 7. "Organizzazione dei servizi di raccolta", nel sottoparagrafo 7.5.1. "Strategie per il miglioramento delle raccolte nelle città", alla fine dopo il periodo che termina con le parole "della raccolta differenziata" sono aggiunti i seguenti due periodi:

"Sulla base del principio di prossimità, si favorirà il compostaggio domestico per le utenze che dispongono di un giardino o terrazza. Laddove il compostaggio domestico non sia praticabile, è da preferire il compostaggio di quartiere attraverso compostiere di comunità. Solo in ultima analisi, per le realtà urbane più grandi con densità di popolazione elevata, il rifiuto organico sarà conferito in impianti per la produzione di compost di qualità, utilizzabile in agricoltura.

I comuni disciplinano, con proprio regolamento, le attività di compostaggio individuale e di comunità e le operazioni di controllo del rispetto delle condizioni che consentono di beneficiare degli incentivi della legislazione regionale. I comuni individuano gli spazi da destinare alle attività di compostaggio e si impegnano a renderli fruibili per i cittadini e ad integrare tali attività con la gestione degli orti urbani."»

(Respinto)

 

Emendamento 6, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione generale, al Cap. 7. "Organizzazione dei servizi di raccolta", nel paragrafo "7.4. Stima dei Costi Operativi dei sistemi di raccolta" e nei relativi sottoparagrafi: 7.4.1.1., 7.4.1.2. e 7.4.1.3: in tutti i grafici, le tabelle e nel corpo del testo i valori espressi in euro per tonnellata sono ricalcolati usando l'unità di misura in euro per abitante (anno). La stessa modifica è effettuata in tutti i punti del PRGR laddove questi dati sono richiamati.»

(Respinto)

 

Emendamento 7, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 7, paragrafo 7.5. "Strategie e azioni per il conseguimento degli obiettivi di piano" il settimo periodo:

"Per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal piano per il 2020 si ritiene necessario un ulteriore sviluppo delle raccolte domiciliari, in particolare a completamento di sistemi già attivati o in contesti particolari quali, per esempio, i centri storici o le aree turistiche. Le frazioni che si ritengono più idonee alla raccolta tramite sistemi domiciliari sono l'umido, l'indifferenziato e la carta, mentre per vetro e metalli si dovranno sviluppare di preferenza raccolte stradali congiunte. Per la plastica infine dovrà essere valutata la sostenibilità economica e l'efficacia della diffusione di raccolte domiciliari."

È così sostituito:

"Per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal piano per il 2020 si ritiene necessario un ulteriore sviluppo delle raccolte domiciliari tramite la raccolta differenziata "porta a porta", che appare l'unico sistema di raccolta realmente in grado di assicurare un'ottima separazione sia qualitativa che quantitativa delle frazioni differenziate ed in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. In via principale si utilizzano quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro è previsto secondo un calendario settimanale prestabilito."»

(Respinto)

 

Emendamento 8, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 7, paragrafo 7.5. "Strategie e azioni per il conseguimento degli obiettivi di piano" l'ottavo periodo:

"Accanto alle raccolte domiciliari saranno diffusi sistemi stradali avanzati caratterizzati dall'aggregazione, in un solo punto di raccolta denominato "isola ecologica di base", di tutti i contenitori per il conferimento dei rifiuti indifferenziati e delle diverse frazioni differenziate. Tali sistemi, già realizzati in alcune aree della regione, hanno fornito risultati confrontabili al porta a porta in termini di quantità e qualità della raccolta differenziata, soprattutto se abbinati a dispositivi per il riconoscimento dell'utenza e per la quantificazione del rifiuto conferito."

È così sostituito:

"In alternativa, in considerazione della conformazione urbanistica del territorio comunale, con condomini che hanno un numero elevato di utenze concentrato in zone limitate o che presenta una peculiare strutturazione e articolazione dei centri storici, e al fine di non vincolare le utenze al calendario stabilito per il porta a porta, i comuni possono inoltre predisporre isole ecologiche informatizzate presso le quali l'utente, attraverso l'utilizzo di una carta elettronica identificativa o di sacchetti dotati di tecnologia RFID, può conferire le frazioni recuperabili e l'indifferenziato."»

