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257

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 28 FEBBRAIO 2024

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 7778

Interpellanza relativa alla continuità nell'erogazione dei servizi informatici forniti ai cittadini da parte di Lepida. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASTALDINI (FI)

SALOMONI, assessora

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 7832

Interpellanza riguardo la storica funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro nel Comune di Sestola (Mo). A firma dei Consiglieri: Pelloni, Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

PELLONI (RCPER)

CORSINI, assessore

PELLONI (RCPER)

 

OGGETTO 7850

Interpellanza relativa alle modalità di smaltimento dei quantitativi di pneumatici fuori uso accumulati da gommisti e aziende emiliano-romagnole, con particolare riguardo alla possibilità di autorizzare un maggior numero di ritiri ai consorzi territoriali di raccolta e smaltimento. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

PELLONI (RCPER)

CORSINI, assessore

PELLONI (RCPER)

OGGETTO 7902

Interpellanza in merito all'aumento delle tariffe per le prestazioni sociosanitarie. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASTALDINI (FI)

TARUFFI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 8013

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l'efficientamento dei sistemi irrigui e l'uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso. A firma della Consigliera: Zamboni

(Continuazione discussione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PICCININI (M5S)

COSTA (PD)

MONTALTI (PD)

PRESIDENTE (Pettiti)

FABBRI (PD)

RAINIERI (Lega)

AMICO (ERCEP)

GERACE (IV)

DAFFADA’ (PD)

CALIANDRO (PD)

RAINIERI (Lega)

PRESIDENTE (Pettiti)

PICCININI (M5S)

ZAPPATERRA (PD)

PICCININI (M5S)

DALFIUME (PD)

PRESIDENTE (Pettiti)

DALFIUME (PD)

PICCININI (M5S)

GERACE (IV)

PICCININI (M5SI)

ZAMBONI (EV)

PICCININI (M5S)

ZAMBONI (EV)

PICCININI (M5S)

RAINIERI (Lega)

PRESIDENTE (Pettiti)

ZAMBONI (EV)

CALIANDRO (PD)

PICCININI (M5S)

RAINIERI (Lega)

ZAMBONI (EV)

PICCININI (M5S)

PIGONI (IV)

COSTA (PD)

RAINIERI (Lega)

RONTINI (PD)

PRESIDENTE (Pettiti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,55

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta n. 257 del giorno 28 febbraio 2024.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento il presidente della Giunta, Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza la vicepresidente Priolo e l’assessora Lori.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori dallo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 7778

Interpellanza relativa alla continuità nell’erogazione dei servizi informatici forniti ai cittadini da parte di Lepida. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza n. 7778, relativa alla continuità nell’erogazione dei servizi informatici forniti ai cittadini da parte di Lepida, a firma della consigliera Castaldini.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, vicepresidente.

Gentile assessore, tratto un tema un po’ tecnico, ma che credo importante, anche per farci un po’ comprendere qual è la traiettoria che questa Regione sta prendendo. La Strategia Cloud Italia, oggi realizzata dal Dipartimento per la trasformazione digitale e dall’Agenzia per la cybersecurity nazionale, contiene gli indirizzi strategici per il percorso di migrazione verso il cloud di dati e servizi digitali della pubblica amministrazione.

La Strategia risponde a tre sfide principali: assicurare l’autonomia tecnologica del Paese; garantire il controllo sui dati; aumentare la resilienza dei servizi digitali. In coerenza con gli obiettivi PNRR, il documento traccia un percorso definito per accompagnare circa il 75 per cento della pubblica amministrazione italiana nella migrazione dei dati e degli applicativi informatici verso un ambiente cloud. Già dal 2019 l’Agenzia per l’Italia digitale ha cominciato il primo censimento del patrimonio tecnologico informatico della pubblica amministrazione, al fine di attuare una strategia informatica comune a livello nazionale.

La nostra regione, come richiesto, ha censito i propri data center. Il data center di Lepida nel 2020 riceve una prima classificazione PSN, quello di Ferrara, che è il voto massimo, Gruppo A; quelli di Parma, Ravenna e Modena ancora non erano al completo, quindi rimangono senza voto.

Passano gli anni: 2022 AgID cambia i criteri e Ferrara, Parma e Ravenna sono Gruppo A, la classificazione massima. Poi si arriva ai giorni nostri: nel gennaio 2023 la qualificazione dei data center diventa di competenza dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ed entro il 18 gennaio 2024 Lepida se voleva essere di fatto ancora un player nazionale, doveva adeguare le infrastrutture e i servizi cloud ai requisiti minimi imposti dall’Agenzia.

C’è stata una proroga a giugno 2024, che è uscita il 30 gennaio, ovvero dopo la scadenza. Per concludere, ricordo che i data center che non rientrano nella strategia nazionale, devono tassativamente essere dismessi quanto prima, ed è espressamente vietato investire soldi su questa infrastruttura. I dati, come abbiamo visto – Donini oramai è diventato un professionista, su questo – sono le miniere d’oro non solo del futuro, ma del presente. La Regione gioca una partita, prova ad essere una protagonista fondamentale, ed è assolutamente fondamentale anche che non sfuggano pezzi, perché un errore può avere conseguenze catastrofiche, come si è già visto, ad esempio, nell’Azienda sanitaria di Modena.

Chiedo quindi quali siano le classificazioni aggiornate dei data center, se siano state aggiornate le infrastrutture e i requisiti minimi imposti dall’Agenzia, e se i dati dei cittadini e i servizi erogati da Lepida, che sono quasi tutti servizi informatici pubblici di questa Regione, siano al sicuro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Prego, assessore Salomoni.

 

SALOMONI, assessora: Grazie, presidente, grazie consigliera.

Faccio un breve recap dei dati che ha dato lei, con alcune limitate precisazioni. Riguardo la classificazione del 2020, il data center di Ferrara, come lei ha giustamente sottolineato, era candidabile al PSN, cioè al livello massimo; quello di Parma, Gruppo A, quello di Ravenna, Gruppo A e quello di Modena non ancora completato, quindi non classificato, non presentato alla classificazione. Successivamente, con il piano triennale dell’informatica nella PA aggiornato al 2024, una circolare AgID nel 2019 ha ridefinito i Gruppi, quindi i tre data center classificati, quello di Ferrara, Parma e Ravenna sono diventati tutti e tre di Gruppo A, livello massimo ammesso in quel momento.

Dal 19 gennaio del 2023 in poi, la classificazione dei servizi e la qualificazione delle infrastrutture cloud è passata alla competenza dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) che è subentrato ad AgID, Ovviamente, sono partite le procedure che lei stessa ha citato, che vedevano entro il 18 gennaio del 2024 la necessità di adeguare a nuovi requisiti i data center per ottenere una classificazione ACN, a questo punto.

Ovviamente Lepida ha inviato la relazione di conformità per tutti i data center, incluso a questo punto anche quello di Modena che in questo lungo periodo era stato più di una volta inserito all’interno degli elenchi, ma non esistendo una nuova scadenza di classificazione, non poteva essere classificato. A questo punto, con una scadenza normale, non facendo riferimento alle estensioni, entro il 18 gennaio tutti e quattro i data center sono stati presentati alla classificazione ACN. Lepida ha sottoscritto una documentazione riguardante la conformità dei data center ai requisiti previsti da ACN.

Con riferimento ai due successive quesiti che lei ha presentato, ricordo che Lepida si occupa della gestione delle componenti infrastrutturali in una modalità che viene tecnicamente chiamata IAAS, Infrastructures as a service, non gestita, quindi la continuità dei servizi, al di là della continuità del servizio hardware che è documentata nelle pagine di Lepida, è in grossa parte dipendente dalle applicazioni delle Pubbliche Amministrazioni, che devono sfruttare la componente IAAS di Lepida, ma devono sopra questo costruire degli applicativi che possano garantire continuità di servizio.

Come abbiamo già avuto modo di comunicare in Commissione, non è solo Lepida che garantisce la continuità, ma è questo stock di applicazioni, a volte si tratta anche di applicazioni esterne, cioè alcune delle interruzioni di servizio che sono state sottolineate a volte per esempio dall’Ordine dei Farmacisti dipendono in realtà da un software di Sogei, che è gestito a livello nazionale, che però è quello che costituisce il core del sistema delle ricette dematerializzate, per cui nell’indisponibilità di questo servizio non funzionano neanche i servizi delle nostre aziende sanitarie locali, ma per problemi dipendenti né da loro, né da Lepida.

La Regione si è attivata per chiedere a Lepida un piano di spostamento in business continuity dei servizi di propria competenza. Qui comincio a rispondere a cosa facciamo per cercare di rendere il sistema più resiliente possibile.

Al momento è in continuità operativa dal 14 dicembre il servizio di FedERa, che è il servizio di autenticazione, ed entro febbraio, quindi nel giro di due giorni, sarà in continuità operativa piena anche Lepida ID, il servizio di autenticazione con identità digitale SPID.

Per tutti gli altri servizi è in fase di predisposizione un piano specifico di intervento, che coinvolge gli stakeholder regionali di competenza. Non nascondiamo che ci sono molti servizi collegati alla sanità, quindi questo lavoro viene fatto con la Direzione generale della sanità.

Infine, tenendo conto della complessità del sistema degli applicativi, dei perimetri di responsabilità, della complessità della governance anche in relazione alla sicurezza dei dati privati e sensibili dai cittadini gestiti dalle Pubbliche Amministrazioni attraverso i nostri servizi, che è uno dei riferimenti che lei ci ha dato, la società e la Regione hanno messo in campo diverse iniziative dedicate al rafforzamento del sistema di sicurezza cibernetica nel perimetro delle Amministrazioni pubbliche del territorio.

Ne cito velocemente tre: l’istituzione dello CSIRT regionale, questa struttura prevista proprio dall’ACN, che è una struttura territoriale prevista proprio da ACN e che ha lo scopo di innalzare i livelli di sicurezza della rete, dei Datacenter, delle piattaforme e dei sistemi. Prevede un’adesione da parte delle Amministrazioni e nei primi due mesi di attività hanno aderito più di cento enti, tra cui anche molte aziende sanitarie. Poi c’è la partecipazione della Regione di Lepida agli avvisi dell’agenzia ACN, della Cybersicurezza Nazionale. Abbiamo vinto diversi progetti su fondi PNRR che ci servono proprio a irrobustire il perimetro di sicurezza delle strutture regionali.

Citerei, infine, l’accordo tra Regione, Lepida e Polizia di Stato, firmato a tre, Polizia di Stato attraverso il centro operativo di sicurezza cibernetica, che abbiamo firmato nello scorso luglio del 2023 e che costituisce un altro elemento, un altro tassello per irrobustire il perimetro di sicurezza degli applicativi regionali.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Parto dal presupposto importante che tutte le cose che chiedo derivano sempre da articoli 30, cioè sulle varie sollecitazioni, dopodiché io cerco di implementare le mie informazioni attraverso un articolo 30, per cui questa interrogazione si basa esattamente sulle cose che mi sono state riferite dalla Regione.

Sono contenta in realtà che ci siano aspetti in più, perché in un certo senso sono rincuorata per il fatto che questa Regione, che è sempre la prima, sempre, sempre, fa sì che di fatto le cose che servono per certificare determinate cose tutto sia quasi ineccepibile.

Però, il punto che mi preoccupa profondamente sono alcune città in particolare: Ferrara, Parma, Ravenna, Modena. Perché a pochi metri da quest’aula abbiamo il Datacenter di Lepida che io temo abbia bisogno di una verifica successiva, perché non mi risulta sia mai stato classificato.

Ho fatto un accesso agli atti, che non posso citare se non in piccolissima parte, dato che sono presenti dati sensibili, ma io ritengo che ci siano punti molto critici e assolutamente in fase di implementazione di Datacenter che riguardano Lepida. Tutto questo senza che il Datacenter che viene utilizzato sia inserito nella strategia nazionale, addirittura senza che l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ne conosca l’esistenza.

Io temo che ci sia bisogno, non dico di ascoltarmi, però di una profonda riflessione e di moltissima attenzione nei confronti di questa che sta diventando una frontiera molto interessante per chi non vuole, non desidera farne buon uso.

Abbiamo avuto un piccolo assaggio su tutta la vicenda del modenese, gestita per me non particolarmente brillantemente, ma per altri sì. Vorrei provare a far comprendere che ci vogliono una riflessione politica e un’attenzione molto, molto specifica.

Grazie.

 

OGGETTO 7832

Interpellanza riguardo la storica funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro nel Comune di Sestola (Mo). A firma dei Consiglieri: Pelloni, Mastacchi

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo allora all’oggetto 7832: interpellanza riguardo la storica funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro nel Comune di Sestola (Modena), a firma dei consiglieri Pelloni e Mastacchi.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente. Buon pomeriggio a tutti.

La funivia di collegamento tra la località di Passo del Lupo e Pian Cavallaro nel Comune di Sestola è una storica è fondamentale struttura del comprensorio sciistico del Monte Cimone e rappresenta un volano per il turismo e l’intera economia di Sestola. In particolare, il suo funzionamento è essenziale per il turismo bianco e la pratica degli sport invernali, ma non solo, anche per quanto riguarda l’estivo, in quanto è uno dei pochi impianti aperti durante l’estate.

Considerato che la località sciistica di Sestola è attualmente beneficiaria di diversi contributi da parte di Regione Emilia-Romagna e Fondo unico nazionale del turismo, destinati al settore degli impianti di risalita di cui beneficerà in larga misura il Comprensorio del Cimone; fra gli interventi previsti non è compresa, a quanto si apprende, la revisione generale straordinaria, con la sostituzione varie componenti della funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro, in particolare della fune. In mancanza dell’apposita revisione, entro il 2 dicembre 2025, sempre secondo quanto si apprende, verrebbe meno il prolungamento della vita tecnica dell’infrastruttura.

La funivia in questione è stata costruita negli anni ‘60 e poi ammodernata, ed oltre ad essere divenuta uno dei simboli storici del Cimone, è di fondamentale importanza per la stazione di Passo del Lupo e per l’intero comprensorio sciistico del Cimone, non solo per il periodo invernale ma anche per quello estivo.

Se con la revisione si dovesse andare oltre il termine del 2 dicembre 2025, non vi sarebbe altra soluzione che demolire interamente l’impianto e ricostruirlo con evidente maggiorazione dei costi. Inoltre, secondo la normativa di sicurezza, il progetto di revisione dovrebbe essere presentato e approvato entro il 2024, con un costo stimato in 1,5 milioni circa. In particolar modo – mi dicevano fuori sacco rispetto a quanto scritto nella interpellanza – che c’è già da prenotare la sostituzione della fune, quindi per il reperimento dei materiali, che soprattutto è il tema di una delle due funi portanti che desta particolari problemi. Quindi, si chiede alla Giunta regionale di sapere se quanto riportato corrisponda al vero e, nel caso, quali azioni intenda mettere in campo per salvaguardare l’operatività del funzionamento della storica funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro del Comune di Sestola, anche prevedendo i necessari finanziamenti.

