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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 09/02/2016 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 7

    Seduta del 9 febbraio 2016

     

    Il giorno 9 febbraio 2016 alle ore 10 è convocata, con nota prot. n. AL.2016.5689 del 4 02 2016, integrata con nota prot. n. AL.2016.6271 dell’8 02 2016 presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    3

    presente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia

    2

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    FOTI Tommaso

    Componente

    Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SENSOLI Raffaella

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    2

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    Sono presenti i consiglieri Gabriele DELMONTE in sostituzione di Matteo RANCAN e Katia TARASCONI in sostituzione di Alessandro CARDINALI.

    E’ altresì presente l’assessore alla Difesa del suolo e della costa, Protezione civile e Politiche ambientali e della montagna Paola GAZZOLO.

    Partecipano alla seduta: Sabrina Ferrante (Assessore Comune di Montecopiolo), Bruno Ciucci (Assessore Comune di Sassofeltrio), Carla Guidi (Segretaria del Comitato per Montecopiolo in Emilia-Romagna), Debora Barbatosta (Comune di Sassofeltrio), Elvis Carpegnoli (Comitato per Montecopiolo in Emilia-Romagna), Agostino D’Antonio (Comitato per Montecopiolo in Emilia-Romagna), Mario Giulianelli (Comitato per Montecopiolo in Emilia-Romagna).

    Presiedono la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI e Roberto POLI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli

    Trascrizione integrale a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    1715 - Risoluzione circa l'espressione del favore per l'annessione dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio alla Regione Emilia-Romagna e le azioni da porre in essere per concludere rapidamente il relativo iter procedurale. (30 11 15)

    A firma dei Consiglieri: Pruccoli, Caliandro, Cardinali, Rontini, Zoffoli, Sensoli

     

    -Audizione del Sindaco del Comune di Montecopiolo e del Sindaco del Comune di Sassofeltrio

     

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Buongiorno a tutti, come sapete è all’ordine del giorno la risoluzione presentata dal consigliere Pruccoli e altri consiglieri sull’annessione dei Comuni Montecopiolo e Sassofeltrio alla Regione Emilia-Romagna. Abbiamo chiesto l’audizione dei Sindaci, i quali per problemi di salute oggi non sono presenti: sono presenti invece gli Assessori che invito al tavolo della presidenza e sono Sabrina Ferrante Assessore di Montecopiolo e Bruno Ciucci Assessore di Sassofeltrio. Cedo subito la parola al consigliere Pruccoli per illustrare la risoluzione, poi passerò la parola ai due Assessori per svolgere la loro informazione, quindi voteremo la risoluzione. Prego, consigliere Pruccoli.

     

    Consigliere PRUCCOLI

    Grazie presidente. Ho chiesto al presidente di inserire all’odg questa risoluzione, e ringrazio la calendarizzazione in Commissione, per cercare di dare una via preferenziale e non attendere i tempi dell’Aula, perché è una questione che magari qualcuno conosce già, ma provo a riassumere in maniera il più possibile sintetica. Stiamo parlando di due Comuni attualmente della Regione Marche, Montecopiolo e Sassofeltrio, che come altri sette Comuni organici alla nostra Regione e alla Provincia di Rimini già dal 2009, gli altri sette Comuni dell’Alta Valmarecchia qui più volte menzionati e citati, che dal 2009 fanno parte del nostro territorio e quindi sono ormai completamente integrati all’interno della nostra Regione, invece per questi due Comuni, Montecopiolo e Sassofeltrio, non si è mai completato l’iter di passaggio e di annessione, nonostante, conformemente a quello che è previsto dall’articolo 132 della Costituzione, già dal 2007 anche all’interno di questi due Comuni si siano tenuti i referendum popolari che hanno sancito la volontà delle popolazioni con un 84% a favore del sì nel Comune di Montecopiolo e addirittura un 87,28% dei votanti a Sassofeltrio.

    Come da prassi, nel settembre del medesimo anno il Ministro per gli affari regionali e per le autonomie locali ha chiesto alle Regioni interessate, quindi evidentemente alla nostra e alla Regione Marche, di far pervenire i pareri previsti dalla legge, al fine di poter procedere entro 60 giorni alla presentazione alle Camere del disegno di legge, che peraltro è una prassi ormai già consolidata, visto che c’è già il precedente degli altri sette. Tuttavia l’iter non si è mai concluso. Ringrazio anche gli Assessori dei due Comuni che sono qui presenti e preferirei che fossero loro a spiegarvi nei dettagli tutta la cronistoria e i vari passaggi. Comunque questo iter non si è mai concluso, e fatto sta che la situazione è di totale stallo. Per cui da una parte c’è tutta una procedura sostanzialmente conclusa, dall’altra manca l’ultimo aspetto, che è la legge che sancisca la volontà popolare già espressa otto anni fa.

    Il parere della Regione Marche è mancante, è una questione delicata, lo si può comprendere, io sono in costante contatto con il presidente Bonaccini, il quale cerca di tenere il rapporto con la Regione Marche per vedere di sciogliere questo nodo. Il costante contatto c’è anche con il rappresentante parlamentare del Partito Democratico, l’onorevole Arlotti, che è depositario di un disegno di legge, ce ne sono in realtà già due di disegni di legge depositati alla Camera dei deputati a metà del 2013, che devono riprendere l’iter. Ho ritenuto, visto che vi sono stati pronunciamenti formali sia della Provincia di Rimini che della Prima Commissione di questa Assemblea legislativa - ma evidentemente della IX legislatura - ho ritenuto che fosse il caso di far pronunciare sul tema nuovamente l’Assemblea, in questo caso la Prima Commissione della nuova Assemblea legislativa della X legislatura, e che questo parere possa essere trasmesso ai parlamentari del territorio, talché possa essere utilizzato a buon fine anche all’interno della Commissione parlamentare, visto che molto presto credo che il passaggio in Commissione, almeno così mi diceva l’onorevole Arlotti parlando con il presidente, il passaggio in Commissione gli è stato garantito in breve tempo. Si tratta di riaccendere i fari su questa vicenda e di confermare anche con il nostro voto, e quindi anche per quanto riguarda la X legislatura, la volontà di accogliere e di perfezionare il passaggio anche per questi due Comuni.

     

    Assessore Sabrina FERRANTE – Comune di Montecopiolo

    La parte burocratica l’ha spiegata il consigliere Pruccoli. Diciamo che se prima per noi era una problematica, ora che sono passati i sette Comuni è diventata, non voglio definirla tragedia, però a livello sanitario le cose sono peggiorate. La nostra è un’appartenenza alla Romagna da sempre, e ci sentiamo veramente romagnoli, tant’è vero che anche la distanza fra Rimini e Pesaro è notevole, nel senso che arrivare a Rimini sono 40 chilometri, arrivare a Pesaro sono 70. Per qualsiasi questione noi ci rivolgiamo a Rimini, sia a livello sanitario che scolastico. La nostra vita nel quotidiano è comunque propensa verso la Romagna. Se anche vogliamo accantonare il discorso appartenenza, c’è proprio il discorso di vicinanza, tant’è vero che anche a livello turistico abbiamo il flusso da parte dei romagnoli, perché noi siamo la montagna di Rimini, e se riuscissimo a passare in Romagna riusciremmo a creare una maggiore sinergia a livello turistico fra Rimini e noi. Ma abbiamo anche gente da Cesena, cioè tutto ciò che è inerente alla montagna siamo noi il riferimento.

     

    Assessore Bruno CIUCCI – Comune di Sassofeltrio

    Vorrei rimarcare le motivazioni. Sassofeltrio e Montecopiolo sono due piccole realtà territoriali dell’entroterra riminese: il 24 e 25 giugno 2007, nove anni fa circa, si sono svolti i referendum con esito positivo con la percentuale che è stata ricordata. Io volevo rimarcare che alla base di questo risultato plebiscitario vi è il senso di appartenenza alla realtà riminese: geografia, storia, cultura, tradizione, dialetti, si tratta di una popolazione tipicamente romagnola. A questo risultato hanno contribuito anche i servizi pubblici essenziali riguardanti l’istruzione e la sanità, difficilmente raggiungibili per la loro lontananza nella regione Marche, parliamo di oltre 100 chilometri andata e ritorno, e per la carenza dei collegamenti pubblici e quindi le difficoltà che si incontrano. Teniamo conto che siamo in una zona collinare, quindi anche le strade, le linee di comunicazione sono difficili. Per i nostri concittadini, gli ospedali di riferimento sia per i ricoveri che per le visite sono in Rimini e Riccione. Io ho fatto un’indagine per quanto riguarda le nascite: dal 1975 al 2005, il 77,75% ha fatto nascere i loro figli a Rimini, a Pesaro circa il 15%. Questa situazione con gli anni è andata aumentando, perché nel biennio 2014-2015 a Rimini sono nati l’86,7% e a Pesaro il 13,3%. Poi per quanto riguarda l’istruzione, da noi non diciamo il 100% ma sicuramente oltre il 90% degli studenti frequentano gli istituti superiori della provincia di Rimini, in particolare Rimini, Morciano di Romagna e Riccione. I Comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo dunque sono una realtà quotidiana di vita romagnola, manca solo un atto per ufficializzarla e questa risoluzione potrebbe essere una spinta per accelerare la procedura.

     

     

    Assessore FERRANTE

    Volessero anche i nostri cittadini recarsi nelle Marche, non ci sono i mezzi perché le corriere stesse portano verso la Romagna, quindi è proprio una propensione verso la Romagna. Noi siamo romagnoli, è inutile dirlo.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Consigliere Pruccoli, se voleva aggiungere qualcosa, prego.

     

    Consigliere PRUCCOLI

    Grazie presidente. Solamente un particolare che può sembrare secondario, ma in realtà secondario non è. Proprio in questo periodo sta prendendo vigore – aggiungo finalmente – il dibattito sulle aggregazioni e sulle fusioni in quel territorio. È del tutto evidente che sapere se Sassofeltrio e Montecopiolo fanno parte di quel territorio e dell’ambito della zona nord della provincia di Rimini è importante per loro e anche per gli altri Comuni, perché nel momento in cui si affronta un ragionamento così importante come quello delle aggregazioni e delle fusioni, non possiamo farlo a due velocità, nuovamente imponendo a questi due Comuni di entrare sulla scena di questo tema, magari di qui a un anno o fra due o tre. Sarebbe bene avere già la certezza e fare un ragionamento più ampio. Quindi c’è anche questo ulteriore particolare, che non è secondo me trascurabile.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie consigliere Pruccoli, prima di passare la parola alla consigliera Sensoli, non parlo nella veste di presidente ma parlo come consigliere regionale della questione che stiamo discutendo. Vi sono alcuni aspetti che devono essere rimarcati, in particolar modo credo debba essere chiaro anche agli Assessori presenti dei due Comuni che tutto l’iter avviato per l’annessione di questi due Comuni dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna, è un iter avviato dal centrodestra sin dal 2007, e poi proseguito nelle varie Commissioni sia Bilancio, Affari istituzionali in Regione Emilia-Romagna con il consigliere Lombardi, ex presidente della Commissione, sia per quanto riguarda la presentazione dei disegni di legge alle Camere a firma dell’onorevole Pini, prima dei progetti di legge presentati invece dal Partito Democratico.

    Siamo di fronte ad una questione un po’ spiacevole, nel senso che comunque queste risoluzioni e molte questioni che noi portiamo avanti, vengono poi riprese dal Partito Democratico per dare evidentemente una spinta che spinta non può avere. Soprattutto questa risoluzione. Si parlava di inutilità durante la scorsa Assemblea sul crocefisso, ma è inutile anche questa risoluzione, perché la Regione Emilia-Romagna ha già espresso il suo parere favorevole, non è una questione che deve risolvere la Regione Emilia-Romagna, è una questione che deve essere risolta a Roma, tanto che è stata presentata una risoluzione a Roma da parte dell’onorevole Pini per capire se ci sarà la spinta dal punto di vista delle Camere di approvare e proseguire questo disegno di legge. Non si sta facendo altro che mettere la bandierina su una questione, che: a) deve essere rispettata la volontà referendaria, b) il Partito Democratico non può sempre copiare risoluzioni e cercare di porre delle questioni e portarle a proprio vantaggio, quando di fatto arriva secondo su tutte le questioni.

    Questo è un qualcosa che deve essere assolutamente chiaro, perché di fatto oggi ci troviamo a votare una risoluzione, e noi voteremo a favore per quanto riguarda il rispetto di quella che è la volontà dei cittadini di Sassofeltrio e Montecopiolo, ma deve essere ben chiaro l’iter, e credo che sia chiaro anche agli stessi Comuni che hanno ben delineato il percorso, che quello che è stato fatto e che si sta facendo è di esclusiva responsabilità, per quanto riguarda il portare avanti questa questione, da parte del centrodestra. Sono otto anni che si sta aspettando questa benedetta annessione, e otto anni il Governo attualmente è di centrosinistra, e se il Pd avesse la volontà chiara e ferma di portare avanti questo progetto di legge, lo avrebbe fatto già da tempo.

