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SEDUTA DI MARTEDÌ 28 NOVEMBRE 2023

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Zamboni)

 

OGGETTO 7222

Interpellanza relativa al protrarsi della crisi economica tedesca, con particolare riferimento alle conseguenze sul territorio emiliano-romagnolo. A firma dei Consiglieri: Bargi, Rainieri, Facci, Catellani, Occhi, Bergamini, Delmonte, Liverani

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

BARGI (Lega)

BARUFFI, sottosegretario

BARGI (Lega)

 

OGGETTO 7253

Interpellanza relativa alle criticità rilevate nei collegamenti stradali e ferroviari dell'area nord modenese. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

GIBERTONI (Misto)

CORSINI, assessore

PRESIDENTE (Petitti)

GIBERTONI (Misto)

 

Interpellanza Oggetto 7258

(Ritiro)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 7467

Interpellanza circa la sostenibilità economica della realizzazione della diga di Vetto. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Delmonte, Occhi, Catellani

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RAINIERI (Lega)

PRIOLO, vicepresidente della Giunta

RAINIERI (Lega)

 

Interpellanza oggetto 7505

(Rinvio)

Interpellanza oggetto 7513

(Ritiro)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 7504

Interpellanza relativa alla predisposizione di interventi atti a prevenire gli incidenti che coinvolgono la fauna selvatica, in particolare i due nuclei di daini di Lido di Classe (RA) e Lido di Volano (FE), soprattutto alla luce della disponibilità a collaborare manifestata da ANAS. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

GIBERTONI (Misto)

CORSINI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 7549

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Seconda variazione al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025". (77)

(Esame articolato e approvazione)

(Ordine del giorno 7549/1 oggetto 7703 – Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

MARCHETTI Daniele (Lega)

EVANGELISTI (FdI)

SABATTINI (PD)

MARCHETTI Daniele (Lega)

CUOGHI (FdI)

 

OGGETTO 7680

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento dell'Assemblea, sulla programmazione del Fondo Sociale di Coesione (FSC). Stato del negoziato con il Governo.

(Discussione e conclusioni)

(Risoluzione 7680/1 oggetto 7705 – Presentazione)

PRESIDENTE (Petitti)

BARUFFI, sottosegretario

ZAPPATERRA (PD)

PIGONI (IV)

BONDAVALLI (BP)

RONTINI (PD)

BONACCINI, Presidente della Giunta

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 7703 e 7549

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,50

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 241 del giorno 28 novembre 2023.

Hanno giustificato la propria assenza il consigliere Facci e gli assessori Colla, Lori, Mammi e Salomoni, mentre ci ha raggiunto il presidente Stefano Bonaccini.

I consiglieri Amico e Caliandro hanno comunicato che si collegheranno da remoto a norma dell’articolo 102-bis del Regolamento.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 7222

Interpellanza relativa al protrarsi della crisi economica tedesca, con particolare riferimento alle conseguenze sul territorio emiliano-romagnolo. A firma dei Consiglieri: Bargi, Rainieri, Facci, Catellani, Occhi, Bergamini, Delmonte, Liverani

 

PRESIDENTE (Zamboni): La prima interpellanza è l’oggetto 7222: interpellanza relativa al protrarsi della crisi economica tedesca, con particolare riferimento alle conseguenze sul territorio emiliano-romagnolo.

L’interpellanza è a firma dei consiglieri Bargi, Rainieri, Facci, Catellani, Occhi, Bergamini, Delmonte, Liverani. La illustra il consigliere Bargi, che è il primo firmatario.

 

BARGI: Grazie, presidente.

Faccio notare subito qualcosa che evidentemente non ha quadrato, nel senso che l’assessore Colla già la volta scorsa avrebbe dovuto rispondere a questa interpellanza. Sono stato contattato dai suoi uffici perché non sarebbe potuto essere presente. Io dissi che non c’era nessuna problematica a spostarla in avanti, tant’è che il tema è così ampio e in addivenire che di certo non è che scade come lo yogurt. Il fatto che oggi non sia presente e non mi sia stato detto nulla, mi sembra già uno sgarbo istituzionale non di poco conto, anche perché immagino che risponderà il sottosegretario Baruffi, con risposta preparata dagli uffici di Colla. Chiaro che si perde quello che potrebbe essere o dovrebbe essere, meglio, il ruolo dell’interpellanza, cioè quello di un attimo di dialogo rispetto agli intendimenti futuri dell’amministrazione.

Quindi, insomma, faccio notare questa cosa perché l’altra volta con correttezza ero stato contattato, avevo detto che non c’era problema ad aspettare. Però mi trovo oggi nella situazione in cui invece, senza sapere nulla, non c’è l’assessore. Poi, per carità, può essere un impegno improvviso, ma, ripeto, non c’era l’urgenza. Quindi, bastava dirlo e si poteva rinviare ulteriormente.

A questo punto ormai svolgiamo l’interpellanza. È stata depositata all’inizio dell’estate, fine lavori di Assemblea legislativa, con lo scopo di portare all’attenzione dell’Assemblea una tematica che, a nostro avviso, non è di secondo piano, ovvero quella della crisi, quello che il nostro principale partner commerciale, ovvero la Repubblica federale tedesca, che ha visto protrarsi sul finire dell’anno scorso e nei primi mesi di questo anno, una recessione ormai di fatto divenuta strutturale.

Ricordo anche all’assessore Colla ‒ e qui si capisce perché è difficile derogare se non c’è lui ‒ in una Commissione in questa primavera si parlava di una crisi che un po’ ci fa paura ma che è passeggera. Io mi permisi di dire che secondo me non stava proprio così, infatti depositai questa interpellanza.

Ovvio che sono passati mesi. Non sto a dare una lettura del testo base ma i dati che sono presenti qui si sono evoluti. Qui abbiamo un bel po’ di materiali con cui potremmo andare ad aggiornare quanto era stabilito nell’interpellanza, ma non cambia la sostanza. Il principale partner commerciale della nostra Regione, con un interscambio l’anno scorso di oltre 10 miliardi di euro. è evidentemente la Repubblica federale tedesca che porta una ricaduta importante sul nostro territorio per tanti comprensori.

Da poco, da qualche mese, si è concluso il CERSAIE, c’era molta attenzione e preoccupazione anche da parte delle imprese del distretto ceramico e viene da sé che il distretto dell’automotive, fortemente legato alla filiera dell’automobile tedesca, ne può risentire.

Quindi, a nostro avviso è importante che la Regione Emilia-Romagna, che come dice sempre l’assessore o è nel mondo o non è, affronti la tematica per capire in qualche modo quanto può esserci un ritorno negativo sulla nostra economia.

Vorremmo capire se è attiva una forma di monitoraggio e di attenzione rispetto a quanto sta avvenendo e se la Regione ha pensato di introdurre qualche contromisura rispetto a questa situazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde, per l’assessore Colla, il sottosegretario Baruffi.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

I dati più recenti, elaborati dai vari istituti di statistica nazionale anche a livello internazionale, confermano il progressivo deterioramento del quadro economico a livello internazionale, che sta penalizzando in modo trasversale la maggior parte dei Paesi.

Pesano vari fattori, in particolare l’aumento generale dei prezzi, che ha caratterizzato soprattutto la seconda parte del 2021, tutto il 2022, che sta indebolendo ancora i consumi delle famiglie. Anche laddove assestati sono assestati su valori sensibilmente più alti di quelli di partenza.

Il venir meno del supporto delle politiche fiscali dopo i forti stimoli del periodo Covid con emissioni molto significative di liquidità a favore delle famiglie e delle imprese.

L’inasprimento delle politiche monetarie (penso alla BCE, ma anche alla FED) come risposta all’impennata dell’inflazione, il deterioramento del quadro geopolitico internazionale e su tutto l’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto in Medioriente, con un aumento del clima di incertezze che sta impattando naturalmente anche sui flussi di investimenti esteri a livello globale e anche sulla rideterminazione delle filiere e delle catene di valore internazionale.

Le difficoltà dell’economia cinese, soprattutto quelle legate al settore immobiliare, che rappresentano un rischio per il commercio internazionale e per la stabilità finanziaria, per la dimensione coinvolta, la dinamica economica e quindi il rallentamento non solo in Germania, ma anche in altri Paesi, in Europa e nel resto del mondo. Le stime aggiornate appena pubblicate da Prometeia, ad esempio, indicano come nel 2023 ci si attenda un deciso rallentamento dell’economia nell’area euro, dal più 3,4 per cento stimato per il 2022 al più 6 del 2023 in termini reali.

La Francia passerebbe dal 2,5 del 2022 allo 0,9 del 2023, la Germania dall’1,9 almeno a 0,4, sempre in termini reali.

È pertanto in atto, come dicevo, un rallentamento globale, e il nostro Paese, dopo aver fatto registrare nel corso del 2022 performance mediamente superiori e anche sensibilmente superiori a quelle dei principali partner europei, evidenzia ora una crescita, nel secondo trimestre del 2023, lievemente al di sotto della media dell’area euro (0,4 rispetto allo 0,6).

Una seconda conferma di tale rallentamento è fornita dalle stesse stime di crescita per il 2023. Nella Nota di aggiornamento al DEF per il 2023 si prevede una crescita del PIL reale intorno allo 0,8 per cento nel 2023 e dell’1,2 nel 2024, rallentamento rispetto alle precedenti stime della primavera, che erano rispettivamente di 0,2 e di 0,3 punti percentuali superiori.

Nelle prossime settimane conosceremo le nuove stime per l’economia regionale, che aggiornano la previsione di crescita per il 2023 e per i prossimi anni, su cui potrebbero avere un effetto anche i tempi con cui si stanno mettendo in campo le risorse e gli strumenti in risposta all’alluvione, che ha pesantemente colpito una porzione molto significativa del nostro territorio.

I dati più recenti, che si riferiscono allo scenario di previsione di luglio, evidenziano una crescita del PIL reale regionale dell’1,1 per cento nel 2023 e dello 0,8 per cento nel 2024.

Salto alcuni elementi che poi lascio in forma scritta e vengo all’interscambio commerciale tra l’Emilia-Romagna e la Germania, su cui ha chiesto un focus specifico.

Nel 2022 la Germania si è confermata primo partner commerciale della nostra Regione. Il flusso di vendite verso la Germania è cresciuto di oltre 1 miliardo di euro, a valori correnti pari all’11,5 per cento, rispetto al 2021. Nel primo semestre 2023 l’Emilia-Romagna ha esportato beni e servizi verso la Germania per un totale di 5,4 miliardi di euro, sempre a valori correnti, che rappresentano il 12,5 per cento dell’export regionale totale nel medesimo periodo e il 13,8 per cento del totale delle esportazioni dell’Italia verso la Germania. Questo per dire quanto è interdipendente la nostra Regione, come anche, naturalmente, Lombardia e Veneto, questo quadrante territoriale.

In termini dinamici, rispetto al primo semestre 2022, l’export regionale verso la Germania è cresciuto, poi, del 3,1 per cento, 163 milioni di euro in più, un valore superiore alla media nazionale, che era addirittura dello 0,9 per cento in meno. Tale dinamica semestrale rappresenta la sintesi tra la crescita del 6,1 dei primi tre mesi del 2023 sul medesimo periodo del 2022 e un secondo trimestre, che ha, invece, mostrato una dinamica sostanzialmente nulla, lo 0,1 per cento a valori correnti.

Anche questi dati, questi ultimi, confermano un rallentamento in atto, che però non riguarda, come ho detto, solo il mercato tedesco, ma è un rallentamento trasversale. Non riguarda solo l’Emilia-Romagna, ma l’intero sistema Italia, ed è in linea con l’andamento del commercio mondiale. Questo è l’elemento di scenario che dobbiamo tenere a riferimento.

Analizzando i dati delle esportazioni regionali verso la Germania, a livello della singola provincia e del macro-settore di attività economica, si evidenzia una realtà piuttosto eterogenea. Lo è sempre stata, peraltro. Prendendo in considerazione il primo semestre 2023, si rileva che quasi il 42 per cento delle esportazioni regionali verso la Germania sono state realizzate da imprese dell’area metropolitana e della Provincia di Modena, come da profilo del nostro sistema produttivo. A questo si aggiunge un altro 31 per cento circa realizzato dalle imprese delle Province di Reggio Emilia e Parma, sono altri 1,7 miliardi di euro circa. A livello provinciale, il cuore produttivo della Regione evidenza dati di crescita con una dinamica sul primo semestre 2002 più intense, però partendo da basi più piccole, su Piacenza (+39,7 per cento), Parma (+6,4 per cento), seguite da Bologna (+3,7) e Modena (2 per cento).

Altri territori evidenziano, invece, una diminuzione delle esportazioni verso la Germania. Come osservato, a Ferrara e nelle province romagnole. Anche in questo caso parliamo di dati di partenza comunque differenti, per il profilo economico di questi territori. Ma in questo caso non possiamo escludere, lo rileveremo con più attenzione, se ci sia stato un impatto, com’è naturale che sia, dell’alluvione e quindi un fermo di produzione e una difficoltà di ripartenza.

A livello settoriale, più del 22 per cento delle esportazioni regionali, ossia 1,2 miliardi di euro realizzati nel semestre verso la Germania, si concentrano, anche questa non è una notizia, sulla meccanica. Da qui anche la geografia che prima riferivo sulle province. L’export della filiera meccanica rappresenta anche la filiera con la maggiore integrazione della nostra economia regionale con quella tedesca. Poi, le lascio altri dati di dettaglio nella nota.

Tra i settori che, invece, hanno evidenziato una dinamica negativa, ci sono quelli della metallurgia e prodotti in metallo, il settore dei prodotti di ceramica, a cui lei stesso faceva riferimento, e delle materie plastiche. Stiamo parlando di un meno 19,5 per cento, oltre che quello dell’elettronica e apparecchi elettronici, meno 3,6 per cento. Alla luce di questi dati, sarà dunque importante continuare a monitorare l’andamento nei prossimi mesi dell’anno. Il rallentamento c’è. L’entità di questo rallentamento non è ancora definitiva. Il quadro previsionale continua ad essere caratterizzato da un alto livello di incertezza e variabilità per fattori esogeni ed endogeni.

Chiudo rapidamente, Presidente. Rispetto alle azioni possibili in capo alla Regione, a fronte del continuo monitoraggio dei dati e del confronto con le associazioni e gli stakeholder del territorio, a partire dal Patto ma non solo, supportiamo le attività di sostegno alle imprese, in particolare di internazionalizzazione delle stesse, attraverso bandi e con un’azione continua di sviluppo delle relazioni commerciali, anche attraverso le Camere di commercio, le associazioni imprenditoriali che collaborano allo sviluppo di partenariati, quale quello sul clima sostenuto dal MAECI, che vede il coinvolgimento dell’Università di Bologna e Bonn.

Dai bandi per l’internazionalizzazione emanati nel 2023, peraltro, emerge che le imprese continuano a scommettere sul mercato tedesco. Quindi, anche nei momenti di difficoltà le nostre imprese stanno rispondendo, investendo e partecipando attivamente ai bandi. Proprio di questi giorni, peraltro, il bando Digital export 2023, nel quale la Regione e Unioncamere hanno messo a disposizione oltre 1,4 milioni di euro per rafforzare le capacità delle micro, piccole e medie imprese regionali a operare sui mercati internazionali, assistendoli nell’individuazione di nuove opportunità di business sia nelle aree già coperte e servite che nella ricerca di nuove zone di sbocco. Le domande si potevano presentare dal 9 al 27 ottobre per progetti che in questo momento sono all’analisi e che prevedono una realizzazione entro il 31 dicembre 2024, sempre con l’obiettivo di incrementare la competitività del sistema produttivo emiliano-romagnolo, in continuità e in potenziamento, dopo ne discuteremo anche a proposito di programmazione dei fondi, con analoghe iniziative realizzate nel triennio 2020-2022.

Dopo le lascio una nota scritta con qualche elemento di dettaglio in più.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ho lasciato naturalmente qualche minuto in più al sottosegretario, vista la complessità della risposta.

Adesso la parola al consigliere Bargi per la replica.

 

BARGI: Ringrazio il sottosegretario che si è fatto carico della risposta. Ha esposto molti dati, sicuramente aggiornati e interessanti ma che in buona parte ricalcano, comprese le Province più esposte e via discorrendo, dati che erano già presenti nel testo dell’interrogazione.

Quello che chiaramente a noi interessava era l’approccio politico rispetto a quella che è una crisi che, se rischia di essere sottovalutata, può avere ricadute molto pesanti.

Perché di fatto in crisi oggi non è tanto una questione di qualche numero percentuale di recessione, ma è un modello economico che evidentemente già era costituito su base, noi lo dicevamo a suo tempo, abbastanza fragili. Il neomercantilismo tedesco, basato tutto sull’industria, con sovvenzioni dello Stato e via discorrendo, è un qualcosa che ha appena ricevuto il primo cricco da parte dell’egemone d’oltreoceano, ovvero gli Stati Uniti, con il tema del Dieselgate, ha iniziato a traballare.

