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Legislatura X - Commissione per la parita' e per i diritti delle persone - Resoconto del 28/06/2018 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 8

    Seduta del 28 giugno 2018

     

    Il giorno 28 giugno 2018 alle ore 10,30 è convocata, con nota prot. n. AL.2018.38720 del 21/06/2018, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione speciale di ricerca e studio sulle cooperative cosiddette spurie o fittizie

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    SABATTINI Luca

    Presidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    BESSI Gianni

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BAGNARI Mirco

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    5

    assente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CALIANDRO Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    FACCI Michele

    Componente

    Misto

    1

    presente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    assente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    4

    assente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico

    4

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    PRODI Silvia

    Componente

    Misto

    1

    presente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    SENSOLI Raffaella

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    assente

    SERRI Luciana

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia

    1

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    presente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    presente

    ZAPPATERRA Marcella

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Francesca MARCHETTI in sostituzione di Paolo CALVANO, Roberto POLI di Antonio MUMOLO e Barbara LORI di Marcella ZAPPATERRA

     

    Partecipano alla seduta: Fabrizia Forni (Resp. Relazioni istituzionali CNA), Alessandro Ghetti (Resp. Ufficio legislativo COLDIRETTI ER), Federico Avanzi (Delegato Relazioni industriali CONFAPI ER) e Cristiano Fini (CIA ER).

     

    Presiede la seduta: Luca SABATTINI

    Assiste la segretaria: Primarosa Fini

    Funzionario estensore: Enzo Madonna


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO.

     

    -Approvazione dei processi verbali nn. 6 e 7 del 2018.

     

    -Audizione di CNA Emilia-Romagna, Confartigianato Emilia-Romagna, Confcommercio Emilia-Romagna, Confesercenti Emilia-Romagna, CIA Emilia-Romagna, Coldiretti Emilia-Romagna, Confagricoltura Emilia-Romagna e Confapindustria Emilia-Romagna.

     

     

    SABATTINI, presidente: Buongiorno a tutti, chiedo scusa per il ritardo dell’inizio della Commissione, ho avuto qualche problema nel raggiungere la sede regionale. Apro, ovviamente ringraziando tutti gli intervenuti, la dottoressa Forni, responsabile delle relazioni istituzionali CNA Emilia-Romagna, Cristiano Fini, presidente della CIA Emilia-Romagna e Federico Avanzi, Delegato delle relazioni industriali di CONFAPI Industria Emilia-Romagna. Hanno dato la loro disponibilità a partecipare anche Alessandro Ghetti di Coldiretti e il presidente di Confartigianato Marco Grannelli. Appena arriveranno, li integreremo all’interno delle nostre audizioni. Solo una nota organizzativa per i commissari, prima di cominciare i nostri lavori, nel programma, previsto nella Commissione, noi avremo un’altra seduta nel calendario (che vi avevo inviato) per il 3 luglio che però, visto il cambio del calendario dell’Assemblea, l’audizione prevista per l’approfondimento giuridico sarà spostata nella seconda metà di luglio. Sarà mia cura informare i commissari appena saremo in grado di riorganizzare quell’appuntamento. La proposta, che facevo ai colleghi, era di non organizzare l’ultima seduta (quella nei primissimi giorni di agosto) perché ho registrato da parte di alcuni una difficile possibilità nella partecipazione che ricalendarizzeremo con gli ordini professionali nelle prime settimane di settembre, quindi dopo la pausa estiva. Prima di procedere ai lavori, che abbiamo calendarizzato stamattina, metto in approvazione i processi verbali n. 6 e n. 7 delle scorse Commissioni. Favorevoli? Contrari? Astenuti? All’unanimità. Partiamo con le audizioni. È una mattinata intensa di audizioni. Nell’organizzazione del programma, la giornata di oggi è dedicata all’audizione dei soggetti di rappresentanza, che rappresentano i settori dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura, dopo avere audito le forme di rappresentanza della cooperazione dei lavoratori, dei sindacati e di Confindustria. Procederei, ringraziando ulteriormente e scusandomi ancora dell’inizio in ritardo dei nostri lavori, con la formula che abbiamo già sperimentato, quindi un intervento da parte dei nostri ospiti di una decina di minuti per poi passare al nostro dibattito. Per inquadrare il tema, che conoscete tutti, qual è l’obiettivo di tutte queste audizioni? È avere il punto di vista delle vostre associazioni su questo tema sia su come i vostri associati e i settori di maggiore competenza delle vostre associazioni, dei vostri imprenditori sono toccati o hanno avuto una concorrenza, un dumping contrattuale nei settori di appartenenza o sono stati interessati da proposte o da opportunità che vengono fornite spesso da soggetti di falsa cooperazione o falsa impresa sul nostro territorio e avere un vostro punto di vista sia per quanto riguarda i settori ma anche per quanto riguarda l’evoluzione normativa che è intervenuta nel tempo, penso soprattutto al tema che riguarda l’agricoltura, quindi l’introduzione della nuova legge sul caporalato e che effetti questa possa avere avuto sulle attività dei vostri imprenditori e quali sono ancora i passaggi da fare o le esigenze, che avete riscontrato nella vostra attività che possano aiutarci ad arrivare a mettere in campo nuove iniziative e, dall’altra parte, gli indicatori che ci permettano di definire in modo predittivo i soggetti che possono arrivare ad essere definiti falsa cooperazione. Dopo questa breve introduzione, partirei dando la parola alla dottoressa Forni, responsabile delle relazioni istituzionali di CNA Emilia-Romagna.

