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SEDUTA DI MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE 2023

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Zamboni)

 

OGGETTO 7775

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure specifiche da adottare per ridurre ulteriormente i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in cui si registrano maggiori ritardi, come evidenziato nei casi di visite oculistiche nella provincia di Parma. A firma del Consigliere: Gerace

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

GERACE (IV)

DONINI, assessore

GERACE (IV)

 

OGGETTO 7777

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se i dati sensibili presenti nei sistemi informatici delle Ausl regionali, tra cui quelli trafugati durante l'attacco hacker alle Ausl di Modena, siano criptati, ovvero "particolarmente protetti", perché resi incomprensibili e decodificabili solo con apposito software. A firma del Consigliere: Cuoghi

 

OGGETTO 7782

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa alle azioni di sostegno della Regione Emilia-Romagna ai cittadini i cui dati sensibili siano stati sottratti dai sistemi informatici delle aziende regionali. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

CUOGHI (FdI)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CUOGHI (FdI)

CASTALDINI (FI)

OGGETTO 7779

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda ottenere una sentenza di merito sulla sospensione di alcune parti del calendario venatorio dell'Emilia-Romagna per la stagione 2023/24, al fine di scongiurare future impugnazioni. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Delmonte, Bargi, Rainieri, Rancan, Occhi, Marchetti Daniele, Liverani, Montevecchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

POMPIGNOLI (Lega)

MAMMI, assessore

POMPIGNOLI (Lega)

 

OGGETTO 7774

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda dar seguito alle istanze del Comitato Salviamo la Biblioteca Ragazzi di San Pietro in Casale, anche favorendo iniziative di incontro e ascolto della cittadinanza e di raccordo tra i diversi Enti coinvolti e in un'ottica di garanzia dei livelli occupazionali del personale interessato. A firma della Consigliera: Piccinini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

PICCININI (M5S)

FELICORI, assessore

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 7784

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla notizia di alcuni cambi di responsabilità all'interno della Struttura Commissariale per la ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Rontini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

RONTINI (PD)

PRIOLO, vicepresidente della Giunta

RONTINI (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Petitti)

POMPIGNOLI (Lega)

RONTINI (PD)

 

OGGETTO 7781

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa al consumo di suolo in Emilia-Romagna, alla luce del rapporto della Commissione tecnico-scientifica sugli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

GIBERTONI (Misto)

LORI, assessora

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 7785

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se, alla luce del Rapporto della Commissione tecnico-scientifica sugli eventi meteorologici dello scorso maggio, la Giunta ritenga opportuno avvalersi delle competenze professionali degli esperti del CIRF per la pianificazione, nell'ambito della ricostruzione post alluvione, degli interventi di tutela della qualità e della sicurezza idraulica degli ecosistemi fluviali dell'intero reticolo idrografico regionale. A firma della Consigliera: Zamboni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

PRIOLO, vicepresidente della Giunta

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 7771

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sul problema del sovraffollamento e sulla ridotta erogazione del riscaldamento nel carcere della Dozza, a Bologna. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

MASTACCHI (RCPER)

TARUFFI, assessore

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 7773

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la misura annunciata a settembre 2023 che prevedeva asili nido gratis per i residenti nei comuni montani della Regione. A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Occhi, Stragliati

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RANCAN (Lega)

TARUFFI, assessore

RANCAN (Lega)

 

OGGETTO 7783

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa i provvedimenti necessari a risolvere le criticità rilevate all'interno dell'istituto penale minorile di Bologna "Pietro Siciliani", con particolare riguardo all'incremento di organico della polizia penitenziaria e degli educatori e al miglioramento dei servizi sanitari, a partire dal ripristino di una poltrona odontoiatrica nell'infermeria dell'istituto. A firma dei Consiglieri: Amico, Pillati

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

TARUFFI, assessore

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 7772

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sullo stato del confronto con il MIT e l'ANAS per il rinnovo del contratto di programma relativo alle varianti alla via Emilia fra Reggio Emilia e Parma, indicando le risorse, necessarie e disponibili, e i tempi. A firma della Consigliera: Bondavalli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

BONDAVALLI (BP)

BARUFFI, sottosegretario

BONDAVALLI (BP)

 

OGGETTO 7780

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure da adottare per garantire un adeguato finanziamento al tratto Parma-Vicofertile della linea ferroviaria Parma-La Spezia e un tempestivo completamento del progetto della nuova Pontremolese, alla luce della sua importanza nel trasporto merci e del suo impatto sull'economia regionale. A firma del Consigliere: Daffadà

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

DAFFADA’ (PD)

BARUFFI, sottosegretario

DAFFADA’ (PD)

 

OGGETTO 7138

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti". (81)

(Esame articolato e approvazione)

(Ordini del giorno 7138/1/2/3 oggetti 782078217822 – Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

FACCI (Lega)

DALFIUME (PD)

MASTACCHI (RCPER)

DALFIUME (PD)

FACCI (Lega)

EVANGELISTI (FdI)

MASTACCHI (RCPER)

FACCI (Lega)

DALFIUME (PD)

FACCI (Lega)

MASTACCHI (RCPER)

PELLONI (RCPER)

MASTACCHI (RCPER)

ZAMBONI (EV)

EVANGELISTI (FdI)

FACCI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 7138

Emendamenti oggetto 7138

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 09,55

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 246 del giorno 20 dicembre 2023.

Hanno giustificato la propria assenza gli assessori Corsini e Salomoni.

 

Svolgimento interrogazioni a risposta immediata in aula

 

PRESIDENTE (Zamboni): Iniziamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

 

OGGETTO 7775

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure specifiche da adottare per ridurre ulteriormente i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in cui si registrano maggiori ritardi, come evidenziato nei casi di visite oculistiche nella provincia di Parma. A firma del Consigliere: Gerace

 

PRESIDENTE (Zamboni): La prima interrogazione a risposta immediata è l’oggetto 7775: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula…

Scusate, creiamo le condizioni per le quali il consigliere Gerace, che è l’interrogante, possa parlare. Grazie.

Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito alle misure specifiche da adottare per ridurre ulteriormente i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in cui si registrano maggiori ritardi, come evidenziato nei casi di visite oculistiche nella provincia di Parma.

L’interrogazione è a firma del consigliere Gerace, che ha la parola per illustrarla.

 

GERACE: Grazie, presidente.

Premesso che il servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna è riconosciuto come uno dei migliori a livello nazionale, sia per la qualità delle prestazioni sia per l’efficienza e l’adeguatezza del modello organizzativo, soprattutto rispetto all’obiettivo della prossimità, una condizione, questa, costantemente confermata dal Ministero della Salute, dalle rilevazioni AgeNaS e AIOP, dal riscontro dei dati relativi alla mobilità sanitaria in ingresso e in uscita. Sono esemplari a questo riguardo gli esiti della relazione di monitoraggio dei LEA attraverso il nuovo sistema di garanzia metodologica e i risultati dell’anno 2020, articolata rispetto a tre macroaree: assistenza, cioè la prevenzione, e anche quella distrettuale e ospedaliera.

L’indagine di iniziativa ministeriale precisa che l’Emilia-Romagna è stata la prima Regione in Italia nell’assicurare le prestazioni sanitarie ai propri cittadini.

Tuttavia, non mancano le segnalazioni di gravi difficoltà riscontrate dai cittadini, ai quali siano stati prescritti dal medico di base o dal pediatra di libera scelta visite specialistiche o esami diagnostici non realizzabili in tempi ragionevoli attraverso il meccanismo di prenotazione presso le strutture del sistema sanitario regionale e quelle private accreditate o convenzionate.

Rientra tra queste segnalazioni anche il caso in oggetto di una lettera pubblicata da un’importante testata di Parma, nella quale si lamentava l’impossibilità oggettiva per la madre di una bambina di prenotare una visita oculistica richiesta dalla pediatra di libera scelta.

Sulla base della lettera richiamata c’era l’impossibilità oggettiva di fare questa prenotazione, perché la signora si era rivolta al Farma-Cup, cui inizialmente aveva ricevuto una risposta non soddisfacente. Successivamente era stato interpellato anche l’URP e si era rilevata la necessità di insistere su questa prenotazione, senza risultati. Operazione ovviamente questa che ha portato la signora a scrivere una lettera.

Io credo che la Regione svolga un ottimo lavoro in collaborazione con le aziende sanitarie per la puntuale definizione dei tempi massimi di attesa e per il monitoraggio del loro andamento, trattandosi sia di importanti atti, quali la deliberazione della Giunta regionale n. 603 del 19, che il Piano regionale di governo delle liste di attesa per il triennio 19-21, che recepisce la specifica intesa del 21 febbraio del ‘19 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, la quale prevede fra l’altro il rispetto, da parte delle Regioni e delle Province autonome, dei tempi massimi di attesa individuati nei loro Piani regionali per tutte le prestazioni erogate sul proprio territorio.

Sia nel sistema di monitoraggio dei tempi di attesa, per il quale è operativo anche il sito regionale, tempi di attesa Emilia-Romagna, ove è possibile consultare le tabelle che riportano la percentuale di visite ed esami erogati entro i tempi standard, aggiornati ogni settimana, sia a livello regionale, sia in ogni ambito territoriale dell’Emilia-Romagna.

Per quanto attiene al territorio provinciale di Parma, il TdAER riporta, relativamente alle visite oculistiche, che a giugno 2023 si era rispettata la corrispondenza agli atti standard, definiti dall’intesa Stato-Regioni e dalla già citata DGR 603 del 2009 nel 64 per cento dei casi, indicando l’esistenza di spazi di miglioramento, confermati peraltro anche dal riscontro dei dati settimanali.

In altre aziende ASL della Regione, i dati relativi alle visite oculistiche appaiono migliori, come per esempio nel caso dell’ASL della Romagna, dove sono al 100 per cento in ogni distretto.

Interrogo quindi la Giunta regionale per sapere quali misure specifiche intende adottare per ridurre ulteriormente i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, ed in particolare quelle per le quali si registrano maggiori ritardi, come evidenziato nei casi di visite oculistiche nella Provincia di Parma, indicando in caso di superamento dei tempi massimi di attesa stabiliti e nei casi in cui sia oggettivamente impossibile effettuare la prenotazione per gli utenti, le eventuali opzioni disponibili, ovvero qualora queste non sussistano, se ritiene opportuno valutare ulteriori alternative per garantire l’universalità del sistema sanitario pubblico, in linea, tra l’altro, con quanto già garantisce il Sistema sanitario regionale dell’Emilia-Romagna. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Donini.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio il consigliere Gerace per questa segnalazione, peraltro raccolta anche dall’Azienda ASL di Parma, che condivide l’obiettivo di definire la migliore organizzazione e gestione dell’offerta territoriale a Parma delle prestazioni oculistiche.

A questo scopo è stata istituita l’Unità operativa dipartimentale interaziendale dedicata, che ha già implementato le sedute di chirurgia ambulatoriale, a partire dagli interventi di cataratta, che, come lei sa, hanno un denominatore molto consistente, anche negli ospedali di Borgo Taro e Vaio.

Per far fronte alla necessità di prime visite, si rende noto che è in corso di perfezionamento il bando di assunzione di medici oculisti, in un momento peraltro di grande difficoltà nel reperire questo tipo di professionalità in questo ambito.

Per il bando per il conferimento di incarichi per medici oculistici convenzionati a tempo indeterminato in scadenza lo scorso 15 dicembre, quindi qualche giorno fa, non sono pervenute disponibilità, e si tratta dell’ultimo dei quattro bandi aperti nel corso del 2023, tutti andati deserti.

Grazie al costante monitoraggio sui tempi di attesa che lei ha richiamato, nell’ambito della governance complessiva delle attività specialistica delle due aziende sanitarie stiamo proseguendo con la massima attenzione a mettere in campo ogni azione organizzativa possibile, con l’obiettivo di potenziare l’offerta ovviamente e recuperare i livelli di performance per ridurre le attese da parte dei cittadini in ambito oculistico.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola al consigliere Gerace per la replica. Ricordo che ha poco più di 40 secondi di tempo residuo.

 

GERACE: Grazie, presidente. Sarò velocissimo.

Ringrazio l’assessore Donini ed esprimo la mia soddisfazione per la risposta fornita in merito all’interrogazione, in particolare per quanto riguarda le visite oculistiche nel territorio provinciale di Parma.

Riconoscendo l’impegno profuso da questa Regione per garantire un servizio sanitario efficace e tempestivo per tutti i cittadini e rispondere alle esigenze delle collettività, ribadisco comunque la necessità di ricercare soprattutto delle risorse per queste visite che risultano insufficienti.

Ringrazio ancora l’assessore per la risposta.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie.

 

OGGETTO 7777

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se i dati sensibili presenti nei sistemi informatici delle Ausl regionali, tra cui quelli trafugati durante l’attacco hacker alle Ausl di Modena, siano criptati, ovvero “particolarmente protetti”, perché resi incomprensibili e decodificabili solo con apposito software. A firma del Consigliere: Cuoghi

 

OGGETTO 7782

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa alle azioni di sostegno della Regione Emilia-Romagna ai cittadini i cui dati sensibili siano stati sottratti dai sistemi informatici delle aziende regionali. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’interrogazione a risposta immediata oggetto 7777. La tratteremo insieme all’oggetto 7782, grazie alla disponibilità della consigliera Castaldini, perché trattano argomenti analoghi.

Cominciamo dal question time oggetto 7777, a firma del consigliere Cuoghi, che ha la parola per l’illustrazione.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Parliamo dell’ormai famoso attacco hacker subìto dalle aziende sanitarie modenesi, una cosa che va avanti da diverse settimane. Sono bloccati i servizi informativi della società, dell’azienda AUSL Modena, dell’Azienda ospedaliera universitaria, Policlinico di Modena e dell’azienda ospedale di Sassuolo.

Pian piano la situazione dei sistemi informativi sta tornando alla normalità, sicuramente lo sono per le cose più urgenti, ma vi sono ancora cose da ripristinare. Nel frattempo, c’è stata anche questa brutta sorpresa di ritrovare i dati che sono stati sottratti dai sistemi informativi pubblicati sul dark web. Dati che genericamente, come adesso sappiamo dagli organi di stampa, riguardano sia la gestione amministrativa delle tre aziende, ma che riguardano anche documenti più prettamente sanitari. Per cui, senza ripercorrere tutta quanta la vicenda, e andando perciò al cuore dell’interrogazione, quello che ci interessa sapere è se quelli che sono i dati sensibili, perciò degli utenti delle aziende sanitarie sono conservati nei sistemi informativi delle aziende stesse, in maniera criptata, o comunque in qualche modo non intellegibile, se non tramite le procedure che le hanno create. Perciò, se questi dati pubblicati nel dark web, qualora venissero letti, raccolti o ulteriormente copiati e diffusi da altri, siano dati in chiaro, pertanto, con una violazione della riservatezza, o se sono in qualche modo particolarmente protetti, criptati o sottoposti a qualche altro sistema.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Adesso diamo la parola alla consigliera Castaldini per l’illustrazione della sua interrogazione a risposta immediata oggetto 7782: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula relativa alle azioni di sostegno della Regione Emilia-Romagna ai cittadini i cui dati sensibili siano stati sottratti dai sistemi informatici delle aziende regionali.

 

CASTALDINI: Sottolineo che sono buone, in generale, però, in questo caso la risposta era la medesima, che poi è il motivo per il quale ho chiesto di poter trattare la domanda insieme al collega Cuoghi.

Visto che rischio che anche la mia cartella clinica possa andare sul dark web, annuncio che io, in realtà, oggi non sto benissimo, ma ci tenevo… Era una battuta. Ho detto “visto che rischio”, credo sia rischioso, c’è la possibilità che anche la mia cartella sia sul dark web, oggi non sto bene, però ho voluto venire qua e fare questa domanda perché io ricordo benissimo la sua faccia e la faccia di molti membri della Giunta quando ho spiegato il rischio che c’era e tutti erano esterrefatti da queste mie dichiarazioni. Oggi ci troviamo di fronte a una situazione che vado a illustrare.

In quest’aula, insieme ad altri consiglieri, ho mostrato tutte le mie preoccupazioni per i dati dei cittadini gestiti dalle aziende sanitarie modenesi, nel rischio che vedevo sempre più forte che i dati potessero essere stati “sfiltrati”.

Attenzione, ho posto questa domanda e il giorno successivo sono usciti sulla stampa gli screenshots del portale del dark web, accessibile solo tramite le credenziali che i cyber criminali hanno lasciato sui server hackerati, nel quale veniva richiesto un riscatto per non rendere pubblici i dati sottratti. Quindi, sicuramente, dal 6 dicembre la Regione sapeva che i dati personali erano stati violati e che erano finiti in cattive mani. Eppure, non succede niente. Nessuna ammissione, nessuna comunicazione, la pagina sui siti internet delle aziende che per legge devono riportare le eventuali fughe di dati continua a dire che nessun dato è stato sottratto.

Andiamo avanti. Dalla serata dell’11 dicembre comincia un countdown pubblico. Gli hacker comunicano a tutti di avere in mano i dati carpiti alle aziende regionali. Nessuna comunicazione.

A mezzogiorno del 13 dicembre vengono pubblicati i primi dati a scopo dimostrativo. Nessuna comunicazione e la pagina diventa “in aggiornamento”. Comincia un nuovo countdown, che punta al mezzogiorno del giorno successivo, e anche qui, il sito è in aggiornamento.

A mezzogiorno del 14 dicembre vengono resi disponibili a tutti oltre 1.200.000 file.

Dentro, da quello che si legge sui giornali, c’è di tutto: cartelle cliniche, file gestionali, anche quindi comunicazioni della Pubblica amministrazione, e-mail ai rapporti vaccinali. Ancora esce la scritta in aggiornamento.

Le aziende regionali comunicheranno la fuga dei dati, ai sensi della legge, solamente alle 19 del 14 dicembre, quando da otto giorni era stato reso noto alla stampa che i dati fossero nella disponibilità dei criminali.

La Regione sembra che si muova in modo confuso. Da una parte dice che avviserà tutti i cittadini coinvolti, dall’altra comunica che invierà sms solo per informare del cambio di medico.

Assessore, oggi spero che ci sia un’ammissione di questa fuga di dati e che finalmente si cominci a prendere atto dell’importanza che avete nel gestire i dati privati e sensibili dei cittadini, innanzitutto facendo un esame di coscienza e poi agendo di conseguenza.

Quanti sono i cittadini coinvolti in questa fuga dei dati? Non voglio avere il numero preciso, è chiaro che forse lei non ce l’ha, perché è un altro assessore che dovrebbe darci queste risposte, ma in oltre 1 milione e 200.000 file di queste persone c’è il nome, il cognome, il codice fiscale, la copia dei documenti, le patologie rese pubbliche, i trattamenti, l’indirizzo e-mail e il numero di telefono. O mi sbaglio?

Su queste persone vi chiediamo, se queste persone chiedono un risarcimento, perché non avete garantito la riservatezza dei dati, quanto vi aspettate di dover pagare? Un’enormità.

Esiste un’assicurazione che protegge le finanze pubbliche da questo tipo di conseguenze che sarà il futuro di tutte le situazioni strane che ci troveremo ad affrontare in materia di dati?

