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97.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 28 SETTEMBRE 2016

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 2976

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo affinché presenti alle Camere un apposito disegno di legge volto a rendere penalmente perseguibile ogni propaganda o predicazione, purché le stesse siano indirizzate o siano comunque tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità, così consentendo di non assimilare la detta fattispecie di reato ad alcuna ipotesi di reato di opinione; ad attivarsi, altresì, nei confronti della Camera dei Deputati affinché la competente commissione parlamentare avvii la discussione della proposta di legge che prevede l'introduzione del reato di integralismo islamico. A firma del Consigliere: Foti

(Continuazione discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MARCHETTI Daniele (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 2898

Risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa a sostenere le iniziative di approfondimento dell'episodio storico conosciuto come la strage di Reggio Emilia del 7 luglio del 1960, con il coinvolgimento delle istituzioni e dei familiari delle vittime. A firma dei Consiglieri: Alleva, Torri, Gibertoni, Mori, Prodi, Taruffi, Sabattini, Soncini, Caliandro, Mumolo, Sassi

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MORI (PD)

TORRI (SEL)

FOTI (FdI)

SASSI (M5S)

AIMI (FI)

MORI (PD)

DELMONTE (LN)

SASSI (M5S)

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 1638

Risoluzione per invitare la Giunta a promuovere e sostenere la realizzazione di un percorso ciclabile lungo la via Emilia, tracciando un itinerario ufficiale su strada indicato da apposita segnaletica e attivando un coordinamento con le altre regioni interessate dal tracciato. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Paruolo, Taruffi, Torri, Zoffoli, Zappaterra, Rossi Nadia

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MUMOLO (PD)

BERTANI (M5S)

LIVERANI (LN)

BERTANI (M5S)

AIMI (FI)

MUMOLO (PD)

 

OGGETTO 1639

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere, in raccordo con le Prefetture e gli Enti Locali, iniziative a livello locale di supporto all'incontro tra le offerte di immobili da parte di cittadini emiliano-romagnoli e le Associazioni e gli Enti che si occupano della gestione concreta del soggiorno dei migranti in Italia all'interno del percorso di accoglienza. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Zoffoli, Rossi Nadia

(Discussione e approvazione)

OGGETTO 1955

Risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa a sostenere, nelle sedi di confronto interregionale, soluzioni volte a consentire forme di accoglienza diretta da parte dei Comuni, destinando agli stessi le quote delle risorse attualmente previste per l’accoglienza dei richiedenti asilo, con particolare riferimento alle iniziative rivolte alle famiglie, prevedendo inoltre la stipula di accordi diretti o la costituzione di tavoli tecnici di raccordo tra gli Enti competenti. A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani, Sensoli

(Presentazione, discussione e ritiro)

PRESIDENTE (Rainieri)

MUMOLO (PD)

SASSI (M5S)

FABBRI (LN)

BIGNAMI (FI)

MUMOLO (PD)

AIMI (FI)

SASSI (M5S)

TARUFFI (SEL)

FABBRI (LN)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 2521

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte alla completa attuazione della sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di consentire, a favore dei pensionati colpiti dal blocco di cui all’art. 24, comma 25, del D.L. 201/2011, convertito nella Legge n. 214/2011, la restituzione di quanto maturato per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, con effetti vita natural durante. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Ritiro)

OGGETTO 3206

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento per sollecitare la rapida approvazione di un atto avente forza di legge che dia piena attuazione alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di disporre, a favore dei pensionati interessati, l'integrale restituzione, vita natural durante, degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico. A firma dei Consiglieri: Foti, Bignami, Aimi, Mumolo

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BIGNAMI (FI)

FOTI (FdI)

MUMOLO (PD)

 

OGGETTO 3251

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Governo e fare proprie le proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Conferenza Unificata di Stato, Regioni e Province autonome circa la gestione dell’immigrazione irregolare, attivandosi inoltre affinché siano rispettati i criteri di ripartizione per l’accoglienza degli immigrati irregolari richiedenti asilo. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Liverani, Bargi

 

OGGETTO 3295

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture. A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Calvano, Caliandro, Taruffi, Prodi, Mumolo, Marchetti Francesca, Tarasconi, Molinari

(Presentazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetti 1638 - 3206

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,19

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la novantasettesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la presidente dell’Assemblea Saliera, la consigliera Montalti, gli assessori Caselli, Corsini, Donini, Gazzolo, Gualmini, Petitti e Venturi e il presidente della Giunta Bonaccini, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento.

 

OGGETTO 2976

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo affinché presenti alle Camere un apposito disegno di legge volto a rendere penalmente perseguibile ogni propaganda o predicazione, purché le stesse siano indirizzate o siano comunque tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità, così consentendo di non assimilare la detta fattispecie di reato ad alcuna ipotesi di reato di opinione; ad attivarsi, altresì, nei confronti della Camera dei Deputati affinché la competente commissione parlamentare avvii la discussione della proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di integralismo islamico. A firma del Consigliere: Foti

(Continuazione discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ricordo che stiamo esaminando la risoluzione 2976. Siamo in dichiarazione di voto. Ricordo che sono intervenuti i consiglieri Foti e Aimi.

Ha chiesto la parola il consigliere Daniele Marchetti.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Vorrei solo chiedere la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non avendo nessun altro intervento, passiamo alla verifica del numero legale.

Nomino scrutatori i consiglieri Zappaterra, Prodi e Daniele Marchetti.

Prego il consigliere-segretario Torri di procedere all’appello nominale dei consiglieri.

 

Il consigliere-segretario Torri di effettua l’appello dei consiglieri:

 

AIMI Enrico

(assente)

ALLEVA Piergiovanni

(assente)

BAGNARI Mirco

(assente)

BARGI Stefano

presente

BERTANI Andrea

(assente)

BESSI Gianni

(assente)

BIGNAMI Galeazzo

(assente)

BONACCINI Stefano

(assente)

BOSCHINI Giuseppe

presente

CALIANDRO Stefano

presente

CALVANO Paolo

(assente)

CAMPEDELLI Enrico

presente

CARDINALI Alessandro

(assente)

DELMONTE Gabriele

(assente)

FABBRI Alan

presente

FOTI Tommaso

presente

GIBERTONI Giulia

(assente)

IOTTI Massimo

presente

LIVERANI Andrea

presente

LORI Barbara

presente

MARCHETTI Daniele

presente

MARCHETTI Francesca

presente

MOLINARI Gian Luigi

(assente)

MONTALTI Lia

(assente)

MORI Roberta

presente

MUMOLO Antonio

presente

PARUOLO Giuseppe

presente

PETTAZZONI Marco

presente

PICCININI Silvia

(assente)

POLI Roberto

presente

POMPIGNOLI Massimiliano

(assente)

PRODI Silvia

presente

PRUCCOLI Giorgio

(assente)

RAINIERI Fabio

presente

RANCAN Matteo

presente

RAVAIOLI Valentina

(assente)

RONTINI Manuela

presente

ROSSI Andrea

presente

ROSSI Nadia

presente

SABATTINI Luca

presente

SALIERA Simonetta

(assente)

SASSI Gian Luca

(assente)

SENSOLI Raffaella

(assente)

SERRI Luciana

presente

SONCINI Ottavia

presente

TARASCONI Katia

presente

TARUFFI Igor

presente

TORRI Yuri

presente

ZAPPATERRA Marcella

presente

ZOFFOLI Paolo

presente

 

PRESIDENTE (Rainieri): Constatato che il Consiglio è in numero legale, anche con l’inserimento delle ultime tessere, procediamo con i lavori.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione 2976.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione 2976 è respinta.

 

OGGETTO 2898

Risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa a sostenere le iniziative di approfondimento dell‘episodio storico conosciuto come la strage di Reggio Emilia del 7 luglio del 1960, con il coinvolgimento delle istituzioni e dei familiari delle vittime. A firma dei Consiglieri: Alleva, Torri, Gibertoni, Mori, Prodi, Taruffi, Sabattini, Soncini, Caliandro, Mumolo, Sassi

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo alla risoluzione 2898 che impegna la Giunta e l’Assemblea legislativa a sostenere le iniziative di approfondimento dell’episodio storico conosciuto come la strage di Reggio Emilia del 7 luglio del 1960, con il coinvolgimento delle istituzioni e dei familiari delle vittime, a firma dei consiglieri Alleva, Torri, Gibertoni, Mori, Prodi, Taruffi, Sabattini, Soncini, Caliandro, Mumolo e Sassi.

Per la discussione generale sul documento, dieci minuti per ciascun consigliere. Infine, per le dichiarazioni di voto, cinque minuti per Gruppo.

Apro il dibattito generale.

Ha chiesto la parola la consigliera Mori.

 

MORI: Grazie, presidente.

Ciclicamente, a mia memoria, sottoponiamo all’Assemblea regionale e alla riflessione collettiva il tema dei martiri del 7 luglio del 1960, in quanto costituisce, per Reggio Emilia e per l’intera Italia, una ferita ancora aperta che non trova rimarginazione nella verità.

Lauro Farioli, Marino Serri, Emilio Reverberi, Ovidio Franchi e Afro Tondelli, cinque lavoratori tra i diciannove e i trent’anni, caddero sotto i colpi sparati ad altezza d’uomo dalle Forze dell’Ordine durante una manifestazione pacifica contro il Governo Tambroni.

L’inchiesta e la vicenda giudiziaria si risolsero in sei anni con l’assoluzione degli imputati, con formula piena, lasciando quella inaudita violenza senza responsabili. Un esito processuale che ha soprattutto lasciato nell’immaginario collettivo di questa Regione e nella coscienza dei familiari degli operai uccisi un grande scoramento e un vuoto di giustizia che dovrà essere colmato sino all’individuazione delle responsabilità.

In un sistema democratico è impensabile non fare piena luce su una violenza perpetrata dai rappresentanti dello Stato, non dare paternità e dunque senso ai drammi provocati.

Aggiungiamo che le istituzioni democratiche, anche per omaggiare degnamente la memoria delle vittime, hanno il dovere di promuovere una consapevolezza storica di ciò che è accaduto e di costruire i presupposti culturali affinché non possa più accadere.

La Regione Emilia-Romagna, in tal senso, ha avuto sempre questa attenzione che continua ad esprimere nelle sue politiche e nei comportamenti. In particolare, la legge regionale sulla memoria del Novecento e il relativo programma di interventi, in particolare i recenti incontri che alcuni consiglieri regionali e lo stesso assessore alla cultura, Massimo Mezzetti, hanno avuto con i familiari, anche oggi esprimono estrema vicinanza ad una battaglia di verità e di giustizia.

In tali incontri, peraltro, Silvano Franchi, fratello di Ovidio, ci ha illustrato un progetto rivolto prioritariamente a coinvolgere gli studenti in approfondimenti documentali e ricerche in ambito universitario, aventi ad oggetto la ricostruzione della strage, la proposta della costituzione di una Fondazione e la proposta della costituzione di un soggetto che possa lavorare su questi temi.

A testimoniare la volontà di fare luce anche dopo cinquantasei anni su quei tragici fatti, c’è dunque un impegno progettuale che si rinnova, al quale si affianca un impegno culturale ed artistico, in senso proprio, quale la realizzazione del documentario Il Sole Contro- 7 luglio 1960 Reggio Emilia, del collettivo bolognese Indyground film e pubblicato dalla Bebèrt edizioni.

Qui vediamo ancora una volta lo spirito mai domo dei familiari che sono stati i principali ispiratori di questo documentario, che mantengono viva una fame di verità e una coscienza critica che non possiamo ignorare.

Per questi motivi, attraverso la presente risoluzione, si chiede alla Giunta di sostenere le iniziative di approfondimento dell’episodio storico conosciuto come la strage di Reggio Emilia del 7 luglio del 1960, con il coinvolgimento delle istituzioni e dei familiari delle vittime, nell’ambito ovviamente delle leggi regionali che ci siamo dati e dei programmi che ci siamo prefissati.

Vogliamo quindi impegnare la Regione a valorizzare ogni progetto e ricerca universitaria finalizzati ad accertare e a chiarire appieno le vicende storiche che sconvolsero la comunità reggiana e l’Italia intera, perché la conoscenza diventi consapevolezza e la consapevolezza diventi cittadinanza responsabile. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Mori.

Prego, consigliere Torri.

 

TORRI: Grazie.

Come è stato illustrato in maniera molto chiara anche dalla consigliera Mori, il contenuto di questo documento riguarda la strage del 7 luglio del 1960 a Reggio Emilia, l’uccisione di cinque manifestanti, cinque lavoratori che erano stati chiamati in piazza insieme ad altre centinaia dal sindacato locale: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Afro Tondelli, Emilio Reverberi, Marino Serri caddero sotto i colpi delle forze dell’ordine, in un momento di grave, drammatica tensione a Reggio Emilia, in un contesto nazionale molto complicato.

L’importanza di sostenere iniziative che valorizzino e ricordino questo episodio, e che coinvolgano tanto i familiari quanto le istituzioni ed enti di ricerca e di istruzione è dovuta alla necessità di ricostruire quel contesto e alla necessità di chiarire le cause della morte di queste cinque persone che non hanno trovato ancora l’identificazione di un responsabile.

Questo appunto a fronte di un percorso che nella nostra Regione, in particolare a Reggio Emilia, ha coinvolto e ha visto l’impegno delle istituzioni, fatto che per la città in cui è avvenuto e per tutto il contesto regionale rappresenta e ha un significato molto profondo.

Di fronte a questo significato, serve continuare a ribadire questo impegno e approfondirlo, non soltanto a fronte di quel contesto, ma anche a fronte del contesto nazionale e del periodo in cui avvennero quei fatti, che non furono isolati, ma furono al centro di mesi di tensioni di piazza e di difficoltà che portarono ad altre morti, in simili circostanze, in altre regioni, nelle settimane successive.

Spesso si tende ad assimilare, nell’affrontare lo studio delle caratteristiche sociali di quegli episodi, semplificando e mettendoli assieme agli anni Sessanta, considerati gli anni del boom economico, della crescita, e in generale un periodo semplice.

Fu un periodo che in realtà aveva molte contraddizioni sociali e molte tensioni che è importante approfondire e che i fatti di Reggio Emilia, insieme al contesto nel quale si collocano, rappresentano. È importante approfondire e sostenere iniziative di approfondimento, anche se quel periodo tante volte viene considerato facile, per comprendere quello che è successo dopo e gli aspetti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese anche successivamente. Occorre tener presente e approfondire la complessità sociale, non soltanto un fatto, per non ridurre quelle manifestazioni soltanto a scontri di piazza.

Indipendentemente da tutto, quello, come altri episodi, sono stati sintomo di una complessità sociale, di una conflittualità che nel nostro Paese c’è stata per parecchio tempo e che probabilmente, non essendo stata affrontata nei dovuti modi, si è protratta, cercando anche di nasconderla e creando così ulteriori tensioni.

Sono passati molti anni da questo come da altri episodi e dovrebbe esserci il distacco necessario perché gli storici affrontino da un punto di vista complessivo questa vicenda, aiutando così a perpetuarne la memoria e a chiarirne tutti gli aspetti, dalle responsabilità alle cause, al contesto.