(Respinto)

 

Emendamento 9, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 7, paragrafo 7.5. "Strategie e azioni per il conseguimento degli obiettivi di piano" il nono periodo:

"Tali sistemi risultano di estremo interesse: le isole ecologiche complete incentivano il cittadino a differenziare poiché gli permettono di conferire tutte le frazioni in un unico punto; il riconoscimento delle utenze favorisce la responsabilizzazione dei cittadini ed è diretto in primo luogo ad evitare i conferimenti errati e, se abbinato a sistemi di quantificazione del rifiuto, consente altresì l'applicazione della tariffazione puntuale."

È così sostituito:

"In entrambe le modalità il riconoscimento delle utenze favorisce la responsabilizzazione dei cittadini ed è diretto in primo luogo ad evitare i conferimenti errati migliorando la qualità dei rifiuti differenziati e, se abbinato a sistemi di quantificazione del rifiuto, consente altresì l'applicazione della tariffazione puntuale."»

(Respinto)

 

Emendamento 10, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 8, paragrafo 8.1. "Linee strategiche e obiettivi del Piano" il secondo punto del terzo periodo":

"- favorire il riciclaggio di materia rispetto al recupero energetico in luoghi prossimi a quelli di produzione;"

È così sostituito:

"- favorire il riciclaggio di materia rispetto al recupero energetico in luoghi prossimi a quelli di produzione, secondo quanto definito dalla Legge Regionale 5 ottobre 2015, n. 16 e dalla normativa nazionale e comunitaria;"»

(Respinto)

 

Emendamento 11, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 8, paragrafo 8.2. "Valorizzazione della raccolta differenziata" al quinto periodo il primo punto:

"- l'estensione di sistemi di raccolta differenziata domiciliare o l'adeguamento dei sistemi di raccolta stradale, con la creazione di "isole ecologiche di base" dotate di sistemi di riconoscimento delle utenze, in grado di garantire la massima quantità e la migliore qualità dei flussi di rifiuti raccolti. Ciò non comporta la diffusione di un unico modello di raccolta, ma la definizione dei sistemi ottimali a costi sostenibili basata su puntuali analisi e valutazioni del contesto e delle caratteristiche delle utenze da servire;"

È così sostituito:

"- l'estensione di sistemi di raccolta differenziata domiciliare tramite la raccolta "porta a porta", che appare l'unico sistema di raccolta realmente in grado di assicurare un'ottima separazione sia qualitativa che quantitativa delle frazioni differenziate ed in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. In via principale si utilizzano quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro è previsto secondo un calendario settimanale prestabilito.

In alternativa, in considerazione della conformazione urbanistica del territorio comunale, con condomini che hanno un numero elevato di utenze concentrato in zone limitate o che presenta una peculiare strutturazione e articolazione dei centri storici, e al fine di non vincolare le utenze al calendario stabilito per il porta a porta, i comuni possono inoltre predisporre isole ecologiche informatizzate presso le quali l'utente, attraverso l'utilizzo di una carta elettronica identificativa o di sacchetti dotati di tecnologia RFID, può conferire le frazioni recuperabili e l'indifferenziato.

In entrambe le modalità il riconoscimento delle utenze favorisce la responsabilizzazione dei cittadini ed è diretto in primo luogo ad evitare i conferimenti errati migliorando la qualità dei rifiuti differenziati e, se abbinato a sistemi di quantificazione del rifiuto, consente altresì l’applicazione della tariffazione puntuale."»

(Respinto)

 

Emendamento 12, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 9, paragrafo 9.1. "Obiettivi ed azioni di Piano" al terzo periodo, dopo il secondo alinea:

"- un'equa distribuzione dei carichi ambientali sull'ambito ottima le coincidente con l'intero territorio regionale"

È aggiunto il seguente alinea:

"- l'utilizzo e l'ammodernamento degli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB) per il recupero di materia;"»

(Respinto)

 

Emendamento 13, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 9, paragrafo 9.1. "Obiettivi ed azioni di Piano" al terzo periodo, dopo l’ultimo alinea:

"- la progressiva chiusura delle discariche."