    Oggi mi stupisce il fatto che viene presentata una risoluzione, a firma del Partito Democratico, quando comunque è il Governo che può tranquillamente cercare di portare avanti questi progetti di legge. È evidente che sono questioni che devono essere trattate e capite anche da parte dei cittadini in maniera complessiva, e non ci deve essere solamente la questione legata alla risoluzione del PD, ma a tutto l’iter e il percorso che è stato fatto per portare ad avere un’approvazione al disegno di legge che è stato presentato alle Camere. Quindi oggi votiamo una risoluzione inutile, ma la voteremo. Vediamo se viene data l’ulteriore spinta attraverso la risoluzione presentata a Roma, però il percorso deve essere chiaro e ben delineato a tutti.

    Consigliera Sensoli, prego.

     

    Consigliera SENSOLI

    Grazie, era solo per sottoscrivere la risoluzione presentata dal PD.

    Noi come Movimento 5 Stelle in questo caso andiamo a guardare più il contenuto che le bandierine. Comprendo la posizione della Lega Nord riguardo alle bandierine, posizione in cui purtroppo spesso anche noi ci siamo trovati, però diciamo che in questo caso è diventato di primaria urgenza sollecitare il Governo affinché questo processo avvenga per le motivazioni che hanno detto gli Assessori. Tant’è che anche in Parlamento Giulia Sarti ha sottoscritto lo stesso progetto di legge che riguarda proprio il passaggio di questi due Comuni. Io sono di Rimini, conosco bene il territorio, ho casa anche a Montescudo che è confinante con Sassofeltrio quindi conosco bene il territorio essendo sostanzialmente casa mia, e sinceramente Sassofeltrio è considerata da tutti riminese, comunque romagnola, così come Montecopiolo. Siamo perfettamente d’accordo e quindi sottoscriviamo la risoluzione.

    Grazie, faccio un’ultima osservazione, mi ha anticipato. Chiaramente è importante anche il discorso delle fusioni: infatti è inutile, visto che ci sono dei processi in corso - e già ad esempio sulla Valconca qualche osservazione l’abbiamo fatta, Valmarecchia è un pochino più indietro, si discute ancora se sette o dieci Comuni nella fusione ecc., la Valconca è un pochino più avanti con il processo, però allo stesso tempo hanno iniziato a fondersi dei Comuni, un paio alla volta, vedi Montescudo e Monte Colombo -, secondo noi invece andrebbe proprio affrontato un discorso più allargato, a maggior ragione poi con l’inserimento di ulteriori Comuni nella Regione e nella chiamiamola Provincia anche se le Province non esistono più. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, consigliere Foti, prego.

     

    Consigliere FOTI

    Conosco la vicenda, anche perché penso che l’unica legge che è stata attuata, per quanto riguarda il passaggio di Comuni da una Regione all’altra, fu in una legislatura nella quale fui anche relatore per la mia Commissione sul progetto di legge, e sotto questo profilo mi permetto di fare un’osservazione. Nei fatti la Costituzione viene interpretata anche in un modo abbastanza rigido dal Parlamento, perché in realtà l’articolo 132, comma 2 della Costituzione - questo è l’articolo che viene evocato - non prevede che sia espresso il parere favorevole dei Consigli regionali, ma dice semplicemente “sentiti i Consigli regionali”. Ora, sarebbe illegittima una procedura, e quindi si potrebbe sollevare l’eccezione di incostituzionalità della legge, che prevedesse la fusione senza che siano stati sentiti i Consigli regionali. Ma altrettanto vero è che i Consigli regionali, se non intendono esprimersi - questa è una legittima facoltà degli stessi -, non possono perciò solo provocare il blocco dell’iter del provvedimento, perché anche la non espressione di parere è comunque un’espressione di parere. Il ragionamento è: se tu comunichi al Parlamento che non intendi pronunciarti, i casi sono due: voi potreste chiedere semplicemente al Tribunale amministrativo regionale di fissare un commissario ad acta per adempiere. Ma adempiere a che cosa? Alla convocazione del Consiglio regionale esclusivamente sulla pronuncia di questo punto. Se il Consiglio regionale poi una volta va deserto, una volta non si pronuncia, la terza volta non si pronuncia, non può per ciò solo bloccare un iter dove- torno a ripetere - il parere non è vincolante, ma è soltanto un parere ad adiuvandum. Diciamo che è stato introdotto questo parere, perché tradizionalmente si vorrebbe che i Consigli regionali fossero anche a conoscenza degli eventuali esborsi di natura economica che possono seguire a queste fusioni. Sapete perfettamente che ci sono stati dei rapporti che si sono dovuti regolare tra la Regione Marche e la Regione Emilia-Romagna, ad esempio in ambito sanitario, con dei trasferimenti di denaro dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna. Quindi perciò solo viene chiesto il parere del Consiglio regionale, perché il Consiglio regionale abbia piena ed esclusiva contezza di questo.

    A me pare che questa risoluzione, che sotto il profilo di principio non ho difficoltà a votare, però ad un certo punto dica una cosa che è solo parzialmente esatta, perché l’iter non è che non si sia concluso o non si concluda al di là della calendarizzazione che può dare la Commissione affari costituzionali della Camera, perché questa è la Commissione competente sul provvedimento. Il problema è che quando va in aula senza il parere del Consiglio regionale, si potrebbe obiettare che manca un elemento essenziale, così come previsto dalla Costituzione. Ma l’inadempienza di un organo costituzionale, perché comunque il Consiglio regionale è organo costituzionale, nel senso che le Regioni sono previste dalla Costituzione, può un organo costituzionale disattendere la Costituzione? Potrà esprimersi in modo negativo, potrà esprimersi in modo positivo, potrà anche non esprimersi. Ma non può sicuramente dire che, perché non si è espresso, allora non si può procedere. Quindi il suggerimento che mi permetto di dare, è che comunque occorrerebbe un atto formale di diffida ai singoli consiglieri regionali della Regione Marche - anche perché voi sapete che la Regione Marche ha cambiato come la Regione Emilia-Romagna il suo Presidente e il suo Consiglio regionale - un atto in messa in mora, fissando un termine entro il quale il Consiglio regionale stesso si pronunci. In caso di inadempienza, si può valutare se non richiedere al Tribunale amministrativo regionale la nomina di un commissario ad acta per la convocazione, perché quello che rileva è la convocazione del Consiglio regionale.

    Aggiungo anche che vi è materia censurabile sotto più profili, perché il fatto di non adempiere ad un atto, che è quello dell’iscrizione all’ordine del giorno, può costituire anche reato di omissione di atti d’ufficio. Infatti non è un atto discrezionale, questo è un atto che va comunque chiuso. Poi, il Consiglio regionale delle Marche si potrà esprimere negativamente, questo è un altro paio di maniche, potrà valutare il Parlamento nella sua autonomia se dare più valore ai voti espressi a favore per questo trasferimento di Regione, o dire che il consesso delle Marche ha un valore superiore e basta. Ma non ci si può fermare o farsi prendere in giro attraverso un’interpretazione capziosa

    Quindi votiamolo pure questo ordine del giorno, se può servire se non altro a riaffermare quello che la Regione Emilia-Romagna ha già ribadito più volte, ma il problema non è né della Regione Emilia-Romagna, né del Parlamento. Il problema è esclusivamente della Regione Marche, per meglio dire dell’Assemblea legislativa della Regione Marche, alla quale comunque un atto di mora va mandato, perché come lei mi insegna, signor presidente, finché non viene formalizzato anche in termini abbastanza chiari quali sono i limiti oltre i quali un Consiglio può andare, questo se ne approfitta. Io vedo delle inadempienze sotto il profilo amministrativo gravi e con anche dei risvolti di natura penale. Forse sarebbe meglio che qualcuno si preoccupasse di esprimere un parere negativo, mandando poi al Parlamento se accogliere o meno questa proposta, perché voi sapete che occorrendo una legge costituzionale, se il Parlamento non fa la legge, tamquam non esset. Quindi votiamo pure questa risoluzione, ma aggiungiamoci anche un impegno formale, non alla risoluzione ma ad un impegno politico formale, perché la Regione Marche sia messa in mora rispetto ad un inadempimento che ormai è reiterato nel tempo.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, consigliere Foti. Aggiungo alle sue considerazioni il fatto che nella seduta del 7 luglio 2015 la Commissione affari istituzionali della Camera in sede referente ha avviato l’iter del disegno di legge n. 915 a firma della Lega Nord, riservandosi di chiedere al Presidente del Consiglio della Regione Marche un parere formale sul passaggio dei due Comuni. È il riservandosi che comunque un po’ stride, perché o lo diffidi oppure è inutile che ti riservi di richiedere. Di questo parlavo prima, della volontà politica di farlo o meno. La volontà politica attualmente è del Partito Democratico.

    Ha chiesto la parola la segretaria del Comitato per l’annessione di Montecopiolo, Carla Guidi, prego.

     

    Dott.ssa Carla GUIDI – Comitato per Montecopiolo in Emilia-Romagna

    Sto seguendo questo problema dalla sua nascita, dal referendum, quindi vorrei chiarire che in questo senso sono stati tentati tutti i passi che erano nel nostro potere fare. Quindi diffida dei Sindaci, quindi lettere. Siamo arrivati addirittura a fare una denuncia penale per omissioni di atti d’ufficio. Sa qual è la risposta? Posso leggerla? “Come è successo per il Comune di Lamon, ben può accadere – dice chi chiede l’archiviazione della nostra denuncia – che una Regione volontariamente ometta di esprimersi, in ipotesi con finalità ostruzionistiche, e tale comportamento considerato che non impedisce ex se il raggiungimento del medesimo effetto per altra più lunga via, costituisce esercizio di discrezionalità politica insindacabile in sede giurisdizionale”. Dice cioè “possono non esprimersi e potete andare avanti lo stesso”, in poche parole questo dice il giudice penale.

    Ed è molto chiaro anche dalle sentenze della Corte costituzionale che il parere delle Regioni non è vincolante. Noi abbiamo in mano una lettera di un assessore che dice “noi non ci esprimiamo”. Questo abbiamo in mano, non abbiamo altro. Nessuno si è espresso mai in un modo scientifico: chi ha il potere di chiedere alla Regione un’espressione, chi può farlo? È veramente impugnabile una situazione di questo genere? Questo vorrebbe dire per noi prolungare il nostro cammino non dico di mesi ma di anni, prolungare un calvario che la gente sta vivendo molto, ma molto male. Vi faccio solo un esempio, banale: io ho un infartuato a casa mia, chiamo l’ambulanza, l’infartuato mi viene portato se va bene a Pesaro, a Urbino solo di passaggio, poi a Pesaro dopo tre o quattro ore. Se io prendo il mio infartuato, lo carico in macchina e lo porto a Rimini, in tre quarti d’ora sono in ospedale. Noi non ne possiamo più di questa situazione. Lei avrà ragione, però se c’è la volontà politica, certe cose si possono fare. È chiaro che non c’è la volontà politica della Regione Marche. E ancora io devo andare di nuovo a chiedere qualcosa alla Regione Marche? Abbiamo mandato lettere su lettere, diffide, l’unica strada che non abbiamo seguito è quella del TAR, perché ci è stata sconsigliata.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Forse era l’unica strada che andava percorsa.

     

    Dott.ssa GUIDI

    Però ci è stata sconsigliata.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Consigliere Foti, prego.

     

    Consigliere FOTI

    Le sentenze della Corte costituzionale giustamente dicono: non rileva se c’è un parere favorevole o contrario, perché infatti la Costituzione dice “sentito il parere”, ma rileva che ci sia il parere. Il Parlamento non può far finta di avere un parere, tanto è vero che qui riservarsi di chiedere è un’affermazione in sé idiota, perché tu lo devi chiedere il parere, perché se non l’hai, lo devi chiedere, se no non puoi procedere. Io dico, visto che il gioco è “tanto noi non ci pronunciamo e vedrete che la cosa continua a rimanere insabbiata”, se uno chiede al TAR, previa diffida, che quindi incide sulla procedura, ma guardate che è una procedura che dura meno di sei mesi, perché la nomina del commissario ad acta, pur essendo evento straordinario, non è una cosa così strana: la stessa Regione qui ha diffidato quattro volte ATERSIR a nominare un commissario ad acta per quanto riguarda le gare dei servizi in affidamento. Quindi, se il Consiglio regionale non vuole pronunciarsi per una scelta politica, è libero di farlo come dice “costituisce un esercizio di discrezionalità”. Benissimo, ma il giudice amministrativo nomina un commissario che lo sostituisce, e solo per quel provvedimento. Poi Lamon, lei sa che deve parlare di Regioni a statuto speciale e noi siamo Regione a statuto ordinario. Lei sa che le leggi delle Regioni a statuto speciale hanno un valore diverso dalle leggi regionali italiane. Le dico, non mi metto nelle Regioni a statuto speciale, tra l’altro mi pare che il relatore fosse l’onorevole Bressa che oggi deve essere Sottosegretario se non sbaglio, quindi sotto questo profilo ricordo anche la questione di Lamon. Ritengo che qui se fate la messa in mora, vedrete che il Consiglio regionale si pronuncia, poi magari all’unanimità si esprime contro, ma si esprime perché nessuno si fa commissariare per un atto di questo tipo, perché questo è un atto dovuto.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Bene, ci sono altri interventi? Consigliere Molinari, prego.