Poi ancora, come intendete avvisare le persone delle quali vi siete fatti copiare i dati? Basta la pagina con le informazioni generiche, o metterete in guarda le persone coinvolte in prima persona?

E come vorrete affiancare nella risoluzione del problema? Chi si è trovato con il proprio documento d’identità in mano ai malintenzionati, è il caso che lo annulli, lo rifaccia in modo che non sia più valido quello diffuso pubblicamente? Sosterrete voi questi costi nel caso ve li chiedessero?

Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Donini.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio i consiglieri Cuoghi e la consigliera Castaldini per questa opportunità, che però io colgo sempre con la stessa prudenza e cautela dell’altra volta. Non si scambi la prudenza e la cautela con l’atteggiamento snob nei confronti di chi interroga, perché c’è un’indagine in corso, quindi quello che dico è quello che oggi noi possiamo riferire.

La Regione Emilia-Romagna e le aziende sanitarie coinvolte nell’attacco di alcune settimane fa, stanno continuando a lavorare per garantire la tutela della privacy dei cittadini, collaborando pienamente con le indagini in corso da parte della Polizia postale e delle Autorità giudiziarie competenti e dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.

Questi attacchi criminali, dei quali i cittadini e gli Enti pubblici sono vittime, sono purtroppo avvenuti anche in altre Regioni e stanno avvenendo anche in altre Regioni, come Veneto e Lazio, e confermano che anche i sistemi informatici più evoluti, composti da adeguati sistemi di sicurezza e in linea con la normativa nazionale possono subire attacchi sempre più sofisticati da parte di una rete criminale sempre più insidiosa.

Basti ricordare i 300 Enti pubblici di livello regionale e nazionale coinvolti in attacchi hacker, come la Banca d’Italia, il Comando Generale dei Carabinieri, l’Agenzia delle entrate.

Abbiamo già esposto il 5 dicembre scorso in aula le prime informazioni a nostra disposizione, partendo dal fatto che i protocolli di emergenza fossero stati attivati prontamente e che non fossero stati sottratti o cancellati dal nostro sistema di qualunque ordine. È importante, consigliera Castaldini (rispondo a entrambe), la definizione di sottrazione e quella di copiatura: non sono stati sottratti dati, come ho riferito il 5 dicembre.

Ovviamente non si scambino il rispetto, il garbo, la stima con cui ho risposto e rispondo agli interroganti con un atteggiamento di sottovalutazione degli allarmi lanciati in questa sede. Si dovrebbe comprendere anche che ogni parola e ogni informazione data allora come quella data oggi riguarda indagini in corso e pertanto deve essere orientata alla massima prudenza e cautela.

Oggi, possiamo affermare dalle notizie in nostro possesso che il 99,5 per cento dei dati del sistema delle aziende modenesi sia stato protetto e che la stragrande maggioranza delle attività sociosanitarie previste in queste settimane sano state assicurate, nonostante gli evidenti disagi subiti dagli utenti.

Oltre alle doverose espressioni di solidarietà nei confronti dei cittadini coinvolti, anche oggi nelle vostre interrogazioni ben presente, e la comprensibile preoccupazione per quello che è accaduto, non ho sentito - un po’ me ne duole - alcuna parola di solidarietà nei confronti delle aziende modenesi, anch’esse vittime del medesimo atto criminale.

Ribadisco che i dati sensibili delle aziende sanitarie modenesi sono protetti, a seconda del loro livello di criticità, con sistemi informativi coerenti e con vincoli normativi previsti. Se si pensa legittimamente che i livelli di protezione non fossero in linea con la legislazione vigente, lo si dica apertamente, perché sarà nostra premura smentire questa affermazione.

Negli anni, tali sistemi son stati interessati da costante implementazione per il miglioramento della sicurezza, così come prevede la legge e così come avviene nelle altre Regioni d’Italia.

A questo si aggiunge una continua attività formativa dei dipendenti in tema di cybersecurity. Nonostante questo, attacchi hacker sempre più sofisticati e insidiosi continuano ad esserci in giro per l’Italia, per i privati e per le pubbliche amministrazioni.

Il gruppo hacker che ha colpito le aziende sanitarie modenesi ha rivendicato, diciamo così, l’esfiltrazione di circa 1,2 milioni di file – quindi, è corretto il dato della consigliera Castaldini – corrispondenti a 954,7 gigabyte. È in corso la fase tecnica di scarico in sicurezza dei file affidato ad un’azienda specializzata, un’operazione particolarmente delicata che richiede l’utilizzo di software dedicati al fine di assicurare alle aziende la garanzia per ogni file, che esso stesso non sia portatore di virus, e che sia effettivamente riconducibile alle aziende stesse. Di questa operazione è stata data prima comunicazione ai cittadini, ai sensi dell’articolo 34 del GDPR, tramite pubblicazione sul sito internet.

Ad oggi non è ancora possibile avere conoscenza di quanti cittadini siano coinvolti dall’azione criminale, e per gli stessi motivi non è oggi ipotizzabile una stima di eventuali risarcimenti, precisando che ogni singolo caso necessita di una valutazione in concreto, dimostrando la sussistenza di specifici requisiti e condizioni. Si stanno però comunque attivando azioni di sostegno ai cittadini per garantire un’informazione completa ed esaustiva ed attenuare il rischio di azioni fraudolente ai loro danni.

Tali interventi vanno dalla possibile istituzione di un call center alla creazione di punti informativi territoriali, con eventuale supporto psicologico, fino all’attivazione di una vera e propria rete comunicativa sociale, con il coinvolgimento degli enti e delle associazioni del territorio maggiormente sensibili alla tematica delle truffe ai cittadini più fragili, oltre naturalmente ad una campagna informativa su tutti i media. Queste valutazioni, però, vengono effettuate in stretta e costante condivisione con l’Autorità garante per la protezione dei dati personali.

Ricordo infine, lo hanno fatto anche la consigliera Castaldini e il consigliere Cuoghi che chiunque visualizzi, entri in possesso o scarichi dati pubblicati senza consenso sul dark web o altrove, e li utilizzi per propri scopi, o li diffonda on line incorre in condotte illecite che costituiscono reato.

È pertanto nostra intenzione, e lo stiamo già facendo in tutte le sedi, segnalare alle autorità giudiziarie competenti ogni informazione, ogni indizio, ogni supposizione, ogni considerazione che possano essere utili alle indagini in corso.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Abbiamo lasciato più tempo del previsto all’assessore, data la complessità del tema e della risposta.

Adesso diamo la parola al consigliere Cuoghi per la prima replica.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Grazie, assessore, per la risposta. Non è la prima interrogazione che c’è su questo argomento né in aula né scritta, oltre ai vari comunicati che abbiamo letto. Purtroppo, qui le informazioni arrivano ridondanti sempre sugli stessi temi, ma si tende a non concentrarsi su quella che era, invece, proprio la richiesta specifica, almeno per quello che riguarda la mia interrogazione. Chiedevo se i dati fossero criptati o in chiaro, quindi se fossero intellegibili o se fossero in qualche modo particolarmente protetti.

Questo non perché si pensi che non siano state usate le misure di sicurezza legalmente previste, ma perché si vuole comunque interrogare se le misure di sicurezza adottate siano quelle legali o no, necessarie e sufficienti o se serva spingersi oltre e cercare di fare qualcosa di più.

Io professionalmente vengo da un ambiente, quello bancario, dove la riservatezza è assunta a fattore quasi sacro. I dati informatici sono conservati in maniera criptata proprio per questo. Se vengono trafugati, rubati, copiati e trasportati all’esterno non possono essere divulgati perché sono, di fatto, una sequenza di bit, di 0 e di 1, che non sono comprensibili da nessuno che non abbia la possibilità di accedere alle stesse procedure cui può accedere l’istituto di credito.

Credo che a maggior ragione sui dati sanitari servano protezioni di questo tipo ed era quello di cui volevo accertarmi con la mia interrogazione, ma per cui non ho ricevuto, se non numeri percentuali che possono far intuire, ma non confermano, risposta chiara. Per cui, non sono soddisfatto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola alla consigliera Castaldini per la sua replica.

 

CASTALDINI: Grazie.

Assessore, grazie della risposta non semplice, visto che sono domande alle quali lei non dovrebbe dare una risposta, perché questa non è la sua competenza. Questa mattina sulla stampa ho visto la richiesta dei consiglieri, giustamente, perché sono di quella zona, Costi, Maletti e Sabattini. Hanno richiesto che sia lo Stato a garantire la sicurezza dei dati dei cittadini. Evito di fare un’annotazione politica, però vedo che è usanza fare una richiesta spesso a Roma.

Io non sono qui per difendere lo Stato e il Governo, per carità, non è il mio modo di fare politica e non è la mia cifra, anzi, la novità è che mi trovo totalmente d’accordo con loro.

In questa Regione manca una figura che si occupi di transizione digitale e di sicurezza informatica.

Per la verità questa sarebbe una delega assegnata all’assessore Salomoni che negli ultimi anni, credo, su questo ha fatto veramente poco. Sottolineo che l’unico Assessorato che non ha presentato nessun aggiornamento al DEFR, è quello legato all’assessore Salomoni.

Allora io mi unisco al grido di aiuto dei consiglieri del PD e chiedo anche io che lo Stato ci aiuti e commissari l’Assessorato alla transizione digitale, per permettere ai cittadini emiliano-romagnoli di vivere con la serenità che i propri dati sensibili, che affida alla Regione, vengano trattati con estrema cura. Se questa cura non è in grado di prestarla la Regione, che venga in aiuto lo Stato, giusto, a sopperire alle mancanze di competenze che dovrebbero essere degli assessori.

Ha ragione, lei era stupito della mancata solidarietà e me ne scuso, non è anche questa la mia cifra, però io sono così solidale, soprattutto con voi, che in questo momento qualsiasi politico chiederebbe le dimissioni di un assessore che ha una responsabilità così grande. Non lo faccio.

Dato che sono una signora mi limito di augurare a me stessa e a tutta le Regione un Santo Natale, nella speranza che chi ha queste competenze, in un certo senso torni a guardarle con la massima cura e interesse.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie.

 

OGGETTO 7779

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda ottenere una sentenza di merito sulla sospensione di alcune parti del calendario venatorio dell’Emilia-Romagna per la stagione 2023/24, al fine di scongiurare future impugnazioni. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Delmonte, Bargi, Rainieri, Rancan, Occhi, Marchetti Daniele, Liverani, Montevecchi.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso all’interrogazione di attualità a risposta immediata in aula oggetto 7779 per sapere se la Giunta intenda ottenere una sentenza di merito sulla sospensione di alcune parti del calendario venatorio dell’Emilia-Romagna per la stagione 2023-2024 al fine di scongiurare future impugnazioni.

Questa interrogazione è a firma dei consiglieri Pompignoli, Delmonte, Bargi, Rainieri, Rancan, Occhi, Marchetti Daniele, Liverani, Montevecchi.

La parola al consigliere Pompignoli per l’illustrazione.

 

POMPIGNOLI: Grazie, Presidente.

Torniamo all’annosa questione, assessore Mammi, del calendario venatorio.

Ne abbiamo parlato recentemente anche in Commissione rispetto alla proroga concessa sul Piano faunistico, ma questo è un tema che sta diventando particolarmente complesso e annoso anche nella questione legata alla gestione della fauna.

Ovviamente i cacciatori oggi si trovano nella condizione di capire quando alcune specie migratorie, quelle che poi derivano dalla sentenza del TAR, dovranno essere comunque non cacciate dal 31/12/2023, in ragione del fatto che la sentenza del TAR aveva stabilito la sospensione, senza però entrare nel merito della vicenda.

Ripetiamo quello che è successo l’anno scorso, cioè di fatto siamo arrivati alla condizione nella quale la LAC propone ricorso, viene sospeso, poi ci sarà l’udienza di merito nel marzo successivo, ovviamente abbandonerà il ricorso, vincendo sostanzialmente su quelle che sono le sue prerogative rispetto al contrasto alla caccia, e la Regione Emilia-Romagna dovrà accettare, ovviamente, che questo ricorso venga rigettato o ritirato.

Quest’anno cerchiamo di capire cosa fare, visto che ci ripetiamo e non vorremmo errare una seconda volta, dobbiamo capire se la Regione Emilia-Romagna, a seguito di quello che è successo nell’iter procedurale, quindi di nuovo ricorso al TAR, nuova sospensione, ricorso al Consiglio di Stato da parte della Regione Emilia-Romagna, che di fatto ha accolto la sospensiva solo in merito alla fissazione dell’udienza prima del 31/12, cosa che non avverrà, perché siamo ormai al 20 dicembre, quindi difficilmente fisserà l’udienza di merito.

A questo punto dobbiamo decidere cosa fare. Nella richiesta ovviamente noi chiediamo quali siano le intenzioni della Regione Emilia-Romagna rispetto a questo ricorso, intanto di chiarire che al 31/12 le specie cacciabili, quindi la caccia per quelle specie verrà sostanzialmente chiusa, e capire se a marzo del 2024, quando è fissata l’udienza di merito, la Regione Emilia-Romagna intenda a questo punto non accettare il ritiro del ricorso e farsi pronunciare la sentenza, che entrerebbe nel merito e a quel punto potrebbe aprire diversi scenari.

Degli scenari però parlerò dopo, in risposta a quello che lei dirà, perché, in ragione di quanto deciderà la Regione Emilia-Romagna, si apriranno alcuni spazi in cui inserirsi rispetto a quello che sta succedendo in Regione e soprattutto sul calendario venatorio e sulle decisioni che il TAR sta imponendo a questa Regione.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Mammi.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Pompignoli. Mi dà modo, naturalmente, di richiamare tutto quello che è stato fatto in questi mesi a proposito del calendario venatorio, calendario venatorio che, come ho già detto in passato, rispondendo a un’altra interrogazione, noi riteniamo valido nei contenuti sul piano tecnico. Mi ha sorpreso moltissimo l’ordinanza del TAR che è stata emessa e che ha chiesto di sospenderne alcune parti, perché noi avevamo presentato per quest’anno lo stesso calendario dell’anno precedente. Abbiamo ricevuto lo stesso parere da parte di ISPRA e a pronunciarsi è stato lo stesso Tribunale amministrativo, Nonostante questo quadro di omogeneità, l’ordinanza ha avuto un contenuto diverso.

Come ha richiamato anche lei nel dispositivo dell’interrogazione presentata, che ripercorre l’agire della Regione in questi mesi, da parte nostra vi è stata e vi sarà sempre la ferma intenzione di ottenere una sentenza nel merito in tempi utili, consapevoli della bontà delle scelte effettuate nella redazione del calendario approvato a maggio, e che è stato sottoposto diverse volte anche alla Commissione consiliare.

Questa intenzione ha trovato conferma concreta nella ripetuta presentazione di istanze di anticipazione della fissazione dell’udienza di merito presentate dai legali della Regione. Quindi, abbiamo presentato ben tre istanze di anticipazione: una prima dell’ordinanza, anche prima e anche dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato; così come ne è evidenza il ricorso che abbiamo presentato proprio al Consiglio di Stato in merito all’ordinanza cautelare del TAR.

Queste azioni, che va evidenziato, hanno parzialmente trovato riscontro nell’ordinanza del Consiglio di Stato del 20 ottobre 2023, in cui veniva indicato che il TAR convocasse entro fine anno la fissazione dell’udienza di merito, le abbiamo intraprese proprio perché pensiamo che la Regione abbia la piena titolarità di decidere, nel rispetto della legge nazionale, come definire le tempistiche di svolgimento dell’attività venatoria.

Ritengo sia sbagliato impedire, o anche solo limitare, la discrezionalità normativa che è posta in capo a noi, alla Regione, dalla legge 157 del 92 intervenendo in sede cautelare, dove sappiamo non avviene un contraddittorio, con una sospensiva precauzionale che, in realtà, entra nel merito, determinando perentoriamente l’inizio della stagione venatoria e la chiusura anticipata di alcune specie.

Così come consideriamo erroneo ritenere che la Regione debba automaticamente riprodurre nel suo calendario quanto osservato da ISPRA il cui parere sappiamo che è obbligatorio, ma non vincolante. Se così fosse, significherebbe snaturare la competenza istituzionale rimessa alle Regioni dalla legislazione nazionale. Le scelte che facciamo sono sempre il frutto di studi, di valutazioni tecniche, di consuetudini.

Naturalmente, ad oggi il TAR non si è espresso nel merito. I prossimi giorni ho convocato nuovamente un incontro con le associazioni venatorie e con le quali mi sono confrontato più volte nel corso degli anni e mi confronterò nuovamente prima di assumere qualsiasi decisione. Mi confronterò sia sul calendario venatorio e anche, ovviamente, sul Regolamento 1, che dovremmo portare in quest’aula e prima in Commissione e naturalmente anche sulle modifiche alla legislazione regionale.

Mi confronterò per condividere e ascoltare, come già fatto in precedenza, le scelte da mettere in atto. Credo sia importante riconoscere che l’ordinanza del TAR, oltre a limitare la facoltà della Regione, intervenendo a stagione già definita, penalizza ingiustamente l’attività dei cacciatori, che, al contrario, realizzata nel rispetto del calendario e delle regole contribuiscono al mantenimento di un equilibrio negli ecosistemi e anche alla riduzione dei danni in ambito agricolo.

Per questa ragione, abbiamo deciso di prevedere una riduzione della tassa che gli stessi versano per svolgere l’attività, consapevoli che le giornate utili si sono ridotte rispetto agli anni precedenti, quindi avremo una riduzione analoga alle giornate che i cacciatori hanno perso.

Per l’udienza di merito del 2024, le confermo la nostra intenzione che se dovessero anche ritirare il ricorso, noi chiederemo di esprimersi nel merito ugualmente. Lo abbiamo già fatto l’anno scorso, lo continueremo a fare.

Sul futuro ho una posizione più ottimista perché, come sappiamo, le modifiche alla legge n. 157 imporranno a ISPRA di esporre il proprio parere entro tempi certi e, se non viene fatto, silenzio-assenso, e al Tribunale amministrativo, dopo una decisione di sospensiva, dovrà esprimersi nel merito entro 30 giorni. Questo ci consentirà, quindi, di avere più certezza nel diritto nei confronti di chi esercita l’attività venatoria, ma anche di tutti i soggetti e gli attori in campo.

Scusate se sono stato più lungo del previsto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola al consigliere Pompignoli per la replica.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Direi che le parole dell’assessore confortano, ovviamente, rispetto a quello che sta accadendo.

Non mi esprimo sul TAR, sono un professionista, sono un legale; quindi, giudicare l’operato dei giudici non mi appartiene. Però credo che si commentino da sole tutte le decisioni che sono state prese fino a questo momento rispetto alle sospensive che sono state emesse, le ordinanze che sono state emesse in contrasto palesemente con tutti i principi di diritto che sono stati e che vengono comunque enunciati nei ricorsi.

Quindi, su questo credo che sia logico pensare che il Tribunale amministrativo non debba interferire rispetto alle scelte che la Regione Emilia-Romagna sta facendo sul calendario venatorio sull’intera attività faunistica.