È aggiunto il seguente alinea:

"- la progressiva chiusura degli inceneritori."»

(Respinto)

 

Emendamento 14, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 9 "Recupero di energia e smaltimento: definizione dei flussi di rifiuti urbani e fabbisogno impiantistico" il quarto periodo:

"I rifiuti urbani indifferenziati, non ulteriormente riciclabili, saranno avviati in primo luogo a recupero energetico e, solo come opzione residuale, in discarica, secondo quanto definito dalla normativa nazionale e comunitaria."

È così sostituito: "I rifiuti urbani indifferenziati, non ulteriormente riciclabili, saranno avviati in primo luogo a recupero di materia e, solo come opzione residuale, a recupero energetico e in discarica, secondo quanto definito dalla Legge Regionale 5 ottobre 2015, n. 16 e dalla normativa nazionale e comunitaria."»

(Respinto)

 

Emendamento 15, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 15, paragrafo 15.6.2 "Azioni per la gestione dei rifiuti di imballaggio" l'ottavo periodo:

"In tale contesto risulterà centrale il ruolo di ATERSIR che gestirà i nuovi affidamenti, e che potrebbe, in tale contesto inserire delle clausole che accentui il ruolo di indirizzo e di controllo rispetto all'operato dei Gestori in merito al recupero, a favore dei Comuni."

È così sostituito: "In tale contesto nei nuovi affidamenti saranno inserite clausole che accentueranno il ruolo di indirizzo e di controllo dei Comuni in merito al recupero, rispetto all'operato dei Gestori."»

(Respinto)

 

Emendamento 16, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella Relazione Generale, al Cap. 16, paragrafo 16.4 "Strategie e strumenti per la riduzione del conferimento in discarica dei RUB." dopo il terzo periodo:

"Tale rapporto, analizza le esperienze dei Paesi e delle Regioni che sono riusciti a raggiungere significative diminuzioni dei quantitativi di rifiuti conferiti in discarica. Dall'esame di tali esperienze si evince che le strategie vincenti sono quelle che prevedono una serie di azioni concomitanti quali la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo di materiali, il compostaggio, nonché il trattamento termico."

Si aggiunge il seguente periodo:

"Si rammenta inoltre che la DIRETTIVA 2008/98/CE al considerando n.(29) afferma: "Gli Stati membri dovrebbero sostenere l'uso di materiali riciclati (come la carta riciclata) in linea con la gerarchia dei rifiuti e con l'obiettivo di realizzare una società del riciclaggio e non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l'incenerimento di detti materiali riciclati."»

(Respinto)

 

Emendamento 17, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 2, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma:

"1 bis. La riduzione della quantità dei rifiuti non inviati a riciclaggio ed il miglioramento delle frazioni inviate a riciclaggio costituisce il criterio principale per la valutazione di efficienza nella gestione dei rifiuti, così come previsto nella L.R. 16/2015."»

(Respinto)

 

Emendamento 18, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 8, al comma 1, dopo la lettera c) è aggiunta la seguente lettera c bis):

"c bis) riciclaggio almeno del 70% dei rifiuti urbani e assimilati sul totale dei rifiuti prodotti;"»

(Respinto)

 

Emendamento 19, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 9, al comma 1, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera c):

"c) il principio del massimo recupero di materia, sia da ciascuna delle frazioni differenziate che dal rifiuto residuale, quale priorità da perseguire rispetto al recupero energetico."»

(Respinto)

 

Emendamento 20, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" l'articolo 10 è così sostituito:

"Articolo 10

Prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti e riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio

1. Il Piano fissa nel Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti gli obiettivi e le misure di prevenzione, tenuto conto delle indicazioni contenute nel Programma nazionale di prevenzione di rifiuti nonché nella L.R. n. 16/2015.

2. L'obiettivo di riduzione della produzione dei rifiuti, almeno nella misura del 20-25% rispetto alla produzione regionale del 2011, è declinato per ciascun singolo comune e sulla base degli abitanti equivalenti di cui alla L.R. n. 16/2015.

