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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 08/07/2015 antimeridiano

     

    Resoconto integrale n. 26

    Seduta dell’8 luglio 2015

     

    Il giorno 08 luglio 2015 alle ore 10,00 è convocata in udienza conoscitiva, con nota prot. n. AL.2015.27870 del 01 07 2015, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    5

    assente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    3

    assente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia

    2

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    FOTI Tommaso

    Componente

    Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    5

    assente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    2

    presente

    ZAPPATERRA Marcella

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

     

    Sono presenti le consigliere: Luciana SERRI in sostituzione di Alessandro CARDINALI, Barbara LORI in sostituzione di Gianni BESSI, Francesca MARCHETTI in sostituzione di Paolo CALVANO e Nadia ROSSI in sostituzione di Gian Luigi MOLINARI.

     

    Sono altresì presenti i consiglieri: Mirco BAGNARI (PD), Stefano CALIANDRO (PD), Manuela RONTINI (PD) e l’assessore al Bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità Emma PETITTI.

     

    Presiede la seduta: Roberto POLI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli

    Trascrizione integrale a cura della segreteria

     


    UDIENZA CONOSCITIVA

     

    751 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni" (delibera di Giunta n. 687 del 08 06 15).

    Relatrice consigliera Marcella Zappaterra

    Relatore di minoranza consigliere Massimiliano Pompignoli

     

    partecipano

     

    Enrico

    Amadei

    Segretario CNA Emilia-Romagna

    Antonio

    Amoroso

    Segretario regionale CISL E-R

    Francesca

    Andreani

    USB - RSU Regione E-R

    Gian Battista

    Baccarini

    Presidente regionale FIAIP E-R

    Marina

    Balestrieri

    Segretario generale FP CGIL E-R

    Pietro

    Balugani

    Sindaco del Comune di Zocca (Mo) - Unione Terre di castelli

    Daniele

    Bassi

    Sindaco del Comune di Massa Lombarda (Ra)

    Massimo

    Becchi

    Presidente Legambiente RE

    Vito

    Belladonna

    Direttore ATERSIR

    Alberto

    Bellelli

    Sindaco del Comune di Carpi (Mo)

    Raffaele

    Berti

    USB Regionale E-R

    Paolo

    Bianchi

    Consigliere Provincia Parma

    Stefano

    Bollettinari

    Direttore Confesercenti E-R

    Elisabetta

    Bomprezzi

    USB - RSU Regione E-R

    Francesco

    Bonfini

    USB Regionale E-R

    Claudio

    Branduzzi

    Dirigente sindacale RER

    Riccardo

    Breveglieri

    Direttore Forum Terzo Settore

    Paolo

    Campioni

    Dirigente sindacale USB

    Luigi

    Castagna

    Presidente Confservizi E-R

    Sandro

    Ceccoli

    Presidente Ente Parchi Emilia Orientale

    Alessandro

    Cevenini

    RSU RER

    Vallì

    Cipriani

    Sindaco del Comune di Montefiore Conca (Rn)

    Corrada

    Angelini

    Coordinatore RSU Città Metropolitana di Bologna

    Giuseppe

    Cremonesi

    Segretario Confartigianato

    Francesco

    Frieri

    Direttore Generale Unione Comuni Bassa Romagna

    Guglielmo

    Garagnani

    Coordinatore Agrinsieme E-R-

    Alessandro

    Ghetti

    Resp. Uff. Legislativo Coldiretti

    Lino

    Gobbi

    Comunità del Parco Sasso Simone e Simoncello

    Stefano

    Gotti

    Direttivo WWF-Pronatura E-R Forlì

    Carla

    Govoni

    Vicepresidente Ass. PerLeDonne ONLUS - Imola

    Antonio

    Gurrieri

    Funzionario Confcommercio E-R

    Fato

    Lwanga Nuru

    Avvocato Ass. PerLeDonne ONLUS - Imola

    Sergio

    Maccagnani

    Coordinatore ANCI Bologna

    Loris

    Marchesini

    Vicesindaco del Comune di Anzola dell'Emilia (Bo)

    Massimo

    Masi

    Associazione L'isola che c'è - ONLUS

    Cesare

    Melloni

    Segretario CGIL RER

    Gianni

    Melloni

    Direttore ANCI E-R

    Roberto

    Merli

    CPGEV - Corpo Guardie Ecologiche giurate volontarie Bo

    Pieter J

    Messinò

    Direttore Unione Comuni Appennino Bolognese

    Antonella

    Micele

    Vicesindaco del Comune di Casalecchio di Reno

    Edolo

    Minarelli

    Consulente aziendale

    Giuseppina

    Morolli

    Segretaria confederale UIL E-R

    Margherita

     

    Morelli

     

    Segretario del Comune di Mondaino, Montegridolfo e Talamello (Rn)

    Venier

    Mossi

    Responsabile regionale ANAP Confartigianato

    Gherardo

    Nesti

    Sindaco del Comune di Porretta Terme

    Patrizia

    Olivi

    Segretario SASDER CISL E-R

    Patrizia

    Pacchioni

    Funzionario DIRER

    Claudio

    Pasini

    Segretario generale Unioncamere E-R

    Marco

    Pasquini

    Funzionario Funzione pubblica CGIL

    Maurizio

    Persiani

    Vicedirettore Unifica Soc. Coop.

    Roberta

    Petronio

    USB - RSU Regione E-R

    Paolo

    Pirazzini

    Direttore Legautonomie E-R-

    Dilvo

    Polidori

    Sindaco del Comune di Saludecio (Rn)

    Franco

     

    Presti

     

    Presidente CPGEV - Corpo Guardie Ecologiche giurate volontarie Bo

    Davide

     

    Ranalli

     

    Sindaco del Comune di Lugo (Ra) e vicepresidente Unione dei Comuni della Bassa Romagna

    Antonella

    Raspadori

    Responsabile dipartimento riforme istituzionali CGIL E-R

    Massimo

    Rossi

    Direttore Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità E-R

    Pierlorenzo

    Rossi

    Direttore Confcooperative E-R

    Christian

    Ruiu

    Segretario regionale UIL FPL

    Riccardo

    Santolini

    Docente Università Urbino

    Giuseppe

    Sidoli

    Direttore UPI Emilia-Romagna

    Mauro

    Smeraldi

    Sindaco del Comune di Vignola (Mo)

    Gianfranco

    Soriani

    Direttore Parco Sasso Simone e Simoncello

    Paolo

    Succi Leonelli

    Segreteria CISL aziendale RER

    Mirko

    Tinti

    CGIL

    Luca

    Vaccari

    Assessore al bilancio Comune di Ferrara

    Tino

    Vaccari

    Confartigianato E-R

    Giovanni

    Veltri

    CGIL E-R

    Raffaele

    Veneziani

    Sindaco di Rottofreno (PC) - Delegato provinciale ANCI

    Mauro

    Vicini

    CIA Emilia-Romagna

    Guido

    Zama

    Direttore Confagricoltura

    Magda

    Zignani

    Federgev

     

     

     

     

     

     

     

    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    Presidente POLI

    Possiamo iniziare. Intanto vi do il benvenuto. Mi pare corretto presentare le persone che sono a questo tavolo, che credo, ad eccezione dell’assessore Emma Petitti, che ringrazio, forse non tutti conoscono. Io sono Roberto Poli, sono il vicepresidente della I Commissione, che è la Commissione referente per questa legge, alla mia destra c’è il vicepresidente Bertani e la relatrice nominata dalla Commissione, consigliera Macella Zappaterra. Vi porto anche i saluti del presidente della Commissione, Massimiliano Pompignoli, che questa mattina, purtroppo, per impegni non può essere qui con noi. Il mio compito è solo quello di far svolgere i nostri lavori nel modo più ordinato possibile e vi comunico che comunque la nostra seduta è in diretta streaming, per cui i nostri lavori potranno essere seguiti durante tutto il loro svolgimento. Abbiamo anche pensato e previsto che, qualora i nostri lavori non si concludessero nella mattinata, è possibile una prosecuzione dell’udienza nel pomeriggio. Caso mai, al termine della mattinata vediamo come siamo messi con gli interventi ancora da svolgere, poi ci diamo l’orario per la prosecuzione nel pomeriggio. Detto questo, il tema lo conoscete, stiamo seguendo il percorso nelle Commissioni consultive e nella I Commissione in relazione all’esame della legge sul riordino, che poi al termine del percorso arriverà in Aula a fine luglio, ma lo dirà meglio l’assessore Petitti, a cui io darei subito la parola per inquadrare il tema che discutiamo oggi. Dopo di che, noi fondamentalmente siamo qui per ascoltare i nostri interlocutori, ai quali chiedo già ora di fornirci, qualora possibile, il testo scritto dei loro interventi, delle loro valutazioni, perché ovviamente per noi è molto importante avere un quadro complessivo in relazione alle osservazioni, alle proposte, alle critiche e alle sollecitazioni che arrivano da interlocutori importantissimi quali voi siete. Quindi, avere la documentazione che ci consente di approfondire i temi che stiamo approfondendo è per noi molto importante. Vi ringrazio di nuovo e darei la parola all’assessore Petitti.

     

    Emma PETITTI Assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità

    Grazie, buongiorno a tutti, grazie per questa partecipazione, che chiaramente per noi è molto importante perché si tratta di dar seguito ad un percorso di condivisione che è necessario per questa legge; estremamente necessario perché le ragioni la conosciamo tutti, quindi cercherò di non essere particolarmente lunga nel mio intervento, perché oggi dobbiamo ascoltare voi e tutti gli interlocutori di questa audizione.

    Abbiamo la necessità, attraverso questa legge di riforma, di ripensare a tutto il governo territoriale, al nostro sistema di governo regionale. Il lavoro di questi sei mesi, fin da quando abbiamo presentato in Giunta e approvato in Giunta questo progetto di legge l’8 giugno scorso, questo lavoro è stato segnato da un confronto credo importante e necessario.

    Voi sapete perfettamente che ci stiamo inserendo con questa proposta di legge in una fase sicuramente complicata, complessa da un punto di vista di transizione istituzionale. Sappiamo tutti che è in corso la riforma costituzionale, la riforma del Titolo V e che ci sono tutta una serie di questioni complesse lasciate aperte dalla legge n. 56, sia da un punto di vista finanziario che organizzativo nella tenuta del sistema. Ovviamente parlo per quanto riguarda la situazione che oggi stanno vivendo le Province.

    Quindi noi abbiamo cercato di muoverci in questo tracciato qui, cioè riuscire a dare con il lavoro che stiamo facendo una risposta sul fronte dell’emergenza, e dall’altra parte gettare le basi per costruire un’ampia prospettiva di riforma del governo territoriale. Sostanzialmente un impianto che crediamo possa avere una visione strategica per i prossimi anni, che va a superare e ad evolvere quello che è stato il policentrismo nella nostra regione, trasferendo questa visione a quella che è l’idea di costituzione di aree vaste metropolitane e interprovinciali, dando ovviamente un nuovo ruolo alla Regione, di coordinamento, io dico anche che dovrà nei prossimi anni sempre più federare i territori. Con questa proposta di legge la Regione si pone al centro di tutti quei meccanismi necessari per integrare tra di loro i territori.

    Io credo che quelli che sono stati alcuni passaggi anche rispetto alla sottoscrizione di documenti, faccio riferimento al nuovo patto tra le istituzioni, tra la Regione, la Città metropolitana di Bologna, le Province, i Comuni, l’Anci, quindi tutte le istituzioni territoriali per noi ha significato questo impegno, suggellare proprio una forte condivisione tra Regione e territori, che credo rappresenti anche uno dei punti politici importanti del programma di mandato.

    Aspetto ulteriormente rafforzativo, importante rispetto a tutto il lavoro è stato sicuramente il verbale siglato con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Voglio sottolinearlo questo, è stato anche frutto di un confronto che sta continuando nel merito della proposta di legge, un confronto articolato che oltre a condividere la strategia istituzionale, ha reso coerente quello che è stato il protocollo che abbiamo sottoscritto il 20 marzo scorso. Cioè tutela dell’occupazione e quindi di tutti i dipendenti provinciali, quello che era stato l’impegno preso appena ci siamo insediati a gennaio, e allo stesso tempo garantire un processo ordinato della mobilità. Tutto il processo di ricollocazione del personale, che deve escludere ovviamente esuberi e deve fare in modo che questo personale rimanga all’interno del perimetro regionale. Questo è l’obiettivo che ci siamo dati. Ovviamente garantendo le funzioni necessarie per il territorio. Quindi continuità funzionale e tutela dell’occupazione.

    Parto da questi due aspetti, perché credo che siano il segno concreto di una condivisione e di un necessario perimetro entro il quale poi costruire quel lavoro che oggi noi, anche attraverso le associazioni che ascolteremo, andiamo ad ampliare.

    Voglio da questo punto di vista molto rapidamente ricordare che con la legge approvata, quindi da qui a fine luglio, noi prevediamo entro il 28, 29 luglio di approvare la legge in Assemblea, noi potremmo utilizzare il fondo per le spese connesse al personale, il fondo per le spese che abbiamo già garantito con l’approvazione del bilancio il 28 aprile, quindi i 28 milioni aggiuntivi che la Regione mette, oltre ai 31 che ogni anno ha dato alle Province, noi riusciremo quindi a garantire queste spese connesse al personale per le Province, ovviamente fornendo alle Province gli strumenti anche per chiudere poi il bilancio di previsione entro il 31 luglio.

    Voi sapete anche che la legge nazionale prevede che la mobilità dei dipendenti avvenga entro il 31 dicembre 2016, noi prevediamo che il trasferimento venga realizzato entro il 31 dicembre 2015. Quindi il trasferimento di tutti i dipendenti sarà compiuto entro il 1 gennaio 2016.

    Parliamo di numeri importanti, perché da questo punto di vista voi sapete che per quanto riguarda i nuovi dipendenti, che sarà personale trasferito alla Regione, parliamo di più di mille dipendenti. Ovviamente non sarà personale trasferito tutto all’ente Regione, ma sarà personale che verrà ricollocato anche negli enti di livello regionale, ovviamente faccio riferimento ad esempio ad enti come Arpa, gli enti Parco, Atersir. E la maggior parte di questo personale, proprio perché l’obiettivo è continuare a garantire qualità dei servizi e presidio dei territori, la maggioranza di questo personale rimarrà sui territori, quindi eserciterà il proprio ruolo e la propria attività sui territori.

    Una stima di massima ci dice oggi che circa il 10 per cento di questo personale verrà trasferito negli uffici, che ovviamente avranno l’obiettivo invece di coordinare l’attività, quindi di standardizzare le procedure e di andare incontro a quello che è un processo di semplificazione che con le riforme noi abbiamo la necessità ovviamente di mettere in campo.

    Da una parte, un nuovo modello di governo del territorio, che sicuramente vede tra i capisaldi quello della realizzazione della Città metropolitana di Bologna - quello che abbiamo già definito in vari contesti l’hub, un hub fondamentale per l’intero territorio regionale, quindi avrà un ruolo di impulso per l’intero sistema regionale. Ovviamente faccio riferimento ad alcuni grandi temi rispetto ai quali eserciterà un ruolo di traino, penso al tema delle infrastrutture, delle reti di comunicazione, al tema della gestione integrata dei servizi - e la costituzione di modelli nuovi, modelli che noi abbiamo individuato come le future aree vaste interprovinciali.

    Quando parliamo ovviamente di aree vaste interprovinciali, parliamo di un sistema che permetterà alle Province attuali, perché voi sapete che con la riforma costituzionale il fatto che oggi le aree vaste sono nel percorso costituzionale, non vanno a cambiare i confini delle attuali Province, quindi attualmente le aree vaste corrispondono alle attuali Province.

    Noi diciamo che invece sarà necessario individuare le aree vaste interprovinciali, che vorrà dire che le attuali Province dovranno gestire le funzioni a loro attribuite dalla legge n. 56 e dalla Regione, quelle che la Regione oggi attribuisce loro, dovranno esercitarle in forma associata previa convenzione in ambiti che noi definiamo territoriali di area vasta adeguati.

    Una proposta rispetto a quelli che voi sapete essere i nuovi confini, quelli che saranno i nuovi confini delle aree vaste interprovinciali, che nascerà dalla proposta stessa dei territori. Quindi non è una scelta che faremo noi dall’alto, dalla Regione, ma saranno gli stessi territori, le stesse Province ad individuare nei mesi successivi all’approvazione della legge, noi diamo centoventi giorni di tempo, quindi nei quattro mesi successivi gli Ambiti ottimali attraverso cui esercitare insieme queste funzioni. E da qui l’individuazione di questa fase di sperimentazione. Voi sapete che parliamo di individuare nuovi progetti di sperimentazione istituzionale di area vasta, che definiranno le proprie funzioni nei relativi Ambiti ottimali. Da questo punto di vista, crediamo che l’individuazione di soggetti nuovi, che avranno una relazione importante con la Città metropolitana di Bologna e con la Regione, siano e rappresentino un forte equilibrio politico tra i territori che avrà questo obiettivo, quello di semplificare – perché le riforme devono servire a questo – i processi chiaramente che riguardano la gestione dei servizi, rendere efficienti i servizi e se possibile aumentare la qualità dei servizi che noi oggi forniamo sui territori e permettere ai territori di essere competitivi in una prospettiva futura.

    Da questo punto di vista, un ruolo fondamentale lo avranno ovviamente i Comuni. Noi abbiamo già con la legge n. 21/2012 indicato una prospettiva nella nostra regione molto chiara, molto precisa rispetto al tema delle Unioni dei Comuni e delle fusioni. Attraverso questa legge andiamo a rafforzare il tema delle Unioni dei Comuni. Definiamo in legge le Unioni dei Comuni, i luoghi che dovranno gestire tutti i servizi di prossimità ai cittadini, quindi di presidio dei territori, e alle funzioni che noi già in legge n. 21 abbiamo attribuito alle Unioni, andiamo a riconoscere altre funzioni come le funzioni in materia di vincolo idrogeologico, forestazione e di sviluppo turistico dei territori.

    Accelerazione importante anche sul tema delle fusioni. Lo abbiamo detto, questo lo voglio sottolineare anche in questo contesto - le Unioni sono fondamentali e gli ambiti che abbiamo individuato e poi da questo punto di vista credo che una riflessione servirà farla anche sul tema degli Ambiti ottimali - le Unioni sono propedeutiche ad un processo ancora più importante che è quello delle fusione dei Comuni. Voi sapete, ci siamo dati un obiettivo importante, riuscire da qui alla fine del mandato ad arrivare almeno a trecento Comuni, rispetto agli attuali trecentotrentasette, visto che anche ieri abbiamo in Assemblea dato il via libera ad un’altra fusione, ed è evidente che da questo punto di vista sarà fondamentale nei prossimi anni semplificare il più possibile tutte le norme procedimentali che portano oggi i Comuni verso la realizzazione di fusioni e mettere in campo anche quelle che saranno in futuro le premialità, quindi una sorta di ordine rispetto alle risorse che noi mettiamo a disposizione dei Comuni che oggi gestiscono insieme i servizi sia in Unione che si avviano verso il percorso di fusione.

    Da questo punto di vista, credo che sia importante prestare l’attenzione in questa fase alla gestione di tutto questo processo, perché è evidente che noi apriamo una fase – lo dicevo prima – siamo nel pieno di una fase di transizione istituzionale che andrà governata per far sì che ci sia una tenuta del sistema nei prossimi anni, e da questo punto di vista sarà fondamentale garantire i presidi politici e tecnici di tutta questa fase di riordino istituzionale.

    Su questo fronte è importante sottolineare che noi in legge istituiamo quella che abbiamo definito una conferenza interistituzionale dove ovviamente il Sindaco della Città metropolitana, la Regione, i presidenti di Provincia e i referenti Anci avranno la necessità di condividere tutta la strategia istituzionale, la programmazione degli obiettivi del governo territoriale.

    Oltre a quella sede, l’altra sede fondamentale che abbiamo individuato in legge, è la sede istituzionale di indirizzo che individua il luogo di sintesi tra la Regione e la Città metropolitana di Bologna e che ha l’obiettivo di individuarne lo sviluppo e gli indirizzi legislativi del piano strategico metropolitano sulla base di un’intesa quadro generale. Quindi tutti i passaggi legislativi che con l’approvazione di questa legge dovranno essere definiti per costituire entro la fine dell’anno la Città metropolitana di Bologna, con gli obiettivi e le funzioni che noi le attribuiamo, e allo stesso tempo permettere di organizzare le aree vaste interprovinciali.

    Quindi strategia istituzionale e ridisciplina di tutti i settori organici che fanno riferimento ovviamente alle funzioni, agli ambiti, alle aree che oggi sono governate dalle Province e quindi parliamo ovviamente di funzioni quali la pianificazione. Voi sapete che da questo punto di vista la scelta che abbiamo fatto, è quella di rimandare una scelta strategica ancora più forte rispetto ai temi della pianificazione territoriale all’individuazione di quello che sarà il nuovo PTR, il superamento della legge n. 20, e quindi di quello che sarà anche il ruolo che dovranno esercitare in futuro le Province sui piani di coordinamento.

