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250

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 16 GENNAIO 2024

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Zamboni)

 

OGGETTO 7684

Interpellanza circa l'opportunità di valutare la riformulazione dei criteri di riparto delle risorse regionali del Fondo Sociale Locale, Programma Attuativo 2023, garantendo una quota pari al 3% anche alle aree interne della Regione, al pari dei territori classificati montani ai fini Istat. A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Fabbri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

ZAPPATERRA (PD)

TARUFFI, assessore

ZAPPATERRA (PD)

 

OGGETTO 7619

Interpellanza in ordine alla situazione dei posti auto per disabili presso l'Ospedale S. Orsola di Bologna. A firma del Consigliere: Facci

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

FACCI (Lega)

DONINI, assessore

FACCI (Lega)

 

OGGETTO 7630

Interpellanza in ordine alle misure idonee a promuovere all'estero la produzione editoriale e degli autori emiliano-romagnoli, in particolare sostenendone la pubblicazione in lingua straniera. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

GIBERTONI (Misto)

PRESIDENTE (Petitti)

FELICORI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 7653

Interpellanza per sapere se la Giunta intenda inserire nel PAIR 2030, per le giornate in cui è indetto uno sciopero dei trasporti pubblici, una deroga allo stop forzato dei veicoli privati euro 4 ed euro 5. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

BARUFFI, sottosegretario

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 6954

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere interventi a favore dell'"agricoltore custode", figura istituita dalla legge regionale n. 1/2008 e posta a salvaguardia della biodiversità. A firma dei Consiglieri: Tagliaferri, Cuoghi, Evangelisti

(Continuazione discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

CALIANDRO (PD)

OCCHI (Lega)

CUOGHI (FdI)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 7856

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo e il Parlamento a trovare soluzioni per evitare la chiusura dell'EBRI (European Brain Research Institute), centro di ricerca internazionale non-profit dedicato alle ricerche sul cervello. A firma del Consigliere: Gerace

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

GERACE (IV)

DELMONTE (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 7102

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire l'interlocuzione con tutti gli organi preposti affinché vengano rispettati gli accordi a tutela dei diritti dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna e a sostenere l'introduzione di una normativa per il salario minimo legale nel nostro Paese. A firma dei Consiglieri: Amico, Sabattini, Dalfiume, Mori, Costi, Pillati, Caliandro, Mumolo, Rontini

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

CATELLANI (Lega)

MUMOLO (PD)

CALIANDRO (PD)

AMICO (ERCEP)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 7882

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi per realizzare le scogliere laddove necessarie per costruire difese adeguate alla forza del mare, in luogo di cordoni di sabbia, e a ripristinare a San Mauro Mare la situazione precedente alla chiusura dei varchi per procedere poi al ripascimento, al fine di stabilizzare la linea di costa. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Pelloni

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

MASTACCHI (RCPER)

POMPIGNOLI (Lega)

MASTACCHI (RCPER)

MONTALTI (PD)

EVANGELISTI (FdI)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 7759

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere e accompagnare la candidatura del "Volontariato dell'Emilia-Romagna" all'ingresso nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO. A firma dei Consiglieri: Bondavalli, Amico, Soncini, Mori, Costa, Caliandro, Marchetti Francesca, Mumolo, Gerace, Dalfiume, Daffadà, Bulbi, Rontini

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

BONDAVALLI (BP)

FACCI (Lega)

AMICO (ERCEP)

MUMOLO (PD)

PELLONI (RCPER)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetto 7102

Emendamenti oggetto 6954

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,41

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 250 del giorno 16 gennaio 2024.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza i consiglieri Bergamini, Fabbri e Molinari e la vicepresidente Priolo e l’assessora Lori.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 7684

Interpellanza circa l’opportunità di valutare la riformulazione dei criteri di riparto delle risorse regionali del Fondo Sociale Locale, Programma Attuativo 2023, garantendo una quota pari al 3% anche alle aree interne della Regione, al pari dei territori classificati montani ai fini Istat. A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Fabbri

 

PRESIDENTE (Zamboni): La prima interpellanza che trattiamo è la n. 7684: interpellanza circa l’opportunità di valutare la riformulazione dei criteri di riparto delle risorse regionali del Fondo sociale locale, Programma Attuativo 2023, garantendo una quota pari al 3 per cento anche alle aree interne della regione, al pari dei territori classificati montani ai fini Istat.

L’interpellanza è a firma dei consiglieri Zappaterra e Fabbri. La illustra la consigliera Zappaterra.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Innanzitutto, ringrazio i colleghi Facci e Castaldini per avere acconsentito all’inversione, anche per liberare l’assessore al welfare Taruffi, che mi deve rispondere.

Il tema è un tema molto sentito sui territori, molto sentito in Regione, che riguarda uno strumento molto importante, quale il Fondo sociale regionale, che sappiamo tutti essere un programma annuale della Regione Emilia-Romagna mirato ad aiutare le famiglie e le persone in difficoltà a contrastare le disuguaglianze, la povertà educativa e i fenomeni di disagio e di ritiro sociale di adolescenti e preadolescenti, oltre che sostenere il trasporto pubblico locale per le persone in condizioni di fragilità sociale.

Le risorse sono destinate, come è noto, ai Comuni e alle Unioni dei Comuni, che le utilizzano per rafforzare gli interventi e i servizi sociali dei territori in base alle esigenze e alle priorità, definite attraverso i Piani di zona che si fanno a livello distrettuale.

Come Regione Emilia-Romagna abbiamo stabilito il Programma annuale 2023 per la ripartizione delle risorse del Fondo sociale regionale, come previsto dalla legge regionale n. 2 del 2023, le azioni per il perseguimento degli obiettivi, che sono stati individuati in base alla delibera proprio di questa Assemblea legislativa del 2017 e con il decreto interministeriale del 2021. La definizione del riparto si è fatta, ovviamente, con delibera di Giunta regionale di maggio 2023. Con quell’atto la Regione ha rinnovato il proprio impegno all’insegna della solidarietà nei confronti dei soggetti più deboli e di chi versa in stato di bisogno, e lo ha fatto mettendo sul piatto l’intera dotazione del Fondo sociale regionale, che complessivamente vale più di 52 milioni di euro, destinati in linea generale al supporto del sistema dei servizi e degli interventi dei servizi sociali.

Nello specifico, le risorse sono finalizzate per quasi 42.000 euro per il sostegno al Fondo sociale locale dei Comuni quale concorso regionale alla realizzazione dei Piani di zona, per poco più di 10.000 euro per sostegno ai Comuni e alle forme associative, quindi alle Unioni e ai distretti, quale concorso regionale alla realizzazione dei programmi finalizzati, e i restanti 800.000 euro dedicati al sostegno dei programmi e delle iniziative volte alla promozione sociale e alle iniziative formative della Regione Emilia-Romagna.

Considerando che le risorse complessive, pari a quasi 42 milioni di euro, saranno ripartite per una quota pari al 3 per cento del totale, quindi 1.200.000 e rotti euro, sulla base della popolazione residente nei Comuni classificati come Comuni montani ai fini Istat del 1° gennaio 2022, il restante 97 per cento del totale, pari a circa 40 milioni, sulla base della popolazione residente nel resto della Regione, sempre al 2022, ovviamente pesata per fasce di età.

Da quel criterio di ripartizione ad oggi emerge che non c’è alcun riferimento alle aree interne, ossia tutti quei territori che si connotano per un’organizzazione di spazio fondata sui centri minori, spesso di piccole dimensioni, che in molti casi sono in grado di garantire ai cittadini residenti in quelle zone solo una limitata accessibilità ai servizi essenziali.

Siamo una Regione che sulle aree interne, a partire dalla strategia nazionale, ma anche con risorse del bilancio regionale, stiamo facendo un grosso sforzo per colmare il gap e stare vicino anche a quelle aree che sono parti del territorio nazionale, che subiscono, al pari dei Comuni montani, gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, dove la debolezza delle prospettive di sviluppo determina una maggiore difficoltà delle condizioni dei cittadini che vi risiedono. Tant’è che gran parte dei nostri investimenti sono proprio per mantenere i cittadini sul territorio, mettendoli in condizioni di avere un buon livello di servizi.

Le aree interne, così come i territori montani, devono essere salvaguardate nel riparto e nell’assegnazione di fondi rispetto ad altre aree territoriali, proprio perché rappresentano territori fragili e distanti dai centri principali, dove l’offerta dei servizi essenziali è molto più ampia, è molto più disponibile. Io penso che investire su aree interne significhi promuovere davvero uno sviluppo locale, una valorizzazione delle risorse naturali e culturali, ma soprattutto creare nuovi circuiti occupazionali e nuove opportunità, contrastando appunto l’emorragia demografica che al momento le contraddistingue.

Proprio per questo ho ritenuto, con questa interrogazione, di interpellare la Giunta per chiedere se non ritenga opportuno, anche per il prossimo riparto sul Fondo sociale regionale, di valutare la riformulazione dei criteri delle risorse sul Fondo sociale locale, sul Programma attuativo del 2003, proprio garantendo una quota pari al 3 per cento, pari a quella che viene destinata alle aree montane, anche alle aree interne della Regione.

Per i motivi citati in premessa io penso che, considerato che i tempi della delibera di riparto sono a tiro, saranno nei prossimi mesi, penso sia il momento buono per fare una valutazione su questo e spero in una risposta positiva della Giunta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Taruffi. Prego.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente. Non utilizzerò tutti i minuti a disposizione, perché la risposta sarà molto breve ed è positiva rispetto al quesito che pone la consigliera Zappaterra.

Posso già dire che, nella formulazione del programma attuativo 2024, che è previsto per la primavera di quest’anno, quindi qualche mese, ovviamente previo un passaggio di condivisione in cabina di regia, come facciamo sempre per le politiche sociali sanitarie e con il Consiglio delle Autonomie locali, terremo conto di questa indicazione. Nella definizione dei criteri per il riparto delle risorse destinate al Fondo sociale, prevedremo alla riserva identica anche per quei Comuni delle aree interne che fanno riferimento sostanzialmente al Basso Ferrarese, che vanno oltre a quelle previste per i Comuni montani, in modo da garantire un corretta equità di trattamento per quelli che sono Comuni che stanno allo stesso modo, come richiamava anche la consigliera Zappaterra all’interno delle aree interne, che quindi comprendono i Comuni montani di tutto l’Appennino emiliano-romagnolo e i Comuni del Basso Ferrarese.

Mi sembra giusto e corretto prevedere un’equità di trattamento, così come ci siamo impegnati a fare e abbiamo fatto, come sa bene la consigliera Zappaterra, che sul punto ci ha giustamente interpellati e stimolati anche in altre occasioni e per altri temi, così abbiamo fatto e stiamo facendo per il bando di acquisto e ristrutturazione della prima casa destinato al Basso Ferrarese, così come abbiamo fatto in passato per gli altri Comuni delle aree interne, quindi i Comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo, così come abbiamo fatto per la misura di gratuità di accesso e di forte riduzione delle tariffe per l’accesso all’asilo nido, così come facciamo in questo caso sul tema del Fondo sociale.

Mi piace sottolineare l’insieme di queste misure che abbiamo messo insieme, perché rappresentano una serie di interventi che stiamo facendo a largo spettro sulle politiche per le aree interne, ovviamente a partire dalle risorse che stiamo definendo e che, peraltro, ho avuto il piacere di andare direttamente nel Basso Ferrarese a presentare, gli interventi proprio legati alle aree interne e alle risorse che abbiamo destinato sulla base del Documento strategico regionale per le aree interne, quindi i progetti legati alla STAMI (strategie territoriali per le aree montane e interne della nostra regione).

Quindi, quello che stiamo facendo non è un intervento o una riserva ad hoc, ma è solo un insieme di misure che tengono conto della specificità dei territori delle aree interne, che sono appunto nella nostra regione quelle dei Comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo e del Basso Ferrarese, quindi è giusto che tutte le misure che assumiamo per una parte del territorio siano anche adottate per le altre, visto che le caratteristiche, ancorché diverse dal punto di vista geografico, dal punto di vista socioeconomico sono particolarmente simili e presentano caratteristiche simili di difficoltà, in cui è giusto ed è necessario un intervento pubblico a sostegno di quei territori.

Quindi, la risposta è affermativa rispetto al quesito posto dalla consigliera Zappaterra.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola alla consigliera Zappaterra per la replica. Prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Ovviamente ringrazio l’assessore Taruffi per quella che ritengo una conferma. Non credo ci sia mai stata la volontà di escludere l’area interna del Basso Ferrarese. Così come confermo che in questi anni c’è stata ampia disponibilità da parte della Giunta a recuperare non solo sugli asili, ma anche sul bando per le giovani coppie che prima veniva fatto in montagna. Quindi, devo dire che da questo punto di vista siamo ormai al punto che l’area interna del Basso Ferrarese è equiparata ai Comuni montani e ragioniamo in maniera organica, perché siamo tutti consapevoli che le aree interne in questa Regione sono quattro, tre appenniniche e l’area interna del Basso Ferrarese assolutamente di pianura, sono tutte e quattro considerate pienamente nella strategia delle aree interne, nella strategia della Regione, con la differenza che sui Comuni montani è partito prima che sull’area interna in questa Regione un lavoro.

L’invito è quindi semplicemente da un punto di vista lessicale volto a invitare i funzionari(non è una questione politica, è più di gestione), ogni volta che si attua una politica come scelta sui Comuni montani, ad aggiungere le aree interne, perché di questo stiamo parlando. Questa dovrebbe diventare la prassi, visto che condividono indicatori, condividono problematiche, condividono debolezze.

Con il collega Fabbri in questi anni abbiamo fatto un lavoro quasi sindacale per accertarci che sui singoli atti ci fosse l’equiparazione. Non è più un problema politico, la Giunta l’ha acquisito, il presidente anche, io di questo sono grata e ringrazio. Confido che nel prosieguo il trattamento anche degli atti sia assolutamente lo stesso, anche nel caso in cui noi dovessimo distrarci per qualche motivo.

Grazie, presidente.

 

OGGETTO 7619

Interpellanza in ordine alla situazione dei posti auto per disabili presso l’Ospedale S. Orsola di Bologna. A firma del Consigliere: Facci

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso all’interpellanza n. 7619 in ordine alla situazione dei posti auto per disabili presso l’ospedale Sant’Orsola di Bologna.

L’interpellanza è a firma del consigliere Facci, che ha la parola per l’illustrazione. Prego.

 

FACCI: Grazie.

Questa interpellanza nasce dopo un episodio obiettivamente abbastanza singolare, vale a dire un paziente oncologico, abitante della provincia, si reca presso la struttura (adesso non ricordo quale fosse il padiglione preciso, il numero) per effettuare il proprio ciclo di chemioterapia, la sua auto ha un contrassegno disabili, parcheggia in un posto riservato ai disabili, l’auto viene rimossa.

Questa vicenda mi permette di approfondire meglio la situazione, cioè è emerso come all’interno dell’ospedale Sant’Orsola vi siano dei parcheggi in uso solo per alcuni pazienti disabili, cioè contrassegni dedicati a disabili, ci sia un certo numero di stalli per disabili, ma evidentemente non in maniera sufficiente, e comunque ci sia una indicazione abbastanza diffusa sul fatto che anche le auto dei disabili possono essere rimosse se non parcheggiate correttamente. C’è da capire, e qui facciamo un po’ un discorso generale, e qui nasce l’interpellanza, quali sono le politiche della Regione per quanto riguarda la disabilità in particolare legata all’accesso alle strutture sanitarie. Perché se dobbiamo stare ai proclami o alle indicazioni della Regione nei propri atti, per esempio la legge 104 del 1992, la Regione nel suo sito in adesione alla legge 104 del 1992, evidenzia che c’è un’attenzione alle persone con disabilità per supportarle in ogni ambito della propria esistenza.

Nel programma di mandato c’è anche qui una sezione dedicata, si parla addirittura di istituire la figura del disability manager. Se vogliamo, anche gli stessi atti di indirizzo, ordini del giorno che sono stati approvati, per esempio un ordine del giorno approvato a prima firma del Gruppo della Lega nell’atto di indirizzo ordine del giorno n. 6159 legato alla Nota di aggiornamento al DEFR del 2023, c’era un impegno a monitorare e al monitoraggio sulla sosta e l’accessibilità presso le strutture sanitarie. Così come in precedenza, nello scorso mandato, vi era stato un impegno della Giunta a compiere una puntuale ricognizione sulla situazione dei parcheggi presso ogni struttura ospedaliera, pubblica o convenzionata, per verificarne l’adeguatezza numerica in termini assoluti e anche per verificare la presenza di un numero sufficiente di parcheggi gratuiti riservati ai pazienti affetti da malattie invalidanti i quali, appunto, hanno la necessità di recarsi presso le strutture per le terapie.

