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243

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 5 DICEMBRE 2023

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 7717

Comunicazione della Giunta sulla violenza di genere.

(Continuazione discussione e conclusioni)

(Risoluzioni oggetti 77217743 – discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BONDAVALLI (BP)

PARUOLO (PD)

EVANGELISTI (FdI)

MARCHETTI Francesca (PD)

PIGONI (IV)

MORI (PD)

STRAGLIATI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

STRAGLIATI (Lega)

ZAMBONI (EV)

LORI, assessora

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

MORI (PD)

AMICO (ERCEP)

PICCININI (M5S)

TARUFFI (ERCEP)

 

OGGETTO 7138

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti". (81)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 7138/1/2/3 – Presentazione)

PRESIDENTE (Petitti)

DALFIUME, relatrice della Commissione

FACCI, relatore di minoranza

ZAMBONI (EV)

MASTACCHI (RCPER)

DALFIUME (PD)

FACCI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

LORI, assessora

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 7721

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,45

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 243 del giorno 5 dicembre 2023.

Hanno dichiarato la propria assenza gli assessori Colla, Corsini, Mammi e Salomoni.

Era presente un’interpellanza, la n. 7505, che è stata rinviata per raccordo tra l’assessore Mammi e la presentatrice Gibertoni.

 

OGGETTO 7717

Comunicazione della Giunta sulla violenza di genere

(Continuazione discussione e conclusioni)

(Risoluzioni oggetti 7721 – 7743 – discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Continuiamo i lavori con il dibattito generale sulla comunicazione della Giunta sulla violenza di genere.

Era iscritta la collega Bondavalli, a cui cedo la parola.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Riprendiamo dunque il dibattito di questa mattina sulla comunicazione della Giunta, in particolare dell’assessora Lori, sulla violenza di genere. Allora, in qualsiasi forma si presenti, fisica, sessuale, emotiva, psicologica, economica, la violenza contro le donne è drammaticamente diffusa nella società italiana e lo è anche in quella emiliano-romagnola. È un fenomeno contraddistinto da numeri impensabili. Li abbiamo sentiti questa mattina durante la comunicazione dell’assessora Lori, numeri che davvero, da un certo punto di vista, spaventano, che non starò a ripetere, ma che ci parlano di un fenomeno presente in ogni contesto sociale, ad ogni latitudine e senza distinzioni determinate dal livello di istruzione oppure dall’età, perché sappiamo anche interessare e riguardare giovani e giovanissimi, come abbiamo visto.

La violenza maschile contro le donne è parte, dunque, della nostra società, la attraversa. Per certi aspetti la pervade. Si manifesta come un dato non estraneo a comportamenti maschili, a una pseudocultura interessata dalla disparità di genere. Tutto ciò è semplicemente inaccettabile. Tanti, troppi episodi anche quest’anno stanno segnando la cronaca di ogni giorno. Limitandomi ai femminicidi, cioè all’uccisione di donne, riporto un numero, 106, pur sapendo che questo stesso numero è già stato superato. Cosa ancora più inaccettabile sono proseguiti e proseguono anche dopo lo sgomento che per giorni ha accompagnato tutte e tutti noi dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin, la giovane, peraltro, a cui questa mattina abbiamo dato l’ultimo saluto celebrando i suoi funerali.

Questa surreale normalità cristallizza peraltro la posizione subordinata e stereotipata delle donne rispetto agli uomini e ai loro ruoli. Il report presentato settimanalmente dal Ministero degli Interni, aggiornato al 27 novembre, dice che relativamente al periodo 1° gennaio-26 novembre 2023 sono stati registrati 298 omicidi con 107 vittime donne, di cui 88 uccise in ambito familiare e affettivo. Di queste, 56 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner.

Per continuare precisando che nel periodo 20-26 novembre ‘23 risultano essere stati commessi tre femminicidi. Parliamo di vittime uccise in ambito familiare, affettivo, per mano del partner, sempre con un’attenzione particolare, però sempre ricordandoci che dietro questi numeri ci sono dei drammi, ci sono delle storie, ci sono purtroppo delle storie di violenza che proseguono in molti casi anche per anni.

Indagando ulteriormente, questo è un altro dato che mi preme sottolineare, in vent’anni gli omicidi di uomini sono più che dimezzati. Non è accaduto così rispetto invece a quelli che vedono vittime le donne. Per quattro donne su cinque l’assassino è in casa, ovvero è il partner, l’ex, oppure un parente.

Insomma, la violenza di genere, la violenza maschile contro le donne è quindi un tratto purtroppo distintivo e caratteristico della società italiana, e anche di quella emiliano-romagnola. I dati ci sono stati ben rappresentati anche nell’informativa di questa mattina.

Allora, dinnanzi a un quadro così devastante, è chiaro però che lo sgomento non basta. Non bastano le tante iniziative messe in campo ad ogni livello istituzionale, non bastano le leggi, non bastano le manifestazioni, non bastano i codici rossi.

Insomma, sono tutte azioni, lo ribadisco, doverose, necessarie, indispensabili, azioni molto importanti, peraltro come quelle messe in campo, e sono dal mio punto di vista assolutamente condivisibili, dalla nostra Regione.

Lo ribadisco, azioni importanti che devono essere proseguite a cominciare dal lavoro preziosissimo dei 23 centri antiviolenza diffusi anche attraverso ulteriori sportelli in tutte le nostre Province e dal Piano regionale contro la violenza di genere che abbiamo approvato in questa Assemblea legislativa, e tutto ciò che questo Piano prevede.

Ma se anche nelle ore in cui si apprendeva della morte di Giulia sono stati commessi, abbiamo visto, altri femminicidi, è chiaro che tutto quanto con impegno, con responsabilità e convinzione è stato messo in campo, non risulta esaustivo.

Ritengo quindi necessario, per dar corso a un’azione radicale che cerchi di agire proprio sulle fondamenta culturali per provare a prevenire e a impedire l’insorgere delle violenze.

Per cancellare la violenza di genere nella nostra società dobbiamo svolgere dunque un’azione condivisa, un’azione preventiva corale, comune a tutte le componenti della comunità, a cominciare da quelle che proprio hanno più spiccata vocazione educativa. La scuola, ad esempio, se n’è parlato moltissimo. Le famiglie, il ruolo importantissimo che hanno le famiglie. Quale responsabilità abbiamo anche noi genitori, ma poi permettetemi anche l’informazione – lo dico anche da giornalista –, la responsabilità di come queste notizie vengono trattate, con quali delicatezze e anche con quale appropriatezza di linguaggio. Su questo dovremmo molto riflettere. Lo abbiamo visto anche in questi giorni.

Sono, d’altronde, queste le indicazioni ferme e autorevoli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ha usato parole chiarissime, che vorrei ricordare qui, in quest’aula, questo pomeriggio: “Di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, ad una persona umiliata, verbalmente o nei gesti, nella vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra uomini e donne”. L’appello del nostro presidente davvero ci coinvolge tutti e si rivolge a tutti.

Abbiamo bisogno del lavoro delle Istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola, della cultura, del contributo di ciascuno, per sradicare un fenomeno che tradisce il patto su cui si fonda la nostra stessa idea di comunità, perché non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza. Lo dobbiamo a Giulia, a Jessica, a Cecilia, a Saman e a tutte le donne vittime di violenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Grazie, presidente.

Nell’intervallo sono riuscito a fare un salto a casa e mentre mangiavo vedevo al Tg le immagini dei funerali e ascoltavo le parole del padre di Giulia Cecchettin, che leggeva una poesia di Gibran, e credo sia difficile per ogni uomo perbene non identificarsi col papà di questa ragazza, come con il papà di tutte le donne che sono state vittime di femminicidio oppure oggetto di violenza. Soprattutto chi ha figlie femmine capisce che noi vorremmo essere in ogni luogo a difendere le donne da ogni forma di violenza, ovviamente fisica, ma anche quelle più sottili, quelle psicologiche, quei modi di trattare le donne che non rendono onore alla dignità delle persone. Quindi, è con questo in mente e col dolore, che credo sia giusto condividere, credo che dobbiamo tutti prendere coscienza che dobbiamo fare di più per affrontare questo tema, che la violenza di genere non è mai giustificata e non è mai giustificabile. Quindi, ben vengano tutte le azioni volte a contenere e a reprimere. Io una quindicina d’anni fa ero assessore alla Sanità del Comune di Bologna. Insieme alla collega di allora che si occupava di pari opportunità, Milli Virgilio, mettemmo in pista il primo presidio negli ospedali bolognesi, nei pronto soccorso per poter intercettare, accogliere le donne che venivano, appunto, fatte oggetto di violenza e che si recavano nei pronti soccorso; esperienza che poi è cresciuta ed è diventata un protocollo che adesso si è esteso a tutta la regione. Ma certo altro può essere fatto ed è importante fare tutto quanto è possibile per reprimere.

Poi, sono d’accordo con le cose che hanno detto anche altri colleghi. Occorre andare oltre, occorre anche cercare di interrogarsi su come possiamo asciugare il brodo di coltura che rende possibile, appunto, che possa andare avanti e arrivare a questi livelli una cultura di possesso e di sopraffazione, che va, che andrebbe combattuta fino nelle radici. Nell’ordine del giorno che ha predisposto la collega Mori, insieme firmato anche da altri colleghi oltre a lei, per esempio, si sottolinea come una svalutazione della donna nel campo della parità di genere, pensate, per esempio, non so, al tema salariale eccetera, possa portare a una cultura di svalutazione.

Credo che questo sia un messaggio importante, insieme alla secondo me doverosa rivalutazione del lavoro di cura, che dovremmo essere in grado di affermare rispetto, appunto, al lavoro direttamente remunerato in modo economico. Sono tutte riflessioni che dovremmo portare avanti, però credo che si possano aggiungere anche degli ulteriori elementi, perché è una riflessione che deve avere il coraggio anche di individuare altri aspetti che non vanno bene. Io, per esempio, credo che noi dovremmo dire parole chiare su una pornografia che è diventata evidentemente fruibilissima a portata di clic, anche di bambini e bambine, soggetti molto giovani. Non credo che faccia bene neanche a chi è più grande di loro, ma ovviamente, in particolare nell’età in cui… Nella minore età è assolutamente necessario che i messaggi possano avere una valenza educativa.

Non è solo nei siti e nella visione dei siti a luci rosse. È anche un linguaggio che esce da questo. Io l’altro giorno mi sono trovato una pubblicità su Facebook, quindi con un’immagine assolutamente che ha passato tutti i filtri di controllo, in cui una pellicola a luci rosse veniva pubblicizzata con le parole di una protagonista femminile che si dichiarava distrutta dopo aver dato piacere, tra virgolette ovviamente, a decine di uomini, e mi chiedo quanto questo tipo di messaggio sia un messaggio che aiuta a costruire una cultura che non sia appunto una cultura di possesso e di sopraffazione.

Io credo che dovremmo interrogarci, come pure qualunque forma di mercificazione, qualunque messaggio che possa far pensare che è disponibile una mercificazione dei corpi femminili. Io credo che non aiuti nella battaglia per sostenere e affermare la dignità della donna.

Questo è il motivo per cui io credo che lo svilimento insito nella prostituzione vada combattuto, in qualunque forma di prostituzione, anche quelle legali, perché l’idea di poter comprare è certamente l’idea che afferma una oggettificazione, una mercificazione.

Così come penso l’intrinseco svilimento della maternità che c’è nella maternità surrogata vada riconosciuto e combattuto come una forma di svilimento dei corpi e delle persone, delle donne.

Credo che dobbiamo riflettere attentamente sull’educazione dei figli e non soltanto per le questioni relative direttamente collegate al genere, ma dobbiamo riuscire davvero a comunicare ai bimbi che crescono che non è il possesso, non è l’avere, la chiave della felicità, ma sono piuttosto la generosità e l’altruismo. Sono questi gli elementi che rendono possibile l’amicizia più vera.

Occorre riuscire a educare comunicando che occorre saper accettare anche le piccole sconfitte, perché è più importante essere che avere, o essere che apparire.

Sono questi, fin da piccoli, i messaggi che sarebbe importante dare per evitare di crescere persone che si illudono di poter possedere tutto ciò che desiderano e che, se qualcosa appunto sfugge a questo desiderio, in qualche modo possa generare una qualunque tipo di reazione.

Credo da questo punto di vista anche che vada fatta attenzione a combattere la battaglia dei diritti, riuscendo sempre a tenerli affiancati ai corrispondenti doveri. Perché una battaglia dei diritti che non tenga insieme anche i doveri, rischia di costruire un orizzonte di conflitti che poi sono difficilmente sanabili nella pratica.

Credo si debba anche porre attenzione al fatto di sottolineare, quasi come unica chiave della felicità, la possibilità di autodeterminarsi. Certo, la libertà è importante e non voglio assolutamente sminuire questo aspetto, però, se tutti possiamo autodeterminarci, il rischio che corriamo è quello di un universo di solitudine in cui ognuno si autodetermina e si fa fatica poi a incontrare l’altro.

Invece, va affermato con forza che la felicità vera è proprio nell’incontro, nella relazione, nella complementarità, nell’amicizia, nell’amore. Anche sugli stereotipi che giustamente sono stati ricordati come elemento da combattere, c’è una riflessione che abbiamo fatto insieme a diversi colleghi che erano qui anche nel mandato precedente, nella legge che abbiamo varato contro le discriminazioni contro le persone, discriminazioni basate sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale. E lì abbiamo detto con chiarezza che dobbiamo combattere gli stereotipi discriminatori. Gli stereotipi in fondo sono modelli, quindi è certamente giusto combattere modelli sbagliati. Come è giusto, secondo me, promuovere modelli positivi. Noi avremmo bisogno di modelli positivi, di nuovi modelli positivi. Ben venga un modello positivo di un uomo che non si sogna di fare nessun tipo di violenza sulle donne, sulla propria donna, ma su tutte le donne in generale, in nessuna forma, né fisica, né psicologica, né col linguaggio iper-sessualizzato e allusivo, che a volte purtroppo viene giudicato un peccato veniale e non viene sufficientemente represso. E in questo va davvero fatto un appello ai tanti uomini perbene perché intervengano per fermare i propri colleghi, i propri amici, le persone con cui sono intorno da indulgere a questo tipo di attenzioni, che sono la maggior parte delle volte assolutamente non desiderate e pesanti per le donne che ne sono fatte oggetto.

Ripeto, secondo me basta sempre pensare di trattare ogni donna che incontri come fosse tua figlia o come vorresti che fosse trattata tua figlia e hai immediatamente una chiave di lettura molto chiara ed evidente di quale dovrebbe essere il tipo di comportamento che viene affermato.

Se fosse così diffuso il fatto che ci fossero uomini non violenti al punto da diventare stereotipo, ben venga. Ben venga uno stereotipo “positivo” che afferma un valore positivo di un modello che vogliamo promuovere.

Quindi, nel combattere, evidentemente, contro gli stereotipi violenti, discriminatori e sbagliati, contro i modelli anche sottilmente sbagliati, proviamo a promuovere modelli diversi, che possano affermarsi e che siano utili.

Concludo dicendo che, oltre ai tanti “no” che dobbiamo dire, dobbiamo sempre ricordarci di dire anche un “sì”, e il “sì” più importante è quello all’amore vero, che non è desiderio di possesso, ma è capacità di dono e di sacrificio. È il riconoscimento della bellezza dell’incontro. È consapevolezza, e lo dico da uomo, della profondità della relazione con le donne, che è possibile scoprire soltanto guardandole come persone e non come oggetti. È la scoperta della bellezza, della complementarità e della sinergia dell’universo maschile e dell’universo femminile. È questa affermazione...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Paruolo.