Seconda domanda: perché non sia stata prevista in via prioritaria la revisione dell’impianto esistente funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro in luogo dell’investimento nella realizzazione di nuovi impianti, così come previsto dalla legge regionale del 1° agosto 2002 n. 17.

Terza domanda: se abbia preventivato il possibile aumento dei costi dell’investimento a carico della Regione derivanti dal rinvio della necessaria revisione generale straordinaria, con la sostituzione di vari componenti della funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro.

Per ora mi limito. Mi riservo nella replica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Corsini, prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Con riferimento all’interpellanza evidenzio il seguente quadro generale, poi naturalmente entro anche nello specifico delle tre domande poste nell’interrogazione. Occorre premettere che il sostegno alle stazioni invernali dell’Appennino tramite la legge 17 è oggetto di una costante interlocuzione fra Regione e Province, che in base ai criteri attuativi della predetta legge rivestono un ruolo di coordinamento nell’individuazione e nella comunicazione alla Regione delle esigenze dei soggetti pubblici proprietari e dei soggetti privati gestori degli impianti dei rispettivi territori, nonché nella concertazione con le Province stesse per la definizione delle priorità per la realizzazione dei programmi di finanziamento annuali o pluriennali.

Ciò detto, in merito al percorso formale per l’individuazione degli interventi da porre a finanziamento nei programmi, si ravvisa che comunque non mancano anche i contatti diretti con i Comuni, che spesso fanno presenti i problemi e le necessità degli impianti di loro proprietà.

La situazione della funivia Passo del Lupo-Pian Cavallaro è stata portata all’attenzione della Regione da parte del Comune di Sestola, proprietario dell’impianto, ma in prima fase, senza una specifica e definita richiesta, ma prospettando valutazioni di carattere generale circa le ipotesi di possibili soluzioni che il Comune riteneva di poter adottare in riferimento alla scadenza tecnica a dicembre 2025.

Le soluzioni prospettate in un primo tempo dal Comune sono state sostanzialmente due: la prima prevedeva la sostituzione con un impianto nuovo, attualmente molto utilizzato, cabina unica da 40 persone, che va e viene tra le due stazioni per un costo indicativo tra i 7 e gli 8 milioni di euro. La seconda prevedeva, invece, l’ipotesi di chiedere una proroga di quattro anni alla scadenza di vita tecnica, mediante una revisione generale dal costo di oltre 1 milione di euro, che avrebbe rimandato il problema e avrebbe previsto ulteriori costi in tempi ravvicinati per ulteriori revisioni.

In esito a queste valutazioni, le sue ipotesi, considerato l’elevatissimo costo della sostituzione dell’impianto (7-8 milioni di euro), il suo finanziamento risultava incompatibile con le risorse regionali disponibili, nemmeno destinando a questo intervento tutte le risorse sul bilancio triennale della Regione, cosa che sarebbe stata comunque improponibile viste anche le necessità di tutte le altre stazioni invernali dell’Appennino. Nel corso del 2023, nelle riunioni dei tavoli di concertazione della legge riguardanti la programmazione degli investimenti pubblici per l’anno 2023, la provincia di Modena, nell’ambito della ricognizione delle esigenze riferite al triennio 2023-2025, ha inserito fra le esigenze le spese di revisione della funivia del Passo del Lupo per 1,5 milioni di euro in riferimento all’annualità 2025. Nell’ambito della concertazione con le Province, l’Assessorato ha ravvisato e condiviso di destinare le risorse statali del Fondo unico nazionale del turismo da assegnare alla Regione Emilia-Romagna, pari a 3.560.000 euro, al finanziamento degli investimenti sulle stazioni sciistiche, che, pur essendo stati già proposti in varie annualità, non si erano potuti finanziare, in quanto troppo onerosi rispetto alle risorse disponibili, considerato che di norma gli Enti pubblici non prevedono cofinanziamenti propri per questi interventi.

Chiarisco al riguardo che, per poter accedere ai fondi statali, era obbligatorio un cofinanziamento regionale o comunale di almeno il 50 per cento della spesa complessiva per ogni intervento. Quindi, per poter utilizzare integralmente le risorse statali, le risorse regionali destinate ai beneficiari pubblici nel triennio 2023-2025 sono state destinate a coprire il cofinanziamento del programma degli interventi nazionali, congiuntamente ad un più modesto contributo da parte dei beneficiari come cofinanziamento proprio.

Corre anche l’obbligo di precisare che il programma FUNT nazionale 2023 è un programma di sviluppo e non era quindi possibile candidare interventi che prevedessero spese di esclusiva manutenzione dell’esistente, anche quando trattasi di spese di revisione, seppure obbligatorie, per il mantenimento in esercizio degli stessi impianti.

Per sfruttare tutte le risorse statali sono stati quindi proposti al Ministero, previa condivisione nell’ambito della concertazione con le Province, diversi interventi di sviluppo, due dei quali riguardanti la stazione del Cimone, uno dei quali, quello di sostituzione dell’impianto del secondo tronco del Cimoncino, con beneficiario il Comune di Sestola, ma, come chiarito in precedenza, non è stato possibile proporre l’intervento di sola revisione della funivia Passo del Lupo, che non sarebbe stato considerato ammissibile in sede di valutazione dal Ministero.

Successivamente, il Comune di Sestola in modo autonomo ha fatto presente all’Assessorato l’esigenza di effettuare, nel corso del 2024, un intervento di sostituzione della fune portante della medesima funivia, per euro 130.000, non segnalato in fase di concertazione, confermando la necessità di finanziare la revisione della funivia nel 2025. Questa comunicazione è stata poi aggiornata con ulteriore nota del 30 novembre e l’importo del costo della revisione è stato ricalcolato in 1,8 milioni.

Si deve in termini più generali evidenziare che la problematica delle revisioni in scadenza riguarda tuttavia anche molte altre stazioni invernali, molti altri impianti e che sono particolarmente critiche le situazioni di fine vita tecnica degli impianti che hanno costi di sostituzione ingenti.

In questo contesto, caratterizzato da necessità di risorse sempre più elevate e senza la compartecipazione finanziaria degli Enti pubblici proprietari, le esigenze complessive ammontano a cifre così consistenti da poter essere difficilmente sostenute dalla sola Regione. È per questo che la Regione è da tempo impegnata nella ricerca di risorse aggiuntive, in particolare statali, e nelle sedi istituzionali deputate abbiamo sempre rappresentato l’esigenza, appunto a livello governativo, di destinare risorse ai comprensori sciistici dell’Appennino, cosa che poi è avvenuta con il bando del Ministero del turismo nel corso del 2023. Al riguardo, ravviso che nel corso del 2023 il Ministero ha emanato, come dicevo, un bando nazionale per 200 milioni di euro gestito direttamente dallo stesso Ministero. Di questa opportunità si è parlato anche nell’ambito dei Tavoli di concertazione, chiedendo alle Province di diffondere la notizia al fine di promuoverne la partecipazione. In esito alle selezioni del bando sono risultate concesse anche somme ragguardevoli per interventi su impianti sciistici dei nostri comprensori.

Noi oggi, quindi, naturalmente prevediamo di finanziare con 130.000 euro la revisione della fune, che è l’intervento più urgente che riguarda la funivia, poi naturalmente nell’ambito della programmazione delle risorse, previste per il 2025, avremo la necessità di individuare le risorse necessarie per la revisione complessiva della funivia oggetto dell’interrogazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie all’assessore della risposta puntuale, nel senso che è entrato nel merito. Bene il tema della sostituzione della fune che era la cosa più urgente. Facciamo il nodo al fazzoletto e prendiamo per buona la risposta con soddisfazione che ci sarà attenzione a non perdere la possibilità di prorogare la vita tecnica di quell’impianto.

Sappiamo che per quegli interventi c’è bisogno di una buona programmazione e anche l’attenta valutazione della progettualità, perché ovviamente è fondamentale anche per riuscire ad arrivare a reperire le risorse laddove ci sono.

Peccato che forse qualche passaggio si è perso, in qualche Tavolo si era perso questo passaggio, quindi magari destando un po’ di preoccupazione più del necessario. Però, ritengo soddisfacente la risposta per quanto riguarda la fune e la richiesta di entrata nella programmazione.

Rimaniamo attenti sul tema per capire che questa programmazione, questi interventi, vengano realizzati.

Poi, ovviamente, ci sarà un tema di valutazione nella programmazione anche di scelte politiche, perché laddove effettivamente c’è una concertazione tra Enti pubblici, privati gestori, eccetera, è da tempo che dico, visto che le risorse non sono infinite e sono anzi purtroppo anche limitate, dobbiamo essere come Regione più attenti a dove vanno queste risorse e che queste risorse vengano effettivamente messe a terra e in qualche modo venga dato un servizio. Perché con altri atti spesso ho sollevato il tema che sono stati dati anche importanti finanziamenti magari di seggiovie che neppure sono state aperte. La programmazione deve essere sia per quanto riguarda gli investimenti e anche sul futuro e sulla sostenibilità di dove vogliamo andare. Quindi, anche nel passato, chi è stato più bravo a mettere a terra quei finanziamenti, deve essere magari tenuto in maggiore considerazione anche in ragione del servizio che viene erogato, che vediamo non è uguale su tutto il panorama dell’Appennino.

Chiudo dicendo che con attenzione alla programmazione che verrà fatta, intanto ringrazio della cortese risposta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 7850

Interpellanza relativa alle modalità di smaltimento dei quantitativi di pneumatici fuori uso accumulati da gommisti e aziende emiliano-romagnole, con particolare riguardo alla possibilità di autorizzare un maggior numero di ritiri ai consorzi territoriali di raccolta e smaltimento. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Mastacchi

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’interpellanza 7850: interpellanza relativa alle modalità di smaltimento dei quantitativi di pneumatici fuori uso accumulati da gommisti e azienda emiliano-romagnole, con particolare riguardo alla possibilità di autorizzare un maggior numero di ritiri ai consorzi territoriali di raccolta e smaltimento, a firma dei consiglieri Pelloni e Mastacchi, a cui risponderà l’assessore Corsini.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

L’interpellanza ha una natura completamente diversa rispetto alla precedente, era un tema estremamente sentito ormai da parecchio tempo.

Il costo di smaltimento degli pneumatici viene pagato dal consumatore anticipatamente e contestualmente all’acquisto, come stabilito dal decreto ministeriale 82 del 2011 per coprire i costi del futuro smaltimento di legge delle stesse gomme.

Il 23 aprile 2020 è entrato in vigore il decreto 182 del 2019, che prevede che per eventuali avanzi di gestione economici derivati dall’attività di raccolta e smaltimento dei PFU (pneumatici fuori uso) debbano essere impegnati per ridurre l’importo del contributo ambientale legato all’acquisto dei nuovi pneumatici a favore quindi dell’utenza.

I soggetti autorizzati alla raccolta e allo smaltimento delle gomme usate devono garantire l’operatività su tutto il territorio nazionale rendicontando al ministero i quantitativi raccolti.

A quanto si apprende, i consorzi territoriali autorizzati alla raccolta e allo smaltimento degli pneumatici esausti non hanno la possibilità di procedere al ritiro presso le aziende e i gommisti dalla regione, in quanto autorizzati ad un numero di ritiri molto inferiore rispetto alle reali esigenze di smaltimento delle attività. Attualmente, le attività si ritrovano con grandi quantità di pneumatici non smaltiti nei loro piazzali, diventando passibili di sanzioni amministrative, senza un’effettiva responsabilità da parte delle aziende.

Si chiede alla Giunta se si intenda attuare una più efficace strategia di smaltimento dei quantitativi di pneumatici fuori uso accumulati dai gommisti e aziende emiliano-romagnole, autorizzando anche con proprie risorse un maggior numero di ritiri ai consorzi di smaltimento, al fine di risolvere la problematica da tempo segnalata alla Regione e tuttora irrisolta.

Ci risulta infatti che abbiano scritto anche al presidente Bonaccini sia associazioni di categoria che singoli privati, perché è un problema, esploso in questa legislatura, ma già latente da un certo periodo. In questa legislatura è aumentata, questa problematica; ci risulta che sul tavolo della Giunta, o almeno su quello del presidente, ci sia già da tempo; quindi, magari oggi avremo modo anche di ascoltare quali iniziative sono già state intraprese per risolvere il problema.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Corsini, prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Gentile consigliere, in ordine a quanto segnalato con l’interpellanza in oggetto, inerente la gestione dei pneumatici fuori uso va evidenziato che trattasi di rifiuti speciali espressamente normati dal decreto del 3 aprile 2006, il n. 152, e soggetti alle disposizioni contenute nel decreto del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica 19 novembre 2019 n. 182.

Siamo quindi in presenza di rifiuti soggetti al regime di responsabilità estesa del produttore, che individua le misure volte ad assicurare che ai produttori spetti la responsabilità finanziaria, o la responsabilità finanziaria e organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita, in cui il prodotto diventa un rifiuto. Questo sistema viene inoltre descritto all’articolo 178-bis dello stesso decreto, dove si prevede che i singoli regimi di responsabilità siano introdotti mediante appositi decreti ministeriali in cui devono essere definiti i requisiti e le responsabilità finanziarie.

Il sistema di responsabilità estesa relativo ai pneumatici definito con i richiamati provvedimenti prevede la corresponsione da parte del consumatore nel momento dell’acquisto di una quota per la copertura dei costi di smaltimento. Non rientra infatti nelle prerogative della Regione la possibilità di intervenire sul piano economico mediante sovvenzioni o incentivi da un singolo regime di responsabilità, la cui gestione finanziaria è in capo ai consorzi allo scopo istituiti.

Anche di recente la Corte costituzionale con sentenza del 2024 in relazione a disposizioni introdotte dalla Regione Lazio con la propria legge del 27 luglio 1988 inerenti la gestione dei rifiuti, ha confermato che un modello non conforme alla distribuzione delle competenze decisionali violerebbe i livelli minimi di tutela ambientale stabiliti dal legislatore nazionale.

Non è peraltro nella possibilità della Regione intervenire da un punto di vista normativo per operare misure correttive alle disposizioni statali inerenti la gestione dei pneumatici fuori uso, e non può neppure intervenire economicamente con forme di sovvenzione al sistema di raccolta e recupero.

Per quanto di competenza, si evidenzia che da un lato l’analisi dei quantitativi dei pneumatici fuori uso prodotti e gestiti in Regione comunque non emerge da questo dato un significativo fabbisogno di trattamento impiantistico al fine di garantire l’autosufficienza nel nostro territorio.