È chiaro che quello che è accaduto a questo sfortunato paziente oncologico sia significativo di una situazione che, purtroppo, non appare modificata, almeno per quanto mi consta, rispetto all’ospedale Sant’Orsola.

Quindi, l’interrogazione cosa chiede? Quale sia lo stato attuale, la ricognizione compiuta dalla Giunta regionale sulla situazione dei parcheggi presso ogni struttura ospedaliera pubblica o convenzionata. In particolare, se sia stata verificata l’adeguatezza numerica in termini assoluti e la presenza di un numero sufficiente di parcheggi gratuiti riservati ai pazienti affetti da malattie invalidanti.

Secondo: nello specifico se ritenga che presso la struttura ospedaliera del Sant’Orsola di Bologna, che tra l’altro – apro una parentesi – è una struttura importante dal punto di vista delle cure oncologiche o, comunque, cure per terapie nei confronti di persone con malattie invalidanti, vi siano sufficienti stalli auto per i contrassegni H e se ritenga che la previsione di stalli auto esclusivi per contrassegni H, con esclusione, quindi, della possibilità di sosta per ulteriori autoveicoli con contrassegno H, sostanzialmente vi sono dei pazienti disabili che hanno uno stallo dedicato e altri che devono sperare di poterlo recuperare, questa è la disparità, e infatti la domanda è se questa situazione si ritenga equa e corretta e in linea con le politiche regionali di supporto alla disabilità.

Da ultimo: se ritenga che la rimozione di autoveicoli con contrassegno H all’interno delle strutture sanitarie, specie di quelli destinati a pazienti oncologici, corrisponda al dichiarato intento della Giunta di “potenziamento del sostegno alle persone con disabilità e alle loro famiglie puntando maggiormente ai progetti di vita indipendente e alla valorizzazione delle persone e delle loro competenze”.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Risponde l’assessore Donini. Prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Grazie al consigliere Facci. Spero di rispondere, in questi pochi minuti, a molti quesiti che ha posto.

L’Assessorato Politiche per la salute, nel 2023, ha effettuato una ricognizione della situazione dei parcheggi nelle strutture ospedaliere pubbliche della regione. Partiamo da lì: l’adeguatezza numerica dei parcheggi gratuiti riservati ai pazienti è verificata direttamente, ovviamente con il contributo delle Aziende sanitarie, che gestiscono le aree di parcheggio di propria pertinenza e proprietà e sono in possesso dei dati degli accessi. Quindi, una verifica c’è.

In merito al secondo punto dell’interpellanza, va tenuto conto che l’area ospedaliera del Policlinico Sant’Orsola è interessata da un importante piano di ristrutturazione e ammodernamento, così come è previsto nel Piano Direttore “Ospedale nel Parco”. Anche ieri, presentando il nuovo progetto del nuovo polo pneumologico, nefrologico e urologico del Sant’Orsola per un investimento di 64 milioni, abbiamo definito che non solo sarà il polo di area medica, chirurgica, ambulatoriale, ma anche un’area a parcheggio con 120 parcheggi per degenti e famiglie.

L’obiettivo, quindi, è quello di concentrare le attività assistenziali in poli edilizi, al fine di restituire alla fruibilità dei cittadini alcuni spazi esterni e di renderli interconnessi al percorso di cura dei pazienti, e, parallelamente, di adeguare le strutture, realizzando spazi di sosta attrezzati e promuovendo alla mobilità sostenibile.

Normalmente nelle aree del Policlinico sono presenti più di 50 spazi dedicati alla sosta di veicoli dotati di contrassegno disabili H, numero superiore a quello previsto dalla normativa in vigore. Durante gli interventi citati, quindi i cantieri, si registrano difficoltà temporanee per il personale e per gli utenti, quale per esempio la necessaria interdizione temporanea dei posti auto dedicati alla sosta di autoveicoli, anche se dotati di contrassegno disabili H. Tuttavia, i posti interdetti a causa dei cantieri sono però compensati dalla realizzazione di altri posti auto, collocati magari in prossimità di quelli eliminati temporaneamente. Al padiglione 11 sono stati realizzati alcuni posti auto dedicati alla sosta di autoveicoli, dotati di contrassegno, in sostituzione di quelli interclusi nei pressi del padiglione 7 per le demolizioni eseguite. Il medesimo intervento è stato effettuato davanti al padiglione 25, dove sono stati recuperati posti auto riservati ad autoveicoli dotati di contrassegno. Le auto dotate di contrassegno disabili H possono comunque sostare in tutti gli stalli non riservati a settori specifici, presenti nelle aree del Policlinico, purché non siano d’intralcio al passaggio dei mezzi. In alcune aree sono riservati posti auto per dipendenti con gravi disabilità motorie che lavorano presso il Policlinico. Sono quattro, di cui due area Malpighi, 2 in area Sant’Orsola, e i posti auto per dipendenti autorizzati a seguito del pagamento annuo previsto dal regolamento aziendale sono 4 in area Malpighi.

In particolare, nell’area di ingresso al padiglione 2 da via Pelagi sono presenti 36 posti auto, di cui 8 dedicati esclusivamente a portatori di disabilità, e da via Pizzardi sono presenti 14 posti auto, di cui 2 dedicati esclusivamente ai portatori di disabilità. Tali posti sono correttamente segnalati con cartelli verticali e segnaletica anche a terra.

Inoltre, nel parcheggio interrato di via Albertoni sono presenti posti gratuiti per i portatori di disabilità e vengono proposte tariffe scontate, del 30 per cento al mattino e gratuite al pomeriggio, ai pazienti che devono sottoporsi a radioterapie o terapie oncologiche. L’azienda inoltre rappresenta che sia nell’area di Sant’Orsola, sia nell’area Malpighi, è attivo il servizio di trasporto degli utenti e di trasferimento tra padiglioni con navetta elettrica, predisposta anche per i pazienti di portatori di disabilità. L’obiettivo dell’Assessorato e delle Aziende rimane quello di trovare tutte le soluzioni possibili per facilitare l’accesso agli utenti portatori di disabilità, sia durante i periodi temporanei di interventi strutturali, sia alla conclusione dei cantieri, con l’obiettivo di incrementare i posti auto dedicati agli utenti disabili.

Riguardo poi al caso citato, dopo verifica fatta con l’azienda, ci è stato comunicato che la rimozione di autoveicoli con contrassegno H all’interno del Policlinico, avviene solo e soltanto in un caso, cioè se l’autoveicolo in questione è di intralcio, o è in sosta in spazi riservati ad altre utenze, penso per esempio ai mezzi di soccorso o fornitori di servizi ben delimitati, delineati e segnalati dalle indicazioni esposte.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola al consigliere Facci per la replica.

 

FACCI: Assessore, lei mi aveva quasi convinto della sua esposizione e nel racconto che le hanno rappresentato, salvo che è arrivato a quest’ultimo punto, in cui si vuole giustificare la rimozione di un contrassegno disabili. Allora qua, obiettivamente, debbo dire che la notizia che le hanno riferito è una notizia falsa, falsa e in malafede.

Perché nell’interrogazione, nell’interpellanza, che non so se lei ha sottomano, io ho allegato delle fotografie. In queste fotografie sono indicati tre punti. Sostanzialmente la rimozione degli automezzi anche con permesso disabili viene effettuata secondo un criterio discrezionale, per la quale io appunto ho anche chiesto conto con questa interpellanza, ma non c’è l’unica condizione che è quella dell’intralcio. Addirittura, c’è un’area in cui c’è scritto: sosta a pagamento solo autorizzati – quindi evidentemente qualcuno che paga può sostare – verranno rimossi anche vincoli dotati di permesso disabili. La condizione, quindi, è che solo chi ha pagato per andare lì, può andare lì, non c’entra l’essere d’intralcio. La persona che ha visto la rimozione dell’auto, che ha dovuto pagare la rimozione, il taxi per andare, quindi oltre 150 euro complessivamente, era un disabile, perché appunto malattie invalidanti con contrassegno H, che ha posteggiato in un altro contrassegno H, salvo che questo contrassegno H era uno dedicato a qualcuno, perché era scritto che è riferito alla concessione numero “tal dei tali”.

Io credo che ci sia molta confusione e, allora, io chiedo… E insisterò su questo, perché la ricognizione che lei mi dice essere stata fatta da parte delle Aziende avrà dei numeri, avrà un rendiconto. Immagino che sia molto meticoloso, perché le Aziende sono tante e la regione è grande. Però, io credo che su questa questione se vogliamo realmente – e concludo, visto che il tempo scorre – essere di supporto a persone che hanno delle sfortune nella vita e oggi si trovano a dover o affrontare percorsi ospedalieri o, comunque, in condizioni di disabilità invalidante queste persone, a mio avviso, devono ricevere la massima attenzione. Altrimenti, tutte le volte che noi parliamo di disability manager, di politiche per la disabilità, di politiche di qua e politiche di là, vuol dire che noi facciamo delle chiacchiere. Siccome la conosco e lei, per quanto mi consta, pur con le differenziazioni politiche, non mi sembra uno che abbia voglia solo di fare delle chiacchiere, anche nel rispetto del suo ruolo io credo che lei debba alzare la voce e pretendere che da questo punto di vista vi sia giustizia, vi sia equità, vi sia la giusta considerazione per il mondo della disabilità.

Grazie.

 

OGGETTO 7630

Interpellanza in ordine alle misure idonee a promuovere all’estero la produzione editoriale e degli autori emiliano-romagnoli, in particolare sostenendone la pubblicazione in lingua straniera. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso all’interpellanza 7630: interpellanza in ordine alle misure idonee a promuovere all’estero la produzione editoriale e degli autori emiliano-romagnoli, in particolare sostenendone la pubblicazione in lingua straniera.

L’interpellanza è a firma della consigliera Gibertoni, che ha la parola per l’illustrazione.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Buongiorno, assessore Felicori.

Il tema dell’interpellanza è come poter creare maggiore bibliodiversità, soprattutto sostenendo le nostre piccole case editrici. Perché lo dico? Perché ho guardato i bandi che si fanno a livello nazionale e ho visto che ci sono anche iniziative regionali. Per esempio, cito nell’interpellanza un’iniziativa della Regione Lazio che è molto interessante, perché concede di suo la possibilità di… Le traduzioni fatte bene hanno un costo, ed è giusto che ce l’abbiano. Sono fondamentali, sono importanti.

Le grandi case editrici spesso traducono moltissimo, anche troppo per certi versi, verso l’italiano, perché la grande casa editrice oggi fa sempre meno ricerca sulla narrativa, molto spesso guarda ai dati di vendita all’estero di prodotti che hanno già avuto molto successo, hanno scalato le classifiche e se li trova pronti; quindi, non deve far altro che tradurli.

Questo è positivo, perché vengono importati ottimi prodotti, così come vengono importati tantissimi prodotti, tutti uguali a sé stessi, quindi noi ereditiamo generi, ereditiamo filoni interino, che devono essere trapiantati qui, anche con certe forzature, vengono riprodotti come calchi da chi li introietta e vuole riprodurli come fossero humus nostro.

 Come si fa per garantire bibliodiversità e per sostenerla? Secondo me, l’unico modo è proprio questo, che non significa incentivare per forza la traduzione di tutto il libro, ma per esempio la traduzione di presentazioni o sinossi, che possano in qualche modo circolare ed essere presentate a mercati esteri. Io ho massimo rispetto e stima per il mercato anglosassone, nello stesso tempo è un mercato egemone e c possiamo dirci che non può essere tutto lì, quindi è un mercato vincente, importante, però egemone, che fa sì che ci arrivino quindi mareggiate di libri che noi non riusciamo mai a modo restituire, se non in percentuali irrisorie, vicine a numeri molto bassi.

Abbiamo quindi un mercato molto aperto all’estero nei nostri confronti, con traduzioni in italiano, e molto chiuso da parte dei mercati esteri; quindi, collaborazioni che non sono assolutamente reciproche, quindi bella la colonizzazione culturale, ma deve essere reciproca, deve arrivare a formare un reciproco scambio.

Spesso a fare ricerca nella narrativa sono le piccole case editrici, che però hanno meno mezzi, infinitamente meno mezzi. So che lei ha fatto approvare in Regione una legge per sostenere le piccole case editrici; quindi, saprà benissimo che sono quelle che io ho votato a favore, tutto ogni articolo, compreso tutto l’articolato della legge. Vorrei quindi che venisse anche applicata quella legge.

Cosa succede? Succede che è la piccola casa editrice a fare la ricerca sulla narrativa, l’Emilia-Romagna, come la Regione Lazio, dovrebbe quindi incentivare con propri mezzi la traduzione di opere che sono state pubblicate sul territorio emiliano-romagnolo per il mercato estero.

Non dimentichiamo che questo, assessore, è un anno chiave. Io spero che lei sarà a Francoforte in rappresentanza della Giunta per accompagnare la presenza delle case editrici emiliano-romagnole. Me lo dirà nella risposta se ci sarà, perché vedo che non annuisce, come io spero.

Quest’anno, come lei sa, l’Italia è ospite d’onore a Francoforte. Quindi, se l’Italia è ospite…

 

(interruzione)

 

GIBERTONI: Ma l’assessore della Regione Lazio ci va a Francoforte e quest’anno che l’Italia è ospite d’onore è un’occasione irripetibile, perché non succedeva dall’88, e quando successe nell’88…

 

(interruzione)

 

GIBERTONI: Bene, allora intanto ascolto la sua risposta.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Prego, assessore Felicori.

 

FELICORI, assessore: Io intanto mi scuso per le interruzioni che però, come lei capisce, nascono dalla simpatia che ho nei suoi confronti.

Anzi, approfitto come prima cosa di ringraziarla di avermi finalmente interpellato, dopo tre anni che siamo qui insieme. Penso di interpretare anche il sentimento della Giunta di una certa gelosia per il rapporto esclusivo che lei ha con Mammi e che un pochino ci fa sentire un po’ marginali.

Più seriamente però la ringrazio, perché effettivamente mi dà l’opportunità, visto che è una legge che abbiamo votato insieme a fine del 2021, ed è una legge di cui penso possiamo andare fieri, perché è una di queste leggi di filiera, con cui noi cerchiamo di far sì che la politica culturale sia anche una politica industriale. Poi, come lei ci insegna, in questo campo più che in altri campi noi siamo la Regione di piccole e medie imprese nel campo dell’editoria, tranne alcune poche grandi imprese, il grosso sono addirittura piccole imprese o minime imprese. Dunque, a maggior ragione l’intervento pubblico è importante.

Però, direi che prima di darle ragione sul fatto che noi non abbiamo ancora trasformato in azione una delle previsioni della legge, cioè proprio quella sulle traduzioni, approfitto della sua interpellanza per segnalare che abbiamo invece lavorato molto sul sostegno alle imprese nella loro possibilità di partecipare alle fiere del libro, che sono molto importanti per la distribuzione.

Posso riassumere che nel 2000 abbiamo erogato 90.000 euro a 21 case editrici, il contributo massimo previsto era di 5.000 euro per la partecipazione a fiere, nel 2023 non più solo 90.000, ma 160.000, 34 case editrici a fronte delle 21 dell’anno precedente, per il 2024 abbiamo previsto un ulteriore momento di 200.000 euro. Quindi, le case editrici che partecipano individualmente alle fiere del libro possono godere di un rimborso delle spese fatte fino a 5.000 euro per casa editrice, per fiera. In queste fiere sempre la Regione si fa carico, per le strutture più piccole, di fare un padiglione della Regione in cui noi, a nostra volta, ospitiamo delle case editrici piccole. Nel 2023 abbiamo dedicato a questa attività 50.000 euro e abbiamo acquisito 17 spazi.

Tutto questo a dimostrazione che quello che lei dice è sacrosanto sia sull’importanza delle piccole case editrici, sia sul ruolo delle piccole case editrici di fare ricerca, di scoprire, di aprire le strade, su cui poi entrano le grandi case editrici, che comprano gli autori, quando non comprano addirittura anche la casa editrice.