 

PARUOLO: …che può e deve essere il vero contrasto a un futuro che altrimenti ci potrebbe riproporre episodi tristi come quelli che stiamo in questo momento giustamente condannando e ricordando.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

In un momento così drammatico come quello che il nostro Paese sta vivendo, a seguito di fatti recenti gravissimi, episodi già citati dai colleghi consiglieri, purtroppo alla ribalta anche oggi delle nostre cronache, ci teniamo a evidenziare la tempestività con cui il Governo nazionale è intervenuto per aumentare la tutela delle donne vittime di violenza e al contempo anche e soprattutto per rafforzare la prevenzione secondaria, vale a dire quella prevenzione che deve necessariamente scattare dopo che la vittima ha denunciato, perché si apre proprio in quel momento spesso una fase delicata durante la quale la donna non viene adeguatamente protetta e tutelata.

Il provvedimento, diventato legge proprio nei giorni scorsi, tra le altre cose velocizza le misure cautelari preventive, soprattutto in riferimento ai reati spia, cioè quei reati che avvengono proprio in ambito familiare e di natura affettiva. È stato previsto altresì il rafforzamento sul controllo del braccialetto elettronico. È stata estesa a 500 metri la distanza relativa al divieto di avvicinamento alla vittima ed è stato previsto l’arresto in flagranza differita, che può scattare entro 48 ore; vale a dire che l’arresto può avvenire anche in presenza di prove come foto e riprese video che vengono considerate, appunto, flagranza.

Questa legge mira, inoltre, ad assicurare la certezza dei tempi dei procedimenti, una problematica, purtroppo, ancora attualmente e drammaticamente presente nel nostro sistema. È stata ampliata l’applicazione dell’ammonimento del questore, degli obblighi informativi alle vittime. È stata sancita la priorità della trattazione dei processi relativi ai delitti di violenza di genere e domestica. Anche questo è un aspetto non secondario.

Ricordo che proprio in questa legislatura è stata creata la prima Commissione bicamerale d’inchiesta sui femminicidi vale a dire che entrambe le Camere andranno a lavorare per il contrasto alla violenza contro le donne. Proprio nelle ultime settimane questa Commissione ha intensificato i propri lavori. Tra i compiti, ci tengo a ricordarlo, che la Commissione sarà chiamata a svolgere ci sono il lavoro di indagine sulle reali dimensioni, condizioni, qualità e cause del femminicidio, inteso come uccisione di una donna fondata sul genere e, più in generale, di ogni forma di violenza maschile contro le donne.

L’accertamento delle possibili incongruità e carenze della normativa vigente, al fine di tutelare la vittima della violenza e gli eventuali minori coinvolti.

L’accertamento del livello di formazione, di attenzione e della capacità di intervento delle autorità e delle Pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, competenti a svolgere attività di prevenzione e di assistenza.

La verifica, come raccomandato tra l’altro dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’effettiva realizzazione da parte delle Istituzioni di progetti nelle scuole di ogni ordine e grado finalizzati all’educazione e al rispetto reciproco nelle relazioni tra uomini e donne e al riconoscimento e al rispetto di tutte le diversità.

L’analisi degli episodi di femminicidio verificatisi a partire dal 2016 per accertare se siano riscontrabili condizioni o comportamenti ricorrenti e valutabili, sia sul piano statistico, allo scopo di orientare l’azione di prevenzione.

Infine, il monitoraggio dell’effettiva applicazione da parte delle Regioni del Piano antiviolenza e delle linee guida nazionali per le Aziende Sanitarie Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza sociosanitaria alle vittime di violenza e ai loro parenti fino al terzo grado, vittime appunto di violenza assistita.

Su diverse tematiche, come abbiamo visto, si è scatenato un ampio dibattito soprattutto in relazione all’introduzione di materie specifiche all’interno delle scuole per il contrasto alla violenza di genere.

Anche in sede di discussione alle Camere in ogni caso tutte le forze politiche hanno auspicato la necessità di un lavoro che deve essere fatto tra scuola e famiglia, le quali devono operare in sinergia per la formazione dei giovani.

È altrettanto necessario che questo dibattito, certamente importantissimo, non sfoci mai in uno scontro ideologico che non fa bene prima di tutto al Paese, ma che ritarderebbe ulteriormente l’assunzione di provvedimenti necessari.

È secondo noi pertanto indispensabile che tutti noi, rappresentanti delle Istituzioni, sia a livello nazionale così come a livello regionale, ci concentriamo su quelli che sono gli elementi comuni in questa lotta alla violenza di genere e da qui ripartire per sviluppare ulteriori condivisi provvedimenti.

È evidente che un cambiamento culturale sia necessario e che occorra anche agire in maniera molto più incisiva sulla prevenzione.

Nessuno ha intenzione di sottrarsi alla discussione ed è ovviamente da questi aspetti che il dibattito deve ripartire, perché sappiamo bene che quanto è stato fatto in termini normativi ad oggi non è ancora abbastanza, che la guardia deve restare altissima.

Oggi siamo qui anche per ricordare Giulia Cecchettin, lo hanno fatto i colleghi, lo facciamo anche noi, sul cui caso doverosamente auspichiamo che i riflettori restino accesi il più a lungo possibile, per non dimenticare e per fare in modo che simili tragedie non avvengano più.

In questa sede vorrei ricordare, vorremmo ricordare oggi anche un’altra ragazza che nella nostra Regione ha pagato con la vita il suo desiderio di libertà. Parlo di Saman Abbas sul cui caso invece i riflettori si sono spenti, forse, troppo in fretta. Una diciottenne che voleva semplicemente vivere libera nel nostro Paese, che si era ribellata al matrimonio combinato, organizzato dai suoi familiari in Pakistan, e per la quale solo nei giorni scorsi è stato dato il via libera per il funerale. Per questa ragazza, per Saman stento a capire il motivo per il quale anche sui media si faccia così fatica a parlare di femminicidio, quando è evidente che alla base del suo massacro ci sia una subcultura che vuole la donna sottomessa, obbediente e priva di ambizioni personali.

Il Comune di Novellara giustamente e doverosamente ha fatto sapere nei giorni scorsi che si farà carico delle esequie della giovane, alla quale è stata data la cittadinanza onoraria. Sono notizie recenti, ma passate tutte un po’ in sordina. Invece, anche rispetto a questo caso i riflettori dovrebbero essere tenuti accesi.

Voglio ricordare i fondi contro la violenza, che sono stati quasi raddoppiati da questo Governo, passando da 35 a 55 milioni. Si tratta di 20 milioni in più, destinati ai Centri antiviolenza, alle Case rifugio e alle strutture equiparate. Si tratta del più alto importo di sempre.

Inoltre, come ha fatto il nostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni, voglio ricordare, altri colleghi lo hanno fatto, lo ha fatto l’assessore questa mattina, i numeri terrificanti della violenza contro le donne. Al mese di novembre sono 106 le donne uccise in Italia nel 2023 e 61 le vittime per mano del proprio partner o di un ex, donne uccise perché colpevoli di essere libere. Una vera e propria barbarie che si sta consumando inesorabilmente sotto i nostri occhi. Un massacro che sicuramente va fermato, con l’impegno di tutte le forze politiche, che devono convergere sul solo e comune obiettivo di proteggere e tutelare le donne vittime di violenza, perché la violenza di genere e la violenza contro le donne non può in alcun modo essere tollerata in un Paese che ha fatto della libertà, della democrazia, della parità e dell’uguaglianza i suoi capisaldi costituzionali.

Per queste motivazioni e per quanto abbiamo anticipato circa un nuovo modello di lavoro unitario e condiviso su questo tema, anticipiamo di non poter esprimere un voto favorevole rispetto alle risoluzioni proposte, in cui molte delle considerazioni sono peraltro condivisibili, però finiscono poi per piegarsi a quelle logiche un po’ strumentali che la politica spesso adotta e che su questo tema non ci appartengono e vorremmo che venissero per il momento e per sempre accantonate.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Io inizierò questo mio intervento con le parole di Franco Arminio, un poeta contemporaneo, che dice che un volto amato mette in salvo l’universo. Ecco, in quel volto io vedo tutti i volti delle donne che richiamava anche la collega Evangelisti. Oggi il volto di Giulia Cecchettin, nel giorno delle esequie, sicuramente è quello che rimane più impresso di tutti, ma io credo che queste parole confermano che quei volti serviranno a mettere in salvo l’universo se saremo noi a essere all’altezza delle responsabilità che ci competono.

Parto da qui, perché credo che non ci sia nulla di strumentale nella risoluzione che tutti i colleghi e anch’io ho sottoscritto e abbiamo proposto, ma ci sia un bagno di verità e di corresponsabilità. Già nella relazione dell’assessore Lori abbiamo potuto così ripercorrere il grande lavoro che questa Regione ha fatto e anche gli sforzi che a livello nazionale sono stati fatti anche di recente. Partendo, però, dicevo da un bagno di verità.

Ho sentito con piacere come molti colleghi hanno richiamato il tema del cambiamento culturale. È evidente che probabilmente abbiamo un’idea culturale, anche del ruolo della donna, che ci distingue dalla collega Evangelisti, che è intervenuta prima e che non si riconosce in molti passaggi, ma io credo che la risposta culturale efficace potrà avvenire solo se mettiamo in campo azioni e misure idonee a determinare quel cambiamento. Lo dico perché dotarci di una consapevolezza reale, vera del diffuso riconoscimento della violenza di genere in ogni ambito potrà consentirci di contrastarne gli esiti, così come il superamento della, permettetemi, incultura dei giudizi, che ne è indubbia matrice, potrà portarci a percorrere strade comuni ed efficaci.

Ho sentito invocare, e lo sottoscrivo, la necessità di un cambiamento culturale, una risposta culturale. Il cambiamento culturale forse è quello che richiede più pazienza e determinazione, perché è anche quello più lento, perché richiede la modifica di alcuni comportamenti, che necessitano però di un’azione preventiva. Il vero interrogativo che io mi sono posta in questi giorni, in queste settimane di un’ondata emotiva che ci ha travolto dopo l’ultimo episodio, è come la facciamo questa rivoluzione culturale. Perché non basta invocarla. Occorre concretamente praticarla.

Allora io dico che nella puntuale relazione dell’assessore, dell’assessora Lori sono state evidenziate… La ringrazio anche per il convegno che è avvenuto il 24, dove sono stati mostrati non solo dei dati, ma anche un’azione di rete che questa Regione ha messo in campo, io ci vedo un pezzo di quella rivoluzione culturale che promuove e accelera quel cambiamento che tutti abbiamo invocato.

In questo ci vedo l’educazione sicuramente, ma ci vedo anche una nuova alleanza. Io voglio essere più ottimista, lo dico con tutti i giovani e le nuove generazioni che hanno animato quelle piazze. Perché è grazie a quei giovani che anche le manifestazioni di contrasto alla violenza di genere hanno avuto successo e questa eco.

Io credo che non basteranno le norme, non basteranno anche tutti gli sforzi che questa Regione ha messo in campo se non iniziamo a praticare una nuova alleanza vera con tutte le agenzie educative.

Perché quello che occorre è una nuova alfabetizzazione delle emozioni. Abbiamo necessità di renderci tutti più competenti in termini di affettività, di educazione al conflitto.

Mi hanno colpito le parole del papà dell’autore del femminicidio di Giulia, che non litigava mai con nessuno, una persona pacata. Sono parole che ricorrono spesso su cui occorre riflettere, perché forse qualcosa dobbiamo ancora fare nell’imparare e nell’insegnare a come gestire i conflitti e come i conflitti possono essere anche motore di cambiamento se riusciamo a starci dentro e ne abbiamo le competenze.

Allora, permettetemelo, la scuola che è stata tanto richiamata e su cui sono assolutamente d’accordo che gioca un ruolo fondamentale, perché è il primo contenitore in cui noi possiamo raggiungere davvero tutti, quindi il cercare di diventare tutti più competenti, va chiamata in causa, certo, ma non va certamente chiamato in causa con il progetto che il ministro Valditara e i suoi consulenti hanno illustrato questi giorni.

Perché la questione vera è ricostruire modelli di relazione, quei modelli di relazione dove non c’è sperequazione di potere e dove c’è una dinamica di relazioni che mette ancora su due piani diversi uomo e donna.

Allora io credo che quando parliamo di scuola, quando parliamo di educazione, quando parliamo di formazione e di prevenzione, non è un caso che la nostra Regione ha iniziato con un protocollo che mette in atto un percorso per formare i docenti.

Io chiedo a tutti un atto di coerenza, perché da oltre decenni abbiamo disinvestito sul ruolo degli insegnanti, sul valore della formazione, e il motivo per cui indicare, o responsabilizzare, o caricare la scuola di tutte le soluzioni, perché naturalmente dall’educazione civica, all’educazione all’affettività all’educazione sessuale, che è ancora cosa diversa rispetto all’educazione alla conoscenza del corpo ed a sé, e all’affettività, ecco io credo che cogliamo solo in parte il problema. Basterebbe riguardare le linee guida del Piano Colao per la redazione del PNRR, che ricordava come l’importanza di questi percorsi formativi ed educativi abbiano successo e siano davvero tali, dall’infanzia all’università, se la loro efficacia è contemporaneamente accompagnata da una formazione degli adulti, degli insegnanti, dei genitori, dei professionisti pubblici, degli operatori, dei decisori. E vedo un filo che lega tutte le cose e le politiche che in tutte le ricerche relative agli adolescenti abbiamo esaminato in questo periodo, anche nella mia Commissione, insieme alla collega Soncini e al collega Amico, che è il sostegno alla genitorialità. E io credo che proprio in questo potremmo trovare la speranza di donne e uomini che con il loro atteggiamento sono nella condizione di favorire o contrastare la diffusione di visioni stereotipate del femminile e del maschile e degli obblighi nei ruoli che da essi ne derivano.

Allora io credo che questa partecipazione emotiva avrà un senso se a quel bisogno di risposte, se a quelle domande noi sapremo dare una risposta anche di equità trasversale ai generi e alle generazioni. L’educazione è sicuramente l’elemento primario, ma serve un’alleanza, una corresponsabilità, un nuovo patto di comunità, dove ognuno per il suo pezzo inizia a fare qualcosa in più, perché probabilmente non abbiamo ancora fatto abbastanza. Quindi, bene le scuole, bene l’impegno, dicevo, di tutte le agenzie educative, ma attenzione a chi mandiamo dentro alle scuole.

Il 24 abbiamo visto una fotografia splendida della regione Emilia-Romagna, che sono tutti gli operatori e le operatrici che animano la rete della nostra regione, in cui ognuno ha un compito fondamentale. Ecco, a me piacerebbe, senza inventarci nulla di nuovo probabilmente, che fossero proprio coloro che, a partire da questa Regione, hanno a che fare nella loro quotidianità con il contrasto alla violenza di genere, con la loro professionalità, con la loro specializzazione, di cui abbiamo sempre bisogno, a chiedere a loro di portare col loro linguaggio di verità il loro contributo all’interno delle scuole e un loro coinvolgimento, perché lì dentro ci sta tutto. Ci sta anche quel linguaggio di mediazione culturale, di cui abbiamo bisogno perché le nostre scuole sono modelli di intercultura già appena entriamo in classe visivamente. È una grande opportunità a livello proprio di spaccato multiculturale.