All’interno del Piano regionale rifiuti e bonifiche viene comunque prevista la valorizzazione del recupero di materia prioritariamente rispetto al recupero di energia, promuovendo le attività di recupero dei pneumatici, la ricerca di nuove modalità per recuperare al meglio questa categoria di rifiuti, anche attraverso un utilizzo differente da quello originario. Le azioni, le procedure e i processi secondo i requisiti previsti dalla normativa di settore, in particolare dal decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio del 31 marzo 2020.

Le problematiche segnalate nell’interpellanza mettono pertanto in risalto carenze riconducibili alla strutturazione del sistema di responsabilità estesa del produttore ed in particolare evidenziano difficoltà riconducibili al dimensionamento delle piattaforme di stoccaggio o dei sistemi organizzativi e logistici posti in atto dai consorzi, probabilmente tarati su un quantitativo di pneumatici oggetto di acquisto inferiore al dato reale.

In proposito, si deve ribadire che non risulta possibile per la Regione introdurre per le aziende e per i gommisti deroghe a quanto riportato nelle autorizzazioni di stoccaggio e trattamento e al deposito temporaneo, che da norma statale deve rispettare i limiti volumetrici o temporali, e questo per evidenti motivi sanitari, ambientali e di sicurezza.

In ogni caso, trattandosi, come già descritto, di una materia di esclusiva competenza statale, la Regione non ha potere di intervento per risolvere le criticità rappresentate, che potranno essere affrontate e gestite adeguatamente soltanto a livello nazionale.

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente. Grazie, assessore, per la risposta.

In parte ce l’aspettavamo, sapevamo che la materia è di esclusiva competenza statale, ma ovviamente anche per altre questioni che non riguardano strettamente la competenza regionale la Regione si è fatta interprete nelle sedi opportune, dalla Conferenza Stato Regione a varie iniziative politiche, per cercare di risolvere i problemi che abbiamo sul territorio. Da un passaggio della risposta mi sembra aver capito che forse non è ancora emerso in maniera molto chiara questo problema, invece purtroppo c’è, perché c’è tutta una parte di acquisti on line e non solo che magari sfuggono al tema della quantità reale di pneumatici effettivamente presenti sul territorio e di pneumatici a fine vita, però certamente queste problematiche non possono ricadere sull’ultimo anello della catena, cioè sui meccanici, sui gommisti, anche perché si è fatto tanto anche dal punto di vista della sicurezza stradale sul tema della legislazione del cambio pneumatici adatti all’inverno e quant’altro, oggi forse non si è dimensionata, come ha detto bene l’assessore, tutta la filiera, quindi c’è qualche passaggio mancante e l’unico modo che abbiamo come Consiglio regionale è farci interpreti di questa esigenza sul territorio, ovviamente da porre sui tavoli nazionali nei dovuti modi.

Non posso dirmi, quindi, completamente soddisfatto, perché non siamo competenti, però spesso accade che non siamo competenti su una materia magari statale, però ce ne facciamo interpreti.

Spero, quindi, in un maggiore attivismo della Giunta nell’essere parte proattiva affinché questo problema venga preso in carico da chi è competente, ma ovviamente portato da un’Istituzione più prossima al cittadino, che in questo caso riceve solo e si accerta che la presa in carico dell’istanza venga portata nelle sedi opportune e quindi si solleciti una risposta nazionale che a questo punto non è ulteriormente rimandabile. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 7902

Interpellanza in merito all’aumento delle tariffe per le prestazioni sociosanitarie. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’ultima interpellanza, la 7902, in merito all’aumento delle tariffe per le prestazioni sociosanitarie, a firma della consigliera Castaldini.

 Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, vicepresidente.

Sono molto contenta di formulare questa domanda all’assessore Taruffi. Parto da una dichiarazione del memorabile lavoro che Elly Schlein aveva fatto qua come vicepresidente e come assessore, e riporto il virgolettato "vogliamo avviare presto un percorso condiviso di ripensamento del futuro del sistema sociosanitario e di riforma dei criteri di accreditamento, che innalzi la qualità dei servizi resi alle persone più fragili e la qualità del lavoro a chi li assiste nelle strutture", dicembre 2020. Ad oltre tre anni di distanza, credo, anche rispetto a tutto il dibattito che si è aperto, che i cittadini emiliano-romagnoli che stanno ancora attendendo ed erano fiduciosi di quelle parole, abbiano il diritto di poter ambire a un sistema di accreditamento riformato e moderno.

Parto dal fondo, ma in realtà quello che è accaduto sulle CRA è emblematico, ovvero c’è stato un dibattito molto acceso, la Regione ha fatto una marcia indietro e in un certo senso doverosa, ma io le chiedo sostanzialmente tre chiarimenti, anche per provare ad avviare quello che ho detto alla fine della citata dichiarazione.

I tre chiarimenti sono questi: le ragioni per cui non sono state avviate le interlocuzioni necessarie con gli enti locali in merito, infatti, le perplessità sono arrivate primariamente dai Sindaci; le politiche tariffarie che intende portare avanti nei prossimi anni, così da poter avere un quadro complessivo di quello che accadrà e soprattutto chi avrà l’onere e anche l’onore di governare questa Regione; se ritiene opportuno valutare un diverso sistema di accreditamento e se qualcosa su questo fronte si muove.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Taruffi, prego.

 

TARUFFI, assessore: Grazie, presidente.

Io sottoscrivo una per una tutta le parole che lei ha letto, pronunciate dall’allora vicepresidente, oggi onorevole Elly Schlein, perché sono esattamente quello che stiamo facendo, né più, né meno.

Ora, io sto al dettato dell’interpellanza, anche se, come ho detto anche stamattina, avremo tempo e modo di fare una discussione più ampia. Se però stiamo sul tema dell’aumento delle rette a carico dell’utenza, noi abbiamo incontrato i Sindaci attraverso quello strumento che utilizziamo non da oggi, che è la cabina di regia sociosanitaria, cioè l’incontro che facciamo con i presidenti dei 36 distretti in cui è suddivisa la nostra regione, i distretti sociosanitari. Abbiamo fatto tre incontri, in quel formato, cabina di regia.

Io poi ho personalmente sviluppato diversi e numerosi incontri sia con i rappresentanti di ANCI, sia con diversi Comuni con i quali ovviamente abbiamo interloquito sul tema aumento delle tariffe – delle rette, meglio essere precisi – che si è concluso con la delibera che abbiamo assunto il 18 dicembre 2023 e con la prosecuzione poi delle interlocuzioni avute con organizzazioni sindacali, altri, eccetera, che ci ha portato a sottoscrivere un accordo con le organizzazioni sindacali che declineremo lungo il corso del 2024 e che avremo modo di vedere e di verificare puntualmente, ivi comprese le risorse che metteremo, come abbiamo preannunciato in assestamento per gli interventi che serviranno in parte a calmierare l’aumento delle rette, in parte ad aiutare soprattutto le amministrazioni comunali che dovranno farsi carico della parte degli incapienti, come già accade oggi. Quindi, le interlocuzioni ci sono state, abbiamo ovviamente anche i verbali. Nella risposta che le consegnerò, consigliera Castaldini, sono ripercorsi il 18 settembre, il 13 novembre, il 18 dicembre, il giorno stesso in cui abbiamo assunto la delibera. Prima siamo andati ad informare i Sindaci.

Se parliamo, invece, del sistema di accreditamento, come ho avuto modo di dire anche questa mattina, le interlocuzioni addirittura hanno preso tutto il corso del 2023, nel gruppo di lavoro a cui facevo riferimento stamattina, in cui sono presenti anche i tecnici indicati da ANCI per conto dei Comuni con i quali ci stiamo confrontando in sede tecnica, lungamente, per addivenire alla definizione non solo dei criteri che serviranno per definire il nuovo sistema di accreditamento che, come ricordavo ha come scadenza il 31 dicembre 2024, e non solo in sede tecnica, ma direttamente, anche con la mia presenza, numerosi incontri con tutti i soggetti interessati. In particolar modo con i Comuni, ovviamente, discutiamo anche delle procedure attraverso le quali si individueranno e utilizzerà il sistema delle concessioni per individuare i soggetti accreditabili e quelli con i quali procedere alla contrattualizzazione dei posti, perché la procedura è un pochino articolata. Ripeto, avremo modo di discuterne in modo più approfondito.

Dicevo: non solo un lavoro tecnico, ma anche più di sede politica, a cui partecipo, ho partecipato e sto partecipando io direttamente, sia con le organizzazioni sindacali, sia con i gestori dei servizi socioassistenziali, gestori che, lo ricordo, sono privati, privati sociali e pubblici. Ancora una volta, lo ribadisco, tanti servizi sono gestiti dalle ASP, le quali sono di proprietà dei Comuni. Io con i Comuni quindi faccio spesso due discussioni, non solo in sede di programmazione, perché i Comuni fanno parte di un sistema di programmazione dei servizi, ma discuto con i Comuni anche in quanto proprietari delle aziende ASP che danno servizi. C’è quindi un doppio canale di discussione, sia in sede di programmazione che in sede di incontro con i gestori dei servizi.

Quindi, li stiamo incontrando, e insieme a loro stiamo definendo e discutendo le linee che poi faranno parte della delibera che, come ho detto, assumeremo entro la primavera per definire il quadro di regole che sarà vigente a partire dal 1° gennaio 2025, in assoluto rispetto della normativa.

Da questo punto di vista, quindi, il confronto è continuo e costante. Quanto alle politiche tariffarie, ovviamente, se parliamo delle politiche tariffarie intese come parte a carico le risorse che attraverso il Fondo regionale per la non autosufficienza immettiamo nel sistema, quindi la tariffa a carico della Regione che viene remunerata al gestore e la parte diretta a carico dell’utenza. Se parliamo di questo insieme di misure, ovviamente ancora una volta confermo e sottoscrivo le parole della allora vicepresidente, perché è esattamente quello che stiamo facendo, cioè stiamo costruendo i pilastri fondamentali per un sistema che per noi deve migliorare dal punto di vista dell’offerta, deve migliorare dal punto di vista della qualità anche occupazionale, dei contratti che vengono erogati alle professioniste che lavorano in quel settore.

Qualche giorno fa, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative hanno firmato a Roma il Contratto collettivo nazionale di categoria con le centrali di cooperazione e i soggetti gestori dei servizi a livello nazionale. Quel contratto avrà delle ripercussioni ed è un contratto che aumenta le risorse per le lavoratrici e i lavoratori, fatto molto importante. Aumentano quindi le risorse a disposizione di lavoratrici e lavoratori di un settore in cui purtroppo spesso non sono pagati quanto meriterebbero, perché fanno un lavoro di cura preziosissimo.

Quel contratto avrà delle ripercussioni anche sul sistema regionale, per cui, per rispondere al secondo quesito, le politiche tariffarie dipenderanno dall’insieme delle regole che costruiremo, perché il sistema ha determinate regole e deve avere anche voci di copertura che consentano di soddisfare le regole che stiamo mettendo, perché, se chiediamo uno sforzo, dobbiamo sapere che quello sforzo vuol dire risorse in più e dobbiamo essere certi nel sapere chi mette quelle risorse.

Sicuramente la Regione farà la propria parte, aumenteremo il Fondo regionale per la non autosufficienza ancora una volta, penso che dovremo farlo in modo strutturale. Penso anche che tutti insieme – voglio ribadirlo con fermezza e sarà un invito che rivolgerò a tutte le parti sociali – dovremo andare al Ministero a Roma a chiedere al Governo di fare la decima parte (voglio essere laico) di quello che sta facendo la Regione Emilia-Romagna, perché, anziché aumentare oggi in Conferenza delle Regioni e in Commissione politiche sociali, tutte le Regioni hanno negato l’intesa al Governo sulla legge degli anziani, perché definanzia il Fondo sociale nazionale, tutte le Regioni, non l’Emilia-Romagna, hanno negato l’intesa, perché questo sta facendo il Governo, al di là delle tante parole che vengono spese.

Sull’ultimo aspetto, non solo riteniamo opportuno valutare un diverso sistema di accreditamento, ma lo stiamo facendo e in primavera ci saranno le delibere che lo attesteranno. Come ho detto stamattina, siamo pronti a venire in Commissione prima ancora di andare in Giunta.

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Pensate che, se non avessi fatto questa interpellanza, non avremmo avuto tutte queste notizie bellissime. Mi rimangono alcune cose un po’ oscure, ovvero tanti Comuni, che non cito perché altrimenti sembra che prenda esempi solamente di una certa parte, almeno tutti quelli che fanno riferimento a una parte politica hanno scoperto tutte queste straordinarie novità da un Albo regionale, almeno l’accortezza di comunicare anticipatamente una determina così importante che riguarda le tariffe credo che sia doverosa.

Lei sostanzialmente dice che dovrei essere soddisfatta che fra 11 mesi ci sarà la riforma dell’accreditamento, lo sono in parte, sono felice che oggi, giustamente, per giustificare un lavoro che evidentemente c’è stato, deciderà di venire in Commissione. Io sono molto contenta, nel dubbio faccio richiesta anch’io di venire in Commissione e di poterla audire.

 Capisco che si è trovato un po’ in difficoltà nell’avere un’eredità così disordinata dalla vicepresidente Schlein, però ho molta fiducia in lei (più in lei che nella Schlein). Grazie.

 

OGGETTO 8013

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l’efficientamento dei sistemi irrigui e l’uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso. A firma della Consigliera: Zamboni

(Continuazione discussione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo allora la discussione dall’atto 8013: risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire e a integrare con nuove misure le politiche di prevenzione alla siccità e a promuovere l’efficientamento dei sistemi irrigui e l’uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso, a firma della consigliera Zamboni.

Ricordo che è stato presentato un emendamento a firma della consigliera Piccinini.

Siamo in discussione generale. Si è iscritta la consigliera Piccinini, a cui rimangono ancora cinque minuti. Prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo, anche sollecitata dagli interventi dei colleghi, per condividere la richiesta di fare un approfondimento in Commissione, alla luce delle cose che ci siamo detti e della necessità di approfondire un argomento su cui mi pare ci sia un’attenzione da parte di tutte le forze politiche.

Per quanto mi riguarda credo sia utile anche la presenza dell’assessore Mammi, perché, come dicevo in premessa, questa risoluzione è in contraddizione con quello che sta facendo la Giunta; quindi, credo che da questo punto di vista sia utile anche per quest’aula capire effettivamente quale direzione vogliano prendere l’assessore e la Giunta in relazione alle attività intraprese finora, come quella che citavo, ovvero la sponsorizzazione a sostegno delle esportazioni di kiwi in Giappone.

Sarebbe utile anche capire cosa abbia prodotto questo eventuale protocollo, che mi pare sia stato redatto… Chiedo scusa, presidente, si fa un po’ fatica. Quindi, capire quello che è stato fatto fino a qui e ciò che si vuole fare da qui in avanti. Gli impegni sono molto stringenti e puntuali. Io, torno a dirlo, li condivido, però non vorrei che restasse una dichiarazione d’intenti giusto per prenderci dei meriti politici e poi non dare seguito, cosa che io non auspico.

