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96.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 28 SETTEMBRE 2016

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 708

Delibera: «Proposta di legge alle Camere “Modifica all'articolo 172 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada)”» (94)

(Relazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 708/1 oggetto 3296 - Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

FOTI, relatore della Commissione

MARCHETTI Francesca (PD)

 

OGGETTO 2924

Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare le prospettive occupazionali ed a richiedere la definizione di un piano industriale per la salvaguardia del personale di BolognaFiere S.p.A. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Marchetti Daniele, Taruffi

(Continuazione discussione e reiezione)

OGGETTO 2934

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare la condivisione del piano industriale di Bologna Fiere, ad agire per il rilancio del sistema fieristico bolognese e per la salvaguardia dei lavoratori, sostenendo ogni azione utile al percorso di confronto tra azienda e sindacati. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Bessi, Mumolo, Calvano, Marchetti Francesca, Lori, Rossi Nadia, Sabattini, Poli, Mori, Paruolo, Ravaioli, Cardinali, Montalti, Serri

(Ritiro)

OGGETTO 3283

Risoluzione per impegnare la Giunta circa la condivisione del piano industriale della Fiera di Bologna, nonché il rilancio del sistema fieristico territoriale indispensabile a quello delle PMI ed al mantenimento dell’occupazione, sostenendo l’utile percorso di confronto tra azienda e sindacati che ha consentito il ritiro della procedura di mobilità. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Paruolo, Mumolo, Sabattini, Poli, Bessi

(Presentazione, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

MARCHETTI Daniele (LN)

PICCININI (M5S)

CALIANDRO (PD)

BIGNAMI (FI)

TARUFFI (SEL)

ALLEVA (Altra ER)

COSTI, assessore

PICCININI (M5S)

PETTAZZONI (LN)

POMPIGNOLI (LN)

PICCININI (M5S)

CALIANDRO (PD)

 

OGGETTO 2920

Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere la ferma condanna, a nome del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta, per lo scempio e gli atti vandalici commessi contro la memoria del giovane militante del "Fronte della Gioventù" Sergio Ramelli, deceduto nel 1975 a seguito dell'aggressione posta in essere da parte di un gruppo di extraparlamentari legati ad Avanguardia Operaia. A firma dei Consiglieri: Aimi, Foti

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

AIMI (FI)

BOSCHINI (PD)

FABBRI (LN)

PRESIDENTE (Soncini)

SASSI (M5S)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Soncini)

POLI (PD)

FOTI (FdI)

 

Comunicazione sull’occupazione degli uffici regionali in Viale Aldo Moro 21

PRESIDENTE (Soncini)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

RAINIERI (LN)

CALIANDRO (PD)

TARUFFI (SEL)

SASSI (M5S)

BIGNAMI (FI)

RAINIERI (LN)

 

OGGETTO 2734

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, presso il Governo, il Parlamento e le Istituzioni Europee volte alla revisione dei rapporti tra l'Unione Europea e la Federazione Russa al fine di revocare le sanzioni contro la stessa e limitare i conseguenti danni all'economia italiana, a condannare la politica internazionale della U.E. nei confronti della Crimea, esprimendo inoltre preoccupazione per le dichiarazioni in merito rese da Federica Mogherini, capo della diplomazia della U.E. A firma dei Consiglieri: Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Soncini)

BARGI (LN)

CARDINALI (PD)

BARGI (LN)

 

OGGETTO 2976

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo affinché presenti alle Camere un apposito disegno di legge volto a rendere penalmente perseguibile ogni propaganda o predicazione, purché le stesse siano indirizzate o siano comunque tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità, così consentendo di non assimilare la detta fattispecie di reato ad alcuna ipotesi di reato di opinione; ad attivarsi, altresì, nei confronti della Camera dei Deputati affinché la competente commissione parlamentare avvii la discussione della proposta di legge che prevede l'introduzione del reato di integralismo islamico. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione)

PRESIDENTE (Soncini)

FOTI (FdI)

PRODI (PD)

FOTI (FdI)

AIMI (FI)

PRESIDENTE (Soncini)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 708 - 2924 - 2920 - 2734

Emendamenti oggetti 2924 - 2934 - 3283 - 2920

 

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,09

 

PRESIDENTE (Soncini): Dichiaro aperta la novantaseiesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la presidente dell’Assemblea Saliera, il presidente della Giunta Bonaccini ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, gli assessori Caselli, Corsini, Donini, Petitti e Venturi.

 

OGGETTO 708

Delibera: «Proposta di legge alle Camere “Modifica all'articolo 172 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada)”» (94)

(Relazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 708/1 oggetto 3296 - Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Riprendiamo i nostri lavori con l’oggetto 708: Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell’art. 121, comma 2, della Costituzione, recante «Modifica all'articolo 172 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (nuovo codice della strada) e s.m.i.», a firma del consigliere Foti.

Il testo n. 4/2016 è stato licenziato dalla Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali nella seduta del 20.09.2016 con il seguente titolo: “Modifica all'articolo 172 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada)”.

Il progetto di legge è composto da 2 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Tommaso Foti, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Vi ricordo che su questo progetto di legge è stato presentato in Commissione un ordine del giorno (oggetto 3296) a firma dei consiglieri Francesca Marchetti, Calvano, Sabattini, Caliandro, Foti, Bagnari, Prodi, Rontini, Mumolo, Campedelli, Iotti, Tarasconi, Lori, Molinari, Zoffoli, Montalti, Ravaioli, Poli, Zappaterra, Mori, Cardinali, Serri, Paruolo, Nadia Rossi, Bessi.

Do la parola al relatore della Commissione, consigliere Tommaso Foti, che ha venti minuti.

Poi si aprirà la discussione generale.

 

FOTI, relatore della Commissione: Grazie, signora presidente.

La proposta di legge in esame è rivolta al Parlamento per la modifica del Codice della strada. Già la cronaca di questi ultimi mesi, ma anche e soprattutto la cronaca precedente, ci ha dato notizie di fatti purtroppo gravi e a volte che si sono conclusi con la morte del minore, e ciò per un tipo di disattenzione che a volte è ricollegabile al ritmo frenetico della vita moderna in ragione del quale il genitore (uomo o donna che sia) dimentica il proprio figlio in auto, auto con i dispositivi autobloccanti; minori nell’ordine di uno, due o tre anni, legati al seggiolino, come deve essere secondo le norme del Codice della strada, e lasciati abbandonati al sole in condizioni dove la temperatura va via via elevandosi all’interno dell’auto.

In alcuni casi si è arrivati in tempo per riuscire a salvare il minore, in altri casi no. È evidente che poi ne nascono dei drammi rilevanti, perché non ci vuole molto per nessuno di noi a capire cosa vuol dire per un genitore trovarsi in questa situazione e aver commesso una siffatta omissione.

Debbo anche dire che, laddove si sono verificati dei processi, tendenzialmente il giudice non ha potuto che riconoscere lo stato di confusione e, quindi, di non responsabilità del genitore in quello specifico momento, ma rimane, tuttavia, la gravità di un fatto che non è cancellato da una pena o da una assoluzione.

Dato che non serve molto per cercare di evitare questo problema, perché il problema può essere ovviato facilmente con l’istallazione di un normalissimo avviso acustico che possa dare atto della presenza, sia quando il bambino è fermo e legato nel suo seggiolino, sia quando si esce dall’auto e risulta la presenza di una persona al suo interno, penso che la cosa sia oltremodo meritevole di una soluzione legislativa. Ci saremmo potuti aspettare dai produttori di auto, che ormai le hanno accessoriate in tutti i modi, che intervenissero anche con un dispositivo di questo genere già indipendentemente dalla obbligatorietà della legge, ma ciò, ad oggi, non è accaduto.

Penso che non sia male che proprio da questa Regione, che ha registrato, tra l’altro, almeno uno degli episodi luttuosi, ma anche da altre Regioni, venga questa sollecitazione al Parlamento, tra l’altro tenendo presente che potrebbe essere una norma che potrebbe essere approvata in poche ore dal Parlamento, perché penso che su questo tema non vi sia differenza tra Gruppi parlamentari o tra posizioni politiche.

Proprio in ragione di questo, penso che la proposta di legge oggi, presentata alle Camere, possa avere un suo significato di sollecitazione ulteriore al Parlamento a legiferare in tal senso.

Mi riferisco all’ordine del giorno a prima firma, se non erro, della collega Marchetti, ma non datemi bacchettate se sbaglio il primo firmatario. Un po’ tutte le Regioni, i Comuni e in passato le Province si attivano, durante il periodo estivo, per la campagna di non abbandonare i cani. A me pare che sia oltremodo esatto questo ordine del giorno che mira ad attivarci per una campagna di sensibilizzazione sull’istallazione di questi dispositivi acustici proprio perché ritengo che, con tutto il rispetto fondato e fondamentale per i cani – visto che sono proprietario solo di tre, il mio amore per gli animali è acclarato – penso sia altrettanto giusto occuparsi delle persone, soprattutto di quelle persone che purtroppo non hanno un mezzo, nel caso di specie, per riuscire a provvedere a se stesse per mettersi in salvo.

Senza volerla fare troppo lunga, signora presidente, anche perché il tema è stato discusso ampiamente in Commissione, ritengo che l’atto di oggi sia oltremodo significativo se verrà assunto come legge da questa Assemblea legislativa anche al fine di sollecitare un po’ tutti i nostri Gruppi parlamentari a introdurre questa modifica nel Codice della strada.

Devo aggiungere, per la verità, che su altro argomento – ne parlavo con la consigliera Tarasconi che con me si è confrontata su un altro argomento – forse anche l’idea di prevedere l’obbligatorietà dell’utilizzo del caschetto per i minori almeno fino a sedici anni che utilizzano il velocipede o la bicicletta non è male.

A me pare che potrebbe essere significativo, perché anche in questo caso inizia a esservi un numero di incidenti, un utilizzo del mezzo ormai anche su piste ciclabili e quant’altro che una volta non c’erano e che quindi porta ad un incremento dell’utilizzo della bicicletta, che penso dovrebbe essere, anche questo, tema di nostra attenzione. Sono cose che hanno un costo economico poco rilevante per chi si vede necessitato a dover adempiere alla norma di legge, ma nel compenso hanno da una parte una grande gratificazione morale per evitare situazioni peggiori e dall’altra dei costi sanitari molto più bassi.

Non dimentichiamoci che da queste vicende ne nascono dei riflessi di ordine sanitario e medico che si spalmano sulla collettività generale.

Ho concluso questa relazione. Faccio appello all’aula per esprimere un voto favorevole, così come è avvenuto in Commissione, su questo progetto di legge.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Apriamo la discussione generale; venti minuti per consigliere.

Ha chiesto di parlare la consigliera Francesca Marchetti. Prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie.

In Commissione abbiamo affrontato e sostenuto il progetto di legge, relazionato dal collega Foti prima, con una convinzione: di fronte a questi eventi non possiamo più restare indifferenti e neppure in attesa. Anche questa estate, purtroppo, la cronaca ci ha consegnato un dato allarmante. Da queste situazioni credo che la politica e le Istituzioni debbano interrogarsi, soprattutto quando la tecnologia offre già delle possibilità, come accade nell’ordine del giorno che abbiamo proposto. Colgo la collaborazione del collega Foti nell’aver firmato insieme a noi questo ordine del giorno che va proprio in questa direzione. Dobbiamo prevenire queste situazioni e sostenere le famiglie. Da alcune relazioni e alcune ricerche su questi eventi emerge un dato che, secondo me, non va sottovalutato. Sono eventi e situazioni che possono toccare tutti. Un sistema d’allarme che segnali la presenza di un bambino sul seggiolino posteriore e quindi eviti, anche di fronte a un blackout inspiegabile per la ratio di gran parte di noi nei comportamenti, nell’azione di una persona, di un genitore ci si possa dimenticare del proprio figlio nell’abitacolo, ci dice che nessuno è escluso. Quindi, al di là del voler andare ad analizzare le cause è bene, però, soffermarci anche su quelle che possono essere le conseguenze, che riguardano sicuramente, oltre alla morte di un bambino, anche tutto il tema della rielaborazione di un dramma che colpisce tutta la famiglia; tema che credo si debba, purtroppo, anche accompagnare con azioni e con un sostegno per quello che è accaduto.

Una delle cose che mi hanno più colpito approfondendo questo tema è sicuramente che, come in molti dei casi che ci consegnano le cronache, sono coinvolti anche i genitori che hanno, alle volte, patologie molto complesse come, ad esempio, la ludopatia, tema che abbiamo affrontato e abbiamo dimostrato come Regione una grande sensibilità. Sono genitori che lasciano il proprio piccolo per ore legato a un seggiolino perché colpiti da quello che viene definito dagli esperti “un raptus di sala giochi”.

Sostenere questa richiesta penso sia un atto di responsabilità che va in due direzioni. La prima è sicuramente la prevenzione affinché queste situazioni drammatiche non accadano più. Gli ultimi dati, infatti, ci dicono che negli ultimi quattro anni sono più di dodici i casi che hanno portato anche alla morte del minore. Dobbiamo fare un ragionamento in merito alla prevenzione e alla sicurezza più generale. Venivano citate anche le campagne di sensibilizzazione che possono riguardare la bicicletta e il motorino, ma dobbiamo ripristinare un’attenzione nel caso in cui abbiamo un minore, un bambino piccolo in auto.

La campagna informativa che chiediamo come impegno alla Giunta è innanzitutto quella di riaccendere i riflettori sul tema della prevenzione sulla strada quando si ha un minore, ma anche di poter portare a conoscenza delle famiglie il fatto che alcuni dispositivi sono già presenti. Anche nella nostra Regione ci sono delle esperienze interessanti. 

Ritengo utile poter incentivare o aprire un dialogo per quanto riguarda i produttori di auto, perché penso che questo sia un tema che debba riguardare tutti e quindi la sollecitazione che il collega Foti faceva rispetto alle case produttrici di auto, che su questo tema non hanno mai colto start-up che in altre Regioni sono state riportate all’attenzione anche durante l’estate scorsa, la condivido.

Chiediamo un altro impegno insieme a una comunicazione e a una campagna informativa. Siamo all’interno di un percorso che sta lavorando a una legge sulla prevenzione, quindi sarebbe importante agire. Abbiamo tanti capitoli e tante possibilità sulle tematiche che affrontiamo. Pertanto, possiamo interrogarci e fare una campagna mirata. Chiediamo la possibilità di fare una riflessione nella Conferenza delle Regioni, visto che il nostro presidente Bonaccini la presiede, anche per dare un valore e un’azione congiunta alle richieste che, insieme alla nostra di oggi, che auspico possa passare con il voto favorevole di tutti, già altre Regioni hanno intrapreso. Mi riferisco al Lazio, alla Toscana. La stessa assessora alla Sanità della Toscana quest’estate ha indirizzato una lettera aperta al ministro Delrio. C’era già una petizione on line aperta su questo tema in cui si chiede la modifica dell’articolo del Codice della strada.

In ultimo, nell’ordine del giorno chiediamo che ci si attivi presso il Governo e il Parlamento per legiferare in tempi rapidi con l’auspicio che venga reso obbligatorio questo dispositivo.

Quando parliamo di mettere al centro della nostra azione i giovani, le famiglie e i bambini credo che anche questo possa essere un tassello utile nella speranza che non accadano più quegli eventi che, purtroppo, continuano a colorare le cronache delle ultime estati.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Ci sono altri iscritti in discussione generale? Non ho iscritti in discussione generale.

Il consigliere Foti non replica. La Giunta non intende intervenire.

Passiamo alla discussione generale su ciascun articolo, cinque minuti per consigliere.

Passiamo all’esame dell’art. 1.

Apro il dibattito generale sull’art. 1. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Nomino scrutatori i consiglieri Cardinali, Poli e Sassi.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1. 

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 1 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 2.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 2 è approvato.

Apro le dichiarazioni di voto congiunte sull’ordine del giorno e sul provvedimento finale, sempre se c’è qualcuno che intende iscriversi. Cinque minuti per Gruppo. Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 708/1 (oggetto 3296).

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 708/1 (oggetto 3296) è approvato.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione del progetto di legge alle Camere, oggetto 708, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con la registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

Presenti

 

33

Assenti

 

17

Votanti

 

32

Favorevoli

 

32

Contrari

 

--

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Soncini): L’Assemblea approva all’unanimità.

 

OGGETTO 2924

Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare le prospettive occupazionali ed a richiedere la definizione di un piano industriale per la salvaguardia del personale di BolognaFiere S.p.A. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Marchetti Daniele, Taruffi

(Continuazione discussione e reiezione)

 

OGGETTO 2934

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare la condivisione del piano industriale di Bologna Fiere, ad agire per il rilancio del sistema fieristico bolognese e per la salvaguardia dei lavoratori, sostenendo ogni azione utile al percorso di confronto tra azienda e sindacati. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Bessi, Mumolo, Calvano, Marchetti Francesca, Lori, Rossi Nadia, Sabattini, Poli, Mori, Paruolo, Ravaioli, Cardinali, Montalti, Serri

(Ritiro)

 

OGGETTO 3283

Risoluzione per impegnare la Giunta circa la condivisione del piano industriale della Fiera di Bologna, nonché il rilancio del sistema fieristico territoriale indispensabile a quello delle PMI ed al mantenimento dell’occupazione, sostenendo l’utile percorso di confronto tra azienda e sindacati che ha consentito il ritiro della procedura di mobilità. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Paruolo, Mumolo, Sabattini, Poli, Bessi

(Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo agli atti di indirizzo.