Sul resto sono soddisfatto del fatto che la Regione Emilia-Romagna voglia entrare nel merito della vicenda.

Ovviamente il prossimo anno, come lei ha ripetuto, avremmo dei tempi ridotti anche nella possibilità di capire le sue pronunce del TAR come si presenteranno. Ovviamente, se ripeteremo lo stesso calendario, accadrà la stessa identica cosa con un ricorso alla LAC.

È chiaro che con la sentenza di merito, che spero sia abbastanza veloce dopo il marzo del 2024, se ci dovesse dare ragione, cioè se dovesse dare ragione alla Regione Emilia-Romagna, non dovrebbero più esserci problematiche legate a questi fattori.

Per cui, è evidente che aspettiamo a questo punto di capire.

Sono soddisfatto anche del fatto che verrà ridotta la tassa dal punto di vista dei cacciatori in ragione della riduzione delle giornate di caccia. Su questo la ringrazio.

A questo punto non ci resta che aspettare e capire quello che accadrà.

È evidente che la speranza è quella che la pronuncia di merito sia positiva, perché qualora non lo fosse andremo incontro evidentemente a delle problematiche che non sto neanche qui ad enunciare, rispetto alle quali probabilmente dovremmo cercare anche di capire, e questa è la prospettiva del prossimo Piano faunistico venatorio, di intervenire molto più sui dati scientifici - che a lei non piace tanto sentire - rispetto ai quali blindare una volta per tutte quella che è l’attività che secondo me i cacciatori stanno facendo bene e sono necessari per il mantenimento dell’equilibrio faunistico della nostra Regione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie a lei.

 

OGGETTO 7774

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se la Giunta intenda dar seguito alle istanze del Comitato Salviamo la Biblioteca Ragazzi di San Pietro in Casale, anche favorendo iniziative di incontro e ascolto della cittadinanza e di raccordo tra i diversi Enti coinvolti e in un’ottica di garanzia dei livelli occupazionali del personale interessato. A firma della Consigliera: Piccinini

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’interrogazione oggetto 7774: Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere se la Giunta intenda dar seguito alle istanze del Comitato Salviamo la Biblioteca Ragazzi di San Pietro in Casale, anche favorendo iniziative di incontro e ascolto della cittadinanza e di raccordo tra i diversi Enti coinvolti e in un’ottica di garanzia dei livelli occupazionali del personale interessato”.

Illustra l’interrogazione la consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Portiamo oggi in quest’aula un tema che preoccupa alla comunità locale di San Pietro in Casale.

Dal 2004, anno in cui viene riconosciuta al centro culturale dedicato a bambini e giovani fino a 14 anni d’età, la Biblioteca Ragazzi di San Pietro in Casale da subito è diventata un polo di aggregazione, di socializzazione e di apprendimento non solo per i cittadini di San Pietro, ma per tutte le giovani generazioni del comprensorio Reno-Galliera.

Questo presidio ‒ vengo al tema del question time ‒ oggi è a rischio, a causa dei problemi finanziari del Comune, pare dovuti all’evasione della TARI, il quale Comune, con la deliberazione n. 65 del 20 novembre di quest’anno, ha previsto una serie di interventi di razionalizzazione per far fronte alla difficile situazione economica, tra cui proprio la chiusura della suddetta biblioteca e l’accorpamento con quella degli adulti, a far data dal 1° gennaio dell’anno prossimo.

Per scongiurare questo rischio, un gruppo di cittadini e cittadine ha deciso di riunirsi nel Comitato Salviamo la Biblioteca Ragazzi di San Pietro in Casale, chiedendo con forza, anche attraverso una raccolta firme, un maggiore coinvolgimento da parte delle Istituzioni, al fine di trovare insieme una soluzione alternativa alla chiusura.

 Proprio di recente si è svolto un incontro con l’Amministrazione e il Comitato, al termine del quale la Giunta, supportata anche dall’Unione Reno-Galliera, si è impegnata a tornare a discutere prima di Natale della sopravvivenza della Biblioteca Ragazzi, seppur con servizio ridotto e senza tuttavia definire alcun piano di intervento concreto.

È evidente, soprattutto per chi vive quel territorio, che questa scelta di fatto significherebbe la chiusura del servizio, in quanto incompatibile con le attività di adulti e studenti.

Segnalo anche le dichiarazioni che lo stesso presidente Bonaccini fece all’inizio di questo mese, nell’inaugurare la nuova Biblioteca di Castel Maggiore, definendo le biblioteche “granai pubblici”, sottolineando che investire in cultura significa investire sul futuro.

Credo che, davanti alla situazione che ho cercato brevemente di illustrare, la Regione non possa rimanere indifferente, quindi le chiedo, assessore, se e come intenda dar seguito alle istanze del Comitato Salviamo la Biblioteca Ragazzi di San Pietro in Casale, anche favorendo iniziative di incontro e ascolto della cittadinanza, di raccordo tra i diversi Enti coinvolti e in un’ottica di garanzia dei livelli occupazionali del personale interessato.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Felicori.

 

FELICORI, assessore: Ha ragione la consigliera Piccinini. Le biblioteche sono un servizio fondamentale, anzi le biblioteche sono considerate un servizio pubblico essenziale dal decreto-legge n. 146/2015, sugli scioperi nei servizi pubblici, uno di quei servizi che vanno tutelati, anche in caso di sciopero.

Ha ragione e ha anche ragione a chiedere che si intervenga, anche se questo ovviamente è più difficile. Noi siamo informati della situazione e della possibilità che è stata programmata una chiusura della biblioteca per ragazzi, che è considerata e che noi consideriamo un ottimo servizio, un servizio che eroga 9.000 prestiti (dato 2022) su un bacino di utenza, per quanto riguarda i ragazzi 0-14 anni, di 1.700 ragazzi. Quindi, è un ottimo servizio, soprattutto per quella fascia di età che è meno tutelata e meno garantita dal servizio bibliotecario.

Siamo consci che vi è un dialogo fra il Comitato dei cittadini e l’Amministrazione comunale e che questo dialogo punta a mantenere un’apertura, anche se eventualmente più limitata.

La Regione, al di là del mio intervento, è attenta ai problemi dei Comuni che sono in difficoltà finanziaria. Per quanto ci riguarda, noi seguiamo questa vicenda. Quella biblioteca gode già di un contributo da parte nostra sulla legge n. 18. Naturalmente seguiamo la discussione in corso a San Pietro in Casale e valuteremo la possibilità di aumentare il nostro contributo, in modo da contribuire anche noi Regione alla soluzione del problema.

Questo è quanto posso dire ad oggi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Per la replica, la parola alla consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Voglio ringraziare l’assessore per le parole spese, che condivido, e anche per l’impegno che qui oggi si è preso. Quindi, c’è un interessamento, reso oggi evidente proprio dalle parole dell’assessore, da parte dell’Assessorato e dall’assessore stesso. Per me è un fatto assolutamente positivo. Noi – veniva citato – abbiamo una legge di riferimento proprio in materia di biblioteche. Abbiamo un programma regionale degli interventi e un Piano bibliotecario che è stato approvato a ottobre proprio di quest’anno.

Quindi, qualche strumento la Regione ce l’ha per andare a sostenere questi che sono presìdi dei territori a favore anche delle fasce di popolazione, se vogliamo più fragili, giustamente, come si diceva, e meno tutelate.

Quindi, mi ritengo soddisfatta. Continuerò a seguire questa vicenda. Spero ci potremo confrontare anche successivamente.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie a lei.

 

OGGETTO 7784

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alla notizia di alcuni cambi di responsabilità all’interno della Struttura Commissariale per la ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Rontini

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso all’interrogazione di attualità a risposta immediata in aula oggetto 7784 in merito alla notizia di alcuni cambi di responsabilità all’interno della Struttura Commissariale per la ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna.

L’interrogazione è a firma della consigliera Rontini, che ha la parola per l’illustrazione.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Riparto da dove avevamo chiuso ieri l’aula, dai fenomeni alluvionali che si sono abbattuti in Romagna nel mese di maggio. Tra l’altro, mi fa piacere in questa occasione citare i dati inequivocabili che sono contenuti nel rapporto della Commissione tecnico scientifica che la vicepresidente e il professor Bratta hanno illustrato venerdì mattina in sede di Commissione III.

Si parla, per quanto riguarda la zona valliva, di esondazione di numerosi corsi d’acqua, in ben 23 punti distinti per quanto riguarda gli affluenti di destra del fiume Reno. Si parla di un volume complessivo di esondazione stimato in 350 milioni di metri cubi, che ha provocato l’allagamento di una vastissima area di pianura, estesa per circa 540 chilometri quadrati.

Si parla di un totale di 65.598 frane che coprono complessivamente un’area di 72,21 chilometri quadrati.

Dopodiché, il testo della interrogazione fa il punto su come sia stata individuata, nella persona del Commissario Figliuolo, il Commissario straordinario alla ricostruzione e si dà atto del fatto che nei primi mesi di lavoro, a seguito della sua nomina, seppur tardiva da parte del Governo, ci sia stata massima collaborazione da ambo le parti, tra la Regione, gli Enti locali, la struttura, Enti locali di qualsiasi colore politico.

Ho voluto riportare quelli che sono i compiti individuati nella figura della struttura del Commissario e il Commissario stesso, dettagliati dal decreto legge 88, che riguarda le disposizioni urgenti per la ricostruzione nei territori colpiti dall’alluvione, laddove all’articolo 2, comma 8, si dice che il Commissario straordinario provvede a predisporre e approvare un Piano speciale delle opere pubbliche danneggiate dagli eventi calamitosi, comprensivo degli interventi sulle opere di urbanizzazione.

Un piano speciale dei beni culturali danneggiati dagli eventi calamitosi.

Un piano speciale di interventi sui dissesti idrogeologici in relazione alle aree colpite dagli eventi calamitosi con priorità per i dissesti che costituiscano pericolo per i centri abitati e le infrastrutture.

Un Piano speciale delle infrastrutture ambientali danneggiate dagli eventi calamitosi, con particolare attenzione agli impianti di depurazione e di collettamento fognario da ripristinare.

Infine, un Piano speciali per le infrastrutture stradali con l’individuazione altresì dei meccanismi di rendicontazione di richiesta di reintegro del Fondo Unico ANAS sulle risorse della contabilità speciale.

Perché ho voluto citare quelli che sono i compiti del Commissario e della struttura commissariale? Perché nei giorni scorsi ‒ chiedo alla Giunta se questo corrisponda al vero ‒ abbiamo saputo, siamo venuti a sapere, che il Generale di divisione dell’Esercito, Domenico Ciotti, che accompagnava in aula il Commissario Figliuolo, non sarebbe più direttore operativo nella struttura commissariale. Il Generale Ciotti è la figura che più spesso è stata in Emilia-Romagna e ha collaborato con la vicepresidente Priolo e con i suoi Uffici.

Se la notizia fosse confermata, non potrebbe che destare preoccupazione nelle popolazioni colpite e anche nelle Istituzioni, io penso, visto il lavoro fatto insieme, di cui ho voluto dare atto, e soprattutto visto il lavoro che il decreto stesso va puntigliosamente ad elencare.

Mi piacerebbe capire quindi se queste notizie che ho appreso siano effettivamente confermate e se la Giunta, la vicepresidente nel caso sappiano a cosa sia dovuto, a quali ragioni sia dovuto e se anche la stessa Giunta non sia preoccupata da questo cambio di responsabilità all’interno della struttura.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde la vicepresidente Priolo.

 

PRIOLO, vicepresidente della Giunta: Buongiorno, consigliera. Buongiorno, consiglieri presenti.

Provo a raccontare un po’ la fase che stiamo vivendo in questo momento, perché le devo confermare che il Generale Ciotti non fa più parte della struttura commissariale del Generale Figliuolo. Non fa più parte della struttura commissariale dall’8 dicembre, per me è stata una sorpresa, anche un po’ una doccia fredda, volendo, ho appreso la notizia il lunedì successivo dal Generale stesso, che mi ha voluto informare per le vie brevi di questa decisione, che ha maturato e assunto la settimana precedente, e devo dire con sorpresa, perché erano calendarizzati nella settimana a seguire due appuntamenti pubblici, uno a Forlì, chiesto peraltro dalla Giunta di fornire, dal qui presente consigliere Pompignoli, e l’accordo era stato raggiunto con lo stesso Generale Ciotti, e la data successiva è a Ravenna, il giorno dopo, sempre per illustrare le ordinanze commissariali e le modalità di ristoro ai cittadini e alle imprese.

Non ne conosco le motivazioni, non credo che le debba sapere la vicepresidente, sono motivazioni che probabilmente il Generale e il Commissario hanno condiviso. Io condivido con lei la mia preoccupazione, consigliera, perché il Generale era la spina dorsale della struttura commissariale, l’abbiamo potuto apprezzare in diverse occasioni ed è vero che era la figura di riferimento per quanto riguarda la struttura regionale e anche i Comuni nell’interlocuzione, non soltanto per la stesura delle future ordinanze, ma anche per l’impostazione complessiva della gestione commissariale.

Era la figura che veniva qua tutte le settimane, in nome e per conto del Commissario Figliuolo. È evidente che questo cambio di vertice all’interno della struttura commissariale ci comporta una fatica aggiuntiva, perché bisogna riallacciare le relazioni con il Generale che lo sostituisce. Personalmente ringrazio il Generale Ciotti per il lavoro che ha svolto, per la professionalità che ha avuto e anche sul piano umano, perché alla fine, quando si lavora tutte le settimane a contatto con persone anche preparate e qualificate, è ovvio che ci sono anche relazioni che non sono soltanto professionali, ma diventano anche relazioni umane.

Lo ritengo inconsueto, ecco, però non sono io che devo motivare questa scelta. Eventualmente lo dovrà fare il Commissario, anche perché la struttura commissariale è struttura di fiducia del Commissario, però è evidente che questi cambi non fanno bene quando avvengono in corsa. Era come se durante questo periodo improvvisamente il presidente avesse deciso che io dovessi cambiare delega (la semplifico) perché il presidente e subcommissario e io con la delega che sto seguendo sto gestendo un po’ tutte le attività. È evidente che sono aspetti un po’ complicati. Però, mi rimetto a quello che mi è stato comunicato informalmente, che anche il Generale Figliuolo, per la verità, nella data dell’11 settembre, l’ultima volta che ci siamo visti, mi ha confermato.

L’auspicio è che le attività possano proseguire senza interruzioni di sorta e possano comportare migliori risultati per il nostro territorio.

Lei, poi, ha illustrato molto bene tutto il lavoro che noi abbiamo da fare, a partire dai piani speciali. Oggi stesso, comunque, incontrerò un colonnello della struttura commissariale. Scendiamo di grado, però siamo sempre nelle relazioni con la struttura commissariale. Noi, comunque, abbiamo bisogno di continuare a mandare avanti questa attività in modo costante e incessante.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola alla consigliera Rontini per la replica.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Grazie, vicepresidente Priolo. In questo caso avrei preferito essere smentita, ma ho chiesto a lei perché, non avendo naturalmente contatti diretti e soprattutto non avendo trovato notizie della cosa sulla pagina dedicata alla struttura commissariale ospitata sul sito del Governo, penso sia necessario un chiarimento, non tanto da parte della vicepresidente ma da parte della struttura commissariale stessa, alle popolazioni colpite, ai sindaci, ai comitati, a tutti coloro che oggi sono interlocutori della struttura e con cui si sta cercando di fare un lavoro dedicato alla ricostruzione.

Anch’io confermo, per quanto abbia potuto vedere, certamente più nel piccolo rispetto a lei, vicepresidente, che il Generale Ciotti era persona apprezzata e soprattutto era il nostro primo punto di riferimento.

Auspico che, a seguito del cambiamento di responsabilità, non cambi l’impegno che, a maggior ragione, per quanto ho voluto elencare prima, la struttura in primis, l’Autorità di bacino, la Regione e tutti gli enti coinvolti debbano continuare a dedicare quotidianamente alla ricostruzione.

Rinnovo l’invito a chi sarà il nuovo responsabile esecutivo a far sì che, non appena pronti, così come è stato fatto dalla vicepresidente Priolo e dal presidente della Commissione Bratta, possano venire in Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità ad illustrare i Piani speciali, a condividere l’impianto degli stessi con i rappresentanti dei cittadini. È una disponibilità che avevo chiesto qui in aula a Ciotti e che per le vie brevi aveva accordato. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

 

Sull’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Anche per dare completezza sull’informazione, visto che mi sembra abbastanza strumentale questa cosa, nel senso che mi sembra strano che venga conosciuto da parte della vicepresidente come funziona esattamente il sistema militare, le assegnazioni della struttura commissariale. Questa è una cosa che non deve essere comunque presa in considerazione, anche in ragione del fatto che il Generale Ciotti è stato…

 

PRESIDENTE (Petitti): Non è ordine dei lavori, questo, consigliere.

 

POMPIGNOLI: …assegnato ad altra missione. Quindi, di fatto, entrare nel merito su questa vicenda è veramente puerile rispetto a quello che si sta facendo.

C’è stata una sostituzione con il Generale Garau, il quale ha certamente le stesse funzioni del Generale Ciotti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Non è ordine dei lavori e lei lo sa bene.

 

POMPIGNOLI: Era giusto per entrare un po’ nel merito.

 

PRESIDENTE (Petitti): Non possiamo commentare. Non si commentano le risposte della Giunta.

 

POMPIGNOLI: I giochini del Partito Democratico sulla botta e risposta rispetto alla Struttura Commissariale non mi sembrano corretti. Tutto qua.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Sull’ordine dei lavori, chiedo, perché non mi risulta che il presidente Bonaccini abbia sostituito la vicepresidente Priolo con il consigliere Pompignoli. Non capisco il perché lui sia potuto intervenire. Non capisco perché sia potuto intervenire. Penso che il rispetto del Regolamento debba essere alla base del lavoro che qui facciamo insieme.

Dopodiché, essendo entrato lui nel merito, è da ieri che ritiene strumentale tutto quello che io pongo sui temi dell’alluvione. È evidentemente più dedicato a difendere il Governo che non a difendere e a dare risposte ai suoi cittadini e ai suoi colleghi forlivesi che non lo dimenticheranno.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Pompignoli, avete detto la vostra sul tema entrambi. In nessuno dei due casi erano ordine dei lavori. Non possiamo continuare questa querelle, non esiste.

Consigliere Pompignoli, vi ho fatto parlare entrambi, vi siete già espressi sul tema, sennò andiamo avanti così… Non c’entra con l’ordine del giorno dei lavori, è irrituale questo.

Io andrei avanti con le interrogazioni.

Grazie a entrambi.

 

OGGETTO 7781

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa al consumo di suolo in Emilia-Romagna, alla luce del rapporto della Commissione tecnico-scientifica sugli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione oggetto 7781 della consigliera Gibertoni: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula relativa al consumo di suolo in Emilia-Romagna alla luce del rapporto della Commissione tecnico-scientifica sugli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023.

Prego, consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Buongiorno, assessora Lori.

