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13.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 9 GIUGNO 2020

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 761

Illustrazione del Presidente della Regione del Programma di Governo e della composizione della Giunta (art. 28, comma 2 e art. 44, comma 2 dello Statuto; art. 5, commi 1 e 2 del Regolamento interno)

(Continuazione discussione e conclusioni)

(Risoluzioni 761/1/2 oggetti 818 e 819 - Discussione e reiezione)

(Risoluzione 761/3 oggetto 820 - Discussione e approvazione)

(Risoluzione 761/4 oggetto 821 - Presentazione, discussione e approvazione)

(Risoluzione 761/5 oggetto 563 - Abbinamento, discussione e reiezione)

(Risoluzione 761/6 oggetto 822 - Presentazione, discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

TARUFFI (ERCEP)

MONTALTI (PD)

BESSI (PD)

IOTTI (PD)

OCCHI (Lega)

COSTI (PD)

MASTACCHI (LBP)

POMPIGNOLI (Lega)

MONTEVECCHI (Lega)

BARCAIUOLO (FDI)

PIGONI (BP)

PRESIDENTE (Zamboni)

MARCHETTI Daniele (Lega)

STRAGLIATI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

ROSSI (PD)

BONDAVALLI (BP)

PRESIDENTE (Petitti)

CATELLANI (Lega)

AMICO (ERCEP)

PELLONI (Lega)

BERGAMINI (Lega)

DAFFADA’ (PD)

MARCHETTI Francesca (PD)

RONTINI (PD)

BONACCINI, presidente della Giunta

ZAPPATERRA (PD)

RANCAN (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

PICCININI (M5S)

ZAMBONI (EV)

LISEI (FDI)

MASTACCHI (LBP)

PIGONI (BP)

BESSI (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,12

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 13 del giorno 9 giugno 2020.

Hanno giustificato la loro assenza gli assessori Colla, Donini e Lori.

Procediamo con l’appello nominale.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro

  2. BARGI Stefano

  3. BERGAMINI Fabio

  4. BESSI Gianni

  5. BONDAVALLI Stefania

  6. BULBI Massimo

  7. CALIANDRO Stefano

  8. CASTALDINI Valentina

  9 CATELLANI Maura

10. COSTA Andrea

11. COSTI Palma

12. DAFFADA’ Matteo

13. DELMONTE Gabriele

14. FABBRI Marco

15. GIBERTONI Giulia

16. IOTTI Massimo

17. MALETTI Francesca

18. MARCHETTI Daniele

19. MARCHETTI Francesca

20. MASTACCHI Marco

21. MONTALTI Lia

22. MONTEVECCHI Matteo

23. MORI Roberta

24. MUMOLO Antonio

25. OCCHI Emiliano

26. PARUOLO Giuseppe

27. PETITTI Emma

28. PIGONI Giulia

29. PILLATI Marilena

30. POMPIGNOLI Massimiliano

31. RONTINI Manuela

32. ROSSI Nadia

33. SABATTINI Luca

34. SONCINI Ottavia

35. STRAGLIATI Valentina

36. TAGLIAFERRI Giancarlo

37. TARASCONI Katia

38. TARUFFI Igor

39. ZAMBONI Silvia

40. ZAPPATERRA Marcella

 

Sono presenti 40 consiglieri.

Riprendiamo, dunque, i nostri lavori di questa mattina.

 

OGGETTO 761

Illustrazione del Presidente della Regione del Programma di Governo e della composizione della Giunta (art. 28, comma 2 e art. 44, comma 2 dello Statuto; art. 5, commi 1 e 2 del Regolamento interno)

(Continuazione discussione e conclusioni)

(Risoluzioni 761/1/2 oggetti 818 e 819 - Discussione e reiezione)

(Risoluzione 761/3 oggetto 820 - Discussione e approvazione)

(Risoluzione 761/4 oggetto 821 - Presentazione, discussione e approvazione)

(Risoluzione 761/5 oggetto 563 - Abbinamento, discussione e reiezione)

(Risoluzione 761/6 oggetto 822 - Presentazione, discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Abbiamo la discussione sull’illustrazione del programma presentato dal presidente Bonaccini.

Ricordo che abbiamo un elenco di persone che si sono prenotate a parlare. Le ricordo molto rapidamente: consiglieri Zamboni, Taruffi, Montalti, Bessi, Iotti, Occhi, Costi, Mastacchi, Tarasconi, Pompignoli, Montevecchi, Pigoni, Marchetti Daniele, Stragliati, Rossi e Bondavalli.

Passo la parola alla consigliera Zamboni.

Si prepari il consigliere Taruffi.

Prego, consigliera.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Se dovessi dare un titolo all’intervento di oggi, a commento del programma di mandato che ci ha illustrato stamattina il presidente Bonaccini, direi: “Parte la svolta verde dell’Emilia-Romagna”. Parte la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione ecologica. Parte all’insegna della solidarietà e del contrasto alle fragilità sociali ed economiche. Parte all’insegna della sburocratizzazione, che in questo caso non è sinonimo di deregulation.

Il programma di mandato vede altri punti chiave nel rafforzamento dell’accesso al sistema educativo e della conoscenza da zero anni in su, nel sostegno alle imprese provate dal lungo periodo di lockdown e dai tempi rallentati della ripresa, nelle politiche per i giovani e per la parità per le donne, con attenzione al contrasto alla violenza contro le donne, che si è accentuato anche nel corso ‒ come sappiamo ‒ del lockdown. Infine, punta a una sanità pubblica, che ha retto egregiamente allo tsunami dell’emergenza Covid, confermando ancora una volta la propria strategicità. Punta, però, a una sanità pubblica rinnovata, che vede il rafforzamento della medicina del territorio.

Ovviamente, quelle che discutiamo oggi sono linee di mandato che dovranno tradursi in obiettivi chiari e misurabili nelle successive tappe di avvicinamento e raggiungimento dei target, anche intermedi, tramite un monitoraggio che deve essere rigoroso e anche tramite poste di bilancio, quindi concrete risorse allocate, e un Piano di investimenti.

Bisognerà misurare concretamente come verrà strutturata la transizione, a partire dalla programmazione e dalla pianificazione. Penso al Piano per i rifiuti, al Piano energetico, al PRIT, al Piano di sviluppo rurale, alla programmazione dell’uso delle risorse europee. Come Europa Verdi e Verdi dell’Emilia-Romagna continueremo a vigilare e a collaborare lealmente con la maggioranza, perché questo programma venga attuato con coerenza in tutte le sue parti: la lotta all’emergenza climatica, che vedrà la sua declinazione nel Patto per il clima, e il risanamento della qualità dell’aria del bacino padano, bacino padano che – lo ricordo – è all’origine ogni anno di decine di migliaia di decessi prematuri a causa delle concentrazioni di smog, polveri sottili in particolari,

Bene. Sia il Piano per il clima, per la lotta all’emergenza climatica, che il Piano di risanamento della qualità dell’aria non potranno non trovare corrispondenza nel Piano dei trasporti, che dovrebbe puntare, a nostro parere, a sostenere lo spostamento graduale del traffico di merci dalla gomma al ferro, anche in coerenza con quanto avviene al di là dei nostri confini in Austria e Svizzera, i Paesi d’accesso dei nostri prodotti all’Europa centro settentrionale che in nome della tutela ambientale pongono da anni limiti sempre più severi al trasporto di attraversamento su gomma.

A proposito di trasporto su ferro, segnalo con soddisfazione l’obiettivo della completa elettrificazione delle linee ferroviarie in Regione entro l’anno prossimo. Questa discussione sulle linee di mandato della Giunta va da sé la stiamo facendo in una situazione impensabile il 26 gennaio, quando si concluse la campagna elettorale, ma impensabile anche il 28 febbraio quando si tenne la prima seduta dell’Assemblea benché in Lombardia e nel piacentino si fossero già registrati i primi casi di Coronavirus.

Oggi il tragico conto dei decessi ci parla, nella sola regione nostra, di oltre 4.000 vittime, che anch’io voglio ricordare, ricordando però anche l’impegno del personale sanitario e paramedico che si è impegnato in tutto il periodo a contrastare la violenza dell’epidemia.

A oltre tre mesi da quel 28 febbraio, ciò che l’epidemia Covid dovrebbe averci insegnato, non solo in Emilia-Romagna, è che tutto è interconnesso. La distruzione degli ecosistemi innesca processi non controllabili, come il cosiddetto spillover, il salto di specie che si è verificato con il Covid-19. Sono fenomeni che mettono a rischio l’umanità, mentre il pianeta, anche con la temperatura media globale aumentata, se si va avanti di questo passo, può sopravvivere. Siamo noi che non abbiamo a disposizione un pianeta B di scorta, se rendiamo invivibile la terra che è l’unica che abbiamo.

L’epidemia Covid ci insegna che la nostra salute, la tenuta del sistema sanitario e l’economia dipendono dalla qualità dell’ambiente. Se l’ambiente è malato ci ammaliamo anche noi. Se si ammala la società, si ammala l’economia. Per questo, l’esperienza dell’emergenza Covid-19 dovrebbe spingerci con ancora più energia verso la svolta verde, che si inaugura con la presentazione del programma di mandato della Giunta.

Il capo staff del presidente Barack Obama, Rahm Emanuel, diceva che non bisognerebbe mai sprecare una crisi, come invece si è fatto con quella finanziaria scoppiata nel 2008. Lo ricordava di recente il Premio Nobel dell’economia Joseph Stiglitz, il quale, in un’intervista allo scrittore Carofiglio, ha detto che questa crisi legata alla pandemia Covid-19, per molti aspetti più profonda e con risvolti di gran lunga più intensi di quella finanziaria scoppiata nel 2008, ha molte cose da insegnarci: l’importanza della scienza, il ruolo strategico del settore pubblico e la necessità di azioni collettive; le conseguenze disastrose delle disuguaglianze e della negazione dell’accesso all’assistenza sanitaria come diritto umano fondamentale; i pericoli di un’economia di mercato dalla vista corta, incapace di resilienza. La pandemia – ha detto Stiglitz – è una crisi che il mondo deve fronteggiare unito, così come la crisi climatica, che non è sparita, anzi potrebbe essere causa di altre epidemie.

Proprio il 24 maggio scorso si sono celebrati i cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’”, uno straordinario manifesto di ecologia integrale – lo dico da non praticante – che ha sintetizzato, in un linguaggio accessibile, ma scientificamente rigoroso, i pilastri della cura della casa comune, come il Papa chiama la tutela del pianeta e dell’ambiente, pilastri che sono le radici della nostra possibilità stessa di esistere. Un manifesto di ecologia integrale perché parla anche di giustizia climatica e giustizia sociale, ricordando che sono i più poveri le vittime principali e più indifese di fronte all’emergenza climatica e ai modelli dominanti di economia predatoria, che consuma le risorse naturali non riproducibili in quantità insensate e quelle riproducibili a ritmi che non ne permettono la riproduzione. È il famoso indice dell’overshoot day, quel giorno dell’anno in cui si registra un consumo delle risorse riproducibili superiore alla capacità del pianeta di riprodurle entro quell’anno solare.

L’abbiamo visto anche in questa pandemia: sono stati i soggetti più fragili a vario titolo a essere i più colpiti dalle conseguenze dell’epidemia da Coronavirus. È per questo che è importante che, quindi, il nuovo patto per il clima e la transizione ecologica siano strettamente uniti agli obiettivi di superamento delle disuguaglianze e delle fragilità sociali.

L’emergenza climatica è uscita dall’odierna agenda politica, travolta dall’emergenza sanitaria, ma non per questo è stata risolta, come ci ricorda Stiglitz e come ci hanno ricordato anche i ragazzi del movimento Fridays for Future, che, dopo i mesi del distanziamento sociale, venerdì scorso hanno ripreso di nuovo la parola per ricordarci che il loro futuro è ancora a rischio se non interveniamo a ridurre le emissioni di gas serra che fanno salire la febbre del pianeta. Interventi che, pur nella loro complessità, vanno programmati sapendo cogliere le opportunità economiche che offre la transizione ecologica, tanto più oggi, di fronte alla straordinaria disponibilità di fondi europei che avremo a disposizione tra Green Deal, Fondo SURE per supportare la transizione occupazionale e contrastare, quindi, la disoccupazione, Recovery Fund e MES per gli aspetti sanitari. Una disponibilità finanziaria che, voluta molto all’inizio dai Verdi Europei, quelli tedeschi in particolare, che si sono attivati per smuovere la cancelliera Merkel, all’inizio poco disposta ad avviare il piano di aiuti, una disponibilità ‒ dicevo ‒ che ha rilanciato il ruolo dell’Europa, anche nella consapevolezza che se l’economia di Paesi come l’Italia va in crisi anche per il mercato interno europeo sono problemi. Predisporre gli aiuti non è solo solidarietà. È buona economia.

Sempre in tema ambientale ricordo che delle quattro raccomandazioni Paese, che come ogni anno, a maggio, ci ha indirizzato la Commissione Europea, due sono di ordine generale e riguardano la necessità di investire nei settori più colpiti, con uno sguardo al digitale e all’ambiente. Anche questi due elementi li troviamo saldamente ancorati alle linee di mandato della Giunta.

La straordinaria opportunità che abbiamo di fronte rappresentata dai fondi europei, tanto più in una fase di ‒ si spera ‒ definitiva post epidemia, ci carica di una altrettanto straordinaria responsabilità nel saper cogliere e investire queste risorse. È noto che la Regione Emilia-Romagna non è seconda a nessuna Regione in Italia nel sapersi aggiudicare i fondi europei e nello spenderli. Per cui, confidiamo che anche in questo mandato confermi questa capacità. Ed è da questa consapevolezza che dobbiamo ripartire e far ripartire la nostra Regione, impresa tutt’altro che facile, ne sono ben consapevole, mentre alcuni settori dell’economia regionale sono in ginocchio, dal turismo al piccolo commercio, ai soggetti precari, che saranno ancora più precari, agli artigiani, le partite IVA, con lo spettro di migliaia di disoccupati. Ma solo una ricostruzione che sappia guardare al futuro può avere futuro. Il futuro, oggi, passa, di necessità, per la sostenibilità ambientale, per la riqualificazione energetica, per la rigenerazione e la riqualificazione urbana, per la green economy e l’economia circolare, per la tutela dell’ambiente in cui viviamo, per la tutela delle acque, la qualità dell’aria che respiriamo, senza dimenticare la qualità dei suoli di cui bisogna contenere il consumo, senza dimenticare, come ho già ricordato, la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione energetica fuori dall’era fossile; una transizione che paga anche in termini economici.

A novembre 2019 a livello mondiale si registravano già 11.000 miliardi di dollari disinvestiti dagli investimenti sui fossili e tra questi disinvestitori ci sono colossi come la compagnia di assicurazione AXA.

Jonathan Krane, presidente di Silk EV, la casa produttrice di veicoli cinesi FAW, ha annunciato a fine maggio – lo ricordava stamattina il presidente Bonaccini – dalle colonne di Repubblica di Bologna un miliardo di euro di investimenti per produrre auto elettriche. Krane lo ha definito “un investimento a lungo termine con la comprensione delle prossime tendenze di mercato e dei cambiamenti nello stile di vita, e noi – ha detto – valutiamo attentamente questo panorama in evoluzione. Il Covid-19 ci sta dimostrando come sono resilienti gli italiani e la loro volontà di tornare in un mondo migliore. Abbiamo tutti sperimentato la bellezza e il piacere dei cieli sereni di questi giorni e di un basso inquinamento. Sarà difficile per le persone accettare di tornare in città congestionate e inquinate. Nel medio e lungo termine ci sarà una domanda crescente di veicoli elettrici e plug-in, anche a causa di una crescente consapevolezza globale sull’importanza di adottare una mobilità più sostenibile”. Queste sono le dichiarazioni di Jonathan Krane, che, lo ricordo, lavora per SilK EV, una società con sedi in Cina, Stati Uniti, Italia. È partner scelto dal produttore cinese FAW, che ha prodotto 4 milioni di auto vendute in Cina, con 90 miliardi di dollari di ricavi. Per questo investimento ha messo a disposizione un miliardo di euro.

La transizione ecologica e la mobilità elettrica a zero emissioni non sono, quindi, un pallino dei Verdi. Anche l’economia leader mondiale guarda in questa direzione.

Come Europa Verde ci siamo candidati nella coalizione di centrosinistra che ha sostenuto il presidente Bonaccini per promuovere la transizione ecologica e la svolta verde della regione Emilia-Romagna. Nel terzo pilastro del programma di mandato che ci è stato illustrato stamattina c’è la risposta a questo obiettivo, declinata sia nell’assunzione dei 17 obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 dell’ONU, sia attraverso, in maniera innovativa, in tutto il programma, sia nel Patto per il clima; un obiettivo sistemico e trasversale che si intreccia al Patto per il lavoro, coinvolgendo vari Assessorati, ognuno per la sua parte di competenza; una scommessa su un modo innovativo di affrontare la complessità all’interno di un’Amministrazione pubblica, obiettivo finale del percorso di riduzione delle emissioni di gas serra; azzeramento delle emissioni climalteranti per la neutralità carbonica entro il 2050 – recita il programma di mandato – così come prescrivono gli accordi di Parigi del 2015; passaggio intermedio a un meno 55 per cento di emissioni di gas serra al 2030; 100 per cento di produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2035.

Il progetto di riqualificazione delle strutture pubbliche e private sulla Riviera Romagnola in chiave di sostenibilità ci auguriamo dia il via a un programma regionale di riqualificazione energetica di alberghi e stabilimenti balneari tramite l’impiego di energia solare, tanto più oggi che è disponibile il bonus governativo del 110 per cento per le spese di riqualificazione energetica sostenute e l’installazione di fonti rinnovabili. Sarebbe pura follia non cogliere una possibilità simile, che a lavori ultimati consente, oltretutto, di tagliare la propria bolletta energetica.

Questo progetto pensiamo potrebbe fungere anche da richiamo nelle attività di marketing della riviera adriatica eolico-solare. Per questo salutiamo con favore anche il progetto di wind farm al largo delle coste riminesi, un parco eolico realizzato da una società privata, che coprirebbe il 40 per cento dei consumi elettrici del riminese. Progetto che dovrà, comunque, essere sottoposto alle più rigorose e dovute analisi di impatto ambientale.

Ovviamente, come ho già detto, seguiremo con attenzione il monitoraggio della realizzazione del cronoprogramma del Patto per il clima e l’allocazione delle risorse necessarie a sostenere la riqualificazione energetica a 360 gradi della regione sia nel comparto pubblico che in quello privato.

Non meno importante nelle linee di mandato che ci ha illustrato il presidente Bonaccini, sebbene inferiore all’obiettivo del programma elettorale di coalizione – lasciatemelo dire –, è il previsto incremento della produzione biologica, fissato a oltre il 25 per cento al 2030, target che chiediamo possa essere in corso d’opera aumentato, considerato che siamo già al 15 per cento.

Anche disporre di cibo più sano rientra, infatti, in quel programma di prevenzione sanitaria primaria, da predisporre come passaporto per la salute dei cittadini emiliano-romagnoli, tenendo conto in primis della qualità dell’aria che respiriamo. Non bastano, infatti, le campagne, pur necessarie, di diagnosi precoce, come lo screening mammografico, che vorrei che, nel corso degli anni, venissero associati a quelli di screening ecografico, a prevenire le malattie.

Il quarto pilastro delle linee di mandato è quello delle opportunità. Impresa, lavoratori autonomi, turismo e indotto. Penso ai tassisti, anche questi sotto stress, con il grande distretto turistico della riviera romagnola, che verrà sostenuto con investimenti di qualificazione delle strutture pubbliche e private, nel segno della sostenibilità, a partire dalla mobilità sostenibile, recitano le linee di mandato. È così per il nostro Appennino e per le nostre città d’arte, sempre più visitate per tutto ciò che in esse si può vedere, provare e gustare. E sempre più dovrà essere così per il Po, per il suo corso e per il suo Delta, che vogliamo vedere finalmente tutelato dall’istituzione del Parco nazionale, per dotarlo di strumenti tecnici e risorse adeguate alla sua tutela. Sottolineo, per quanto riguarda il Parco del Delta, che un cambiamento avvenuto nella legge n. 394/91, che prevedeva il Parco Delta del Po come parco interregionale, un cambiamento avvenuto di questa legge, ha ormai classificato il Parco del Delta come parco nazionale. Bisogna solo che la Regione Veneto e la Regione Emilia-Romagna avviino gli adempimenti dovuti.

Il Patto per la semplificazione non è un patto per la deregulation, lo dicevo, perché si legge nelle linee di mandato che si accompagnerà al rafforzamento contestuale dei presìdi di legalità e sicurezza, con strumenti funzionali a prevenire non solo gli abusi, ma la penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale ed economico del territorio, riconoscendo nella legalità a tutti i livelli ‒ si legge nelle linee di mandato ‒ un valore irrinunciabile da cui partire, come è avvenuto nella ricostruzione post sisma. È in questo quadro di riaffermazione della legalità che, come Europa Verde, abbiamo proposto un percorso che coinvolga i vari protagonisti della filiera agroalimentare per arrivare al patto per il giusto compenso al lavoro agricolo, un patto che aiuti a combattere il fenomeno del caporalato, lotta al caporalato che compare già tra gli obiettivi di mandato.

Sono tanti gli stimoli alla discussione contenuti nelle linee di mandato. Impossibile affrontarli tutti. Va da sé. Tra questi, il percorso per l’autonomia, che ‒ non è un mistero per nessuno ‒ non scalda i cuori dei Verdi, anche se riconosciamo all’impostazione che ha dato il presidente Bonaccini un carattere solidaristico che non lede lo spirito unitario del Paese.

Chiuderò, quindi, questo intervento con il programma dei 4,5 milioni di nuovi alberi, uno per ogni emiliano-romagnolo. Era un progetto compreso nel programma elettorale di Europa Verde che è stato fatto proprio, e ne siamo stati subito felici, dal presidente Bonaccini e dal programma della coalizione di centrosinistra che lo ha sostenuto. Oggi questo progetto trova conferma ufficiale nel programma di mandato. Piantare alberi risponde a svariate funzioni ambientali, paesistiche, economiche, sanitarie di assestamento territoriale anche in funzione del contrasto al dissesto idrogeologico, di lotta alle ondate di calore nelle città dovute ai cambiamenti climatici. Su come organizzare la piantumazione per rispondere alla pluralità di questi obiettivi, come Europa Verde abbiamo costituito un gruppo di lavoro che comprende esperti di profilo nazionale.

Speriamo, quindi, e su questo chiudo, che ci sia data l’opportunità di condividere il frutto di questo lavoro con la Giunta. Buon lavoro a tutti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Passo la parola al consigliere Taruffi.

Si prepari la consigliera Montalti.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Intanto, volevo segnalare, visto che durante le Conferenze dei Capigruppo delle ultime settimane spesso e volentieri dai banchi della destra, della Lega in particolare, è stata segnalata la necessità di presenziare in aula per sentire gli interventi, per confrontarsi dal vivo con gli altri colleghi, faccio presente che un’ora dopo l’inizio dei lavori, a parte il collega Facci della Lega…

 

(interruzione)

 

Non è che si interviene sempre! Si lascia parlare, si ascolta e dopo si interviene.

 

(interruzione)

 

Presidente…

Deve tacere.

 

PRESIDENTE (Petitti): Vada avanti. Dopo replica negli interventi che ognuno ha a disposizione. Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Lo segnalo. Visto che perdiamo sempre un sacco di tempo nella Conferenza dei Capigruppo per la necessità di stare in aula, segnalo che in aula c’è il consigliere Facci. Tutto il resto del Gruppo della Lega, a partire dal Capogruppo, non c’è.

Mi dispiace, perché mi sarebbe piaciuto…

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo. Non possiamo sovrapporci così, perché non si capisce neanche da parte di chi ci segue. Ha fatto una valutazione politica. Dopo risponde. Dopo risponde, consigliere, e dice quello che ritiene.

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: La ringrazio. So che ascoltare e poi parlare è una cosa un po’ complicata da capire.

Dicevo questo perché mi sarebbe, invece, piaciuto confrontarmi direttamente anche con i colleghi della Lega, Rancan e altri, perché credo che la discussione sulle linee programmatiche, sulle linee di mandato sia una discussione importante, perché ha a che fare con l’idea, che vogliamo esprimere e che intendiamo esprimere, che abbiamo della nostra regione per quello che deve essere la nostra regione fra cinque, dieci, forse anche quindici anni. Insomma, oggi poniamo le basi di quello che in questa discussione immaginiamo possa e debba essere la nostra regione fra cinque o dieci anni.

Allora, siccome ho sentito definire, appellare il programma di mandato come un libro dei sogni, con alcune affermazioni, dal mio punto di vista ovviamente, che vanno respinte, mi sarebbe, invece, piaciuto capire meglio quali sono le idee, le proposte che vengono avanzate da chi critica questo programma. Io ho sentito appunti, discussioni, aspetti procedurali. A tal riguardo, segnalo che le linee di mandato solitamente vengono presentate in corso di seduta e si interviene dopo aver sentito l’intervento del presidente. Il fatto di averle ricevute prima non è un elemento su cui si può criticare, ma è un elemento che facilita i lavori. Però, ho sentito intervenire su questi aspetti e non ho sentito proposte concrete per il futuro della nostra regione. Una regione che quest’anno celebra i cinquant’anni, una regione che ha una storia molto importante e che la classe dirigente che noi siamo ha il compito di proiettare e portare nel futuro. E mi sarebbe piaciuto che la discussione fosse calibrata a questo livello, perché è questo il livello sul quale siamo chiamati a esprimerci, e non solo e semplicemente su aspetti più procedurali e poco contenutistici.

Ecco allora che, ripercorrendo quelli che sono stati i tre mesi e mezzo che abbiamo alle spalle, che sono stati tre mesi e mezzo che probabilmente hanno segnato la nostra regione per non so quanti anni, in questi tre mesi e mezzo, oltre ovviamente al ricordo delle oltre 4.100 vittime che ci sono state per quella che è stata una tragedia, che va chiamata per quella che è, la pandemia è stata una tragedia, è evidente che abbiamo dovuto affrontare un’emergenza sanitaria e un’emergenza economica, che sarà quella che abbiamo di fronte, perché l’emergenza sanitaria ha scaturito un’emergenza economica, in cui alcuni elementi devono essere chiari, e io credo che in questo programma questi elementi siano chiari. Mi riferisco innanzitutto alla centralità del sistema pubblico, della sanità pubblica, dell’importanza dei servizi sanitari territoriali, che rappresentano e hanno rappresentato la tenuta del sistema dal punto di vista anche dell’urto che abbiamo dovuto reggere nei confronti di questa pandemia. Sanità pubblica, dicevo, come asse centrale delle politiche per i prossimi anni, un servizio territoriale che deve garantire l’accesso universalistico ad un diritto che deve essere per tutti.

In questo programma noi riconosciamo anche il senso di una svolta, di un elemento vero di svolta che abbiamo contribuito a determinare, nel quale ci riconosciamo, un senso di svolta che ha a che fare con due temi fondamentali: la transizione ecologica e la lotta alle disuguaglianze, il contrasto alle disuguaglianze. Non a caso il Patto per il lavoro e per il clima, che rappresenta una novità importante, un’innovazione importante dei prossimi cinque anni, sarà lo strumento intorno al quale si dovranno riorientare, evidentemente, tutti gli strumenti di pianificazione e di programmazione della nostra Regione. Il contrasto al cambiamento climatico, che è la vera grande emergenza, che contiene in qualche modo tutte le altre, si dovrà esplicare attraverso la riorganizzazione, la ridefinizione di strumenti di programmazione e pianificazione (penso al Piano dell’aria, penso al Piano dei trasporti, penso alla necessità di rivedere, in parte, la legge urbanistica), aspetti che sono contenuti nel programma, che rivendichiamo con soddisfazione.

Il Patto per il lavoro e per il clima, dicevo, al fianco del quale trova spazio il Piano per la casa, trovano spazio aspetti importanti, come quelli che abbiamo rivendicato anche in campagna elettorale. Penso al trasporto pubblico locale gratuito. Nel corso dei cinque anni vedremo se e come riusciremo a portarlo, oltre che agli studenti fino a diciotto anni, anche agli studenti universitari, quindi verosimilmente fino a venticinque anni. Penso al trasporto pubblico locale gratuito ‒ dicevo ‒ perché riteniamo che la transizione ecologica debba essere accompagnata con atti concreti, immediati, che diano anche un’indicazione rispetto a scelte che dobbiamo accompagnare, cioè privilegiare il trasporto pubblico a quello privato, soprattutto dopo quello che abbiamo vissuto. Il distanziamento fisico ci ha imposto di stare lontani, ci imporrà ancora di stare lontani e magari nel breve periodo penalizzerà anche il trasporto pubblico. Per questo dobbiamo dare una risposta immediata proprio su questo tema.

Dicevo, anche “transizione ecologica e lotta alle disuguaglianze”, ovviamente disuguaglianze di genere, sociali e territoriali. Da questo punto di vista, fatemela dire così, visto che questa mattina qualcuno ricordava le disavventure che anch’io in prima persona ho dovuto vivere, con i problemi di connessione che ha il territorio dell’Appennino, proprio perché in quella parte del territorio ci vivo, fatemela dire così, le politiche per la montagna e il contrasto alle disuguaglianze territoriali che, purtroppo, anche affliggono la nostra regione sono paradigmatiche di una modalità di intendere la politica e le Istituzioni.

Le disuguaglianze di cui parliamo quando parliamo di montagna e quando parliamo seriamente di montagna e di politiche per la montagna sono quelle che, ad esempio, portano le scuole che stanno nell’Appennino ad avviare le proprie lezioni solitamente con qualche settimana di ritardo rispetto alle altre delle città perché gli insegnanti arrivano dopo.

Le disuguaglianze di cui parlo sono quelle che portano, ad esempio, incomprensibilmente direi, un’attività che subisce magari il danno perché è rimasta senza luce per più di dodici ore a non avere nessun rimborso, cosa che invece avviene per chi ha la stessa attività, ma in città, perché questo prevedono le leggi, le leggi dello Stato, non quelle dell’Emilia-Romagna; o ad esempio le disuguaglianze che portano a non avere accesso ai servizi fondamentali, come i punti nascita.

Mi fa piacere che il presidente abbia detto chiaramente, confermandolo in questo programma, che i punti nascita in montagna verranno riaperti. Lo dico a chi è intervenuto in mattinata: l’elemento di discontinuità rispetto al precedente mandato…

 

(interruzione)

 

Li apriremo.