3. L'obiettivo della minimizzazione dei rifiuti non inviati a riciclaggio sotto i 150 kg pro-capite è declinato per ciascun singolo comune in rapporto al corrispondente quantitativo per abitante equivalente di cui alla L.R. n.16/2015."»

(Respinto)

 

Emendamento 21, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 13 il comma 1 è così sostituito:

"1. Il sistema impiantistico regionale per i rifiuti urbani è costituito dai seguenti tipi di impianti:

a) impianti di incenerimento;

b) discariche;

c) impianti di trattamento meccanico e meccanico-biologico;

d) impianti di selezione;

e) impianti di stoccaggio e di trasferimento."»

(Respinto)

 

Emendamento 22, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 14, alla fine del comma 4, prima del punto finale, è aggiunto il seguente periodo:

", umido e verde, nonché qualsiasi altra frazione differenziata recuperabile ancora come materia, se non per la quota relativa agli scarti di selezione non altrimenti recuperabili come materia".»

(Respinto)

 

Emendamento 23, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 13 dopo il comma 4 è aggiunto il seguente comma 4bis.:

"4bis. Rispetto agli impianti di incenerimento, di cui al comma 1, saranno eseguite verifiche periodiche per accertare quanto sia stato già ammortizzato sulla base dei conferimenti globali inceneriti con ripartizione proporzionale degli ammortamenti fra i rifiuti urbani e gli altri rifiuti, per stabilire il debito residuo ancora a carico della parte pubblica e il relativo valore residuo dell'impianto, tale da stabilire quanto ancora dovuto in caso di cessazione dell'attività e quanto diminuire in tariffa in caso di ulteriore utilizzo dell'impianto, una volta estinto il debito residuo, tale verifica viene aggiornata annualmente, ai rifiuti trattati, al di fuori di quelli urbani provenienti dal bacino di riferimento, va attribuita quota parte corrispondente di tutti i costi di ammortamento, manutenzione e di qualsiasi altro tipo a detrazione da quelli urbani in tariffa."»

(Respinto)

 

Emendamento 24, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" all'articolo 16, il comma 2 è così sostituito:

"2. Il Piano prevede la cessazione degli impianti di trattamento meccanico qualora non ne sia possibile l'abbinamento con l'impiantistica di biostabilizzazione della frazione organica di sottovaglio. L'impiantistica di compostaggio e biostabilizzazione esistente dovrà essere utilizzata alla piena capacità prima per la trasformazione della frazione organica da raccolta differenziata, poi per la frazione organica da vagliatura meccanica, quest'ultima al fine del recupero di materia attraverso la biodigestione con recupero di biogas, e il compostaggio per il recupero del FOS ai fini della copertura giornaliera di discarica, azioni preminenti rispetto al recupero energetico, come previsto dalla L.R. n. 16/2015."»

(Respinto)

 

Emendamento 25, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nella "Norme Tecniche di Attuazione" dopo l'articolo 16, è aggiunto il seguente articolo 16 bis:

"Art. 16 bis

Impianti di selezione

"1. Gli impianti di selezione, delle frazioni secche differenziate, sia di proprietà pubblica che privata, già esistenti sul territorio regionale, alla data di entrata in vigore del Piano, saranno utilizzati per le loro capacità residue fino alla massima potenzialità per la selezione del rifiuto residuale ai fini del recupero di materia, azione prioritaria rispetto al recupero di energia così come previsto dalla L.R. n. 16/2015, con particolare riferimento al rifiuto residuale con minor presenza di frazione organica umida derivante dai migliori sistemi di raccolta secco/umido.

2. Nelle province prive di impianti di incenerimento il rifiuto residuale sarà trattato in impianti di selezione, se esistenti, per le capacità residue, e saranno programmati nuovi impianti di selezione per il trattamento dei quantitativi rimanenti di RUR previsti dal Piano."»