    Viabilità, trasporti, scuole, edilizia scolastica. Sapete che una scelta importante da questo punto di vista è stata fatta sui temi del commercio e del turismo. Si sta lavorando, l’assessore Corsini sta lavorando alla revisione della legge n. 7, che prevederà quelli che sono i nuovi piani provinciali verso le aree vaste, e quindi questa funzione delegata ai territori avrà un ruolo fondamentale.

    Dicevo, ridisciplina di tutti i settori organici con individuazione di quello che è un nuovo modello istituzionale anche più aperto e flessibile, perché poi questo sarà l’area vasta interprovinciale, io dico anche più al passo con i tempi, con quelle che sono le esigenze oggi di gestione dei servizi, e allo stesso tempo individuazione di quelle che sono state due scelte, a nostro parere importanti, innovative che vanno incontro ad un bisogno reale di semplificare, uniformare, potenziare i servizi che sono l’Agenzia per l’ambiente - da questo punto di vista, voglio essere molto chiara, non nuove agenzie, se n’è parlato molto in questi mesi, ma la stessa agenzia Arpa che si trasforma in un’agenzia che avrà anche funzioni di autorizzazione in campo ambientale e in campo energetico - e l’Agenzia di protezione civile, che si potenzierà attraverso un ruolo di difesa del suolo e prevenzione.

    Sul tema dell’ambiente – voglio dirla così, poi ne parleremo, immagino che ci saranno anche interventi e questioni che vanno approfondite su questo tema – voi sapete che quando parliamo di ambiente parliamo di uno dei temi più complessi di tutto il sistema territoriale e lo sforzo oggi da parte della Regione è quello di dover governare le competenze più complesse, che vanno dalla sismica all’idrico, ai parchi, alla qualità dell’acqua, dell’aria, a tutto il tema della valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione in materia ambientale ed energetica. Quindi abbiamo la necessità di governare tutta la regione, quello che finora è stato fatto anche in modo differenziato nelle varie province, di governare tutto questo processo ovviamente garantendo la qualità dei servizi e il fatto che continuino a preservare un presidio territoriale fondamentale per i cittadini e per le imprese.

    Per quanto riguarda invece il tema dell’Agenzia per il lavoro, voi sapete che abbiamo fatto io credo in questo caso una scelta importante come Regione Emilia-Romagna. Sapete perfettamente di cosa stiamo parlando, della volontà di avere un presidio forte sulle politiche per il lavoro nei prossimi anni, uno dei punti salienti anche del patto per il lavoro, di fare in modo che l’Agenzia per il lavoro sia un centro di competenze che avrà l’obiettivo nei prossimi anni di coordinare insieme politiche attive e politiche passive per il lavoro, quindi politiche anche per la formazione. Io dico anche uno spartiacque rispetto a quella che oggi è una scelta che il governo ha fatto di rendere, attraverso l’Agenzia nazionale per il lavoro centrale, tutto il tema della gestione dei servizi per il lavoro. E da questo punto di vista, voi sapete che c’è una trattativa, un confronto aperto con il Governo per la garanzia del presidio dell’Agenzia regionale per il lavoro da un punto di vista delle risorse.

    Quindi da questo punto di vista, noi oggi possiamo dire che con l’Agenzia regionale per il lavoro garantiamo la tenuta dei servizi del lavoro che la Regione ha preservato e ha sviluppato e ha realizzato fino ad ora, con l’obiettivo in futuro di poter coordinare quelle che saranno anche tutte le attività che oggi svolgono i Centri per l’impiego e chiaramente anche rinnovandoli rispetto a quello che è un progetto importante che stiamo portando avanti attraverso il patto per il lavoro.

    Voglio dire da questo punto di vista che sul fronte dei Centri per l’impiego, voi sapete che abbiamo oggi la copertura delle risorse che riguardano tutti i dipendenti per il Centro per l’impiego, anche attraverso quella che è stata la decisione di utilizzare le risorse comunitarie, e serve però da questo punto di vista, io credo, anche un impegno più importante da parte del Governo rispetto a quella che è la proposta che è stata avanzata nel decreto enti locali. E su questo ci stiamo confrontando nel tavolo Stato-Regioni.

    Io non aggiungerei molto altro. Ho voluto provare a mettere un po’ i punti cardine di quello che è un progetto, di un percorso. Oggi noi abbiamo la necessità, dopo questi sei mesi di lavoro intenso anche con i nostri amministratori che ringrazio, nel confronto con alcune associazioni, nel confronto assiduo importante con le forze sindacali, abbiamo la necessità di gettare le basi di quello che tutta una riforma che nei prossimi mesi, nei mesi successivi, nei prossimi anni dovrà sempre di più prendere forma poi concretamente. Quindi abbiamo la necessità di presidiare successivamente, attraverso un lavoro comune, questi stessi obiettivi.

    Quindi oggi iniziamo questo primo confronto con questa udienza conoscitiva che, sono sicura, vedrà successive fasi anche di approfondimento. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie assessore. Vi comunico che allo stato attuale abbiamo quattordici persone in rappresentanza di associazioni, organizzazioni sindacali, Sindaci che hanno chiesto di intervenire, quindi io partirei subito chiamando qui al microfono Antonella Raspadori (Cgil regionale), responsabile del Dipartimento riforme.

     

    Antonella RASPADORI, resp. Dipartimento riforme istituzionali Cgil

    Io ho consegnato la nota illustrativa, precisandovi però che è relativa agli emendamenti che noi presenteremo nei prossimi giorni, quindi non è ancora completa. Alcune cose le accennerò già nel mio intervento, però non è definitiva.

    Io parlo a nome di Cgil, Cisl e Uil regionali, confederali e anche delle categorie dei lavoratori interessati. Anzitutto vorrei partire con un ragionamento di carattere generale che noi abbiamo fatto, cominciando con il dire che diamo atto alla Giunta, in particolare all’assessore Petitti, del fatto che si è svolto in questi mesi un confronto che è durato direi quasi tre mesi sul progetto di legge, e questo confronto è stato approfondito, è stato un confronto vero. Quindi di questo ne diamo atto.

    Va detto però che riteniamo, e abbiamo ritenuto, come del resto abbiamo voluto scrivere nel verbale di incontro del 29 maggio, abbiamo ritenuto necessario fare alcuni emendamenti, perché alcune cose a nostro avviso all’interno del progetto di legge vanno modificate. Lo dico con molta chiarezza.

    Gli emendamenti. Adesso proverò a dare la descrizione della richiesta delle nostre modifiche in maniera spero abbastanza veloce. Gli emendamenti sui quali noi abbiamo lavorato riguardano principalmente le parti relative alle relazioni sindacali, alla necessità di avere un coinvolgimento del sistema delle autonomie locali che noi vorremmo rafforzato all’interno del progetto di legge, un coinvolgimento maggiore di partecipazione dei cittadini anche ai percorsi di riassetto istituzionale che si definiscono e che si dovranno definire anche in futuro e un rafforzamento del ruolo delle Unioni e delle eventuali fusioni, così come era previsto dalla legge n. 21/2012.

    Quindi ci siamo mossi da un lato su questo versante, dall’altro ci siamo mossi sul versante di avere una migliore e più compiuta definizione delle funzioni, con particolare attenzione alle attività relative all’ambiente e ai servizi per il lavoro. E naturalmente – aggiungo – abbiamo lavorato su elementi di tutela e di garanzia per quanto riguarda i lavoratori, che comunque attraverso questo progetto di riordino avranno dei cambiamenti molto consistenti. Questo è il quadro dentro al quale ci siamo mossi.

    Vorrei sottolineare questo aspetto. In tutto questo percorso hanno inciso in maniera, a nostro avviso negativa, alcune normative che sono di carattere nazionale. In primo luogo, la legge di stabilità, che comunque ha tagliato le risorse in maniera significativa per le Province, per la Città metropolitana, rendendo in qualche modo difficoltoso quanto era già previsto dalla legge n. 56. Quindi il collegamento tra le funzioni, il personale, l’allocazione del personale. Quindi questo è stato il primo passaggio, ma è stato anche negativo, a nostro giudizio, quanto previsto dal decreto legge n. 78/2015, di pochi giorni fa, perché anche lì, in particolare su due punti che riguardano la polizia provinciale e i servizi per l’impiego, noi lì vediamo delle criticità molto rilevanti.

    Per la polizia provinciale non c’è un riconoscimento delle competenze e della professionalità che questo personale ha svolto in questi anni, creando problemi, con la scelta di allocare questo personale alla polizia municipale, anche agli stessi Comuni e agli stessi enti locali.

    Per quanto riguarda i servizi per l’impiego – lo dico in maniera secca – le risorse sono assolutamente insufficienti. Sono quasi meno di un terzo di quelle che sarebbero necessarie. Quindi questi, a nostro avviso, dovrebbero essere degli elementi forti sui quali gli amministratori locali, in particolare, dovrebbero battersi per ottenere delle modifiche consistenti nella trasformazione del decreto legge in legge.

    Detto questo, vado un po’ più nello specifico dei temi relativi che abbiamo trattato.

    Dicevo, il tema del confronto. Noi qui abbiamo seguito ripreso un po’ quanto era previsto nella legge n. 21/2012. Noi riteniamo che debba essere prevista, già all’articolo 1 della futura legge del riordino, la garanzia del confronto a tutti i livelli istituzionali con le parti sociali e debba essere previsto il coinvolgimento di tutto il sistema delle autonomie locali. Perché per noi questi sono i punti principali, basilari e obiettivi che vanno all’interno dei principi per il riordino.

    Un altro aspetto che noi abbiamo valutato, è che per la riforma della pianificazione territoriale, per il personale, che vede delle normative future – la riforma sarà futura -noi prevediamo che vengano applicate le garanzie e i percorsi delle relazioni sindacali che sono previste nell’articolo 66 della stessa legge di riordino.

    Un altro aspetto che noi abbiamo inteso sottolineare, è che la Regione deve promuovere la partecipazione dei cittadini ai percorsi di riordino, a quelli che si faranno con questa legge, ma anche ai futuri, quelli che eventualmente saranno poi previsti con la modifica del Titolo V. E poi debba essere anche qui previsto un rafforzamento del ruolo in particolare delle Unioni. Deve essere garantita l’univocità delle responsabilità amministrative delle funzioni, perché questo è un punto per noi rilevante. Così come il fatto che l’esercizio associato delle funzioni debba essere integrale e non solo in parte. Questo per dare forza e ruolo alle Unioni che si sono costituite o che si andranno a costituire. Questo per l’assetto di carattere generale di impostazione per il riordino.

    Poi c’è tutta la parte relativa invece alle funzioni, perché noi abbiamo individuato, in particolare per quanto riguarda l’ambiente inteso in senso generale, abbiamo individuato il fatto che c’è stata una frammentazione dei processi produttivi. Quindi le proposte che noi vogliamo fare sono proposte legate alla ricomposizione dei processi produttivi, questo perché riteniamo che la frammentazione possa comportare dei problemi anche nei confronti dei cittadini che si rivolgono ai servizi e anche delle imprese. Quindi vogliamo sottolineare questo aspetto e proviamo a fare degli emendamenti in questo senso, che riguardano soprattutto l’ambiente e poi i servizi per l’impiego.

    Sarò abbastanza secca, scusate, ma così faccio prima. Noi chiediamo che il demanio idrico venga riportato all’interno delle funzioni attribuite alla Protezione civile. Chiediamo che venga eliminata la previsione secondo cui il personale con la qualifica di ufficiale di agenti di polizia giudiziaria di Arpa risponde direttamente al direttore. Noi chiediamo che si mantenga l’attuale organizzazione, perché riteniamo che l’attuale organizzazione di Arpa, già sottolineata anche a livello nazionale come un ente che funziona in maniera molto positiva, ecco noi riteniamo che vada mantenuto quel modello organizzativo. Per quanto riguarda i lavoratori che svolgono i servizi tecnici di bacino, noi chiediamo che la loro allocazione venga mantenuta dov’è. Questo naturalmente in corrispondenza anche con il fatto che il demanio idrico resti dentro la Protezione civile.

    Qui dirò una cosa che per noi è fondamentale. Noi per tutto il personale che transita dalla Regione alle Agenzie, quindi alle tre agenzie di cui parlava prima l’assessore Petitti nella sua descrizione del progetto di legge, noi chiediamo che il personale transiti attraverso il distacco funzionale per tutte le funzioni. Quindi questo è il principio che lega tutto l’impianto di passaggio alle Agenzie.

    Per Arni che dovrà transitare in Aipo, noi qui chiediamo delle garanzie per i dipendenti, perché comunque sappiamo che per Aipo la normativa a livello nazionale è in trasformazione e quindi sottolineiamo questo aspetto.

    Per la polizia provinciale ho già detto.

    Arriviamo adesso alla questione dell’Agenzia regionale per il lavoro. Qui risottolineo il tema del distacco funzionale, sia per i servizi per l’impiego, sia per i dipendenti dei Centri per l’impiego.

    Sottolineo il fatto che deve proseguire il confronto con le organizzazioni sindacali per tutto il percorso, così come avevamo già previsto, e che maggiormente si concentri sulla costituzione di queste Agenzie.

    Velocemente su sanità e politiche sociali. Noi qui partiamo dal principio che gli Ambiti ottimali devono sempre più corrispondere ai distretti sociosanitari, perché questo è un principio dettato dalla n. 21 che noi vorremmo vedere rafforzato. E tutti i nostri emendamenti sono concentrati su due punti relativamente alla sanità e alle politiche sociali: cioè che venga riconosciuto il ruolo degli enti locali, e quindi anche la rappresentanza del sistema delle autonomie locali dentro i distretti; e che sia rafforzato il ruolo delle Conferenze territoriali sociosanitarie.

    Naturalmente gli uniti ultimi emendamenti riguardano l’articolo 66 delle relazioni sindacali, come già dicevo prima, che devono garantire il percorso e il rafforzamento delle relazioni sindacali e del confronto per tutto il percorso di riordino che riguarderà il personale.

     

    Presidente POLI

    Grazie. Non l’ho detto prima, lo dico adesso, anche se Antonella Raspadori è stata perfettamente nei tempi, ma se avesse anche sforato, non avendoglielo detto prima, per un efficace svolgimento delle nostre attività, se facciamo tutti uso del bene della sintesi provando a rimanere nei dieci minuti – ovviamente non succede nulla se uno ne prende tredici, perché il tema è assolutamente importante – però forse riusciamo ad organizzarci un po’ meglio. Fermo restando che poi i testi scritti è auspicabile che ci vengano consegnati.

    Io adesso darei la parola a Stefano Bollettinari, direttore Confesercenti Emilia-Romagna.

     

    Stefano BOLLETTINARI, dir. Confesercenti Emilia-Romagna

    Grazie per l’invito a questa importante udienza conoscitiva. La prima considerazione che volevo fare a livello generale è che ad avviso dell’associazione che rappresento, la Confesercenti, è da valutare positivamente – come peraltro diceva lo stesso assessore Petitti nella sua introduzione – che questo progetto di legge di riordino istituzionale si ponga in una prospettiva strategica, in una prospettiva forte non di semplice recepimento o applicazione della legge n. 56/2014, con l’obiettivo di avere una sempre migliore governance territoriale e per dare risposte adeguate ai cittadini e alle imprese. Poi alla fine è molto importante che teniamo presente sempre l’obiettivo finale di tutto questo percorso, che si dovrebbe tradurre, a nostro avviso, anche in un contenimento dei costi della macchina pubblica. È una sfida difficile ma necessaria, se vogliamo dei sistemi territoriali ed economici sempre più competitivi sia a livello nazionale che internazionale. Noi sappiamo che una pubblica amministrazione efficiente è un forte elemento di competizione sia territoriale che economico.

    Abbiamo inoltre apprezzato, sempre a livello generale, il mantenimento in capo alla Regione di un rilevante ruolo di indirizzo, pianificazione e controllo. Così come per quanto riguarda i nostri settori di rappresentanza, in particolare commercio, turismo e servizi, la previsione nella sostanza delle stesse funzioni e deleghe attualmente detenute dalle Province e dai Comuni.

    Nello stesso tempo, chiediamo però alla Regione di esercitare appieno comunque le funzioni attribuite per quanto riguarda la competenza anche in materia di commercio, anche se purtroppo, per quanto riguarda il commercio, sia normative nazionali che europee hanno svuotato parecchie delle competenze della Regione. Comunque un qualche margine di intervento è ancora possibile, per quanto riguarda anche la materia del commercio, quindi chiediamo alla Regione di esercitarlo.

    Per quel che riguarda il turismo non è cambiato niente in questi anni, perché è stata mantenuta una competenza piena in capo alla Regione che poi ha, come in questo caso, confermato e, per quanto riguarda alcune materie, ha continuato a delegarle a Province e Comuni.

    L’unica precisazione tecnica che riteniamo necessaria, quindi che proponiamo, riguarda l’articolo 47 comma 4 lett. b) relativamente alle funzioni da attribuire a Comuni e Unioni dei Comuni in materia di uffici di informazione e accoglienza turistica, laddove in questo comma si parla del servizio di prenotazione. È a nostro avviso opportuno il richiamo in legge alle modalità previste dalla legge n. 7/98 e alle successive deliberazioni applicative. Mi riferisco, in particolare, alla delibera della Giunta regionale del giugno 2005 n. 956. Infatti, non si deve trattare a nostro avviso di ampliamento di funzioni, ma di una conferma delle funzioni stesse, in cui c’è una conferma della delega in questo caso per quanto riguarda Province e Comuni.

    Nello stesso tempo riteniamo necessario che la Regione, a proposito delle tre Agenzie o super Agenzie come vengono chiamate, che la Regione mantenga il pieno governo e controllo di queste tre Agenzie costituite, oppure trasformate, come ha chiarito poi l’assessore nella sua introduzione, quindi prevenzione ambiente, energia, sicurezza territoriale, protezione civile e Agenzia per il lavoro.

    Riguardo a quest’ultima auspichiamo, come peraltro poi alcune di queste osservazioni sono state anche osservazioni del Tavolo regionale dell’imprenditoria, rispetto al fatto che per quanto riguarda l’Agenzia del lavoro riteniamo e auspichiamo che possa operare anche in convenzione con soggetti privati e che la Regione definisca al più presto le regole per il loro accreditamento. Qui c’è un ruolo, anche ovviamente previo accreditamento, che possono svolgere anche i privati in questo senso e che peraltro già svolgono per certi versi in forza delle normative attualmente esistenti.

    Per quanto riguarda la previsione delle aree vaste, pur prendendo atto della positività di intenti da cui traggono origine, che sono state riconfermate anche oggi, noi una certa preoccupazione però ce l’abbiamo per il possibile aumento dei livelli istituzionali amministrativi che potrebbe profilarsi, quindi invece di una semplificazione. E su questo chiediamo un chiarimento, perché non è facile, perché in forza del fatto che c’è un percorso anche di natura costituzionale per l’abolizione delle Province, forse per esprimere un parere compiuto bisognerebbe vedere che cosa succede a regime, cioè qual è lo scenario definitivo che si prefigura. Perché se si parla spesso di non aumentare i tre livelli istituzionali, noi vorremmo capire, prima di esprimere un giudizio, che cosa succede anche a regime quando anche questa riforma generale verrà attuata. Perché il pericolo di creare, anche se in maniera diversa, guai al mondo perché l’impianto dell’articolo 6, pur rinviando, e questo non so poi che cosa succeda con il rinvio, però pur rinviando, chiaramente parla di convenzioni, coordinamenti, eccetera. Però noi un qualche rischio in questo senso lo vediamo e comunque chiediamo chiarimenti in questo senso.

    Nel caso delle Unioni dei Comuni, su cui è intervenuta la legge n. 56/2014 e poi ripresa in questo Pdl della Regione, anche questi nella sostanza possono rappresentare un ulteriore livello amministrativo, tra l’altro rafforzate nei compiti. Per cui, andrebbero considerate, però mi ha fregato sul tempo sempre l’assessore, perché anche noi pensiamo che andrebbe considerata una fase preparatoria alla vera e propria fusione dei Comuni, che già peraltro il Pdl incentiva, ma che magari si potrebbe incentivare ancora di più per ridurre ancora di più il numero dei Comuni rispetto al numero che è stato citato, perché la fusione dei Comuni è la sola capace, a nostro avviso, di produrre quella maggiore efficacia di governance e di risparmio di costi di cui avremmo bisogno.

    Poi se a ciò si aggiunge il possibile appesantimento derivato dalle numerose serie di consultazioni e concertazioni istituzionali che sono sicuramente utili, ma nello stesso tempo rappresentano un ulteriore tassello nei meccanismi istituzionali, per cui noi insistiamo sul fatto che magari possibilmente anche questo meccanismo di consultazione e concertazione interistituzionale potrebbe essere oggetto esso stesso di una semplificazione non a discapito del coordinamento. Qui c’è sempre la sintesi ottimale che dovrebbe essere fatta fra la necessità di coordinamento anche interistituzionale, e invece però il rischio di disperdere e poi di appesantire tutto il meccanismo, che poi non va a vantaggio di nessuno in questo senso.