Collega Rancan, il problema sa qual è? Sa qual è l’elemento di discontinuità sui punti nascita? È che mentre in questa Regione nei cinque anni precedenti abbiamo continuato a chiedere, e ci sono gli atti, anche se voi li negate, di riaprire i punti nascita o di tenerli aperti, a Roma c’erano ministri che non hanno mai risposto. Purtroppo è successo…

 

(interruzione)

 

Ministri del centrosinistra e del centrodestra. Va bene? Ministri dei Governi di centrosinistra e di centrodestra. Se non siete informati, vi mando la documentazione, così potete vederla, perché questo è successo. E quello che è cambiato non è l’atteggiamento di questa Regione, che ha continuato sempre a chiedere la stessa cosa, e cioè o teniamoli aperti o riapriamoli. Quello che è cambiato è che a Roma c’è, per fortuna, un ministro che ha detto “sì, riapriamo”.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Petitti): Proviamo ad ascoltarci e a intervenire quando è il nostro turno, per cortesia. Lo dico a tutti.

 

TARUFFI: Io, però, presidente Petitti…

 

(interruzioni)

 

Presidente Petitti, io chiedo una cosa…

 

PRESIDENTE (Petitti): Per favore…

 

(interruzioni)

 

TARUFFI: Io, adesso, chiedo una cosa. Io chiedo che, quando si interviene, i consiglieri, al di là della confidenza e dell’affetto che possiamo avere, tacciano. Consigliere Facci, lei, quando io parlo, deve tacere. Risponderà dopo. Questa idea di essere al bar è un’idea che va lasciata fuori da quest’aula. Abbiate rispetto. Quando si parla, dovete tacere!

 

(interruzioni)

 

Dovete tacere!

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Per favore, adesso chiedo a tutti di rispettarsi. Finisca il suo intervento, consigliere Taruffi…

 

(interruzioni)

 

Per favore, a tutti. Consigliere Taruffi…

 

TARUFFI: Presidente, lei non può chiedere a me, perché io ho la parola. Deve chiedere a quelli che continuano a interrompere.

 

PRESIDENTE (Petitti): Ho chiesto anche agli altri. Adesso vada avanti con…

 

TARUFFI: Ma non deve chiedere anche, deve chiedere solo agli altri.

 

PRESIDENTE (Petitti): Vada avanti con il suo intervento, per favore, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Io proseguo. Però, siccome sono dieci minuti che parlo e sono stato interrotto sei volte… Capisco che dico delle cose che non piacciono a quelli che sono di là…

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Facci, per favore. Per favore. Dopo interviene e risponde nel suo intervento.

Adesso chiedo al consigliere Taruffi di andare avanti con il suo intervento e chiederei a tutti di ascoltare.

 

TARUFFI: Immagino che i minuti che mi hanno fatto perdere potrò recuperarli, perché passo più tempo a essere interrotto che a parlare.

Volevo dire, e concludo, che sui punti nascita questo è stato, questo è successo, perché la propaganda a un certo punto finisce, poi ci sono le elezioni, i cittadini decidono e poi ci si ritrova qua. Questo succede. Si chiama democrazia. Sapete come si chiama? Democrazia!

Io capisco di dire delle cose che non vi piacciono. Del resto, quando vi dico che, ad esempio, sui punti nascita questo è successo o quando vi dico che abbiamo assunto provvedimenti nella precedente legislatura che non hanno paragoni in nessun’altra Regione d’Italia, Lombardia compresa, perché l’IRAP per le imprese produttive della montagna l’abbiamo tagliata qua, non l’avete tagliata da un’altra parte, capisco di dire delle cose che vi dispiacciono.

Capisco anche che, quando dico che, attraverso le misure che sono contenute in questo programma, che voi avete definito il “libro dei sogni”, facciamo un ulteriore passo avanti rispetto anche alle Regioni a noi confinanti, capisco di dire delle cose che non vi piacciono. E quando pure arriva un tema sul quale ho una sensibilità, abbiamo una sensibilità diversa, ad esempio rispetto all’autonomia, dove noi parliamo di legge quadro nazionale, di costi standard, in questo contesto ci vuole questo quadro per procedere con una richiesta di autonomia. Dico una cosa. So di darvi fastidio. Nell’ultimo anno e mezzo al Governo non c’eravamo noi. Non c’eravamo noi.

Se usciamo dalla propaganda e parliamo di contenuti, io vi sfido a parlare non del fatto che avete presentato interpellanze. Vi sfido a parlare di quello che c’è scritto qua dentro e dire, rispetto a quello che c’è scritto qua dentro, sul Patto per il clima e per il lavoro, sulle politiche per la montagna, sulla necessità e l’impegno sulla svolta della transizione ecologica e della lotta alle disuguaglianze, vi invito su questo a dire che cosa pensate e provare a raccogliere, se ce la fate, le opinioni e presentare progetti e proposte alternative a queste, se le avete.

Dopodiché, e concludo, qua dentro c’è anche un altro riferimento importante sul tema sempre delle politiche per la montagna, che sono paradigmatiche perché sono l’elemento che, come stavo cercando di dire prima, raccoglie in sé un pezzo delle disuguaglianze importante. L’idea di immaginare che per il territorio della montagna possa essere prevista un’area a fiscalità di vantaggio. Ce lo siamo sentiti dire anche nella precedente Legislatura: la montagna, specie per gli operatori privati, è considerata area a fallimento di mercato.

Purtroppo nel mio intervento ho perso un attimo il filo del ragionamento, ma l’elemento su cui concludo è questo: il ruolo dello Stato, il ruolo pubblico, si misura esattamente nella capacità di sopperire alle evidenti mancanze del mercato nel distribuire opportunità e servizi per tutti. Per questo le politiche su alcune aree del territorio sono paradigmatiche, perché segnalano la presenza del pubblico, l’idea del pubblico e dello Stato per riequilibrare disuguaglianze che il libero mercato altrimenti consegna come inevitabile.

Questo è l’aspetto centrale che mi interessa sottolineare, che poi, ovviamente, ci portiamo dietro quando parliamo di lotta e di contrasto alle disuguaglianze di genere, contrasto alle disuguaglianze sociali, territoriali. È questa l’idea.

Nella definizione del Patto per il clima e per il lavoro c’è anche un pezzo della risposta che noi immaginiamo per uscire dalla crisi economica che evidentemente ci sarà e che c’è già, e sappiamo che sarà durissima, perché si tratta di costruire lavoro, occasioni di lavoro, occupazione, immaginare nuove forme di occupazione, buona occupazione su ambiti diversi da quelli a cui siamo abituati, perché il ritorno alla normalità vorrebbe dire il ritorno al mondo che aveva in nuce i problemi drammatici che il Covid ha evidenziato. Questo è quello di cui qui dentro dovremmo discutere, di come immaginiamo la nostra regione fra dieci o quindici anni, di come pensiamo di portare nel futuro la storia importante di cinquant’anni che abbiamo alle spalle. Su questo ci dovremo confrontare e io credo che il programma che il presidente Bonaccini ha illustrato questa mattina contenga la svolta di cui questa regione ha bisogno.

Il senso di difficoltà, le preoccupazioni, le ansie e le inquietudini che attraversano la società, anche emiliano-romagnola, le captiamo tutti, le sentiamo bene, le misuriamo tutti, tutti i giorni, e quindi sappiamo di dovercene fare carico. Però, quello che deve fare una classe dirigente non è amplificare le paure e amplificare le ansie. Quello che dovrebbe fare una classe dirigente è farsi carico delle paure, farsi carico delle ansie, risolvere i problemi, indicare una via, indicare una strada per risolvere le preoccupazioni, le ansie e le inquietudini che la nostra società sempre di più purtroppo avrà. Questo è quello a cui siamo chiamati, anche e soprattutto quando discutiamo un documento come questo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliera Montalti, prego.

Si prepari il consigliere Bessi.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Siamo ad un bivio, care colleghe e cari colleghi: o ci rassegniamo al fatto che l’emergenza Covid ponga dei limiti al nostro futuro o rilanciamo la sfida che questa XI legislatura ci impone, ovvero alzare l’asticella dimostrando quanto valiamo sul fronte delle politiche della governance per far ripartire la nostra regione, per costruire il futuro della comunità emiliano-romagnola. E lo sappiamo, le risorse sono centrali per dare gambe alle politiche. Proprio per tale motivo, durante questa legislatura sarà fondamentale il nostro impegno sul fronte della programmazione europea, ancor di più in una fase in cui l’Europa – l’ha detto bene il nostro presidente Bonaccini – sta finalmente tornando al fianco dei cittadini e dei territori europei.

L’Emilia-Romagna non è certo nuova a questa sfida. Al termine del 2019 avevamo, infatti, già stanziato il 99 per cento della dotazione complessiva per il Fondo europeo di sviluppo regionale e il 93 per cento della dotazione per il Fondo sociale europeo. Il dato viene confermato anche dagli studi Prometeia MIO, commissionati da Il Sole 24 Ore a febbraio 2020, dove l’Emilia-Romagna è la Regione con la miglior performance in quanto a tassi di selezione di spesa, unica Regione italiana sopra la media europea, assieme alla Toscana, con performance assolute superiori anche a Bolzano, Trento e Valle d’Aosta.

Le competenze maturate nell’ambito della programmazione dei fondi europei, così come la capacità di mettersi in rete e di partecipare alle politiche europee generali sia come soggetto attuatore sia soprattutto come Istituzione capace di innovare e di suggerire interventi migliorativi, per esempio, nelle politiche di coesione o in quelle agricole hanno caratterizzato, negli anni, la presenza dell’Emilia-Romagna a Bruxelles. E le condizioni perché il ruolo da protagonista della nostra Regione diventi sempre più determinante ci sono tutte.

Le nostre priorità in questo processo di miglioramento dovranno essere la crescita e il lavoro, per rialzarci e ripartire, la capacità di innovare e di sostenere il futuro e le giovani generazioni mettendo al centro la conoscenza, la scuola, la ricerca e la formazione, il digitale, le nuove politiche sanitarie e sociali. L’Emilia-Romagna dovrà avere l’ambizione di essere capofila del Green New Deal europeo, con la capacità di utilizzare le risorse che l’Europa metterà in campo per concretizzare la svolta verde, per creare nuova occupazione mettendo al centro l’economia circolare, la riconversione dei settori produttivi più impattanti, i green job e, più in generale, un modello di sviluppo che veda nella sostenibilità e nella qualità della vita due elementi cardine su cui investire per la salute e il benessere della comunità emiliano-romagnola.

Il Patto per il clima e la volontà di ancorare tutta la governance regionale agli obiettivi dell’Agenda 2030 sono la testimonianza concreta di come il paradigma della svolta verde accompagnerà tutta la Legislatura, con l’ambizione di costruire un percorso che non guardi solo ai prossimi cinque anni, ma ai decenni futuri.

Finalmente l’Europa riscopre la centralità delle politiche sanitarie e delle politiche di welfare. In funzione di un’Europa più equa, sostenibile e digitale la Commissione Europea ha proposto il piano Next Generation EU e il potenziamento mirato del bilancio a lungo termine dell’Unione Europea con risorse complessive che potrebbero arrivare quasi a 2.000 miliardi di euro per rilanciare la ripresa europea, tutelando le classi più in difficoltà e costruendo nuove opportunità di lavoro.

L’Emilia-Romagna dovrà avere la capacità e l’ambizione di essere protagonista di questa nuova fase europea, traducendo le politiche in programmi e i programmi in risorse per i cittadini, le imprese e i territori emiliano-romagnoli. La qualità non solo del nostro lavoro, ma della vita stessa in Emilia-Romagna, in un momento in cui siamo forzati da vincoli che non ci saremmo mai immaginati, verrà valutata dalle prospettive che sapremo dare alla nostra regione. Dopo l’emergenza sanitaria, il processo verso l’autonomia regionale corre di pari passo con quella capacità di intercettare quanti più fondi europei possibili attraverso la programmazione dei fondi strutturali e la Politica agricola comunitaria, attraverso la partecipazione ai nuovi strumenti europei in corso di definizione. È un percorso complesso, una sfida che vede la Giunta impegnata in prima linea con al suo fianco l’Assemblea legislativa, colleghi. Un lavoro che qui in Assemblea legislativa potrà essere svolto con impegno, competenza e spirito di iniziativa. Un lavoro che qui in Assemblea legislativa porterà ad una nuova centralità del nostro territorio in Europa. Un lavoro che qui in Assemblea legislativa vede il confronto con le minoranze come un’opportunità di miglioramento.

Proprio su questo fronte, colleghi della minoranza, vorrei esortarvi: lavoriamo, confrontiamoci senza usare alibi o inutili polemiche. Stamattina ne abbiamo sentite molte. Ma forse ‒ e questo è emerso più volte nella discussione di oggi ‒ ci anima uno spirito politico diverso, perché dove ci sono competenze e governance non attecchisce la narrazione che vede lo Stato contrapposto alle Regioni o l’Unione Europea contrapposta ai territori nazionali e locali, perché proprio competenze e governance portano ad un’armonizzazione dei processi nel pieno rispetto di competenze, funzioni e ruoli, ponendo le basi per la ripartenza e il futuro della nostra regione, un’armonizzazione che vale anche per il nostro tessuto economico e sociale.

Il Patto per il lavoro e il Patto per il clima, politiche cardine di questo mandato, sono la migliore garanzia per un ampio coinvolgimento di tutta la comunità regionale: enti locali, categorie, sindacati, università e ricerca, scuola e formazione, terzo settore, nelle scelte che verranno fatte sul versante delle politiche della programmazione europea. Ed è proprio in un momento complesso come quello che stiamo vivendo che il nostro spirito, il nostro orgoglio regionale sono determinanti anche per l’Europa. Non possiamo tirarci indietro. Come siamo insieme in Regione, dovremmo essere insieme in Europa.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Montalti.

Consigliere Bessi, prego.

Si prepari il consigliere Iotti. Era un po’ che non veniva in aula!

 

BESSI: La parola chiave, oltre a “Covid-19” o “Coronavirus”, che abbiamo usato, abbiamo sentito tutti, credo sia la parola “crisi”, che precede poi altri termini, assommandoli, nel nostro linguaggio: crisi sanitaria, crisi economica, crisi sociale eccetera. Avendo la fortuna di avere delle figlie che fanno il liceo classico mi è stato spiegato che la parola crisi ha un significato in greco, che è scelta o anche distinguere. Quindi, noi siamo chiamati, in una associazione semantica, a distinguere le scelte che andremo a fare. Allora ecco alcune riflessioni per il confronto e dibattito di quest’aula, che non si esaurisce certo in questa sede, ma che prende tutta la nostra comunità. Questa credo sia una delle cose fondamentali da portare avanti. Sicuramente lo shock del Covid-19 ha provocato un contesto dove domanda e offerta nel campo economico vengono colpite simultaneamente e i diversi settori produttivi dovranno confrontarsi con una crisi economica inedita, lo dicono in tanti, direi tutti.

La reazione immediata deve essere quella di supportare l’economia reale con investimenti da parte del pubblico e del privato. Le condizioni a contorno, in particolare quelle europee, Banca centrale europea, gli strumenti pianificati dalla Commissione europea come il Recovery Fund, come ha ricordato giustamente nella relazione il presidente, sembrano supportare questo tipo di interventi rispetto alla crisi finanziaria del 2009, che fu affrontata con un’altra strategia, con il rigore dei conti, e che tante critiche ha avuto, giustamente per quanto mi riguarda. Inoltre, la Commissione europea ha definito un temporaneo rilassamento delle severe regole degli aiuti di Stato, che ne hanno contraddistinto l’azione, proprio per poter garantire ai membri quello spazio d’azione più veloce per toccare l’economia reale. È inevitabile generare nuovo debito, che prevede quest’anno un balzo del 155 per cento del rapporto del PIL. Quindi, una via obbligata che abbiamo è quella che il flusso delle risorse dovrà essere utilizzato verso i settori che hanno maggior bisogno e verso iniziative che preparino il nostro Paese, la nostra regione, la nostra comunità a essere resilienti oggi, ma anche per i futuri shock esogeni dell’economia e del sociale, che sono quelli legati chiaramente al clima, ai cambiamenti climatici, come giustamente vengono ricordati da tanti.

Quali sono, allora, le priorità per questi fondi? Io credo che i settori a cui non possiamo non guardare siano quelli che non possono reperire finanziamenti privati in questa situazione di estrema incertezza, quei settori che in modo diretto o indiretto contribuiscono in misura maggiore al PIL regionale e nazionale, quelle tipologie di investimento che abilitano la trasformazione della nostra industria verso la cosiddetta “industria 4.0”, quelle tipologie di investimenti che abilitano a una trasformazione dell’industria verso la sostenibilità e la circolarità, che possono essere supportate da quei schemi di finanziamento dell’Unione europea che ricordava il presidente nella sua relazione. Credo che in modo trasversale le linee di mandato traccino questa direzione.

Fatemi toccare una questione di carattere, secondo me, fondamentale, che è la scelta della scala degli interventi pubblici. È un punto delicato perché suscita immediatamente timore di espropriazione di potere di decisione a tutti i livelli amministrativi. Tuttavia, credo che un approccio strategico richieda in modo essenziale che i temi vengano affrontati alla giusta scala, sia pure garantendo il massimo di partecipazione democratica, ovviamente. Un esempio è la costruzione delle infrastrutture materiali di qualsiasi tipo, perché richiede sempre di essere inserite in una rete coerente, talvolta – e la nostra regione ne è protagonista – su scala internazionale.

Ecco, allora, che non so quanto sia stato percepito dall’ambiente politico il nuovo protagonismo delle Regioni, delle quali fino a poco tempo fa si metteva anche in discussione persino l’utilità. Faccio due nomi, cercando di non scontentare nessuno: uno è chiaramente il presidente Bonaccini, l’altro è il presidente Zaia. Sono stati, insieme al primo ministro, quelli che hanno occupato i media, comunicando chiaramente, in questa fase, quell’immagine di chi stava facendo e del perché facevano determinate azioni i presidenti delle Regioni. Un maggiore consenso determina automaticamente un maggiore potere.

L’uscita dall’emergenza non sarà facile né indolore, questa è una frase fatta, ma dovrà avvenire per forza di cose di concerto tra lo Stato e le Regioni. Questo protagonismo, quindi, noi lo dobbiamo cogliere. Come dobbiamo cogliere questo protagonismo per mettere sul tavolo esigenze, priorità e pianificazioni anche con l’Unione Europea, con il livello europeo. È inutile: è essenziale una riforma di fatto dei comportamenti delle Pubbliche amministrazioni in direzione di una maggiore cooperazione programmatica. Se si ragiona in termini lungimiranti, passatemi la presunzione, dovrebbe risultare chiaro che l’autonomia dei singoli enti porta al raggiungimento di risultati e che questi risultati vengono non solo esaltati per ogni singolo ente, ma chiaramente portano a quella che si chiama “logica di sistema”.

Alcuni esempi. Penso, per esempio, alle infrastrutture di rete, quelle che riguardano l’acqua, l’energia, l’ambiente. Sono settori generalmente regolati, che hanno un ritorno certo dell’investimento perché maggiore è la facilità per l’operatore e il finanziatore di intraprendere investimenti privati, anche in condizioni di incertezza come quelle attuali.

Velocizziamo questa modernizzazione dove serve, perché comunque nei prossimi anni, possiamo anche anticiparlo, necessitano manutenzioni straordinarie, manutenzioni ordinarie, tutto ciò ancora con più forza perché rispondono a quelle logiche del Green New Deal europeo, con cui possiamo accedere a risorse comunitarie. Chiaramente serve lo sforzo di tutti per un quadro regolatorio, che deve essere chiaro e stabile, che sia di supporto a tutti questi piani straordinari di investimento, che il ruolo pubblico o privato sia affrontato senza ideologie o logiche preconfezionate, e questo vale per tutti, e valutare al loro interno, vista questa capacità anticiclica di promuovere investimenti e anche risorse, una politica che determini la crescita di filiere, la crescita o la costruzione di nuove filiere, di fornitori di beni e servizi per questi settori strategici, che fondino e rafforzino le nostre aziende.

Non ho conclusioni, ma la convinzione che il confronto passa dalle scelte che siamo chiamati a fare. Dopodiché, ci sarà chi è d’accordo e chi no. La nostra Regione si può candidare a cogliere queste opportunità, presenti e future. Per esempio, altro esempio che vorrei portare, per le aree industriali, aree industriali che hanno livelli tecnologici, maestranze ad alto livello, ma che chiaramente questa crisi, questa crisi economica, questa crisi di sistema pone anche delle difficoltà.

Parlo, per esempio, del comparto delle aree del ravennate e del ferrarese che conosco meglio nella chimica, nella chimica verde, nell’energia, nella ricerca, nel rafforzamento di un mix energetico tra gas naturale, metano, rinnovabili, eolico a mare, le sperimentazioni, la concretizzazione dell’idrogeno, come abbiamo visto anche nelle linee di mandato, dove i sindacati, i datori di lavoro siano insieme per creare queste opportunità perché l’economia circolare o meglio, passatemi l’inglesismo, il green energy materials, cioè creare delle filiere, costruire delle filiere dove non c’è solo l’aspetto energetico, ma di tutti i materiali che ne fanno parte e che devono essere protagonisti, saranno protagonisti non solo dei prossimi cinque o dieci anni, ma addirittura e speriamo anche molto di più, devono passare attraverso l’impiantistica, ai tecnici, a competenze dedicate. Pensiamo a quello che è sulla bocca di tutti, il discorso dell’auto elettrica, dello storage elettrico, dei pannelli fotovoltaici. Costruire queste filiere non sarà facile. Occorre pragmatismo e una rete coerente ed efficiente di piccole e medie imprese, di servizi che siano dedicati, perché sennò il rischio è che oltre alla crisi di domanda entriamo in una crisi di offerta. E su questo ci vorrebbe più tempo per entrare nella spiegazione, ma ci sarà occasione in questi prossimi mesi. Credo che sia possibile. Credo che la scelta di far coesistere il fattore umano e i saperi tecnici, tecnologici sia la vera sfida che abbiamo di fronte. Non può avere successo un modello di sviluppo univoco. Per questo dobbiamo trovare la chiave per costruire sia uno sviluppo che sia culturale, ma anche tecnico. Per questo serve coinvolgere il sapere, chi lavora sul fronte delle imprese, le maestranze, le università eccetera, eccetera.

Con il Patto del lavoro, il Patto del clima dobbiamo tendere a questa sostenibilità ambientale, economica, sociale e culturale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bessi.

Consigliere Iotti, prego.

Si prepari il consigliere Occhi.

 

IOTTI: Grazie, presidente.

Non sono qui a replicare alle minoranze, non ho mai creduto alle opposizioni urlate, fatte di polemiche. Credo che non produca effetti nemmeno nel medio periodo, e le elezioni regionali hanno dimostrato un atteggiamento che non mostra alcuna proposta di prospettiva. Io, comunque, pur nel rispetto del ruolo, invito gli interventi sempre a stare nel merito e a dare un contributo positivo intervengo.

Intervengo innanzitutto per dare il mio pieno sostegno politico al programma di mandato presentato, un programma che guarda al medio e al lungo periodo, individuando […] sviluppo per la regione, che si aspetta […]. Se nell’immediato ci sarà una situazione complessa, difficile da affrontare – qualcuno ne ha già parlato –, in particolare crisi aziendali, possibili perdite di posti di lavoro, abbiamo l’obbligo, invece, di immaginare i confini della nuova congiuntura economica da avviare. Questi confini li cito per punti. La […] europea credo che sia di straordinaria importanza per la nostra regione, un elemento unico a livello europeo, ma anche […], il Patto per il lavoro, che significa forte innovazione e aumento dell’attrattività, ma soprattutto puntare sulla formazione, a partire dalla scuola dell’obbligo, e il Patto per il clima, che è un fattore determinante della qualità della vita, al di là dell’ambiente.

Mi sia permesso qui di fare un inciso su considerazioni spesso gratuite che ascolto. Se siamo una delle regioni e delle zone più inquinate non è certo perché le nostre imprese e i nostri cittadini siano peggiori degli altri, anzi, ma solo per fattori geografici e orografici. Questo, però, deve essere una sfida ulteriore per fare meglio.

Poi la sanità. Non mi dilungo, ma se esiste realmente l’opportunità di avere 3 miliardi di risorse europee da investire qui in Emilia-Romagna, altroché se vanno presi. Voglio vedere chi potrà dire di no in nome del sovranismo […] e di chi pensa che queste non siano risorse da spendere. Io credo, invece, che sarà un’opportunità per fare un ulteriore grande salto di qualità, che da tantissimi decenni non si vede.

Aggiungo un tema, quello dell’autonomia. Io ritengo che sia da rilanciare con forza, perché è decisiva per l’accelerazione che tutti, e dico tutti, chiedono nelle decisioni e nelle capacità di rendere efficace la pratica di governo. Ribadisco come la nostra sia una richiesta di autonomia che non porta […] a nessuno e a nessun’altra Regione, ma che intende dare maggiore efficacia all’azione del Governo regionale.

Nel mio intervento mi voglio concentrare, però, su un tema assolutamente trasversale che sta nel bilancio…

 

PRESIDENTE (Petitti): Consiglieri Iotti, scusi se la interrompo. Le chiedo se può abbassare un po’ il microfono, perché è quello che crea un po’ di interferenze e la sentiamo male. Grazie.

 

IOTTI: Sì.

Dicevo, voglio concentrare il mio intervento su un tema assolutamente trasversale, che sta tra le righe di sintesi del programma, che voglio meglio articolare. Parlo del terzo settore sociale, non più un modo informale di improvvisazione [...], ma un pezzo di società civile perfettamente inquadrato da un solido corpo normativo, il Codice del terzo settore, appunto, già approvato dal Parlamento, che necessita solo di vedere completa applicazione. Soprattutto che arrivi finalmente la consapevolezza di tutti che oggi le associazioni di promozione sociale, volontariato, cooperative sociali e imprese sociali sono la stessa cosa. È utile il terzo settore, per l’appunto. Per tutto il resto ritengo che nessuno possa inventare uno status diverso e privilegiato, nemmeno le pro loco.

Il terzo settore viene citato da tutti, spesso lodato e oggetto di grande attenzione nei discorsi, ma alla prova dei fatti viene sempre messo in subordine. Si è visto benissimo nella fase di lockdown, di emergenza Covid, e in particolare nella fase di ripartenza. Il terzo settore non chiede, come fanno tutti. Si aspetta solo quella considerazione che meritano almeno i suoi numeri e la funzione sociale che porta avanti. Qualche numero lo voglio dare. In Emilia-Romagna ci sono quasi 9.000 associazioni e imprese sociali riconosciute, 500.000 associati e almeno 150.000 giovani, per un totale di 65.000 addetti e 266.000 volontari. Tutte queste attività [...] proprio come un valore sociale calcolato con un indotto di oltre 1 miliardo di euro l’anno solo nella nostra regione.

Oltre a questo, ci sono 5.700 luoghi fisici aperti alla socialità del territorio con risorse autoprodotte e autogestite in autonomia. È un patrimonio assolutamente insostituibile perché irriproducibile. Una macchina di solidarietà a cui sempre si fa ricorso e che aspetta il giusto riconoscimento. È l’unica presenza di aggregazione sociale rimasta nel quartiere delle periferie, tema che tutti riportano come prioritario, dei territori delle aree interne svantaggiate. Sono gli unici presìdi rimasti di comunità, e lo dico con convinzione. La presenza del terzo settore in questa regione, anche su questo la punta più avanzata a livello nazionale, significa interventi sociali diffusi, servizi agli anziani [...] che abbiamo visto [...] più attenti nella [...] economy nel prendersi cura del dopo Covid. Sarà sempre più strategico il rapporto diretto con le persone.

Le altre attività riguardano la marginalità sociale, i giovani, lo sport come aggregazione sociale [...] anche cultura [...] regionale, nel terzo settore, in particolare le associazioni di promozione sociale. È una caratteristica esemplare: l’assenza dell’interesse commerciale e la finalità non lucrativa in tutte le sue forme. Tante belle idee contenute nel programma che andiamo a proporre, di cui scriviamo e leggiamo, possono essere possibili solo attraverso queste economie solidali generate dal mondo delle associazioni. Quindi, quando nel programma parliamo, scriviamo correttamente e giustamente di sostegno al ruolo del valore dell’economia sociale per il territorio, di nuovo piano sociale, di nuovo bisogni e servizi di prossimità, non possiamo fare a meno di coinvolgere e co-progettare con il terzo settore, perché il suo è un potenziale chiave per non lasciare nessuno escluso. Il pubblico da solo non ce la può fare a fare un salto di qualità.

Per ultimi ho lasciato i temi urbani, che sono strettamente connessi al ragionamento che facevo sulle associazioni, dei quartieri, delle periferie, la ricerca di identità.

Significa abitare sociale, la casa nelle nostre forme di housing sociale di rigenerazione. Non ci sono programmi operativi, progetti e interventi rigenerativi negli ambiti urbani senza porre al centro delle buone pratiche e aspetti di coesione sociale e di aggregazione.

Non lo fanno certamente improvvisati ed improbabili […] o qualche ricercatore universitario di passaggio. Lo fanno le forme organizzate e autogestite della partecipazione e della mediazione sociale, lo fanno i soggetti del terzo settore nelle sue articolazioni.

A questo proposito, non posso non tirare in ballo la legge n. 24 del 2017, la legge sul territorio, di tutela ed uso del territorio, a torto spesso volutamente fraintesa, bollata “di urbanistica”, che invece torna afferente ad altri connotati disciplinari.

Questa legge fonda la rigenerazione urbana sulla capacità di interventi coordinati che pongono nella valenza sociale il prevalente interesse pubblico come chiave degli interventi pubblici e privati nella città.

Nonostante questo, permangono critiche e mi permettano anche alcuni colleghi della maggioranza, e lo dico senza polemica, certamente, critiche e polemiche senza alcun fondamento tecnico disciplinare. È il frutto di una stagione politica ormai trascorsa. È un invito che faccio: non si può continuare ad essere ancorati nel tempo a tattiche e strategie del momento, un momento che ormai è passato.

Il paradosso è che mentre si agita la bandiera della critica alla legge, allo stesso tempo si valutano e si individuano come obiettivi la rigenerazione urbana, la riqualificazione dei quartieri, social housing, spazi sociali urbani pubblici, come pure la riduzione del consumo di suolo, che sono ipotizzabili e possibile solo attraverso gli strumenti innovativi messi a disposizione della legge n. 24/2017.

Verrà messa in verifica l’attuazione della legge in questi tre anni. Bene, è scritto nel programma. Qualcosa emerge già in modo chiaro. Io mi auguri solo non si concluda a scadenze già effettuate, quindi passate, perché sarebbe una sciagura per i comuni nella regione e per gli operatori già in difficoltà. La ripresa edilizia passa da […], che spesso, invece, sono un’ulteriore complicazione. Non abbiamo bisogno di una nuova legge, di un nuovo corpus normativo, ma di far funzionare al meglio e attuare quello che abbiamo già. Qui […] del terzo settore nella società civile produttiva regionale, quindi che cosa serve in questa regione alle associazioni per operare al meglio? Non certo l’istituto del Registro unico nazionale o la costituzione dell’Ufficio regionale, essendo previsti già per legge e si stanno già facendo, si dovranno fare, sono dovute. Quello di cui abbiamo bisogno è una legge quadro regionale del terzo settore, perché tutte le precedenti sono superate dal nuovo Codice. È un punto già discusso…

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere, la invito a concludere, perché sta terminando i dieci minuti. Grazie.