     

    Consigliere MOLINARI

    Dopo il pacato ed equilibrato intervento del non presidente, ma rappresentante Lega Nord, volevo rispetto alla frase secondo cui il Partito Democratico non può presentare, dico che il Partito Democratico presenterà atti di indirizzo, risoluzioni, senza dover chiedere il permesso, perché in questo caso credo, e mi fa piacere anche l’intervento della consigliera Sensoli e anche del consigliere Foti per quanto riguarda una convergenza sulla risoluzione, perché qui siamo di fronte ad un problema che dobbiamo cercare con la complessità (volevo fare anche alcune domande, in parte mi ha già risposto Foti), con la complessità che è uscita anche dalla discussione in Commissione per il solito problema che si cerca tutti, in questo apprezzo anche l’omogeneità degli intenti, di arrivare a soluzione. Visto che più volte però il consigliere Pompignoli ha citato il Governo Renzi, volevo chiedere ai diretti interessati, anche per capire una vicenda che non ho seguito direttamente, a partire da otto anni fa cosa è stato fatto dagli altri Governi e cosa poteva eventualmente essere fatto, perché il cercare di discutere – come è stato detto in precedenza – le responsabilità dell’attuale Governo, mi sembra quantomeno discutibile. Era solo una questione di approfondimento.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Consigliere Pruccoli, poi consigliera Sensoli.

     

    Consigliere PRUCCOLI

    Sì grazie presidente, però io a mia volta non mi vorrei infilare sulla falsariga dell’intervento in questo caso del consigliere Pompignoli, perché non agiva in veste di presidente. Non credo che questo sia interessante, altrimenti potrei dire che all’epoca del referendum il Governo era di centrodestra e allora chi è che non ha finalizzato? Ma non ci interessa questo, perché io conosco molto bene come sono andate le cose in quel territorio e mi piacerebbe più che andare a piantare bandierine politiche su queste cose, mi piacerebbe che fosse rimarcato il ruolo dei comitati, che sono stati assolutamente decisivi, e che sono trasversali dal punto di vista politico, perché hanno guardato quello che era l’interesse di un territorio. Dopo di che cerchiamo di non fare per una volta il solito gioco della suddivisione delle vesti politiche.

    Abbiamo necessità - ed è stato ampiamente manifestato e testimoniato dagli amministratori e dalla segretaria del Comitato - abbiamo assolutamente necessità che quel territorio, quei due Comuni, quelle due cittadinanze, quelle due popolazioni che oggi vivono in un limbo che dura da otto anni, trovino una risposta definitiva. Quel territorio ha necessità di ragionare in termini ampi da un punto di vista di assetto istituzionale e quel ragionamento non può essere affrontato senza aver concluso questo percorso. Bisogna che ci sia finalmente l’organicità anche dei due Comuni e la certezza che ne facciano parte, in maniera tale che possano ulteriormente decidere se fare parte o meno e dove eventualmente far parte dei processi di fusione, che mi auguro possano essere avviati molto presto sia nella zona sud che in quella nord del territorio di Rimini.

    Ho ritenuto di presentare questa risoluzione, proprio perché invece c’è una situazione di stallo.

    So bene che il problema più che altro risiede altrove, però credo che nell’interlocuzione che il nostro presidente deve e può avere con il presidente della Regione Marche, l’approvazione di un’ulteriore risoluzione che non fa altro che riprendere ciò che era già stato deliberato da questa Assemblea, ma chiunque può porre e può dire che quello è il parere dell’Assemblea IX. Oggi c’è la X, e che cosa ne pensa? Quindi è bene che la X si pronunci. Questa legislatura deve pronunciarsi su questo tema nuovamente con forza, dando lo strumento di interlocuzione, e so che lo sta già facendo, al nostro presidente perché possa parlare con il presidente della Regione Marche. Eventualmente, se c’è la possibilità e la capacità di rimuovere quella posizione, può essere attraverso quel rapporto. E dare ai parlamentari che rappresentano quel territorio una nuova interpretazione, una nuova visione della X legislatura della Regione Emilia-Romagna, che dice avanti, bisogna chiudere, bisogna stringere. E quindi reiterare questa volontà, secondo me, ha un valore politico notevole e mi auguro che possa essere importante. D’altra parte, il dibattito svolto oggi, che non è durato trenta secondi, sta lì a testimoniare che su questo tema c’è bisogno di accendere i riflettori e di farlo con forza.

     

    Consigliera SENSOLI

    Due considerazioni molto brevi. La prima è per dire che i nostri consiglieri nelle Marche si stanno già muovendo per sollecitare anche il governo delle Marche a smuovere questa situazione. L’altra considerazione la faccio da cittadina e non da consigliere, dicendo che nelle Marche governo il PD, in Emilia-Romagna governa il PD, a Roma governa il PD. Condividiamo l’intento della risoluzione, però avete la palla nelle mani voi, diamoci una mossa! Perché se nel nome del vostro partito esiste ancora la parola democratico, qui c’è una volontà popolare espressa nove anni fa, vorrei sapere ancora cosa stiamo aspettando.

     

    Assessore FERRANTE

    Volevo fare una piccola nota anche sul discorso fusioni. Per noi è una problematica: fossimo nelle Marche, farla con i Comuni confinanti, perché al di là dell’appartenenza che comunque è ben chiara, ma anche il nostro confine è con i Comuni romagnoli, cioè si riuscirebbe a fare una maggiore sinergia con il Comune di San Leo o Pennabilli, quindi sarebbe una problematica ulteriore se si continuasse a rimanere nelle Marche.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Se non ci sono altri interventi, ringrazio tutti gli intervenuti, dichiaro conclusa l’audizone e procediamo con il voto sulla risoluzione oggetto 1715.

     

     

     

     

    2018 - Proposta recante: “Agenda digitale dell'Emilia-Romagna: Linee di indirizzo del Piano regionale per lo sviluppo telematico, delle ICT e dell'e-government ai sensi dell'art. 6 della legge regionale n. 11/2004. Proposta all'Assemblea legislativa” (Delibera di Giunta n. 42 del 18 01 16).

     

    -       Audizione del direttore generale di Lepida SpA prof. Gianluca Mazzini sull’attività di Lepida SpA con particolare riferimento alle linee di indirizzo dell’agenda digitale dell’Emilia-Romagna.

     

     

    Presidente POLI

    Buon giorno a tutti, saluto il direttore di Lepida e il dott. Tartari e cedo subito a loro la parola.

     

    Professor Gianluca MAZZINI – Direttore generale di LEPIDA SPA

    Buongiorno a tutti. Avevo preparato del materiale, che poi vi verrà distribuito. Il primo elemento erano un po’ di indicatori di dove siamo, per poi capire dove stiamo andando, e quindi vi darò lettura di questi elementi.

    Parto da cose più commentabili. Uno degli elementi infrastrutturali importanti è relativo alla banda ultralarga. Banda ultralarga si intende, secondo la definizione europea: avere il 100% della popolazione raggiunta da 30 megabit al secondo. Quindi vuol dire tutta la popolazione dell’Emilia-Romagna deve essere in grado, se vuole, di avere la connettività a 30 megabit al secondo. Ma soprattutto c’è un altro obiettivo, che è molto più sfidante, ed è che il 50% della popolazione deve utilizzare 100 megabit al secondo. 100 megabit al secondo utilizzabili significa che ci deve essere, e questo è il primo punto, quindi per il 50% della popolazione almeno ci deve essere la disponibilità dei 100 megabit al secondo, ma soprattutto significa che questi soggetti devono aver avuto la voglia di contrattualizzare quella particolare connettività e saperci anche che cosa fare, quindi ci devono essere dei servizi. Quindi i tre passi sono la presenza della connettività a 100 megabit al secondo, la capacità di contrattualizzarla e l’utilizzo. Questo 50% di popolazione normalmente viene tradotto in 85% della popolazione raggiunta. L’85% considerando la nostra orografia, considerando il nostro territorio, significa che dobbiamo riuscire a portare nelle montagne molte fibre ottiche, altrimenti non riusciamo a dare questo come risultato.

    Abbiamo un po’ di dati relativi a come siamo distribuiti in questo momento territorialmente, quando poi magari veicoleremo le slide e quant’altro, potrete vederli. Comunque c’è una visione per quanto riguarda per esempio i Comuni, le scuole e la sanità come è attualmente la connettività in fibra ottica nel nostro territorio. Cito per esempio per quanto riguarda i Comuni, avevamo ad agosto, dati di agosto, perché normalmente è agosto quando facciamo questo censimento, 38 a Piacenza, 32 a Parma, 36 a Reggio Emilia, 36 a Modena, 44 a Bologna, 20 a Ferrara, 18 a Ravenna, 29 a Forlì-Cesena e 23 a Rimini, per 276 Comuni. Poi c’è tutto il processo delle fusioni in corso che ben conoscete, per cui bisogna misurarli anche rispetto a questi fenomeni. Ad agosto se guardiamo le scuole, per esempio, avevamo 16 scuole a Piacenza, 22 a Parma, 59 a Reggio Emilia, 79 a Modena, 79 a Bologna, 34 a Ferrara, 55 a Ravenna, 19 a Forlì-Cesena e 2 a Rimini, per 365 scuole in fibra ottica. Questo ad agosto. Oggi siamo a 450, quindi i numeri sono enormemente aumentati. Questo per dare la situazione di dove siamo. Invece adesso magari raccontiamo di più qual è la situazione in generale oggi e dove intendiamo andare con il piano dell’agenda digitale. Quindi quali sono le idee che stanno sul lato almeno infrastrutturale, poi magari guardiamo un attimo altri lati, nell’agenda digitale dell’Emilia-Romagna. Ad oggi Regione Emilia-Romagna possiede 64.200 chilometri di fibre ottiche geografiche: è un dato enorme, sono 2.750 chilometri di infrastruttura. Su ogni infrastruttura ci sono più cavi in fibra ottica, più fibre ottiche. Questo possedere infrastrutture così elevate è un dato tipico soltanto di questo territorio e di questa Regione. Quindi questa Regione ha scelto in un certo momento di acquisire infrastrutture e di usare queste infrastrutture per le pubbliche amministrazioni. Queste portano ad avere in questo momento sul lato geografico qualcosa come 1.200 punti di accesso. Quindi ci sono 1.200 punti dove questa fibra arriva a favore dei territori, a favore dei Comuni e di tutti i luoghi pubblici. La banda che viene garantita in questo momento è di 2 gigabit al secondo alla pubblica amministrazione, quindi una banda estremamente elevata. Facevo notare prima che la banda ultra larga è a 100 megabit, qui stiamo parlando di un parallelo molto più grande, stiamo parlando di 2 gigabit al secondo. Ci sono dei rinfittimenti metropolitani, cioè questa fibra non è soltanto sparsa nel territorio, ma è in molte città, ci sono oltre sessanta città che hanno delle reti metropolitane al loro interno. Stiamo parlando di 77 mila chilometri di fibra di proprietà in parte di Regione, in parte degli enti locali, intesi come Comuni e Province: e questi 77 mila chilometri fanno circa 850 chilometri di infrastruttura per 1.270 punti. Quindi complessivamente se sommiamo i 1.200 punti geografici ai quasi 1.300 punti metropolitani, diciamo che abbiamo costruito un sistema fra Regione Emilia-Romagna ed enti locali che arriva a 2.500 punti in fibra ottica.

    Per dare alcuni elementi di costo. Il costo attuale del servizio che viene reso alla pubblica amministrazione rispetto al migliore costo presente su Consip e su Intercenter, cioè rispetto a parametri di altra natura che possono essere quelli della migliore gara pubblica che si è fatta, sono dell’ordine di un quarto. Quindi aver costruito questa rete, porta ad un costo per la pubblica amministrazione che è un quarto rispetto a quello delle gare migliori che ci sono a favore della pubblica amministrazione. E questo è motivo di vanto perché ci permette evidentemente di spendere molto meno, o meglio, di avere molti più punti e tenere accesi molti più punti. In ogni caso, dopo lo dirò per le scuole, noi ci permettiamo di dare connettività gratuita a tutte le scuole. Siamo l’unico territorio italiano che fa un’operazione di questo tipo.

    Per chi avesse dubbi se ha avuto senso o no fare un’operazione di diventare proprietari di un’infrastruttura di questo tipo, il break-even è avvenuto già nel 2009. Quindi dal 2009 in poi - considerate che la rete è stata acquisita nel 2003 - dal 2009 in poi tutto quello che arriva è un beneficio, quindi i costi completi sia di investimento che di esercizio fino al 2009 sono stati completamente coperti. Abbiamo anche una rete per le emergenze, una rete radiomobile regionale che attualmente fa oltre 130 mila chiamate di gruppo al mese, e oltre 10 milioni di messaggi. È una rete diversa dalle reti pubbliche, proprio perché deve funzionare nel momento in cui ci sono delle sfortune. Quindi quando ci sono delle sfortune, normalmente le reti pubbliche sono maggiormente oberate, o possono essere oggetto di rotture e malfunzionamenti, invece questa rete radiomobile permette proprio il funzionamento.