C’è proprio il fatto che quest’anno alla Fiera di Roma nel padiglione della Regione Emilia-Romagna era ospite una piccola e sconosciuta casa editrice di Imola, che si chiama CUE, che è la casa editrice che ha rappresentato finora in Italia Jon Fosse, che è il Premio Nobel della letteratura 2023, autore praticamente sconosciuto in Italia, ma portato prima di tutto dalla CUE e adesso acquisito dalla casa editrice di Elisabetta Sgarbi, che si chiama “La Nave di Teseo”.

Che cosa faremo nel 2024? Replicheremo questi due bandi e per la prima volta apriremo il bando per le traduzioni. Per questo bando un po’ di tempo l’abbiamo perso, onestamente, ma il grosso del tempo l’abbiamo dedicato a studiare qual è il meccanismo migliore. C’è quello della Regione Lazio, c’è quello del Cepell, c’è quello del Ministero. Non siamo i primi a entrare in questo campo, come lei giustamente rileva.

I meccanismi con cui fare questo non sono facili, per esempio lo Stato italiano non può fare pagamenti all’estero in questi casi, quindi fare la cosa più semplice, la casa editrice inglese pubblica un volume di un autore emiliano-romagnolo, la casa editrice ci manda una fattura e noi la paghiamo: questa che sarebbe la cosa più ovvia è una cosa impossibile.

Abbiamo dedicato quindi un certo tempo a studiare il meccanismo, ma sono contento di poter dire, rispondendo alla sua interpellanza, che nel 2024 ci sarà un bando anche su questo, e su questo bando ci sarà modo per tutti di vedere se funziona, dove ci sono dei limiti e correggerlo; quindi, nell’ultimo anno completo della legislatura completiamo l’applicazione della legge. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore,

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, assessore. Esprimo soddisfazione per la sua risposta, per lo stile della sua risposta e per il fatto che l’ottima legge di sostegno alla piccola editoria verrà applicata concretamente nella sua interezza. Dopo aver espresso soddisfazione, anticipo il seguito di questa interpellanza. Questa interpellanza infatti avrà un seguito, quindi adesso anticipo il prologo del seguito dell’interpellanza, che è questa proposta che le faccio.

Ho spesso sentito parlare diversi assessori di ottimi contatti che cominciavano ad avere in essere tra Regione Emilia-Romagna e altre Regioni, per esempio Regione Emilia-Romagna con un Länder, Regione Emilia-Romagna con un Dipartimento, ottimo, quindi la proposta che le faccio, anzi che le farò magari in un’altra interpellanza è che la Regione come Istituzione possa agevolare reciproche collaborazioni per esempio tra Regione Emilia-Romagna e Länder o Dipartimento con la Spagna, tra piccoli editori e Regione Emilia-Romagna e piccoli editori del Baden Württemberg, per esempio, oppure dell’Aquitania, in modo che ci sia una possibilità di conoscersi, di scambiare reciprocamente e fare una rete tra piccoli.

Non dobbiamo espugnare nulla, io rispetto molto anche il mercato egemone, però non c’è solo quello, quindi, oltre a ricevere mareggiate, anche noi mandiamo qualche ruscello. L’idea, secondo me, sarebbe creare virtuosamente uno scambio tra buone opere, visto che le piccole case editrici fanno ricerca, sanno scegliere, non opere semplicemente di marketing, non è questo che ci interessa, in cui ci siano contatti che non passino necessariamente attraverso gli Stati, ma che possano quindi portare qui quello che esce in una Regione e portare là quello che esce in questa.

Io ci credo in questa rete di piccoli e credo anche – per concludere – che lei ha ben spiegato, sia in Commissione sia oggi, come la Regione Emilia-Romagna, e lo sappiamo, è un punto di riferimento per il cinema e la Regione Emilia-Romagna, sono d’accordo, per il cinema fa tanto, perché non diventare anche un punto di riferimento.

Non stiamo a competere con i saloni del libro, quelli ci sono quelli grandi, ma un punto di riferimento nazionale per la piccola editoria e diventi Emilia-Romagna anche se non è la Regione che ha il maggior numero di piccole case editrici, però potrebbe essere la Regione che le fa incontrare di più, sia a livello italiano, sia con contatti virtuosi e collaborazioni con mercati esteri.

Prologo della prossima uscita in versione interpellanza.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Gibertoni.

 

OGGETTO 7653

Interpellanza per sapere se la Giunta intenda inserire nel PAIR 2030, per le giornate in cui è indetto uno sciopero dei trasporti pubblici, una deroga allo stop forzato dei veicoli privati euro 4 ed euro 5. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’ultima interpellanza: interpellanza 7653 per sapere se la Giunta intende inserire nel PAIR 2030, per le giornate in cui è indetto uno sciopero dei trasporti pubblici, una deroga allo stop forzato dei veicoli privati Euro 4 ed Euro 5.

L’interpellanza è a firma della consigliera Castaldini. Prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

So già che l’assessore Priolo non potrà rispondere a questa domanda, però ringrazio anche della possibilità, comunque, di poter presentare un’interpellanza che ritengo importante. In realtà c’è anche l’apertura da parte della maggioranza di declinare questa mia richiesta in un emendamento. Da anni parlo di quanto alcune disposizioni contenute nel PAIR siano molto ideologiche e contrarie al buonsenso. Sappiamo che il PAIR riguarda la qualità dell’aria nella sua interezza, quindi riguarda agricoltura, riscaldamenti e trasporti. La visione chiara della Regione in generale è l’abbandono dei mezzi di trasporto privati. Alcuni sindaci che hanno a cuore i loro cittadini cercano soluzioni che rispondono alle esigenze quantitative – risparmio il commento sulla città di Bologna, perché è evidente che oggi non si parla di altro – con il rischio che non si tenga conto di chi in realtà ha un’assoluta necessità di mobilità privata, perché è una necessità rispetto alla famiglia e al lavoro.

Ho sempre cercato di ricordare che in tante città europee e mondiali le auto non sono utilizzate nel quotidiano. Vengono spesso citate Barcellona, Bruxelles, Lisbona, tutte città che hanno però una rete di trasporto pubblico evoluta, funzionante, efficiente, che hanno i trasporti nel loro DNA e che ogni nuova urbanizzazione parte prima dalla rete dei trasporti e poi dai quartieri urbani.

Questa richiesta parte da una consapevolezza, da uno sguardo anche attento alla realtà, perché chi si adatta, chi ha dato la propria vita per utilizzare i mezzi pubblici quotidianamente, che già non sono particolarmente efficienti, puntuali e utilizzabili a tutte le ore, si trova davanti a una realtà che troppo spesso vede la possibilità che questi mezzi siano fermi per scioperi.

Nel 2022 i trasporti hanno scioperato 37 volte, nei primi undici mesi del 2023 36. Ancora, nel 2023 per 87 giorni sono stati bloccati gli straordinari dei lavoratori nei trasporti pubblici. Oggi manifestano gli autisti dei noleggi con conducente, mercoledì prossimo gli autisti dei bus di Bologna, presto i taxi e a ruota tutti gli altri.

Vengo al dunque. La mia proposta è che almeno nei giorni nei quali sono proclamati degli scioperi dei mezzi di trasporto pubblico venga permesso anche a chi ha auto non nuovissime, ovvero Euro 4 ed Euro 5, che comunque sono mezzi immatricolati fino a fine 2015, che quindi hanno otto anni, di circolare liberamente.

Come ho annunciato, questa proposta verrà anche trasformata in un emendamento in Commissione, dove sta cominciando la discussione sul PAIR 2030, dove in realtà poi verranno presentati altri emendamenti che mirano a riportare al centro la vita dei cittadini, con una visione che tenga conto anche delle esigenze della vita quotidiana.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Ancorché l’ipotesi delineata dalla consigliera interrogante possa essere considerata relativamente residuale, cioè nella concomitanza dello sciopero e del blocco determinato dallo sforamento dei valori, evidenzia una contraddizione che si può determinare, e la consigliera ha anche indicato i numeri degli scioperi che si sono realizzati nel corso dell’ultimo anno. Quindi, ad opinione della Giunta pare ragionevole provvedere di inserire, eventualmente anche con un emendamento, da presentare nel corso della discussione che in questo momento è nella Commissione competente, una deroga in caso di sciopero, quindi di impossibilità ad utilizzare i mezzi pubblici, per garantire, da un lato, il diritto di adesione allo stesso e, dall’altro lato, il diritto alla mobilità delle persone, e questo anche in presenza delle misure emergenziali.

Va da sé che questo non toglie la necessità, nella concomitanza di questi fatti, anche di spingere, laddove è possibile, sulla leva dello smart working, come il Piano prevede, dove ovviamente queste modalità possano essere contemperate. L’orientamento della Giunta rispetto all’istanza puntuale presentata dalla consigliera interpellante è favorevole per le ragioni che ho ricordato e che lei ha indicato nelle premesse della sua interpellanza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Ringrazio per questa apertura, ringrazio il consigliere Costa, che non è qui, per la grande capacità di mediazione e di dialogo, che non è affatto scontata. Presenterò l’emendamento su un piccolo pezzo di una mobilità che io ritengo sostenibile. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Abbiamo concluso con le interpellanze.

 

OGGETTO 6954

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere interventi a favore dell’”agricoltore custode”, figura istituita dalla legge regionale n. 1/2008 e posta a salvaguardia della biodiversità. A firma dei Consiglieri: Tagliaferri, Cuoghi, Evangelisti

(Continuazione discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto riprendiamo dalle risoluzioni, più precisamente alla risoluzione 6954: risoluzione che impegna la Giunta a promuovere interventi a favore dell’”agricoltore custode”, figura istituita dalla legge regionale n. 1/2008 e posta a salvaguardia della biodiversità, a firma dei consiglieri Tagliaferri, Cuoghi, Evangelisti.

Su questa risoluzione sono state presentate due proposte di emendamento, una a firma dei consiglieri Caliandro, Bulbi, Daffadà e Sabattini, una a firma dei consiglieri Caliandro, Tagliaferri, Bulbi, Daffadà e Sabattini.

Siamo in discussione generale. Prego, consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Presidente, su uno degli emendamenti c’è una questione di forma, sull’altro più di sostanza, e nelle conclusioni della risoluzione si propone di valutare l’introduzione di una modifica da parte del nostro legislatore regionale che renda effettiva la legislazione regionale. Rispetto a questo secondo emendamento abbiamo chiesto la sostituzione di quello che è stato distribuito, quindi penso che ci vorrà un attimo per la distribuzione della seconda versione, perché ci siamo accorti che c’erano dei limiti rispetto alla capacità di spesa e che, spendendo soldi non regionali, ma comunitari, dovevamo fare alcuni riferimenti, quindi chiediamo di pazientare un attimo il tempo che venga distribuita questa ultima versione, non penso che possa essere messa in votazione prima, quindi attendiamo un attimo, se possibile.

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, il secondo emendamento ha una piccola modifica; quindi, lo stiamo stampando e lo distribuiremo a breve.

Altri in dibattito generale? Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente. Per aggiungere alla discussione una riflessione nel corso della discussione della votazione dell’ultima Nota di aggiornamento del DEFR era stato votato e approvato un ordine del giorno che andava in questa direzione, ovvero quella di fare in modo che gli agricoltori e non solo gli agricoltori, quelli che ancora hanno un’attività diretta, come allevatori o direttamente coltivatori diretti, ma anche coloro che hanno un’attività da terzisti, che sono ancora tanti, oppure coloro che hanno chiuso per varie motivazioni l’attività agricola ma hanno ancora la proprietà dei terreni, hanno ancora i mezzi a loro disposizione, dargli la possibilità di avere dei contributi per fare delle piccole manutenzioni al territorio. Questo proprio perché siamo di fronte a una grande capacità lavorativa di persone che conoscono il territorio, lo sanno manutenere e riescono anche a vedere quelli che sono gli interventi che possono essere più utili. Questa è giunta come sollecitazione da parte delle associazioni agricole. Molte volte queste associazioni agricole gestiscono insieme agli agricoltori i fondi regionali, per esempio i fondi PSR. L’idea è anche quella di avere, magari, a volte dei bandi, che magari diano dei contributi anche in questo senso. L’ordine del giorno che è stato approvato

 dovrà quindi poi essere recepito in qualche modo, e credo che questa ulteriore risoluzione vada sicuramente in questa direzione. La sollecitazione giunge proprio per non disperdere questo enorme patrimonio di capacità e di possibilità di intervenire, dove gli enti territoriali della Regione fanno sempre più fatica. Anche l’Agenzia di Protezione civile fa più fatica ad agire puntualmente su alcune zone. Su queste possono agire agricoltori, o coloro che hanno ancora delle capacità, che vivono sul territorio e che hanno ancora i mezzi. Si tratta di persone che, probabilmente, ancora oggi utilizzano questi mezzi, vanno nei boschi, fanno un po’ di legna. Comunque, sono tante attività anche di sussistenza in montagna, per cui avere un contributo di questo tipo va sicuramente in una direzione importante.

Era proprio per ricordare anche all’Assemblea che un passaggio è stato fatto. Gli ordini del giorno, poi, dovrebbero trovare una loro declinazione all’interno dei documenti che abbiamo approvato, però anche su questo cercheremo di vedere che questo poi venga anche trasformato in progetti precisi, e questo della risoluzione potrebbe già essere un primo passo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Altri in dibattito generale? Intanto stiamo distribuendo la nuova versione dell’emendamento, che, come vi dicevo, ha una piccola integrazione.

Io non ho altri in dibattito generale.

Chiedo se sugli emendamenti qualcuno vuole intervenire nuovamente. Non abbiamo nessuno neanche sugli emendamenti.

Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto congiunte su risoluzione ed emendamenti. Consigliere Cuoghi, prego.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Ovviamente voteremo a favore della risoluzione che ha presentato il collega Tagliaferri, ma sottoscritta da tutto il Gruppo Fratelli d’Italia. Voteremo favorevolmente anche all’emendamento n. 2 nella sua seconda stesura, che è stata concordata, che va a riscrivere, ma non in maniera diversa, quella che era la nostra proposta, ovverosia di riconoscere questa figura dell’agricoltore quale custode del territorio su cui opera e su cui lavora. Ovviamente non possiamo, invece, votare allo stesso modo l’emendamento n. 1, anche perché facciamo fatica a comprenderne il significato. Qui viene tolta la parola “nazione” da una frase che non toglie solamente una parola, ma toglie anche un senso, probabilmente, a questa frase, che vi vado a rileggere. Se venisse emendata questa frase, sarebbe che “le materie oggetto della legge regionale n. 1/2008 assumono grande rilevanza a livello regionale e nazionale”, perché si articola anche a livello nazionale, essendoci un disegno di legge già approvato in Senato, in corso di approvazione al tempo della stesura della risoluzione, ma che nel frattempo ha fatto il suo corso, “grande rilevanza a livello regionale e nazionale, tanto da aver suscitato l’interesse di tutte le componenti sociali della” virgola, “oltre che un largo consenso condiviso”.

Sembra che questo emendamento, più che dai consiglieri che l’hanno sottoscritto, sia stato scritto da una sorta di ChatGPT, che è stata programmata forse per togliere parole quali nazione, Italia, Tricolore, patria, parole che qualcuno probabilmente ritiene sconvenienti.

Per noi, se si vuole usare un sinonimo, può andare bene, tant’è che abbiamo accolto l’altro emendamento, accogliamo anche questo, ma questo va veramente a togliere significato alla frase in termini di grammatica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Cuoghi.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Apprezzo l’artificio elettronico con il quale il collega Cuoghi ha colto il refuso, evidentemente anche “della” andava eliminato, collega Cuoghi, quindi, se è possibile, chiediamo di eliminare anche “della nazione”, non solo della. L‘emendamento contiene un errore di battitura. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, sì.

Altri in dichiarazione di voto? Io non ho altri in dichiarazione di voto.

A questo punto mettiamo in votazione i due emendamenti.

Il primo emendamento è a firma dei consiglieri Bulbi, Daffadà e Sabattini.

Chiedo prima l’assenso al consigliere Tagliaferri.

Nominiamo gli scrutatori: consiglieri Gerace, Maletti e Catellani.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 1, a prima firma del consigliere Caliandro.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 2, a prima firma del consigliere Caliandro.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Mettiamo in votazione la risoluzione n. 6954, a firma dei consiglieri Tagliaferri, Cuoghi ed Evangelisti.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 6954 è approvata per alzata di mano all’unanimità dei votanti)

 

OGGETTO 7856

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo e il Parlamento a trovare soluzioni per evitare la chiusura dell’EBRI (European Brain Research Institute), centro di ricerca internazionale non-profit dedicato alle ricerche sul cervello. A firma del Consigliere: Gerace

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati alla risoluzione 7856: risoluzione che impegna la Giunta a sollecitare il Governo e il Parlamento a trovare soluzioni per evitare la chiusura dell’EBRI, centro di ricerca internazionale non-profit dedicato alle ricerche sul cervello.