 

IOTTI: Ho finito.

Quindi, da questo punto di vista credo che si debba lavorare per ottenere questo obiettivo. L’obiettivo è quello di un nuovo rapporto con gli Enti locali e territoriali, e parlo di quello che prevede il Codice del terzo settore per la co-programmazione e la co-progettazione di tutti gli interventi sul sociale e la programmazione di zona. Questo credo che sia un obiettivo prioritario, importante.

Io penso che la legge quadro del terzo settore potrebbe essere una delle norme caratterizzanti di questa legislatura, tutto all’insegna dell’innovazione e della coesione sociale. Oltre 500.000 emiliano-romagnoli possono essere interessati e coinvolti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Iotti.

La parola al consigliere Occhi.

Si prepari la consigliera Costi.

 

OCCHI: Grazie, presidente. Buon pomeriggio.

Oggi è stato presentato un programma molto corposo. Io sottoscrivo quanto già detto dal mio capogruppo. Io mi focalizzerò su quelli che sono gli aspetti ambientali di queste linee di mandato.

Perché l’abbiamo definito “libro dei sogni”? Bisogna capire perché questi sogni rischiano di rimanere sulla carta e dobbiamo interrogarci su che cos’è che non ha funzionato in passato, per esempio, sul tema del dissesto idrogeologico e dell’ambiente. D’altronde, il tema, presidente, non è solo dove trovare i soldi, ma come spenderli bene e rapidamente. Spesso, infatti, si vedono programmi, si vedono annunci di stanziamenti a bilancio, ma poco poi si va a vedere quanto viene realmente realizzato.

Sul dissesto idrogeologico, per esempio, basta girare il nostro Appennino e negli ultimi cinque anni, per esempio, per la passata legislatura non vediamo quel cambio di passo che si vorrebbe auspicare per i prossimi cinque anni. Noi abbiamo ancora sindaci che rincorrono spesso la Regione per avere i finanziamenti, ma poi non solo i finanziamenti. Il discorso è riuscire a realizzare gli appalti e a realizzare le opere. Questo perché quella sciagurata, anche, riforma delle Province ha abbandonato completamente i nostri Comuni, privi di quelle strutture tecniche capaci di mettere a terra, poi, gli investimenti. Hanno difficoltà nella programmazione dei bandi, nel realizzare i bandi, negli appalti. Questo è il motivo per cui gran parte dei fondi che vengono messi a bilancio dalla Regione hanno difficoltà ad essere messi realmente a terra e dare quei risultati che nelle linee di mandato vengono annunciati, vengono promessi.

Sul dissesto idrogeologico, non è solo il tema di quello che può fare la programmazione. La programmazione regionale è diversa dalla realizzazione, perché la Regione ha compiti di programmazione, ma gli enti pubblici spesso fanno fatica a mettere a terra questi investimenti. Forse è necessario ripensare l’intero sistema. Forse è meglio ripensare a quello che potrebbe essere il ruolo delle nostre aziende che già gestiscono i servizi pubblici locali. Questo è un tema di cui si parla da anni. La possibilità per le nostre aziende dei servizi pubblici locali, in gran parte aziende quotate o comunque parzialmente pubbliche, che sono più abituate a realizzare questi interventi e a superare le problematiche degli appalti.

Un’altra cosa importante: un conto sono gli interventi di ripristino del territorio, fatti con le manutenzioni straordinarie; un conto, invece, è la realizzazione della prevenzione. In montagna la prevenzione passa prevalentemente dal fatto che la gente continui a vivere in montagna. Riportare la popolazione a vivere in montagna. Parlo del tema dell’agricoltura, perché l’agricoltura di montagna, quella di sussistenza, a volte, è quella che può davvero manutenere il territorio, perché noi non possiamo pensare di investire miliardi di euro nella manutenzione del territorio, nella prevenzione... Questo riguarda le persone che hanno sempre abitato quei luoghi. Anche qua l’agricoltura deve avere un aiuto particolare. Parlo, per esempio, delle aziende agricole che hanno difficoltà di approvvigionamento idrico, aziende agricole che hanno la necessità di rinnovare, per esempio, i loro impianti, le loro stalle. Devono avere regole parzialmente diverse, più semplici, altrimenti queste stalle chiuderanno, questi agricoltori smetteranno di manutenere il proprio territorio.

Vediamo anche i servizi che continuano a calare in montagna. Prima si parla del fatto di tenere la popolazione in montagna, ma poi chiudono gli sportelli bancari, rischiano di chiudere le poste. Dei punti nascita avete già parlato, e ne riparleremo. Mantenere la vita in montagna, però, deve essere fatto non solo a parole, ma anche nei fatti. E ancora un’inversione dello spopolamento si fa fatica a vederla.

Per quello che riguarda, per esempio, il servizio idrico integrato, abbiamo reti vetuste, abbiamo ancora delle reti in fibrocemento in questa regione, che è già più avanzata rispetto ad altre, però per una regione come la nostra avere reti in fibrocemento è ancora una follia. Qua servono investimenti. Sono anni che si parla di un new deal. Sono dieci anni, ben prima del Covid, che noi parliamo di un new deal, in questa regione, nel servizio idrico integrato, per migliorare le reti, per eliminare quelle che sono le perdite e arrivare quindi a una tutela delle falde, ma la tutela delle falde, per esempio, passa anche dalla realizzazione di invasi; invasi che possono avere la triplice funzione di protezione dal dissesto, dalle alluvioni, dalla preservazione delle falde idriche e per produrre energia elettrica. In questa regione aspettiamo ancora, per esempio, la diga di Vetto, che in questi anni è stata fermata, non si sa perché, e non se ne parla più. A volte se ne parla e poi si incomincia.

Noi vorremmo una presa di posizione chiara di questa Regione sulla diga di Vetto, perché in questi 25 anni ormai che si è fermata la sua realizzazione sono state impoverite fortemente le falde di pianura, falde in cui, tra l’altro, c’è un’agricoltura molto intensa, che è un vanto di questa regione, che però ha messo a rischio falde per l’utilizzo idropotabile.

La mancanza di programmazione degli ultimi 25 anni, anche inseguendo quelle che sono spinte ambientaliste eccessivamente ideologiche, ha causato dei danni incredibili e bisogna fare presto per porre termine a questo depauperamento delle nostre falde. Passo ai rifiuti. Anche qui servono investimenti in impianti. Oltretutto, il nostro Piano regionale ha dimostrato di aver fallito in quella che era la programmazione della diminuzione totale dei rifiuti. Il tema della raccolta differenziata, si parla dell’80 per cento, molte città hanno già raggiunto l’80 per cento, ma i nostri cittadini però non vedono la diminuzione in tariffa. C’è il tema dei PEF della TARI, c’è il tema di una nuova regolazione anche nella tariffa dei rifiuti che deve arrivare a essere come quella del servizio idrico integrato per arrivare davvero a un principio del chi inquina paga.

Poi, abbiamo il tema dei rifiuti industriali. Anche qua le nostre aziende spesso, quelle manifatturiere e altre, sono abbandonate nella gestione dei loro rifiuti speciali industriali, che sono a libero mercato. Anche qua gli impianti spesso non sono dedicati alle nostre imprese del territorio e devono, queste imprese, spendere tantissimi denari per mandare all’estero i loro rifiuti, e devono ovviamente poi alzare le tariffe e i costi anche per tutto il nostro sistema della filiera industriale.

Sul discorso della tutela dell’aria, faccio un rapido inciso. Ho sentito dire che dobbiamo arrivare a una diminuzione della produzione di ammoniaca in agricoltura, un semplice esempio.

È vero, l’agricoltura produce ammoniaca, ma su chi ricade la transizione? Sugli agricoltori, ancora una volta? Quindi, anche qui una transizione economica ambientale deve passare da incentivi per questi nostri agricoltori, perché altrimenti ricade sempre sulle persone più deboli e su settori già in difficoltà. Si parla di piantumazione di alberi, attenzione però, perché io vedo che in molti comuni la manutenzione del verde è po’ problematica: piantiamo delle piante che si seccano dopo sei mesi. Anche qua, attenzione, è fondamentale la manutenzione del verde e dei parchi.

Su infrastrutture e trasporti vorrei dire questo. Sulle infrastrutture corre l’economia di questo Paese e di questa regione. Anche qua bisogna creare delle infrastrutture maggiori, per esempio i corridoi est-ovest e nord-sud. Non è possibile che un incidente sull’Autostrada del Sole possa bloccare per un giorno intero il traffico delle merci. Noi sappiamo, infatti, che nel traffico delle merci poche ore in più o in meno corrisponde a una perdita o a un guadagno di competitività da parte delle nostre imprese. Anche qui ci vorrebbe un maggior coinvolgimento da parte delle associazioni di categoria degli autotrasportatori.

Poi passo alla riqualificazione sismica energetica. Perché ancora non è partita e non si vedono quegli effetti di cui si parla da dieci anni? Non si vedono perché i cittadini per partire con questi interventi devono avere dei fondi. Finché non ci saranno questi fondi… Adesso con il discorso del Covid vedremo se questi sconti che avremo per le nostre aziende si potrà davvero arrivare a fare questi interventi di riqualificazione sismica energetica che aspettiamo da anni. I capannoni sulla Via Emilia abbandonati: perché non facciamo in modo che le aziende possano occupare questi capannoni avendo sgravi fiscali importanti, incentivazioni a occuparli. D’altronde, l’Emilia è tappezzata di capannoni abbandonati, costruiti anche da pochi anni.

Chiudo su due punti. Anche i parchi non devono essere dei mausolei bloccati, ma devono essere fruibili a tutti gli appassionati alle diverse attività hobbistica. Così davvero si incentiva la cultura scientifica nei giovani, la cultura scientifica di cui si è parlato molto in questi mesi di Covid.

Chiudo, presidente, sul termalismo. Noi abbiamo acque termali curative molto importanti in questa regione. Le acque termali non sono tutti uguali. In particolare, quelli della mia provincia, le Terme di Tabiano e Salsomaggiore, hanno proprietà curative molto, molto importanti, che devono essere valorizzate. Non tutte le terme sono uguali. Ebbene, anche qua devono cambiare i criteri.

Quindi il mio intervento si conclude dicendo che i fatti devono sicuramente seguire a queste che sono delle linee di mandato, che, però, se non si risolvono un po’ di queste problematiche pratiche, rischiano, appunto, di rimanere un libro dei sogni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Consigliera Costi, prego.

Si prepari il consigliere Mastacchi.

 

COSTI: Grazie.

Parto da alcune considerazioni perché mi piacerebbe anche provare a rimettere in fila alcune cose che ho sentito nel dibattito, soprattutto da parte del centrodestra e della Lega. Che noi abbiamo fatto nei cinque anni passati un libro dei sogni non realizzato, nel senso che non abbiamo mantenuto quello che la Giunta aveva detto nel 2015, credo sia stato ampiamente superato da una vittoria elettorale schiacciante e che, se permettete, non può essere limitata al fatto che il presidente ha cambiato il look, che ha avuto un atteggiamento di un certo tipo. Secondo me questa è una considerazione poco felice rispetto agli elettori di questa regione.

In questi anni la Regione ha tenuto testa ed è riuscita a portare i risultati che si era prefissata. Ricordo che l’export nel 2019 ha superato i 63 miliardi. Certamente grandi imprese e grandi lavoratori, ma ‒ permettetemi di dirlo ‒ le Istituzioni in questa regione comunque hanno fatto la differenza.

La disoccupazione in cinque anni è stata dimezzata. Questo era un impegno. La ricerca sul PIL è arrivata al 2 per cento. Siamo tra le più alte in Italia. È bassa, ma dobbiamo continuare. Raccontiamoci una verità che è sotto gli occhi di tutti.

Dopodiché, certo, consigliere Rancan, il 2019 è stato l’anno in cui c’è stato un rallentamento dell’economia mondiale. Abbiamo iniziato ad avere dei problemi, non tanto noi, quanto soprattutto la Germania e Paesi a cui noi siamo strettamente collegati. L’Emilia-Romagna è rimasta comunque una regione a forte trazione manifatturiera, e ‒ permettetemi ‒ lo ha dimostrato anche durante il Covid. Quindi, raccontiamoci una storia fatta di dati e di realtà.

Come non abbiamo fatto un libro dei sogni, credo, la volta precedente, anche questa volta non è un libro dei sogni. Certamente, si è vinto in una regione con una vittoria molto forte. Permettetemi: ci siamo trovati da un giorno all’altro, senza neanche poter godere e festeggiare di questa vittoria, in un incubo, che è stato quello del Covid. Credo che il merito del programma che il presidente oggi ha presentato sia stato quello di cogliere in poco tempo, nel momento in cui assumeva la responsabilità in prima persona di un’emergenza senza precedenti, quindi con la testa collegata al tema di quello che stava succedendo, di essere stato in grado di rivalutare anche il programma elettorale e di fare un programma di mandato che contiene alcuni elementi sui quali a me piacerebbe che l’opposizione iniziasse ad entrare nel merito e a ragionare. Abbiamo fatto una scelta forte, quella sul green e abbiamo detto e diciamo che l’economia deve cambiare, ma non è un tema di voglia di dare ragione ad un ambientalista o a un altro, è un tema di sopravvivenza del pianeta, ma è soprattutto un tema di capacità competitiva di questa Regione, che o compete sui punti alti, sui punti profondamente innovativi, sulle bioplastiche, sui nuovi materiali, sul tema della sostenibilità reale, dell’economia circolare oppure non compete, perché ci sono altri Paesi che riescono a fare questo.

Credo che questa scelta di aver avuto i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, in modo integrato… Anche qui, smettiamola di pensare che si può ragionare in modo settoriale, perché si vince se si riescono ad integrare le politiche, ed è quello che il presidente ha fatto.

Mi aspettavo, rispetto ad alcune proposte che oggi sono state fatte, che l’opposizione provasse poi dopo avremo tempo, perché queste sono linee di mandato, avremo cinque anni per ragionarne, iniziasse ad entrare nel merito.

Il presidente ha fatto una grande proposta, visto che è cambiato il panorama ed è cambiato anche il panorama dei possibili finanziamenti europei. Ha fatto la proposta di fare un grande piano che in larga parte riassume anche alcune cose che ho sentito, consigliere Occhi – ho ascoltato molto attentamente quello che ha detto – con le quattro regioni della Pianura Padana, di cui tre, se permettete, non sono a trazione Partito Democratico mi sembra. Su questo si è pensato…

Questa è la proposta che ha fatto il Presidente, di intervenire rispetto ai grandi asset che oggi contribuiscono all’inquinamento di questa area. Io mi aspetto che su queste proposte ci sia il confronto, ma il confronto di merito non che c’è un problema di metodo, che c’è un libro dei sogni, che c’è un tema di concretezza e serietà, più concretezza e serietà di un presidente che smonta da una vittoria, si mette lì e assume la vicenda del Covid e fa quello che ha saputo fare. Credo che più concreto e serio di così non so che cos’è che doveva fare. Doveva andare a curare lui? Io credo che occorra mettere in atto, se vogliamo davvero essere all’altezza di rappresentare questa Regione, mettere in atto le proposte, ma proposte motivate, complete, non singoli pezzettini. Qui dentro – ha ragione il consigliere Taruffi – siamo classe dirigente. E non solo voi parlate con i mondi esterni, ci parliamo tutti. Tutti stiamo raccogliendo i temi, la sofferenza, quella che oggi c’è nella società, che c’è nell’economia. Qua sembra sempre che ci siano delle ricette magiche che qualcuno ha. Ma chi è che ha queste ricette magiche? Non le ha nessuno!

Io credo che il presidente e questa Giunta, che hanno avuto anche l’accortezza di mandarci il piano prima, abbiano fatto il massimo dello sforzo. Riusciremo? Certo che ci riusciremo, perché dipenderà molto dalla nostra capacità, della maggioranza, ma anche della minoranza, di arricchire quelle proposte, di non essere ideologici, di passare alle motivazioni. Consigliere Occhi, lei ha ragione sul dissesto idrogeologico, potrei citarle anche le scuole, ma vorrei ricordare che il Governo Salvini la prima cosa che fece fu quella di smontare il grande programma Italia e anche il programma sulle scuole. Diciamocelo! Diciamocelo! Va benissimo? No, è sempre vero di no, perché qua c’è sempre qualcuno che ha fatto sempre meglio dell’altro.

Ragazzi, in quest’aula, visto che al Governo nazionale ci siamo stati tutti, e l’ho già detto anche in un’altra occasione… Va beh, forse. Forse non ci sarà stato Fratelli d’Italia, benissimo. Taruffi, se permettete, adesso è al Governo. Per piacere, iniziamo a mettere i puntini sulle “i”. Qua non c’è qualcuno che sia esente dai problemi che ci troviamo oggi. E questo credo che sia un dato di lealtà e di correttezza che bisogna che ce lo diciamo. Se parliamo di semplificazione, il Governo vostro, quando noi proponemmo di fare l’IRAP e di fare una modifica normativa semplicissima, nel 2018, che non ci avrebbe fatto fare quel lavoro mostruoso che abbiamo fatto rispetto all’IRAP in montagna, bastava una modifica normativa di quattro righe, che avevamo anche scritto.

 

(interruzione del consigliere Delmonte)

 

L’abbiamo già fatta. Cosa dobbiamo farla adesso che l’abbiamo già fatta. Comunque, posso dirvi una cosa? Alla Regione Emilia-Romagna serviva in quel momento e in quel momento non è stata fatta.

Detto questo, quello che voglio dire è proprio questo: smettiamola di pensare che c’è qualcuno che fa il libro dei sogni e qualcun altro, invece, che è in grado di avere la bacchetta magica per risolvere ogni problema. Non è vero. Ragioniamo sulla semplificazione, ragioniamo sulla sburocratizzazione. Siamo un’aula. Siamo un’aula legislativa. Abbiamo tutti gli strumenti per poterli fare. Ci misureremo, credo, sul campo. Ci sono cinque anni di lavoro che ci attendono. Credo che avremo modo di capire se dalle enunciazioni si passa anche alle proposte concrete, motivate, valutate e verificate.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi.

Consigliere Mastacchi, prego.

Si prepari il consigliere Pompignoli.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Mi rendo conto di rappresentare un po’ un’anomalia in quest’aula, perché credo sia la prima volta, se non sbaglio, nella storia di questa Regione a rappresentare un movimento civico che è stato eletto al di fuori dei classici partiti politici, pur convintamente schierato all’opposizione, per cui senza togliermi di dosso le responsabilità che ho, assolutamente.

Anch’io interverrò e parlerò sulla base delle dichiarazioni che il presidente ha fatto. Anch’io chiaramente non ho avuto la possibilità di leggere le pagine che ci sono state inviate nelle scorse ore. Per cui cercherò il più possibile, avendo avuto un’esperienza sia di opposizione... Ho fatto quattordici anni di opposizione prima di diventare Sindaco e per dieci anni sono stato Sindaco. Posso dire di aver avuto un’esperienza che mi consente di guardare all’Amministrazione pubblica da diversi punti di vista, quindi non con un approccio ideologico, ma il più possibile con un approccio di costruttività e di proposta. Questo è quello che cercherò di fare in questi anni che ho davanti in questa Assemblea. Cercherò il più possibile di essere propositivo e di risolvere i problemi più su un piano delle cose, quindi pratico, rispetto all’approccio ideologico, che chiaramente la politica ‒ abbiamo visto anche oggi ‒ a volte si trascina dietro e si porta al seguito.

Tantissime cose. Il vantaggio di intervenire per ultimi è quello di avere tantissimi spunti, ma anche di diventare a volte un po’ ridondanti, perché si rischia di dire tante cose che sono già state dette. Cercherò, in qualche posizione, di sottolineare e basta. Il presidente ha aperto il suo intervento dicendo che è un inizio differente da come lo avevamo immaginato. In effetti, anche per me è un inizio molto complicato. Tra l’altro, sono entrato in quest’aula prima in modo completamente virtuale, senza conoscerne i meccanismi, vedendo i volti delle persone in remoto, senza vedere le espressioni, tante volte coperte da una mascherina e così via, senza conoscere le procedure, per cui tutto è molto più complicato. Però, ribadisco l’obiettivo, che è quello di risolvere qualche problema sui territori, dei cittadini e dei sindaci, che io ho vissuto in prima persona, quindi con un approccio più costruttivo possibile.

Siamo in una fase di ripresa da una pandemia complicatissima, che ci ha complicato veramente la vita e ha cambiato anche il nostro modo di pensare, credo.

Credo che anche in futuro avremo un po’ di difficoltà a riprendere le abitudini che abbiamo avuto in passato. Per cui, per quanto riguarda tutto il tema della sanità, ho vissuto cinque anni di forti discussioni, di riorganizzazioni aziendali, di discussioni violente su quello che si doveva fare o non si doveva fare e su quelle che erano le norme che arrivavano da Roma e che la Regione era costretta a subire.

Questi 36 miliardi che dovrebbero arrivare, come diceva il presidente, da MES, sul quale non mi esprimo, però mi limito a rimanere, come ho detto prima, nel merito delle cose, quindi sul fatto che probabilmente arriveranno questi soldi, che saranno un’occasione straordinaria per l’Italia, ma credo per la Regione Emilia-Romagna in modo particolare, per fare cose mai pensabili fino a qualche mese fa. Credo che sia importante poi avere, sulla base dell’esperienza che abbiamo fatto in questo periodo, ma anche sulla base dell’esperienza che abbiamo fatto nei cinque anni precedenti, la capacità di capire quelli che sono i bisogni dei territori e di riuscire a realizzare quanto serve.

Su questo volevo fare alcune sottolineature. Qualcuno l’ha già detto e probabilmente sarà uno dei casi dove sarò ridondante. Investimenti sui territori. C’è stato un periodo dove sembrava che tutto quello che veniva fatto bene fosse fatto in modo accentrato. Credo che vada un po’ rimesso in discussione questo paradigma e che vadano riportati i servizi sui territori. Se è vero che dobbiamo sviluppare l’Appennino, quindi il turismo, le attività in Appennino, le aree interne, riusciremo a farlo solo ed esclusivamente se in quei territori riusciremo a riportare i servizi che le persone chiedono per poter vivere lì.

Faccio una piccolissima polemica con il consigliere Taruffi, con il quale ho avuto occasione anche in passato di avere delle discussioni, perché ha fatto una citazione chiedendo delle norme speciali per la montagna. Credo che la montagna non abbia bisogno di norme speciali, ma abbia bisogno di essere messa in condizione di competere alla pari con gli altri territori. Quindi, dobbiamo avere in montagna la viabilità, non dobbiamo avere le strade chiuse per frane, dobbiamo avere le infrastrutture tecnologiche per poter lavorare in remoto, e questo è un periodo che sta facendo venire a galla questa differenza. Dobbiamo avere le scuole, dobbiamo avere gli asili, dobbiamo avere gli ospedali e i servizi sanitari. Nel caso specifico – è uno degli argomenti di discussione – le donne della montagna devono poter partorire lì. Pare che siamo a un passo dalla soluzione del problema. Io, se avessi avuto in aula il presidente, gli avrei chiesto di passare dagli annunci che sono stati fatti in campagna elettorale a qualche dichiarazione sui tempi. Chiaramente è logico che in campagna elettorale si prendono degli impegni, ma credo che in un’aula come questa sia importante cominciare a dare concretezza alle azioni e passare dalle promesse ai fatti. Quindi, preannuncio già che nelle prossime ore farò un’interrogazione al presidente chiedendogli di dichiarare quali possono essere… Mi rendo conto che ci sono sempre le complicazioni normative, la burocrazia eccetera che rallentano, però credo che lui e la Giunta abbiano in mente qualcosa sulle modalità e sui tempi quali possono essere. Quindi, chiederò di poter avere un’ipotesi di tempistica per poter dare delle risposte ai cittadini. Altrimenti, anche lì, si rimane sempre sulla contrapposizione delle dichiarazioni, si dice una cosa e poi la promessa elettorale non viene realizzata, “voi le avete chiuse”, “sì, ma le abbiamo chiuse sulla base di una legge che avete fatto voi”, e siamo sempre sulla discussione politica, non se ne esce e non si danno, invece, quelle che sono le risposte ai cittadini, che sono quelli che, da una parte e dall’altra, ci hanno messi qua convinti che noi potessimo risolvere i loro problemi.

Un passaggio importante lo vorrei fare nuovamente sugli ospedali. Credo che sia importantissimo non solo prevedere nuove strutture. Ne abbiamo tantissimi che sono dei castelli nel deserto. Pur essendo in montagna, abbiamo tante strutture che sono state depotenziate. Credo che vadano viste come bracci operativi anche degli ospedali centralizzati e che vadano potenziate. Più che costruire nuove strutture ritengo sia importante valorizzare quelle che abbiamo. Nella zona dell’Appennino bolognese, che io conosco meglio, ma credo che sia così anche nel resto della regione, ci sono tanti ospedali che in questi anni sono stati parzialmente resi Case della salute o sono stati riportati a una dimensione sulle cure intermedie rispetto alla loro originaria destinazione.

Credo che sia importante riportare in quella direzione le strutture che già esistono e questo lo si può fare solo se si fanno investimenti, più che sulle strutture, sul personale, che ‒ come si è visto ‒ in questa fase di emergenza è stata probabilmente la parte più critica, il tallone di Achille della sanità. Come anche è il tallone di Achille il grande tema dell’Emilia-Romagna, ossia i tempi di attesa. Se nei cinque anni precedenti abbiamo discusso tantissimo sul fatto che si doveva ridurre il parametro dei tempi d’attesa, chiaramente questo stop ha fatto sì che si sia accumulato un forte ritardo sulle attività già programmate, che adesso chiaramente va a peggiorare tutte le attività future. Credo sia importante una programmazione straordinaria di attività, immagino dilatando gli orari, facendo delle aperture straordinarie, per poter far sì che si recuperi il ritardo con i tempi più rapidi.

Anche perché è di queste ore, un paio di contatti... Come diceva la consigliera che mi ha preceduto: “Non solo con noi parlano i cittadini, ma anche con voi”. Questo vale anche viceversa. Proprio ieri una famiglia mi ha contattato, marito e moglie, pazienti oncologici, che hanno richiesto di fare delle attività di screening, eccetera. Uno dei due ha avuto l’appuntamento a fine luglio e l’altro (credo la moglie; adesso non ricordo in che ordine moglie e marito) addirittura per problemi oncologici ha avuto l’appuntamento, mi pare, a novembre. Credo non sia accettabile. Credo serva veramente un cosiddetto “Piano Marshall” organizzativo per recuperare queste cose. Che cosa è successo? come succedeva alle origini di questo problema, hanno scelto di fare queste attività nella regione vicina, nel Veneto, dove sappiamo che c’è un nome che ricorre costantemente: a Monselice in cinque giorni si va e si fanno le attività. Anche noi dobbiamo essere in grado di dare risposte in questo senso perché le persone, al di là dell’emergenza, hanno bisogno di avere risposte.

Qualcosa volevo dire sulla scuola. La scuola credo sia la chiave di volta di tutte le attività estive, ma ormai, lo possiamo dire, più che estive, di quello che sarà il post agosto, quindi l’inizio dell’anno scolastico prossimo. Legata alle scuole c’è tutta l’attività delle mamme, dei genitori, dei papà, dei nonni, eccetera, e chiaramente il futuro dei bambini. Se è vero che i bambini sono probabilmente più immuni rispetto agli adulti a questo maledetto virus, credo sia importante poter prevedere un’azione straordinaria di screening su di loro per capire quale può essere l’impatto che loro avranno sulle famiglie nel momento in cui torneranno a scuola.

Se fosse vero, come pare sia vero, che a loro passa addosso creando meno danni che in noi adulti o vecchietti addirittura, probabilmente potrebbe essere che facendo un’indagine scopriamo che con i bambini e con le scuole possiamo fare delle attività che prima non immaginavamo. Credo che sia importante fare questo passaggio.

L’altra cosa che sta creando una grande paura nelle famiglie è il tema dei prelievi “coercitivi” nei bambini. Si immagina che se un bambino si troverà a scuola con la febbre dovrà essere preso dal 118, e non della famiglia, e portato in ospedale.

Si sta creando il terrore nelle famiglie che ci sarà un’azione coercitiva dello Stato, delle Istituzioni sulle famiglie, sui bambini. Addirittura ci sono dei movimenti che stanno prevedendo di attivare la scuola parentale per tenersi in carico i bambini. Credo che questa sarebbe una sconfitta inaccettabile, perché se le Istituzioni non sono in grado di rassicurare i loro cittadini e di dare le risposte in questo senso, credo che sia veramente una tragedia per tutti.

Volevo sottolineare ancora il tema della montagna rispetto ai temi ambientali. È stato detto benissimo da chi mi ha preceduto, mi pare dal consigliere Occhi, il tema della valorizzazione del territorio e del presidio territoriale. Noi possiamo vivere bene in montagna se manteniamo il territorio in ordine, non ci sono le frane, le strade sono aperte e così via, cosa che oggi non è così. Purtroppo, anche negli anni appena passati abbiamo sempre lavorato rincorrendo i problemi. Abbiamo sempre fatto l’investimento correndo per la frana che aveva chiuso la strada e non siamo mai riusciti a spendere per prevenire la frana. Teniamo presente che c’è un rapporto 1 a 10. Se io intervengo con 100.000 euro per chiudere una frana, ne avrei spesi 10.000 per prevenirla, con una potenza di fuoco rispetto ai problemi generati sul territorio enorme. Ho avuto dei casi miei personali documentati. Purtroppo, ho avuto una frana poco dopo la fine del mio mandato. Avevo cominciato a trattare il tema dieci anni prima. Chiaramente poi il sindaco diventa anche il parafulmine, perché dicono che è stato il Sindaco che non è stato capace di intervenire, anche se magari la frana interviene sul bacino Reno piuttosto che su altre attività o su strade che non sono di competenza comunale.