    Cosa si prevede in questo senso da qui al 2020, e che cosa si prevede con il piano che l’agenda digitale sta proponendo? Di aumentare prima di tutto il numero di Comuni connessi in fibra ottica, arrivando a 307 Comuni. Quindi non a tutti i Comuni tra i quaranta oggi, poi ci sono le fusioni, poi ne entrano, quindi adesso il numero da qui al 2020 non lo so, però diciamo 307 Comuni in fibra ottica. Gli altri Comuni vengono comunque connessi mediante infrastrutture wireless a frequenze licenziate, abbiamo acquisito una frequenza licenziata per tutta l’Emilia-Romagna che ci permette di connettere tutto quello che è lontano e tutto quello che non si riesce a connettere direttamente in fibra ottica con almeno 400 megabit al secondo. Quindi ancora una volta un parametro che è quattro volte quello che l’Unione europea ci dice. Quindi tutti quelli che vanno in fibra ottica, saranno a 2 giga. Tutti quelli che invece sono in wireless saranno a 400 megabit. In questo senso gli investimenti sono di 6,5 milioni di euro, voi avete un quadro finale che rappresenta questi investimenti, di cui 3 milioni di euro sono di sinergia con il FESR (Fondo europeo sviluppo regionale), 2 milioni di euro sono di patti territoriali e 1,5 milioni di euro sono messi a disposizione da parte di Regione e Lepida. Quando dico Lepida, intendo che avendo la proprietà delle infrastrutture, c’è un ammortamento che abbiamo previsto, e l’ammortamento lo usiamo in realtà per fare delle nuove espansioni delle reti, quindi dei miglioramenti in termini sia di nuovi punti da collegare che di maggiore banda presente. Di questi 6,5 milioni di euro, 3,5 milioni di euro sono già disponibili e sono già in corso d’uso.

    Facendo una fotografia sulle scuole, oggi ci sono 450 scuole connesse in banda ultra larga, è un record importante, perché sono circa il 70% delle scuole italiane connesse in fibra ottica. Siamo stati recentemente al MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) e abbiamo visto che quelli che tentano maggiormente di fare cose analoghe, riescono a connettere dieci, venti, trenta scuole. Noi siamo un territorio assolutamente coeso, in cui in tutte le province ci sono scuole connesse, tutte queste scuole sono connesse a 1 gigabit al secondo di accesso, ma non perché non ci piace il 100 mega, perché abbiamo misurato ad esempio che le scuole superiori in questo momento utilizzano oggi, all’inizio del 2016, già 250 megabit al secondo di banda. Se noi prendiamo una scuola di Bologna, la Odone Belluzzi, andiamo a vedere cosa sta succedendo, vediamo misuriamo che usa 250 megabit di banda. Quindi portargli 100 mega sarebbe partire già in ritardo. Quindi 1 giga è il minimo che può essere fatto alle scuole ed è per questo che tutta la filiera scritta sull’agenda digitale è una filiera che va in questa direzione.

    Sulle scuole ci vuole una sensibilità un po’ diversa da altri luoghi, perché non basta solo la connettività, ma ci vuole la possibilità di identificare anche gli studenti - se questi vogliono navigare - per motivi di sicurezza e per consentire soltanto a chi effettivamente è studente di navigare, ma servono anche meccanismi di filtraggio e di profilazione per evitare tutta una serie di siti che potrebbero essere sgradevoli o comunque non consentiti. Anche questo è offerto gratuitamente. Il meccanismo in questo momento prevede un cofinanziamento al 50% agli enti locali, quindi ad oggi le scuole sono connesse con un meccanismo di costo, in cui il 50% è Regione/Lepida e l’altro 50% sono gli enti locali. Ha avuto un grandissimo successo questo meccanismo: abbiamo fatto, vi dicevo, 450 scuole, abbiamo richieste già adesso per altre 200 e stiamo lavorando su altre 200. Il fatto che non ci sia nessun canone di esercizio dopo evidentemente è un meccanismo guidante.

    Per darvi un po’ un’idea del responso attuale del territorio, Piacenza è bassino (5,5%) sulle scuole complessive. Su Parma siamo all’8,4%, a Reggio Emilia al 13,9%, Modena al 21,6%, Bologna al 19,1%, Ferrara 8,2%, Ravenna 15,7%, Forlì-Cesena 7,1% e Rimini 0,5%. Questo per dirvi com’è la distribuzione delle 460 scuole. Evidentemente stiamo cercando di lavorare per rendere più possibile omogenea questa distribuzione, che significa non soltanto noi sforzarsi di andare nei luoghi dove magari ci sono meno scuole connesse in fibra, ma convincere maggiormente gli enti locali presenti a cofinanziare o finanziare questo tipo di strategia.

    Per il futuro cosa prevede il piano: il piano prevede di interconnettere tutti e 1.900 i plessi presenti almeno con 30 megabit al secondo, quindi in banda ultra larga. Ma di questi 1.900, il 50%, quindi 950, saranno connessi con 400 megabit al secondo e il 90% di questi 950 in fibra ottica. Quindi uno sforzo anche molto maggiore di quello che l’Italia complessivamente ha previsto. Visto che abbiamo fondi in questo momento per lavorare sui 950 per raddoppiarli, stiamo cercando con un’interlocuzione con il Miur di utilizzare alcuni fondi che loro avrebbero messo a disposizione per il sistema Italia, che sono circa di 10 milioni di euro all’anno per tutte le scuole d’Italia, che ovviamente sono poche. Complessivamente il piano è da 20 milioni di euro, di cui 5 milioni di euro sono in sinergia con la parte FESR e FEASR (Fondo europeo agricolo sviluppo rurale), significa che nel momento in cui andiamo in aree produttive, non è detto che nell’interconnessione verso l’area produttiva non si incontrino delle scuole, quindi non si riesca a fare sinergia. Piuttosto che nel momento in cui andiamo verso aree bianche, in zone C e D della classificazione FESR, non ci siano scuole. Chiaramente le scuole sono uno dei principi e dei criteri di selezione. 5 milioni di euro di sinergie e 4 milioni di euro di aree interne, c’è tutto il discorso delle aree interne che potrebbe andare fortemente e si sta cercando di polarizzarlo nella dimensione delle scuole. 3 milioni di euro da parte degli enti locali, secondo il meccanismo del cofinanziamento avvenuto finora. 3 milioni di euro da parte di Lepida spa e Regione e 5 milioni di euro di fondi MIUR su cinque anni, che ci sembra una cifra possibile anche discutendone con loro. Stiamo parlando al solito della regoletta del 10% complessiva: e quindi su 10 milioni di euro portarne circa 1 milione di euro. Di 20 milioni di euro, 6 milioni di euro sono già disponibili. Quindi su 6 milioni di euro stiamo già lavorando in questo momento, considerato che siamo nel 2016 e il piano è del 2020.

    Per quanto riguarda le reti wifi, un altro punto su cui c’è stata un’attenzione enorme, in questo momento abbiamo qualcosa come 1.159 accessi in banda larga e ultra larga di punti wifi sul territorio. Questi accessi sono sempre gratuiti, quindi il cittadino che accede in piazze piuttosto che in luoghi pubblici di qualche natura all’interno dei Comuni, non paga nulla. Ci sono due grandi scelte che sono state fatte, una è quella di dare il sistema autenticato: quindi con account di tipo FedERa (Federazione degli Enti dell'Emilia-Romagna per l'Autenticazione) oggi, e SPID (Sistema pubblico di identità digitale) quando il Governo rilascerà l’account SPID ci si potrà collegare gratuitamente ma in maniera autenticata; oltre trenta Comuni hanno scelto l’accesso libero, un accesso che non ha alcuna forma di autenticazione. Questo è permesso da una legge, chiaramente la responsabilità a questo punto è una responsabilità politica del fatto che ci sia qualcuno che sta navigando senza alcun accesso. Quindi Comuni come Bologna, Modena, cioè Comuni di grosse dimensioni, hanno fatto questa scelta e quindi nelle loro reti si naviga senza alcuna autorizzazione. Ho citato i più grandi, non me ne vogliano gli altri ventotto o trenta Comuni presenti. Però questa è una scelta su cui non abbiamo mai espresso alcun gradimento o non gradimento: ci sono le tecnologie per fare tutte e due le cose, autenticato e non, ed evidentemente in funzione della scelta viene fatto. Dove vorremo arrivare: vogliamo arrivare ad avere quattromila punti wifi, cioè circa un punto ogni mille abitanti, siamo 4,3 milioni, sono 4.300 punti. L’investimento complessivo è dell’ordine di 2,8 milioni di euro, dei quali ce ne sono già 1,3 milioni di euro disponibili, quindi ci manca 1 milione e mezzo di euro. E anche in questo caso si fa un minimo di sinergia con la parte FESR. In buona parte ci sono enti locali e poi Regione che sta facendo diversi punti sul territorio.

    Altro elemento, che cosa stiamo facendo e che cosa faremo per gli operatori di telecomunicazione. Ad oggi, noi stiamo cercando di favorire gli operatori di telecomunicazioni in tutte le zone in cui c’è il divario digitale. Ovviamente nel momento in cui con soldi pubblici si vanno ad aiutare soggetti privati, bisogna stare attentissimi a non turbare il mercato, questa è l’osservazione prima su cui noi ci muoviamo. In questo senso, là dove c’è un palese fallimento di mercato, e fallimento di mercato significa che non esiste un’imprenditoria privata che a costi paragonabili ad aree medio servite riesce a dare il servizio, a costi paragonabili ad aree medio servite evidentemente, se voi siete nella montagna più disparata e andate a chiedere una infrastruttura a 10 milioni di euro, sicuramente vi viene portata. Non ci sono dubbi. Il problema è che la stessa infrastruttura magari costa 10 mila euro in pianura e 10 mila euro in una città. Quello è un esempio di un fallimento di mercato.

    Quello che noi facciamo normalmente è fornire gli operatori: abbiamo quaranta accordi stipulati con quaranta diversi operatori che operano sul nostro territorio di banda oppure di trasporto. Fondamentalmente gli diamo una presa alla quale loro si possono attaccare e possono fare l’ultimo miglio, e gliela diamo dove l’ultimo miglio non c’è. Quindi se noi andiamo in un’area isolata, laddove gli operatori di telecomunicazioni non hanno fatto storicamente degli investimenti, noi portiamo una presa in un posto pubblico, apriamo quella presa a tutti gli operatori che vogliono agire, ad una cifra bassa che ovviamente sia di pareggio, quindi dove non ci guadagniamo e non ci perdiamo, ma permetta loro di avere un vantaggio competitivo e di avere un qualche cosa sul quale costruire la loro rete, e su quello loro fanno l’ultimo miglio. Devo dire che abbiamo attivato qualcosa come 120 porte in giro per l’Emilia-Romagna, in Comuni diversi. Quindi sono 120 punti o più, perché da un punto magari hanno fatto i rilanci loro e sono andati in tante altre aree, che prima non erano servite, e grazie a questo sono diventati serviti. 535 sono le aziende che sono state abilitate con fibra direttamente grazie a questo meccanismo. Non da noi, dagli operatori che hanno portato le fibre alle aziende. E oltre 760 mila sono i cittadini che grazie a queste iniziative, hanno avuto banda larga e prima non ce l’avevano. Quindi questo ha dato un impatto molto forte sul territorio. Gli operatori sono molto contenti dell’operazione che abbiamo fatto; non abbiamo mai avuto problematiche da parte degli operatori più grossi che magari potrebbero averci visto come dei soggetti che andavano in qualche modo a cambiare le condizioni di mercato, perché siamo stati sempre molto attenti a parlare con tutti ad un tavolo per capire dove era opportuno andare e dove non lo era. Abbiamo anche portato gli operatori di telecomunicazioni nei principali punti di interscambio italiani e mondiali, perché possono prendere banda a costo basso. Uno dei problemi più grossi è avere banda ad un costo limitato. In Italia c’è un punto di interscambio fondamentale che è a Milano, ce n’è uno a Roma, uno a Padova, uno a Torino, siamo in tutti questi, quindi abbiamo dei fili nostri che vanno verso questi punti, ne abbiamo uno anche ad Amsterdam. E possiamo portare il piccolo operatore locale ad andare in una dimensione locale e internazionale, dove da solo non sarebbe mai riuscito ad andare, a dei costi ovviamente contenuti. Quindi ci sono due pezzi in aiuto. Il primo aiuto è dal Comune di montagna o dalla zona industriale anche di pianura, che magari non è attrezzata, arrivare in un punto di interscambio qui a Bologna. Dal punto di interscambio a Bologna andare verso i punti mondiali da cui comprare, fare trading di banda. E questo è quello che loro fanno.