La risoluzione è a firma del consigliere Gerace.

Apriamo la discussione generale. Prego, consigliere Gerace.

 

GERACE: Grazie, presidente.

La risoluzione che porto oggi all’attenzione dell’Assemblea ha come oggetto il Centro internazionale non-profit dedicato alle ricerche sul cervello.

Il Centro EBRI, con sede a Roma è fondato nel 2002 dalla professoressa e Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Questo ambito accademico di eccellenza si dedica all’individuazione di nuove strategie terapeutiche per le malattie neurodegenerative e gravi disturbi del sistema nervoso.

In particolare, le ricerche attuali sono focalizzate sullo sviluppo di una variante della proteina NGF, scoperta della stessa Rita Levi Montalcini, con potenziali implicazioni preventive nella neurodegenerazione associata, per esempio, all’Alzheimer e ad altri gravi disturbi del sistema nervoso.

Un traguardo molto importante, che permetterà in futuro, un futuro ormai prossimo, la diagnosi precoce di molte malattie neurodegenerative. Di tali straordinari progressi potrebbero beneficiare i bambini con bisogni speciali e problemi neurologici, fornendo informazioni preziose per i medici, i terapisti, gli altri professionisti sanitari che con questi bambini operano e lavorano.

Per realizzare queste importanti innovazioni scientifiche servono soprattutto fondi: fondi adeguati, che garantiscano una continuità alle ricerche, mentre si rileva che per la prima volta dopo oltre dieci anni il finanziamento per i costi strutturali della Fondazione EBRI, ottenuto tramite la legge di bilancio a partire dal 2012 non è stato rinnovato.

Credo che ciò non sia dovuto a una precisa volontà politica, ma forse ad una involontaria disattenzione nella fase di redazione della legge di bilancio. La decisione di non rinnovare il contributo all’EBRI mette a rischio il sogno di Rita Levi Montalcini di avere in Italia un centro di riferimento sul cervello di livello internazionale. È necessario, quindi, trovare soluzioni per evitare la chiusura dell’EBRI e le gravi conseguenze che ne deriverebbero, quali l’impossibilità di proseguire le ricerche, la restituzione dei finanziamenti competitivi ricevuti dall’estero, l’interruzione di collaborazioni con prestigiose università e centri di ricerca nazionali ed internazionali, nonché…

Presidente, posso chiedere un po’ di silenzio?

 

PRESIDENTE (Petitti): Certo, l’ho fatto.

 

GERACE: Grazie.

Dicevo, nonché delle sperimentazioni cliniche attualmente in corso sui pazienti. Inoltre, la chiusura dell’istituto di ricerca rappresenterebbe un danno significativo per la comunità scientifica italiana ed internazionale.

Riteniamo, pertanto, fondamentale affrontare questa situazione critica proponendo un preciso impegno alla Giunta regionale per sollecitare il Governo e il Parlamento a trovare soluzioni tempestive che possano evitare la chiusura dell’istituto di ricerca, garantendo un finanziamento adeguato per la manutenzione delle avanzate strutture e apparecchiature, nonché la prosecuzione delle ricerche per la comprensione delle condizioni neurologiche e lo sviluppo di nuove terapie.

Chiedo, quindi, un voto che vada oltre l’appartenenza politica. Non penso e non voglio pensare che dietro il mancato finanziamento ci sia un preciso obiettivo politico e per tale ragione auspico un voto unanime dell’Assemblea. Questa iniziativa, oltre a preservare il patrimonio scientifico dell’EBRI, mira, allo stesso tempo, ad onorare la memoria della professoressa Rita Levi Montalcini e del suo sogno originario di istituire in Italia un grande centro di ricerca sul cervello di fama mondiale.

Auspico, allora, che questa Assemblea si faccia carico del ruolo di portavoce della scienza, consapevole dell’urgenza di preservare un’eredità scientifica di valore, quale risulta essere indubbiamente l’EBRI, e di contribuire al sostegno e al progresso della ricerca scientifica in un ambito cruciale per la salute umana come quello delle malattie neurodegenerative. Vi invito, quindi, a votare a favore di questa risoluzione, che è un atto di responsabilità verso la scienza, la salute e il futuro del nostro Paese.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Gerace.

Altri in dibattito generale? Io non ho nessun iscritto a parlare. Prego, consigliere Delmonte.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Forse era stata depositata tempo fa e non era aggiornata agli ultimi avvenimenti, però in generale credo che non sia in discussione, ovviamente, la qualità del servizio e l’essenzialità della struttura in sé. Oggi, però, stiamo discutendo del nulla, perché comunque nel 2024 i fondi sono stati garantiti dal Ministero dell’Università e il ministro Anna Maria Bernini si è impegnata a trovare una soluzione strutturale, che non sia invece quella di inserire ogni anno all’interno della manovra finanziaria uno stanziamento per l’anno successivo, quindi per il 2024 i fondi sono garantiti e c’è un impegno del Ministero, tra l’altro evidenziato non in una nota ministeriale, ma da una nota dello stesso istituto che ha emanato di proprio pugno.

C’è un impegno a rendere strutturale il finanziamento, quindi non solo questo Governo ha già provveduto nel 2024 a colmare quello che manca, ma ha già fatto un impegno per renderlo strutturale, cosa che gli scorsi Governi non hanno mai fatto. Noi quindi ci asterremo, nel senso che per noi non ha motivo di esistere questa risoluzione, ma, visto che verrà posta ai voti, ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto. Qualcuno si iscrive a parlare? Io non ho nessuno iscritto a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto mettiamo in votazione la risoluzione n. 7856, a firma del consigliere Gerace.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 7856 è approvata per alzata di mano a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 7102

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire l’interlocuzione con tutti gli organi preposti affinché vengano rispettati gli accordi a tutela dei diritti dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna e a sostenere l’introduzione di una normativa per il salario minimo legale nel nostro Paese. A firma dei Consiglieri: Amico, Sabattini, Dalfiume, Mori, Costi, Pillati, Caliandro, Mumolo, Rontini

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati alla risoluzione 7102: risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire l’interlocuzione con tutti gli organi preposti affinché vengano rispettati gli accordi a tutela dei diritti dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna e a sostenere l’introduzione di una normativa per il salario minimo legale nel nostro Paese.

La risoluzione è a prima firma del consigliere Amico.

Apriamo il dibattito generale. Prego, consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

È una risoluzione che risale all’estate passata, ma ancora non ha trovato un esito positivo nel suo complesso e nel suo specifico, perché prende in esame quanto a partire dal 2013, ovvero, le sigle sindacali di Filcams e Fisascat, quando siglarono con le associazioni datoriali di Confindustria delle centrali cooperative il Contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti da istituti a imprese di vigilanza privata ai servizi fiduciari, che per la prima volta ha unificato due contesti importanti del mondo del lavoro, introducendo il comparto dei servizi fiduciari con l’obiettivo, condiviso anche dalle associazioni datoriali e definito nel testo contrattuale, di favorire l’emersione del settore, che è sempre stato storicamente caratterizzato da una forte presenza di lavoro irregolare e precario.

L’impegno delle parti firmatarie consisteva nel migliorare le condizioni salariali degli ultimi livelli del personale impegnato nei servizi fiduciari, che erano considerate di emersione per un settore all’epoca privo di regolamentazione contrattuale, impegno che è stato poi disatteso dalle associazioni datoriali provocando un peggioramento delle condizioni negli appalti che ha compresso e penalizzato le retribuzioni dei lavoratori con grandi guadagni sia delle aziende che dei committenti.

Ad oltre sette anni dalla scadenza del Contratto nazionale, avvenuta nel dicembre 2015, tra le tante iniziative messe in atto dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali (scioperi, presidi o manifestazioni di sensibilizzazione) Filcams e Fisascat hanno depositato con i rispettivi uffici legali una class action contro una delle maggiori aziende del settore che occupa un gran numero di operatori nel comparto dei servizi fiduciari, allo scopo di disapplicare le tabelle retributive del Contratto nazionale del lavoro, sezione servizi fiduciari, sottoscritto nel 2013 dalle medesime organizzazioni sindacali.

Nella nostra regione, in base ai dati delle Camere di commercio, alla data del 31 dicembre 2021, in riferimento ai relativi codici ATECO, risultano occupati nel settore della vigilanza privata e servizi fiduciari 6.597 lavoratori, i quali, a seguito del mancato rinnovo del Contratto nazionale, hanno subìto un pesante decremento della loro retribuzione, che per un lavoratore di livello medio si attesta su un importo economico orario di circa 5,49 euro lordi.

Lo scorso dicembre 2017 si è costituito il Coordinamento nazionale dei delegati e delle delegate sindacali del settore vigilanza privata e servizi fiduciari, che ha richiamato il Ministero dell’interno e i suoi livelli subordinati, territorialmente competenti a una scrupolosa applicazione di quanto previsto dal decreto ministeriale 269 sulla disciplina delle caratteristiche minime del progetto organizzativo dei requisiti minimi di qualità degli istituti e dei servizi di cui agli articoli 256-bis e 257-bis del regolamento di esecuzione del TULPS, nonché dei requisiti professionali e di capacità tecnica richiesti per la direzione e per lo svolgimento di incarichi organizzativi nell’ambito degli stessi istituti, in quanto si fanno sempre più diffusi i casi nei quali operatori disinvolti e incuranti delle regole riescono ad aggiudicarsi appalti pubblici e servizi privati a discapito della parte sana del settore.

Il 1° luglio 2021 veniva firmato tra le associazioni datoriali e i rappresentanti sindacali il verbale di incontro sull’impianto che si era concordato di dare al rinnovo contrattuale, che, stante la sfera di applicazione di nuove elaborazioni, avrebbe dovuto avere la seguente denominazione “Contratto nazionale del lavoro per i dipendenti da imprese di vigilanza privata e servizi di sicurezza”. Nella sua sfera di applicazione erano ben individuate le quattro tipologie di servizi che si intendono disciplinare anche in riferimento alle normative vigenti, ovvero i servizi di vigilanza privata, i servizi di sicurezza per i quali non è richiesto il possesso del decreto di guardia in particolare giurata, i servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o pubblici esercizi, le attività di stewarding all’interno degli impianti sportivi.

Il verbale vincolava le parti a proseguire il negoziato per arrivare alla sottoscrizione di un impianto normativo unico, articolato in una parte generale e in parti speciali, volte a disciplinare le peculiarità dei quattro comparti, ma la lunghissima e infruttuosa trattativa si è conclusa con esito negativo nell’incontro del 18 marzo 2022, nel quale le associazioni datoriali, anziché presentare una proposta dignitosa sul piano salariale, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle rispettive aziende.

È bene ricordare anche che il numero di contratti nazionali depositati nel CNEL continua a crescere, dai circa 300 di metà anni 2000 si è arrivati ai 1.000 di oggi, e solo il 22 per cento è firmato dalle organizzazioni come CGIL, CISL e UIL, mentre erano il 57 per cento nel 2011. Il resto viene sottoscritto da altre sigle, in alcuni casi vere organizzazioni di lavoratori, in altri, invece, sigle sostanzialmente inventate ad hoc per firmare contratti di comodo per pagare salari inferiori a quelli previsti dal contratto nazionale di settore. Oltre all’aumento del numero dei contratti collettivi nell’ultimo decennio, si è visto anche un aumento dei contratti scaduti e della durata media della vacanza contrattuale. Solo il 50 per cento dei lavoratori dipendenti è coperto da un contratto, scaduto in media da quasi tre anni.

L’introduzione di un salario minimo legale sia nei settori non regolamentati dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali, dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale sia in quelli regolamentati sarebbe, pertanto, utile per contrastare la precarietà e il lavoro povero.

In tale contesto, le Istituzioni competenti, a partire dal Ministero dell’interno, dalle Prefetture e dal Ministero del lavoro, non hanno esercitato la funzione di controllo e intervento loro assegnata dalle norme vigenti, a parte alcuni casi recentemente avvenuti in provincia di Milano, dove le corti si sono pronunciate contro salari inferiori a euro 5,39 lordi di cui dicevamo precedentemente, che ovviamente sono oltre sotto soglia, soprattutto se questi casi hanno a che fare con lavoratori e lavoratrici che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come è ampiamente dimostrato dal lodevole impegno espresso durante l’intera fase di emergenza sanitaria, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale. Si va quindi ad elencare le sentenze che sono occorse nel corso dei mesi e degli anni circa l’inapplicabilità di quei contratti oscuri, che, pur essendo depositati presso il CNEL, rappresentano ancora un vulnus importante per quanto riguarda questo specifico ambito di lavoro.

Attualmente i lavoratori della vigilanza accreditati presso la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna sono 101 (dati del marzo 2023), dipendenti dal raggruppamento temporaneo di imprese tra Coopservice e Cittadini dell’ordine, che ha vinto la gara Intercent-ER nel 2020, e inquadrati al terzo, quarto, quinto e sesto livello.

Il 23 novembre 2021 è stato siglato un protocollo d’intesa tra la Regione e le organizzazioni sindacali in materia di legalità e appalti, che tra gli impegni prevede l’assicurazione della clausola sociale anche per questi lavoratori. Lo scorso 11 maggio la Regione ha avviato un confronto con le organizzazioni sindacali, al fine di individuare le azioni più utili per favorire il confronto a livello nazionale per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, condizione ormai non più rinviabile per assicurare ai lavoratori condizioni economiche e normative adeguate. In sostanza, molte persone che oggi sono assunte secondo questi contratti spesso si trovano a coprire turni di 40 ore settimanali, con uno stipendio netto di circa 700 euro; quindi, capite che siamo ai limiti dello sfruttamento. Il 30 maggio scorso, al termine di una lunga sessione negoziale, dopo diverse iniziative di mobilitazione sindacale e scioperi, i sindacati di categoria e le associazioni imprenditoriali del settore hanno siglato l’ipotesi di accordo sul nuovo contratto nazionale, da sottoporre alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori degli organi associativi.

L’intesa triennale, a decorrere dal 1° giugno 2023, resterà in vigore fino al 31 maggio 2026, e sulla parte economica definisce un aumento a regime di 140 euro per il quarto livello e per il livello D dei servizi fiduciari, oltre a intervenire sul sistema di classificazione sulla parte normativa. All’interno di tutto quanto questo contesto, l’invito di questa risoluzione è quello innanzitutto di proseguire nell’interlocuzione con le organizzazioni sindacali al fine di dare piena attuazione al protocollo d’intesa siglato con le stesse in materia di legalità di appalti, con particolare riferimento agli accordi di tutela dei diritti dei lavoratori e della qualità del lavoro relativamente all’applicazione della clausola sociale del Contratto nazionale di lavoro. Ma soprattutto, l’invito di questa risoluzione è a dare indicazione all’Agenzia regionale Intercent-ER sulle strategie di nuova gara a tutela dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e dei servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna, tenuto conto delle eventuali osservazioni pervenute dalle organizzazioni sindacali del comparto, quindi accompagnare un’elevazione di quelle che sono oltre le condizioni contrattuali oggi in essere del Contratto nazionale del lavoro, per garantire una dignità di lavoro alle persone che operano proprio all’interno dei nostri locali, per esempio, e comunque nello stesso tempo sostenere presso la Conferenza Stato-Regioni e in ogni altra sede competente, le iniziative legislative miranti all’approvazione di una normativa nazionale che introduca il salario minimo legale nel nostro Paese, che proprio all’interno di questa descrizione che con dettaglio ho evidenziato all’attenzione dell’aula, rappresenta nel caso specifico un caso evidente di necessità di introduzione di salario minimo legale che non consente ai lavoratori e alle lavoratrici impiegate all’interno di questo comparto di poter oggi ottenere un salario sufficientemente adeguato a quelle che sono le prestazioni anche di carattere economico e le opportunità di carattere economico che a questi siano rivolti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dibattito generale? Consigliera Catellani, prego.

 

CATELLANI: Grazie, presidente.

Ringrazio il collega Amico. La risoluzione è una risoluzione complessa, che affronta due argomenti, anche abbastanza distanti, probabilmente, per come sono stati affrontati: uno è il Contratto collettivo nazionale di lavoro, l’altro è il tema del salario minimo.