Faccio un inciso sul tema grandissimo che abbiamo sulla 325. Noi abbiamo una strada nazionale, una ex strada statale, declassata a provinciale, che è l’unica via alternativa di transito dall’Emilia-Romagna alla Toscana nella Val di Setta. È più di un anno che la strada è chiusa, siamo ancora nella fase di studio e di progettazione, non sappiamo come intervenire, non sappiamo se ci sono i fondi, non sappiamo, non sappiamo, non sappiamo. È stato chiesto alla Regione di intervenire quantomeno sgravando il pedaggio autostradale nel tragitto Sasso Marconi-Rioveggio, che avrebbe potuto consentire quantomeno di alleggerire il traffico nella frazione di Marzabotto, che in questo momento si deve subire tutto il traffico veicolare di una strada molto più importante, rendendo anche invivibile quella frazione, e ancora sia del tema del rimborso dei pedaggi sia del tema dei tempi di ripristino della frana non se ne sa nulla. Io credo che qui la Regione dovrebbe prendere in pugno la situazione e trasformare un problema programmato ordinario in un problema di protezione civile. Quindi, dovrebbe prendere in mano la situazione, fare come è stato fatto in un’altra frana analoga 8-10 anni fa sempre sulla stessa strada e, con un approccio di protezione civile, intervenire subito e riaprire, perché altrimenti il rischio è che, se dovesse chiudere una galleria, e può succedere, sapete tutti che le autostrade non sono così stabili come nell’ordinario, nella Variante di Valico, ci troveremmo ad avere un carico di traffico in quel tragitto che sarebbe assolutamente insopportabile e anche con pericoli assolutamente gravissimi.

Su questo, pertanto, chiedo di avere un occhio di riguardo, perché alla fine, al di là delle contrapposizioni eccetera, sono queste le cose che i cittadini si aspettano da noi. Che abbia votato a destra, a sinistra o al centro, chi ci ha mandato qui ci ha mandato qui con questo obiettivo, quindi dobbiamo essere bravi in questo.

L’Appennino sarà anche una grande potenzialità dal punto di vista turistico e culturale perché, se è vero che abbiamo avuto un rapporto rispetto alla popolazione di contagiati e purtroppo anche di decessi di uno a cinque, uno a sei, quindi su cento abitanti, se avevamo un deceduto in Appennino, ne avevamo cinque o sei nelle zone più urbanizzate, quindi parliamo, sì, di ambiente, di qualità dell’aria e di qualità della vita, però dobbiamo anche essere in grado di dare delle risposte e di creare dei servizi perché la gente possa venirci ad abitare e vivere in quegli ambiti.

Si è parlato di imprese. Credo sia importantissimo quello che si è fatto, ma è fondamentale anche arrivare al fondo perduto perché, se è vero che stiamo aiutando le imprese, è anche vero che non so quante ne sopravvivranno da qui all’autunno, perché il carico di costi che hanno senza avere ricavi, chiaramente, è talmente forte che probabilmente molte aziende saranno costrette a chiudere.

Si è parlato di progetto trasversale e di coinvolgimento dei sindaci. Su questo mi trovo assolutamente d’accordo con il presidente. Credo che i sindaci vadano coinvolti, però devono essere coinvolti tutti, non solo quelli che arrivano a Palazzo attraverso il canale della conoscenza politica o del partito che li rappresenta. Devono essere veramente visti come i rappresentanti di quel territorio, a prescindere dalle maggioranze o dall’opposizione.

Sul tema dell’ambiente nel mio Comune ho fatto tante cose, ma ho anche faticato molto, anche perché tante volte le norme sono fatte più per un profilo ideologico e di comunicazione che non di sostanza. Quindi, dovremmo essere in grado di passare dalla fase degli annunci, delle cose che si dicono per fare dei bei titoli di giornale, a delle norme semplici e applicabili, che rendano fattibili le attività sul territorio. Il rischio è quello di fare dei bei 20-20-20 e dei 30-30-30, e così via, ma di non arrivare mai a concretizzare nessuna risposta.

Sui fondi all’agricoltura, è vero che la Regione Emilia-Romagna è stata una delle più brave, che ha erogato di più, però nella fase di dettaglio ci sono una marea di problemi. Io non ho ancora capito cosa non stia funzionando, ma sappiamo che nell’erogazione dei fondi, nel quotidiano, ci sono un sacco di aziende che si trovano bloccate perché manca una carta ‒ come dicono loro ‒ o manca una documentazione o c’è qualcosa che non va, e non si riesce neanche mai a capire esattamente cosa manchi. Io ho un paio di casi, che sto trattando in questi giorni, di aziende, tra l’altro, di ragazzi giovani, che hanno anche particolarmente bisogno di essere sostenuti, che non riescono ad avere l’erogazione dei fondi perché non si riesce a capire bene che cosa manchi nella comunicazione tra l’ente controllore, l’AGREA, la Regione e così via.

Al di là della burocrazia, che ‒ come si dice ‒ serve per evitare le truffe, la malavita, eccetera, c’è anche la burocrazia spicciola, quella piccolina, che fa danni tutti i giorni e che comunque non è utile a nessuno, perché non è quella che risolve il problema. Credo che risolvere le procedure che possono dare risposte a una piccola azienda, un qualcosa che è dovuto, non sia assolutamente pericoloso.

Di cose ne avrei ancora tantissime, ma vedo che il mio tempo è scaduto. Concludo dicendo che concordo sul richiamo che ha fatto il presidente alla responsabilità, sulla semplificazione, quindi le procedure per il PSR per le aziende. I danni in agricoltura: anche lì parliamo di gente che vive sui campi e vede tempi biblici di risposta per la quantificazione dei danni, una quantificazione dei danni assolutamente non coerente con i danni che hanno avuto e anche dei tempi di erogazione di quel poco, erogazione assolutamente biblica rispetto alla realtà. Per cui, su questo bisogna lavorare.

Ultima cosa: dobbiamo fare un ragionamento sulle Unioni, perché qualcosa non sta funzionando. Se nei cinque anni precedenti la forza, l’impegno degli amministratori che hanno lavorato per farle funzionare le ha messe in pista, qualche problema stiamo avendo. Quindi, non possiamo contare che siano i sindaci a farsi carico di questo problema, ma nel meccanismo qualcosa non va e io chiedo di guardarlo.

Mi fermo anche se avrei ancora due pagine di appunti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Consigliere Pompignoli, prego.

Si prepari il consigliere Montevecchi.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Dispiace che il presidente Bonaccini non sia in aula, perché comunque qualche cosa gliel’avrei voluto dire guardandolo negli occhi. Purtroppo sarà forse al Consiglio d’Europa, visto che ormai la Regione, lo Stato gli sta stretto. Sarà andato direttamente in Europa a candidarsi come capo supremo, visto che la Regione Emilia-Romagna è diventata ormai in Italia una élite nel mondo, una élite in Europa.

Da questo punto di vista, mi dispiace che il presidente Bonaccini non sia presente. Tanto è stato detto dai miei colleghi che sono intervenuti precedentemente sulle linee di mandato da parte del presidente Bonaccini, e mi concentro solo su alcuni aspetti. C’è in aula anche la consigliera Costi. Su questo mi piacerebbe dirle qualcosa, perché sulla svolta green della Regione Emilia-Romagna, che è richiamata spesso sia da Europa Verde, ma è stata richiamata anche dalla stessa Palma Costi, l’opposizione non crea un dibattito su questa tematica.

Perché lo chiamiamo “libro dei sogni”? Che dibattito vogliamo affrontare se non capiamo quali risorse mette in campo la Regione? Parafrasando un detto non consono a quest’aula, fare i fenomeni con le risorse di altri non mi sembra il caso, anche perché a oggi noi abbiamo sostanzialmente l’imprenditore che deve investire e la Regione non si sa che cosa faccia.

Portateci i dati, portateci le risorse che mettete in campo e da qui potremo affrontare una discussione seria e concreta. Diversamente, avremo un libro dei sogni, perché vengono identificate delle linee generiche sulle quali poi, concretamente, non si capisce cosa e qual è la direzione che la Regione Emilia-Romagna vuole intraprendere.

Mi soffermo, però, presidente Petitti, sulla ciliegina sulla torta che queste linee programmatiche hanno dato alla svolta legata alle Province. Tornando indietro di quattro anni, quella mozione di censura che avevo proposto nei suoi confronti probabilmente oggi, se ci fosse il governatore qui in aula, la voterebbe. Nelle linee di mandato si dice: revisione della legge n. 13/2015 sull’assetto delle Province, rafforzare il ruolo delle Province. In cinque anni si è parlato “aboliamo le Province”. Oggi lo rafforziamo il ruolo. Ben venga, perché noi siamo per rafforzare il ruolo delle Province, perché oggi non sono né carne né pesce. Diamole più funzioni, diamole più risorse. Però, ovviamente, viene da sé che questo cambio di rotta a 360 gradi dà un po’ il segno di quelli che sono stati i fallimenti degli ultimi cinque anni su questa legge n. 13 sul riordino istituzionale, perché di fatto le fusioni non hanno funzionato, però voi insistete “incentiviamo le fusioni”. Dopo sette fusioni andate a male, io non capisco come si voglia persistere in questa direzione. Ancora, “rafforziamo le unioni”. Oggi i Comuni vogliono uscire dalle unioni. Insomma, l’idea che vi fate su questo concetto qual è? Perché in quattro righe l’assessore Calvano, al bilancio, dice: riordiniamo e riorganizziamo questa legge n. 13 che non ha funzionato. In realtà, dice solamente: rimettiamo le Province, ma sul resto viene mantenuta la stessa linea. Ebbene, qual è la direzione che volete prendere?

Allora, se vogliamo basare un contrasto e una contrapposizione politica anche costruttiva su quelle che sono le linee di programma, non mi potete venire oggi a presentare linee programmatiche con cinque righe sul riordino della governance istituzionale, perché evidentemente parliamo del nulla. Probabilmente nel corso di questi cinque anni verranno messi in campo delle azioni, ma quali? Come rafforziamo le Province? Diamo ancora i soldi per le unioni? Diamo ancora i soldi per le fusioni? Nonostante, ripeto, assessore Petitti, perché mi piace ricordarla assessore su questo frangente…

 

(interruzione)

 

Sì, sono un nostalgico.

Dicevo, il presidente l’ha un po’ sconfessata, perché evidentemente ha sconfessato quello che lei ha fatto nel corso degli ultimi cinque anni di mandato. Però, oggi lei è presidente di questa Assemblea, quindi si toglierà da questo problema e ci penserà l’assessore Calvano a trovare la soluzione a questi interrogativi, perché effettivamente ad oggi non siamo in grado di capire qual è il disegno futuro di questa Regione. Il libro dei sogni ‒ lo ha ripetuto il consigliere Rancan e lo ha ripetuto anche il consigliere Occhi ‒ perché evidentemente vengono trattate delle linee molto generiche su cui la Regione Emilia-Romagna vuole andare, senza identificare esattamente i passaggi che si devono affrontare.

Anche il discorso legato all’autonomia. Si dice: “Siete stati quattordici mesi al Governo e non avete fatto niente”. Adesso ci siete voi da quasi un anno. Avete fatto qualcosa? Va bene la scusa che eravamo da quattordici mesi al Governo. Lo siamo stati, penso, per ormai trent’anni quattordici mesi al Governo, perché tutte le cose che si dicono, e anche il consigliere Taruffi... Mi mancava un po’ l’aula con il consigliere Taruffi, perché stimola molto la discussione. Dice sempre: “Siete stati al Governo quattordici mesi e non avete fatto nulla”. Adesso ci siete voi da un anno. Cosa avete fatto ‒ punto interrogativo ‒ sull’autonomia?

Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di linee programmatiche prive di indicazioni su come si vuole arrivare all’obiettivo. Abbiamo parlato di risorse messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna sulle emergenze sanitarie. Tanto è stato detto. È inutile oggi ripercorre tutto quello che è stato oggetto dell’emergenza di questi ultimi tre mesi. Risorse che, poi, sono risultate e risulteranno sicuramente insufficienti. Settembre sarà la cartina di tornasole per capire se effettivamente quello che si è messo in campo sarà sufficiente, ma crediamo e riteniamo che quanto fatto dalla Regione Emilia-Romagna in questi mesi e le risorse messe in campo saranno sicuramente insufficienti per affrontare una tematica economica e politica importante nel prossimo autunno.

Sulla base di questa dissertazione, che ovviamente ricalca esclusivamente solo alcuni punti delle linee di programma, perché tanto hanno detto gli altri, oggi noi ci troviamo a discutere sul nulla. Avete indicato un obiettivo lontano senza indicare effettivamente come ci si vuole arrivare, quali risorse si mettono in campo. Oggi, consigliera Costi, di che cosa discutiamo? Discutiamo del nulla. Questa è la linea di programma del presidente Bonaccini per i prossimi cinque anni.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pompignoli.

Consigliere Montevecchi, prego.

Si prepari il consigliere Barcaiuolo.

 

MONTEVECCHI: Grazie, presidente.

In vista dell’inevitabile riorganizzazione del comparto scuola, dovuta anche all’emergenza Covid, chiediamo alla Giunta regionale che si impegni nella rilevazione di tutti gli edifici e le superfici utilizzabili a scopo didattico presenti sul territorio regionale, coinvolgendo comuni e province, in modo tale da avere una regia regionale utile sia per affrontare la ripartenza in presenza e in sicurezza, che auspichiamo indicativamente per settembre, sia per programmare interventi di edilizia scolastica, che vertono principalmente sulla ristrutturazione del patrimonio esistente.

Ciò permetterebbe una rivalutazione dei patrimoni immobiliari, con costi contenuti. In aggiunta a questo si dovrà mettere mano a tutte quelle opere di manutenzione straordinaria nel suddetto patrimonio per evitare spese più importanti in futuro e assicurare a tutti gli studenti la fruizione delle lezioni in plessi in buone condizioni e nei quali possano essere rispettati i parametri di sicurezza.

Inoltre, chiediamo alla Giunta regionale, come Lega, per consentire la ripresa delle lezioni in presenza il prima possibile, se intende avanzare al MIUR la richiesta di implementare l’organico dei docenti ministeriali con un organico emergenziale che ogni scuola potrebbe avere in aggiunta per garantire i doppi turni e se intende, al tempo stesso, la Regione stanziare risorse per tutte le scuole di ogni ordine e grado per consentire questo ampliamento, attingendo ovviamente sempre dalle graduatorie statali.

Riteniamo altresì necessario intervenire anche sul tema dell’abbandono scolastico, in particolare nell’istruzione professionale, andando a modificare l’articolo 6 della legge numero 5 del 2011, per assicurare agli studenti un reale diritto di scelta, peraltro stabilito anche dalle norme nazionali, consentendo di accedere già dal primo anno della scuola secondaria di secondo grado ai percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli enti di formazione senza dover necessariamente frequentare il primo anno in un istituto professionale.

Sempre sul tema scuola, presidente, vorremmo che la Giunta regionale parlasse più di scuole paritarie, e soprattutto senza alcun preconcetto ideologico. Mi piacerebbe vedere più fatti nei loro confronti e meno parole, perché va bene l’aumento del Fondo per le materne paritarie, va bene l’aumento del Fondo ordinario destinato ai comuni, che va ad aiutare anche i nidi convenzionati, ma inevitabilmente serve uno sforzo maggiore. Non vorremmo vedere dimenticate le paritarie primarie e secondarie e nemmeno i servizi educativi 0-6 anni non convenzionati.

Voglio ricordare in quest’aula che alle scuole paritarie è riconosciuto dall’ente pubblico un ruolo alla stregua delle scuole statali.

Ci troviamo, quindi, di fronte ad un’altra ricchezza da valorizzare, anche nella nostra regione. Se, come è vero, queste scuole svolgono un servizio pubblico, è necessario allora che le sia riconosciuta la possibilità di accesso a tutti quei finanziamenti europei, disposti poi dagli Enti regionali, sui temi quali la digitalizzazione e l’edilizia scolastica. Per quanto riguarda le famiglie, invece, sarebbe necessario, dal nostro punto di vista, attivare una dote scuola, come in Lombardia, che possa permettere a ogni famiglia di decidere liberamente che tipo di istruzione preferiscono per i propri figli, garantendo il principio di libertà e di educazione e in modo tale da abbattere le barriere di tipo economico presenti anche nella nostra regione.

La dote scuola dovrà consistere in un voucher, con capacità di spesa uguale per ogni studente nel medesimo corso di studi, che la famiglia o lo studente stesso potranno spendere nell’istituto statale o paritario che sia di loro preferenza. Penso che nulla al posto di questa soluzione possa esprimere al meglio il concetto di libertà nel campo scolastico. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Montevecchi.

La parola al consigliere Barcaiuolo.

Si prepari la consigliera Pigoni.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente. Grazie, presidente della Giunta, per essere rientrato in aula. Possiamo proseguire un confronto che – ci riflettevo – tra me e lei è avvenuto la prima volta in un’Assemblea elettiva addirittura del secolo scorso. Quindi, credo di avere il primato in quest’aula di essere il primo ad aver dibattuto con lei in un’Assemblea elettiva. Era solo un consiglio di quartiere, io neomaggiorenne consigliere circoscrizionale, lei appena trentenne assessore al Comune di Modena. Caro Marco, non mi ricordo se aveva la barba all’epoca, il presidente Bonaccini, sicuramente entrambi avevamo più capelli.

Comunque, al netto di questo, io credo che alcune valutazioni che ha fatto il presidente nella sua relazione siano sicuramente meritevoli. Parto dall’apprezzamento che ha fatto rispetto alle forze di opposizione. In questi mesi abbiamo avuto un atteggiamento che è stato più che responsabile, e ne è conferma il Consiglio stesso di oggi, 9 giugno, quando l’articolo 5 del nostro Regolamento prevedrebbe di discutere delle linee programmatiche entro trenta giorni rispetto all’insediamento. È vero che abbiamo vissuto l’emergenza Covid, è altrettanto vero che probabilmente questo tipo di dibattito qualche settimana prima, pur sforando rispetto alle prescrizioni regolamentari, si sarebbe potuto tenere.

Credo che la responsabilità che abbiamo dimostrato sia figlia anche di un fatto. Porto un caso personale. Le decine di interrogazioni che ho fatto fino a un mese fa neanche venivano girate alla stampa, perché credevo opportuno intervenire su determinate dinamiche o avere conoscenza di alcuni aspetti che non ci convincevano e non mi convincevano fino in fondo, ma che proprio in quel momento il clima non meritava una divisione. Credo che quel tipo di percorso si sia un po’ interrotto quando quest’aula ha bocciato la nostra proposta di trasparenza, ovvero quella della istituzione di una Commissione d’inchiesta, che così voracemente lo stesso partito che governa questa Regione ha chiesto e ottenuto in Regione Lombardia.

Così come il commissario Venturi ha dichiarato “finita” l’emergenza ormai un mese fa, e stiamo parlando evidentemente dell’emergenza sanitaria, perché per quello che riguarda l’emergenza economica il tunnel che abbiamo intrapreso temo che sarà lungo e difficoltoso, credo che il nostro atteggiamento al miele che abbiamo avuto in questo inizio di Legislatura possa considerarsi concluso. Il che non vuol dire partire lancia in resta ad attaccare tutto quello che fa questa Amministrazione. Non è questo il nostro stile e non lo vorrà mai essere. Non lo vorrà mai essere perché noi riconosciamo che il presidente Bonaccini ha vinto le elezioni, nonostante per la prima volta da quando esiste l’elezione diretta del presidente della Giunta regionale in quattro Province su nove non sia riuscito a prevalere, nonostante non abbia prevalso nella maggioranza dei Comuni della nostra Regione, nonostante abbia vinto e abbia un solido premio di maggioranza figlio di una legge elettorale, il Tatarellum, che, seppur con qualche breve modifica, è concepito così proprio per dare una stabilità ai Governi.

È interessante, però, lo studio che ha fatto un sito importante, da questo punto di vista, ossia YouTrend. Parametrando i risultati delle elezioni regionali del 26 gennaio su scala nazionale rispetto all’impronta proporzionale che l’attuale maggioranza vuole dare a livello nazionale, saremmo di fronte a uno status di assoluta ingovernabilità. Credo che questo vada tenuto presente non tanto per delegittimare questa maggioranza, ma proprio per far sì che le scelte dei cittadini possano determinare una dinamica complessiva che possa avere un’armonia e che possa, in questo modo, riuscire a compiere le scelte vere.

Noi abbiamo visto in questi mesi, l’ho già detto una volta in un precedente intervento, che abbiamo la consapevolezza che non esistono bacchette magiche. Abbiamo la consapevolezza che le istruzioni d’uso per una situazione di questo tipo non erano state stampate e rilasciate a nessuno. È altrettanto vero che alcuni numeri di questa Regione non sono quelli così magnificenti come troppo spesso vengono raccontati, perché la nostra regione è stata, per un periodo lontano, all’inizio dell’epidemia, la regione che ha avuto il più alto tasso di contagi, è stata la regione con il più alto rapporto di morti tra ospiti e morti nelle strutture delle RSA, è stata la regione che per lunghi tratti ha avuto la provincia più colpita dal virus in proporzione ai propri abitanti, mi riferisco alla provincia di Piacenza. È stata proprio la provincia di Piacenza, la città di Piacenza, a pochissimi chilometri da Codogno, a non essere inserita in una zona rossa. Io non so qui perché altre vicende su scala nazionale sono ampiamente dibattute se la responsabilità sia unicamente del Governo centrale o se ci sia un concorso di colpa rispetto a quella scelta sicuramente deleteria anche da parte della nostra Regione.

Verificheremo puntualmente le promesse che ha fatto. Non torno sulla polemica del fatto che il programma ci sia stato consegnato via mail ieri sera alle 22,04. Posso anche capire che non era dovuta la Giunta a comunicarcelo prima, però nel momento in cui ci si chiede in molti interventi da parte della maggioranza, questo ho sentito, di entrare nel merito rispetto al programma. Abbiate pietà, almeno fatecelo leggere, perché sennò diventa difficile da un lato chiedere di entrare nel merito e dall’altro poter sostenere che probabilmente non avremmo neanche dovuto leggere il programma che ci è stato inviato; programma che in parte già tradisce alcune delle promesse elettorali che il presidente Bonaccini ha fatto. Mancano troppo spesso le date con cui si vogliono realizzare alcune cose.

Non riapro la vertenza sui punti nascita, in cui il “quando” rimane comunque ancora misterioso, così come rimane misterioso il “quando” sull’eliminazione delle liste d’attesa delle rette per gli asili nido, così come sul trasporto pubblico gratuito si parla esclusivamente di sovvenzionare i Comuni affinché essi stessi possano poi successivamente intervenire, che è cosa ben diversa dal fatto che la Regione intende per gli studenti eliminare il costo del trasporto pubblico, così come è sparita la data del 2021 più volte annunciata sull’estensione della banda larga in tutta la Regione, così com’è sparita la promessa della creazione della società regionale per la manutenzione stradale annunciata più volte in campagna elettorale e altre cose su cui veramente passo a volo d’angelo perché diventa veramente difficile riuscire a concludere questo intervento.

Le critiche non arrivano soltanto da noi, presidente Bonaccini, o soltanto da una destra sovranista che ha in mente chissà che cosa, perché quando lei parla di populismo – mi piacerà successivamente affrontare proprio con lei questo tema – le promesse non mantenute se non sono populismo quelle io non so in cosa si possa declinare questa vertenza.

Proprio oggi qualcuno ha dichiarato: “Per carità, buono l’investimento – riferito alla provincia di Modena – dei quarantotto posti nuovi di terapia intensiva. Molta enfasi, tanta retorica, ma farà bene a ricordare che l’Emilia-Romagna di Bonaccini è stata la Regione che ha tagliato di gran lunga il numero più alto di posti letto, quasi 3.000. Lo scorso novembre, l’allora assessore Venturi affermava che meno posti letto non significa meno qualità e il presidente si vantava di essere il più virtuoso con i maggiori tagli della spesa sanitaria e dei posti letto. Era poco prima del contagio. Poi si vede che il contagio li ha folgorati e improvvisamente, anche per le paralisi che si sono avute nelle cliniche, hanno cambiato idea e ribaltati i messaggi. Perché a memoria l’insofferenza per questi ipocriti è grande. Dicono che il virus non ci ha messo in ginocchio e dimenticano i morti e nascondono che gli ospedali sono paralizzati e gli interventi e le visite specialistiche bloccate o in gravissimo ritardo. Le persone soffrono e rischiano”. Poi c’è un attacco anche personale. Queste non sono parole di un pericoloso sovranista, ma di Roberto Vezzelli, che, come sa, è stato a lungo presidente di Legacoop. Quindi, evidentemente ci sono dei mondi anche vicino a voi che probabilmente alcune critiche possono legittimamente muoverle.

Vedo che sta per finire il tempo. Velocemente, credo che ci siano settori che vadano tutelati più di altri, e mi riferisco al settore del commercio, al settore del turismo, al settore alberghiero e dei ristoranti, perché, oltre alla grande crisi che tutti subiamo e abbiamo subìto, hanno in più un dato psicologico, ed è il dato psicologico che il loro cliente è più refrattario a riprendere le abitudini, quand’anche la situazione sanitaria sia ormai prossima alla normalità. Quindi, chiedo su questi interventi ancora più specifici, anche a fondo perduto, anche come ha fatto la Regione Piemonte. Quindi, io invito realmente su questo il presidente e la Giunta tutta ad avere ancora più coraggio rispetto a questi tipi di interventi.

Concludo veramente. Lei, presidente, ha avuto il coraggio, che le ho riconosciuto già pubblicamente, diverse volte di discostarsi anche da alcune scelte politiche che il suo partito sostiene e ha portato avanti fin dalla campagna elettorale su plastic e sugar tax, oggi sulla vicenda della cassa integrazione che non arriva. Le chiedo, se vuole realmente avere un dialogo aperto con noi, di continuare su questa strada, cercando di avere l’umiltà di capire che alcuni errori ‒ oggi l’ha fatto in maniera plastica ‒ si possono fare.

Credo che non solo la nostra Regione, ma l’intera Nazione abbia bisogno di speranza in questa fase. Sant’Agostino diceva che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno nel vedere ciò che non va e il coraggio di volerlo cambiare. Io non lo so. Mi auguro che la Giunta abbia il coraggio di poter cambiare alcune cose. Ancora, devo essere sincero, non vedo lo sdegno in ciò che non va.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Barcaiuolo.

Consigliera Pigoni, prego.

Si prepari il consigliere Marchetti Daniele.

 

PIGONI: Grazie, signora presidente.

Presidente Bonaccini, membri della Giunta, colleghi consiglieri, siamo di fronte ad un avvio di Legislatura che nessuno si aspettava, assolutamente eccezionale, anomalo, drammatico, di totale emergenza. Un periodo che ha messo davvero a dura prova tutti noi, a partire naturalmente dal nostro sistema sanitario, ma con gravi ripercussioni in ogni aspetto delle nostre vite.

Sin dal primo momento è stato chiaro il fatto che l’emergenza Covid-19 avrebbe impattato non solo sulla vita di coloro che sono stati contagiati e ricoverati in terapia intensiva, delle migliaia di persone che purtroppo hanno perso la vita, di coloro che hanno cercato con tutta la propria professionalità e lodevole impegno di contenere il numero di vittime. Credo non ci sia bisogno della abusata retorica degli eroi, ma di dire davvero grazie di cuore a tutti i professionisti della sanità che hanno lavorato in questi mesi senza sosta e in condizioni veramente complicate.

Davvero la pandemia ha impattato duramente sulla vita di ognuno di noi, comportando una doverosa, ma dolorosa perdita delle libertà individuali, l’interruzione di tutte le attività sociali (metto in prima fila la scuola) e di molte attività economiche. Un lockdown infinito, che personalmente ritengo sia stato anche eccessivo, oltre che, a tratti, con modalità di comunicazione da parte del Governo nazionale difficilmente spiegabili. Credo, infatti, che l’emergenza da parte del Governo nazionale potesse essere affrontata in modo diverso. Mi riferisco, ad esempio, allo stop prolungato di molte attività economiche che già da tempo, almeno in Emilia-Romagna, sarebbero state in grado di garantire la sicurezza e la protezione dei lavoratori, con un grave danno provocato e conseguenze che incideranno, temo, anche sulla sopravvivenza e la continuità di tante realtà.

Fortunatamente, l’impegno in prima persona del nostro Presidente ha fatto sì che si potesse pigiare sull’acceleratore anche proprio sui tempi della ripartenza.

Per non parlare, poi, delle migliaia di persone in difficoltà economica, come per esempio le partite IVA o gli operatori dello spettacolo, costretti a rimanere senza entrate in assoluto o in attesa di bonus insufficienti o della cassa integrazione che tarda ad arrivare. A loro in primis lo Stato, a tutti i livelli, deve e dovrà rivolgere le proprie attenzioni, non solo oggi, nella coda dell’emergenza sanitaria, ma anche e soprattutto nei mesi a venire.

Se il Governo finora non ha, a mio avviso, elaborato risposte sufficienti e chiare, la Regione Emilia-Romagna, di contro, pur con poteri, ovviamente, più limitati ha dimostrato sicuramente una maggiore lucidità e capacità di gestione, con un approccio e una prospettiva decisamente diverse, con una visione che guardasse già oltre l’emergenza verso una ripartenza concreta.

È esattamente quello che siamo chiamati a fare da oggi: programmare i prossimi anni alla luce di questo evento straordinario, che necessita di una risposta politica straordinaria. Abbiamo bisogno di proposte e progetti che ci traghettino fuori da questo periodo e che rilancino una nuova idea di futuro e di sviluppo.

I cittadini dell’Emilia-Romagna stanno già dimostrando di avere tutte le carte in regola per rialzarsi e noi dobbiamo sempre essere al loro fianco e individuare risorse e progetti per velocizzare questo processo. Tanto di buono è già stato messo in cantiere in questa prima fase, ma non possiamo accontentarci. Ci sono molti aspetti e margini di miglioramento in tutti i settori e non possiamo certo ritenerci arrivati. Anzi, dobbiamo partire ora con il piede sull’acceleratore sapendo che le enunciazioni di principio, tipiche dei programmi politici, che spesso trovano tutti d’accordo, andranno poi messe a terra e calate nella realtà con le risorse limitate, le emergenze vecchie e quelle nuove, per le quali dovremo adattare e plasmare ciò che andiamo a discutere oggi.

La pandemia ha certamente evidenziato la necessità di rafforzare il nostro sistema sanitario nazionale e regionale, imprescindibile diritto alla salute che è stato garantito a ciascun cittadino, ma abbiamo anche notato quanto fragile possa essere l’intera nostra rete in presenza di picchi di domanda drammatici.

La sanità emiliano-romagnola ha retto nell’emergenza e le misure prese ritengo siano state efficaci, sia nel contenimento dei contagi che nella cura dei malati, nonostante il prezzo alto che abbiamo pagato in termini di decessi.

La sanità è un tema al quale riserveremo sempre grande attenzione, perché se è vero che la nostra è una regione di eccellenza c’è ancora tanto da fare, dalle specializzazioni allo snellimento di accesso al pronto soccorso, fino ai tempi di attesa delle visite.