Oggetto 2924: Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare le prospettive occupazionali ed a richiedere la definizione di un piano industriale per la salvaguardia del personale di BolognaFiere S.p.A., a firma dei consiglieri Piccinini, Marchetti Daniele e Taruffi. Vi ricordo che su questo documento è pervenuta una proposta di emendamento a firma del consigliere Marco Pettazzoni ed altri.

A questa risoluzione viene abbinata la seguente risoluzione, oggetto 3283: Risoluzione per impegnare la Giunta circa la condivisione del piano industriale della Fiera di Bologna, nonché il rilancio del sistema fieristico territoriale indispensabile a quello delle PMI ed al mantenimento dell’occupazione, sostenendo l’utile percorso di confronto tra azienda e sindacati che ha consentito il ritiro della procedura di mobilità, a firma dei consiglieri Caliandro, Paruolo, Mumolo, Sabattini, Poli, Bessi. 

Su questo documento – vi dovrebbe essere stato distribuito – insiste un emendamento, a firma della consigliera Piccinini.

La risoluzione successiva, che era abbinata, la numero 2934, è stata ritirata dal primo firmatario e di conseguenza decadono anche tutti gli emendamenti.

Nella seduta pomeridiana del 13 settembre 2016 si era aperto il dibattito generale.

I lavori riprendono da questa fase. Chi vuole, può intervenire.

Ha chiesto di parlare il consigliere Daniele Marchetti. Prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Pochi giorni fa abbiamo avuto notizia del ritiro dalle richieste di mobilità per i 123 dipendenti della Fiera di Bologna. È una notizia che certamente accogliamo con piacere, che però ha reso necessario un adeguamento delle risoluzioni che erano state depositate, in quanto ormai erano state superate almeno in parte. Ho detto “almeno in parte” perché si chiedeva di tutelare questi posti di lavoro, cosa che, per ora, sembra sia stata garantita. Dico “sembra” perché a luglio si è svolta una Commissione con il presidente di BolognaFiere Boni e sono state dette parole che credo debbano far riflettere un po’ tutti, soprattutto noi che abbiamo un ruolo importante all’interno di questa Assemblea, ovvero che fino ad oggi, se la Fiera di Bologna si è ridotta a questo punto, cioè a non garantire più la piena occupazione di tutti i suoi dipendenti è perché, negli anni, comunque, si sono perse manifestazioni importanti e quindi si è persa un po’ quella importanza che aveva anche sul piano nazionale ed internazionale nel mondo fieristico.

Questo è accaduto, come ha detto chiaramente il presidente di BolognaFiere, perché negli anni passati sono stati commessi degli errori e si è dormito. Mentre tutto il resto del mondo andava avanti, tutto il mondo fieristico e tutte le fiere d’Europa andavano avanti e si sviluppavano, BolognaFiere rimaneva ferma.

Credo che il punto su cui fare un focus sia proprio questo: capire effettivamente che cosa si intende fare per il futuro. Credo sia importantissimo fare attenzione su questo piano industriale, che attendiamo con ansia. Spero che, perlomeno come Commissione, verremo aggiornati periodicamente per essere sul pezzo e capire quali azioni si intendono mettere in campo per il futuro di questa importante attività del territorio, non soltanto dal punto di vista dei dipendenti, quindi occupazionale, ma anche per l’indotto che crea sulla città di Bologna e su tutto il territorio regionale.

Credo che alcuni spunti contenuti all’interno delle risoluzioni in oggetto siano, comunque, tuttora attuali. Non ci si limitava soltanto a chiedere di tutelare i lavoratori. Ad esempio, noi, con i nostri emendamenti, chiedevamo di garantire una maggiore trasparenza anche nella gestione. Io non credo sia normale che, ad esempio, sulle partecipate e sulle controllate di Bologna Fiere, che hanno sede, magari, all’estero, come BolognaFiere Cina, io debba supplicare per mesi gli uffici per riuscire ad ottenere dei bilanci che, a mio avviso, dovrebbero essere trasparenti, dato che sono controllate al cento per cento da BolognaFiere. Per cui, mi domando per quale motivo io debba fare una fatica del genere per riuscire ad avere dei documenti che, come consigliere, penso di avere il diritto di poter consultare tranquillamente.

Credo sia necessario anche mettere in campo politiche per eliminare gli sprechi. Come è stato detto dal presidente in Commissione, comunque, era stata avviata un’azione di taglio di un po’ di società partecipate e controllate da BolognaFiere, cosa che credo sia assolutamente opportuna, perché tante volte si creano contenitori che rimangono vuoti e tolgono soltanto risorse per la sede centrale di BolognaFiere.

Insomma, c’è tanto da fare. Io ho qualche perplessità, però, sulla risoluzione presentata dal Partito Democratico. In un punto si legge: “Tutto ciò premesso e considerato, si prende atto con grande soddisfazione del ritiro della procedura di mobilità”, e fin qui siamo d’accordo; “risultato ottenuto grazie all’intervento concreto della Giunta e del Gruppo PD dell’Assemblea legislativa”: io su questo avrei qualcosa da dire. Se oggi siamo ridotti così è per colpa anche della parte politica, che ha, comunque, una buona percentuale all’interno di BolognaFiere. Fino a poco tempo fa, alla guida di BolognaFiere c’era una persona, Campagnoli, che era ben amato da chi guida questa Regione, da chi guida il Comune di Bologna, e si sono sempre chiusi gli occhi di fronte ai disastri che stava combinando. La gestione penso che sia sotto gli occhi di tutti e quello che è stato detto in Commissione penso dimostri quello che stiamo dicendo.

Io farò fatica − lo dico in tutta onestà – a votare questa risoluzione del PD. Sinceramente, dire che è merito vostro se oggi i lavoratori sono salvi credo sia un po’ eccessivo.

Per tutto il resto, si tratta di contenuti condivisibili. Per ora, mi limiterò a votare la risoluzione che ho sottoscritto. Chiedo al primo firmatario, che mi pare sia il consigliere Caliandro, almeno di emendare il loro testo e di eliminare quella parte in cui si prendono i meriti di un’azione di tutela nei confronti dei lavoratori, che, sinceramente, è un po’ fuori luogo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

La consigliera Piccinini si è iscritta. Era già intervenuta in discussione generale. Siccome ha presentato un emendamento, ha qualche minuto per intervenire. Prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Riprendiamo oggi una discussione lasciata a metà durante l’ultima seduta. Parliamo, naturalmente, degli esuberi o, meglio, dei non più esuberi dei lavoratori di BolognaFiere. Nonostante il Movimento 5 Stelle avesse chiesto una trattazione urgente, in via prioritaria, di questa tematica così sensibile, il Partito Democratico ha preferito negarci questa possibilità.

Pertanto, ci siamo ritrovati ad iniziare una discussione su questo tema a cinque minuti dalla fine dell’ultima Assemblea. Lo dico perché l’atteggiamento da parte della maggioranza, a differenza di quanto scrivete nella nuova risoluzione sostitutiva, è stato semplicemente quello di attendere passivamente lo svolgersi degli eventi, senza mai chiedere un impegno concreto, serio e urgente alla Giunta, soprattutto a fronte di una misura così profondamente ingiusta nei confronti dei lavoratori.

Oggi ci troviamo a discutere due testi che, se non fosse stato presentato il testo sostitutivo, sarebbero stati più o meno superati. Anche noi abbiamo presentato alcuni emendamenti per aggiornare le nostre risoluzioni, però quello che rimane è, sostanzialmente, un’occasione persa da parte del PD. Bisogna dirlo: se gli esuberi sono stati ritirati non è sicuramente grazie a questa Assemblea, ma sicuramente grazie alla caparbietà dei lavoratori e grazie a chi in quest’aula è intervenuto per sollecitare puntualmente, ogni volta, la Giunta a prendere una posizione.

Vi devo ricordare, per caso, le audizioni con il presidente Boni? Se volete vi ricordo anche tutti gli accessi agli atti che abbiamo fatto e che ci sono stati negati. Parliamo delle consulenze, parliamo dei verbali del CdA, parliamo del fatto che su questa questione non vi è assoluta trasparenza. Sicuramente, il fatto di essere arrivati al ritiro degli esuberi è un risultato. Noi non ci mettiamo il cuore in pace. Lascia un po’ perplessi il fatto che in questa Regione ci sia un presidente che non manca mai occasione di ricordarci che per il lavoro non dorme. Sulla questione Fiera possiamo dire che ha dormito sonni beati, perché non si è sentito fino a una settimana fa.

Noi non ci metteremo il cuore in pace, sicuramente. Sappiamo che la questione dei lavoratori non finisce qui. Sappiamo che sul tavolo ci sono tanti altri temi che andranno in discussione. Parliamo della riqualificazione del quartiere, parliamo del bilancio, dello Statuto, parliamo delle quote della Fiera, della questione Bari Levante. A me dispiace che oggi non ci sia l’assessore Costi, però io avrei piacere che venisse una volta tanto in Commissione ad informare i consiglieri di quello che sta succedendo e ad informare questa Assemblea rispetto agli indirizzi e alle intenzioni di questa Giunta. Non è possibile non avere trasparenza. Non è possibile dover leggere ogni giorno sui giornali quello che sta succedendo sulla Fiera, con dichiarazioni che, magari, vengono ritrattate il giorno dopo.

Non appena avrò occasione, presenterò un atto per chiedere un’informativa, perché è giusto informare e rendere edotti noi consiglieri delle intenzioni di questa Giunta. In questo momento, sull’affare Fiera non c’è trasparenza, nonostante quello che ci raccontate.

Per quanto riguarda le risoluzioni, la nuova risoluzione presentata dal Partito Democratico non cambia di una virgola rispetto alla risoluzione vecchia. È un atto di autoassoluzione. Non è possibile che all’interno di queste risoluzioni non si dica mai il perché siamo arrivati a un buco di bilancio di 9 milioni di euro. Chiaramente, una risoluzione di questo tipo non la possiamo votare.

Sappiamo benissimo che il merito del ritiro dei licenziamenti non è del PD, che − come ricordava il collega Marchetti – ha eletto i presidenti di BolognaFiere e che è politicamente responsabile di anni di malagestione. Non prendeteci in giro e non prendete in giro i lavoratori. Noi questa risoluzione non la voteremo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola al consigliere Caliandro. Prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Vedo che, nonostante l’ora mattutina, gli spiriti vanno molto al di sopra di quello che dovrebbe essere il dibattito. Giudico, francamente, desolante l’idea che ci si debba accapigliare per riconoscere la paternità di un’operazione fatta bene, quella di aver salvato 123 posti di lavoro. Capisco tutte le motivazioni di appartenenza politica, ma non quelle di militanza civica. Non esistono lavoratori che appartengono a qualcuno. Esistono battaglie politiche giuste.

Senza disconoscere anche il ruolo che le minoranze possono aver svolto nella dinamica che ha intrapreso la gestione industriale della questione fieristica, occorre dire che, ben prima che il dibattito si avviasse, il Partito Democratico è stato promotore di un’iniziativa legislativa che pende ed è stata sospesa rispetto alla riforma del sistema fieristico regionale, intorno alla quale cerchiamo di costruire un meccanismo di rilancio del nostro tessuto produttivo e, allo stesso tempo, di ottimizzazione dei nostri sistemi fieristici.

Se il dibattito non fosse questo, ma fosse altro, non ci saremmo posti e imposti nella dialettica interna, anche con i nostri amministratori, per cercare di ottenere questo importante risultato. Non giudichiamo, francamente, le parole degli altri consiglieri. Le minoranze è giusto che facciano le minoranze, ma devono pensare anche che, se si vuole essere maggioranza, se si vuole essere maggioranza dei cittadini, quindi maggioranza dei bisogni, occorre cambiare registro. Il registro deve essere quello della responsabilità. Siamo stati − non da soli, evidentemente, ma la cosa è più pesante quando a farla è la maggioranza − i primi in Commissione a tenere alta l’attenzione. Noi abbiamo incalzato una dialettica per dire che gli esuberi di cui si parla non sono accettabili.

Noi non crediamo che non ci sia la crisi. Noi non crediamo che questo sistema industriale vada bene, ma, allo stesso tempo, pensiamo che esista una scala valoriale intorno alla quale dovevamo concentrare il nostro impegno. Questo posso rivendicarlo con orgoglio, come Partito Democratico e anche a nome della Giunta che, attraverso l’assessore Costi e il presidente Bonaccini, molto hanno fatto in questa vicenda.

Se l’idea non fosse quella di creare le regole per un mercato regolamentato, noi non staremmo qui. L’aggiornamento di questa risoluzione e le modalità attraverso le quali la stessa si è svolta non possono essere oggetto di atteggiamenti grotteschi. Non nascondiamoci dietro a un dito. Se fosse stata valutata realmente l’urgenza da parte dei primi propositori della risoluzione sulla Fiera, si sarebbe andati in Commissione e non atteso l’esito del Consiglio. Invece, si cerca, in quest’aula, di testimoniare un clima barricadero che serve soltanto a parlare qui dentro. Forse ha ragione Beppe Grillo quando dice che ci parliamo addosso. Lo dovrebbe imparare anche la consigliera Piccinini. Non serve a nulla che io e lei interloquiamo su chi è arrivato prima a difendere i lavoratori. Il risultato ottimo ottenuto è che i 123 esuberi non ci saranno.

Dobbiamo sforzarci, quando parliamo di questi temi, di ricordarci cosa siamo e non soltanto a cosa apparteniamo. Noi siamo prima di tutto eletti dal popolo. Noi siamo prima di tutto cittadini tra i cittadini, e quando rappresentiamo i posti di lavoro, quando rappresentiamo il rilancio industriale di un distretto stiamo rappresentando gli interessi del popolo, non i nostri.

Quindi, vi invito e mi invito, allo stesso tempo, ad avere un atteggiamento che della sobrietà e della caparbietà rispetto alla lotta per la difesa dei posti di lavoro faccia il vero punto di snodo. Non ci possiamo permettere inutili chiacchiericci. La situazione è gravissima. Noi abbiamo il dovere di rilanciare il nostro distretto fieristico, come stiamo cercando, con il Patto per il lavoro, di rilanciare il prodotto interno lordo di questa Regione. Ci stiamo impegnando per la lotta alla disoccupazione. Le crisi le abbiamo addosso, ma abbiamo il dovere di rispondere e non di fare inutili riunioni tra di noi.

Quindi, vivaddio, se si ha fretta, lo si dimostri.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Caliandro.

La parola al consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Desidero ringraziare, intanto, il collega Caliandro, perché ogni volta che lo sento parlare capisco che il PD ha ancora una radice di sinistra vera, e non è quella roba che cerca di occupare uno spazio di centro e, a volte, anche centrodestra, come il premier Renzi sta cercando di fare. Non da ultimo, penso alla proposta che nulla c’entra con la nostra vicenda di avviare opere infrastrutturali, per la quale il presidente Berlusconi venne a lungo irriso, che evidentemente rappresenta un ulteriore tassello della mutazione genetica, forse neppure troppo, perché secondo me il ceppo era buono, per individuare nell’attuale premier un esponente di area centrodestra. Devo dire che non è il centrodestra che mi appartiene, ma quando sento parlare il collega Caliandro capisco che la sinistra ancora esiste da qualche parte. È un po’ nascosta, un po’ timida, ma c’è.

Le parole importanti, profuse con tanta veemenza, che ho ascoltato mi portano a ringraziare anche per aver cambiato la risoluzione. Io non chiedo neanche che venga emendata. Mi va benissimo che ci sia scritto “grazie al Gruppo PD”, perché quello che oggi è un “grazie” tra un anno – faccio partire il timer − sarà un’assunzione di responsabilità politica di quello che accadrà in Fiera. Voi parlate di una trasparenza di gran lunga maggiore rispetto a quella che il presidente Boni ha speso venendo qua, ovvero la necessità della definizione di un piano industriale, svelando che, quindi, non esiste nessun piano industriale e che stiamo navigando a vista. Se è grazie al Gruppo PD che si rivede tutta la politica ed è grazie al Gruppo PD che si farà il piano industriale, permettetemi un sillogismo, forse neppure troppo furbo, ma tutto sommato banale, il piano industriale oggi non c’è, e non c’è perché chi oggi guida la Fiera, esattamente come Campagnoli prima, è stato messo lì con la funzione, precipuamente politica, di trovare equilibri che non riuscite più a tenere in piedi.

Non voglio mancare di rispetto alle persone, ma in quella schizofrenia politica che sta caratterizzando l’azione del PD oggi, abbiamo la cifra di ciò che sta capitando in Fiera: da un lato, la volontà di inseguire la richiesta dei soci privati di agire su tagli pesanti finalizzati a rendere Fiera un sistema profittevole (non competitivo, ma profittevole) e, dall’altro lato, l’attenzione pubblica, rappresentata da chi mi ha preceduto, di mantenere il baricentro pubblico di Fiera, anche allo scopo di dare posti di lavoro per soddisfare esigenze di famiglie. Legittimo, lecito, ma evidentemente dicotomico rispetto al primo punto che dicevo.