In ragione di ciò chiederemo la votazione per parti separate, perché chiaramente il nostro voto è diverso a seconda degli aspetti della risoluzione che vengono affrontati.

Siamo sicuramente concordi sulla tutela dei diritti dei lavoratori e sulla lotta alla precarietà anche del lavoro, quindi, rispetto al primo punto del dispositivo, il riferimento agli accordi a tutela dei lavoratori siamo favorevoli acché vengano sostenuti e anche acché si dia indicazione all’Agenzia regionale Intercent-ER sulle strategie per nuove gare a tutela dei lavoratori. Il controllo, chiaramente, sulle gare è fondamentale. Va da sé che, ad esempio, nel corpo della risoluzione, però, richiamate dei confronti avviati con le organizzazioni sindacali, rispetto alle quali, ovviamente, i Gruppi di opposizione sono assolutamente estranei. Quindi, ci risulta abbastanza difficile capire quali sono stati e come avete messo a terra quelli che sono i termini di accordo con i sindacati e quali sono state le determinazioni che da lì sono state liberate. Per cui, non ci potete trovare concordi su questo.

L’ultimo punto, sul quale ovviamente siamo contrari, è il tema del salario minimo, anche perché sapete perfettamente che sul tema si è dibattuto anche alle Camere lo scorso dicembre, quando dinnanzi alla proposta del salario minimo di PD e Cinque Stelle il Centrodestra ha presentato un ordine del giorno, a prima firma proprio del Gruppo Lega, che ha azzerato il tema del salario minimo, rielaborando peraltro il tema con una proposta di un disegno di legge, che è arrivato in Commissione il 28 settembre 2023, ma che ancora non è stato discusso. Ebbene, questo disegno di legge parte dalla differenziazione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e privati in base al costo della vita, con ciò superando il limite del salario minimo sul salario base, ma incidendo, invece, su quelle che sono le voci accessorie. Quindi, rispetto al salario minimo abbiamo proprio due visioni completamente diverse. È ovvio, pertanto, che sul terzo punto il voto è assolutamente contrario.

Vado anche a precisare come richiediamo la votazione per parti separate, così magari anticipiamo i tempi. Dal “premesso che nel 2013 Filctem-CGIL e Fisascat-CISL” fino a “si impegnano l’Assemblea legislativa, la Giunta regionale, l’Assessorato competente” il voto sarà contrario. Sul primo e sul secondo punto del dispositivo, quindi “a proseguire nell’interlocuzione con le organizzazioni sindacali” fino a “organizzazioni sindacali del comparto” il voto sarà di astensione. Quindi, questa è la seconda parte. L’ultima parte è l’ultimo punto del dispositivo, quello sul salario minimo, in cui il voto sarà contrario.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Innanzitutto, desidero esprimere la mia gratitudine al consigliere Amico per aver presentato questo atto, che ci dà la possibilità di discutere su un tema che credo sia di fondamentale importanza, un tema che certamente è dirimente per tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore della vigilanza privata e dei servizi fiduciari.

La retribuzione attualmente prevista dai contratti per questi lavoratori è semplicemente vergognosa e certamente è in contrasto con quanto previsto dall’articolo 36 della nostra Costituzione. L’articolo 36 della nostra Costituzione recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Ebbene, questa è una cosa piuttosto difficile da fare con dei salari mensili che per contratti che prevedono 40 ore alla settimana, quindi a tempo pieno, sono pari a 900-1.000 euro, più o meno il costo di un appartamento in questo momento, quantomeno a Bologna.

C’è stata una vertenza – ne ha parlato il consigliere Amico – perché, quando purtroppo la politica non interviene, intervengono i tribunali. I lavoratori si sono rivolti ai tribunali e hanno chiesto se effettivamente quel tipo di salario fosse in contrasto o meno con quanto prevede la nostra Costituzione. Ci sono state varie sentenze dei tribunali, c’è stata una sentenza della Cassazione recentissima dell’ottobre 2023 e la Cassazione cosa ha detto? Ha detto che, se non ci sono contratti o se ci sono contratti con tabelle salariali che contrastano con quanto previsto dall’articolo 36 della nostra Costituzione, quei contratti vanno disapplicati, e gli accordi, anche in assenza di contratti collettivi nazionali, tra datore di lavoro e lavoratore vanno disapplicati se le retribuzioni sono troppo basse e non sono sufficienti ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. È sempre un problema quando non interviene la politica e intervengono i tribunali. È sempre un problema, perché vuol dire che forse la politica non fa fino in fondo il suo dovere. Il fatto è che questa lacuna ha lasciato i lavoratori in uno stato di precarietà e incertezza, non si può vivere di sentenze e comunque l’accesso alla giustizia comporta tempi necessariamente lunghi. Noi non possiamo ignorare questo stato di precarietà e incertezza, come rappresentanti delle Istituzioni è nostro dovere attivarci per garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti i lavoratori e contrastare con fermezza ogni forma di lavoro irregolare.

Desidero sottolineare l’importanza nostra e il ruolo delle Istituzioni in questo contesto. Il Ministero del lavoro, il Ministero dell’interno, le Prefetture e tutte le altre Istituzioni competenti hanno il compito di assicurare l’applicazione di norme adeguate. L’atto che votiamo oggi non rappresenta solo un impegno verso la giustizia sociale, ma anche un passo decisivo verso la sicurezza e la stabilità di un settore vitale per la nostra società.

L’approvazione di questo atto è essenziale per dimostrare il nostro sostegno incondizionato ai lavoratori che ogni giorno contribuiscono alla sicurezza e al nostro benessere. Tuttavia, noi non possiamo fermarci qui, l’introduzione di un salario minimo legale, presente in questo atto, rappresenterebbe un passo cruciale per prevenire situazioni di disparità salariale. Un salario minimo garantirebbe equità e dignità per tutti i lavoratori, indipendentemente da quanto previsto dai Contratti collettivi. Il Contratto collettivo, infatti, può migliorare le altre condizioni, si può soffermare sul diritto alle ferie, allungare il periodo di ferie, si può parlare di permessi, si può aumentare quel tipo di retribuzione. Quindi, assolutamente il salario minimo legale non svilirebbe in nessun modo la contrattazione collettiva. Se però ci fosse un salario minimo si preverrebbero sicuramente fenomeni di sfruttamento e stipendi inadeguati sostenendo un’esistenza dignitosa.

Attualmente, la mancanza di una legge nazionale su questo tema lascia molti lavoratori senza una protezione adeguata. Senza un salario minimo legale, i lavoratori, nonostante quanto previsto dalla nostra Costituzione, sono spesso costretti a rivolgersi alla giustizia per far valere i loro diritti. Quando i compensi sono lasciati alla discrezione delle parti, il rischio è che i lavoratori, che sono la parte debole della contrattazione, accettino compensi insufficienti, e abbiamo visto in questo caso, ma anche in altri casi, che anche quando c’è un contratto Collettivo nazionale di lavoro possono esserci compensi inadeguati rispetto ai parametri dell’articolo 36 della Costituzione.

L’attuale maggioranza di Governo – abbiamo sentito anche la collega – ha evidentemente una visione diversa rispetto al salario minimo. È però vero – e oggettivamente vero – che senza un salario minimo legale molti lavoratori rimangono intrappolati in condizioni di lavoro ingiuste, spesso sotto la soglia di povertà relativa o assoluta. Spero vivamente quindi che anche questo nostro dibattito, nel nostro piccolo, contribuisca a una discussione nazionale per arrivare a una legge nazionale che comporti un salario minimo legale per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori.

Anche per questo, io credo, l’approvazione dell’atto presentato a prima firma dal consigliere Amico, firmato da tante e tanti di noi, rappresenti un passo fondamentale. Ma il nostro impegno deve andare oltre. Dovremmo tutti – lo ripeto, tutti – lavorare per l’introduzione di un salario minimo legale.

Questo non rappresenta solo un dovere morale, ma una necessità per garantire giustizia e dignità a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori italiani.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mumolo.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale. Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Effettivamente dobbiamo essere tutti grati al collega Amico per aver sollecitato questo tema, sul quale in tanti in questi mesi abbiamo avuto occasione di imbatterci. Si tratta sostanzialmente del classico lodo attraverso il quale da un fatto specifico se ne analizzano degli altri più grandi. Anche la risoluzione ha il merito di dare conto di uno spaccato, ormai più che decennale, della contrattazione collettiva in un settore come quello, appunto, delle imprese di vigilanza e dei servizi privati, un tema che viviamo quotidianamente anche nelle strutture della nostra Regione. Non a caso, abbiamo scelto di sostenere la proposta del collega Amico, proprio perché convinti dell’opportunità di un dibattito che non fosse soltanto legato alla democrazia industriale del Paese.

È vero, gli appalti per essere tali e per essere uno strumento di garanzia e di funzionamento anche della pubblica amministrazione necessitano sempre di un monitoraggio, e il monitoraggio di cui si necessita non sono soltanto quelli evidentemente connessi alle infiltrazioni mafiose, che pure sono importanti e vanno monitorate, ma tante forme di illegalità si annidano anche nella negoziazione, nel negozio giuridico. Vale tra le parti, vale tra i privati, vale, a maggior ragione, nelle relazioni sindacali. Sì, perché il fenomeno in Italia, lo diceva prima il collega Mumolo, non è nuovo. La mancata applicazione dell’articolo 39 della Costituzione ha consegnato a questo Paese delle relazioni sindacali friabili. Il criterio della mancata rappresentatività sindacale, su cui giacciono da troppi decenni proposte di modifica della legislazione, ha creato un vulnus del mercato del lavoro, al punto che quella che un tempo sembrava una discussione stellare sul salario minimo è diventata, invece, un bisogno emergente di giustizia sociale. E credo che nel caso di cui ci occupiamo in questa risoluzione, il caso, appunto, degli istituti di vigilanza e del personale degli istituti di vigilanza, questo bisogno sociale di equità sia ancora più forte. Lo è perché è ingiusto che una famiglia non possa pensare, con lo stipendio che guadagna legittimamente il padre o la madre, al futuro e alla stabilità della propria famiglia. Sembra quasi una sorta di clava. E noi in qualche modo siamo consapevoli di questo problema. Quindi, io apprezzo della risoluzione e del modo in cui è stata esposta il fatto che non faccia sentire nessuno escluso da questa chiamata alla responsabilità, collega. È giusto. Noi non possiamo pensare di entrare quotidianamente nelle strutture della Regione Emilia-Romagna, nelle strutture della Pubblica Amministrazione e di non occuparci di quanto siano sottopagate le persone che vi lavorano, è un problema di giustizia sociale, è un problema di equità, è un problema anche di dignità.

Se oggi il dibattito è concentrato a combattere la sciagurata vicenda dei contratti pirata, forse è venuto il tempo che vi sia un moto di orgoglio rispetto a questa problematica. Credo quindi che il merito di questa discussione stia non solo nell’intervenire nel settore dei servizi, ma nell’intervenire anche nel concetto stesso di famiglia. Quali sono i diritti che hanno i lavoratori a vivere in maniera dignitosa la loro esistenza lavorando? Quale programmazione di vita possono avere? È capitato di recente in un dibattito, al quale molti non si sono sottratti, di vedere come nelle occupazioni pubbliche gli occupanti fossero lavoratori dipendenti, non solo disoccupati, ma anche persone che con il loro stipendio non riuscivano evidentemente ad avere il diritto alla casa.

Affrontando il tema della retribuzione, affrontando il tema del salario, affrontiamo anche il tema della possibilità di avere un futuro del diritto alla casa, del diritto alla famiglia. La sfida che viene lanciata da questa risoluzione è quindi una sfida più ampia della vicenda triste con la quale alcune imprese e anche alcune cooperative si sono nascoste in questi anni, è una vicenda in cui si racconta la storia di un pezzo di società, in cui chi ha la volontà di avere un lavoro, di stare nella legalità non è in grado di garantire a se stesso e alla propria famiglia un futuro.

Il monito costituzionale dell’articolo 3, dell’articolo 39 inapplicato, dell’articolo 36 sono forse lo specchio di fronte al quale tutte le mattine, quando entriamo in questa Regione, dobbiamo porci quando vediamo il personale di vigilanza, che sappiamo essere sottopagato. Forse quest’aula oggi con questa discussione, con questo dibattito offre la possibilità a tutti noi di dare un segnale di attenzione, piuttosto che un segnale di disinteresse.

Occorre, quindi, che questo dibattito si ponga come obiettivo quello di andare ben oltre il tema specifico, ma comprenda l’importanza di essere legislatore regionale. Occorre intervenire anche sui nostri stessi appalti, occorre stabilire che i nostri stessi appalti debbano garantire con le clausole sociali delle possibilità non solo di mantenimento del posto di lavoro, ma anche il diritto ad una retribuzione sufficiente. Lo dico in una Regione che ha fatto del Patto per il lavoro e per il clima, il centro e il perno della sua azione politica.

Quindi, al di là dei distinguo che possono essere messi in piedi e con la piena consapevolezza del dramma che vivono i lavoratori tra il sesto livello e il terzo livello di questo settore, penso che il voto di questa risoluzione debba essere anche, collega Amico, avvenire con voto elettronico. Penso infatti che bisogna avere il coraggio, oggi, anche di stabilire su quali parti siamo d’accordo e su quali parti non siamo d’accordo, cosa pensiamo che debba essere la gestione stessa del salario e cosa pensiamo di dire alle persone che tutti i giorni incontriamo e che chiedono giustizia.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Caliandro.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto. Qualcuno vuole intervenire? Non ci sono iscritti a parlare in dichiarazione di voto. Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Ovviamente noi voteremo a favore della risoluzione com’è stata illustrata precedentemente. Mi vorrei, però, soffermare su alcune dichiarazioni che sono state mosse come osservazioni al testo della risoluzione, perché penso che come ha fatto il Governo, cioè azzerando la discussione sul salario minimo, non significhi mettere la testa sotto la sabbia. Questo dimostra materialmente quali sono le condizioni contrattuali che il personale dei servizi fiduciari è tenuto a rispettare. D’altronde, se ad oggi rispetto ad alcuni livelli di assunzione il valore lordo orario è di 5,9 euro, è evidente che esiste un problema anche all’interno della contrattazione nazionale. E qui penso che sia anche una responsabilità degli stessi sindacati, che in una qualche maniera hanno sottoscritto quel contratto nazionale, cioè hanno avallato una condizione per cui, per fare un esempio molto semplice, persone che lavorano proprio presso gli uffici della Regione – l’ho detto prima –, con 40 ore settimanali, nel momento stesso in cui non sono tenute a fare un servizio di vigilanza armata, hanno uno stipendio mensile medio pari a 700 euro. Voi capite che – ha detto bene il consigliere Caliandro – questo ha riflessi non solo esclusivamente per quanto riguarda l’aspetto di carattere salariale, ma ovviamente anche rispetto alla conduzione di una vita dignitosa da parte di queste persone.

È ovvio che la presa in esame di quello che è il contratto nazionale del lavoro per quanto riguarda i servizi fiduciari è uno specifico e su questo abbiamo concentrato maggiormente l’attenzione perché è quella parte sulla quale abbiamo qualche leva in forma diretta attraverso l’Agenzia Intercent-ER per quanto riguarda i servizi direttamente appaltati da parte della Regione e, allo stesso modo, i servizi che altri Enti pubblici possono attivare proprio attraverso l’Agenzia Intercent-ER. Quindi, è un fattore di leva positiva che possiamo mettere a disposizione di lavoratori e lavoratrici di quel determinato comparto.

È anche ovvio che, nel momento stesso in cui diversi tribunali respingono la sostenibilità di alcuni contratti applicati nel campo dei servizi fiduciari come non costituzionali perché non dignitosi di una conduzione quotidiana della propria vita sufficientemente adeguata, abbiamo evidentemente un problema. Quindi, da un lato noi spingiamo perché l’Ente Regione si faccia carico di promuovere una lettura più appropriata di quelli che sono i contratti nazionali e, quindi, riconoscere quelli sottoscritti dagli enti maggiormente rappresentativi e, conseguentemente, espellere progressivamente tutte le modalità contrattuali che sono attivate da soggetti spuri, imprese, imprese-cooperative o altro, e dall’altro lato vogliamo stare all’interno di un dibattito che oggi temporaneamente si è chiuso con le determinazioni parlamentari, ma che nello stesso tempo rimane evidente per la condizione materiale delle persone, lavoratrici e lavoratori dei contratti fiduciari, e anche di altre contrattualistiche nazionali, che non significa cancellare il problema, il problema continua ad esistere ed è per questo che abbiamo fatto un richiamo al dibattito di carattere nazionale, perché non possiamo solo esclusivamente derubricare questo tema.