Il question time chiede alla fine, e lo riporto: se alla luce di un consumo di suolo, finora inarrestabile in Emilia-Romagna, la Giunta non ritenga necessario e urgente una profonda revisione normativa della legge urbanistica regionale chiudendo, anche se ormai è troppo tardi, tutte le porte e le scappatoie presenti nella legge urbanistica regionale, quindi la 24, e lasciate volutamente aperte dal legislatore regionale per favorire invece il consumo di suolo, quindi in piena continuità peggiorativa con la legge 20.

Tra cui, faccio un esempio, credo in modo abbastanza dettagliato, l’articolo 53 della legge 24, che è [...] cambiando radicalmente approccio, oppure se si preferirà continuare ad autoassolversi.

Perché io dico che vi autoassolvete? C’è un’esondazione di cemento che sigilla ogni giorno che passa l’Emilia-Romagna. No, perché il cemento in effetti non esonda, quindi non è andata così. Potrebbe esserci allora una pioggia di cemento costante che viene dal cielo e continua a cementificare giorno per giorno in Emilia-Romagna. Però il cemento effettivamente non piove dal cielo.

Quindi, come deve essere andata? Io mi faccio anche una terza ipotesi per conciliare quello che vedo sotto gli occhi di tutti e le dichiarazioni della Giunta.

Il suolo si consuma da sé, questa è la terza ipotesi che riesco a fare che si concilia con quello che dite voi, e non ci si può fare niente. Il suolo si consuma da sé, si cementifica, oppure cadono queste particelle dal cielo, si depositano un po’ come la neve sul terreno, poi si auto-assembrano, nascono dei manufatti in cemento e non ci si può fare molto, tranne fare un po’ di moral suasion verso questo suolo che si distrugge da solo e dirgli: basta, smettila.

È una caratteristica dell’Emilia-Romagna, noi non la vorremmo, però è così. Le dichiarazioni della Giunta sono sempre ambientaliste a parole, però sulla carta di fatto si dà un quadro di qualcosa di immutabile, che è così e deve essere così, non ci si può fare niente di fatto.

Un esempio di questo è proprio la legge n. 24, che aveva un bel titolo, titolo nel senso presentato al pubblico, “la legge stop al consumo di suolo”. Fin qui andava tutto bene, era quello che veniva dopo il titolo che non andava bene.

Perché io dico quindi così? Dico che l’Emilia-Romagna, che in un certo senso sfoggia ancora di avere il super potere del cemento, sfoggia il fatto di poter mettere su un vassoio d’oro davanti ai privati... pensiamo anche allo spadroneggiamento incredibile delle piattaforme logistiche nella Città Metropolitana di Bologna, cioè l’idea proprio che si accolgano gli investitori però gli si svenda un po’ il territorio, dicendogli “guardate davanti a voi, immaginatevi piattaforme logistiche ovunque, immaginatevi tutto questo terreno ricoperto di piattaforme logistiche”.

Qui siamo passati dal pane mattone al pane logistica e abbiamo, con la legge n. 24, la nuova trasgressione perfettamente legalizzata, cemento libero. Lo vedrei proprio all’ingresso ‒ ovviamente un ingresso metaforico ‒ della Regione Emilia-Romagna, “entrate, cemento libero”.

Io credo che la legge n. 24 non abbia (credo che questa cosa si possa ormai riconoscere) nessuna possibilità di fermare veramente il consumo di suolo, non l’abbia mai avuto, non dovesse averlo, non ce l’abbia. Ha la stessa possibilità di fermare il consumo di suolo di un cartiglio dentro un cioccolatino, né più di quello, ma neanche meno di quello. Questa è la possibilità che ha la legge n. 24, e nel cartiglio nel cioccolatino ci vedrei scritto bene “cementificare significa non dover mai dire mi dispiace”, che è quello che fa la Giunta Bonaccini.

Cementificare significa non dover mai dire mi dispiace, neppure dopo due alluvioni. Questo è il cartiglio, questo è il pieno spirito della legge n. 24, quello che la Giunta Bonaccini rivanga tutti i giorni.

Adesso, però, voglio anche parlare in modo costruttivo per una volta e trovare dei meriti in questa legge n. 24, cioè voglio dire “riconosciamo anche i meriti della legge”, perché è vero che ha permesso, in piena continuità peggiorativa con la legge n. 20, di autoassolversi fino ad oggi alla Giunta Bonaccini, però ha anche dei meriti, e tra i meriti riconosco una grande capacità creativa, di sperimentazione linguistica, di sperimentazione semantica e una grande forza immaginativa, cioè la legge n. 24, di fatto, è un romanzo sperimentale, la legge n. 24 sfalsa i termini, confonde contiguità e prossimità. La contiguità può essere anche contiguità se ci sono tre chilometri di mezzo, le dotazioni del verde ci sono e non ci sono, oppure ci sono, ma magari sono un po’ delocalizzate, ma ci sono lo stesso, le deroghe aprono mondi fantasy, aprono mondi potenzialmente illimitati.

Non buttiamo via quindi la legge n. 24, però riconosciamola per quello che è, ha dei meriti, non va buttata via. È la proposta che faccio alla Giunta. La legge n. 24 la si capisce anche da questo afflato creativo che contiene, cioè i tecnici che l’hanno scritta avrebbero potuto dare tanto al mondo della poesia, invece si occupano di urbanistica, e dispiace anche, perché il talento non è dato a tutti. Lo capisco: perché fare urbanistica se si può volare nel cielo, danzare, fare le capriole con i termini. Quindi, riconosciamo il valore di questa legge.

Io, quindi, faccio questa modesta proposta: smettiamo di incasellare la legge n. 24. D’altronde, il peccato di quel bel testo è che poi è stato veramente classificato come legge e si capisce che sopporta male questa etichetta, si capisce che non è abbastanza, gli sta stretta. Allora, togliamogli l’etichetta di legge, gliela togliamo completamente e lo mandiamo al Premio Strega. Mandiamo la legge n. 24 al Premio Strega.

Poi, dopo esserci orbati, dopo aver fatto questo sacrificio qui interno, noi curiamo tutti insieme la redazione di una nuova legge, una nuova legge che consenta a questo territorio di rinascere. Così diamo a questo territorio la possibilità di rinascere, alla Giunta Bonaccini di smetterla di autoassolversi e di ricominciare a mettere in fila dei fatti, oltre le parole.

Ascolto la risposta dell’assessora Lori.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Gibertoni.

Risponde l’assessora Lori. Prego.

 

LORI, assessora: Naturalmente non mi ritrovo moltissimo nelle parole della consigliera, ma provo molto volentieri a dare qualche risposta rispetto al perimetro e ai fatti che si sono verificati in questi anni dopo l’approvazione della legge n. 24 in questa regione.

Come la consigliera Gibertoni ben sa, tutte le politiche regionali di governo del territorio sono sempre più orientate a ridurre drasticamente il consumo di suolo e a consentirlo solo laddove risulti indispensabile ai fini dello sviluppo infrastrutturale e produttivo della nostra regione. Questo è anche lo scopo della legge n. 24, approvata alla fine del 2017, volta a mutare l’orientamento della disciplina urbanistica, diretta tradizionalmente a regolare lo sviluppo urbano in zona agricola, accompagnato da fenomeni di dispersione insediativa. La nuova legge, infatti, prescrive che i Comuni debbano dotarsi di un piano orientato al riuso e alla rigenerazione delle aree già urbanizzate, non potendosi attribuire destinazioni urbanistiche e nuove potenzialità edificatoria alle aree extraurbane attualmente non edificate.

Naturalmente questo processo di progressiva conversione dell’intero sistema economico e territoriale non avrebbe potuto procedere senza tener conto del fatto che i progetti di trasformazione urbanistica previsti dalle pianificazioni previgenti vedono, a seguito dell’attribuzione di una potestà edificatoria potenziale, tempi di attivazione molto lunghi. Ciò comporta che le attuali trasformazioni del territorio costituiscono legittimamente l’esecuzione di Piani attuativi e di titoli abilitativi rilasciati in anni anche risalenti nel tempo. Non vi è dubbio, dunque, che il consumo di suolo registrato negli anni immediatamente successivi all’approvazione della nuova legge urbanistica sia frutto del moto inerziale che deriva dall’esecuzione degli interventi previsti da questi strumenti attuativi, oltre che dalla crescente realizzazione del nostro territorio regionale di impianti fotovoltaici a terra, la cui realizzazione, assieme ai cantieri di lavoro e alle cave in corso di utilizzazione, nelle rilevazioni ISPRA è considerata consumo di suolo, sia pure reversibile.

Il periodo transitorio di tre anni previsto dalla legge, prorogato poi a quattro a causa del Covid, entro il quale i Comuni, intanto che predisponevano e avviavano l’iter di approvazione dei nuovi Piani aventi ad oggetto unicamente il riuso e la rigenerazione dei tessuti urbani esistenti, potevano selezionare talune previsioni dei Piani vigenti che risultassero rispondenti agli interessi delle comunità locali e in condizione di essere immediatamente attuati. Questo si è reso necessario per consentire la conclusione degli iter localizzativi in corso, evitando così le conseguenze negative di un troppo repentino arresto dei processi di infrastrutturazione del nostro territorio, nonché il sorgere di un insostituibile contenzioso amministrativo, nonché l’alta probabilità, come è avvenuto per la Regione Liguria, di una ravveduta illegittimità costituzionale di una norma che stabilisce una moratoria a tempo indeterminato dell’attuazione dei Piani vigenti fino all’approvazione dei nuovi strumenti urbanistici, ovvero addirittura l’immediata decadenza delle precedenti previsioni legislative.

Un tale meccanismo selettivo ha consentito di prevedere la decadenza, per effetto di legge, di tutte quelle potenzialità edificatorie riconosciute dai Piani generali formati con le leggi precedenti, Piani regolatori e Piani strutturali comunali, e di tutte quelle posizioni qualificate nascenti dalla stipula di accordi preliminari con il Comune, non portati ad esecuzione entro il termine perentorio fissato dalla legge, ammettendosi, in carenza del nuovo Piano urbanistico, solo l’attuazione delle previsioni di Piano all’interno del territorio urbanizzato, aventi la natura e la qualificazione di interventi di riuso e di rigenerazione urbana.

Secondo lo studio presentato lo scorso 28 novembre sui primi cinque anni di attuazione della legge, predisposto dalla Regione in collaborazione con le Università di Parma e Bologna e l’Istituto sui trasporti e la logistica che ha coinvolto 226 dei 330 Comuni della Regione, per effetto della conclusione della prima fase del periodo transitorio, in questi 226 Comuni risultano decadute previsioni di espansione per 15.274 ettari, pari al 69,7 per cento dei 21.922 previsti nei Piani vigenti. Una proiezione di questi dati, disponibili all’interno del territorio regionale, porta a ipotizzare un effetto decadenziale che supera i 18.500 ettari.

Prima dell’entrata in vigore della legge 24, nei 226 Comuni risultano convenzionate previsioni insediative per 2.715 ettari.

Nel corso della medesima fase è stato avviato l’iter approvativo di Piani attuativi in espansione per 2.724 ettari, di cui al 30 giugno sono state approvate e convenzionate previsioni di espansione per 1.209 ettari, pari al 44 per cento di quelle avviate.

Alla definitiva conclusione dell’attuazione delle pianificazioni comunali previgenti, in quanto la legge regionale urbanistica porterà alla progressiva riduzione del consumo di suolo ammettendo soltanto un’ulteriore quota del 3 per cento del territorio urbanizzato esistente alla data di entrata in vigore della legge - quindi dal primo gennaio 2018 - e l’applicazione del meccanismo del saldo zero, per il quale ad ogni ulteriore consumo di suolo deve corrispondere la desigillazione di un’area urbanizzata, avente le medesime dimensioni e l’assegnazione della stessa ad una destinazione che ne assicuri la permeabilità.

Del meccanismo sono escluse soltanto le opere pubbliche e gli interventi necessari per lo sviluppo e la trasformazione delle attività economiche già insediate nel territorio regionale che potranno comportare consumo di suolo solo nel caso in cui non sussistano ragionevoli alternative localizzative in termini di riuso e rigenerazione in aree già urbanizzate.

Per assicurare un corretto utilizzo del procedimento unico, di cui all’articolo 53 della legge regionale 24…

 

PRESIDENTE (Petitti): Assessora, le chiedo…

 

LORI, assessora: Sì, un secondo solo.

Previsto proprio per la localizzazione di dette infrastrutture pubbliche, degli ampliamenti e degli insediamenti produttivi, è in corso di elaborazione un atto di coordinamento tecnico volto a definire puntualmente l’ambito di applicazione di tale disciplina speciale e i requisiti e le condizioni cui è subordinato il consumo di nuovo suolo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Lori.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: La maestra o il maestro che avevamo in terza elementare ci diceva, parlando dell’Emilia-Romagna, cos’è l’Emilia-Romagna? È una pianura alluvionale.

Allora voi potete rigirare i numeri come volete, io non ho infierito citando i miei, che sono peraltro i numeri vostri.

È una pianura alluvionale, ricordatevelo se farete i politici, diceva la maestra, è una pianura alluvionale.

Quindi oggi voi potete rigirare i numeri ma vi siete dimenticati quello che la maestra aveva capito in terza elementare, che l’Emilia-Romagna fa storia a sé. Non si può dire abbiamo la legge migliore, sfido la Sardegna o la Val d’Aosta a portarmi la sua. No, la legge dell’Emilia-Romagna è la legge dell’Emilia-Romagna e fa storia per le pianure alluvionali che ha questo territorio (chiedetelo ai geologi, non chiedetelo solo agli urbanisti).

Io però voglio essere costruttiva, quindi dalla sua risposta ho capito questo, e chiudo: la Regione Emilia-Romagna non è una Regione cementificatrice senza scrupoli, non è così che si dice, è una Regione invece amica del cemento, che non fa discriminazione verso il cemento, che è inclusiva verso il cemento. Così penso possa sembrare tutto più bello, ma là fuori, purtroppo, i fatti non cambiano e non cambia la Giunta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7785

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere se, alla luce del Rapporto della Commissione tecnico-scientifica sugli eventi meteorologici dello scorso maggio, la Giunta ritenga opportuno avvalersi delle competenze professionali degli esperti del CIRF per la pianificazione, nell’ambito della ricostruzione post alluvione, degli interventi di tutela della qualità e della sicurezza idraulica degli ecosistemi fluviali dell’intero reticolo idrografico regionale. A firma della Consigliera: Zamboni

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso all’interrogazione oggetto 7785: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula per sapere se, alla luce del Rapporto della Commissione tecnico-scientifica sugli eventi meteorologici dello scorso maggio, la Giunta ritenga opportuno avvalersi delle competenze professionali degli esperti del CIRF per la pianificazione, nell’ambito della ricostruzione post alluvione, degli interventi di tutela della qualità e della sicurezza idraulica degli ecosistemi fluviali dell’intero reticolo idrografico regionale.

L’interrogazione è a firma della consigliera Zamboni. Prego, consigliera.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Lo scorso 15 dicembre è stato presentato in Commissione ambiente dell’Assemblea legislativa il Rapporto della Commissione tecnico-scientifica, istituita dalla Giunta regionale, il cui coordinatore è il professore dell’Università di Bologna Armando Bratta, che era stato invitato tra i relatori del convegno che ho organizzato il 30 giugno proprio per fare il punto su quanto avvenuto con l’alluvione e soprattutto sul dopo l’alluvione.

Dal corposo rapporto emerge che nel corso dell’alluvione sono esondati contemporaneamente 23 corsi d’acqua, per un volume di esondazione stimato in circa 350 milioni di metri cubi di acqua, pari a 11 volte la capienza della diga di Ridracoli. Dagli esperti della Commissione quello alluvionale è stato definito un evento senza precedenti nella storia osservata.

La Commissione, nella parte conclusiva del rapporto, ha ritenuto di sottolineare che un’opportuna proposta operativa di gestione territoriale deve essere basata sulla combinazione di interventi, sia strutturali che non strutturali, di mitigazione del rischio.

Tra questi interventi sono citati procedere ad attente verifiche sulla pianificazione del territorio, che vadano ad agire sulla riduzione del consumo di suolo e il ripristino delle aree di pertinenza fluviale, realizzare interventi strutturali, indirizzati a restituire maggiore spazio ai fiumi e a predisporre i nuovi piani di gestione del verde, ovvero togliere tutto quanto soffoca il corso del fiume e lo trasforma quasi in un’autostrada d’acqua, tanto più veloce è la portata quanto più acqua piove.

La programmazione di un’attenta manutenzione forestale-vegetazionale sia in montagna sia in pianura può contribuire in maniera importante a contrastare il rischio alluvioni. In particolare, la vegetazione spondale aiuta a ridurre l’energia dell’acqua, contribuendo così a ridurre la violenza delle piene. Questo effetto, al contrario, viene a mancare in assenza di vegetazione stabilizzante del terreno lungo il fiume o se questa viene eliminata e sostituita da una vegetazione fragile o instabile. Come avevo anticipato ieri intervenendo in aula, ci arrivano segnalazioni, appunto, per cui si è passato dal non fare interventi lungo le sponde dei fiumi a radere al suolo la vegetazione. È chiaro che bisogna trovare un punto di equilibrio.

Le competenze sulla gestione del reticolo idrografico regionale sono suddivise tra numerosi enti ed organismi. Abbiamo l’Autorità di bacino, l’AIPO, l’ARPAE, i Consorzi di bonifica, l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile ed Enti locali. Quindi, si è determinato un frazionamento che ostacola una gestione unitaria dei corsi d’acqua.

Nell’interrogazione io richiamo il lavoro che fa il Centro italiano per la riqualificazione fluviale (CIRF), un’associazione che non ha scopo di lucro, fatta di professionisti del settore, il cui obiettivo primario è incidere sulla normativa e sulle scelte politiche e gestionali che impattano sull’equilibrio degli ecosistemi fluviali. In particolare, il CIRF promuove la riqualificazione fluviale intesa come un insieme di azioni integrate volte a ripristinare condizioni più naturali dei corsi d’acqua, ripristinando, in accordo con il territorio connesso, le condizioni geomorfologiche, chimiche e biologiche, in modo da restituire un corso d’acqua più naturale e in grado, quindi, di fornire fondamentali servizi ecosistemici, ad esempio ridurre il rischio di alluvioni, garantire migliore qualità d’acqua, valore paesaggistico, più fruibilità per i cittadini.

La riqualificazione fluviale si basa non solo su interventi strutturali, come la rimozione o la modifica di infrastrutture lungo il corso d’acqua, ma anche gestionali o pianificatori, e per questo richiede l’applicazione di un approccio realmente integrato, in cui la partecipazione attiva delle parti sociali e istituzionali coinvolte gioca un ruolo fondamentale.

Tutto ciò premesso, Europa Verde chiede alla Giunta se, alla luce anche delle indicazioni contenute nel rapporto della Commissione tecnico-scientifica, che confermano l’importanza di restituire maggiore spazio vitale non edificato ai fiumi e di predisporre i nuovi Piani di gestione del verde pluviale, se tutto ciò premesso, non intenda avvalersi, nell’opera di ricostruzione post alluvione, della collaborazione degli esperti di CIRF.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Risponde la vicepresidente Priolo. Prego.