Dopo ci ha provato a rigirare la frittata con la transizione green, però è già cosa nota che l’industria dell’automotive tedesca, ad esempio, fatichi a stare al passo con quella cinese. La Volkswagen ha di recentissimo cancellato due auto elettriche di produzione perché non stanno al passo con quella che è una realtà che sta esportando molti più mezzi e veicoli, che è la Cina.

Quindi, non è la questione di qualche punto di recessione di difficoltà, ma di fatto è un modello economico che oggi è messo in crisi, è il modello centrale tra l’altro dell’Unione europea. Quindi, possiamo presumere che la crisi si estenderà anche oltre, ed è stata accelerata in maniera repentina da quello che io mi sento di definire il più grande suicidio geopolitico della storia, ovvero quello messo in atto dall’Europa nei confronti della Russia, il famoso “tubo” di cui parla sempre l’assessore Colla ‒ che oggi non c’è però faccio fatica a non citarlo ‒ che è stato sostituito da un 40 per cento di importazioni di gas in più dalla Russia, però sotto forma di GNL, una forma di materia prima, di materia grezza che però ha prezzi estremamente più volatili e rende più incerto il mercato dell’energia, oltre che più costoso.

Se a questo aggiungiamo un’inflazione, purtroppo dobbiamo dircelo, indotta dal suicidio e indotta anche dalle politiche green che hanno un costo pesantissimo sulle tasche dei cittadini. Se a questo aggiungiamo che la Germania, e di conseguenza la loro influenza sulla BCE, è quella di temere l’inflazione come il male assoluto e rispondere sempre e comunque con politiche di restrizione monetaria, ovvero l’aumento dei tassi, è evidente che si andrà a creare una crisi strutturale in tutta l’eurozona, che proseguirà molto a lungo, a mio avviso, e il prossimo anno sarà ancor più problematico, quindi le contro-risposte (in parte l’avete detto, adesso leggerò con interesse anche i dati presenti nella risposta) in parte l’avete detto, ma lo scopo sarebbe proprio quello, a mio avviso, di cominciare a guardarsi intorno.

Come siamo stati così rapidi a cercare nuovi partner commerciali per quanto riguarda il gas, infatti, forse dovremmo cominciare a guardarci intorno per cercare nuovi partner commerciali, perché limitarsi ad avere un’interdipendenza, termine corretto, lo stesso che usavo verso il mercato russo, poiché a noi serve il loro gas, ma a loro servono i nostri soldi, quindi è interdipendenza, come quella che c’era sulla Germania, quindi avere un focus, una concentrazione così forte del nostro export verso quella realtà può diventare pericolosa.

Le contromisure sarebbero necessarie. A mio avviso, ma lo diciamo sempre tutti, è uno dei grandi motori del Paese, dovrebbe spingere anche sul Governo affinché si vada in questa direzione e anche a cercare di andare oltre questa divisione del mondo in due tronconi, perché il rischio vero è quello di rimanere con il cerino in mano nel gioco tra altre superpotenze.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie a lei.

OGGETTO 7253

Interpellanza relativa alle criticità rilevate nei collegamenti stradali e ferroviari dell’area nord modenese. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’oggetto 7253: interpellanza relativa alle criticità rilevate nei collegamenti stradali e ferroviari dell’area nord modenese.

L’interpellanza è a firma della consigliera Gibertoni, che ha la parola per l’illustrazione.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Assessore Corsini, il tema di questa interpellanza è la situazione in cui versa da tanti anni la Strada Statale 12, in particolare nel tratto che dovrebbe collegare in un modo all’altezza dei tempi Modena, il capoluogo di provincia, e Mirandola, il capoluogo dell’area nord, quindi in particolare nell’area nord un’importante arteria, anzi il principale collegamento stradale di quella parte di provincia, per non dire l’unico collegamento stradale, che collega Mirandola con il suo capoluogo, che è ancora oggi la stessa strada di un secolo fa.

Questo è il problema, ossia un’area nord che da decenni si è molto sviluppata e, tra l’altro, comprende un distretto industriale molto importante, ma in ogni caso comprende le esigenze quotidiane di migliaia e migliaia di cittadini, lavoratori, studenti, pendolari, che non vengono in nessun modo ascoltati da anni, tant’è che quel tratto in particolare che da Modena collega Mirandola è la stessa strada di un secolo fa, di 50 anni fa, di 60 anni fa.

Addirittura si è peggiorato nei servizi, perché fino agli anni Sessanta c’era un treno che collegava nelle due direttrici Mirandola a Modena e Finale Emilia a Cavezzo, che è stato completamente eliminato ‒ una decisione davvero infausta ‒ e mai più reinstallato. Cosicché l’area nord appare specialmente isolata nell’ambito della Provincia di Modena. Eppure è un distretto di pianura, non è un distretto di montagna. Pure in quel caso non giustifica l’isolamento, ma in questo caso ancora di più rimane davvero incomprensibile come mai una strada di pianura non sia stata adeguata negli anni e come mai non si sia pensato ‒ tema, questo, centrale dell’interpellanza ‒ a un trasporto su ferro adeguato, per il quale bastava, tra l’altro, riproporre una linea ferroviaria già esistente fino al 1964.

Le proposte minime, di aggiornare le varie tangenziali, magari su questo potrà aggiornarmi, mi risulta che per il momento siano incomplete. Quindi, non è neanche possibile avere una viabilità più sicura e che, di fatto, aggiri i centri storici. Resta, comunque, il fatto che la strada è stretta, inadeguata, molto insicura dal punto di vista della sicurezza stradale, degli incidenti, quindi deficitaria sotto molti aspetti. Ma quello della sicurezza stradale è certamente uno dei principali, come dimostrato, purtroppo, da molteplici incidenti stradali, anche gravi, susseguitisi negli anni, senza pensare anche al carico di trasporto pesante che si riversa sul cosiddetto Canaletto, quindi su quel tratto della Strada Statale 12, che rende la viabilità impossibile.

Se, poi, pensiamo a quanto sono stati rarefatti i servizi sanitari nella zona dell’area nord, con depotenziamento degli ospedali, chiusura di reparti, invito alla popolazione a rifarsi al capoluogo o a Carpi, vediamo che, purtroppo, questo non ha avuto seguito nel rendere possibile ai cittadini muoversi agevolmente tra una città e l’altra. Si dice loro di tenere come riferimento gli ospedali di Modena, ma non si mettono nelle condizioni di avere una strada minimamente sicura per arrivare, per esempio, agli ospedali vivi. Le stesse caratteristiche dell’economia modenese, tra l’altro, in questa parte di Provincia, con filiere distribuite sul territorio, restano più isolate rispetto ad altri distretti.

Sappiamo tutti ‒ spero ‒ che la bassa modenese è un’area che da sola produce circa il 2,5 per cento del PIL nazionale e, credo, quasi il 10 per cento del PIL regionale. Non c’è soltanto la questione dell’industria da nominare. Davvero, la vita quotidiana del cittadino, del lavoratore, dello studente, del pendolare, di chi per commercio, per sua attività ha necessità di raggiungere il capoluogo è complessissima da decenni. E non sono mai state fatte né proposte né miglioramenti, quasi come se l’area nord e il suo capoluogo Mirandola la politica di questa Regione si fosse detta li abbandoniamo, li lasciamo. Si arrangino, abbandoniamo Mirandola. Si arrangeranno loro. Non si capisce come. Con un elicottero? Perché, davvero, la strada non c’è, è una strada inadeguata, il treno non c’è.

Quindi, quello che chiedo io è… Purtroppo, il treno c’era, come ho detto, ma è stato cancellato già negli anni Sessanta e il territorio della provincia di Modena è tra quelli, a livello regionale, che hanno pagato il prezzo più alto in termini di chiusura e abbandono di tratte ferroviarie, se si aggiungono, a quelle che ho citato, Mirandola-Modena e Cavezzo-Finale Emilia, anche le linee Modena-Crevalcore, Mirandola-Rolo, Carpi-Bagnolo in Piano, Spilamberto-Bazzano e la linea Modena-Spilamberto-Vignola.

Anche la tanto promessa autostrada Cispadana, che dovrebbe collegare il casello di Reggiolo-Rolo al casello di Ferrara Sud, quindi con una direttrice diversa, perpendicolare rispetto alla traiettoria nord-sud, che da decenni si spera potesse collegare il capoluogo di Mirandola con Modena. Mirandola ha fatto… Se lo merita. Mirandola se lo merita un collegamento decente e ha lavorato tanto dal punto di vista industriale, dal punto vista dell’attrattività territoriale. Non merita un isolamento di questo tipo.

Ecco, anche la Cispadana di fatto non risponde, però, alle esigenze trasportistiche, queste che sto cercando di evidenziare, dell’area modenese nord. Rimane fuori dall’evoluzione del contesto dei trasporti nel futuro, oltre a rappresentare un gigantesco spreco di denaro e risorse pubbliche, tenendo peraltro incollato il dibattito sulle esigenze di collegamento di questa importantissima area del territorio regionale alla divisione tra fautori e contrari all’opera. Tutto dipende oggi da un’opera virtuale, che è appunto uno spreco di denaro, ha un impatto ambientale devastante ed è ormai un feticcio ideologico, perché questo è l’autostrada Cispadana. Oltre a essere una presenza virtuale, è un feticcio ideologico.

Quindi, io ascolto volentieri l’aggiornamento che mi darà eventualmente l’assessore Corsini.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola all’assessore Corsini per la risposta.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliera Gibertoni. Con riferimento alla sua interrogazione, ricordo che la Statale 16 dell’Abetone e del Brennero, sulla base del PRIT 2025 attualmente vigente, rientra tra gli assi di valico appenninico di competenza statale. In particolare, nel PRIT stesso, in merito all’itinerario della SS12, sono stati individuati i seguenti interventi: la variante agli abitati di Sorbara e San Prospero, la variante di Montale Rangone e il completamento della variante di Mirandola, nello specifico il secondo lotto, dalla Strada Provinciale 8 alla ricaduta sulla Strada Statale 12 a nord dell’abitato.

In accordo con questa visione pianificatoria, e con le ulteriori esigenze riguardanti anche la porzione di Statale 12, che attraversa Pavullo, finalizzata ad alleggerire il traffico di attraversamento dei mezzi pesanti, queste opere sono state inserite all’interno delle proposte avanzate dalla Regione al Ministero competente per l’inserimento nel prossimo contratto di programma con ANAS, per il quale tuttavia non è ancora possibile definire un orizzonte preciso di attuazione.

Il Ministero ha infatti soltanto avviato una prima consultazione con le Regioni per la definizione delle nuove opere e sta attualmente svolgendo un’istruttoria sulle proposte pervenute.

Non è pertanto possibile, ad oggi, indicare una data certa entro cui tale documento verrà predisposto dal Ministero e sottoposto alla condivisione delle Regioni. Né tantomeno è stato comunicato il budget complessivamente disponibile per la realizzazione degli interventi.

Preciso inoltre che, relativamente all’intervento della variante di Montale, la Regione ha recentemente finanziato la progettazione di fattibilità tecnico-economica, oggetto di una convenzione sottoscritta nel novembre 2021 tra ANAS e Regione.

Il progetto è stato completato da ANAS e consegnato alla Regione ad agosto 2023.

Inoltre, un tratto della Statale è costituito dalla ex Provinciale 40, ora Strada Statale 12 che, in attuazione al DPCM del 21 novembre 19, è rientrata nelle competenze di ANAS dall’8 aprile 2021, con la consegna dei verbali dall’Ente concessionario Provincia di Modena.

Per quanto riguarda la realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria, si sottolinea che tale attività viene effettuata da ANAS con investimenti resi disponibili dal Ministero sulla base di specifici contratti di programma annuali, o di particolari Piani finanziati con specifiche leggi.

Tuttavia, nell’ambito del periodico confronto con ANAS, la Regione si è sempre fatta carico di evidenziare al gestore ulteriori criticità presenti nel tratto in questione al fine di sollecitare l’inserimento dei necessari interventi di adeguamento all’interno del programma di manutenzione.

In particolare, nell’ambito del Piano aggiuntivo di manutenzioni programmate per l’itinerario SS12-SS9, di investimento complessivo di 25,15 milioni, sono stati ultimati interventi di miglioramento del Piano viabile per un importo di 8,40 milioni e sono in corso di realizzazione i lavori di messa in sicurezza del corpo stradale confinante con il fiume Tiepido in Comune di Maranello, per un importo di 0,64 milioni.

Poi, sempre nell’ambito del medesimo Piano, sono in corso di progettazione diversi interventi, che non sto ad elencare verbalmente ma che poi sono dettagliati nella relazione scritta.

In merito invece all’autostrada regionale Cispadana, si conferma che sia piena consapevolezza dell’importanza strategica di questa infrastruttura. La Regione, infatti, ritiene che uno dei pilastri su cui fondare lo sviluppo del nostro territorio sia quello della sostenibilità economica, sociale e ambientale, come più volte rimarcato al Ministero delle infrastrutture, indicando la necessità di cantierare velocemente le opere giudicate fondamentali, già programmate da tempo e che hanno già sostenuto tutte le procedure di approvazione.

Per quanto riguarda i collegamenti con il trasporto pubblico ferroviario tra Mirandola e Modena, il PRIT prevede di sottoporre un’ipotesi di collegamento Mirandola-Carpi ad una valutazione basata su analisi costi/benefici, che ne evidenzino la fattibilità e sostenibilità tecnico-economica.

È stato commissionato infatti, da parte del Settore trasporti, infrastrutture e mobilità della Regione, uno studio che valuti la fattibilità tecnica ed economica di alcuni scenari infrastrutturali e di servizio di trasporto pubblico sull’area in questione. Tale studio ha preso in considerazione i quattro scenari: nuovo tracciato ferroviario Mirandola-Carpi e nuova linea, Mirandola-Carpi-Modena, nuovo tracciato ferroviario Mirandola-Soliera e nuova linea Mirandola-Soliera-Modena, nuova linea diretta Bus Rapid Transit Mirandola-Modena, con tratti in sede propria o referenziata e ad elevata frequenza.

Si tratta di una modalità di trasporto che utilizza mezzi su gomma e, attraverso tratti in sede riservata, ne velocizza significativamente il servizio (vedasi, ad esempio, il TRC di Rimini). Questa modalità di trasporto presenta costi di investimento e di esercizio molto inferiori alla ferrovia e può essere inserita in modo più efficace nei tessuti urbani, raccogliendo potenzialmente più passeggeri.

Infine, la nuova linea BRT, come per l’alternativa 3, cioè i PRT, esercita con frequenza dimezzata le prime due alternative di tipo ferroviario, che puntano a sfruttare la linea Suzzara-Carpi-Modena per coprire la parte della linea e potersi così inserire all’interno dei due nuclei urbani principali.

Le soluzioni del BRT sono invece adottate per un servizio diretto sulla direzione Mirandola-Modena, con costi di investimento ben inferiori ai nuovi tracciati ferroviari.

L’esito della valutazione finanziaria ed economica è ampiamente negativo per le prime tre alternative esaminate, mentre raggiunge un bilancio economico leggermente positivo per la sola quarta alternativa. Questo esito, esaminando i vari passaggi della procedura adottata, non pare condizionato dalla scelta delle tecnologie di trasporto, del tracciato e della frequenza del nuovo servizio, ma pare determinato dall’insufficiente peso demografico dell’area e dalla conseguente scarsa dimensione della mobilità intercomunale, generata dai residenti di questi Comuni.

In altre parole, per concludere, per quanto il nuovo servizio ferroviario, ma anche automobilistico ad elevata frequenza possa essere attrattivo ed acquisire quote importanti di utenze dal trasporto privato, le quantità complessive di spostamenti su cui operare questa diversione modale non permettono di raggiungere un livello di riempimento del nuovo servizio tale da collocarsi in una fascia di sostenibilità, sia finanziaria che economica tale da garantire un bilancio positivo delle risorse impiegate, con conseguente aumento del benessere sociale.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Corsini.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Assessore Corsini, davvero il destino è cinico e baro. Quello che ci dice, casualmente, è che quando un’opera è impattante, cementifica, distrugge, è vecchia, ha quarant’anni, è degli anni Ottanta, tra costi e benefici vincono sempre i benefici. Miracolo. Quando un’opera, invece, è moderna, verde, porta attrattività ai territori, permette alle persone di muoversi, di tutte le età, permette all’anziano di andare all’ospedale di Carpi o all’ospedale di Modena, di costi e benefici, dicono, non se ne deve parlare. È un destino veramente crudele, questo, che ci attende. È davvero crudele questo destino, assessore.