    Quindi finisco dicendo che nel complesso Confesercenti regionale auspica che il riordino istituzionale delineato in questo progetto di legge in discussione riesca a raggiungere due obiettivi a nostro avviso fondamentali: la sempre maggiore efficacia nella governance territoriale, indispensabile ancora di più oggi in una fase in cui società e mondo economico sono alle prese con problemi sempre più complessi e di non facile risoluzione; la semplificazione del sistema amministrativo e la riduzione della burocrazia. Questo è un obiettivo che non deve essere tralasciato, al di là della complessità – prima abbiamo assistito ad un intervento che riguardava la questione del personale dipendente – è evidente a tutti la complessità di questa riforma. Però non bisogna tralasciare gli obiettivi principali e a nostro avviso uno di questi deve essere anche quello di ridurre i costi dell’apparato pubblico e quindi la pressione fiscale e parafiscale su famiglie e imprese che in questi anni purtroppo – come sappiamo – è aumentata, e per migliorare la competitività dei sistemi territoriali.

    Infine davvero, considerato che questo rappresenta per noi poi il primo momento ufficiale di confronto in merito, i tempi ho visto che sono abbastanza stretti, però considerata l’importanza del provvedimento, noi ci riserviamo di produrre eventualmente ulteriori contributi e osservazioni nel corso dell’iter del provvedimento, poi forniremo in forma scritta anche questa nota che io ho cercato di illustrare. Grazie ancora.

     

    Presidente POLI

    La ringrazio, è stato puntualissimo rispetto anche ai tempi. Adesso chiamerei a microfono Claudio Pasini, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna.

     

    Claudio PASINI, segretario generale Unioncamere Emilia Romagna

    Grazie per questo invito a questa importante udienza conoscitiva, grazie all’assessore Petitti per l’efficace illustrazione che ha fatto della portata del provvedimento.

    Il contributo delle Camere di commercio alla discussione sul progetto di legge della Giunta regionale sul riordino istituzionale prende le mosse dalle premesse del documento che ha sopportato la firma dell’accordo quadro sottoscritto nel maggio di quest’anno fra la Regione e il sistema camerale. Nelle premesse dell’accordo, si richiamava, come si richiama ora, uno scenario nel quale è fortemente riconosciuta la legittimazione del sistema camerale a supportare la Regione nello svolgimento delle sue funzioni fino a contemplare lo strumento della delega, in particolare – come recita l’articolo 58 dello Statuto regionale – in quelle di promozione dello sviluppo economico. È da qui che partiamo nel prospettare il contributo che intendiamo dare.

    Addirittura nel testo dello stesso accordo quadro, coerentemente con queste premesse, si afferma esplicitamente che – cito – «Regione e Unioncamere valuteranno le aree di collaborazione anche alla luce della legge di riordino istituzionale che la Regione Emilia-Romagna emanerà in attuazione», eccetera.

    Quindi salta agli occhi in realtà, assessore, in maniera inequivocabile come nel progetto di legge in questione vi sia l’assenza pressoché totale di qualsiasi riferimento che confermi questo obiettivo, sul quale evidentemente ci siamo spesi. Quindi un obiettivo condiviso di una nuova stagione nei rapporti tra Regione e Camere di commercio. E credo che non possiamo permetterci di sprecare un’occasione così importante come questa, per andare a strutturare evidentemente questa relazione, che è una relazione di collaborazione.

    Quindi senza dilungarmi ulteriormente, presento alcune proposte di integrazione al progetto di legge, finalizzate ad interpretare il senso di questo accordo quadro, attuandolo in particolare nel contesto del titolo I.

    In estrema sintesi, e vado alle proposte, poi nel merito delle proposte di emendamento ho un documento che consegno poi alla presidenza. In primo luogo, ci pare opportuno integrare la lett. a) del comma 2 dell’articolo 1, laddove nell’oggetto della legge vi sono tutti i soggetti. Tra questi noi riteniamo vi possano essere anche le Camere di commercio.

    Ci pare poi opportuno aggiungere un comma quinto all’articolo 3, nel quale prevedere che le Camere, come già avviene oggi, possano essere oggetto di deleghe di funzioni amministrative, ovviamente in materia di promozione delle imprese, dell’economia dei territori, eccetera.

    Ancora ci parrebbe utile inserire una sorta di articolo 9 bis, con un testo che evidentemente va definito, quindi non è che lo mettiamo sul tavolo, dove si spiegano ruoli e funzioni delle Camere di commercio, richiamando l’articolo 58 dello Statuto. Mi permetto di spendere qualche secondo, perché l’articolo 58 dello Statuto della Regione Emilia-Romagna dice: «La Regione riconosce la funzione delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. Nel rispetto delle reciproche autonomie e nell’ambito delle proprie competenze, l’Assemblea legislativa promuove la collaborazione e la cooperazione della Regione e degli altri enti territoriali con le Camere di commercio e i propri rapporti con esse, per la promozione dello sviluppo economico».

    Ancora, ci pare opportuno prevedere una rappresentanza del sistema camerale all’interno della Conferenza interistituzionale per l’integrazione territoriale, con una aggiunta ai commi 1 e 2 dell’articolo 10.

    Poi, con riferimento al titolo II, in particolare ai capi 4 (attività produttive, commercio e turismo) e 5 (istruzione e formazione professionale, lavoro, cultura, sport e giovani), noi riteniamo che anche su queste materie specifiche le Camere possano essere coinvolte come possibili destinatarie di deleghe di funzioni amministrative. Quali materie? Monitoraggio, attività di studio, ricerca, Suap, ma anche mercato del lavoro. La legge regionale di riordino potrà prevedere esplicitamente alcuni passaggi che riprendono i contenuti di questo accordo quadro recentemente stipulato, al fine di concretizzare la collaborazione laddove i tempi siano maturi e vi siano le condizioni perché questo avvenga.

    Come si legge poi nella relazione al progetto di legge relativamente ad alcune funzioni allocate a livello regionale, mi pare si prospetti un innovativo modello organizzativo nel quale – anche qui cito – «È rimesso ad Agenzie strumentali regionali l’adempimento di compiti tecnico operativi, ossia delle funzioni puntuali e gestionali». A noi pare possibile che con la stessa logica possa essere fatto cenno nel progetto di legge regionale, così come sancito nell’accordo che ricordo: «Alla prospettiva del conseguimento di obiettivi di razionalizzazione, efficienza e risparmio, con riferimento agli strumenti di intervento promossi a livello regionale in tema di internazionalizzazione, promo commercializzazione turistica, eccellenze produttive della nostra regione». Una prospettiva questa che non esclude in questi ambiti la creazione di un unico forte strumento operativo in logica di risparmio e di efficientamento dei servizi.

    Capo V (istruzione e formazione professionale), noi proponiamo di sviluppare una forte e strutturata collaborazione tra sistema delle Camere che hanno un forte strumento, credo di poter affermare molto sottoutilizzato rispetto alle potenzialità, che si chiama Registro delle imprese. Ecco, credo che questa collaborazione si possa sviluppare in materia di sistema informativo regionale del lavoro e di osservatorio sul mercato del lavoro.

    In conclusione, mi pare di poter affermare che se in questo accordo quadro è stata condivisa la necessità di rinnovati e più solidi rapporti tra Regione e sistema camerale, necessità che richiama una altrettanto condivisa convinzione per la quale questi rapporti possano contribuire a migliorare qualitativamente le performance e l’efficacia delle politiche regionali nelle materie economiche, allora mi pare che la conseguenza più logica e coerente sia quella di un importante provvedimento legislativo come quello di riordino istituzionale, nel quale il rapporto tra Regione e Camere di commercio riceva un adeguato riconoscimento, consolidamento e strutturazione.

    Le proposte contenute in questo breve e conciso documento, che consegno adesso alla presidenza, sono finalizzate – almeno in parte, credo – al conseguimento di questi obiettivi. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Tino Vaccari, Confartigianato Emilia-Romagna.

     

    Tino VACCARI, Confartigianato Emilia-Romagna

    Grazie. Io non presento un documento scritto, perché abbiamo in corso anche noi un approfondimento, una consultazione con le nostre associazioni territoriali, al limite ci riserviamo poi di presentare eventuali emendamenti.

    Il mio obiettivo era quello di portare questa mattina un giudizio di carattere generale della nostra organizzazione regionale Confartigianato e anticipo che il nostro è un giudizio complessivamente positivo è un giudizio di apprezzamento di questo disegno di legge. Di apprezzamento sul metodo, perché è un metodo anche di grande concertazione e consultazione, e sui tempi – anche questo va rilevato – sufficientemente celeri, se pensiamo che ci sono state le elezioni nemmeno un anno fa e che altre Regioni anche a noi vicine - lo dico perché miei colleghi di altre organizzazioni regionali, e non parlo del Sud, parlo di Lombardia e Veneto, mi hanno chiesto questo testo molto interessante, perché non ce l’hanno in queste Regioni un testo organico di ridefinizione dei compiti e delle funzioni dei livelli istituzionali territoriali. Importante anche sui contenuti, perché si passa certamente a quanto previsto dalla legge n. 56 (Delrio), di mero superamento elettivo delle Province, ad un nuovo modello di assetto istituzionale territoriale con il superamento del policentrismo. Oltre ad attribuire compiti, funzioni a ciascuno di questi livelli di governo.

    Certo, è venuto fuori anche questa mattina e non poteva che essere così, ci sono anche delle criticità ovviamente in un disegno di legge così importante, ma io credo che in parte – è già stato detto, ma lo voglio anch’io rilevare – sono dovute a un momento abbastanza particolare che vive tutto il sistema delle riforme istituzionali, perché anche questo poi in parte si inserisce all’interno di una riforma istituzionale generale dello Stato, che non è completata e che anzi subisce ogni giorno degli stop and go e quindi speriamo che quanto prima anche questa venga definita, oltre anche ad altre leggi di riforma dello Stato che hanno influenza. Lo dico perché prima parlava l’amico Pasini di Unioncamere, se pensiamo al disegno di legge Madia sulla riforma della pubblica amministrazione che in una parte ha a che fare anche col nuovo modello delle Camere di commercio, sarebbe abbastanza clamoroso che la legge Madia prevede per la nostra Regione e le Camere di commercio si dotano di una certa organizzazione, che non corrisponde a quella casomai delle aree vaste previste dalla legge e dall’assessore Petitti. Quindi sono tutte incertezze chiaramente che comportano elementi di criticità.

    In parte, certo, è dovuta anche a questa fase transitoria stessa prevista dal disegno di legge regionale, perché c’è questa – che noi riteniamo giusta – consultazione con i territori. Lo dico perché qualcuno potrebbe pensare che la Giunta regionale se ne lava le mani e dice: “si arrangino i territori a trovare...” No, noi riteniamo sia giusto consultare i territori per vedere qual è la loro opinione rispetto ai nuovi modelli di aggregazione.

    Certo che è auspicabile che in questo confronto, in questo dibattito, anche i livelli istituzionali territoriali – mi riferisco ai Comuni e alle Province – contribuiscano con spirito costruttivo. Mi sia consentito questo richiamo. Perché qualche perplessità, assessore Petitti, mi viene avendo partecipato proprio una settimana fa ad un interessante convegno organizzato dalla Regione con il sottosegretario Bressa e devo dire che non tutti gli interventi – casomai può capire a chi mi riferisco – hanno avuto questo spirito costruttivo. Perché se non c’è questo spirito costruttivo, si fa fatica poi a trovare un momento di concertazione.

    Occorre, certo, avere chiaro l’obiettivo. Il problema non è quello di dire certo, in una fase transitoria ci sono problemi – l’ha già detto la rappresentante del sindacato – con il personale, con le funzioni che si svolgono, con le risorse non sufficienti nonostante i trasferimenti dalla Regione, per cui tra i bilanci non c’è solo il 2015, c’è anche il 2016. Certo, però occorre capire qual è l’obiettivo finale. E su questo ci vuole che tutti siano d’accordo. Poi problemi ci possono essere nel gestire le fasi transitorie.

    Lo dico, perché non vorrei che qualcuno scambiasse l’albero per la foresta. Si trova un primo ostacolo, allora salta l’obiettivo. No, l’obiettivo finale deve essere chiaro, poi attorno ad un tavolo cerchiamo di limitare i problemi, di risolverli se possibile nella fase transitoria.

    Quindi ripeto, chiarezza nell’obiettivo finale, che deve essere di semplificazione dei livelli istituzionali, di razionalizzazione. Ha ragione Bollettinari, anche di razionalizzazione della spesa pubblica. Questo non va mai dimenticato, perché dietro una razionalizzazione della spesa pubblica c’è anche una riduzione dell’imposizione fiscale e territoriale, che è pesante. Le nostre imprese, gli artigiani, i piccoli imprenditori non è che stanno tanto a sollecitare sottilizzare, vanno a vedere, si accorgono che negli ultimi anni l’imposizione, la tassazione a livello territoriale, quindi a livello di Comuni e Province è diventata per certi versi insostenibile. Questo deve essere uno degli obiettivi da non dimenticare.

    Io credo quindi che si dovrà gestire questa fase transitoria con intelligenza, anche perché non mancheranno sicuramente contraddizioni e anche disfunzioni. Attenzione, qui un richiamo che voglio fare, queste eventuali contraddizioni o disfunzioni non bisogna farle ricadere sull’economia reale, che nel nostro caso vuol dire anche piccole imprese, artigiani ecc..

    Si tratta di competenze importanti richiamate nel disegno di legge anche per il nostro settore. Penso non solo alle attività produttive, ma formazione professionale, lavoro, trasporti, difesa del suolo, ambiente. Sono competenze, materie molto importanti e quindi bisogna stare molto attenti che le disfunzioni non ricadano, in un momento in cui tutti auspichiamo che ci sia questa ripresa dell’economia, anche se molto lenta, anche se ogni giorno viene spostato un po’ in avanti, però qualche segnale lo registriamo anche noi nei nostri settori, allora stiamo attenti che queste disfunzioni non ricadano.

    Noi siamo d’accordo sulla valorizzazione dei nuovi ambiti territoriali che vengono definiti nel disegno di legge, aree vaste, Unioni e fusioni dei Comuni sono molto importanti, noi siamo molto d’accordo. Adesso al di là dello slogan, dell’obiettivo andare sotto i trecento Comuni in questa regione, ci interessa davvero che, specie in alcune realtà dove c’è una presenza tra l’altro proprio di piccole imprese artigiane, ci sia un rafforzamento della capacità del primo livello territoriale, che sono i Comuni, di corrispondere alle esigenze di questo importante settore.

    L’area metropolitana. La Città metropolitana è importante - e ci tengo ribadirlo anch’io, è già stato detto da altri - deve essere una condizione per una crescita di tutta la regione, non solo per Bologna. Questo deve essere chiaro, perché qualche timore c’è al riguardo. Quindi l’area metropolitana crescita di tutta la regione, soprattutto nel campo delle grandi infrastrutture.

    Attenzione ancora a ottenere - quello che già anche altri hanno detto, lo voglio sottolineare anch’io - semplificazione, tempi certi, efficienza, riduzione dei costi soprattutto nell’erogazione dei servizi, evitando duplicazioni e anche rimpallo a volte di responsabilità. In questo sostengo anch’io – l’hanno detto altri – occorrerebbe valorizzare maggiormente il principio della sussidiarietà. D’accordo anch’io, ad esempio, sull’Agenzia per il lavoro, ma anche in altri campi utilizziamo al massimo la sussidiarietà.

    Sulle tre Agenzie non abbiamo elementi di contrarietà. L’unico rilievo: va sempre precisato che questi sono organi tecnici, non sono organi politici, quindi stare molto attenti, perché questo è un Paese dove quando c’è latitanza della politica, poi i tecnici vanno a surrogare un ruolo che non è il loro. Quindi bisogna stare molto attenti a questo aspetto e anche su questo delle Agenzie noi siamo per un coinvolgimento anche in questo delle rappresentanze degli interessi, come ad esempio la nostra organizzazione.

    Io finisco, non vi voglio rubare altro tempo. Come Confartigianato seguiremo il confronto, il dibattito nei territori nella fase di consultazione e daremo anche un giudizio più articolato e più nel merito eventualmente al termine di questa Commissione. Grazie.

     

    Presidente POLI.

    La ringrazio. Massimo Rossi, direttore ente Parchi e biodiversità Emilia orientale. Prego.

     

    Massimo ROSSI, dir. Ente di gestione per i parchi e la biodiversità Emilia-Romagna

    Io sarò molto breve, ho lasciato adesso sul tavolo alcune proposte di emendamento che fanno riferimento ovviamente al tema degli enti, in particolare dell’ente per i Parchi e la biodiversità Emilia orientale che si trova nel territorio di Bologna, quindi, in pratica, abbraccia tutto quello che era in passato la perimetrazione della provincia di Bologna.

    Le macro aree sono state inserite all’interno dell’articolo 18 di questo progetto di legge, il quale prevede alcune cose con dei rimandi allo stesso progetto di legge, in particolare all’articolo 22 per quanto riguarda il tema del finanziamento legato alle nuove funzioni attribuite in questo caso all’ente per i Parchi, ma anche ad altri soggetti, oltre ad affrontare diversi altri temi, sui quali non entro, perché so non essere di interesse comune e perché vi farei perdere del tempo.

    Ci tengo solamente a sottolineare due aspetti. Il primo è quello legato al tema del rilascio dei tesserini per la raccolta dei funghi, dei prodotti del sottobosco. In questo progetto di legge si prevede di affidare questo compito agli enti di gestione per i parchi, alle macro aree per i loro territori, alle Unioni dei Comuni per i loro territori e ai Comuni.

    Questo meccanismo, per quanto ci riguarda, fa un passo indietro rispetto al tema della semplificazione, perché ci fa immaginare con grande semplicità e con grande facilità un proliferare di tesserini per la raccolta dei prodotti del sottobosco, dei funghi in particolare, soprattutto in quei territori dove questo elemento, questo oggetto consente di incamerare risorse importanti.

    Vi sono zone della nostra regione, non quella dell’Emilia orientale, non il Bolognese, dove si incassano grossomodo 230-250.000 euro all’anno, perché sono zone dove si parla di 500-800.000 euro all’anno. Credo che questo rischia di parcellizzare molto i tesserini per la raccolta dei funghi e rendere la vita di chi va, di chi ha la passione di raccogliere questi prodotti del sottobosco, molto complicata. Con ovviamente di conseguenza il rischio di vedere un incremento, un aumento significativo delle sanzioni per chi attraversa un confine comunale, che si trova in tante occasioni, in tanti casi all’interno di un’area boscata e quindi non se ne accorge. Non credo che sarebbe un bel segnale.

    Il secondo tema è quello legato all’attribuzione delle risorse finanziarie e il trasferimento di unità di personale alle macro aree per quanto attiene ad alcune funzioni che a queste verranno attribuite, di cui già si parlava nella legge di riordino delle aree protette. Ed è bene che questo avvenga, che questo vada avanti. Vorrei essere chiaro in questo. Non sto dicendo che non si debba procedere, ma credo che si debba procedere, come è stato fatto nel caso di una delle tre grandi Agenzie, esplicitando molto chiaramente come la Regione adeguerà i propri finanziamenti, non solo all’Agenzia regionale per la prevenzione all’ambiente e alle energie, in relazione alle nuove funzioni attribuite agli oneri corrispondenti al personale trasferito. Questo per quanto riguarda, sia gli oneri del personale, che anche gli oneri che la nuova funzione richiederà di mettere in campo da parte delle macro aree. Quindi che venga esplicitato il tema del trasferimento dell’unità di personale, quello delle risorse finanziarie e retribuzione dello stesso e le ulteriori risorse finanziarie per le maggiori funzioni che ci verranno attribuite.

    È vero che vi è un rimando all’articolo 22 al cosiddetto decreto Delrio, che in buona sostanza dice che tutto quello che viene trasferito, tutto quello che viene assegnato in più deve essere necessariamente accompagnato dalle risorse per poter far fronte a quello che viene affidato. Però credo che dirlo chiaramente, esplicitarlo aiuterebbe anche il rapporto con quei dipendenti delle Province che nel tempo man mano entreranno a far parte dei nostri enti, che probabilmente si sentiranno più tranquilli.

    Segnalo una cosa che forse ha poco a che vedere con questo progetto di legge, ma che ha a che vedere – io credo – con la filosofia dell’essere un corpo unico dal punto di vista della funzione pubblica, del fare servizio pubblico. Cerchiamo di rendere più facile la vita ai cittadini mettendo a loro disposizione quegli strumenti informatici in grado di non spostarsi da casa per fare una richiesta, per fare un’istanza per la presentazione di un nullaosta o di altri documenti che la pubblica amministrazione oggi è in grado di ricevere in via informatizzata.

    Credo che sia giunto il momento di dire anche più esplicitamente, forse non è questo il luogo normativo, lo sarà credo certamente quello – se verrà e credo che verrà – di riordino anche della legge regionale n. 24/2011 che ha fatto nascere le macro aree, dicendo che le macro aree sono non solo enti pubblici a tutti gli effetti - ma questo è detto - ma che hanno la stessa dignità degli altri, per cui, ad esempio, per quanto riguarda i temi banali come quelli delle banche dati, a noi alcune banche dati non vengono concesse. Noi per rilasciare dei nullaosta, per rilasciare dei pareri, facciamo una gran fatica a muoverci perché – dico una sciocchezza ad esempio – il catasto non ci è dato averlo. Non veniamo riconosciuti come soggetti titolati per poter disporre di questi strumenti. Credo che sia necessario farlo da parte della Regione, quindi riconoscerci questa titolarità, non tanto per noi quanto per i cittadini che vedrebbero da parte nostra un’accelerazione nei tempi di rilascio dei nullaosta, di cui io sinceramente sento il bisogno. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Giovanbattista Pasini, presidente Uncem.