    Dove andremo, che cosa succederà? Qui sapete che ci sono dei modelli messi a punto da Regione Emilia-Romagna: due, uno è sulle aree industriali e l’altro è su tutte le aree agricole di tipo C e D. Il primo è su fondi FESR, stiamo parlando di 26 milioni di euro: l’intervento prevede di portare fibra ottica davanti alle aziende, direttamente in un pozzetto davanti alle aziende. Questo avviene in tutto il territorio, ovviamente in un’area a fallimento di mercato: si chiamano aree bianche e vengono misurate a livello nazionale. Quindi dove l’aria è bianca, si può agire. Dove invece non lo è, non si può agire. La scelta di Regione è stata su fondi FESR di agire non in montagna, non nella parte FEASR D, perché invece c’è il FEASR che agisce principalmente in quell’area. Quindi questi primi 26 milioni di euro portano fibre davanti alle aziende da un lato e dall’altra parte le portano in luoghi pubblici dove ci sono già delle fibre.

    Cosa se ne fanno gli operatori? Gli operatori a questo punto possono acquisire queste fibre che sono di proprietà di Regione Emilia-Romagna: è un intervento in cui non si danno soldi agli operatori, si realizzano delle fibre e agli operatori si concedono, a costi particolarmente bassi e calmierati, queste fibre. E grazie a queste fibre gli operatori possono dare servizi alle aziende. Evidentemente facciamo di tutto, perché questo avvenga, e creiamo in questo modo un nuovo mercato laddove non c’era, mettendo in comunicazione l’azienda finale, che ha una necessità, con l’operatore di telecomunicazione. 49 milioni sono invece sul FEASR: in questo caso si portano fibre ottiche non direttamente ai cittadini - sarebbe impossibile da realizzare - ma si portano fibre ottiche in tre posti diversi. Nelle aree produttive ancora una volta davanti all’impresa, nelle aree non produttive si portano nelle zone dove ci sono gli armadi dei soggetti di telecomunicazione. I soggetti di telecomunicazione normalmente hanno degli armadi - una volta si chiamavano centrali ed erano in pochi punti, adesso sono armadi di strada - sono in tanti punti vicino all’utenza; si porta la fibra a questi armadi dove qualunque operatore può agire, quindi non si sceglie nessun operatore, ma sono poi gli operatori che possono andare in queste aree e fare il loro lavoro, piuttosto che nelle zone dove ci sono tralicci, perché da questi tralicci partono molte connettività. È assolutamente fondamentale riuscire a poter posare infrastrutture esistenti tipicamente di pubblica illuminazione, quindi una discussione enorme che da questi giorni in poi si sta avendo con i Comuni e la loro disponibilità a mettere a disposizione senza oneri tutte le parti di pubblica illuminazione, ovviamente laddove le abbiano e laddove siano di loro proprietà, oppure laddove anche di non loro proprietà possono esporre opportunamente i diritti per fare queste cose. Una delle scelte che si sta instradando è quella che, qualora non ci sia la parte permessistica in un particolare Comune, questo Comune vada via dalla graduatoria e si vada a quelli successivi piuttosto che fermare i lavori. Abbiamo già verificato troppe volte che purtroppo non si riesce ad andare avanti senza la permessistica e questo è un problema grosso. Per chi lo chiedeva la volta scorsa, pensate che su un’opera di un anno, normalmente sono undici mesi di permessi e un mese di lavoro. Questo perché sia chiaro nel nostro territorio più o meno come siamo messi. E non è ovviamente colpa di un ente: è il problema della complessità della permessistica complessiva.

    Il fabbisogno generale per tutta l’Emilia-Romagna sarebbe, stimato dal Governo, di 780 milioni di euro per arrivare a portare tutto in banda ultra larga. Di questi 780 milioni di euro, noi ne abbiamo 75 milioni di euro come Regione, il resto è da bilanciare su due diverse categorie di situazioni. Investimenti autonomi da parte degli operatori di telecomunicazione, stimati oggi intorno ai 400 milioni di euro, in aumento. Ogni settimana gli operatori decidono di aumentare gli investimenti che faranno in autonomia, cioè senza alcun aiuto pubblico. E ci sono 2,2 miliardi di euro sul fondo Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) già stanziati per la banda ultralarga, in cui dovremo capire quanta e quale sarà la parte di investimento che riusciamo a portare di questi 2,2 miliardi di euro nel territorio dell’Emilia-Romagna. Una prima ipotesi molto favorevole era intorno ai 400 milioni di euro. Probabilmente andremo intorno alla metà, comunque sono cifre che non ci sono mai state a questo livello e che dovrebbero risolvere completamente ogni situazione.

    Ci sono altri due elementi infrastrutturali che adesso vi riporto velocemente. Una è la parte relativa ai data center. C’è stata una decisione di fare in modo che i Comuni evitino di avere tanti piccoli data center nei loro sottoscala, tipicamente non protetti e tipicamente con una serie di problemi sia di sicurezza che di continuità operativa. È stato allora deciso di costruire una serie di data center, quattro a livello territoriale, distribuiti territorialmente: uno a Ravenna, uno a Parma, uno a Bologna, uno a Ferrara. Ad oggi è pronto quello di Ravenna. Ci sono in questo momento oltre mille siti attivi, oltre 400 terabyte di spazio sorgente, oltre 1 petabyte di backup. Andando avanti con gli investimenti già previsti, si arriverà a costruire questi quattro data center e soprattutto si arriverà ad avere un sistema integrato.

    Questi erano i dati degli indicatori dei piani industriali che dicevo prima e che velocemente fanno un po’ capire cosa sta facendo Lepida. Non ve li commento, evidentemente. Questo era il discorso dei 100 megabit al secondo al 50% della popolazione. Questi erano i dati che vi leggevo prima velocemente relativi alle fibre ottiche ad agosto 2015 nei Comuni e nelle scuole, sanità ed altri enti. Questo è il ragionamento che vi ho fatto su reti oggi per la pubblica amministrazione al 2020, le scuole, la situazione delle scuole che vi stavo commentando com’era e come diventerà, la situazione del wifi dove si vede anche una distribuzione territoriale di dove sono i punti wifi ed evidentemente di come diventeranno. Questa è una mappa interattiva anche molto carina, che in realtà stiamo lanciando proprio in questi giorni, per tutti quelli che ci chiedono dove sono i punti wifi. Questa è la situazione degli operatori di telecomunicazione, che vi stavo raccontando prima, e qual è l’evoluzione con quei 780 milioni di euro che citavo, di cui 75 milioni a disposizione RER. Questi sono relativi ai data center con alcuni numeri di utilizzo oggi, e i data center al 2020 dove ci saranno quattro data center nativamente connessi, lì vedete un po’ di numeri di utilizzo, adesso non vado sul dato tecnico. Per chi è invece interessato, lì c’è scritto quante Cpu, quanti petabyte di spazio e quant’altro. Credo che l’oggetto veramente interessante sui data center dovrebbe essere questo: i data center sono costruiti con una altissima efficienza energetica, quindi consumano poco. Con i soli soldi che attualmente un Comune usa per la sola parte energetica, su questi data center regionali invece ci si paga la parte energetica, la parte di investimento delle attrezzature e la parte di esercizio. Quindi rappresenta - da un punto di vista di politiche green - un grande beneficio, ma soprattutto – anche da un punto di vista di politica economica, di costi e di bilancio - rappresenta un grande vantaggio proprio perché c’è un costo estremamente più basso; se voi prendete un dato medio di un buon data center regionale, in questo momento spreca il 150% di energia, mentre noi abbiamo come dato di target un 30%. Quindi con questa differenza, ovviamente costruendolo di sana pianta, facendolo bene, si riesce ad avere un grande risparmio. Questi data center sono costruiti in zone dove prima non c’erano dei data center e quindi c’è un interesse anche da parte del privato. Abbiamo messo in ogni data center una parte privata a disposizione dei privati, opportunamente selezionati con bando pubblico e per darvi un’idea, a Parma è stato selezionato un soggetto che ha messo a disposizione, Iva compresa, oltre 1 milione di euro. Quindi ha messo a disposizione, che vuol dire che abbiamo avuto più forza per fare un progetto più grande, ma vuole anche dire che il territorio ne ha un vantaggio, perché questo soggetto adesso ha costruito un data center dove prima non c’era. Stessa cosa sta succedendo a Ravenna, dove abbiamo già fatto un bando, qui siamo sui 4/500 mila euro di cofinanziamento da parte del privato, mentre vedremo che cosa succede a Ferrara che è il prossimo che andremo a realizzare. Bologna è l’ultimo, perché è dentro al Tecnopolo e quindi segue le vicissitudini di realizzazione del Tecnopolo stesso.

    Ultimissima cosa, un flash sulla parte dei servizi. Ad oggi questi sono i servizi principali che abbiamo, sistema di pagamento, un sistema unico per i pagamenti, si chiama PayER. Nel frattempo lo Stato ha fatto un sistema che si chiama PagoPA: questi due sono integrati. In questo momento stiamo incassando circa 20 milioni di euro all’anno, poi vedremo qual è l’evoluzione.

    Un sistema per l’identità federata digitale, oggi si chiama FedERa, quello del Governo si chiama SPID, ad oggi abbiamo 820 mila identità, un sistema di cooperazione applicativa che serve per far parlare in sicurezza i vari applicativi della pubblica amministrazione, oggi abbiamo 15 milioni di transazioni l’anno. Sportello unico delle attività produttive Emilia-Romagna (SUAPER): 40 mila pratiche anno.

    Un sistema multimediale che si chiama MultiplER che è un equivalente di Youtube - fa un po’ ridere - ma il problema su Youtube sono i diritti e non possiamo sempre cedere i diritti, questo è un sistema della pubblica amministrazione dove rimangono i diritti. Ovviamente è meno bello - fatemi dire - sarebbe difficile rifare Youtube.

    Sistema per l’anagrafe della popolazione residente ANA-CNER oggi, e quando ci sarà da parte del Governo ANPR.

    Oggi ci sono due milioni di pratiche consultabili, un sistema per la gestione documentale DocER con 1,5 milioni di documenti annui, poi abbiamo comunità tematiche e una parte di qualificazione per fare in modo che, chi lavora con la pubblica amministrazione, in qualche modo eviti di far pagare due volte la stessa cosa e quindi qualifichi un certo oggetto e quello che ho e diciamo che quello è già fatto.

    Dove andiamo? Questa è l’ultima slide. Chiaramente stiamo cercando di capire l’agenda digitale nazionale che cosa prevede e quali sono i risvolti, quindi ci stiamo adattando a tutto quello che è l’agenda digitale nazionale. Stiamo facendo nodi a favore di tutta la Pubblica amministrazione, non solo regionale. Cito per esempio che il sistema di pagamento in questo momento che abbiamo, lo sta usando Enac (Ente nazionale aviazione civile). Quindi Enac ha fatto una convenzione con Regione Emilia-Romagna per poter usare direttamente questo sistema. L’identità digitale evidentemente vorremmo aumentare fortemente il numero di credenziali. Realisticamente due milioni. Sarebbe bello dire quattro, ma due milioni ci sembra un numero ragionevolmente buono.

    Il sistema di pagamenti è raddoppiare la tipologia di incasso, ammesso che non si decida di riportare la parte del bollo auto a livello di gestione diretta. Oggi la Regione Emilia-Romagna non sta gestendo il bollo auto, lo sta facendo fare all’Aci. Nel momento in cui si riportasse chiaramente cambierebbero questi numeri, perché quello dà solo 500 milioni di euro o qualcosa di simile. Però nell’agenda digitale non abbiamo ipotizzato che ci sia questo cambiamento.

    Anagrafe nazionale: qui vedete una serie di valori che aumentano e soprattutto, visto che vogliamo mettere il cittadino un po’ al centro di tutto, abbiamo un fascicolo elettronico unico del cittadino che ci permetta di focalizzare tutta la storia del cittadino per quanto riguarda le sue pendenze o le sue opportunità con la Pubblica amministrazione.

     

    Presidente POLI

    Grazie al direttore Mazzini per questa ampia e approfondita illustrazione delle attività di Lepida, adesso chiederei ai colleghi commissari se hanno domande, richieste di intervento.

     

    Consigliere ZOFFOLI

    Grazie presidente. Credo che l’informatizzazione del territorio sia il futuro, lo sviluppo di un territorio e giustamente diffusamente ovunque caldeggiamo velocità nella distribuzione delle reti, dei collegamenti, tanti finanziamenti che arrivano dall’Europa, dal Governo e abbiamo visto dal direttore che sicuramente ormai l’infrastrutturazione della nostra regione, grazie a Lepida, è molto diffusa, molto permeata e sta portando anche numeri veramente importanti. Ma riparto con la parola velocità, che da sempre cita anche il nostro presidente della Regione, perché solo con la velocità e solo con l’informatizzazione piena e completa dei nostri territori, possiamo aiutare quello sviluppo che è indispensabile.