Inferisco dalla sua risposta che Mirandola è lasciata abbandonata al suo destino, perché ‒ dite voi ‒ Mirandola, per una questione di costi-benefici, non merita di essere congiunta con una viabilità decente, che non metta in pericolo la vita dei mirandolesi, al suo capoluogo, che per ora mi pare ancora Modena, non Mantova. Quindi, state dicendo che avete fatto un foglio Excel e che questo rapporto costi-benefici dice che il beneficio, evidentemente, per la Giunta o, comunque, per la vostra pianificazione è maggiore rispetto a quello che può essere dare, dopo un’attesa di cinquant’anni, una viabilità o dei centri al capoluogo dell’area nord.

Io questi ragionamenti li trovo fuori da ogni logicità. Peraltro, sulla mobilità intercomunale: le persone si spostano se ci sono trasporti intercomunali, sennò è difficile che si possano spostare. Li avete abituati e costretti a starsene nel perimetro del loro Comune, anche per l’oggettiva difficoltà di spostarsi in sicurezza e in tempi minimamente ragionevoli. Oggi non c’è. Se lei vuole andare a perlustrare la zona e poi cercare di raggiungere in macchina Modena, potrà eventualmente farsi una sua idea.

Continuo a pensare che, invece, togliere la Cispadana, togliere di mezzo la Cispadana consentirebbe di usare risorse finanziarie e anche consenso per cose che non si stanno facendo oggi e che non avete fatto per decenni. Quindi, continuo a pensare che, invece, la Cispadana sia un feticcio ideologico, che bisogna dimostrare in tutti i modi, anche contro la realtà, la verità delle cose, la logicità e la scienza, che ha ancora un senso continuare a parlarne.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

Interpellanza ogg. 7258 (Ritiro)

 

PRESIDENTE (Petitti): L’interpellanza oggetto 7258, a firma Piccinini, è stata ritirata.

 

OGGETTO 7467

Interpellanza circa la sostenibilità economica della realizzazione della diga di Vetto. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Delmonte, Occhi, Catellani

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’oggetto 7467: interpellanza circa la sostenibilità economica della realizzazione della diga di Vetto. L’interpellanza è a firma dei consiglieri Rainieri, Delmonte, Occhi e Catellani.

Prego, consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Grazie, Presidente.

Vicepresidente Priolo, non è la prima volta che lei risponde a una interrogazione o a un’interpellanza, come in questo caso, sulla diga di Vetto. Il problema è che della diga di Vetto è dal secolo scorso che se ne parla. Si potrebbe dire non è neanche tanto, sono passati 23 anni. No, diciamo che sono passati più di 50 da quando si è iniziato a parlarne e siamo ancora qui a capire se questa diga va fatta piccola, grande, se serve solo per trattenere le acque, se serve per irrigare, se serve per l’energia elettrica, se ci sono già dei disegni.

Stiamo ancora ragionando sul nulla. L’unica cosa certa è che dal marzo del 2023 sono stati stanziati 3,7 milioni per finanziare, appunto, lo studio di fattibilità. Quest’opera, come sappiamo, è un’opera che oramai tutti, tranne Europa Verde, hanno capito che è fondamentale per il territorio di Parma e Reggio. È fondamentale non solo per l’agricoltura di quella zona, che sarebbe già più che sufficiente, visto che si produce il miglior formaggio del mondo, ma servirebbe e sarebbe molto utile, appunto, per trattenere le acque, per gestire le acque in caso di alluvioni, come abbiamo visto in Romagna poco tempo fa, e fare eventualmente anche dell’energia gratis.

Quindi, noi oggi le chiediamo, come dicevo prima di capire, se essendoci già uno studio, che è quello del progetto Marcello, che era uno degli studi già del 1989 quindi, quando si poteva iniziare a ragionare seriamente di costruire la diga… Noi volevamo sapere se questa diga è importante per la Regione Emilia-Romagna, se questo studio di fattibilità, che deve ancora definire la dimensione dell’opera, se ci sono o meno le risorse necessarie per costruirla e come valuta la possibilità, appunto, di recuperare, quindi accelerare i tempi, recuperare le progettazioni già elaborate in passato.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti). Grazie, consigliere Rainieri.

Vicepresidente Priolo, prego.

 

PRIOLO, vicepresidente della Giunta: Mentre venivo in qua ho chiesto agli Uffici di sapere da inizio mandato quante sono le interrogazioni che a vario titolo mi sono arrivate sull’Enza, su cui l’invaso dovrebbe collocarsi. Sono 80 dall’inizio mandato, consigliere, per restituirle un numero rispetto alla discussione che su questa infrastruttura fluviale noi stiamo facendo evidentemente in maniera molto attenta dal 2020 ad oggi. Quindi, se ne parla da cinquant’anni ma in questo mandato ne stiamo parlando in maniera approfondita.

Saprà, e se non lo sa l’aggiorno, che è di recente approvazione la convenzione che la Giunta ha fatto con i due consorzi della bonifica interessati, ma anche con l’Autorità di bacino, proprio per lavorare insieme con questa convenzione alla fattibilità del documento preliminare relativo appunto alla definizione progettuale non soltanto dell’invaso. Nel senso che noi con la delibera abbiamo approvato anche il documento di intenti del contratto di fiume dell’Enza perché, proprio perché noi riteniamo questa infrastruttura strategica, non ragioniamo soltanto di invaso, ma ragioniamo di fabbisogno, ragioniamo di ecosistemi, ragioniamo di un equilibrato impatto che l’opera deve avere sul territorio.

Glielo dico perché, secondo me, dovremmo iniziare a cambiare anche la narrazione su queste infrastrutture, pensando che se sono nemiche dell’ambiente diventa un problema realizzarle, se sono invece inserite all’interno di un adeguato studio, di un adeguato fabbisogno e sono rispettose delle norme di carattere anche comunitario, è evidente che a questo punto noi potremmo ulteriormente dimostrare l’utilità di questo invaso.

Dal punto di vista della copertura economica è evidente che da uno studio speditivo che noi abbiamo fatto, questo invaso potrà avere un costo non inferiore a prezzi attuali a 500 milioni di euro.

È evidente che un’opera di questo genere, che peraltro è ritenuta un invaso, non può che entrare all’interno di una programmazione nazionale degli invasi, non fosse altro che il finanziamento che abbiamo ricevuto per la progettazione deriva proprio dal MIT e probabilmente è questa la strada che noi dovremmo intraprendere, proprio perché dovrà essere, una volta definita la sua progettualità, ritenuta un’infrastruttura strategica, perché se così non sarà, il dibattito locale continuerà all’infinito. ora È ovvio che questo studio, che noi faremo insieme ai due consorzi, ci dovrà consegnare la necessità di individuare un invaso che sia ad uso plurimo. Noi non possiamo più pensare, come nel passato, ad un invaso che abbia soltanto uno scopo irriguo o che abbia soltanto uno scopo idroelettrico o uno scopo potabile. Oggi è necessario che l’invaso abbia tutti e tre gli usi e, tra questi, aggiungerei anche quello che diceva lei: la capacità di laminazione delle acque e quindi la possibilità di intervenire anche durante gli eventi calamitosi.

Nell’ultimo evento di piena dell’Enza che noi abbiamo avuto e che ha interessato il suo territorio, il picco di soglia 3 lo abbiamo avuto proprio a Vetto. Questo dimostra ancor più che probabilmente la possibilità di avere un invaso che, in base anche quelli che sono i codici allerta, ci può aiutare nella laminazione delle acque può essere una cosa utile, però lo deve fare nel rispetto di quello che è il fabbisogno ecosistemico, quindi anche la capacità di trattenimento delle acque deve portare dopo a un equilibrio di sistema e deve essere rispettosa dei fabbisogni e soprattutto degli scenari anche climatici che ci vengono consegnati.

 È anche per questo che questo è uno degli obiettivi del Piano di tutela delle acque, che in questo momento stiamo studiando, ed è estremamente importante il lavoro che sta conducendo l’Autorità di bacino, perché più l’Autorità di bacino, che è l’Autorità del Ministero dell’ambiente, ci dirà che è necessario costruire un’infrastruttura di questo genere, più nella visione complessiva saremo da questo punto di vista appropriati nello strumento.

Dopodiché un’opera da mezzo miliardo ai costi di oggi è evidente che non può rientrare nelle disponibilità dell’Amministrazione regionale, anche perché se è ritenuta un’opera di carattere idrogeologico, lei sa bene che rientriamo nell’articolo 72 del Testo Unico, se è un’infrastruttura strategica ai fini irrigui, rientriamo nel Piano invasi, e da una parte o dall’altra è necessario che il Ministero, nell’ambito del Piano nazionale delle infrastrutture strategiche, insieme a noi accompagni la Regione Emilia-Romagna.

Non possiamo fare troppe scelte strategiche, perché fare troppe scelte significa non fare nessuna scelta. Quindi, quando si individua una scelta è perché a monte c’è uno studio appropriato che dimostra un fabbisogno reale del nostro territorio. Questo è il percorso che abbiamo intrapreso e lo stiamo conducendo con serietà.

La Convenzione prevede un cofinanziamento anche da parte dell’Assessorato all’agricoltura. La Regione, da questo punto di vista, sta compartecipando a questo percorso, che ‒ ribadisco ‒ è collocato all’interno del Contratto di fiume, quindi, come sottolineava lei, di una visione che in questo momento è anche piuttosto unitaria di tutte le componenti territoriali. Questo è un valore aggiunto rispetto a un’opera che, nel corso del tempo, comunque ha avuto qualche conflittualità e che oggi, evidentemente, invece, mostra una visione d’insieme, che si colloca all’interno di una strategia che, però, deve essere allargata. Non pensiamo solo all’invaso, ma a tutto l’ecosistema, al recupero dei laghi Verde e Ballano, per cui ENEL ci ha presentato la rivisitazione del progetto. Recuperiamo acque dagli invasi esistenti, andiamo avanti con Cerezzola, quindi con la possibilità di una traversa che ci aiuti nel trattenere, nell’utilizzare le acque, nella riduzione delle perdite di rete. Dobbiamo fare tutto questo per poi arrivare a dire che l’invaso è oggettivamente necessario e indispensabile.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, vicepresidente.

Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Grazie per la risposta. Vicepresidente Priolo, devo dire che l’ultima sua frase mi ha messo un po’ in confusione. Lei ha detto che bisogna capire se l’intervento, cioè la diga, si può fare o meno in funzione all’ecosistema, tutte queste cose. Mi lascia pensare, ma lei lo ha ripetuto più volte nella sua risposta, che ancora grazie a Europa Verde o a qualche Verde o qualcuno dei vostri colorato di verde, non so adesso come definirlo, che si lamenta perché, magari, nella zona di Vetto qualche uccello non può più nidificare oppure qualche nutria non può più scavare nei canali o robe di questo genere... Io, però, le dico che ‒ ha dato lei i dati ‒ la diga costerebbe 500 milioni di euro. La settimana scorsa abbiamo avuto il Generale Figliuolo che, insieme al presidente, più volte anche citato da lei, ci hanno detto che la piena della Romagna è costata circa 9 miliardi di euro. Ne faremmo 20 di dighe con quei soldi. Quindi, quando le cose si vogliono fare, si possono fare. Servirebbe un po’ più di determinazione da parte vostra, magari trovarvi con coloro che sono contrari, pubblicamente lo hanno fatto, appunto, ma fanno parte della vostra maggioranza, e magari fargli capire anche che 500 milioni sono tanti, ma sono meno di 9 miliardi, soprattutto sono meno delle persone che sono morte.

Io le ricordo che il Veneto, negli ultimi dieci anni di mandato, ha fatto un piano di regimentazione delle acque, che ha permesso all’ultima piena, agli ultimi disastri che ci sono stati in Liguria, in Toscana e in Emilia di non avere danni. Forse i 200 milioni che hanno investito, oggi gli sono stati ripagati in modo ben più ampio.

L’uso plurimo, siamo assolutamente d’accordo. Enel, per quanto ne so, più volte ha parlato con lei e con la Giunta per la questione che lei citava, Verde e Ballano, e altre situazioni che sono di aiuto all’utilizzo, poi, della diga nel momento in cui fosse costruita, però le faccio io una proposta che ho fatto già un’altra volta. Perché la Regione Emilia-Romagna non chiede un commissario ad hoc per la diga di Vetto? Perché l’Emilia-Romagna, se, come dice lei, siete tutti d’accordo e siamo tutti d’accordo, non chiede di commissariare questa struttura, e a quel punto diamo il via a questa benedetta opera?

 

(interruzione)

 

RAINIERI: Bene. C’è un commissario straordinario, ma non è… Stavo dicendo la stessa cosa che le stavano dicendo i miei colleghi, perché siamo un po’ tutti interessati. Delmonte è uno dei firmatari, Maura è firmataria della interpellanza. Non è quello il commissario che serve, non è quello il commissario che serve.

Come per l’alluvione c’è un commissario, che si chiama Stefano Bonaccini, per l’urgenza c’è un altro commissario che si chiama Figliuolo per la costruzione. Qui serve una persona… Non dico che sia un generale, ma che sia una persona che si occupi solo ed esclusivamente di portare avanti la costruzione della diga risparmiando, gestendo ‒ tutto quello che vuole lei, lo chiami come vuole ‒ l’ecosistema, tutto quello che vuole. Ma io sono sicuro che creeremmo un ecosistema ancora migliore per le piante, per gli animali, per le nutrie, ma soprattutto per i cittadini e le attività dell’Emilia-Romagna.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

 

Interpellanza oggetto 7505 (Rinvio)

Interpellanza oggetto 7513 (Ritiro)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’ultima interpellanza, perché l’interpellanza oggetto 7505, a firma Gibertoni, è rinviata.

L’interpellanza oggetto 7513, a prima firma Delmonte, è ritirata.

 

OGGETTO 7504

Interpellanza relativa alla predisposizione di interventi atti a prevenire gli incidenti che coinvolgono la fauna selvatica, in particolare i due nuclei di daini di Lido di Classe (RA) e Lido di Volano (FE), soprattutto alla luce della disponibilità a collaborare manifestata da ANAS. A firma della Consigliera: Gibertoni.

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’ultima interpellanza, oggetto 7504: interpellanza relativa alla predisposizione di interventi atti a prevenire gli incidenti che coinvolgono la fauna selvatica, in particolare i due nuclei di daini, di Lido di Classe e Lido di Volano, soprattutto alla luce della disponibilità a collaborare manifestata da ANAS.

L’interpellanza è a firma della consigliera Gibertoni. Prego, consigliera.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Assessore Corsini, questa interpellanza, si ricorderà, è il secondo capitolo di un’altra interpellanza di maggio a cui lei aveva dato una risposta, che ho richiamato nel testo dell’interpellanza, che era una risposta di sostanziale apertura rispetto alla disponibilità di ANAS.

Ricapitolo brevemente. ANAS aveva dato la disponibilità, in seguito anche ad una serie di istanze che gli erano giunte anche da me e a incontri che avevo chiesto per poter approfondire la questione, e appunto ANAS aveva dato una disponibilità importante, a mio avviso, tecnicamente anche molto seria e molto professionale, quindi una grande opportunità di collaborazione per la Regione per risolvere questo problema.

Aveva detto che si diceva disponibile - questo me lo confermava anche lei, assessore, a maggio - come già avvenuto in altre realtà regionali, a valutare e all’occorrenza anche ad autorizzare ulteriori progetti, oltre a quelli che sono già previsti. Penso a dissuasori previsti dal codice della strada, ma anche a ulteriori progetti sperimentali, quindi non previsti dal codice stradale, volti a congegnare sistemi di prevenzione per la sicurezza stradale, la sicurezza della circolazione e la sicurezza di animali e automobilisti.

ANAS aveva fatto questa importante apertura sia sul lato di ciò che già c’è, sia sul lato del pensare, assieme alla Regione e ai servizi regionali, dispositivi nuovi, specifici, tecnici o dispositivi che esistono in altri territori, ma che in Emilia-Romagna magari o in quella zona non sono mai stati sperimentati, e metterli a terra in questo caso letteralmente.

L’Ente di gestione del Parco del Delta del Po aveva espresso soddisfazione, come lei mi riferì nella risposta a maggio, con l’interpellanza, proprio perché tra l’altro in questa zona viene studiata la presenza del lupo, e il lupo è un importante bio regolatore, che peraltro può provvedere a riequilibrare, equilibrare già di per sé, senza bisogno di interventi antropici di nessun tipo l’equilibrio della fauna e della biodiversità, però i lupi si trovavano morti sulla strada.

Cito un esempio: qui, sulla Strada Statale Adriatica 16, nei pressi dell’abitato di Fosso Ghiaia, un lupo di due anni travolto e ucciso, quindi con grossi pericoli per il Parco del Delta e la sua biodiversità e con grossi pericoli per la circolazione stradale.