Occorre quindi ulteriormente rafforzare la nostra sanità con investimenti su strutture e tecnologie, proprio come quelli inaugurati in questi giorni, ma anche su personale e servizi ospedalieri e territoriali di prossimità. Investire in sanità dovrà essere una costante dei prossimi anni. Usciamo dalla logica dell’emergenza e investiamo su un oculato piano strategico di lungo periodo che si avvalga e integri sinergicamente anche la sanità privata. Le azioni e le buone intenzioni non mancano e sono un fiore all’occhiello della nostra Regione. L’attuazione puntuale degli interventi e la corretta gestione dei finanziamenti sarà una sfida che insieme dovremo affrontare mese dopo mese.

L’emergenza sanitaria nazionale, però, ha purtroppo evidenziato il limite dell’imbuto formativo e nel breve periodo sul territorio nazionale in Italia mancheranno più di 35.000 medici specialisti, a cui si aggiunge il fatto che ogni anno circa 1.500 medici emigrano dal nostro Paese sia per proseguire la propria formazione, sia per le migliori opportunità lavorative. Ritengo, quindi, che sia necessario investire sui giovani medici per coprire i vuoti sanitari sul territorio, ancora carente di specialisti, aumentando la capacità formativa e garantendo nuove energie al servizio sanitario, al fine di avere una sanità regionale ancor più completa.

Per questo chiedo che la Regione si attivi, e per questo ringrazio l’assessore Donini, che so essere veramente molto attento a questo tema, perché ci siano più borse di studio e maggiore offerta formativa territoriale per gli specializzandi in sanità. A questo proposito ho presentato, insieme ad altri colleghi, una risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi in ogni sede istituzionale, con le università e gli ordini professionali, al fine di aumentare le borse di studio e il loro finanziamento strutturale con adeguate risorse e stanziamenti mirati anche a riportare il rapporto laureato/borsa di specializzazione alla pari e recuperare le borse di specializzazione andate perdute a causa di abbandoni o cambi di indirizzo specialistico durante il percorso di specializzazione medica, a implementare la rete formativa territoriale con un decisivo aumento dei contratti di formazione specialistica, stipulando convenzioni con tutti gli ospedali del territorio in grado di assicurare l’attività formativa degli specializzandi, siano esse Aziende sanitarie pubbliche o facenti parte del circuito privato convenzionato accreditato.

In sede di valutazione dell’attribuzione delle borse di studio credo, infine, che dovremmo valorizzare i percorsi formativi dei laureati nella rete formativa universitaria della nostra regione Emilia-Romagna. La ricostruzione post Covid della scuola e, più in generale, il nostro sistema educativo e formativo è evidentemente la priorità numero uno. La ripartenza della scuola, nel rispetto delle precauzioni sanitarie, ma in presenza, rappresenta un obbligo al quale non possiamo sottrarci, se vogliamo preservare il livello e la qualità dell’istruzione e di tutte quelle preziose competenze sociali che soltanto la vita in classe con i compagni e gli insegnanti possono garantire ai nostri ragazzi.

Il Governo non ha considerato essenziale riaprire le scuole e, secondo me, ha fatto male. Ora c’è anche chi ha perplessità sulla ripartenza a settembre. Sarebbe gravissimo non organizzare per tempo il ritorno in sicurezza degli studenti in aula. Sono molto contenta che il presidente Bonaccini, proprio nelle ultime ore e negli ultimi giorni, si sia espresso in questi termini, per chiedere con forza il rientro già da settembre. Come già ho avuto modo di sottolineare anche in questa sede, sono convinta che la didattica a distanza possa senz’altro essere un’alternativa in una situazione straordinaria, ma che non potrà mai sostituire quella tradizionale.

Sul tema della gratuità del trasporto pubblico per i minori e per gli asili nido, il presidente sa che avrei preferito il principio della progressività, che resta per me un caposaldo, ma riconosco davvero uno sforzo importante della Regione su queste tematiche.

Sul fronte della formazione professionale, ritengo che esista un problema specifico, che voglio qua solo richiamare velocemente, legato a garantire la validità dell’anno formativo in corso e garantendo uguali risorse per i corsi per il prossimo anno formativo. Ho sollecitato la Regione a intervenire insieme al Governo con un accordo che non penalizzi formatori, studenti e famiglie che gravitano in quel sistema, senza tagliare i fondi stanziati e ridurre i livelli quantitativi e qualitativi delle attività, che metterebbero in crisi gli enti, i lavoratori e il tessuto economico regionale.

So bene quanto il presidente Bonaccini, l’assessore Colla e tutta la Giunta si siano spesi in questi mesi per tutelare i lavoratori e le imprese, convinti della necessità di sostenere tutte le eccellenze della nostra Regione in un momento particolarmente difficile, soprattutto per chi si trova a competere nei mercati internazionali. Li ringrazio e sono al loro fianco, in quanto credo che le nostre aziende siano davvero il motore e l’anima della nostra terra, che garantiscano occupazione, benessere, qualità della vita, dignità e opportunità per tutti i cittadini.

L’attenzione della Regione è un segnale sicuramente positivo. Bisogna continuare a dare risposte al passo con i tempi delle aziende e con le esigenze dei lavoratori, quindi evitare lungaggini, tentennamenti, burocrazia eccessiva. Non posso tralasciare o nascondere come il Governo nazionale abbia, a mio avviso, sbagliato l’approccio al sostegno dell’economia italiana. Le procedure di garanzia del credito sono lunghe e farraginose. Troppe imprese sono ancora senza risposte. I bandi per le aziende si sono rivelati una presa in giro. Per non parlare della Cassa integrazione e dei bonus agli autonomi. Sono purtroppo lontani i tempi del piano Industria 4.0, che tanto beneficio ha creato anche alle aziende della nostra Regione grazie al sostegno agli investimenti, alla formazione e all’innovazione tecnologica con meccanismi di beneficio immediato. Servirebbero, quindi, interventi urgenti su lavoro e sviluppo uscendo per sempre dalla logica dei sussidi e dei bonus.

Le nostre imprese hanno bisogno di più liquidità e garanzie, di sostegni e incentivi per investire in ricerca e sviluppo e presidiare adeguatamente i mercati mondiali, di vedere sbloccati i pagamenti pendenti dello Stato verso i propri fornitori privati, di non essere ostacolate da mille lacci e balzelli in ogni momento della propria attività.

Gli imprenditori, poi, non devono avere alcuna responsabilità se rispettano le regole anti Covid nei casi di infezione contratta da chi sta svolgendo attività lavorativa. Deve, infatti, essere esclusa, a mio avviso, qualsiasi responsabilità dei datori di lavoro che hanno rispettato i protocolli e le misure di sicurezza previste dalla legge.

Va, quindi, assolutamente evitata l’applicazione di sanzioni o l’insorgere di contenziosi nei confronti di aziende virtuose, visto che sarà impossibile sapere se il contagio è avvenuto nello svolgimento dell’attività lavorativa o nel resto della giornata.

In Emilia-Romagna dobbiamo continuare a scommettere sulla forza della nostra manifattura, tra le più avanzate al mondo, che deve essere sostenuta e alimentata anche grazie al nostro lavoro, l’innovazione tecnologica e il personale altamente qualificato.

Ecco spiegata la strategicità degli investimenti pubblici, in un sistema di alta formazione e di ricerca di base e applicata. Le opportunità per il presente e per il futuro delle nostre imprese e dei nostri giovani passano proprio attraverso un corretto rapporto con le Istituzioni e una lungimirante e costante collaborazione tra tutte le parti sociali e il sistema formativo.

In passato, la Regione ha dimostrato una grande sensibilità verso questi temi. Ora più che mai è indispensabile proseguire su questa strada. Il primo passo compiuto da questa Assemblea è incoraggiante. La legge regionale appena approvata sulla ripresa economica e il sostegno alle imprese garantisce un aiuto immediato e concreto alle imprese emiliano-romagnole per aiutarli a ripartire dopo l’emergenza, con finanziamenti per settori chiave, quali il turismo e il sostegno al credito per sport, terzo settore ed editoria. Anche l’attenzione che in questa prima fase è stata data al nostro Appennino è un segnale forte e incoraggiante, che va tradotto in ulteriori e costante azioni concrete sul fronte del rilancio del turismo, del sostegno al lavoro, dei servizi e delle infrastrutture.

Su questo vogliamo continuare a vigilare e a pungolare la Giunta perché lo riteniamo un aspetto prioritario. Sempre per dare impulso all’economia regionale serve anche un piano ambizioso di infrastrutture materiali e non solo, che tenga in considerazione le esigenze ambientali, ma che fornisca un supporto reale a chi lavora e si sposta e che crei le condizioni per mantenere la competitività delle nostre imprese.

Anche in questo ambito va ancora valorizzato il dialogo tra tutte le parti sociali, per condividere le scelte strategiche e agevolare la creazione di lavoro coniugando la sfida ai cambiamenti climatici evidentemente non più rimandabile.

Sul fronte ambientale la Regione si è posta obiettivi molto ambiziosi, come l’azzeramento delle emissioni per la neutralità carbonica entro il 2050 e il passaggio al 100 per cento di energie rinnovabili entro il 2035. È un obiettivo certamente complesso, da raggiungere insieme, evitando rigide posizioni ideologiche e rimanendo sempre concreti.

Su progetti sulla carta certamente positivi e all’avanguardia, come la legge per il clima e il tema delle energie, occorre verificare bene la messa a terra concreta, perché il necessario equilibrio tra tutela dell’ambiente e libertà di impresa è sottile e fragile. Di nuovo, alcuni lacciuoli burocratici e costi aggiuntivi a carico del privato, soprattutto in questa fase di forte difficoltà, potrebbero penalizzare alcune imprese in modo eccessivo e sproporzionato all’eventuale reale impatto sull’ambiente delle varie attività interessate.

In tutti i settori produttivi e, più in generale, per tutti i cittadini resta assolutamente prioritario il tema della semplificazione: accorciare i tempi e diminuire i costi della burocrazia è fondamentale per non far impantanare il sistema. L’Emilia-Romagna si sta già muovendo con l’obiettivo di accrescere la capacità di programmazione degli interventi di integrazione e semplificazione delle procedure di efficienza della gestione. Occorre cogliere tutte le necessità e le opportunità di semplificazione amministrativa che la gestione di questa emergenza richiede.

Chiudo con un flash su tre temi che mi sono molto cari. Ho letto con piacere, nel programma di mandato, la parte che riguarda la lotta alla violenza contro le donne. È un tema che non può e non deve essere mai sottovalutato, è uno dei mali del nostro tempo e va affrontato con grande serietà. La nostra Regione lo ha sicuramente fatto, ha creato tante condizioni importanti negli ultimi anni, e penso ai vari protocolli che ci sono all’interno dei nostri territori che coinvolgono le forze dell’ordine e gli operatori dei pronto soccorso. Quindi, sicuramente è necessario non abbassare mai la guardia su questo, perché davvero è un tema che troppo spesso rimane ancora nascosto.

Sul fronte culturale mi aspetto molto dal lavoro dell’assessore Felicori, e lui lo sa, non soltanto per la stima personale che ho per lui, ma perché ritengo che proprio la cultura possa essere il volano del rilancio della nostra regione sia sul fronte di un ulteriore miglioramento della qualità della vita, sia per la promozione della nostra terra e l’attrazione turistica. Non dimentichiamo mai la sofferenza che in questi mesi gli operatori di questo settore stanno passando. A loro, agli artisti, ma anche e soprattutto a tutti coloro che stanno dietro le quinte va il mio pensiero e dovrà andare il nostro sostegno.

Ripartiranno i grandi eventi, a breve riapriranno i cinema e i teatri, ma sicuramente non è pensabile a breve ritornare a una normale fruizione delle proposte culturali da parte di tutti i cittadini. Da qui ci attende una grande sfida: preservare l’offerta culturale, mantenere in vita un settore strategico, garantire la continuità lavorativa a migliaia di operatori, che ci chiedono di poter tornare a svolgere con passione e competenza il proprio lavoro.

Ultimo tema. La Regione Emilia-Romagna deve continuare a essere terra di sport per tutti. Valuto positivamente l’iniziativa dei voucher per aiutare le famiglie a iscrivere i propri figli alle società sportive. Sono inclusi i bambini e i ragazzi dai sei ai sedici anni e fino a ventisei se diversamente abili. Dobbiamo anche lavorare per trovare soluzioni sempre più importanti dedicate alle famiglie numerose. Occorre fornire un aiuto concreto alle famiglie e ai ragazzi, ma anche un sostegno per le tante associazioni sportive del territorio, che rivestono un importantissimo ruolo nella crescita con i nostri giovani. Serve, inoltre, un vero e proprio piano per combattere la dispersione sportiva, che a mio avviso è da combattere tanto quanto quella scolastica.

In conclusione, il programma di mandato mi pare davvero in linea con quello che abbiamo presentato ai cittadini nella nostra campagna elettorale, pur con i necessari aggiustamenti determinati dal nuovo e imprevedibile contesto. Dobbiamo insieme lavorare all’attuazione concreta e al timing di queste idee e di questi tanti progetti, che ritengo davvero interessante. Fare presto e ascoltare le esigenze dei territori e di tutti gli stakeholder sarà determinante. Ci saremo per affiancare la Giunta, per l’attuazione dei progetti, per l’aggiornamento delle proposte, in una logica di collaborazione costruttiva e schietta, che ci caratterizza, che sappia essere da pungolo nei momenti di impasse.

Lavoro, scuola, sanità, giovani, cultura, famiglie saranno i grandi temi sui quali dovremo concentrarci e confrontarci costantemente. Non dobbiamo mai perdere il contatto diretto con i cittadini, con le loro istanze. Ognuno di noi deve farsi carico di un pezzo di questa regione, prendendoci cura dei luoghi e dei temi a noi più cari. Ci attende un grande lavoro e un grande sforzo per essere all’altezza della sfida. Credo che abbiamo tutte le risorse e le capacità per farlo.

So che il presidente e la Giunta sapranno dimostrare ancora pragmaticità e concretezza.

Buon lavoro a tutti.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera Pigoni.

Ha la parola, adesso, il consigliere Daniele Marchetti.

Si prepari la consigliera Valentina Stragliati.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Cercherò di portar via pochissimo tempo per lasciare spazio anche ad altri colleghi. Dopo aver ascoltato alcuni interventi questa mattina e subito alla ripresa, oggi pomeriggio, l’intervento del presidente Bonaccini in primis e successivamente di diversi consiglieri di maggioranza, ho ritenuto opportuno fare alcune riflessioni, soprattutto per quanto riguarda l’àmbito sanitario e delle politiche sociali.

Cercherò di sviluppare questo mio intervento andando un po’ oltre le mirabolanti promesse contenute in queste linee di mandato presentate oggi qui in Consiglio. Tralascerò, infatti, gli aspetti legati alla promessa di un aumento dei posti letto, senza ricordarvi che siete stati voi a tagliare nella scorsa Legislatura ben 815 posti letto a livello regionale. Tralascerò il passaggio riguardante la riapertura dei punti nascita, cosa che voi oggi promettete, quando siete stati voi a chiuderli.

Tralascerò anche il passaggio riguardante le strutture ospedaliere della montagna, dove oggi voi parlate di una valorizzazione, di una riqualificazione di quelle strutture, quando proprio grazie ad una vostra riorganizzazione della rete ospedaliera, avviata nel 2015, avete portato a dei depotenziamenti o declassamenti in Case della salute, ospedali di comunità, che comunque hanno di fatto tolto dei servizi nelle aree appenniniche e più in generale nelle aree più periferiche. Andrò oltre a questi aspetti, perché comunque qualcuno oggi in quest’aula ha detto che bisognerebbe iniziare a proporre, a dire quello che si vuole. Ecco, io credo, come ho già detto anche ieri in Commissione Sanità, che la priorità in questo momento per la Regione Emilia-Romagna debba essere quella di garantire un piano per la ripresa di quelle prestazioni sanitarie che sono state sospese durante l’emergenza. Ho letto che comunque c’è un punto su questo nelle linee di mandato presentate oggi, ma mi pare un po’ uno dei soliti scaricabarili sui territori, perché si dice chiaramente che si aspettano i piani delle varie aziende sanitarie.

Vi ricordo che le aziende sanitarie hanno già inoltrato alla Regione da quel che mi risulta, entro il termine previsto del 3 giugno, tutti i Piani territoriali per riprendere questa attività programmata. Quindi, ora la palla passa alla Regione Emilia-Romagna, che, a nostro avviso, dovrebbe approvare un piano per riprendere al più presto tutte queste prestazioni sanitarie. Come farlo? Avete parlato di guardare al privato accreditato, quindi sfatando un po’ questo vostro tabù, oppure riprendendo in mano quella nostra proposta che noi portavamo avanti in campagna elettorale, che vi faceva sorridere, ve lo ricordo, di estendere gli orari per le visite e gli esami in orari serali, nei weekend.

Questa potrebbe essere una prima proposta da portare avanti e da valutare, perché non pretendiamo certamente di avere la verità in tasca, ma se ci chiedete dei contributi, ci chiedete delle proposte questa è una prima proposta che noi vi portiamo avanti per riprendere appunto queste prestazioni sanitarie.

Altra riflessione, poi dopo davvero chiudo perché voglio lasciare spazio ad altri colleghi, sul Fondo regionale per la non autosufficienza. È stato detto che c’è l’intenzione di aumentare i fondi. Vi ho sempre detto e vi abbiamo sempre detto che non solo è importante garantire fondi adeguati, ma è importante programmare e spenderli bene, e per fare questo bisogna iniziare ad ascoltare i territori e a rivedere i criteri di riparto, andando a renderli un pochino più elastici, rispondendo così e soddisfacendo così le necessità che presentano i vari territori.

In sostanza, vi chiediamo più concretezza e meno promesse, perché delle promesse i cittadini in questa fase se ne fanno ben poco. Vogliamo vedere piani concreti e realizzabili. D’altronde, se oggi andiamo a vedere quel che voi avete scritto in queste linee di mandato, vedremo una realtà completamente diversa rispetto a quella che avete portato avanti fino alla scorsa legislatura.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliere Marchetti.

La parola alla consigliera Valentina Stragliati.

Si prepari la consigliera Nadia Rossi.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Intervengo a seguito della premessa della consigliera Zappaterra, capogruppo del Partito Democratico, quando asserisce che, se si tornasse al voto, gli emiliano-romagnoli rieleggerebbero con ampia maggioranza la Giunta Bonaccini anche dopo la gestione dell’emergenza sanitaria. Le assicuro, consigliera Zappaterra, che non sarebbe così a Piacenza. Non è stato così all’esito delle elezioni regionali, in quanto a Piacenza e in provincia di Piacenza la Lega ha ottenuto ampio consenso, con il 44 per cento dei consensi, e sicuramente i piacentini non voterebbero positivamente la gestione dell’emergenza sanitaria, visto che purtroppo, nostro malgrado, la provincia di Piacenza è stata la più colpita da questa emergenza non solo della regione Emilia-Romagna, ma anche dell’Italia intera.

Presidente Bonaccini, io mi sarei aspettata che si soffermasse maggiormente sulle linee di mandato relative in particolare alla fase della ripartenza per quanto riguarda le zone maggiormente martoriate, come appunto la provincia che mi onoro di rappresentare in un Consesso così importante come l’Assemblea legislativa. Gli errori che evidentemente sono stati commessi a Piacenza devono essere di monito per far sì che una strage del genere non si verifichi mai più.

Presidente Bonaccini, dei 4.000 decessi nella nostra regione di cui parlava questa mattina, come lei ben sa, 1.000 riguardano vittime piacentine. Numeri da scenario bellico, che fatico anche a pronunciare, a cui penso tutti i giorni e a cui voglio dedicare un pensiero e una preghiera, a loro e alle loro famiglie. Evidentemente, presidente, a Piacenza qualcosa non ha funzionato nella gestione di questa emergenza. Dobbiamo essere obiettivi. I piacentini meritano risposte, che non sono arrivate. Qualcuno dovrà pur spiegarci perché il sistema sanitario è stato colto così impreparato nella gestione di questa emergenza quando già il 31 gennaio il Consiglio dei Ministri ha decretato sei mesi di emergenza sanitaria. Medici ospedalieri, medici di medicina generale, infermieri, personale infermieristico e sociosanitario di strutture pubbliche e private sono stati lasciati soli a combattere questo nemico in trincea, senza Dispositivi di protezione individuale, e se presentavano sintomi veniva loro consigliato di stare a casa e di assumere paracetamolo. Inizialmente non sono stati sottoposti a tampone. Del resto, il laboratorio dell’ASL di Piacenza era in grado di processare solo 200 tamponi al giorno, che sono stati portati a 300 solo in un secondo momento. Evidentemente, presidente Bonaccini, non erano sufficienti.

A Piacenza siamo andati avanti grazie alla pervicacia, alla passione e alla dedizione del personale medico, infermieristico, di tutto il personale sanitario e delle forze dell’ordine, a cui deve andare il nostro più grande ringraziamento.

A Piacenza siamo andati avanti grazie al supporto encomiabile dei nostri sindaci, veri e propri custodi dei cittadini e sentinelle dei nostri territori. Siamo andati avanti grazie al supporto delle banche locali, grazie alla generosità e alle donazioni dei privati, che hanno donato respiratori, Dispositivi di protezione individuale e altre strumentazioni. Proprio oggi sul giornale locale c’è un articolo che ci racconta che presso le Case della salute alcuni termo-scanner sono stati donati da associazioni di volontariato, perché non arrivavano diversamente.

A Piacenza siamo andati avanti con grande dignità, perché i piacentini sono persone di buona volontà, abituati a lavorare e a rimboccarsi le maniche, anche se si sono sentiti abbandonati dalle Istituzioni superiori, da Governo e Regione. Il Presidente Conte si è recato a Piacenza dopo cinquanta giorni dall’inizio dell’emergenza, dedicando al nostro territorio tante belle parole e tante belle promesse. Piacenza ha vissuto un’emergenza sanitaria più forte, che ha avuto e sta avendo significative ripercussioni negative dal punto di vista economico e sociale. Quindi, presidente, per situazioni straordinarie sarebbero state necessarie misure speciali straordinarie. Ad oggi siete già in ritardo.

Per la sanità sono necessari investimenti maggiori. Proprio ieri in Commissione sanità l’assessore Donini ha presentato il progetto ‒ un progetto ambizioso ‒ Covid Intensive Care, che prevede 146 posti di terapia intensiva in tutta la regione. Piacenza è stata esclusa. Ci ha detto che sono passati da 15 a 45 posti i letti di terapia intensiva, che, però, di fatto, sono stati riconvertiti e quindi la ordinaria attività sanitaria è stata depotenziata. In realtà, sarebbero stati necessari nuovi posti letto.

Il nuovo ospedale di Piacenza va realizzato in tempi brevi, non in dieci anni. Sono anni che parlate dell’ospedale di Piacenza, anche nella legislatura precedente. Sono state fatte tante promesse. Al contempo, però, presidente, mi permetto di sottolineare che gli ospedali periferici vanno potenziati, non depotenziati. Sono importanti riferimenti sanitari che devono tornare quanto prima alla normalità, così come i pronto soccorso. Mi riferisco all’ospedale di Castel San Giovanni, che è ancora struttura Covid dedicata, mi riferisco all’ospedale di Fiorenzuola e all’Osco di Bobbio.

I punti di prima emergenza, come quello di Castel San Giovanni e di Fiorenzuola, non sono una risposta adeguata per i cittadini. Mi permetto di evidenziare, presidente Bonaccini, che il pronto soccorso di Piacenza è in affanno, perché tutti i pazienti della provincia afferiscono a questo pronto soccorso. È sovraffollato, non c’è distanziamento sociale. Per la ripartenza è fondamentale il supporto alle nostre imprese, che necessitano di semplificazione della burocrazia, maggiore liquidità e riduzione della pressione fiscale.

Il presidente Bonaccini tenga conto della gestione fallimentare dell’emergenza sanitaria a Piacenza per non commettere più gli stessi errori in futuro. Anche il commissario ad acta Sergio Venturi ha evidenziato che su Piacenza sarebbero state necessarie misure diverse. La prego di porre attenzione a questo territorio, così duramente colpito. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Stragliati.

Consigliera Rossi, prego.

Si prepari la consigliera Bondavalli.

 

ROSSI: Il 7 giugno la Regione Emilia-Romagna ha compiuto cinquant’anni. Qualche collega lo ha ricordato prima, così come ha ricordato che è sempre stata governata dal centrosinistra. Durante i vari dibattiti che si sono susseguiti nelle aule preposte, ma anche no, anche sui giornali spesso, comunque per la gestione dell’emergenza sanitaria, ho ascoltato più volte proposte, suggerimenti e anche critiche da parte dei consiglieri di opposizione, proprio per riuscire a compiere dei passi necessari per mantenere i primati ottenuti negli anni precedenti dalla nostra Regione. Un riconoscimento, quindi, da parte delle opposizioni rispetto all’operato del presidente e anche di tutti coloro che lo hanno preceduto, che con il loro operato, insieme a quello dell’Assemblea legislativa, hanno ovviamente raggiunto dei livelli eccellenti non soltanto in termini nazionali, ma anche indubbiamente europei.

Vorrei capire, però, in che modo hanno contribuito le opposizioni, se non in termini di dialettica, visto che non ricordo sinceramente particolari slanci nel votare a favore dei provvedimenti che abbiamo proposto e discusso in aula. Vorrei anche capire che tipo di azioni hanno compiuto per dare soddisfazione, durante il Governo giallo-verde, alle Regioni che chiedevano l’autonomia, a partire proprio dalla Lombardia, che, se ben ricordo, spese circa 4 milioni per la sicurezza e 23 milioni per l’acquisto dei tablet per il referendum del 2017. Sinceramente l’unica azione concreta che ricordo è la proposta della Lega nostrana per dividere l’Emilia dalla Romagna.

Spero di aver narrato una storia che auspico non si ripeta in futuro e conto su un confronto più costruttivo e anche collaborativo, considerato che il lavoro che ci aspetta per scrivere una nuova pagina della nostra Regione. È un lavoro davvero importante che richiede lo sforzo e il contributo di tutti.

Sappiamo che il nostro è tra i Paesi europei più colpiti dalla crisi post pandemia e che il settore del turismo è quello che rischia le ripercussioni più pesanti, con una perdita stimata di circa 50 miliardi e un calo del comparto alberghiero del 70 per cento. In Emilia-Romagna, secondo i dati Unioncamere, resi noti qualche settimana fa, si prevede una perdita tra 19 e 28 milioni di presenze e una riduzione del giro d’affari di circa 1,1 miliardi nella migliore delle ipotesi e di circa 1,8 miliardi nella peggiore. Per le aziende alberghiere il danno stimato è pari a una riduzione dei ricavi del 55 per cento e del 42 per cento per la ristorazione. Ciò si traduce in 60.000 posti di lavoro in meno, con inevitabili ripercussioni sulla tenuta sociale.

Sono numeri che oggettivamente fanno tremare i polsi, ma che fortunatamente sono ancora nell’ambito delle previsioni e delle ipotesi. A fronte di uno scenario sempre tramite evoluzione, vogliamo e dobbiamo – oserei dire – essere ottimisti perché, se la situazione sanitaria rimarrà stabile, ci sono i margini perché la stagione estiva possa essere meno pesante di quanto prospettato.

Oggi la filiera turistica sta prendendo, di fatto, le misure rispetto a questa stagione eccezionale, facendo leva sull’intraprendenza, la voglia di fare, la caparbietà e anche la creatività che contraddistingue la gente emiliano-romagnola. C’è qualche segnale incoraggiante con l’arrivo dei primi turisti stranieri, che scelgono di tornare nei nostri territori perché sanno di poter contare sulla qualità, sui servizi, competenze e ospitalità che ha pochi eguali al mondo. Se fino a poco tempo fa, e lo sappiamo bene, avere un brand vincente poteva bastare, mai come oggi sappiamo che serve molto di più. Ci sono alberghi, ristoranti, esercizi commerciali che non riapriranno. C’è un tessuto di piccoli e medi imprenditori, partite IVA che hanno fatto grande la nostra terra e che rischiano di vederne svaniti i sacrifici. Ci sono anche imprenditori dell’indotto, che spesso, anzi troppo poco spesso si ricordano, dall’elettricista all’idraulico, all’imbianchino, per citarne alcuni, a quelli del settore agroalimentare, per finire alle agenzie di viaggio, alle guide turistiche, agli operatori dei trasporti di gran turismo.

Ci sono migliaia di lavoratori stagionali senza lavoro, quindi anche senza stipendio e spesso anche senza sussidi, che molte volte sono anche arrivati in ritardo, per quelli che hanno avuto la fortuna di averli, e che oggi vanno considerati a tutti gli effetti “fascia vulnerabile” con un’alta possibilità che si trasformi in “fragile”.

Ci sono interi settori ancora fermi. Anche questi importano persone e non merci. Il settore come quello del turismo congressuale e fieristico, così come quello del mondo della notte, che in riviera smuove numeri importanti in termini di fatturato e occupazione e che ancora attende di capire come e se ripartire.

A tutti questi mondi dobbiamo dare risposte immediate. È fondamentale non solo gestire il presente. Sono realtà che dobbiamo sostenere e affiancare nel corso dell’auspicata fase di ripresa, anche perché ‒ non dimentichiamolo ‒ è un settore, quello del turismo, non da oggi, certo, particolarmente appetibile alle organizzazioni criminali. Dobbiamo, certo, proseguire, ma anche potenziare le azioni intraprese dalla Regione, anche durante la scorsa Legislatura, e dare atto a un Piano strategico del turismo per l’Emilia-Romagna, nella speranza che anche il Governo centrale possa definitivamente considerare questo settore alla stregua di altri comparti industriali, cosa che non è mai stata fatta da nessun Governo, di nessun colore, fino ad oggi. Per troppo tempo, infatti, il Paese ha pagato lo scotto di aver dato il turismo per scontato, nell’illusione che bastasse il giacimento di bellezza, storia e cultura e vivere di rendita, non rendendosi conto che, invece, si stava perdendo competitività rispetto alle sfide internazionali. Lo shock della pandemia potrebbe aver risvegliato anche lo Stato da questo torpore. Quindi, bene la direzione intrapresa dal Ministro Franceschini, che pone il turismo come asset strategico del Recovery Fund.

Così come aspettiamo di approfondire le proposte emerse dal piano elaborato dalla task force di Colao, che ha confermato il turismo come una delle sei colonne portanti su cui ricostruire il futuro. Ho individuato tre parole per il turismo del futuro, contando su quello che più volte è stato poi richiamato: sostenibilità, connessione e bellezza. “Sostenibilità” perché si dovrà lavorare per favorire gli investimenti per la riqualificazione e l’innovazione, sia delle strutture private sia dei comparti pubblici. Uno dei pilastri su cui si fondano le linee di mandato è, infatti, quel legame tra lavoro, sviluppo e ambiente.