Quindi, bene che ci sia il riferimento al Gruppo PD. Bene il fatto che si dica “grazie” al PD, perché io non ho alcuna intenzione di assumermi una virgola di responsabilità della conduzione che ha portato oggi Fiere a dover fare i conti con queste scelte drammatiche. Lo abbiamo detto in Commissione. Era inevitabile arrivare a un punto di snodo. Evidentemente, oggi, la scelta di revocare la mobilità, ma anticipata dalla decisione di mandare a casa 123 lavoratori, era eminentemente finalizzata a far pagare ai più deboli le scelte sbagliate dei più forti. Quindi, bene, evidentemente, che ci sia stata una revisione di questa scelta, ma dico anche che la decisione di un sindaco in oggettiva difficoltà, come quello di Bologna, di interpretare come risolutiva la revoca della mobilità in ordine alle difficoltà di Fiera è fallimentare, ed è grave che non vi sia stata, anche da parte della Regione, una maggiore capacità di contenimento dell’azione di questo sindaco, che ha annunciato come risultato proprio l’aver raggiunto la revoca della mobilità.

Dico questo perché i problemi sul tavolo rimangono insoluti. La decisione di ampliare i contenitori, ma per far cosa? Lo abbiamo detto anche in Commissione. È inutile ampliare l’area espositiva, quando siamo a rischio di perdere fiere su fiere per l’incapacità di un management di rimanere all’altezza.

Nella vicenda del direttore Bruzzone − lo dico assumendomi una quota di responsabilità − credo non ci sia stata altra responsabilità se non quella di tenere, magari con qualche trucco del mestiere, alta l’attenzione su una Fiera, quella di Bologna, che sta perdendo competitività. Anche in questo caso, vi è la sintesi di come siamo messi. Bologna non è più competitiva perché avete affidato Fiera a un soggetto che oggi, sì, è stato dimissionato, ma quando si era arrivati troppo lunghi. Oggi, la scelta dell’attuale presidente Boni, prima di operare e poi di revocare i tagli, rappresenta la dimensione dell’attuale schizofrenia che, partendo dal Gruppo PD, come è ben scritto qua, si riverbera su Fiera e oggi ci consegna una situazione in cui non vi è un piano industriale. Nessuno può credere che revocare 123 procedure di licenziamento si innesti su un piano industriale uguale al precedente. 123 licenziamenti cambiano drasticamente un piano industriale.

Diceva bene, prima, il collega Marchetti, quando chiedeva l’accessibilità al bilancio o altro. La recente revisione del diritto societario preclude ai soci, anche pubblici, di accedere a una serie di informazioni che una volta, invece, erano garantite in nome di un’assenza di trasparenza che, evidentemente, rende più speculative, almeno potenzialmente, certe azioni. Non per questo, però, non vigileremo. Lo dico perché, nel momento stesso in cui in questa risoluzione si fa riferimento all’incontro del 5 ottobre, mi auguro che il Gruppo PD abbia il buonsenso di convocare immediatamente in Commissione il presidente, il direttore, chi ha il pallino in mano per sapere come sta evolvendo la questione. Diversamente − facciamo partire pure il timer − tra 365 giorni ci troveremo esattamente nella situazione di qualche mese fa, se non peggiore.

Rimango dell’idea che, certo, si potevano muovere diversamente le leve per risolvere questo problema. Rammento sommessamente che ieri abbiamo votato un documento di programmazione economica della Regione che annuncia la realizzazione di un’unica società, il che, secondo me, ha poco a che fare con quanto scritto in ordine alla vicenda dell’esigenza di creare un network fieristico regionale. Lo abbiamo detto ieri. Fatelo. È inutile che impegnate la Giunta. Fatelo. Lo abbiamo votato ieri. Vediamo se quel sistema è competitivo.

Ieri abbiamo votato un documento di programmazione in cui si annuncia la realizzazione di questo network, senza precisare i costi, le economie di scala, i risparmi, i bilanci, che cosa si intende fare. Ed è in questo senso che ritengo assolutamente non un vanto quello che il PD compie oggi, dicendo “grazie, è merito nostro”, ma un’assunzione di responsabilità. In politica, a volte, bisogna anche rammentare ciò che si dice, anche se spesso, purtroppo, abbiamo la memoria corta.

Mi segno un ideale post-it per ricordare, tra un anno, come saremo messi e questo intervento, che rimane lì. Ovviamente, preannuncio un voto contrario a questa risoluzione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

Vi comunico che è arrivata una proposta di emendamento a firma della consigliera Piccinini, che insiste sulla 2924, che si aggiunge agli altri due emendamenti. Gli emendamenti, quindi, sono tre.

Siamo in discussione generale.

Do la parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

La discussione che affrontiamo oggi, per una parte, arriva un po’ in ritardo. La discussione relativa al ritiro della mobilità dei lavoratori, in qualche modo, è stata superata.

Tuttavia, questa discussione arriva in ritardo solo in parte. Dobbiamo essere onesti, proprio per il ruolo che ricopriamo e per il rispetto che dobbiamo alle Istituzioni e alle persone, in questo caso alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti in questa vicenda. La partita, chiaramente, non è finita. L’impegno che, in primis, le lavoratrici, i lavoratori e le rappresentanze sindacali hanno messo in campo per scongiurare quel piano di esuberi penso rappresenti una lotta. A mio parere, e lo dico sommessamente, il principale merito dell’esito di questa vertenza va attribuito a quella lotta. Senza attribuirsi meriti e medagliette, dobbiamo riconoscere che senza quella lotta, senza quella battaglia difficilmente le Istituzioni avrebbero avuto modo di intervenire chiedendo la modifica di quella decisione.

Ad ogni modo, siamo solo all’inizio della partita. In merito ai temi che abbiamo affrontato in Commissione, lo dico in modo chiaro, sarebbe utile che il presidente Boni venisse nuovamente invitato in Commissione e che ci confrontassimo nuovamente con lui. I temi che sono stati posti e sui quali ci siamo confrontati, parzialmente in aula e in modo più diffuso in Commissione, sono ancora tutti lì. Il tema principale dal quale − credo − dovremmo tutti quanti muovere, cioè quello della presentazione del piano industriale, è ancora lì. Siamo in attesa di vederlo, di capirlo, di poterlo giudicare.

Ripeto qui quello che ho detto in Commissione direttamente al presidente Boni. Mi è parso abbastanza − per usare un eufemismo − stravagante che, in assenza di un piano industriale, si sia partiti dicendo: “Intanto, ci sono 123 esuberi. Poi vedremo il piano industriale”. Ricordo che in Commissione, quando io sollevai questa questione, il presidente Boni mi rispose, bontà sua, dicendo che il piano industriale si faceva facendolo. Un pezzo alla volta, alla fine, arrivava il piano industriale. Questa fu la sua risposta. La trovate agli atti. Io penso che non sia così. Prima si presenta un piano industriale e ci si misura con quello e, dopo, si prendono le decisioni conseguenti.

Dico una cosa banale. “Mi rincuora” che nei giorni scorsi, a fronte della discussione sull’aumento di capitale avanzato dai soci pubblici, quindi della possibilità che i soci pubblici tornino a essere maggioranza di BolognaFiere, i soci privati abbiano risposto nel modo più semplice possibile, dicendo: “Prima di mettere i soldi, vogliamo vedere il piano industriale”.

Lo dico cercando di essere laico. Non capisco per quale motivo, se si chiedono i soldi ai privati, questi rispondono che prima vogliono il piano industriale; se, invece, si dice “a casa i lavoratori” non è legittimo che i lavoratori dicano “fateci vedere il piano industriale”. Sinceramente, si tratta di due pesi e due misure che non comprendo. Non comprendo questa impostazione, che abbiamo contestato sin dall’inizio, ovviamente con le forze che possiamo avere e con il ruolo che possiamo giocare. Il piano industriale, quindi, rappresenta l’elemento fondamentale. Quando si costruisce una casa si parte dalle fondamenta, non si discute sul colore delle finestre.

Passiamo al rilancio del quartiere fieristico. Il presidente Boni, quando è venuto in Commissione (uso sempre le sue parole, perché credo siano le più appropriate da questo punto di vista), è stato molto tranchant sul punto e ha anche elencato una serie di ritardi che ci sono stati e che si sono accumulati nel tempo rispetto al rilancio del quartiere fieristico, anche dal punto di vista infrastrutturale e urbanistico. Penso che le Istituzioni, a partire, ovviamente, da quelle locali direttamente coinvolte, si debbano far carico di questo. Non è una discussione che possiamo far finta non esistere, in quanto rappresenta l’altro pezzo fondamentale per garantire sviluppo e occupazione a BolognaFiere, che è un patrimonio di tutta la città metropolitana. Ovviamente, all’interno del sistema fieristico regionale, è un patrimonio di tutta la regione.

Non è serio affrontare la discussione in assenza di queste coordinate generali. Certo, ereditiamo una situazione − lo dico in senso generale – complicata, anche da un punto di vista economico. I numeri emersi nei mesi scorsi sono abbastanza preoccupanti, per usare sempre parole “misurate”. Anche in quel caso, a mio parere, vi sono responsabilità che devono emergere con chiarezza. Queste responsabilità, o questi problemi, però, non si possono scaricare sempre e solo sulle lavoratrici e sui lavoratori. Credo sia intollerabile, soprattutto se, come in questo caso, BolognaFiere vede al proprio interno una partecipazione pubblica molto significativa. Tale partecipazione è destinata ad aumentare? Io sono molto d’accordo. Penso che questa sia una prospettiva molto convincente, a condizione, però, che vengano rispettate le coordinate che richiamavo prima.

Ad esempio, e tocco un altro aspetto che ritengo fondamentale e cruciale, abbiamo avviato la discussione “a spizzichi e bocconi” sulla modifica dello Statuto. Poi ci siamo fermati, opportunamente. La modifica dello Statuto – lo ricordo − doveva prevedere il superamento dell’indicazione, da parte dei soci pubblici, del presidente di BolognaFiere. Ci siamo fermati. Quella discussione, ovviamente, andrà in subordine a tutto il resto. Se modificheremo gli assetti proprietari all’interno di BolognaFiere, chiaramente lo Statuto non potrà più prevedere le cose che avrebbero dovuto essere presenti prima.

Lo dico molto chiaramente, perché penso sia corretto farlo: i temi posti dal presidente Boni, anche in ordine alla situazione contrattuale delle lavoratrici e dei lavoratori, toccano la questione dell’organizzazione del lavoro, che credo, però, non possa essere tenuta a margine della discussione. Quei “problemi”, le questioni poste dal presidente Boni – lo ha fatto in modo molto diretto, bisogna riconoscerlo − o sono fondate, e allora le troveremo comunque lungo il nostro percorso e dovremo dare risposte a quelle questioni nei prossimi mesi, o, se sono infondate, devono provocare, penso, una evidente conseguenza.

Ribadisco: se si è affrontata una discussione partendo da un dato, ci sono 123 lavoratori in esubero (con una certa situazione contrattuale, con certi costi di gestione, eccetera, tutte le cose che abbiamo sentito dire in questi mesi). A un certo punto si dice: va bene, la mobilità è ritirata, si riparte daccapo, aumento del capitale pubblico, gestione che torna in capo al pubblico.

Io dico: va bene, ma allora, quei problemi che sono stati posti, lo sono stati in modo strumentale? Se questo è, è una responsabilità che qualcuno si dovrà assumere. Se invece non sono stati posti in modo strumentale, e qui mi ricollego a quello che ho detto all’inizio, siamo solo a partita avviata. Quindi, benissimo che sia stata ritirata la procedura di mobilità nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, che hanno appunto svolto un ruolo fondamentale, di lotta, però, lo dico con estrema chiarezza, siamo solo all’inizio della partita.

Penso, e qui un passaggio lo devo fare, che effettivamente, nella risoluzione presentata dal collega Caliandro ed altri, ci sia un’enfasi, rispetto al ruolo di una particolare forza politica nei confronti delle altre, che sarebbe stato meglio evitare.

Queste sono le questioni sulle quali ci dobbiamo, credo, misurare.

 

PRESIDENTE (Soncini): Consigliere, le chiedo di avviarsi a conclusione.

 

TARUFFI: Sì. Le chiedo scusa, presidente, se ho sforato.

Proprio perché questi sono i temi, a partire dal primo principale, cioè il piano industriale, io credo che sia opportuno che la discussione che abbiamo avviato in Commissione la proseguiamo sulle coordinate che ho cercato di richiamare, che credo saranno fondamentali per sviluppare la nostra azione e il rilancio di BolognaFiere.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

Prego, consigliere Alleva.

 

ALLEVA: Io vorrei richiamare l’attenzione su questo punto iniziale.

La messa in mobilità dei 123 lavoratori è stata sicuramente una provocazione, ma non è un giudizio solo politico, è un giudizio complessivo. Un minuto dopo aver letto la lettera di messa in mobilità, dissi che era illegale e che non si poteva davvero voler fare una cosa del genere. Bastava vederlo: la legge obbliga a dire dove sono gli esuberi, che non c’erano per una parte di qualifiche.

Per altre qualifiche, gli esuberi erano il 100 per cento. Questo significa che è illegale, perché non può essere che io, di fronte, facciamo conto, a un abbassamento dei ricavi del 30 per cento, licenzio il 100 per cento di lavoratori che fanno una certa cosa (accoglienza, bar, e così via).

A cosa serve? Serve evidentemente a mandar via questi e a prenderne degli altri, al loro posto. Quindi, non è un esubero ma è una esternalizzazione complessiva di un pezzo di organizzazione. Verso dove? Boni ebbe la faccia tosta di dirlo subito: verso il lavoro precario, somministrato o a termine. Peccato che la legge vieti proprio questo, a chi ha fatto licenziamenti collettivi: vieta, cioè di dare lavoro a termine, o somministrato, per almeno sei mesi. Quindi, chi ha fatto quella lettera sapeva di fare qualcosa che non aveva nessuna valenza giuridica, nessuna possibilità di resistere. È stata una provocazione.

Detto questo, il fatto che la provocazione abbia suscitato, però, un forte movimento di opposizione tra i lavoratori, nell’opinione pubblica e in questo stesso Consesso, mi fa dire che questa provocazione in fondo è stata una felix culpa, perché ci ha rimesso all’ordine del giorno un problema che forse era in allora ancora un po’ sotto traccia.

Il problema dell’assetto dei lavoratori non è affatto finito. È chiaro, infatti, che dopo questa provocazione verrà la proposta vera. E la proposta vera sarà una proposta di esternalizzazione di certi servizi, verso – ci giocherei almeno un euro – cooperative, le quali, magari costituite in parte dagli stessi lavoratori, dovranno assicurare quei servizi.

Ma a questo punto, per un fenomeno ben conosciuto, si sfuggirà all’applicazione dei normali contratti di lavoro che lì venivano applicati, con una stabilizzazione dei posti che vi è stata, molto importante. Questi lavoratori cioè erano lavoratori a part time verticale, cioè non è vero che stavano con le mani in mano. Il loro part time verticale comportava che lavorassero essenzialmente nei momenti di punta, però avendo una stabilità di rapporto, un contratto a tempo indeterminato, con tanto di articolo 18 a part time verticale.

Dove si vuole andare? Si vuole andare, io penso, verso quella organizzazione che purtroppo, in questa Regione è diventata un modulo consueto, per cui servizi, parte della produzione, eccetera, vengono appaltati a organismi di tipo apparentemente cooperativo, o formalmente cooperativo, che pagano a sotto salario e a sotto standard normativo.

Questa è sicuramente l’intenzione che c’è da parte del presidente Boni. Ne ho visti tanti di casi come questi, e ovviamente i lavoratori, le forze sindacali sono avvertite di questo pericolo e combatteranno contro questa proposta. La Regione non può restare inerte, cioè, non possiamo assolutamente avallare questo tipo di esternalizzazione verso la cooperazione fasulla che ha avvelenato il tessuto sociale ed economico della nostra Regione.

Sul versante del piano industriale, la situazione è paradossale, l’hanno detto tutti, lo ha appena ricordato il collega Taruffi. Il presidente Boni ci disse che non lo aveva, anzi, che si andava avanti un po’ alla giornata. A quel punto, si attirò la critica pacata ma esattissima, della nostra presidente dell’Assemblea, la quale gli disse che era la prima volta che sentiva dire che l’assetto delle risorse umane veniva discusso prima che si conoscessero i programmi produttivi, che è esattamente quello che tutti noi pensiamo.

Io però ritengo, vero questo, che probabilmente c’è un’altra premessa. I discorsi di assetti produttivi, al di là della questione dei lavoratori di cui ho già parlato, implicano che si risolva il problema pubblico-privato, c’è poco da fare. Alla fine, il rovesciamento della vecchia presidenza, la vecchia governance delle fiere, avvenne proprio su questo, sulla famosa clausola statutaria per la quale il presidente è espressione della parte pubblica, al di là – è un patto parasociale – di quelle che sono le maggioranze azionarie. Questo patto parasociale che diventava una clausola statutaria, è stato attaccato in ogni modo.