La soluzione a questo tema probabilmente in Parlamento non si è trovata oggi, probabilmente c’è da continuare a lavorare perché perlomeno i contratti nazionali stiano sempre sopra una determinata soglia e non consentano delle modalità come quelle oggi applicate per il contratto nazionale dei servizi fiduciari.

Il nostro voto, quindi, è a favore, e penso che le obiezioni mosse siano il segno di come si voglia nascondere il problema, che invece sussiste proprio con delle persone che, per esempio, lavorano all’interno di questi stessi ambienti o lavorano oggi sul territorio nazionale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri in dichiarazioni di voto? Colleghi, un po’ più di silenzio, per cortesia.

Consigliere Amico, il microfono, grazie. A posto.

Altri? Io non ho iscritti a parlare in dichiarazione di voto. Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Volevo intanto ricordarle che chiedevo la votazione elettronica del provvedimento, quindi ribadisco la richiesta, e poi la dichiarazione di voto mi sembra d’obbligo.

Il dibattito, le sollecitazioni, i temi ci pongono di fronte alla necessità di dire qualcosa di chiaro. Il contratto collettivo, anche l’ultimo aggiornamento, quello meritorio, quello in cui qualche intervento è stato fatto, non risolve il problema più profondo di questi lavoratori. Bisogna proseguire l’interlocuzione con le organizzazioni sindacali, bisogna anche chiedere l’applicazione della clausola sociale, ma soprattutto bisogna chiedere che siano rinegoziati i salari, anche mettendoci qualcosa di nostro.

Il voto favorevole è, quindi, legato al fatto che chiediamo alla Conferenza Stato-Regioni le iniziative legislative che possano portare ad una normativa nazionale sul tema. Chiediamo sostanzialmente che sul salario minimo di questo comparto, come di tutti i comparti sottopagati, vi sia una scelta politica, una scelta decisiva che ci collochi dalla parte di chi è più in difficoltà e non dalla parte del privilegio.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Caliandro.

Altri in dichiarazione di voto? Non ci sono altri iscritti a parlare in dichiarazione di voto.

Abbiamo il voto sulla risoluzione 7102, a prima firma del consigliere Amico, con voto elettronico.

La votazione è separata in tre parti. Partiamo dalla prima parte della risoluzione: da “nel 2013” fino a “si impegnano l’Assemblea legislativa” eccetera.

Mettiamo in votazione la prima parte della risoluzione, a prima firma del consigliere Amico.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 37

Favorevoli 23

Contrari 11

Astenuti 3

È approvata.

 

Ora siamo alla seconda parte: da “a proseguire nell’interlocuzione” fino a “organizzazioni sindacali del comparto”.

Mettiamo in votazione la seconda parte della risoluzione.

Dichiaro aperta la votazione

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 35

Favorevoli 25

Astenuti 10

 

È approvata.

 

Siamo arrivati all’ultima parte, che sostanzialmente è l’ultima frase della risoluzione.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 37

Favorevoli 22

Contrari 12

Astenuti 3

 

È approvata.

 

OGGETTO 7882

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi per realizzare le scogliere laddove necessarie per costruire difese adeguate alla forza del mare, in luogo di cordoni di sabbia, e a ripristinare a San Mauro Mare la situazione precedente alla chiusura dei varchi per procedere poi al ripascimento, al fine di stabilizzare la linea di costa. A firma dei Consiglieri: Mastacchi, Pelloni

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso alla risoluzione 7882: risoluzione che impegna la Giunta ad attivarsi per realizzare le scogliere laddove necessarie per costruire difese adeguate alla forza del mare, in luogo di cordoni di sabbia, e a ripristinare a San Mauro Mare la situazione precedente alla chiusura dei varchi per procedere poi al ripascimento, al fine di stabilizzare la linea di costa.

La risoluzione è a firma dei consiglieri Mastacchi e Pelloni.

Apriamo il dibattito generale. Prego, consigliere Mastacchi.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Il tema che trattiamo in questa risoluzione, come ha già detto anche lei nel titolo, è quello dell’erosione costiera, tema che ciclicamente ci troviamo a trattare in quest’aula e non solo, è un po’ una caratteristica della nostra costa.

A San Mauro Mare da maggio 2022, in concomitanza con l’apertura di ampi varchi sulle scogliere frangiflutti, l’erosione è improvvisamente ripartita, tanto che durante l’estate 2022 in diversi stabilimenti balneari sono cadute alcune file di ombrelloni e nell’inverno successivo il mare ha eroso molti metri di spiaggia e, in diversi punti, anche la duna invernale, danneggiando pesantemente due stabilimenti balneari. Negli ultimi mesi del 2023, le mareggiate e la furia del mare, alimentata anche dalle forti raffiche di vento, hanno eroso migliaia di metri cubi di sabbia, allargando tutto l’arenile nella frazione e arrivando dentro gli stessi bagni.

Evidenziato che la chiusura del 50-60 per cento dei varchi, i cui lavori dovrebbero partire già a gennaio per concludersi a fine mese, secondo quanto sostenuto dall’Amministrazione comunale di San Mauro, non potrà in alcun modo compensare gli effetti dell’erosione, ma il mare avrebbe comunque la possibilità di entrare ed uscire e i danneggiamenti non si arresterebbero i ripascimenti programmati per la prossima primavera, attraverso il versamento di sabbia aggiuntiva continueranno a raschiare il fondale già malmesso, in quanto i mezzi meccanici utilizzati, rovinando il fondale e depositando poca sabbia mista a fanghiglia, difficilmente consentiranno di recuperare uno spazio utile nell’arenile per tutte le attività di accoglienza.

Considerato che l’apertura dei varchi nelle scogliere, realizzata nonostante negli anni precedenti fosse già emersa l’inadeguatezza del progetto, ha portato alla perdita di diverse decine di migliaia di metri cubi di sabbia a San Mauro Mare, che difficilmente sarà ripristinata con l’elaborazione meccanica dei fondali. Anche il cordone di sabbia eretto fra Marina e Lido di Savio non sarà in grado da solo di proteggere l’arenile senza adeguata ricostruzione delle difese lungo il litorale della costa ravennate, a protezione sia delle attività economiche insediate che di coloro che abitano nelle zone di mare. L’ambiente costiero è un ecosistema dinamico, in cui i processi naturali e quelli di origine antropica si sommano e interagiscono modificandone le caratteristiche morfologiche, fisiche, biologiche, e i litorali sabbiosi sono territori più vulnerabili, in cui maggiormente si manifestano tali evoluzioni.

Si chiede, quindi, l’impegno del presidente della Giunta ad attivarsi a realizzare le scogliere, laddove necessarie, per costruire difese adeguate alla forza del mare in luogo di cordoni di sabbia e a ripristinare a San Mauro Mare la situazione precedente alla chiusura dei varchi per procedere poi al ripascimento, così come la Regione Emilia-Romagna ha realizzato nel limitrofo Comune di Bellaria-Igea Marina, al fine di stabilizzare la linea di costa, favorendo l’ampliamento della spiaggia nella zona protetta, laddove i soli ripascimenti negli anni non si sono dimostrati utili per contrastare l’erosione e l’arretramento della linea di riva, in quanto la sabbia apportata tende a migrare nel giro di breve tempo sui fondali. Questo a tutela delle numerose attività economiche e di un sistema turistico fra i più importanti a livello nazionale ed europeo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Il tratto di arenile che caratterizza la spiaggia di San Mauro Mare, che confina con quella del Comune di Savignano sul Rubicone è una spiaggia che confina anche con quella di Bellaria-Igea Marina.

In premessa, però, tengo ad evidenziare al collega Mastacchi che il caso, che è stato riportato, di intervento realizzato a Bellaria, è un caso che dai tecnici ci viene segnalato come differente per tutta una serie di caratteristiche che riguardano sia il tratto di spiaggia, sia l’intervento progettato, quindi differente rispetto alla situazione di San Mauro. Effettivamente, in quell’area di costa relativa a San Mauro Mare, abbiamo una spiaggia storicamente bassa e sabbiosa, protetta da una serie di scogliere che sono distanti circa 130 metri dalla riva.

Il trend evolutivo della cella sedimentaria di San Mauro Mare, che è stata registrata negli ultimi anni, fino al 2022, è di un progressivo insabbiamento, con un innalzamento del fondo ed una riduzione del battente d’acqua tra la spiaggia e le scogliere. Il tratto di arenile collegato a Savignano Mare risulta invece in erosione. Per rispondere a questa condizione di progressivo insabbiamento, nel 2017 è stato proposto dal Comune di San Mauro un progetto sperimentale di apertura di quattro varchi nelle scogliere. È stato ovviamente proposto per cercare di migliorare la questione della corrente litoranea, con lo scopo di migliorare la qualità delle acque di balneazione e l’erosione.

L’Ufficio Territoriale ha incaricato il Dipartimento di ingegneria dell’Università di Bologna per uno studio approfondito, che ha poi prospettato un intervento alternativo a quanto era stato proposto all’inizio. Alla fine, nel 2018, il Comune, dopo aver fatto una serie di approfondimenti, anche tecnici, ha identificato il percorso dei quattro varchi come il percorso sul quale effettivamente intervenire. C’è stato tutto l’iter, che possiamo immaginare, e i lavori sono stati realizzati nella primavera del 2022, però con una clausola, che il Comune ovviamente ha accettato, ovvero che l’intervento era di natura sperimentale e, per questo motivo, monitorato attraverso l’esecuzione di rilievi semestrali.

Nell’ultimo periodo, proprio grazie a questi rilievi che sono stati fatti, è stato effettivamente rilevato un aumento dell’erosione, come anche nella risoluzione del consigliere Mastacchi è evidenziato, e proprio per questo si è scelto, attraverso un approfondimento della situazione, di presentare un progetto per ridurre l’ampiezza dei varchi a due in questo primo step. Il progetto è proprio in fase di rilascio dei pareri e degli atti autorizzativi necessari a procedere, un primo step con due, poi in prospettiva andando ad intervenire nei quattro.

Ovviamente quella è una zona costiera protetta da una serie di scogliere emerse, una scelta che è stata fatta per cercare di mantenere il più possibile la spiaggia e di garantire anche quelle che sono le attività presenti lungo la spiaggia, però sappiamo bene che quella zona della costa romagnola è caratterizzata da una tendenza all’insabbiamento, con la formazione di tomboli sabbiosi tra la linea di riva e le opere rigide. Una tale condizione riduce la profondità dell’acqua, a scapito anche della qualità delle acque stesse. Quindi, l’obiettivo del Comune è sempre stato quello di cercare di migliorare il più possibile la qualità dell’acqua e la possibilità di balneazione.

Ciò detto, come anticipavo, trattandosi di un intervento sperimentale (penso che vada rilevata l’attenzione dell’Amministrazione comunale a migliorare in prospettiva la condizione di quel tratto di costa, quindi anche a mettere in campo degli interventi che sono costantemente monitorati), in fase autorizzativa era stato anche chiarito e condiviso dal Comune come monitorare e che tipi di interventi mettere in campo in prospettiva nel momento in cui i dati rilevati avessero dato esito negativo, il Comune ha deciso di procedere rispetto all’intervento sui quattro varchi, come anticipavo all’inizio. Ho fatto una lunga prolusione per motivare perché non accoglieremo la risoluzione, perché probabilmente questa risoluzione è stata depositata senza essere a conoscenza che il Comune stesse già intervenendo su questa situazione, proprio alla luce del fatto che l’intervento fatto nel 2022 era un intervento di natura sperimentale e che l’obiettivo di migliorare la qualità delle acque di balneazione e di migliorare anche quel tratto di costa è un obiettivo che si continua a perseguire, mettendo in campo tutte le soluzioni possibili.

L’intervento che è richiesto nella risoluzione è quindi un intervento che è già in atto. Il secondo motivo per cui non possiamo accogliere questa risoluzione è perché c’è questa analogia che è stata portata con la situazione di Bellaria Igea Marina, che non corrisponde in realtà alla situazione effettiva; quindi, è una forzatura che per noi non è accoglibile.

Abbiamo anche pensato di emendarlo, perché il tema che è stato posto è un tema che condividiamo e che è reale, però l’emendamento avrebbe comportato di fatto una modifica anche di tutta la parte introduttiva in maniera consistente della risoluzione, quindi non ci pare che la situazione di contesto sia tale da dover emendare completamente una risoluzione, stante il fatto che penso che il collega Mastacchi, comunque, possa essere soddisfatto della rassicurazione che il Comune sta già lavorando in maniera operativa e molto concreta per una risoluzione del problema.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Montalti.

Altri in dibattito generale? Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente. Solo per evidenziare questo. È chiaro che la risoluzione del collega Mastacchi è certamente finalizzata a risolvere un problema; quindi, non capisco molto il fatto che il Partito Democratico la bocci solo per il semplice fatto che si sta già facendo quello che viene richiesto nella risoluzione, perché è un’ovvietà, a questo punto, dire: bene, se è stata richiesta e si sta facendo, è giusto anche accoglierla per andare incontro alle esigenze di quel territorio. Dall’altro lato, entriamo sempre in una tematica particolare, che è quella dei ripascimenti. Noi sappiamo quanto la Regione Emilia-Romagna ogni anno stanzi di risorse per i ripascimenti delle spiagge, senza trovare, almeno fino a pochi anni fa, soluzioni che potrebbero essere risolutorie proprio in ragione dell’erosione costiera.

È evidente che ci sono state alcune situazioni in cui si stanno sperimentando anche le barriere soffolte, come quelle che sono peculiarità che potrebbero rendere definitiva la problematica legata all’erosione, quindi evitare di spendere risorse e destinare quelle risorse invece ad altro. È una questione che sta andando avanti da diversi anni, probabilmente ancora non si è trovata la soluzione definitiva al problema. Si sta tentando, e questa direzione che si sta prendendo è certamente la soluzione migliore, cioè quella di tentare soluzioni definitive. Il problema principale oggi è quello di capire come soddisfare le esigenze di quei territori che si vedono, soprattutto nelle coste romagnole, erodere la spiaggia, e quindi ovviamente avere anche la necessità di potere, su quelle spiagge, intervenire in maniera diversa.

Adesso la questione di San Mauro l’abbiamo presa in considerazione. Ritengo, da questo punto di vista, che nulla debba essere modificato rispetto alla risoluzione presentata dal consigliere Mastacchi, quindi noi voteremo ovviamente a favore, posto che è vero che a Bellaria si sta facendo un’altra cosa, ma la premessa della risoluzione si potrebbe semplicemente emendarla, togliendo quel tipo di problematica, qualora sia in contrasto con quella adottata in quella risoluzione.

Da questo punto di vista per noi la risoluzione va bene, quindi la voteremo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie. Solo alcuni passaggi di chiarimento rispetto all’intervento della collega Montalti.

Intanto un progetto sperimentale sulla pelle dell’economia di quel territorio, perché io ho visto quelle aree e la spiaggia praticamente è scomparsa. Ormai l’erosione è arrivata vicino ai muraglioni, quindi è un “lavorone” molto importante.

Poi i ripascimenti. Già lo sappiamo, è stato detto anche prima, non si conosce bene quale sia la modalità corretta per proteggere le spiagge romagnole. I ripascimenti, però, sappiamo che costano parecchi milioni di euro, sono interventi costosissimi. Quindi, fare della sperimentazione per movimentare della sabbia sapendo che il giorno dopo questa se ne va di nuovo non è proprio il massimo.

Probabilmente è sfuggito un passaggio della risoluzione dove parla di chiusura del 50-60 per cento dei varchi, i cui lavori dovrebbero partire a metà gennaio per concludersi a fine mese. Quindi, il fatto che noi non sapessimo che i lavori erano previsti in realtà nella risoluzione che ho appena illustrato questo passaggio è citato. Ma è proprio questo che si mette in discussione, cioè il fatto del 50-60 per cento che non si ritiene sufficiente a risolvere il problema e a riportare la situazione nell’equilibrio precedente, magari consentendo di evitare quell’insabbiamento che è stato citato, però sicuramente il 50-60 per cento di intervento rispetto alla situazione precedente non consentirà di riportare quella spiaggia nel punto di equilibrio necessario per far sì che non ci sia l’erosione e che non ci sia neanche il problema ambientale che è stato citato.