 

PRIOLO, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente.

È evidente che noi, alla luce anche delle risultanze scientifiche che lei ha citato e del lavoro che dovremo fare all’interno dei Piani speciali, abbiamo bisogno di mettere in campo un approccio innovativo, cambiando anche alcuni paradigmi rispetto alla gestione rischio alluvioni del passato. Ce lo dice la Commissione tecnico-scientifica. Dobbiamo cambiare la concezione dei tempi di ritorno e basarci su quelli che sono approcci rispetto a un rischio residuo, anche perché tempistiche con tempi di ritorno che superano i 200 anni non hanno oggi nella programmazione dell’Autorità di bacino una nuova definizione.

Ecco perché approcci integrati differenziati, sia strutturali che non strutturali, diventano fondamentali. Detto questo, noi già in passato abbiamo collaborato con CIRF.

È evidente che al proprio interno contiene esperti del settore molto qualificati. Insieme a loro, già nel passato abbiamo lavorato alla definizione delle linee guida sulla riqualificazione dei corsi fluviali dal punto di vista morfologico e non soltanto morfologico. Quindi, aprioristicamente non le posso escludere che continueremo a collaborare e che con loro ci confronteremo sicuramente. Certo, dovremo seguire le regole che verranno costruite all’interno dei Piani speciali, all’interno anche delle ordinanze e che ci consentiranno o meno comunque di avvalerci di determinate collaborazioni o quantomeno di consultarci.

È ovvio che loro sono un riferimento non soltanto nazionale, ma anche internazionale, perché collaborano anche nella stesura di progetti di carattere europeo. Quindi, dovremo cercare di comprendere se è vero che saranno anche risorse del PNRR e come la loro collaborazione, eventualmente, potrebbe essere utile. Oggi non posso già delineare il fatto che ci rivolgeremo a CIRF perché la platea di soggetti che potranno supportarci in questo ambito è ampia e non potremo essere soltanto noi a decidere a chi rivolgerci.

Certo, ne conosciamo le qualità e le caratteristiche, quindi un confronto non lo negheremo e probabilmente lo avvieremo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Grazie alla vicepresidente perché nella risposta ha confermato che CIRF lavora non solo a livello nazionale e internazionale, ma già ha avuto dei rapporti di collaborazione con la Regione. Soprattutto, nella risposta ha riconosciuto il valore del loro lavoro, delle loro competenze. Quindi, mi soddisfa sapere che il canale di collaborazione è aperto e che questo canale di collaborazione parte proprio dall’assunzione di quanto ha confermato la vicepresidente, ossia che nella fase di ricostruzione occorre assumere un approccio innovativo della gestione degli ecosistemi fluviali.

Naturalmente ci sono ancora i punti interrogativi sulla collaborazione con la struttura nazionale per la ricostruzione, e speriamo che anche questa sia il più aperta possibile a finanziare interventi di natura innovativa e non un semplice ripristino di quanto c’era prima, perché, come ci siamo detti, non si può ricostruire tutto com’era prima, visto che i tempi di ritorno di questi fenomeni meteo estremi si stanno restringendo e quindi aumenta il rischio degli eventi tragici, a cui abbiamo già assistito.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

 

OGGETTO 7771

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sul problema del sovraffollamento e sulla ridotta erogazione del riscaldamento nel carcere della Dozza, a Bologna. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’interrogazione oggetto 7771: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula sul problema del sovraffollamento e sulla ridotta erogazione del riscaldamento nel carcere della Dozza, a Bologna.

L’interrogazione è a firma del consigliere Mastacchi. Prego, consigliere.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente. Buongiorno.

A tre anni dal problema del sovraffollamento delle carceri durante il periodo Covid, lo stesso problema si ripresenta. La situazione è talmente delicata che sul finire di luglio è stato sospeso l’ingresso di nuovi carcerati per alcuni giorni, visto che le celle, addirittura le singole, arrivavano a contenere fino a quattro persone, con tutti i disagi igienici e psicologici del caso.

Dalla stampa recente apprendiamo dell’ennesimo episodio di violenza ai danni degli operatori delle forze dell’ordine nel carcere bolognese, dove un agente in servizio è stato ferito in un’aggressione da parte di un detenuto, che lo ha sfregiato con una lametta, a conferma della situazione molto tesa e delicata.

Evidenziato che il Garante dei detenuti di Bologna, Antonio Ianniello, ha affermato che “la stabile condizione di sovraffollamento, oltre a comportare comunque un drastico abbassamento complessivo della qualità della vita all’interno dell’istituto, preoccupa, in particolare se posta in relazione all’organico dell’area educativa, ma anche con riferimento al personale della Polizia penitenziaria e alla inadeguata offerta di attività lavorative rispetto alla domanda proveniente dalle persone detenute”.

Ha aggiunto che “la struttura della Dozza è stata a suo tempo costruita male, secondo vecchie logiche, improntate prevalentemente alla custodia, mentre il profilo architettonico è decisivo, in quanto la congruità degli spazi può consentire la piena attuazione del trattamento”.

I numeri della popolazione penitenziaria alla Dozza sono sempre troppo alti rispetto alla capienza massima della casa circondariale, 812 detenuti presenti su un massimo di 500, con sezioni ancora chiuse perché in ristrutturazione. Peraltro, la situazione si è complicata anche a seguito dell’interruzione dei lavori per la realizzazione del nuovo padiglione a causa del fallimento della ditta incaricata.

Considerato che il numero dei detenuti ha quasi raddoppiato la capienza massima, mentre il personale della Polizia penitenziaria diminuisce rapidamente, anche a causa dell’influenza che ha colpito questo periodo diversi collaboratori della Polizia penitenziaria, a seguito delle pessime condizioni interne dovute anche alla ridotta erogazione del riscaldamento. La carenza di organico del personale penitenziario, educativo e medico rende sempre più complesso contenere le intemperanze dei detenuti più problematici, accentuate dal sovraffollamento della struttura e dalla ridotta erogazione del riscaldamento, che non fanno che alimentare ancora più il malcontento dei detenuti, già costretti a condividere questi spazi angusti. Tutto questo chiaramente accentua i problemi descritti in particolare per il personale penitenziario e per quello sanitario.

Si interroga, quindi, la Giunta per sapere quali azioni intenda attivare per evitare che la situazione, già particolarmente complessa, non vada a replicare ciò che è successo tre anni fa con il Covid, quando i disordini in cento penitenziari italiani portarono alla morte di tredici detenuti, uno dei quali proprio alla Dozza, e se non ritenga opportuno intervenire in merito agli orari di apertura del riscaldamento della struttura per ridurre immediatamente i disagi di agenti, medici e infermieri, nonché dei detenuti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Risponde l’assessore Taruffi. Prego.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Mastacchi, per il quesito posto. Ovviamente, come lei sa, parliamo di competenze che sono in capo principalmente al Ministero della giustizia e alle articolazioni dello stesso sul territorio.

Ciò detto, in relazione alla sua segnalazione facciamo presente che i diversi uffici regionali preposti avevano già sollecitato gli enti competenti dell’amministrazione della giustizia in merito alle problematiche che lei ha sollevato. Nello specifico, era già stato richiesto un accertamento inerente al riscaldamento presente all’interno dell’istituto penitenziario di Bologna, richiedendo, se necessario, lo spostamento dei soggetti ristretti in spazi e celle più adeguate.

Si precisa che sono previsti due accessi all’anno come vigilanza ordinaria, con possibilità di ulteriori accessi in caso di richieste straordinarie. Per il carcere di Bologna l’ultima ispezione è stata effettuata l’11 e il 12 novembre, con il riscontro relativo ad un impegno sul fatto che viene garantita una temperatura invernale compresa fra i diciotto e i venti gradi.

Per quanto riguarda la carenza di organico del personale penitenziario ed educativo, si è provveduto a richiedere agli uffici competenti dei chiarimenti in merito.

Il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, il PRAP, nella persona del provveditore regionale, ha risposto che alla data del 19 dicembre la Casa Circondariale di Bologna ospita 814 detenuti a fronte di 498 posti regolamentari con un indice di sovraffollamento del 174 per cento.

La differenza fra l’organico previsto del personale di Polizia penitenziaria e quello effettivamente in servizio è pari a meno 20 per cento.

Il PRAP segnala che, pur in presenza di una condizione di sovraffollamento che interessa tutto il distretto, l’ufficio è intervenuto con dieci provvedimenti di sfollamento dell’Istituto per complessivi 75 detenuti e che le carenze di organico della Casa Circondariale di Bologna, sia di Polizia penitenziaria che del comparto delle funzioni centrali, sono in linea con quelle dei restanti Istituti del distretto, cosa che ovviamente desta ulteriori elementi di preoccupazione.

Circa la considerazione che le celle doppie o addirittura singole arrivano a contenere fino a quattro persone, il PRAP rappresenta che nel corrente anno nessuna cella ha superato la soglia prevista dai parametri CEDU e che il fatto, tra l’altro, è provato dal sistema di alert del Dipartimento.

Infine, ricordiamo che nel 2023, in continuità con azioni precedenti, la Regione ha siglato, insieme alla Cassa Ammende e alle articolazioni territoriali del Ministero di giustizia, un progetto territoriale per il reinserimento in Emilia-Romagna che, tra le aree di intervento, ne prevede una avente come obiettivo il miglioramento della qualità della vita all’interno degli Istituti penitenziari, l’integrazione dei percorsi trattamentali.

Per il raggiungimento di questo obiettivo sono stati assegnati al solo Comune di Bologna 534.000 euro.

In conclusione, questo è l’elemento di dettaglio rispetto alle questioni poste, è evidente che siamo di fronte a un problema, che è il dato di sovraffollamento, che è evidente, che lei ha citato. Mi fa anche piacere che questa sollecitazione arrivi da una certa parte dell’aula. È abbastanza insolito e questo mi fa piacere. Devo essere altrettanto chiaro nel dire che è del tutto evidente come siano insufficienti per adesso i provvedimenti assunti dal Ministero a cui abbiamo scritto, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista politico, chiedendo al ministro Nordio di prendere visione di questi dati e di intervenire in modo diretto e consequenziale, sul tema del personale della Polizia penitenziaria.

Per il momento, le risposte che abbiamo avuto sono sotto gli occhi di tutti, perché i dati di fatto che lei ha ricordato sono evidenti. Quindi, ci fa piacere se alla nostra voce se ne aggiungono anche altre perché, come dico sempre, quando una richiesta viene fatta al Governo in modo unitario forse ha una possibilità in più di essere ascoltata.

Visto che il Governo del Paese, in questo momento, non è un Governo vicino a certe parti politiche, se voi riuscite ad avere maggiori interlocuzioni e più significative, ci fa piacere perché a noi, dal punto di vista istituzionale, rispondono poco e male.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Taruffi.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, assessore.

Purtroppo, io colgo il suo appello, ma la nostra è una forza civica che non esprime Ministri del Governo, per cui non sono in grado di aiutarla in questo.

Colgo però positivamente il messaggio del suo impegno, anche perché il problema è un problema molto importante, che tocca anche altri ambiti. All’interno di quelle strutture, oltre ai carcerati, ci sono anche tanti lavoratori, che già lavorano in una condizione di disagio in condizioni standard, in più in questa situazione particolare, che si è venuta a creare nell’ultimo periodo, ma è un problema che viene da lontano, il problema si aggrava ancora di più.

Credo che, pur essendo un tema di competenza nazionale, non regionale, sia comunque importante far percepire che la cosa è conosciuta e che c’è l’intenzione di tutte le Istituzioni a tutti i livelli di risolverla.

La mia raccomandazione, contenuta già nella mia question time, è quella di stare, come si dice in gergo, “sul pezzo”, per far sì che queste cose rimangano sotto i riflettori e possano essere risolte.

Fra l’altro, è un problema che tocca non solo la Dozza qui a Bologna, ma anche il carcere minorile del Pratello, dove c’è anche l’aspetto ancor più delicato della proiezione dei problemi su persone minori, sui quali l’impatto è anche maggiore in una prospettiva di recupero futuro.

Credo quindi che sia importante tenere il riflettore acceso, e tutti noi, per quanto di competenza, fare il possibile perché questo problema venga risolto.

Mi rendo conto che c’è il discorso, che purtroppo viene sempre fuori ogni volta che parliamo di qualsiasi argomento, dei fondi necessari per assumere e per risolvere questi problemi, però è anche vero che non possiamo limitarci sempre solo a giustificare i problemi, ma per quanto possibile dobbiamo anche impegnarci, almeno in piccola parte, ad attivarci per risolverli. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7773

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la misura annunciata a settembre 2023 che prevedeva asili nido gratis per i residenti nei comuni montani della Regione. A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Occhi, Stragliati

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo con l’interrogazione oggetto 7773: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa la misura annunciata a settembre 2023 che prevedeva asili nido gratis per i residenti nei comuni montani della Regione.

L’interrogazione è a prima firma Rancan. Prego, consigliere.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Un’illustrazione molto breve, tanto il tema, da quello che ho visto, è salito agli onori delle cronache, riguardo soprattutto a delle dichiarazioni che sono state fatte in data 6 settembre dal presidente Bonaccini e dall’assessore Taruffi per quanto riguarda la gratuità degli asili in montagna. Per quanto riguarda questi nidi, montagna e aree interne, specifichiamo, è stato annunciato che questa misura sarebbe stata totalmente gratuita, ossia – queste sono state le parole che sono state usate, soprattutto negli anni passati – gli asili nido in montagna sarebbero stati gratis per tutti. Ecco, quello che abbiamo notato, soprattutto sollecitati da sindaci di territori toccati da questa incongruenza tra le dichiarazioni e la realtà, è che è stato inserito un ISEE per la valutazione del pagamento della retta. Questo ha creato un po’ di scompiglio, anzi non poco scompiglio. Tant’è che alcuni sindaci, consiglieri comunali e stessi genitori ci hanno contattato per dirci che questo crea oggettivamente e obiettivamente un problema rispetto alle dichiarazioni che sono state fatte.

Chiediamo, quindi, come mai, intanto, sia stata inserita questa manovra, che a noi non risulta annunciata da nessuna parte in precedenza, e se, invece, si intenda fare marcia indietro per consentire davvero a tutti quanti la possibilità di avere gli asili nido gratuiti in montagna e nelle aree interne. Questo perché in alcuni Comuni, purtroppo, i sindaci stanno attivandosi, in alcune realtà, per colmare quel gap che la Regione Emilia-Romagna non riesce o non vuole colmare. Questa è, quindi, la domanda.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Rancan.

Risponde l’assessore Taruffi. Prego.

 

TARUFFI, assessore: Intanto, consigliere, la ringrazio perché mi dà la possibilità di tornare su un tema che per noi è strategico e importante, come quello del volume di finanziamenti, che non hanno oggettivamente paragone, che stiamo mettendo su un servizio strategico quale quello, appunto, dei servizi per l’infanzia. Parliamo di risorse che, tra la quota nazionale, che esiste, ma è parziale e limitata, e quelle che mettiamo noi, arrivano a circa 70 milioni di euro complessivamente, che sono risorse che servono, come abbiamo raccontato più volte, per l’abbattimento delle rette in tutta la regione e per l’aumento dei posti nido, quindi l’abbattimento delle liste d’attesa. Segnalo che solo l’anno scorso, grazie a questa misura, abbiamo potuto inserire oltre 1.200 tra bambine e bambini in tutta la regione, che altrimenti sarebbero rimasti nelle liste d’attesa.

Per quanto riguarda il segmento delle aree interne, abbiamo assunto la decisione, unica Regione in Italia a farlo – questo lo voglio ricordare –, di destinare una parte delle risorse dei Fondi sociali europei su questa misura, ragione per la quale abbiamo dovuto inserire necessariamente un livello ISEE molto alto, ma, come sanno i sindaci con cui abbiamo contatti costanti e quotidiani, le risorse che abbiamo trasferito loro sono risorse che servono nel combinato con, ovviamente, le risorse che gli stessi Comuni continuavano a garantire e hanno sempre garantito per quei servizi, a coprire completamente il costo del servizio a carico degli utenti.

Noi abbiamo sempre detto e ovviamente, se vuole, possiamo fare, non ho il tempo per farlo, ma non ho alcun problema a dimostrarlo, che le risorse che noi abbiamo trasferito, pur con il vincolo di 40.000 di ISEE, consentono ai Comuni che continuano a mettere una parte delle risorse nel garantire la gratuità completa e totale a carico delle famiglie.

Abbiamo messo nelle mani dei Comuni, e, come ripeto, se vuole, può tranquillamente fare richiesta e avrò modo di dettagliarlo, la possibilità di garantire a tutte le famiglie la gratuità del servizio degli asili nido da Piacenza a Rimini. Questo è quello che abbiamo fatto con le risorse che abbiamo messo in campo.

È inutile, consigliere Rancan, che lei dica così. I Comuni, con quello che gli diamo noi e con quello che mettono loro, hanno i soldi per far pagare zero ai cittadini, a tutti i cittadini.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Taruffi.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Non ho colto la parte finale. Con i soldi che mettiamo noi e con quelli che mettono loro, i Comuni hanno la potenzialità di rendere gratuiti i nidi. Giusto? Quindi, i Comuni mettono dei soldi per rendere gratuiti i nidi.

Sì, però allora non mi spiego, e non penso che dicano delle falsità sui giornali, i genitori che dicono che stanno arrivando le rette da pagare a quelle famiglie che l’anno scorso non le hanno ricevute. Adesso non lo so. Sono articoli di giornale, sono dichiarazioni virgolettate. Oltretutto, ci sono consiglieri comunali che dicono “La Regione si fa bella sui giornali, ma nella pratica l’asilo nido non è gratuito per tutti”.

Vi invito, se così non fosse, a contattare i sindaci, che però, a loro volta, vengono contattati dalle famiglie che chiedono il perché devono pagare questa retta. Ad oggi a noi risulta che la cosa, però, sia il contrario di quello che ha detto.

Poi, se riesce a dimostrarmi che questa cosa non è così, ho sentito ieri queste persone che sono intervenute sulla stampa, ancora però ieri la questione non mi hanno detto che era cambiata. Magari il nostro question time oggi può dare l’occasione per correggere il tiro oppure per correggere la comunicazione. Però, ed è una cosa che noi dobbiamo rilevare a tutto spettro, alla questione dell’ISEE non mi è stato risposto perché è stata inserita, non ho capito perché, quando in realtà doveva essere davvero gratuito a prescindere per tutti quanti.

Siccome questa è una manovra, quella degli asili nido gratuiti, che giustamente la Giunta porta in capo a sé dicendo che è un suo orgoglio, che però ricordo abbiamo condiviso tutti quando è uscita questa notizia. Lo ricordo: quando è stata fatta la legge e soprattutto questa determina, noi abbiamo subito espresso il nostro voto favorevole. Non so se era stato un voto o una dichiarazione, ma sicuramente eravamo d’accordo per gli asili nido gratuiti.