È questo che evidentemente impedisce che il discorso sul piano industriale vada avanti. Bisogna capire anche chi è che comanda, chi ha la legale rappresentanza, lì dentro. Io credo che finché questo nodo non sarà sciolto, noi non faremo dei passi avanti.

Da questo punto di vista, la richiesta del Comune di Bologna di fermare i licenziamenti, e questo era intuitivo, perché si vuole investire, è un modo di rafforzare l’opzione pubblica, che io ampiamente condivido.

Su questo penso che in sede politica una posizione bisognerà prenderla. La Regione non può restare indifferente. La clausola statutaria va confermata o va cancellata? È questo il ponte dell’asino, sul quale bisognerà a un certo punto prendere posizione. Se va confermata, e magari ci sono anche, a supporto, nuovi investimenti pubblici, dopo si potrà parlare approfonditamente del piano industriale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

Siamo in discussione generale congiunta sui documenti.

Al momento non ho altri iscritti tra i consiglieri.

Do la parola all’assessore Costi.

 

COSTI, assessore: Grazie. Sarò abbastanza veloce, ma ci tenevo a fare alcune riflessioni e anche a dire alcune cose rispetto a questo tema.

La prima cosa che mi preme dire è che credo che questo risultato sia stato ottenuto anche per il lavoro che hanno svolto questa Assemblea e la Commissione. Nel ritiro della mobilità da parte del presidente Boni credo che abbiano avuto un ruolo certamente la maggioranza e noi come Regione. Vorrei ricordare che la posizione da me espressa a nome della Giunta, anche nelle Commissioni, oltre che sulla stampa, è stata sempre quella che era assolutamente necessario avere il piano industriale e, aggiungo, il piano degli investimenti, per poter ragionare rispetto ad azioni e a scelte che potevano avere teoricamente un loro senso, ma senza questo era assolutamente prematuro ragionarne.

Oggi siamo in una situazione diversa, questo grazie anche ad un ruolo molto forte del sistema pubblico. Io ho qui sentito parlare del Sindaco, che si sarebbe mosso in totale solitudine. Ma non è vero, perché questo lavoro è stato svolto dai tre soci pubblici in modo congiunto. L’obiettivo della Regione, ma l’obiettivo dei soci pubblici, rimane quello che abbiamo sempre detto e che abbiamo sempre rimarcato. Le Fiere e la Fiera di Bologna sono uno strumento fondamentale per l’internazionalizzazione delle nostre imprese, in modo particolare per le piccole e medie imprese. Tutte le azioni, quindi, che i soci pubblici hanno svolto e stanno svolgendo sono volte a rafforzare il ruolo che la Fiera di Bologna deve avere nel panorama dell’Emilia-Romagna, all’interno di un disegno che noi auspichiamo. Io continuo a dire che noi siamo soci, assieme ad altri, sia di questa Fiera che delle Fiere di Rimini e di Parma. Auspichiamo che le tre Fiere possano avere un ruolo sempre più sinergico, di sistema, quindi non di competizione tra loro, bensì di collaborazione forte. Questo è stato sancito in modo autonomo dai tre presidenti delle Fiere. Entro luglio si sono dati un tempo e nella loro totale autonomia. Vorrei infatti ricordare che da questo punto di vista, le tre Fiere che hanno compagini societarie diverse, a seconda dei territori, si sono date modalità e tempi per arrivare a produrre una proposta, che credo vada in quell’indirizzo esclusivo, di rafforzare il nostro sistema, a tutela – anzi, a vantaggio – delle nostre piccole e medie imprese.

In secondo luogo riteniamo che il piano industriale, per quanto riguarda la Fiera di Bologna debba avere alcuni elementi fondamentali. Una delle motivazioni sulla base delle quali è stato eletto il nuovo consiglio di amministrazione è quella di rimettere mano al Quartiere fieristico di Bologna. Questo lo abbiamo esplicitato e lo abbiamo sempre detto, e per rimettere mano al Quartiere fieristico di Bologna sono comunque necessari degli investimenti, quindi è assolutamente necessario avere o trovare delle risorse.

Il restyling e l’ampliamento, come richiesto da alcune importanti Fiere che hanno confermato la loro presenza nel Quartiere fieristico di Bologna, necessitano di una strategia complessiva rispetto a dove si posiziona la Fiera di Bologna. Questo chiaramente è il piano industriale complessivo delle strategie più il tema degli investimenti. Su questo si è chiesto di accelerare.

Il piano mi auguro che sia completato e approvato da parte del consiglio di amministrazione quanto prima. Io sarò presente al confronto, alla presentazione, il 5 di ottobre, con le organizzazioni sindacali. Va da sé, perché questo è un impegno che abbiamo preso nel dibattito trasparente, aperto. Anche qua, io vorrei che ogni tanto ci riconoscessimo questo ragionevole confronto che è stato fatto con due Commissioni: una con i tre presidenti e una esclusivamente col presidente Boni. Poi, uno può trarre tutte le valutazioni, ma non si dica che non si è dibattuto, che non si è discusso, che non si sono avuti modo e modalità per confrontarsi nel merito, e anche in modo approfondito.

Noi avevamo preso l’impegno che in Commissione avremmo fatto un passaggio rispetto al piano industriale e al piano degli investimenti. Questo io lo confermo, perché è l’impegno che ci siamo presi in quelle Commissioni, soprattutto nell’ultima che abbiamo fatto.

Termino con alcune cose. È chiaro che la Fiera di Bologna, come è stato detto e ripetuto, deve avere bilanci perfettamente in regola e soprattutto in attivo. Dovrà quindi essere portato avanti un lavoro dal punto di vista del consiglio di amministrazione e del presidente. Che questi enti siano gestiti in modo efficace ed efficiente è un presupposto assolutamente fondamentale. Soprattutto, io credo che ci sarà bisogno, ma anche questa parte sarà demandata, una volta valutato, verificato e discusso il piano industriale e anche il piano dell’investimento, anche al tema della riorganizzazione che compete alla Fiera.

Io credo che sia importante e fondamentale che il tutto possa essere ragionato e discusso all’interno di una responsabilizzazione profonda da parte di tutti. I soci pubblici, in perfetta sintonia, hanno esplicitato che non c’è più tempo. Questo è il motivo per cui si sta accelerando anche sul tema del piano: abbiamo bisogno che il quartiere fieristico sia quanto prima adeguato e sistemato. Questo non significa non prevedere un apporto importante da parte dei privati. I privati faranno anche loro le loro valutazioni; saremmo ben contenti che anche i privati potessero investire all’interno del Quartiere fieristico di Bologna che, vorrei ricordare, rimane uno dei più importanti a livello nazionale: ogni tanto, in questo dibattito, non dimentichiamocelo.

L’esempio del CERSAIE di questi giorni ha dimostrato il ruolo, la potenza e la forza che questo Quartiere ha rispetto ad un sistema produttivo con migliaia di occupati. Per conto nostro, deve essere un sistema fieristico che deve portare sempre più posti di lavoro, ovunque. Quindi, benissimo la salvaguardia all’interno della Fiera, questo è un tema che credo che abbiamo posto con molta forza, ma occorre, con altrettanta forza, porre l’attenzione sul ruolo che la Fiera di Bologna, assieme alle altre due Fiere, deve avere nel complesso dell’economia di questa nostra Regione.

Credo che avremo tranquillamente la possibilità di ragionare con il presidente Boni in una Commissione specifica sul tema del piano industriale, il piano degli investimenti. Dopodiché, confermo, a nome della Giunta, la volontà di procedere a capitalizzare, per la nostra parte, assieme agli altri due soci pubblici, la Fiera di Bologna, in quanto riteniamo che sia assolutamente necessario procedere in tempi celeri.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Costi.

Chiudo la discussione generale sulla risoluzione.

Apro il dibattito generale sugli emendamenti che sono tre, due a firma della consigliera Piccinini e uno a firma del consigliere Pettazzoni. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Proprio in virtù di quello che diceva anche l’assessore Costi e delle dichiarazioni del sindaco Merola per quanto riguarda la ricapitalizzazione e l’acquisizione di quote di maggioranza pubbliche, noi abbiamo presentato in questa ottica un emendamento. Non vorremmo che le parole dichiarate a mezzo stampa rimanessero poi solamente una promessa o una provocazione nei confronti dei privati, che a quanto pare, a differenza di quanto ci era stato raccontato in Commissione, sembra che non vogliano fare la loro parte.

Secondo noi invece è un’opzione da valutare, che è sul tavolo e che va pesa in considerazione. Ecco il senso del nostro emendamento.

Mi permetto poi solo un piccolo appunto in risposta a Caliandro. Voi la potete raccontare fuori da qui, ma non la raccontate a noi e non la raccontate ai lavoratori. Mi fa piacere che abbiate riscoperto il vostro lato sinistro, però non è stato il Movimento 5 Stelle a raccontarvi in Commissione e a dirvi che dall’altra parte del tavolo qualcuno avrebbe saputo che cosa fare, come a dire che qualcun altro non stava facendo il proprio dovere.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Piccinini.

Prego, consigliere Pettazzoni.

 

PETTAZZONI: Grazie, presidente.

Anche noi chiediamo attraverso questo emendamento che vi sia un contenimento dei costi, soprattutto fatto dall’interno. Tutto quello che deve essere fatto, va nella direzione di tagliare gli sprechi, di evitare costi superflui, di ottimizzare le spese, quindi dare atto ad una gestione molto regolare e molto controllata. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pettazzoni.

Nessun altro chiede di intervenire in dibattito generale sugli emendamenti.

Apro le dichiarazioni di voto congiunte su risoluzioni ed emendamenti. Cinque minuti per Gruppo.

Prego, consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Solo due considerazioni. Come ha detto già il collega Marchetti, ovviamente sulla risoluzione del PD voteremo contro, perché è chiaro, è l’autocelebrazione di una vittoria, che in realtà vittoria non è. Alcune considerazioni anche in merito a quanto è stato detto dal Partito Democratico e dall’assessore Costi. Ovviamente è imprescindibile che ogni valutazione che si fa su Bologna Fiere e sull’eventuale fusione con Parma e con Rimini, debba avere un piano industriale. Da qui si dovrà discutere se esattamente questo piano industriale avrà i criteri per cui si potrà decidere effettivamente che cosa le Fiere faranno. Ovviamente, il problema principale sarà quello di capire necessariamente se questo piano industriale sorreggerà poi i lavoratori e le Fiere che andranno a fondersi.

In realtà, in Commissione, assessore Costi, il problema principale è stato che abbiamo fatto sì due Commissioni, abbiamo chiesto l’audizione dei presidenti delle Fiere. Anche il presidente delle Fiere, in I Commissione, parlo soprattutto di Cagnoni, presidente della Fiera di Rimini, non era tanto entusiasta di questo progetto. Anche perché si parlava un po’ del nulla: era sempre ipotesi, “faremo, faremo, faremo”, ma ad oggi non è stato fatto ancora niente.

Allo stato attuale, non ho richieste, per quanto riguarda la mia Commissione, di audire alcuno. L’unica richiesta che era pervenuta è stata quella del Movimento 5 Stelle e abbiamo audito il presidente Boni. Ma ad oggi, il progetto di legge sulla ricapitalizzazione è fermo, in attesa di avere il piano industriale. Ogni questione legata al sistema fieristico è ferma, quindi non riusciamo veramente a capire che cosa stia succedendo.

In realtà, il piano industriale quando verrà presentato? Non ci sono tempi, non ci è stato detto assolutamente nulla, quindi, nell’ottica di questa considerazione, è evidente che oggi non possiamo votare delle risoluzioni che vadano nella direzione legata al fatto che ci sarà un piano industriale, ma non si sa quando ci sarà.

Su questo quindi confermo il voto negativo alle risoluzioni del Partito Democratico.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pompignoli.

Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Sull’ordine dei lavori: vorrei chiedere la votazione elettronica della nostra risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Va bene, voto elettronico sulla risoluzione oggetto 2924.

Grazie, consigliera Piccinini.

Nessun altro chiede di intervenire in dichiarazione di voto congiunta sulla risoluzione oggetto 2924 ed emendamenti. Passiamo alla votazione dell’emendamento a firma del consigliere Pettazzoni. Chiedo l’assenso alla consigliera Piccinini per poterlo mettere in votazione.

 

PICCININI: Sì.

 

PRESIDENTE (Soncini): Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Pettazzoni e altri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma della consigliera Piccinini (alla quale non chiedo l’assenso perché insiste sulla risoluzione a prima firma Piccinini).

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 2 è respinto.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 2924, a firma dei consiglieri Piccinini, Marchetti Daniele e Taruffi, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

15

Contrari

 

24

Astenuti

 

3

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 2924 è respinta.

Passiamo alla risoluzione oggetto 3283, innanzitutto all’emendamento a firma della consigliera Piccinini. Chiedo al consigliere Caliandro l’assenso a mettere in votazione l’emendamento.

 

CALIANDRO: Sì, va bene.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Caliandro.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini, che insiste sulla risoluzione oggetto 3283.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3283, a firma del consigliere Caliandro ed altri.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 3283 è approvata.

 

OGGETTO 2920

Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere la ferma condanna, a nome del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta, per lo scempio e gli atti vandalici commessi contro la memoria del giovane militante del "Fronte della Gioventù" Sergio Ramelli, deceduto nel 1975 a seguito dell'aggressione posta in essere da parte di un gruppo di extraparlamentari legati ad Avanguardia Operaia. A firma dei Consiglieri: Aimi, Foti

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 2920: Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere la ferma condanna, a nome del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta, per lo scempio e gli atti vandalici commessi contro la memoria del giovane militante del "Fronte della Gioventù" Sergio Ramelli, deceduto nel 1975 a seguito dell'aggressione posta in essere da parte di un gruppo di extraparlamentari legati ad Avanguardia Operaia, a firma dei consiglieri Aimi e Foti.

Vi ricordo che, su questo oggetto, è pervenuta una proposta di emendamento, a firma del consigliere Giuseppe Boschini ed altri.

Apro la discussione generale sul documento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Si è iscritto il consigliere Aimi. Prego.

 

AIMI: Grazie, presidente. Qualche tempo fa, a Modena, si è verificato un episodio particolarmente grave: è stata divelta la targa che ricorda il militante del Fronte della Gioventù - che era l’organizzazione giovanile dell’allora Movimento Sociale Italiano - Sergio Ramelli, morto, dopo cinquanta giorni di agonia, il 29 aprile 1975, a soli diciotto anni.

Ramelli venne aggredito da militanti di Avanguardia Operaia, con un’azione compiuta proprio sotto casa sua. Venne colpito con le ormai famigerate chiavi inglesi, fino alla fuoriuscita di materiale cerebrale, mandandolo in coma per quel lunghissimo periodo.

L’evento suscitò, come tanti altri episodi legati a quegli anni terribili, particolare scalpore. La violenza avveniva – lo sappiamo – da entrambi gli schieramenti. Erano anni in cui la passione politica era molto forte e, a volte, sfociava in atti di violenza, quella violenza che noi, oggi, vogliamo condannare, qui, in Aula, e che si è riperpetrata e ripresentato a Modena - a dimostrazione di una insensibilità ancora oggi presente; così la fotografia di Sergio Ramelli è stata rinvenuta attaccata ad un cassonetto, impiccata a testa in giù, così come i fiori che erano stati deposti qualche giorno prima.

Si è appresa la notizia di questo atto vandalico, perché la vicenda è stata narrata e pubblicata su un social network - a cui faccio riferimento nella risoluzione - quasi come un vanto per quell’episodio. Al di là dell’indagine giudiziaria, che spero e mi auguro arrivi presto a una conclusione positiva, non foss’altro per individuare i mascalzoni che hanno compiuto questo atto gravissimo, credo che il Consiglio, oggi, si possa impegnare per condannare duramente questo episodio, per rinnovare la vicinanza alla famiglia di Sergio Ramelli e per attuare una campagna informativa.

A tal riguardo – ne avevo già parlato personalmente con il collega consigliere Boschini – sono favorevole a votare l’emendamento collegato alla risoluzione in oggetto.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Aimi.

La parola al consigliere Giuseppe Boschini. Prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. L’occasione che ci viene fornita dal collega Aimi nella presentazione del suo atto può essere utile per svolgere una riflessione più ampia.

È evidente che l’invito a condividere la condanna ai danni della memoria di una persona, come Ramelli, che è stata colpita da una violenza politica non può che essere condiviso. Questo, sia chiaro, a prescindere dalle opinioni di ciascuno di noi e dal giudizio politico che ognuno di noi può avere su una stagione.

Il problema non è essere d’accordo con le ideologie di Ramelli o meno, ma volterrianamente affermare il principio che io non la penso come te, ma mi batterò sempre perché tu possa esprimere liberamente la tua opinione. Poi Voltaire, naturalmente, aggiungeva un principio: a condizione che tu faccia altrettanto per me, cioè che tu sia tollerante e pensi che, anche se la mia opinione è diversa dalla tua, abbia comunque diritto a esprimerla.

Ebbene, prendendo spunto da questa proposta avanzata dal collega Aimi, oggi noi dobbiamo cogliere l’occasione per riaffermare questo principio, perché purtroppo, non solo in Italia, in questo periodo questo principio, che sembrava acquisito e assunto, non sempre lo è. Faccio riferimento, per esempio, anche a fenomeni recenti, che sono balzati agli onori delle cronache in più occasioni e che hanno manifestato episodi di intolleranza politica verso le opinioni altrui, di insulti alla memoria di persone che hanno espresso semplicemente la loro opinione, più o meno condivisibile, che purtroppo avvengono in maniera ricorrente.