Chiudo dicendo che questo è un auspicio che io credo dalla Regione Emilia-Romagna possa trovare una sua concretezza e quindi concordo sul primo punto, insieme a tutti gli altri impegni che ci sono nella risoluzione. Aggiungo solo e chiudo un impegno ulteriore. Io me lo aspetto dalla mia Regione. È la sfida che abbiamo rispetto alla realtà dei cosiddetti orfani di femminicidio, tanto complessa quanto sommersa, perché credo che solo cinque anni fa, con l’entrata in vigore della legge n. 4 del 2018, che appunto richiama gli orfani e le orfane di femminicidio, questi bambini sono per la prima volta diventati visibili.

Allora io credo che in quei decreti attuativi e attraverso quella rete che già citavo durante il mio intervento, a partire da questa Regione, dobbiamo fare uno sforzo in più perché quella loro tutela, perché quel moltiplicatore di sofferenza che rappresenta l’essere orfano di femminicidio possa trovare, in una comunità quale è l’Emilia-Romagna, tutti quegli strumenti che portano a superare quegli inghippi burocratici che ancora oggi non danno abbastanza spazio e non danno ancora supporto a quelle vittime.

Credo che già coi numeri, con l’analisi che potremmo fare attraverso i servizi sociali sia un buon inizio anche sotto questo aspetto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, Presidente.

Sulla violenza contro le donne la politica può agire in tanti diversi modi. Intanto facendo sicuramente il massimo per cercare di potenziare, a vari livelli, tutto ciò che può servire ad arginare il fenomeno. Servono più risorse per i centri antiviolenza, che sono fondamentali punti di ascolto, accoglienza, assistenza e tutela delle donne minacciate, maltrattate; oltre a rafforzare l’attività integrata coi centri per gli uomini autori di violenza.

Certamente non serve diminuire, come sta facendo il Governo, del 70 per cento i fondi per la prevenzione alla violenza a confronto con il 2022.

Sappiamo bene che il tema è decisamente complicato e che si tratta di condurre una difficilissima battaglia che è prima di tutto culturale e sociale.

La violenza durante una relazione affettiva, o nei confronti di un ex compagna o moglie, può essere di vari tipi, lo sappiamo, lo abbiamo detto durante questo dibattito: psicologica, fisica, sessuale, economica. Tutte varianti che riscontriamo frequentemente, purtroppo, in un rapporto basato sulla prevaricazione da parte dell’uomo nei confronti della donna.

La radice è sempre la stessa, proviene dai rapporti di potere a svantaggio della donna, che esistono nella nostra società, non solo in Italia ovviamente, ma anche in tanti Paesi cosiddetti civili dove la donna, per varie ragioni, non è considerata uguale all’uomo.

Il ciclo della violenza parte da lontano e, come ormai abbiamo appurato, non si tratta di qualche drammatico isolato episodio.

Questo è uno dei punti principali. La donna è ancora troppo spesso discriminata nel lavoro, nella società, nella famiglia, nella politica, ovunque.

Da qui il pericolo che per alcuni uomini la donna possa diventare allora un oggetto a disposizione, il bersaglio di ossessioni, una sorta di proprietà, una persona contro la quale sfogare le proprie frustrazioni e le insicurezze patologiche.

Si tratta quindi di una battaglia che deve riguardare in primo luogo innanzitutto gli uomini.

Ma dobbiamo prestare attenzione anche alla vittimizzazione secondaria che avviene spesso, per esempio, sui giornali o anche nelle aule di tribunale in seguito ad un femminicidio. C’è una narrazione tossica della violenza, un modo distorto di raccontarla che comunque fa cultura. Dobbiamo cambiare questa visione. Quando si parla magari dell’abbigliamento, delle abitudini di una ragazza uccisa, citando dettagli inutili e magari pruriginosi, che nulla hanno a che fare con l’atto criminale subito.

Quando si racconta, si scrive, lei aveva chiesto il divorzio, o era appena tornata da un viaggio da sola, non ponendo quindi affatto l’accento sulla cultura del femminicidio, ma sottolineando piuttosto ciò che di anormale avrebbe fatto la donna.

Si cerca insomma una colpa della donna, che chiaramente non esiste in alcun modo e si scovano in tutti i modi delle attenuanti all’uomo che uccide: aveva perso il lavoro, aveva tanti problemi personali, l’amava tanto al punto di minacciare di uccidersi senza di lei, le faceva anche i biscotti, e varie cosiddette giustificazioni di questo genere che portano ad attribuire una corresponsabilità alla donna e a minimizzare quello che ha fatto l’uomo.

Un’altra vittimizzazione è quella che purtroppo accade ancora anche in tribunale. Quella classica avviene, per esempio, dopo una violenza sessuale, con la donna che si deve persino giustificare, con le domande ad esempio “che cosa ci facevi a quell’ora?”, “com’eri vestita?”, “quali erano le tue abitudini sessuali?”, “avevi bevuto troppo”, “avevi assunto qualche droga?” eccetera. Poi ci si mette anche qualche collega che fa politica con dichiarazioni a dir poco fuorvianti, a tratti anche imbarazzanti, e mi riferisco in particolare anche a qualche collega che siede in quest’aula, che, invece di sottolineare la gravità dell’assassinio di Giulio Cecchettin, si è preoccupato piuttosto delle parole della sorella Elena, che non ha lesinato a definire “satanista”, o chi non ha voluto far mancare un contributo sarcastico, di discutibile gusto tirando in ballo senza ragione la questione femminicidi, commentando scherzosamente la mancata assegnazione di Expo 2030 a Roma a favore di Riad ha, infatti, tirato in ballo sui social la presunta colpa proprio del patriarcato che ci sarebbe in Italia. Lo dico col cuore: sul corpo delle donne morte non ci dovrebbe mai essere voglia di scherzare.

Aggiungo un’altra annotazione, che allarga a mio avviso lo scenario. Con tutta onestà credo che ci sia un tema di certezza e proporzionalità della pena rispetto alla gravità assoluta del crimine. Troppo spesso vediamo assassini che, attraverso stratagemmi difensivi o comportamenti inappuntabili durante la carcerazione, ottengono la libertà o, comunque, un regime di semilibertà dopo appena qualche manciata d’anni. Io rimango garantista, credo nel valore rieducativo della pena, ma credo anche che a tutto ci sia un limite. In tanti casi, oltre a una pena effettivamente scontata davvero esigua, appare evidente che l’assassino tornato in libertà è esattamente uguale a prima sia negli atteggiamenti sia nell’indole, e rappresenta quindi nuovamente un pericolo per la società.

Tornando alla risoluzione che abbiamo abbinato presentata oggi, credo che non ci possano essere dubbi o esitazioni: occorre spingere affinché il Governo possa aumentare le risorse sulla prevenzione alla violenza maschile sulle donne e sui progetti di educazione all’affettività, coinvolgendo agenzie educative e Istituzioni locali. Sul fronte regionale dobbiamo ancora rafforzare il coinvolgimento della rete di soggetti che si occupano di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, sostenendo progettualità e servizi di sostegno delle vittime di violenza. Non basta, occorre promuovere campagne di comunicazione, di sensibilizzazione e di formazione a più livelli contro la violenza sulle donne.

Io voglio essere ottimista, perché penso che la violenza non debba mai avere la meglio. Dico, quindi, che la violenza contro le donne non deve essere considerato un fenomeno inestirpabile, ma serve un cambiamento, che è prima di tutto culturale, e per attuarlo, oltre a tutto quello che dobbiamo e possiamo fare come Istituzioni, nella società – mi costa molto dirlo – abbiamo bisogno anche degli uomini, perché noi abbiamo fatto tutto il possibile, siamo state solidali, abbiamo denunciato, siamo intervenute, abbiamo manifestato. Oggi, però, serve una presa di coscienza da parte degli uomini di quella che chiamiamo responsabilità collettiva, perché non basta sapervi diversi, sapervi uomini perbene. Serve che ci aiutiate a rompere il silenzio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Debbo dire che sono grata. Sono grata a questa Assemblea, ad ogni collega di oggi e di ieri, alla presidente Petitti, che non ha mancato di promuovere un minuto di raccoglimento per Giulia e per tutte. Sono grata all’Esecutivo di questa Regione, in particolare all’assessora Lori, che ha svolto l’informativa. Perché un ringraziamento così ampio e onnicomprensivo, perché sento che siamo in cammino, un cammino nelle differenze di vedute, nei diversi convincimenti di fondo, anche nelle ragioni profonde che rappresentano il costrutto culturale che genera la violenza maschile sulle donne. Ma non ci siamo mai sottratti e non ci sottraiamo a farci carico di questo fenomeno ignobile, come ha detto il Presidente Mattarella.

L’impegno continuativo, strutturale e maturo che abbiamo messo in campo, anche con una certa fatica, ma immutabile impegno, costituisce di per sé la cifra di un avanzamento di responsabilità che ci ha coinvolto e ci deve coinvolgere tutti e tutte, ma anche di una scelta politica ben precisa, che rivendico anche in tempi in cui non era così normale mettere al centro questi ragionamenti. È infatti un impegno non solo dichiarato, non solo rappresentato, ma profondamente agito con risorse economiche che danno il senso dell’investimento e dell’importanza di un cambio di paradigma che ci interpella tutti; risorse che con forza chiediamo a questo Governo, come a tutti i Governi che si sono succeduti e che si succederanno.

I colleghi e le colleghe hanno già avuto modo di sottolineare molti aspetti sostanziali del fenomeno, che di fatto la risoluzione che abbiamo depositato richiama. Si diceva bene che la violenza maschile sulle donne, e quindi i femminicidi, parliamo di questi come di una punta dell’iceberg, di un fenomeno strutturale che affonda le proprie radici in una cultura del possesso della donna basata su un profondo squilibrio di potere nella società, e di un assetto anche discriminatorio e segregante, che non è una colpevolizzazione individuale di uno o dell’altro, ma di un sistema che deve evolvere, come si è evoluto nel corso dei secoli.

Tra gli innumerevoli indicatori delle oggettive e persistenti disparità, basta guardare alle statistiche, e io non le ripeterò, come non ripeterò che siamo al sessantatreesimo posto, dal sessantatreesimo posto siamo passati al settantanovesimo posto nel World Economic Forum, in particolare nel Global Gender Gap Report del 2023.

Perché non le voglio ripetere? Perché ripetendo queste statistiche, che tutte hanno sottolineato, in qualche modo vogliamo dire: credeteci, credeteci. Questo è un fenomeno drammatico e tragico seriale con radici profondissime che non appartiene ad una situazione, ad una condizione, ma le condizioni di tutte, ovviamente con gradazioni diverse, ci mancherebbe altro.

Questo assetto impari quindi ci interpella come Istituzioni nel dovere di applicare le norme costituzionali di legge, in tema di pari opportunità e democrazia paritaria, determinando un cambiamento non più rinviabile.

Io non voglio sembrarvi massimalista o generalista associando il tema della democrazia paritaria con il tema delle discriminazioni e delle violenze.

Lo ha detto il Presidente Mattarella, e dovrei sentirmi abbastanza cautelata, ma lo voglio ripetere. Il tema della punta dell’iceberg è perché, e lo diceva bene il collega Paruolo che ringrazio, se la società non rispetta la soggettività e il protagonismo femminile, se la svilisce, se ne sessualizza l’immagine, se la ritiene un’ancella, è chiaro che questo humus di cultura può radicare anche la convinzione che si possa trattare male, che si possa violarla.

Ecco quindi quello che voglio dire. A volte si usano parole molto forti per trattare questi temi, perché il dramma è profondissimo e le tragedie individuali sono per forza tragedie collettive. Ecco perché a volte nella passione, nell’appassionarci confliggiamo, ma è un conflitto per portare avanti un pezzettino la cultura della società, per portare avanti un pezzettino la consapevolezza del valore femminile, del valore maschile, del valore di tutti coloro che prendono parte a questo mondo.

Allora questi dati di monitoraggio che noi riportiamo nella risoluzione, e che sono anche relativi alle chiamate del 1522, fanno il paio con tutte le relazioni periodiche dei centri antiviolenza, a cui vorrei rivolgere davvero un sentito ringraziamento. Perché loro ci hanno davvero creduto quando nessuno ci credeva nelle istituzioni, o comunque non si credeva che potessero diventare politiche strutturali.

Invece la nostra Regione credo che abbia dato il senso per quanto riguarda il tema della prevenzione, che è quello che ci appartiene di competenza, di aver cercato di fare il massimo e non basta. Non basta.

In questi dati vediamo l’insufficienza delle misure di repressione e di protezione, pur necessarie, perché in questi nostri ragionamenti riconosciamo lo sforzo. Io riconosco lo sforzo fatto con il Codice Rosso, migliorato nell’ultima fase di rafforzamento all’unanimità, del Parlamento. Lo riconosco. Del resto, se le pene sono rilevanti, significa che quel tema è particolarmente rilevanti. Se si rafforzano le misure di prevenzione, significa che il tema è rilevante. Ma il tema penale, la cosiddetta “punizione”, la sanzione, la repressione è un pezzo. La Convenzione di Istanbul ci consegna tre “p”: prevenzione, protezione e punizione (o comunque politiche di sanzione e di accusa del reo). Ecco perché è così importante rispetto alle altre “p” svilupparle profondamente, senza ideologia, ma con estremo pragmatismo. E pragmatismo significa: teorizziamo, riflettiamo, guardiamo avanti, però poi dobbiamo dire cosa facciamo in modo concreto. Ecco perché lo ribadiamo sempre, senza nessuna autocelebrazione, ci mancherebbe.

Non ci stancheremo, quindi, di sottolineare l’importanza della formazione adeguata alla complessità del reale per tutte e tutti gli operatori, perché ormai quello che è chiaro è che con una normativa così solida dal punto di vista repressivo quello che può sfuggire è la valutazione del rischio, cioè che non si valuti la denuncia delle donne e quando c’è è troppo poca, in modo tale che dopo dodici denunce una non debba essere ammazzata ugualmente. D’altronde, ci può stare un commento che dice: eh, ma se non ha denunciato. Ma se ha denunciato dodici volte e viene ammazzata, qui c’è qualcosa che il sistema non ha colto nel profondo. Ecco perché questo tipo di approccio è un approccio che ci sta, è utile per un pezzo, ma va assolutamente associato alle altre due leve.

La voce netta, quindi, che noi abbiamo sentito in quest’ultimo periodo e che è stato raccontato in modo veramente esaustivo dai colleghi e dalle colleghe coinvolge le nuove generazioni. Anche questo elemento è stato un elemento talmente lampante nelle piazze e nelle manifestazioni che va raccolto, non perché la piazza sia esaustiva di tutto, ma perché rilancia un messaggio fortissimo, che la politica deve rappresentare, con la stessa forza, attraverso le leve istituzionali. Ed è con questo spirito che la nostra Regione, quindi, può coinvolgere con maggiore pervasività la rete dei soggetti preposti alla governance della prevenzione e del contrasto. In questo senso io ringrazio per le pubblicazioni che hanno reso conto e merito della complessità degli organismi, dei soggetti e degli attori protagonisti della rete di governance della violenza maschile sulle donne.

Chiediamo, quindi, di continuare a investire, ovviamente, nella cultura del rispetto e della sensibilizzazione del rischio, attraversando tutte le agenzie educative, attraversando tutti i luoghi. Tutti i luoghi dove, in qualche modo, lo spazio pubblico si riempie di umanità. E l’umanità è anche il rispetto, il rispetto reciproco.