     

    FORNI, responsabile relazioni istituzionali CNA ER: Grazie per l’opportunità che ci viene data e grazie per l’impegno, che stiamo vedendo a più livelli per affrontare questo tema. Cercherò di cogliere al meglio questa occasione, nonostante oggi sostituisca indegnamente chi all’interno della mia organizzazione forse ha più seguito nel dettaglio queste problematiche e si tratta del referente dell’area lavoro. Credo che anche nelle associazioni gemelli sia in genere questa area quella che viene più immediatamente a contatto con questo tipo di problematiche. Ho pensato di affrontare il problema da un angolo di visuale particolare, è un angolo di visuale che riporta a un piano di metodo. È vero, il nostro mondo artigiano è colpito da questo fenomeno essenzialmente in termini di concorrenza sleale, concorrenza sleale che ha il proprio fulcro nei rapporti di lavoro. E da questo punto di vista io credo che le casistiche, che vi potrei snocciolare, sono già note. In particolare, è noto che i settori maggiormente colpiti sono quelli della logistica e tutto quello che ruota al mondo della logistica e i settori legati più che alle costruzioni alla manutenzione. Poi ci sono anche altri settori di trasformazione dove il fenomeno è stato avvertito dalle nostre imprese (la trasformazione carni) e abbiamo verificato che il settore del contagio è anche in questo settore di trasformazione sempre l’area dei servizi, delle attività legate alla logistica.

    Al di là dello snocciolare una serie di casi, io credo sia importante ragionare su un aspetto di inquadramento generale, provo a rifarmi ad alcuni dati che, come associazione, abbiamo presentato venerdì scorso in un’iniziativa che è stata brillantemente conclusa dall’assessore Costi. Il titolo era: “Dopo il diluvio: trasformazione e sfide” e il diluvio è rappresentato dalla crisi. Questa indagine è stata condotta dalla società (inc.) sull’artigianato che CNA Emilia-Romagna da alcuni anni porta avanti insieme a CNA Lombardia e CNA Veneto e quindi è stato un approfondimento trasversale, ci ha consentito di verificare quello che è successo in termini comparati nelle tre Regioni. Per noi è un diluvio perché il saldo netto di imprese sotto i dieci addetti, nel corso della crisi, nella sola Emilia-Romagna è stato quasi di 24 non imprese e queste 24 non imprese rappresentano il grosso delle almeno 50 mila che ci sono state complessivamente in queste tre Regioni, che sono il cuore pulsante dell’economia italiana. Dentro questa categoria dei meno dieci addetti, le imprese artigiane hanno sofferto particolarmente, in Emilia-Romagna in particolare, cioè Veneto e Lombardia hanno avuto tassi di decremento delle imprese artigiane tra il 7 e il 9 per cento, da noi le imprese artigiane sono calate dell’11 per cento nel corso della crisi. Nonostante tutto questo, l’Emilia-Romagna rimane una Regione produttiva manifatturiera dove il marchio di questo tipo di imprese è determinante perché, dopo questa moria, ancora un terzo delle imprese, che operano in Regione, nel settore manifatturiero appartiene a questa dimensione di impresa.