Di recente io stesso ho vissuto un’esperienza personale di questa natura. A Modena, un circolo del Partito Democratico, presente e attivo sul territorio, è stato oggetto di un atto che adesso non so se definire attentato o atto vandalico (non mi interessa), in quanto con una bombola del gas è stata fatta saltare la porta di accesso. E a me ha colpito moltissimo il fatto che, nei giorni successivi a questo atto, a fronte di post pubblicati sui social che esprimevano solidarietà da parte della maggioranza delle forze politiche e dei militanti e che ribadivano che, nella logica democratica, bisogna avere rispetto per una sede di partito, come deve esserci rispetto di fronte a una colonnina o a un luogo che ricorda la memoria di un cittadino vittima di una violenza politica, indipendentemente dai colori politici o dalle ideologie, sono stati pubblicati tanti, troppi post che si esprimevano in termini che potrei riassumere così: “hanno fatto bene”, “ve lo siete meritati”, “peccato che a quell’ora non ci fosse nessuno e che nessuno si sia fatto male”. Questo è il tenore del dibattito politico a cui abbiamo assistito, fra l’altro anche da parte di persone che spesso sono militanti di base, per fortuna non esponenti qualificati, magari di una forza politica o dell’altra.

Colgo l’occasione, e volentieri aderiamo all’invito rivoltoci dal consigliere Aimi, per riaffermare, attraverso il voto favorevole alla sua istanza, il principio che la qualità del tessuto democratico e del dibattito democratico di questo Paese va difesa, e va difesa a partire dalla qualità del confronto e anche dalla condanna puntuale degli episodi di violenza politica verso persone, verso sedi, verso luoghi della memoria. Credo sia un’affermazione di principio attraverso cui possiamo lasciare alle future generazioni il patrimonio della democrazia che abbiamo conquistato, senza cui credo ci siano motivi per essere preoccupati per il futuro.

Nel merito dell’emendamento, come ha già anticipato il collega Aimi, è stato condiviso reciprocamente. Esso in qualche modo invita a precisare meglio e a ridefinire l’ultimo capoverso, lasciando inalterata la logica, ma riformulando lievemente i termini utilizzati. Purtroppo non è facile agire sulle coscienze e i temi ideologici sono difficili da manovrare con un atto amministrativo. Quindi, la riformulazione che invitiamo a prendere in considerazione è che si impegna la Giunta a sostenere sul territorio regionale, cosa che peraltro già avviene in parte, iniziative di informazione ed educazione dei giovani alla partecipazione civica e democratica, ispirate ai valori costituzionali e statutari regionali del rispetto della persona e delle sue libertà. Ricordiamo sempre che il rispetto delle opinioni, della libertà e della persona è un principio contemplato anche dallo Statuto della nostra Regione. Quindi, credo sia un mandato comune che dobbiamo sentire quello di riaffermare i valori del nostro Statuto regionale.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Boschini.

La parola al consigliere Fabbri.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Voglio intervenire sull’ordine dei lavori, anche se in parte richiama il discorso della risoluzione in esame.

Desidero far notare alla Presidenza e alla Giunta regionale che in questo momento alcune persone stanno occupando gli uffici dell’assessore Gualmini, atto che reputo molto grave in termini di controllo della democrazia, come diceva poc’anzi chi mi ha preceduto, e in termini di sicurezza dei consiglieri regionali, degli assessori e di tutto lo staff della Regione.

Trovo assurdo che chiunque possa entrare nella nostra sede e occupare gli Uffici della Regione per protestare. Questo significa offendere la democrazia e non tutelare assolutamente il lavoro di tutte le persone che operano qui dentro. Spero che si faccia mente locale.

Tra l’altro, a proposito di manifestanti un po’ esuberanti – passatemi il termine, – proprio in questo momento su Facebook il Collettivo universitario autonomo di Bologna scrive: “Vogliamo risposte. Occupato l’Ufficio di Elisabetta Gualmini, assessore al welfare e alle politiche abitative. Tanti studenti e tante studentesse sono venuti oggi a denunciare, per l’ennesima volta, il disagio abitativo di questa città. In troppi quest’anno sono dovuti ritornare nella loro città d’origine – questo può essere negativo o positivo – non trovando alcuna soluzione a Bologna. Affitti stellari, blablà”.

Credo, quindi, sia il caso, visto peraltro che siamo qui in questo momento, di fare il punto della situazione in termini di sicurezza all’interno di questi edifici e spero che tutte le forze politiche all’interno di questa Assise condannino atti di questo tipo, perché ledono il diritto alla democrazia, ma anche l’espressione del voto popolare del Consiglio regionale stesso.

Le chiedo, quindi, di fare il punto della situazione, perché sinceramente non mi sembra corretto in questo momento andare avanti, quando alcune persone hanno occupato gli uffici della Giunta e potrebbero anche arrivare nell’aula del Consiglio regionale.

Esprimo, naturalmente, la mia massima solidarietà all’assessore Gualmini.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Fabbri.

Non sono stata informata di questa situazione, che comunque non è all’ordine del giorno, per cui direi di proseguire con l’esame dell’oggetto 2920. Approfitteremo della pausa per acquisire ulteriori informazioni.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Sassi. Prego.

 

SASSI: Grazie, presidente. Alla memoria di Sergio Ramelli sono state dedicate strade e giardini in diverse località italiane, città con tradizioni politiche anche molto diverse tra loro. Sui cartelli Ramelli viene indicato con formule simili come “vittima politica”, “martire politico” o “vittima della violenza politica”.

Premesso che qualsiasi episodio di violenza dovrebbe sempre essere condannato, che sia di natura politica o meno, la prima intitolazione è avvenuta a Verona e ad essa ne sono seguite altre, e le richieste di intitolazione di strade a Sergio Ramelli sono state presentate spesso con una formula comune, del tipo: “In nome di una pacificazione nazionale che accomuni in un’unica pietà i morti di un periodo oscuro della nostra storia e come monito alle generazioni future, affinché simili fatti non debbano più accadere”. Le parole “pietà” e “monito” ci devono accompagnare sempre in questi casi, pietà per i morti e monito per i vivi.

La violenza politica degli anni Settanta ci sembra lontana, ma purtroppo non lo è. In tante parti del mondo il confronto politico avviene, anche oggi, in mezzo alle violenze e la voglia di eliminare l’avversario politico si registra troppo spesso. Purtroppo si possono eliminare gli avversari anche con strumenti meno violenti ma altrettanto duri di quelli degli anni di piombo, ma che possono in ogni caso raggiungere l’obiettivo di sopraffare.

Non aiutano certo anche dichiarazioni a mezzo stampa attribuite a personaggi politici, che affermerebbero che il “no” al referendum costituzionale potrebbe favorire soluzioni estremistiche e totalitarie. Non certo agevolano un clima di distensione e confronto.

La risoluzione proposta, così come anche l’emendamento presentato, incoraggia invece sia il sentimento di pietà sia l’ammonimento a non ripetere errori tragici e ingiustificabili.

Per questo motivo è doveroso e indispensabile condannare con fermezza ogni atto che infanghi la memoria dei morti ed è giusto che l’Assemblea si pronunci in favore di iniziative dirette a promuovere l’informazione e la conoscenza dei fatti accaduti, nonché la partecipazione civica e democratica ai valori democratici del nostro territorio, della regione in questo caso, ma direi del Paese tutto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Sassi.

La parola al consigliere Foti. Prego.

 

FOTI: Signora presidente, personalmente mi ritrovo nelle parole e nell’emendamento del consigliere Boschini, perché giustamente gli anni di piombo hanno rappresentato una pagina drammatica della storia italiana, una pagina che probabilmente in tanti hanno contribuito a rendere meno grave di quanto potesse essere. D’altronde, è inutile nasconderci dietro di noi e dietro un dito: vi è stata una fase politica nella quale la sopravvivenza e la lotta per la sopravvivenza era quotidiana.

Questa risoluzione, giustamente, si rivolge anche alla famiglia Ramelli, ma, come sa meglio di me Enrico Aimi, quella famiglia, come tante famiglie delle vittime degli anni di piombo, è andata dissolvendosi. Il padre è morto di crepacuore, il fratello è morto di infarto, la mamma è morta il 24 dicembre 2013. Rimane la sorella, che però alla fine ha rifiutato questa storia. Chi, come me, ha partecipato al funerale di mamma Ramelli sa bene che ci ha chiesto in tutti i modi di chiudere, a nome della famiglia, una pagina che per lei è stata solo un calvario.

È proprio questo, allora, che deve anche emergere e deve servire da monito alle future generazioni: si possono anche avere scontri terribili sul piano dialettico, ma non si deve mai uscire dalla durezza del confronto, delle parole e degli ideali alzando altri corpi contundenti. E ricordo che gli assassini di Sergio Ramelli sono stati processati alcuni anni dopo solo in relazione alla delazione di un extraparlamentare di sinistra, che aprì il pentolone su quelle vicende, e rappresentavano, dopo tanti anni, il meglio di alcune libere professioni, un medico, un avvocato, un ingegnere. Essi facevano parte di quel collettivo che partì per eliminare Sergio Ramelli. In quegli anni, a Milano c’era quel “vizietto” e forse era anche un po’ precostituito.

Consigliere Sassi, io ero a Verona quando, per la prima volta, con in testa Nicola Pasetto, deputato scomparso del Movimento Sociale Italiano, scoprimmo la lapide, prima in Italia, dedicata a Sergio Ramelli. È vero che la sua vicenda di giovane, neanche diciottenne, e il suo travaglio di quaranta giorni in rianimazione furono visti come un simbolo della destra giovanile italiana, ma il 29 aprile 1976 a Milano venne ucciso il consigliere provinciale del Movimento Sociale Italiano, avvocato Enrico Pedenovi, con la seguente motivazione: festeggiamo il primo anniversario dell’uccisione di Ramelli. Lo dico perché ci sono degli episodi che sono nella carne delle persone, prima ancora che nelle parole, e vi è stato un periodo dove nelle grandi città, in particolare Milano e Roma, molto meno a Napoli, la lotta politica ebbe spesso e volentieri a travalicare nell’uso delle armi.

Le lapidi si rispettano, tutte. È questo il motivo di fondo. Tra l’altro, qui stiamo parlando di una città che, per storia, per tradizione e per cultura politica, dal 1945 in poi, non aveva ragione, se non con un atto effettivo di pietà, di dare una lapide a Sergio Ramelli. Eppure, in quell’occasione vi fu chi responsabilmente, da una parte e dall’altra, condusse non dico una trattativa politica, ma un accordo politico-istituzionale perché, come gesto di pacificazione nazionale, potessero essere ricordati alcuni dei simboli degli anni di piombo, di cui per la destra politica italiana Sergio Ramelli è sempre stato forse quello con più riferimenti diretti.

Quindi, sotto questo profilo, chi ha compiuto questi atti e chi soprattutto utilizza il mezzo del web per compiere reati deve essere perseguito. Ma, ahimè, poi da nessuno viene perseguito, nonostante vi sarebbe l’obbligo d’ufficio di perseguirli. A tal riguardo, mi collego a quanto diceva ancora il consigliere Boschini a proposito della sede del PD. Badate, questa strana tolleranza per la quale sul web si può dire tutto e si può istigare a tutto non è libertà, è solo licenza. Ma molto spesso la licenza non si coniuga non soltanto con la libertà ma neanche con la legalità.

Io non pretendo che sul web si facciano censure a prescindere. Tuttavia, quando si istiga alla violenza o si esalta la violenza, si commette un reato. Non è che se uno lo fa in un’assemblea elettiva è reato, mentre se lo fa sul web è un esimente. Questa è la logica folle di un Paese che ha perso la tradizione giuridica, a mio avviso, o di persone che molto più comodamente si dimenticano che l’esercizio dell’azione penale è obbligatorio. Almeno finché sarà mantenuta l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, sarebbe opportuno che chi ne ha il compito ed è investito di quel ruolo lo assolva fino in fondo. Se si agisse in questo modo, si eviterebbe la diffusione di tanti cattivi maestri, dei quali anche Sergio Ramelli è stato vittima, come è stata vittima la sezione del Partito Democratico cui faceva prima riferimento il collega Boschini, come è vittima oggi, buon ultimo, l’assessore Gualmini con quella occupazione.

Badate, si parte proprio dalle occupazioni, dalle piccole violazioni. Nessuno è nato terrorista, a prescindere. Vi è un’escalation. Se la si ferma alla base, non si va al vertice; se la si lascia “germogliare”, i frutti dei cattivi maestri non possono che essere pessimi.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Vi comunico che, alla fine della trattazione di questo argomento, il sottosegretario Rossi è disponibile a dare un’informazione su quanto avvenuto e sollevato dal consigliere Fabbri. Ora, però, chiudiamo il punto.

Non essendoci altri iscritti, passiamo, allora, alla discussione generale sull’unico emendamento presentato. Cinque minuti per ciascun consigliere. Non ci sono iscritti.

Passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sull’emendamento. Cinque minuti per Gruppo. Non ho iscritti.

Gli scrutatori, i consiglieri Cardinali, Poli e Sassi, sono presenti.

Ricordo che il consigliere Aimi ha già espresso il suo assenso a mettere in votazione l’emendamento a firma dei consiglieri Boschini, Caliandro e Taruffi.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Boschini, Caliandro e Taruffi.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 1 è approvato.

Prego, consigliere Poli.

 

POLI: Chiedevo solo se poteva suonare uno squillo di tromba per vedere se…

 

PRESIDENTE (Soncini): Solitamente suoniamo con il dispositivo elettronico, ma suoniamo…

 

POLI: No, non glielo chiedo. Grazie.

 

FOTI: Chiedo che la votazione della risoluzione avvenga con il dispositivo elettronico.

 

PRESIDENTE (Soncini): Il consigliere Foti chiede la votazione della risoluzione con l’uso del dispositivo elettronico.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 2920, a firma dei consiglieri Aimi e Foti, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

37

Assenti

 

13

Votanti

 

36

Favorevoli

 

36

Contrari

 

--

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 2920 è approvata all’unanimità.

 

Comunicazione sull’occupazione degli uffici regionali in Viale Aldo Moro 21

 

PRESIDENTE (Soncini): Do ora la parola al sottosegretario Andrea Rossi per un’informativa.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Nel ringraziare il consigliere Fabbri e anche gli altri Gruppi per aver manifestato la loro solidarietà nei confronti dell’assessore Gualmini, ho chiesto di parlare al termine di questo punto anche per evitare qualsiasi tipo di valutazione politica che potesse riaprire il dibattito su questo argomento.

Informo il Consiglio che, questa mattina, circa 20-25 persone aderenti ai collettivi studenteschi universitari, con età compresa tra i venti e i ventitré anni, hanno deciso in modo un po’ singolare, considerato che normalmente non viene mai rifiutato alcun tipo d’appuntamento, di compiere un’azione dimostrativa nei confronti della Regione Emilia-Romagna, in particolar modo della vicepresidente Gualmini, ignorando peraltro che la delega in materia di edilizia universitaria e rapporti con le università è in capo all’assessore Bianchi. In questo caso, non si tratta di tematiche collegate all’affitto per quanto riguarda il sistema delle povertà e dell’inclusione sociale, bensì di tematiche strettamente connesse all’affitto in ambito universitario, che riguardano quindi le politiche universitarie, che vengono erogate anche attraverso ERGO, tanto per dare un ordine di grandezza.

Tale azione è avvenuta presso la sede dell’assessorato dove attualmente insistono gli uffici dell’assessore Gualmini e dell’assessore Venturi, quindi gli uffici ubicati in Viale Aldo Moro 21. È stata un’azione dimostrativa che ha portato purtroppo alla necessità, da parte della guardia che si è trovata a dover affrontare questo gruppo di ragazzi, a ricorrere a una visita al pronto soccorso in quanto c’è stata una leggera colluttazione. Comunque, al momento non sembra che la guardia abbia nulla di grave. Questo tipo di dimostrazione si è poi concluso con l’arrivo delle forze dell’ordine, che nell’arco di pochi minuti hanno liberato l’ufficio. Adesso, negli uffici in Viale Aldo Moro 21 è tornata a svolgersi la regolare attività.

A conclusione di questa informativa fatemi dire che il problema degli accessi in Regione sarà un tema che dovremo valutare prossimamente: anche se in questo caso non si è trattato di un accesso singolo, che normalmente viene controllato, ma di un accesso di gruppo, che non sempre purtroppo è controllabile per via del numero delle forze di sicurezza disposte all’interno delle stesse guardianie, che non sempre riescono a intervenire in modo da impedire questo genere di accessi. Comunque, lo ripeto, questo tema sarà valutato al più presto.

Anche la Giunta e il presidente, ovviamente, esprimono la loro massima solidarietà alla vicepresidente Gualmini per l’azione di questa mattina.

 

PRESIDENTE (Soncini): Ringrazio il sottosegretario Andrea Rossi.

Il consigliere Rainieri ha chiesto di intervenire. Prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Vorrei esprimere una breve considerazione circa la comunicazione del sottosegretario.