Devo anche dire che, non da ultimo, pensiamo che l’Emilia-Romagna possa portare nei tavoli nazionali la propria esperienza virtuosa, ma non per fare i primi della classe. Guardate, su questi temi uno non vince mai e non è mai primo. Semplicemente ci è arrivato un attimo prima. Ebbene, la propria esperienza virtuosa è l’esperienza di una strutturalità, che fornisce anche risorse economiche. Una società che sa reagire alle violenze e ai femminicidi sempre, anche quando si spegne il clamore legato ai casi drammatici di cronaca, è una società migliore, una società più giusta.

Il vescovo di Padova ha detto nel commiato al feretro di Giulia: nella libertà bisogna amare di più e meglio, perché l’amore non è mai violenza.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Grazie, assessore Lori, per l’informativa. Ritengo che il tema della violenza contro le donne sia un tema molto delicato, che deve essere affrontato con grande lucidità, con grande rispetto, senza lasciarsi andare a pericolose generalizzazioni di tipo ideologico, strumentale e femminista. Dobbiamo dire che, purtroppo, in questi giorni ho sentito anche dichiarazioni e commenti molto pesanti, tesi e volti a generalizzare accuse nei confronti del genere maschile tout-court. Questo ritengo sia profondamente sbagliato, profondamente pericoloso, in quanto ‒ vivaddio ‒ i 107 assassini che, purtroppo, quest’anno hanno ucciso queste 107 donne rappresentano una minoranza. Questi assassini hanno responsabilità individuali e non dobbiamo assolutamente nemmeno avvicinarli a tutti gli altri uomini che vivono rispettando le donne.

Ritengo che questo sia un assunto fondamentale, un paradigma da cui tutti dobbiamo assolutamente muovere e non dobbiamo ‒ ripeto ‒ cadere in pericolose generalizzazioni, perché qualcuna con il femminismo ci sta prendendo troppo piede e non va assolutamente bene. Non va bene per il dibattito politico e non va bene nemmeno per le nuove generazioni, perché non dobbiamo basarci su una contrapposizione netta tra uomo e donna.

Questo è profondamente sbagliato, perché non dobbiamo dimenticare che ci sono anche uomini vittime di donne. Io lo vivo profondamente, lo vivo seriamente questo fenomeno. Il fenomeno delle false accuse da parte di tante donne nei confronti degli uomini è un fenomeno esistente. Lo so che forse sono una voce fuori dal coro, ma ritengo che nel dibattito politico, anche nel dibattito odierno, si debba fare un pochino d’ordine, perché ho sentito qualche collega definire gli uomini predatori seriali, in preda a tempeste ormonali. Grazie a Dio, non tutti gli uomini sono così. Quindi, sono pericolose queste generalizzazioni, colleghe. Bisogna stare attente, bisogna stare attente. Non dobbiamo farci prendere la mano con commenti troppo generalizzati nei confronti del genere maschile.

Il fenomeno va, come dicevo, affrontato con lucidità, con azioni concrete e mirate. Assessore Lori, sicuramente meritorie le iniziative che sono state messe in campo dalla Giunta regionale. Io ritengo che ci siano anche piccole proposte che noi, come Lega, abbiamo già portato avanti e che mi sento di rimarcare. L’anno scorso abbiamo presentato una risoluzione, che è stata bocciata dalla maggioranza, proponendo di coinvolgere le farmacie regionali per stampare sugli scontrini il numero 1522, antiviolenza e anti stalking, perché riteniamo che possa essere un segnale utile che possa incentivare tante donne a denunciare qualsiasi forma di violenza e di prevaricazione. È un’iniziativa a costo zero che hanno già adottato altre Regioni e che riteniamo possa far accendere quella lampadina nella mente di alcune donne e che possa incentivarle a denunciare. È una proposta che portiamo avanti con convinzione e che, ripeto, è a costo zero, ma rappresenta una proposta tangibile che può davvero aiutare tanto donne a uscire dall’oblio.

Il supporto ai centri antiviolenza è assolutamente fondamentale, lo vediamo e deve proseguire. Rinnovo al presidente Federico Amico della Commissione Parità la proposta, che feci già in passato, di audire in Commissione parità anche i rappresentanti dei centri per gli uomini maltrattanti e gli autori di reato, perché, come si diceva, ci sono tante realtà del settore pubblico e del privato sociale che svolgono un ottimo lavoro e che rappresentano davvero un punto di riferimento strategico e fondamentale per quanto riguarda la violenza contro le donne.

Il coinvolgimento delle scuole è fondamentale. Il Ministro Valditara si sta spendendo molto in questo periodo, promuovendo progetti di sensibilizzazione nelle scuole a questa tematica, progetti di educazione all’affettività e ci tengo a dire educazione all’affettività e non educazione alla sessualità. Diciamo che, soprattutto per le scuole primarie e le scuole secondarie, è giusto educare i bambini e i ragazzi al linguaggio delle emozioni, al linguaggio dei sentimenti, senza mettere loro in testa strane idee, come la teoria gender, che qualche collega ho sentito citare in questi giorni e che ritengo che sia pericolosa.

Per cui, quando la collega Piccinini critica la campagna di sensibilizzazione che il Ministro Valditara sta portando avanti nelle scuole, io invece ritengo che sia una campagna lodevole e meritoria e che le critiche al Ministro dell’Istruzione arrivino da parte di un esponente dei 5 Stelle, partito che è stato in grado di esprimere un Ministro che verrà ricordato solo ed esclusivamente per aver sperperato milioni di soldi pubblici per degli inutili banchi a rotelle. Respingo quindi al mittente le accuse.

Per quanto attiene la risoluzione presentata dai colleghi della maggioranza, apprezzo sicuramente la passione che la collega Roberta Mori impiega su questa tematica. Lei è stata anche gentile, ha inviato questa risoluzione, che però riteniamo contenga degli spunti di tipo ideologico che poco hanno a che vedere con una tematica così importante, che, come dicevo, deve essere trattata in maniera lucida e senza attacchi strumentali al Governo.

Nelle premesse, in particolare, c’è un passaggio che ritengo vada assolutamente cancellato, in quanto si parla di “una cultura del possesso della donna basata su un profondo squilibrio di poteri nella società e un assetto discriminatorio e segregante, che, se non corretto dalla cultura del rispetto delle donne e da una rinnovata equità di approccio di sistema, può continuare a svilire la soggettività femminile, dare sponda a condotte prevaricatrici anche dei singoli”.

Come si diceva, generalizzare, collega Mori, è pericoloso. Abbiamo fortunatamente degli esempi virtuosi anche in ambito politico. Giorgia Meloni è premier, il primo premier donna. Forse a voi dà un po’ fastidio che il primo premier donna sia stato espresso dal centrodestra. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, cioè ottimi esempi di donne che ricoprono ruoli apicali. Fortunatamente la società ha cambiato e dal suffragio universale sono stati fatti tanti progressi. Però, non continuiamo a basarci sul fatto che le donne sono discriminate dalla società solo perché donne. C’è ancora molto da fare, è vero, ma fortunatamente il merito femminile viene premiato, ed è giusto che sia così.

Nella risoluzione si fa riferimento a Giulia Cecchettin e a tutte le vittime di femminicidio. Sono d’accordo, ci sono altre vittime. Come diceva bene la collega di Fratelli d’Italia, dobbiamo ricordare tutte le vittime, come Saman, che nella nostra regione sono state vittime di una cultura legata anche a determinate religioni con visioni di tipo ideologico molto pericolose. Ci sono altri riferimenti nella risoluzione che si riferiscono ad ActionAid e a delle manifestazioni che hanno avuto l’obiettivo principale di attaccare il Governo. Ecco, possiamo essere d’accordo rispetto alla volontà di dover implementare tutto ciò che va a vantaggio delle donne vittime di violenza, ma non possiamo accettare una proposta che abbia dei riferimenti di tipo ideologico nei confronti del Governo, perché riteniamo che si vada a snaturare un dibattito che, invece, deve essere costruttivo e non deve essere mirato ad avere solamente degli scopi di tipo ideologico e politico.

Ultimo suggerimento che mi sento di dare. Bene la campagna regionale di comunicazione. Se posso permettermi, assessore Lori, suggerirei anche di diffondere il messaggio alle donne vittime di violenza di non vergognarsi di chiedere aiuto, perché spesso il sentimento della vergogna va a inibire queste donne a denunciare. Invece, le donne devono essere consapevoli rispetto al fatto che ci sono delle istituzioni pronte ad aiutarle e a supportarle. Inoltre, dobbiamo aiutare anche le famiglie a leggere i segnali di disagio, perché anche l’ultimo femminicidio evidentemente è accaduto perché né la ragazza, né la sua famiglia, né i familiari dell’assassino hanno saputo cogliere dei segnali di disagio, che ci sono sempre, perché difficilmente sono dei fulmini a ciel sereno. Per cui, l’invito è anche quello di incentivare le persone a rivolgersi agli specialisti, che possono aiutarli a cogliere i segnali, le prime avvisaglie di violenza.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Stragliati.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie.

Intervengo per fatto personale. Prima di parlare bisogna ascoltare e capire quello che uno dice. Guardate, l’ho detto nel question time e l’ho ripetuto oggi: ciò che ho messo in discussione è la campagna fatta dalla Giunta. Se uno avesse ascoltato in entrambe le occasioni, ho ripetuto la stessa cosa. Ho detto che quelle campagne sono rivolte esclusivamente alle donne e non agli uomini, che devono essere coinvolti in questa battaglia. Le donne hanno fatto un percorso di consapevolezza. Gli uomini ancora no. Ho detto semplicemente questo.

Dopodiché, ho criticato anche il Governo rispetto alle iniziative messe in campo per quanto riguarda l’educazione affettiva, perché quello che è stato fatto non è sufficiente, perché sono iniziative una tantum, volontarie e non sono all’interno delle ore curricolari.

Dopodiché, sulle schifezze che vengono dette da parte del Centrodestra, io ne ho una fila. Se volete, ve le leggo tutte. Ne cito una del deputato leghista Rossano Sasso, che è stato anche sottosegretario all’istruzione, che ha definito “nefandezza” e “degradante” la proposta del Movimento 5 Stelle al DDL contro la violenza sulle donne di introdurre l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole sin da giovane età. Ecco chi si deve vergognare delle proprie posizioni, delle proprie esternazioni. Sicuramente non il Movimento 5 Stelle, che ha lavorato anche sul Codice rosso e che si è sempre impegnato, da questo punto di vista...

Io lezioni da parte del Centrodestra, che anche in questi giorni ha dichiarato robe aberranti, non le accetto. Bisogna ascoltare prima di intervenire a caso. Un consiglio così, spassionato.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Stragliati, per fatto personale?

 

STRAGLIATI: Al di là dei toni accesi, consiglio di prendere un po’ di camomilla alla collega Piccinini, perché l’ho vista abbastanza in agitazione. Io ho ascoltato bene. Mi sono permessa di dire che lei ha criticato il progetto di educazione all’affettività proposto dal ministro Valditara.

 

(interruzione)

 

STRAGLIATI: Ho capito.

 

(interruzione)

 

STRAGLIATI: Lei lo ha detto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo. Concluda, consigliera.

 

STRAGLIATI: Progetto nelle scuole. Sì, l’ha detto. E lo ha detto anche la scorsa volta durante il question time.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo. Non parliamo fuori microfono. Non si sente.

 

STRAGLIATI: Ha fatto riferimento al ministro Valditara, perché lei ha criticato il progetto dicendo che non è un progetto strutturale nelle scuole. Io mi sono permessa di dire che intanto è un inizio di progetto e, sì, ho mosso una critica al vostro Ministro dell’Istruzione. Il Ministro Azzolina non fece proprio nulla, invece, per quanto riguarda la sensibilizzazione nelle scuole.

 

(interruzione)

 

STRAGLIATI: Invece c’entra, per cui respingo al mittente le accuse. Punto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Ora passiamo la parola alla consigliera Zamboni. Prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente. Ma sì, non c’è dubbio che Giorgia Meloni è la prima premier donna del nostro Paese. Peccato che si faccia chiamare “il premier”, il Presidente del Consiglio.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, per favore. Per favore. Lasciamo parlare chi interviene. Per piacere, colleghi. Ho chiesto prima di non parlare fuori microfono. Chiedo a tutti di non vociferare, non alzare i toni. Facciamo esprimere ognuno rispetto al proprio pensiero.

Prego, consigliera.

 

ZAMBONI: Guardate colleghi e colleghe, soprattutto colleghe, che buttarla in caciara e in gazzarra non vi fa onore. Siete degradanti voi, non quello che dicono i vostri colleghi. Se non sapete accettare quello che dicono i vostri colleghi, qualche venatura di antidemocrazia io la colgo. Giorgia Meloni è la prima premier donna che si fa chiamare però “il premier”, il Presidente del Consiglio. Leggete i giornali e ve ne renderete conto. Ed è vero. Ma cos’è questa gazzarra, scusi, Presidente?

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, per piacere.

 

ZAMBONI: Siamo allo stadio?

 

PRESIDENTE (Petitti): Per piacere.

 

ZAMBONI: Siamo allo stadio o siamo in un’aula dell’Assemblea legislativa? Siete allo stadio o siete nell’aula dell’Assemblea legislativa? Perché, se siete consapevoli di essere nei banchi dell’Assemblea legislativa…

 

PRESIDENTE (Petitti): Sono stati richiamati. Continui, consigliera.

 

ZAMBONI: […] tacere mentre parlano i vostri colleghi e le vostre colleghe. Se poi, visto che si parla… La consigliera Stragliati giustamente ha sostenuto che le donne, pur faticosamente, si stanno facendo strada, se vi brucia che sui banchi del centrodestra le donne sono tre e su quelli del centrosinistra molto di più, non è colpa nostra. Anzi sono quattro. Sono quattro con la consigliera Castaldini, a dimostrazione che nel centrosinistra le donne riescono a farsi più strada e questo è un dato di fatto. La matematica non è un’opinione.

Io adesso vorrei venire, se si riesce a parlare in maniera serena... Visto che siete abituati ad accusare gli altri di ideologia ogni volta che la pensano in modo diverso, come se l’ideologia fosse sempre a carico di chi non la pensa come voi e la vostra fosse scienza. Non è scienza. È il vostro modo di vedere le cose. Come noi, da questa parte dei banchi dell’Assemblea, abbiamo altri modi di vedere le cose. L’unico modo di affrontare queste differenze è il rispetto, non la gazzarra.

Qualche giorno fa, in questa sede, ho inaugurato una mostra, una mostra di opere di donne e di uomini dedicata alla violenza sulle donne. Ce n’era una agghiacciante, che rappresentava le ferite subite da una donna che era stata percossa e aggredita violentemente dal suo partner. Ferite davanti e dietro. Questi sono i dati che parlano della violenza dell’uomo sulle donne. Basta chiamare tutto questo “ideologia”. Non c’entra niente l’ideologia. C’entrano i fatti. C’entra il numero dei femminicidi. Siamo già arrivati a 109 in questo Paese. E parliamo di quelli accertati. Perché non si sa. Ci sono delle morti di donne che probabilmente non vengono classificate come femminicidio, ma lo sono.

Questo è il dato agghiacciante di questo Paese.

Io sono d’accordo con chi dice di sensibilizzare le famiglie. Su questo sono d’accordo con la consigliera Stragliati. Quello che è successo a Giulia dimostra che nella famiglia del ragazzo, nella sua famiglia avevano capito cos’era in corso. Questo è il dramma. Famiglie che non leggono quello che sta avvenendo nei loro giovani. Quelle due sorelle si parlavano? Mi sono domandata. Questo è il dramma di questo momento che stiamo attraversando, dove non si leggono i comportamenti e cosa sta dietro a questi comportamenti. E questo porta a non fare prevenzione nelle scuole.