Lei mi aveva aggiornato su questo, confermandomi che anche la Direzione Agricoltura, caccia e pesca, in accordo con le altre Direzioni competenti, intendeva avviare una fattiva collaborazione con ANAS e gli altri soggetti coinvolti, al fine di fornire la propria valutazione per le misure che potessero diventare sperimentazione concreta, io mi auguravo a maggio nel giro di un tempo ragionevole.

Le chiedo quindi con questa interpellanza se confermi (spero di sì, visto che l’ha confermata a maggio) che la fattiva disponibilità dimostrata da parte di ANAS di valutare e collaborare a queste attività di prevenzione abbia portato nel frattempo a qualche passo avanti nella predisposizione di interventi concreti, o altrimenti con quali tempi si intenda realizzare questi progetti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Gibertoni.

Risponde l’assessore Corsini. Prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie.

In riferimento all’interpellanza, informo che, facendo seguito alla nota di ANAS citata dalla consigliera, nella quale si affermava la disponibilità della stessa ANAS a valutare e all’occorrenza anche ad autorizzare ulteriori progetti, volti a congegnare sistemi di prevenzione del transito animale, ancorché eventualmente non indicate nel Codice stradale, che gli Enti deputati vogliano, sulla base delle loro specifiche competenze, proporre sulla base di altre già verificate esperienze, la Direzione generale Agricoltura, caccia e pesca ha avuto un primo contatto informale, da cui è emerso come le risorse economiche per attuare un’eventuale sperimentazione sulla sicurezza stradale debbano essere messe a disposizione dalla Regione. Purtroppo, successivamente, le emergenze relative all’epidemia da peste suina africana e alluvione di gran parte del territorio regionale hanno impegnato incessantemente sia la DG Agricoltura che la DG Cura del territorio e dell’ambiente, in particolare l’area di lavoro viabilità, che si occupa di sicurezza stradale, e non hanno permesso il necessario approfondimento.

Si ribadisce, tuttavia, che la sicurezza stradale è un tema strategico per la Regione. Nell’ambito della più ampia problematica dell’incidentalità, vengono monitorati anche i dati relativi agli incidenti con animali. Dal monitoraggio dei dati ISTAT, che monitora, tuttavia, solo incidenti con danni alle persone, emerge che, pur avendo una incidenza sulla incidentalità generale molto bassa, gli incidenti con gli animali, non distinti tra selvatici e non, hanno un trend in aumento, anche se non per quanto riguarda la mortalità delle persone.

Considerato che la problematica, però, riguarda anche l’aspetto della salvaguardia della fauna selvatica, il tema sarà sviluppato in sinergia tra le direzioni competenti, anche attraverso un confronto sui dati degli incidenti con animali senza danni alle persone.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Corsini.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

È stato faticoso il lavoro di ricucitura tra accessi agli atti, contatti, dove era andata a finire, dove si era fermata quell’interlocuzione, che forse non era mai partita. Dal mio punto di vista, è stato un lavoro faticoso, a cui io tengo. Mi spiace se viene buttato via. Spero che non sia così. Ritengo che sia proprio a beneficio della Regione che questa opportunità vada colta. Peraltro, è già pronta.

Capisco i ritardi fino a un certo punto. Non manca il personale in Regione. Il suo servizio e gli altri che sono coinvolti in questo tipo di ragionamento possono fare affidamento su un appoggio molto ampio di personale. Arrivare da maggio a fine novembre con un nulla di fatto, secondo me, è inaccettabile. Mi pare di capire dalle sue parole… Intendete recuperare o intendete non cogliere più questa opportunità di collaborazione con ANAS? Recuperare. Dato che, a mio avviso, al di là dei dati... So che i dati sono bassissimi, ma questo non ci deve, secondo me, far voltare le spalle rispetto alla necessità di fare prevenzione. I dati saranno anche bassissimi, ma ne basta anche uno, animali o uomini. Tanto vale prevenire anche quell’unico che potrà essere successo, anche se sono incidentalità di bassa gravità. Anche perché costa poco prevenire. Abbiamo curato anche gli eventuali costi dei dissuasori sperimentali, stiamo parlando veramente dell’ordine di qualche centinaio di euro in più, diversi non hanno neppure bisogno della fotocellula a luce solare, stanno lì e fanno da catarifrangenti, ma sono direzionati in un modo molto più utile rispetto a quello che viene utilizzato oggi.

Non perdiamo quindi la grande competenza che ANAS ci ha dato e ha offerto alla Regione su questo punto, sarà poca cosa, ma se funziona, il consenso è per voi, cioè se funziona, è la Regione che si può prendere il merito di aver fatto una cosa civile, importante, a basso costo e a mio avviso anche molto responsabile, molto lungimirante.

Per una volta che una cosa costa poco, c’è la competenza, ci sono dei tecnici bravissimi, ci vogliono aiutare, vi vogliono aiutare, facciamolo, collaboriamo, portiamo a terra questa cosa e facciamone anche un caso di scuola. Io vi esorterei, una volta che venisse veramente fatto, a vantarvene, a sfoggiarlo, a dire che voi siete per la coesistenza della sicurezza con la biodiversità, con la ricchezza del Parco, con la sicurezza stradale.

Costa poco ed è una cosa fatta bene, una cosa positiva, abbiamo le competenze tecniche che possono spiegare come fare, quindi è quasi banale dirvelo, fatelo e poi vantatevene, avete soltanto da guadagnare da una cosa così, quindi per quale motivo siamo a fine novembre e non abbiamo fatto ancora niente non l’ho capito, torneremo, assessore, a chiederle gli aggiornamenti con una prossima interpellanza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Abbiamo concluso le interpellanze.

 

OGGETTO 7549

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Seconda variazione al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025”. (77)

(Esame articolato e approvazione)

(Ordine del giorno 7549/1 oggetto 7703 – Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo dal nostro ordine del giorno e più precisamente dall’oggetto 7549: progetto di legge d’iniziativa Giunta recante “Seconda variazione al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025”.

Siamo arrivati all’esame dell’articolato.

Prima nominiamo gli scrutatori: consigliera Maletti, consigliera Mori, consigliera Stragliati.

Adesso passiamo all’esame dell’articolato, più precisamente partiamo dall’articolo 1.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 1.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 2.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 3.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 3.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Siamo arrivati all’ultimo articolo.

Articolo 4.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

È stata presentata una proposta di ordine del giorno a firma del consigliere Marchetti Daniele.

Siamo, adesso, alla discussione generale sull’ordine del giorno.

Qualcuno vuole intervenire? Consigliere Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Approfitto di questo spazio che ho a disposizione, anche perché credo che, argomentando e motivando la presentazione del nostro ordine del giorno, ho anche la possibilità di replicare un po’ a quanto abbiamo sentito in chiusura dei lavori di questa mattina, visto che sono intervenuti sia l’assessore Calvano che l’assessore Taruffi, che è particolarmente coinvolto, ovviamente, per la tematica che è finita al centro di questa variazione al bilancio.

Innanzitutto, sfatiamo il mito di questo fantomatico taglio che ci sarebbe sulla non autosufficienza. Questi 350 milioni di euro, che vengono continuamente richiamati e venduti come un taglio, in realtà, non sono altro che risorse traslate sullo stesso capitolo di bilancio per un’altra annualità, oltretutto aumentando lo stanziamento di 85 milioni di euro. Questo perché la legge delega, ovviamente, ha degli obiettivi legati anche al PNRR. Come scadenza abbiamo giugno 2024. Infatti, nel 2024 ‒ ci insegnerà l’assessore Taruffi ‒ partirà la formazione, entreranno in vigore un po’ tutti i decreti attuativi e si partirà, ovviamente, con una sperimentazione su 6 province, per poi arrivare ad una piena attuazione, estesa su tutto il territorio nazionale nel 2026. Questi quindi non si chiamano tagli, ma si chiama programmazione.

Preciso questo anche perché non possiamo raccontare le cose come se fossimo al bar qui dentro.

Chiusa questa parentesi, torniamo alla discussione a livello locale. È stato detto che non possiamo utilizzare i 35 milioni residui che ho richiamato questa mattina, peraltro è vero, ma non l’abbiamo mai chiesto, non abbiamo mai chiesto tutto ciò, anche perché sappiamo benissimo che sono fondi già vincolati. Piuttosto, abbiamo parlato di un loro utilizzo. Nell’ordine del giorno, infatti, per venire al punto oggetto di questo momento di discussione, si chiede di utilizzare questi residui per progetti in linea con quanto viene chiesto dalle organizzazioni sindacali, dai soggetti del terzo settore e dalle associazioni che rappresentano, ad esempio, anche i caregiver familiari.

Questo perché ovviamente non è vero che viene speso tutto questo tesoretto che ci ritroviamo, ne abbiamo la dimostrazione andando a vedere proprio quelle tabelle che ho cercato di illustrare nella maniera più chiara possibile questa mattina, ma evidentemente non a sufficienza, dal momento che non capisco come si possa dire che spendiamo annualmente queste risorse, che abbiamo come residuo, quando, per quanto riguarda la tabella del 2022, si dice che si registrava un residuo iniziale di 45 milioni e ci siamo ritrovati a fine 2022 un residuo finale di 35 milioni, quindi evidentemente queste risorse non vengono spese tutte.

Una parte certamente è stata speso, bene così, ma restano ancora 35 milioni che non sono stati spesi, che non erano frutto soltanto del 2022, perché, come dice chiaramente la stessa relazione, sono residui che derivano dalle annualità precedenti, che i vari distretti hanno accumulato perché non in grado di spenderli per una serie di motivazioni.

 È proprio su queste motivazioni che dovremo iniziare a ragionare, come dicevo in precedenza, ed è per questo che abbiamo ritenuto opportuno presentare un ordine del giorno che va proprio in questa direzione, ovvero quella di cercare di utilizzare al meglio le risorse che mettiamo a disposizione. Quei 35 milioni di euro chiaramente andranno a finanziare o dovrebbero andare comunque a finanziare progetti legati al sistema della non autosufficienza. Ripeto: siamo ben consapevoli che sono vincolati. Ma il ragionamento che abbiamo cercato di aprire in questa sede e in sede di Commissione era un altro. Il ragionamento era sui 18 milioni di euro, che da questa variazione verranno messi, ricollocati sul Fondo regionale per la non autosufficienza.

Come ho detto in chiusura del mio intervento precedente, non vorremmo discutere un aumento di risorse di 18 milioni di euro per poi ritrovarceli come residui il prossimo anno. Il rischio c’è, fino a prova contraria. Quindi, abbiamo chiesto di avviare una riflessione proprio sull’utilizzo di queste risorse, magari cercando di impostare, predisporre dei progetti ad hoc per riuscire ad utilizzarli al meglio, sempre per questioni legate all’ambito sanitario e sociosanitario, quindi non per questioni più banali rispetto alle finalità che sono contenute in tutte le linee guida della non autosufficienza, chiedendo di non tenere in cassa, sostanzialmente, passatemi il termine, anche se va un po’ a banalizzare il tutto, ma voglio rendere bene l’idea, per poi non garantire un servizio in più.

Credo che l’obiettivo di tutti quanti noi sia quello certamente di aumentare i servizi che siamo tenuti a garantire ai nostri distretti sociosanitari. Con il Fondo regionale per la non autosufficienza e tutti i progetti annessi si vanno a finanziare quei servizi fondamentali, quali, ad esempio, le strutture residenziali e semiresidenziali, l’assistenza domiciliare, l’assistenza e il supporto ai caregiver, che spesso non sanno dove sbattere la testa. In regione Emilia-Romagna, in sostanza, abbiamo una legge che non è nient’altro che un manifesto, allo stato attuale.

Credo che in questo pacchetto di risorse potevamo avere la possibilità di andare ad attuare tutte quelle politiche che nel corso degli anni non siamo mai riusciti a finalizzare. Perché? Perché è sempre stato detto che la coperta era corta. Avevamo a disposizione 23 milioni di euro. Chiaramente, una parte è andata al Fondo di riserva e una parte al Fondo spese impreviste. Un’altra parte è stato deciso di stanziarla sul Fondo regionale per la non autosufficienza. Queste, seguendo sempre le finalità sanitarie e sociosanitarie, a nostro avviso, potevamo utilizzarle in maniera differente.

Se il vostro punto di vista è quello legato al fatto che oggi l’importante è dire che il Governo nazionale sta tagliando, mentendo spudoratamente, per poi vendere sulla stampa un aumento del Fondo regionale per la non autosufficienza, che probabilmente ci ritroveremo in cassa il prossimo anno.

Questa versione ve la lasciamo tutta, noi abbiamo cercato di attuare un correttivo, seguendo anche le indicazioni che provengono dai territori, poi ovviamente ognuno di noi farà le proprie considerazioni, ma sicuramente non vi seguiremo in questo atto che di concreto ha ben poco, ma di politico tanto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Marchetti.

Altri sull’ordine del giorno? Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Voteremo a favore dell’ordine del giorno a prima firma del consigliere Marchetti, ordine del giorno che chiediamo anche di sottoscrivere, perché ne condividiamo il contenuto.

Come ha precisato il consigliere, l’ordine del giorno ripercorre sostanzialmente l’iter che ha portato a questa variazione, però propone alcuni correttivi che vanno nell’intento di recepire le indicazioni che provengono dai territori, provengono dai distretti, provengono dalle associazioni.

Cogliamo l’occasione in questo momento per ringraziare i relatori di maggioranza e di minoranza per la loro esposizione, il consigliere Marchetti per la minoranza, per la maggioranza il consigliere Sabattini, e l’assessore Calvano, che ha anch’egli il pregio di rendere straordinaria una cosa ordinaria come una variazione di bilancio.

Comprendiamo cosa la rende straordinaria per la maggioranza, il suo essere un intervento connotante, come è stato detto, identitario, certamente politico e anche ideologico, e noi lo possiamo comprendere, perché non è che ne siano rimasti tanti di interventi identitari ormai dalla vostra parte politica.

 È sicuramente frutto anche, come è stato detto, di una scelta che connota la parte politica che rappresentate, e questo è stato spiegato più volte nelle Commissioni che ci hanno portato fin qua oggi. Ci ha spiegato il relatore di maggioranza come questa variazione debba essere valutata rispetto al profilo politico e rispetto a quello della concretezza. Noi, invece, abbiamo trovato più concretezza nel contenuto di questo ordine del giorno, e noi di Fratelli d’Italia, che sicuramente ragioniamo seguendo valori identitari, però guardando anche alla concretezza, abbiamo spesso fatto fatica a comprendere altri interventi, come quelli del Reddito di cittadinanza, dei banchi a rotelle o del Super bonus, scelte che hanno messo a dura prova la nostra economia e di cui oggi paghiamo tutti lo scotto, tutti i cittadini italiani, anche quelli emiliano-romagnoli.

Comprendiamo, quindi, che sia una scelta che risponde a concrete esigenze quella di investire nel Fondo per la non autosufficienza. Dovendo esprimerci seguendo proprio il vostro percorso tracciato, lo facciamo osservando che, come spiega bene questo ordine del giorno, sicuramente va bene investire in questi servizi, in queste politiche, avuto, però, riguardo anche alla effettiva possibilità per gli Enti, per i distretti, per i territori di impiegare queste risorse.

Oggi è difficile valutare l’impiego puntuale di queste somme senza un puntuale monitoraggio precedente. Lo dobbiamo ripetere, anche se si accalora l’assessore Taruffi. È proprio nella relazione a quella variazione che si dice che lo stanziamento proposto si prefigge l’obiettivo di dare certezza alla programmazione territoriale del Fondo per la non autosufficienza, mettendo a disposizione, entro l’esercizio finanziario 2023, le risorse necessarie ad avviare tempestivamente gli interventi finalizzati ad uno sviluppo equilibrato della rete dei servizi in tutto il territorio regionale. A nostro avviso, invece, così non è. Ve lo dicono i distretti stessi, che chiedono di avere stabilità per la definizione del fondo ad inizio anno. L’incremento finanziario in corso di esercizio rischia ‒ come è ‒ di essere un’operazione di facciata per la Regione piuttosto che un aiuto concreto per i distretti stessi, che in questo modo non riescono ‒ ma lo sapete bene ‒ a predisporre progetti e ad affidare servizi per tempo.

Giustamente, questa considerazione è richiamata nell’ordine del giorno. Allora, ci chiediamo, se davvero la Regione ha una visione e intende promuovere queste politiche sempre, che rivendica come identitarie, intanto lo dovrebbe fare investendo nel monitoraggio, che aiuta e che non è secondario in questo settore, come in altri (sui monitoraggi riteniamo siate un po’ deficitari) e anticipando, se del caso, anche le somme che poi il Governo, con il proprio bilancio di esercizio, riconoscerà. Un Governo, ci tengo a dirlo, visto che è stato citato più volte, che si è trovato in una situazione economica che non ha provocato, ma in cui si è trovato, che porta un nome e cognome, non certo quello di questo Governo. Un Governo che non taglia sulla disabilità, investe sulla famiglia, recupera somme, vede quelle conseguenti al Reddito di cittadinanza, prima tagliato e che poi sarà abolito.