Io ho chiesto la convocazione urgente di un Ufficio di Presidenza per valutare l’accaduto, per oggi alle 14, durante la pausa dei nostri lavori. Credo che una valutazione vada fatta. Indipendentemente dal fatto che non siano venuti nel Palazzo del Consiglio ma in uno degli uffici della Giunta, credo che la situazione non debba essere presa “sottogamba”. Del resto, questi non erano dei ragazzotti, come li ha definiti il sottosegretario, ma dei veri e propri delinquenti – è giusto definirli con il loro nome –, perché chi compie questo genere di azioni è un delinquente. Peraltro, non ho visto in quest’aula nessun altro che abbia condannato ed espresso la propria solidarietà all’assessore, ad eccezione del nostro Capogruppo.

Lo ribadisco, queste azioni non dovrebbero succedere perché, se invece di questi delinquenti si fosse introdotto negli uffici qualcun altro, con qualche altra intenzione, oggi saremmo qui probabilmente a discutere di qualcos’altro, cosa che nessuno di noi ovviamente si augura. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Rainieri.

Quindi, ci riaggiorniamo alle 14 con l’Ufficio di Presidenza.

Prego, consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Innanzitutto, presidente, faccio mie le parole che il sottosegretario Rossi ha formulato nella sua comunicazione.

Voglio inoltre dipanare ogni dubbio e chiarire da quale parte stiamo. Noi stiamo dalla parte della legalità. Trovo corretto e condivisibile che si esprima solidarietà per un fatto gravissimo, quello appunto che si è verificato negli uffici della nostra vicepresidente. Trovo, invece, meno apprezzabile, quantomeno nell’eleganza, che vi sia una rincorsa a dirsi primi nelle solidarietà…

 

RAINIERI: Non ho detto primi. Soltanto il nostro capogruppo...

 

CALIANDRO: Certo. Infatti, voglio cogliere l’opportunità di significare che questo partito non è silente rispetto a quanto accaduto. È solamente un riferimento di stile, non di contenuto.

Penso si tratti di fatti gravissimi e mi auguro che saremo in grado di ripristinare le cose per quelle che sono, anche nella dialettica politica. Piuttosto, vorrei sapere di più su chi ha occupato gli uffici e sulla base di cosa, prima di esprimere delle valutazioni di merito. Di certo, violare le regole non è un atteggiamento che ci si aspetta da dei buoni cittadini.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Caliandro.

Poiché si sono espressi a questo punto due Gruppi, se i rappresentanti degli altri Gruppi vogliono esprimersi, uno per Gruppo, sono liberi di farlo. Tre minuti per ciascun intervento. Comunque, ricordo che alle 14 si terrà l’Ufficio di Presidenza.

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Come sempre, certi metodi andrebbero evitati e, quindi, sono da censurare. Ciò detto, però, dovremmo interrogarci anche sulle ragioni che portano a certi atti…

 

(interruzioni)

 

Ho detto che i metodi sono da censurare e che questo tipo di intervento non può essere accettato. Mi sembra di essere stato chiaro. Poi, se ho la libertà di esprimermi, vorrei anche aggiungere che sarebbe opportuno porsi il problema di capire l’origine di questi avvenimenti. Credo di dire una cosa normale. Fermo restando, lo ripeto, che questo tipo di atteggiamenti va respinto e non può essere accettato.

Posto che le parole del sottosegretario mi sono sembrate chiare, non vorrei comunque che eccedessimo anche nel pronunciamento di alcune espressioni. Credo sia giusto affrontare il tema degli accessi alla Regione e di assicurarsi che venga fatto tutto quello che è necessario fare, come ritengo sia corretto condannare l’atto, però evitiamo di farci sopra inutili esasperazioni.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

Prego, consigliere Sassi.

 

SASSI: Grazie, presidente. Già nel precedente intervento ho denunciato che non giustifichiamo in alcun modo la violenza, a prescindere che sia politica o di qualunque altra natura. Pur comprendendo la disperazione di talune persone, riteniamo che la prevaricazione fisica o la violenza non sia atto appropriato ad affrontare le criticità.

Esprimiamo, quindi, la massima solidarietà non solo all’assessore Gualmini, ma anche alla guardia, che speriamo stia bene, abbia subìto solo lesioni superficiali e torni presto al suo lavoro.

Lo ripeto, non giustifichiamo assolutamente azioni di forza da qualunque parte politica provengano, perché riteniamo che chi usa la violenza, la forza, la prevaricazione fisica, e non solo, si ponga immediatamente dalla parte del torto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Sassi.

Prego, consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Ci associamo al coro, inaugurato dal collega Fabbri, di solidarietà.

Vorrei soltanto aggiungere che i collettivi studenteschi universitari li conosciamo bene. Non è che questi siano calati da Marte. Quindi, esprimiamo solidarietà all’assessore Gualmini, ma anche a tutti coloro che hanno subìto una qualche forma di aggressione in passato e in particolar modo all’agente che è intervenuto e ha svolto il proprio operato. Questo credo che sia doveroso.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

Non ho altri iscritti o richieste di intervento…

 

(interruzione del consigliere Rainieri)

 

Consigliere Rainieri, in precedenza ha comunicato dell’Ufficio di Presidenza alle 14.

 

RAINIERI: Per fatto personale.

 

PRESIDENTE (Soncini): Prego, per fatto personale.

 

RAINIERI: Intervengo per fatto personale.

Voglio semplicemente ricordare al collega Taruffi che io non esaspero niente. Questi sono semplicemente metodi squadristi, quelli che lui ha tanto condannato in passato. Quindi, semmai, gli chiedo di utilizzare eventualmente altre parole nei confronti di chi ha semplicemente denunciato un fatto che non va nascosto, perché credo che sia molto più grave di quanto qualcuno non lo voglia far passare. Come ha detto qualche collega, le motivazioni possono essere quelle giuste, ma i metodi corretti per far valere le proprie ragioni non sono questi, perché poi in molti casi si passa dalla ragione al torto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Rainieri.

 

OGGETTO 2734

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, presso il Governo, il Parlamento e le Istituzioni Europee volte alla revisione dei rapporti tra l'Unione Europea e la Federazione Russa al fine di revocare le sanzioni contro la stessa e limitare i conseguenti danni all'economia italiana, a condannare la politica internazionale della U.E. nei confronti della Crimea, esprimendo inoltre preoccupazione per le dichiarazioni in merito rese da Federica Mogherini, capo della diplomazia della U.E. A firma dei Consiglieri: Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Procediamo con l’oggetto 2734: Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, presso il Governo, il Parlamento e le Istituzioni Europee volte alla revisione dei rapporti tra l'Unione Europea e la Federazione Russa al fine di revocare le sanzioni contro la stessa e limitare i conseguenti danni all'economia italiana, a condannare la politica internazionale della U.E. nei confronti della Crimea, esprimendo inoltre preoccupazione per le dichiarazioni in merito rese da Federica Mogherini, capo della diplomazia della U.E., a firma dei consiglieri Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli.

Apro la discussione generale. Dieci minuti per ciascun intervento.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bargi. Ne ha facoltà.

 

BARGI: Grazie, presidente. Sottoponiamo, per l’ennesima volta, questo argomento all’attenzione dell’aula. L’abbiamo già fatto sotto varie forme, una volta trovando anche l’accoglienza da parte della maggioranza. In questo caso, però, ci concentriamo sulla causa scatenante del tema sanzioni. Anche ieri ricordavo le problematiche sui nostri territori dovute alle sanzioni, i vari tentativi della società civile di superare un blocco voluto dalla politica internazionale, che poi di fatto si ripercuote economicamente sulle nostre aziende.

Il cuore del problema qual era? La causa scatenante qual è stata? Poiché trattasi di questioni accadute nel 2014, si corre il rischio di dimenticare le origini delle problematiche. Intanto, questa risoluzione – infatti, c’era anche un refuso, che poi ho provveduto a correggere – è nata da un interscambio tra i Gruppi della Lega Nord nelle Regioni del bacino padano, anche se tra Regione e Regione è stata presentata con forme leggermente diverse, e anche nella Regione Toscana. Una risoluzione simile, già l’anno scorso, in una Regione dove non c’è la Lega Nord, non solo è stata depositata, ma è stata anche approvata, e parlo della Regione Umbria. Per quanto riguarda le Regioni Liguria, Lombardia, Veneto e Toscana una risoluzione simile a questa ha trovato accoglimento. E ricordo che la Toscana non vede la Lega Nord come forza di Governo. Lo dico giusto per stimolare la discussione anche all’interno di quest’aula, dove la nostra Giunta porta gli stessi colori di quella della Regione Toscana.

Questa risoluzione vorrebbe spostare l’attenzione sul tema della penisola della Crimea, dove è nato tutto quanto. Quindi, consentitemi di ripercorrere velocemente quella che è stata storicamente la situazione della Crimea.

Sappiamo che la Crimea è stata, fin dal decimo secolo, un punto strategico dell’impero russo. Sappiamo anche che negli anni Cinquanta venne ceduta, per l’ingresso nelle Repubbliche Sovietiche dell’Ucraina, dal presidente Krusciov all’Ucraina. Allo scioglimento dell’URSS, nel 1991, la Crimea, che conta varie mescolanze etniche, ma con una fortissima prevalenza di russi, proprio per questa sua appartenenza al territorio dell’impero russo per molti secoli, diventa una repubblica. Nasce così la Repubblica autonoma di Crimea, che comunque permane nel territorio dello Stato ucraino.

Che cosa accade, quindi, in tempi più recenti, tanto da portare alle sanzioni da parte del blocco occidentale e, di riflesso a tali sanzioni, da spingere la Federazione Russa a imporre l’embargo sulle nostre merci? Il 16 marzo, mediante referendum, che fa seguito ai vari sconvolgimenti avvenuti in Ucraina, che vedono anche il susseguirsi di Governi, con la costituzione poi di un Governo più filoccidentale, che evidentemente agli occhi della popolazione della Crimea, in particolare quella russa, appare meno attento alle loro esigenze, si chiede alla popolazione se diventare o meno Repubblica autonoma anche dal territorio dell’Ucraina. Prima, però, precisamente il 4 marzo 2014, quindi qualche settimana prima del referendum, il Parlamento della Crimea aveva avanzato la richiesta, approvata con settantotto voti su ottantuno, che la Repubblica, qualora fosse divenuta indipendente, potesse aderire alla Federazione Russa. In definitiva, pur essendo avvenuti vari passaggi democratici in quel territorio, questa è la causa scatenante della rappresaglia occidentale, in particolare dell’Unione europea e degli Stati Uniti.

A noi pare che questo atteggiamento, tra l’altro completamente opposto a quello tenuto dal nostro Paese e dagli Stati Uniti qualche decennio addietro in occasione della richiesta di indipendenza del Kosovo, dove invece il principio di autodeterminazione dei popoli, sancito nei Patti sui diritti civili e politici dell’uomo, veniva sbandierato, mentre in questo caso lo si cerca di nascondere, probabilmente per interessi più di natura economica, di alleanze e di patti d’oltreoceano che non per interessi delle popolazioni, non sia conforme a quella che dovrebbe essere la nostra politica estera.

Tutto ciò che cosa ha determinato? Ha procurato la reazione, tramite sanzioni, alla Crimea e alla Federazione Russa da parte dell’Unione europea, con il rispettivo embargo. I danni quali sono stati? Principalmente di natura economica. Sanzioni economiche corrispondono chiaramente a danni di natura economica, che nulla hanno a che vedere con le scelte politiche, e purtroppo vanno a ricadere sulle nostre realtà, sulle nostre aziende, soprattutto quelle agroalimentari. Ricorderete che i prodotti che erano partiti per la Russia tornarono indietro, prodotti che non erano più cedibili perché vanno in corso di deperimento. Insomma, vari milioni di euro sono andati persi anche per le aziende del nostro territorio.

Vi fornisco qualche dato aggregato. Secondo la CGIA di Mestre, lo scambio di valori tra Italia e Russia (export) ha visto un calo da 10,7 miliardi di euro nel 2013 a 7,1 miliardi di euro nel 2015, per un -34 per cento. L’Emilia-Romagna è la seconda regione colpita, che insieme a Lombardia e Veneto costituiscono il 72 per cento del totale del calo dell’export. Noi, quindi, siamo secondi nella classifica, con 771 milioni di euro in meno.

Questa è la situazione che deriva dall’applicazione di determinante posizioni e scelte politiche.

Naturalmente si sta lavorando per cercare di superare questo clima di tensione. Lo stesso presidente Renzi ha dichiarato che bisognerebbe andare pian piano al superamento delle sanzioni. Inoltre, venerdì scorso abbiamo avuto modo di partecipare al seminario di incontri tra Russia e Italia, in particolare con l’Emilia-Romagna, dato che si è tenuto a Bologna, dove è emerso da parte dell’ambasciatore russo di Roma che non ci sono particolari conflitti con il popolo italiano che possano portare la Russia a boicottarci, però purtroppo la permanenza delle sanzioni, da una parte, e l’embargo, dall’altra, non aiuta di certo a migliorarne i rapporti, che comunque restano buoni.

Ricordo che, quando qualche settimana fa si discuteva di turismo in Commissione, si diceva che il turismo russo è calato, perché il rublo ha perso di valore rispetto all’euro – e anche lì ce ne sarebbe da dire, dato che il crollo dei prezzi delle materie prime è stato più o meno indotto dal blocco occidentale –, e che comunque i russi che andavano a Forte dei Marmi e che potevano permettersi un certo tenore di vita non avrebbero avuto problemi a venire lo stesso. Quindi, evidentemente il problema è anche quello di aver fatto perdere una certa fiducia nel nostro Paese per un tipo di atteggiamento che non è stato apprezzato, ovviamente, visti i rapporti che c’erano prima, visto che 10-15 anni fa si celebrava – ricordo che accadeva anche nella piazza della mia città – l’incontro con la Russia come mercato in cui poter entrare con i nostri prodotti.

A questa situazione si aggiunge, qualche tempo fa, in un clima più o meno distensivo – siamo a maggio 2016, che corrisponde alla data di presentazione di questa risoluzione –, l’intervento del Capo diplomazia UE, Federica Mogherini, in cui afferma che l’Unione europea continua a condannare questa violazione del diritto internazionale – non abbiamo ancora capito quale diritto, visto che il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce che un popolo, attraverso metodi democratici, può stabilire la propria annessione o separazione da uno Stato – e che si tratta di una sfida diretta alla sicurezza internazionale, con gravi conseguenze per l’ordine giuridico internazionale. Queste parole sono molto forti e sicuramente non favoriscono un clima distensivo. Soprattutto, però, sarebbe importante capire che cosa è successo in Crimea all’alba del “sì” al referendum per diventare autonomi.

L’Ucraina interrompe immediatamente l’erogazione di gas e luce alla Crimea. Non so cosa sarebbe potuto accadere se non fosse prontamente intervenuta la Russia per sopperire a questa mancanza a cui si sono trovati immediatamente a dover far fronte i cittadini della Crimea. Chiaramente, da parte dell’Ucraina c’è un atteggiamento aggressivo. E noi andiamo a sostenere di fatto, con le parole della Mogherini, questo atteggiamento aggressivo verso una realtà che, di fatto, non è in guerra e non ha conflitti, per non si sa bene quale motivo o interesse, tra l’altro – lo ripeto – in controtendenza con lo stesso nostro Capo del Governo.

Infine, questa estate, soggetti provenienti dall’Ucraina, nell’attraversare il confine con la Crimea, sono stati trovati con addosso cariche esplosive. Naturalmente, si teme il peggio, per cui il turismo verso la Crimea viene interrotto onde evitare che possa essere soggetto a ritorsioni da parte di ucraini, visto che il turista di fatto sta superando il blocco di sanzioni, soprattutto se provenienti dalle nostre realtà, dall’Unione europea. Quindi, anche questa è una situazione reale, una condizione che viene vissuta tutti i giorni in Crimea. Di certo, la grave minaccia non arriva dalla Russia che è andata lì con i carri armati per prenderseli, semplicemente la Crimea ha fatto una scelta, l’Ucraina non l’accetta e noi, non si sa perché, dobbiamo sostenere questa politica.

Chiediamo con questa risoluzione di condannare questo tipo di politica, di farlo presente al nostro Governo, di unirci al coro delle Regioni che già lo stanno facendo, tra cui c’è la Toscana – cerchiamo di trovare un attimo di coscienza politica e autonomia decisionale politica nostra proprio per il discorso che facevo ieri – e di chiedere di poter procedere, finalmente, al superamento di queste sanzioni e a recuperare i rapporti con la Federazione Russa.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bargi.

Siamo in discussione generale.

Consigliere Cardinali, prego.

 

CARDINALI: Grazie, presidente.

Questo è un tema di grande interesse. È un tema che sotto il profilo democratico, ma anche sotto il profilo economico, è ancora di grande attualità, anche se partiamo dal 2014. È un tema che bisogna cercare di leggere con tutti gli occhi che possono portare a una verità e che possono portare alla motivazione vera per cui è nato questo embargo.

La motivazione vera non è nell’atto che è stato fatto successivamente al referendum. La motivazione vera è che organismi come l’ONU e la stessa Unione europea hanno riconosciuto che quel referendum non è stato celebrato in condizioni di tranquillità generale perché l’espressione di voto fosse corretta e fosse democratica. È lì che è nato il problema.