Con questo scopo presentiamo questo documento nell’aula del Consiglio regionale: per il contesto in cui quei fatti maturarono, per il fatto che si trattasse di una manifestazione di piazza in un contesto pacifico, per una richiesta democratica di rappresentazione, è importante che la discussione avvenga anche in queste aule.

Oltre al significato politico e all’impegno che ricordava la consigliera Mori ad un sostegno alle iniziative di approfondimento e conoscenza di questo fatto, occorre capire le cause che lo generarono e gli effetti che scaturirono sul nostro contesto regionale e nazionale; e oltre a questo, c’è l’importanza di portare in questa sala, di fronte a queste istituzioni, l’impegno di ricordare i morti del 7 luglio 1960.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, io parlo di fatti che non conosco neanche lontanamente, perché sono nato tre mesi prima degli stessi, nonostante pensi di essere uno dei più anziani di questa Assemblea, quindi mi pare uno sforzo a ritroso nel tempo.

Mi permetto però di rilevare due questioni. Prima questione: non vorrei sbagliare, ma inizialmente questa risoluzione aveva un altro obiettivo, cioè quello di chiedere la revisione del processo. Se questa fosse la materia, non sarebbe di nostra competenza, però ritengo che solo i parenti delle vittime potrebbero attivare questa procedura. Una procedura prevista dalle nostre norme, forse difficile da ottenere, perché occorre portare elementi aggiuntivi rispetto a vicende processuali che, se si applicasse il vecchio codice dei beni culturali, avrebbero già il marchio, essendo passati cinquant’anni, per dire che sono passati come beni storici. Oggi è stato eliminato il limite, quindi questo fatto non c’è.

Personalmente ritengo che sarebbe giusto chiarire l’obiettivo, ma lo dico molto serenamente. Al di là delle vicende, debbo dire che un giudizio politico su quelle vicende andrebbe dato inquadrandolo nel contorno di quanto accadde in quei giorni. È innegabile, lo dico con estrema pacatezza, che il Movimento Sociale Italiano aveva già svolto cinque o sei congressi nazionali senza che fosse mai capitato nessun incidente.

Aggiungo, per la ricostruzione della memoria storica, visto che quest’anno ricade il settantesimo anniversario della fondazione del Movimento Sociale Italiano, che quella di Genova era una piazza sulla quale e nella quale, soprattutto piazza De Ferrari, Almirante, Michelini e Romualdi avevano parlato già almeno dieci volte, dal ’46 in poi.

Oggi non ho portato il reperto storico di una foto, signor presidente, se no mi bacchetta. Però ho trovato una bellissima foto della campagna elettorale del 1958, Piazza Maggiore, Bologna: non c’è un carabiniere, non c’è un celerino, non c’è nessuno. C’è Almirante che parla e la piazza piena: non è successo nessun disordine.

Ora, è evidente che in quella vicenda pesò il fatto che un Governo di minoranza, il Governo Tambroni, aveva ottenuto il voto di fiducia da parte del Gruppo parlamentare del Movimento Sociale Italiano, pur avendo dichiarato Tambroni che non intendeva accettare quei voti. Ma come voi sapete, il voto di fiducia è un voto che si dà passando sotto il banco della presidenza e dicendo “sì” o “no”, e nessuno può impedire ad altro di dire “sì” o “no”.

Non erano ancora i tempi della interpretazione dei voti, molto intelligentemente data dall’onorevole Andreotti, quando era solito invece parlare di voti non graditi e non richiesti, ma di cui ha fatto sempre tesoro, in ogni occasione. Però, la sua formula era: voti non graditi e non richiesti.

Io allora mi permetto di fare un’osservazione: se questa risoluzione ha come finalità quella di approfondire storicamente le vicende, debbo dire, collega Mori, che non so, francamente, quanto materiale storico ci sia ancora che non sia conosciuto. Se questa risoluzione ha come obiettivo quello – torno a ripetere, non so se vi siano dei familiari ancora superstiti delle vittime – di cercare, anche attraverso i nostri istituti storici, di mettere a disposizione eventuale materiale che possa dimostrare che sussistono elementi nuovi per un rifacimento del processo, questa è altra materia. Ma al di fuori di lì, è difficile andare, questo voi lo sapete meglio di me.

Mi pare francamente, quindi, che gli elementi che sono stati presentati – io ho seguito quando è uscita questa idea – siano elementi di natura politica, cioè interpretazioni politiche di quei fatti. Io posso darne una alla collega Mori e una opposta, però, come lei potrà convenire con me, se si va a una revisione del processo, bisogna porre degli atti diversi. Dato che qui l’imputazione era di omicidio volontario, o si dimostra che chi in quei giorni aveva svolto il servizio di ordine pubblico e con nessun elemento che lo giustificasse ha ordinato l’utilizzo delle armi; o diversamente, scusatemi, anche una revisione del processo finirebbe nel nulla.

Se si tratta, torno a ripetere, di dare un’interpretazione politica di quei fatti, a mio avviso, scusatemi, il Comune di Reggio Emilia l’ha già data. La stele che c’è, con la scritta che c’è, è un giudizio di ordine storico-politico che ha dato l’ente locale, e che, nonostante la verità giudiziaria abbia accertato altro – cioè la non colpevolezza degli imputati –, però sussistono entrambe.

Se invece si vuole andare sull’altro campo, a mio avviso non ci sono elementi, in questa risoluzione, che lo sostengano. Dopodiché, se gli istituti che ci sono, che hanno materiale e lo vogliono fornire, non c’è una particolare opposizione.

Io ritengo, però, lo dico sinceramente, che quando si vuole una revisione del processo, tradizionalmente la si fa un po’ a tamburo battente, o avendo acquisito la testimonianza di uno che dice di esserci stato, di essere stato tra le forze dell’ordine “e ci hanno detto che da Roma hanno ordinato che dovevamo sparare tutti”. Questo è un elemento che se è suffragato dalla stabilità, almeno psicologica dell’individuo che la pronuncia, può ingenerare una qualche riflessione.

Ciò detto, torno a ripetere, mi pare che qui siamo ad una interpretazione di eventi che, vorrei ricordare, non hanno determinato morti solo sulla piazza di Reggio Emilia, ma che sconvolsero anche il Paese, in quei giorni. Vorrei far presente che di cosiddetti “scelbini” che finirono all’ospedale o massacrati ce ne furono tanti, a partire dalla città di Genova. Gli unici che non ebbero un graffio furono gli esponenti del Movimento Sociale Italiano, davanti all’hotel dove era stato vietato il congresso. Anche qui, c’è una contraddizione: il congresso venne vietato dal Ministro dell’interno del Governo Tambroni, e venne vietato dopo essere stato regolarmente concesso. Venne vietato per motivi di ordine pubblico, sulla base del rapporto del Questore di Genova di allora. E qui mi fermo, altrimenti dimostrerei di conoscere abbastanza bene la vicenda, la qual cosa non voglio qui trattare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Sassi. Prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

La risoluzione richiama alla memoria la tragedia della vicenda dell’uccisione di cinque lavoratori reggiani che partecipavano ad una manifestazione pacifica, indetta dai sindacati.

La manifestazione va inquadrata in quel periodo della storia italiana. La Repubblica era giovane, la guerra era terminata da quindici anni, il nord era uscito distrutto da quell’esperienza, avendo fornito il più alto contributo di partecipazione e purtroppo anche di vittime, alla resistenza contro il fascismo e all’occupazione nazista.

Fino al 1960 aveva governato la sola Democrazia Cristiana con il sostegno dei cosiddetti partiti di centro, ma quella formula non bastava più. Non bastavano i voti in Parlamento, ma soprattutto si sentiva il bisogno di cambiamento e di apertura a nuove riforme. Si stava anche preparando il primo centrosinistra, con l’ingresso dei socialisti al Governo, una scelta contrastata da molti e dai poteri oscuri presenti anche nell’apparato dello Stato, in cui non mancavano funzionari e responsabili ancora vicini alla visione autoritaria del fascismo.

Dopo i fatti di Genova e dopo la tragedia di Reggio Emilia, la rotta si invertì e le tentazioni repressive e autoritarie si ridussero. Dopo i morti di Reggio Emilia, la storia diventa più veloce. Nel giro di pochi anni, viene nazionalizzato e unificato il sistema elettrico nazionale (l’ENEL). Nascono le scuole medie dell’obbligo, l’obbligo scolastico viene portato ad almeno otto anni; cambiano i patti agrari. L’Italia conosce il baby boom.

Vengono approvate le leggi fondamentali, si arriva al ’68 e alla sua voglia di cambiamento. Bastano dieci anni e si insediano i primi Consigli regionali. Il 1970 non è solo l’anno delle Regioni ma anche quello dello Statuto dei lavoratori e della legge sul divorzio.

Non è sbagliato dire che la tragedia di Reggio Emilia ha rappresentato una svolta nella storia degli italiani. Per questo motivo è davvero molto giusto e corretto preservare la memoria di quei fatti e della stagione politica che li ha vissuti e che sconvolsero l’Italia.

La nostra Regione vive quegli anni come anni di passaggio fra la stagione della Resistenza e quella della lotta sindacale e studentesca del ’68 e del ’69.

Ma oggi l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna cosa può fare? Cosa possiamo fare noi per preservare la memoria? Approfondire la conoscenza di quella fase storica e ricordare il sacrificio di persone che stavano manifestando pacificamente. Senza dubbio possiamo e dobbiamo agire sul passato, sulla memoria. Possiamo sostenere la ricerca storica, la conservazione degli archivi, dei documenti, la promozione della conoscenza di quelle vicende. Ma possiamo e dobbiamo agire anche sul presente e sul futuro. Possiamo sostenere la buona occupazione rispetto a quella cattiva, possiamo evitare il dumping senza limiti in settori chiave come quello della logistica, possiamo favorire la partecipazione al lavoro attraverso asili realmente accessibili, possiamo contrastare il consolidamento della mafia nelle nostre città. E anche in questo caso, Reggio Emilia paga un prezzo altissimo e inaccettabile.

Possiamo favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica e democratica, evitando che delibere comunali o decisioni regionali ribaltino i risultati dei referendum, come nel caso delle fusioni. I morti di Reggio Emilia ci chiedono studio, approfondimento e memoria, ma soprattutto ci chiedono di essere coerenti con i valori democratici e con le esigenze sociali del nostro impegno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Prego, consigliere Aimi.

 

AIMI: Concordo anche io con buona parte di quanto è stato detto e scritto.

Ero anche intenzionato ad annunciare un voto diverso da quello che andrò ad evidenziare da qui a breve. Leggendo parte di questa risoluzione, in alcuni punti mi sarei anche trovato d’accordo, in particolare sul rispetto di chi non c’è più.

Tuttavia, dopo aver ascoltato l’intervento del collega consigliere Torri, mi sono reso conto che al di là del ricercare le cause e analizzare il contesto in cui si svolsero quei fatti, siamo di fronte ad un tentativo chiaro ed evidente di attribuire delle responsabilità che viceversa sono già state dissipate con una sentenza di assoluzione divenuta definitiva, quindi irrevocabile, che ha chiarito la verità giudiziaria su quei fatti.

Naturalmente è possibile provare ad effettuare un’operazione anche culturale diversa, di tipo propagandistico, per dimostrare che la verità giudiziaria non coincide con la realtà dei fatti, come d’altra parte sovente accade, me ne rendo conto. La verità storica dei fatti, e la verità sotto il profilo del contesto di quegli eventi in tema di responsabilità, sono diverse dalla sentenza di assoluzione degli imputati. Mi limito semplicemente ad osservare che se vogliamo andare in quella direzione, cioè dare una ricostruzione diversa, a cinquantasei anni da quegli eventi, dobbiamo avere degli elementi a disposizione molto forti. In particolare, noi dovremmo riaprire il procedimento portando nuove prove in Procura. Se invece fossimo davanti ad una sentenza ingiusta di condanna andremmo davanti alla Corte d’appello di Milano, per presentare nuove prove di innocenza. Viceversa con le nuove prove in Procura coloro che erano stati ritenuti all’epoca responsabili, e poi prosciolti, potrebbero ancora essere imputabili, anche se sono passati cinquantasei anni e mi rendo conto che probabilmente le persone che all’epoca avevano magari trent’anni, forse oggi non ci sono più (augurando lunga vita, naturalmente, a tutti).

Questo però non mi esime dal ricordare, per una ragione culturale, ma credo anche di civiltà, un principio che secondo me dovrebbe essere sempre onorato: quello di virgiliana memoria, del “parce sepulto”. Noi, cioè, dobbiamo e possiamo onorare la memoria di coloro che non ci sono più, nel rispetto del dolore delle famiglie, ed è questa una cosa giusta e naturale, per le persone vicine, per i figli, perché quegli eventi sono stati comunque, al di là di ogni considerazione, tragici.

Vorrei però che venisse evidenziato – questa risoluzione, mi rendo conto, passerà – che non è nemmeno piacevole, per un partito politico, qualunque esso sia, in una democrazia veder organizzate manifestazioni, anche di tipo violento, per impedire di poter esprimere le proprie opinioni e poter parlare. Questa è una cosa che non doveva avvenire allora e che non dovrebbe avvenire nemmeno oggi. Non è semplicemente buonsenso. Sono le regole democratiche, alle quali tutti dovremmo dare onore e rispetto. Quindi, diamo onore e rispetto alle vittime di quel terribile 7 luglio 1960, approfondiamo pure le cause di quell’evento, come è indicato nella risoluzione, cerchiamo di contestualizzare i fatti, ma − per carità − evitiamo di rifare un processo se non ci sono elementi forti a supporto per riaprirlo.

Il nostro sistema giudiziario prevede la possibilità del procedimento cosiddetto “per revisione” ma per gli accusati ingiustamente. Faccio riferimento al famoso “caso Gallo” che avvenne in Italia tanti anni or sono. Molti in quest’aula, forse, lo ricorderanno per averlo letto sui manuali giuridici. Non c’era un modo allora in Italia per poter rivedere una sentenza definitiva di condanna. In Sicilia, mi pare negli anni Cinquanta, ci fu un omicidio. Un uomo era accusato di aver ucciso il proprio fratello. In realtà, questo non era morto ed era invece scappato per la paura negli Stati Uniti d’America, era emigrato. Lo si scoprì a distanza di tanti anni. Così, dopo lunghi anni di carcerazione del fratello, verificato che costui, invece, era vivo e vegeto ed era ritornato al paesello dopo vent’anni, il sistema giudiziario italiano si interrogò sul da farsi e il Parlamento decise, a larga maggioranza, di istituire l’istituto del procedimento per revisione.

In casi analoghi se ci sono elementi nuovi, se ci sono elementi forti ed evidenti, allora andiamo in Procura o davanti alla Corte d’Appello e dimostriamo che esiste una verità opposta. Diversamente, a mio parere, dobbiamo attenerci sotto il profilo della responsabilità penale a ciò che è scritto in quella sentenza. Naturalmente dopo la pronuncia di una sentenza anche definitiva di condanna si può pensare di tutto. Questo fa parte, però, della propaganda politica, ed è per questa ragione che io voterò “no” a questa risoluzione, pur nel rispetto di tutti coloro che persero la vita in quella giornata. Non credo che saremo in grado di realizzare una verità diversa rispetto a quella − ripeto − che è stata certificata con quella sentenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Se non ci sono più iscritti in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Anche a seguito delle sollecitazioni dei colleghi in aula, vorrei ribadire l’attinenza testuale che la risoluzione dà a ciò che noi approveremo oggi. Il tema della memoria non può essere considerato un serbatoio di ricordi, semplicemente, ma, almeno così come lo interpretiamo e l’abbiamo sempre interpretato come Istituzioni democratiche della nostra Repubblica, è un processo dinamico, sempre in divenire, a cui si cerca di dare massima ricchezza di contenuti, soprattutto per le giovani generazioni. Chi ha vissuto e chi ha già un’opinione dei fatti che sono trascorsi spesso non ha bisogno di nuovi elementi per farsi un’opinione. Le giovani generazioni, invece, devono apprendere. Chiaramente, l’apprendimento, se arricchito da elementi oggettivi, importanti e, soprattutto, attinenti a ciò che è stato, credo sia non soltanto importante, ma doveroso.