Io questa risoluzione la voterò, però vorrei che ci fosse anche una presa d’atto esplicita da parte dell’assessore, perché altrimenti oggi stiamo perdendo del tempo e basta. Vorrei quantomeno – visto che adesso, nella sessione pomeridiana l’assessore non c’è, c’era questa mattina, ma non sono riuscita a intervenire per dirglielo direttamente –, me lo auguro, che ci sia un momento anche in Commissione per fare il punto della situazione e capire come cambiare rotta anche alla luce degli eventi alluvionali che questa regione ha subìto, e che credo diano il segno della necessità di intervenire anche su questi aspetti, in particolare, sul tema della desigillazione, sul tema delle colture idroesigenti e quant’altro può essere utile per evitare di ritrovarci nella situazione che abbiamo già vissuto a maggio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Qualcun altro in discussione generale? Consigliere Costa, prego.

 

COSTA: Grazie, vicepresidente.

In via preliminare, una disponibilità la darà sicuramente meglio di me il presidente della Commissione III, ma in quanto Capogruppo del partito di maggioranza relativa sento di avere la facoltà di dichiarare la disponibilità ad approfondire con una seduta, o anche più sedute di Commissione III la tematica della siccità. Del resto, al di là della volontà di ciascuno di noi, e della disponibilità chiesta e data in questa discussione, c’è un percorso che è stato attivato dall’ottobre dell’anno scorso, quando quest’Assemblea ha approvato le linee strategiche del Piano tutela acque che prevede una serie di appuntamenti di approfondimento e poi di successiva elaborazione di quel documento che da linee strategiche deve essere tradotto in un vero e proprio piano che noi contiamo di svolgere nel corso delle prossime settimane e mesi. Cionondimeno, se si può partire a stretto giro di posta con una prima convocazione dedicata a un approfondimento della situazione legata alla tutela della risorsa idrica nel nostro territorio.

Una seconda premessa di chiarezza: c’è una continuità di azione da parte di questa Regione nel corso degli anni, nella definizione delle linee strategiche del Piano tutela acque e nella risoluzione della collega Zamboni, che noi approveremo come Partito Democratico, che è testimoniata dai numeri.

Noi non siamo all’anno zero rispetto alla gestione degli eventi calamitosi, da un lato, per le troppe precipitazioni, o siccitosi per la scarsità di acqua piovuta nel nostro territorio. Ci sono alcuni numeri che raccontano di come, al netto dell’aggiornamento e della stesura del nuovo Piano tutela acque, questa Regione, di concerto con tutti gli Enti, in particolare i consorzi di bonifica e i consorzi irrigui, nel tempo stia agendo con tutti i territori coinvolti per provare a tutelare l’acqua in termini di qualità dell’acqua stessa e di disponibilità in termini quantitativi della risorsa idrica.

Alcune di queste azioni sono raccontate già nelle premesse della risoluzione della collega Zamboni, altre saranno contenute in alcuni emendamenti che, come Gruppo, stiamo elaborando, rispetto ai quali chiederemo la disponibilità all’accoglimento alla collega Zamboni, prima firmataria di questa risoluzione.

Dal 2018 in avanti, tanto per stare alla più stringente attualità, questa Regione ha messo in campo interventi per 700 milioni di euro, capaci di aumentare la disponibilità di acqua di 75 milioni di metri cubi. Questa è una prima risposta importante al tema siccità.

Ha tracciato una serie di linee d’azione e richiesto ai livelli di Governo sovraordinati, che sono quelli che ne hanno la piena titolarità e la responsabilità, che però non hanno trovato accoglimento per insistere lungo le linee tracciate, che sono, da un lato, quella del massimo efficientamento della rete di distribuzione, utile a ridurre la perdita di acqua nei suoi tragitti di distribuzione, nel garantire qualità dell’acqua recuperata soprattutto per uso irriguo, e nell’aumentare la capacità di stoccaggio.

Quei 700 milioni di interventi avviati dal 2018 ad oggi hanno, di fatto, pressoché trovato quasi tutti completamento già allo stato dell’arte. Alcuni sono citati, lo dicevo prima, nella risoluzione della collega Zamboni. Faccio un esempio: a Mancasale il recupero di acque reflue da mettere a disposizione dell’agricoltura ci ha consentito di fornire alle nostre aziende agricole sei milioni di metri cubi a stagione irrigua. I Prati Smart in Val d’Enza, un progetto finanziato con fondi europei, consentirà, a parità di produzione; quindi, non cambiando la tipologia di prodotto, sono i prati stabili, così importanti, il foraggio per la produzione del Parmigiano Reggiano, ma a parità di produzione, con un risparmio di quasi il 20 per cento di risorsa idrica. Sui 43.000 chilometri di rete distributiva della nostra regione c’è una perdita calcolata attorno al 27 per cento. La Regione non è rimasta inerte di fronte a questo dato, che pure è molto al di sotto della media nazionale, che è del 35 per cento di dispersione idrica, e ha candidato, chiedendo al Governo risorse, progetti per 243 milioni di euro, per ridurre quel dato di perdita pari al 27 per cento. Però, a fronte di 243 milioni di euro chiesti è stato finanziato un solo progetto, per 19 milioni di euro.

A queste latitudini non sta mancando né la volontà, né la definizione delle azioni da compiere, né la progettazione, né la richiesta di risorse di finanziamento, quello che sta mancando è la risposta. Ma di quella risposta ci sarebbe estremamente bisogno, perché l’analisi, che è anche alla base delle linee strategiche del Piano della tutela delle acque, racconta come, al di là della differente distribuzione di acque, cioè tanta in determinati momenti, con eventi estremamente intensi, e pochissima per lunghe fasi, vi sia comunque una contrazione delle precipitazioni pari a circa il 20 per cento sul territorio regionale, con grande differenza tra ciò che avviene nell’area orientale e ciò che avviene nell’area occidentale.

Del resto, noi ce lo ricordiamo: mentre in Romagna svasavamo la diga di Ridracoli e poi abbiamo subito l’alluvione di maggio, nella parte piacentina e parmigiana avevamo invasi anche di piccole e medie dimensioni, da dieci, quattordici, quindici milioni di metri cubi di capacità di invaso, che restavano vuoti.

La temperatura media in questa regione è aumentata, nel corso del 2023, di 1,8 gradi come media durante tutto l’anno.

Le necessità, quindi, ci sono, le linee di indirizzo molto nette ci sono da parte di questa Regione, e torno a ripeterle: efficientamento, recupero di acque reflue, capacità aumentata, capacità di stoccaggio per aumentare quantità e qualità di risorsa messa a disposizione.

Che cosa sta mancando? Stanno mancando i livelli di governo sovraordinati. Quando tu candidi progetti per 240 milioni di euro, e te ne arrivano 19 si fa ben poco. Quando tu candidi progetti per 300 milioni di euro per aumentare l’efficienza dei canali irrigui del nostro territorio e arriva zero, si fa poco. Del resto, del Commissario straordinario alla siccità nominato l’anno scorso ci sono agli atti due soli articoli sui media nazionali: uno è del maggio 2023, quando è stato nominato; il secondo è del dicembre 2023 quando ne è stato prorogato l’incarico fino al 31 dicembre di questo anno. Nel mezzo, il vuoto.

A nove mesi di distanza dall’insediamento, il Commissario straordinario alla siccità nominato dal Governo attuale ha prodotto una relazione di dieci pagine: le prime cinque di organizzazione della struttura commissariale, le seconde cinque di fotografia del problema siccità, e poi zero.

Io mi sono anche preso la briga di leggere la manovra finanziaria varata a dicembre da questo Governo, tutta: sapete quante volte compare la parola “siccità”? Zero; le parole “dissesto idrogeologico”, zero; “infrastrutture idriche”, zero; “difesa del suolo”, zero. Compare due volte la parola “acquacultura”. Mi sembra abbastanza chiaro quindi chi sia il grande assente in questa discussione, mentre è altrettanto chiaro che c’è una continuità di azione da parte di questa Regione, nel tempo. Non ha aspettato che altri risolvessero i problemi che stiamo riscontrando nei limiti della capacità di azione che un ente regionale può avere, e questa continuità di azione troverà spazio nella elaborazione del nuovo Piano tutela delle acque. Ci sono alcune questioni sulle quali magari non la penseremo esattamente alla stessa maniera, anche all’interno della maggioranza, e il confronto che dovrà portare all’approvazione di quel Piano tutela acque sono sicuro che ci permetterà di trovare una sintesi.

Anche in questa risoluzione non siamo d’accordo su tutte quante le parole, ma siamo d’accordo sul tema, per come lo pone, con quanta forza lo pone e sugli impegni che chiede alla nostra Regione, perché sono quelli che ci siamo già assunti da soli.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Io vorrei partire ringraziando la collega Zamboni per aver portato in Assemblea una serie di proposte interessanti e strutturate, anche perché, come anticipava il collega Costa nel suo intervento, noi siamo nel pieno di un percorso importante di aggiornamento del Piano di tutela delle acque e credo che stia proprio nel lavoro dei consiglieri regionali e dell’Assemblea legislativa, soprattutto quando si affrontano temi strategici e fondamentali per la nostra Regione, darvi continuità anche contribuendo alla discussione che noi portiamo in Assemblea.

Il Piano di tutela delle acque è sicuramente un obiettivo primario che ci siamo dati e, in tempi come quelli che stiamo affrontando, riuscire ad entrare nel merito, dettagliando misure e anche pensando ad ambiti nuovi in cui agire in maniera più efficace, è un passaggio di programmazione e di pianificazione, ma soprattutto in prima istanza di elaborazione, che è fondamentale.

Penso che, per il lavoro fatto all’interno della Commissione e per come è stato impostato il documento strategico, ci sia prima di tutto lo spazio e il tempo per poter entrare nel merito e aggiungere elementi, passaggi, considerazioni, indicazioni, ma credo anche che questo si possa fare perché c’è già una infrastrutturazione pronta, che ha chiarito bene quelli che devono essere gli obiettivi e soprattutto a monte ha chiarito bene che gestire le acque da tutti i punti di vista sempre di più diventa un impegno strategico e fondamentale della nostra Regione, ovviamente in sinergia con i tanti soggetti che intervengono sulla gestione delle acque e sul sistema.

Lo dico alla luce di una serie di considerazioni che in questi anni abbiamo condiviso rispetto all’importanza di fare interventi continuativi, come diceva benissimo il consigliere Costa poc’anzi, quindi al bisogno anche di inserirci dentro un quadro nazionale che purtroppo manca, perché manca una visione nazionale su un elemento che vede l’Italia tra i Paesi europei più esposti, più fragili, insieme ovviamente a un’area del Mediterraneo, che sempre di più soffre quello che è un cambiamento del clima, che sulle acque incide in maniera prioritaria e rilevante.

Gli anni siccitosi che abbiamo alle spalle e anche questa fase, che è una fase di altrettanta difficoltà, l’alluvione, che è fortemente correlata anche con la siccità, lo sappiamo e abbiamo avuto modo, ahimè, di approfondirlo e di confrontarci a lungo, anche con i tecnici, su questo tema, la crisi dell’agricoltura, la necessità anche di portare una corretta gestione della risorsa idrica anche e sempre di più dentro la dimensione privata, la dimensione dell’edilizia, la dimensione della gestione imprenditoriale, insomma abbiamo davanti un percorso che è complesso e che comporta un grande cambiamento culturale, che per questo motivo va accompagnato da un impegno trasversale di tutta l’Assemblea legislativa e di tutte le parti politiche, perché parliamo della risorsa che in primis è collegata alla nostra vita, alla vita dei nostri territori e alla capacità di dare continuità alla gestione del territorio, alla presenza delle comunità e, ovviamente, anche l’agricoltura.

In questa complessità, allora, noi abbiamo una serie di obiettivi, su cui ci siamo a lungo confrontati, che riguardano un ampio raggio: il risanamento dei corpi idrici inquinanti, il miglioramento dello stato delle acque, la protezione di quelle che vanno destinate a particolari usi, la riduzione dei comuni in tutti i settori, gli usi sostenibili, efficienti e durevoli delle risorse idriche, ovviamente con priorità di quelle potabili, il giusto equilibrio tra l’uso della risorsa e la tutela degli ecosistemi, anche questo è un elemento centrale, la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, la protezione rafforzata e il miglioramento dell’ambiente acquatico, fintanto anche a tutto il tema della mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità. Ho voluto ripercorrere gli obiettivi che ci siamo dati perché testimoniano un impegno che va ben al di là di quello che la Regione può attuare, ma proprio per questo comporta una mobilitazione a 360 gradi della società emiliano-romagnola.

Credo anche che questo sia il fare un passo in avanti rispetto a quanto abbiamo vissuto, rispetto anche alla tragedia dell’alluvione, che ha bisogno anche di essere elaborata e di avere risposte importanti, anche innovative sul tema della gestione delle acque. Trovandoci noi di fronte a un quadro europeo dove ci sono importanti direttive che riguardano le acque, già dal passato anche il quadro di norme europee ci ha permesso di migliorare le nostre politiche, i nostri interventi, la programmazione dei fondi europei, con l’impegno a supporto anche dei piccoli interventi, delle reti, il PNRR dove si finanzierebbe se dal livello nazionale si fosse anche più efficienti, più capaci nella gestione, si finanzierebbe un piano anche di recupero delle risorse idriche. Questo quadro ci dice che stiamo andando in una certa direzione ma che c’è bisogno. di inserire elementi forti, che diano davvero una priorità alle scelte, alle politiche in campo idrico, e che ci aiutino anche a portare con noi tutto il sistema economico sociale. Io l’ho letto prima, quell’obiettivo di favorire la riduzione dei consumi in tutti i settori idroesigenti: quello è un obiettivo centrale che si può portare avanti anche grazie al sostegno, per esempio, delle risorse europee, ma che comporta un grande lavoro di sinergia e di squadra.

Per concludere il mio intervento, confermo assolutamente, come Partito Democratico, che noi siamo pienamente concordi a spingere anche i contenuti, le azioni e cercare anche di andare a individuare quelle che possono essere nuove soluzioni e innovazioni che ci possano permettere di migliorare in questo campo. Inserendo tutto questo nell’impegno che noi stiamo portando avanti, è fondamentale, ora, riuscire da un lato a far capire al Governo Meloni, al quadro nazionale che non ci si può tirare indietro, o non si può non cogliere l’opportunità di risorse, di programmi anche europei per dare una sferzata a quelle che devono essere le politiche nazionali sulla gestione delle acque, e dall’altra parte noi, con l’impegno che ci siamo presi a partire dal documento strategico, l’obiettivo di avere un nuovo Piano di Tutela delle acque ancor più di spessore, ancor più performante, in questo quadro con il passaggio in Assemblea continuiamo a lavorare, continuiamo ad impegnarci, continuiamo a creare quella sinergia fondamentale per aiutare e sostenere tutta la comunità emiliano-romagnola in quello che è un obiettivo importante e comune.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Montalti.