La mostra che ho avuto il piacere di inaugurare era stata organizzata da un ex professore, un professore di storia dell’arte, che ci ha spiegato come lui, nelle sue lezioni, faceva educazione all’affettività. Anche su questo sono d’accordo. Purché non pensiamo di risolvere le cose introducendo la materia dell’educazione alla affettività, giusta e rispettosa, dell’altro. Che vuol dire, poi, rispettare anche se stessi. Essere educati ai fallimenti è importante. Non si può essere educati solo a essere i primi, i vincenti. Questa educazione ad accogliere anche le negatività è fondamentale nella formazione. Questo professore ci ha raccontato come lui faceva educazione a una sana affettività con le lezioni di storia dell’arte. Questo può avvenire anche con le elezioni di letteratura. Pensare di introdurre una materia, secondo me, è fuorviante.

Quindi, della risoluzione che ho sottoscritto di maggioranza, io voglio sottolineare il punto dove si parla del salario di libertà, di questo fondo che meritoriamente la nostra Regione ha istituito, dimostrando di avere sempre uno sguardo avanti quando si tratta del sociale. Magari sulle politiche ambientali io non sono sempre d’accordo su tutto quello che decide la Giunta, ma sulle politiche del sociale io mi trovo d’accordo con questo approccio, che si conferma anche nelle politiche per la parità di genere e si conferma con questo salario di libertà.

Perché se non riusciamo, alle donne, a sciogliere la dipendenza economica dai maschi maltrattanti, non riusciremo appunto a dare loro quella libertà di gestione della propria vita.

Per il resto, oggi ci sono stati i funerali di quella povera ragazza e purtroppo non saranno gli ultimi, perché anche questa grande ondata di emozione che ha suscitato non sarà riparatrice dei danni che sono già potenzialmente innescati.

Questo ci porta a vedere che è morta Giulia, grande emozione, altri femminicidi addirittura nelle stesse ore. Perché qui il lavoro da fare è tantissimo e sarebbe meglio che lo affrontassimo destra, sinistra, centro, senza gazzarra ma nel rispetto reciproco.

Cominciamo a rispettarci qua dentro, saremo anche più in grado di chiedere agli altri di esercitare questo rispetto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri in dibattito generale? Chiedo all’assessore se vuole replicare in dibattito generale.

Prego, assessora Lori.

 

LORI, assessora: Grazie, presidente. Molto brevemente alcune considerazioni.

Intanto, naturalmente ringrazio tutti i consiglieri e le consigliere per i loro contributi. Il dibattito è stato ampio, ricco e ha anche evidenziato punti di disaccordo, punti di vista diversi pur dentro a un alveo che naturalmente non può non impegnare tutti in un lavoro necessario per contrastare la violenza sulle donne.

Io volentieri faccio una puntualizzazione rispetto al tema delle risorse. È stato richiamato, la nostra Regione ne mette tante, anche inizialmente con carattere di straordinarietà ma poi con un impegno che si è tradotto in una strutturalità di alcune misure. Penso all’integrazione al reddito di libertà e penso al fondo per l’imprenditoria femminile, solo per citarne alcune.

Rispetto all’impegno del Governo, noi ci aspettiamo che avvengano delle cose, che avvengano delle cose concrete, perché ad oggi noi non abbiamo notizia di un incremento delle risorse destinate al reddito di libertà, ma piuttosto il contrario. Siamo passati da 9 milioni a 1,8 milioni di euro stanziati per quest’anno. Certamente una disponibilità di risorse molto, molto, molto lontana rispetto al fabbisogno, che ormai è sperimentato, noto e certificato, ed è molto più consistente rispetto alla risposta attuale.

Allo stesso modo, abbiamo bisogno di dare strutturalità, oltre che continuità con risorse crescenti, alla rete dei Centri antiviolenza, che, è vero, come diceva la consigliera Evangelisti, hanno la prospettiva di avere qualche risorsa in più. Purtroppo, però, ci sono i Centri per uomini maltrattanti, rispetto ai quali abbiamo da poco chiuso il protocollo d’intesa per la definizione dei criteri e attivato l’elenco regionale, che, a fronte di un’assegnazione legata allo scorso anno, hanno la prospettiva di vedersi già ridotte, quindi dopo solo un anno dall’avvio, le risorse che, invece, sono necessarie per il funzionamento di queste realtà. Queste realtà sono importantissime. Sono importantissime per il recupero e per i percorsi riabilitativi dei maltrattanti. Ci sono norme che prevedono questo. Mi riferisco, in particolare, al Codice rosso. Ma è evidente quanto queste realtà possano supportare, essendo a tutti gli effetti parte attiva della rete, anche un lavoro di prevenzione, che è importantissimo e che deve sempre di più rivolgersi soprattutto agli uomini.

Rispetto al tema delle campagne, ne abbiamo due in corso. Sono state citate. Abbiamo una campagna che è stata costruita con i soggetti della rete e, credo, anche apprezzata per la modalità con cui è stata condivisa e costruita. Dice alle donne che si possono fidare e possono avere dei punti di riferimento certi per chiedere aiuto. E poi un’altra campagna, nata più di recente, che denuncia comportamenti a cura e a carico di uomini scorretti nei confronti delle donne.

Certo, abbiamo bisogno di parlare di più e meglio anche agli uomini. Certamente potremo farlo. Se non con le campagne in corso, valuteremo con quelle che andremo a definire in futuro, perché certamente c’è un tema che non può non presupporre un coinvolgimento diverso e attivo degli uomini in questo lavoro, che deve assolutamente prevenire tutte queste violenze sulle donne di cui abbiamo parlato oggi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Lori.

Sono state presentate due risoluzioni.

La prima risoluzione è la n. 7721/1, risoluzione che impegna la Giunta a sensibilizzare la cittadinanza sul tema della violenza di genere, con particolare riferimento a quella di natura psicologica, compresa quella connessa al disturbo narcisistico della personalità, a firma della consigliera Piccinini.

La seconda risoluzione è la n. 7717/2, che impegna la Giunta e l’Assemblea ad aumentare le risorse sulla prevenzione alla violenza maschile sulle donne e sui progetti di educazione all’affettività, coinvolgendo agenzie educative e Istituzioni locali, a prima firma della consigliera Mori.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte. Chi si iscrive a parlare? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo rispetto alle dichiarazioni di voto sulle due risoluzioni, una a mia prima firma. Parto dalla seconda, depositata dalla maggioranza, che in parte riprende concetti anche espressi nella mia risoluzione, che fanno riferimento a richieste che avevo esplicitato anche durante il question time, penso per esempio al fatto di sensibilizzare – lo ridico un’altra volta – anche gli uomini, quindi il mio voto da questo punto di vista è sicuramente favorevole. Condivido anche l’impegno per quanto riguarda la comunicazione dei mass media, lo vediamo anche in questi giorni, dove viene rappresentato il punto di vista del povero omicida di Giulia Cecchettin, e anche queste sono questioni culturali che andrebbero corrette.

Per quanto riguarda la risoluzione che ho presentato, io ho chiesto tre punti molto semplici, ma molto concreti perché, al di là delle grandi parole, dobbiamo anche provare a mettere in campo azioni, anche piccole, ma concrete.

Chiedo di sensibilizzare la cittadinanza, oltre che sul tema della violenza di genere, con particolare riferimento a quello di natura psicologica, anche sul disturbo narcisistico della personalità e insegnare alle donne che da quelle situazioni bisogna venire via, perché sono situazioni di grande pericolosità. Lo torno a dire: dentro il Piano della violenza di genere, anche di questa Regione, non c’è niente in questo senso. Ed è, secondo me, un gap da colmare.

La seconda riguarda la campagna comunicativa della Regione. Se parliamo di campagne informative a livello nazionale, allora significa che quello che io ho sostenuto, cioè che si mettono in campo iniziative una tantum nelle scuole, e faccio riferimento all’insegnamento dell’educazione affettiva, sono affermazioni vere. E non basta, torno a ribadirlo, mettere in campo delle iniziative così, una volta ogni tanto. Servono iniziative strutturali.

Torno alla questione della campagna di sensibilizzazione messa in campo dalla Giunta. Io mi aspetto che questo tema non venga eluso. Mi aspetto che la prossima campagna, che inizia nel 2024, tenga conto anche del fatto che dobbiamo iniziare a rivolgerci anche agli autori di violenza e, in generale, a tutti gli uomini, che devono fare ‒ lo torno a dire per la decima volta ‒ un percorso di consapevolizzazione, che non hanno ancora fatto. Oggi abbiamo l’occasione per farlo.

Guardo la Giunta, tutta. È un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. L’omicidio di Giulia Cecchettin ci ha fatto capire questo. È inconcepibile che le Istituzioni non si facciano carico di questo aspetto. Io non mi accontento di un “forse”, “vedremo”, “faremo”. Io lo so che l’assessora Lori è sensibile a questa questione. L’ho anche detto e l’ho anche esplicitato. Poi bisogna dare seguito alle parole. Siccome questa è una campagna che è stata fatta dall’agenzia per la comunicazione regionale, quindi non è un Ente esterno, abbiamo tutta la possibilità e i margini per agire in questo senso.

Io mi aspetto che da una Regione all’avanguardia, che ha problemi in questo senso, perché ce lo dicono i dati dell’Osservatorio regionale quanto è grande questa piaga, io mi aspetto ‒ ripeto ‒ che il punto di vista cambi. Altrimenti abbiamo un problema. Abbiamo un problema come Istituzioni.

Davvero, mi aspetto che si faccia qualcosa oggi, che si integri quella campagna che oggi si rivolge solamente alle donne.

Facciamo un passo di civiltà. Abbiamo tutti gli strumenti e i mezzi per farlo, manca la volontà politica.

Infine, la terza richiesta, anche questa molto specifica, è quella di sollecitare le istituzioni competenti, anche in Conferenza Stato-Regioni, ma comunque in tutte le sedi opportune, affinché inseriscano in via strutturale l’insegnamento all’educazione sentimentale e affettiva nelle scuole di ogni ordine e grado.

Abbiamo un lavoro culturale da fare anche sulle nuove generazioni. Non ci possiamo accontentare di iniziative una tantum che non serviranno assolutamente a niente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dichiarazione di voto? Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Per quanto riguarda la risoluzione presentata dalla collega Piccinini, noi condividiamo le premesse, il dispositivo e attraverso la nostra completiamo un quadro di rafforzamento complessivo delle risorse e anche degli impegni sulla violenza maschile sulle donne.

Devo dire che la dichiarazione dell’assessora Lori rispetto alle risorse, mi conforta nel senso che la mia formazione di richiedere maggiori risorse costanti, continuative e certe al Governo non è basata sull’ideologia di una femminista agée, ma è la consapevolezza invece che su questi temi le risorse finanziarie sono importanti per strutturare lo sviluppo di politiche adeguate.

Noi chiediamo come maggioranza di rafforzare anche il perimetro regionale del coinvolgimento dei soggetti della rete. Come ho detto nello sviluppo del mio ragionamento, bene si è fatto a rendere trasparente la governance complessa, ricca e veramente forte, pervasiva che abbiamo in Regione Emilia-Romagna.

Quello che si può fare è rafforzarne la connessione, così come rendere conto dell’operatività degli esiti dei protocolli che la Regione ha sottoscritto. Di questi, credo che possano essere esenti, a livello nazionale, di pragmatismo rispetto ad una collaborazione su ambiti e aree non di nostra stretta competenza, perché ovviamente, se la Regione vuole accompagnare il processo di progettualità nell’ambito delle agenzie educative, solo attraverso un protocollo con l’Ufficio scolastico regionale può perseguirlo, così come con tutti gli altri soggetti.

Così come continuare l’elaborazione di campagne di comunicazione e formazione. Io devo dire che le campagne di comunicazione “Se te lo dice, è violenza” così come “Il nostro silenzio non ci proteggerà” le ritengo molto importanti e significative perché le parole sono pietre, che mortificano, umiliano, disorientano e minano l’autostima delle donne. Sono una vera e propria violenza.

Il fatto di poterle leggere e riconoscersi, prenderne le distanze, comprendere, dibattere su queste parole, implica almeno il tentativo di promuovere una cultura della consapevolezza e della prevenzione molto diffusa. Quindi, ringrazio anche per il coraggio di aver utilizzato parole non convenzionali, che in qualche modo rompono anche il velo di omertà e anche un po’ di ipocrisia che sussiste rispetto al tema della violenza maschile sulle donne.

Così come operare per fare in modo che anche la narrazione dei femminicidi sia una narrazione rispettosa delle vittime, quindi anche promotrice di una cultura generale del rispetto. Al di là degli stereotipi, oltre gli stereotipi, che quando diventano una vittimizzazione secondaria delle donne sono oltre che negativi assolutamente tragici.

Per tutti questi motivi, oltre che chiedendo il rafforzamento e il proseguimento del sostegno al reddito di libertà che, come si diceva, come hanno detto il presidente, collega Amico e la consigliera, collega Zamboni, è fondamentale per il recupero dell’autonomia e anche della dignità di coloro che non se la possono cavare da sole, con tutto questo, noi speriamo di aver dato un contributo di senso e anche sostanziale all’azione dell’Esecutivo e di questa Assemblea.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Mori.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Molto brevemente, per annunciare il nostro voto a favore di entrambe le risoluzioni.

La seconda ovviamente è sottoscritta anche da me personalmente, ma anche quella della collega Piccinini che, vorrei ricordare, ha sollecitato questa seduta d’Aula e l’informativa dell’assessora Lori, che torno a ringraziare, in Capigruppo, proprio perché ci fosse un momento all’interno dell’Assemblea, di discussione su questo tema, che ci ha colpiti in maniera emotivamente molto forte nel corso dei giorni passati, che però non ci deve mai trovare distratti e disattenti.

Bene, quindi, che ci sia stata questa discussione, e al di là delle generalizzazioni, io vorrei tornare a rivendicare la necessità di un’alleanza, di un apporto corale, quindi è ovvio e naturale, come diceva la consigliera Stragliati, che la responsabilità penale è senz’altro di carattere individuale. La responsabilità culturale, però, richiede anche una presa di responsabilità anche da chi non compie magari un delitto, ma che è vicino a qualcuno che tratta male, o insulta, o esercita violenza sulla compagna, sulla donna che è a fianco, quindi è necessario che la vigilanza, oltre che agli organismi preposti, sia comunque anche in carico non solo da ascrivere a chi subisce violenza, ma soprattutto da parte del genere che, nel caso della violenza maschile contro le donne, la perpetra.

Questo per dire che, al di là di un tema, non si tratta di generalizzazione, si tratta effettivamente di una presa di consapevolezza e necessità di responsabilità, che io auspico sia la più corale e trasversale possibile tra i generi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Ci sono altri in dichiarazione di voto? Io non ho altri iscritti a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto mettiamo in votazione… Consigliera Piccinini?

 

(interruzione fuori microfono della consigliera Piccinini)

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

 

PICCININI: Sulla mia risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto mettiamo in votazione le due risoluzioni.

Nominiamo prima gli scrutatori: consigliera Maletti, consigliera Rossi, consigliera Catellani.

Partiamo dalla votazione della risoluzione n. 7721, a firma Piccinini, con voto elettronico.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 43

Favorevoli 25

Contrari 16

 

È approvata.

 

Mettiamo in votazione la risoluzione 7717/2, a prima firma Mori (ogg. 7743).

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 7743 è approvata, per alzata di mano, a maggioranza dei presenti)

 

Assessore Taruffi, prego.