     

    Giovanni Battista PASINI, presidente Uncem

    Grazie. Anche da parte mia intanto un apprezzamento per il lavoro che la Giunta regionale ha fatto, in particolare l’assessore Petitti, che credo che all’inizio di questa legislatura abbia avuto un esordio sicuramente di quelli impegnativi fra il bilancio della Regione e questa legge.

    Quindi apprezzamento sul lavoro che è stato fatto, sull’impostazione, sapendo che si tratta di una legge, non di una legge qualsiasi, una legge particolarmente importante, particolarmente impegnativa, importante anche per quella che sarà la delineazione di quella che è la struttura istituzionale e funzionale di questa Regione, e mi pare che il contenuto di questa legge non sia solo fatto per adempiere a ciò che la legislazione nazionale (la legge n. 56) obbliga e prevede che sia fatto, ma è una proposta di legge che va anche oltre, che entra nel merito di tutta una serie di discipline e di questioni particolarmente importanti.

    Questa sicuramente è una scelta politica condivisibile, ma è una scelta anche obbligata, stante il fatto che questa Regione, credo più di tutte le altre, già da tempo storicamente aveva delegato alle Province una molteplicità importante di funzioni e di deleghe, che adesso ovviamente, essendo la legge n. 56 intervenuta pesantemente sul tema delle Province, è chiaro che anche la Regione deve riallocare e risistemare anche tutte queste funzioni.

    Io credo che il primo obiettivo di questa legge sia quello di cogliere l’occasione, in questa Regione le occasioni e le opportunità ci sono anche per l’esperienza che è stata portata avanti in questi anni, quello di ripensare, ricostruire, ridisegnare anche in modo innovativo quella che è un po’ l’architettura istituzionale della Regione.

    Un’architettura regionale, un sistema istituzionale che è definito, indicato in modo molto schematico ma altrettanto preciso nell’articolo 3, che io credo debba – l’hanno già detto anche altri – avere fra i suoi capisaldi sostanzialmente l’obiettivo della semplificazione dei processi e dei procedimenti e dei livelli decisionali probabilmente senza saltare nessuno di questi passaggi, la riduzione dei livelli istituzionali, e credo anche qui definire un po’ quali sono, io li ho definiti anche in altre circostanze, quelli che devono essere i pilastri fondanti di questa nuova architettura istituzionale, che crediamo come Uncem, come sistema territoriale e istituzionale della montagna, che debba essere basato a questo punto senza reticenze, in un modo più deciso per scelta, scelta anche obbligata visto che quello che è avvenuto con il n. 56 che di fatto ha cambiato la natura e le funzioni delle Province, quello che verrà ulteriormente se va in porto, come l’impegno politico nazionale è quello di portarlo in porto, la modifica costituzionale che andrà completamente a cancellare la parola «Province» dalla nostra Costituzione.

    Quindi credo che nella logica che dicevo prima della semplificazione e del maggiore snellimento dei procedimenti, i due pilastri a nostro avviso dovrebbero essere sempre più quello della Regione che rafforza il suo livello e capacità di governo e di coordinamento e quello attribuito ai Comuni per tutte le attività che vengono definite dalla legge di rapporto di prossimità con i cittadini e con le imprese da esercitare, al netto ovviamente dei Comuni, città capoluogo, attraverso forme associative che sono le Unioni. Quindi questi due pilastri a nostro avviso dovrebbero essere, sono in parte definiti, ma credo che debba essere rafforzato ulteriormente anche questo tipo di messaggio, che è solo parzialmente indicato nell’articolo 3.

    Qui c’è un primo punto che segnalo, non perché sia scritto nella legge, ma alcuni passaggi della legge stanno – sento – facendo passare un’idea che le Unioni non siano più così fondamentali o comunque non siano effettivamente uno di quei pilastri che prima ho richiamato e che nella stessa introduzione l’assessore Petitti – giustamente condividiamo – richiamava. Perché se facciamo una lettura di alcuni passaggi nel disposto di alcuni punti sono perplessità, ambiguità che possono sorgere, che in più di una circostanza vengono anche in modo strumentale rilanciati.

    Il primo è questo dell’area vasta, che sappiamo lasciata abbastanza come nuovo livello, non lo chiamo ente, volontaristico, positivo. Non poteva essere altrimenti, perché non è sancito da nessuna legge nazionale, quindi non può essere un altro ente. Però a questa area vasta che sarà ulteriormente disciplinata con una successiva legge, già si delinea il fatto che può svolgere tutta una serie di funzioni anche per conto dei Comuni ed è evidente che questo lancia un messaggio. Ci sono delle cose che dovrebbero essere fatte dai Comuni, attraverso la forma associata per eccellenza che è l’Unione, ma che possono essere fatte anche presso l’area vasta e questo è un messaggio che indebolisce.

    Un altro punto mi pare che sia nell’articolo 6 bis, se non ricordo male, dove si dice che la Regione punta prioritariamente alla fusione dei Comuni. Ora non perché la fusione dei Comuni non debba essere un obiettivo centrale, che si tiene sempre nella logica della semplificazione che va in tutti i modi spinto e assecondato e favorito, ma anche il processo di fusione dei Comuni non deve essere visto, né in qualche modo divulgato, come elemento che è alternativo all’Unione. Credo che l’Unione possa essere la sede, il luogo anche per favorire il processo di fusione fra Comuni. Anche se arrivassimo in questi cinque anni ad avere duecento Comuni in Emilia-Romagna, obiettivo di quelli da sogno, è chiaro che non verrebbe meno l’esigenza di avere secondo Ambiti ottimali il tema delle Unioni. Quindi questo è un altro aspetto che c’è.

    L’altro è questo inserito in questo articolo 6 bis, dove già si preordina con questa legge il fatto che si andrà a rimettere mano agli Ambiti territoriali ottimali. Anche qui, non perché non ci sia questa esigenza, era un’esigenza, un elemento che già quando si è discussa la legge n. 21 si metteva nel conto che una legge di quel tipo doveva essere poi provata concretamente sul campo la funzionalità effettiva di quegli Ambiti ottimali e le relative forme associative che su quegli Ambiti si andava. Quindi si sapeva, si sa e quindi credo che questo più opportunamente, non tanto come contenuto ma come messaggio politico che va letto assieme agli altri due aspetti che dicevo, forse sarebbe stato più opportuno non metterlo e inserirlo all’interno di una rivisitazione, ridiscussione, aggiornamento della legge n. 21, che sarà assolutamente necessario fare. Ma questo è un fatto più di opportunità politica che di sostanza ovviamente.

    Ho detto prima di questa legge impegnativa, che ha avuto una lunga gestazione, che deve avere a nostro avviso, ma credo che sia letta così anche in una fase proprio costituente, perché a seguito di questo dovranno seguire tutta un essere di aggiornamenti, di interventi su una legislazione vigente, è evidente che poi in questa fase di gestazione molti pezzi si sono aggiunti che non hanno proprio il carattere costituente della legge, che sono più propri nel merito di alcuni altri provvedimenti, perché ottantacinque articoli delineano quasi una sorta di legge omnibus.

    Questo è l’unico pericolo che c’è. Può essere quello poi di pregiudicare o in qualche modo condizionare o irrigidire quelli che dovranno essere discussioni di merito che si dovranno fare nelle diverse leggi di settore, alle quali si dovrà sicuramente rimettere mano.

    Coraggioso e innovativo è questo rafforzamento, costituzione/rafforzamento delle tre Agenzie, che l’obiettivo sicuramente dovrebbe dare maggiore snellezza nei tempi, nelle modalità e nella oggettività delle risposte che si andranno a dare.

    Anche qui un pericolo non scontato, ma che segnalo, può essere quello che insieme alle tre Agenzie che si occuperanno di una parte assolutamente importante dell’attività amministrativa in questa regione, assieme ad un altro aspetto altrettanto importante che è quello del riappropriarsi da parte della Regione di tutta la gestione della materia dell’agricoltura, io vedo in questo un rischio non scontato, ma al quale occorre già nella fase iniziale porre attenzione. Il rischio è quello di un neocentralismo regionale che ci può essere. Non solo in quell’opera di governo e di coordinamento che deve essere fatto dalla Regione, ma anche di quello di tipo gestionale. Storia già vista nel passato che credo nessuno si auspica di nuovo di dover rivivere, perché sicuramente non andiamo nella direzione della semplificazione e della celerità che prima Tino Vaccari richiamava.

    Questo farebbe il paio con una spinta, anzi, una pratica già in essere molto forte che è quella ad esempio di un neocentralismo statale che i piccoli Comuni in particolare già stanno assolutamente vivendo. Quindi queste sono un po’ osservazioni, pur nell’apprezzamento del lavoro che è stato fatto, che come Uncem Emilia-Romagna, in rappresentanza degli enti istituzionali della montagna e territori montani, vogliamo consegnare alla Commissione, all’Assemblea legislativa perché ne possa eventualmente tenere conto.

    Un altro passaggio, che sono poi anche gli elementi puntuali che abbiamo consegnato e che andremo a consegnare in termini emendativi, ovviamente è un punto che riguarda la montagna. In questa legge, anche in diversi passaggi, la parola «montagna», non so se casualmente o volutamente, non esiste nel vocabolario di questa legge. Non perché vogliamo che ci sia la sigla «montagna», ma perché riteniamo che in quella logica degli ambiti, il processo di gestione del territorio e del ruolo che la montagna può e deve svolgere nel sistema territoriale, riteniamo che le Unioni montane che rappresentano oltre che l’esercizio delle funzioni associate che sono attribuite con la legge n. 21 e le leggi precedenti, storicamente hanno ereditato una funzione fondamentale che c’era, c’è, ma va sicuramente aggiornata alla situazione attuale, ma che rimane tuttora quella di avere una rappresentanza e assegnare, consegnare alle Unioni montane una potestà più importante nell’esercizio delle funzioni di promozione e coordinamento delle politiche per quanto riguarda la montagna. Politiche di sviluppo per la montagna che non possano essere settorializzate, ma devono vedere una loro integrazione in ambito vasto sovracomunale negli Ambiti ottimali esercitati dalle Unioni.

    In questo ovviamente non sto a citare puntualmente tutte le cose che sono state consegnate, però mi interessava precisare questo aspetto, perché credo che sia un elemento fondamentale, se vogliamo in questo anche considerare, aiutare la montagna a crescere, stare al passo con i tempi, con le esigenze e gli obiettivi ambiziosi che ci si dà anche con il programma di mandato, credo che debba trovare una coerente applicazione anche nella legge stessa

     

    Presidente POLI

    Grazie presidente. La parola a Paolo Campioni, Unione Sindacale di Base. Dirigente.

     

    Paolo CAMPIONI, dir. sindacato Usb

    Ringrazio la Commissione e l’assessore Petitti per questa udienza conoscitiva. Sono Campioni dell’Unione sindacale di base, sindacato maggiormente rappresentativo, faccio parte del Cnl che non siamo stati invitati al protocollo d’intesa sottoscritto a livello regionale.

    Come premessa, vorremmo ricordare che la legge di riforma del sistema di governo regionale non è nata dalla volontà di migliorare i servizi ai cittadini, ma dalla necessità di evitare il collasso immediato provocato dalla legge “ammazza Province” (la n. 56/2014), a cui si sono aggiunti gli effetti nefasti della legge di stabilità 2015, che ha imposto pesanti tagli a Regioni, Province e Comuni, prevedendo anche il dimezzamento delle spese per il personale delle Province e delle Città metropolitane.

    Quindi ciò che sta avvenendo non può essere definita riforma, ma è la necessità di mascherare lo smantellamento dei servizi, il licenziamento e la mobilità obbligatoria di personale. Una manovra costruita ad arte con l’aiuto dei mass media che, sull’onda dei tagli ai costi della politica e ai privilegi della casta, ha realizzato il tormentone della chiusura delle Province.

    In molti sono stati incantati dalle sirene dei governi illegittimi di Monti, Letta e Renzi, così come è avvenuto con i sindacati concertativi, che hanno condiviso da sempre questo assurdo progetto con il ruolo di rassicurare le lavoratrici e i lavoratori, mentre l’Usb continua da anni a dichiararsi contraria a questa operazione che – come ribadito anche dalla Corte dei conti – non farà risparmiare nulla allo Stato, ma – aggiungiamo noi – metterà in mobilità migliaia di lavoratori, non solo delle Province, perdendo le professionalità e creando forti disservizi ai cittadini.

    Ciò che è stato presentato come innovativo in questa legge è in realtà la volontà di confondere le responsabilità. La scelta di avere diverse sedi di concertazione interistituzionale e quella di lasciare le funzioni dei diversi settori in capo ai diversi soggetti istituzionali permetteranno il solito scaricabarile sulle responsabilità. Se a qualcuno non è chiaro, sta partendo di fatto una fase transitoria di cui non è possibile delineare un percorso preciso, perché occorrono decisioni fondamentali di carattere nazionale e costituzionale, che renderanno indispensabile a breve un nuovo intervento legislativo con nuovi obiettivi che obbligheranno a rivedere l’intero impianto normativo.

    La scelta da compiere in questa fase era quella che come Usb crediamo da molto tempo, cioè di incorporare tutte le funzioni e competenze all’interno della Regione, evitando l’uso delle Agenzie regionali o la tecnica di riversare alcune incombenze nuovamente sulle Province. Se la gestione restasse tutta regionale, si avrebbero responsabilità chiare e univoche.

    Si è scelto invece di impelagarsi in ambiti territoriali denominati aree vaste e Unioni dei Comuni non ben definiti, di assumere delle funzioni e di cederne altre, di spezzettare servizi funzionali disperdendo competenze ed aumentando la burocratizzazione, come ad esempio lo smembramento dei servizi tecnici di bacino in tre pezzi ingestibili.

    Il caos governativo in cui si inserisce questa legge di riordino è molto più complesso. Ad esempio i Centri dell’impiego, passati nel 2000 dal Ministero del lavoro alle Regioni e poi appaltati alle Province, dopo quindici anni forse torneranno nazionali o forse saranno presi d’assalto da patronati privati, ma per ora sono abbandonati al loro destino e ciò accade in un momento di crisi in cui il ruolo di questo importante servizio dovrebbe essere potenziato e non buttato nel secchio.

    Sparisce la polizia provinciale, si tagliano le spese per la sicurezza degli edifici scolastici, della manutenzione delle strade, dei servizi sociali, della protezione civile, mettendo in serio pericolo le parti più deboli della popolazione. Queste manovre sono di fatto un arretramento dei servizi pubblici per permettere l’avanzata di quelli privati, così come è accaduto sui centri di formazione professionale statale, chiusi negli anni novanta e che hanno lasciato il posto agli enti di formazione professionale di sindacati e associazioni di categoria, che adesso si spartiscono la torta dei fondi comuni europei.

    Come sempre, invece di organizzare realizzare un progetto organico pluriennale capace di valorizzare i servizi per accrescere il bene comune, si parte dai tagli delle risorse, dalle chiusure degli enti per poi stare a guardare come si arrangeranno cittadini e lavoratori. Si mischiano le competenze, così sarà sempre più difficile trovare le responsabilità e si moltiplicano gli incarichi dirigenziali, con grande soddisfazione per il sistema clientelare, diventato una piaga nazionale non solo della capitale del nostro Paese.

    Siamo stati chiamati oggi per dare un parere su questa legge di riordino, che non si oppone alle scellerate scelte di un Governo illegittimo, che segue i dettami delle banche e dei poteri forti europei, che invece di investire in settori importanti che potrebbero permettere il rilancio dell’economia, come il turismo, l’ambiente, i trasporti, l’agricoltura, le attività produttive, il commercio, l’istruzione e la formazione professionale, lavoro, cultura, sport, giovani, sanità e politiche sociali, tagliano e smantellano ciò che c’è di buono per aumentare privilegi e burocrazia di decine di inutili sovrastrutture.

    Leggendo e rileggendo il testo di legge, è chiaro che non si conoscono gli ambiti territoriali di intervento, non si conoscono le competenze e le responsabilità e non si capisce il senso di questa riforma, se non quello di mettere una pezza all’inutile legge “ammazza Province”.

    Il nostro parere nel merito non può che essere quello di completa disapprovazione di un intervento che ci porterà ancora più nel baratro di questa crisi, costruita per tagliare diritti ai ceti poveri della società e arricchire la solita nicchia di potenti.

    Presentiamo a questa Commissione in maniera formale la richiesta della modifica almeno dell’articolo 66, che possa quantomeno limitare i danni per la mobilità dei lavoratori, ribadendo la necessità di garantire la volontarietà, come previsto anche dalle leggi regionali, e di corrispondere un adeguato indennizzo ai lavoratori coinvolti. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Adesso chiamerei il Sindaco di Zocca, Pietro Balugani, Unione Terre di Castelli.

     

    Pietro BALUGANI, Sindaco del Comune di Zocca – Unione Terre di Castelli

    Ringrazio anch’io la Regione per aver organizzato questo incontro, che se sarà approvata la legge entro luglio, credo che siamo ormai molto vicini alla scadenza e non so quanto si possa incidere in quello che è l’impianto di questa legge, che adesso è un progetto di legge.

    Quindi io vorrei dire che questa legge di riordino era estremamente necessaria, lo riconosciamo tutti, ma credo che stia venendo fuori molto in fretta e che non colga bene quelli che sono gli aspetti più importanti di cui abbiamo bisogno. Pensavo di citarne solo qualcuno, perché vedo con preoccupazione delle impostazioni che non mi trovano per nulla d’accordo su quello che dovrebbe essere oggi un riordino istituzionale.

    Intanto dovremmo tenere tutti molto presente - è stato citato da qualcuno dei rappresentanti delle associazioni di categoria - il discorso della semplificazione. E devo dire che tutte le volte che ne sento parlare mi vengono i brividi, perché di solito, di fronte ad una promessa di semplificazione, si complicano le cose in maniera impressionante. E qui ci sono tutte le premesse, perché si vada in questa direzione.

    Vorrei sommessamente ricordare che la burocrazia la si genera con le leggi, non dopo quando le si applicano. E qui secondo me andiamo a fare, vanno ad approvare – chi ne ha le competenze – una legge la quale addirittura parte dai presupposti che prima si sono abolite le Province senza avere un disegno istituzionale, poi siccome non si è ancora modificata la Costituzione, le Province rimangono, si individuano delle macro aree, delle aree vaste di cui ancora non si comprendono i contorni, e quindi tutto questo secondo me può solo inquietare dal punto di vista di quello che sarà il risultato. E quindi credo e chiedo a tutti di riflettere bene, perché non c’è niente di peggio di fare una cosa fatta male piuttosto che aspettare e farne una fatta meglio.

    Quindi io in questo disegno di legge ci trovo molti elementi di preoccupazione fra cui – lo citava prima Giambattista Pasini – non si parla assolutamente di montagna. Voglio anche qui ricordare che si sono tolte le Comunità montane, si stanno togliendo le Province e i territori saranno completamente abbandonati.

    Senza contare – e qui vorrei aggiungere un altro aspetto – che io non so quale ruolo la Regione intenda assegnare a Comuni e ad Unioni, ma se guardiamo al testo che è stato distribuito, praticamente è quello attuale. Cioè si parla di attribuire ulteriormente ai Comuni la forestazione e il vincolo idrogeologico, praticamente zero virgola. Allora l’Unione dovrà avere un ruolo in futuro o è solo un traghetto per arrivare alle fusioni? Se deve avere un ruolo, questo dovrebbe essere riconosciuto qui e adesso. Non poi vedremo.

    Quindi con il fatto che incombe quest’area vasta di cui non si conosce nulla, le Unioni non si sa bene che cosa saranno, oppure saranno quello che sono adesso, però non sono esattamente quello che serve per un vero riordino del territorio.

    Quindi io credo che ci sia molto da preoccuparsi e quindi credo anche che sia il caso di chiedere alla Regione di meditare bene. Forse l’ha già fatto, forse sono io che ho letto male, però anche per esempio in agricoltura che è un altro aspetto importante, poteva essere uno di quelli da attribuire per esempio almeno in parte alle Unioni, cosa di cui invece assolutamente non si fa cenno. Questo è un progetto di legge, di accentramento regionale che quindi ai territori lascia poco e niente e che invece va anche a complicare la vita.

    Quindi credo che, io non parlo in politichese ma voglio dire le cose come le penso, e quindi credo che ci siano molti elementi di preoccupazione. Quando dico l’agricoltura, noi siamo alla vigilia della gestione di un PSR che per i prossimi dieci anni sette anni gestirà le maggiori risorse che transiteranno da queste parti. Chi le gestirà, come, con gli uffici regionali qui in piazzale Aldo Moro o con quale personale, con quali competenze e con quale disegno? Io credo che ci siano molte cose da chiarire, quindi io chiedo scusa di essere stato molto ruvido, però credo che gli amici sono quelli che dicono la verità, piuttosto di quelli che fanno un discorso di circostanza, ma poi le cose rimangono come sono. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Davide Ranalli, Sindaco di Lugo. Sindaco, un attimo solo, siccome abbiamo altri sette interventi, secondo me siamo in grado di chiudere nella mattinata, perché poi credo che nel pomeriggio ognuno di voi abbia, compresi noi, molte altre cose eventualmente da fare. Per cui vi faccio l’appello, ma siete stati bravissimi: proviamo a chiudere in mattinata, abbiamo tutte le condizioni per poterlo fare.