Ci sono altri interventi? C’è il consigliere Fabbri, ma prima il consigliere Rainieri. Prego.

 

RAINIERI: Scusi, non riuscivo a prenotare.

PRESIDENTE (Petitti): Prego, consigliere Fabbri, poi il consigliere Rainieri.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Anch’io volevo fare alcune considerazioni rispetto a questa risoluzione, per la quale ringrazio la collega Zamboni, perché ha riportato nuovamente all’interno di quest’aula una discussione rispetto a una risoluzione sicuramente cruciale per il futuro e la sostenibilità non soltanto della nostra Regione, ma – credo – del Paese e della terra in generale.  È una risoluzione che, seppur con alcuni correttivi che considero integrazioni di quello che è stato sapientemente elencato, discusso e presentato dalla stessa collega, sta dentro un perimetro fondamentale, che è quello legato ai cambiamenti climatici, a come essi influiscono sulle nostre comunità, sull’ambiente e di come sia ormai ineludibile adottare scelte consapevoli rispetto a un fenomeno che spesso è stato oggetto di negazionismo anche istituzionale – lo sottolineo – ma che invece oggi va affrontato sicuramente in queste sedi, ma anche con l’attenzione del Governo centrale e dell’Europa.

È un tema che ci ha visto profondamente colpiti. È già stato detto più volte, è stata toccata più volte questa doppia faccia della stessa medaglia: da un giorno all’altro ci si è trovati colpiti da quattro miliardi di metri cubi d’acqua in un territorio di 16.000 metri quadrati, quindi un territorio molto ristretto, e paradossalmente la diminuzione delle precipitazioni che vi erano state anche nei due anni precedenti ha evidenziato come il carattere imprevedibile ed estremo di questi fenomeni sia da tenere monitorato, da tenere monitorato proprio a partire dalle conseguenze, che sono già state citate, dal punto di vista del dissesto del territorio, ma anche dal punto di vista ambientale.

Questi fenomeni stanno profondamente mutando la biodiversità e l’ambiente dei nostri territori e delle nostre comunità.

Se penso a come sul fiume Po la siccità stia causando fenomeni di sostituzione anche di quelle che sono le specie animali e vegetali, questo è proprio dovuto a fenomeni come quello della risalita del cuneo salino, che per esempio sta profondamente modificando le nostre golene, i nostri fiumi e, più in generale, il mondo legato non soltanto alla biodiversità, ma anche all’agricoltura, alle attività economiche e persino alla pesca, che non è soltanto colpita da questo terribile alieno che è il granchio blu, ma anche da questi fenomeni legati alla siccità, alla mancanza di ossigeno, che comportano e hanno comportato negli ultimi anni morie importanti.

Io credo, come è già stato evidenziato, che il percorso che la Giunta ha presentato nei mesi scorsi con il nuovo Piano di tutela delle acque 2030 sia un tassello fondamentale per la salvaguardia, ma anche per lo sviluppo di questo territorio. Già nelle passate settimane, insieme ad altri colleghi presenti in aula, abbiamo avuto modo di partecipare a questa importante fase di partecipazione, allargata a tutti gli stakeholder, proprio volta ad affrontare il tema della disponibilità dell’acqua, della sua pulizia, della sicurezza anche in campo alimentare e, più in generale della biosfera e della riqualificazione dei luoghi legati all’acqua.

Chiudo quindi evidenziando come questi fenomeni eccezionali, e ricordo, soprattutto, il 2022 quando c’è stata la più grande crisi idrica degli ultimi settant’anni, e ricordiamo bene le immagini del fiume Po che versava in una condizione davvero mai vista prima, sottolineando come l’impegno debba essere davvero corale. Su questo credo che la cornice anche del Governo centrale sia fondamentale, anche per riprendere alcuni progetti strategici, anche a valere sul PNRR. Già ne sono stati citati alcuni, ma sempre in relazione al fiume Po e a questi temi ricordo anche quello legato alla rinaturazione, che ha avuto questo lungo stallo e che speriamo invece possa essere ripreso, perché indubbiamente si va a intrecciare con quei temi che citavo poc’anzi, quali ad esempio il cuneo salino e la sua progressiva diffusione di acqua salata proprio nelle acque di falda.

Credo quindi che questa discussione sia importante. Naturalmente andrà correlata anche al percorso che stiamo facendo sul Piano tutela delle acque, che ci dovrà vedere impegnati da qui ai prossimi mesi. Al netto di quei correttivi che andremo ad apportare, io volevo di nuovo ringraziare la collega Zamboni perché credo, e voterò convintamente questa risoluzione, che l’impegno davvero deve essere quanto più allargato possibile, quanto più condiviso, con i contributi di tutti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Fabbri.

Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Io mi stupisco di come continuamente si voglia sviare dal vero problema che è quello degli invasi. Tutto questo libro dei sogni scritto dalla collega Zamboni, direi che è un libro degli incubi, perché in una regione Emilia-Romagna tra le più produttive, con prodotti tipici invidiati in tutto il mondo, con una situazione in cui potremmo avere acqua a volontà. Apro e chiudo una parentesi: non so se avete letto stamattina che la diga di Ridracoli con due giorni di acqua ha guadagnato due metri e mancano due metri per arrivare al 100 per cento dell’invasamento; quindi, vuol dire che le dighe funzionano, mentre dalle altre parti ci sono allagamenti, acqua che va via, senza essere trattenuta e che così serve a poco, se non solo a fare danni.

Ora vorrei rileggere tutti i punti che sono stati inseriti in questa risoluzione della collega, ma ne bastano alcuni: studi per la revisione strutturale della rete irrigua, a partire dalla bassa pianura, sostituendo il trasporto superficiale, laddove possibile, con tubazioni interrate. Appena prima si dice che bisogna "utilizzare i canali per fare da serbatoi", quindi delle due l’una, o li usiamo come canali per fare i serbatoi o li intubiamo e acqua piovana dentro i tubi non arriva.

Mi dispiace che il Centro studi di Europa Verde abbia omesso questo tipo di informazioni perché, insieme al Centro studi e al Comitato scientifico, dovrebbero prendere una macchinina, andare in giro nei campi e capire che i canali in inverno vengono usati per evitare che ci siano le alluvioni. Se li riempiamo, evidentemente le alluvioni ci saranno ancora di più.

Mi domando a cosa serva fare delle risoluzioni di questo genere e dire al punto 9 "a promuovere politiche per la graduale sostituzione delle colture altamente idro esigenti". Aveva già proposto in passato la collega di sostituire i prati di erba medica, che servono (non so se qualcuno lo sa) a fare quel prodotto che si chiama parmigiano reggiano, con i kiwi, allora o diventiamo la prima Regione che produce kiwi e li vendiamo in tutto il mondo e sostituiamo le vacche e il parmigiano reggiano con il kiwi, che tradizionalmente nasce e viene prodotto e venduto in Emilia-Romagna, o altrimenti rischiamo di non avere più nulla nella nostra agricoltura, che tanti miei colleghi che hanno detto di votare questa risoluzione lodano e dicono che dobbiamo aiutare. Ma come dobbiamo aiutarla, con quello che è scritto in questa risoluzione? Signori, ci rendiamo conto che nell’ultimo punto, meno male, viene detto “a favorire la realizzazione di una rete di piccoli bacini idrici, utilizzando anche il sedime di ex cave, su cui installare impianti fotovoltaici flottanti, in modo da ottenere elettricità da fonti rinnovabili e ostacolare l’evaporazione dell’acqua”? Ma questo benedetto centro studi lo sa che sotto i pannelli solari c’è caldo? E che, invece, incentiviamo l’evaporazione dell’acqua sotto i campi fotovoltaici? Oppure, pensano che questi pannelli siano un’intercapedine al di sopra della quale arriva il sole a fare produzione di energia elettrica e sotto ci sia il fresco? Possiamo mettere gli ombrelloni sotto. Io metterei le sdraio e farei anche un campo per rilassarsi. Ma di che cosa stiamo parlando? Starei ore a commentare questa risoluzione, ma si commenta da sola. E mi dispiace che il PD segua le orme di questa risoluzione, quando fuori va a dire che siamo a favore dell’agricoltura, dei prodotti tipici, abbiamo l’agricoltura migliore del mondo, i prodotti tipici del mondo, dobbiamo incentivare le industrie, dobbiamo incentivare il lavoro. Con questa risoluzione, se fosse veramente applicata, non ci sarebbe più lavoro per nessuno, non ci sarebbero più industrie che si insedierebbero nel nostro territorio, non ci sarebbero più case per i nostri figli da costruire nel nostro territorio e soprattutto non ci sarebbe più l’agricoltura del nostro territorio.

Noi voteremo convintamente contro a questa risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Rainieri.

Altri in dibattito generale? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Mi aggancio a quanto veniva detto adesso, e cioè che se noi applicassimo quanto riportato all’interno di questa risoluzione sostanzialmente decreteremmo la fine della civiltà, perché non ci sarebbero case, non ci sarebbero impianti agricoli, non ci sarebbe nessuna capacità di attrazione di investimenti. Mentre, e per questo ringrazio la collega Zamboni per aver portato questa risoluzione in una forma anche così articolata, mi rendo conto che la declinazione che a seguire delle premesse viene indicata all’interno della risoluzione credo presenti una serie di impegni e indirizzi che sono, invece, positivi. Anche nel momento stesso in cui li affrontiamo all’interno di quest’aula, anche con un dibattito così articolato come stiamo facendo nella giornata di oggi, non sottraiamo alcunché alla discussione di indirizzo dell’aula, anzi, conferiamo all’aula quel punto.

Vorrei anche ricordare che una serie di questioni che qui vengono riportate, altro non sono che la messa in fila di una serie di impegni che nei vari atti di programmazione noi abbiamo accompagnato nel corso di questi mesi e di questa legislatura. Tali atti hanno fatto da contrappunto a tutti quanti i vari interventi che sono passati dal Piano energetico al Piano dell’aria al Piano delle acque.

Per esempio, vorrei richiamare quello che il vicepresidente Rainieri rappresentava come elemento assolutamente ridicolo, cioè l’installazione di impianti fotovoltaici flottanti su specchi d’acqua: questo è quanto noi avevamo anche indicato all’interno di quella discussione che abbiamo fatto sul tema delle aree idonee che serviva ad accompagnare l’insediamento di produzione energetica sostenibile, dando quindi spazio alla produzione energetica sostenibile, proprio rendendo compatibili alcuni spazi territoriali, senza sottrarre suolo ulteriore, favorendo da un lato l’insediamento e dall’altro contemperando quell’insediamento con una serie di passaggi come quello dell’agrivoltaico, faccio per dire, che dava rispetto alla coltivazione agricola, e nello stesso tempo consentiva anche la differenziazione e anche il potenziamento per quanto riguarda le aziende agricole, con una serie di capacità produttive che rendevano, magari, anche dal punto di vista economico, sostenibile la loro attività.

Io quindi la penso esattamente al contrario di chi mi ha preceduto rispetto a uno scenario apocalittico, come è stato descritto, come in alcuni momenti abbiamo anche sentito, ultimamente, su una serie di questioni: ad esempio, che l’applicazione del Green Deal europeo comporterebbe il crollo del 76 per cento del PIL mondiale.

Mi sembrano affermazioni sovradimensionate, sovraeccitate rispetto a quanto viene richiamato qui dentro, che invece vuole cogliere, credo, nella scia di quanto abbiamo fatto nel corso di questa legislatura, e bene ricordava anche il consigliere Costa, quanto è stato fatto in termini di programmazione a partire dal 2018 per quanto riguarda la conservazione dell’acqua, che vuole continuare ad accompagnarlo in una chiave di sostenibilità. Penso che non ci sia un elemento strettamente ideologico all’interno di quello che viene riportato qui dentro, ma ci siano degli elementi che ci consentano di potenziare la nostra capacità di rispondere a quelle che sono le esigenze idriche complessive, che sia civili, che siano industriali, che siano agricole, e ci consentano di accompagnare un percorso che, anche quando abbiamo discusso diversi provvedimenti in quest’aula e all’interno delle Commissioni, abbiamo detto di dover accompagnare attraverso una progressiva trasformazione degli incentivi.

Questo lo abbiamo fatto per esempio sul Piano dell’aria poche settimane fa e credo che attraverso questa risoluzione andiamo a ribadirlo anche per quanto riguarda tutta la discussione che andiamo a fare sul Piano di tutela delle acque e sulla necessità di introdurre degli elementi di sostegno, che ci consentano, da un lato, di risparmiare l’acqua, dall’altro anche di potenziare tecnologicamente le capacità irrigue dell’agricoltura, che, in diversi casi in via sperimentale sostenute con i fondi della PAC, abbiamo potuto potenziare rispetto a una irrigazione di precisione, che è la frontiera, la prospettiva alla quale dobbiamo conformarci perché è responsabilità di tutti, utenti che utilizzano l’acqua per usi civili in maniera accorta, agricoltori, industrie con l’utilizzo, per esempio, delle acque reflue, conformarsi alla preservazione di un bene prezioso come quello dell’acqua.

Non credo che quello che è stato descritto all’interno di questa risoluzione sia in contraddizione con quanto abbiamo fatto nel corso di questa legislatura e con i provvedimenti che abbiamo assunto, né penso che sia quella prospettiva apocalittica che veniva poc’anzi descritta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie consigliere Amico.

Ci sono altri interventi? Consigliere Gerace, prego.

 

GERACE: Grazie, presidente.

I rilevanti ed evidenti cambiamenti climatici in corso, gravemente accelerati dalle attività umane, stanno determinando mutamenti altrettanto rilevanti sul piano geopolitico.

 Richiedono risposte decise e consapevoli nelle strategie di governo, in particolare in società che, come quella europea, uniscono alla qualità degli standard di vita e dei sistemi produttivi fragilità ambientali, idrogeologiche e idrauliche, elevata densità abitativa e diffusività degli insediamenti, oltre che complessità delle relazioni.

Nella risoluzione 8013, che ha come oggetto e obiettivo la prosecuzione e l’aggiornamento delle politiche di prevenzione della siccità, la promozione dell’efficientamento dei sistemi irrigui e dell’uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti necessari, obiettivo del tutto condivisibile, anzi urgente e di grande importanza, obiettivo che richiede un’azione congiunta, direi quasi corale e sinergica di più soggetti e a più livelli, un ruolo importante svolto dalla Regione Emilia-Romagna in ragione degli strumenti di pianificazione che le sono propri, a cominciare dal Piano di tutela delle acque, sul quale abbiamo cominciato già a ragionare.