    Questa è la platea, che è colpita da questi fenomeni di dumping contrattuale, di concorrenza, questo per avere in mente la dimensione della platea e della sofferenza che è intervenuta in questi anni. Un altro dato è che dobbiamo registrare è che questa platea di soggetti ha comunque prodotto dei risultati immediatamente positivi, se è vero che un’uscita dalla crisi trainata dall’export è stata più marcata e sensibile in Emilia-Romagna dove le esportazioni sono cresciute in un tasso percentuale oltre il 50 per cento, ben di più (percentualmente) che in Lombardia e in Veneto. La finisco qui perché sono dati di natura generale che probabilmente vi sono noti, ma li ho voluti ricordare perché questo insieme di dati rimanda alla peculiarità... e l’eccellenza del nostro territorio: il fenomeno della filiera. Oggi le politiche, anche l’istituzione regionale puntano in maniera cruciale alla rivitalizzazione e alla valorizzazione delle filiere presenti, in particolare, in tutto il settore manifatturiero, ma non solo, pensiamo a quelle che collegano l’agricoltura alla trasformazione alimentare e quant’altro. La filiera, quindi, per noi è non solo teoricamente ma anche nei fatti un fattore positivo, un elemento vincente e dentro il concetto di filiera è incardinato il concetto di parcellizzazione del lavoro, di esternalizzazione, di subfornitura, di subappalto. Il nostro mondo produttivo regionale, non da oggi, non da ieri, ma da decenni ha fatto di questa divisione del lavoro tra imprese un elemento di positività e di eccellenza. Questo rende ancora più grave il fenomeno delle cooperative spurie perché è un fenomeno che inserisce una patologia degenerativa dentro a un elemento di funzionamento che in sé (ed è questa la cosa che volevo sottoporre alla vostra attenzione e rimarcare) un elemento positivo, è un elemento che ha fatto la competitività della nostra manifattura. È un elemento che, ancora oggi, al di là di tutti i benefici della legge n. 14 sulla attrattività, tutte le indagini, che vengono fatte, la presenza di un pulviscolo di microimpresa in grado di svolgere in maniera specialistica, nell’ambito di contratti di subfornitura, subappalto, fornendo delle prestazioni avanzate è un elemento di maggiore attrattività del nostro territorio per quanto riguarda le grandi imprese che arrivano dall’estero. Questo rappresenta quindi il cuore della sfida cruciale, che oggi abbiamo di fronte perché si tratta di combattere un fenomeno degenerativo e patologico, come quello delle cooperative spurie, stando molto attenti a non colpire, a non appesantire, a non depotenziare il funzionamento di questo meccanismo delicatissimo. È un compito non da poco, ce ne rendiamo conto, ma è fondamentale perché sbagliare su questo fronte sarebbe come somministrare a un malato afflitto da una patologia grave una cura radicalmente sbagliata che ne aggraverebbe ulteriori le condizioni. Questa è l’ottica che come associazione dell’impresa minore spieghiamo che venga tenuta adeguatamente sotto i riflettori perché si rischia spesso, nell’affrontare questa materia, nel momento in cui si diviene consapevoli della gravità del fenomeno, di sparare a raffica senza rendersi conto di che cosa si colpisce. Ho partecipato alla presentazione dei primi risultati delle indagini che sono state fatte sull’argomento da Unioncamere, da ERVET, penso che da questo punto di vista si sia già sulla buona strada per quanto concerne l’individuazione di marker, di indicatori predittivi che aiutano a identificare e a colpire queste realtà. Penso che sia in capo maggiormente alle associazioni consorelle delle cooperative dare delle indicazioni per essere più incisive sul fronte dell’individuazione dei soggetti, delle attività ispettive, della vigilanza. Non penso che spetti a noi questo compito. Quando abbiamo avuto modo, come associazione dell’artigianato, ma in quella sede anche come tavolo regionale dell’imprenditoria, di intervenire su questo tema (e penso all’ultima occasione che abbiamo avuto quando si è discusso nell’ambito dell’approvazione del Testo unico sulla legalità), noi avevamo sollevato due punti di attenzione che, a nostro modo, non sono stati sufficientemente colti e tengo a riproporli in questa sede. Ve ne sono altri, ma probabilmente questi sono i principali. L’idea di fondo è che in una Regione, come questa, oltre a introdurre controlli, sistemi di vigilanza, un’istituzione regionale possa e debba investire e usare le proprie leve per promuovere la trasparenza di questo sistema di reti e di relazioni tra imprese e difendere la reputazione dei soggetti sani. L’Amministrazione pubblica ha una serie di leve importanti, mi limito a citarne due: la prima è quando l’Amministrazione pubblica fa degli appalti. C’era un articolo dedicato ai call center nel Testo unico della legalità e anche ai controlli sul funzionamento di un call center, noi avevamo chiesto che le funzioni di verifica e di controllo sull’operatività di un call center fossero affidate non al call center che adesso, sulla base del testo che è uscito, è chiamato a dare conto dei risultati della propria operatività, ma ad un soggetto terzo (e questo non perché non abbiamo fiducia in un call center) perché, a nostro avviso, quando si misura la funzionalità di un soggetto del genere, si tratta di andare a verificare non soltanto i sacrosanti e benvenuti risparmi che questo genera nella gestione delle gare, si tratta anche di andare a misurare in un tempo, dopo anni, gli effetti che sono stati prodotti da quelle gare e i comportamenti dei soggetti che hanno vinto quelle gare. Noi oggi abbiamo un sistema che tende sempre di più a creare (proprio per ottenere risparmi) lotti di ampie dimensioni che vedono favoriti nell’aggiudicazione soggetti di grandi dimensioni, penso provenienti dall’esterno del territorio regionale che però, per operare concretamente nel nostro territorio, debbono ricorrere a logiche di subappalto e molto spesso tendono a rivolgersi ai soggetti di piccole dimensioni che prima su base territoriale minuta svolgevano quelle attività, ma lo fanno taglieggiandoli e, molto spesso, queste logiche sono quelle che permettono l’entrata delle cosiddette cooperative spurie.