Ecco, quindi, che la risoluzione incentra, in special modo su questo punto, il tema, tant’è vero che, come del resto ha già detto anche il collega Foti, la città di Reggio Emilia ha già dato la sua interpretazione storica della vicenda e le manifestazioni a ricordo di ciò che fu ne sono testimonianza continua. Quello che, però, noi vorremmo fare è alimentare una memoria che sia sempre più ricca di contenuti e che, soprattutto, abbia la forza e la potenza per tramandarsi nel tempo.

È chiaro: il tema delle responsabilità, il tema della verità giudiziaria si esplica e si sviluppa all’interno delle aule giudiziarie. È altrettanto vero, come il fine collega avvocato Aimi dice, che la verità giudiziaria spesso non interpreta e non soddisfa la verità storica.

Detto questo, i familiari che sono ancora in vita sicuramente stanno cercando di recuperare elementi per proporre un processo di revisione. Ovviamente, noi non possiamo far altro che osservare quest’impegno da parte loro, un impegno molto duro, ma significativo di quanto appassionata sia la loro battaglia dinamica, forte, valoriale nei confronti della memoria di ciò che è accaduto. Questo, ovviamente, ci trova al loro fianco, nel senso che la verità storica per noi è altrettanto importante, come la verità giudiziaria. Al contempo, però, ci rendiamo conto che come Istituzioni abbiamo un altro compito, ossia quello di preservare, certo, la memoria, ma attualizzarla al presente, con l’aiuto di tutti i soggetti e di tutti gli strumenti comunicativi che possono essere a nostra disposizione. Penso agli istituti storici, ma non solo. Penso anche alle agenzie educative, a coloro i quali, in qualche modo, si potranno rendere interpreti di questo momento.

Non è banale – e non lo è stato rispetto ai punti di cui abbiamo parlato prima − ribadire per mezz’ora del nostro tempo, in un’aula come questa, il valore di un fatto storico. Spesso, i fatti storici possono diventare identitari e valoriali, anche per la tenuta dei comportamenti futuri.

La risoluzione, quindi, è incentrata sul recupero della memoria e l’attualizzazione per le nuove generazioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Mori.

Ha chiesto la parola il consigliere Delmonte.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Molto brevemente. Per ovvi motivi anagrafici, non conosco la vicenda. Probabilmente, non la conoscono neanche i miei genitori, perché neanche loro erano nati quando è avvenuta. Soprattutto, non si può conoscere la vicenda perché nelle nostre scuole, almeno nella mia, ma posso parlare a nome di tutti i miei amici coetanei, sfido chiunque ad aver superato, nel programma ministeriale, l’anno ’48. Nel 1948 si ferma la storia scolastica. Abbiamo trascorso i due anni di studio finali, quarta e quinta superiore, a studiare in uno il nazismo e nell’altro il fascismo. Dopodiché, ci siamo fermati lì.

Quindi, tutto quello che io conosco di questa storia è dovuto ad approfondimenti successivi. Anche quando ho letto questa risoluzione, ho fatto un ripasso, soprattutto del contesto. Come hanno detto i consiglieri prima di me, tutti i fatti vanno sempre e comunque contestualizzati. Da questo punto di vista, non rinnego il valore di quello che è accaduto, non rinnego il fatto che il Comune di Reggio Emilia, la Provincia di Reggio Emilia, anche con i suoi Enti storici, abbia già preso una posizione forte e politica su questo accadimento del 1960. Anche durante i lavori di ristrutturazione della piazza sono stati tenuti in considerazione, sicuramente in maniera meno impattante rispetto a prima. Ad ogni modo, ci sono le targhe e i cinque alberi che rappresentano i cinque caduti. È stato fatto, quindi, un lavoro di riconoscimento.

L’aspetto che critico riguarda solo il metodo di questa risoluzione che, tutto sommato, è fondamentalmente inutile dal punto di vista degli obblighi. Ricordiamo che stiamo impegnando la Regione a valorizzare dei progetti di ricerca storici in merito a fatti avvenuti nel Novecento, quando abbiamo approvato una legge che già di per sé, anche con lo stanziamento di fondi, valorizza le ricerche e gli istituti che fanno ricerca storica sui fatti del Novecento, tra i quali potrebbe rientrare assolutamente la strage di Reggio Emilia.

In realtà, a livello di finanziamenti e di supporto, la Regione ha già preso un impegno. Per cui, se alcuni Enti – mi viene in mente Istoreco, ma potrei citare altri Enti regionali – vogliono approfondire questo tema, i fondi già ci sono, l’impegno della Regione già c’è. Credo che si tratti di una strumentalizzazione di questo tema. Per l’amor di Dio, parlarne per mezz’ora, come ha detto la consigliera Mori, non è un male per ricordarne i princìpi e i valori, però attenzione a non voler cavalcare una strage − come è stata definita gergalmente − per dare, magari, qualche contentino politico ad alcune parti reggiane che lo richiedono, sminuendone il reale valore morale.

Per questo motivo, noi ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Io, per noti motivi anagrafici, non ero presente. Dovendo fare un excursus di chi c’era e di chi non c’era, preciso che io sono nato cinque anni dopo. Anch’io, però, lamento − come ha affermato poco fa il consigliere Delmonte – che, a livello scolastico, della storia più recente, oltre alla seconda guerra mondiale (beato chi arriva almeno a quella), non ne sappiamo nulla, o quasi, se non per esperienze o conoscenza di parenti, amici più informati di noi o di nostre autonome iniziative di formazione. Questo ritengo sia abbastanza grave, perché comunque fa parte della nostra storia.

Come ho detto nel mio precedente intervento, è una storia che non ha avuto una caratura localistica. Anzi, ha avuto un’eco molto forte a livello nazionale e ha dato un po’ la sveglia, insieme ad altri eventi, come quello di Genova, rispetto al fatto che si stavano utilizzando metodi di gestione di queste situazioni troppo autoritari. Qualcuno ha pensato bene di cambiare rotta, e questo è stato un bene. È stato un sacrificio troppo alto, ma certamente non è andato perso da questo punto di vista.

Io non vedo, in questa risoluzione, il tentativo di fare processi. La strumentalizzazione avviene a livello politico, indotto o diretto, trasversale o meno, un po’ in tutto quello che si fa, anche quando non lo si vuole. Non credo, quindi, che sia finalizzata in modo così marcato alla strumentalizzazione. Mi piace pensare che non lo sia, perché ritengo − come ho detto nel mio intervento precedente − che il parlarne, il rendere vivo il ricordo di questo evento sia assolutamente fondamentale.

Devo dire − e lo dico con un po’ di amarezza, vista la mia storia familiare − che si tratta di uno degli eventi che fanno parte della storia della mia città, della città dove sono nato, che dovrebbero, comunque, essere appendice di quello che è stato l’evento della seconda guerra mondiale, perché è una diretta conseguenza dei climi di allora. Dispiace continuare a rilevare che in una città come Reggio Emilia, medaglia d’oro alla Resistenza, non ci sia nulla come un museo della Resistenza. Questa è una cosa che dovrebbe, invece, far pensare. Si dovrebbe evitare, magari, di pensare ad altre grandi opere. Bisognerebbe pensare a un qualcosa in grado di trasportare e di veicolare la memoria nelle generazioni future. Credo sia assolutamente importante.

Noi voteremo a favore di questa risoluzione, perché riteniamo che la memoria sia una cosa fondamentale, al di là del fatto di considerarla strumentale o meno. A me interessa poco. Mi interessa che avvenimenti di questo tipo vengano tramandati e vengano portati all’attenzione di chi ha la possibilità di avere accesso alle informazioni, informazioni che – lo ribadisco anch’io, e sono d’accordo con il collega Delmonte − sarebbe bene veicolare con iniziative scolastiche. Non dico a livello nazionale, che comunque ci starebbe anche, vista la risonanza che ha avuto, ma almeno nel reggiano sarebbe utile che qualcuno si impegnasse a raccontare ai ragazzi queste storie, perché sono importanti.

Oggi mi sento un po’ troppo allineato con quello che diceva il collega Delmonte, ma anche nel mio precedente intervento ho cercato di fare la stessa cosa. È importante contestualizzare questi eventi nel periodo storico. Valutare un gesto nella situazione che viviamo oggi è diverso dal valutarlo e capirlo nel contesto in cui si trovava.

Non aggiungo altro. Noi, quindi, voteremo a favore. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: Ascoltando alcuni interventi del consigliere Sassi, ho notato che è più a sinistra della sinistra. In questo senso, fa capire anche un po’ l’humus in cui affondano certe posizioni, rispettabilissime, del Movimento 5 Stelle. Se il berlusconismo fosse ancora in voga, direi “più comunista dei comunisti”, ma non si può più dire.

Non si può dire?

 

(interruzioni)

 

Chissà. Hai ragione.

Abbiamo assistito con estrema attenzione al dibattito, tra l’altro introdotto anche pacatamente dalla collega Mori. Sorprende che analoga pacatezza non si possa riservare quando si parla delle decine di migliaia di persone che vennero barbaramente ammazzate dai partigiani dopo la guerra. Non voglio aprire un capitolo su questo tema, però auspichiamo che la medesima pacatezza e l’apertura che la sinistra ha avuto, così come il Movimento 5 Stelle, venga riservata per quando dovremo parlare dei morti in Concordia, dei fratelli Govoni, dei prelevati di Pieve di Cento, del fatto che ancora oggi i sindaci non partecipano con la fascia tricolore alle messe celebrate per i caduti, di quello che accadde a don Pessina, di quello che accadde a Fanin, di quello che accadde a tantissime persone...

 

(interruzioni)

 

A Rolando Rivi e a tantissime persone che pagarono con la vita la semplice non adesione al movimento comunista.

Ciò detto, anche in riferimento a quello che ha detto il collega Foti, temo che il nostro voto non sarà a favore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Se non ci sono più iscritti in dichiarazione di voto, passiamo alla votazione.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione 2898.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione 2898 è accolta.

 

OGGETTO 1638

Risoluzione per invitare la Giunta a promuovere e sostenere la realizzazione di un percorso ciclabile lungo la via Emilia, tracciando un itinerario ufficiale su strada indicato da apposita segnaletica e attivando un coordinamento con le altre regioni interessate dal tracciato. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Paruolo, Taruffi, Torri, Zoffoli, Zappaterra

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, quindi, alla risoluzione 1638 che invita la Giunta a promuovere e sostenere la realizzazione di un percorso ciclabile lungo la via Emilia, tracciando un itinerario ufficiale su strada indicato da apposita segnaletica e attivando un coordinamento con le altre regioni interessate dal tracciato, a firma dei consiglieri Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Paruolo, Taruffi, Torri, Zoffoli e Zappaterra.

Su questo documento sono pervenute tre proposte di emendamento a firma del consigliere Andrea Bertani.

Passiamo, quindi, alla discussione generale.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Indipendentemente dall’amore che ognuno di noi ha o può avere per il mezzo a due ruote, per la bicicletta, questa risoluzione si basa anche su una serie di dati economici che credo siano molto importanti.

Il cicloturismo, in Europa, ha un indotto di circa 44 miliardi di euro, con oltre 2 milioni di viaggi ogni anno e 20 milioni di pernottamenti. In Italia, il valore potenziale del cicloturismo è di circa 3,2 miliardi di euro. Le vacanze in bicicletta rappresentano, quindi, una risorsa strategica per il nostro Paese, perché fonte di fatturato, di occupazione, di crescita dell’industria manifatturiera, il tutto con un altissimo tasso di sostenibilità ambientale. In Europa, il cicloturismo è in fortissima espansione, apprezzato soprattutto dai tedeschi e dagli olandesi.

Il cicloturista spende, in media, il 20 per cento in più del turista che adopera altri mezzi per viaggiare. Normalmente, il cicloturista viaggia in periodi di bassa stagione. Si tratta, quindi, di un turismo che completa e innova, un turismo non solo sostenibile, ma anche di valore.

Queste ragioni spiegano i motivi per i quali il cicloturismo, opportunamente promosso, rappresenta una vera risorsa per il settore turistico, con il vantaggio di essere, al tempo stesso, ecosostenibile. La Regione Emilia-Romagna da tempo è impegnata nella promozione delle ciclovie e ha approvato una delibera, nel luglio del 2014, per la realizzazione della rete delle ciclovie regionali, elaborata e condivisa con le strutture regionali, le Province, i Comuni capoluogo e con la FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta). Una di queste reti regionali dovrebbe identificarsi con la via Emilia. Questo è quello che chiede la risoluzione.

La via Emilia rappresenta un patrimonio unico in Italia per il valore storico e simbolico che incarna. La via Emilia costituisce, fin dall’epoca romana, un punto di riferimento per le popolazioni locali e, tra l’altro, ha una grande varietà di possibili percorsi tematici. Pensiamo ai percorsi storici, ai percorsi religiosi, spirituali, ai percorsi enogastronomici, ai percorsi archeologici. Lungo il suo asse, che si estende per 270 chilometri, asse che corre tra Rimini e Piacenza, si sono sviluppati alcuni dei capoluoghi regionali, ma si sono sviluppati anche molti piccoli centri disseminati ai margini del suo percorso verso l’Appennino e verso il Po.

La FIAB ha lanciato poco tempo fa il progetto “Sognando la ciclabile della via Emilia”, un progetto che ha raccolto oltre 1.500 firme in pochissimo tempo. Anche per questo, con la risoluzione, noi invitiamo la Giunta a promuovere e a sostenere la realizzazione di un percorso ciclabile lungo la via Emilia, tracciando un itinerario ufficiale su strada, indicato da apposita segnaletica, e cercando di attivare un coordinamento con le altre regioni interessate dal tracciato.

Voglio subito dire, tra l’altro, che, rispetto ai tre emendamenti presentati dal consigliere Bertani, sono favorevole al primo e al secondo emendamento. Anzi, rivolgo un ringraziamento non formale nei confronti del consigliere Bertani, perché con questi due emendamenti sicuramente arricchisce il contenuto di questa risoluzione. Lascio, ovviamente, a lui la presentazione dei due emendamenti, mentre esprimo parere contrario per quanto riguarda il terzo emendamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intanto, annuncio che il terzo emendamento lo stralciamo direttamente, perché il succo del contenuto si trova già nei primi due.

Ovviamente, noi concordiamo in merito alla valorizzazione dei percorsi ciclabili per quanto attiene al cicloturismo. Già nella scorsa Assemblea sollevammo il tema − che speriamo non sia irrisolto − della sicurezza delle strade. Purtroppo, è già stato segnalato lo stato disastroso delle strade provinciali, sulle quali si svolge buona parte dei percorsi cicloturistici che interessano non solo i turisti europei, ma anche i turisti americani e australiani. Ben venga tabellare e istituire nuovi percorsi cicloturistici, ma non dimentichiamoci che dobbiamo mettere risorse affinché queste strade vengano mantenute.