Sappiamo che non basta questo strumento e che non basta alla Regione, servono altri strumenti che agiscano sulla programmazione territoriale, servono scelte coerenti e consapevoli da parte del sistema produttivo, serve l’adozione di una cultura della gestione delle risorse comuni, serve il coinvolgimento e la condivisione della strategia a più livelli, nazionale ed europeo in primis. Serve, cioè, che qualcuno faccia bene la propria parte e la faccia condividendo una consapevolezza, prima ancora di una strategia, vale a dire che le risorse idriche richiedono, per l’appunto, che siano ben gestibili, perché sono un bene comune, un bene non inesauribile, non infinito. Mentre la quantità d’acqua dolce sul pianeta è rimasta abbastanza costante nel tempo per via del suo ciclo continuo, la popolazione mondiale è esplosa. Ciò significa che ogni anno la corsa alla disponibilità di acqua pulita e abbondante per bere e cucinare, fare il bagno, svolgere attività essenziali per la vita si inasprisce sempre di più. La scarsità d’acqua è un concetto astratto per molti, però è una cruda realtà per tanti altri. È il risultato di una miriade di forze ambientali, politiche, economiche e sociali. L’acqua dolce rappresenta una piccolissima parte dell’acqua totale del pianeta. Nonostante l’acqua ricopra quasi il 70 per cento del nostro pianeta, l’acqua dolce rappresenta semplicemente il 2,5 per cento, la parte restante è acqua salata e oceanica. Ma anche in questo caso abbiamo accesso solo all’1 per cento dell’acqua dolce, poiché gran parte di essa rimane intrappolata nei ghiacciai e nei nevai. In sostanza, solo lo 0,007 per cento dell’acqua del pianeta è disponibile per sostenere e nutrire 7,8 miliardi di persone.

Esistono ragioni geografiche, climatiche, ingegneristiche, nonché questioni di regolamentazione e accaparramento delle risorse a sostegno della tesi per cui alcune regioni sembrano avere scorte relativamente abbondanti di acqua dolce, mentre altre sono esposte a siccità e a pesante inquinamento.

In gran parte dei Paesi in via di sviluppo l’acqua pulita è difficile da trovare, ed è un bene di cui il reperimento è impossibile a costo di un duro lavoro o di un significativo esborso pecuniario. Di fatto, l’acqua è vita: ovunque si trovi, l’uomo ha bisogno di acqua per sopravvivere. Non solo un corpo umano è formato per il 60 per cento d’acqua, ma la risorsa è anche essenziale per produrre cibo, vestiti, computer, per spostare il nostro flusso di rifiuti, per mantenere sano l’ambiente e noi stessi.

Purtroppo gli esseri umani si sono rivelati incapaci nell’utilizzo dell’acqua. Secondo le Nazioni Unite, nell’ultimo secolo l’uso dell’acqua è più che raddoppiato rispetto al tasso di crescita della popolazione. Si stima che entro il 2025 circa 1,8 miliardi di persone vivranno in aree colpite da scarsità d’acqua e che i due terzi della popolazione mondiale vivrà in Regioni soggette a stress idrico a causa dell’uso in crescita dell’acqua, e soprattutto per il cambiamento climatico.

La sfida che dobbiamo affrontare ora, mentre ci dirigiamo verso il futuro, è come custodire, come gestire e distribuire efficacemente l’acqua che abbiamo. Per questo motivo gli impegni previsti nella risoluzione 8013 ci sembrano nel loro complesso condivisibili, anche se ci sembra indispensabile porre l’accento su due aspetti che concorrono a farci esprimere un giudizio contrario sull’impegno indicato nel dispositivo 6. Faccio riferimento alla necessità di assegnare alla battaglia contro la siccità, per una corretta e sostenibile gestione delle risorse idriche, un reale, condivisibile multilivello.

Abbiamo assistito da settimane, anzi da mesi, alle proteste degli agricoltori rispetto ad alcune scelte non tanto della politica agricola europea e nazionale, ma anche del Green Deal stesso, e queste proteste seguono ad altre di analogo obiettivo, avanzate da altri settori produttivi.

Non è in discussione il Green Deal in sé, anzi, ma lo sono i suoi tempi e la sua attuazione. Non penso che possiamo permetterci il rischio di vedere scemare un’altra fondamentale risorsa che è la condivisione della necessità di politiche di sostenibilità. Non possiamo permetterci di perdere per strada settori ampi di popolazione e di interessi legittimi, di lasciare le strategie ambientali a questa o a quell’altra élite. Esattamente come l’acqua è un bene comune, così anche la consapevolezza di dover operare per la sostenibilità delle nostre azioni lo deve essere.

In altri termini, non dobbiamo fare sentire nessuno escluso da questo processo, costruito innanzitutto qui, in Europa, e nei Paesi democratici. Nessuno su questi temi deve essere lasciato indietro.

L’altro aspetto è quello della dimensione geopolitica delle strategie ambientali, di quelle connesse all’uso consapevole delle risorse e in questo quadro anche dell’energia.

In altri termini, dobbiamo avere sempre la consapevolezza che la strada verso la sostenibilità richiede la capacità di assicurare la tenuta e la coesione del nostro sistema, soprattutto durante la transizione. Oggi, questa esigenza significa indipendenza energetica, domani, il più presto possibile, raggiungeremo attraverso le fonti rinnovabili questa esigenza e questa transizione, ma oggi, a maggior ragione in un contesto internazionale segnato da gravissimi conflitti innescati dalle autocrazie, è indispensabile continuare ad assicurare approvvigionamenti dalle fonti disponibili al momento.

Per questo condivido lo spirito della risoluzione presentata dalla consigliera Zamboni ed esprimo un voto contrario sul punto 6 del dispositivo, ma favorevole su tutti gli altri.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Gerace.

Ci sono altri interventi? Consigliere Daffadà, prego.

 

DAFFADÀ: Grazie, presidente.

Credo che il tema delle acque sia uno dei temi più importanti che abbiamo dibattuto in questi anni di legislatura, perché sia in Assemblea che nella III Commissione spesso si è parlato di questo tema, un tema veramente importante per il nostro territorio dal punto di vista sia della risorsa che anche delle difficoltà che in giornate come queste troppa acqua porta al nostro territorio, ricordando anche quello che è accaduto in Romagna.

Mi viene da ringraziare in questi momenti chi è incaricato di monitorare il territorio per quello che sta accadendo, ovviamente non c’è nulla di tragico, però abbiamo persone dalle Amministrazioni pubbliche al volontariato che stanno lavorando, stanno monitorando, i consorzi di bonifica stanno cercando di irreggimentare il più possibile l’acqua che sta arrivando, un’acqua che ovviamente, come hanno detto i colleghi, come dice la risoluzione, è sempre più importante, problemi di siccità, problemi all’agricoltura, problemi alle persone, problemi al territorio. Qui dobbiamo davvero tutti insieme trovare gli strumenti, trovare le azioni che ci consentano sia il risparmio, che lo stoccaggio, che il miglior utilizzo di questo bene prezioso. Non sempre le soluzioni adottate sono state quelle vincenti, ma credo che abbiamo e avremo ancora modo, magari anche sfruttando i lavori della Commissione, di poterci confrontare, di poterci rivedere per parlare di nuovi metodi o di migliori metodi.

In questi anni in alcuni atti ispettivi, insieme anche alle altre forze politiche, abbiamo rimarcato la necessità di adottare anche misure di stoccaggio importanti rispetto all’acqua. Come sapete, vengo da un territorio che da questo punto di vista sta cercando di avviare un’azione importante, mi riferisco sempre alla famosa diga di Vetto, rispetto a cui la Regione ha dato la priorità rispetto ad altre azioni. Quindi, credo che davvero la possibilità che venga studiata – in questi giorni, se non sbaglio, è stata nominata anche la commissione giudicatrice delle proposte che, credo, dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale sono arrivate – per capire davvero quali possano essere i progetti e gli strumenti in grado di far partire questo importante lavoro. Ricordo anche nei bandi fatti dal GAL o dall’Assessorato all’agricoltura la possibilità di fondi e di riferimenti per quanto riguarda i piccoli invasi o gli invasi consortili.

Credo, quindi, che le linee che sono inserite in questa risoluzione siano importanti, associate anche a tutto quello che già stiamo facendo. È ovvio che non tutto è semplice, non tutto è facile, ma noi continuiamo questo lavoro di studio e di confronto.

Chiederei eventualmente anche alla Commissione se e dove è possibile andare anche sul territorio a individuare le realtà, gli esempi virtuosi e importanti che stanno consentendo ad alcune zone piuttosto che ad altre di lavorare in modo virtuoso – scusate la ripetizione – rispetto a un territorio importante, a un territorio agricolo, a un territorio che fa dell’agricoltura una delle linee economiche, delle linee di sussistenza e soprattutto anche linee di gestione del territorio più importanti. Vengo anche da un territorio che da questo punto di vista ha delle difficoltà, come in questi momenti, e credo che aiutare a stoccare, aiutare anche l’agricoltura, aiutare gli agricoltori, aiutare gli allevatori a vivere meglio, a vivere con meno ansia la vita di tutti i giorni, il loro lavoro, possa davvero aiutare l’Emilia-Romagna ad essere più competitiva.

Da questo punto di vista, come ho detto, condivido molti punti che sono segnati, che sono descritti da questa risoluzione, e rilancio anche, ripeto, una disponibilità e una volontà a confrontarci anche su altro nell’anno che ci rimane di lavoro insieme.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Daffadà.

Ci sono altri interventi? Io non ho altri iscritti a parlare. Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Chiaramente, intervengo per una serie di motivi, il primo dei quali evidentemente è la quantità di volte in cui la Commissione che io presiedo è stata chiamata a rispondere, ad intervenire in primis dalla collega Zamboni, che opportunamente è stata presentatrice di una risoluzione di grande importanza per questa Assise. E poi, anche perché riscontro da parte delle minoranze, oltre che della maggioranza, una sensibilità ad una discussione più approfondita.

Mi sia concessa una licenza politica: riscontro anche, di fronte a una discussione come quella odierna, un “effetto Sardegna”, in questo Consesso. Aver assistito alla divisione tra Fratelli d’Italia e Lega rispetto a questo tema – penso all’intervento della collega Evangelisti e a quello infelice e molto diverso del collega Rainieri – dimostra quanto divisa siano in questo momento la minoranza e la maggioranza di Governo su questo tema: le posizioni negazioniste rispetto al tema climatico, le modalità attraverso le quali ci siamo confrontati e ci stiamo confrontando nel merito necessita di un’evoluzione anche della discussione più alta.

Per questo non me ne voglia il collega Rainieri, col quale i rapporti sono sempre positivi dal punto di vista dialettico, io non condivido la lettura così critica e aspra che lei ha mosso nei confronti della risoluzione, mentre apprezzo l’atteggiamento di apertura e di confronto nel merito che la collega Evangelisti ha voluto avanzare per i lavori della Commissione. È una divisione politica, capita anche alla minoranza di dividersi, e noi come maggioranza non possiamo certo rimanere silenti di fronte a una cosa che viene acclarata pubblicamente.

Andando al merito, io credo che si debba partire da un concetto fondamentale: è stato detto, è stato ribadito, ma che a livello nazionale i danni da siccità siano aumentati del 367 per cento nel corso di un anno non è un’opinione politica, è un fatto, evidente, certo, rispetto al quale abbiamo il dovere di interrogarci, e rispetto al quale l’atteggiamento negazionista e una certa modalità di fare politica si manifestano poi negli investimenti ai quali assistiamo.

Con un certo rammarico io devo segnalarvi che per prassi non intervengo quando gli atti sono passati dalla Commissione che presiedo, né posso intervenire, evidentemente, in Commissione, visto il ruolo di garante. Però qui sento di potermi liberare anche da questa incombenza, visto il confronto dialettico al quale possiamo dar vita.

Allora vi dico, colleghi, qualcuno si sarà pure accorto che ci siamo espressi questa mattina per discutere di un parere di conformità all’articolo 28 dello schema di regolamento: qualcuno se ne sarà accorto. È stato votato un provvedimento in cui una fonte primaria di caratura comunitaria è stata recepita dal nostro legislatore regionale. Parlo della direttiva 676 del 1991, la vecchia direttiva intorno alla quale sono stati previsti dei provvedimenti sull’inquinamento delle acque provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, un provvedimento rispetto al quale questa Assemblea ha deciso di intervenire. Ed è un provvedimento che a sua volta nel corso del tempo ha visto intervenire il legislatore nel 2006 e nel 2007, perché ha posto alla base degli interventi della Giunta del Regolamento che noi stessi abbiamo approvato, una riflessione su quello che deve fare la nostra Giunta con questo regolamento: ovverosia, le norme e i divieti inerenti lo stoccaggio e l’utilizzo di effluenti di allevamento, dei concimi e dei fertilizzanti azotati, i soggetti tenuti a predisporre i piani per l’utilizzo agronomico, la disciplina per le norme e le prescrizioni e i divieti delle zone non vulnerabili, e la disciplina sui contenuti e la comunicazione della documentazione da conservare presso l’azienda, le indicazioni e i controlli delle attività dell’utilizzazione agronomica. Quindi, l’oggetto del quale ci siamo occupati oggi e del quale abbiamo rinunciato a discutere nel merito è strettamente connesso alla risoluzione che la collega Zamboni pone oggi, non in antitesi in una lotta tra agricoltura e tutela del territorio, ma a tutela del territorio con l’agricoltura.

In questi giorni si è mistificato quindi molto rispetto al ruolo che i pesticidi, gli strumenti che vengono utilizzati nell’agricoltura possono produrre anche sulle acque e rispetto a questo tema non porsi il problema o porselo nella maniera sbagliata di quelli che devono essere gli effetti che si producono in una discussione del genere – perdonatemi – è miope.

 Per questo penso che la discussione che ci viene chiesta in maniera corale e da Fratelli d’Italia sia da accogliere, e sia da accogliere una discussione nel merito sugli effetti che il clima produce e sul modo in cui noi tuteliamo il nostro stesso clima.

Il tema è quindi le strutture, la riorganizzazione e poi – perdonatemi – c’è una parte che manca nella nostra discussione. La parte che manca – sempre scevri da polemiche, per carità – è che questa Regione ha un Piano di tutela delle acque, come viene accennato nella risoluzione che ha presentato la collega Zamboni con gli emendamenti che a breve depositeremo (siamo all’ultimazione, presidente, della presentazione degli emendamenti), sceglie di intervenire su argomenti che la DGR n. 1557 del 2023 ha imposto a favore della nostra Regione, ovvero un documento strategico che serve a stabilire in quale modo gestiamo le nostre acque, che serve ad attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati, che serve a conseguire il miglioramento dello stato delle acque e a individuare adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi.