L’assessore Calvano ha detto, giustamente, che voi parlate con le banche per rimediare alle cattive scelte, secondo noi fatte in precedenza, scelte che vi hanno portato a sottoscrivere quei contratti affetti da vizi e da criticità, dove avete recuperato somme su proposta transattiva proposta dal giudice, proposta transattiva che vi ha sicuramente permesso di recuperare una parte del danno subìto, ma che vi ha condannato, ha condannato la Regione al pagamento delle spese legali, per cui ‒ ripeto ‒ sottoscriveremo e voteremo l’ordine del giorno a prima firma Marchetti.

Anticipo anche la dichiarazione finale di voto su tutta la variazione: voteremo contro, perché ci sembra una variazione da valutare politicamente e quindi ideologica e non strutturata per rispondere alle reali esigenze dei territori e dei distretti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.

Altri sull’ordine del giorno? Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Grazie, presidente.

In Commissione abbiamo provato ad affrontare questo tema di come funziona all’interno degli Enti locali sia il Fondo per la non autosufficienza, sia l’accertamento delle entrate e il finanziamento dei progetti.

Permettetemi una battuta. È chiaro che un po’ dagli interventi che ho sentito dei colleghi sconta, secondo me, l’inesperienza dal punto di vista amministrativo negli Enti locali. Questo non è un augurio che possiate fare questa esperienza, però è chiaro che un elemento di chiarezza ci vuole. Quando leggiamo i monitoraggi, che sono importantissimi, è chiaro che quei tipi di monitoraggi non vanno letti in serie, vanno letti in parallelo, cioè gli stessi 45 milioni di un anno non sono gli stessi residui dell’anno successivo, sono i residui e, se considerate che grosso modo su 540 milioni 35 milioni è il residuo, stiamo parlando di poco più del 6 per cento, che è tendenzialmente un residuo fisiologico. che serve materialmente per la continuità dei progetti.

Cosa succede con questa variazione? Io la ritengo una scelta politica certamente, non riesco a capire qual è l’elemento ideologico, perché se tutti siamo d’accordo sul tema del Fondo per la non autosufficienza e sul sostegno ai più fragili (così raccolgo da questi interventi), non riesco a capire quale sia l’ideologia contrastante che provoca questi elementi di frattura.

Questa è una scelta certamente politica, ma anche di bilancio. Cosa sarebbe successo se non l’avessimo fatta? Queste risorse sarebbero andate in avanzo del bilancio regionale e sarebbero state disponibili per l’assestamento 2024. Anticipare questo tipo di variazione consente alla Regione di trasferire ai Comuni l’aumento del Fondo per la non autosufficienza e consente al bilancio 2024, considerando anche questi 18 milioni, di poter garantire complessivamente per il finanziamento delle politiche delle azioni sull’annualità 2024 di avere complessivamente tutte quante le risorse, cioè i 108 milioni di sostegno al Fondo per la non autosufficienza.

Perché non voteremo a favore di questo ordine del giorno? Un po’ per la valutazione dell’incapacità degli Enti locali, dei distretti di spendere queste risorse. Ha provato l’assessore Taruffi e ho riprovato anche io a spiegare che in questo caso specifico non c’è un’incapacità di spendere le risorse, ma è una programmazione che sta a cavallo di più anni. Come riguarderà anche, ovviamente, questi 18 milioni. Dall’altra parte, non condividiamo neanche l’elemento di ricentralizzazione della Regione su Fondi per la non autosufficienza che servono a finanziare questi progetti territoriali. Questo, però, non esime gli stessi distretti a poter finanziare con queste risorse, se sono coerenti, progetti nella direzione che indicava anche il consigliere Marchetti.

Qual è la vera difficoltà nel fare nuovi progetti? Sono le risorse. Sono le risorse il problema principale. Badate che noi... Non vorrei aver fatto anch’io, prima, nella relazione ‒ ma non mi pare ‒ un’associazione tra tagli alla visibilità della Finanziaria e questa manovra. Il vero tema è che nella Finanziaria (la potete leggere tranquillamente) alle Regioni è richiesta una compartecipazione al debito pubblico di 350 milioni, che in competenza aggiuntiva rispetto alla manovra precedente significa 30 milioni sul bilancio 2024. “30 milioni” significa meno risorse per le politiche regionali.

Oggi riuscire a rispondere a questa ulteriore richiesta e diminuzione delle risorse in disponibilità della Regione significa avere meno risorse per finanziare le nostre politiche. In quota parte sono le risorse anche per il Fondo per la non autosufficienza, che con questa scelta mettiamo in quota parte a riparo. Non credo che nessuno possa sostenere ‒ come non lo si può sostenere agli Enti locali, come non lo si può sostenere nei confronti del comparto delle Regioni ‒ che nella Finanziaria non vi sia una richiesta di compartecipazione alla diminuzione del debito pubblico nazionale, cosa che non è nuova nelle finanziarie, abbiamo visto susseguirsi nel tempo, anche con colori politici diversi, la richiesta di diminuzione e di tagli al comparto degli Enti locali complessivamente intesi.

Certo è che, con l’andare avanti del tempo, si sommano fragilità a fragilità, con un quadro complessivo di normativa nazionale (qui non voglio aprire un altro capitolo così importante) che ha visto assottigliare l’autonomia, da una parte, e anche quella quota di federalismo fiscale, che erano le leve che eventualmente i vari livelli territoriali potevano mettere in campo anche potenzialmente per finanziare le proprie politiche, spirito non cominciato con il Governo di Centrodestra attuale, ma sicuramente non si è invertita la rotta, che vede sempre di più una centralizzazione delle politiche e delle risorse e una richiesta agli Enti locali di soddisfare i bisogni crescenti, non accompagnati dalle necessarie risorse per poterlo fare.

Io credo che con questa variazione non facciamo sicuramente la storia, ma continuiamo nella storia di una sana politica di bilancio, che vuole da una parte mettere il Fondo per la non autosufficienza tra le priorità delle priorità, e dall’altra parte cercare di rispettare i vincoli, facendo pagare il meno possibile ai cittadini emiliano-romagnoli. Una contrazione di risorse e di spesa pubblica che spesso anche nel dibattito nazionale si risolve in prebende o in bonus in politica, che poco hanno di strategico, anche se vengono rappresentate così.

Confermo quindi il nostro voto non positivo all’ordine del giorno, mentre approviamo la manovra di bilancio, la seconda variazione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Sabattini.

Altri sull’ordine del giorno? Io non ho altri iscritti a parlare.

Consigliere Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Sull’ordine del giorno chiedo il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Petitti): Perfetto.

A questo punto, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Qualcuno si iscrive a parlare in dichiarazione di voto? Io non ho nessuno iscritto a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto, passiamo alla votazione dell’ordine del giorno, come richiesto dal consigliere Marchetti, con il dispositivo elettronico.

Dichiaro aperta la votazione sull’ordine del giorno a firma Daniele Marchetti.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 41

Contrari 26

Favorevoli 13

Astenuti 1

 

È respinto.

 

(L’ordine del giorno 7549/1, oggetto 7703, è respinto)

 

PRESIDENTE (Petitti): Mettiamo, adesso, in votazione il progetto di legge, sempre con dispositivo elettronico.

Dichiaro aperta la votazione sul progetto di legge.

Consigliere Cuoghi, mi scusi. Prego.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Sull’ordine del giorno. Lo rettifichiamo, lo aggiungiamo.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 41

Favorevoli 26

Contrari 14

Astenuti 1

 

È approvato.

 

OGGETTO 7680

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art. 76 del Regolamento dell’Assemblea, sulla programmazione del Fondo Sociale di Coesione (FSC). Stato del negoziato con il Governo.

(Discussione e conclusioni)

(Risoluzione 7680/1 oggetto 7705 – Presentazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’oggetto 7680: comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento dell’Assemblea, sulla programmazione del Fondo Sociale di Coesione (FSC). Stato del negoziato con il Governo.

Passo la parola per l’illustrazione al sottosegretario Baruffi. Prego, sottosegretario.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Come sapete (ne abbiamo discusso nella Conferenza dei Capigruppo), abbiamo ritenuto importante svolgere questa comunicazione e poter condividere anche con l’Assemblea un indirizzo generale nell’approssimarsi della possibilità di un accordo tra la nostra Regione e il Governo circa l’impiego dei fondi - quantomeno per la parte direttamente a programmazione regionale - di sviluppo e coesione.

Un appuntamento che aspettiamo da tempo, che cade in disallineamento rispetto al resto della programmazione, ma che vorremmo naturalmente costruire avendo riguardo della coerenza, da un lato, e anche della necessità che il tempo presente impone dal punto di vista della leva pubblica per il sostegno degli investimenti.

Come è noto, il Fondo per lo sviluppo e la coesione, dunque, è insieme ai fondi strutturali europei leva essenziale, attraverso cui attuare quelle politiche di sviluppo, di coesione economica e sociale, territoriale e quindi, di conseguenza, per la rimozione degli squilibri e dei divari di ordine economico, sociale e territoriale, messi a disposizione dal Paese, in complementarietà con i fondi europei, per rispondere agli obiettivi primari fissati dall’articolo 119, comma 5, della Costituzione, e dall’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Ha un carattere pluriennale, in aderenza alla programmazione del resto dei fondi, tant’è che parliamo di programmazione 2021-2027, e con il resto dei fondi deve muoversi in unitarietà e complementarietà, per realizzare progetti strategici di carattere infrastrutturale, materiale e immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale. Come sottolineavo, il primo problema è questo. È una programmazione che possiamo approntare alla fine del 2023, quando il settennato è già in stato avanzato e la nostra programmazione dei Fondi europei, come è noto, è in una condizione molto avanzata, anche rispetto al resto del Paese, ma soprattutto rispetto anche all’impiego delle risorse, come proverò a dire tra poco.

Di quanto e cosa stiamo parlando? La dotazione del fondo, alla luce del finanziamento stabilito con le leggi di bilancio del 2021 e del 2022, ammonta oggi a 73,5 miliardi. Di questi, una parte contenuta, proprio nell’attesa di arrivare a una programmazione generale, è stata impegnata con una delibera del CIPES, liberata, programmata del 2021, la n. 79, a favore delle Regioni, con uno stanziamento di 2,6 miliardi, una parte minoritaria a valere sulla vecchia programmazione nei residui e la parte più significativa sulla programmazione che stiamo perfezionando (2,5 miliardi). Vi darò conto anche di questo, per provare a definire un impianto complessivo, che muova anche dai progetti che abbiamo già operato, che stiamo finanziando e che sono in itinere, per 107 milioni di euro.

In ogni caso, il primo passo in avanti, dopo che con tre Governi abbiamo dovuto negoziare, è stato compiuto, come passo decisivo, nella seduta del CIPES del 3 agosto 2023, quando si è stabilita la quota a programmazione regionale: 32,4 miliardi. Questa è la posta che il Governo ha messo in gioco per le programmazioni regionali. Ricordo sempre che c’è una percentuale di concentrazione molto forte, per la natura anche del fondo stesso, a favore del Mezzogiorno. L’80 per cento delle risorse va impiegato lì, mentre il 20 per cento va impiegato nel resto del Paese del centro-nord.

Così come la legge ha aperto alla possibilità, confermata anche da questo Governo, di impiegare risorse dell’FSC a cofinanziamento dei programmi nazionali, in particolare del programma FESR. Questo è particolarmente importante non solo per le Regioni che da tempo impiegavano risorse dell’FSC per il cofinanziamento, ma anche per Regioni, come le nostre, che hanno deciso di spingere molto sull’impiego delle risorse dei fondi strutturali in questa parte del settennato, che, quindi, hanno una necessità di bilancio particolarmente significativa, pena dover finanziare ‒ come abbiamo fatto fino ad oggi ‒ solo con risorse regionali la quota parte di cofinanziamento regionale.

Da ultimo, come elemento di novità credo non positiva, il Governo ha scelto questa volta di non individuare una linea dedicata di programmazione e finanziamento per le Città Metropolitane. Questo complica il quadro per noi, perché significa che con le risorse date abbiamo necessità di costruire una programmazione che tenga conto anche delle non poche necessità, per dimensione e per ruolo strategico che ha, della Città Metropolitana di Bologna. Così non era stato nel settennato precedente.

Novità introdotta con il cosiddetto “Decreto Sud”, il n. 124, è la previsione che si addivenga ad accordi per la coesione, sottoscritti tra il Governo e le singole Regioni. Questo è senz’altro un elemento che sta ritardando il percorso di perfezionamento di questa programmazione, ma mi interessa richiamare qui l’attenzione dell’Assemblea su altri aspetti di ordine procedurale tecnico-finanziario, accordi con le singole regioni che devono essere sottoscritti per identificare quelli che sono gli interventi, i progetti, le linee d’azione da sottoporre a finanziamento, il cronoprogramma procedurale e finanziario di ciascun intervento o linea d’azione, la percentuale di cofinanziamento, come dicevo, rispetto al resto dei programmi che debbono essere iscritti a bilancio, il piano della finanziaria dell’accordo, articolato sulle diverse annualità su cui si sviluppa il Piano, e i principi di definizione di sistema, gestione, controllo e monitoraggio dell’impiego, della spesa e della rendicontazione degli FSC stessi.

Sottolineo questo aspetto, perché cambia la regola del gioco rispetto all’impiego della programmazione precedente con un nuovo meccanismo particolarmente severo sul cosiddetto “definanziamento”. Per intenderci, in ogni accordo sottoscritto tra le Regioni e il Governo viene identificato, come dicevo, un cronoprogramma di spesa annuale, per il quale, in assenza dell’effettività di questa spesa, il Governo può procedere al definanziamento esattamente della spesa programmata e non effettuata in quell’anno.

Voi capite che (ne parlavo prima con qualche consigliere) su progetti del passato che tardano un po’ ad arrivare in questo caso introdurre un criterio di cassa per l’impiego di queste risorse significa costruire un meccanismo molto differente da quello del passato. C’è una ragione, naturalmente, per cui il Governo opera in questa direzione, perché si è reso conto (ce ne siamo resi conto tutti) che buona parte della programmazione degli FSC degli anni passati è andata a un ritmo molto lento, molto, molto lento, troppo lento. Naturalmente, il rischio, come dicevo, di uscire dal Patto per il lavoro è che succeda un po’ come in quei ristoranti dove trovate la scritta “per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno”, cioè che questo rappresenti un vincolo molto complicato anche per i sistemi territoriali mediamente più virtuosi di altri.

Comunque, costruiremo una programmazione che tenga conto di questo aspetto e responsabilizzeremo anche i soggetti attuatori che chiamiamo in causa, in particolare il sistema degli Enti locali, con noi ad assecondare questa impostazione.

Vengo ai numeri che ci riguardano più da vicino, fatta la cornice generale. A fronte, quindi, di circa un miliardo di euro per quota d’accesso, così definita, con il criterio 80-20 e con i parametri, che sono quelli della programmazione precedente, di accesso anche delle diverse Regioni, all’Emilia-Romagna spetterebbe un’imputazione complessiva di quasi un miliardo di euro. Di questi, 588,3 milioni a programmazione diretta regionale, cioè che sono nella disponibilità della Regione per una programmazione autonoma, ovviamente dentro questi parametri definiti e dentro questi obiettivi sottoscritti all’interno di un accordo, sul proprio territorio.

Torna in causa l’anticipazione di cui vi dicevo prima, di 107 milioni di euro, che vanno decurtati da questa cifra, perché sono già operanti, già programmati, per progetti già individuati. Quindi, la programmazione che faremo e l’accordo che sottoscriveremo di 588 milioni tiene conto di una quota parte già destinata. 480 ‒ chiamiamoli così ‒ sono quelli nuovi, quelli su cui operiamo in questo momento come parte innovativa dell’accordo che andremo a sottoscrivere.

Non è dato sapere ‒ e questo è un punto, secondo me, particolarmente sensibile e delicato e non positivo ‒ come il Governo intenda impiegare il resto delle risorse, l’altro 40 per cento mancante. Come sapete, l’accordo 60-40 prevede che le Regioni impieghino il 60 per cento e il Governo, sui singoli territori, quindi con una percentuale di concentrazione predeterminata, impieghi, attraverso i Ministeri o attraverso i soggetti attuatori nazionali, le risorse sul nostro territorio. Ad oggi, noi non conosciamo questa parte. È uno degli elementi per i quali abbiamo anche ritenuto di non accelerare fuori asse, fuori schema la sottoscrizione dell’accordo. Poi vi spiegherò perché diventa, invece, indispensabile, secondo noi, in questa fase, andare in chiusura.

Contenuti e linee d’azione. Come sapete, noi ci muoviamo sulla base di una programmazione strategica che è stata definita ormai due anni fa con il Documento strategico regionale, da cui sono discese anche le programmazioni del FESR, dell’FSE e della parte che mi compete sulla programmazione della politica agricola.