Il fatto che ci sia condivisione mi fa tanto piacere, ma è un po’ paradossale che si dica: votiamo contro perché lo stiamo già facendo. Teoricamente il voto favorevole dovrebbe essere una ratifica di quello che si sta già facendo. Però, ne prendo atto.

La cosa importante, comunque, è che ci sia consapevolezza di un problema e ci sia consapevolezza che si sono commessi degli errori e che si debba intervenire per riportare in una situazione gestibile per la prossima stagione turistica quell’area.

Il fatto di aver citato come esempio la spiaggia vicina probabilmente deriva dal fatto che in quell’area i risultati sono stati positivi, quindi non si capisce perché, se hanno dato buoni risultati quegli interventi, non si debbano ritenere, comunque, una modalità corretta da utilizzare anche nella spiaggia di San Mauro Mare.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. consigliere Mastacchi.

Altri in dibattito generale? Non ci sono altre richieste di intervento in dibattito generale.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto. Qualcuno vuole intervenire? Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Ribadendo il nostro voto contrario, colgo l’occasione delle dichiarazioni di voto anche per ricordare, visto che non l’avevo fatto precedentemente, che comunque la Regione sta intervenendo in tutta la parte di ripascimento.

In particolare, proprio in questi giorni sono stati effettuati gli interventi a Savignano e San Mauro Mare con oltre 5.000 metri cubi di sedimenti, per un investimento di circa 50.000 euro. Questo fa parte del cosiddetto “progettone”, già avviato e finanziato nel periodo 2022-2024, che vede la Regione intervenire in maniera puntuale lungo le nostre coste, in risposta anche agli impatti delle mareggiate invernali e in vista della preparazione della nostra costa alla stagione estiva.

 Evidenzio quindi come, da un lato, ci sia comunque un’attenzione costante, perché il tema del ripascimento lo stiamo portando avanti in maniera costante e molto puntuale lungo tutta la costa romagnola e ferrarese. D’altro canto, c’è anche questa attenzione in più della Regione che e delle Amministrazioni, che si pone anche rispetto alle singole problematiche dei vari territori il problema di trovare sempre nuove soluzioni, perché riteniamo che la costa romagnola sia un nostro grande patrimonio regionale da più punti di vista, dal punto di vista ambientale, dal punto di vista paesaggistico, turistico ed economico.

Questo è il nostro impegno e l’abbiamo dimostrato in tanti modi. Penso ai tanti interventi per la riqualificazione della costa, del water front, continuiamo a dimostrarlo anche cercando, attraverso sperimentazioni puntuali, delle soluzioni ai problemi che vengono rilevati.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Montalti.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Riteniamo, come Gruppo di Fratelli d’Italia, che la risoluzione presentata dal consigliere Mastacchi chieda un intervento molto preciso e che dettaglia; quindi, prendiamo atto per quello che abbiamo ascoltato, degli interventi che saranno progettati, di quelli in corso e di quelli che saranno fatti, però la situazione che viene descritta è puntuale, così come puntuale è la tipologia di intervento.

Per questo motivo, il nostro voto sarà a favore.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dichiarazione di voto? Io non ho altri iscritti a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto mettiamo in votazione la risoluzione n. 7882, a firma dei consiglieri Mastacchi e Pelloni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinta.

(La risoluzione oggetto 7882 è respinta per alzata di mano)

 

OGGETTO 7759

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere e accompagnare la candidatura del “Volontariato dell’Emilia-Romagna” all’ingresso nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO. A firma dei Consiglieri: Bondavalli, Amico, Soncini, Mori, Costa, Caliandro, Marchetti Francesca, Mumolo, Gerace, Dalfiume, Daffadà, Bulbi, Rontini

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso alla risoluzione 7759: risoluzione che impegna la Giunta a promuovere e accompagnare la candidatura del “Volontariato dell’Emilia-Romagna” all’ingresso nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

La risoluzione è a prima firma Bondavalli.

Apriamo il dibattito generale. Prego, consigliera Bondavalli.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Innanzitutto, vorrei ringraziare anche i colleghi della maggioranza che hanno sottoscritto questa risoluzione. Sono anche contenta di discuterla in questa sede, anche per dare valore a ciò che spesso raccontiamo, ovvero, in generale a tutto il mondo del volontariato. Credo che con questa discussione possiamo dare anche proprio un aiuto concreto, affinché possiamo raggiungere tutti insieme anche questo obiettivo. Qual è l’obiettivo? Viene raccontato ampiamente nel testo dell’atto che ho scelto di presentare, che ha l’obiettivo di promuovere e accompagnare la candidatura del “Volontariato dell’Emilia-Romagna" all’ingresso nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

Penso che ognuno di noi, ovviamente, non soltanto chi è parte dell’Assemblea legislativa regionale, però proprio qualsiasi cittadino e qualsiasi cittadina dell’Emilia-Romagna, penso che ognuno di noi senta con forza di poter dire che il volontariato contraddistingue l’identità di questa terra, l’identità dei nostri territori, ed è un valore che rende coese le nostre comunità e le contraddistingue, rappresentando davvero un tratto identitario della Regione Emilia-Romagna. Ed è una risorsa della nostra Regione che mostra la sua forza e la sua diffusione soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà, come nelle crisi che abbiamo vissuto, anche per fare riferimento proprio all’anno che si è appena concluso.

Il volontariato dell’Emilia-Romagna può essere anche un patrimonio di tutti, può essere un patrimonio universale entrando a far parte della lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Infatti, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, per l’educazione, la scienza e la cultura, ha adottato il 17 novembre 1972 la Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale dell’umanità o, più semplicemente, del patrimonio mondiale. Qual è l’obiettivo? L’obiettivo è quello di identificare, proteggere e conservare il patrimonio mondiale culturale e naturale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, chiedo un po’ più di silenzio in aula, per favore.

 

BONDAVALLI: Il patrimonio culturale non è soltanto costituito da beni materialmente tangibili, come monumenti o collezioni d’arte oppure di oggetti, ma anche da tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati, suddivisi in cinque settori, in cinque ambiti, tra i quali unitamente ad espressioni orali, incluso il linguaggio, alle arti dello spettacolo, ai riti e alle feste, alla conoscenza concernenti la natura e l’universo, all’artigianato tradizionale, alle conoscenze e alle pratiche relative alla natura e all’universo abbiamo, appunto, anche le pratiche sociali.

Il 17 ottobre 2003 l’Unesco ha adottato una specifica convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che ne evidenzia il valore aggiunto apportato al patrimonio mondiale in relazione alle differenze e all’esplicitazione di specifiche identità, nonché degli strumenti e delle condizioni per consentirne la prosecuzione. E a questo riguardo è stata istituita la lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale, con l’obiettivo di testimoniare proprio la diversità del patrimonio intangibile e aumentare la consapevolezza della sua importanza. Ad oggi sono 677 gli elementi riconosciuti dall’Unesco come parte del patrimonio immateriale, sono distribuiti in 140 Paesi del mondo e articolati in uno o più dei cinque settori rappresentativi della diversità e della creatività umana, espressioni orali, incluso il linguaggio o arti dello spettacolo, parti sociali, riti e feste, conoscenza, insomma un po’ l’elenco che veniva fatto in precedenza. Poi, sono 16 gli elementi italiani iscritti nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale, fra i quali, a titolo d’esempio, il saper fare liutario di Cremona, la dieta mediterranea, la transumanza, la cerca e cavatura del tartufo in Italia, conoscenze e pratiche tradizionali, l’alpinismo, sottolineando il ruolo rivestito dalle pratiche sociali e dalle conoscenze ad esse connesse. Il volontariato rientra sicuramente a pieno titolo tra le pratiche sociali caratteristiche, anzi, come dicevo in apertura e soprattutto nella premessa, presentando questa interrogazione, è un tratto identitario rispetto alla nostra Regione, un tratto identitario delle comunità di questa Regione.

Come ogni angolo della Regione, così ogni settore di attività e soprattutto ogni ambito delle relazioni tra le persone, ogni bisogno e ogni competenza o risorsa, rappresenta uno spazio nel quale il volontariato dell’Emilia-Romagna trova la possibilità di esprimersi e di costruire la rete di iniziative e rapporti che connota il nostro modello di coesione sociale.

A questa considerazione dobbiamo aggiungere il riscontro che il volontariato dell’Emilia-Romagna è parte integrante del sistema di assistenza del territorio regionale, si è costantemente reso protagonista di uno straordinario...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula. Grazie.

 

BONDAVALLI: Nel supporto delle Istituzioni e della cittadinanza. Adesso non dobbiamo fare un elenco, però in pratica è un impegno quotidiano quello del mondo del volontariato a sostegno delle nostre comunità.

Da qui la proposta di questa risoluzione, una risoluzione che impegna la Giunta a valutare la possibilità di promuovere e accompagnare la candidatura del volontariato dell’Emilia-Romagna all’ingresso nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale, di cui alla Convenzione Unesco del 17 ottobre 2003.

In questa operazione ovviamente dovrà essere ricercato prioritariamente (peraltro molte sollecitazioni da questo punto di vista sono arrivate da alcune associazioni di volontariato) il coinvolgimento del terzo settore e dell’associazionismo presente nella nostra Regione, la cui identità poggia sul valore della solidarietà e della coesione sociale.

Mi auguro che possa esserci una condivisione di quest’impegno in una strada che sicuramente sarà lunga, ma che ci auguriamo possa arrivare agli obiettivi che questa risoluzione prova a mettere in campo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Proseguiamo con il dibattito generale. Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Molto interessante questa risoluzione, per certi aspetti è suggestiva. Oggi ci sono molti atti che provengono dalla maggioranza che, appunto, creano suggestione. Allora, se il tema è quanto vale il volontariato dell’Emilia-Romagna o quanto è elevata la sensibilità degli emiliano-romagnoli in tema di volontariato, sicuramente è una sensibilità alta, è una sensibilità elevata, che giustamente deve essere evidenziata e deve essere anche premiata. Purtroppo, il volontariato dell’Emilia-Romagna, la vena del volontariato, che c’è in ciascuno di noi e voi, è stata sollecitata anche da fatti drammatici che sono accaduti negli ultimi anni. Penso, senza andare troppo indietro, al terremoto dell’area centrale dell’Emilia, fino ad arrivare ai fenomeni alluvionali della Romagna dei mesi scorsi. Non voglio andare a fatti ancora più gravi e magari di cronaca. Quindi, siamo sicuramente una regione con una dimensione sociale e una sensibilità particolare. Su questo non c’è dubbio. Siamo i migliori? Siamo i primi in Italia? Siamo tali da dover chiedere un riconoscimento territoriale di volontariato? Questo, se vogliamo, è l’oggetto di questa risoluzione, perché si chiede, appunto, di valutare, di prendere in esame – è molto garbato, è molto diplomatico l’impegno finale alla Giunta –, di valutare di promuovere e accompagnare la candidatura nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale di cui alla Commissione Unesco. Non sto a ripetere che cos’è questa lista, da dove nasce, considerato che lo ha già detto la consigliera presentatrice in maniera molto puntuale. Vado a scorrere la lista dei 16 elementi – sono chiamati elementi, ma parliamo di realtà immateriali, di condizioni, di caratteristiche – e trovo – li posso leggere, non sono tantissimi – i seguenti: l’opera dei pupi siciliani nel 2008, è stata la prima; nel 2008 il canto a tenore sardo; nel 2012 il saper fare liutario di Cremona; nel 2013 la dieta mediterranea, elemento transnazionale; nel 2013 le feste delle grandi macchine a spalla; nel 2014 la vite ad alberello di Pantelleria; nel 2017 l’arte del pizzaiolo napoletano; nel 2018 l’arte della costruzione in pietra a secco; nel 2019 la Perdonanza Celestiniana; nel 2019 l’alpinismo, elemento transnazionale; nel 2019 la transumanza, elemento transnazionale; nel 2020 l’arte delle perle di vetro; nel 2020 l’arte musicale dei suonatori di corno da caccia; nel 2021 la falconeria; nel 2021 la cerca e cavatura del tartufo in Italia; nel 2022 la tradizione dell’allevamento dei cavalli lipizzani.

È quindi una cosa effettivamente molto particolare, molto tecnica, molto specifica. Però, ripeto: indubbiamente, nel momento in cui si vuole premiare qualcosa di caratteristico, sicuramente questa lista immateriale è una lista degna di essere presa in considerazione. Mi sono preso la briga di controllare se noi in Italia siamo i più virtuosi dal punto di vista del volontariato. Non so quale possa essere il giusto metro per giudicare la virtuosità e il virtuosismo dal punto di vista del volontariato. Però, per esempio, un elemento sicuramente oggettivo è il numero delle istituzioni non-profit. Magari potremmo discutere sulla qualità: guardo il consigliere Amico, che sorride, ci sta. Però, quantomeno un elemento oggettivo è il numero.

L’ultimo censimento che ho potuto rinvenire in maniera immediata è quello dell’Istat del 2020: in Emilia-Romagna abbiamo 27.658 istituzioni non-profit, un numero sicuramente importante, tra l’altro, con 82.291 dipendenti.

Andando però a guardare, siamo ben posizionati, non siamo i primi. Per guardare territori più o meno similari, il Veneto ha 30.793 istituzioni non-profit e circa 80.000 dipendenti, il Piemonte 30.203 istituzioni non-profit e 70.780 dipendenti; la Lombardia, certamente più grande come territorio, 57.909 istituzioni non-profit e 192.726 dipendenti; poi, sempre prima di voi, il Lazio, che ovviamente è molto più esteso territorialmente, con oltre 30.000. Ora, il tema è se deve essere una gara a chi ha più istituzioni non-profit sul territorio.

Vorrei che l’animo sociale, comunitario, identitario, altruistico dell’emiliano-romagnolo venisse valorizzato, e vorrei che venga valorizzato. La domanda che pongo è questa: è questo il meccanismo più idoneo? Quello di chiedere che, sostanzialmente, il volontariato dell’Emilia-Romagna, quindi attribuendo al nostro volontariato una caratteristica differente e implicitamente migliore, superiore rispetto agli altri, possa avere questo riconoscimento? Ed è un riconoscimento – lo abbiamo visto – tutto particolare. Ho letto i 16 elementi immateriali che sono oggi all’interno di questa lista. Ebbene, io non credo che questo possa essere lo strumento. O meglio, il rischio è veramente che questo non dico che voglia sminuire, ma forse non è lo strumento adatto. E quando non è lo strumento adatto, il rischio, appunto, è che non ci sia una giusta valorizzazione di una realtà che sicuramente va valorizzata.

Del resto, se ci chiedete di riconoscere questa nostra caratteristica come elemento valoriale, importante, primario siamo d’accordo. Non credo che questo possa essere effettivamente lo strumento nel momento in cui altri potrebbero dire: perché il vostro volontariato deve essere migliore del nostro e addirittura entrare nella lista immateriale dell’Unesco? Il volontariato è universale. Non può essere legato a un territorio. Fa parte dell’animo delle persone. Ci sono persone che, ovviamente, possono non avere e non hanno questa vocazione o questa dimensione, così come per fortuna ci sono quelli che ce l’hanno. E sicuramente in questo territorio, in questa regione sono tanti ad avere questa sensibilità, ma non siamo gli unici.