I turisti di oggi e ancor più quelli di domani cercano la qualità: benessere, contesti urbani a misura d’uomo. Dunque, sarà importante continuare a sostenere e promuovere i progetti di trasformazione urbana, così come sarà indispensabile incentivare la riqualificazione delle strutture ricettive che, a mio parere, è una delle principali azioni se vogliamo davvero rinnovare e fare un salto di qualità della nostra offerta turistica.

Il secondo punto sono le connessioni, intese da due punti di vista come collegamenti, e penso alle infrastrutture strategiche per migliorare l’accessibilità dei nostri territori attraverso il completamento di operazioni come il metro di costa che è presente appunto sulla riviera, che è presente nelle linee di mandato con il rafforzamento dei collegamenti ferroviari che possono potenziare le connessioni dei nostri territori con gli hub nazionali e negli scenari ipotizzati pochi giorni fa dal ministro Franceschini si individuano due corridoi su ferro che uniscono il Paese: la ferrovia lungo la linea costiera tirrenica, che collega il sud, e la linea da Milano a Bologna con l’alta velocità, che passa anche per la riviera romagnola, e da qui giù sulla direttrice adriatica, corridoio tirrenico da un lato e corridoio adriatico dall’altro, a cui abbinare il potenziamento della mobilità da ultimo miglio per rispondere agli obiettivi di sostenibilità e di miglioramento della qualità ambientale.

“Connessione” significa anche rete. Presidente Bonaccini, ho apprezzato molto il suo intervento che ha fatto ieri presso il Ministero degli affari esteri, dove ha dato una sonora svegliata a Open Fiber, che deve garantire a livello nazionale la banda ultra-larga e la posa della fibra ottica, perché ha detto bene seppure l’Emilia-Romagna è tra le prime regioni d’Italia è comunque un vantaggio tra i ripetitori che non ci possiamo permettere. Infine, c’è la bellezza.

Dopo una primavera di reclusione forzata, nella quale siamo stati privati delle bellezze, dobbiamo, a mio avviso, ripartire proprio dal nostro territorio, dalle nostre città, dal nostro patrimonio.

Tonino Guerra, di cui in questo 2020 ricorre il centenario della nascita, era tormentato dalla necessità di tornare alla bellezza. Amava ripetere che nei piccoli mondi c’è tanta bellezza che sta morendo. Se la salviamo, salviamo noi. Da una sua poesia ho preso più volte ispirazione: “Il nostro petrolio è la bellezza, e la bellezza ci fa pensare alto. E noi la buttiamo via come se fosse denaro dentro tasche bucate. La bellezza grida il suo dolore in modo silenzioso. Bisogna curare le orecchie di chi comanda perché riescono a sentirla. La bellezza è il nutrimento della mente, la bellezza in Italia può anche incontrarla per strada e ti riempie subito di stupore, ma nei piccoli mondi c’è tanta bellezza che sta morendo. Se noi la salviamo, salviamo noi”. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rossi.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente. Buon pomeriggio.

Abbiamo ascoltato diversi interventi in questa giornata e con alcuni colleghi, ovviamente, mi trovo d’accordo, con altri davvero non mi ritrovo nella narrazione che è stata fatta. Fatto sta che in questi mesi abbiamo dovuto leggere la realtà attraverso la lente pressoché totalizzante del Covid-19, del suo impatto sulle nostre comunità e delle problematiche che ha determinato sul nostro modello di società. Tutto questo ha e, ovviamente, avrà una forte influenza sulle scelte future, anche per creare anticorpi, perché il tempo che ci attende ci trovi preparati e le azioni migliori compiute in questi mesi diventino un’esperienza che poi fa patrimonio.

Anche per questo nel programma di mandato – siamo qui per parlare di questo, sottoposto oggi all’attenzione dell’Assemblea – evidenzio con favore i riferimenti alla stagione del Covid-19 come fattore rilevante per l’orientamento di alcune linee di fondo della proposta complessiva. Ricordiamoci che, naturalmente, la pandemia non era prevedibile in campagna elettorale ed è inevitabile ripensare almeno in parte i programmi per orientare prospettive e azioni, ben consapevoli naturalmente che purtroppo l’emergenza non è finita. Su questo magari poi ritornerò.

Entrerei nello specifico per quanto attiene ai contenuti dei programmi e mi soffermerei su alcune parti che sono inerenti alla centralità della persona. L’idea di prossimità è un tratto diffuso che ho colto in questo programma e che, peraltro, condivido pienamente, un concetto orientato al sostegno e alla cura delle persone e ha come cardine il nuovo Piano sociale e sanitario regionale. Al suo interno sarà importante – lo è stato detto e lo ribadisco – il rafforzamento della domiciliarità in particolare per quanto riguarda la popolazione anziana, sappiamo una fascia duramente colpita dalla pandemia. Alla popolazione anziana va chiaramente dedicata un’attenzione particolare. Trattandosi di un obiettivo di medio tempo di perseguimento, credo sia doveroso attivare, oltre all’assistenza domiciliare, anche altre macroazioni funzionali ad essa, nella consapevolezza che il perseguimento dell’equilibrio sociale passa anche attraverso la tutela delle fasce più deboli.

Colgo, allora, con favore le intenzioni di sostegno al terzo settore, di sostegno e tutela della disabilità, perché non possiamo pensare a una crescita della nostra società se non promuoviamo azioni di protezione. Insomma, o si procede tutti assieme o le disuguaglianze finiranno per vanificare ogni modello di crescita.

Sulla sanità molto è stato detto. Credo sia importante precisare quanto l’esperienza Covid-19 ci abbia insegnato anche in funzione del futuro proprio del nostro servizio sanitario. In particolare, ritengo che in relazione al secondo obiettivo indicato, quello attinente alla definizione di una nuova rete ospedaliera, si debba considerare che i presìdi del territorio sono stati elementi importanti nella battaglia contro la pandemia. Per questo è importante vi sia una sottolineatura chiara del ruolo ad essi assegnato, in particolare per le strutture di montagna, insieme, più in generale, a quelle situate nelle aree disagiate. I servizi primari sono essenziali per l’equilibrio demografico e la crescita e vanno consolidati e qualificati costantemente.

La prossimità, però, di cui parlavo è riferita anche all’àmbito scolastico. Una puntualizzazione vorrei farla in riferimento al primo obiettivo proposto, quello inerente all’inclusività della scuola stessa. Siamo in attesa ‒ lo sappiamo ‒ di chiare e precise linee nazionali sulla ripresa della scuola post Covid- 19. La Regione Emilia-Romagna non sta semplicemente aspettando, ma sta lavorando per un modello di ripartenza delle lezioni in presenza ‒ sottolineo, in presenza ‒ come, peraltro, richiesto in modo diffuso. Mi preme dire che non possiamo accettare di vedere rinviato l’avvio dell’anno scolastico a ottobre inoltrato, come peraltro chiede una certa parte politica. Come si fa a pensare di riaprire le scuole, poi chiuderle per le elezioni e poi tornare in classe? Poi, ovviamente, bisognerà sanificare il tutto. Possiamo pensare prima di tutto ai nostri ragazzi, alla loro necessità di crescita, di istruzione e di educazione? Possiamo farli entrare a scuola il prima possibile? Io vorrei che si pensasse esclusivamente a questo.

Allo stesso tempo, quando si parla di scuola post Covid-19, resta l’esigenza di completare il lavoro avviato sul contrasto al divario digitale, di compiere il collegamento con fibra di tutte le scuole. È scritto nel programma e significa, ovviamente, parità di accesso, di opportunità di formazione, che sono i presupposti di base per una scuola inclusiva e una società civile più matura. Di più: non può esserci crescita del territorio, dell’occupazione, della società se non c’è un raccordo della scuola con il mondo delle imprese, le filiere e le identità produttive del nostro territorio. Insomma, senza questo presupposto non potremo far crescere la qualità e il livello dell’occupazione.

Lo sport. Ne abbiamo parlato. Il benessere delle comunità per i giovani, ma anche per gli anziani. La centralità della persona, da cui sono partita nel mio intervento, si afferma anche promuovendo e adottando politiche a sostegno della salute e dell’educazione a sani stili di vita attraverso la pratica sportiva. La parte del programma sullo sport ha ben chiaro non soltanto il modello per un’uscita dall’emergenza Covid-19 attraverso un piano di aiuto a famiglie e società sportive, con l’erogazione dei voucher sport. Permettetemi una parentesi: sono 22.000, per la precisione, e non 2.000, come ho sentito dire in un intervento. Prevede anche una nuova stagione di investimenti a sostegno della valorizzazione e dell’innovazione dell’impiantistica sportiva regionale. Poi, c’è la cultura, perché quando si parla di centralità della persona si parla anche di cultura.

Ho letto con attenzione e ho apprezzato i punti di programma espressi. Condivido la necessità di raccontare la nostra terra attraverso le sue eccellenze culturali, sia sul piano della narrazione che su quello della promozione, come anche l’attenzione dedicata all’innovazione degli spazi culturali e teatrali, fattori che sono sempre un fertile humus per il pensiero e per una nuova visione della nostra città e dei nostri centri urbani più piccoli. Ovviamente, servono anche nuovi strumenti perché non si possono affrontare nuove sfide senza rinnovati dispositivi di gestione e di programmazione.

Ci tengo a evidenziare le indicazioni in termini di svolta verde inserite nel programma, che ci parlano di un Patto per il clima integrato al Patto per il lavoro, mobilità sostenibile green, potenziamento del trasporto su ferro, ciclovie, mobilità elettriche, insomma obiettivi strutturali e fondamentali nell’ambito di quella riconversione ecologica che costituisce un caposaldo per il lavoro di questa consiliatura.

Chiudo soffermandomi su una grande preoccupazione per il possibile allargamento delle fasce di povertà, causa il calo dell’occupazione post Covid-19.

Ben vengano le azioni previste a sostegno delle imprese per l’accesso più rapido al credito in funzione delle esigenze di liquidità e di una migliore facilità di investimenti, come anche quelli inerenti la sicurezza sul posto di lavoro con la predisposizione di piani formativi per lo sviluppo delle competenze digitali e per il reinserimento nel mondo occupazionale attraverso nuove competenze professionali. Però, il territorio ci chiede massima celerità, massima semplificazione amministrativa affinché l’impatto della crisi lavorativa non si trasformi in emergenza sociale, perché c’è un dato che spaventa, un dato che preoccupa. Deve essere la nostra ossessione, questi 60.000 posti di lavoro che potremmo perdere da qui alla fine dell’anno e le enormi difficoltà che imprese, autonomi, partite IVA, strutture ricettive, negozi, solo per fare alcuni nomi, stanno affrontando.

Ecco perché gli investimenti sono e saranno fondamentali. Ecco perché è determinante il piano già presentato, ricordo, su base triennale, dal presidente Bonaccini, cioè 14 miliardi di euro di opere e interventi a vario titolo a favore della comunità che esprimono volontà di risoluta concretezza e sostanza, ma anche, permettetemi, di speranza.

L’attuazione di un piano di questo tipo può risultare determinante per il lavoro, può risultare determinante per le imprese e dunque per quella tenuta della comunità emiliano-romagnola per la quale ci dovremo adoperare ogni singolo giorno per i prossimi cinque anni, e non solo.

Buon lavoro a noi, buon lavoro al presidente e buon lavoro alla sua Giunta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Prima di passare la parola alla consigliera Catellani, vorrei fare un attimo il punto, perché sono le ore 17,36 e ho ancora sette interventi. Poi sapete quanto me che ci sono le dichiarazioni di voto e sei risoluzioni. Quindi, chiederei qualche minuto di pausa per fare un punto con i capigruppo e decidere come procedere i lavori da qui alla fine dell’Assemblea. Grazie.

Ci vediamo nella saletta a fianco oppure anche qui. Sala A: l’hanno già preparata, perché avevo chiesto di predisporre la saletta qui adiacente. Quindi, chiedo ai Capigruppo di venire nella Sala A, qui nell’ammezzato.

 

(La seduta, sospesa alle ore 17,36, è ripresa alle ore 17,44)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i lavori.

Dopo aver fatto il punto con i capigruppo, si procede con i lavori come da ordine del giorno. L’unica cosa che chiediamo a tutti i consiglieri che adesso intervengono nel dibattito è di rispettare i cinque minuti di tempo per il proprio intervento.

Chiedo adesso alla consigliera Catellani di intervenire.

Si prepara la consigliera Rontini.

 

CATELLANI: Ci ha fatto piacere questa mattina ascoltare dal presidente Bonaccini che l’atteggiamento riconosciuto all’opposizione è stato quello di collaborazione ed estrema attenzione alla delicatezza del momento attraversato, che è quello del Coronavirus, ma la lucidità e la limpidezza di queste parole, presidente, cedono il passo ad una lettura, quella delle linee di mandato, che ha dell’incredibile, dove incredibile non è nella sua accezione positiva, ma proprio “non credibile”.

È stato come leggere un po’ l’avatar della Regione: innovazioni, investimenti, contributi a fondo perduto, potenziamento. Tutti avranno tutto. In ogni titolo delle linee di mandato le parole sono state queste. Il Covid e il post Covid, però, ci stanno insegnando che questa Regione è affaticata con non tante sostanze. Tante belle pagine, molto belle, presidente, ma non un dato, non un numero sul quale ragionare, perché i numeri, effettivamente, ce li ha dati il consigliere Rancan questa mattina. Quelli sono i numeri su cui si può ragionare. Allora, quando il consigliere Iotti dice che questa opposizione è un’opposizione urlata, ne avremo ben donde di urlare visto che la consigliera Costi, che io pure stimo tantissimo, dice che l’opposizione dovrebbe iniziare a ragionare e a entrare nel merito. Noi siamo pronti. Siamo pronti, direi alla consigliera Montalti e anche al consigliere Taruffi, al confronto, ma voi siete pronti? Presidente, voi siete pronti a confrontarvi con noi? Perché noi siamo qua, con i dati e con i numeri, con linee effettivamente concrete, noi ci siamo, ma in tutto questo c’è forse di peggio. Nelle pieghe delle linee non ci sono sfuggiti richiami ideologici volti ad annichilire l’individualismo e l’individuo persona, famiglia o impresa, verso una destituzione delle proprie libertà ad un sistema di intruppamento non accettabile.

Uno tra tutti, tanto avete già capito: ricordo che soltanto sul tema LGBT dichiarate che si integreranno – forse è l’unico titolo nel quale parlate di integrazione – le risorse per attuare la legge, legge che già di per sé dispone di un milione di euro. Solo per fare un paragone, è il 10 per cento dei fondi riconosciuti alle imprese, le imprese, che oggi sono in ginocchio.

Concludo (sono sempre molto rapida). Mai porre limiti alla divina provvidenza, presidente Bonaccini. Noi auspichiamo gli investimenti mai visti di cui lei ha parlato. Lei, questa mattina, ha detto: arriveranno investimenti mai visti. D’altronde, laddove ciò non fosse, dopo le parole “sovrabbondanti spese” sarebbe un problema, per lei, per voi, o quantomeno sarebbe una caduta di stile che, presidente, non le si addice proprio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.

La parola alla consigliera Rontini.

Si prepari il consigliere Amico.

Consigliera Rontini?

 

RONTINI: Un secondo, perché qua…

 

PRESIDENTE (Petitti): Adesso la sentiamo, consigliera Rontini. Forse c’è un problema. Allora, interviene adesso il consigliere Amico e dopo la consigliera Rontini.

Prego, consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Cercherò di stare nei nuovi tempi, sottolineando come l’assunzione di diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile presentata questa mattina dal presidente Bonaccini credo che sia l’elemento di novità rilevante anche nell’accompagnare un programma di mandato, che chiaramente non può in questa fase avere degli elementi di dettaglio, i quali elementi scendono a un livello amministrativo. Chiaramente, il nostro compito, nel momento in cui andiamo a discutere degli indirizzi, deve stare su questo livello in termini anche strategici. Diciassette obiettivi che non sono campati per aria o nati dal caso o costruiti in vitro, ma vengono fuori anche dall’ascolto della società, e lo ricordavamo poco fa con i ragazzi dei Fridays for Future, lo ricordiamo anche per lo stimolo di elaborazione che viene dall’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, lo ricordiamo dalle elaborazioni del Forum Disuguaglianze Diversità. Quindi, sono strettamente correlati a quella che è una visione del mondo.

Io non vedo promesse o sogni all’interno del programma, bensì l’individuazione di necessità nuove che tengano assieme la transizione climatica e il contrasto delle disuguaglianze, perché le difficoltà che abbiamo davanti non possono essere superate con formule consunte. Fino a pochi mesi fa, fino a pochi anni fa, sostanzialmente, il mantra al quale noi siamo stati abituati, non tanto in questa Regione, ma complessivamente nel mondo, è che non ci fosse alternativa allo sviluppo in termini di concessione solo ed esclusivamente al mercato della regolazione dello Stato. Io, però, oggi devo riscontrare, sia nel programma del presidente Bonaccini, ma complessivamente in quello che è stato messo in campo dal Governo e in quello che si accinge a mettere in campo anche la Comunità Europea, lo diceva il presidente stamattina, interventi fino a ieri assolutamente impensabili.

Il programma di oggi che ci viene presentato ci indica come un’alternativa ci possa essere e possa essere determinata dalle scelte precise su cui orientare l’azione politica e amministrativa. Quindi, le trasversalità che emergono dal programma, con la forte intersezione tra le azioni dei singoli assessorati, credo siano un elemento molto positivo. Mi preme ricordare anche come sia necessaria la scelta trasversale di garantire l’uguaglianza tra i generi, rimuovendo ‒ come si pensa di fare e come dice l’articolo 3 della nostra Costituzione ‒ gli ostacoli al pieno sviluppo della persona, sia sotto il profilo del genere, ma anche rispetto a quelle che possono essere le discriminazioni per orientamento sessuale delle persone, così come quelli che possono essere i diritti dei cittadini che sono nati e cresciuti in Italia.

Mi vorrei soffermare, concludendo, su due questioni che, per quanto mi riguarda, sono centrali, la cultura e la scuola, che io trovo profondamente intrecciate. Al di là degli assetti materiali, quindi di investimento strutturale che dovranno essere compiuti per garantire ‒ come si diceva stamattina ‒ una presenza degli alunni fisicamente, quindi non attraverso il solo utilizzo della didattica a distanza, credo che l’impegno che dobbiamo mettere nell’elaborazione di quelle che possono essere le risoluzioni da prendere perché questo avvenga risponde non solo agli atti amministrativi, ma risponde anche alla necessità di intervenire sulle competenze immateriali delle persone. La scuola, così come la partecipazione alle attività culturali, credo serva a far crescere un patrimonio in chiave emancipativa delle persone, un patrimonio di conoscenza che serve alla trasformazione della realtà.

Credo che quello sforzo debba essere orientato sia nel sollecitare il Governo sia nella indicazione di possibili soluzioni, ma soprattutto debba essere accompagnato da uno sforzo particolare da un punto di vista pedagogico. Così come, per quanto riguarda il sistema culturale, la necessità ‒ lo hanno richiamato anche altri consiglieri ‒ credo sia quella di accompagnare organizzatori, artisti, tutto quel fermento che è presente sul territorio emiliano-romagnolo, che oggi, sulla scorta della crisi pandemica, sta soffrendo particolarmente, al pari delle imprese o altro, che possa proseguire proprio nella costruzione della dotazione immateriale del nostro territorio è assolutamente necessario sostenere con altrettanti interventi di straordinaria portata.

La scuola, lo ricordavo, Presidente, stamattina, sarà un banco di prova attraverso il quale riusciremo a misurare la tenuta sociale per il prossimo periodo, perché attraverso la scuola crescono i nostri figli, crescono i ragazzi, ma soprattutto si riesce a mettere insieme un’idea di società che tenga al centro le questioni lavorative, così come quelle educative.

Infine, vorrei ricordare anche l’impegno sul terzo settore, che, come ha detto anche il consigliere Iotti, aspetta un riordino su scala regionale del corpus legislativo che è comunque parzialmente e profondamente cambiato in questi anni.

“Terzo settore” non è una parola magica: concretezza, socialità, partecipazione civica e volontariato, un’infrastruttura sociale capace di dare risposte ai bisogni e ai desideri delle persone che come ente dobbiamo sopportare e che come Assemblea dobbiamo accompagnare. Sappiamo che con il terzo settore rispondiamo tutti noi alle situazioni di fragilità così come alla promozione del benessere complessivo per le persone. È per questo che una declinazione anche del Patto per il lavoro in ambito sociale è quanto mai necessaria, perché la domanda non farà che aumentare, l’abbiamo visto con la crisi, ma lo sappiamo anche dal punto di vista demografico, per le ulteriori difficoltà economiche che colpiranno tutto quanto il territorio.

Conseguentemente, ravvedo nella presentazione del programma di oggi elementi molto positivi che dovranno essere monitorati. Credo che anche il sistema di controllo, che dovrà essere esercitato attraverso la misurazione dell’impatto sugli obiettivi di sostenibilità promossi nel mondo, sia un passaggio assolutamente importante e per il quale auguro buon lavoro a tutti noi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Consigliere Pelloni, prego.

Si prepari il consigliere Bergamini.

 

PELLONI: Buon pomeriggio a tutti. Il mio intervento sarà un po’ disorganico perché diversi interventi sono già stati fatti e vista la sollecitazione di entrare maggiormente nel merito delle cose, toccherò vari punti differenti, che tra l’altro abbiamo anche già dibattuto in Commissione in varie sedute. Oggi abbiamo appunto l’occasione di parlare con il presidente e quindi ci tenevo alcuni a sottolinearli.

Parto dalla sanità. Ne hanno già parlato i miei colleghi. Qui, presidente, ha un compito estremamente difficile, perché effettivamente ha una compagine di governo che la vede in maniera molto diversa su alcuni temi, soprattutto dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista ideologico. Anche ieri eravamo in Commissione Sanità, c’era l’assessore Donini, e sono arrivati degli spunti da parte dei gruppi di maggioranza verso quasi una demonizzazione della sanità privata. Io ho provato a ricordare che è privata non quando è accreditata convenzionata e con soldi pubblici. Quello è servizio pubblico. Quindi, ho visto posizioni estremamente divise. Mentre, diventa un compito gravoso da parte della Giunta se, durante anche l’epoca Covid, epoca Covid ancora purtroppo non finita, però uno dei dati allarmanti che ha dato l’assessore Donini è che, se non c’erano 3.000 posti letto della struttura privata accreditata, forse quei posti letto su cui ci siamo tanto detti che l’Emilia-Romagna ha retto forse non avrebbe retto. Allora, bisogna avere un pochino meno ideologia. Quindi, quando il capogruppo le ha ricordato che ci vuole maggiore concretezza e forse minore libro dei sogni, è chiaro che lo sforzo è stato estremamente importante, lo sforzo di dover tenere una compagine che su alcuni argomenti la vede in maniera estremamente diversa. Prima ha parlato il mio collega di scuola e anche lì c’è una visione ideologica di impostazione molto diversa.

Rimango sul tema sanitario e parlo degli specializzandi. Signori, visto che abbiamo il nostro presidente, che è anche il presidente della Conferenza Stato-Regioni, è chiaro che non ci possiamo accontentare del fatto che incentiveremo e incrementeremo quelle che sono le borse di specializzazione. È troppo poco, perché la nostra università “sforna” – passatemi il termine, perdonatemi – tanti laureati medici e poi abbiamo il famoso imbuto, ma non l’imbuto da riempire del ministro Azzolina, un cono di bottiglia in cui perdiamo tanti medici laureati che non trovano la scuola di specializzazione. Quindi, qua uno sforzo deve essere fatto da tutte le Istituzioni che ci sono in campo. Sicuramente l’Emilia-Romagna non se la può cavare in questa maniera.

So che c’è stata anche una manifestazione qua davanti, per cui oggi si chiede di non lasciare indietro nessuno. Non è possibile che la nostra università in Emilia-Romagna formi dei medici e questi medici non trovino la scuola di specializzazione. Quindi, è per quello che è troppo poco dire “incrementeremo i fondi”.

Vado sulla burocrazia e la legalità. Ho sentito dire nel suo intervento che dobbiamo riuscire a mantenere un giusto equilibrio tra togliere alcune regole e garantire, ovviamente, la legalità. Oggi, essendo il tessuto produttivo emiliano-romagnole fatto di piccole e medie imprese e l’occupazione anche nel nostro Paese, non solo in Emilia-Romagna, per oltre l’80 per cento garantito dalle piccole e medie imprese, quelle piccole e medie imprese a queste burocrazie non riescono in qualche modo a starci dietro. Da quel punto di vista, il rischio è proprio quello che chi non deve fare reddito nella maniera più sana e più trasparente possibile abbia apparati burocratici per riuscire... Riesce a stare dietro a questi apparati burocratici. Anche nel tema della legalità, l’iper-strutturazione, la sovrapposizione delle norme che si sono instaurate e questo Codice degli appalti non ha garantito la legalità. Anzi, forse solo le imprese che hanno forme diverse di reddito o di accesso al credito riescono a sopperire a questa burocrazia.

Mi è stato detto “cinque minuti” e sono già arrivato alla fine. Avevo tante altre cose da dire. Chiudo dicendo solo che abbiamo una proposta per le ASP. Io ho sentito che dobbiamo ripartire dal pubblico anche sui servizi socioassistenziali. Lei sa, presidente, che quando ero sindaco, una delle cose che le avevo chiesto era di riuscire a venire incontro alle aziende pubbliche, che non pagassero l’IRAP. Non perché si vuole fare una proposta demagogica. Soprattutto perché, altrimenti, le nostre ASP, le nostre aziende pubbliche...

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Pelloni, le chiedo...

 

PELLONI: Stavo chiudendo.

È antieconomico, quindi non è sufficiente dare un incentivo che non si sa quando arriva, perché questo contrasta la programmazione di queste aziende. Lo recupereremo questo argomento in Commissione. Ho già capito un po’ come funziona qua dentro. Solo perché lo ha proposto la Lega sicuramente verrà bocciato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pelloni.

Consigliere Bergamini, prego.

Si prepari il consigliere Daffadà.

 

BERGAMINI: Signor presidente, colleghi consiglieri, anch’io cerco di andare in fretta. Vorrei fare un focus anch’io sul tema dell’ecologia e dell’economia verde, così come l’abbiamo chiamata.

Il rischio, quando tutti i media mainstream e le persone più ricche del pianeta spingono per un certo tipo di riforma, è quello che questi cambiamenti non siano esattamente nell’interesse del popolo. Il rischio credo ci sia. Quando mai una rivoluzione autenticamente popolare è nata dall’alto? Per questo motivo, e non per altri, ho alcune perplessità sulla rivoluzione verde che vogliamo mettere in concreto nei bilanci di questa Assemblea. Non vorrei fosse un’altra ideologia per la quale tra cinquant’anni dovremo scusarci ancora. Non vorrei che certi cambiamenti danneggiassero le nostre filiere in modo irresponsabile o che i cambiamenti auspicati danneggiassero o diminuissero la forza lavoro, le maestranze emiliano-romagnole, su cui anche lei ha speso importanti parole, presidente, questa mattina. Questo dal settore agroalimentare fino a quello della meccanica di precisione. Tutti quanti.

Si sta assistendo in questi ultimi anni a un’economia che vuole bruciare le tappe della green economy, con controlli stringenti e altro, ma ricordiamoci che siamo anche una Regione che vanta una serie di eccellenze nel settore degli imballaggi e della produzione di plastica, anche bio, che vorremmo sempre più all’avanguardia nel riciclo e nell’economia circolare, ma questo non deve avvenire attraverso provvedimenti che rischiano di affossare i nostri settori produttivi di eccellenza. Talune economie di oltre frontiera si fregherebbero le mani se questo avvenisse, mentre noi metteremmo a repentaglio alcune decine di migliaia di posti di lavoro che operano anche all’interno dell’indotto proprio in un momento storico in cui diviene fondamentale lavorare per la difesa della nostra occupazione, come tutti vogliamo fare.

Questa Regione ha l’esperienza amministrativa e certamente ha anche la capacità di vigilare sui rischi che ho sin qui menzionato anche con qualche provocazione intellettuale nella mia premessa. Naturalmente sarà compito dell’opposizione controllare affinché il tutto sia condotto nella massima trasparenza ed efficacia. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bergamini.

Consigliere Daffadà, prego.

Si prepari la consigliera Marchetti.

 

DAFFADÀ: Buonasera, presidente.

Permettetemi di condividere l’emozione di partecipare a questa Assemblea, nell’anniversario dei cinquant’anni, l’Assemblea della Regione Emilia-Romagna, la locomotiva d’Italia, la Regione che si è sempre rialzata e sarà così anche questa volta.

Sono orgoglioso anche di rappresentare la provincia di Parma e nello specifico l’Appennino, la montagna, dove sono nato e dove risiedo, quella montagna sulla quale, come detto dal presidente questa mattina, la Regione ha investito nella scorsa legislatura, quella montagna oggetto fondamentale di questo programma appunto illustrato questa mattina, in cui sono presenti interventi importanti per giovani coppie, per le imprese, l’IRAP ed altro, ora anche per la […] di questi giorni e il potenziamento di vari servizi; una connettività che comunque vede già l’Emilia-Romagna al primo posto in Italia. Attraverso Lepida in questi anni si è sviluppata la connessione in fibra in tutti gli edifici pubblici dal mare all’Appennino, scuole, ospedali, università, con importanti interventi anche in tantissime aree industriali. Certo, non basta. Ora serve completare la copertura di tutto il territorio. Abbiamo bisogno del presidio del territorio. La residenza nelle aree montane è sicuramente la prima prevenzione rispetto al dissesto. Vanno accorciate le distanze e non solo quelle fisiche, come ferrovie e strade, e mi riferisco, per esempio, nel mio territorio appunto alla Pontremolese, in questi giorni anche con un finanziamento accordato dal Governo, ma anche economiche, come l’azzeramento dei costi come appunto si è detto del trasporto per i giovani oppure l’abbattimento delle rette dei nidi. È fondamentale ribaltare anche il calo demografico. Aiutiamo le famiglie e la famiglia, aiutiamo la natalità. Ottimo gli aiuti con il voucher per lo sport in questi giorni per le famiglie anche numerose. Dobbiamo lavorare per aiutare le famiglie più numerose e cercare di ridurre il gap con i Paesi del Nord Europa. Accolgo con favore, essendo di Borgo Val di Taro, uno dei comuni in cui c’era prima un punto nascita, l’indicazione della riapertura, presìdi fondamentali, ovviamente in sicurezza per il territorio. Non torniamo al passato, ma guardiamo davvero al futuro, alla riapertura e, come detto, in sicurezza.

A questo si aggiunge il potenziamento, come descritto nelle linee guida, della sanità territoriale, che è indispensabile, visto e testimoniato anche dall’emergenza del Covid di questi periodi.