Le priorità generali e strategiche e, dentro queste, anche il modo in cui ciascun fondo può concorrere al raggiungimento degli obiettivi e il finanziamento del progetto sono in larga parte predeterminati, questo è il primo elemento che la Giunta intende mettere avanti, cioè un punto di coerenza rispetto al resto della programmazione generale che è stata approntata.

Muoveva lungo delle direttrici generali, peraltro pienamente in sintonia con quelle della Commissione europea, se ricordate, sul tema dello sviluppo sostenibile attraverso la leva della doppia transizione, quindi la trasformazione digitale e la transizione ecologica, la rimozione degli squilibri e dei divari. Questi sono gli elementi fondamentali, dentro cui abbiamo costruito come direttrici la nostra programmazione.

In particolare e alla luce della programmazione che abbiamo già approntato, noi riteniamo che le priorità con cui farci carico attraverso l’FSC, o in autonomia o in complementarietà al resto della programmazione, siano queste: il contrasto e la prevenzione del dissesto idrogeologico, primo dato alla luce non solo di quello che è accaduto, ma della programmazione che abbiamo già fatto col FESR e di quanto potrà essere programmato anche dal Governo centrale per la ricostruzione della Romagna e dell’Emilia-Romagna, dei territori colpiti dall’alluvione. Su questo anche in questo trimestre è stata operata una ripartizione tra i diversi soggetti attuatori del FESR, ne abbiamo dato conto rispondendo anche in quest’aula ad alcuni question time, è particolarmente importante avere una progettualità sul fronte del dissesto, della prevenzione e della manutenzione del territorio, che proceda speditamente con una quantità di risorse significative.

Sulla Romagna e sull’alluvione alla fine dirò qualcosa, perché oggi, come ho accennato stamattina rispondendo a una richiesta della Castaldini, era in corso anche la cabina di regia con la quale il Governo ha iniziato a dare conto della riprogrammazione del PNRR.

In secondo luogo, potenziamento e qualificazione delle infrastrutture della mobilità, di quella ferroviaria, su cui vi darò conto di una concentrazione di risorse importanti, su cui abbiamo investito l’anticipo dei 107 milioni di euro, su cui attendiamo di conoscere come il Governo intenda investire la quota suo carico sul nostro territorio, ma anche per sostenere le infrastrutture della viabilità provinciale. Questo è il rango che noi abbiamo individuato come ottimale.

Abbiamo già, anche in questo caso, operato con un’anticipazione di 10 milioni sui primi 107, ma è un elemento essenziale per la nostra, come per tutte le programmazioni, perché in particolare per le Regioni più avanzate, come la nostra, non era possibile attivare una linea di finanziamento del FESR.

Sapete che il PNRR escludeva in principio interventi sul tema delle strade. Quindi, l’FSC è l’unico strumento di programmazione che può sostenere l’ammodernamento delle nostre infrastrutture, non solo ferroviarie.

Ancora, il tema della rigenerazione urbana. Questione cruciale in generale, tanto più ‒ come ha annunciato il presidente ‒ nella misura in cui entra a regime la legge n. 24/2017. Si chiude tra un mese la fase transitoria ed è fondamentale poter sostenere i processi di rigenerazione, pubblici e privati, attraverso risorse che rendano competitivi interventi di questa natura. Ricordo, peraltro, che è stato assunto un atto di indirizzo in questa Assemblea bipartisan, nel quale si chiedeva di salvaguardare i progetti già ritenuti ammissibili e finanziabili con il precedente bando dell’assessore Lori. Questo è un impegno che noi vorremmo onorare, sostanzialmente utilizzando anzitutto queste risorse per finanziare quei progetti e poi per poter fare un nuovo bando entro l’anno, ancora una volta per gli edifici e per gli spazi.

Ancora, il tema delle strategie territoriali. Voi sapete che su questo abbiamo dedicato una grande attenzione, sia nel momento della redazione del Documento strategico regionale sia nel momento in cui abbiamo operato in particolare sulla programmazione del FESR. Era la cosiddetta “priorità 5”. Abbiamo attivato degli strumenti particolarmente convincenti, credo, che sono anche un punto di riferimento nella strategia nazionale. Insieme al tema delle città e delle aree urbane, i 10 capoluoghi e le 4 Unioni più evolute, abbiamo costruito, questa volta, una geografia di area interna che riesce ad abbracciare quasi per intero l’Appennino, oltre che il basso ferrarese. Quindi, una politica fortemente espansiva, da questo punto di vista, anche per i criteri che abbiamo negoziato con il Governo della strategia nazionale aree interne, che ci è venuta incontro, e che oggi misuriamo in termini di coerenza con la capacità di sostenere questa strategia.

Aggiungo un elemento. Ci sono territori che non sono stati ricompresi nelle strategie di area interna rispetto alla mappatura proposta dalla Regione. Noi riteniamo che qui ci possano essere le risposte anche per problemi puntuali individuati dalla nostra programmazione, che quella nazionale inevitabilmente non può leggere per intero.

Poi, il potenziamento e la qualificazione delle infrastrutture universitarie e della formazione terziaria, non in sostituzione, in supplenza degli interventi che competono al Ministero competente, anche attraverso una leva fondamentale, come quella del PNRR, ma nella chiave che noi abbiamo declinato dal punto di vista della capacità di trattenere e attrarre talenti. Credo che questa sia una delle leve con le quali poter costruire una programmazione non solo con gli Atenei, ma anche, in generale, con la rete dell’alta formazione del sistema dell’Emilia-Romagna, per potenziare e dare gambe ancora una volta alla legge dell’attrattività dei talenti che da poco abbiamo licenziato.

Infine, ultimo ambito strategico, quello delle infrastrutture sportive, sociali e culturali. In questo senso avevamo assunto anche degli impegni nel resto della precedente programmazione. Come ricorderete, ci sono stati anche in questo caso ordini del giorno che sottolineavano la crucialità di alcuni di questi interventi.

Per quanto riguarda lo sport, si tratterebbe di andare in continuità con la programmazione già fatta dai precedenti FSC, quindi in questo senso rappresenta una priorità di coerenza, oltre che un elemento sollecitato a più riprese anche dall’Assemblea. Noi riteniamo altrettanto importanti gli investimenti sulle infrastrutture sociali e culturali, che pure sono state beneficiate da alcune linee d’azione del PNRR.

Non è scontato che si possa chiudere una programmazione così articolata, che legga tutto l’impiego degli FSC, sarà premura della Giunta costruire però una programmazione complementare, che riesca ad aprire anche a linee di finanziamento in questo senso. Credo che l’assessore Calvano possa già dare conto anche di una prima linea d’azione, aperta ad esempio per le infrastrutture culturali già nel bilancio di previsione 2024-2026.

Vado avanti per venire ai numeri, visto che mancano pochi minuti. L’impiego delle risorse che abbiamo fatto con l’anticipo dei 107: parto da qui, perché sono già il primo passo nella costruzione di questa programmazione.

La prima voce importante era stata quella del trasporto ferroviario. Abbiamo impiegato FSC per quasi 55 milioni per sostenere progetti per quasi il 65 milioni, quindi oltre il 50 per cento di questo anticipo è andato su queste risorse, così come l’altra voce significativa cui facevo cenno è quella del dissesto idrogeologico, 37 milioni di FSC che hanno cofinanziato interventi programmati, che erano sotto finanziati, del dissesto nazionale per 103 milioni di euro. Questo è l’effetto leva che abbiamo potuto mobilitare con la prima tranche.

Altri interventi minori, il più importante dei quali ammonta a 10 milioni, che ricordavo a programmazione delle Province citate dall’assessore Corsini.

Per quanto riguarda quindi la programmazione di insieme, noi riteniamo, per le ragioni dette, di confermare un finanziamento che avremmo voluto anche più significativo di FSC per le infrastrutture della mobilità provinciale, nell’ordine dei 157 milioni di FSC. Questa è la prima proposta che avanziamo, che in sede tecnica stiamo esplorando anche nel confronto con il Governo, a cui aggiungere in termini di cofinanziamento del sistema territoriale, i reparti non sono ancora fatti, non siamo a questo livello di dettaglio, quasi 120 milioni, per arrivare a 275 milioni; la rigenerazione urbana, 35 milioni di euro, questo è l’impegno, per poter onorare sia i progetti che sono stati ritenuti ammissibili sia per poter fare un bando almeno di 20 milioni nuovi, che sostengano le progettualità che dai territori stanno emergendo e si stanno preparando; il tema del dissesto idrogeologico, e vi invito a leggere questi 27 milioni insieme ai 30 di cui parlavo poc’anzi e insieme agli altri 30 circa che abbiamo messo nella programmazione FESR (32; si tratta di una capacità di mobilitazione piuttosto importante); 35 milioni di euro per le strategie territoriali; e poi abbiamo immaginato linee di finanziamento ‒ vedremo se sostenute con FSC, come vi propongo adesso, o con altre leve ‒ in particolare 20 milioni per gli impianti sportivi, per il potenziamento dell’edilizia universitaria, a cui aggiungeremmo anche risorse specifiche per l’attrattività. Finanziata o non finanziata con l’FSC, questo potrebbe essere l’ordine di grandezza anche per le infrastrutture sociali e culturali. Questa vuole essere una risposta di sistema coerente con gli obiettivi fissati nel DSR.

Provo a chiudere rapidamente, presidente.

Per le ragioni che ho detto, dovremmo avere due attenzioni: una di metodo e una strategico-politica. Quella di metodo riguarda i tempi di impiego di queste risorse. Vogliamo una programmazione negoziata, soprattutto là dove gli attori sono certi, quelli definiti, con cui costruire le strategie territoriali piuttosto che le infrastrutture del territorio, ma abbiamo bisogno anche di un meccanismo che responsabilizzi tutti, per essere performanti e non avere definanziamenti degli interventi. Quindi, procederemo o attraverso dei bandi, là dove si parla di rigenerazione piuttosto che di impianti sportivi, o attraverso degli avvisi, con cui ordinare la programmazione anche delle Province, in particolare sulla mobilità.

Un’attenzione specifica, invece, strategica credo vada messa sulla Romagna. Noi avremmo voluto fare questa programmazione potendo accedere a una quota di risorse di solidarietà, che, come sempre, vengono stanziate nei momenti delle nuove programmazioni a favore dei territori colpiti da calamità. Fu così, a nostro favore, nel 2012. È stato così in questi anni a favore degli altri territori colpiti da calamità. Purtroppo non è stato così questa volta. Non c’è traccia di questo elemento. Come, invece, c’è traccia ‒ lo dico per equità ‒ dal punto di vista della programmazione dei Fondi regionali. Il presidente e l’assessore Mammi hanno dato conto l’altro giorno di come il Fondo di solidarietà delle Regioni abbia restituito all’Emilia-Romagna in più 106 milioni rispetto a quelli già programmati per il quinquennio. Agricoltura. Scusate. Agricoltura.

Fuori da questo siamo molto attenti all’impegno che il Governo ha assunto nel Documento di revisione del PNRR, perché avrete visto ‒ lo ricordo ‒ che è previsto il definanziamento delle misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico nel documento presentato dal Governo a luglio, però è anche scritto che questo definanziamento può essere fatto a favore dell’Emilia-Romagna.

Se questa fosse una notizia, sarebbero una notizia positiva, di cui oggi non abbiamo ancora contezza, perché mi dicono che in cabina di regia oggi non si è scesi a questo elemento di dettaglio, né abbiamo documenti ufficiali da poter commentare.

Sarebbe positiva se si trattasse di risorse aggiuntive, non sostitutive, se si tenesse conto della complessità di realizzare in tre anni (ci verrebbe chiesto quello che altri non sono stati nella condizione di realizzare in cinque anni), e se quindi i soggetti attuatori (mi riferisco in particolare ai Comuni, alle Province, ma la stessa Agenzia regionale, l’AIPO) che dovranno operare con queste risorse, saranno finalmente messi nelle condizioni di operare anche dal punto di vista delle spese di personale tecnico necessario, perché immaginare per tutti questi soggetti, in particolare per i Comuni piccoli della montagna, che possano portar via mole di lavori da decine di milioni di euro è francamente irragionevole.

Si sono definanziati interventi molto più piccoli, non partiti, sarebbe incredibile immaginare come questi possano invece decollare in assenza di regole, strumenti, risorse e personale che vada a sostenere questo tipo di attività.

L’ho fatta anche troppo lunga, presidente. Ascoltiamo volentieri il dibattito e l’indirizzo dell’Assemblea. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario Baruffi.

A questo punto apriamo il dibattito generale.

Chi si iscrive a parlare? Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, sottosegretario, per l’informativa, che avevo anche sollecitato nell’ultima Capigruppo, adesso ci dà qualche elemento più chiaro, ma mi sento di dire che sarà un passaggio informativo rispetto al quale chiederemo ulteriori aggiornamenti.

Pensavo che qualche dettaglio in più derivasse dalla fortuna di aver organizzato i lavori facendo la discussione dopo la riunione delle 12,30 sulla cabina di regia con il ministro Fitto. Mi pare d’aver capito che sostanziali novità da quella riunione noi, al momento, non ne abbiamo, che ci sarà un aggiornamento ulteriore nei prossimi giorni. Quindi, la richiesta da parte nostra è di continuare a interloquire, a informare l’Assemblea. Sul tema siamo molto attenti. Abbiamo fatto, credo, un lavoro importante anche nell’approvazione del documento strategico, dove c’erano le linee di indirizzo, anche per la programmazione dell’utilizzo di questi FSC.

Siamo anche abbastanza preoccupati per i tempi in cui si sta arrivando all’accordo. Il Fondo per lo sviluppo e la coesione, insieme agli altri Fondi europei, rappresenta per questa Regione uno degli strumenti finanziari principali per l’attuazione delle politiche di sviluppo e la coesione economica e, in qualche modo, per il recupero dei gap territoriali, che ancora in alcune Province ci sono.

La dotazione del fondo per il periodo 2021-2027 è pari a 73,5 miliardi, come ci diceva il sottosegretario prima, con la quota di accesso 80 per cento alle aree del Mezzogiorno e 20 per cento, la parte rimanente, alle Regioni del nord. Rimanendo ad una recente risoluzione che abbiamo sempre noi proposto e approvato in quest’aula, sempre sul tema del Fondo sviluppo e coesione, ci ricordiamo che la caduta del Governo Draghi ha bruscamente interrotto una fase di negoziazione sugli FSC abbastanza avanzata. L’attuale Governo, attraverso il ministro Fitto, aveva manifestato la necessità, aveva avanzato la richiesta di avere il tempo per svolgere una ricognizione rispetto alle risorse non impiegate dal settennato precedente, legittimamente, assumendo, però, pubblicamente l’impegno di arrivare a un accordo di riparto entro il mese di febbraio di quest’anno. Io sono rimasta lì alle informazioni che ci erano state date.

Ad oggi, posso essere smentita, spero di essere smentita, ma non ho capito che ce ne siano le condizioni dall’informativa fatta dal sottosegretario, fatta eccezione per alcune misure coperte con il biennio 2021-2022, a valere sulle risorse FSC 2021-2027, la quasi totalità delle risorse è ancora nella disponibilità del Governo, nonostante la delibera CIPE dello scorso 3 agosto, che in quella data aveva determinato l’ammontare delle risorse destinate alle Regioni, pari a 32,4 miliardi. Nonostante quelle risorse siano state oggetto di un ampio negoziato tra il Governo e la Conferenza delle Regioni, abbiamo registrato, in questi ultimi mesi, un ulteriore e grave ritardo nel trasferimento delle risorse, dovuto principalmente alla scelta di procedere attraverso accordi tra il Governo e le singole Regioni, come ci diceva prima il sottosegretario.

Ad oggi, a me risultano stipulati solo due accordi, uno con la Regione Liguria e uno con la Regione Veneto, credo di aver capito che dagli incontri tra il Ministero e le Regioni sia emersa la volontà del Governo di privilegiare una modalità accentrata di programmazione, che abbiamo contestato (non ci torno) anche nel dibattito sulla nostra precedente risoluzione. Non ci ha fatto ancora sapere a quali Ministeri saranno assegnate le risorse rimanenti per la parte a gestione nazionale del Fondo, come verranno spese, in quali tempi e per quali progetti saranno impiegate.

Questa modalità di procedere sta mettendo in seria difficoltà la nostra programmazione e le ricadute concrete sui territori, che da tempo aspettano di avere certezza di queste risorse, per avere certezza dell’attuazione di importanti interventi che servono e sono attesi dai territori. Ricordiamo la discussione che abbiamo fatto sul Documento strategico regionale, quali sono le priorità, a partire dal contrasto e dalla prevenzione del dissesto idrogeologico, al sostegno alle strategie territoriali definite con gli Enti locali, alla promozione di tutti gli interventi di rigenerazione urbana. Non le elenco tutte, perché credo che il sottosegretario le abbia dette in modo molto chiaro.