Passiamo al discorso specifico di questo percorso cicloturistico. Io sono contento di questa proposta. Anch’io ho sottoscritto quella petizione e ho affrontato in parte quel percorso, proprio perché l’anno scorso, quando ci fu “Italia 5 Stelle”, mi recai a Imola in bicicletta sfruttando la traccia che i cicloturisti avevano preparato. Anch’io mi sono trovato in difficoltà in alcuni tratti del percorso, proprio perché alcuni tratti sono esposti sulla via Emilia e altri hanno alcune buche. Si tratta, quindi, di una valorizzazione sicuramente importante.

L’altro aspetto peculiare di questo percorso cicloturistico è che, in questo caso, può essere abbinato ai percorsi casa-lavoro e scuola-lavoro, proprio perché lungo la via Emilia si spostano anche tanti lavoratori. Per chi volesse spostarsi sull’asse Forlimpopoli - Forlì, è stata da poco inaugurata una ciclabile. Su altri tratti, però, non ci sono ciclabili utili ai lavoratori per spostarsi. Il PRIT afferma che la maggior parte degli spostamenti in Emilia-Romagna avviene sotto i 10 chilometri. La distanza sotto i 10 chilometri è compatibile con la bicicletta, per i più sportivi, o con la bicicletta elettrica, per i meno sportivi. L’occasione, quindi, di identificare un percorso lungo la via Emilia coglie due occasioni: il cicloturismo, importante da sostenere, e la mobilità casa-lavoro e casa-scuola, sulla quale mi sembra che in quest’aula molti di noi siano d’accordo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Liverani. Prego.

 

LIVERANI: Grazie, presidente.

Condividiamo gli obiettivi di questa risoluzione, ma, nonostante ciò, la riteniamo troppo generica. Le piste ciclabili odierne, con la metodologia di impostazione che hanno, pongono dei limiti alla loro funzione. Purtroppo, ad oggi, il Codice della strada e un decreto ministeriale andrebbero modificati perché, così come sono, impongono vincoli costruttivi che fanno sì che non possano essere utilizzate al meglio. A Faenza, ad esempio, hanno costruito piste ciclabili con dei dossi in mezzo, che non sono percorribili. Anche io, da ex ciclista, non li percorro perché non sono sicuri. Questo è un limite.

La risoluzione in oggetto la condividiamo, ma prima bisogna andare attorno a una legge nazionale, che esiste, e cercare di togliere questi dossi, perché creano problemi al ciclista. Avendo corso in bicicletta e avendo praticato questo sport per tanti anni, ho vissuto questo problema in prima persona.

La nostra idea, quindi, è quella di andare attorno alla legge nazionale e togliere questi spartitraffico. La risoluzione va bene, la condividiamo, ma il nostro voto, per il momento, è di astensione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Liverani.

Se non ci sono altri iscritti in discussione generale, passiamo alla discussione sugli emendamenti.

Non avendo iscritti in discussione sugli emendamenti, passiamo alla dichiarazione di voto congiunta sulla risoluzione e sugli emendamenti.

La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Come si sarà capito dall’intervento precedente, noi votiamo favorevolmente. Invitiamo i colleghi del PD, però, non solo a sponsorizzare nuovi percorsi, ma a impegnarsi e spingere verso la nostra Giunta, affinché ci sia un impegno anche per la manutenzione delle strade, e verso il Governo. Il ministro Delrio aveva già promesso tre anni fa 12,5 milioni di euro per la sicurezza stradale da destinare, in particolare, allo sviluppo e alla messa in sicurezza delle piccole piste ciclabili in giro per l’Italia (Primo e Secondo Programma annuale di attuazione del Piano nazionale della sicurezza stradale), ma quelle risorse non sono ancora disponibili.

Invitiamo, quindi, a sostenere le belle idee, questo sì, ma anche a spingere affinché si scenda veramente nel pratico. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Aimi. Prego.

 

AIMI: Grazie, presidente.

Intervengo solo per comunicare il voto favorevole a questa risoluzione da parte del Gruppo di Forza Italia, per alcune ragioni evidenti che sono state già ricordate anche in quest’aula.

Voglio aggiungere solo due elementi importanti. Il primo è che quando viene inaugurata una pista ciclabile e la si può percorrere, questa va a beneficio non solamente della salute di chi si muove in bicicletta, ma anche in alcuni casi del turismo o di coloro che vogliono approfittare della possibilità di utilizzare questo veicolo al posto dell’autovettura. Inoltre, ed è il secondo elemento, è che si crea sovente un’occasione per socializzare, per stare insieme. Naturalmente, si tratta di percorsi piacevoli, alternativi al traffico, quindi non possiamo che essere favorevoli, pur comprendendo le riserve evidenziate dal collega della Lega Nord in merito alla sicurezza, sulla quale mi auguro si possa fare qualche cosa di più.

Aspettiamo infine anche noi che la somma promessa dal Governo, in particolare dal ministro Delrio, possa essere messa a disposizione in tempi contenuti per sostenere questo tipo di trasporto, di viabilità, che deve essere incentivato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Se non ci sono più interventi in dichiarazione di voto, passiamo alla votazione degli emendamenti 1 e 2, a firma del consigliere Bertani. L’emendamento 3, come dichiarato dal presentatore, è stato ritirato.

Chiedo al consigliere Mumolo il permesso di procedere alla votazione, pur avendolo già dato prima.

 

MUMOLO: Certamente sì. Permesso accordato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Bertani.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è accolto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Bertani.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è accolto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1638, a prima firma del consigliere Mumolo.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 1638 è approvata.

 

OGGETTO 1639

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere, in raccordo con le Prefetture e gli Enti Locali, iniziative a livello locale di supporto all’incontro tra le offerte di immobili da parte di cittadini emiliano-romagnoli e le Associazioni e gli Enti che si occupano della gestione concreta del soggiorno dei migranti in Italia all’interno del percorso di accoglienza. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Zoffoli, Rossi Nadia

(Discussione e approvazione)

 

OGGETTO 1955

Risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa a sostenere, nelle sedi di confronto interregionale, soluzioni volte a consentire forme di accoglienza diretta da parte dei Comuni, destinando agli stessi le quote delle risorse attualmente previste per l’accoglienza dei richiedenti asilo, con particolare riferimento alle iniziative rivolte alle famiglie, prevedendo inoltre la stipula di accordi diretti o la costituzione di tavoli tecnici di raccordo tra gli Enti competenti. A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani, Sensoli

(Presentazione, discussione e ritiro)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, quindi, all’oggetto 1639 che impegna la Giunta a sostenere, in raccordo con le Prefetture e gli Enti Locali, iniziative a livello locale di supporto all‘incontro tra le offerte di immobili da parte di cittadini emiliano-romagnoli e le Associazioni e gli Enti che si occupano della gestione concreta del soggiorno dei migranti in Italia all‘interno del percorso di accoglienza, a firma dei consiglieri Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Zoffoli e Rossi Nadia.

La risoluzione 1639 è congiunta alla risoluzione 1955 che impegna la Giunta e l’Assemblea legislativa a sostenere, nelle sedi di confronto interregionale, soluzioni volte a consentire forme di accoglienza diretta da parte dei Comuni, destinando agli stessi le quote delle risorse attualmente previste per l’accoglienza dei richiedenti asilo, con particolare riferimento alle iniziative rivolte alle famiglie, prevedendo inoltre la stipula di accordi diretti o la costituzione di tavoli tecnici di raccordo tra gli Enti competenti, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Sensoli.

Apriamo la discussione generale. Dieci minuti per ogni consigliere.

La parola al consigliere Mumolo. Prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Io ho presentato questa risoluzione circa un anno fa, nel novembre 2015. Da un anno a questa parte, la situazione, purtroppo, non è cambiata. L’esodo continua. Continua il flusso dei richiedenti protezione internazionale e asilo politico, e continua semplicemente perché, finché non saremo in grado di interagire con quelle che sono le cause di questo flusso, il flusso non si fermerà.

Se noi ci trovassimo ad Aleppo o se Bologna fosse bombardata un giorno sì e un giorno no (parlo della mia città, ma potrei riferirmi a qualsiasi altra città o paese dell’Emilia-Romagna), immagino che anche noi, dopo un po’, cercheremmo di scappare e di trovare un posto sicuro. Da Aleppo, tra l’altro, si fa anche fatica a scappare in questi giorni.

Siccome, purtroppo, queste non sono questioni che possiamo affrontare e risolvere come Regione, probabilmente non è in grado di farlo nemmeno lo Stato, forse un insieme di Stati sì, l’esodo continuerà. A questo punto, dobbiamo chiederci che cosa possiamo fare noi rispetto alle persone che arrivano in Emilia-Romagna, che sono tantissime, con difficoltà enormi, anche per aiutare i Comuni che devono garantire l’accoglienza.

Io vi riferisco qualche numero. Al 14 settembre 2016, i richiedenti protezione internazionale, perlopiù provenienti da flussi non programmati (si tratta di un esodo, certamente di una fuga non programmata), accolti in Emilia-Romagna sono 10.728. Di questi, 1.168 sono accolti nelle strutture SPRAR attivate dai Comuni, sulla base di un progetto, ovviamente, nazionale; i restanti 9.560 sono, invece, ospiti nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria).

A fronte di numeri così significativi, che, tra l’altro, si prevedono in aumento, ritengo opportuno prendere in considerazione la disponibilità espressa da parecchio tempo da parte di cittadini e associazioni, quella di accogliere volontariamente alcune di queste persone direttamente nelle loro abitazioni.

È trascorso un anno dalla presentazione della risoluzione. Quando ho presentato la risoluzione esistevano già − in embrione o appena partiti − alcuni progetti da parte di associazioni di volontariato e di famiglie mirati all’accoglienza diretta, negli appartamenti, dei profughi richiedenti asilo. Passato un anno, questi progetti sono realizzati. Nell’aprile 2016, il Servizio Politiche per l’accoglienza della Regione Emilia-Romagna ha realizzato una ricognizione per verificare queste esperienze, a opera, ovviamente, del privato sociale. Gli esiti della ricognizione si possono sintetizzare con questi numeri: i progetti per l’accoglienza in famiglia di richiedenti o titolari di protezione internazionale sono attivi in otto Comuni (Parma, Fidenza, Reggio Emilia, Modena, Carpi, Bologna, Faenza e Rimini) che insistono su sei territori provinciali. In cinque casi, si tratta di azioni gestite dalle locali sezioni della Caritas. La Caritas, in questi Comuni, ha agito in due modi differenti. I progetti riguardano l’accompagnamento di famiglie che decidono di ospitare nel loro appartamento un profugo richiedente asilo oppure le parrocchie stesse hanno messo a disposizione appartamenti per poter ospitare i profughi sempre, però, gestiti, con una sorta di tutoraggio, da famiglie che scelgono volontariamente di aiutare i richiedenti asilo.

Gli altri tre progetti attivi sul territorio emiliano-romagnolo sono azioni sperimentali approvate e finanziate dal servizio centrale SPRAR. Questi progetti sono attivi nei Comuni di Parma, Modena e Bologna.

Da segnalare, tra i progetti in corso, un progetto che si tiene a Parma e che si chiama “Tandem”, gestito da una Onlus, che attiva esperienze di co-housing tra giovani studenti universitari e giovani titolari di protezione internazionale che hanno già concluso l’accoglienza istituzionale nei centri. Si tratta di progetti che riguardano sempre interventi individualizzati, gestiti con la metodologia del lavoro sociale e di comunità. Tra l’altro, faccio presente che si tratta, in tutti i casi, di persone che hanno già fruito dell’accoglienza istituzionale e per le quali il progetto migratorio è orientato e già concretamente indirizzato al radicamento sul territorio.

Quante sono state le persone, ad oggi, che hanno usufruito di questi progetti? Parliamo di circa 80 persone: 50 accolte nell’ambito del progetto della Caritas e 30 accolte nell’ambito degli altri progetti. Questa possibilità comporta una serie di vantaggi, che vorrei sintetizzare in pochissime parole. Intanto, dare la possibilità alle famiglie che lo vogliono, che scelgono volontariamente di ospitare una persona, rappresenta la costruzione di un modello di comunità che comporta maggiore capacità di integrazione. Dare questa possibilità significa anche sensibilizzare la comunità sul tema dell’asilo e dell’accoglienza. Avere una persona in casa, parlarne con i vicini, con i parenti, con i conoscenti significa anche parlare di questo fenomeno, capire da dove scappano queste persone e perché arrivano in Italia.

Dal punto di vista economico, questo progetto rappresenta un costo assolutamente minimo per la collettività. Chiaramente, costa molto di più un richiedente asilo (che dobbiamo accogliere sulla base di quanto prevedono la nostra Costituzione e i trattati internazionali) collocato in altro luogo gestito dalle Istituzioni, rispetto a un richiedente asilo ospitato volontariamente da una famiglia, a livello di costi per la comunità.

I progetti sono già in corso e si stanno sviluppando. Ci sono numerose famiglie che decidono di ospitare una persona che scappa da una guerra, da una situazione difficilissima. La Regione potrebbe sostenere, in accordo con le prefetture e gli Enti locali, iniziative di supporto tra le offerte di immobili da parte delle famiglie, le offerte di un posto fisico, di una stanza da parte delle famiglie, le Istituzioni, che devono, ovviamente, vigilare e controllare, e le associazioni di volontariato, che fanno da tramite tra l’Istituzione e la famiglia. Con questa risoluzione, quindi, noi chiediamo semplicemente che la Regione cerchi di svolgere questo ruolo di raccordo per un progetto che − ripeto − ha tantissimi lati positivi. Ovviamente, non mi riferisco unicamente al lato economico.

Per adesso mi fermo qui. Nell’ambito della discussione, valuterò ulteriori possibilità di intervenire.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

La parola al consigliere Sassi.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Intervengo per illustrare la nostra risoluzione, che nasce da un’idea dei territori, in realtà. Si tratta di un’idea che mi è stata proposta da una nostra consigliera comunale di Cavriago, Natascia Cersosimo, che nella sintesi la presenta in questi termini: “Serve assolutamente una gestione comunale che renda partecipi alla vita della comunità per un percorso di vera integrazione”.

Non è certamente l’unico percorso possibile, me ne rendo conto. L’intenzione della risoluzione presentata dal Partito Democratico credo evidenzi questo aspetto. Anzi, vi è una grande capacità umana di accogliere che andrebbe valorizzata. Ovviamente, la nostra proposta non esclude quella del Partito Democratico. Anzi, credo che sia assolutamente integrabile.

Nella sostanza, l’idea nasce in modo molto semplice. A livello nazionale, abbiamo già fondi che vengono erogati ai centri di accoglienza o ai Comuni per gestire l’ospitalità dei richiedenti asilo, dei profughi o di chi scappa dalle guerre. Parte di questi fondi potrebbe essere, invece, veicolata verso i Comuni, che a loro volta avvierebbero un progetto specifico, non universalistico dal punto di vista dell’accoglienza, ma mirato esclusivamente ai nuclei familiari, dove quindi ci sono bambini. Pertanto, come peraltro chiediamo anche nella risoluzione, la Regione, insieme ai Comuni e alle Prefetture, dovrebbe istituire un tavolo di raccordo che garantisse un supporto tecnico-giuridico e finanziario per dare sostegno ai Comuni nell’espletare le pratiche necessarie.