Invito, quindi, la Giunta, per favore, a fare chiarezza su questo, altrimenti delle due l’una: c’è qualcuno che dice una cosa sbagliata.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 7783

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa i provvedimenti necessari a risolvere le criticità rilevate all’interno dell’istituto penale minorile di Bologna “Pietro Siciliani”, con particolare riguardo all’incremento di organico della polizia penitenziaria e degli educatori e al miglioramento dei servizi sanitari, a partire dal ripristino di una poltrona odontoiatrica nell’infermeria dell’istituto. A firma del Consigliere: Amico, Pillati

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo con l’interrogazione oggetto 7783: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa i provvedimenti necessari a risolvere le criticità rilevate all’interno dell’istituto penale minorile di Bologna “Pietro Siciliani”, con particolare riguardo all’incremento di organico della Polizia penitenziaria e degli educatori e al miglioramento dei servizi sanitari, a partire dal ripristino di una poltrona odontoiatrica nell’infermeria dell’istituto.

L’interrogazione è a firma del consigliere Amico. Prego, consigliere.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Questo question time origina da una visita che, assieme alla vicepresidente Pillati, abbiamo condotto presso il carcere minorile del Pratello mercoledì scorso, perché avevamo letto dichiarazioni del garante comunale ma anche a mezzo stampa di una attuale vertenza sindacale intrapresa dai maggiori sindacati nei confronti dell’organizzazione penitenziaria del carcere minorile del Pratello, dove vorrei ricordare che in questo momento sono presenti 43 minori, 43 persone, quasi il doppio rispetto a quello che accadeva due anni fa. Questo è accaduto grazie all’ampliamento di un’ala, che ha portato a una capienza maggiore ma, come tutti quanti gli ampliamenti penitenziari determinano, più che una redistribuzione ottengono una implementazione delle presenze all’interno delle carceri.

In particolar modo, per quanto riguarda il carcere minorile la situazione è particolarmente preoccupante perché a questa implementazione di presenze all’interno del carcere non è seguita un’analoga dotazione di personale penitenziario e socioeducativo tale da poter garantire a questi minori, che ricordo essere 43, di cui almeno 20 sono minori stranieri non accompagnati e solo 9 sono minori nati in Italia, non è possibile garantire loro tutti quei percorsi di attività socioeducativa anche all’interno dello stesso carcere.

Ci raccontano il direttore del carcere così come il personale penitenziario che, per esempio, l’attività dell’orto che è inserito all’interno della struttura del Pratello è da diverso tempo sospesa, perché il personale non è nelle condizioni di poter accompagnare e sorvegliare i ragazzi nelle operazioni dell’orto, così come spesso sono chiamati a rinunciare ad una serie di attività di carattere sportivo, di carattere educativo proprio per mancanza di personale.

Questo, a nostro avviso, è anche il frutto di una legislazione nazionale scorretta e sbagliata, anzi profondamente sbagliata, che deriva dal cosiddetto DL Caivano, dove si propone un inasprimento delle pene nei confronti dei minori, ottenendo per questo un loro invio all’interno degli istituti penitenziari, senza che però ci sia una corresponsione diretta rispetto alla possibilità di dare loro una serie di risposte, che sono assolutamente necessarie.

Lo abbiamo letto e visto anche nell’invio dei minori stranieri non accompagnati sul territorio emiliano-romagnolo, che è particolarmente investito da questa responsabilità e come effetto abbiamo la carcerizzazione di questi minori, i quali minori si trovano a vivere all’interno di un istituto penitenziario che non prevede percorsi educativi, ma che viene nei fatti assimilato a una detenzione pari a quella degli adulti e che conseguentemente consegna a questi minori un futuro non dico incerto, ma quasi certo di recidiva, tant’è che spesso molte di queste persone continuano a delinquere.

L’effetto del combinato disposto di una restrizione dei termini dal punto di vista della procedura penale del DL Caivano, la mancanza del finanziamento delle attività e delle possibilità di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati sul territorio ottiene l’assoluta e quasi certa possibilità che questi arrivino a delinquere, quindi, conseguentemente, è fonte e generazione di insicurezza anziché di sicurezza, perché buttare via la chiave della cella non è mai una possibilità.

Ad oggi, dal punto di vista della situazione del personale penitenziario, il carcere del Pratello ha una dotazione davvero inferiore, se prima era un rapporto 2 a 1, oggi è un rapporto 1 a 1, quindi si è aumentata la presenza e non si è dato seguito ad un’implementazione, cosa che invece la sanità ha promosso.

L’ultimo punto su cui ci soffermiamo è anche la decisione di allontanare, di rimuovere dal carcere di Pratello la poltrona odontoiatrica che ovviamente consentiva di avere alcune cure per quanto riguarda i minori, perché è stata spostata alla Dozza. Con questa diminuzione di personale non è possibile neanche accompagnare presso le strutture sanitarie per la cura odontoiatrica, o di altro tipo, i minori presenti all’interno del carcere.

Pertanto, chiediamo con questa interrogazione se la Regione ritenga opportuno sollecitare il Ministro della Giustizia affinché assuma i provvedimenti necessari a risolvere le criticità rilevate, in particolar modo per quanto riguarda l’adeguato incremento organico della Polizia penitenziaria e degli educatori, e il miglioramento dei servizi sanitari a partire dal ripristino di una poltrona odontoiatrica nell’infermeria dell’Istituto.

Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Risponde l’assessore Taruffi. Prego, assessore.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Amico. In relazione alle questioni da lei sollevate relative all’istituto penale minorile di Bologna, in particolare riferite alle carenze di personale e di attrezzature, condividiamo la preoccupazione espressa nel suo intervento circa la difficoltà a mantenere una qualità accettabile dell’esperienza detentiva.

Alcune delle questioni strutturali poste richiedono un confronto con il Centro per la giustizia minorile di Bologna, mentre le questioni relative alle carenze di organico riguardano, ancora una volta, di fatto la dotazione di personale e quindi, come proposto da lei stesso, consigliere, un confronto con il Ministero della Giustizia, considerando che si tratta di problematiche diffuse a livello nazionale e che di fatto intercettano anche scelta di natura politica in capo al Governo, cioè dove mettere le risorse.

Peraltro, mi preme sottolineare che nel corso del 2023, come facevo riferimento anche prima rispondendo al consigliere Mastacchi, il dirigente dell’area politiche sociali della Regione aveva trasmesso al Capo Dipartimento per la giustizia minorile di comunità una nota relativa all’Istituto Siciliani, Istituto penale minorile di Bologna, nella quale si faceva esplicito riferimento a situazioni che rivelano condizioni di grave fragilità da parte dei minori in esecuzione di pena.

Tale situazione è inevitabilmente correlata anche all’indice di affollamento in relazione a caratteristiche della struttura, scriveva il nostro dirigente.

In ogni caso le confermo, come dicevo al consigliere Mastacchi, la nostra attenzione e la nostra premura anche nel sollecitare il Governo.

Peraltro approfitto collateralmente, incidentalmente, per ricordare come anche il Tribunale per i Minori di Bologna sia in difficoltà dal punto di vista della dotazione del personale. Stiamo parlando di minori, sia dal punto di vista dell’Istituto penitenziario sul quale lei ha mosso la sua interrogazione, sia per quanto riguarda il Tribunale dei minori di Bologna. Il fatto che su entrambi… Di per sé è grave che manchi il personale e che ci siano situazioni di difficoltà all’interno delle carceri. È evidente che è un elemento che ci preoccupa, ma lo è ancora di più nel momento in cui queste problematiche si scaricano sui minori.

Ci ho tenuto a sottolineare quanto il problema riguardi anche la dotazione di personale del Tribunale dei minori di Bologna, perché con il Ministero e al Ministero stiamo rivolgendo e stiamo continuando a sollecitare da questo punto di vista un intervento e un segnale, che si fa fatica, però, ad avere.

Io non posso far altro, come ho detto, che fare nostre le sue preoccupazioni e continuare a insistere affinché il Governo faccia la propria parte assumendosi le proprie responsabilità e decidendo come e dove investire, perché forse sarebbe il caso che il ministro Nordio, anziché preoccuparsi di come limitare in qualche modo la fuoriuscita di notizie rispetto agli indagati sulla stampa, si preoccupasse di mettere risorse e dare funzionalità al sistema di giustizia, innanzitutto garantendo il personale nei Tribunali e negli Istituti penitenziari.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Taruffi.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Mi dichiaro soddisfatto della risposta, non tanto semplicemente perché si rimanda alla responsabilità del Ministero della giustizia nella sua latitanza rispetto a una soluzione dei problemi che riguardano in primo luogo certamente il carcere minorile di Pratello, ma evidentemente anche dal question time del consigliere Mastacchi, riguardano l’intero sistema penitenziario. Fa sorridere che nel momento stesso in cui si parli sempre da parte della destra di inasprimento della pena, di “mettiamoli tutti quanti in galera”, non si pensi mai alla possibilità di recupero delle persone, in particolar modo e colpevolmente nei confronti dei minori, negando loro un futuro possibile di riscatto e di reinserimento all’interno del consesso sociale.

Quindi, per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, anche per quello che riportava l’assessore Taruffi, ovvero l’accordo stipulato nel corso del 2023 con l’Istituto di Cassa Ammende per la possibilità di programmi di reinserimento, io la saluto come positiva. È evidente che ancora una volta (e sempre) c’è una latitanza da parte del Governo su temi particolarmente sensibili e importanti per la sicurezza delle nostre comunità. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

 

OGGETTO 7772

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sullo stato del confronto con il MIT e l’ANAS per il rinnovo del contratto di programma relativo alle varianti alla via Emilia fra Reggio Emilia e Parma, indicando le risorse, necessarie e disponibili, e i tempi. A firma della Consigliera: Bondavalli

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione oggetto 7772: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula sullo stato del confronto con il MIT e l’ANAS per il rinnovo del contratto di programma relativo alle varianti alla Via Emilia fra Reggio Emilia e Parma, indicando le risorse, necessarie e disponibili, e i tempi.

L’interrogazione è a firma della consigliera Bondavalli. Prego, consigliera.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

L’interrogazione di questa mattina muove dal reiterarsi di gravi disagi a cui sono sottoposte le località che si trovano lungo la Via Emilia, a ovest del centro abitato di Reggio Emilia, determinati dai consistenti volumi del traffico che quotidianamente sono sostenuti dalla SS9, nonché dal frequente verificarsi e riversarsi su di esse di autoveicoli, tra i quali molti mezzi pesanti, dovuti a interruzioni di percorrenza lungo l’asse stradale della A1.

Questa situazione provoca davvero rilevanti effetti negativi sul piano della mobilità, sul piano della sicurezza e anche sul piano della qualità ambientale a un’area che, come sappiamo, è contraddistinta da abitazioni e anche da un alto numero di servizi e imprese. Lo hanno recentemente di nuovo evidenziato i cittadini dei comitati delle frazioni di Cella, Gaida e Cadè, che sono messi a dura prova dalle criticità indicate, sono cittadini che da tempo si sono mossi per chiedere una soluzione strutturale a questo problema molto rilevante, come dicevo, anche sul piano della sicurezza e della qualità ambientale.

In questo contesto la Regione Emilia-Romagna è da tempo attiva affinché venga inserita nel contratto di programma triennale di intervento sulla rete stradale con ANAS la realizzazione della cosiddetta “Via Emilia Bis” per i diversi tratti interessati tra Reggio e Parma, ovvero le varianti alla Via Emilia storica da Corte Tegge a Sant’Ilario d’Enza, dal confine fra le province di Reggio Emilia e Parma fino alla Tangenziale Nord di Parma e fra questa e Fidenza, un impegno che è esplicitato anche all’interno del PRIT 2025.

A quanto è dato apprendere, ad oggi non sono ancora pervenute in modo chiaro le risposte attese da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e, quindi, di ANAS stessa. È una situazione che non è ulteriormente sostenibile in relazione a un quadro complessivo che contravviene ai fondamentali elementi di sicurezza e vivibilità per queste comunità, per le persone e per le attività produttive lì presenti.

Per questa ragione, nella convinzione, peraltro, che non ci sia un motivo per cui debba proseguire questa inerzia da parte del Ministero, interrogo la Giunta regionale chiedendo quale sia lo stato d’essere delle interlocuzioni con il MIT in funzione della definizione del nuovo contratto di programma con ANAS in merito alla realizzazione delle varianti alla via Emilia storica, tra Reggio Emilia e Parma, indicando anche, in particolare, nei limiti del possibile, i tempi previsti per la sua definizione, le risorse finanziarie necessarie e quelle ad oggi eventualmente disponibili. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Nell’ambito del disegno della rete viaria di interesse regionale, così come è stato definito con il PRI 2025, la Giunta e quindi l’Assemblea hanno previsto e sono fortemente impegnate a veder realizzata un’importante opera come la cosiddetta “via Emilia bis”, ovvero una variante alla strada statale 9, che interesserebbe diversi tratti fra Reggio Emilia e Parma, configurandosi come collegamento fondamentale dell’asse centrale regionale.

A tal proposito, come è noto, la Regione ha proposto al Ministero di inserire fra le nuove opere del prossimo Contratto di programma ANAS 2021-2025 gli interventi: variante alla statale 9 dalla tangenziale nord di Parma alla tangenziale di Fidenza, variante alla statale 9 dalla tangenziale nord di Parma al confine con Reggio Emilia, variante alla statale 9 tra Corte Tegge e Sant’Ilario.

Purtroppo, ad oggi non si è ricevuto nessun riscontro da parte del Ministero in merito alla futura (chiamiamola così, anche se dovrebbero essere 2021-2025) programmazione ANAS, né è stata comunicata una data certa entro la quale tale documento verrà predisposto e sottoposto alle valutazioni delle Regioni.

Riguardo al budget complessivamente disponibile a livello nazionale per la realizzazione degli interventi, la stima prevista (al momento si tratta di una stima informale) si aggira intorno agli 800 milioni di euro, una cifra decisamente modesta, e a fronte di questa dotazione di risorse si dovrebbe dunque escludere la possibilità che vengano accolte tutte le proposte avanzate dalla Regione Emilia-Romagna.

In ogni caso, se tale previsione verrà confermata, noi procederemo comunque con il proporre l’inserimento di tale opera nell’ambito della specifica sezione del Piano di investimento, riservata ai finanziamenti delle attività di progettazione, consapevoli come siamo che si tratta di opere di una certa complessità e che, per portarle a termine, bisogna che quantomeno la progettazione sia coperta e sia realizzata.

Questo, quindi, è il nostro impegno, l’Assemblea ha più volte sollecitato la Giunta in questo senso, la nostra attenzione rimane massima e cruciale su questo punto – ripeto – di interesse vitale non solo per le comunità coinvolte, ma per la fluidificazione della parte centrale della via Emilia. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliera Bondavalli, prego.

BONDAVALLI: Grazie.

Ringrazio ovviamente il sottosegretario per la puntualità con la quale ha descritto lo stato aggiornato sulle ipotesi di realizzazione degli interventi che la Regione ha chiesto di inserire nel prossimo contratto di programma ANAS 21-25.

Lo ha detto bene il sottosegretario, più volte abbiamo anche avanzato domande e richieste da questo punto di vista e la Regione ha confermato anche oggi il forte interesse alla realizzazione di un’opera che è fondamentale nel quadro della rete viaria di interesse regionale individuata dal PRIT.

Ancora una volta esprimo piena soddisfazione per l’impegno e lo sforzo della nostra Regione che l’Assessorato ha sempre assicurato. Nel contempo, però, devo manifestare una fortissima insoddisfazione per l’assenza, almeno fino a questo momento, delle risposte da parte del Ministero rispetto alla futura programmazione ANAS, ma anche alla data in cui il documento sarà predisposto e presentato alle Regioni.

Anche rispetto all’importo che ci diceva prima il sottosegretario, l’esclusione della possibilità di vedere accolte potenzialmente tutte le proposte avanzate dalla Regione, anche in relazione, come dicevo, al budget complessivo a livello nazionale stimato in circa 800 milioni, è indubbiamente un colpo pesante per i nostri territori.

In questo quadro contrassegnato, vorrei dire ancora una volta, proprio dall’incapacità del Ministero di fornire risposte innanzitutto e poi di venire incontro alle esigenze che sono evidenti, credo che acquisisca un particolare rilievo proprio l’impegno della nostra Regione per inserire la variante alla SS 9 all’interno della specifica sezione del Piano di investimento riservata al finanziamento delle attività di progettazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

 

OGGETTO 7780

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito alle misure da adottare per garantire un adeguato finanziamento al tratto Parma-Vicofertile della linea ferroviaria Parma-La Spezia e un tempestivo completamento del progetto della nuova Pontremolese, alla luce della sua importanza nel trasporto merci e del suo impatto sull’economia regionale. A firma del Consigliere: Daffadà.

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’ultima interrogazione, oggetto 7780: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula in merito alle misure da adottare per garantire un adeguato finanziamento al tratto Parma-Vicofertile della linea ferroviaria Parma-La Spezia e un tempestivo completamento del progetto della nuova Pontremolese, alla luce della sua importanza nel trasporto merci e del suo impatto sull’economia regionale.

L’interrogazione è a firma del consigliere Daffadà. Prego, consigliere.

 

DAFFADÀ: Grazie, Presidente.

Sottopongo alla vostra attenzione un tema importante per il territorio dell’Emilia occidentale, che riguarda appunto la ferrovia Pontremolese o Tiber ferroviaria che collega il territorio di Parma con quello di La Spezia.

Questa strada ferrata è storicamente il simbolo della connessione tra la montagna, la pianura e il mare nella parte occidentale dell’Emilia.

Rappresenta, appunto, un’infrastruttura fondamentale dal punto di vista produttivo e dal punto di vista turistico. È interessata da tanto, forse troppo, tempo da un progetto di raddoppio fondamentale per migliorare l’efficienza del trasporto e avere un impatto significativo sull’economia regionale. È un’opera inserita tra quelle prioritarie del Paese.

Ricordo anche il nostro interesse per il retroporto di La Spezia, con la richiesta di istituzione della zona logistica semplificata.

A luglio di quest’anno abbiamo salutato con soddisfazione l’approvazione dell’iter di progetto della prima tratta del tratto Parma-Vicofertile, con relativo avvio anche della gara che doveva essere espletata entro il 2023. Però, è arrivata una doccia gelata con la dichiarazione del viceministro alle infrastrutture e ai trasporti, Edoardo Rixi, che in un convegno a La Spezia ha affermato che ogni ragionamento sui lavori si potrà fare dopo il 2026, quando alla fine del PNRR si libereranno nuove risorse.

“La Pontremolese è ancora al palo: promesse verso un binario morto” titolava il quotidiano La Nazione a seguito di questo evento l’11 novembre scorso, sottolineando la rabbia e la preoccupazione degli attori che da decenni stanno aspettando i lavori.

A ciò si aggiungono le parole dell’amministratore delegato di RFI, Gianpiero Strisciuglio, che ha evidenziato un programma di investimenti decennale da circa 120 miliardi di euro, senza specificare piani precisi, però, per la Pontremolese stessa, ma di fatto escludendo l’opera al momento dei piani della società.