     

    Davide RANALLI, Sindaco del Comune di Lugo – Vicepresidente Unione dei Comuni della Bassa Romagna

    Grazie. Io sarò veramente bravissimo. Oltre ad essere il Sindaco di Lugo, sono anche il vicepresidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, che è una delle esperienze che in questa regione ha avuto da parte della Regione stessa anche tanti riconoscimenti e gratificazioni. Uno sforzo che ci ha portato ad oggi ad avere oltre ventotto servizi associati, quindi un lavoro ovviamente che gli amministratori hanno fatto e che stanno portando avanti e credo che possa anche essere un auspicio e un punto di riferimento per il ragionamento che la legge regionale in un qualche modo si è data.

    Anzi, io ne approfitto per ringraziare l’assessore Petitti per lo sforzo che ha fatto, per il lavoro che ha svolto in questi mesi, anche perché è stato un lavoro di concertazione non facile che deve tenere insieme l’elemento della concretezza, ma anche l’elemento della rapidità. Lo dico perché tutte le volte che in un qualche modo si cerca di spostare avanti anche rispetto alla tempistica adducendo il fatto che servirebbe più tempo per discutere, secondo me non si fa altro che rinviare la discussione, ma poi non trovare di fatto la soluzione al problema. E credo che l’assessore regionale in questo senso si è mossa con grande rapidità e le va dato senz’altro atto, anche a dispetto di qualche intervento un po’ ingeneroso rispetto al lavoro svolto.

    Io voglio focalizzare l’attenzione ovviamente su due punti, che sono quelli dell’Unione dei Comuni e delle fusioni. Io penso che sull’Unione dei Comuni in questa Regione tanto è stato fatto, ma ancora tanto c’è da fare. Non perché le Unioni dei Comuni siano poche all’interno di questa regione, ma perché molte Unioni dei Comuni di fatto sono Unioni di Comuni che non hanno ancora svolto quel compito di unificazione vera di servizi, che poi in un qualche modo aiuta a semplificare la vita dei cittadini, delle imprese e delle famiglie. Mi riferisco a tante Unioni che sono nate sulla carta, ma che di fatto non hanno ancora inserito al loro interno per esempio il servizio dell’urbanistica, ne dico una per dire. E credo che su questo vi sia bisogno di una forte incentivazione da parte della Regione affinché quei servizi vengano inseriti all’interno dell’Unione da una parte, dall’altra io penso che sarebbe anche il momento di avere quel coraggio che sicuramente a questa Giunta non manca, ed è già stato dimostrato, di applicare anche dei meccanismi di disincentivazione per chi ad esempio si sottrae in un ambito come quello delle Unioni all’accorpamento di alcuni servizi. Perché la lettura, almeno dall’osservatorio che ho io, mi pare che anche là dove le Unioni hanno avuto una forte e rapida concretizzazione, vi sia qualcheduno che ha la tendenza a riportarsi a casa qualche cosa in un’ottica di maggiore autonomia rispetto ad un ragionamento che dovrebbe essere più vasto.

    Dall’altra parte, io sono fra quelli che sostiene - e lo ha già fatto in alcune occasioni - che l’obiettivo che la Regione si è data, cioè quello di diminuire il numero dei Comuni in questa regione, sia un obiettivo che non solo deve essere perseguito, ma io penso che possa anche essere realizzato. E lo dico non perché ci sia la necessità, non la voglio prendere dalla parte degli sprechi - questo è un ragionamento che possiamo fare qualche volta sui giornali, ma che dobbiamo tenere distante da dei ragionamenti che devono essere molto più alti, molto più politici. Ma io penso al fatto che oggi il percorso che si sta avviando con la legge di riordino istituzionale crea un problema che è quello di avere troppi organismi di secondo grado, e quindi costruire secondo me un problema e determinare un problema che riguarda proprio la democrazia stessa di questi organismi. Rischia di esserci un problema di democraticità, di organismi che sono eletti direttamente.

    Quindi noi stiamo andando verso una riforma, penso in particolare quella nazionale, che di fatto si concretizza con il Governo centrale, la Regione, le aree vaste, come nel caso ad esempio della Provincia a cui fa riferimento il mio Comune, l’Unione dei Comuni e i Comuni. Che tra il livello istituzionale dei Comuni e il livello della Regione, che sono eletti direttamente, vi siano due livelli di secondo grado, secondo me questo rappresenta un problema democratico che noi dobbiamo risolvere. E lo dico perché i ragionamenti che sento oggi e che leggo sui quotidiani sono ragionamenti che mi preoccupano, perché fino a qualche anno fa la discussione era tutta rivolta all’inutilità delle Province, alle Province come centro di spreco, alle Province come elemento di burocratizzazione, eccetera. Questo cosa ha portato? Ha portato che nella discussione pubblica e nel dibattito pubblico la battaglia politica che si è fatta, si è fatta contro le Province finché non si è riusciti di fatto ad eliminarle.

    Ora però apro gli stessi quotidiani che da sette, otto anni a questa parte ci dicono che le Province non vanno bene, quegli stessi quotidiani fanno un ragionamento che è il medesimo. Almeno le Province avevano una qualche funzione. Oggi i centri di spreco sono diventati le Regioni, quindi “Rimborsopoli”.

    Io credo che vada benissimo quello che stiamo facendo fin qui e quello che va fatto, però attenzione, teniamo sempre il punto politico sulla questione democratica e cerchiamo di non farci portare a spasso - credo che abbiamo le spalle larghe per non farlo - da qualche ragionamento che vorrebbe far passare anche le Regioni e anche i Comuni – ed è per questo che bisogna rafforzarli attraverso le fusioni – come elementi non più utili a dare, a costruire servizi ma a diventare centri di spreco, perché poi quel dibattito si esaurisce, come si è esaurito per le Province, con l’eliminazione delle stesse e poi con i problemi conseguenti che oggi stiamo, in maniera egregia come Emma sta facendo, cercando di risolvere e metterci una pezza. Tutto qua.

     

    Presidente POLI

    Grazie Sindaco. Ora la parola a Marco Smeraldi, Sindaco di Vignola. Prego, Sindaco.

     

    Marco SMERALDI, Sindaco del Comune di Vignola

    Chiedo scusa in anticipo se il mio sarà un intervento confuso, ma credo in qualche modo di essere giustificato anche dal fatto che stiamo commentando un progetto di legge che secondo me è parimenti confuso.

    Parto da alcune righe di un volantino che è stato distribuito stamattina dall’Unione Sindacale di Base e che in qualche modo riassume quello che è anche il mio pensiero su questo progetto di legge. Con la velocità opaca del perfetto stile renziano, dove viene reso sterile qualsiasi confronto e addirittura eluso e negato, dove conta vendere le ombre per luci, la Regione Emilia-Romagna, legiferando in tal modo, addirittura intende ergersi a modello per tutto il territorio nazionale.

    Io credo che in questo progetto di legge manchino completamente la democrazia e la partecipazione. Credo che siamo – come già è successo recentemente in Emilia, ma anche in Italia – al di fuori di questo percorso, che secondo me è fondamentale. Pare che i legislatori regionali non si siano accorti di quello che è successo alle ultime elezioni regionali, quando ha votato in Emilia-Romagna solo il 37 per cento degli aventi diritto. Percorsi di questo tipo rischiano di aumentare la disaffezione dei cittadini alla vita politica. Anzi, sicuramente la aumentano. Credo che bisognerebbe proprio tornare indietro e fare dei procedimenti completamente diversi.

    Il rappresentante della Cgil prima ha accennato alla partecipazione dei cittadini en passant, io credo che invece sia il tema principale di cui non si è tenuto conto neanche nella formazione di questo progetto di legge e che sicuramente avrà, questo non tenerne conto, dei riflessi negativi in futuro.

    È difficile quindi proporre degli emendamenti a questo progetto di legge, perché si muove in una logica diversa da quella che secondo noi dovrebbe essere la politica, doveva già esserlo prima, ma quantomeno dovrebbe esserlo da oggi in avanti, quello di favorire proprio dei processi partecipativi e di democrazia. Torno a ripeterlo, perché dovremo abituarci sempre di più tutti noi, anch’io, anche se noi stiamo cercando di fare degli sforzi nelle nostre aree in questo senso.

    Quindi quando si parla di aree vaste, di agenzie e di conferenze, a me suonano come dei temi vuoti, come un’impostazione di tipo tecnocratico, tecnico, di una riforma che invece, riguardando l’organizzazione della vita politica di tutti i cittadini, dovrebbe avere un respiro molto diverso.

    Addirittura il primo progetto che è arrivato, qui faccio un piccolo riferimento, era peggio dell’ultimo in materia sanitaria ad esempio. In materia sanitaria, la legge già definiva delle aree vaste, che poi vorrei chiedere che cosa sono, per le Conferenze territoriali sociosanitarie.

    Il welfare e la sanità sono l’argomento più delicato in questa fase, per tante ragioni che non sto a ripercorrere per questioni di tempo. Quindi prevedere in questo settore addirittura una riduzione degli spazi di democrazia e di partecipazione credo che sia la cosa più deleteria. Poi forse è intervenuto qualcuno, può essere anche all’assessore Venturi che mi pare una persona sensibile anche a questi temi, e il nuovo progetto non prevede già una definizione di aree vaste, Modena, io sono Sindaco di Vignola e presidente dell’Unione dei Castelli di cui fa parte anche il Sindaco di Zocca che ha parlato prima, e ha già Correggio. Conferenza territoriale era già diventata Modena-Reggio. A questa conferenza partecipavano mi pare il Sindaco della Città metropolitana, il presidente della Regione, un rappresentante del distretto sanitario, quando il procedimento dovrebbe essere esattamente il contrario, cioè aprire gli organi della sanità, i collegi di direzione, gli organi delle direzioni sanitarie ai rappresentanti dei cittadini, degli utenti.

    Poi ripeto, è stato parzialmente modificato, ora c’è scritto che la Regione può istituire delle Conferenze territoriali sociosanitarie di area vasta e vedremo se lo farà. Sicuramente noi ci opporremo, perché già partecipare alla Conferenza territoriale solo di Modena, è già qualcosa di abbastanza aereo, si ha la sensazione di contare molto poco.

    Poi ci sono tanti altri settori, per ragioni di tempo non posso toccarli tutti, però l’urbanistica. L’urbanistica è un esempio di non riforma secondo me micidiale. Diceva prima l’assessore, abbiamo scelto di non toccare questo settore per rimandare la modifica della legge n. 20 e di altre leggi urbanistiche, eccetera. Ma non so se avete idea di cosa succede adesso in urbanistica, c’è un ente che doveva essere scomparso, che poi non è scomparso, perché la Provincia c’è ancora, un’altra riforma fallimentare questa, una riforma – come diceva il volantino dell’Unione Sindacale di Base – di facciata, una riforma fatta velocemente. Ma questo non lo dico io, se avete partecipato a convegni sulle Province, i maggiori costituzionalisti e amministrativisti anche di Bologna ritengono che sia stato un buco nell’acqua.

    La Provincia è rimasta, ora noi stiamo cercando di portare avanti un PSC intercomunale, cinque Comuni che è in giro da undici anni, e ci troviamo a confrontarci con tecnici della Provincia che non si sa bene quali competenze abbiano e poi il procedimento, se finirà, speriamo, perché stiamo cercando ovviamente di velocizzarlo andando incontro a tutte le richieste della Provincia pur di chiudere questa fantomatica Provincia, con un decreto del cosiddetto “presidente della Provincia”. Il presidente della Provincia è un Sindaco come noi, nel nostro caso è il Sindaco di Modena, ma non in tutte le Province è stata fatta questa scelta di nominare il Sindaco del capoluogo, quindi un decreto di un Sindaco come noi deciderà se va bene un PSC intercomunale che è frutto di un lavoro di cinque Comuni. Se questa vi sembra una riforma, io credo che siamo veramente fuori.

    Di agricoltura ne ha parlato il collega Balugani, adesso non abbiamo fatto degli emendamenti, lascio solo una delibera dell’Unione Terre dei Castelli presa in modo bipartisan, in cui si chiede di rivedere quello è l’accentramento in Regione di tutte le competenze. Ora mi esprimo in modo molto chiaro, perché sono abituato a parlare così, credo che anche la politica dovrebbe fare così, d’altra parte le critiche sono venute in modo molto più paludato anche da altri interventi. Adesso non vedo più Pasini, ma l’accentramento delle competenze in Regione giustificata dal fatto che bisogna gestire in modo unitario i finanziamenti che vengono dall’Unione europea per il PSR provocherà dei disastri a livello di democrazia, di partecipazione dei cittadini e degli utenti in quelli che sono gli uffici locali. Bisogna prevedere assolutamente - noi ne volevamo parlare con l’assessore, non siamo riusciti ad incontrarlo perché era all’Expo, ne abbiamo parlato con il direttore generale - vogliamo che restino degli uffici locali che abbiano delle competenze, che sono quelli che conoscono le realtà locali.

    Lo stesso direttore dell’assessorato ci ha detto che sono in uno stato abbastanza confusionale, perché le realtà sono molto diversificate. Pensate che a Reggio sono stati in qualche modo o messi in prepensionamento o comunque spostati quasi tutti i dipendenti della Provincia, forse per un malinteso senso di applicare meglio una riforma che porta il nome di Delrio, per cui adesso sono completamente sguarniti gli uffici agricoli. L’Unione Terre dei Castelli non è così, quindi vorremmo veramente che su questo la Provincia ragionasse e lascerò una copia della delibera presa dall’Unione.

    Sulle Unioni e fusioni, anche qua in modo molto soft, perché forse non si può parlare diversamente, lo stesso Pasini ma anche altri hanno posto l’accento sulla contraddittorietà di quello che sta succedendo. Anche noi siamo un’Unione che funziona, come diceva il Sindaco di Lugo, siamo come la sua Unione, tra le cinque Unioni che l’Anci ha scelto per un progetto di monitoraggio di quelli che sono i servizi anche a favore delle altre Unioni.

    Ma la sensazione che si vive nella nostra provincia di campagna è che ci sia una grande contraddizione tra quello che fa l’Anci ad esempio sulle Unioni e quello che fa la Regione sulle fusioni. Qua bisogna che ci mettiamo d’accordo, che o incentiviamo tutte e due, senza pensare che le fusioni, non so per quale ragione, per quale ordine supremo siano diventate la panacea di tutti i mali. E lo dice il Sindaco presidente dell’Unione che ha avviato un progetto di fattibilità della fusione tra i nostri Comuni, quindi non è che non creda alla fusione, però dobbiamo trovare un equilibrio, ragionare con molta più lentezza, perché anche la lentezza è una virtù quando si parla di beni comuni, non accelerare tutto in una di direzione che poi può rivelarsi sbagliata, come è stata quella della riforma delle Province.

    Quindi chiedo maggiore chiarezza a livello regionale tra gli incentivi alle Unioni e alla fusioni, che non devono sovrapporsi, ma in qualche modo unirsi. E anche una minore enfasi, perché dire che la fusione della Valsamoggia è la migliore d’Italia vuol dire ingannare di nuovo i cittadini, perché non è vero. L’Unione di Valsamoggia che è stata fatta in fretta, è stata una delle prime, fra l’altro quando le norme non prevedevano ancora la necessità della maggioranza del voto attraverso i referendum dei cittadini di tutti i Comuni, quindi ci sono due Comuni che si trovano fusi pur avendo i loro cittadini manifestato volontà contraria. Credo che non bisogna esagerare su queste robe, perché non è vero. La Valsamoggia si ritrova sì con più risorse grazie a questo patto di stabilità che diventa elastico quando serve, vendita azionarie si possono vendere e i soldi si possono usare fuori dal patto di stabilità. Fusioni, i soldi che arrivano sono fuori dal patto di stabilità. Anche questo concetto di patto di stabilità elastico è molto discutibile. Ma la Valsamoggia presenta dei grossi problemi, quindi certo bisogna fare le fusioni se ci sono le condizioni, ma bisogna farle in situazioni di chiarezza e soprattutto prima fare un esame di quelle che sono veramente le situazioni concrete e non soltanto fare la fusione per eliminare o per diminuire il numero dei Comuni. Anche le associazioni di categoria, francamente sono perplesso, perché anche nella nostra zona ritengono che la fusione dei Comuni possa risolvere tutti i problemi dell’economia. Questo è uno specchietto per le allodole, stiamoci attenti.

     

    Presidente POLI

    Grazie, Sindaco. Non credo sia necessario applaudire. Di solito quando ci sono i lavori della Commissione gli applausi, anche all’Assemblea legislativa, si chiede di non farli. Anche se si condividono le osservazioni fatte, non serve applaudire in questa sede. Io darei la parola a Roberta Petronio, se non leggo male, sindacato USB. Prego.

     

    Roberta PETRONIO, Usb-Rsu

    Abbiamo già consegnato un volantino questa mattina, dove in sintesi è espresso quello dirò io. Tra parentesi, sono dipendente della Regione, sono lavoratrice di una Stb, «Stb Romagna».

    Il progetto di legge di cui oggi si tratta prevede un nuovo modello di governo territoriale, attraverso la costituzione di aree vaste interprovinciali che si fondano sull’aggregazione delle funzioni tra diverse Province. All’interno di questo modello grande rilevanza avrà la Città metropolitana.

    Riteniamo che le aree vaste avranno un impatto devastante nel rapporto con i cittadini. Difatti, sovrapposizione, duplicazione, parcellizzazione dei livelli di autorizzazione aumenteranno l’impatto burocratico e, come sempre avviene quando i passaggi si infittiscono, diminuirà invece la possibilità di controllo sull’iter delle pratiche e quindi la trasparenza. Ci sembra infatti che trasparenza e semplificazione non siano perseguiti come si vorrebbe.

    Il Pdl prevede la scissione, lo smembramento degli ex Geni civili, attuali servizi tecnici di bacino, e la riforma dell’Azienda di protezione civile e dell’Arpa, alle quali saranno attribuiti, senza alcuno apparente criterio o scopo, i frammenti di un importantissimo servizio, da quasi due secoli garante di tutela e sicurezza del territorio grazie soprattutto al contributo dei propri lavoratori, patrimonio di conoscenza trasversale di tutte le materie di intervento e di esperienze professionali, che, soprattutto nel corso degli ultimi quindici anni, hanno acquisito in diverse e purtroppo gravose situazioni di emergenza intervenute in campo ambientale.

    La scelta di scindere le varie strutture implica una triplicazione delle procedure, con l’inserimento di una sezione separata che avrà compiti di polizia e vigilanza idraulica, che risponderà direttamente al direttore generale. Questa legge, definita di riordino, viene emanata in un momento di ridiscussione del Titolo V della Costituzione, con buone possibilità quindi di rivelarsi anacronista ed inutile a breve termine.

    Come Usb sottolineiamo il gravissimo problema della mancata informazione e confronto con i dipendenti regionali coinvolti nel riordino per funzione prevalente, e rimarchiamo, se ce ne fosse ancora bisogno, che i dipendenti regionali interessati saranno ridotti a cavie sperimentali per risolvere i problemi non causati da loro, e a vittime sacrificali perché in parte in base a questo riordino sarebbero espulsi dalla dotazione organica della Regione e frammentati e spacchettati, disperdendo così professionalità, competenze e funzioni esercitate sul territorio, quando ci risulta che altre Regioni, tipo Friuli, Marche, Liguria, fanno invece scelte di potenziamento e gestione diretta di questi servizi.

    Il Pdl prescinde da quanto previsto dalla legge regionale n. 43, che garantisce la mobilità come volontaria. La dispersione delle professionalità consolidate nella Stb tra nuova Agenzia ambiente e Protezione civile si prospetta come perdita di diritti acquisiti e somiglia più al mercato del bestiame che ad un riordino funzionale.

    La nuova Agenzia ambiente, che non ha un piano aziendale, ci chiediamo quale sarà la reale dotazione organica di questa agenzia e quale l’organizzazione. Si chiede come si intende tutelare i lavoratori in merito a competenze, professionalità e diritti.

    Chiediamo risposte certe su come concretamente verrà effettuata la divisione tra rimanere dentro e uscire fuori della dotazione organica regionale e se i lavoratori coinvolti, così come richiediamo, avranno possibilità di scelta. Visto il cospicuo valore complessivo dei canoni demaniali, perché è previsto che la funzione del demanio si esternalizzata all’Agenzia ambiente, la richiesta di Usb è che il controllo dei territorio rimanga totalmente in capo alla Regione. La proposta Usb è di far confluire personale tutto in Protezione civile. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Guglielmo Garagnani, coordinatore «Agrisieme Emilia-Romagna».

     

    Guglielmo GARAGNANI, coordinamento Agrinsieme Emilia-Romagna

    Grazie, Presidente. «Agrinsieme» è il coordinamento del mondo agricolo e agroalimentare rappresentato da Confagricoltura e Cia per la parte agricola e tutto il mondo cooperativo agroalimentare regionale, quindi Fedagri, Confcooperative, Lega coop agroalimentare e Agc. Il 100 per cento agroalimentare cooperativo regionale e il 70 per cento del mondo agricolo regionale. Lo sottolineo perché il tema per «Agrinsieme» è sempre stato estremamente importante e di attualità, in quello che sempre era una delle posizioni politiche e strategiche. Il testo scritto arriverà entro quarantotto ore con i singoli emendamenti. Oggi molto velocemente ci tengo a sottolineare alcuni aspetti.