È un’idea assolutamente interessante e umanamente ricevibile, perché si occupa soprattutto di nuclei familiari e, quindi, di bambini, il che si traduce nella scolarità, nell’obbligo per i genitori di seguire corsi di italiano, nell’esigenza di ospitare quote minime rispetto al numero della popolazione dei comuni, dimodoché i Comuni siano in grado di gestirli, senza creare caos. In questo modo si potrebbero integrare questi nuclei familiari in modo non massiccio, come succede invece nei centri d’accoglienza o, a volte, riempiendo zone intere, mettendoli insieme alla popolazione locale, cercando di creare un dialogo e di assicurare un certo sostegno.

Questa nostra idea, quindi, tende a salvaguardare una nicchia di immigrati, che però è forse anche quella più sensibile, perché si parla di nuclei familiari, di madri con i figli e, a volte, viste le escalation di morti, di soli padri con i figli. Comunque, sono nuclei familiari in cui i bambini vengono messi al centro e tutelati, accogliendoli in un ambiente più familiare e meno istituzionale. E il fatto che sia a gestione comunale permette al Comune di avere un monitoraggio diretto, di sapere cosa sta funzionando e cosa no, di capire i percorsi scolastici della scuola materna piuttosto che della scuola elementare. Insomma, si consente ai Comuni di avere un monitoraggio diretto e di avere la possibilità di fare la differenza per quelle persone che in questi frangenti sicuramente si trovano innanzi a situazioni a loro totalmente ignote, si trovano un po’ spiazzati, un po’ strappati dalle loro radici, il che rende più difficile integrarsi, avendo anche le migliori intenzioni.

Come dicevo all’inizio, non è una risoluzione che va in contrasto con quella presentata dal Partito Democratico ma, anzi, credo si possa integrare o, comunque, possa rappresentare un percorso alternativo a quanto rappresentato in quella risoluzione e fungere magari anche da esempio da adottare in altre situazioni. Sicuramente, in questo modo svuoteremmo qualche centro di accoglienza e permetteremmo a questi nuclei familiari di trovare una collocazione più idonea e più “umana”, in contesti più accoglienti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Immagino che tutta l’Aula e anche chi ci sta ascoltando sappia già che la Lega Nord voterà contro questa risoluzione, una risoluzione da noi ritenuta folle, avallata anche dal Movimento 5 Stelle, che credo che in questo frangente non stia per niente facendo gli interessi dell’Italia.

Purtroppo paghiamo una politica nazionale, che si porta avanti ormai da qualche anno, deleteria da questo punto di vista, che ha determinato l’esborso di miliardi di euro per concedere una finta accoglienza a finti profughi che arrivano sulle nostre coste e che ha cambiato anche i termini del lessico della lingua italiana. Prima ascoltavo l’intervento del consigliere Mumolo che parlava di profughi richiedenti asilo. Ebbene, all’interno di queste tre parole risiede il dilemma politico del Partito Democratico, sia a livello regionale che a livello nazionale. Un richiedente asilo è colui che arriva in un Paese – a nostro avviso, non dovrebbe neanche arrivare, ma dovremmo risolvere la questione intervenendo direttamente nei luoghi di partenza – e chiede la protezione internazionale; soltanto nel momento in cui il richiedente asilo ottiene la protezione internazionale, diventa un cosiddetto profugo. A meno che le definizioni date dai dizionari della lingua italiana siano sbagliate.

Io credo che questo sia un passaggio fondamentale per capire ciò che sta giustificando questa risoluzione a livello politico. Basta andare sul sito del Ministero dell’interno, che non credo sia un sito di parte, perlomeno non è sicuramente un sito legato in questo momento alla Lega Nord, e cercare gli esiti delle richieste d’asilo dell’agosto 2016. Ebbene, su 6.148 domande esaminate, i rifugiati/profughi, quindi persone che hanno diritto alla protezione internazionale, sono 380; si offre una protezione sussidiaria – altro termine inventato da questo Governo – a 881 persone e una protezione umanitaria a 1.338 persone; infine, viene espresso un diniego, il che vuol dire clandestini che sono arrivati sulle nostre coste e hanno presentato la richiesta di asilo politico e di protezione internazionale, a 3.547 persone, che in termini percentuali si traduce nel 58 per cento delle domande totali. Solo il 6 per cento viene dichiarato rifugiato dopo l’esame delle Commissioni prefettizie territoriali italiane.

Mi viene da pensare, allora, che o si deve studiare meglio la materia, oppure, se la si vuole vendere, bisogna studiarsela ancora meglio per venderla. Del resto, quando prima è intervenuto il consigliere Mumolo, preso anche da un fare umanitario, proteso a salvare queste popolazioni che vengono da territori di guerra, parlava di Aleppo. Ebbene, vi porto un esempio che riguarda la Regione Emilia-Romagna, nella fattispecie la mia provincia, Ferrara: all’interno dei centri che ospitano clandestini, che state pagando, non c’è nessun siriano. Prima si parlava di Aleppo, ma tra le 600 persone presenti nei centri di accoglienza ubicati nella provincia di Ferrara non c’è un solo siriano. Nel contempo, però, i bilanci delle cooperative sociali che gestiscono i presunti profughi/clandestini/persone a cui è stato espresso il diniego sulla protezione internazionale continuano a crescere. Cooperative assistite dal punto di vista economico a fior di milioni di euro per mantenere lo status quo, che ovviamente per avere un aumento del loro business che cosa chiedono agli amici del PD? Siccome non ce la fanno più a trovare strutture da dare in affitto, chiedono di fare un passo in più per incrementare il proprio business dell’accoglienza: ogni famiglia si prende in carico un clandestino, così magari la cooperativa riesce a ottenere quei soldi e poi farli gestire direttamente dalla famiglia in questione. Io dubito sinceramente che ci sarà una moria di persone che andrà a cercare il profugo da portare a casa, il clandestino, scusatemi.

Credo, però, che sia molto banale soffermarsi soltanto sull’analisi di quanto sta avvenendo qui, in questo momento, come invece ha fatto il PD. Noi dobbiamo assumerci la responsabilità storica e politica di intervenire nei territori che sono veramente colpiti dalle guerre. Prima si parlava della Russia, ebbene la Russia ha compiuto un’azione politica e militare importante per risolvere i problemi di quei territori. Di questa Assemblea nessuno o, comunque, ben pochi hanno seguito il gesto compiuto dall’orchestra di San Pietroburgo, che ha voluto suonare nell’anfiteatro romano di Palmira, in pieno territorio siriano. Questo è stato possibile perché il presidente Vladimir Putin è riuscito a liberare dai tagliagole e dagli assassini dello Stato islamico…

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Scusi, consigliere Fabbri. Chiedo ai colleghi che non sono interessati all’argomento di uscire o, altrimenti, di fare silenzio, perché è corretto che ognuno possa esporre la propria tesi. Grazie.

Prego, consigliere.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Comunque, anche se interessa, dubito che riusciremo a far cambiare loro opinione su questo tema, anche perché a volte non si vuole accettare l’evidenza.

Quindi, innanzi a un’azione politica concreta si possono compiere scelte obiettive per aiutare questa gente. Per questa ragione abbiamo proposto un’altra risoluzione e abbiamo chiesto ieri, in una conferenza stampa, al presidente Bonaccini di sottoscrivere i nove punti che alcune Regioni del Nord Italia, tra le più rappresentative dal punto di vista del vivere civile e del prodotto interno lordo italiano, ovverosia Veneto, Lombardia e Liguria, hanno stilato, nove punti molto semplici in cui si parla di accoglienza per le persone che ne hanno diritto, ma anche di rimpatri, di accordi bilaterali con i paesi d’origine e di difesa delle frontiere nazionali. Il presidente Bonaccini non si può esimere dal prendere in considerazione questi nove punti perché, oltre a essere presidente della Regione Emilia-Romagna, è anche presidente della Conferenza Stato-Regioni e rappresenta tutte le Regioni italiane.

Da cittadino – e qui mi tolgo il cappello del politico – sinceramente mi viene da rabbrividire quando sento parole come quelle prima pronunciate dal consigliere Mumolo, perché non danno il giusto contenuto storico e attuale di quanto sta avvenendo in quei territori, dove la gente viene massacrata. D’altronde, se si parla di Aleppo e della Siria, cosa c’entrano i nigeriani o gli ivoriani? Il punto è che qualsiasi persona può sbarcare su questo territorio e richiedere asilo, anche se non è siriano, anche se non è profugo di guerra. Ammettiamolo. Cerchiamo di essere corretti dal punto di vista intellettuale. E da cittadino, siccome so come vanno le cose in Italia, un clandestino in casa non lo prenderei mai. Mi si potrebbe chiedere di trovare un accordo economico, di chiudere il baratto a 300-400 euro, poi magari tra un anno cambia l’idea del Governo o cambiano le strategie attuali e mi ritrovo un clandestino in casa, che non riesco a cacciar fuori neanche se lo vengono a prendere direttamente le Forze dell’ordine, perché tutto è allo sbando. Il nostro ormai è un Paese senza regole, dove chiunque può entrare tranquillamente all’interno della Regione Emilia-Romagna, come quelle persone che oggi hanno occupato l’ufficio della dottoressa Gualmini. E poi mi sento dire che sono ragazzi e che hanno sbagliato. È il solito modo di fare perbenista, che mostra un ventre molle assolutamente tragico, che può portare alla distruzione anche dello status quo di questa nazione.

Oggi, con questa risoluzione diciamo “no” a questo modo di fare, diciamo “no” a questa politica che vuole svendere il nostro Paese, lasciandolo alla mercé di un buonismo che non è accoglienza, perché l’accoglienza è volontaria. Richiamo brevemente le cifre che vi ho precedentemente indicato. Siccome tutti parlano di accoglienza e sono tutti bravi, permettetemi questa piccola provocazione: se sommiamo tutti i consiglieri regionali del Partito Democratico a livello nazionale e ci aggiungiamo anche qualche parlamentare, ogni consigliere regionale e ogni parlamentare del Partito Democratico si può prendere in casa sua un clandestino richiedente asilo/profugo quando vuole, non facendolo pesare sulle spalle dei cittadini italiani. È facile fare accoglienza con i soldi degli altri (evito di usare altre locuzioni magari un po’ più volgari). Peraltro, in questo modo si vanno a ingrassare i budget delle cooperative sociali. D’altronde, da quando anche il sistema cooperativistico legato alla “Rossa Emilia” non riesce più a fare affari sul sistema dell’edilizia, si è spostato sul sistema del sociale. Quindi, qual cosa più bella di non accogliere un qualche finto richiedente asilo all’interno dei nostri territori e magari mantenerlo per quattro o cinque anni!

Chiamiamo le cose con il proprio nome e smettiamola con questi buonismi, che sono veramente ridicoli. La gente vi ascolta e poi vi giudicherà, come vi giudicherà anche la storia.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Fabbri.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: È sempre simpatico intervenire dopo il consigliere Fabbri, perché appaio un moderato, il che mi mette a mio agio. Quindi, lo ringrazio. Non a caso, mi metto sempre in scia rispetto ai suoi interventi.

Apro il mio intervento con una battuta, perché in effetti la risoluzione del collega Mumolo ha poco di cui sorridere. Grazie al cielo, questi non sono provvedimenti che hanno alcun effetto dispositivo. Del resto, la stessa attenzione manifestata dalla Giunta nei confronti del dibattito sono certo che annuncerà un’assoluta non concretizzazione degli auspici, che però vengono un po’ da lontano.

Credo sia ormai chiaro che si confrontano due idee: chi vede questa immigrazione incontrollata di clandestini come un problema e chi la vede come una risorsa. Personalmente, mi sono a lungo interrogato sul concetto di risorsa e, mentre una volta avevo l’idea che per la sinistra queste potessero essere più o meno legittimamente delle risorse personali, individuali, umane, mi sono accorto che per buona parte della sinistra, non tutti e non certamente chi ha proposto questa risoluzione, sono risorse in termini economici.

Chi mi ha preceduto raccontava dell’eventualità che qualcuno, a un certo punto, decidesse di mettere fuori di casa i profughi, i clandestini che ha ospitato, ma non riuscisse a farlo. Io posso rassicurarlo su qualche evento passato, dove dei clandestini violenti sono stati allontanati dalla struttura in cui erano ospitati e sono andati fuori. Non si sa più dove siano. Questo per dire che non è che sono stati accompagnati alla frontiera, ma sono stati messi fuori da quella struttura, gestita da una cooperativa, che qualche tempo fa faceva poche decine di migliaia di euro e che oggi registra un volume d’affari pari a 3,6 milioni di euro. Ha recentemente vinto nuovamente il bando per la gestione di uno dei principali hub della nostra nazione, quello di Bologna.

Perché ho voluto prendere da un esempio concreto lo spunto per l’intervento? Perché c’è un problema culturale. Io ritengo estremamente egoista l’idea di accogliere tutti. Ritengo profondamente violenta l’idea di imporre la presenza, anche a chi non le vuole, di queste persone. Del resto, nel momento in cui voi disciplinate l’ingresso incontrollato in Italia di queste persone, introducete, imponendolo, un processo irreversibile che anche chi quelle persone non vuole deve subire, con costi sociali che non vengono caricati dalle “vostre” cooperative, ma vengono caricati dall’intera collettività, la quale deve sobbarcarsi il costo delle spese sanitarie, delle spese mediche, delle spese sociali, dei contributi per l’affitto, dei contributi per le utenze, che vengono totalmente poste a discapito della popolazione italiana, che non è che navighi nell’oro. Anzi, mi pare evidente che ci sia un problema di sostenibilità del nostro welfare state.

In tal senso, quindi, ritengo inaccoglibile questa richiesta, perché immaginare che si possa addirittura parcellizzare la presenza di queste persone in un contesto anche altamente urbanizzato, come inevitabilmente deve essere quello di cui si parla, è evidentemente una provocazione che ritengo inaccoglibile. Peraltro, il confine tra provocazione e altro a volte è estremamente labile.

Del resto, proviamo a immaginare uno scenario in cui ognuno può adottare una bella casa del popolo, stipata di queste persone. Chi controlla? Chi paga? Chi verifica? Chi sa chi c’è dentro? I procedimenti di identificazione personale? La ricorrenza? La possibilità anche di introdurre elementi di allontanamento, quando non vi è evidentemente una situazione di illiceità penale? Si fa fatica a mandar via un inquilino che ha cessato il contratto d’affitto, figuriamoci un profugo, che immediatamente si appellerebbe alla CGIL, ai sindacati, alla protezione di questa o quella cooperativa. Insomma, un disastro.

È chiaro, quindi, che si tratta di una provocazione. Questa risoluzione non può che essere una provocazione, perché immaginare uno scenario in cui questo tipo di realtà diviene effettiva è evidentemente insostenibile.