Il nostro Piano delle Acque serve a favorire la riduzione dei consumi in tutti i settori idro esigenti, serve a garantire un equilibrio tra l’uso della risorsa acqua e la tutela degli ecosistemi acquatici. Il nostro Piano delle acque serve a concorrere alla protezione rafforzata e al miglioramento dell’ambiente acquatico, in buona sostanza serve per farci vivere meglio.

Non è quindi nella battaglia tra cosa serve per il nostro territorio, ma su cosa serve al nostro territorio, su cosa serve alla nostra terra. L’ingegneria idraulica, rispetto alla quale ci stiamo movimentando, è necessaria per la tutela del futuro, non soltanto del presente. Negare che esista un problema di siccità e non cogliere quello che sta avvenendo in queste ore in questa Regione significa non comprendere quale necessità abbiamo di ristrutturarsi. Certo, la ristrutturazione evidentemente non è uguale, abbiamo il dovere politico di chiedere una ristrutturazione diversa, abbiamo anche il dovere di manifestare un’accelerazione di crisi ecosistemica, che ci permetta di guardare gli studi, che pure ci sono stati rappresentati nella nostra Commissione, rispetto agli ultimi 600 anni di questo territorio.

Noi abbiamo il dovere di continuare a far crescere questa Regione, di continuare a far crescere l’agricoltura, come facciamo, di questa Regione, ma dobbiamo impegnarci rispetto a dei canali irrigui che abbiano finalità di gestione, dobbiamo muoverci su politiche di ricerca che servano a ricaricare in modo artificiale il controllo dei nostri canali, dobbiamo bio-direzionare i nostri investimenti in agricoltura, dobbiamo pensare quindi che esista una possibilità di una nuova forma di intervento dei sistemi, esista la modalità e anche la volontà di intervenire su questo argomento.

Dovremmo farlo con una certa solerzia, perché, come sappiamo e come abbiamo visto con l’alluvione, questa Regione in molte cose deve combattere da sola. Penso agli amici della Romagna, che rispetto al funzionamento di Sfinge in queste ore hanno difficoltà, che in parte sono state anche rappresentate. Serve una sinergia di intenti, ma serve molto di più: serve una visione. Se non avremo la visione, rischieremo tutti di fare un passo nel vuoto.

In buona sostanza, la scelta di sostenere questa risoluzione o di emendarla (fatemi un cenno quando siamo pronti, così chiedo alla presidente di sospendere un attimo per il deposito) è guardiamoci dentro, guardiamo al merito di quello che facciamo e non confondiamo le acque. Grazie.

Può sospendere, presidente?

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, i cinque minuti che ha ancora il collega Ranieri, poi sospendiamo solo per il deposito.

Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Intanto voglio tranquillizzare il collega che su questo provvedimento, ma su tanti altri non riuscirà a spaccare l’opposizione, perché voteremo tutti convintamente. Glielo posso garantire.

Poi voglio dire al consigliere che ha appena parlato, ma anche ai colleghi consiglieri che hanno appena parlato che bastava che parlasse uno, perché avete detto tutti la stessa cosa. Abbiamo capito qual è il problema. Non è questa risoluzione, della quale non vi importa niente. Il vero problema vostro è non arrivare domani a un’altra risoluzione sulla quale avrete un problema.

Allora, quando si fanno – di solito le fa l’opposizione – queste cose, che non fa la maggioranza all’interno della propria maggioranza, ne prendiamo atto, come prendiamo atto che molti hanno dei centri studi, ma fuori nella campagna, in giro per la montagna, in giro per le strade, non ci si va, dentro agli uffici molto spesso cose che esistono fuori non si vedono e non si comprendono. Abbiamo capito anche qual è il senso di questa vostra risoluzione. Ha detto, il collega che ha appena concluso l’intervento, che sostanzialmente se non facciamo quello che è scritto in questa risoluzione, il problema di oggi – che sta piovendo tanto – diventerebbe e sarebbe ancora più grave.

Il vero problema, consigliere Caliandro, è che non ci sono i bacini e lo ha detto anche il suo collega Daffadà, che è intervenuto prima di lei, e l’ho detto io prima, all’inizio del mio intervento: se avessimo i bacini quell’acqua che oggi stiamo lasciando andare via, e che non riprenderemo più, non ottiene nessun tipo di risultato. Quindi, voi potete leggere anche l’altro libro dei sogni che ha appena letto lei, sul documento sulle acque. Potete leggere tutto quello che volete, ma dovete andare in giro nelle aziende, non solo agricole, ma visto che tutti qui dite che dobbiamo tutelare le aziende agricole, non avete veramente capito qual è il vero problema delle aziende agricole. Che non è l’acqua; non è il costo del gasolio; non è tutto quello di cui si sta parlando adesso, ma è la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano in Italia, che non utilizzano gli stessi sistemi produttivi che abbiamo noi.

Per risolvere il problema dell’acqua in agricoltura basterebbe fare degli invasi, ma non riempire i canali. Non lo dico io, che sono un ignorante, un povero contadino, povero che non ha studiato tanto perché ha dovuto lavorare; lo dicono gli scienziati che nei piccoli invasi l’acqua evapora; quindi, tutto quel lavoro che voi dite che ci sarebbe da fare, sarebbe estremamente inutile, costoso, e non farebbe bene a nessuno. Se volete continuare a fare ostruzionismo per non arrivare a domani con una risoluzione che sapete che vi metterebbe in difficoltà, fatelo pure. Però date mandato, date un testo unico a tutti e leggete tutti lo stesso testo, così almeno sappiamo che letto uno, possiamo andare tutti al bar, e poi alla fine rientriamo per la votazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Io non ho altre richieste di intervento. Interromperei per quei minuti che ci chiedeva il consigliere Caliandro per la distribuzione dell’emendamento che è stato depositato. Grazie.

Prima non c’erano iscritti e abbiamo interrotto. Per questo il consigliere Caliandro aveva chiesto quel tempo. Non c’erano altre richieste di interventi, avevamo bisogno di quei due o tre minuti.

Questi due o tre minuti li possiamo benissimo occupare con l’intervento. Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Davvero, presidente, eviterei di minare ulteriormente e più di così la credibilità di questa Assemblea, perché mi sembra chiara l’operazione messa in atto dalla maggioranza.

È curioso anche che oggi il tema più importante di questa Regione, di questo mandato sia diventato la tutela dell’acqua, che per carità, è un tema sicuramente molto importante. Tra l’altro, vi avrei voluto anche offrire un bicchier d’acqua, dopo tutti questi grandi interventi, che immagino vi abbiano fatto venire anche un po’ sete, con tutto questo sforzo nel cercare di evitare di discutere la risoluzione sul fine vita, perché fondamentalmente stiamo parlando di questo.

Io sono un po’ in imbarazzo, devo dire la verità: oggi la scriverete, domani probabilmente la scriverete uguale, perché di argomenti ne avete in abbondanza, ci avete raccontato quanto è importante la vita, l’acqua, per il mantenimento della vita, concetti che si imparano a tre anni.

Benissimo, parliamo pure, però faccio presente che era stata anche richiesto da parte di alcune forze di opposizione di andare in Commissione. Questo dibattito, quindi, che oggi si fa in maniera molto superficiale, si poteva fare tranquillamente in Commissione, ovviamente, ma lo sapete meglio di me. Quindi, prendiamo atto che c’è questa volontà di continuare a schivare le buche, ovvero, a schivare il fine vita.

È un po’ imbarazzante, sinceramente, però la scriverete oggi o la scriverete domani, ma arriverà un momento in cui prima o poi dovrete esprimervi su argomento, perché io non voglio pensare che da qui alla fine del mandato io debba essere costretta a fare dei question time perché quest’aula vuole evitare il dibattito.

Prima o poi – presidente, se posso parlare tranquillamente, grazie – auspico che questo teatrino possa avere un termine. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri interventi? Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Presidente, grazie.

Semplicemente per dire che il processo alle intenzioni chiedo alla collega Piccinini di andare a farlo a qualcun altro. Questa è un’aula che su molte risoluzioni ha sempre discusso, ha sempre discusso molto, e figuriamoci se ci mettiamo a calcolare i tempi o a fare della programmazione per anticipare, per spostare o per non arrivare ad una risoluzione.

Giusto per dire che capisco l’ansia della collega Piccinini, ma così come a volte abbiamo passato molte ore a discutere su altri temi, quelli ambientali sono quelli prevalenti da questo punto di vista, rigetto in toto l’interpretazione che ha dato, non sarà un problema neanche discutere della sua risoluzione quando ci arriveremo però.

Se vuole trovare una via preferenziale, sa perfettamente cosa prevede il Regolamento e potrà decidere se adirla o meno.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Solo perché, siccome mi è stato detto che il tema del fine vita è un tema importante, anticipo che domani chiederò, visto che ne abbiamo la possibilità, l’inversione delle risoluzioni; quindi, di discutere quella prima delle altre, e vediamo se questa disponibilità sarà poi confermata anche nei fatti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Ci sono altri interventi? Siamo ancora in discussione generale. Consigliera Dalfiume. Abbiamo ancora bisogno di due o tre minuti per la distribuzione degli emendamenti (li stanno preparando). Consigliera Dalfiume, prego.

 

DALFIUME: Se gli emendamenti fossero stati distribuiti, procederei all’illustrazione.

 

PRESIDENTE (Petitti): No, non sono stati ancora distribuiti. A questo punto quei due minuti che chiedeva il consigliere Caliandro li utilizzerei per la distribuzione degli emendamenti e poi entriamo in dibattito generale sugli emendamenti e le do la parola, consigliera Dalfiume.

 

(La seduta sospesa alle ore 17.01 è ripresa alle ore 17.06)

 

PRESIDENTE (Petitti): Credo che tutti abbiate gli emendamenti sono stati distribuiti. Parliamo di sei proposte di emendamento, tre a firma della consigliera Piccinini, una a firma dei consiglieri Caliandro, Costa, Zamboni e Dalfiume, due a firma dei consiglieri Costa, Caliandro, Zamboni e Dalfiume.

A questo punto siamo in discussione generale sugli emendamenti. Aveva chiesto la parola la consigliera Dalfiume. Prego, consigliera.

 

DALFIUME: Grazie, presidente. Gli emendamenti che andiamo a presentare riguardano un’integrazione nella parte iniziale riferita alle cose che la Regione sta già facendo. In particolare, con l’emendamento n. 4, dopo il “valutato che” andiamo ad aggiungere questo periodo: “Rilevato altresì che la Regione ha avviato il percorso di aggiornamento, come sappiamo, del Piano di tutela delle acque. Questo percorso che è stato avviato con la delibera di Giunta 1557 del 2023 con cui è stato approvato il documento strategico che contiene gli obiettivi strategici e le scelte generali del Piano tutela acqua 2030, sul quale l’Assemblea si è espressa con parere favorevole lo scorso 10 ottobre”.

Non sto a riprendere tutti gli obiettivi del Piano di tutela delle acque, ma il senso di questo emendamento riguarda questo lavoro che la Regione ha avviato.

L’emendamento n. 5 va inserito prima del dispositivo…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula, per favore. Prego.

 

DALFIUME: Grazie. Proponiamo di aggiungere prima del dispositivo di impegno un “evidenziato infine che l’obiettivo del Piano di tutela delle acque è di individuare un equilibrio tra le esigenze antropiche di uso della risorsa idrica in relazione ai molteplici usi e alla necessaria tutela e protezione di un bene essenziale per la vita e il benessere dell’ecosistema”. Andiamo a recuperare, di conseguenza, i quattro macro-obiettivi tematici che sono tra loro strettamente legati e correlati del Piano di tutela delle acque, la disponibilità dell’acqua oggi e domani, l’acqua pulita e sicura, l’acqua e la biosfera e la rinaturazione e i luoghi dell’acqua.

Sappiamo che questi macro-obiettivi si articolano in dieci linee strategiche e cinquanta misure ad esse afferenti. Infine, andiamo ad aggiungere con l’emendamento n. 6 al termine del dispositivo, il punto 13, che va a promuovere all’interno dei piani speciali che dovranno essere fatti in conseguenza dell’alluvione 2023 nuove infrastrutture idriche strategiche che, unitamente alle funzioni di difesa, favoriscano anche l’uso plurimo delle acque, come nel caso del recente progetto su Cassa Secchia attivato attraverso il PNRR. Quindi, andiamo ad aggiungere un punto che deriva specificatamente dagli eventi alluvionali che hanno sollecitato e incentivato anche un’attivazione di interventi strutturali per la messa in sicurezza del territorio e la tutela delle acque.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Dalfiume.

Ci sono altri interventi sugli emendamenti? Non ho altre richieste di intervento sugli emendamenti. Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Non ho capito se quella di Gerace era una richiesta di voto per parti separate sul punto che riguarda le trivelle.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Gerace... ho capito di sì io, però...

 

GERACE: Grazie, presidente.

Sì, chiederemo il voto per parti separate, ma poi interverrà il mio capogruppo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, abbiamo ancora le dichiarazioni di voto e verrà poi precisato anche lì, comunque è un sì.

Altri sugli emendamenti? Consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Solo per illustrare brevemente un emendamento che ho depositato, che riguarda le trivelle, perché dobbiamo chiarirci...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio, per favore!

 

PICCININI: Qui si scrive che "la Giunta dovrebbe opporsi a nuove trivellazioni in Adriatico", quindi dovremmo dirci che siamo anche contrari alla riattivazione delle concessioni esistenti, quindi questa è una precisazione che ho voluto fare se siamo coerenti rispetto all’assunto del punto 6.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri sugli emendamenti? Consigliera Zamboni, prego.

ZAMBONI: Grazie, presidente. Ho sottoscritto convintamente gli emendamenti che sono stati presentati dal primo firmatario Andrea Costa, perché ritengo che effettivamente rispettino lo spirito della risoluzione, che, come fin dall’inizio dell’illustrazione ho chiarito, parte da politiche e da misure che sono già state messe in campo. Ricordo che questa risoluzione è rimasta un anno parcheggiata in Commissione; quindi, se qualcuno era interessato ad approfondire, ha avuto un anno di tempo per farlo, chiedendo di attivarne la trattazione in Commissione, anziché farlo oggi.

Comunque io l’ho ripresentata con alcuni aggiustamenti relativi alla situazione che si è creata da un anno a questa parte e ritengo quindi opportuno che venga arricchita con gli emendamenti presentati da Andrea Costa come primo firmatario, perché effettivamente completano il quadro, perché quando un anno fa avevo depositato questa risoluzione, ancora non era partita la trattazione del Piano di tutela delle acque, e, siccome la risoluzione vuole ribadire che ci sono misure nuove, interventi nuovi da portare in campo, ma integrando il tutto con quello che già si sta facendo, ritengo che sia un utile completamento.