Non è nato negli atti, ma è nato nella consapevolezza di una scelta così importante che va celebrata e va fatta nelle condizioni democratiche per cui questa scelta possa essere riconosciuta come una scelta effettivamente democratica. Rispetto a questo sono state chieste negli Accordi di Minsk alcune valutazioni chiare, alcuni impegni chiari che, pur non essendo ancora stati rispettati, ci mettono in condizione non solo di dire che l’embargo non verrà chiuso, ma che l’embargo è stato prolungato per altri sei mesi. Questo è il tema vero.

Questo è un tema che ha risvolti molto europei, che ha risvolti molto di Governo nazionale dove sappiamo che il Governo nazionale ha già fatto passi importanti di relazioni e ha già fatto interventi che dal punto di vista relazionale noi ci auguriamo possano portare il prima possibile a ripristinare, all’interno di una democrazia che, come vale questa volta deve valere certamente in tutte le occasioni, deve essere una democrazia che rispetto agli impegni, agli obiettivi che gli accordi successivi sono stati fatti, deve essere portata a termine.

Qui sta il problema vero, perché poi sotto il profilo economico c’è massimo accordo nel riconoscere che questo è un danno per l’Italia dal punto di vista economico, che è un danno per la Regione Emilia-Romagna perché la nostra regione, sotto il profilo agroalimentare del made in Italy, è una regione importantissima e proprio per questo ne soffre. Non possiamo, però, permetterci di valutare questo aspetto solo sotto questo profilo, altrimenti cadremmo nella valutazione di solo una parte di questo problema. È proprio per questo che riconosco che già in altre occasioni si sono votate risoluzioni dove si poteva dare anche un parere favorevole di massima relativamente a tematiche che andassero a influire sotto un solo profilo.

In merito a questo profilo, a mio avviso, abbiamo bisogno di un’azione nazionale che in parte con relazioni viene fatta, in parte con tavoli di cooperazione viene fatta e in parte anche la Regione nel suo piccolo – sotto questo profilo non ritengo la Regione sufficientemente in grado di poter condurre un rapporto completo in ambito generale di queste tematiche – sta cercando di fare.

Sotto il profilo economico almeno qualche segnalazione proviamo a fornirla. Alcuni interventi su altri Stati hanno permesso ad alcune aziende di recuperare opportunità di vendita, ma nel complesso la Regione, nel suo insieme, sotto il profilo economico, ha dato l’opportunità di poter allargare su altri Stati, su altre nazioni, e di poter continuare quel rapporto con il mondo estero, che è la nostra forza e che anche i dati ultimamente hanno dimostrato sotto il profilo dell’export di questa Regione con i suoi prodotti in molte realtà produttive.

Tuttavia, riconosciamo che questo è il massimo che la Regione può fare da sola e non può dare risposte a trecentosessanta gradi. Riteniamo, quindi, che la Regione si sia mossa e si sia impegnata. Questo è il vero tema per cui oggi discutiamo di questa vicenda. Crediamo ci sia un impegno del Governo nazionale già sufficientemente in campo.

Per questo motivo riteniamo di non poter accogliere e votare questa risoluzione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Cardinali.

Dichiaro chiusa la discussione generale.

Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: È vero, l’ONU fa le sue scelte, anche se con il Kosovo bastò una dichiarazione unilaterale del Parlamento di Pristina. Facemmo partire dalle nostre basi aeree i caccia americani e andammo giù a piantarle per loro. Abbiamo bombardato qua e là, però la coscienza ce l’abbiamo pulita. Questa volta, invece, si è optato per un referendum giudicato antidemocratico, anche se non ho capito il perché: se non c’erano i militari russi con il fucile puntato verso chi entrava non ho capito dove fosse l’antidemocraticità di questo referendum, che invece si è svolto in un clima sicuramente di difficoltà, perché l’Ucraina ha fatto scelte che il popolo della Crimea ha trovato evidentemente non coerenti con la loro linea politica, quella che avrebbero voluto seguire.

A nostro avviso questa risoluzione non è un atto con cui andiamo a scardinare ciò che il nostro Governo dice o fa, però sarebbe un sostegno e una dimostrazione ulteriore, come del resto, ripeto, hanno fatto altre Regioni tra cui la Toscana, non parlo di Lega Nord in questo caso, andando a sostenere una politica dichiarata a voce anche dal presidente Renzi nell’inverno scorso di superamento di queste sanzioni.

Il Governo si sta muovendo. La nostra Regione gode di una autonomia politica. Come dicevo ieri, la sento molto carente. Una volta ogni tanto alziamo un po’ la testina verso un nostro interesse particolare, in questo caso economico. Si tratta di una situazione sulla quale, rispetto a quello che succede in giro per il mondo, potremmo aprire un enorme capitolo sulla Siria, sulla qualità degli interventi occidentali più o meno tarati ad arginare il terrorismo o a creare ancor più destabilizzazione. In una situazione di quelle forse più moderate in assoluto, dove un Paese va ad aderire a un altro, ci andiamo a intrufolare, andiamo a complicare la vita alle nostre aziende e come risposta ci limitiamo a dire che ci dispiace. Siamo stati noi stessi a metterli in questa situazione.

Questa è una risoluzione, un segnale politico per dire al Governo che ci siamo anche noi. Cercare di far vedere, anche come Istituzione, che la pensiamo in questo modo credo sarebbe un’azione minima.

A questa maggioranza, però, poter dare questa autonomia decisionale alla nostra Regione viene difficile. Mi spiace perché tutte le Regioni intorno a noi questi problemi non se li fanno.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bargi.

Non ci sono altri iscritti in dichiarazione di voto.

Il consigliere Bargi chiede la votazione elettronica. 

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 2734, a firma dei consiglieri Bargi e altri, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

12

Contrari

 

25

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 2734 è respinta.

 

OGGETTO 2976

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo affinché presenti alle Camere un apposito disegno di legge volto a rendere penalmente perseguibile ogni propaganda o predicazione, purché le stesse siano indirizzate o siano comunque tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità, così consentendo di non assimilare la detta fattispecie di reato ad alcuna ipotesi di reato di opinione; ad attivarsi, altresì, nei confronti della Camera dei Deputati affinché la competente commissione parlamentare avvii la discussione della proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di integralismo islamico. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 2976: “Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo affinché presenti alle Camere un apposito disegno di legge volto a rendere penalmente perseguibile ogni propaganda o predicazione, purché le stesse siano indirizzate o siano comunque tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità, così consentendo di non assimilare la detta fattispecie di reato ad alcuna ipotesi di reato di opinione; ad attivarsi, altresì, nei confronti della Camera dei Deputati affinché la competente commissione parlamentare avvii la discussione della proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di integralismo islamico”, a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale sul documento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, senza volere minimamente dipingere o tratteggiare i confini di una guerra di religione, a me pare che vi sia, comunque, per qualsiasi cittadino italiano, il confine tra quella che è la testimonianza della propria fede, dei propri credi, religiosi o politici che siano, e atteggiamenti, comportamenti, espressioni che, invece, sconfinano in quella che possiamo definire non “libertà di parola”, ma, per contro, un’attività contra legem.

Allo stesso modo, nessuno qui vuole nascondersi dietro un dito. Come ella meglio di me sa, vi sono predicazioni, anche nell’ambito delle moschee, molte delle quali, tra l’altro, ahimè, svolte non in lingua italiana, quindi con maggiore difficoltà di poter esattamente apprendere quanto viene detto, che spesso e volentieri sconfinano non nella esaltazione del momento religioso, ma in una forma di fanatismo politico, istituzionale, religioso che, spesso e volentieri, ha la sua necessaria conclusione nella eliminazione del male.

Questo concetto di eliminazione del male che, spesso e volentieri, coincide, a mio avviso, con una poca opportuna e meditata ricostruzione degli eventi che hanno portato a dei rapporti tesi tra il cosiddetto “mondo arabo” e il cosiddetto “mondo occidentale”, questo identificare nell’Occidente il grande male da sconfiggere, a mio avviso, spesso e volentieri, ha dei riflessi che esulano dalla critica ammessa, sia sotto il profilo teologico sia sotto il profilo politico, dei vizi dell’Occidente. Se ci si limitasse ad una critica, anche feroce, nei confronti di quelle che vengono individuate come storture dell’Occidente, si potrebbe adeguatamente replicare, con legittime e altrettanto contrapposte tesi, rispetto a quelli che possono, a nostro avviso, essere i limiti di quello che viene identificato con il mondo arabo, che non necessariamente è la componente musulmana del mondo arabo.

I fatti, oggi, ci dimostrano che una forma di predicazione senza controlli sta portando a quello che dicevo prima rispetto alla fase del terrorismo. I cattivi maestri predicatori, oggi nelle moschee, o fuori dalle moschee, assomigliano tanto ai cattivi predicatori che una volta erano presenti nelle università, che teorizzavano l’abbattimento dello Stato come una forma per liberare i popoli e che poi, pian piano, hanno contribuito ad una progressiva evoluzione di quel pensiero, finendo, poi, i maestri, cattivi o buoni che fossero, per rimanere tali, ma mandando allo sbaraglio gli allievi, come capita molto spesso allorquando − come si dice dalle mie parti − si butta la pietra e si tira indietro la mano.

Sotto questo profilo e con attenzione − mi riferisco alle incidentali inserite nel dispositivo della mozione − mi rendo perfettamente conto del limite molto sottile che può esserci tra la libertà di espressione e la violazione delle norme che sovrintendono anche al nostro vivere civile. L’apologia di reato è una delle tante forme attraverso le quali si realizza un comportamento forse non violento sotto il profilo immediato, ma lo si realizza sotto il profilo degli effetti che quel reiterarsi di previsioni porta, spesso e volentieri, anche in persone che, come ella meglio di me sa, hanno maturità diverse.

Io non sottovaluto − lo dico molto apertamente − il fenomeno dell’ISIS per quanto riguarda l’adesione che sta avendo anche in alcuni cittadini italiani di diverse età. Questo schierarsi a favore di un movimento cosiddetto “di liberazione”, ma che ha caratteristiche profondamente diverse dai movimenti di liberazione degli anni Settanta e Ottanta mi dà molto l’idea che vi sia, anche da parte nostra, una sottovalutazione di quanto sta accadendo. Dato che, come sempre, fenomeni minoritari, anche i più limitati, finiscono, poi, nell’assenza di una adeguata contromisura per, pian piano, radicarsi e improvvisamente dimostrarsi non più fenomeni limitati e strettamente limitati, ma fenomeni che realizzano quell’area che, tanto per fare un esempio del passato, noi conoscemmo quando in molti dicevano “né con lo Stato né con le Brigate Rosse”, cioè quell’area grigia dove valeva tutto, allo stesso modo − mi permetto di dire − non vorrei che si creasse un’area grigia dove si dice “né con l’Occidente né con l’ISIS”. Troppo comodo, come semplificazione, per dire che una volta sono lì, con l’ISIS...

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Soncini): Scusate. Abbassiamo il brusio in aula. Grazie.

 

FOTI: ...e una volta sono contro l’Occidente.

Visto che mi pare ci sia un disegno di legge in merito depositato alla Camera, sarebbe opportuno sollecitarne la discussione e anche l’approvazione, non certo, torno a ripetere, e io sotto questo profilo mi ripeto spesso, per dar vita a guerre di religione che non mi appartengono. A mio avviso, ognuno di noi deve essere libero, ogni cittadino deve essere libero di poter esprimere la propria confessione religiosa, qualunque essa sia, simpatica o antipatica.

Non penso che la mia sia simpatica alla maggioranza di altre persone, come quella di altre persone non può esser simpatica a me. Il fatto che però la possa esprimere è inconfutabile.

Diverso è, però, l’alibi dello scudo religioso, o della critica politica, per svolgere, in realtà, un’attività che anche dialetticamente si appalesa come eversiva. In quel caso, a mio avviso, così com’è nel nostro codice penale per quanto riguarda i cittadini italiani, deve esservi una norma che riguarda specificatamente anche quei cittadini, stranieri, o italiani d’acquisizione, che di fatto violano costantemente, deliberatamente e a volte anche artatamente, i limiti del confronto della libertà di opinione e delle modalità attraverso le quali la stessa si manifesta. Torno a ripetere, infatti, che se parlo con una persona di cui non conosco la lingua, difficilmente posso capire la portata delle sue parole.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Si è iscritta ad intervenire la consigliera Prodi.

 

PRODI: Grazie, presidente.

Come il collega Foti ha anticipato, questa risoluzione sembra ricalcare la proposta di legge depositata per introdurre il reato denominato d’integralismo islamico.

Vorrei fare alcune considerazioni che porteranno a motivare il voto contrario. Rispetto a tutte le argomentazioni che sono state sollevate, possiamo dire che il quadro normativo riflette già la consapevolezza del legislatore circa la minaccia legata alla propagazione del fondamentalismo. Non sono infatti mancati negli ultimi anni gli interventi di attualizzazione, rafforzamento ed affinamento degli strumenti di prevenzione e repressione penale del fenomeno, al fine di adeguarli ed estenderli alle nuove tipologie di condotte.

Possiamo segnalare sia nel contesto sovranazionale che nazionale quelli che sono stati gli aggiustamenti normativi. In ambito europeo possiamo citare decisioni quadro del Gruppo giustizia affari interni del Consiglio, sia in merito alla lotta contro il terrorismo del 2002, che poi le successive decisioni del 2008, al fine di fronteggiare le minacce terroristiche che hanno introdotto tre nuovi reati connessi al terrorismo: la pubblica provocazione per commettere reati di terrorismo, il reclutamento ai fini terroristici e l’addestramento ai fini terroristici.

Questo per contrastare la diffusione di materiale e messaggi che possano istigare alla perpetrazione di attentati terroristici e quindi per adattare la legislazione vigente ai cambiamenti del modus operandi degli attivisti e dei sostenitori di attività terroristiche, ivi incluso il crescente utilizzo di internet per ispirare, mobilitare e fornire istruzione e addestramento a reti terroristiche locali e a singoli individui.

Si potrebbe procedere anche con convenzioni del Consiglio d’Europa e risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, però volevo anche accennare al quadro normativo nazionale, soprattutto agli articoli 270 bis e sexies del codice penale, che puniscono l’organizzazione, il finanziamento e la partecipazione ad associazioni con finalità di terrorismo, anche internazionale. Nel nostro ordinamento quindi vi è stato poi un rafforzamento della normativa penale in materia di terrorismo internazionale, con l’entrata in vigore della legge n. 43/2015. Questa legge, in particolare, anche in attuazione di quanto previsto dalla citata normativa sovranazionale, introduce nuove fattispecie di delitto, nonché un innalzamento delle pene in materia di terrorismo. Affida poi al Procuratore nazionale antimafia il coordinamento delle relative inchieste, prevede il costante aggiornamento da parte della Polizia postale, della lista nera dei siti internet utilizzati per la commissione di reati di terrorismo e interviene in materia di misure di prevenzione personali e patrimoniali, di espulsione dello straniero per motivi di prevenzione del terrorismo.

In sostanza, quello che si vuole arrivare a dire è che vi è la certezza della bontà ed efficacia, come i provvedimenti citati dimostrano, del presidio legislativo ed istituzionale in merito ai reati di ogni terrorismo, di cui ricordiamo che il fondamentalismo è un sottoinsieme, e quello islamico ancora un ulteriore sottoinsieme.

Occorre però mettere un accento sull’aggettivo “islamico” che si propone accanto al termine “fondamentalismo”, che diviene pregiudiziale ad un reato ulteriore. Siamo in un momento delicatissimo, ogni parola va soppesata e spesa parcamente. Si tratta, oltre che di garantire alle istituzioni i mezzi e l’autorevolezza che comunque hanno, di seguitare nelle loro azioni di sicurezza interna, di creare sempre più una società che sappia comprendere in tutti i sensi il passaggio culturale e demografico, senza arringare folle in nome di restaurazioni sociali impossibili oltre che non auspicabili.

Mi preme, nello specifico, citare e condividere con voi alcuni punti chiave di una risoluzione fondamentale, approvata dal Parlamento europeo il 25 novembre 2015, sulla prevenzione della radicalizzazione del reclutamento dei cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche. I punti fondamentali che vorrei condividere sono questi: il terrorismo e la radicalizzazione causano molti stereotipi in merito alle religioni, cosa che a sua volta provoca un inasprimento dei reati generati dall’odio e dall’incitamento all’odio motivati dal razzismo, dalla xenofobia o dall’intolleranza nei confronti di pareri, convinzioni o religioni.

È essenziale ricordare che è l’uso perverso della religione, e non la religione in quanto tale, una delle cause della radicalizzazione. La radicalizzazione non deve essere associata a nessuna ideologia o fede, ma può verificarsi nell’ambito di ciascuna di esse. Una delle argomentazioni sfruttate dagli estremisti violenti per reclutare i giovani è l’aumento della islamofobia, dopo anni di guerra al terrorismo, il fatto che l’Europa non sia più un luogo in cui i musulmani sono benvenuti o possono vivere in condizioni di parità e praticare la loro fede senza essere discriminati e stigmatizzati. Tali argomenti possono produrre una sensazione di vulnerabilità, rabbia aggressiva, frustrazione, solitudine e isolamento dalla società.