Alla luce di queste considerazioni, certo di non sorprendere con questa mia dichiarazione il proponente, il Gruppo Forza Italia voterà contro questa risoluzione, con l’auspicio che si tratti di un tentativo di aprire un dibattito e non davvero di perseguire una strada, che è assolutamente impercorribile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Non avendo più nessun iscritto in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Presidente, intanto, per quanto riguarda la risoluzione proposta dal Movimento 5 Stelle, chiedo al consigliere Sassi, come gli avevo già anticipato, di ritirarla per poterne discutere in Commissione, dal momento che implica la possibilità tecnica di far sì che le somme che vengono erogate giornalmente per ogni richiedente asilo possano essere date ai Comuni. Bisognerebbe forse ascoltare anche il parere dei sindaci. Penso, quindi, che sia una risoluzione dai contenuti importanti, ma la discuterei più approfonditamente in Commissione.

Per quanto riguarda il resto, non credo si possa fare tanta ironia sulla situazione nella quale ci troviamo. Diceva prima il consigliere Fabbri che sarebbe opportuno studiare, e sono assolutamente d’accordo. Lui, infatti, affermava che, fosse dipeso da lui, li avrebbe bloccati sulle coste. Ignora forse che esistono trattati internazionali che impediscono di bloccare sulle coste le persone che vogliono arrivare in Italia a chiedere asilo? Semplicemente non si può fare.

Anche dal punto di vista terminologico, bisogna capire che una cosa è un richiedente asilo; una cosa è il rifugiato titolare di protezione internazionale. Il richiedente asilo è quello che arriva, dopodiché c’è una commissione che valuta e verifica e, se quella persona ha i requisiti, le concede il requisito di rifugiato titolare di protezione internazionale.

Vorrei anche ricordare che non si risolve il problema andando con le navi da guerra davanti alla costa, perché ci sono altre vie. Quando una persona fugge da persecuzioni, individuali o collettive, o da una guerra, trova certamente altre vie per arrivare in Europa. Quindi, non è qualcosa che si può arginare. Non si può arginare. E siccome non si può arginare, probabilmente bisognerebbe semplicemente prenderne atto.

Altra cosa che vorrei dire è che qui nessuno sta cercando di svendere il Paese a nessuno. Se il consigliere Fabbri non vorrà ospitare una persona richiedente asilo in casa, nessuno lo obbliga a farlo. Questa risoluzione, lo ripeto, prende semplicemente atto di ciò che succede già. E non è una provocazione. A meno che non si pensi che la Caritas in questo momento stia facendo una provocazione. Invero, non provoca nessuno. Esistono cittadini volontari che scelgono, visto che ne hanno la possibilità, di tenere in casa una persona che in quel momento non ha un tetto sulla testa.

Inoltre, nessuno chiede di accogliere tutti, e lo dico con amicizia al collega Bignami. Nessuno l’ha mai chiesto, né la legge lo prevede. Questa non è una legge, come il consigliere mi insegna, ma nessuno l’ha mai chiesto e la legge non lo prevede. E ricordo che il Testo unico sull’immigrazione ha passato diversi Governi.

Per quanto riguarda la protezione sussidiaria, il consigliere Fabbri prima diceva che questo Governo ha creato la protezione sussidiaria. La protezione sussidiaria è prevista da una direttiva europea del 2004 ed è stata inserita nel nostro ordinamento nel 2007. Non è una questione che riguarda questo Governo. Sono passati circa nove anni da quando è stata inserita. Questo per dire che in effetti bisogna studiare.

Non c’è nessuna norma di legge che prevede che noi dobbiamo necessariamente e obbligatoriamente accogliere qualcuno. Non c’è nessuna norma che stabilisce questo principio. Esiste un Testo unico sull’immigrazione e quel testo disciplina i flussi di migranti, ma queste persone arrivano extra flusso, arrivano in Italia anche se noi non lo vogliamo. Arrivano. Quindi, nel momento in cui arrivano e chiedono asilo, noi che cosa possiamo fare? Possiamo verificare, tramite le nostre Commissioni, in osservanza di norme approvate da diversi Governi di diverso colore e con diversi ministri dell’interno, se queste persone effettivamente fuggono da situazioni di guerra o da persecuzioni individuali o collettive, o meno. Se non rispondono a questi requisiti, non hanno diritto a nessun permesso di soggiorno, come tanti clandestini che purtroppo arrivano in Italia e in tanti Paesi. Pensate alla Turchia, per esempio: è il Paese che ospita più rifugiati di tutti i Paesi europei. Arriva ad averne quanti ne ospitano complessivamente quattro, cinque, sei, sette Paesi europei. Sono quasi tre milioni i profughi in Turchia, di cui la maggior parte siriani.

Noi, quindi, possiamo semplicemente verificare se queste persone hanno i requisiti per ottenere la protezione internazionale o la protezione sussidiaria, previste dalla norma di legge. Se rispondono a tali requisiti, viene rilasciato loro il permesso di soggiorno. Nel periodo che intercorre tra la presentazione della richiesta e la risposta della Commissione, queste persone vengono ospitate in luoghi, che si chiamano Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), o, prima, negli hub, come a Bologna. Fino a quando la Commissione non si pronuncia, se ci sono famiglie che vogliono ospitare queste persone, noi le sosteniamo nell’ospitarle. E ricordo che queste ottanta persone di cui parliamo, che ci sono già, sono persone che hanno già seguito un percorso, sono persone che vogliono, scelgono di avere un rapporto con il territorio. Pertanto, indipendentemente da questa risoluzione, che si può condividere o meno, le famiglie, se ne hanno intenzione, possono ospitare ugualmente queste persone. Lo stanno già facendo.

 

(interruzioni)

 

Magari, visto che per quanto mi riguarda è una buona cosa, se qualcuno ha una stanza da destinare a una persona che in quel momento non ha un tetto, la Regione potrebbe fungere da raccordo rispetto a queste esperienze, valorizzarle, pubblicizzarle. Questo dice la risoluzione. Non chiede di fare altro. Come non chiede di utilizzare soldi pubblici a tale scopo. Non credo che le parrocchie chiedano soldi pubblici per organizzare questa ospitalità. Non si parla di soldi pubblici. Quindi, non capisco neanche perché siano state tirate in ballo le cooperative. Le cooperative già gestiscono gli hub e gli hub sono già esistenti. Rispetto a questa risoluzione non credo abbia grandissima attinenza, perché qui si parla di offerte di immobili da parte dei cittadini emiliano-romagnoli.

Non penso di aver convinto qualcuno, ma almeno qualche piccola risposta credo di averla data, per cui mi fermo qui. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

Consigliere Aimi, prego.

 

AIMI: Grazie, presidente. In effetti il consigliere Mumolo non ci ha convinto, e parlo al plurale perché scorgo sui volti dei colleghi serie perplessità.

Mi preme innanzitutto sottolineare che è vero che noi non possiamo intervenire sulle coste di paesi altrui, ma voglio ricordare al consigliere Mumolo e a tutta l’aula, semmai ve ne fosse bisogno, che i confini degli stati non sono stati aboliti da nessun trattato, né tantomeno dall’Unione europea. I confini degli stati esistono ancora e come tali devono essere rispettati. Si provi ad andare negli Stati Uniti, o in Australia, o in qualsiasi altra parte del mondo, o anche nei paesi dai quali provengono queste persone “disperate”, molte delle quali sono realmente disperate, ma altre – lo sappiamo tutti –, la maggior parte direi, sono emigranti per ragioni esclusivamente economiche.

Mi permetto, allora, di fare questa riflessione. Se noi abbiamo dei confini, i confini come dicevo devono essere rispettati e salvaguardati. La follia è organizzare questa operazione di trasporto dei clandestini, la nota EuNavForMed, che sta creando un’autentica invasione dell’Italia.

L’Italia ha una sua cultura, le sue specificità, siamo un popolo che ha un’antichissima tradizione. Non siamo l’Australia: abbiamo una densità di popolazione superiore a 200 persone per chilometro quadrato, mentre l’Australia ha il 2,3. Insomma, ci sono ragioni particolari, a cui aggiungo anche quelle economiche. Abbiamo un debito pubblico stellare, abbiamo tassi di disoccupazione a due cifre. Invece, nel novembre 2011, con il Governo Berlusconi, appoggiato dalla Lega, quando poi il PdL cadde, il tasso di disoccupazione era all’8,7 per cento. Oggi il tasso di disoccupazione è elevatissimo e non ci sono le condizioni per offrire lavoro per gli italiani, figuriamoci per gli stranieri. Non è demagogia quanto diciamo, ma rappresenta semplicemente la fotografia di una nazione in enormi difficoltà.

Molti Paesi europei stanno assumendo provvedimenti a tutela non solo della propria identità, ma anche della propria sicurezza interna. Cito l’Ungheria, la Polonia, l’Austria – dove a breve si rivoterà perché ci sono stati brogli alle Presidenziali – la Germania, visto che la Cancelliera Merkel si trova in grave difficoltà con la sua CDU, che per ragioni di eccessiva apertura si è ritrovata un collasso di voti. L’Inghilterra è uscita dall’Europa proprio per queste ragioni. Ecco, rischiamo di rimanere noi non solamente con i confini aperti, ma addirittura con un’operazione suicida dal punto di vista politico che prevede di recuperare migliaia e migliaia di clandestini tutti i giorni. Io mi domando: fino a quando? Ci sarà un momento in cui dovremo dire “no” e dare uno stop, perché verranno meno le condizioni per poter continuare. Già adesso per la verità non ci sono più. Ricordo che molte strutture di accoglienza non vengono pagate da mesi: come pensiamo di risolvere questo problema? Il Governo ha bisogno – cito notizie diffuse soltanto qualche ora fa – di circa un miliardo di euro per poter realizzare l’accoglienza dei nuovi profughi che arrivano nel 2016. Dove recuperiamo un miliardo di euro, quando siamo in queste condizioni economiche?

Il “no” alla proposta del consigliere Mumolo deriva, quindi, proprio da questa volontà di creare un’altra situazione gravissima in Italia. Piuttosto, si sarebbe dovuta organizzare un’operazione in Africa, sotto l’egida dell’ONU, cosa che invece è mancata, perché le nostre Istituzioni a livello nazionale, a partire dal Ministero degli affari esteri – nonostante abbiamo peraltro un esponente importante come il ministro Mogherini – non si stanno lamentando con l’ONU, che sarebbe l’unica organizzazione che potrebbe intervenire per fermare questo flusso che sta continuando ad arrivare in Italia e in Europa.

Ricordo a me stesso che gli abitanti dell’Africa sono 800 milioni in questo momento e quelli dell’area del Maghreb 250 milioni: che cosa facciamo? Noi italiani siamo 60 milioni e non so se con le nostre condizioni economiche potremo supportare le disgrazie e le tragedie di queste popolazioni, senza considerare quelle dell’area del Medio Oriente.

Sono veramente preoccupato per quello che sta avvenendo. Nel Mediterraneo sono morte oltre 30.000 persone. Se avessimo fermato da subito quell’esodo, come hanno fatto altre nazioni, non ci troveremmo in queste condizioni. Questo è avvenuto: ci sono stati oltre 30.000 morti. Ciononostante, si continua a partire. Come pensiamo di risolvere questo problema di fronte ai debiti – lo ripeto – che si sono accumulati in quest’ultimo periodo con le varie Amministrazioni comunali e soprattutto con le strutture di “accoglienza”? Qualche giorno fa ero in visita in una struttura, un hotel a quattro stelle, che ospita degli immigrati, tra l’altro una struttura con piscina, campi da tennis, eccetera. I lavoratori italiani si alzano alle sei del mattino per andare a lavorare, mentre là ci sono altri orari. Si lamentano a volte per il cibo o per l’assenza del Wi-Fi.

Credo che noi dovremmo andare in un’altra direzione: sì all’accoglienza, ma cominciare a realizzare dei campi di raccolta all’estero, non in Italia, vedere chi può venire, avere la certezza identificativa sulle persone che raggiungono l’Italia, sapere di chi si tratta, perché se no dovremo affrontare anche altre emergenze. Per entrare in Australia – non voglio ripeterlo, lo sappiamo tutti – vengono richiesti esami anche particolari sulla salute; in Italia invece, come abbiamo appreso qualche giorno fa nell’udienza conoscitiva, stanno ritornando malattie che erano completamente scomparse.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Aimi, la invito a concludere.

 

AIMI: Mi avvio alla conclusione.

Credo, insomma, che dobbiamo aprire gli occhi di fronte a questa situazione, soprattutto nel momento in cui altre nazioni stanno avendo un approccio diverso restrittivo mentre noi continuiamo ad allargarlo, ma io mi domando fino a quando, posto che le nostre condizioni economiche non ci permettono di continuare ancora ad accogliere così come avremmo forse voluto e potuto fare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente. Vorrei semplicemente rispondere alla richiesta avanzata dal consigliere Mumolo di rimandare la nostra risoluzione in Commissione. Per noi va bene.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lei può ritirarla o mantenerla e farla mettere ai voti.

 

SASSI: La ritiriamo e la rimandiamo in Commissione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Quindi, la risoluzione oggetto 1955 viene ritirata.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Io credo che esistano discussioni in cui si misura adeguatamente la differenza fra l’essere e il voler essere: un conto sono gli auspici che ciascuno di noi ha rispetto alla vita, alla storia, al mondo, altra cosa è la realtà concreta con la quale siamo chiamati a misurarci. Del resto, invocare, come ha fatto qualcuno, i cui toni purtroppo ormai sono consueti, anche se non dovrebbero esserlo, non so quali provvedimenti per fermare questo processo, che purtroppo non si ferma perché qualcuno qua interviene dicendo “rimanete a casa vostra” o “non c’è posto”, non ha alcun senso. Non funziona così. Semplicemente, non funziona così. E non funziona così perché, di fronte a problemi e realtà economico-sociali nei quali abbiamo precipitato il mondo, anche attraverso scelte piuttosto discutibili anche di politica estera, che ovviamente hanno storie lunghe, è difficile poi dire a qualcuno che vive – si fa per dire – in teatri quali quelli che conosciamo, siano essi del Medioriente o di talune aree del continente africano, “rimanete lì perché qua non c’è posto”. Non funziona così. I processi migratori, ovviamente, hanno a che fare con le condizioni materiali di vita delle persone, che naturalmente, come farebbe ciascuno di noi, aspirano ad avere una speranza di vita.

Tra l’altro, certi aspetti dovrebbero essere ormai superati, se non altro perché nel nostro Paese, tra il 2001 e il 2011, perlomeno in otto di quei dieci anni, non mi pare che il ministro dell’interno fosse iscritto al Partito Comunista Combattente, non mi pare che il Governo fosse di sinistra. Era un Governo di centrodestra, in cui era rilevante anche la presenza della Lega Nord, e non solo al Ministero dell’interno, ma anche in altri importanti Dicasteri, e non mi pare che in quegli anni l’entità dei flussi migratori sia stata ridimensionata. Lo dico perché ogni tanto bisognerebbe misurare le parole e aggiornare la propaganda; diversamente, continuiamo a richiamare i soliti slogan, che però non servono a nulla.

È bene anche ricordare che, da una parte, si continua a ripetere “prima gli italiani”, “prima i nostri”, “prima noi” e, dall’altra, quando capita che “prima noi” sono gli altri, ci si agita, come è accaduto recentemente per la questione dei frontalieri sollevata dal Canton Ticino. Mi pare che il presidente della Regione Lombardia non abbia accolto il “prima i nostri” pronunciato dal Canton Ticino con grande nonchalance. Ecco, a forza di utilizzare certi slogan, va a finire che la realtà, essendo più complicata degli slogan, disvela quelli che sono inutili elementi di propaganda.