Per quanto riguarda gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle, ritengo che quello sull’urbanistica sia generico, non si capisce bene cosa significhi "rendere le misure più efficaci", è una formulazione troppo generica, mentre richiamare anche le estrazioni a terra e le nuove o vecchie concessioni...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ di silenzio, per favore.

 

ZAMBONI: Non rientra nel quadro di questa risoluzione, che a mio parere (altrimenti non l’avrei fatta) giustamente richiama la problematicità delle estrazioni al largo del Delta del Po, perché queste incidono sulla subsidenza, che a sua volta incide sull’ingressione salina e quindi sul rendere saline le acque del Delta del Po fino a 20-25 chilometri dentro la costa, rendendole inadatte per gli usi irrigui.

Il resto invece delle precisazioni della consigliera Piccinini, che condivido in quanto tali, ritengo che vadano discusse in altra sede e troveranno sicuramente il mio appoggio; quindi, non sono per accettare questi emendamenti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri sugli emendamenti? Io non ho altre richieste di intervento sugli emendamenti. Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Chiedo il voto elettronico sui miei emendamenti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni. Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Non li accolgo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo, non li ammette al voto; quindi, non verranno neanche votati per questa ragione. A questo punto sugli emendamenti non interviene più nessuno. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Chiedo scusa, perché non avevo compreso le parole della collega.

PRESIDENTE (Petitti): Anche noi...

 

PICCININI: Infatti, probabilmente c’è stata un’incomprensione di fondo generale, però ritengo che sia un atto molto grave e penso che non sia mai capitato in quest’Assemblea che non vengano messi in votazione gli emendamenti proposti, perché al massimo ci si prende la responsabilità di bocciarli.

Evidentemente questa responsabilità qualcuno qui dentro non vuole prendersela, per non doversi esporre ed esprimersi diversamente dalla maggioranza, e anche questo è un dato politico nell’abbassare il livello delle richieste agli obiettivi non lungimiranti che vengono spesso espressi da qualche forza politica in quest’aula. È veramente una mancanza di rispetto nei confronti di chi prova a fare la propria parte e viene messo nelle condizioni di non poter nemmeno esprimere un voto. Anche qui si schivano, ancora una volta, argomenti che sono problematici.

Mi pare chiaro che l’obiettivo da qui alla fine del mandato sia cercare di evitare il più possibile i problemi. Credo che anche questo sia un atteggiamento francamente imbarazzante e poco corretto nei confronti di chi questi emendamenti li presenta. Poi parliamo del tema delle trivelle. È quasi incredibile che si voglia rigettare il fatto di non mettere in votazione il fatto di esprimerci contro la riattivazione delle concessioni esistenti. Questo ricordo che è la linea del presidente Bonaccini…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, c’è una confusione in aula… Si fa veramente fatica ad ascoltare. Per cortesia, abbiamo ancora un quarto d’ora d’aula, proviamo ad avere tutti un po’ di pazienza. Prego.

 

PICCININI: È la linea, dicevo, del presidente Bonaccini, e mi sorprende che forze come Europa Verde evitino, o meglio, abbassino le loro richieste a quella che è una linea generale del Partito Democratico. Io pensavo che qualche differenza ci fosse. Evidentemente, su questi temi, se non si ha il coraggio neanche delle proprie idee, credo che ci sia un grosso problema.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Rainieri, sugli emendamenti.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Volevo ribadire il fatto che noi voteremo convintamente contro non agli emendamenti, perché non sono stati ammessi al voto, e vorrei dire al consigliere Caliandro che ce li hanno loro in maggioranza problemi di unità, perché noi voteremo tutti contro, ma voi avete presentato degli emendamenti senza concordarli con la proponente della risoluzione… Quindi, a questo punto sono stati non ammessi al voto. Ha ragione la consigliera Piccinini, è abbastanza inusuale questo tipo di risposte che ha dato la consigliera Zamboni.

A noi non fa che piacere, però vorrei ricordare al collega Caliandro che prima di accusare gli altri, magari, si guardi in casa propria. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Adesso passo la parola anche ai consiglieri Zamboni e Caliandro, ma solo per precisare che i tre emendamenti a firma Piccinini non sono stati accolti dalla proponente della risoluzione. Gli altri restano e adesso li voteremo anche.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente. Volevo esattamente precisare questo. Gli emendamenti a prima firma Andrea Costa li ho sottoscritti e ho spiegato perché li condivido. Ovviamente, sono ammessi al voto perché non potrei sottoscrivere degli emendamenti e poi dire che non li ammetto al voto.

Per quanto riguarda gli emendamenti della consigliera Piccinini, come le ho spiegato verbalmente, prima di intervenire, ritenevo che non fossero pertinenti alla risoluzione. Nel mio intervento ho specificato che ne condivido il contenuto per quanto riguarda la partita delle estrazioni. Ritengo quello sulla legge urbanistica generico, per cui non porterebbe assolutamente niente alla risoluzione. Per questo motivo ho ritenuto di non ammetterli nemmeno al voto, avendo specificato i motivi. Ho detto che in altra sede possiamo discutere quelli sulle estrazioni, ma rispetto a questa risoluzione li trovo fuorvianti.

Visto che l’ho presentata io, e visto che il Regolamento riconosce questa facoltà dei presentatori delle risoluzioni di accettare o meno gli emendamenti, me ne sono avvalsa, non ho fatto nessuna forzatura, ho rispettato il regolamento.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Chiaramente, per fatto personale, perché essere accusato dal collega Rainieri, che non ha avuto la bontà di leggere neanche gli emendamenti da chi erano stati firmati, benché fossero stati distribuiti, mi sembra un attacco gratuito.

Gli emendamenti che sono stati distribuiti hanno tutti come firmatario oltre al collega Costa…

 

(interruzione)

 

CALIANDRO: No, no. Come no? Lei mi attribuisce…

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Sta parlando degli emendamenti…

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): No, non sto dando una mano a nessuno.

Prego.

 

CALIANDRO: Io sono per quella correttezza che si deve.

Abbiamo chiesto la sospensione, sono stati distribuiti gli emendamenti.

Gli emendamenti sono stati distribuiti, qualcuno poteva anche leggerli prima di decidere di votare contro. Questo lo dico perché per nascondere le differenze della Destra si cerca di attaccare la Sinistra.

Detto questo, ne prendiamo atto, come prendiamo atto del fatto che l’attacco imperituro della collega Piccinini rispetto al tentativo di differire la trattazione odierna è testimoniato dal fatto che continua a prendere la parola ripetutamente lei. Chi sta facendo ostruzionismo? Abbiate pazienza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Posto che non c’è un vaglio di ammissibilità, come in altre Istituzioni è previsto, io penso che ognuno debba avere il coraggio delle proprie azioni. Dire che non sono pertinenti secondo la propria valutazione, quindi non metterli in votazione, cosa che non è mai successa, francamente è anche abbastanza irritante, devo dire la verità. Non si consente, infatti, né al consigliere che li propone, ma nemmeno all’aula; quindi, si impedisce anche alle altre forze politiche un’espressione di voto.

Penso che sia davvero una forzatura molto, molto fastidiosa. Dopodiché, se da oggi in poi al fatto di essere contrari corrisponde una non accettazione degli emendamenti, è un fatto grave, molto grave dal mio punto di vista, perché se uno è contrario, se ne assume la responsabilità e vota contro.

Il problema qual è? Che evidentemente siete divisi anche su questo tema e non volete affrontare un voto banale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Per fatto personale, presidente. Non accetto che il collega Caliandro dica che io non ho letto gli emendamenti, perché non può saperlo e non accetto queste offese gratuite, perché io posso averli letti e aver deciso di non votarli, però non accetto che lui si prenda la libertà di dire che non ho letto gli emendamenti e, ancora una volta, di ribadire che la Destra è divisa.

Quelli divisi sono loro, e lo ha dimostrato anche la Piccinini con i suoi ripetuti interventi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: La consigliera Piccinini non fa ancora parte della maggioranza; quindi, è del tutto naturale che attacchi semmai esponenti della maggioranza, ma in quanto presidente della Commissione Statuto dovrebbe sapere per prima che i presentatori delle risoluzioni vengono interpellati se intendano accettare o meno gli emendamenti. Nessuna forzatura, rispetto del Regolamento.

Io credo che la presidente della Commissione Statuto per prima dovrebbe conoscere questa facoltà; quindi, non accetto insinuazioni di altro genere, e da una presidente della Commissione Statuto è il minimo che mi aspetto!

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Intervengo per fatto personale, presidente.

Io non ho mai detto che sia vietato o non ammesso, ho detto che è un fatto molto fastidioso, e lo ribadisco perché...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, però le vostre opinioni le avete espresse più volte.

 

PICCININI: Dal mio punto di vista è un fatto politicamente molto grave. Ciò non attiene a quanto c’è scritto nel Regolamento, è una facoltà, benissimo, ma che nessuno ha mai esercitato qua dentro, l’unica è la consigliera Zamboni, che ha deciso di evitare di esporsi a un voto divisivo.

Questa è la verità che da fastidio a quella parte dell’aula.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Dibattito sugli emendamenti chiuso.

Dichiarazioni di voto. C’è qualcuno che vuole intervenire in dichiarazione di voto? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Come ha già chiesto prima il collega Gerace, noi chiederemo la votazione per parti separate, chiedendo quindi di isolare il punto 6 del dispositivo; quindi, votando fino alla fine del punto 5, "tubazioni interrate", il punto 6 a parte, e poi dal punto 7 alla fine della risoluzione.

Questo ovviamente perché per quello che ci riguarda il punto 6 vedrà il voto di Italia Viva contrario. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Ci sono altri in dichiarazione di voto? Consigliere Costa, prego.

 

COSTA: Grazie, presidente.

Nel ribadire il voto favorevole del Partito Democratico alla risoluzione della collega Zamboni, al netto degli emendamenti che abbiamo presentato, alcune risposte rispetto al dibattito generale per come si è sviluppato.

È molto semplice, su questo tema c’è un grande assente, e non è la Regione Emilia-Romagna. Ci si può tranquillamente riempire la bocca e farsi alfieri delle istanze del mondo agricolo, dopodiché alle parole devono seguire i fatti, e i fatti raccontano che questa Regione dal 2021 oggi, insieme all’Autorità di Bacino – attenzione – che è Ente strumentale del Ministero delle infrastrutture, non è un apparato tecnico della Regione, ma è un Ente che dipende direttamente dal Ministero delle infrastrutture, ha progettato infrastrutture idriche per migliorare la risposta rispetto al rischio alluvionale e la capacità di invaso di acqua nel nostro territorio per 1 miliardo e 900 milioni di euro, progettazione fatta a quattro mani con l’Autorità di Bacino.

 Arrivate al Governo, però, le richieste per 1,9 miliardi si sono tradotte nel finanziamento per 18,9 milioni, meno dell’1 per quindi, quindi si oggi manca acqua, se oggi mancano spazi per invasare l’acqua, non è perché da questo territorio è mancata la richiesta di finanziamenti su progetti redatti insieme alle strutture tecniche dei Ministeri competenti, ma perché non c’è stata risposta positiva.

Non c’è stata risposta positiva nemmeno rispetto alle istanze avanzate per recuperare l’acqua reflua, depurarla e metterla al servizio del tessuto agricolo di questo territorio. Ci sono stati finanziati interventi per 34 milioni di euro a fronte di 600 milioni, eppure noi abbiamo dimostrato che, quando ci vengono finanziati questi interventi, riusciamo a metterli a terra, e abbiamo richiamato prima l’intervento di Mancasale, che garantisce 6 milioni di metri cubi di acqua recuperata per stagione irrigua. Per assurdo, rispetto al tema dell’efficientamento della rete di distribuzione, l’Emilia-Romagna è stata penalizzata rispetto ad altri territori: perché? Perché ne sprechiamo troppo poca. Ogni anno in questa regione vengono prelevati 2,2 miliardi di metri cubi di acqua; ne consumiamo in realtà 1,5 miliardi perché quei 700 milioni di metri cubi vengono persi per inefficienza della rete di distribuzione. Di quel miliardo e mezzo di metri cubi di acqua che viene consumata annualmente, più di 800 milioni vanno all’agricoltura, quindi sì, l’agricoltura ha bisogno di acqua, e noi quell’acqua vogliamo dargliela. Il problema è che quando progettiamo e chiediamo che vengano finanziate le opere che abbiamo progettato da mettere al servizio del tessuto agricolo, la risposta è zero.

C’è però il ponte sullo Stretto di Messina, nella manovra finanziaria, e noi lo andremo a dire. Non c’è un euro per invasi piccoli, medi, medio-piccoli, medio-grandi, definiteli come volete. Non c’è un euro nella manovra finanziaria; c’è però il ponte sullo Stretto di Messina. Quindi, lo andremo a dire noi agli agricoltori dell’Emilia-Romagna che se avranno un goccio di acqua in più sarà per le opere che dal 2018 in avanti questa Regione ha messo in campo e che garantiscono già oggi 75 milioni di metri cubi di acqua in più.

Pensate se da Roma ci avessero finanziato le richieste che abbiamo avanzato anche su progettazioni fatte con i ministeri competenti, che non governiamo noi: quanta acqua in più avremmo potuto dare! La andremo a prendere da sotto il ponte sullo Stretto, quell’acqua.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Costa.

Siamo in dichiarazione di voto. Ci sono altre richieste di intervento? Sono le ore 17,30, io sarei per chiudere domani.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Prego. Se è un minuto, prego. Poi, però, chiudiamo perché non c’è il tempo per continuare. Prego.

 

RAINIERI: Il collega Costa è molto bravo a snocciolare numeri, però è meno bravo con la memoria. Infatti, i numeri li leggeva, ma per la memoria lo invito a prendere qualche medicinale che lo aiuti a ricordare.

A capo di questa Regione ci siete voi da quando è nata la Regione; quindi, non potete incolpare altri per le cose che non avete fatto.

E al Governo è un anno che ci siamo. Anche il ponte di Messina sarà un’opera strategica, probabilmente, che verrà fatta. Ma noi e la Regione Emilia-Romagna abbiamo sempre detto che la prima opera… Sono cinquant’anni che si parla di diga di Vetto: lo vada a dire ai comitati della diga che noi siamo contro e che loro sono a favore. Glielo vada a dire il consigliere Costa.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Sono le ore 17,31. Consigliera Rontini, prego, proprio una battuta, poi chiudiamo.

 

RONTINI: Volevo solo rassicurare il collega Rainieri che al governo di questa Regione cercheremo di restarci per almeno altri quarant’anni.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Ci vediamo domani alle ore 9,30. Buona serata a tutti.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,31

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Gabriele DELMONTE, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI; Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario Davide BARUFFI

gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Paola SALOMONI, Igor TARUFFI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Irene PRIOLO.

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

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