È una brutta notizia, direi. Il progetto dei lavori prevedeva dapprima il raddoppio della tratta Parma-Vicofertile, per poi continuare con altre tratte ancora purtroppo a binario unico della Pontremolese.

La spesa complessiva della tratta in uscita da Parma, a causa dell’aumento dei costi dei materiali da costruzione, che è stato riattualizzato, dei carburanti e dei prodotti energetici, ha avuto un incremento stimato di circa 113 milioni di euro rispetto ai 470 milioni di euro preventivati.

Ci aspettiamo che il Governo e RFI arrivino a recuperare questa cifra, di cui, però, non abbiamo notizia. Speriamo non pensino solo al Ponte sullo Stretto.

Sottolineo anche che questa crescente incertezza sui tempi di realizzazione ha ripercussioni negative su tutto il sistema del trasporto e dell’economia regionale e interregionale.

La Regione Emilia-Romagna ha scelto di valorizzare questa infrastruttura e dare una risposta importante e concreta per i pendolari e i turisti che viaggiano sulla tratta Parma-La Spezia, potenziando in questo periodo il servizio e il numero delle corse, una ogni minuto e in alcuni periodi anche ogni 30 minuti, con un investimento di oltre 200.000 euro, pur con qualche problema nell’avvio, che è avvenuto il 10 dicembre, sul nuovo orario, che però so che è attenzionato anche dal Comitato nei rapporti con le Istituzioni, con la Regione in particolare.

Per questo, interrogo la Giunta per sapere se ritenga opportuno interagire con il Governo per richiedere chiarimenti e, se necessario, smentire le dichiarazioni del viceministro Rixi in merito alla nuova Pontremolese, sollecitando al contempo il Governo a garantire il finanziamento, riattualizzato con le risorse lievitate per il segmento Parma-Vicofertile e a elaborare piani efficaci per completare il progetto della nuova Pontremolese, considerando il suo ruolo cruciale, come ho già detto, nel sistema dei trasporti e il suo impatto sull’economia regionale e interregionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Il potenziamento della linea Pontremolese costituisce, anche in questo caso, una priorità nel programma di Governo della Regione. In particolare, consideriamo urgente che sia completamente finanziato e rapidamente avviato il raddoppio della tratta Parma-Vicofertile, così come ravvisiamo la necessità che sia finanziato e progettato il raddoppio della tratta successiva Vicofertile-Osteriazza.

Attualmente nel territorio emiliano il completamento del raddoppio è suddiviso, come è noto, da RFI in due distinte fasi progettuali realizzative: la fase 1A, che è la tratta Parma-Vicofertile; la fase 2, che è la tratta Vicofertile-Collecchio-Osteriazza e il raddoppio dell’attuale linea, che è a semplice binario, parte in affiancamento e parte in variante.

La linea ferroviaria Pontremolese è opera prioritaria non solo per il territorio regionale ma anche per il Paese e vede per il suo potenziamento lo stanziamento di fondi e la nomina di un commissario per accelerarne la realizzazione.

Ricordo che il decreto n. 32/2019, in particolare l’articolo 4, comma 1, come sostituito dal decreto-legge n. 76/2020, ha infatti previsto l’individuazione, mediante decreti del presidente del Consiglio dei ministri, degli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa e da una complessità delle procedure tecnico-amministrative, ovvero che comportano un rilevante impatto sul tessuto socioeconomico a livello nazionale, regionale e locale e la contestuale nomina di commissari straordinari per la realizzazione degli interventi medesimi.

Successivamente il DPCM del 16 aprile 2021 ha previsto, nell’allegato elenco 1, il completamento del raddoppio della Pontremolese. L’articolo 2 del citato DPCM ha, inoltre, nominato l’ingegner Mariano Cocchetti, dirigente di RFI Spa, quale commissario straordinario per la realizzazione della linea ferroviaria Parma-La Spezia Pontremolese, di cui fa parte la tratta Parma-Vicofertile, con decorrenza dal 16 aprile 2021.

Nella primavera del 2022 è stata completata la progettazione definitiva della tratta Parma-Vicofertile di circa 8 chilometri, che ha recepito le normative tecniche vigenti anche come interoperabilità, registrando, a seguito dell’adeguamento tariffario, un primo aumento dei costi, già evidenziato dall’interrogante.

Il 15 novembre 2022 RFI, con delibera pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 19 novembre, ha reiterato il vincolo preordinato all’esproprio sulle aree interessate dall’intervento oggetto del presente avviso, disposto con delibera CIPE n. 19/2009.

Il commissario a sua volta, con ordinanza n. 3 del gennaio 2023, ha autorizzato RFI a procedere all’avvio dell’iter attuativo mediante la convocazione della Conferenza dei Servizi con finalità istruttoria sul progetto definitivo del completamento raddoppio asse ferroviario Pontremolese, prima fase. La Conferenza dei Servizi istruttoria è stata avviata a partire da marzo 2023.

L’approvazione del progetto definitivo da parte del commissario straordinario sostituisce ogni autorizzazione, approvazione e parere comunque denominato, e consentirà la realizzazione di tutte le opere, prestazioni e attività previste nel progetto approvato.

Il contratto di programma tra Stato e RFI 2022-2026 in merito al raddoppio di questa tratta prevede un finanziamento pari a 359,9 milioni. Nell’aggiornamento del contratto di programma stesso, avvenuto a giugno 2023, la stima del costo a vita intera del progetto (così viene calcolato oggi), a seguito dell’aumento dei costi, è incrementata di 113,2 milioni, passando a 473,1.

Il programma generale delle attività da porre in essere per l’intervento del completamento del raddoppio, come indicate nel cronoprogramma approvato dal commissario con propria ordinanza n. 2 del 14/10/2021, che alleghiamo a questa risposta, prevede la realizzazione dell’opera entro il 2027 e costituisce la base per segnalare eventuali anomalie e significativi scostamenti rispetto ai termini ivi fissati (potrà vederlo come cronoprogramma di dettaglio).

Il DPCM citato prevede che, qualora sopravvengano circostanze che impediscano la realizzazione totale o parziale dell’opera, il commissario ne dia immediata notizia alla Direzione generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie del MIT.

Non avendo ricevuto formale indicazioni in merito, la Regione si è comunque attivata per richiedere al commissario lo stato di avanzamento delle procedure in essere e le previsioni circa il loro proseguimento, anche in relazione alle risorse e alle scadenze previste dal cronoprogramma approvato.

Parallelamente, l’Assessorato intende attivare un’interlocuzione con il Governo affinché siano assicurate tutte le risorse necessarie alla realizzazione dell’intervento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliere Daffadà, prego.

 

DAFFADÀ: Ringrazio della risposta, perché è stata esaustiva, però lascia qualche dubbio rispetto al fatto che non si capisce se questi fondi riattualizzati ci siano o meno.

Mi scuso anche per l’errore che ho fatto. In realtà ho parlato di 470 più 113, invece erano 470 inclusi i 113 milioni di euro.

Per cui davvero aspettiamo, il territorio aspetta con ansia una risposta positiva, perché credo che sia, come ci ha detto tante altre volte in altri atti, fondamentale arrivare a vedere almeno un po’ di luce rispetto a queste gallerie che di luce ne fanno poca.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

Colleghi, abbiamo concluso con le interrogazioni.

 

OGGETTO 7138

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti”. (81)

(Esame articolato e approvazione)

(Ordini del giorno 7138/1/2/3 oggetti 7820 – 7821 – 7822 – Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori dall’oggetto 7138: progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti”.

Ricordo che nella seduta del 5 dicembre si è conclusa la discussione generale e ricordo anche che su questo oggetto insistono sei proposte di emendamento: una a firma dei consiglieri Facci, Mastacchi ed Evangelisti; quattro a firma dei consiglieri Mastacchi, Facci, Pelloni, Evangelisti; una a firma della consigliera Dalfiume.

Sono poi state presentate tre proposte di ordine del giorno: una a firma della consigliera Zamboni; una a firma dei consiglieri Mastacchi, Pelloni, Evangelisti; una a firma dei consiglieri Pelloni, Mastacchi, Evangelisti.

Partiamo quindi con l’esame dell’articolato

Nominiamo gli scrutatori: consigliere Paruolo, consigliera Rossi e consigliera Stragliati.

Partiamo dall’articolo 1.

Articolo 1.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 1.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 2.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 3.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Consigliere Facci in dibattito generale, prego.

 

FACCI: Semplicemente, brevemente, rimettiamo nei binari questo PDL, anche rispetto al nostro orientamento, e soprattutto il fatto che dal nostro punto di vista proprio questo articolo 3 rappresentasse non un elemento di chiarezza, ma col fatto di introdurre e specificare ulteriori caratteristiche, a definizione di albero monumentale regionale, bosco vetusto regionale, oltre a quelle che sono già le definizioni e già gli elementi che oggi possiamo trovare nella legislazione nazionale, questo anziché semplificare ha in qualche modo alimentato, anche solo a livello potenziale, la confusione per poi andare a individuare e a tutelare, fermo restando che la necessità e l’obiettivo di tutelare e preservare il patrimonio ambientale è indubbiamente un aspetto che condividiamo e che ci trova assolutamente d’accordo.

Proprio questo articolo 3 quindi è quell’aspetto, la norma che maggiormente alimenta la confusione, soprattutto nel momento in cui le specificazioni delle varie categorie non sono così chiare, ma lasciano spazio ampio alla discrezionalità.

Così anticipo anche il voto di astensione su questo articolo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Altri in dibattito generale?

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 3.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Siamo all’emendamento n. 1, che insiste sull’articolo 4. L’emendamento n. 1 è a firma Facci, Mastacchi, Evangelisti.

Dibattito generale. Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Lo illustro brevemente, anche se in realtà lo avevo già anticipato nel corso della discussione precedente. Questo emendamento intende tutelare e coinvolgere nella discussione generale che c’è e che ci sarà intorno a questa nuova forma di censimento, perché stiamo parlando di un censimento degli alberi monumentali regionali e dei boschi vetusti regionali, per avere questo quadro conoscitivo complessivo.

Questo articolo prevede che la condivisione delle informazioni, lo scambio delle informazioni avvenga fra Regione, Comuni, enti forestali ed enti di gestione delle aree protette.

L’emendamento intende coinvolgere anche altri soggetti, vale a dire consorzi e proprietà collettive, ovvero quelle realtà che sono sicuramente private, ma hanno comunque una funzione che possiamo dire pubblica o quantomeno una funzione sociale, che rappresentano interessi diffusi e che in un qualche modo conoscono il territorio, conoscono le caratteristiche spesso meglio di tante altre realtà e tanti altri enti. Quindi, a nostro avviso, dovrebbero essere coinvolti in questa fase conoscitiva e di scambio di informazioni.

L’emendamento mira a inserire anche consorzi e proprietà collettive nel novero delle realtà e dei soggetti da coinvolgere per questa finalità.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Consigliera Dalfiume, prego.

 

DALFIUME: Molto brevemente. Il motivo per cui questo emendamento, dal nostro punto di vista, non può essere accolto è che le proprietà collettive o individuali, pur sempre di tipo privato, sono in ogni caso coinvolte nella procedura di valutazione degli alberi monumentali o dei boschi vetusti prima di adottare qualunque tipo di tutela e quindi di vincolo.

Riteniamo che non sia opportuno parificare soggetti che sono portatori di interessi privati con altri che sono portatori di interesse pubblico.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto sull’emendamento n. 1 e sull’articolo.

Se non ci sono, passiamo alle votazioni.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 1, a prima firma Facci.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ora mettiamo in votazione l’articolo 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 5.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 5.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 6.

Siamo all’emendamento n. 2, che insiste sull’articolo 6. L’emendamento n. 2 è a firma dei consiglieri Mastacchi, Pelloni, Facci ed Evangelisti.

Abbiamo, poi, sempre emendamenti sull’articolo 6, emendamento n. 3, sempre a prima firma del consigliere Mastacchi, emendamento n. 6 a firma della consigliera Dalfiume ed emendamento n. 4 a prima firma del consigliere Mastacchi.

Apriamo la discussione su questi emendamenti e sull’articolo 6. Qualcuno vuole intervenire? Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Questi due emendamenti, il n. 2 e il n. 3, intervengono sul tema dell’assenso dei proprietari. Sostanzialmente si chiede che ci sia un’espressa volontà del proprietario per poter vincolare i propri alberi, non il contrario, come è stato, invece, previsto dalla legge, perché, come avevamo già detto ed era già stato oggetto di discussione anche nella precedente seduta e anche in Commissione, il rischio è che ci siano alberi vincolati senza che tutti i proprietari ne siano consapevoli e, quindi, si ritrovino in una situazione, inconsapevolmente, con gli alberi bloccati.

Con questi due emendamenti sostanzialmente si vuole un po’ ribaltare il processo, chiedendo l’espresso assenso di tutti i proprietari dell’albero in oggetto di vincolo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Consigliera Dalfiume, prego.

 

DALFIUME: Avevamo già affrontato questi aspetti durante la discussione generale. In questo caso tecnicamente è abbastanza improbabile che un proprietario privato si ritrovi tutelato un albero a sua insaputa. La proposta che ho presentato con l’emendamento n. 6 non toglie la possibilità dei proprietari legittimi di “opporsi” a una tutela di un proprio albero, nel caso in cui questo albero sia stato segnalato, per esempio, da un’associazione e non dallo stesso proprietario, ma consente di opporsi.

Dal punto di vista pratico, quindi, risulterà più semplice sia per i proprietari che per gli uffici, che poi devono fare le istruttorie di queste eventuali tutele, accogliere un diniego piuttosto che aspettare l’assenso dei proprietari, soprattutto quando questi dovessero essere più di uno.

Nella fattispecie, se un proprietario, nel caso di più proprietari dello stesso bene, dello stesso albero, non è reperibile, aspettare l’assenso di qualcuno che non c’è diventa piuttosto complicato. Nell’emendamento 6 che ho proposto, per andare incontro a questo tipo di preoccupazione abbiamo inserito le parole “è sufficiente che uno o più proprietari si oppongano per sospendere il procedimento”, quindi direi che la proprietà privata è sufficientemente tutelata da questo punto di vista.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Dalfiume.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie.

Effettivamente è vero che l’emendamento che tratteremo successivamente, che è il n. 6 presentato dal collega di maggioranza, in qualche modo vuole chiarire l’aspetto del rapporto di questo vincolo con la proprietà privata. È la dimostrazione, però, che si è fatta una confusione a livello di tecnica legislativa, che ha reso necessario prima la presentazione degli emendamenti che ho anche sottoscritto, poi la toppa, perché in realtà non si riusciva a trovare una formulazione corretta.

Il punto è che, così com’è, alla fine è vero che verrà inserita la questione legata al dissenso espresso, tuttavia potrebbero esserci casi magari residuali, magari improbabili, ma l’improbabile non è impossibile, l’improbabile è poco probabile, ma è sempre possibile.

Poiché siamo un’Assemblea legislativa che si trova a redigere una legge quadro, tra l’altro con un po’ di ritardo, nel recepire una legge nazionale, anzi varie disposizioni di legge nazionale, l’ideale sarebbe stato arrivare, presentare un testo il più possibile intellegibile, il più possibile chiaro nel non lasciare spazio a interpretazioni sbagliate o interpretazioni non volute.

A nostro avviso l’emendamento a prima firma Mastacchi, che chiedeva sostanzialmente non il dissenso ma l’assenso come condizione per continuare il procedimento amministrativo di vincolo, sarebbe stato molto più efficace.

Quindi, alla fine sicuramente ‒ così anticipo e non intervengo dopo ‒ voteremo anche il rimedio che la collega Dalfiume presenta nel prevedere che anche solo uno o più proprietari possano esprimere il dissenso, però stiamo parlando sempre di espressione di dissenso.

Quello che noi invece riteniamo che debba essere premiato, o comunque valorizzato, o comunque inserito, è l’assenso e non il dissenso. Sembra un gioco di parole, o sembra che in realtà si possa arrivare egualmente allo stesso risultato ma le condizioni di partenza sono differenti.

Così concludo. Voteremo ‒ così indico il voto, presidente ‒ a favore di tutti gli emendamenti presentati, compreso quello della collega ma poi sull’articolo finale, appunto perché sarà frutto comunque di una serie di rincorse anche a livello terminologico, ci sarà il voto di astensione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Ovviamente, per esprimere il voto favorevole di Fratelli d’Italia a questi tre emendamenti che abbiamo sottoscritto, perché ci sembrava che rappresentassero meglio e che andassero in qualche modo a sanare una situazione che in realtà caratterizza gli appezzamenti di terreno; quindi, anche quelli su cui insistono i boschi vetusti del nostro Appennino. Si tratta di appezzamenti molto spesso non intestati ad un unico soggetto ma con pluri-cointestatari.

Quindi, per avere la certezza della tutela della proprietà privata, e che molto spesso come avviene il procedimento non sia notiziato solamente al primo intestatario, e affinché tutti i cointestatari possano davvero esprimere il proprio dissenso, a nostro avviso sarebbe necessario accogliere questo tipo di emendamenti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

A questo punto passiamo alla votazione degli emendamenti.

Partiamo dall’emendamento n. 2, a prima firma Mastacchi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 3, a prima firma Mastacchi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 6, a firma Dalfiume.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 4, a prima firma Mastacchi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Ora mettiamo in votazione l’articolo 6.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 7.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 7.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 8.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 8.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 9.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 9.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 10.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 10.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 11.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 11.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 12.

Ora siamo all’emendamento n. 5, che insiste sull’articolo 12. L’emendamento n. 5 è a firma Mastacchi, Facci, Pelloni, Evangelisti.

Dibattito generale su emendamento e articolo 12. Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Anche questo emendamento va nella direzione segnalata anche in audizione, nella quale era emerso che i fondi derivanti dalle sanzioni, che poi erano state anche un po’ considerate eccessive rispetto al tema, comunque, che, anziché andare al bilancio generale della Regione, con il rischio che in mille rivoli si disperdano, che fossero destinati ad alimentare un Fondo per la cura e la manutenzione degli alberi monumentali dei boschi vetusti di cui all’articolo 4 e per la piantumazione di essenza del medesimo genere e specie di cui all’oggetto di abbattimento, rimozione o danneggiamento. Questo per mantenere il focus sul tema, anche con l’utilizzo dei fondi derivanti dalle sanzioni.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Altri sull’emendamento all’articolo 12? Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Brevemente.

Questo emendamento sicuramente è un emendamento di buonsenso. È un emendamento di buonsenso che abbiamo sottoscritto tenendo presente che questo articolo 12, in tutta la parte che riguarda le sanzioni amministrative, in realtà era già stato oggetto di una velata, posso dire, critica in sede di Commissione da parte dei portatori di interesse, in particolare più che portatori di interesse, persone qualificate nella tutela del territorio e nella gestione delle azioni di tutela e di repressione, come il Corpo dei Carabinieri, settore forestale, che avevano individuato una serie di potenziali squilibri nella individuazione di queste sanzioni e in alcuni casi anche una particolare severità nell’intervento, nella previsione sanzionatoria rispetto a situazioni differenti.