Ho voluto sviluppare questo ragionamento per dire, infine, cosa? Che il problema esiste e che qui nessuno pensa che debba esserci un flusso indiscriminato e incontrollato di migranti verso l’Italia. Tuttavia, un conto è misurarsi con il problema utilizzando gli strumenti e le responsabilità reali del governo di un processo così ampio, complesso e articolato, altra cosa è urlare ai quattro venti i soliti slogan, che magari continuano anche a fare effetto, ma che non producono un solo risultato e non spostano di un centimetro il problema. Pertanto, dobbiamo dirci onestamente che nel mondo esiste una diseguaglianza ed esistono situazioni di disequilibrio e di ingiustizie sociali incredibili e insopportabili, alle quali noi o continuiamo ad assistere dicendo “prima noi”, senza produrre alcun effetto concreto, oppure proviamo a guardare il problema per quello che è e proviamo ad affrontarlo per quello che è, sulla scala su cui va affrontato, che ovviamente non può che essere almeno quella europea. Se facciamo questo e ci mettiamo nell’ordine di idee di discutere seriamente su quel livello, bene; diversamente, possiamo continuare a ripetere frasi del tipo “padroni a casa nostra”, però ci sarà sempre qualcuno che arriverà prima di noi. Il problema è anche questo.

Credo, quindi, che a queste discussioni sarebbe opportuno dare un contributo libero dai soliti cliché, forse faremmo cosa utile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliere Fabbri, prego.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Siamo ovviamente contrari a questa risoluzione. Poi discuteremo anche la nostra, che a proposito di risposte fattive credo sia un esempio da questo punto di vista.

Ricollegandomi a quanto diceva prima il consigliere Mumolo, vorrei precisare che, quando prima parlavo di intervenire sulle coste, non intendevo dire che dobbiamo intervenire come Italia, bensì con un’operazione di carattere internazionale che liberi i cittadini di quei territori dagli oppressori che oggi purtroppo governano le coste libiche. Tuttavia, al momento dalla Comunità europea non siamo considerati, per colpa dell’attuale presidente del Consiglio, Matteo Renzi, un interlocutore credibile per poter far fronte comune e risolvere questo problema. Lo dico in maniera spassionata, perché anche le ultime dichiarazioni delle ultime settimane dimostrano questa tendenza.

Riprendendo, invece, alcune affermazioni del consigliere Taruffi, dico intanto che possono sembrare degli slogan frasi tipo “padroni a casa nostra”, e compio uno sforzo intellettuale per andare incontro alle sue parole, come però possono sembrare slogan frasi tipo “aiutiamo tutti”, “non possiamo fare niente davanti a questa situazione internazionale”. Questo non è vero, perché, se questa gente continua ad arrivare in Italia, è perché qualcuno glielo permette. In più, creiamo false aspettative a queste persone, che tra l’altro non sono neanche quelle più povere e più in difficoltà nei loro paesi, dato che questa gente, come apprendiamo dai mass media, molto spesso vende anche piccole attività pur di arrivare nel nostro Paese. Del resto, se loro arrivano attraverso i barconi li accogliamo, mentre se seguono le normali procedure di immigrazione li respingiamo. Questo è il dramma dell’Italia: non tutela più i confini e chi vuole venire qui in buonafede per cercare di farsi un futuro trova enormi difficoltà, chi invece viene qui su una barca e affronta il viaggio della morte, pagando gli scafisti che provvedono a trasportarlo in Italia, ha qualche probabilità in più di entrare nel nostro Paese e forse anche all’interno dell’Europa.

Non mi aspetto serietà dal Partito Democratico nell’affrontare questo tema, perché anche qui sussiste una barriera ideologica enorme. Permettetemi soltanto una battuta, anche se il tema ovviamente merita massima serietà. Raccogliamo queste persone molto spesso con la Marina Militare Italiana. Al riguardo, dico solo che c’è un limite anche a questo, a mio avviso, perché, come sottolineava giustamente prima il consigliere Aimi, dobbiamo difendere le nostre coste e i nostri territori. Ad ogni modo, spero che anche le dichiarazioni rilasciate ieri dal presidente del Consiglio, che ogni tanto cambia le carte in tavola, lasciandosi andare a dichiarazioni anche strane e imbarazzanti, di realizzare dei ponti tra la Calabria e la Sicilia non servano ad aiutare il traffico dei profughi, perché fino all’altro giorno non avevo mai sentito dichiarazioni di questo tipo. Ormai siamo allo sbando più totale su quella che è la leadership di questa nazione: sentire – permettetemi questa digressione – il presidente del Consiglio che vuole realizzare il Ponte sullo Stretto vuol dire che possiamo sentire di tutto e di più anche nei prossimi giorni. Probabilmente, cambierà anche opinione sul suo operato degli ultimi anni nella gestione dell’immigrazione in questo Paese, che è stata veramente distruttiva e non paragonabile a quella adottata dai Governi che l’hanno preceduto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Fabbri.

Consigliere Bertani, io le do la parola, anche se in dichiarazione di voto può intervenire uno per Gruppo. Tuttavia, visto che il suo collega Capogruppo è intervenuto solo per annunciare il ritiro della risoluzione, le concedo i cinque minuti per la dichiarazione di voto del Gruppo. Prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

L’intento del consigliere Sassi, infatti, era quello di annunciare il ritiro della risoluzione, per poi consentirmi di intervenire in dichiarazione di voto.

Con riferimento al problema dell’immigrazione, si rischia di passare dagli slogan da libro Cuore agli slogan razzisti. È ovvio che, se partiamo da una risoluzione che ha un intento pratico e poi saliamo sul tema globale, le differenze si fanno più nette. Anche noi, ovviamente, siamo contro la politica nazionale del PD in materia di immigrazione, sul silenzio riguardo al Regolamento di Dublino, sul mancato aiuto ai Paesi dove ha origine questo flusso, necessario a creare le condizioni per invogliare la gente a restare nei propri territori, come ad esempio una politica estera che non aiuti le guerre ma le fermi. Anche qui, la politica è assolutamente carente.

Siamo distanti, però, anche da certi atteggiamenti, tipo quelli assunti dalla Lega, che addirittura chiede di lasciare la gente in mare, che invece sta lasciando affogare anche noi, visto che il Regolamento di Dublino, così com’è oggi, qualcuno si deve ricordare chi lo ha approvato.

A livello nazionale abbiamo avanzato le nostre proposte al riguardo: bloccare la tratta clandestina degli immigrati; aiutarli dove sono; istituire centri di riconoscimento e di accoglienza nei luoghi di partenza; rivedere il Regolamento di Dublino; ovviamente, ridurre le differenze sociali esistenti, quindi aiutare i cittadini italiani bisognosi con l’istituzione del reddito di cittadinanza.

Anche il giudizio su come viene gestita l’emergenza in Italia è netto: troppi ci mangiano sulla gestione dell’emergenza.

Io, però, sono un tipo pratico e, alla fine, arrivo al giudizio su un piccolo aspetto, che è pratico. In mezzo a questa tempesta e in mezzo a queste diverse visioni, se viene formulata una piccola proposta di buonsenso io la valuto. Quindi, per me la micro-accoglienza e il coinvolgimento dei cittadini, piuttosto che le grandi cooperative e i grandi concentramenti di immigrati, sono proposte che vanno valutate. E su questo c’era anche in parte la nostra proposta. Quindi, valuto la proposta del PD in questo piccolo ambito, perché poi a livello alto le visioni sono differenti.

Mi rimangono, tuttavia, dei dubbi, perché in questa proposta che coinvolge i cittadini e offre loro la possibilità di fare accoglienza rimane nebuloso il ruolo, ancora, delle cooperative.

In definitiva, non do un giudizio netto positivo, non do un giudizio netto negativo, ma per il momento mi astengo, perché su questo aspetto si può ragionare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, in relazione soprattutto al dispositivo mi permetto di far presente una situazione che si sta rappresentando un po’ ovunque, e cioè che in realtà le Prefetture indicono bandi per avere contezza della disponibilità degli alloggi e, una volta terminata questa attività, iniziano ad assegnare i luoghi che sono stati oggetto di segnalazione agli immigrati, senza porre alcuna attenzione rispetto alla locazione e ai centri interessati. In alcuni casi troviamo che vengono ospitati in strutture che non sono nemmeno in possesso del certificato di agibilità. Questi sono i casi peggiori. Nei migliori troviamo che, ad esempio, in frazioni delle varie province, dove ci sono 10-12 residenti, vengono assegnati, perché ovviamente ci sono tante case vuote, 14-16 extracomunitari, il che immediatamente solleva già di per sé proteste anche e soprattutto per il metodo adottato, perché nella maggior parte dei casi i sindaci non vengono neanche informati.

Pensare di ospitare l’Africa in Italia è un’utopia, a mio avviso. È vero, come ribadiva qualche collega, non si possono fermare i flussi migratori con le mani; tuttavia, ci si può attivare per fermarli con una intelligente politica, che in molti casi è quella di aiutare quelle popolazioni in loco. Lo dico anche perché questa è una regione che ha mediamente già il 12 per cento di popolazione straniera, ma vorrei farvi presente che vi sono città, come nel caso della città di Piacenza, dove si arriva a percentuali del 22 per cento. Se si compie una proiezione, tenendo presente che coloro i quali sono regolari si sono inseriti nel tessuto urbano e hanno anche figli minori, nei prossimi anni questa percentuale è destinata ad aumentare in modo esponenziale, perché quelli che oggi sono bambini di 10-12 anni fra dieci anni saranno genitori.

Noi non possiamo affrontare la situazione, a mio avviso, né con parole d’ordine né pensando di poter ospitare tutti. Lo dico perché alcune crisi internazionali e alcune immigrazioni non sono figlie di nessuno, sono figlie di scelte scellerate sotto il profilo della politica internazionale.

Mentre prima ho votato convintamente la risoluzione del collega Mumolo riferita alla questione degli itinerari cicloturistici, che effettivamente sono una risorsa per il Paese, nessuno qui vuol dire che una parte di immigrazione è stata anche utile a questo Paese per alcune attività che molti cittadini italiani non svolgevano più.

Non dimentichiamoci che questa situazione riguarda dieci o dodici anni fa. Ricordiamoci che molti di coloro i quali avevano trovato allora un lavoro oggi l’hanno perso, perché sono anch’essi vittime della crisi dalla quale, solo a parole, il Presidente del Consiglio ritiene di essere uscito.

Questa risoluzione, che risale ad alcuni mesi fa, a mio avviso, ha un elemento fondato di debolezza. Vuole fotografare questa situazione per dare una soluzione a ciò che si sta verificando. Tuttavia, rispetto a sette mesi fa abbiamo 220.000 immigrati in più. Questi sono i dati che bisogna tener presente. Ormai non arrivano i barconi da trenta o quaranta persone, arrivano sulle navi della Marina Italiana 3.000-4.000 persone alla volta. È un ritmo che noi non riusciamo a sostenere.

Del resto, mi pare che se non è una messinscena per il referendum, come io credo, il presidente del Consiglio dei Ministri proprio in questi giorni si vanta di non essere stato invitato alla foto di famiglia con la Merkel e Hollande. In realtà, lui aveva riso molto per il sorriso di Sarkozy e della Merkel rispetto a Berlusconi, ma almeno Berlusconi lo avevano invitato! A lui neanche per ridere lo hanno invitato. Lo dico con amarezza, perché non escludono il presidente del Consiglio, in quel caso Renzi, ma escludono l’Italia, cosa che mi dispiace.

In tutta questa vicenda persino Renzi si sta ponendo il problema che l’Europa, in modo abbastanza vergognoso, lascia l’Italia in prima fila e dice: “Arrangiatevi”.

A fronte di un atteggiamento del genere non si può dire che li ospiteremo tutti. Non voglio mettere in dubbio, e concludo, lo spirito con cui certe frasi vengono pronunciate da Papa Francesco, però, attenzione, lui ha una visione che non può essere una visione politica. In una visione universale ci sta questa sua interpretazione dei fatti. Noi abbiamo anche una missione, quella non soltanto di pensare alle anime, ma di pensare anche al corpo degli italiani, che non mi sembra da meno. Per questo motivo siamo eletti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Non ci sono più interventi in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1639.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 1639 è approvata.

 

OGGETTO 2521

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte alla completa attuazione della sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di consentire, a favore dei pensionati colpiti dal blocco di cui all’art. 24, comma 25, del D.L. 201/2011, convertito nella Legge n. 214/2011, la restituzione di quanto maturato per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, con effetti vita natural durante. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Ritiro)

 

OGGETTO 3206

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento per sollecitare la rapida approvazione di un atto avente forza di legge che dia piena attuazione alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di disporre, a favore dei pensionati interessati, l‘integrale restituzione, vita natural durante, degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico. A firma del Consigliere: Foti, Bignami, Aimi, Mumolo

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 2521: Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte alla completa attuazione della sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di consentire, a favore dei pensionati colpiti dal blocco di cui all‘art. 24, comma 25, del D.L. 201/2011, convertito nella Legge n. 214/2011, la restituzione di quanto maturato per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, con effetti vita natural durante, a firma dei consiglieri Bignami e Aimi.

A questa risoluzione è collegato l’oggetto 3206: Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento per sollecitare la rapida approvazione di un atto avente forza di legge che dia piena attuazione alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di disporre, a favore dei pensionati interessati, l‘integrale restituzione, vita natural durante, degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, a firma del consigliere Foti.

Ricordo che su questo documento sono pervenute due proposte di emendamento a firma del consigliere Mumolo.

È aperta la discussione generale congiunta sui due documenti, dieci minuti per ogni consigliere.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: Mi pare ci fosse una proposta del collega Mumolo di ritirare questa risoluzione per confluire sul testo unitario predisposto, seppure emendato, dal collega Foti, cosa per la quale ribadiamo l’assenso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Diamo per ritirato l’oggetto 2521.

Apro la discussione generale sulla risoluzione oggetto 3206.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Presidente, come ha detto prima il collega Bignami, la risoluzione che verrà votata, a mia prima firma, ma con l’aggiunta delle firme di tutti i colleghi che intendono apporvi la firma come emendata dagli emendamenti penso a firma del collega Mumolo, ha l’obiettivo di recepire in toto la sentenza della Corte costituzionale relativamente al ripristino della perequazione e alla ricostruzione del trattamento pensionistico.

È vero che il Governo, con alcuni provvedimenti di legge, ha recepito in parte quello che è il contenuto della sentenza della Corte costituzionale, però è vero altrettanto che fino ad oggi coloro i quali hanno potuto effettivamente trarre beneficio dalla decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una delle norme introdotte dal Governo Monti nel primo famoso decreto Salva Italia, la percentuale di persone che sono state fino ad oggi beneficiate in termini di recepimento della sentenza della Corte costituzionale, è sicuramente la minoranza degli aventi diritto.

Penso che si tratti di votare da parte nostra un invito affinché si intervenga da parte del Governo per ristabilire quella che è, né più né meno, un’azione dovuta, cioè recepire letteralmente quello che la Corte costituzionale ha deciso.