    Vi sono alcune questioni che vorrei riportare. La prima è che per realizzare dei progetti, spesso servono undici mesi per la permessistica e un mese per la realizzazione dei lavori. Non va bene. Non va bene perché in tema di velocità bisogna che riusciamo a trovare quella semplificazione che sempre diciamo e a volte ci costringe a non fare quei percorsi indispensabili e utili per ottimizzare il servizio e ridurre fortemente i costi. Lo dico, anche perché la mia esperienza personale - il direttore lo sa, dopo eventualmente parliamo del problema forlimpopolese - come Sindaco sono spesso incappato in questi problemi legati soprattutto alle scuole, perché devo dire che sui Comuni la velocità e la capacità di allacciamento è stata molto migliore, molto maggiore. Mi viene da pensare che probabilmente la colpa è stata anche dei territori, perché avendo visto i numeri, c’è una difformità sui territori - un altro tema anche questo che il direttore ha sollevato molto bene - di allacciamenti di scuole, perché ci sono delle Province che hanno allacciamenti che sono quattro, cinque volte altre Province. Per cui, evidentemente c’è stato lungo la strada qualche problema legato non so se alle Province, ai Comuni o agli allacciamenti reali nel portare i cavidotti, però su questa permessistica mi sono scontrato molto. E credo che dobbiamo lavorare molto su questa partita, perché non ci possiamo permettere, avendo i soldi, avendo le prese, avendo gli allacci, avendo i programmi, avendo tutto, di fermarci sulla permessistica, non è più concepibile oggi. Anche perché Lepida, che è la banda larga nelle scuole, permette un’ottimizzazione dei servizi, una riduzione significativa dei costi e quel futuro che magari nelle famiglie hanno tutti e nelle scuole si stenta ancora a portare.

    L’ultima annotazione è un po’ di colore, se vogliamo: io che uso il tablet in giro per la Regione, e che spesso ho bisogno di fare collegamenti con la mia personale scheda, in molte zone della regione non prende e in molte altre ogni tanto prende Lepida free, ogni tanto no e non ho capito perché. Qui sì, là no, se non c’è una possibilità di avere un Lepida free ovunque in Regione da poter utilizzare, senza dover continuamente attrezzarci con strumenti collaterali e soprattutto per persone come me, che essendo un po’ in difficoltà con tutti questi strumenti elettronici, avere un’unica possibilità sarebbe molto più facile rispetto a tanti marchingegni che di volta in volta si devono cercare di portare avanti per avere gli allacciamenti.

     

    Presidente POLI

    Provo nei confronti del collega Zoffoli un senso di profonda condivisione sulle difficoltà. Consigliere Molinari, poi mi aveva chiesto la parola il consigliere Bargi.

     

    Consigliere MOLINARI

    Chiedo un dettaglio, perché poi giustamente il tema è talmente vasto: quando si parlava di cofinanziamenti, ovviamente siamo soprattutto attenti, almeno per quanto riguarda l’esperienza sulle piccole realtà, le piccole realtà di montagna, a cercare di capire, ovviamente dipenderà anche dai bandi tramite i quali poi si agisce, ma un’idea media per quanto riguarda quello che dovrà essere anche l’impegno finanziario da parte soprattutto delle piccole Amministrazioni, perché l’Italia e l’Emilia-Romagna comunque ha nel tessuto dei piccoli Comuni, quindi dei piccoli plessi scolastici, una delle risorse, ma anche una delle problematiche maggiori anche in tema di possibilità di raggiungerli.

    L’altra questione: si è parlato di operatori telefonici, quindi la possibilità di interagire anche con uno degli elementi che, tramite i telefoni cellulari, quindi anche la connessione in rete, ormai è la base della vita in montagna. Oltre che i nuovi investimenti, uno dei problemi che sta attraversando, - perlomeno parlo per esperienza del nostro territorio, ma credo che in montagna stia avvenendo un po’ dovunque così - la possibilità di concentrare da parte degli operatori le antenne in subaffitto, quindi cercando di anche disdire i vecchi contratti che negli anni, pur tra mille polemiche, erano stati impiantati sul territorio e avevano raggiunto una copertura non totale ma abbastanza capillare. Adesso quando si arriva in scadenza di questi contratti d’affitto, tendenzialmente almeno nelle nostre aree - parlo soprattutto del Piacentino, ma mi sembra di aver colto che è un problema comune - i gestori tendono a concentrarsi su un’unica antenna. Ovviamente dal loro punto di vista, ragionando sui grandi numeri, più o meno l’effetto è lo stesso, però per il territorio risulta che intere vallate che hanno fatto scelte magari, è inutile girarci intorno, anche sugli operatori principali, perché poi al di là del fatto che un operatore chiamiamolo marginale senza citarlo, magari possa prendere ed essere funzionale nel piccolo paesino di montagna, uno che fa il pendolare, appena si sposta e quindi quell’operatore non è così poi ben strutturato, non è più utilizzabile il cellulare.

    Quindi sul concetto che anche durante l’estate tantissime persone che vengono dalla città, hanno la possibilità di utilizzare le chiavette, utilizzare i loro cellulari, questo è un problema che chiedevo come poteva essere risolto, perché stanno arrivando un po’ a tutti sollecitazioni, anche reazioni e proteste, che possiamo fare? quali possono essere le soluzioni?

    Se ci fosse la possibilità di capire come poter interagire, è diventato e sta diventando un problema enorme, perché aggiungo non solo sul discorso tecnologico, ma anche proprio dal punto di vista della sicurezza. Infatti la mancata copertura totale di alcune aree, anche dal punto di vista dei tentativi che si stanno facendo per esempio di estensione della rete di Protezione civile, di informazione, di comunicazione, in molti punti della montagna sta diventando impossibile. Quindi chiedevo dal punto di vista tecnologico cosa si poteva magari iniziare a discutere, cercando di raccogliere anche i problemi sui vari territori, iniziare ad affrontarli credo uno a uno, o comunque a gruppi di problematiche.

     

    Consigliere BARGI

    Al di là di quello che è stato tutto il discorso relativo al cablaggio, quindi al potenziamento delle reti infrastrutturali telematiche, dicendo che sicuramente non può che trovarci d’accordo, quello che ci interessava capire di più, difatti avrei gradito la presenza dell’Assessore, ma adesso avremo poi modo anche in Aula di ritornare sull’argomento, immagino, quello che ci interessava capire di più, è l’esatta applicazione del momento in cui noi attiviamo una rete. Abbiamo sentito parlare sia la volta scorsa che oggi, anche nell’intervento del consigliere Zoffoli ad esempio, una delle cose di cui si è parlato di più, che è il collegare le scuole.

    A me va benissimo collegare la scuola, però vorrei capire esattamente il beneficio in termini di didattica dell’avere il collegamento. Non che sia una cosa negativa, ovvio che collegare l’istituto scolastico, anche solo per il professore poter utilizzare il computer, poter fare delle ricerche, preparare la lezione è sicuramente positivo, però quello che vorrei far notare, è che a volte c’è un po’ di distacco tra quelle che sono le azioni dell’ente in questo caso intermedio, la Regione, e quella che è poi l’applicazione pratica, perché io che vengo probabilmente qui dentro sono uno di quelli che ha lasciato la scuola da tempi più recenti, non è che noi avessimo delle lezioni o delle ore particolari dedicate all’utilizzo, facevo elettronica tra l’altro, non è che facessi il liceo, in cui si potesse utilizzare effettivamente la rete internet. Questo chiaramente non è un problema regionale, ma un problema di didattica a livello nazionale, però finché noi non adattiamo la nostra didattica a quella che è la possibilità di utilizzare, sfruttare al meglio anche la rete nell’istituto, chiaramente c’è fino ad un certo punto.

    Questo per dire cosa? Noi a volte andiamo nella direzione di spingere in determinate direzioni, penso ad un altro esempio, il fascicolo sanitario. Ho sentito diverse persone che, a parte che ritengo il fascicolo sanitario elettronico sia molto poco diffuso ancora a livello di popolazione, diverse persone che l’hanno utilizzato, che hanno avuto accesso al proprio fascicolo, l’hanno trovato vuoto. Non so dove stia il problema, però probabilmente sono strumenti che noi andiamo ad implementare, ma che in realtà trovano grossa difficoltà poi nell’applicazione.

    Penso a tutto quello che è data center, pubblicare i dati a livello di enti locali, ma anche solo la messa in rete di strumenti digitali per quanto riguarda la burocrazia degli enti locali molte volte è macchinosissima. Anche qui probabilmente c’è un distacco fra quello che è l’investimento, lo stanziamento di risorse, il cofinanziamento da parte della Regione per creare l’infrastruttura e la struttura, e poi l’applicazione immediata con il cittadino. Io lavoravo in uno studio di contabilità: quando per i clienti dovevo andare a fare le pratiche on line nei Comuni, c’erano delle volte che era meglio prendere la pistola e sparare al monitor, sono sincero. Poi capisco anche, viviamo in un Paese in cui la burocrazia probabilmente è talmente lenta, che riesce a rallentare anche le connessioni veloci, perché a volte apri uno schema di una SCIA, e devi stampare, devi chiamare il cliente, lo deve firmare dal vivo, deve portare ancora il pezzo di carta, perché magari il documento digitale non è ancora valido del tutto, purtroppo abbiamo una serie di problemi a mio avviso nell’applicazione poi pratica di questi strumenti. Noi creiamo lo strumento, creiamo la struttura, però qui manca da un lato a volte anche la domanda, perché il cittadino non sa neanche di queste possibilità.

    Infatti ci chiedevamo se non fosse possibile aprire la piattaforma self di e-learning regionale magari anche alla cittadinanza. So che per le scuole esiste già, anche questo sarebbe interessante poter andare nelle scuole, preparare magari i ragazzi che un giorno saranno adulti ad utilizzare strumenti che si interfacciano digitalmente con la pubblica amministrazione, così che in futuro sia sempre minore il numero di persone che non riescono ad utilizzare queste possibilità. Però volevo far notare questa problematica. A volte qui si prepara la struttura, però se poi la scuola non ha una didattica incentrata per poter utilizzare il sistema informatico, poi magari ci sono dei siti di Comuni - lo dico essendo stato in maggioranza per cinque anni, anche il nostro - sono imbarazzanti, a volte fai fatica a navigarci. Giusto per dire, a volte manchiamo proprio nella piccolezza di base, quando stiamo costruendo invece già il castello. Quindi sicuramente da parte della Regione, quelli che sono indirizzi per quanto riguarda l’infrastruttura è molto positivo. Però teniamo presente che probabilmente dovremo andare in qualche modo ad incidere su quella che è la base, per rendere più immediato per il cittadino, diffondere la conoscenza perché evidentemente molti non li utilizzano e rendere più pratica la cosa.

    Ora un’altra proposta che ci verrebbe da fare - perché era inserita in un progetto di legge di cui tra l’altro ero primo firmatario, siccome mi hanno detto che era uguale a uno che c’era già, tant’è che questo strumento non c’è, non ce lo passano - era il fascicolo elettronico d’impresa, un po’ analogo a quello sanitario. Però in questo caso sarebbe l’impresa che carica i propri dati, chiaramente non quelli sensibili all’attività produttiva, però bilanci, gli atti di costituzione e via dicendo, su un fascicolo, stavolta consultabile dalla pubblica amministrazione qualora debba fare dei controlli. Così la PA prima controlla il fascicolo - c’è già in altre Regioni, lo stanno attivando - prima controlla il fascicolo, se i dati che cerca sono già lì, non va a importunare l’imprenditore, quindi questo sarebbe un altro strumento interessante da capire se si potesse implementare.

     

    Presidente POLI

    Grazie, consigliere Bargi, darei la parola alla consigliera Montalti. Se siete d’accordo, ci possiamo dare l’obiettivo di concludere i lavori della commissione verso le 12,30, credo sia utile perché poi abbiamo altri impegni. Prego, consigliera Montalti.

     

    Consigliera MONTALTI

    Sarò breve nelle considerazioni. Intanto ringrazio questo quadro approfondito del percorso che sta portando avanti Lepida. Ovviamente ci manderete anche le slide, in modo che abbiamo la possibilità di guardare un po’ meglio i dati e approfondirli. L’audizione con Lepida mette l’accento sulla parte dell’intervento infrastrutturale. Questo è quello che ci aspettavamo ed era quello che era giusto approfondire, anche perché il presupposto per portare avanti delle politiche digitali è avere una dotazione infrastrutturale che sia diffusa, accessibile, rapida e quindi il primo percorso e il passaggio fondamentale è quello di colmare veramente il digital divide del nostro territorio e riuscire a portare tutti i territori, tutti i cittadini e ovviamente anche gli enti locali e imprese ad un accesso facile alla rete. Ciò detto, penso che in questa fase la grande sfida sia quella di lavorare sulla cittadinanza digitale a 360 gradi, quindi quella di permettere da un lato ai cittadini di avere tutti gli strumenti utili per poter accedere alla rete, accedere ai servizi in maniera veramente semplice, e dall’altra parte per poter permettere alle imprese di utilizzare la rete per il business e anche per esplorare le nuove opportunità che al digitale sono correlate, e agli enti locali di poter fare quella rivoluzione digitale fondamentale anche per essere rispondenti ai bisogni della nuova cittadinanza digitale.