    Il primo è che, per quanto riguarda tutti gli articoli che riguardano il mondo agricolo sia direttamente che indirettamente, il mondo «Agrinsieme» si ritrova perfettamente nel testo della legge proposta. Devo dire che già da tempo noi auspicavamo che le deleghe in materia di agricoltura alle Province previste dall’attuale vigente legge n. 15/97 fossero ritirate. Quindi, ci troviamo perfettamente in quanto è scritto e in quanto è il principio di base.

    Insieme a questo, evidentemente, ne consegue anche che come principio di base auspichiamo che tutto quanto non sta più all’interno delle funzioni delle Province vada verso gli uffici della Regione, quindi gli assessorati competenti, cercando di limitare al massimo tutti quelli che sono gli enti intermedi, agenzie o altro.

    Benissimo la previsione comunque di una conferenza agricola, che rappresenti i territori provinciali, perché comunque la concertazione e la consultazione c’è sempre stata e deve continuare ad esserci, purché rimanga in questo alveo, quindi che non si trovi all’interno di questo in future declinazioni e anche possibilità di deleghe, volontarie o involontarie, che il mondo di «Agrinsieme» non ritiene utili in quel processo di efficientamento, di semplificazione, ma soprattutto di riduzione dei costi che «Agrinsieme» chiede con forza in ogni tavolo e in ogni occasione possibile.

    Bene i dodici mesi di gradualità, perché comunque il procedimento è molto complesso, quindi deve essere il più corretto possibile e i dodici mesi servono sicuramente. Chiediamo che quello screening delle professionalità esistenti nel mondo del personale delle Province, e che ci è stato annunciato dell’assessore Caselli in consulta, sia effettivamente fatto. Lo riteniamo anzi un processo assolutamente virtuoso, è una modalità di tipo aziendale, al fine di distribuire poi in maniera omogenea sul territorio della regione le corrette professionalità.

    Quindi adesso senza entrare nel dettaglio, anche non conoscendo quelli che sono gli stili, i profili attualmente presenti nei dipendenti delle Province, fare in modo che questi vengano distribuiti sul territorio regionale con la corretta distribuzione e omogeneità di competenze.

    Un momento di riflessione lo chiediamo sul capitolo che riguarda il comitato per le politiche faunistiche, dove non vediamo citato né il mondo agricolo, né il mondo ambientalista. Adesso mi arrogo anche questo ruolo che non è mio, però, visto che termineranno le funzioni delle Province in questo senso e non esisteranno più le consulte provinciali, riteniamo che sia importante che anche il mondo agricolo, io dico ambientalista – poi gli ambientalisti diranno la loro – debba in qualche maniera trovare un momento di confronto, una sorta di consulta venatoria regionale che si occupa di problemi di programmazione faunistica e anche di pesca e che ci veda partecipi.

    Per quanto riguarda l’agenzia denominata “super Arpa”, ci sono alcuni aspetti che sono estremamente importanti. Anzitutto, riteniamo che questa sia un’operazione che abbia senso soltanto se vede complessivamente i costi del sistema tendenzialmente in calo. Se no assolutamente no e anzi, sarebbe auspicabile il contrario, cioè se non fosse questo. Se invece questo è il concetto, ben venga.

    Ci sono tutta una serie di temi che riguardano direttamente l’agricoltura e anche una certa agricoltura del futuro, per cui biometano ed altro in termini di settori oggetto di controllo, per cui ci piacerebbe che anche l’agricoltura, intendiamo l’assessorato all’agricoltura nelle due funzioni istituzionali e tecniche, possa essere considerato e inserito all’interno.

    Altro elemento, per quanto riguarda le tariffe sui costi dei controlli, che ci vedono oggetto dell’attività, di Arpa o super Arpa che sia, ci piacerebbe condividere meglio la formazione di questi valori e conoscerli prima, perché sempre di più rappresentano un costo che va ad incidere all’interno dei bilanci delle aziende agricole e agroalimentari che rappresentiamo.

    Un ultimo punto è l’articolo 18, quello che parla degli enti di gestione dei parchi e delle biodiversità. Adesso, a parte che questo è un tema in cui il mondo agricolo ha sempre chiesto una maggiore rappresentanza e quindi non so se questo debba essere demandato alla revisione della legge n. 24/2011, che anche questa in ogni tavolo chiediamo possa vederci protagonisti maggiormente attivi, o se pure all’interno di questa legge si possa prevedere la nostra presenza. Di sicuro, però, ci preoccupa molto vedere nel testo di oggi- e questo sarà sicuramente uno degli emendamenti che manderemo scritti - alcune delle funzioni delle Province demandate agli enti Parco. Questo assolutamente no. Noi chiediamo con assoluta forza, ma all’interno di un principio generale che prima ho citato, che tutte le funzioni delle Province, che non saranno più delle Province, possano andare all’interno degli assessorati competenti. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Stefano Gotti, direttivo WWF, vicepresidente «Pro natura» Forlì. Prego.

     

    Stefano GOTTI, Direttivo WWF – Pro natura Emilia-Romagna

    A me capita sempre in questi incontri di avere un’evoluzione durante l’ascolto, perché molte volte l’andazzo delle relazioni condiziona molto quello che è stato, quello che ho preparato. E regolarmente, in un modo o nell’altro, arrivo alla fine che presento una relazione che forse non rappresenta quasi più quella che avevo preparato. Per un semplice motivo. In questo mondo politico italiano che credo sia unico al mondo – scusate la premessa – siamo molto condizionati da quello che è l’input generale dell’ambiente in cui ci si trova e i mass media sappiamo che condizionano, credo in tutto il mondo, ma in casa nostra vediamo come cambiano dalla sera alla mattina.

    Io oggi ho sentito all’inizio delle relazioni in sintonia con questa proposta di legge e pure ho sentito delle relazioni definite vivaci. Secondo me sono interessanti tutte, perché se c’è diversità di dibattito, anche con voci a volte che possono non essere molto accette da quello che l’establishment, è segno di democrazia.

    Il discorso è questo, ho sentito intanto l’introduzione dell’assessore Petitti, che anch’io mi devo complimentare per la sinteticità, per la pragmaticità che di solito non rinvengo in questi ambienti. Io che sono un logorroico. E lo sentirete, anche se voglio stare nei limiti.

    L’evoluzione del policentrismo, le aree vaste, come ambientalista, come gestione di un qualcosa che vada oltre i confini amministrativi, può essere solo una cosa favorevole per noi. Anche se non dimentichiamo che, se c’è un input per quella che è la questione ambientale che richiederebbe una gestione unitaria che può cadere in una tendenza al centralismo, però noi stessi siamo sempre poi per la gestione e anche una compenetrazione della gestione anche localistica di quelle che sono le realtà locali, le popolazioni locali, perché sono quelli che hanno esperienza, sono quelli che l’hanno vissuto, sono quelli che dovrebbero essere considerati molto di più in queste forme di legislazione, dove praticamente il popolo è disatteso.

    Anche la semplificazione, mi è piaciuto moltissimo il brivido del Sindaco di Zocca, perché si parla di semplificazione come si parla di tanti altri temi nazionali e più se ne parla e più aumentano le leggi – rubo le parole del Sindaco, perché è Vangelo – e più aumentano le leggi e più c’è la produzione di burocrazia. Il cittadino oggi è immobilizzato dalla burocrazia e dall’incapacità di capire il riferimento.

    Andiamo al particolare. Per l’ambiente c’è un problema grosso. Il demanio idrico – e verte soprattutto su questo la documentazione che abbiamo dato – il demanio idrico, l’STB, il servizio tecnico di bacino ex Genio civile, che era un corpo, viene smembrato, non esiste più. Il servizio tecnico di bacino, che già non aveva da tempo la gestione del vincolo idrogeologico che è fondamentale, il servizio tecnico di bacino ha purtroppo il difetto, perché esiste ancora, non è ancora defunto, ha purtroppo ancora il difetto, e aveva, di gestire l’irruenza, la fluitazione delle acque. Ma gestire la fluitazione delle acque, se non si può gestire dove dormono, dove sono, dove altro, è come – scusate la mia origine – un chirurgo che va a operare e prima non pensa cosa deve attraversare per togliere i calcoli dalla cistifellea. Fa un morto ogni intervento. Per fortuna, il servizio tecnico di bacino- e qui sottolineo l’alta professionalità che verrà sperperata - ha sempre agito con buonsenso però nei suoi limiti, limiti dettati da quella legge. Adesso ci saranno due Agenzie al posto di una.

    Poi il fatto che una- devo leggere perché faccio fatica - l’ex Arpa che adesso è Arpae, credo, che sarà legata alle concessioni, quindi la sorveglianza, la concessione, l’altro – parlo del discorso ambientale dei fiumi – alla compatibilità idraulica di dette concessioni e ci dovrà essere certo un’integrazione, ma era già difficile prima, sarà improbabile questa integrazione. E la mancanza di integrazione, perché non sto magnificando il passato, parlo del passato e di quello che è presente, però tutta la frammentazione di gestione guardate che è quella che ha creato i problemi delle emergenze, perché adesso l’inversione climatica è tutto un discorso ben più lungo e poi bisogna vedere fino a che punto sarà così come la si prevede, quindi siamo molto prudenti, però certo che aver costruito in alveo, aver fatto dei ponti più piccoli, aver ristretto i fiumi, canalizzati e tutto quello che si può dire e che si deve dire - mi ricordo una foto propria emblematica del fiume Sangro dall’alto, la parte verso valle un canale cementificato, la parte a monte un ambito naturale.

    Una volta si parlava di una élite, degli ambientalisti che sognano la bellezza della natura primordiale. Oggi si è visto che questa élite si manifesta con i disastri odierni. Qui non si fa del terrorismo, si considerano le cose come sono.

    Queste due Agenzie quindi si fa fatica a vedere come potranno essere articolate. Ci sono 5 milioni di euro per l’emergenza e ci saranno altri 5 milioni e altri 5, perché l’emergenza una volta era tale, perché era un’emergenza centenaria, bicentenaria come considerato nelle cartine, nel catasto dei fiumi. Oggi che emergenza è se accendiamo la televisione e ogni anno ci sono dieci allagamenti? Dobbiamo prendere coscienza della realtà che non è dare colpa a nessuno. Le colpe ci sono. Il fatto è che in Italia non si pagano mai. Difficile anche andarle a recepire, perché poi si fa presto poi a trovare i capri espiatori. Quindi il discorso è difficile, non vogliamo tagliare le cose con l’accetta. Però c’è un fatto, non rendersi conto di prendere atto che un problema c’è e affrontarlo seriamente. Sia ben chiaro, queste critiche si fanno a persone, ad un ente che lavora dalla mattina alla sera, che è oberato da leggi per cui è un meccanismo perverso. La nostra società da un punto di vista burocratico, non è altro che una fase di metastatizzazione dello scritto e della carta e della burocrazia. Ed è difficile quando ci sono delle metastasi trovare una terapia giusta. Però cominciare una terapia che dia una sopravvivenza migliore per il cittadino sarebbe ora di farlo, di cominciare a fare meno proclami.

    I fiumi. È un bacino idrografico, vanno gestiti unitariamente tenendo conto, è chiaro, che il sistema è sempre quello delle presenze locali. Però tenendo conto che l’acqua che dall’alto arriva in basso. Ci sono delle situazioni in cui la natura ha dettato le sue regole e la natura non è democratica. Vediamo di esserlo almeno noi, le nostre istituzioni.

    Per cui, una cosa molto importante è che il vincolo idrogeologico, l’Stb, venga tenuto come tale. Poi ci siamo dimenticati dell’aspetto vegetazionale. Nella legge è citato, la forestazione ai Comuni, all’Unione dei Comuni. Perché nel bacino idrografico la forestazione non serve a niente, perché oggi i mass media dicono che le alluvioni sono dovute ai tronchi in alveo e agli alberi. Sono solenni - non voglio passare nel turpiloquio - imbecillità diciamo. Perché è chiaro che ci sono soluzioni in cui l’albero in alveo, l’albero vicino ai ponti deve essere rimosso, ma ci mancherebbe! Ma la fitodepurazione, ma i tempi di corrivazione! Quando piove se ci sono non dico un albero, perché magari è un fulmine, ma se c’è un bosco, ci si mette lì sotto, perché l’acqua arriva di meno. Cos’è, è ritornata in alto? No, i tempi di corrivazione sono il tempo in cui l’acqua viene dispersa nelle foglie, nel fogliame, nei tronchi per cui arriva in modo soft sul terreno e non erode il terreno. È chiaro che non dobbiamo rimboschire il mondo, ce n’è già abbastanza di bosco nella nostra montagna e in collina, però dobbiamo tenere presente che la pianura è glabra e allora il demanio – e torno sulla nota dolens – c’è il demanio fluviale, quello attuale che è quello che è percorso dal fiume, e dovrebbe essere ampliato, e il demanio fluviale quello abbandonato dal fiume, quello residuale, che non deve essere dato in concessione a privati, che si pensa anche di venderlo. No, quello fa parte di quella potenzialità delle reti ecologiche, lo dice l’Unione europea, che si vogliono dipingere con il pennarello. Ma la riacquisizione di quel demanio fluviale, che molte volte è stato espropriato indebitamente dal contermine, a volte è stato dato in concessione, a volte si pensa di venderlo. Le aree golenali dentro agli argini saranno sempre soggette ad esondazione, sono fatte apposta. Allora in quelle zone lì si potrà studiare di pensare a queste reti ecologiche a costo zero, perché ci pensa la natura. Se poi si spende qualcosina per riqualificarle con un assetto vegetazionale, ovviamente contemperando le esigenze di fluitazione, con alberi dove ci possono stare, è praticamente un’acquisizione di biodiversità di cui in pianura siamo carenti.

    L’Stb di Forlì ha fatto una cassa di espansione nella zona di San Tomé, acquistando otto ettari di terreni agricoli e ha fatto un lavoro egregio. Ma è un coriandolo, che se non è seguito da altri coriandoli e c’è la potenzialità, la Regione si potrebbe trovare servita su un piatto d’argento da un sistema di biodiversità di reti ecologiche spendendo zero e ottemperando alle richieste dell’Unione europea.

    Per quel che riguarda la fauna, troppi sarebbero gli argomenti. La fauna chi la gestisce? Le associazioni ambientaliste considerate semplicemente come consultive. No, vengono sempre più emarginate. Stiamo andando incontro al Medioevo della democrazia, al Medioevo del rispetto della conoscenza di quelle che sono le esigenze della natura. La natura non tratta, non c’è Unione europea, non c’è niente. La natura semplicemente bisogna conoscerla.

    Mi diceva mio padre, che fu anche il mio primario, è un aforisma di Ippocrate, il medico non deve essere il maestro della natura, deve essere il ministro della natura e il politico deve essere il ministro della natura, della società, delle vertenze singole, però coordinate in un bene comune che francamente in questa legge faccio fatica a vedere.

    La questione della prevenzione, della sorveglianza è una nota non dolens, ma è una nota disperata. Il CFS verrà tolto, dove va a finire non si sa. Ci vuole una professionalità. Il CTA del Corpo forestale dello Stato nelle foreste Casentinesi è quello che dal tempo del Granducato di Toscana ha salvato e gestito le foreste Casentinesi, unitamente alle popolazioni montane. Due sono state le cose e quelli sono stati anche loro. Non ci sarà più.

    La polizia provinciale dove va a finire? Alla polizia municipale. Andranno a fare le multe. Il territorio al di fuori della strada asfaltata e dell’ambito urbano è abbandonato. Quindi inutile fare queste leggi. Ma è lo specchio dell’Italia.

    Quindi a questo punto anche le guardie volontarie sono state depotenziate, rese impotenti, per cui una guardia volontaria della Provincia di Rimini se arriva al confine con la Provincia di Forlì e vede un illecito è come lo sceriffo nei film western - che mi piaceva vedere con mio padre quando ero ragazzino - si ferma, c’è il limite della contea, il bandito che ha attraversato a cavallo il fiume si volta e fa gli sberleffi allo sceriffo, alla guardia volontaria perché non può fare niente. È mancanza di conoscenza questa? È grave. È voluto? È ancora più grave.

    Io chiedo solo se questa sarà l’unica giornata in cui possiamo esprimere il nostro pianto greco, il nostro grido di dolore, dopodiché dovremo accettare quello che viene propinato, perché francamente quello che è trasparenza, quello che è partecipazione, vorrei che diventasse un fatto pratico. Ma francamente sono molto deluso e i capelli bianchi forse vi fanno capire che non sono l’ambientalista di prima battuta che vede un ritorno all’età della pietra.

    Se poi dovessi parlare della sanità, allora qui farei notte. Scusate se mi sono dilungato.

     

    Presidente POLI

    Grazie. La parola a Paolo Pirazzini, direttore Legautonomie.

     

    Paolo PIRAZZINI, direttore Legautonomie Emilia-Romagna

    Grazie. Intanto voglio anch’io esprimere un sincero apprezzamento per il lavoro che l’assessore Petitti ha fatto in questi mesi, che è stato un lavoro complesso, difficile, complicato da portare a sintesi.

    Credo francamente che sostenere che questo progetto di legge non abbia avuto finora, fino a questo momento, un livello di partecipazione diffuso, sia da parte delle forze sociali rappresentate e organizzate, che attraverso anche momenti pubblici diffusi sul territorio di discussione, confronto, eccetera sia francamente inappropriato. Anzi, qualcuno ha fatto esattamente la critica opposta, cioè che ci abbiamo messo troppo tempo.

    Io porto qui un parere, non solo di Legautonomie, ma anche di Anci Emilia-Romagna, dando per scontato il parere politico, il giudizio politico che già il presidente Manca ha espresso il 26 giugno nell’assemblea pubblica di presentazione del progetto di legge. Abbiamo, dopo quel momento, provato a raccogliere, attraverso i coordinamenti provinciali delle nostre due associazioni, le opinioni degli amministratori del nostro territorio. E’ ovvio che la complessità della materia che il progetto di legge affronta, per propria natura, stimola una diversità di opinioni, di sensibilità.

    Noi abbiamo provato a fare un lavoro di sintesi e io proverò adesso in pochi minuti a riassumere il giudizio sugli aspetti che dal nostro punto di vista sono centrali del progetto di legge e poi concluderò sintetizzando alcuni emendamenti puntuali che presenteremo tra oggi e domani alla Commissione.

    A noi sembra che il testo della legge sia un testo equilibrato e realistico, nel senso che con realismo tenta di dare applicazione ad un percorso di riordino che il legislatore nazionale ha avviato e non ancora completato. Questo è un punto con il quale dovremo misurarci nel percorso di approvazione di questo progetto di legge, ma anche nei percorsi successivi di definizione, elaborazione, approvazione e applicazione delle norme attuative, che sono molte.

    C’è un altro problema del quale bisogna tenere conto, cioè che accanto all’indeterminatezza del quadro normativo nazionale di riferimento c’è un punto critico che riguarda lo stato della finanza locale e il tema del riordino della fiscalità locale. Perché sapere se le risorse seguono le funzioni o no credo non sia una variante di poco conto.

    Dentro questo quadro, ripeto, ci pare che lo sforzo che la Regione ha fatto in questi mesi, che la Giunta ha fatto in questi mesi insieme alle rappresentanze degli enti locali, del mondo organizzato di affrontare finalmente il tema della riforma istituzionale, della semplificazione amministrativa sia uno sforzo molto positivo.

    Naturalmente, proprio perché si tratta di un testo complesso che richiede forse ancora qualche affinamento nel coordinamento tra la prima parte, che è quella che riguarda il ridisegno dell’assetto istituzionale, e le parti successive, quelle che ridisegnano sostanzialmente l’assetto delle funzioni e delle materie, e dato che il testo rinvia a successivi interventi normativi sia di attuazione che di riforma dei singoli settori, noi pensiamo che occorra una particolare attenzione e un forte coinvolgimento dei Comuni e delle loro rappresentanze. Dei Comuni, perché ricordo che comunque è fuori discussione che nel nuovo assetto istituzionale la legittimazione democratica è in capo a questi due soggetti: la Regione e i Comuni. La riforma delle Province come ente di primo grado è un dato credo ormai acquisito, che nessuno mette in discussione.

    Occorre quindi una forte attenzione, un forte coinvolgimento degli enti locali nella stesura delle norme successive, sia di quelle di competenza della Giunta regionale - su questo presenteremo alcune semplici osservazioni ed emendamenti ad alcuni articoli nei quali è rinviato il provvedimento di Giunta la definizione di alcuni aspetti sui quali riteniamo occorra prevedere il parere del Consiglio delle autonomie locali.

    Così come pensiamo che sulle norme di competenza dell’Assemblea legislativa occorra una particolare attenzione ovviamente alle questioni relative alla definizione delle aree vaste, le norme per le quali c’è il rinvio, i centoventi giorni dall’approvazione del testo attualmente in discussione. Pensiamo che occorra una particolare attenzione alla costruzione delle Agenzie e delle unità di missione, rispetto alle quali chiediamo che l’individuazione dei tecnici in rappresentanza degli enti locali sia posta in capo a chi rappresenta gli enti locali.