Rimane il fatto che ad oggi noi non abbiamo chiarezza dei tempi nei quali l’accordo verrà sottoscritto. Per noi questo è un problema, cioè l’auspicio davvero è che il confronto con il Governo si intensifichi e che l’accordo venga siglato nel più breve tempo possibile, perché di quelle risorse i nostri territori hanno bisogno e soprattutto abbiamo bisogno di continuare a utilizzare quelle risorse in modo integrato con gli altri fondi nazionali e con le risorse regionali.

Se una delle gambe tiene insieme la programmazione e lo sviluppo di questo territorio dalla parte ministeriale, questo è un handicap che non dobbiamo far scontare ai territori che di queste risorse hanno bisogno.

L’auspicio è che non vengano dispersi i risultati raggiunti con la programmazione regionale di quei fondi e che al più presto l’accordo venga siglato, con uno stanziamento di fondi immediato, proprio per far fronte alle priorità che abbiamo condiviso e rispetto alle quali i territori hanno bisogno di soluzioni.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Altri in dibattito generale? Chi si iscrive a parlare? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Condivido molto di ciò che è stato detto. Soltanto per ricordare anche noi quanto siano fondamentali queste risorse, che riteniamo strategiche e che vanno certamente utilizzate con oculatezza, individuando quelle che sono le priorità per la nostra Regione, in linea con quelle che sono le azioni in corso e gli obiettivi politici che abbiamo individuato già dall’inizio del mandato. In modo particolare, tra le priorità strategiche, il contrasto e la prevenzione del dissesto idrogeologico, che abbiamo visto, in particolare in questi mesi, essere un elemento decisivo per limitare i drammatici impatti di fenomeni atmosferici estremi.

Un altro tema che, coerentemente con la nostra linea politica, sarà toccato riguarda il potenziamento e la qualificazione della rete ferroviaria e infrastrutturale, per una mobilità sostenibile. Infatti, riteniamo che non possiamo mai fare a meno di mettere questo obiettivo al centro di ogni azione, vista la delicatezza del nostro territorio, della coesistenza di una forte urbanizzazione e di un tessuto economico florido che, naturalmente, ha come conseguenza un’attenzione particolare a tutti gli aspetti legati alle ricadute sulla sostenibilità.

Se la mobilità sostenibile è certamente un asset, occorrerà grande cura anche relativamente alla promozione dello sviluppo sostenibile delle città e delle aree montane e interne e alla promozione della rigenerazione urbana.

Come ci ricorda continuamente anche il nostro tessuto produttivo, la formazione e l’attrazione dei talenti rimangono il primo contributo che possiamo dare concretamente per lo sviluppo economico della nostra regione Emilia-Romagna. Ecco perché è vitale potenziare e qualificare l’edilizia universitaria, realizzare infrastrutture strategiche per la formazione terziaria a favore dell’attrattività dei talenti.

Non è però solo l’economia a contribuire al benessere e alla qualità della vita dei nostri cittadini, la valutazione delle priorità individuate dalla programmazione regionale riguarda quindi altre priorità strategiche, quali la qualificazione degli impianti sportivi, come ci ricordato il sottosegretario prima, e il potenziamento delle infrastrutture culturali e sociali.

Dobbiamo però fare i conti con una dotazione insufficiente del Fondo, che impone una diversa articolazione delle attribuzioni. Per questo motivo si è preferito individuare altre fonti di finanziamento, invece che polverizzare gli ambiti di intervento. Sarà il bilancio regionale 2024-2026 a prevedere i 10 milioni di euro a favore delle infrastrutture culturali.

 È ancora aperto, come dicevamo anche ora (dopo di me interverrà la collega Rontini, sono certa che saprà entrare da consigliera del territorio ancora di più sul merito), il grande tema delle risorse per la ricostruzione dei territori alluvionati della Romagna. Nessuna riserva di risorse FSC è stata destinata ad ora dal Governo alle zone alluvionate.

Il Governo ha previsto per nuove misure un ammontare di quasi 16 miliardi di euro e di trasferire la copertura finanziaria dal PNRR verso altre risorse nazionali. Attendiamo quindi con fiducia i prossimi sviluppi a livello governativo ed europeo, con le valutazioni e i prossimi pronunciamenti attesi nelle settimane a venire, ma ribadiamo che la tempistica dell’attribuzione delle risorse (lo abbiamo già detto anche durante l’ultima Assemblea) è a dir poco intollerabile, che i nostri territori colpiti non meritavano di finire nella giungla della diatriba politica e della burocrazia statale, che ha tempistiche e modalità lontane anni luce dall’urgenza di una ripresa completa delle attività, dopo la durissima calamità che ci ha colpito. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

La discussione di oggi sul Fondo per lo sviluppo e la coesione è incentrata, come indicato anche nell’oggetto dell’ordine del giorno di questa seduta, sullo stato del negoziato con il Governo, sul cui esito abbiamo evidentemente tutti molte attese. Le hanno gli Enti locali, le ha la Romagna alluvionata, le ha tutta la nostra montagna nella parte orientale della Regione, così come in Emilia, le hanno insomma tutti i nostri territori.

Le ragioni dell’attesa sono molteplici. In via generale, perché le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione sono importanti sul piano quantitativo, anche per realtà del nord, come la nostra, tenendo conto che la maggior parte di essi è indirizzata al Mezzogiorno. Poi, come Regione connotata abitualmente, nella gestione dei Fondi europei, da una delle più elevate capacità di programmazione e realizzazione e dalle più alte efficienze di spesa tra quelle europee e, ovviamente, tra quelle italiane. Le abbiamo anche perché, a loro volta, le assegnazioni del Fondo per lo sviluppo e la coesione, di cui dovessimo disporre, possono sviluppare ulteriori linee di cofinanziamento da parte di soggetti attuatori. E ancora, perché sappiamo che ci sarà un disinvestimento del PNRR rispetto agli interventi in Emilia-Romagna tutt’altro che marginale.

C’è, quindi, anche rispetto a ciò, la consapevolezza che alcune scelte compiute dal Governo possono penalizzarci e il Fondo per lo sviluppo e la coesione potrebbe, almeno in parte, attenuare questo effetto negativo.

Infine, perché l’Emilia-Romagna è stata colpita in modo durissimo ‒ lo si diceva e lo si dirà ‒ dall’alluvione di maggio, dai fenomeni eccezionali di maltempo succedutisi in giugno e luglio ed è oggi interessata, pressoché ovunque, dal dissesto idrogeologico. Alcuni degli interventi, che sulla base delle proposte del Governo non saranno più realizzati attraverso il PNRR, riguardano proprio la prevenzione e il contrasto al dissesto. Dunque, anche in questo ambito, il Fondo può svolgere un ruolo importante.

Oltre a tutto ciò, abbiamo molte attese, perché la nostra è una Regione policentrica, nella quale la concertazione ha un valore fondante. In Emilia-Romagna la coesione territoriale e sociale è stata ed è condizione indispensabile per lo sviluppo, che ha salvato innanzitutto l’esito della capacità di essere sistema, di agire congiuntamente, di mettere in relazione centri e periferie. Una condizione alla base della chiara volontà espressa dall’Assemblea pochi mesi fa, Assemblea che ha approvato una risoluzione che chiedeva di proseguire proprio il confronto a livello nazionale, per completare al più presto la ripartizione di questi fondi e per evitare che il Governo, con una inversione di rotta inaccettabile rispetto a quanto è avvenuto in passato, avocasse a sé la riprogrammazione delle risorse, con il rischio di non rispondere alle esigenze dei territori.

Alle attese della Regione, degli Enti locali, delle nostre comunità rispetto alla ripartizione e all’assegnazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione fa riscontro ancora un quadro ‒ lo abbiamo sentito dalle parole del sottosegretario Baruffi, che ringrazio ‒ non definito da parte del Governo. La comunicazione del sottosegretario è, quindi, stata quanto mai opportuna, in primo luogo perché mette in evidenza il lavoro che la nostra Regione ha svolto e anche lo sforzo costante nella ricerca di un confronto con l’Esecutivo nazionale, un confronto leale, collaborativo e ci auguriamo soprattutto proficuo.

Non sfugge a nessuno di noi l’assoluta necessità di arrivare al più presto alla ripartizione dei fondi FSC. È quindi senza dubbio positivo che il lavoro svolto dall’Emilia-Romagna, come illustrato dalla comunicazione del sottosegretario, sia andato nella direzione della ricerca di una soluzione praticabile, e tale da rendere disponibili per i nostri territori i fondi.

Disponibili significa da spendere qui, per interventi che vanno dal cofinanziamento della quota di fonte UE per il FESR agli indispensabili lavori sulle strade, alle azioni contro il dissesto, alle misure sul reticolo idrografico, da collegare al Piano per la ricostruzione, ai progetti per la rigenerazione urbana, agli investimenti sull’edilizia universitaria, dagli studentati alla didattica, e sulle infrastrutture sportive, tutte operazioni che sappiamo di potere e soprattutto dovere realizzare con il coinvolgimento di altri livelli di rappresentanza e di programmazione quindi con gli Enti locali e dunque con i nostri territori.

Auguriamoci allora che si arrivi presto ad una reale ed efficace ripartizione, che non si proceda a programmazione e gestione differite e accentrate, con il rischio di agire lentamente, agire male o addirittura non agire.

Lo spunto di pensiero sotteso alle principali discussioni che si sono svolte e che si stanno svolgendo proprio in quest’aula in queste settimane. Mi riferisco all’approvazione della proposta di legge alle Camere per l’adeguamento strutturale dei trasferimenti dello Stato al Servizio sanitario nazionale, al confronto che abbiamo avuto con il Commissario straordinario per l’alluvione, continuando ad assicurare leale collaborazione, riscontrando però ritardi incomprensibili da parte del Governo e poi la discussione di oggi sulla programmazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, temi assolutamente fondamentali per le nostre comunità, sui quali attendiamo urgentemente risposte certe da parte di questo Governo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Voglio aggiungere alcune valutazioni agli interventi che condivido, che mi hanno preceduta, quello della capogruppo Zappaterra e quello dei capigruppo Pigoni e Bondavalli, a seguito della comunicazione del sottosegretario Baruffi sullo stato dell’arte della programmazione degli FSC.

Ho ascoltato dalle parole del sottosegretario cose che non mi hanno sorpresa, cose che mi hanno confermata in un approccio, quello del Governo, che non possiamo condividere e cose che mi hanno preoccupata. Provo ad articolare. Preoccupata soprattutto perché... Chi ha esperienza con l’Amministrazione, con il Governo dei territori, sa quanto le risorse dei Fondi di sviluppo e coesione siano fondamentali per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva dei nostri territori. Ne abbiamo avuto buona prova con la scorsa programmazione qui in Emilia-Romagna, con lo stato di attuazione, che è stato ricordato, di quelle risorse, che ci hanno consentito, territorio per territorio, di andare a cucire delle fratture là dove presenti ‒ penso soprattutto alle aree più marginali, più fragili, ai territori di collina ‒ e di sviluppare, insieme alle Amministrazioni locali, delle progettualità, che hanno aiutato quei territori a fare dei passi avanti.

Se penso al mio territorio, alla città di Faenza, ma qualunque altro consigliere che siede in quest’aula potrebbe fare lo stesso esercizio, e torno alla programmazione 2014-2020, mi vengono in mente, per quanto riguarda gli FSC, lato rigenerazione urbana, l’importante, fondamentale, per il futuro della mobilità sostenibile nella mia città, intervento di programmazione e progettazione sull’area della stazione ferroviaria. Se penso all’impiantistica sportiva, penso alla rigenerazione, alla riqualificazione e alla messa in sicurezza del Palazzetto dello Sport Bubani, dove quotidianamente centinaia di ragazze e ragazzi vanno a fare pratica motoria e sportiva. E potrei andare avanti.

Questo testimonia quanto quelle risorse, che, come è stato enunciato, verranno messe a disposizione per delle progettazioni di natura sportiva, per delle progettazioni che riguardano la rigenerazione urbana, per scorrere graduatorie già in essere, se non ho capito male, e dare il via a un nuovo bando fondamentale, se vogliamo puntare come Enti pubblici sullo stop al consumo di suolo, ma anche sulle infrastrutture universitarie... Che non sarebbe, a dire il vero, competenza di una Regione, ma mi pare che il ministro Valditara sia ultimamente molto concentrato a tagliare piuttosto che a costruire, insieme ai territori, insieme all’Università, come ampliare la possibilità di competenze dei nostri giovani e delle nostre giovani, almeno se siamo d’accordo che le competenze saranno lo strumento più forte con cui le nuove generazioni ma non solo avranno un’opportunità di competitività nel futuro.

Come dicevo, sono preoccupata, conoscendo il valore fondamentale e la straordinarietà di queste risorse, che sono le uniche che andiamo a mettere a disposizione delle progettazioni che riguardano l’ampliamento dell’offerta infrastrutturale, soprattutto in termini stradali, che mi pare tra l’altro un tema su cui spesso siamo sollecitati anche dai banchi della minoranza.

Ecco allora che, nella riproposizione e nell’aggiornamento che poco fa ci ha fatto il sottosegretario Baruffi, appaiono evidenti e in questo mi confermano due approcci, quello del Governo, autoritario, che non dialoga con i territori, che non dialoga con le Regioni, che non si confronta in Conferenza Stato Regioni, che non ci mette in condizioni di fare insieme, come si dovrebbe, tra diversi livelli istituzionali, al di là del loro colore politico, un lavoro di progettazione, di immaginazione del futuro a servizio delle nuove generazioni, e quello invece della nostra Regione, che da sempre è abituata a confrontarsi rispetto alle opportunità di crescita con i territori.

Penso di poter dire che, anche nei momenti più complicati che questa Regione ha vissuto anche solo in questa legislatura, dal Covid, passando per l’invasione russa dell’Ucraina, senza dimenticare quello che è successo a maggio in Romagna, ci sia se non altro una buona pratica, quella di non avere la presunzione di avere da soli le risposte per quello che serve all’Emilia-Romagna, ma di provare insieme ai Sindaci, ai Presidenti delle Province, a tutte le organizzazioni sindacali e di impresa che siedono nel tavolo del Patto per il lavoro e per il clima con un approccio di corresponsabilità a quelli che sono gli strumenti con cui provare, perché di certezza ce ne sono sempre meno, a dare risposte alle nostre comunità.

Guardate che senza le informazioni minime viene complicato quel lavoro di utilizzo in complementarietà delle risorse strutturali europee, su cui anche durante la discussione, lo ricordava la consigliera Zappaterra, quando abbiamo costruito il DSR prima e l’S3 dopo, abbiamo trovato comunanza, al di là della diversità, del colore politico, nel lavoro che abbiamo fatto in Commissione.

Ne approfitto per ribadire una cosa, se vogliamo anche ovvia. C’è la piena disponibilità della Commissione Politiche economiche, che presiedo e che ha la titolarità, lato Assemblea, naturalmente, sulla programmazione delle risorse strutturali europee, a continuare a fare un lavoro di aggiornamento dei consiglieri e delle consigliere, dei colleghi e delle colleghe su tutti quelli che sono i capitoli che costituiscono i Fondi europei. Penso che da questa legislatura, con la nuova programmazione europea, sia entrata nella prassi anche la modalità di aggiornare, semestre per semestre, dando un anticipo ai territori, soprattutto alle organizzazioni di impresa, quello che sarà lo scadenziario dei bandi dei successivi sei mesi, proprio per poter dare ai territori, a chi dovrà candidarsi a quei bandi o a quei percorsi di programmazione negoziata le informazioni utili per potersi candidare non solo con competenza, ma anche con tempestività, facendosi trovare pronti.

Chiudo sulla Romagna, perché è stata citata dal sottosegretario, e non poteva che essere così. Spiace sentire ancora una volta che su questo siamo al buio, che non c’è certezza, ma, ancor prima che certezza, non c’è chiarezza sull’importo di 1,2 miliardi di euro che era stato in una certa fase annunciato. Abbiamo la necessità di capire se si tratta di risorse aggiuntive ai 2,5 miliardi che il Governo ‒ di questo gliene do atto ‒ ha messo a disposizione dei lavori di somma urgenza e urgenza. Abbiamo la necessità di capire se sono risorse aggiuntive o se sono risorse con cui andiamo a cubare quei 2,5 miliardi di euro, perché sarebbero, in questo caso, risorse che sottraiamo ai territori colpiti.

Abbiamo necessità di capire, e di farlo in tempi rapidi, se sono risorse coerenti e spendibili con i tempi del PNRR, da una parte, e con le modalità della ricostruzione, dall’altra. Abbiamo necessità di capire se i soggetti attuatori, i sindaci, di ogni colore politico, saranno in grado di poterle spendere per dare risposte ai bisogni sulla cittadinanza.