Obiettivamente è una forzatura, che trovo anche sgradevole, proprio perché quando si fa volontariato non si cerca mai l’applauso. La regola è sempre quella che non bisogna farsi pubblicità, perché il volontariato è una spinta personale, che viene dal proprio animo, e non cerca gli applausi. Qua sembra quasi che noi vogliamo cercare rispetto agli altri territori della nostra Nazione una medaglia d’oro, una medaglia. Io credo che questo obiettivamente stoni con l’intendimento che so essere perfettamente genuino della proponente, dei proponenti di questa risoluzione, che è quello, giustamente, di dare un valore. Credo però che in questo modo noi stiamo dando un valore sbagliato, daremmo un valore sbagliato, e soprattutto sembra quasi che vogliamo fare i primi della classe, quando nel volontariato non bisogna mai fare i primi della classe, bisogna dare l’esempio e basta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Vorrei iniziare ringraziando la consigliera Bondavalli per aver presentato questa risoluzione che chi mi ha preceduto ha definito come suggestiva. Suggestiva, dando anche un accento, dal mio punto di vista, per quanto ha appena riportato il consigliere Facci, un accento un po’ negativo la sua chiusura circa la necessità di non farsi pubblicità nel momento stesso in cui si pratica il volontariato. Non darne notizia, non valorizzarlo, non metterlo agli onori della cronaca, credo che risponda ad un’esigenza generale di un ragionamento che secondo me ha fatto del male al volontariato emiliano-romagnolo e italiano nel suo complesso, che ha consentito nel corso dei lunghi anni in cui il volontariato è fiorito sui nostri territori, sul territorio italiano, di essere sostanzialmente anche messo un po’ ai margini della propria azione culturale e politica. Tant’è che spesso e volentieri oggi, nel momento in cui si interloquisce con i centri servizi del volontariato, con le organizzazioni di volontariato, anziché di promozione sociale, o anche con la cooperazione sociale, perché vorrei ricordare che il volontariato si può praticare a vari livelli all’interno delle organizzazioni, ma si può praticare anche il volontariato individuale. Uno dei temi maggiormente critici sollevati da queste organizzazioni è come il volontariato sia un elemento in forte difficoltà dal punto di vista dei ricambi generazionali. Spesso e volentieri le associazioni, questo anche grazie al lungo percorso che abbiamo fatto in vista dell’approvazione della legge n. 3 del 2023 di interlocuzione con i territori, con le organizzazioni e con i centri servizio, è stato uno dei leitmotiv che abbiamo rilevato, io, la consigliera Maletti, ma anche gli altri consiglieri di maggioranza, nel momento stesso in cui hanno interloquito con i soggetti di terzo settore, che sono quelli naturalmente vocati alla valorizzazione del volontariato, continuano a denunciare quanto e come il ricambio generazionale all’interno dei centri sociali, dei circoli e delle pubbliche assistenze sia un elemento difficile da motivare per quanto riguarda le nuove generazioni. Perché? Perché sono cambiate le condizioni socioeconomiche, c’è un precariato molto diffuso nelle giovani generazioni che non consente loro di poter prestare liberamente il proprio tempo a queste forme, ma magari impegnarlo nella ricerca del lavoro. Tant’è che nei vari incontri fatti su tutto il territorio regionale davvero questo tema di come fare a reperire nuovi volontari all’interno delle organizzazioni è stato uno degli elementi maggiormente critici e più denunciati sul territorio. Credo che ci sia, invece, bisogno di fare pubblicità alla positività del volontariato, che ci sia bisogno di valorizzare in maniera positiva il rapporto che il volontariato stesso mette a disposizione delle nostre comunità e del nostro territorio, trovare anche nuove forme attraverso cui il volontariato si estrinseca, si manifesta, si mette a disposizione delle nostre comunità. Probabilmente uno degli elementi più critici oggi è che il volontariato come lo abbiamo conosciuto nel corso dei decenni passati sta cambiando, si sta trasformando, si sta orientando verso un volontariato più individuale, molto più legato a missioni specifiche e circoscritte. Non è un volontariato generalista, come abbiamo conosciuto, magari un volontariato molto legato ai temi della sostenibilità ambientale, oppure ai temi della legalità democratica, oppure a temi che si concentrano su un oggetto specifico, ma che ha lo stesso un valore molto importante perché costruisce responsabilità civica, costruisce una palestra per quella educazione civica che noi oggi chiediamo a gran voce si pratichi all’interno delle scuole, e che invece può essere praticata ben oltre le scuole, che si può praticare presso le parrocchie, che si può praticare presso i circoli, che si può praticare in tante forme e modalità.

Ovviamente, nella sua comparazione numerica, come riportava il consigliere prima, prendendo ad esempio i dati dell’Istat, certamente non abbiamo una primazia come Emilia-Romagna in termini di numero di organizzazioni no profit. Giustamente riportava le cifre di 27.000 organizzazioni, di circa 82.000 dipendenti, ma si stima anche di circa mezzo milione di volontari.

Ovviamente, questa è una stima perché ancora oggi la rilevazione specifica di quelle che sono le forze volontaristiche messe a disposizione delle organizzazioni non sono censite puntualmente. Si fanno delle analisi di media e media statistica, però abbastanza attendibile rispetto a una popolazione complessiva del nostro territorio, che si attesta sui 4,8 milioni di abitanti, che comunque rappresenta un fattore numericamente rilevante. Le Regioni prese in esame, il Piemonte e il Veneto, che hanno una popolazione molto vicina a quella dell’Emilia-Romagna, senz’altro non presentano dei numeri particolarmente più larghi di quelli dell’Emilia-Romagna. Se si tratta di 30.000 organizzazioni, noi ne abbiamo 27.000: parliamo di una quantità che magari si conforma anche da un punto di vista geografico.

Sappiamo bene come le organizzazioni si configurano sulla base delle esigenze magari più territoriali e non solo esclusivamente tematiche, magari rispetto anche a delle configurazioni territoriali.

Credo quindi che l’azione che questa risoluzione deve sottoporre all’attenzione di quest’aula stia da un lato in piena continuità rispetto a quello che è il lavoro che la Regione Emilia-Romagna ha sempre svolto e riconosciuto a partire dal suo Statuto, a partire dalla sua legislazione specifica, non ultima quella dell’aprile scorso, che abbiamo approvato in quest’aula e che ha sempre accompagnato un’attenzione particolare nei confronti degli enti di terzo settore, nei confronti di un mondo del volontariato che ha sempre riconosciuto come ricco portatore anche di innovazione e di innovazione sociale.

Abbiamo discusso diverse volte, all’interno di quest’aula e nelle varie Commissioni, di come alcuni soggetti, quella presa diretta che i volontari manifestano e riescono a tenere sul territorio sono in grado di orientare anche con maggiore puntualità e tempestività le scelte politiche che magari possiamo svolgere in quest’aula, così come nei Consigli comunali, così come nei Consigli di quartiere.

Credo, quindi, che questa risoluzione vada al di là di una suggestione, vada al di là di un orizzonte solo ed esclusivamente declaratorio o generalistico, ma che colga un punto, che noi abbiamo il dovere, secondo me, di sostenere ed enfatizzare. Del resto, nel momento stesso in cui noi arriveremo alla piena e completa lettura di quelle che saranno le risultanze contenute nel Registro unico nazionale del terzo settore, che oggi la stessa ministra di questo Governo ha dichiarato di essere finalmente in forma aperta, quindi consultabile, e nel momento stesso in cui noi avremo messo in essere quello che è uno degli aspetti che, per esempio, la legge n. 3 del 2023 mette all’orizzonte, cioè l’Osservatorio regionale del terzo settore, che ci consentirà di leggere con maggiore puntualità rispetto a prima i dati del volontariato a livello regionale, che noi potremmo accompagnare quell’azione di conoscenza, analisi e valorizzazione con un’azione, invece, di sottolineatura, enfasi e positività, come questa risoluzione pone.

Credo, pertanto, che non ci sia nulla di sbagliato nell’invito che oggi ci pone la consigliera Bondavalli di mettere in votazione. Anzi, chiedo anche, rispetto alle valutazioni fatte ora dalla minoranza, di provare a riconsiderare questo tema, sapendo che – chiaramente posso sbagliarmi – il tema di valorizzare il volontariato in Emilia-Romagna non è escludente degli altri volontariati, veneti, pugliesi, della Basilicata così come del Piemonte. Si tratta di avviare un percorso che consenta di dare il giusto rilievo, a partire dall’Emilia-Romagna, ma ben vengano anche altri contributi da altre parti d’Italia, dove il volontariato è altrettanto presente, perché non solo il volontariato emiliano-romagnolo, ma magari il volontariato italiano, che ha una specifica rispetto agli altri volontariati europei, possa essere pienamente e opportunamente valorizzato attraverso un’azione come quella posta oggi dalla consigliera Bondavalli.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Desidero innanzitutto ringraziare la collega Stefania Bondavalli per aver presentato l’atto che oggi ci apprestiamo a discutere. Troppo spesso nella frenesia del quotidiano tendiamo a dare per scontato le buone pratiche che animano il tessuto della nostra Regione. Tuttavia, è essenziale ricordare che dietro queste buone pratiche si celano storie, persone, istituzioni, dedizione e atti di generosità. Queste buone pratiche nascono spesso dal volontariato.

Il volontariato contribuisce in modo sostanziale al benessere collettivo e all’identità della nostra regione, ed è questa dedizione disinteressata che conferisce anche al nostro territorio – per carità, anche ad altri – un carattere distintivo, un carattere ammirato. Io penso sia doveroso non solo riconoscere, ma anche celebrare e sostenere il volontariato e le sue associazioni, che rappresentano una ricchezza inestimabile per l’Emilia-Romagna e per tutto il panorama culturale e sociale al quale tutti noi apparteniamo.

Questa risoluzione mira semplicemente a riconoscere l’importanza del volontariato in questa Regione e a promuovere un riconoscimento che vada oltre le nostre istituzioni, riconoscendo il volontariato come partner essenziale in diversi settori. Il volontariato ha dimostrato il suo valore in questa Regione, innumerevoli volte, lo sappiamo tutti, l’abbiamo visto tutti, fornendo un supporto inestimabile alle istituzioni e alla cittadinanza, soprattutto in tempi di crisi, come evidenziato durante gli eventi sismici del 2012, la pandemia, l’alluvione che ha colpito la nostra regione. Ma il volontariato non si limita a intervenire solamente in tempi di crisi, ma anche nella quotidianità il lavoro di numerose associazioni di volontariato che si occupano di disabilità, svantaggio, sport, attività ricreative è fondamentale.

Anche in quest’aula ci sono tante persone che dedicano parte del loro tempo libero al volontariato. Desidero sottolineare che quando come volontari ci occupiamo dei più deboli, e affrontiamo battaglie per la loro difesa, non dobbiamo considerare queste battaglie come perse in partenza, ma come battaglie che vale la pena di condurre, le abbiamo condotte insieme anche in quest’aula. Ogni piccolo gesto, ogni piccola vittoria ha un impatto enorme sulla vita di queste persone. Il volontariato rappresenta un’applicazione diretta, forse la più frequente del principio di sussidiarietà orizzontale, come delineato dall’articolo 118 della nostra Costituzione. Mi scuserete, ma mi piace citare la nostra Costituzione. Questo principio, fondamentale nel contesto della nostra democrazia, incoraggia l’attiva partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni della società civile nelle questioni di interesse collettivo, e lo sanno bene tutti quelli, in quest’aula, che magari hanno fatto parte di Consigli comunali, o sono stati Sindaci, e che hanno avuto sempre contatti con associazioni di varia natura di volontariato, di varia natura che sul territorio danno tanto, e hanno dato tanto alle istituzioni e alla cittadinanza.

Questa forma di sussidiarietà non si limita a un semplice intervento dall’alto verso il basso, tipico delle strutture governative, ma incoraggia un coinvolgimento orizzontale in cui ogni individuo, ogni gruppo sociale può svolgere un ruolo attivo nel proporre soluzioni, nel condividere risorse e competenze, nel creare reti di sostegno e collaborazione. In questo senso, il volontariato si rivela come uno strumento potente per la realizzazione di una società più giusta e solidale. È attraverso l’azione volontaria che si materializza il concetto di cittadinanza attiva, dove ogni individuo diventa non solo beneficiario ma anche fornitori di servizi, conoscenze e supporto. I volontari, con il loro operato quotidiano, contribuiscono a colmare lacune laddove i servizi pubblici possono essere limitati, perché offrono una risposta immediata e diretta alle necessità della comunità.

In Emilia-Romagna il volontariato è ben organizzato e supportato da varie associazioni e centri di servizio. Questi centri forniscono servizi di supporto tecnico, formativo e informativo, per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari in tutti gli enti del terzo settore. Inoltre, in questa regione ci sono molte opportunità per i giovani di partecipare a progetti di volontariato.

In conclusione, io vorrei esprimere il mio pieno sostegno all’atto presentato dalla consigliera Bondavalli e all’invito alla Giunta regionale di considerare la possibilità di promuovere la candidatura del “Volontariato dell’Emilia-Romagna” all’ingresso nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale. Almeno promuovere, almeno provarci. Questo sarebbe un riconoscimento importante, per il contributo davvero straordinario che il volontariato ha dato e continua a dare alla nostra regione.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mumolo.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Io chiedo se posso intervenire alla prossima seduta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto, se siete tutti d’accordo, proseguiamo il dibattito la prossima volta, nella prossima seduta.

Alle ore 17,29 dichiaro chiusa la seduta odierna.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,29

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE, Marta EVANGELISTI, Michele FACCI; Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI; Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI; Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario Davide BARUFFI

gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Igor TARUFFI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Barbara LORI, Irene PRIOLO, Paola SALOMONI e i consiglieri Fabio BERGAMINI, Marco FABBRI, Gian Luigi MOLINARI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 7102

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire l'interlocuzione con tutti gli organi preposti affinché vengano rispettati gli accordi a tutela dei diritti dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna e a sostenere l'introduzione di una normativa per il salario minimo legale nel nostro Paese. A firma dei Consiglieri: Amico, Sabattini, Dalfiume, Mori, Costi, Pillati, Caliandro, Mumolo, Rontini

 

Prima parte

 

Presenti: 38

Favorevoli: 23

Contrari: 11

Astenuti: 3

Presente non votante: 1

Assenti: 12

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca;

MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella

 

Contrari:

CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; STRAGLIATI Valentina

 

Astenuti:

FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; PIGONI Giulia

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DELMONTE Gabriele; FABBRI Marco; GIBERTONI Giulia; MOLINARI Gian Luigi; MONTEVECCHI Matteo; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo

 

Seconda parte

 

Presenti: 36

Favorevoli: 25

Astenuti: 10

Presente non votante: 1

Assenti: 14

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAPPATERRA Marcella

 

Astenuti:

CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; STRAGLIATI Valentina

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DELMONTE Gabriele; FABBRI Marco; GIBERTONI Giulia; MOLINARI Gian Luigi; MONTEVECCHI Matteo; OCCHI Emiliano; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; ZAMBONI Silvia

 

Terza parte

 

Presenti: 38

Favorevoli: 22

Contrari: 12

Astenuti: 3

Presente non votante: 1

Assenti: 12

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca;

MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PICCININI Silvia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella

 

Contrari:

CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; DELMONTE Gabriele; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; STRAGLIATI Valentina

 

Astenuti:

FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; PIGONI Giulia

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; FABBRI Marco; GIBERTONI Giulia; MOLINARI Gian Luigi; MONTEVECCHI Matteo; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; ZAMBONI Silvia

 

Emendamenti

OGGETTO 6954

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere interventi a favore dell'"agricoltore custode", figura istituita dalla legge regionale n. 1/2008 e posta a salvaguardia della biodiversità. A firma dei Consiglieri: Tagliaferri, Cuoghi, Evangelisti

 

Emendamento 1, a firma di: Caliandro, Bulbi, Daffadà, Sabattini

«Nel "Considerato che", le parole:

"della Nazione" sono soppresse.»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma di: Caliandro, Bulbi, Tagliaferri, Sabattini, Daffadà

«Il dispositivo di impegno è sostituito dal seguente:

"- A valutare l'adozione della modifica normativa necessaria a rendere conforme la normativa regionale alla legislazione statale intervenuta successivamente e alle sue eventuali evoluzioni, nonché ad istituire l'Albo degli agricoltori e allevatori custodi, secondo quanto previsto dagli obiettivi della legge regionale e dai criteri stabiliti dalla legge statale;

 - A valutare le opportune forme di sostegno agli agricoltori custodi tramite gli specifici interventi previsti dalle politiche di sviluppo rurale.

- A prevedere momenti di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza in merito alla funzione sociale dell’agricoltore custode"»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERPELLANZA

 

7902 -  Interpellanza in merito all'aumento delle tariffe per le prestazioni sociosanitarie. A firma della Consigliera: Castaldini

 

RISOLUZIONE

 

7903 -  Risoluzione per impegnare la Giunta a eliminare il divieto di applicazione, da parte dei Comuni, di premialità legate all'anzianità di residenza nell'assegnazione degli alloggi di edilizia pubblica. A firma dei Consiglieri: Rancan, Delmonte, Facci, Rainieri, Pompignoli, Stragliati, Marchetti Daniele, Occhi, Catellani

 

INTERROGAZIONE

 

7904 -  Interrogazione a risposta scritta circa l'aumento delle rette delle strutture per anziani e disabili, a far data dal 1° gennaio 2024. A firma della Consigliera: Evangelisti

 

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 1 prot. NP/2024/2 del 17 gennaio 2024)

 

LE PRESIDENTI

LA SEGRETARIA

Petitti - Zamboni

Montalti

 

 

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