    Segnaliamo l’esigenza di porre una particolare attenzione al coordinamento delle norme relative alle sedi di concertazione e confronto interistituzionale. È credo saggia la scelta di introdurre la Conferenza interistituzionale, che è un organismo a termine che ha il compito sostanzialmente di coordinare, di concertare le scelte strategiche tra la Regione e gli enti locali nella fase di implementazione di tutto l’impianto normativo del riordino. Segnalo, però, che c’è un problema di come quella Conferenza si coordina con il Consiglio delle autonomie locali che, può piacere o non piacere ma finché non si cambia il Titolo V della Costituzione, è un organo di rappresentanza degli enti locali, di concertazione tra la Regione e gli enti locali previsto in Costituzione, quindi non eliminabile. E segnalo che c’è un problema di coordinamento tra la Conferenza interistituzionale, il Consiglio delle autonomie locali e alcuni organismi di concertazione tra la Giunta e gli enti locali, penso alla cabina di regia del welfare ed altri organismi disseminati nel testo, che peraltro hanno una composizione spesso identica. Sono cioè composti dai presidenti delle Province riformate, dal Sindaco metropolitano e quindi c’è un’esigenza di raccordo nella costruzione del sistema, nell’implementazione del sistema tra questi momenti anche per evitare di complicare anziché semplificare il sistema.

    Infine, sulla questione degli ambiti e del raccordo tra la costruzione del nuovo assetto territoriale che ha come novità poi principale il tema delle aree vaste, sul quale ho già detto le richieste di una particolare attenzione della disponibilità a ragionarci nel momento in cui andranno costruiti i provvedimenti attuativi. C’è il tema di come la legge sul riordino interviene di nuovo sul riassetto istituzionale. Su questo aspetto noi crediamo che sia opportuno un intervento di manutenzione di alcune parti della legge n. 21 e anche della legge n. 12.

    Capisco alcune obiezioni, ma segnalo che le leggi di cui stiamo parlando valgono per tutto il territorio regionale. Non sono le leggi che determinano lo stato concreto di applicazione, quando parliamo di riorganizzazione degli enti locali. Cioè la stessa norma è stata, ed è, oggettivamente applicata in modo diverso nei diversi ambiti territoriali di questa regione, perché abbiamo scelto a livello regionale, ma anche a livello nazionale, di non fare delle norme cogenti, obbligatorie. Abbiamo detto: il riordino deve essere sostanzialmente una forma di autoriforma degli enti locali. Questa è la ragione per la quale la situazione è molto differenziata.

    È evidente che a due anni ormai dall’approvazione della legge n. 21, il fatto che la pianta regionale abbia ancora dei buchi bianchi di Comuni che non hanno aderito a nessuno degli Ambiti territoriali ottimali previsti dalla riforma è un problema che va affrontato e risolto con gli strumenti che la Regione ha a disposizione.

    Detto questo, io mi permetto di sottolineare due ultimi aspetti. Il primo è che fusioni e Unioni non sono alternative ma sono complementari e noi abbiamo bisogno di tirare entrambi i fili. E credo che il primo obiettivo che ci dobbiamo porre è di non arretrare rispetto al livello al quale siamo arrivati. Quando dico questo voglio dire che c’è un pezzo del sistema di governance di questa regione che è ormai consolidato, sono i distretti sociosanitari, con gli strumenti che abbiamo costruito in questi dieci anni. In alcuni ambiti territoriali ci sono le Unioni che coprono l’intero territorio, in alcuni altri ci sono più Unioni nello stesso distretto, in alcuni altri ambiti abbiamo la compresenza di Comuni che non aderiscono a nessuna Unione, di Unioni eccetera.

    C’è una norma che si applica ormai da sette anni in questo territorio, dall’approvazione del Piano sociosanitario regionale, che prevede l’obbligo dell’esercizio associato in ambito distrettuale delle funzioni amministrative e dei compiti di programmazione, indirizzo e governo che i Comuni hanno sul sociale e sul sociosanitario. Noi presenteremo due emendamenti al testo per chiedere di inserire nella parte finale della legge il rafforzamento e la traduzione in norma di questo impianto, che è scritto nel Piano sociosanitario regionale e che è ormai applicato da tutti i Comuni in tutti i distretti di questa regione.

    Presenteremo nei prossimi giorni, quindi, questi due emendamenti puntuali e insieme ai due emendamenti consegneremo anche i contributi che i coordinamenti provinciali delle nostre due associazioni di Modena e di Bologna hanno elaborato e ci hanno fatto pervenire e che ho cercato sostanzialmente di sintetizzare e riassumere.

     

    Presidente POLI

    Grazie a Paolo Pirazzini. L’ultimo intervento registrato, in termini di richiesta, Antonio Gurrieri, Confcommercio Emilia-Romagna. Dopodiché darei la parola alla relatrice della legge la collega Marcella Zappaterra, poi farei chiudere l’audizione di questa mattina all’assessore Emma Petitti. Prego.

     

    Antonio GURRIERI, Confcommercio Emilia-Romagna

    La ringrazio. Noi riconosciamo in questo progetto di legge, assessore Petitti, una certa audacia, perché si pone in un contesto assolutamente fluttuante, una indefinita legislazione nazionale. Noi riconosciamo al termine audacia una connotazione positiva. Sicuramente apprezziamo quindi molto il fatto che la Regione Emilia-Romagna si sia cimentata su un tema che è di assoluta complessità.

    L’assoluta complessità, se affrontata con audacia e con spirito innovativo, evidentemente porta anche dei margini di rischio. Questo è ovvio. Però riteniamo che siano state approcciate delle soluzioni che possano essere estremamente interessanti. Estremamente interessanti verso una evoluzione – qui noi lo sottolineiamo con forza – che porti ad un’efficienza del sistema. E quando noi parliamo di efficienza, sottendiamo immediatamente il termine semplificazione e nel contempo però anche avere sempre molto presente il concetto di sostenibilità, che forse è stato poco sottolineato quest’oggi, ma che crediamo sia fondamentale. Sostenibilità anche in considerazione del fatto che questa macchina, che non vogliamo essere sempre più complessa, debba anche considerare il fatto che siamo arrivati a un carico di tributi locali e territoriali che semmai è da diminuire. Quindi questo crediamo sia un macro obiettivo da avere estremamente chiaro.

    Partendo da questo, noi consideriamo questo progetto di legge non come un punto di arrivo, ma riteniamo che sia un punto di partenza. Noi consideriamo questo progetto di legge avere le caratteristiche di una legge quadro di cui, ripeto, condividiamo soprattutto la filosofia, le linee e chiediamo nei tanti processi di declinazione individuati dalla legge quadro di essere assolutamente coinvolti. Richiamo uno dei passaggi che proprio la rappresentante di Cgil all’inizio degli interventi, e non solo di Cgil, di Cisl e Uil, perché mi pare di ricordare intervenisse in quella sede, riteniamo fondamentale il coinvolgimento delle parti sociali. Ma un coinvolgimento vero, anche perché poi noi siamo da sempre anche fautori del concetto della sussidiarietà, quindi vado oltre rispetto al coinvolgimento. Quindi come è stato evidente anche dai precedenti interventi, la sussidiarietà verticale che si gioca nell’ambito delle istituzioni deve essere accompagnata anche da una sussidiarietà orizzontale che sappia coinvolgere e valorizzare quello che le parti sociali possono dare.

    Quindi io credo che ci siano, secondo noi, tutti gli elementi per poter partire con un percorso di assoluta efficacia, che possa anche divenire, vista la stasi del governo nazionale, un modello a cui attingere, e desidereremmo contribuire per la quota parte che ci caratterizza con la nostra esperienza a costruire un progetto il più possibile efficace.

     

    Presidente POLI

    La ringrazio. Questo era l’ultimo intervento programmato, adesso darei la parola alla relatrice, collega Zappaterra. Prego.

     

    Marcella ZAPPATERRA, consigliera relatrice.

    Grazie presidente. Sarò molto veloce, perché molto è già stato detto. Un ringraziamento a tutti gli intervenuti, perché credo davvero che questa udienza conoscitiva, per la mia scarsa esperienza ma qualcun’altra ho avuto occasione di farla, credo sia davvero una delle più partecipate e anche delle più coinvolgenti degli ultimi anni. Segnale che la legge è certamente uno degli atti più importanti in prospettiva, non solo per la Regione Emilia-Romagna ma per l’intero sistema istituzionale e l’intero sistema territoriale di questa regione.

    Certo, è abbastanza normale e fisiologico che in questa sede ognuno abbia approfondito prevalentemente gli aspetti più di competenza sui quali c’è maggiore sensibilità. È normale. Noi dovremmo fare la sintesi di tutti gli interventi e i contributi che sono arrivati oggi in forma verbale e che arriveranno nei prossimi giorni in forma scritta. Sarà una sintesi che dovrà tenere conto della visione strategica che la Giunta regionale, l’Assemblea legislativa devono avere sul sistema territoriale. Mi viene già da dire che non sarà una sintesi facile, perché in questa sede sono emerse sulla legge anche visioni diametralmente opposte. Cito un esempio in particolare sull’agricoltura, dove ho sentito alcuni Sindaci rappresentare la regolamentazione della funzione in questa legge di riordino come un problema drammatico, poi ho sentito il rappresentante di «Agrinsieme» che invece dà una valutazione positiva. Fare la sintesi di questi due contributi non sarà facile. Cercheremo di farla, ma inevitabilmente cercheremo di fare la scelta che meglio tiene conto delle peculiarità del nostro sistema, di come funziona adesso e di come dovrà funzionare nel futuro.

    In altri interventi, qualcuno ha rilevato in questo progetto di legge una deriva di neocentralismo regionale eccessiva, qualcun altro invece ha rappresentato, su alcune funzioni, che troppe cose sono state lasciate sul territorio. Ogni opinione è assolutamente legittima. Le prenderemo in considerazione tutte approfondendole tutte con la dovuta attenzione.

    Mi sbaglierò, però chi è rimasto qui dall’inizio e ha sentito tutti gli interventi credo che con me possa convenire che tutto sommato da questa udienza conoscitiva, pur con tutti gli emendamenti presentati, viene fuori un giudizio sostanzialmente positivo, almeno per la stragrande maggioranza di coloro che sono intervenuti rispetto al progetto di legge di riordino che l’assessore Petitti ha ben spiegato anche in maniera sintetica ma efficace all’inizio. E l’introduzione è stata solo una parte assolutamente minimale del lavoro che sta dietro a questi numerosi articoli.

    Io sono sempre per guardare avanti, per non governare i problemi con la testa rivolta indietro, concentrandomi sull’analisi di quel che è stato e di quello che non andava bene, quindi questo ci tengo a precisarlo.

    Però in questa sede credo sia utile anche evidenziare, soprattutto a chi si è accostato al progetto di legge per la prima volta senza aver fatto un po’ di esperienza amministrativa o senza aver vissuto i passaggi degli ultimi anni, mi permetto di dire qui che sul tema delle Province e sulle conseguenti ricadute di tutti gli interventi legislativi operati su quell’ente, ricadute sul resto del sistema istituzionale regionale, noi triboliamo – non trovo una parola alternativa – ormai dal 2009.

    Il governo ha iniziato con il decreto Calderoli sulla riduzione delle Province, poi arrivò il decreto Monti che sulla carta aveva già definito le aree vaste rendendole obbligatorie, spostandone i confini, sul quale si è lavorato moltissimo senza che poi il Parlamento arrivasse a convertirlo. Poi è arrivata la Delrio, rispetto alla quale ci sono state anche oggi, non solo oggi ma soprattutto in questi mesi, molte lamentele e opinioni diverse, ognuno ha la sua, ma fatemi dire che quando è uscita la Delrio non si sono mai sentite pubblicamente particolari note critiche sul fatto che le Province venissero... Qualcuno lo disse, io non l’ho mai sentito dire in particolare da parte dei Sindaci, non li ho mai sentiti particolarmente attenti al problema, nonostante le Province, i loro presidenti e i loro amministratori già dal 2012, ancora prima della legge, segnalassero un problema dei tagli evidente, che già rendeva difficile erogare i servizi ai cittadini. Quindi adesso la Delrio è la grande accusata, ma anche qui molto spesso arriviamo dopo.

    La Delrio ha un impianto molto chiaro, che io non sto riprendere perché non voglio perdere troppo tempo, che è legato al fatto che la Città metropolitana sia al centro come elemento trainante e attrattivo per l’intero sistema regionale e le Province svolgano alcune funzioni ben definite. In attesa ovviamente di quello che tutti oggi abbiamo più volte citato della riforma costituzionale alla quale dobbiamo certamente, pur non avendo ad oggi alcuna certezza, dobbiamo tenere un occhio.

    Io credo che il progetto di riordino approvato dalla Giunta regionale, proposto dalla Giunta regionale interpreti al meglio la Delrio, per come ormai è stata approvata. Le Province esistono ancora, ma non possono realmente operare. Io non so se è un problema solo della mia Provincia, ma credo sia un problema anche delle vostre, la difficoltà dello sfalcio delle banchine, delle asfaltature delle strade, la messa in sicurezza – solo per citare alcuni temi – già da alcuni mesi vediamo che non è più un servizio che viene fatto. I Sindaci si stanno impegnando come possono, ma deve essere chiaro a tutti che i successivi tagli che ci sono stati sugli enti hanno reso impossibile il normale funzionamento delle Province stesse e hanno messo in difficoltà anche i Comuni.

    La Giunta è partita a ragionare della legge di riordino dopo due anni davvero tribolati, difficili per gli amministratori delle Province, per i Sindaci dei Comuni, per i cittadini e per le comunità. Oggi con questo progetto io credo si possa convenire che si comincia a fare chiarezza, non solo sulla mera attuazione del Delrio, ma con una proposta di legge, come è stata definita anche da chi è intervenuto per Confcommercio nell’ultimo intervento, si interviene con una proposta audace che cerca di assestare il sistema istituzionale regionale con le funzioni, garantendo i servizi alle comunità in vista della riforma costituzionale.

    La Regione - non so se qualcuno l’ha detto, io lo ribadisco sempre perché è uno sforzo per noi importante - la Regione ha investito, perché io credo di poter dire che è stato un investimento, quello dei 28 milioni per dare continuità all’erogazione delle funzioni delle Province e per il pagamento degli stipendi del personale. Credo che abbia confermato la tradizione radicata tipica di questa Regione sulle politiche di concertazione. L’ha detto anche qualcun altro prima, non si può dire che arriviamo a questa udienza conoscitiva senza aver fatto passaggi di dialogo, di discussione, di riflessione con i territori stessi, con gli amministratori, con le forze sindacali, con le associazioni che pure oggi sono intervenute.

    Per chi è intervenuto oggi questa legge non è una novità. Poi certo c’è chi ha approfondito tutti gli articoli, chi l’ha fatto solo sul suo pezzo, però ormai sono mesi che ci si lavora e lo dimostra il fatto che siano stati firmati i protocolli con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, sia stato dato il parere da parte del comitato delle autonomie locali che – vorrei ricordare – è formato da Sindaci e Presidenti di Provincia, quindi la piena rappresentanza dei territori degli eletti direttamente dai cittadini, c’è stata l’intesa con le Province. Fermo restando che tutti i suggerimenti che sono arrivati e le proposte di emendamento verranno considerate, la legge non è blindata, quindi faremo tutto quello che possiamo per poter accogliere i suggerimenti che siano pienamente coerenti, però, con un impianto che è quello definito e che – dobbiamo essere sinceri – non cambierà per i tempi in cui l’Assemblea legislativa ha intenzione di approvare questa legge, che è assolutamente importante.

    Noi la andiamo ad approvare il 28 luglio, credo che la legge sia stata fatta da parte della Giunta correndo con un grosso sforzo, perché è stata la priorità che si è definita subito dopo l’insediamento e abbiamo intenzione di dare con questa legge certezza ai cittadini rispetto a chi chiede l’erogazione dei servizi, agli enti rispetto allo svolgimento delle funzioni e al personale. Non possiamo più aspettare. L’approvazione di questa legge è l’unico viatico che può sbloccare i piani di esuberi delle Province e alla fine anche la gestione del personale, che in legge è già ben spiegato come avverrà.

    In questa situazione c’erano due possibilità. Un intervento veloce, quindi non di ottantacinque articoli, molto più leggero ma di piccolo cabotaggio, quindi la gestione di una fase transitoria che andasse davvero in direzione netta verso un centralismo regionale spinto o che, in alternativa, lasciasse davvero tutto alle Province, lasciasse tutto così com’è in attesa della riforma.

    Io credo che in questa Regione, che ha sempre cercato di stare al passo con i tempi, di non seguire l’agenda politica, di non seguire nel senso di non rincorrere.. Con il governo da settimane stiamo ragionando, perché è vero che il decreto enti locali sulla polizia provinciale ci mette in difficoltà, che la riforma Madia ci crea qualche altra preoccupazione, ma questo non significa che non ci sia un’interlocuzione aperta con il Governo che ci possa consentire di andare avanti con la nostra legge, che non sarà scolpita sulla pietra.

    Ha ragione chi ha detto prima, è un punto di partenza. Nessuno ha la pretesa con questo testo di esaurire il problema della riforma istituzionale. È un punto di partenza. Come lì è ben scritto, ci saranno ulteriori passaggi attraverso delibere di Giunta e non solo, che verranno assolutamente condivisi come siamo soliti fare con tutti e io credo che sia anche un vantaggio che non si consideri esaurita la legge con questo testo, ma che sia un work in progress.

    Qualcuno ha timore che i successivi atti possano rappresentare una potestà esclusiva e autoreferenziale della Giunta. Io penso invece che la possibilità di demandare ad atti successivi gli aggiustamenti, le scelte, come quelle sulle aree vaste, non possa che essere un elemento positivo per tutti, perché vorrà dire che avremo altri momenti di confronto come questo, ovviamente saranno più di merito, saranno più puntuali, saranno su questioni più precise, ma credo davvero che rappresenti una garanzia per l’intero sistema.

    Le aree vaste credo siano davvero la giusta mediazione in vista della riforma costituzionale. Io penso sarebbe stato sbagliato farle rigide, spostando i confini come prevedeva all’epoca il decreto Monti che è andato giù per le scale di cantina, credo che per il nostro sistema l’imposizione dall’alto di aree vaste avrebbe rappresentato una difficoltà.

    Credo che la mediazione sulle modalità delle aree vaste funzionali attraverso convenzioni e che soprattutto arrivano dal basso dia ancora più potere ai territori, alle comunità e agli amministratori locali. Poteri che poi gli amministratori e le comunità stesse dovranno giocarsi in una logica di partecipazione che può essere sollecitata anche dal basso. Credo che ogni comunità, ogni cittadino su questo avrà modo di dire la sua.

    Le Agenzie. Abbiamo parlato molto anche stamattina del tema delle Agenzie. Certamente ci sono ancora molti aspetti da definire proprio nella logica che questo testo è un punto di partenza e continuando nel ragionamento e nel confronto costruiremo anche gli altri passaggi, le Agenzie sono la parte che preoccupa di più, da un lato i dipendenti degli STB, ma anche gli amministratori, che ho sentito dire da qualcuno, che temono anche qui un eccessivo peso della tecnocrazia.

    La parte delle Agenzie è la parte più preoccupante, ma fatemi dire anche la più sfidante, perché se riusciamo insieme a costruirle bene, che funzionino, potranno certamente rendere ai cittadini e alle imprese servizi migliori, in tempi più rapidi e in modo più semplice rispetto a quello che succede oggi.

    La sfida audace finché volete che stiamo cercando di giocarci sulle Agenzie è anche proprio legata a quel tema di semplificazione, di sburocratizzazione che da più parti è stato sollevato. Io non voglio fare un focus su questo, però se capisco i cittadini e gli esterni, capisco meno gli amministratori che non evidenziano che questa Regione è una delle poche che ha un’agenda sulla semplificazione 2017-2015, che su internet puntualmente mette i report legati al raggiungimento degli obiettivi che non sono obiettivi che stabilisce solo la Giunta regionale o l’Assemblea legislativa, che sono obiettivi condivisi con il mondo delle imprese, con le associazioni di categoria e con tutte le forze che erano qui oggi. Però su questo non voglio entrare nel merito, ma un invito anche su questo a fare un approfondimento proprio per migliorare il lavoro di tutti credo sia opportuno.

    La parte sulle Agenzie è la parte più sfidante, però credo che se lavoreremo in modo costruttivo, come abbiamo lavorato in questa giornata, io non ho paura a dire che potremmo costruire, la parola modello non ci piace, però costruire un assetto che per la nostra Regione sarà certamente migliore di quello attuale e che potrebbe rappresentare non un modello ma un esempio anche per le altre Regioni, che fino adesso sul riordino hanno invece optato per il piccolo cabotaggio, cioè lasciando tutto così in attesa che gli caschi addosso la riforma costituzionale, per poi metterci mano.

    Noi abbiamo preferito fare un’altra scelta, abbiamo preferito non rincorrere la riforma costituzionale, ma cercare di anticiparne alcuni tratti. Non è che noi adesso sappiamo come potrà venire la riforma costituzionale, ma certamente il tema delle aree vaste è ormai da tempo al centro del dibattito e su questo ci stiamo tirando avanti.