    Penso che in questa fase il grande lavoro sia, dal punto di vista sicuramente culturale, di coordinamento. Mi ritrovo su alcune delle osservazioni che ha fatto prima il collega rispetto anche alla necessità di mettere il più possibile in relazione e trovare dei format semplici e comuni per tutto quello che riguarda i servizi della pubblica amministrazione; perché se il digitale diventa un complicare l’accesso ai servizi, o un complicare i percorsi e gli iter ai cittadini e all’impresa, allora non stiamo facendo la cosa giusta. Purtroppo di segnalazioni di questo tipo e anche di esperienze di questo tipo, ognuno di noi ne fa quotidianamente.

    D’altra parte, credo che sia da rimarcare come elemento estremamente positivo il fatto che finalmente ci sono anche delle risorse interessanti che vengono messe a disposizione, sia del percorso di dotazione infrastrutturale, sia anche di quelli che possono essere i percorsi formativi, perché penso per esempio al fondo sociale europeo che non è stato citato, ma che è lo strumento che si mette a disposizione per tutta la parte di formazione, di sviluppo anche delle competenze all’interno della pubblica amministrazione e non solo.

    Penso anche alle grandi opportunità che si stanno lanciando, quella dei big data center (tra l’altro proprio oggi la Giunta è in visita e sta lanciando il progetto di Bologna): quello dei big data center è una grandissima opportunità sia di crescita dal punto di vista della dotazione infrastrutturale, del movimento di dati, quindi di opportunità sul nostro territorio, sia anche dal punto di vista occupazionale, perché non dobbiamo dimenticare - forse questo sarebbe un dato anche interessante da portare quando si parla di digitale - quello che significa l’aumento delle infrastrutture e l’aumento dei servizi, l’aumento di tutto quello che è il mondo legato al digitale per la crescita dell’occupazione nel nostro territorio, perché questa è una competenza e una opportunità trasversale. Quindi può rappresentare nuova occupazione per le imprese che si occupano di sviluppo di servizi a 360 gradi, per le imprese che vengono coinvolte nello sviluppo della rete, ma anche per tutte le ricadute dal punto di vista dei servizi della pubblica amministrazione, dell’accesso dei cittadini e si potrebbe fare un lunghissimo elenco.

    L’agenda digitale che stiamo affrontando in questi giorni in Commissione è sicuramente né un punto d’avvio, né un punto di partenza, perché in realtà recepisce tutto un percorso sul quale la nostra Regione inizia ad essere matura. È molto interessante quel dato del 70% delle scuole connesse a livello nazionale, è interessante ed è inquietante da certi punti di vista, però almeno un pezzo di lavoro lo stiamo facendo.

    Dall’altra parte ci confrontiamo con un mondo, quello del digitale, che è in continua evoluzione. Basti pensare alla rapidità di tutta una serie di elementi che adesso fanno parte della nostra vita e che non hanno neanche dieci anni di vita, penso allo smartphone del 2007, il primo smartphone. E quindi credo che un lavoro grosso e anche complesso che dobbiamo fare insieme come Regione, ma in stretta connessione con il territorio, è proprio quello di dotarci di strumenti che ci permettano di essere continuamente attuali, aggiornati e innovativi. E forse su questo anche riflettere su quali possono essere gli strumenti da mettere in campo, i luoghi per un confronto continuo con il territorio, con chi fa ricerca e innovazione ed è sul pezzo rispetto a questa materia. Ora che parliamo di agenda digitale è opportuno che ci interroghiamo anche rispetto a questo tipo di percorsi per avere sempre uno sguardo pronto al futuro, perché su questi temi non c’è una fotografia che blocca il momento presente, sul quale ci possiamo fermare, ma dobbiamo sempre avere lo sguardo in avanti e saperci aggiornare.

     

    Presidente POLI

    Grazie consigliera Montalti, prego consigliere Bertani.

     

    Consigliere BERTANI

    Grazie. Sicuramente il focus poggia oggi sulla parte infrastrutture e quindi rispetto alle quattro colonne dell’agenda digitale siamo sulla prima. La cosa che mi interessava, in parte già accennata, è che siamo arrivati in tanti Comuni, quasi tutti, in molte scuole, però uno dei problemi della competitività anche della nostra Regione è quello di far arrivare la fibra alle famiglie, ma soprattutto alle imprese. Quindi mi interessava quell’aspetto che lei citava alla fine che è il futuro, perché ad oggi in realtà quello che ha fatto Lepida è servito in parte, anche poco, all’impresa. Lei diceva dove siamo arrivati in un Comune, magari se era possibile abbiamo aperto una porta. Volevo capire questo, sui Comuni dove siete arrivati quante porte avete aperto.

    L’altro discorso è quello come si colloca questo sviluppo con l’agenda del Governo, con il discorso dei finanziamenti, col discorso che sarà INFRATEL probabilmente quella che svilupperà le reti nelle zone bianche, e quindi in questo caso come Lepida si va a sovrapporre o in concorrenza o in cooperazione, per capire questo aspetto particolare.

    L’altro aspetto è dal punto di vista economico gli operatori che si allacciano alla rete Lepida, per poi darla ai privati, le tariffe che arrivano ai privati sono concorrenziali, sono ancora troppo alte? Perché poi qui c’è il problema delle imprese o delle famiglie, che si trovano a pagare delle tariffe che a livello di media europea sono sicuramente molto alte.

    L’altra cosa che mi interessava invece, lei lo accennava prima nella parte di fibra, però mi interessava anche sul wifi, il discorso di turbativa del mercato, nel senso che il fatto che Lepida intervenga sul mercato a volte può creare delle distorsioni. Mi riferisco al wifi: ho avuto notizia in alcuni Comuni dove ancora Lepida magari non fa a tempo ad arrivare con il wifi, ci sono dei privati che si propongono, anche qui o gratuitamente o a prezzi concorrenziali, ma la cosa rimane bloccata, perché si dice tanto prima o poi avverrà arriverà il wifi di Lepida. Nel frattempo le cose rimangono bloccate. Sul wifi mi piacerebbe sapere anche i costi per i Comuni, cioè l’installazione e il costo di gestione se c’è quel quarto che dicevamo prima per il costo della fibra rispetto al mercato, oppure quali sono i tipi di costi.

    L’altra cosa invece che mi interesserebbe capire è questa: nel documento sull’agenda digitale si parla della necessità di costruire un catasto: ci si riferisce al catasto della rete Lepida o al catasto di tutti gli operatori e quindi della rete esistente in Regione?

    E infine una riflessione che pongo a tutti i consiglieri è quella del core business. Il core business di Lepida è quello dell’infrastruttura. Vedo che però si muove anche su alcuni piani che sono i servizi, quindi i data center, che però per me sta ancora nell’infrastruttura. Però quando cominciamo a parlare di servizi informatici, quindi quelli che abbiamo trattato nell’ultima parte, vorrei cominciare a ragionare se vale la pena che Lepida sviluppi queste parti, anche perché poi vediamo che siamo superati e raggiunti dal Governo: ad esempio sull’identità digitale abbiamo fatto un lavoro che ci ha portato avanti, però magari rischiamo di essere superati perché poi arriverà uno standard diverso a livello nazionale.

    Quindi quanto vale la pena e l’impegno di sviluppare del software che poi rimane legato alla nostra regione? D’altra parte è comunque un’opportunità, perché potrebbe stimolare tutte le nostre Amministrazioni a fare quel passo che, come diceva prima il consigliere Bargi, non c’è. Magari gli portiamo la fibra, ma non sono capaci a digitalizzare un documento, oppure la firma elettronica non funziona, oppure altro. Idem per le scuole dove arriva la fibra, poi magari non c’è la lavagna interattiva multimediale. Rispondo al consigliere Bargi, oggi nelle scuole dove arriva la lim, la banda larga è sicuramente importante. Il problema è che poi non ci sono le LIM.

     

    Presidente POLI

    Grazie consigliere Bertani, darei la parola al consigliere Delmonte per una domanda.

     

    Consigliere DELMONTE

    Da informatico, avrei cento domande tecniche nerd, ma le evito, cerco di fare una domanda istituzionale. Chiedevo una cosa sugli account FedERa, nel senso che ho provato a dare un’occhiata anche adesso, ho visto che la registrazione è ovviamente libera per chiunque con un certo inserimento di dati, scegliendo l’Authority a cui si preferisce registrarsi. Quello che non ho capito è se questi dati, una volta inseriti, vengono lasciati anche all’Authority presso cui è stata fatta la richiesta di registrazione o vengono tutti inseriti in un database di Lepida e non vengono lasciati al Comune ad esempio o alla scuola, o vengono dati ad entrambe le entità? Solo questo, grazie.

     

    Presidente POLI

    Bene, ringrazio tutti i consiglieri per gli interventi molto puntuali e molto utili. Quindi chiederei al direttore Mazzini di sintetizzare le risposte a questa tornata di domande e poi passiamo all’espressione del voto per il parere sull’oggetto 2018. Prego.

     

    Prof. MAZZINI

    Permessistica. È assolutamente vero che i tempi sono troppo elevati, noi la subiamo. Sarebbe molto importante riuscire a costruire un percorso anche politico per fare in modo che ci sia una maggiore sensibilizzazione.

    Sul discorso delle difformità territoriali, probabilmente c’è anche stata una diversa attenzione da parte degli amministratori pubblici probabilmente quelli magari più lontani da Bologna, e questa può essere stata una nostra colpa, li abbiamo visitati un minor numero di volte e quindi magari siamo stati anche noi che non siamo riusciti ad instaurare un rapporto continuativo. Nell’ultimo periodo abbiamo da un anno e mezzo aperto una sede a Parma proprio per riuscire per esempio in Emilia ad essere molto più vicini dalle parti di Parma e Piacenza, proprio per riuscire a risolvere questa tipologia di situazione. Sul wifi free o non free è una scelta dell’ente che noi ancora una volta subiamo. L’Assemblea legislativa ha deciso che in aula c’è il free e nel resto non c’è. È l’Assemblea legislativa che l’ha deciso, non siamo noi che l’abbiamo deciso. Nel momento in cui voi decidete che ovunque è free, ovviamente in ore una diventa ovunque free. Però è una decisione dell’ente, non è una decisione di Lepida, per essere chiari. Poi chi dell’ente l’ha fatta io non lo so, però a noi è stata comunicata come una decisione dell’ente. Questo per rispondere al punto.

    Andiamo avanti per quanto riguarda la parte relativa a quanto costano mediamente le infrastrutture di questo tipo. Fermo restando che FESR e FEASR finanziano al 100% le infrastrutture che si fanno e quindi non c’è nessuna richiesta di cofinanziamento, se non in infrastrutture, cioè le infrastrutture che hai a disposizione le metti a disposizione, è tutto pubblico su pubblico, però non soldi, però il FESR e il FEASR non finanzia scuole in questo momento, finanzia imprese e cittadini. Nel momento in cui si va a fare invece azioni di cofinanziamento e si cerca nel momento in cui si fanno azioni di farle tutti insieme, perché costa meno, il tipico costo per arrivare con la fibra nella scuola è dell’ordine dei 5/10 mila euro, di cui il 50% viene cofinanziato. Quindi è una cifra che può andare da 2.500 a 5 mila euro per l’ente. Considerate il fatto che sono cifre estremamente più basse rispetto ad una infrastrutturazione in fibra che normalmente avviene, perché sono cifre che pensano che c’è già l’infrastruttura a disposizione. Bisogna solo posare la fibra dentro dei tubi. Questo è quello che si fa e fare dei piccoli scavi di raccordo. Questo per dare un po’ l’idea di quali sono i costi. Laddove non ci si arriva direttamente con una fibra, si va con parabole, con sistemi di antenna in banda licenziata, ed è fondamentale perché così non c’è interferenza e il sistema continua a funzionare e la cifra è assolutamente analoga.

    Gli operatori telefonici cellulari in montagna sono un problema enorme. È vero che si stanno accorpando, è anche vero che vogliono spendere sempre meno. È vero che ci sono trattative abbastanza selvagge che avvengono normalmente fra l’operatore e il Comune, fino al punto tale che il Comune chiede troppo e l’operatore va via. Come è vero che quando bisogna installarne qualcuno di nuovo, c’è sempre il comitato a favore e il comitato contrario. Questo è vero quasi in tutti i territori. Cosa si può fare è molto complicato. Quello che noi stiamo cercando in qualche caso di fare è mettere a disposizione pezzi, se abbiamo un traliccio lo mettiamo a disposizione, se abbiamo una rete che arriva nelle vicinanze, la mettiamo a disposizione in modo da abbattere alcuni costi industriali e fare in modo che gli operatori riescano a rimanere nel luogo. Questo è quello che stiamo cercando di fare. Esempio per tutti, una zona a Fanano e una zona a Predappio, due zone che per molti anni sono rimaste scoperte, siamo riusciti a convincere degli operatori, noi non possiamo fare nessuna azione in quel caso, però convincere gli operatori a fare ristrutturazione di due zone, erano due valli che erano assolutamente scoperte. Questo è un esempio e dandogli a disposizione infrastrutture che noi eventualmente avevamo.