La sintesi della comunicazione ‒ vado a chiudere ‒ del sottosegretario Baruffi è che in questa fase, ahimè, siamo al buio su tante cose, lo siamo del resto (apro una piccola parentesi) anche sul PNRR. Abbiamo inviato, a firma congiunta con il presidente Pompignoli, alcuni mesi fa, una lettera al Ministro Fitto, chiedendo di venire ad aggiornarci sul progetto legittimo di riprogrammazione di quelle risorse in un dialogo che il Governo ha installato con l’Unione europea, non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

Devo ringraziare le colleghe Castaldini e Evangelisti, che hanno cercato un’interlocuzione anche più diretta con il Ministero. A un certo punto io sono stata chiamata da una funzionaria del Gabinetto del Ministro, che mi ha spiegato che quella richiesta di invito era una richiesta opportuna, pur essendo citata nella lettera stessa la seduta di Commissione che avevamo avuto con la sua predecessora, la Ministra Gelmini.

I tempi stringono (non solo quelli dell’aula e chiedo scusa per aver rubato qualche secondo in più), stringono i tempi per portare a risultato risorse e dare risposte ai territori. Abbiamo l’opportunità, non solo la necessità di fare bene, ma per farlo dobbiamo essere in condizioni di avere le informazioni, di poterci confrontare con i territori, di discutere e poi trovare una sintesi.

Diceva la collega Pigoni (poi ho chiuso davvero) che attendiamo con fiducia dal Governo, io ultimamente, quando si parla del Governo, ho perso anche quella.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

Passo la parola al presidente Bonaccini. Prego, presidente.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Il sottosegretario Baruffi ha elencato e indicato tempi, modi e priorità. Voi capite che ‒ ed è su questo, secondo me, che dovrebbe arrivare dal Governo un messaggio molto forte, che purtroppo è debolissimo, sugli investimenti ‒ non per colpa del Governo ci sarà una crescita dimezzata rispetto alle previsioni.

Il protrarsi della guerra in Ucraina, la drammatica crisi mediorientale, sono tre mesi che le bollette energetiche crescono sul mese precedente, materie prime che non calano, l’inflazione reale rispetto a quella raccontata nei numeri non è calata. Vi è un problema serio per un Paese che ha già il debito pubblico tra i più alti al mondo e che, nel momento in cui la crescita torna ad essere “zero-virgola”, addirittura con la Germania in stagnazione, che è il primo approdo, come mercato, del nostro export, come sapete quello italiano è il secondo in Europa e tra i primi al mondo; quello emiliano-romagnolo è nettamente il primo italiano, crea ulteriori problemi.

In questo scenario, a me, fin da piccolo, hanno insegnato che quando la crescita è bassa, si va in stagnazione o addirittura in recessione ‒ cosa che mi auguro, ovviamente, non avvenga e non avverrà ‒ la leva per fare ripartire l’economia, creare opportunità di lavoro e di impresa è quella degli investimenti. Noi siamo in ritardo con il PNRR. Siamo in ritardo e abbiamo il rischio che ci siano già Comuni o altri Enti che rinunceranno a realizzare gli investimenti o per mancanza di personale o perché i tempi previsti sono andati troppo in essere. Sapete che a fine 2026 bisogna aver rendicontato quello che si è fatto.

Dirò qualcosa su questo rispetto all’importo di 1,2 miliardi, che sarebbe, ovviamente, un’ottima notizia. Mi auguro che arrivi presto dal Governo l’accordo rispetto ad ulteriore ossigeno che diamo alla Romagna colpita dall’alluvione. [...] FSC. Io sto lavorando bene con il ministro Fitto. Stiamo lavorando bene. Abbiamo provato a capirci sulle modalità di lavoro. Certo, siamo in ritardo di un anno. Il primo incontro lo feci a dicembre dell’anno scorso. Ci fu detto: “A febbraio chiudiamo gli accordi”. Siamo a dicembre. Spero nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, di firmare con la presidente del Consiglio Meloni. Erano due Regioni. Credo, ieri, il Lazio. Noi siamo pronti. Siamo pronti da tempo. Noi, come Davide vi ha presentato, abbiamo già discusso ed elencato le priorità, che, peraltro, guardate, non sono neanche difficili da trovare. Basta parlare con i sindaci del territorio, di qualsiasi colore politico. Attendono fondi per la rigenerazione urbana.

Questa mattina ho partecipato a un partecipatissimo e qualificatissimo convegno in Università a Bologna sui temi della rigenerazione urbana, ma soprattutto sui temi di verifica della legge urbanistica, sul consumo di suolo a saldo zero. Tra l’altro, con i numeri abbiamo dimostrato che quella legge, perfettibile, ci mancherebbe, ma la più restrittiva in Italia, sta dando quei risultati che attendevamo. Circa 20.000 diventeranno ettari di suolo edificabile, cancellato dalla programmazione già decisa e la tendenza ad andare verso il consumo di suolo a saldo zero.

Ho sempre detto e ho detto stamattina al microfono che, se il Governo Meloni farà approvare dal Parlamento o il Parlamento convincerà il Governo ad approvare una legge sul contrasto al consumo di suolo, applaudirò, perché tutti i Governi prima non l’hanno fatto, compresi i Parlamenti.

Noi avremmo bisogno di una legge nazionale che indicasse priorità, leggi, principi, ma poi anche risorse, perché l’incentivazione sulla rigenerazione urbana capite perfettamente che ha bisogno di un cosiddetto “incentivo”.

È andata molto bene la scorsa legislatura, per la prima volta utilizzammo fondi sviluppo e coesione, come ricordava Baruffi, per una parte delle risorse destinate a quello andremo a scorrere la graduatoria di tanti Comuni che avevano partecipato, ci fu una grande adesione, vuol dire che la sensibilità sta crescendo e, siccome costruire dovremo ancora, se partiamo dal recupero di luoghi degradati e abbandonati, diventa un contributo alla crescita, ma anche a ridurre l’insicurezza urbana e a evitare di consumare suolo vergine.

Dai Comuni aspettano finanziamenti e impianti sportivi. Anche qui accetto sfide: non c’è Regione italiana che abbia messo tante risorse sugli impianti sportivi quanto ha fatto l’Emilia-Romagna. Ne abbiamo inaugurati o si stanno per inaugurare più di 200, facemmo una scelta anche coraggiosa, perché è chiaro che prendi gli applausi nei convegni quando dici “ogni Comune 1”, ma vallo a spiegare a Bologna, Modena, Rimini, Parma, Piacenza, Reggio, Ferrara, Ravenna, Forlì, Cesena, cioè ai capoluoghi che li tratti come tratti Ferriere o Nuova Feltria o Montecreto, cioè spiegare che in una grande città, certo con una potenzialità più alta che arrivava al milione, però ne finanzi 1, per permettere ‒ è stato questo il grande successo ‒ ai Comuni piccolissimi, piccoli e medi di vedere opportunità che spesso in passato non riuscivano attraverso i bandi ad ottenere.

Abbiamo sempre detto che, quando inauguri un impianto sportivo in una piccola o media comunità, è come inaugurare un municipio o una chiesa, perché la comunità, anche chi non si serve di quell’impianto, ne fa un luogo di aggregazione sociale.

Basta parlare con i Sindaci e sai che dal punto di vista delle infrastrutture, quelle chiamiamole medie, di secondaria importanza, non di carattere strategico nazionale o sovraregionale, ma magari provinciale o comunale, che poi a volte diventano anche sovra provinciale, sono in attesa che queste vengano finanziate.

Potrei continuare. Poi abbiamo le infrastrutture sociali e culturali. Insomma, interventi che, peraltro, per la loro natura, attraverso bandi o avvisi, come diceva Davide, hanno un taglio medio di entità del finanziamento che in fretta riesci a mettere a terra o a completare attraverso i bandi. Tant’è che noi saremmo pronti a far uscire i bandi subito, appena firmiamo l’accordo, per molte di queste voci.

In un momento di bassa crescita, significa per molte imprese ‒ spesso sono imprese del territorio, peraltro, che vincono quelle gare d’appalto di medio taglio ‒ e maestranze un’opportunità di lavoro, quindi di investimenti nel territorio.

Spero che lo sottoscriviamo. Guardate, il tema del ritardo non è mica un tema contro l’Emilia-Romagna. Se solo due Regioni hanno firmato, la terza ieri e noi siamo pronti da mesi, il tema è di provare a correre per dare un contributo al Paese. Dall’altra, c’è il tema ‒ e vado a concludere ‒ di come quelle risorse... Abbiamo detto quasi 600 milioni, dove, però, 107 sono già impegnati, ma in ogni caso sono impegnati per programmi che stanno dentro a quel ragionamento che ho appena fatto. Quindi, bene. Sul PNRR, il tema delle risorse dell’alluvione: spero abbiano regole che riusciamo a conciliare con quelle già in essere, che il Commissario sta gestendo. Da questo punto di vista ce lo dobbiamo dire: il Governo dell’autonomia sta centrando quasi tutto. Questa è una cosa che, davvero, vi direbbero anche i miei colleghi, non di Centrosinistra. Stiamo assistendo a un accentramento delle decisioni abbastanza sorprendente dal punto di vista della discussione da fare. Quel miliardo e due mi auguro sia aggiuntivo, ovviamente. Altrimenti, come diceva la consigliera Rontini (non ho sentito tutti, vi chiedo scusa), rischierebbe di diventare un di cui. In ogni caso, io ho fiducia, voglio avere fiducia. Dobbiamo fare in modo che quelle risorse, se agganciate al PNRR nel tempo di due anni... Perché di questo si tratta. Siamo a fine 2023. Se permettete, nella programmazione 2021-2027 gli FSC che arrivano a fine 2023, forse inizio 2024, è un bel problema. Il PNRR, paradossalmente, è di più. Lì la programmazione termina nel 2026, dove devi rendicontare.

Come vi ho detto, tornate a chiamare i sindaci del territorio colpiti dall’alluvione e chiedete loro quanto personale stanno trovando e ricevendo. Faccio un altro appello: si superi lo scorrimento delle graduatorie, altrimenti rischiamo di non trovare nessuno o pochi. Si proceda in altro modo. I comandi. Potremmo star qui fino a domattina, perché guardate che davvero ci sono realtà che, anche con le buone idee, non riusciranno a realizzare i progetti di cui c’è bisogno.

Se 1,2 miliardi sono agganciati al PNRR, però le condizioni sono quelle, noi rischiamo che lo devi rendicontare a fine 2026, quindi vuol dire che doveva essere terminato prima. Voi capite che si aggiunge una mole di lavori indispensabili, che vanno in aggiunta a tutti quelli per centinaia in alcuni Comuni, che debbono essere realizzati su frane, su strade, su fiumi, quindi abbiamo bisogno di incrociare.

Io spero che anche qui arrivi nelle prossime ore, nei prossimi giorni la buona notizia, speriamo di capirci su come possano essere utilizzati, perché abbiamo bisogno di incrociarlo con il resto della programmazione.

Se ricordate, noi eravamo avvantaggiati da un punto: in questa legislatura approvammo quel documento di programmazione complessiva, che teneva insieme la programmazione del PNRR con quella dei fondi strutturali, segnalo 2021-2027, siamo già a oltre un terzo di risorse programmate e impegnate e siamo a fine 2023. Ancora una volta, Emilia-Romagna Regione virtuosa.

Noi abbiamo ricevuto, come diceva Davide, e lo spiego, perché ho ringraziato tutti i miei colleghi presidenti e il ministro Lollobrigida, abbiamo ottenuto 106 milioni di euro da una solidarietà reciproca delle Regioni nel comparto agricoltura, che sono risorse in più cui ogni Regione ha rinunciato in quota parte piccolina, ma ha rinunciato, come abbiamo fatto tante volte (ricordo che quando ero presidente della Conferenza succedeva ogni anno, ma mai scontato, mai dovuto, bisogna sempre ringraziare), che vanno ad aggiungersi ai poco più di 200 milioni ottenuti finora, quindi bene.

Sono complessivamente 330 milioni di euro, ne mancano quasi i due terzi, perché i fondi che servono per riconoscere i danni all’agricoltura al 100 per cento ammontano presumibilmente dal conto del Governo a circa 900 milioni, ma in ogni caso anche questa è stata una buona notizia.

Noi proviamo a lavorare per avere certezza il prima possibile, sugli FSC quello che mi aspetto è che davvero non trascorra più di qualche giorno o qualche settimana, ma che entro Natale noi li si possa programmare, perché potrei fare l’elenco dei Sindaci di Centrodestra, così come di Centrosinistra, così come delle Liste Civiche che da un anno telefonano, giustamente e comprensibilmente, chiedendo quand’è non che fai la loro opera, ma quantomeno che esca un bando o che dai conseguenza, attraverso gli avvisi, alla loro opera, sulla quale si era già trovato con le Province, che fanno [...] un accordo. Questo in particolare sulle infrastrutture.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, presidente Bonaccini.

È stata presentata una risoluzione, la 7680/1. Non c’è tempo di trattarla, quindi verrà rinviata alla prossima seduta.

Sono le ore 17,30. Dichiaro chiusa la seduta e vi auguro una buona serata.

 

La seduta ha termine alle ore 17,30

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI; Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI; Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI

il sottosegretario Davide BARUFFI

gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Irene PRIOLO, Igor TARUFFI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Vincenzo COLLA, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Paola SALOMONI e il consigliere Michele FACCI.

 

Votazioni elettroniche

OGGETTO 7703

Ordine del giorno n. 1 collegato all'oggetto 7549 Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Seconda variazione al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025". A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Evangelisti

 

Presenti: 43

Favorevoli: 14

Contrari: 27

Astenuto: 1

Presente non votante: 1

Assenti: 7

 

Favorevoli:

BARGI Stefano; CATELLANI Maura; DELMONTE Gabriele; EVANGELISTI Marta; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; STRAGLIATI Valentina; TAGLIAFERRI Giancarlo; CUOGHI Luca

 

Contrari:

BONACCINI Stefano; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; AMICO FEDERICO Alessandro

 

Astenuto:

PICCININI Silvia

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; CALIANDRO Stefano; CASTALDINI Valentina; FACCI Michele; GIBERTONI Giulia; LIVERANI Andrea; OCCHI Emiliano;

 

OGGETTO 7549

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Seconda variazione al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2023-2025". (77)

 

Presenti: 43

Favorevoli: 27

Contrari: 14

Astenuto: 1

Presente non votante: 1

Assenti: 7

 

Favorevoli:

BONACCINI Stefano; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; AMICO FEDERICO Alessandro

 

Contrari:

BARGI Stefano; CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; DELMONTE Gabriele; EVANGELISTI Marta; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; STRAGLIATI Valentina; TAGLIAFERRI Giancarlo.

 

Astenuto:

PICCININI Silvia

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; CALIANDRO Stefano; CASTALDINI Valentina; FACCI Michele; GIBERTONI Giulia; LIVERANI Andrea; OCCHI Emiliano;

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

7699 -  Interrogazione a risposta scritta per conoscere la causa dell'iperafflusso ai pronto soccorso dell'area bolognese rilevato a fine novembre. A firma della Consigliera: Castaldini

 

7700 -  Interrogazione a risposta orale in commissione per sapere quali azioni siano state intraprese per la prevenzione e la repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa nel settore degli appalti e concessioni di lavori pubblici, gli effetti delle interdittive finora emanate per l'anno 2023, lo stato di definizione del protocollo citato dal Commissario Figliuolo. A firma del Consigliere: Amico

 

7701 -  Interrogazione a risposta scritta al fine di conoscere le intenzioni della Giunta in merito alla realizzazione dell'opera infrastrutturale "Bretella Campogalliano Sassuolo" e la valutazione della stessa sull'OdG recentemente approvato dal Consiglio Comunale di Modena, con cui si chiede invece la revisione del progetto. A firma dei Consiglieri: Catellani, Delmonte

 

7702 -  Interrogazione a risposta scritta circa le numerose segnalazioni riguardanti forti emissioni odorigene, causate da stabilimenti industriali, che interessano i comuni di Castelnuovo Rangone e Castelvetro (MO). A firma della Consigliera: Piccinini

 

7704 -  Interrogazione a risposta scritta per conoscere le motivazioni che hanno spinto il servizio regionale di Arpae a ipotizzare la chiusura della sede di Pavullo nel Frignano e il suo trasferimento a Fiorano Modenese. A firma del Consigliere: Cuoghi

 

RISOLUZIONE

 

7705 -  Risoluzione per impegnare la Giunta a continuare il confronto con il Governo affinché sia siglato l'accordo dello stanziamento immediato dei fondi FSC e ad aggiornare l'Assemblea, anche attraverso le competenti Commissioni, circa lo stato del negoziato con il Governo e circa la riprogrammazione del PNRR. (28 11 23) A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Pigoni, Bondavalli, Zamboni, Rontini

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 19 prot. NP/2023/775 del 29 novembre 2023)

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

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