 

TARUFFI, assessore: Solo per aggiungere il mio voto favorevole alla risoluzione 7721.

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Voto aggiunto.

 

OGGETTO 7138

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti”. (81)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 7138/1/2/3 – Presentazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo al progetto di legge oggetto 7138: progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti”.

Il testo è stato licenziato dalla Commissione Territorio nella seduta del 29 novembre.

Il progetto di legge è composto da 15 articoli.

La relatrice della Commissione, la consigliera Dalfiume Mirella, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il relatore di minoranza, il consigliere Facci Michele, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie ha espresso parere favorevole.

È stata presentata una proposta di ordine del giorno, la 7138/1, a firma della consigliera Zamboni.

Apriamo il procedimento di discussione con la relazione della relatrice della Commissione, la consigliera Dalfiume Mirella.

Prego, consigliera.

 

DALFIUME, relatrice della Commissione: Grazie, presidente.

Intanto ringrazio per tutto il lavoro fatto a partire dal 2021 da parte dell’Assessorato. Parto proprio da questo fatto, dall’iter che c’è stato per arrivare a questo progetto di legge. È un iter iniziato all’interno di questa Regione nel 2021, su iniziativa dell’Assessorato alla programmazione territoriale, parchi e forestazione, tutto l’ambito che riguarda la tutela della diversità delle aree protette, della forestazione, eccetera.

Dopo l’avvio di questo iter, è stato costituito uno specifico gruppo di lavoro, composto dal Comando regionale dei Carabinieri forestali della Regione Emilia-Romagna, dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per l’Emilia-Romagna, dagli Enti di gestione delle aree protette, dai Comuni e dai rappresentanti dei settori regionali interessati che hanno a che vedere con la tutela dell’ambiente, l’economia circolare, il settore fitosanitario e la difesa delle produzioni, il patrimonio culturale, il governo e la qualità del territorio.

Per quanto riguarda il merito, o meglio, il quadro di riferimento in cui si colloca questo progetto di legge, voglio richiamare il fatto che la materia su cui insiste questo progetto di legge è una materia concorrente, su cui insistono prerogative sia a livello statale, per quanto riguarda la legge (infatti esiste una legislazione nazionale), sia a livello regionale.

Quanto allo Stato, per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e dei beni culturali, così come previsto all’interno dell’articolo 117 della Costituzione, riguarda comunque anche le Regioni, relativamente alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali.

Questo progetto di legge per quanto riguarda il livello di competenza regionale, si inserisce in un quadro di riferimento che per quanto riguarda la nostra Regione, la Regione Emilia-Romagna ha a che vedere con la conservazione e la tutela della biodiversità regionale costituita da habitat, specie animali e vegetali, ha a che vedere con la valorizzazione dei paesaggi naturali e seminaturali, con la promozione e la conoscenza del patrimonio naturale, della storia e della cultura delle popolazioni locali, e con l’incentivazione anche di attività ricreative, sportive e culturali all’aria aperta.

Nella nostra Regione le aree protette sono attualmente rappresentate da parchi, riserve naturali, aree di riequilibrio ecologico, paesaggi naturali e seminaturali protetti, insieme ai siti della Rete Natura 2000, per un totale di superficie tutelata del territorio regionale pari al 16,2 per cento.

Attualmente, già oggi esistono due tipi di tutele degli alberi monumentali, nella nostra regione, abbiamo cioè una tutela di alberi monumentali d’Italia che sono previsti dall’articolo 7 della legge 10 del 2013 con successivi decreti attuativi che sono stati approvati nell’ottobre del 2014, che definiscono in maniera specifica i criteri di attribuzione del carattere di monumentalità che sono legati ad elementi di pregio naturalistico legato all’età e alle dimensioni degli alberi, alla forma e al portamento di questi alberi, alla rarità botanica e all’architettura vegetale, a cui si aggiungono il valore ecologico, il pregio paesaggistico e l’eventuale pregio storico, culturale e religioso per la particolare collocazione o significato che quegli alberi possono assumere.

A livello regionale, in base all’articolo 6 della legge regionale n. 2 del 77 abbiamo attualmente una tutela anche di alberi monumentali regionali, che vengono identificati e riconosciuti con decreto del Presidente della Giunta regionale. Sono quindi assoggettati a particolari tutele gli esemplari arborei singoli o in gruppo, in bosco, o in filari, che siano di notevole pregio scientifico o monumentale, vegetanti nel territorio regionale, sentito il parere del Comitato consultivo regionale per l’ambiente naturale della competente Commissione consiliare.

Ricordo che allo stato attuale, grazie alla coesistenza di una normativa regionale, seppur datata, perché risale al 1977 noi abbiamo una tutela di livello regionale che riguarda 600 alberi, che tutela 600 specie differenti di cui buona parte appartenenti al genere delle Querce, mentre sono tutelati ai sensi della legge n. 10 del 2013 126 alberi monumentali d’Italia, quelli che tramite un iter particolare sono poi riconosciuti a livello ministeriale.

Attualmente la Regione ha il compito di coordinare le attività di censimento che sono effettuate dai Comuni, provvede ad effettuare l’istruttoria sugli elenchi ricevuti e a redigere questo elenco regionale degli alberi monumentali d’Italia che vengono appunto trasmessi.

Per quanto riguarda la tutela degli alberi a livello regionale, già oggi esiste una banca-dati pubblicamente consultabile che individua la specie, la collocazione, le caratteristiche di queste tutele.

Quali sono gli elementi, le caratteristiche di questa nuova legge. Questo progetto di legge da una parte recepisce le definizioni di “alberi monumentali” e di “boschi vetusti”, previste dall’articolo 7 della legge n. 10 del 14 gennaio 2013, che citavo prima, e dall’altra introduce le definizioni nuove, quali quelli di “alberi monumentali regionali” e soprattutto di “boschi vetusti regionali”, che allo stato attuale non sono né previsti né definiti.

Questo progetto di legge introduce, inoltre, la zona di protezione dell’albero, che non è un particolare insignificante, perché senza una zona di protezione dell’apparato radicale e delle chiome noi non possiamo dire di aver tutelato effettivamente un albero che ha questi requisiti, queste caratteristiche di monumentalità, definizioni, queste ultime, che non sostituiscono quelle nazionali, ma che allargano la platea dei soggetti potenzialmente oggetto di tutela.

Credo che questo sia da sottolineare, posto che la legge nazionale andava comunque recepita e non si poteva fare a meno di tenere conto di questa legge, che risale al 2013, i cui decreti attuativi sono stati successivamente approvati, come anche tutte le specifiche per la loro attuazione. Tuttavia, con questa legge non ci limitiamo ad assumere definizioni e direttive che discendono per fonte normativa dalla legge regionale, ma anche a perseguire un obiettivo di ampliamento delle tutele riconoscendo uno status anche agli alberi che hanno caratteri di monumentalità, ma con caratteristiche meno rigide, meno stringenti rispetto a quelle previste dalla legge nazionale.

Per quanto riguarda i boschi vetusti regionali, invece, la definizione regionale includerà anche quelli che non rientrano nella protezione dell’articolo 7 della già citata legge nazionale e che presentano caratteri di preminente interesse tale da richiedere una speciale azione di conservazione, boschi che, a titolo di esempio, registrano la presenza di specie autoctone rare, di biodiversità animale e vegetale di pregio, di mancanza di interventi di utilizzo forestale da almeno quarant’anni, di un’eventuale documentazione storica del bosco stesso.

Viene definita Zona di protezione dell’albero, un’area principalmente prevista per la protezione della stabilità dell’albero, questa ZPA di cui parlavo prima, che di norma ha una forma circolare, con un raggio di 10 metri, calcolata dall’esterno del fusto. Entro questa zona saranno vietate alcune azioni da parte di chiunque, perché questa fa parte della tutela.

Il progetto di legge prevede, inoltre, l’intervento della Giunta, che, successivamente all’approvazione della legge, con una propria direttiva, individuerà ‒ però, ripeto, senza inventarsi delle cose diverse, stando nei binari della normativa già esistente ‒ gli specifici criteri di tipo naturalistico, paesaggistico e storico-culturale-religioso idonei ad attribuire la monumentalità agli alberi e il carattere di vetustà ai boschi. Questi criteri saranno utilizzati dalla competente struttura regionale preposta per l’istruttoria propedeutica all’emanazione del provvedimento di iscrizione al registro degli alberi monumentali o dei boschi vetusti oppure, in caso opposto, del provvedimento di diniego o rigetto.

Il progetto di legge lascia a chiunque la facoltà di segnalare alberi e boschi di cui chiedere tutela. Questo, da una parte, significa che non ci sono imposizioni dall’alto, non è previsto che d’ufficio vengano imposte delle tutele, che poi rappresentano delle possibilità, ma anche dei vincoli, ma è prevista dal progetto di legge anche la partecipazione dei proprietari degli stessi alberi o boschi.

In particolare, è riconosciuta ai proprietari la possibilità di esprimere un eventuale dissenso all’iniziativa. Eventualmente, se il proprietario si oppone in qualche modo a questa tutela, blocca la procedura e chiude l’iter. Iter che, in ogni caso, a prescindere... Torno indietro di un passo. Nel caso in cui le segnalazioni fatte non abbiano individuato degli alberi o dei boschi effettivamente con i requisiti di monumentalità o di vetustà, non è detto che obbligatoriamente vengano poi... Iter che potrebbero comunque concludersi con un nulla di fatto, cioè con un non riconoscimento di questa tutela.

Il progetto di legge, infine, prevede che sia la Giunta, sempre attraverso una direttiva, a individuare quali tipologie, quali tipi di gestione e di interventi siano necessari per la conservazione degli alberi monumentali regionali e dei boschi vetusti regionali, la cui esecuzione deve essere sottoposta all’autorizzazione regionale, salvi i casi eccezionali di interventi caratterizzati da imminente pericolo per l’incolumità pubblica.

Infine, è prevista una parte dedicata alle sanzioni che tenendo ferme le sanzioni previste dalla legge nazionale, punisce altre fattispecie quali ad esempio la violazione degli obblighi derivanti dall’istituzione delle zone di protezione dell’albero, l’abbattimento e il danneggiamento doloso. Essendo previste delle sanzioni, è anche previsto che queste sanzioni siano destinate al bilancio regionale generale.

Infine, è previsto il controllo dell’Assemblea legislativa sull’attuazione di questa legge per valutarne poi i risultati ottenuti. A questo fine viene prevista la clausola valutativa, per la quale la Giunta, con cadenza triennale, è tenuta a presentare una relazione alla Commissione competente sull’andamento di applicazione della legge.

A copertura degli oneri derivanti dall’attuazione di legge per l’esercizio 2023 si prevede un limite massimo di 110.000 euro, a favore e a vantaggio della tutela di alberi e boschi e di 235.000 euro per ciascuno degli esercizi 2024 e 2025.

Le risorse vertono sulla Missione 20, sui fondi da nuove disposizioni normative. Io per il momento mi fermo qui e lascio la parola al relatore di minoranza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Dalfiume.

A questo punto, passo la parola al relatore di minoranza, consigliere Facci Michele. Prego.

 

FACCI, relatore di minoranza: Grazie.

Questo è un progetto di legge sicuramente interessante, in quanto vuole fare ordine e chiarezza in una materia delicata, una materia sicuramente complessa, anche solo per il fatto che la nostra Regione è una Regione estremamente ricca in termini di biodiversità.

A gennaio scorso contavamo 159 siti della Rete Natura 2000 all’interno del nostro territorio regionale, un territorio particolare, la parte più meridionale dell’area continentale, ed è la parte più settentrionale dell’area mediterranea.

Ovviamente, questa convergenza di habitat, di realtà differenti comporta una ricchezza enorme in termini di flora e di fauna, la cosiddetta biodiversità. Vi sono quindi innumerevoli zone tutelate, innumerevoli zone protette, che ovviamente cambiano la propria denominazione a seconda delle caratteristiche anche dal punto di vista geologico, geomorfologico, è una terra ricchissima.

Noi ovviamente andiamo a mettere, a fare il focus su un aspetto di questa biodiversità, e lo facciamo partendo da norme nazionali, se vogliamo anche risalenti, perché la legge del 2003, la n. 10 del 2013, del gennaio 2013 – sono passati di fatto quasi 11 anni – abbiamo che fondamentalmente individua le caratteristiche per quanto riguarda gli alberi monumentali, quindi di chi detta le definizioni e i termini per poter definire gli alberi monumentali, tutelare, prevedere le azioni di salvaguardia.

Abbiamo poi una legge leggermente più recente, quella del 2018, che invece interviene per quanto riguarda i boschi vetusti.

Noi di fatto quindi aggiorniamo la precedente legislazione, com’è stato ricordato dalla collega, relatrice di maggioranza, è del 77, per provare in qualche modo ad uniformare e a mettere anche un po’ di ordine rispetto alle varie possibilità, alle varie situazioni che possono rappresentarsi.

Di fatto, nel recepire la normativa nazionale, si recepisce la normativa nazionale, e allo stesso tempo si va ad ampliare questa normativa prevedendo una serie di situazioni ulteriori da qui. Affiancare quindi a definizioni già previste a livello nazionale definizioni che portano alla classificazione di alberi monumentali regionali e boschi vetusti regionali. Di fatto, questa legge che cosa ci fa fare? Passatemi il termine espressivo molto semplice. Impone alla Regione di andare, insieme ai Comuni, ovviamente, perché ci deve essere necessariamente il coinvolgimento dei Comuni, a fare un’operazione di censimento e un’operazione di classificazione all’interno di elenchi. Di fatto, con questo progetto di legge andiamo a dettare un po’ la legge cornice, al cui interno poi troveranno spazio atti successivi da parte della Giunta che dovranno individuare caratteristiche e criteri per dettare, poi, i vincoli.

Del resto, che cos’è l’attribuzione di un carattere di monumentalità? Di fatto, è un vincolo di tutela, di salvaguardia, di valorizzazione. Questo dovrebbe essere l’obiettivo, la salvaguardia e la tutela, nell’ottica della valorizzazione.

Diciamo che vi sono alcuni aspetti che secondo me, per non stare a ripetere quello che ha detto la collega, vanno evidenziati, ed è l’elemento per certi aspetti pregiudiziale, vale a dire che questo provvedimento amministrativo che sarà consequenziale a un iter istruttorio di attribuzione di queste caratteristiche non potrà essere posto se non vi è l’assenso dei proprietari del terreno, dell’area di cui si parla. Questo è importante, perché è un aspetto che in prima battuta, nella primaria stesura del testo del progetto di legge, non era presente. Tanto che è stato necessario un emendamento chiarificatore da parte della maggioranza in Commissione. Sono in distribuzione in questo momento degli emendamenti. Questo passaggio ‒ così illustro anche emendamenti che, poi, i colleghi illustreranno, ma che ho in qualche modo contribuito a sollecitare; ho condiviso con i colleghi queste mie necessità ‒ questo aspetto, a mio avviso, va chiarito meglio, assessore.

È importante che non vi siano zone d’ombra, non vi siano dubbi, non vi siano possibilità di errore nell’individuare questa procedura. In alcun modo i proprietari debbono essere esclusi da questo procedimento, che deve necessariamente richiedere una loro adesione, qualora siano interessati.

È verosimile che, al netto di questo, questo progetto di legge si rivolga prevalentemente all’area di proprietà pubblica, salvo che vi siano privati che, invece, ritengono, per vari motivi, di aderire, quindi fare in modo che il loro territorio e l’area di loro riferimento sia inserita all’interno degli elenchi.