Qui non si vogliono fare forzature di alcun tipo. Si vuole, però, dire che i pensionati hanno il diritto di avere dallo Stato ciò che la Corte costituzionale ha loro riconosciuto. Già altri Consigli regionali hanno approvato delle risoluzioni, delle mozioni o dei documenti aventi atto di indirizzo similari. Tra quelle che ho visto sicuramente ci sono la Regione Toscana e il Consiglio regionale del Veneto. Mi pare giusto che anche nella Regione Emilia-Romagna, laddove sicuramente è presente una fetta cospicua di defraudati da questo provvedimento del Governo Monti, questi soggetti vengano posti nella condizione di riavere ciò che a loro è stato inopinatamente e malamente tolto.

Pertanto, sotto questo profilo, il mio invito è a richiedere all’Assemblea la votazione sia degli emendamenti a firma Mumolo – me li ha consegnati lui – sia del testo così come modificato dall’approvazione degli emendamenti.

Voglio anche precisare che gli emendamenti del consigliere Mumolo alleggeriscono il testo che era molto analitico e rendono nella sostanza la risoluzione efficace, né più né meno, come si addice ad una risoluzione piuttosto che a una ricostruzione abbastanza esegetica quale io avevo pensato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Intervengo solo per ribadire quanto già detto dal collega Foti.

Il Gruppo del Partito Democratico era ed è favorevole nel merito alla questione che è stata sollevata in relazione alla sentenza della Corte costituzionale, pur tenendo presente, ovviamente, quali sono i limiti del bilancio e della finanza pubblica. Anche noi auspichiamo una rapida soluzione della questione ed è per questo motivo, ripeto, compatibilmente con i limiti ai quali il Governo si deve attenere, che auspichiamo che questa vicenda venga risolta secondo le indicazioni che ci ha dato la Corte costituzionale con la sua sentenza.

Ho chiesto al collega di emendare il suo testo semplicemente per renderlo un po’ più snello. Visto che il collega ha accolto gli emendamenti siamo anche riusciti, insieme, in questo intento.

Esprimo il parere favorevole – ho già sottoscritto la risoluzione del primo firmatario, collega Foti – del Gruppo del Partito Democratico sperando davvero che questa vicenda si possa chiudere in tempi brevi con gli esborsi che necessariamente ci dovranno essere da parte del Governo e della finanza pubblica compatibilmente con le risorse che ci sono. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

Non ho più nessun iscritto in discussione generale.

Passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sui due emendamenti. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Vista la moria di consiglieri in aula, dobbiamo nominare nuovamente gli scrutatori.

Nomino scrutatori i consiglieri Prodi, Zappaterra e Bargi.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3206, a prima firma Foti, a cui si sono aggiunte le firme dei consiglieri Bignami, Aimi e Mumolo.

 

(È approvata all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 3206 è approvata.

 

OGGETTO 3251

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Governo e fare proprie le proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Conferenza Unificata di Stato, Regioni e Province autonome circa la gestione dell’immigrazione irregolare, attivandosi inoltre affinché siano rispettati i criteri di ripartizione per l’accoglienza degli immigrati irregolari richiedenti asilo. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Liverani, Bargi

 

OGGETTO 3295

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture. A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Calvano, Caliandro, Taruffi, Prodi, Mumolo, Marchetti Francesca, Tarasconi, Molinari

(Presentazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 3251: Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Governo e fare proprie le proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Conferenza Unificata di Stato, Regioni e Province autonome circa la gestione dell’immigrazione irregolare, attivandosi inoltre affinché siano rispettati i criteri di ripartizione per l’accoglienza degli immigrati irregolari richiedenti asilo, a firma dei consiglieri Rainieri, Fabbri, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Liverani, Bargi.

A questa risoluzione è stato abbinato l’oggetto 3295.

Mi dicono che quest’ultima non è stata ancora distribuita. Magari leggo il titolo e poi sospendiamo cinque minuti per dar modo ai colleghi di leggerla.

Oggetto 3295 Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e altri.

Sospendiamo la seduta cinque minuti per dar modo ai commessi di distribuire il testo.

 

(La seduta, sospesa alle ore 17,38, è ripresa alle ore 17,47)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo la seduta.

Do la parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Scusi, presidente. Avanzerei una proposta. Visto che le due risoluzioni sono state abbinate e incardinate, chiedo, per evitare di dover interrompere la discussione e riprenderla fra un mese, di rinviare la discussione, se i colleghi sono d’accordo, alla prossima seduta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Il Capogruppo della maggioranza ha comunicato di essere favorevole. Pertanto, accogliamo l’invito del consigliere Foti. Le risoluzioni verranno esaminate come primo punto della prossima seduta.

Grazie e buona serata.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,48

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Palma COSTI e Massimo MEZZETTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI, ai sensi dell’art. 65, comma2, del Regolamento interno; gli assessori Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI; la presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta SALIERA e la consigliera Lia MONTALTI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 1638 “Risoluzione per invitare la Giunta a promuovere e sostenere la realizzazione di un percorso ciclabile lungo la via Emilia, tracciando un itinerario ufficiale su strada indicato da apposita segnaletica e attivando un coordinamento con le altre regioni interessate dal tracciato. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Caliandro, Rontini, Prodi, Serri, Sabattini, Mori, Marchetti Francesca, Ravaioli, Pruccoli, Bagnari, Montalti, Lori, Campedelli, Tarasconi, Paruolo, Taruffi, Torri, Zoffoli, Zappaterra”

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Bertani:

«Dopo la sezione introdotta da “Reso noto che” è inserita la seguente:

“Considerato che

Il tracciato della ciclabile, a fronte della diffusa presenza di centri abitati e di aree produttive lungo tutto l’asse della via Emilia, potrebbe rivestire una rilevantissima importanza anche per gli spostamenti casa-lavoro, se adeguatamente progettato e realizzato in tale senso, contribuendo allo sviluppo concreto di mobilità sostenibile, in coerenza con il dato (“Documento preliminare” PRIT) dell’impiego della bici per spostamenti medi inferiori ai 10 km;”»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Bertani:

«Al termine del primo punto elenco nella sezione introdotta da “Invita la Giunta” è aggiunto il testo seguente:

“, promuovendo a livello locale anche una progettazione e una realizzazione che consentano un agevole impiego a fini di ciclabilità quotidiana, in particolare per i percorsi casa-lavoro e casa-scuola”»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Bertani:

«Dopo il primo punto elenco nella sezione introdotta dal “Invita la Giunta” è inserito il seguente:

“a verificare le condizioni per aiutare gli enti locali alla messa in sicurezza delle strade anche a fini ciclabili, realizzando, in raccordo con enti locali, associazioni e operatori un monitoraggio aggiornato e trasparente della loro reale praticabilità;”»

(Ritirato)

 

OGGETTO 3206 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento per sollecitare la rapida approvazione di un atto avente forza di legge che dia piena attuazione alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte Costituzionale al fine di disporre, a favore dei pensionati interessati, l'integrale restituzione, vita natural durante, degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico. A firma del Consigliere: Foti”

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Mumolo:

«Nel paragrafo “Premesso che”, l’alinea:

“con decreto-legge 21 magio 2015, n. 65, recante “Disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR”, convertito, con modificazioni, dalla Legge 17 luglio 2015, n. 109, il Governo, giusta la lettera di cui all’articolo 1, comma 1, ha disposto solamente una parziale, e molto limitata, restituzione degli arretrati e una ancora più irrisoria ricostruzione dei trattamenti pensionistici, con grave pregiudizio per i pensionati interessati;”

È sostituito dal seguente:

“il Governo è intervenuto con il decreto-legge 21 maggio 2015 n. 65 (Disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2015, n. 109, procedendo ad una parziale restituzione degli arretrati e ad una limitata ricostruzione dei trattamenti pensionistici, con grave pregiudizio per i pensionati;”»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Mumolo:

«Tutti i periodi dal VI alinea che inizia con le parole:

“in ragione della precitata disposizione di legge, gli arretrati…”

fino alla fine dell’atto di indirizzo sono sostituiti dai seguenti:

“Considerato che

come rileva la Corte Costituzionale al paragrafo 10 della sopra citata sentenza sono “stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività” ed è stato disatteso “il nesso inscindibile che lega il dettato degli artt. 36, primo comma, e 38, secondo comma, Cost.”;

Dato atto che:

- l’INPS ha addirittura formalmente comunicato ai patronati di non effettuare conteggi di ricostruzione dei trattamenti pensionistici in base alla sentenza della Corte Costituzionale (Messaggio 12 giugno 2015, n. 4017 (Allegato n. 3): “Pertanto l’inoltro di eventuali domande di ricostituzione dei trattamenti pensionistici interessati alla sopra citata disposizione normativa, dovranno essere respinte e conseguentemente le stesse non potranno essere considerate utili ai fini del finanziamento dell’attività espletata dagli Istituti di patronato”. I patronati si stanno attenendo alle disposizioni avute dall’INPS, non provvedendo a tutelare gli interessi della parte debole, cioè i pensionati, soggetti verso i quali dovrebbero avere specifiche attenzioni e vocazioni;

- sebbene il provvedimento di cui al d.l. 201/2011 abbia lasciato indenni i due terzi dei beneficiari di trattamenti pensionistici, è ragionevole presumere che una fascia consistente di popolazione e di famiglie possa comunque essere messa in difficoltà dalla deindicizzazione totale delle pensioni di importo pari o superiore a tre volte il minimo INPS;

- si rileva la non congruenza tra la sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015 e le disposizioni di cui al d.l. 65/2015;

- la parziale ottemperanza della sentenza suddetta è stata motivata con la difficile situazione della finanza pubblica e con la necessità di mantenere gli equilibri di bilancio.

Tutto ciò premesso e considerato

Impegna la Giunta regionale

a sollecitare il Governo ad intervenire rapidamente, pur con un criterio di gradualità, tenuto conto degli obiettivi di finanza pubblica, al fine di dare piena ed effettiva attuazione alla sentenza 70/2015 della Corte Costituzionale, prevedendo, a favore dei titolari di pensione colpiti dal blocco previsto dall’articolo 24, comma 25, del d.l. 201/2011, l’integrale restituzione degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, ai sensi e nella misura prevista dall’articolo 34 della l. 448/1998 e dall’articolo 69 della l. 388/2000 per gli anni 2012 e 2013 e dall’articolo 1, comma 483, della l. 147/2013 per gli anni 2014-2016, con effetti sugli importi degli assegni pensionistici vita natural durante, inclusa la rivalutazione sull’importo rivalutato per gli anni successivi: per il 2012 e 2013 nelle percentuali e con i parametri previsti dall’articolo 39 della l. 288/2000; per il triennio 2014-2016 nelle percentuali e con i parametri previsti dall’articolo 1, comma 483, della l. 147/2013.”.»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

3271 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per evitare disparità di trattamento tra i dipendenti regionali in merito al salario accessorio, con particolare riferimento a quelli provenienti dalle Province. A firma del Consigliere: Foti

3272 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare l'industria ceramica italiana e regionale, con particolare riferimento alla proroga dei dazi antidumping. A firma del Consigliere: Foti

3273 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare, presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli, il trasferimento o la dismissione del Reparto di Medicina fisica riabilitativa. A firma del Consigliere: Foti

3274 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare le produzioni regionali di grano ed i relativi lavoratori, anche tramite etichettatura delle stesse. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri

3276 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni relative al trasferimento in regime ambulatoriale di prestazioni chirurgiche ed all'abolizione del super ticket. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani

3291 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti le modalità di controllo e caccia degli ungulati, con particolare riferimento al transito con veicoli a motore sulle strade e piste forestali. A firma della Consigliera: Rontini

3292 - Interrogazione a risposta scritta circa il mantenimento, sul territorio regionale, dei livelli dei servizi postali definiti dal Parlamento europeo. A firma della Consigliera: Montalti

3293 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni e le risorse da porre in essere per tutelare la diffusione dei dialetti, con particolare riferimento alla cartellonistica stradale ed ai siti internet. A firma del Consigliere: Fabbri

 

Risoluzioni

 

3278 - Risoluzione per impegnare la Giunta a continuare il “Percorso Epilessia” avviato nel 2010 per il contrasto di tale patologia, relazionando in Commissione circa lo stato di attuazione dello stesso e la sua applicazione uniforme nelle Aziende sanitarie della Regione. (27 09 16) A firma dei Consiglieri: Zoffoli, Zappaterra, Caliandro, Boschini, Bessi, Calvano, Rossi Nadia, Soncini, Rontini, Molinari, Sabattini, Serri, Marchetti Francesca, Lori, Poli, Montalti, Prodi, Mumolo, Paruolo, Bagnari, Tarasconi, Campedelli, Ravaioli, Mori, Iotti

3279 - Risoluzione per impegnare la Giunta a considerare le singole specificità territoriali e a riconoscere, a fronte di opportuna richiesta, proroghe ai periodi di raccolta delle diverse specie tartufigene. (27 09 16) A firma dei Consiglieri: Rancan, Zoffoli, Fabbri, Molinari, Calvano, Prodi, Caliandro, Poli, Lori, Rontini, Foti, Iotti, Sabattini, Tarasconi

3280 - Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere nuove campagne educative ed informative su rischi HIV, modalità di contagio e metodi di prevenzione, nonché a fornire un report sui dati concernenti la diffusione della patologia, la natura del contagio e le nuove diagnosi di infezione. (27 09 16) A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani

3281 - Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere, a livello nazionale ed europeo, il processo di revisione dell’individuazione dei prezzi dei farmaci, a facilitare l’accesso ai farmaci DAA, nonché ad intervenire, anche con risorse proprie, nella presa in carico e nella cura di pazienti con patologie croniche a partire dai soggetti contagiati da sangue infetto. (27 09 16) A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Caliandro, Zoffoli, Paruolo, Tarasconi, Ravaioli, Rossi Nadia, Montalti, Bessi, Campedelli, Rontini, Iotti, Poli, Prodi, Mumolo, Bagnari, Sabattini, Serri, Mori, Marchetti Francesca, Calvano

3283 - Risoluzione per impegnare la Giunta circa la condivisione del piano industriale della Fiera di Bologna, nonché il rilancio del sistema fieristico territoriale indispensabile a quello delle PMI ed al mantenimento dell’occupazione, sostenendo l’utile percorso di confronto tra azienda e sindacati che ha consentito il ritiro della procedura di mobilità. (27 09 16) A firma dei Consiglieri: Caliandro, Paruolo, Mumolo, Sabattini, Poli, Bessi

3284 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad agire nella programmazione sanitaria al fine di sostenere l’azione della rete dei consultori, ad avviare azioni per una maggiore prevenzione delle gravidanze indesiderate, nonché ad affrontare il tema dell’obiezione di coscienza alla legge 194/78 in maniera utile a ridurne al minimo l’impatto sull’applicazione delle leggi vigenti. (27 09 16) A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi, Bertani

3294 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad agire in conferenza Stato-Regioni e nelle istituzioni comunitarie affinché si addivenga ad una comune presa di posizione delle regioni italiane ed europee per cambiare le regole del “Bail in”, secondo le indicazioni date dalla Banca d’Italia. (28 09 16) A firma dei Consiglieri: Foti, Sabattini, Caliandro, Calvano

3295 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture. (28 09 16) A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Calvano, Caliandro, Taruffi, Prodi, Mumolo, Marchetti Francesca, Tarasconi, Molinari

(Comunicazione n. 36 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2016/2172 del 29/09/2016)

 

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

 

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