    Credo che le affermazioni del sottosegretario Bressa di venerdì scorso ci confermino che questa legge di riordino è quella che meglio interpreta la piena attuazione della Delrio. Certo, abbiamo anche chiesto al Sottosegretario di fare la riforma costituzionale in fretta e bene, di non peggiorare le già difficili condizioni nelle quali sia le Regioni che gli enti locali si trovano a lavorare, perché dicevamo prima del decreto enti locali, della polizia provinciale, dei continui tagli, certamente quelli non ci aiutano a stabilizzare la situazione in un momento in cui stiamo facendo una riforma strategica. Abbiamo anche chiesto al sottosegretario Bressa che il Governo si renda disponibile a costruire un nuovo patto tra il Governo, le Regioni e gli enti locali all’insegna della stabilità e della certezza economico finanziaria e anche sulle normative. La sintetizzo, parlatevi al Governo e parlatevi tra ministeri, perché tutte le settimane non escano decreti che ci mettano in difficoltà in questa fase. Questo fa parte dell’interlocuzione della quale dicevo prima.

    Io penso che il punto di partenza del progetto di legge di riordino sia davvero quello che ci può consentire come Regione di essere all’avanguardia. Ma anche se non fossimo all’avanguardia, io penso che davvero quello che conta è che il sistema istituzionale funzioni. Il sistema istituzionale funziona se ogni livello sa cosa deve fare, ha le risorse per poterlo fare e se i cittadini e le imprese sanno a chi il servizio, l’autorizzazione la devono chiedere.

    Nel progetto di riordino con l’impianto che si è dato, l’idea chiara c’è. Ci sono poi i successivi passaggi rispetto ai quali rifletteremo insieme, dovranno costruire le modalità e le procedure che non possono certo essere inserite in una legge di riordino che rappresenta la cornice, però credo che l’udienza conoscitiva di oggi ci abbia dato molti spunti importanti su alcuni temi sulla sanità e sul sociale per non parlare degli ambiti, che terremo in grande considerazione, così come gli altri emendamenti che sono arrivati. Nei prossimi giorni rifletteremo.

    Da qui al 28 i tempi sono stretti, ma ci saranno altre occasioni di approfondimento. La cosa che non posso garantirvi è la sintesi tra le posizioni che sono decisamente opposte, perché non ho paura a dire che l’impianto non si cambierà.

     

    Presidente POLI

    Grazie alla relatrice, Marcella Zappaterra. La parola all’assessore Emma Petitti.

     

    Emma PETITTI, Assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità

    Grazie. Non ho la pretesa di dare risposte a tutti gli interventi, ma sicuramente quella di provare a raccogliere alcune considerazioni e anche decidere che momenti come questi rappresentino veramente dei momenti di confronto e di ascolto per noi Giunta regionale, di ulteriori passaggi che inevitabilmente faremo. Perché – come ho detto nella mia introduzione – noi siamo alla prima fase, quella in cui costruiamo una cornice istituzionale, su cui io voglio però risottolineare che il tema di una condivisione qui tra le due scuole di pensiero che sono emerse anche stamattina, fare veloce subito, accentrare subito come hanno fatto magari alcune Regioni che adesso sono in una situazione di grande stallo, quando siamo nei tavoli di confronto tra Regioni e Governo, o con fatica provare a condividere con gli enti locali, e proverò anche a spiegare perché. Perché c’è chiaramente alla base, questa è stata una scelta politica forte che noi come Regione abbiamo voluto dal momento in cui abbiamo approcciato questo tema fare, noi non vogliamo minimamente abdicare ad un tema che è quello di condividere con i nostri enti locali un progetto che è una visione per i prossimi anni, ma per una ragione molto semplice. Noi abbiamo la necessità, la volontà politica di garantire in questa regione, continuare a garantire in questa regione coesione sociale. Abbiamo la necessità – lo diciamo nella legge in modo chiaro – di costruire un nuovo modello territoriale di governance in cui la Regione, la Città metropolitana, le Unioni, le fusioni, quindi il ruolo centrale, io dico anche apicale in questo caso dei Comuni, la Città metropolitana di Bologna, le Province concorrono, sono chiamate insieme a concorrere sulla base di nuovi presupposti.

    Se le parole hanno un valore, e io credo abbiano un valore perché poi noi dobbiamo trasferire negli atti, perché questo si fa quando si governa e dare congruenza alle parole, agli impegni politici con azioni concrete, io credo che con questo primo passaggio, con questa prima proposta di legge, e a questa, l’ho detto anche prima, è stato ricordato in molti interventi, seguiranno inevitabilmente altri passaggi legislativi che dovranno sempre di più essere capaci di entrare nel merito di come poi noi riusciremo ad attuare il modello che abbiamo deciso di intraprendere. E da questo punto di vista, tutte le questioni che sono emerse oggi, rispetto anche ad alcuni temi specifici, il tema dell’ambiente, il tema dell’agricoltura ma non solo, il tema della pianificazione territoriale, alcune questioni che sono veramente questioni strategiche di politiche strategiche, di visione per i prossimi anni hanno la necessità di avere un forte presidio - e su questo foglio tornare in modo molto chiaro, perché veniva ricordato in qualche intervento - il tema è costruire un modello condiviso, ma poi essere in grado di sostenerlo da tutti i punti di vista. Il tema della sostenibilità di una visione, di un modello istituzionale, ma anche della nostra capacità di conferire agli enti non soltanto funzioni, perché noi avremmo potuto fare come qualche amministratore magari auspicava di nuovo tutte le funzioni alle Province.

    Noi diciamo qual è la cosa importante? Che i servizi vengano tutelati. Qual è l’obiettivo fondamentale? Che i servizi e la gestione dei servizi, la qualità, io dico avere anche l’ambizione se è possibile di innalzare questa qualità, perché questo meritano i cittadini, le imprese, un mondo economico che ovviamente aspetta da questa Regione strumenti e anche una rapidità nelle decisioni. Quindi è vero, il tempo ha un valore importante, però io credo che la politica abbia anche la necessità di scegliere di intraprendere una strada, di darsi magari un cronoprogramma che è quello che noi abbiamo fatto. Perché noi siamo nel pieno - apro e chiudo veramente questa parentesi - di un percorso di riforme istituzionali e costituzionali che a volte mette anche in difficoltà gli enti locali e le Regioni. Io credo che da questo punto di vista noi dobbiamo, in modo anche molto onesto intellettualmente, riconoscere anche le difficoltà di questa fase, però allo stesso tempo decidere di non rimandare o di non delegare ad altri un ruolo che la Regione oggi deve avere.

    Qui c’è il vero punto di snodo. Nel momento in cui si supera un livello istituzionale, è evidente che alle Regioni si affida una responsabilità enorme, una responsabilità che noi, ripeto, abbiamo voluto condividere con i nostri presidenti delle Province in un confronto, non sto a dirvi quante volte, lo sanno i sindacati, lo sanno i rappresentanti di Legautonomie, Anci, Uncem, Upi, lo sanno tutti perché abbiamo voluto fortemente intraprendere questa strada e l’abbiamo fatto proprio perché da questo punto di vista noi mettendo a sistema, integrando, volendo costruire l’integrazione tra i vari sistemi territoriali, abbiamo la necessità di far sì che poi tutto questo venga garantito nella tenuta.

    Allora provo a stare su alcune questioni di merito che sono state sottolineate, sollevate questa mattina e che credo siano abbastanza centrali, partendo dalle criticità. Perché va bene dirsi okay, la strada può essere quella giusta, bene che si decida di costruire un nuovo modello che punti a semplificare, a riorganizzare, perché adesso che andasse sempre tutto bene, a me va sempre bene, però probabilmente tante cose non andavano bene neanche prima, allora proviamo a capire come migliorarle.

    L’obiettivo è la semplificazione, la riorganizzazione, garantire la qualità dei servizi. Io dico che le riforme creano autonomia in breve e medio periodo. Pensare adesso che noi immediatamente garantiamo economie, anche questo secondo me è sbagliato culturalmente. Tant’è che la Regione ha fatto una scelta molto importante e anche questo è un segno politico rilevante. Aver deciso di raddoppiare le risorse, 31 più 28 fa 59, quindi abbiamo raddoppiato rispetto agli anni precedenti le risorse che diamo alle Province con una convinzione e un’idea ben precisa. Noi – e su questo voglio essere molto chiara, perché ho sentito dire alcune cose sul tema del personale che non solo non condivido e mi dispiace, ovviamente spiego perché – stiamo facendo un lavoro intenso su questo tema del personale, della mobilità di personale. Non solo abbiamo garantito da qui al 31 dicembre il presidio e la tutela occupazionale di tutti i dipendenti della Provincia da qui alla fine dell’anno, ma con la legge approvata ci saranno tutti gli adeguamenti – lo dicevo prima – la legge statale dice che è possibile farlo entro la fine del 2016, noi ci siamo dati l’obiettivo di farlo da qui al 2015 proprio perché non vogliamo mettere in condizione gli enti locali di non sapere come gestire e riprogrammare quelli che sono i propri servizi senza aver ovviamente i dipendenti, ma allo stesso tempo dare sicurezza ai dipendenti di quella che è una loro ricollocazione.

    Da questo punto di vista, non c’è solo un tema di tutelare l’occupazione fine a se stessa, ma anche proprio di valorizzare quelle che sono le competenze e le professionalità, perché io credo che da questo punto di vista noi a volte dimentichiamo di dire questo. Ecco perché il tema non è soltanto tutela, i numeri. Il tema è le professionalità, lo dico qui anche da assessore alle risorse umane, le competenze e la capacità di valorizzare certi percorsi professionali all’interno di un nuovo assetto istituzionale, che non per forza deve danneggiare quei percorsi di carriera lavorativa.

    Da questo punto di vista – dicevo – e voglio dare un’informazione tecnica di merito, noi con la legge approvata faremo tutti gli adeguamenti su cui già si sta lavorando. Già come Direzione al personale dell’Emilia-Romagna, insieme alle Direzioni al personale delle Province, presieduti dai sindacati. Io a questo ci tengo moltissimo e credo che tutto il percorso che veniva ricordato dalla rappresentante della Cgil con cui abbiamo sottoscritto insieme a Cisl e Uil tutto il percorso, noi da questo punto di vista continueremo a fare il percorso insieme, perché ora abbiamo le destinazioni di massima, così ci diciamo un po’ a che punto siamo anche su questo tema del personale. Ora abbiamo costruito le destinazioni di massima in base a funzioni, a risorse e numero dei lavoratori Provincia per Provincia. Abbiamo gli elenchi, miriamo a costruire da qui all’approvazione della legge gli elenchi e i trasferimenti precisi, bisogna che tutta questa ricognizione sia puntuale ed efficace da qui alla fine dell’anno. E abbiamo ovviamente tutti i numeri Provincia per Provincia. Però ci sono alcune criticità aperte su cui io condivido, noi abbiamo bisogno di portare avanti un lavoro comune come Regione e come sindacati.

    Abbiamo sottoscritto dei documenti con Anci, Upi rispetto a questo lavoro del confronto con il Governo, perché noi non possiamo pensare che possano continuare le riduzioni dei tagli dei trasferimenti. Noi dobbiamo da questo punto di vista essere molto chiari sul tema dei tagli ai trasferimenti degli enti locali.

    Abbiamo già detto, e credo che questo sia fondamentale, che anche mettere in condizioni oggi le Province di fare un triennale, penso che non sia corretto, visto che c’è una visione nuova che stiamo mettendo in campo e che quindi abbiamo la necessità di garantire nella transizione la tenuta del sistema locale e costruire il nuovo modello. Questo modello di area vasta interprovinciale.

    Abbiamo un tema aperto, che è quello dei Centri per l’impiego a cui noi teniamo moltissimo, perché lì intorno ruota tutto il tema – ripeto, lo dicevo all’inizio – delle politiche del lavoro su cui noi vogliamo come Regione Emilia-Romagna investire molto, su cui stiamo chiedendo quotidianamente al Governo un impegno maggiore. Perché se noi facciamo l’Agenzia regionale per il lavoro, su cui noi facciamo l’investimento, e anche quello va al di là dei 28 milioni, ma ci crediamo come progetto politico strategico e decidiamo che in futuro ci sarà anche un coordinamento dei Centri per l’impiego, un’assimilazione di questi centri, di questo personale in una rete regionale, noi abbiamo la necessità di garantire che quel personale che verrà anche riqualificato, su cui lavoreremo anche per rimodernare, perché noi dobbiamo comunque pensare che il nostro sistema, anche se ha funzionato in Emilia-Romagna, oggi debba andare incontro ad alcune scelte legate all’innovazione. Non possono anche qui le parole avere un valore soltanto in certi contesti e poi non applicarle mai. Da questo punto di vista, io credo che anche sul lavoro si possano fare politiche di innovazione, di formazione nel mondo del lavoro su cui noi vogliamo investire.

    Da questo punto di vista, dicevo, sia il tema dei Centri per l’impiego che il tema della problematica relativa alla polizia provinciale credo meritino una risposta più precisa e più puntuale da parte del Governo. E questo come Regione Emilia-Romagna l’abbiamo detto e sottoscritto, anche questo messo a chiare lettere nei nostri documenti, sottoscritto con i sindacati, è un tema su cui noi stiamo facendo ed esercitando un presidio importante.

    Altro tema di merito su cui ho sentito alcuni interventi, però è giusto che noi facciamo le precisazioni che è opportuno fare, visto che alcuni amministratori di alcuni Comuni hanno parlato di sovrapposizione. No, non ci sono sovrapposizioni istituzionali. Non andiamo a creare nuovi luoghi dove si fanno le stesse cose che faranno magari le Unioni dei Comuni o i Sindaci. Noi diciamo in modo molto chiaro quale sarà il governo delle funzioni in queste leggi. E come veniva ricordato da Legautonomie e Anci, Unioni e fusioni sono complementari. Pensare che andare a rivedere quello che in modo egregio è stato fatto attraverso la legge n. 21 in questa regione oggi non sia attuale vuol dire – permettetemi – non avere una visione di tutto il territorio regionale. Perché anche qui, veniva ricordato prima, una fotografia oggi dopo tre anni di quella legge ci dice che alcune Unioni, soprattutto le unioni superiori ai dieci Comuni, quindi parliamo di Unioni molto grandi, hanno alcuni problemi nella gestione dei servizi.

    Io credo che la Regione dopo un confronto serrato con i propri amministratori, nella possibilità e nella capacità di spingere, incentivare il funzionamento delle Unioni dei Comuni che devono essere, lo ribadisco, propedeutiche ad una scelta istituzionale ancora più forte che quella delle fusioni, ancora una volta per una sostenibilità del nostro sistema editoriale, debba mettersi in condizione, laddove sono presenti delle criticità, di fornire gli strumenti per cambiare questa situazione.

    Noi diciamo una cosa molto semplice in questa legge. In alcuni casi critici di ambiti con più di dieci Comuni, quindi parliamo di grandi Unioni e sono collocate alcune parti della regione, permettiamo dove c’è una condivisione, ancora una volta ritorno al ragionamento precedente, al fatto che noi senza una condivisione con i nostri amministratori nel sostegno e nella capacità di gestire tutto questo non facciamo scelte, perché poi le scelte vanno governate, allora sono gli amministratori che insieme alla Regione devono essere in grado di governare i nuovi processi. Dicevo, laddove tutti i nostri amministratori di quei Comuni, di quelle Unioni sono d’accordo nel rivedere la configurazione di quell’ambito coerentemente – come veniva ricordato prima – perché i pilastri non si toccano della legge n. 21, coerentemente con i distretti sociosanitari, perché vuol dire una coerenza nello sviluppo delle politiche, io credo che noi dobbiamo mettere in condizione questi amministratori di esercitare queste scelte.

    Anche qui, ci sono requisiti molto importanti che sono la garanzia di un presidio. Il fatto che poi queste scelte non è che la Giunta le fa, perché sente qualche Sindaco. C’è un passaggio con il Cal, previo ovviamente parere del Cal. Quindi c’è una condivisione con tutti i soggetti, rispetto anche a quella che è dare un’opportunità, perché io la vedo così, dare un’opportunità soprattutto ai nostri Comuni in alcune aree della nostra regione. Noi, ricordiamolo sempre, parliamo di Comuni nella nostra regione dove il 40 per cento di questi Comuni sono sotto i cinquemila abitanti, quindi sì c’è il tema della montagna, c’è il tema sicuramente dei Comuni dell’entroterra in varie parti che hanno bisogno di non vivere l’isolamento di questa fase, hanno bisogno di avere un sostegno maggiore. E allora, per rendere competitivi oggi tutti i territori di questa regione, perché quello che a noi interessa, è se la legge Delrio riconosce un ruolo preciso alla Città metropolitana di Bologna che, lo sottolineo, sarà un ruolo strategico per l’intero territorio regionale, noi abbiamo gli altri tre milioni e mezzo di cittadini - un milione la Città metropolitana, la regione è fatta da quasi quattro milioni e mezzo di abitanti - che hanno la necessità di avere garantita la propria tenuta istituzionale rispetto a quello che è lo sviluppo dei prossimi anni. Allora tu devi rendere quei Comuni anche competitivi, e quindi una Unione che funziona, la possibilità di incentivare quelle fusioni, soprattutto dove sono piccoli, io credo che sia una scelta strategica forte per i prossimi anni.

    Quindi è evidente che noi non crediamo sovrapposizioni. Dobbiamo far sì che tutto questo sistema, lo si è detto quando ci siamo insediati, è stata una delle frasi a cui abbiamo tenuto di più proprio perché riguardava l’impegno che avevo preso con Bonaccini, siamo all’interno di una legislatura costituente, pensare che con questa legge diamo le risposte a tutto, è veramente utopistico.

    Noi apriamo una strada, creiamo una prospettiva e una visione – ribadisco - che deve essere condivisa in cui in ogni passaggio ci dovrà essere una discussione di merito. Quindi, bene che se ne parli così. Tanto dei temi dell’ambiente, su cui io credo che la scelta che abbiamo fatto, è comunque una scelta veramente innovativa rispetto ad un modello che oggi è presente ad esempio in nord Europa e funziona molto bene.

    Anche qui noi dobbiamo fare in modo che da questo punto di vista, tutti i temi ad esempio che sono stati sottolineati, dalla valutazione di impatto ambientale e tutti temi legati all’istruttoria, ci sia un presidio vero. Abbiamo già messo in legge un presidio, anche qui ci tengo, oltre che tecnico, politico di queste Agenzie. Va rafforzato, dobbiamo valutare meglio alcuni passaggi? Nessun problema per fare questo. Il tema è che poi questi servizi, queste Agenzie riescano a garantire snellimento, semplificazione e velocità nei tempi, perché quello che abbiamo registrato anche nel confronto oggi con molti ambienti sociali ed economici è veramente un allungamento dei tempi nelle procedure, che in alcuni casi grida vendetta.

    Quindi io credo che da questo punto di vista le Agenzie debbano avere questo ruolo, che è quello di snellire e semplificare le procedure proprio per le aziende e per i cittadini. Però su questo fronte credo che una omogeneizzazione, una coerenza degli obiettivi, che sono anche finalizzati poi a quello che è il piano ambientale su cui questa Regione sta investendo moltissimo, siano fondamentali.

    Questi alcuni temi su cui io credo che noi dovremo nei prossimi settimane, mesi con l’approvazione della legge, lavorare in modo molto assiduo, non decidendo di retrocedere da quella che è stata la scelta iniziale con cui abbiamo voluto approcciarci a questa riforma.

    Non una semplice attuazione della legge n. 56, ma la possibilità di ripensare al nostro sistema territoriale, di farlo insieme alle nostre autonomie locali, ai nostri enti locali che sono la colonna, il pilastro di questa Regione Emilia-Romagna e allo stesso tempo garantire i livelli occupazionali - e lo abbiamo fatto con i numeri, con le cifre in bilancio. Quindi da questo punto di vista si può dire tutto tranne che non siano stati coerenti con questo impegno, perché poi voglio anche ricordare che quell’impegno sarà un impegno fisso d’ora in avanti. Se lo abbiamo messo come spesa in più quest’anno nel bilancio approvato il 28 aprile, dal prossimo anno sarà una spesa corrente fissa che noi dovremo chiaramente garantire in tutti i bilanci.

    Quindi da questo punto di vista, se l’obiettivo era costruire, prendere l’occasione perché comunque le riforme o le puoi subire o puoi decidere di affrontarle da protagonista, da protagonista vuol dire viverle come un’opportunità. Abbiamo deciso di viverle come un’opportunità, ora dobbiamo secondo me fare gli altri passaggi successivi, arricchire i passaggi legislativi successivi di quegli accorgimenti, di quelle attenzioni che possono arrivare dai mondi associativi, economici dalle istituzioni locali, dai sindacati per far sì che ci sia un presidio di questa scelta di riforma che abbiamo fatto e soprattutto mi riaggancio a quella parola che reputo centrale in tutto il ragionamento, una vera e propria sostenibilità del sistema. Perché se così non lo riusciamo a garantire, possiamo fare la legge migliore del mondo, che non so quale sia, ma poco senso ha. Invece noi vogliamo passare dalle parole alle azioni concrete.

    Grazie per questa mattinata, che credo sia stata molto utile per tutti.

     

    Presidente POLI

    Grazie, buona giornata a tutti. Grazie per la vostra partecipazione e buon proseguimento.

     

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