Questo è un aspetto dirimente. Fondamentalmente, ci trova d’accordo, di fatto, nel momento in cui si tutela la proprietà privata, si tutela il volere del privato, sempre, ovviamente, però, tenendo presente che a livello di patrimonio pubblico vi è questa possibilità di valorizzare, di tutelare, di preservare l’ambiente.

Ci sono alcuni aspetti che, tuttavia, voglio evidenziare, che non mi convincono fino in fondo. O meglio, capisco la tecnica legislativa di dover fare una legge quadro. Nella legge quadro non si possono specificare i dettagli. Tuttavia, nel momento in cui il progetto di legge ‒ come ho ricordato ‒ intende ampliare l’ambito di tutela, quindi intende individuare ulteriori situazioni in cui può essere apposto questo vincolo, i termini... Faccio riferimento in particolare a tutto l’articolo 3, sostanzialmente. All’articolo 2, ma soprattutto all’articolo 3. In qualche modo, nel momento in cui definisce quali devono essere le caratteristiche dell’albero monumentale regionale e del bosco vetusto regionale, individua una serie di espressioni molto generiche, lasciando a nostro avviso un campo interpretativo troppo ampio.

Poi è ovvio che vi saranno atti successivi diretti a specificare, diretti a individuare, questo fa parte se vogliamo della dinamica dei procedimenti amministrativi e anche delle prerogative politiche che ha ovviamente l’amministrazione regionale. Tuttavia, in un momento in cui si amplia, ripeto, quello che il legislatore nazionale prevede, a mio avviso dovrebbe esservi una maggiore specificazione. Vale quindi sull’articolo 2 nelle due direttive albero monumentale e bosco vetusto.

L’altro aspetto, quindi, se vogliamo riguarda anche l’articolo 6, nel momento in cui richiama future direttive che debbono andare a individuare i criteri per attribuire il carattere di monumentalità, tenendo presente anche che soprattutto per quanto riguarda i boschi vetusti, la previsione della Regione è più, tra virgolette, severa rispetto a quella che è la disposizione nazionale: ad esempio, il requisito temporale che a livello nazionale sono sessant’anni, a livello regionale sono quarant’anni, quindi indubbiamente si prevede una maggior possibilità di intervento, quindi questo ampliamento indubbiamente ha una sua particolare incisività.

L’altro aspetto che sicuramente va in qualche modo evidenziato, ed era anche un po’ emerso in sede di audizione in sede di Commissione, era quello riguardo alla parte sanzionatoria. La parte sanzionatoria tra l’atto non era stata sollevata da noi, era stata sollevata da parte di un esponente del Corpo dei Carabinieri forestali, quindi un altro esponente, il quale evidenziava che per quanto riguarda le sanzioni non vi fosse su alcune previsioni un equilibrio; quindi, vi fosse una eccessività delle previsioni sanzionatorie. Vedete, le misure sono varie. Non sto a leggere quello che dice l’articolo 12, però vi sono una serie di sanzioni che possono essere in alcuni casi effettivamente sproporzionate. Oltre al fatto che rispetto alla paternità o, meglio, alla legittimazione all’intervento sulla materia sanzionatoria in questo caso abbiamo una serie di soggetti che necessariamente si sovrappongono, il che può portare anche a una scarsa chiarezza o, ribaltandola, a una maggiore confusione nella parte applicativa della fase della “repressione”, quindi una volta che si è verificata una violazione.

L’altro aspetto che era emerso, che mi sento di riproporre, anche perché era un aspetto che avevo evidenziato in Commissione, oggetto anche di un emendamento specifico, è quello dei soggetti da coinvolgere nella fase più che istruttoria, nella fase generale della condivisione delle informazioni per poi attuare la legge. In particolare, richiamo, tanto per essere chiaro, l’articolo 4, comma 3. Oggi nel testo di legge sono indicati come soggetti deputati a condividere i dati e le informazioni per l’attuazione della legge la Regione, ovviamente, i Comuni ed Enti forestali ed Enti di gestione delle aree protette. Abbiamo già evidenziato in Commissione come non siano i soli soggetti, pur autorevoli ovviamente, nessuno discute l’autorevolezza e l’autorità della Regione o dei Comuni, ma vi sono comunque sul territorio realtà, enti, in particolare consorzi o, comunque, proprietà collettive che hanno il cosiddetto “polso della situazione”, conoscono il territorio e conoscono le dinamiche agroforestali o, comunque, conoscono i territori e possono essere fonte utilissima di informazioni e di dati, proprio nell’ottica e secondo la finalità che la legge vuole raggiungere, che è quella di tutelare i territori ed evitare che vi siano fenomeni di non valorizzazione o, comunque, addirittura di abbandono.

In un qualche modo, a nostro avviso, va completata questa lista di soggetti da coinvolgere. Infatti, abbiamo presentato un emendamento apposito e specifico.

Per il resto, questa è una legge in qualche modo dovuta. Dovuta perché adegua una legislazione oramai superata, una legislazione anche mancante, per certi aspetti. Nell’intervenire su un contesto mancante, questa volontà di ampliare le previsioni, se non è ben gestita, ben controllata, può rischiare di sfuggire di mano. Io sono certo che questo non accadrà, perché sono ‒ senza, ovviamente, ironia ‒ consapevole della bontà, della professionalità, della capacità dei nostri uffici, in particolare dell’ufficio ambiente e territorio, che ha professionalità di tutto rispetto, che sono certamente attente alle varie situazioni, alle varie dinamiche.

Tuttavia, ripeto, è la materia a essere complessa. La materia può essere difficile da gestire anche da professionisti provetti. Quello che mi lascia leggermente con il punto interrogativo, con il dubbio è che, nel volere adeguarsi, ma andando anche oltre, in qualche modo possa essere difficile questa gestione.

Tuttavia, è un buon progetto di legge, perché va in una direzione che si condivide. Avremmo, magari, ragionato meglio, avremmo preferito modalità attuative, come dicevo, migliore specificazione su alcune definizioni. Comunque, è un progetto di legge... Non anticipo nulla. Ovviamente, attendo anche di conoscere l’andamento della discussione e la presentazione di ordine del giorno, che ho visto essere stati depositati, e valuteremo anche in base al fatto che gli emendamenti che abbiamo presentato sono emendamenti che a nostro avviso vanno nella direzione su cui avevamo in qualche modo ragionato con la collega di maggioranza, che anzi, approfitto di questi pochi secondi per ringraziare per la sua disponibilità e la sua grande sensibilità, soprattutto.

Anche in base a questo, ovviamente, orienteremo poi in finale il nostro voto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Apriamo la discussione generale.

Passo la parola alla consigliera Zamboni. Prego, consigliera.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Anzitutto anticipo il voto favorevole di Europa Verde a questo progetto di legge che interviene in un campo che sicuramente ci sta a cuore; quindi, ringrazio sia la relatrice di maggioranza, sia il relatore di minoranza che l’assessora, che hanno curato questo provvedimento.

Cercherò molto brevemente di illustrare l’ordine del giorno che ho collegato al PDL di cui avevo già anticipato in parte in Commissione, il contenuto, perché cogliendo l’occasione di un progetto di legge che tutela gli alberi monumentali e i boschi vetusti, volevo anche inserire un ulteriore soggetto che a parere di Europa Verde merita l’attenzione e la cura da parte dell’Assemblea legislativa, ossia i cosiddetti “Patriarchi”, quegli alberi sia forestali che da frutto particolarmente longevi, che sono ancora in vita dopo avere oltrepassato senza troppi danni secoli e a volte i millenni. Quindi, sono piante dall’altissima resilienza, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti fruttiferi, che si presentano anche veramente come varietà in grado di resistere per esempio a tutte le turbolenze ambientali apportate dal cambiamento climatico.

C’è un’associazione in Emilia-Romagna che se ne occupa, l’associazione Patriarchi della natura di Forlì. Ma questo tema è stato affrontato anche dalla stessa Regione Emilia-Romagna, infatti, a partire dal 2010, la Regione nell’ambito delle attività previste dalla legge regionale 1 del 2008 “Tutela del patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario del territorio emiliano-romagnolo”, in collaborazione con ARPAE e altre realtà del territorio regionale, ha promosso la realizzazione della Rete dei giardini della biodiversità. Cosa sono i giardini della biodiversità? Sono piccoli frutteti che ospitano i gemelli dei patriarchi da frutto e costituiscono delle vere e proprie banche genetiche. La Rete dei giardini della biodiversità assolve a varie finalità: è il luogo di recupero e valorizzazione del germoplasma di fruttiferi autoctoni dell’Emilia-Romagna; grazie alle varietà antiche, rende possibile recuperare la memoria legata alla loro coltivazione, conservazione e impiego; costituisce una rete agrofenologica unica, capace di fornire dati molto interessanti per capire quali saranno le culture agrarie del futuro che meglio resisteranno, come dicevo prima, i cambiamenti climatici, e infatti vengono chiamati spesso gli alberi del futuro. Attualmente la Rete dei giardini della biodiversità è costituita, nella nostra regione, da otto siti, distribuiti in sette delle nove province della regione, mentre rimangono scoperte le province di Modena e Parma.

Per quanto riguarda gli alberi patriarchi forestali, ossia quelli non da frutto, in questo caso non esistono, invece, luoghi dedicati alla salvaguardia del loro patrimonio genetico; quindi, li definiamo monumentali non tanto e non solo perché a volte ci sono anche dimensioni di monumentalità, ma perché sono dei monumenti in quanto a patrimonio genetico. Quindi, ho ricordato nell’ordine del giorno il progetto “Mettiamo radici per il futuro”, che prevede la piantumazione di quattro milioni e mezzo di alberi in cinque anni, come aveva suggerito Europa Verde quando si è costruito il programma comune della coalizione di Centrosinistra, quindi un nuovo albero per ciascun cittadino della regione.

Salto le altre premesse e arrivo a ricordare l’entrata in funzione del data center del Centro meteo europeo, che potrebbe usufruire e valorizzare i dati su come certe specie agrarie, come queste, appunto, conservate nei giardini della biodiversità, reagiscano in maniera resiliente al riscaldamento globale, dati che associazioni, come quella dei “Patriarchi della Natura”, sono in grado di fornire.

Tutto ciò premesso e considerato, con l’ordine del giorno si impegna la Giunta regionale ad operare per portare a completamento la Rete dei giardini della biodiversità, con la realizzazione dei due nuovi giardini nelle province scoperte di Modena e Parma, dove potranno essere messi a dimora i gemelli, quindi i cloni dei patriarchi da frutta a maggior rischio di estinzione di queste due province, e –secondo punto – ad operare per favorire la realizzazione di un bosco dei patriarchi, mettendo a dimora i figli degli alberi monumentali forestali, quindi non fruttiferi, della regione Emilia-Romagna, alberi tutelati o non ancora tutelati.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Mi sentite?

 

PRESIDENTE (Petitti): È un po’ basso il microfono. Proviamo ad alzare leggermente.

 

MASTACCHI: Va meglio?

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Il mio grande timore rispetto a questa legge è o, meglio, era, visti anche i chiarimenti che ho già avuto in Commissione, e spero anche a valle delle modifiche che noi proponiamo oggi con gli emendamenti, che questa legge, nata con tutti i migliori propositi, si trasformi in una ulteriore norma vincolistica, che, alla fine, anziché tutelare gli alberi e i boschi vetusti, ingessi o non consenta più, paradossalmente, di curare l’ambiente, come già succede in altri ambiti. In particolare, un esempio è quello dei seminativi, che dopo pochi anni vengono vincolati e non possono più essere recuperati. Tra l’altro, è stata anche oggetto di una risoluzione in quest’aula.

Sul tempo del vincolo a 40 anni, sul quale io ero molto critico, che è stato abbassato rispetto ai 60 della legge statale, sono già stato rassicurato in Commissione. Si tratta di un tempo necessario perché i boschi e gli alberi possano essere presi in considerazione per essere tutelati, e non il contrario, come io temevo, come avviene, invece, per i seminativi, appunto, che vengono vincolati automaticamente dopo pochi anni dalla loro mancata coltivazione. Questo fa perdere in montagna tantissima superficie coltivabile.

Altro aspetto da prendere in considerazione è quello dell’assenso del proprietario, sul quale ‒ anche qui ‒ abbiamo un emendamento. A causa di cavilli burocratici, non succeda che un privato si trovi alberi sulla sua proprietà vincolati a causa di procedure molto simili a quelle del silenzio-assenso. Per esempio, una persona riceve la comunicazione all’estero per lavoro o per altre ragioni, non è in grado di dare risposta, quindi viene presa come risposta positiva, pur non essendo...

A questo proposito, abbiamo presentato l’emendamento all’articolo 6, comma 5, in caso di richiesta di vincolo da parte di terzi rispetto alla proprietà: si chiede che sia previsto l’esplicito assenso del privato proprietario, al posto della comunicazione di dissenso. Quindi, si chiede che ci sia un esplicito riferimento positivo alla procedura.

Per quanto riguarda il tema della manutenzione degli alberi del sottobosco abbiamo presentato un altro emendamento, affinché gli introiti derivanti dalle sanzioni non siano destinati genericamente al bilancio della Regione, ma ad un uso specifico in un fondo destinato alla manutenzione degli alberi e dei boschi tutelati.

Faccio riferimento anche a quanto avevo detto prima di me il consigliere Facci. Un capitolo a parte rimane il tema dei castagneti da frutto, che ancora oggi non sono riconosciuti in nessun modo da norme regionali, sui quali dovremo sicuramente tornare in futuro.

Sui castagneti si innesta anche il tema dei cosiddetti Patriarchi fruttiferi, e anche loro meritano un approccio specifico: a questo ha fatto accenno anche la collega Zamboni nel suo intervento e nel suo ordine del giorno.

Il vero problema è che la Regione vede il bosco solo in chiave ambientale, quindi con un solo approccio in chiave vincolistica, come ho già detto, e non lo vedo dal punto di vista economico. Anche questo è un tema che merita uno specifico ragionamento, che dovremo sicuramente fare a parte.

Ripeto: il mio grande timore è che ancora una volta una legge che nasce con buoni, anzi, con ottimi propositi, assolutamente condivisibili, si trasformi nell’ennesima legge vincolistica che per preservare qualche albero ingessa, e alla fine danneggia tutto il tessuto boschivo, in particolare quello montano, che già oggi è in abbandono.

Come ho già detto, analogamente a quello che è successo con il vincolo dei seminativi incolti, dopo soli tre anni vengono vincolati e resi inutilizzabili. In molti casi la volontà di tutela si trasforma in vincolo, e questo fa sì che non si possa più curare il territorio con gli effetti che abbiamo visto in occasione degli eventi di maggio scorso.

Quanti tronchi di alberi caduti e abbandonati nei boschi e nei corsi d’acqua sono scesi a valle, e quanti danni hanno causato? Ecco perché con l’ordine del giorno che abbiamo presentato ribadisco ancora una volta di abbandonare il concetto che una rinaturalizzazione del suolo non comporti un’attività di cura del suolo stesso, ma dobbiamo inserire interventi adeguati di risanamento e cura del territorio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Altri? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

A questo punto, chiedo se i relatori di maggioranza e di minoranza vogliono replicare.

Consigliera Dalfiume, prego.

 

DALFIUME: Grazie.

Non replico su tutte le cose, ma su alcuni punti che sono stati sollevati dal relatore di minoranza, in particolare.