Proprio perché già vi è su questo articolo 12 questa questione delle sanzioni, non voglio dire un cono d’ombra, ma comunque ci sono delle questioni che andrebbero forse meglio sistemate o magari modificate, magari anche nel prosieguo, magari anche guardando quale sarà l’andamento di questa attività di controllo e sanzionatoria. Ecco, a maggior ragione, un emendamento che prevede una destinazione specifica dei proventi delle sanzioni amministrative sarebbe anche ancor meglio rispondente alla finalità della legge.

Se la finalità della legge è quella di andare a tutelare il patrimonio ambientale in senso lato e specificatamente gli alberi monumentali che hanno determinate caratteristiche e boschi vetusti che hanno determinate caratteristiche, un vincolo di destinazione delle risorse economiche che sono il frutto di sanzioni rispetto a condotte vietate, in violazione della legge stessa. Quindi, la mancata previsione o, meglio, la volontà di non prevedere, nonostante queste nostre sollecitazioni con l’emendamento, ci fa pensare che magari, alla fine, le risorse di queste sanzioni amministrative non servano a garantire e a preservare il patrimonio ambientale, ma forse vogliano servire ad altro.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Prego, consigliera Dalfiume.

 

DALFIUME: Abbiamo chiesto un parere tecnico agli uffici che si occupano di bilancio e ci è stato risposto che non è possibile finalizzare specificamente i proventi delle sanzioni a un fondo specifico, pur condividendo che la finalità non sarebbe sbagliata. Però, come il collega Facci sa meglio di me, lui ha detto che sarebbe una norma di buonsenso, e condivido, lui lo sa meglio di me data la professione e la competenza di tipo giuridico, che il buonsenso e le normative sono due piani di ragionamento diverso.

Per quanto riguarda, visto che siamo sull’articolo 12, il tema delle sanzioni, chi se ne occupa, le competenze sono ben chiare, sono competenze ieri del Corpo forestale, oggi dei Carabinieri, Settore forestale, l’ammontare delle sanzioni che erano previste nella vecchia legge regionale del 1977 è stato comunque aggiornato alla legge nazionale e rispetto a quella legge e alle sue norme attuative le sanzioni ipotizzate hanno un minimo e un massimo che sono la metà di quelle previste a livello nazionale. Quindi, anche in questo caso non si abusa, non c’è un eccesso di volontà di sanzionare. Laddove la legge nazionale prevede un massimo di 100.000 euro di sanzioni, questa legge ne prevede 50.000.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Dalfiume.

A questo punto mettiamo in votazione l’emendamento n. 5, a prima firma del consigliere Mastacchi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Siamo all’articolo 12.

Favorevoli? Contrari? Astenuti.

È approvato.

 

Articolo 13.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 13.

Favorevoli? Contrari? Astenuti.

È approvato.

 

Articolo 14.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 14.

Favorevoli?

Scusi, consigliere Facci. Prego.

 

FACCI: Chiedo scusa, volevo dire due parole e, allo stesso tempo, fare la dichiarazione di voto su questo articolo, che introduce la clausola valutativa.

Come tutte le clausole valutative, sostanzialmente è un momento in cui c’è un’interlocuzione con la Commissione, quindi c’è un confronto con l’Assemblea legislativa mediante le Commissioni, la presentazione di dati; quindi, è chiaro questo su questo articolo siamo favorevoli, perché è il momento in cui ci sarà il confronto e la rendicontazione della legge stessa, quindi anticipo il voto a favore su questo articolo 14.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Altri? Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Chiedo scusa per il tempismo, sempre legato alla clausola valutativa, riprendendo il tema precedente. Siccome ritenevo assolutamente fondamentale che le risorse venissero destinate, preannuncio che presenteremo una risoluzione, nella quale chiederemo alla Giunta di istituire uno specifico capitolo di bilancio, per far sì che questo possa “aggirare” il limite derivante dal vincolo alla legge stessa e quindi che ci sia comunque un fondo che garantisce il fatto che questi alberi abbiano una loro dinamica di manutenzione, che sia finanziata dalla Regione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Mettiamo in votazione l’articolo 14.

Favorevoli? Contrari? Astenuti.

È approvato.

 

Siamo arrivati all’ultimo articolo.

Articolo 15.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 15.

Favorevoli? Contrari? Astenuti.

È approvato.

 

A questo punto, apriamo il dibattito generale sugli ordini del giorno, che ricordo essere tre.

Prego, consigliere Pelloni.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Con questo ordine del giorno si vuole mettere all’attenzione dell’Assemblea un dibattito che per fortuna sta procedendo abbastanza bene alla Camera.

Prima si diceva che quando tutte le forze politiche chiedono magari con insistenza una cosa in maniera trasversale, può darsi che possa aiutare.

In questo caso, visto che ci sono praticamente quasi tutti i Gruppi politici alla Camera che sia nella passata legislatura che in questa hanno presentato proposte di legge a sostegno della castanicoltura e penso soprattutto ai nostri Appennini, quanto è stato importante nel passato il nostro Appennino ma potrebbe essere importante anche per altre aree dell’Emilia-Romagna. Nel senso che oggi ci sono delle colture di castagno anche in pianura con ottimi riscontri. Quindi, non dovrebbe essere solo legata alla montagna. Però, l’abbiamo inserito all’interno di questo progetto di legge perché si possa recuperare una fonte di reddito nella montagna.

Sappiamo che ormai la castagna si usa per produrre diverse cose, penso in quel di Porretta Terme all’interno della birra. Le funzioni sono veramente molteplici.

Tanto è vero che sono 16 prodotti italiani a base di castagne con la DOP e 25 prodotti con l’IGP.

Si chiede che a maggior ragione questa Assemblea possa in qualche modo sostenere il percorso alla Camera. Sono già stati votati diversi emendamenti in Commissione.

Mi dicono che adesso dovrà andare in altre Commissioni, come Commissioni consultive e incardinare la proposta di legge prossimamente. Credo che abbiano già fatto l’unione dei vari testi che sono stati presentati, ma che non vi sia ulteriore ritardo in maniera tale che questa norma possa inserirsi nel nostro sistema normativo e possa dare un’ulteriore spinta a una cultura che è stata importante magari in anni passati e può ritornare a essere sicuramente importante per i nostri territori, anche per recuperare alcune situazioni magari di abbandono della montagna, che purtroppo notiamo.

Grazie dell’attenzione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pelloni.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Con l’ordine del giorno n. 2 si chiede di impegnare la Giunta con una successiva direttiva per andare nella direzione della manutenzione, cioè di tutto quello che è emerso anche durante la relazione che abbiamo avuto qualche giorno fa in Commissione III.

L’Università stessa ha detto chiaramente, proprio in modo inequivocabile che la manutenzione del bosco e del sottobosco è uno degli aspetti fondamentali che riguarda anche la tutela del territorio, del dissesto, eccetera.

Con questa risoluzione quindi noi vogliamo impegnare la Giunta ad andare in questa direzione, utilizzando anche il fondo che ho citato prima, quindi la manutenzione del bosco, del sottobosco e la manutenzione degli alberi, perché la tutela non è sempre e solo il non toccare nulla, ma è importantissimo proprio anche la cura; quindi, creare un habitat affinché questi alberi e questi monumenti tutelati possano vivere correttamente. In più, con questo, si dà una grande mano anche al territorio, alla manutenzione del territorio in senso generale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

L’ordine del giorno che presenta oggi Europa Verde è dedicato alla valorizzazione degli alberi definiti Patriarchi; quindi, alberi che sono monumentali dal punto di vista del patrimonio genetico che conservano e custodiscono.

Si tratta infatti di alberi che hanno oltrepassato i secoli, e che quindi hanno un valore che non risiede nell’imponenza delle dimensioni, ma nel valore genetico varietale. Per questo si tratta spesso di alberi da frutto. C’è un’associazione che si chiama proprio Associazione Patriarchi della Natura di Forlì, che si è costituita nel 2006 su iniziative di alcuni naturalisti romagnoli, che si occupa da anni della valorizzazione e conservazione degli alberi Patriarchi dell’Emilia-Romagna e d’Italia, e gestisce un archivio di oltre 13.000 esemplari. Oltre al censimento e alla catalogazione dei grandi alberi, collabora per il salvataggio del germoplasma in banche genetiche che ne conservano i figli e i cloni, con lo scopo di conservare gli alberi a maggior rischio di estinzione.

Dal 2010 la Regione Emilia-Romagna nell’ambito delle attività previste dalla legge regionale n. 1 del 2008 “Tutela del patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario del territorio emiliano- romagnolo”, in collaborazione con ARPAE ed altre realtà del territorio regionale, ha promosso la realizzazione della rete dei giardini della biodiversità. Cosa sono i giardini della biodiversità? Sono piccoli frutteti che ospitano i gemelli dei patriarchi da frutto e costituiscono delle vere e proprie banche genetiche.

La rete dei giardini e della biodiversità assolve a molteplici finalità. È luogo di recupero e valorizzazione del germoplasma di fruttiferi autoctoni dell’Emilia-Romagna. Grazie alle varietà antiche rende possibile recuperare la memoria legata alla loro coltivazione, conservazione e impiego.

Costituisce una rete agrofenologica unica capace di fornire dati molto interessanti per capire quali saranno le colture agrarie del futuro, che meglio resisteranno ai cambiamenti climatici, trattandosi appunto di alberi che hanno già attraversato i secoli, se non i millenni.

La Regione Emilia-Romagna, con lo Statuto, e la Unione europea, con la strategia sulla biodiversità per il 2030, sottolineano l’importanza di tutelare la biodiversità.

Attualmente, la rete dei giardini e della biodiversità è costituita da otto siti distribuiti in sette delle nove province della regione, mentre restano ancora scoperte le province di Modena e Parma.

Per quanto riguarda gli alberi patriarchi forestali, finora ho parlato di quelli da frutta, non esistono invece attualmente luoghi dedicati alla salvaguardia del loro patrimonio genetico. Quindi, in questo contesto, l’ordine del giorno impegna la Giunta regionale ad operare per portare a completamento la rete dei giardini e della biodiversità, quindi quelli fruttiferi, con la realizzazione di due nuovi giardini nelle province ancora scoperte di Modena e Parma, dove potranno essere messi a dimora i gemelli dei patriarchi da frutta a maggior rischio di estinzione; impegna la Giunta ad operare per favorire la realizzazione di un bosco dei patriarchi, mettendo a dimora i figli degli alberi monumentali forestali, quindi non da frutto, della regione Emilia-Romagna, già tutelati o non ancora tutelati.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Abbiamo sottoscritto gli ordini del giorno presentati dal consigliere Pelloni e Mastacchi, di cui condividiamo gli assunti.

Il primo riguarda la castanicoltura, che per noi sarà e rimane un modo corretto di valorizzare il nostro Appennino, che deve essere però sostenuto, liberando in qualche modo la possibilità di utilizzare i boschi e i castagneti da parte delle molteplici attività e realtà che oggi lo vogliono fare.

L’altro ordine del giorno parla degli interventi di gestione e di conservazione degli alberi monumentali regionali e dei boschi vetusti e chiede alla Giunta regionale di intervenire successivamente, specificando le modalità con cui sia possibile farlo. Questo ordine del giorno in un certo senso si ricollega a quell’ordine del giorno che vi abbiamo presentato ieri in fase di bilancio e con cui sottoponevamo all’attenzione della Giunta il fatto che ancora oggi in Emilia-Romagna per intervenire nell’ambito dei boschi vi siano alcune difficoltà, in quanto ritroviamo ricompresi nell’ambito del vincolo paesaggistico anche i castagneti da frutto.

Allora noi, siccome apprezziamo molto il tentativo della Giunta di valorizzare i nostri boschi, e lo diciamo chiaramente, quindi magari non parliamo del Tecnopolo, che sempre apprezziamo, però parliamo dei tentativi di valorizzazione degli Appennini quando riscontriamo che il tentativo ci sia, chiediamo che, al contempo, si valorizzino i boschi vetusti e gli alberi monumentali, ma che in questa valorizzazione non vengano inseriti ancora lacci e lacciuoli per l’utilizzo del territorio, quindi anche dei castagneti da frutto che spesso insistono in questi boschi vetusti presenti in Appennino.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.

Prego, consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie.

Condividiamo lo spirito e l’obiettivo dell’ordine del giorno, presentato dai colleghi Mastacchi e Pelloni e sottoscritto dalla collega Evangelisti, sulla castanicoltura, per cui non ripeto quello che è già stato detto dai colleghi. Saranno votati favorevolmente. Noi riteniamo che la castanicoltura sia un’attività che deve essere sostenuta. Tra l’altro, ha avuto anche delle stagioni non facili, considerando tutte le specie invasive e gli agenti atmosferici che ne hanno messo a repentaglio la sopravvivenza. Sono delle tradizioni, ma non solo, sono anche delle attività economiche, che vanno preservate.

Due parole sull’ODG n. 1, a firma della collega Zamboni. Come avevo già anticipato la scorsa volta, chiediamo che venga votato per parti separate, la prima parte fino a “patrimonio genetico”, la seconda è tutto il periodo del “considerato inoltre che”, e la terza è la parte dell’impegno.

Sicuramente è un ordine del giorno che in linea di massima ci può convincere, nel momento in cui si affronta la tematica ambientale e si vuole sottolineare l’importanza della biodiversità, l’importanza delle particolarità all’interno della biodiversità che vi sono sul nostro territorio e che meritano tutela, approfondimento, conoscenza.

Non possiamo, per questo voteremo contrari a questo inciso, sulla parte della narrazione dei 4,5 milioni di alberi come se fosse la panacea di tutti i mali, perché l’ambiente si tutela nel momento in cui si permette la conservazione, la valorizzazione e anche lo sfruttamento; quindi, non si tutela nel momento in cui si pongono vincoli. Vogliamo risolvere il problema degli alberi? Rivediamo il Regolamento di forestazione, che abbiamo rivisto qualche anno fa, ma evidentemente non è ancora sufficiente.

Abbiamo tantissimi terreni che rimangono incolti, rimangono abbandonati perché non vi sono le condizioni giuridiche per poterlo fare, quindi rivedere in senso non distruttivo, non perché si vuole cancellare quella parte di verde, ma anzi proprio con la funzione di valorizzarla, permettere la lavorazione, la conservazione, lo sfruttamento.

In questo modo usciremmo dalla demagogia dei 4,5 milioni di alberi, di cui la Giunta si vanta ogni momento, usciremmo dalla demagogia, forse risparmieremmo anche qualche denaro intorno a quell’operazione demagogica e magari daremmo un maggiore aiuto e un reale e concreto sostegno ai territori. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte su progetto di legge e ordini del giorno.

Qualcuno si iscrive a parlare? Io non ho iscritti a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione gli ordini del giorno.

Verifichiamo un attimo le parti separate per la votazione.

Partiamo dall’ordine del giorno uno, a firma della consigliera Zamboni.

La prima parte che mettiamo in votazione arriva fino a “patrimonio genetico”.

Mettiamo in votazione la prima parte, fino a “patrimonio genetico”, dell’ordine del giorno a firma Zamboni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(L'Ordine del giorno 7138/1 oggetto 7820 prima parte è approvato per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

Ora mettiamo in votazione la seconda parte da “considerato inoltre che”, fino a “in grado di fornire”.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(L'Ordine del giorno 7138/1 oggetto 7820 seconda parte è approvato per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

C’è l’ultimo pezzo, l’ultima parte, “tutto ciò premesso e considerato”, fino a “tutelati e non”.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

(L'Ordine del giorno 7138/1 oggetto 7820 terza parte è approvato per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

Ora mettiamo in votazione il secondo ordine del giorno a firma Mastacchi, Pelloni, Evangelisti.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

(L'Ordine del giorno 7138/2 oggetto 7821 è approvato per alzata di mano all’unanimità dei votanti)

 

Siamo al terzo ordine del giorno a firma Pelloni, Mastacchi, Evangelisti.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

L'Ordine del giorno 7138/3 oggetto 7822 è approvato per alzata di mano all’unanimità dei votanti)

 

Ora mettiamo in votazione con dispositivo elettronico il progetto di legge.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 46

Favorevoli 29

Astenuti 17

 

È approvato.

 

Il progetto di legge è approvato.

Colleghi, sono le ore 12,59. Dichiaro chiusa la seduta.

Ci vediamo alle ore 14,30, con le interrogazioni.

Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 12,59

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI; Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE; Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI; Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI; Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI; Giuseppe PARUOLO; Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI; Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario Davide BARUFFI;

gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO, Igor TARUFFI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Andrea CORSINI, Paola SALOMONI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 7138

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti". (81)

 

Presenti: 47

Favorevoli: 29

Astenuti: 17

Presente non votante: 1

Assenti: 3

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONACCINI Stefano; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; GIBERTONI Giulia; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella

 

Astenuti:

BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; DELMONTE Gabriele; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; RAINIERI Fabio; STRAGLIATI Valentina; TAGLIAFERRI Giancarlo

 

Presente non votante: PETITTI EMMA

 

Assenti:

CASTALDINI Valentina; RANCAN Matteo; SABATTINI Luca

 

Emendamenti

OGGETTO 7138

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti". (81)

 

Emendamento 1 a firma dei consiglieri Facci, Mastacchi, Evangelisti

«All'art. 4, sostituire il comma 3 con il seguente:

3) "La Regione Emilia-Romagna, i Comuni, gli Enti forestali, Enti di gestione delle aree protette, i Consorzi e le proprietà collettive condividono le informazioni e i dati utili per l'attuazione della presente legge"»

(Respinto)

 

Emendamento 2 a firma dei consiglieri Mastacchi, Pelloni, Facci, Evangelisti

«All'articolo 6 comma 5 dopo la parola "pervenute," eliminare le parole

"salvo dissenso espresso dei proprietari,"»

(Respinto)

 

Emendamento 3 a firma dei consiglieri Mastacchi, Facci, Pelloni, Evangelisti

«All'articolo 6 comma 5 dopo la parola "pervenute," inserire

"e in presenza di espresso assenso di tutti i proprietari,"»

(Respinto)

 

Emendamento 4 a firma dei consiglieri Mastacchi, Facci, Pelloni, Evangelisti

«All'articolo 6 inserire il comma 5 bis

"La Struttura regionale competente, in assenza di espresso assenso dei proprietari, archivia il procedimento dandone comunicazione ai soggetti di cui al comma 4, senza procedere alla valutazione delle osservazioni pervenute."»

(Respinto)

 

Emendamento 5 a firma dei consiglieri Mastacchi, Facci, Pelloni, Evangelisti

«All'articolo 12, comma 9 sostituire il periodo:

"I proventi derivanti dall'applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie ivi previste sono al bilancio regionale" con

"I proventi derivanti dall'applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie ivi previste sono finalizzati ad alimentare un fondo per la cura e la manutenzione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti, di cui all'art.4, e per la piantumazione di essenze del medesimo genere e specie, di quelle oggetto di abbattimento, rimozione o danneggiamento."»

(Respinto)

 

Emendamento 6 a firma della consigliera Dalfiume

«Al comma 5 dell’art.6 dopo le parole “dissenso espresso” sono inserite le parole “di uno o più”»

(Approvato)

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

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