(Respinto)

 

Emendamento 26, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nelle "Norme Tecniche di Attuazione", SEZIONE III, MONITORAGGIO DEL PIANO, art. 22 "Criteri per l'individuazione dei luoghi adatti agli impianti di smaltimento dei rifiuti", dopo il secondo punto:

"2. Il Piano pone il divieto di ampliamento a qualunque titolo degli impianti di discarica nei Comuni in cui hanno sede le discariche indicate al capitolo 9 alla tabella 9.6 ad eccezione dei Comuni di Carpi (MO), Imola (BO) e Ravenna (RA) e Finale Emilia (MO)."

Si aggiunge il seguente punto:

"3. Il Piano pone il divieto di realizzare o ampliare qualsiasi tipologia di impianto di trattamento, smaltimento o gestione dei rifiuti a meno di 1 km dalle aree protette e dai siti di Rete Natura 2000";»

(Respinto)

 

Emendamento 27, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni:

«Nelle "Norme Tecniche di Attuazione", SEZIONE III, MONITORAGGIO DEL PIANO, art. 23 "Relazione sullo stato attuale del Piano", alla fine del terzo periodo:

"3. Qualora dal monitoraggio scaturiscano indicazioni circa la necessità di interventi correttivi nelle azioni di Piano la relativa procedura di modifica seguirà le regole di cui all'art. 5."

È aggiunto il seguente periodo:

"4. Entro 12 mesi dall'approvazione del Piano verrà svolta una verifica sulla base dei diversi parametri che la L.R. 16/2015 ha introdotto, apportando al Piano le modifiche che risulteranno necessarie. A tale verifica saranno pertanto chiamate a partecipare le Associazioni di categoria e la Commissione Tecnica di cui, rispettivamente, all'art. 3 comma 1, e all'art. 4 comma 6 della L. R. 16/2015."»

(Respinto)

 

Emendamento 28, a firma del consigliere Foti:

«Al punto 12 del dispositivo del presente atto deliberativo, dopo le parole "con deliberazione di Giunta" sono integrate le parole ", previo parere espresso dalla competente Commissione assembleare,"»

(Ritirato)

 

Emendamento 29, a firma del consigliere Foti:

«AI punto 12 del dispositivo del presente atto deliberativo, dopo le parole "con deliberazione di Giunta" sono integrate le parole ", previa informazione resa alla competente Commissione assembleare,"»

(Approvato)

 

OGGETTO 2600 “Risoluzione per impegnare la Giunta a continuare, nell’ambito del Piano regionale di gestione dei rifiuti, il percorso di ottimizzazione della gestione del servizio che deve essere improntato a principi di economicità, di industrializzazione del servizio e di rispetto per l’ambiente. A firma dei Consiglieri: Sabattini, Zappaterra, Prodi, Iotti, Montalti, Molinari, Poli, Paruolo, Cardinali, Ravaioli, Zoffoli, Bessi, Marchetti Francesca, Lori, Rossi Nadia, Calvano, Rontini, Boschini, Soncini, Pruccoli, Caliandro, Serri, Mori, Campedelli, Tarasconi, Bagnari”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Taruffi, Torri:

«Al termine del paragrafo che inizia con le parole "Sottolineato che" si aggiunge il seguente capoverso:

"AI fine di contribuire a ridurre i livelli degli inquinanti sul territorio regionale e a rientrare nei valori limite fissati dalla Direttiva 2008/50/CE e dal D.Lgs 155/2010 per il risanamento della qualità dell'aria, si ritiene che il trasporto dei rifiuti agli impianti di Piano debba avvenire attraverso i mezzi ferroviari in tutti i casi ove ciò sia possibile per gli impianti esistenti ed essere assunta come buona prassi per i nuovi impianti che verranno realizzati."»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Taruffi, Torri:

«Al termine del paragrafo che inizia con le parole "Impegna la Giunta regionale" si aggiunge il seguente capoverso:

"A svolgere un approfondimento in relazione agli impianti di Piano finalizzato ad evidenziare quelli ove è possibile far pervenire i rifiuti attraverso ferrovia."»

(Approvato)

 

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Saliera - Soncini

Rancan - Torri

 

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