La lotta contro la radicalizzazione non può limitarsi alla radicalizzazione islamista. La radicalizzazione religiosa e l’estremismo violento riguardano altresì l’intero continente africano; la radicalizzazione politica ha anche colpito l’Europa nel 2011, in Norvegia, con gli attentati perpetrati da parte di Anders Breivik.

Chiudendo, nel confermare il nostro voto contrario alla risoluzione, vorrei comunque sottolineare che i processi storici non sono reversibili, non sono statici, vanno governati nella loro intrinseca complessità, in questo caso, riconoscendo e coinvolgendo tutti gli attori del processo per ridurre potenziali attriti o escalation di conflitti sociali.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Prodi.

Nessun altro chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Cinque minuti per Gruppo.

Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Presidente, ringrazio la consigliera Prodi per aver dettagliatamente motivato le ragioni del suo Gruppo per il no a questa risoluzione.

Debbo peraltro dire che a mio avviso, ritenere che il fondamentalismo sia un sottoinsieme del terrorismo è un’argomentazione abbastanza pericolosa, premesso che forse potremmo definire il contrario, e cioè che dal fondamentalismo potrebbe poi scaturire il terrorismo, che è altra argomentazione.

Nel caso di specie, a me pare che citare l’articolo 270 sexies del codice penale abbia una funzione molto limitata in ragione di quella che è la previsione della normativa introdotta. Non sempre, infatti, l’istigazione ad esempio all’odio, può essere individuata come un atto di terrorismo. Ben difficilmente si potrebbe applicare l’articolo 270 sexies del codice penale ad una fattispecie di questo tipo: è proprio questo che si vuol dire. Tra l’altro lo si vuol dire con un’incidentale, a mio avviso, particolarmente significativa, laddove si ribadisce la piena libertà di poter svolgere fino in fondo il proprio credo religioso.

Ma se oggi un Imam dicesse che i fedeli di Forlì e i cristiani di Forlì meriterebbero tutti la punizione eterna, potremmo dire che è un reato di terrorismo? No. Non può essere riscontrato in questo un reato di terrorismo, per come viene definito.

Noi allora dobbiamo togliere alcune “esimenti” che consentono di poter dire e non dire, istigare e non istigare, a piacimento. Se uno dice che Maometto ha detto che la città di Ferrara deve essere ridotta in cenere, benissimo, lo ha detto Maometto, non si sa dove l’abbia detto, dove lo abbia scritto, non si sa neanche se fosse a conoscenza della città di Ferrara, o se la stessa esistesse, ma l’affermazione viene fatta. Siccome – afferma – ciò che dice il profeta va sempre eseguito, voi dovete provvedere. Non è terrorismo, ma è fondamentalismo, che è cosa diversa.

Quando si dice: attenzione che dalla predicazione non esca quell’area grigia che è l’area dove abitualmente attecchisce un certo tipo di “cultura” o di subcultura, per la quale tutto è consentito, anche ciò che lede i princìpi di libertà, compresa quella religiosa, ebbene, a mio avviso, difendere l’esistenza del fondamentalismo e non qualificare lo stesso come uno degli aspetti più devianti di quella che è invece una corretta pratica religiosa, a me pare, lo dico sinceramente, un grosso errore, ma capisco che ognuno di noi valuti le cose differentemente.

Vedo che la Francia oggi si straccia le vesti per ciò che accade sul proprio territorio. In nome di quei princìpi della Rivoluzione francese, la Francia gestì la rivoluzione di Khomeini da Parigi, nei confronti dello Scià di Persia. Andate a vedere che cos’era allora l’Iran e andate a vedere cos’è oggi l’attuale Iran, andate a vedere come si sono presentate le atlete iraniane a queste Olimpiadi e come si presentò, in calzoncini corti, nel 1964, la nazionale di pallavolo iraniana alle Olimpiadi. Faccio solo questo esempio perché vi rendiate conto di come i fondamentalismi stravolgano la logica delle cose.

Dopodiché, io continuerò a dire che Reza Pahlavi dette al suo popolo molto di più di quanto i fondamentalisti sono riusciti a dare al proprio popolo. Khomeini a mio avviso è stato una sventura che i francesi si sono coltivati in casa, e oggi pagano le conseguenze di un atteggiamento irresponsabile.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Prego, consigliere Aimi.

 

AIMI: Grazie, presidente.

Annuncio il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia. Francamente, sono stupito per le dichiarazioni che ha rilasciato in quest’aula la consigliera Prodi, spero solo a nome suo personale, e non dell’intero Gruppo del Partito Democratico. La qual cosa, viceversa, rappresenterebbe un aspetto politico grave, per non dire inquietante.

Ha ragione Foti quando evidenzia che noi dobbiamo reprimere - ed è già il codice penale a prevederlo - i comportamenti legati alle attività terroristiche, alle associazioni per delinquere organizzate a questi fini. Ma il passo che dobbiamo compiere, e possiamo compiere in quest’aula, per trasmettere alla Camera dei deputati l’invito ad attenzionare il reato di "integralismo islamico", è in questo momento quanto mai necessario. Lo è per una serie innumerevole di ragioni: se fossimo di fronte ad episodi isolati, singoli, che si sono verificati solo recentemente; se potessimo parlare di episodi casuali, probabilmente, il Partito Democratico, attraverso la sua esponente, avrebbe buona ragione nel sostenere che queste cose non meritano di essere considerate. Invece così non è. Sono tanti, troppi, gli anni nei quali l'Occidente vive un assedio da parte di questo fanatismo islamico, che ha una sua origine antica, ovviamente di matrice innanzitutto religiosa, e poi dottrinaria e culturale.

Se è vero infatti, da un lato, che abbiamo anche un Islam moderato, dall’altro ne esiste però uno che moderato non è: la distinzione tra sciiti e sunniti chiarisce ad esempio la questione e diviene così di evidenza palmare. Anche noi, come Occidente, abbiamo commesso tanti errori, intervenendo ad esempio in molti conflitti, nel campo sbagliato; addirittura mantenendo sovente un imbarazzante ambiguità in politica estera. E continuiamo anche oggi, come Italia a farlo: mentre in uno scacchiere siamo su un fronte moderato, in un altro invece appoggiamo posizioni che sono legate all’integralismo islamico.

Al di là di queste considerazioni, per venire alle questioni che più ci riguardano, io credo che noi dovremmo intervenire nei confronti di tutti quegli atteggiamenti e di quei comportamenti che vengono adottati da tanti cittadini stranieri, ospiti in Italia - lo dobbiamo ricordare - che hanno abbracciato e abbracciano il fondamentalismo islamico, magari anche solo scambiandosi filmati particolarmente duri, commentando gli stessi filmati, commettendo dunque apologia di reato.

Noi dovremmo viceversa fare un passo avanti e incominciare a considerare questi fatti per quello che sono, cioè delinquenziali. Nel momento in cui viene diffuso un filmato, e ce ne sono tanti, per esempio la crocifissione di una bambina, semplicemente perché accusata di blasfemia, e qualcuno in Italia posta un “mi piace”, o addirittura commenta positivamente, ritengo che l’autorità giudiziaria dovrebbe avere gli strumenti per poter intervenire drasticamente, e lo dovrebbe fare non solamente attraverso l’attivazione del reato di istigazione a delinquere, ma con un reato specifico legato appunto, come evidenziava il consigliere Foti, all’integralismo islamico.

E quindi anche l’anticipazione e la punizione di un comportamento censurabile che potrebbe evitare per il domani una radicalizzazione dell'individuo, capace magari di porre in essere atti estremamente pericolosi.

Noi in Italia stiamo vivendo un momento particolare, quasi di obnubilamento delle coscienze e anche dell’azione; non ci rendiamo conto di quello che sta probabilmente avvenendo. Non so se questo lo si faccia per timore, per una sorta di piaggeria o per ignoranza. Però, quello che si sta verificando nel mondo e in Italia è qualche cosa di veramente grave. Per questo è importante e necessario prevenire piuttosto che dover curare. Non è un reato, ripeto, di natura ideologica, perché nel momento in cui si arriva a parteggiare, a partecipare anche solo emotivamente a questo tipo di battaglia, alla jihad, alla guerra santa, con questi metodi irrispettosi verso un Occidente accogliente, tale condotta deve essere penalmente sanzionata. La consigliera Prodi ha citato Breivik; lasciatemi dire che Breivik sarà stato un episodio grave, gravissimo, che incondizionatamente condanniamo, ma qui c’è una strategia molto più ampia, della quale credo che anche il Partito Democratico si debba rendere conto.

Ecco perché noi voteremo a favore di questa risoluzione del consigliere Foti, perché riteniamo che prevenire − come già accennato− sia meglio che curare.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Aimi.

Visto l’orario aggiorniamo i nostri lavori alle ore 15, con le dichiarazioni di voto. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,03

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento interno, gli assessori Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI e la presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta SALIERA.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 708 “Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: «Modifica all'articolo 172 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (nuovo codice della strada) e s.m.i.». A firma del Consigliere: Foti” (94)

 

Presenti: 33

 

Favorevoli: 32

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 17

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Roberta MORI, Marco PETTAZZONI, Giorgio PRUCCOLI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI.

 

OGGETTO 2924 “Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare le prospettive occupazionali ed a richiedere la definizione di un piano industriale per la salvaguardia del personale di BolognaFiere S.p.A. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Marchetti Daniele, Taruffi”

 

Presenti: 43

 

Favorevoli 15

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Gian Luca SASSI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 3

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 7

Stefano BONACCINI, Giuseppe PARUOLO, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI.

 

OGGETTO 2920 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere la ferma condanna, a nome del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta, per lo scempio e gli atti vandalici commessi contro la memoria del giovane militante del "Fronte della Gioventù" Sergio Ramelli, deceduto nel 1975 a seguito dell'aggressione posta in essere da parte di un gruppo di extraparlamentari legati ad Avanguardia Operaia. A firma dei Consiglieri: Aimi, Foti”

 

Presenti: 37

 

Favorevoli: 36

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Gian Luca SASSI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 13

Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Massimo IOTTI, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI.

 

OGGETTO 2734 “Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, presso il Governo, il Parlamento e le Istituzioni Europee volte alla revisione dei rapporti tra l'Unione Europea e la Federazione Russa al fine di revocare le sanzioni contro la stessa e limitare i conseguenti danni all'economia italiana, a condannare la politica internazionale della U.E. nei confronti della Crimea, esprimendo inoltre preoccupazione per le dichiarazioni in merito rese da Federica Mogherini, capo della diplomazia della U.E. A firma dei Consiglieri: Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli”

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Gian Luca SASSI.

 

Contrari: 25

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Gabriele DELMONTE, Giulia GIBERTONI, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Matteo RANCAN, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 2924 “Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare le prospettive occupazionali ed a richiedere la definizione di un piano industriale per la salvaguardia del personale di BolognaFiere S.p.A. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Marchetti Daniele, Taruffi”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Pettazzoni, Marchetti Daniele, Rancan, Pompignoli, Liverani, Bargi e Fabbri:

«Al termine del quarto punto del dispositivo aggiungere le parole:

“oltre a richiedere di attivare verifiche interne per individuare eventuali sprechi o costi superflui e ottimizzare le spese”.»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma della consigliera Piccinini:

«Primo punto del “Considerato che” dopo la parola “occupazione” inserire: “, ad oggi ritirati”

Primo punto dell’“Impegna” è soppresso.»

(Respinto)

 

OGGETTO 2934 “Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare la condivisione del piano industriale di Bologna Fiere, ad agire per il rilancio del sistema fieristico bolognese e per la salvaguardia dei lavoratori, sostenendo ogni azione utile al percorso di confronto tra azienda e sindacati. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Bessi, Mumolo, Calvano, Marchetti Francesca, Lori, Rossi Nadia, Sabattini, Poli, Mori, Paruolo, Ravaioli, Cardinali, Montalti, Serri”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Pettazzoni, Marchetti Daniele, Rainieri, Pompignoli, Liverani, Bargi e Fabbri:

«Al termine del quarto e ultimo punto del dispositivo aggiungere le parole: “anche attraverso l’ottimizzazione delle spese. Siano essi volti alla riduzione di talune indennità dirigenziali, che di controllo sulle spese dell’ente al fine di evitare sprechi e generare risparmio”»

(Precluso)

 

Emendamento 1, seconda stesura, a firma dei consiglieri Pettazzoni, Marchetti Daniele, Pompignoli, Rainieri, Rancan, Liverani, Fabbri, Delmonte e Bargi:

«Al termine del quarto e ultimo punto del dispositivo aggiungere le parole:

“anche attraverso l’ottimizzazione delle spese e il riconoscimento di indennità improntate al criterio di sobrietà, rafforzando contestualmente il controllo sulle spese dell’ente al fine di evitare sprechi e generare risparmio”»

(Precluso)

 

Emendamento 2, a firma della consigliera Piccinini:

«All’inizio della sezione introdotta da “Impegna la Giunta a” è aggiunto il seguente punto:

“a richiedere a BolognaFiere S.p.A. di ritirare immediatamente le lettere di licenziamento;”»

(Precluso)

 

Emendamento 3, a firma della consigliera Piccinini:

«Dopo il terzo alinea della sezione introdotta da “Impegna la Giunta a” è aggiunto il punto seguente:

“a subordinare ogni ipotesi di incremento della partecipazione societaria a prospettive di tutela e di crescita dell’occupazione nelle società coinvolte;”»

(Precluso)

 

Emendamento 4, a firma della consigliera Piccinini:

«Al termine della sezione introdotta da “Impegna la Giunta a” è aggiunto il punto seguente:

“a richiedere a BolognaFiere SpA di assicurare massima trasparenza rispetto alla vicenda giudiziaria che coinvolge i vertici del management, assicurando piena collaborazione con gli organi inquirenti, svolgendo indagini amministrative sui fatti in questione, fornendo tempestivamente ampie informazioni alla Commissione assembleare competente;”»

(Precluso)

 

Emendamento 4 (nuova stesura), a firma della consigliera Piccinini:

«Al termine della sezione introdotta da “Impegna la Giunta a” è aggiunto il punto seguente:

“a sollecitare BolognaFiere SpA perché assicuri massima trasparenza rispetto alla vicenda giudiziaria che coinvolge i vertici del management, assicurando piena collaborazione con gli organi inquirenti e fornendo ogni informazione in proprio possesso alla Commissione assembleare competente;”»

(Precluso)

 

Emendamento 5, a firma dei consiglieri Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Rainieri, Bargi e Fabbri:

«Si aggiunge al dispositivo un ulteriore punto in coda agli altri:

“garantire la massima trasparenza da parte di BolognaFiere e delle sue società partecipate con sede all’estero”.»

(Precluso)

 

Emendamento 6, a firma del consigliere Alleva:

«Si chiede di aggiungere dopo le parole “a mettere in campo tutti gli strumenti più opportuni alla salvaguardia dei lavoratori”, la seguente frase:

“di sospendere scelte e modifiche statutarie che possano modificare radicalmente nel futuro l’assetto societario, patrimoniale o immobiliare di BolognaFiere SPA.”»

(Precluso)

 

Emendamento 7, a firma del consigliere Caliandro:

«Al primo punto del dispositivo, dopo la prima parte della frase “sollecitare la condivisione del piano industriale”, eliminare la seconda parte “anche in vista della convocata commissione assembleare che entro luglio udirà il Presidente di Bologna Fiere”.

Il primo punto così modificato ed il secondo punto che comincia con “ad agire…” devono essere collegati dalla congiunzione “ed”.»

(Precluso)

 

OGGETTO 3283 “Risoluzione per impegnare la Giunta circa la condivisione del piano industriale della Fiera di Bologna, nonché il rilancio del sistema fieristico territoriale indispensabile a quello delle PMI ed al mantenimento dell’occupazione, sostenendo l’utile percorso di confronto tra azienda e sindacati che ha consentito il ritiro della procedura di mobilità. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Paruolo, Mumolo, Sabattini, Poli, Bessi”

 

Emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini:

«Al termine della sezione introdotta da “Impegna la Giunta a”

È aggiunto il punto seguente:

“prendere in esame, nel quadro dell’acquisizione della maggioranza societaria da parte dei soci pubblici, l’incremento della propria partecipazione azionaria:”»

(Respinto)

 

OGGETTO 2920 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere la ferma condanna, a nome del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta, per lo scempio e gli atti vandalici commessi contro la memoria del giovane militante del "Fronte della Gioventù" Sergio Ramelli, deceduto nel 1975 a seguito dell'aggressione posta in essere da parte di un gruppo di extraparlamentari legati ad Avanguardia Operaia. A firma dei Consiglieri: Aimi, Foti”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Boschini, Caliandro e Taruffi:

«L’ultimo capoverso dell’“Impegna”, dalle parole “ad attuare una campagna informativa…” fino alle parole “… della vita e della libertà” è così integralmente sostituito:

“a sostenere sul territorio regionale iniziative di informazione ed educazione dei giovani alla partecipazione civica e democratica, ispirata ai valori costituzionali e statutari regionali del rispetto della persona e delle sue libertà”.»

(Approvato)

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Soncini

Rancan - Torri

 

 

 

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