Per quanto riguarda l’aspetto delle sanzioni, nel nostro progetto di legge, rispetto a quanto previsto dalla legge nazionale, anziché parlare di sanzioni minime da 5.000 a 100.000 euro, come previsto dalla nazionale, noi prevediamo sanzioni da un minimo di 5.000 a un massimo di 50.000. Quindi, le sanzioni sono già state... Posto che stabilire un minimo e un massimo non vuol dire quasi mai che si arriva a quel massimo. Però il massimo è la metà di quello che prevede la legge nazionale.

Per quanto riguarda il coinvolgimento dei Consorzi e delle proprietà collettive, che sono oggetto del primo emendamento che è stato presentato dal consigliere di minoranza, in questo comma dell’articolo 4 si fa riferimento ai soggetti portatori di interessi pubblici, mentre i Consorzi non lo sono. Per quanto proprietà non dei singoli, non sono rappresentativi di interessi pubblici.

Questo nell’immediato, rispetto alle ultime cose che ho ascoltato.

Poi su altri ragionamenti... Il concetto, la sfumatura tra vincolo e tutela è sempre molto... Dipende sempre da come si intendono le normative, come si interpretano.

Io propendo per la versione che stiamo tutelando degli alberi monumentali, il che non vuol dire che qualsiasi albero che ci piace abbia le caratteristiche della monumentalità. La stessa cosa vale per i boschi vetusti, che devono avere come minimo il requisito dei 40 anni, ma non è l’unico, da solo non crea nessun automatismo. È molto probabile che ‒ questo mi pare sia stato riconosciuto anche dal relatore di minoranza ‒ questo tipo di tutele, soprattutto per quanto riguarda il discorso dei boschi, riguarderanno, ripeto, in termini molto realistici e probabilistici, aree pubbliche piuttosto che aree private. Però la normativa deve, ovviamente, contemplare tutte le possibilità. Quindi, è legittimo interrogarsi e farsi delle domande.

Ci tenevo a puntualizzare queste cose.

Per quanto riguarda il tema... Così anticipo anche un po’ di ragionamenti che ho condiviso con la struttura tecnica dell’Assessorato. È giusto dare la possibilità al proprietario del terreno dove insiste un albero monumentale di esprimere un dissenso, ma vincolare l’applicazione di questa legge a un esplicito assenso rischia di creare l’effetto inverso, e cioè in presenza di un numero consistente, di molteplici proprietari se aspettiamo l’assenso di tutti a questo punto succede il contrario, ovverosia non sarà mai possibile tutelare un albero che pure potrebbe averne le caratteristiche. Quindi, credo che la soluzione di prevedere la possibilità di dissentire… Tra l’altro, non abbiamo scritto nella normativa che tutti i proprietari devono dissentire, quindi questo lascia intendere che se ci sono tre proprietari e uno esplicitamente dice di no… Quindi, possiamo leggere in tanti modi l’assenso o il dissenso, anche l’esercizio del diniego. Quindi, anche su questo da un punto di vista di applicazione pratica andare a proporre l’assenso esplicito di tutti i proprietari diventa probabilmente in alcune circostanze, soprattutto dove non tutti i proprietari siano reperibili, questo è il caso estremo, ma bisogna contemplare anche quello, rischia di diventare non applicabile.

Queste erano le cose alle quali volevo replicare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Dalfiume.

Prego, consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie.

Quest’ultimo chiarimento, questa dichiarazione fatta dalla collega di maggioranza, dalla relatrice di maggioranza, non solo non chiarisce la questione, ma, anzi, la ingarbuglia ancora di più. Non per fatto suo, collega Dalfiume. Non è lei che ingarbuglia. È il concetto. E l’ho detto nel mio intervento, cogliendo anche quelle che sono state le perplessità che hanno espresso i miei colleghi di minoranza nelle tappe che hanno portato a questo iter.

Ebbene, rispetto alla questione legata al dissenso dei proprietari, anche la formulazione di oggi è equivoca, non chiarisce. Nel momento in cui lei dice “salvo dissenso espresso dei proprietari” detta così sembrerebbe che tutti i proprietari debbano esprimere il proprio dissenso. Non è scritto che anche solo uno dei più ha la possibilità di interrompere il procedimento. Questo aspetto non è chiarito.

Il nostro emendamento voleva chiarire una questione che diventa dirimente. Diversamente, questo progetto di legge rischia di poter aprire dei fronti, anche di contenzioso, sui territori. Se è giusto tutelare l’ambiente, usiamo il termine ampio, tramite alberi monumentali, tramite boschi vetusti, ma questo va in un qualche modo a invadere potenziali recinti privati e lascia una porta aperta non chiarita, questa qui rischia di raggiungere gli effetti opposti: anziché fare chiarezza sui territori, si rischia di fare confusione.

Quindi, se l’obiettivo che lei dice “noi non accogliamo l’emendamento perché diventerebbe difficile ottenere l’assenso di tutti, e questo pregiudicherebbe l’efficacia”, io dico che è il contrario. Oggi, lasciato così, il dissenso dei proprietari... Io interpreto che il dissenso deve essere completo. Ci sono dieci proprietari. Devono dissentire in dieci. Se dissente uno, da come ha riferito prima, secondo lei è sufficiente. Da un’interpretazione letterale di legge, in assenza di ulteriore specificazione, questo non c’è. E potrebbero aprirsi contenziosi.

Io credo che un progetto di legge debba essere il più trasparente possibile, chiaro possibile, non lasciare spazio a interpretazioni, se non quelle in fase applicativa, sui criteri, eccetera. È un aspetto importante. Non voteremo mai un progetto di legge che lascia aperta una possibilità di interferire con gli assetti legittimi della proprietà privata. Il privato, se vuole aderire, aderisce. Ritiene che il proprio territorio debba essere tutelato e salvaguardato. Anche perché, magari, potrà esserci un’attività di valorizzazione, alla quale in futuro penserà di aderire. Tutto legittimo. Ma così come formulato, siccome diventa pregiudiziale porre o non porre questo vincolo, così come è formulato, dicevo, questa questione legata al dissenso non è chiara. Il nostro emendamento intendeva chiarirla. Se ritenete che questo non possa essere in qualche modo accolto, a nostro avviso, ripeto, non solo non fa, come dice lei, purtroppo, di dirimere la controversia, ma aumenta la confusione, il dubbio e la possibilità di contenziosi.

Altro non dico, perché questo è l’aspetto centrale di tutta questa normativa, fermo restando che le perplessità le avevamo già legate alla questione dei criteri da determinare successivamente.

Dico due parole, visto che sono in replica sostanzialmente su tutto, sull’ordine del giorno Zamboni, che è un ordine del giorno che sicuramente ci trova sostanzialmente favorevoli. Si tratta di tutelare particolari tipologie di alberi. Non sto a ripercorrere i vari passaggi puntuali sulla biodiversità, sui vari luoghi, le direttive eccetera. L’unica cosa – me lo consenta, lo devo fare, è un’osservazione politica che stona – è il richiamo al progetto dei quattro milioni e mezzo di alberi in cinque anni, un’operazione spot della quale il presidente Bonaccini si riempie spesso la bocca e che porta un po’ dappertutto. Se vogliamo tutelare il verde, diamo la possibilità, soprattutto nei territori montani, di gestire diversamente e, quindi, magari andiamo anche a rivedere il regolamento di forestazione tuttora vigente.

Quell’ordine del giorno, quindi, anticipo che lo voteremo per parti separate, condividendo anche la parte finale dell’impegno.

Non dico altro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Prima di passare la parola all’assessora Lori per le conclusioni della Giunta, ricordo anche che su questo progetto di legge insistono cinque proposte di emendamento e sono state presentate tre proposte di ordine del giorno.

Prego, assessora Lori.

 

LORI, assessora: Grazie, presidente.

Naturalmente mi pare ci siano ancora alcune questioni in discussione. Voglio, tuttavia, ringraziare i relatori di maggioranza e minoranza per il percorso sicuramente costruttivo e arricchente che è stato portato avanti rispetto alla proposta che ho presentato e che è stata approvata dalla Giunta, che ‒ ricordo ‒ ha la finalità di migliorare allineandola e recependo anche una serie di norme che dal 1977 ad oggi sono entrate in vigore a livello nazionale. La più recente è la Strategia forestale regionale. Noi veniamo da un’esperienza molto positiva, significativa e anche particolarmente apprezzata da tanti Comuni e da tanti cittadini e cittadine della nostra regione, che nel tempo si sono prodigati nel promuovere segnalazioni, alcune delle quali sono state accolte e altre no, per il riconoscimento di monumentalità degli alberi, nell’ottica, naturalmente, di riconoscerne appieno un significato che riguarda molti aspetti: quello paesaggistico, quello di tutela ambientale e delle biodiversità e, naturalmente, anche per gli aspetti di tipo culturale, che spesso sono riconducibili alla presenza di alberi monumentali di particolare pregio in determinati contesti.

L’esperienza di questi anni è stata un’esperienza significativa, che ha visto anche una crescente attenzione da parte di tanti e una volontà fattiva nel manutenere, nel modo più adeguato possibile, questi testimoni, questi patriarchi che sono diffusi nella nostra regione, un po’ in tutte le Province, in gran parte nelle zone appenniniche, che talvolta diventano anche dei riferimenti proprio per la promozione di iniziative di sensibilizzazione e di valorizzazione culturale e anche ambientale.

Questo testo di legge è un testo di legge che, naturalmente, ha l’ambizione di migliorare e certamente non di gravare dal punto di vista dei vincoli quello che, invece, può essere utilmente nella disponibilità delle nostre comunità.

Credo anch’io, così come ci consegnano i fatti, che la maggior parte dei nuovi alberi monumentali si ritroverà in contesti di tipo pubblico. Fortunatamente, abbiamo anche tanti privati che sono disponibili e attenti nel prendersi cura di queste realtà. Ci auguriamo che analoga situazione si possa verificare sul tema dei boschi vetusti regionali, che è un’esperienza che, invece, non conosciamo, perché questo elemento, questo aspetto viene introdotto con questo progetto di legge e sulla scorta delle normative nazionali e in particolare la strategia forestale regionale, che ci dà, credo, un’opportunità in più di valorizzazione. Ma noi dobbiamo immaginare, come è stato finora e come credo certamente potrà essere in futuro, elementi di tutela puntuali e circoscritti. Certamente questa legge non ha l’ambizione e non interviene in alcun modo su quello che è un tema certamente importantissimo, che ha a che fare con la valorizzazione e la gestione del patrimonio boschivo, in particolare l’Appennino, su cui come Assessorato stiamo lavorando in modo importante e significativo, anche in un dialogo con tanti portatori di interesse. Quindi, questo è il percorso.

Credo che l’approvazione di questo testo di legge ci darà ulteriori e nuove opportunità, dentro, però, va ricordato, ad un filone che abbiamo già avuto la possibilità, essendo stati a suo tempo tra le primissime Regioni a definire una normativa specifica, di consegnare ai posteri questo bellissimo patrimonio di alberi monumentali di cui i nostri contesti sono particolarmente ricchi e che naturalmente andranno valutati in modo puntuale, caso per caso, ma che, laddove saranno verificate le effettive condizioni di monumentalità, rappresenteranno un luogo e un contesto per la valorizzazione del territorio e una cura attraverso un percorso anche un po’ particolare del nostro ambiente, a partire dai contesti più pregiati.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Lori.

Intanto è stato depositato un altro emendamento, a firma della consigliera Dalfiume.

Colleghi, sono le ore 17,28. Non riusciamo ad esaminare l’articolato, per cui l’oggetto sarà proseguito nella prossima Assemblea legislativa.

Auguro a tutti voi una buona serata.

 

La seduta ha termine alle ore 17,28

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI; Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI; Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI; Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI; Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario Davide BARUFFI;

gli assessori Paolo CALVANO, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO, Igor TARUFFI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Alessio MAMMI, Paola SALOMONI.

 

Votazione elettronica

OGGETTO 7721

Risoluzione per impegnare la Giunta a sensibilizzare la cittadinanza sul tema della violenza di genere, con particolare riferimento a quella di natura psicologica, compresa quella connessa al disturbo narcisistico della personalità. A firma della Consigliera: Piccinini

 

Presenti: 44

Favorevoli: 26

Contrari: 16

Presenti non votanti: 2

Assenti: 6

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONACCINI Stefano; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PICCININI Silvia; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; ROSSI Nadia; SONCINI Ottavia; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; TARUFFI Igor

 

Contrari:

BARGI Stefano; CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; DELMONTE Gabriele; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; RANCAN Matteo; STRAGLIATI Valentina; TAGLIAFERRI Giancarlo

 

Presenti non votanti:

RONTINI Manuela; PETITTI Emma

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; CASTALDINI Valentina; GIBERTONI Giulia; PARUOLO Giuseppe; RAINIERI Fabio; SABATTINI Luca

 

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

7734 -  Interrogazione a risposta scritta sul progetto di ristrutturazione dell'Ospedale di Loiano (BO). A firma della Consigliera: Evangelisti

 

7735 -  Interrogazione a risposta scritta in merito alla proroga della convenzione tra AIPO e il Comune di Monticelli d'Ongina per la gestione e valorizzazione della risalita dei pesci a Isola Serafini. A firma della Consigliera: Castaldini

 

7736 -  Interrogazione a risposta scritta circa l'impatto sulla sanità pubblica a seguito dell'attacco hacker alle Aziende sanitarie della Provincia di Modena. A firma della Consigliera: Castaldini

 

7737 -  Interrogazione a risposta scritta in merito alla riorganizzazione regionale della rete di emergenza-urgenza, con particolare riguardo al rischio di depotenziamento dei presidi ospedalieri. A firma del Consigliere: Montevecchi

 

7739 -  Interrogazione a risposta scritta circa le responsabilità di ciascun soggetto aderente al Protocollo di intesa della rete regionale per la conservazione e la tutela delle tartarughe marine, in merito alla gestione degli esemplari di questa specie rinvenuti morti sulle coste del comune di Comacchio (FE). A firma del Consigliere: Fabbri

 

7740 -  Interrogazione a risposta scritta per sapere se la Giunta ritenga opportuno reintrodurre la possibilità per i comuni colpiti dal sisma di concedere proroghe aggiuntive, rispetto alle tempistiche previste dal MUDE (Modello Unico Digitale per l'Edilizia). A firma del Consigliere: Cuoghi

 

7742 -  Interrogazione a risposta scritta in merito al crollo dei palloni pressostatici che coprono il campo da calcio a cinque e la vasca grande della piscina comunale di Castel San Pietro Terme (BO), che ne ha determinato la chiusura. A firma della Consigliera: Evangelisti

 

RISOLUZIONI

 

7738 -  Risoluzione per impegnare la Giunta ad affiancare il Ministero della Cultura, nei rinnovati sforzi economici e di programmazione, sostenendo anche economicamente le future azioni di scavo, restauro e valorizzazione dell'area archeologica di Claterna, antica città romana, ubicata nel comune di Ozzano dell'Emilia (BO). (05 12 23) A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

7743 -  Risoluzione per impegnare la Giunta e l'Assemblea a sottoporre nei tavoli nazionali la necessità di aumentare le risorse sulla prevenzione alla violenza maschile sulle donne e su progetti di educazione all'affettività coinvolgendo agenzie educative e istituzioni locali. (05 12 23) A firma dei Consiglieri: Mori, Zappaterra, Costi, Dalfiume, Bondavalli, Marchetti Francesca, Zamboni, Amico, Soncini, Pigoni, Pillati, Daffadà, Caliandro, Rossi, Rontini, Mumolo, Sabattini

 

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 20 prot. NP/2023/777 del 6 dicembre 2023)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

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