    Che cosa stiamo facendo. Il primo focus è cittadini/imprese. Io ho mescolato nella velocità un po’ tutte le cose, però il focus che stiamo facendo con i soldi relativi all’Europa è necessariamente cittadini, è necessariamente imprese. Quello che invece facciamo con i soldi di Regione è la pubblica amministrazione intesa come scuola, sanità, tipicamente medico di medicina generale, anche nella zona montana, situazioni di questo tipo. Questo forse l’avevo un po’ mescolato nella velocità, però è fondamentale dirlo. Se andiamo a vedere a che cosa serve, un esempio per tutti può essere una scuola superiore, il Respighi di Piacenza è da quattro anni con noi, ha qualcosa come 6/700 tablet, alla mattina abbiamo 6/700 ragazzi che alle 8.30 si registrano su FedERa e iniziano la loro attività e fanno tutta la didattica su dei tablet. È un sistema complicatissimo, perché faccio notare che la densità è maggiore di quella di una fiera, quindi un sistema che ha trentadue punti wifi all’interno con problematiche maggiori dei punti più densi che ci sono, quindi anche da risolvere, non banali. Fanno un traffico dell’ordine dei 300 megabit al secondo, sempre per dare un’idea di che cosa fanno. Ma lì siamo in una realtà molto evoluta.

    Lim, classi 2.0, pluriclassi distribuite. Il fatto che in montagna non si riesce a fare una classe di dimensione sufficiente, ma si possono mettere soggetti diversi, interconnetterli via rete e fare l’equivalente di una didattica distribuita. Questo è un esempio che ci è stato fatto e che ci è stato chiesto più volte. Sicuramente stiamo parlando con l’ufficio regionale scolastico per fare in modo che ci sia possibilmente un modello unico a livello regionale e non ce ne siano ventisette, perché le idee dei comitati, dei consigli d’istituto e quant’altro ovviamente sono folcloristiche. Ognuno porta avanti giustamente la propria, però se riusciamo a fare una summa e avere un modello un po’ più unico, è anche più semplice per noi. Noi non ci occupiamo dell’interno della scuola, non ci siamo mai occupati. Faccio però notare che abbiamo recentemente distribuito ottanta laptop che avevamo di troppo, nel senso che li abbiamo cambiati, e hanno risposto ad una manifestazione pubblica di chi li voleva, 442 scuole per 3.680 richieste di laptop. Noi ne avevamo ottanta. Questo per dare un po’ un’idea del fabbisogno e poi non abbiamo sicuramente catturato tutto, però il fabbisogno è molto alto.

    Un altro tema che Lei citava, è l’usabilità dei servizi, e faccio notare che è un tema su cui ci siamo scontrati, perché per molto tempo nel Cad (Codice dell’amministrazione digitale) c’è stata l’attenzione all’accessibilità, a carattere grande e piccolo piuttosto che altre cose, ma non a quanto è facile usare un servizio, quanti clic devo fare per ottenere qualcosa per esempio. Invece finalmente c’è una maggiore attenzione in questo senso, ed è lì che tutti noi nel nuovo piano dobbiamo andare a lavorare. Lavorare sulla cittadinanza digitale a trecentosessanta gradi è sicuramente l’obiettivo e anche una cosa molto sfidante. Il problema fondamentale è con quanti fornitori vogliamo andare a lavorare. Sarebbe bello avere un unico meccanismo e un unico sistema che funzioni per tutti, sarebbe assolutamente bello, ma vorrebbe dire che da venti fornitori, trenta, cinquanta fornitori sulla pubblica amministrazione, si passa a uno, e questo è un ragionamento puramente politico che deve essere fatto. Tutte le volte che abbiamo provato a proporre di fare un servizio, faccio un esempio delle multe, il software delle multe fa la stessa cosa in tutti i Comuni, perché il codice è lo stesso, quindi non ci sono cinquanta diverse soluzioni. Mentre il regolamento urbanistico è diverso, il codice della strada tende ad essere lo stesso, di conseguenza la tipologia di multe è la stessa. La tipologia di processo dietro una multa è lo stesso. Abbiamo venti software diversi interfacciati in una cinquantina di modi differenti; ovviamente è uno spreco. Però ci vuole una decisione di prendere in mano quella filiera e capire quanto si vuole invadere il mercato, non lasciandolo più libero. Questa è una scelta puramente politica, quindi io alzo le mani e subisco quella che può essere una qualunque scelta. L’abbiamo citato più volte, abbiamo più di uno studio che fa vedere quali sarebbero i vantaggi e quali gli svantaggi. Ricordo sempre che ogni volta che facciamo ragionamenti di questo tipo, le imprese dicono - questo vi costa mille posti di lavoro - e uno deve poi capire se è accettabile o no come tipologia. Lavorare sugli standard è possibile, ma lavorare sugli standard vuol dire alla fine farne uno. Se lavoriamo sugli standard e lasciamo aperta l’implementazione sugli standard a cinquanta soggetti diversi, sicuramente non saranno mai interoperabili. L’abbiamo già fatto una ventina di volte a livello nazionale, non ci siamo mai riusciti, perché c’è sempre qualcosina che all’ultimo momento tocca e non funziona.

    Andando avanti Lei mi ha fatto molte domande, cerco di essere più veloce possibile. Fibre alle imprese in realtà noi le abbiamo portate: le abbiamo portate più di una volta e abbiamo settantadue imprese connesse direttamente da Lepida. Queste settantadue imprese sembrano poche, ma sono territori: Tredozio ha tre imprese, Quattro Castella ha dieci imprese, eccetera, quindi zone complicate storicamente, lì non diamo un servizio noi. L’ultimo metro - non l’ultimo miglio - lo fa un soggetto terzo. Noi ne abbiamo fatte settanta, ne stiamo facendo delle altre evidentemente con un modello a cofinanziamento da parte delle imprese, ma a cifre estremamente più basse. Se Telecom Italia del caso - che non andrebbe lì, perché non ci va - gli chiede 20 mila euro, noi riusciamo a fare l’operazione intorno ai 5/6 mila euro, sempre perché mettiamo insieme tutte le infrastrutture che ci sono. Quindi i numeri sono una settantina di aziende direttamente connesse e 350 aziende connesse indirettamente. Sono poche rispetto alle migliaia di aziende che ci sono. C’è anche da dire che sono i luoghi dove ci hanno chiamato. Noi cerchiamo di evitare di andare a rompere le scatole, ma andiamo dove i Comuni ci chiamano.

    Qual è il rapporto con INFRATEL? È un rapporto di estrema collaborazione. Abbiamo fatto molte azioni insieme. Devo dire che la Regione Emilia-Romagna aveva deciso l’intervento di aiuto diretto prima di INFRATEL, quindi i fondi FESR e FEASR vengono messi per fare delle infrastrutture che sono di proprietà di Regione Emilia-Romagna. Il Governo ci ha pensato a lungo e solo recentemente ha deciso che farà la stessa identica cosa. Visto che facciamo la stessa identica cosa, siamo molto in linea. L’idea è che a noi piacerebbe partire primi, farle prima e loro fanno i buchi che noi abbiamo lasciato. È anche più facile, perché con pochi soldi si fa tanta cittadinanza se parti prima, e gli altri si trovano a fare tutto il resto. Se siamo abbastanza bravi con i processi di gara e quant’altro, ci siamo. Ovviamente settimanalmente ci scambiamo cosa stiamo facendo noi, cosa fanno loro. Noi faremo le gare – e le faremo tutte - e saranno gare a listino dove io faccio la zona 1, tu fai la zona 2. Non faremo mai la stessa zona insieme: questo è un obbligo.

    Tariffe agli operatori. In questo momento noi abbiamo stabilito un listino in attesa che l’Autorità garante delle comunicazioni eventualmente ne stabilisca uno nazionale, furbo, unico a cui tutti ci dobbiamo attenere. In carenza di qualcuno che l’abbia normato, ne abbiamo fatto uno. Faccio un esempio, il trasporto verso Bologna di 100 megabit al secondo costa 200 euro al mese, che è una cifra estremamente bassa, la banda 400 euro. Quindi trasporto vuol dire ti porto da un punto all’altro, nell’altro ti do direttamente la banda. Il vincolo che noi poniamo agli operatori è di non superare mai il 20% del costo della banda. Quindi a un’azienda finale 100 megabit di banda non può costare più di 480 euro. Può anche costare zero, però non più di 480 euro. Quindi noi stabiliamo in tutti gli accordi un vincolo, e mettiamo questo vincolo. Faccio notare che il prezzo che la pubblica amministrazione ha per i 100 mega in questo momento è del doppio. Quindi stiamo parlando di cifre estremamente calmierate per bande garantite. Bande non garantite alle imprese supponiamo di non farlo, agli altri gli diamo un fattore di contemporaneità massimo, che è quello previsto dagli ultimi decreti del 50%. Alcuni operatori su nostra sollecitazione hanno fatto tariffe sociali, sempre usando banda nostra, che sono tariffe per anziani, piuttosto che per persone disagiate, piuttosto che per imprese che si devono insediare con sconti per i primi tre anni.

    Turbativa di mercato. Ci sono due mercati diversi, il mercato della pubblica amministrazione e il mercato fuori dalla pubblica amministrazione. Nel primo, ci sentiamo di poter turbare quello che vogliamo, perché è una scelta politica. Nel momento in cui diciamo la connettività la dà Lepida e non Telecom, non diamo 17 milioni di euro a Telecom e spendiamo 2 milioni di euro con Lepida. È una scelta. Chiaramente Telecom, dico Telecom per dire un operatore, in quel caso è contento il giusto, però non ci può fare causa perché noi abbiamo fatto una scelta interorganica di un diverso rapporto. Nel momento in cui invece andiamo al di fuori della pubblica amministrazione, noi stiamo assolutamente attenti. Quindi noi abbiamo una carta di servizi, che dice che non possiamo dare servizi ai cittadini nelle loro case e alle aziende nelle proprie sedi. Questo è il vincolo. Il sistema wifi è un esempio di bordo, perché dipende dove uno lo fa. Se il sistema wifi è fatto in una piazza, e il Comune ha detto che quella piazza è un servizio che lui avrebbe fatto con i suoi organi interni, allora non è visto come turbativa. Se viene fatto in un centro commerciale dove il Comune non c’entra, quello verrebbe visto così e noi ci stiamo lontanissimi. Comunque, tutte le volte è da starci molto attenti e da capire cosa succede.

    Costi wifi per il Comune. In questo momento i punti che noi diamo come Regione sono gratis, cioè sono gestiti da Regione. Se il Comune di Bologna aveva dei propri punti e ce li ha conferiti, paga soltanto il costo vivo di manutenzione. Normalmente se lo fa direttamente. Noi siamo formalmente i gestori, ma lui è formalmente il gestore della manutenzione della propria rete, la proprietà rimane sua. Il catasto non è il catasto della rete di Lepida, che c’è già, ma è il catasto degli operatori. Vorremmo un catasto per sapere cosa c’è nel sottosuolo e in quel modo favorire i nuovi soggetti che entrano per dire - se devi andare da questo punto a questo punto, esiste già un tubo - e nel catasto vorremmo anche che ci fossero i diritti per entrare, non soltanto per sapere che esiste un tubo ma non lo puoi avere. Esiste un tubo, ma costa ics o è gratis, a seconda delle tipologie.

    Sul core business e sui servizi commento poco, dicendo che noi siamo più infrastruttura da data center, abbiamo alcuni servizi infrastrutturali, non facciamo servizi di base. Cioè la piattaforma di pagamento per noi è un modulo su cui tanti applicativi vanno a pescare, per questo l’abbiamo sviluppato noi, ma applicativi finali cerchiamo di non farli.

    Ultimissima domanda era FedERa, di chi sono i dati? Se parliamo dov’è la titolarità, la titolarità del dato è tipicamente del Comune, quindi la registration authority, poi il Comune può avere un proprio server, un proprio spazio oppure averlo all’interno di un data center, ma questo è terzo. La titolarità è sua. La responsabilità del dato è condivisa, perché abbiamo un accordo fra tutti i Comune di riuso. Quindi nel momento in cui il Comune di Bologna espone una propria identità che viene usata dal Comune di Modena, il Comune di Modena deve avere la possibilità di utilizzarlo, ma non averne la titolarità. Credo di aver risposto a tutte le domande.

     

    Presidente POLI

    Non mi ero segnato tutte le domande, ma mi pare di aver capito che ha risposto a tutto, quindi sarei proprio per ringraziare il direttore Mazzini per la profondità delle risposte. Detto questo lo saluto insieme al funzionario della Giunta. Grazie.

     

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