Va bene il potenziamento delle linee ferroviarie, come si è detto. Vanno, però, garantiti un po’ di più i servizi essenziali ordinari delle ferrovie, e mi riferisco al potenziamento del numero dei treni e anche alle stazioni, perché spesso le stazioni sono abbandonate. Trenitalia o RFI – adesso non ricordo chi le gestisce – le lascia abbastanza desolanti. Quindi, potrebbero essere davvero luoghi pubblici da tenere vivi e non vuoti. Portiamoci attività, uffici turistici magari, negozi con prodotti di aziende agricole locali.

Il nostro territorio è una cosa di cui vado molto fiero e in tanti sono partiti per cercare fortuna all’estero nel secolo scorso. Sono emiliano-romagnoli nel mondo, e non lo dimenticano loro, e ne sono anche molto orgogliosi. Ebbene, facciamo bene a considerare, come è scritto nel programma, la Consulta, che è il punto con i nostri concittadini presenti in ogni angolo del mondo. Nel nostro territorio, anche in questa emergenza, sono stati in continuo contatto con noi, hanno inviato molti aiuti a ospedali e al volontariato, appunto il volontariato al quale va un grandissimo grazie per tutto quello che è stato fatto fino ad oggi, anche in emergenza, oltre che un ringraziamento ai sanitari. Ma il volontariato c’è sempre, anche in tempo di pace e anche in emergenze passate. Mi riferisco soprattutto a quello della Protezione civile, da cui provengo e su cui con piacere riconosciamo tutti l’attenzione che questa Regione ha sempre avuto. Nel programma, infatti, è presente il potenziamento della Colonna mobile regionale, che è un fiore all’occhiello e all’avanguardia a livello nazionale. Continuiamo su questa strada.

Per finire, le linee guida del programma siano il timone, siano la stella polare per il rilancio di un territorio che ha dato tanto all’Italia e che, come altre volte, si è trovato in ginocchio, ma ha sempre recuperato la forza di ripartire più forte di prima.

Un grande in bocca al lupo al presidente e a tutti noi. Pur nelle differenze, lavoriamo insieme per farcela anche questa volta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

La parola alla consigliera Marchetti, poi chiude la consigliera Rontini.

Prego, consigliera.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Nelle linee di mandato che ci ha illustrato il presidente Bonaccini troviamo la Regione di oggi e quella che vuole essere domani con dei princìpi ben chiari e definiti. Parto dalla prima questione, visti i tempi molto stretti, che credo vada riaffermata con grande importanza in quello che è il diritto all’educare, che attraversa, poi, tutte le politiche e molte delle azioni e delle strategie che ritroviamo nelle linee di mandato. Un diritto all’educazione universale, di cui la collettività si fa carico nella sua dimensione comunitaria e regionale e dove il diritto all’educazione diventa fondamentale per rendere agibili tutti gli altri diritti come argine alla marginalità sociale che tutto questo comporta.

Permettetemi, ma questo non può non partire dall’estensione di un servizio fondamentale: i servizi per l’infanzia, il grande investimento che questa Regione ha già iniziato a fare sugli asili nido e dove non può non esserci un supporto indiretto alle famiglie. Ho sentito in questa mattinata che qualcuno non ritrova questo termine. Beh, io invece vedo un sostegno trasversale in molte delle azioni che ritroviamo nelle linee di mandato. Un investimento sull’accesso ai servizi relativo all’educazione della prima infanzia, che sono inclusivi, con un sostegno alla loro qualificazione e alla formazione di quel capitale umano che vi opera. Rappresentano, quindi, quel vantaggio per la collettività e quel volano indispensabile per vincere le sfide sul terreno del rilancio economico, da continuare a promuovere in quella chiave regionale che già avevamo iniziato nel precedente mandato.

Non accetto chi ha detto che questa Regione ha un approccio ideologico ai servizi per l’infanzia. In questa Regione nasce un elemento prioritario che va incontro ai bambini e alle loro famiglie, che è quello del sistema integrato e di una politica, un modo di fare politica che ha visto nelle alleanze con i territori, con il terzo settore, con la scuola, con le agenzie formative, con gli enti locali, così come abbiamo traguardato da poco nelle linee dei centri estivi, una capacità di fare insieme, soprattutto nei momenti di emergenza, in cui tutti siamo chiamati per cercare ognuno di fare un pezzo. Ecco allora che questa attenzione che penso si sia data ai bambini, alle loro famiglie, ai ragazzi è un’attenzione che si ritrova anche nell’ambito dell’apprendimento informale. Ho sentito parole, a mio avviso, poco generose nei confronti di tutte le politiche che si stanno portando avanti nell’ambito sportivo, così come tutte le politiche del tempo libero, dove ci si dedica al protagonismo giovanile, alla loro capacità di mettersi in gioco, perché è anche attraverso queste azioni, a partire dalla scuola, che si costruisce la cittadinanza attiva.

Tutti siamo convinti che oggi più che mai abbiamo bisogno di un welfare all’avanguardia, capace di sperimentare ed è una sperimentazione che deve tener conto di un contesto che è un work in progress che va ridefinito e su cui si misurano questioni che riguardano da vicino i temi della crescita, dell’innovazione sociale, della creazione di lavoro e della ripresa degli investimenti; investimenti che questa Regione sta continuando a fare nell’ambito dei servizi di cura, delle infrastrutture sociali e sanitarie, sulla formazione permanente, sull’orientamento, sulle ricerche, sulla ricerca, in modo da portare veramente ognuno di noi a queste riforme produttive perché favoriscono e possono favorire la continuità.

Sulla scuola noi diciamo, e qui chiudo, “Avanti, presidente”. Sappiamo che c’è un assessorato al lavoro su questo, perché vogliamo riportare i nostri ragazzi a scuola in presenza in sicurezza, ma ritornare a dare loro quella dimensione di socialità che sono la prima fonte di benessere per una comunità intera.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Marchetti.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Intervengo velocemente, perché ho capito che è l’ultimo intervento, quindi rubo solo qualche minuto. Tra l’altro, chiedo scusa ma prima non avevo capito che mi era stata data la parola. Intervenire qui dall’ufficio mi fa ancora un po’ effetto.

Il programma che il presidente Bonaccini ha presentato questa mattina in aula è un programma ambizioso, all’altezza della sfida a cui la pandemia ci ha messo di fronte e che chiede a ciascuno di noi consiglieri, sia di maggioranza che di tutte le minoranze, di fare la nostra parte per rispondere ai bisogni dei cittadini emiliano-romagnoli e delle nostre comunità.

Da una parte, lo si diceva anche questa mattina, la pandemia ha accelerato alcune dinamiche già presenti nella nostra società, dall’altra ci siamo detti più volte che nulla sarà come prima. Ecco allora che accolgo con favore – lo voglio sottolineare velocemente in questo intervento, aggiungendo velocemente alcune considerazioni a quelle che faceva la capogruppo Zappaterra – la proposta di un patto per la semplificazione che ci impegniamo nel programma di mandato a proporre agli Enti locali, alle rappresentanze sociali, alle professioni, con il quale affronteremo alcuni specifici problemi in chiave di sburocratizzazione regionale. È quello che ci chiedono le piccole e medie imprese, gli autonomi, i professionisti, il tessuto economico di questa regione, che ha retto l’urto e sta cercando di ripensarsi e di ricostruirsi a seguito della pandemia.

Questa è una sfida che, a differenza di tutte le altre, non richiede risorse, è una sfida che penso questa Regione, anche in questo caso, possa essere all’altezza di superare e di vincere. L’abbiamo visto anche in queste settimane e in questi mesi difficili, complicati: alcune cose che pensavamo impossibili in termini di semplificazione e in termini di velocità e rapidità nelle risposte ai cittadini siamo riusciti a farle. Facciamone tesoro, facciamole diventare strutturali. Cerchiamo di facilitare la vita di tutte le persone che in questa regione vogliono continuare a investire, a mettere energie e creatività per la costruzione di impresa. Penso sia nelle nostre corde farlo e penso che con quella concretezza che qualcuno evocava, quella concretezza che è stata premiata del presidente Bonaccini alle ultime elezioni regionali, noi saremo in grado, anche su questa sfida, di dare risposte.

Mettiamoci al lavoro. C’è la massima disponibilità, anche della Commissione politiche economiche, a fare un lavoro di affiancamento in questo senso. Facciamo tutti insieme un passo avanti in Emilia-Romagna. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Adesso la replica della Giunta. Prego, presidente.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Grazie a tutti.

Ho ascoltato quasi tutti gli interventi. Mi sono fatto riportare quelli che non ho potuto ascoltare, anche perché ho dovuto presiedere la Conferenza delle Regioni straordinaria ad un certo punto. Ho ascoltato. Ringrazio tutti, chi ha portato un contributo, idee e proposte. Io resto della mia opinione. Serve dialogo e servono proposte, non attacchi o propaganda.

Io non dico nulla sulla passata Legislatura, neanche sul programma elettorale, perché hanno già valutato e deciso gli elettori. Se mi è consentito un consiglio, in particolare alla Lega, che credo da quel voto, recuperati 14 punti percentuali in otto mesi e 300.000 voti assoluti... Ho pile ‒ io tengo tutto ‒ di interviste in cui mi dicevano di fare le valigie e che era inutile che provassi a correre, quando voi non me ne portate una in cui io dissi che vinceremo le elezioni. Ho sempre consigliato prudenza, perché sono i fatti a parlare, non le opinioni. Io vi consiglierei, ma si vede che la lezione non è servita, un po’ più di prudenza, ad esempio nel definire... Non siamo definiti “ciarlatani”, in malafede, ma mi pare di aver colto che siamo stati definiti “dilettanti allo sbaraglio”. Guardate che se quelli che sono qua, rivotati in quel modo dagli elettori, sono dilettanti allo sbaraglio, non vorrei doveste assegnarvi un giudizio. Oppure, dall’altra, immaginare già oggi ‒ come ho sentito in diversi interventi ‒ che il programma di mandato è completamente di sogni, proposte irrealizzabili. Come fate a dirlo adesso? Guardate che io sui numeri vi sfido, se volete. Un giorno, se volete, facciamo un’Assemblea straordinaria sui cinque anni scorsi e mi elencherete le cose che avevamo promesso e non abbiamo mantenuto. Vi consiglio di prepararvi molto bene, perché ho una qualità io, la memoria. Ci mettiamo lì, le guardiamo. Vi sfido quando volete. Non mi pare oggi il momento, ma soprattutto io vorrei guardare avanti, perché vi coinvolgeremo. Vi abbiamo detto che vi coinvolgeremo per la definizione del programma straordinario dei fondi europei 2021-2027. Vi coinvolgeremo sul tema di questa proposta, che ho avanzato oggi per la prima volta, pubblicamente, del coinvolgere tutti i sindaci, di qualsiasi colore politico, per il tema degli orari della città.

Vi coinvolgeremo, e mi sono già segnato alcune richieste che avete fatto oggi, che trovo giuste, che forse abbiamo definito in quel programma che presentiamo forse un po’ troppo timide, vanno irrobustite, certamente, dalla montagna, al welfare, ai servizi per l’infanzia eccetera, eccetera, eccetera.

Metteremo dentro tutto e cercheremo di migliorare. Discuteremo alla luce del sole e vedremo se ci troviamo d’accordo. Peraltro, nell’opposizione oggi ho sentito anche toni molto differenti. Terremo conto di tutto, perché abbiamo piacere di collaborare, abbiamo piacere di condividere delle scelte. Però, il punto di fondo è questo: ci sono quattro assi e oltre ottanta obiettivi. Su quei quattro assi noi vogliamo immaginare l’Emilia-Romagna del 2030, del 2035, l’Emilia-Romagna che consegneremo ai nostri figli, ai nostri nipoti.

Si fa fatica a chiedere meno tasse e più servizi, chiedere di abolire l’IRAP e chiedere che finanziamo la sanità pubblica che va finanziata esattamente con quella stessa tassa. Si fa fatica a dimenticare di cosa abbiamo discusso pochi mesi fa. A chiedere di privatizzare la sanità pubblica in Emilia-Romagna legittimamente eravate voi, non ero io. Voi avete chiesto il modello lombardo, che io rispetto. Ho fatto un’intervista pochi giorni fa, per chiedere a tutti di smetterla di attaccare la Lombardia.

È una discussione che abbiamo fatto e vi consiglierei di evitare. Lo faremo a suo tempo, ma preparatevi bene quando entreremo nel dibattito. Abbiamo fatto una campagna elettorale sulla qualità della sanità, che, ripeto, è legittima ovunque, ma noi abbiamo presentato un modello, voi ne presentate un altro alternativo. Sono legittimi entrambi. È inutile che scuote la testa, perché è esattamente così, perché altrimenti negate quello che avete detto in campagna elettorale. Si è già votato. Ne discuteremo. Con la sanità privata, peraltro, abbiamo un rapporto eccellente, perché io firmai… Capisco che fa male, Rancan. Fa molto male, fa molto male dover intervenire sulle questioni sulle quali forse non avete nemmeno il coraggio di dirle fino in fondo perché le avete dette qualche mese fa. Proprio per questo, perché io voglio che proviamo a guardare avanti, il tema della maggiore integrazione nello stesso pubblico e privato noi siamo d’accordo per seguirlo. Io firmai l’accordo con i privati in piena campagna elettorale, ai quali dissi: il rapporto è eccellente, ma così…

 

(interruzione)

 

Cosa?

 

(interruzione)

 

Non ho capito.

Dicevo, così qui, se ci sarò io, non aumenterete più di quello che siete. Vuol dire non avere un buon rapporto, non avere relazione? Ma noi siamo convinti che la centralità nella sanità e nella scuola sia pubblica. Vuol dire non avere un buon rapporto con le paritarie? Segnalo che io andai a Bellaria, in campagna elettorale, davanti a 600 persone, scuole FISM, e promisi che da 4,6 milioni avremmo portato a 6 milioni di euro il fondo già quest’anno. Da 4,6 milioni a 6 milioni. Infatti, il fondo viene portato da 4,6 milioni a 6 milioni.

In ogni caso, io vorrei che noi stessimo a valutare, e voi ci valuterete, ci criticherete, ci incalzerete, quello che noi abbiamo in maniera trasparente presentato oggi a quest’aula. Io consiglio di misurarci non se le promesse sono impossibili da realizzare, misurateci se le realizzeremo o non le realizzeremo. E laddove avete buone proposte, noi siamo pronti non solo a coglierle, ma anche a correggere noi stessi. I sindaci che sono intervenuti oggi hanno avuto una gradazione di interventi un po’ diversi da altri, forse perché mi conoscono, forse perché sanno dove abbiamo lavorato insieme, a partire dal terremoto, a partire dalle ASP, perché ad esempio quelle proposte che loro fecero noi in parte, fin dove la legge ce lo consentiva, le abbiamo persino raccolte e realizzate. Siamo fatti così. Non c’è in me nessun vezzo ideologico. A me piace il confronto, mi piace provare a lavorare insieme.

Nessuno di voi ha citato il Patto per il lavoro e per la legalità. Guardate che quella è l’esperienza, che testimonia e certifica una modalità di lavoro che prova a coinvolgere tutta la società emiliano-romagnola. Ci riproveremo di nuovo.

Da ultimo, c’è un punto che mi interessa, e poi chiudo sul tema Piacenza. Noi crediamo che più che fare debito sulla spesa corrente sia meglio fare debito, se ci verrà consentito, oggi a norma non possiamo, sulla spesa degli investimenti. Perché? Perché io posso accettare che a un barista e a un ristoratore ‒ è stato detto da alcuni sia della maggioranza che dell’opposizione che sono tra le categorie più colpite, insieme al turismo, ed è vero, è proprio così ‒ si dia un bonus a fondo perduto, ma attenti: quel barista e quel ristoratore, dopo quelle poche migliaia di euro che permettono loro di restare aperti due o tre mesi, avranno bisogno che entrino i clienti a prendere il caffè, a mangiare una pizza, un piatto di pesce, eccetera, cioè che ci sia un’economia che gira, che ci siano persone che nel portafoglio abbiano un reddito, che ci siano persone che ritrovino il lavoro se l’hanno perduto o lo mantengano o tengano aperta la saracinesca della propria impresa.

Quei 14 miliardi di euro di investimenti, perdonatemi... Certo che sono triennali, si fanno così i piani, ma voi a quei 14 miliardi di euro di investimenti, perdonatemi, preparatevi su questo, dimenticate tre cose. La prima: ci sarà una programmazione di fondi europei 2021-2027 che, come abbiamo detto, scriveremo insieme nei prossimi mesi. Si parla di miliardi di euro. Ci sarà il Recovery Fund e noi parteciperemo, come Regione, al Recovery Plan di settembre perché il prossimo anno ci sarà una dotazione di fondi straordinaria mai vista. Il tema sarà probabilmente più quello di saperli spendere, e dobbiamo dimostrare di saperlo fare, piuttosto che averli. E ci saranno le Finanziarie e le manovre del Governo. Quindi, a quella dotazione ‒ quello che avete chiamato e che anche io avevo chiamato “bazooka” ‒ noi saremo in grado di aggiungere tantissimo altro.

Ultima cosa: Piacenza. Piacenza è una ferita drammatica. Io sono già venuto più volte. Le consiglio, consigliera, di parlare con i vostri sindaci, perché noi le scelte che abbiamo fatto le abbiamo prese tutte insieme. Io sono grato alla sindaca, al presidente di Provincia Barbieri e agli altri sindaci, con cui stiamo peraltro cercando di aumentare la dotazione di investimenti. Stia tranquilla: ciò che non ha funzionato non avremmo motivo né di negarlo né di nasconderlo. Se noi tendiamo, almeno nel linguaggio, a fidarci tra di noi sul fatto che vogliamo insieme dare una prospettiva a questo territorio, forse riusciremo, prima ancora di poter vedere realizzate le cose o meno, ad evitare di doverci già giudicare. Se questo lavoro lo potremo fare insieme, e io vi ringrazio davvero tutti degli interventi di oggi, credo che daremo una mano all’Emilia-Romagna. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, presidente Bonaccini.

Sono pervenute sei proposte di risoluzione: la 761/1, a firma dei consiglieri Lisei, Tagliaferri e Barcaiuolo; la 761/2, a firma della consigliera Castaldini; la 761/3, a firma dei consiglieri Zappaterra e altri consiglieri del PD; la 761/4, a firma delle consigliere Pigoni e Bondavalli; la 761/5, a firma dei consiglieri Rancan e altri; infine, la risoluzione 761/6, a firma della consigliera Piccinini.

I documenti sono stati inviati a tutti i consiglieri e sono stati distribuiti in aula.

A questo punto apriamo per le dichiarazioni di voto congiunte sul complesso delle risoluzioni. Ricordo che ci sono cinque minuti per consigliere e per Gruppo.

Apriamo le dichiarazioni di voto, prima di passare ovviamente alle votazioni palesi delle singole risoluzioni. Chi si prenota per intervenire? Altrimenti, passiamo alle votazioni.

Consigliere Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: So che poi si aggiungeranno altri. Qualcuno suggeriva di passare già alle votazioni, ma non voglio togliere la soddisfazione ai colleghi che poi si iscriveranno per la dichiarazione di voto dopo di me.

Velocemente, presidente, senza usare il tempo a disposizione, solo per dire che sulle risoluzioni abbiamo fatto semplicemente una scelta politica e non di valutazione di merito. Non è un caso, e lo voglio dire, lo sappiamo tutti, che è la prima volta che ci troviamo a presentare le risoluzioni direttamente in seduta, e la gestione è oggettivamente complicata. Non l’abbiamo mai fatto fino ad ora. Ci eravamo dati un metodo di presentarle il giorno prima per la gestione degli emendamenti. Oggi, sulle linee di mandato del presidente, Fratelli d’Italia ha presentato la prima, noi gli siamo andati dietro e ne sono arrivate altre. Credo, però, di poter dire che riscontriamo una gestione veramente complicata, soprattutto se ci si vuole confrontare nel merito anche su quelle degli altri con emendamenti, subemendamenti, e farli arrivare a quelli collegati. Non la tengo lunga, ma è davvero molto complicato fare un confronto di merito che, invece, in una situazione normale potremmo fare e risolvere tante questioni in cinque minuti, semplicemente scambiandoci le fotocopie sugli emendamenti.

Questo lo dico perché, in questo senso, essendo oggi una seduta con un punto molto politico all’ordine del giorno come il programma di mandato, la scelta che abbiamo fatto, dopo aver guardato le risoluzioni, è quella di votare quelle di maggioranza e di respingere quelle di minoranza, e non – voglio essere molto chiara – per la totale contrarietà nel merito, ma semplicemente perché alcuni diversi aspetti potevamo condividerli, su altri punti eravamo contrari, ma la discussione di eventuali emendamenti in questa situazione era davvero molto complessa. Lo dico perché siamo pienamente disponibili a continuare il confronto sui temi che sono stati oggetto delle risoluzioni anche dei colleghi di minoranza, ma in questa situazione non siamo in condizione o di emendarli o di fare un confronto di merito, che speriamo comunque di poter rimandare alle successive aule.

Quindi, la dichiarazione di voto è molto semplice. Voteremo, ovviamente, quella presentata da tutti i Gruppi di maggioranza, che è l’unica senza intestazione, e quella della civica del presidente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Altri? Allora passiamo al voto delle risoluzioni. Vi do pochi secondi, poi passiamo ai voti, ragazzi. Prego, consigliere Rancan.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Apprendo schematicamente che, giustamente, ci viene detto dal presidente Bonaccini di entrare nel merito, però le nostre risoluzioni vengono bocciate per motivi politici e non perché si è entrati nel merito. Quindi, capisco che la destra dice una cosa e la sinistra fa l’altra.

Detto questo, noi avevamo presentato una risoluzione importante, anche ben articolata, sull’autonomia, sull’autonomia dove oltretutto chiedevamo nell’impegno, nei fatti si trattava di ripercorrere quello che era stato il percorso che era stato portato avanti anche in conferenza di trattazione con il Governo, si chiede tranquillamente di continuare con l’articolo 116, quindi con la procedura avviata, ricostruire la Delegazione trattante e coinvolgere i sindaci territoriali. Ci viene bocciata per una presa di posizione politica. Quindi, avverto subito il fatto, presidente, che quello che ha detto lei il Gruppo del Partito Democratico non lo sta assolutamente seguendo, perché, invece di entrare nel merito, prende posizioni politiche.

Detto questo, ovviamente abbiamo letto le altre risoluzioni. Quella della consigliera Castaldini ci sembra più complessiva, perché chiede uno strumento legislativo invece che solamente una presa di posizione politica. Sotto quel punto di vista, quindi, voteremo quella della consigliera Castaldini, come quella delle altre forze di opposizione. Mi permetta, però, di rispondere un po’ a lei e un po’ anche agli altri consiglieri. Quando mi viene detto che non abbiamo fatto proposte, quando continuamente mi viene detto da tante parti che facciamo solo polemica, quando sembra che abbiamo proposto cose inarrivabili, ricordo e concretamente, dico, ricordiamoci che se ci fosse davvero una vera autonomia noi avremmo tantissime risorse in più nel nostro bilancio regionale. Concretamente avremmo tantissime risorse in più. Questo potrebbe davvero servire da volano per tante problematiche, ma anche e soprattutto per tante prese di posizione nel merito di certe questioni.

Le nostre priorità rimangono sempre quelle. Noi non vogliamo guardare indietro, però, ovviamente, il fatto di prendere oggi come una sorta di linea di demarcazione di quello che è stato fatto, di quello che verrà fatto e di quello che oltretutto ci viene proposto nelle linee di mandato... Per forza abbiamo dovuto basarci sul programma elettorale, presidente, perché nei fatti le linee di mandato non le abbiamo lette, non abbiamo potuto leggerle. Quindi, ci siamo basati su quello. Ovviamente, il nostro impegno è quello di fare ‒ lo ribadisco, come abbiamo detto stamattina ‒ un’opposizione dura, critica, concreta, ma anche propositiva. Il nostro fine è quello di arrivare, come dicevo stamattina, ma forse da qualche parte dell’aula la cosa non è stata colta, a dare per il futuro una regione migliore ai nostri figli e alle future generazioni.

Noi vogliamo arrivare a quello. Magari avremo posizioni diverse. Magari avremo due modi diversi di poterlo fare. Al di là di tutti i ragionamenti sulle elezioni, sui quali non entro, perché penso che ci sia da volare un attimo più alto, sicuramente dividere non serve. Serve lavorare per un bene comune. Noi proponiamo e vogliamo proporre un’alternativa concreta al Governo di questa Regione, un’alternativa che sia fatta, come dicevo, di critiche, di proposte costruttive e che coinvolga tutto il territorio.

Qui l’appunto glielo devo fare, presidente: non ci venga a dire che non parliamo con i sindaci. Noi abbiamo tanti sindaci, abbiamo sindaci eletti in Consiglio regionale. Addirittura, e qui cito, ovviamente, la provincia di Piacenza, la maggior parte dei sindaci sono del nostro schieramento politico. Qui, ovviamente, abbiamo un’interlocuzione costante con i nostri sindaci. Quindi, se una parte dell’aula continua a dire che non ci deve essere solamente chi dice che va nei bar, chi parla con la gente, io però dico “Non arrogatevi il diritto di dire che siete solo voi che parlate con i sindaci”, perché questa penso che sia una cosa giusta e soprattutto trasparente.

Sui numeri siamo pronti a discutere quando vogliamo, perché anche noi abbiamo i numeri, ma anche sui virgolettati, perché quando si dice che abbiamo fatto delle dichiarazioni di un certo tipo dove abbiamo detto che tutta la sanità deve essere privatizzata…

Questo è quello che ha detto prima. Forse, magari, le sarà sfuggito, non lo so. Magari le sarà sfuggito. Poi faremo anche una cernita dei virgolettati. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri interventi in dichiarazione di voto?

Collega Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Il consigliere Rancan, che ha depositato la risoluzione in corso d’opera rispetto ai lavori d’aula, avrà visto in questa giornata, una lunga giornata, che esiste un capitolo del corposo programma di mandato che ci è stato illustrato questa mattina e che, ripeto, perché è utile ripetere, non necessitava di una spedizione preventiva, è stato fatto, ma non era un obbligo, comunque ha capitolo esplicito sul tema dell’autonomia in cui si stabilisce un ordine. Al primo punto si dice “Concorso attivo alla definizione di una legge cornice nazionale che determini i principi di perequazione e solidarietà territoriale dei costi standard e dei livelli essenziali delle prestazioni entro cui collocare il progetto di autonomia”.

In assenza di questi riferimenti, quello che voi proponete è quello sul quale ci siamo divisi e ci siamo separati rispetto al percorso che è stato proposto a suo tempo da Lombardia e Veneto, perché ci sono delle differenze e qui le abbiamo scritte, da una parte e dall’altra.

Per questo voteremo contro alla risoluzione che avete avanzato. Dopodiché, visto che oggi abbiamo parlato a lungo, giustamente, di sanità, tra le altre cose, e abbiamo rivendicato l’importanza della sanità pubblica, avremo tutti i cinque anni per discutere. Guardo il consigliere Pelloni, che ha fatto anche un’osservazione pertinente rispetto al contributo che può dare il privato al tempo di erogazione e al concetto di pubblico e privato. Io sono per discutere, non mi rifiuto, anzi, ci mancherebbe, ovviamente però quando si stabilisce un ordine di priorità l’ordine di priorità è che per noi la sanità è pubblica. Poi c’è anche il resto, ma è pubblica.

Poi, visto che il consigliere Rancan chiedeva i virgolettati, io mi affido e leggo il testuale: “Il programma di Lucia è stato fatto con i governatori di Veneto, Lombardia e delle altre Regioni che amministriamo da anni. Sul piano fiscale la proposta principale è quella dell’abolizione dell’addizionale regionale IRPEF, che porta nelle casse delle Regioni oltre un miliardo di euro all’anno. Come sarebbe possibile fare a meno di questo gettito? Riorganizzando, appunto, la sanità. E come? Con un modello diverso che premi di più la sanità privata, perché ha manager privati che la fanno funzionare meglio. Questo per l’Emilia-Romagna è sempre stato un tabù, ma in Lombardia il 50 per cento delle prestazioni sanitarie è privato e le cose vanno meglio”. Gianluca Vinci, deputato della Lega, ma anche fino a qualche settimana fa – mi risulta, ma forse sbaglio – segretario della Lega Emilia, 17 gennaio 2020, Reggionline. Io il virgolettato ce l’ho. Dopodiché, non mi affido al virgolettato, che pure è questo. Quindi, il segretario del vostro partito, la Lega Emilia, riferendosi a Lucia Borgonzoni questo ha detto, punto. Dopodiché, possiamo discutere e possiamo dirci quello che vogliamo.

Io penso, invece, che da questa parte dell’aula e da questa parte della maggioranza semplicemente su questo tema vi abbiamo detto e vi continuiamo a dire che per noi il sistema sanitario è un sistema sanitario pubblico, che va potenziato, e va potenziato nel rapporto e nelle relazioni che esistono e che nessuno intende smantellare, ma va potenziato il sistema pubblico, come vanno potenziati i servizi territoriali. Questi, insieme alla svolta ecologica, alla transizione ecologica, alla necessità di mettere il Patto per il clima e per il lavoro al centro dell’azione amministrativa dei prossimi cinque anni questi, sono gli elementi fondamentali che abbiamo cercato di raccontarvi e di spiegare per l’Emilia-Romagna che vogliamo immaginare fra dieci anni. Questo è quello che abbiamo detto. Dopodiché, come si diceva una volta, carta canta. I virgolettati sono questi. Gli elettori hanno deciso.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Ripeterò quello che ho detto anche in discussione generale. Per noi questo programma è soprattutto un esercizio di stile, un collage, dal mio punto di vista, abbastanza asettico, senza una visione complessiva e lungimirante. Ci sono troppe ambiguità. C’è molta timidezza e poco coraggio, soprattutto sulle politiche ambientali. Ed è il motivo per cui oggi abbiamo presentato una risoluzione in cui vi chiedevamo e chiedevamo alla maggioranza impegni precisi. Oggi, però, si perde un’occasione: l’occasione per dare, da questo punto di vista, un segnale forte su un tema che è diventato preponderante dopo l’emergenza che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo.

Una chiosa, infine, su quello che riguarda la sanità. Confermo che le dichiarazioni di Vinci erano quelle. Privatizzare la sanità e portare questa privatizzazione al 50 per cento. Però oggi sono state fatte da parte della maggioranza delle dichiarazioni importanti, sia sul lato della sanità sia sul lato dell’ambiente. Sono state spese tante parole sulla cosiddetta “svolta green”. Ho registrato tutto, nel senso che ce le segniamo queste parole. Sono parole importanti, a cui, però, vanno fatti seguire dei fatti. E su questo noi vigileremo, controlleremo, vi terremo il fiato sul collo e interverremo tutte le volte che non sarà così. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Io esprimo il voto a favore della risoluzione della maggioranza. Ritengo che il programma presentato oggi sia tutt’altro che carente dal punto di vista ambientale. Abbiamo sentito osservazioni veramente dall’alfa all’omega: chi lo definisce “carente”, chi lo definisce un “libro dei sogni”. Io direi che è un programma realistico. Non è né un libro dei sogni, quindi mi fa pensare che se lo definite “libro dei sogni” lo ritenete molto ambizioso dal punto di vista ambientale, né lo ritengo un programma carente dal punto di vista ambientale.

Poi, sul fatto che debba essere misurato sulla base dei risultati concreti, quindi su un monitoraggio preciso, sull’allocazione delle risorse, siamo d’accordo. Questo verrà fatto. Ma è difficile definire un programma non ambientalmente definito quando è incardinato sui diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU e si parte dall’idea di creare un Patto per il clima, che viene coordinato con tutti i soggetti aventi causa. Io direi che, invece, rappresenta uno sforzo apprezzabile anche per l’innovazione amministrativa che comporta, di una delega che sta sopra ad altre deleghe e che quindi cerca di fare un lavoro di coordinamento.

Per cui, con le riserve che ho già espresso sulla parte che riguarda l’autonomia, non sono una fanatica di questo progetto di autonomia, non lo sono i Verdi, però dire che il programma di mandato non se ne occupa mi sembra di nuovo una forzatura. Mi sembra, invece, molto positivo che almeno si preveda di incardinarlo in una legge di cornice nazionale che cerchi di garantire un’unitarietà di approccio e l’aspetto solidaristico, perché ci sono altri progetti di autonomia che sono molto meno convincenti dal punto di vista della solidarietà, che per noi resta un criterio nazionale per definire le politiche.

Poi, che l’Emilia-Romagna sia più brava e più efficiente mi sembra abbastanza evidente nella storia di questa regione. Però, questo suo vantaggio ha deciso non di giocarlo a svantaggio di altri, ma a vantaggio delle proprie procedure interne.

Ribadisco il voto favorevole. Ovviamente, avendo anche firmato la risoluzione, sono a favore dell’approvazione del programma di mandato e voto contrario alle risoluzioni presentate dalla minoranza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Siamo in dichiarazione di voto sulle risoluzioni che sono state presentate e quindi mi atterrò a queste, non replicherò rispetto ai contenuti che abbiamo discusso in precedenza. Mi limiterò semplicemente a un augurio, seppur tardivo, perché in realtà siamo già partiti, alla Giunta, sulla quale non mi sono espresso singolarmente, anche perché le persone le misureremo sui provvedimenti che verranno assunti. Quindi, ci limitiamo ad augurare, ovviamente, un buon lavoro, con un piccolo auspicio visto che siamo contrari ai doppi incarichi. Speriamo che ormai l’ultimo membro della Giunta, che ricopre un doppio incarico, si dimetta e consenta al Consiglio di acquisire un membro in più e di essere, secondo noi, più rappresentato.

Detto questo, rispetto agli ordini del giorno che sono stati presentati, voteremo a favore di entrambi gli ordini del giorno che riguardano il tema della famiglia, che è un tema che abbiamo sottolineato più volte all’interno delle nostre dichiarazioni, un tema che ci sta particolarmente a cuore. È evidente che l’ordine del giorno presentato da Forza Italia ha una rilevanza e un’importanza maggiore, perché c’è un impegno più importante, perché parla di uno specifico progetto di legge, che è quello che noi auspichiamo, in ogni caso non possiamo ignorare che una parte della maggioranza abbia posto la propria attenzione su un tema a noi particolarmente caro, e questo ovviamente, seppure con una forza e una incisività minore, non possiamo ignorarlo. Il tema della famiglia per noi è importante e ci fa piacere che qualcuno nella maggioranza ci pensi.

Voteremo a favore anche della risoluzione presentata dalla Lega. Seppure è noto che la nostra posizione come Fratelli d’Italia sull’autonomia è una posizione che diverge in parte da quella della Lega, nel senso che noi auspichiamo una riforma più complessiva delle autonomie e del quadro costituzionale nel suo complesso, non condividiamo tutte le premesse che sono all’interno di questo documento, ma condividiamo un dispositivo che, comunque, presuppone e postula un coinvolgimento da parte di quest’aula, perché è questo che postula il dispositivo, un coinvolgimento dell’aula nelle decisioni che verranno sulle autonomie, che è qualcosa che ci trova fondamentalmente d’accordo.

Ci asterremo sull’ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle, in quanto ne condividiamo soltanto alcuni aspetti e non altri, in particolare quelli eccessivamente sbilanciati nella richiesta di orientare l’intera programmazione regionale nella scelta della sostenibilità ambientale. Abbiamo assistito con piacere a questa gara tra i più ambientalisti tra la maggioranza e il Movimento 5 Stelle e, come abbiamo avuto modo di affrontare in tema di discussione, noi crediamo che l’ambientalismo vada perseguito, ma vada perseguito con una sana dose di raziocinio e contemperando un insieme di interessi.

Voteremo contro – credo sia l’ultima risoluzione che resta – alla risoluzione presentata dalla maggioranza. Ci dispiace, anche perché tende a rafforzare le linee programmatiche che sono già state presentate e che evidentemente non ci trovano concordi.

Ci dispiace che la maggioranza abbia anticipato un voto contrario alla risoluzione che abbiamo presentato. Siamo fortemente convinti, e questo è un tema che secondo me abbiamo anche toccato poco all’interno di questa discussione, nella speranza di un rilancio e anche in vista, probabilmente, delle risorse che verranno adottate, che il tema delle infiltrazioni mafiose, soprattutto per i processi che ci sono stati in questa regione, che non possono essere cancellati, visto che ritenevamo fosse una regione immune dalle infiltrazioni mafiose, il tema delle infiltrazioni mafiose ‒ dicevo ‒ e un occhio di riguardo su questo tema ci debba essere.

L’ordine del giorno va in questa direzione. Ci dispiace che la maggioranza non l’abbia colto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie.

Per semplificare il voto, seguendo l’onda della Capogruppo di maggioranza, chiaramente, non avendo la possibilità di entrare nel merito di ogni singola risoluzione, anche per quanto mi riguarda ci sarà un voto favorevole per le proposte di risoluzione dei Gruppi di opposizione e un voto contrario per la risoluzione di maggioranza.

Per quanto riguarda, invece, il programma di Governo, essendo nuovo di questo ambiente, ho anche una “verginità” da spendere, quindi voglio fare un’apertura di credito verso il presidente, con il quale in qualche modo ho anche collaborato nei cinque anni precedenti da sindaco. Voglio cogliere tutte le aperture che ha fatto. Mi è sembrato di capire che sia disponibile ad accettare proposte anche da parte nostra. Voglio credere che sia così e voglio provare nei fatti a seguire questa sua richiesta.

Chiaramente, e qui mi rivolgo un pochino di più ai Capigruppo, in particolare a quello del partito maggiore, del PD, non vorrei che ci trovassimo di fronte ‒ come è già successo in Commissione ‒ al giochino, che era stato discusso in qualche occasione nella Capigruppo e al quale non volevo credere, che la maggioranza fa proprie alcune risoluzioni e poi vota a favore sulla risoluzione che è stata presentata dall’opposizione, bocciando quella dell’opposizione. Se vogliamo essere corretti e lavorare in questo senso, faccio esplicito riferimento alla risoluzione che è stata presentata dalla consigliera Stragliati all’inizio di aprile e poi qualche giorno fa, non ricordo bene la data, con una non meglio identificata motivazione di aggiornamento della risoluzione con le evoluzioni che si sono presentate nel tempo, è stata bocciata la sua e approvata quella di maggioranza. L’effetto è stato che il lavoro fatto dalla consigliera è stato buttato via.

Probabilmente anche l’impatto mediatico che poteva avere sulle persone che sicuramente le hanno chiesto aiuto su questo tema è stato buttato via. Io chiedo, lo chiedo al presidente, ma in particolare a chi si occupa dei lavori in aula, ancor di più in Commissione, perché poi è lì il momento veramente importante dove si discutono queste cose, che in futuro non si facciano questi giochini. Se facciamo ancora questi giochini, chiaramente si presuppone che ci sarà anche un cambio di atteggiamento. Chiaramente noi non abbiamo i numeri, ma se si fa muro contro muro, quando alzeremo la mano, come si faceva ai vecchi tempi, non avremo i numeri per portare avanti le cose, ma quantomeno l’approccio sarà più di scontro rispetto alla propositività.

Su tutte le cose che ha detto il presidente, come ho detto, ho fatto alcuni interventi e molti mi sono rimasti, perché chiaramente venti minuti non bastano per affrontare tutto. Ho una serie di appunti, ho una serie di argomenti che sicuramente con gli strumenti che ancora non conosco bene presenterò alla maggioranza in Commissione o in Assemblea con le varie modalità che mi saranno concesse e spero di trovare terreno fertile, perché, come ho detto nella introduzione del mio intervento, il mio obiettivo personale è quello di portare a casa dei risultati, di fare delle cose per i cittadini, per il territorio e possibilmente non di lavorare solo in termini ideologici e basta.

Questa è un po’ la mia posizione rispetto ai lavori della giornata di oggi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Passiamo alle votazioni delle singole…

Collega Pigoni, mi scusi, l’ho vista adesso. Prego, consigliera.

 

PIGONI: Grazie, presidente. Nessun problema.

Semplicemente per dire che ci sono tanti spunti di riflessione anche nelle risoluzioni che hanno presentato i colleghi della minoranza, alcuni che ci vedono anche concordi. Però, non c’è stata la possibilità in questo momento di fare emendamenti, di presentarli in questa modalità mista, ed è il motivo per cui onestamente non voteremo le vostre risoluzioni.

Sul tema, invece, della risoluzione presentata dalla collega Castaldini, ovviamente, nella parte di premessa le questioni sono anche molto simili. Riteniamo, però, importante la selezione dello strumento adeguato che, secondo noi, in questo caso, non è il progetto di legge e quindi non voteremo neanche quella risoluzione.

Voteremo invece convintamente quella presentata dalla maggioranza nel suo complesso e la nostra. Chiedo anche la cortesia di ricontattare il consigliere assessore Felicori, perché purtroppo non riesce ad accedere, ha un problema, dice che manca l’ID della seduta pomeridiana.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, consigliera Pigoni.

Adesso non ne vedo altri davvero di consiglieri iscritti a parlare, quindi passiamo alle votazioni delle singole risoluzioni.

Apro il voto per la risoluzione 761/1, a firma dei consiglieri Lisei, Tagliaferri e Barcaiuolo.

Ricordo che i consiglieri che sono collegati in remoto votano attraverso la chat.

Dichiaro aperta la votazione (modalità mista: sistema elettronico e chat).

Dichiaro chiusa la votazione.

In aula: 11 favorevoli, 9 contrari e 1 astenuto.

Do lettura del voto:

 

1 AMICO Federico Alessandro, contrario; 2 BARCAIUOLO Michele, favorevole; 3 BARGI Stefano, favorevole; 4 BERGAMINI Fabio, favorevole; 5 BESSI Gianni, astenuto; 6 BONACCINI Stefano, contrario; 7 BONDAVALLI Stefania, contraria; 8 BULBI Massimo, contrario; 9 CALIANDRO Stefano, contrario; 10 CASTALDINI Valentina, favorevole; 11 CATELLANI Maura, favorevole; 12 COSTA Andrea, contrario; 13 COSTI Palma, contraria; 14 DAFFADA’ Matteo, contrario; 15 DELMONTE Gabriele, favorevole; 16 FABBRI Marco, contrario; 17 FACCI Michele, favorevole; 18 FELICORI Mauro, contrario; 19 GIBERTONI Giulia, favorevole; 20 IOTTI Massimo, contrario; 21 LISEI Marco, favorevole; 22 LIVERANI Andrea, favorevole; 23 MALETTI Francesca, contraria; 24 MARCHETTI Daniele, favorevole; 25 MARCHETTI Francesca, contraria; 26 MASTACCHI Marco, favorevole; 27 MONTALTI Lia, contraria; 28 MONTEVECCHI Matteo, favorevole; 29 MORI Roberta, contraria; 30 MUMOLO Antonio, contrario; 31 OCCHI Emiliano, favorevole; 32 PARUOLO Giuseppe, contrario; 33 PELLONI Simone, favorevole; 34 PICCININI Silvia, favorevole; 35 PIGONI Giulia, contraria; 36 PILLATI Marilena, contraria; 37 POMPIGNOLI Massimiliano, favorevole; 38 RANCAN Matteo, favorevole; 39 RONTINI Manuela, contraria; 40 ROSSI Nadia, contraria; 41 SABATTINI Luca, contrario; 42 SONCINI Ottavia, contraria; 43 STRAGLIATI Valentina, favorevole; 44 TAGLIAFERRI GIANCARLO, favorevole; 45 TARASCONI Katia, contraria; 46 TARUFFI Igor, contrario; 47 ZAMBONI Silvia, contraria; 48 ZAPPATERRA Marcella, contraria.

 

Consigliere Bessi, prego.

 

BESSI: Grazie, presidente.

Rettifico il voto. Mi sono sbagliato. Contrario.

Grazie. Mi scusi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Quindi, un contrario in più.

 

Favorevoli 20

Contrari 28

 

È respinta.

 

(La risoluzione 761/1, oggetto 818, è respinta, con voto palese, in modalità telematica,

a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo alla risoluzione 761/2, a firma della consigliera Castaldini.

Dichiaro aperta la votazione (modalità mista: sistema elettronico e chat).

Dichiaro chiusa la votazione.

In aula: 10 favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto.

Do lettura del voto:

 

1 AMICO Federico Alessandro, contrario; 2 BARCAIUOLO Michele, favorevole; 3 BARGI Stefano, favorevole; 4 BERGAMINI Fabio, favorevole; 5 BESSI Gianni, contrario; 6 BONACCINI, Stefano, contrario; 7 BONDAVALLI Stefania, contraria; 8 BULBI Massimo, contrario; 9 CALIANDRO Stefano, contrario; 10 CASTALDINI Valentina, favorevole; 11 CATELLANI Maura, favorevole; 12 COSTA Andrea, contrario; 13 COSTI Palma, contraria; 14 DAFFADA’ Matteo, contrario; 15 FABBRI Marco, contrario; 16 FACCI Michele, favorevole; 17 FELICORI Mauro, contrario; 18 IOTTI Massimo, contrario; 19 LISEI Marco, favorevole; 20 LIVERANI Andrea, favorevole; 21 MALETTI Francesca, contraria; 22 MARCHETTI Daniele, favorevole; 23 MARCHETTI Francesca, contraria; 24 MASTACCHI Marco, favorevole; 25 MONTALTI Lia, contraria; 26 MONTEVECCHI Matteo, favorevole; 27 MORI Roberta, contraria; 28 MUMOLO Antonio, contrario; 29 OCCHI Emiliano, favorevole; 30 PARUOLO Giuseppe, contrario; 31 PELLONI Simone, favorevole; 32 PICCININI Silvia, astenuta; 33 PIGONI Giulia, contraria; 34 PILLATI Marilena, contraria; 35 POMPIGNOLI Massimiliano, favorevole; 36 RANCAN Matteo, favorevole; 37 RONTINI Manuela, contraria; 38 ROSSI Nadia, contraria; 39 SONCINI Ottavia, contraria; 40 STRAGLIATI Valentina, favorevole; 41 TAGLIAFERRI GIANCARLO, favorevole; 42 TARASCONI Katia, contraria; 43 TARUFFI Igor, contrario; 44 ZAMBONI Silvia, contraria; 45 ZAPPATERRA Marcella, contraria.

 

Favorevoli 17

Contrari 27

Astenuti 1

 

È respinta.

 

(La risoluzione 761/2, oggetto 819, è respinta, con voto palese, in modalità telematica,

a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo alla risoluzione 761/3, a firma della consigliera Zappaterra ed altri.

Dichiaro aperta la votazione (modalità mista: sistema elettronico e chat).

Dichiaro chiusa la votazione.

In aula: 11 contrari e 10 favorevoli.

Do lettura del voto:

 

1 AMICO Federico Alessandro, favorevole; 2 BARCAIUOLO Michele, contrario; 3 BARGI Stefano, contrario; 4 BERGAMINI Fabio, contrario; 5 BESSI Gianni, favorevole; 6 BONACCINI, Stefano, favorevole; 7 BONDAVALLI Stefania, favorevole; 8 BULBI Massimo, favorevole; 9 CALIANDRO Stefano, favorevole; 10 CASTALDINI Valentina, contraria; 11 CATELLANI Maura, contraria; 12 COSTA Andrea, favorevole; 13 COSTI Palma, favorevole; 14 DAFFADA’ Matteo, favorevole; 15 FABBRI Marco, favorevole; 16 FACCI Michele, contrario; 17 FELICORI Mauro, favorevole; 18 GIBERTONI Giulia, contraria; 19 IOTTI Massimo, favorevole; 20 LISEI Marco, contrario; 21 LIVERANI Andrea, contrario; 22 MALETTI Francesca, favorevole; 23 MARCHETTI Daniele, contrario; 24 MARCHETTI Francesca, favorevole; 25 MASTACCCHI Marco, contrario; 26 MONTALTI Lia, favorevole; 27 MONTEVECCHI Matteo, contrario; 28 MORI Roberta, favorevole; 29 MUMOLO Antonio, favorevole; 30 OCCHI Emiliano, contrario; 31 PARUOLO Giuseppe, favorevole; 32 PELLONI Simone, contrario; 33 PICCININI Silvia, contraria; 34 PIGONI Giulia, favorevole; 35 PILLATI Marilena, favorevole; 36 POMPIGNOLI Massimiliano, contrario; 37 RANCAN Matteo, contrario; 38 RONTINI Manuela, favorevole; 39 ROSSI Nadia, favorevole; 40 SABATTINI Luca, favorevole; 41 SONCINI Ottavia, favorevole; 42 STRAGLIATI Valentina, contraria; 43 TAGLIAFERRI GIANCARLO, contrario; 44 TARASCONI Katia, favorevole; 45 TARUFFI Igor, favorevole; 46 ZAMBONI Silvia, favorevole; 47 ZAPPATERRA Marcella, favorevole.

 

Favorevoli 28

Contrari 19

 

È approvata.

 

(La risoluzione 761/3, oggetto 820, è approvata, con voto palese, in modalità telematica,

a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo alla votazione della risoluzione 761/4, a firma delle consigliere Pigoni, Bondavalli e Rontini.

Dichiaro aperta la votazione (modalità mista: sistema elettronico e chat).

Dichiaro chiusa la votazione.

In aula: 13 favorevoli e 8 contrari.

Do lettura del voto:

 

1 AMICO Federico Alessandro, favorevole; 2 BARCAIUOLO Michele, favorevole; 3 BARGI Stefano, contrario; 4 BERGAMINI Fabio, contrario; 5 BESSI Gianni, favorevole; 6 BONACCINI Stefano, favorevole; 7 BONDAVALLI Stefania, favorevole; 8 BULBI Massimo, favorevole; 9 CALIANDRO Stefano, favorevole; 10 CASTALDINI Valentina, contraria; 11 CATELLANI Maura, contraria; 12 COSTA Andrea, favorevole; 13 COSTI Palma, favorevole; 14 DAFFADA’ Matteo, favorevole; 15 FABBRI Marco, favorevole; 16 FACCI Michele, contrario; 17 FELICORI Mauro, favorevole; 18 IOTTI Massimo, favorevole; 19 LISEI Marco, favorevole; 20 LIVERANI Andrea, contrario; 21 MALETTI Francesca, favorevole; 22 MARCHETTI Daniele, contrario; 23 MASTACCHI Marco, contrario; 24 MONTALTI Lia, favorevole; 25 MONTEVECCHI Matteo, contrario; 26 MORI Roberta, favorevole; 27 MUMOLO Antonio, favorevole; 28 OCCHI Emiliano, contrario; 29 PARUOLO Giuseppe, favorevole; 30 PELLONI Simone, contrario; 31 PICCININI Silvia, favorevole; 32 PIGONI Giulia, favorevole; 33 PILLATI Marilena, favorevole; 34 POMPIGNOLI Massimiliano, contrario; 35 RANCAN Matteo, contrario; 36 RONTINI Manuela, favorevole; 37 ROSSI Nadia, favorevole; 38 SABATTINI Luca, favorevole; 39 SONCINI Ottavia, favorevole; 40 STRAGLIATI Valentina, contraria; 41 TAGLIAFERRI GIANCARLO, contrario; 42 TARASCONI Katia, favorevole; 43 TARUFFI Igor, favorevole; 44 ZAMBONI Silvia, favorevole; 45 ZAPPATERRA Marcella, favorevole.

 

Favorevoli 30

Contrari 15

 

È approvata.

 

(La risoluzione 761/4, oggetto 821, è approvata, con voto palese, in modalità telematica,

a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo alla risoluzione 761/5, a firma dei consiglieri Rancan e altri.

Dichiaro aperta la votazione (modalità mista: sistema elettronico e chat).

Dichiaro chiusa la votazione.

In aula: 10 favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto.

Do lettura del voto:

 

1 AMICO Federico Alessandro, contrario; 2 BARCAIUOLO Michele, favorevole; 3 BARGI Stefano, favorevole; 4 BERGAMINI Fabio, favorevole; 5 BESSI Gianni, contrario; 6 BONACCINI Stefano, contrario; 7 BONDAVALLI Stefania, contraria; 8 BULBI Massimo, contrario; 9 CALIANDRO Stefano, contrario; 10 CASTALDINI Valentina, favorevole; 11 CATELLANI Maura, favorevole; 12 COSTA Andrea, contrario; 13 COSTI Palma, contraria; 14 DAFFADA’ Matteo, contrario; 15 DELMONTE Gabriele, favorevole; 16 FABBRI Marco, contrario; 17 FACCI Michele, favorevole; 18 FELICORI Mauro, contrario; 19 GIBERTONI Giulia, favorevole; 20 IOTTI Massimo, contrario; 21 LISEI Marco, favorevole; 22 LIVERANI Andrea, favorevole; 23 MALETTI Francesca, contraria; 24 MARCHETTI Daniele, favorevole; 25 MARCHETTI Francesca, contraria; 26 MASTACCHI Marco, favorevole; 27 MONTALTI Lia, contraria; 28 MONTEVECCHI Matteo, favorevole; 29 MORI Roberta, contraria; 30 MUMOLO Antonio, contrario; 31 OCCHI Emiliano, favorevole; 32 PARUOLO Giuseppe, contrario; 33 PELLONI Simone, favorevole; 34 PICCININI Silvia, astenuta; 35 PIGONI Giulia, contraria; 36 PILLATI Marilena, contraria; 37 POMPIGNOLI Massimiliano, favorevole; 38 RANCAN Matteo, favorevole; 39 RONTINI Manuela, contraria; 40 ROSSI Nadia, contraria; 41 SABATTINI Luca, contrario; 42 SONCINI Ottavia, contraria; 43 STRAGLIATI Valentina, favorevole; 44 TAGLIAFERRI GIANCARLO, favorevole; 45 TARASCONI Katia, contraria; 46 TARUFFI Igor, contrario; 47 ZAMBONI Silvia, contraria; 48 ZAPPATERRA Marcella, contraria.

 

Favorevoli 19

Contrari 28

Astenuti 1

 

È respinta

 

(La risoluzione 761/5, oggetto 563, è respinta, con voto palese, in modalità telematica,

a maggioranza dei presenti)

 

Ora votiamo l’ultima risoluzione, la risoluzione 761/6, a firma della consigliera Piccinini.

Dichiaro aperta la votazione (modalità mista: sistema elettronico e chat).

Dichiaro chiusa la votazione.

In aula: 10 astenuti, 10 contrari e 1 favorevole.

Do lettura del voto:

 

1 AMICO Federico Alessandro, contrario; 2 BARCAIUOLO Michele, astenuto; 3 BARGI Stefano, astenuto; 4 BERGAMINI Fabio, astenuto; 5 BESSI Gianni, contrario; 6 BONACCINI Stefano, contrario; 7 BONDAVALLI Stefania, contraria; 8 BULBI Massimo, contrario; 9 CALIANDRO Stefano, contrario; 10 CASTALDINI Valentina, astenuta; 11 CATELLANI Maura, astenuta; 12 COSTA Andrea, contrario; 13 COSTI Palma, contraria; 14 DAFFADA’ Matteo, contrario; 15 DELMONTE Gabriele, astenuto; 16 FABBRI Marco, contrario; 17 FACCI Michele, astenuto; 18 FELICORI Mauro, contrario; 19 IOTTI Massimo, contrario; 20 LISEI Marco, astenuto; 21 LIVERANI Andrea, astenuto; 22 MALETTI Francesca, contraria; 23 MARCHETTI Daniele, astenuto; 24 MARCHETTI Francesca, contraria; 25 MASTACCHI Marco, astenuto; 26 MONTALTI Lia, contrario; 27 MONTEVECCHI Matteo, astenuto; 28 MORI Roberta, contraria; 29 MUMOLO Antonio, contrario; 30 OCCHI Emiliano, astenuto; 31 PARUOLO Giuseppe, contrario; 32 PELLONI Simone, astenuto; 33 PICCININI Silvia, favorevole; 34 PIGONI Giulia, contraria; 35 PILLATI Marilena, contraria; 36 RANCAN Matteo, astenuto; 37 RONTINI Manuela, contraria; 38 ROSSI Nadia, contraria; 39 SABATTINI Luca, contrario; 40 SONCINI Ottavia, contraria; 41 STRAGLIATI Valentina, astenuta; 42 TAGLIAFERRI GIANCARLO, contrario; 43 TARASCONI Katia, contraria; 44 TARUFFI Igor, contrario; 45 ZAMBONI Silvia, contraria; 46 ZAPPATERRA Marcella, contraria.

 

Favorevoli 1

Contrari 29

Astenuti 16

 

È respinta.

 

(La risoluzione 761/6, oggetto 822, è respinta, con voto palese, in modalità telematica,

a maggioranza dei presenti)

 

Sono le ore 19,21. Dichiaro chiusa la seduta, in anticipo rispetto a quanto previsto.

Buona serata a tutti. Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 19,21

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADA’, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Mauro FELICORI, Irene Priolo, Paola SALOMONI, Elena Ethel SCHLEIN.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Vincenzo COLLA, Raffaele DONINI, Barbara LORI.

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

803 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative per far fronte ai danni provocati dalle precipitazioni di giugno 2020 e dal conseguente dissesto idrogeologico nell'appennino modenese. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Bargi

804 - Interrogazione a risposta scritta circa eventuali interventi per la messa in sicurezza della rete stradale acquisita dalla Regione con particolare riguardo alla strada provinciale 568, anche a seguito del sinistro del 06-06-2020 in località Amola. A firma della Consigliera: Piccinini

805 - Interrogazione a risposta scritta circa la necessità di dare ampia diffusione e conoscenza alle norme che regolano l’utilizzo delle mascherine e delle relative deroghe per le persone con disabilità. A firma della Consigliera: Gibertoni

806 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative per far fronte ai danni provocati dalle precipitazioni di giugno 2020 e dal conseguente dissesto idrogeologico nell'appennino modenese. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

807 - Interrogazione a risposta scritta circa le modalità di gestione della emergenza Covid con particolare riguardo ai criteri di istituzione delle c.d. zone rosse, con specifico riferimento al territorio Piacentino. A firma della Consigliera: Gibertoni

808 - Interrogazione a risposta scritta circa la riduzione dei posti letto, assistenza domiciliare, reti sanitarie territoriali e telemedicina in Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Gibertoni

809 - Interrogazione a risposta scritta circa la formazione degli operatori dei centri estivi a seguito dell’emergenza Covid-19. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

810 - Interrogazione a risposta scritta relativa alle risorse ed ai protocolli per cure domiciliari ed infermieri di famiglia c.d. USCA. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

812 - Interrogazione a risposta scritta circa la data dei colloqui per l’affidamento dell’incarico di Direttore “UOC Anestesia e Rianimazione Ospedale Bellaria” nell’ambito dell’IRCCS - ISNB. A firma del Consigliere: Lisei

814 - Interrogazione a risposta scritta circa i flussi turistici in Appennino e strategie per il loro incremento. A firma del Consigliere: Mastacchi

816 - Interrogazione a risposta scritta riguardo la chiusura dei punti prelievi di Sestola, Fiumalbo e Riolunato. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Bargi

817 - Interrogazione a risposta scritta circa l'incarico del facente funzioni alla direzione del DATeR. A firma del Consigliere: Lisei

 

Risoluzioni

 

811 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivare consulenze di supporto psicologico in favore dei minori, del personale educativo e degli insegnanti, oltre che per i genitori presso i centri estivi e tutte le classi degli istituti comprensivi che ne sono sprovvisti, anche presso le scuole paritarie. (09 06 20) A firma dei Consiglieri: Stragliati, Rancan, Marchetti Daniele, Occhi, Bergamini, Liverani, Pelloni, Facci, Delmonte, Catellani, Montevecchi, Rainieri, Bargi, Pompignoli

815 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a fare una valutazione di eventuali costi per sostenere, anche tramite i fondi per il sostegno alla promozione territoriale, il ritorno della Formula 1 presso l’Autodromo di Imola nel corso di questo anno. (09 06 20) A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

818 - Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere la semplificazione amministrativa e ad adottare, in coerenza con le disposizioni nazionali, misure idonee a prevenire l'infiltrazione mafiosa nel sistema imprenditoriale ed economico, nelle pubbliche amministrazioni e negli appalti. (09 06 20) A firma dei Consiglieri: Tagliaferri, Barcaiuolo, Lisei

819 - Risoluzione per impegnare la Giunta a presentare uno specifico progetto di legge sulla famiglia e a sostegno della natalità. (09 06 20) A firma della Consigliera: Castaldini

820 - Risoluzione "Approvazione del Programma della XI Legislatura" (09 06 20) A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Taruffi, Pigoni, Zamboni, Soncini, Tarasconi, Fabbri, Costa, Daffada', Bulbi, Paruolo, Caliandro, Costi, Montalti, Bondavalli, Maletti, Iotti, Amico, Sabattini, Rontini

821 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire a sostegno della natalità con adeguate risorse economiche e ad implementare la creazione di adeguati strumenti di conciliazione a garanzia dell’occupazione, soprattutto femminile. (09 06 20) A firma delle Consigliere: Pigoni, Bondavalli, Rontini

822 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad orientare l’intera programmazione regionale verso la scelta della sostenibilità ambientale come opportunità di sviluppo economico-occupazionale. (09 06 20) A firma della Consigliera: Piccinini

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno – n. 5 prot. NP/2020/1397 del 10/06/2020)

 

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

 

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