    Nel racconto quotidiano dei nostri piccoli imprenditori noi abbiamo decine di casi che riportano come l’aggiudicazione di gare di tutti i tipi (da servizi a prodotti) a prezzi apparentemente, a prima vista, favorevoli, si traducono tanto in un danno per il soggetto pubblico (perché si ritrova con innalzamenti di prezzo, ritardi nell’esecuzione dei lavori, lavori fatti male) quanto nel danno prodotto sul tessuto imprenditoriale perché ci sono soggetti, che arrivano dall’esterno, lavorano male, creano danno e non vengono penalizzati perché semplicemente i loro comportamenti non vengono registrati. Un esempio su tutti. Il nostro settore artigiano dei trasporti era ai primi posti nell’aggiudicarsi i servizi di trasporto scolastico a livello locale. Oggi, in molti casi, sulla base di queste logiche, è stato scalzato da altri soggetti, che hanno prodotto danni, che conoscono molto bene, ma che non vengono in alcun modo stigmatizzati, penalizzati e sono liberi alla gara successiva di ripresentarsi, magari in un altro territorio. La logica su cui concorrono alla gara è semplicemente di prezzo e, a questo punto, il sistema dell’appalto pubblico non genera al proprio interno alcun meccanismo che riesca a valorizzare i comportamenti positivi rispetto a quelli negativi. Mi fermo qui. Il secondo aspetto, che discutemmo all’epoca per il Testo unico della legalità, era il sistema delle certificazioni in termini generali di legalità. Oggi, quando interveniamo su questo tema, anche la Regione Emilia-Romagna ha la tendenza di dire: «Nei miei bandi, nelle mie azioni, nelle mie politiche prediligo i soggetti che sono in grado di esibire un qualche attestato sul fronte dell’ottemperanza dei criteri di legalità», scordandosi che le strumentazioni e le tecniche, che oggi esistono, sono tutte state studiate, proposte ed esperite nell’ambito della grande impresa. Il rating di legalità, come voi sapete, al di sotto di certi livelli di fatturato, non è tecnicamente..., una piccola impresa non può accedere, non può fornire certe tipologie di certificazioni.

    La nostra associazione ritiene che una Regione, come la nostra, dove la salubrità della prima impresa è un fatto così rilevante della competitività dell’intero sistema produttivo regionale, meriterebbe un investimento da parte di un’Amministrazione pubblica in grado di produrre essa stessa, attraverso la raccolta dei dati, l’organizzazione dei dati provenienti da più fonti e la loro messa a sistema e la pubblicazione di questi dati dovrebbe essere un compito dell’Amministrazione riuscire a far capire al sistema della committenza quali sono le imprese che hanno generato dei problemi nel passato, che hanno avuto dei contenziosi, che hanno avuto dei problemi sul fronte della scorrettezza di rapporti di lavoro e quali invece no, facendo prima di tutto un servizio all’Amministrazione stessa, senza gravare sulla piccola impresa, richiedendo continuamente attestazioni che in realtà non arrivano a mordere il problema, ma facendo in questo modo anche un servizio al sistema della committenza privata che potrebbe essere invogliata in questo modo a investire quei 50 centesimi all’ora in più in soggetti che hanno dato prova in passato di essere sani, di avere comportamenti corretti. Le informazioni rispetto ai comportamenti delle imprese in termini di gestione del lavoro l’Amministrazione le ha e ci vorrebbe soprattutto in questa Regione un grosso sforzo per renderli fruibili, leggibili anche ai terzi. Il tema della legalità non dovrebbe essere affrontato chiedendo all’impresa continuamente di produrre nuove attestazioni. Mi fermo, chiedendo scusa, temo di avere portato via troppo tempo. Vi ringrazio molto per l’attenzione, grazie.

     

    SABATTINI, presidente: Grazie mille. Ci ha raggiunto anche il dottor Ghetti, responsabile dell’ufficio legislativo di Coldiretti Emilia-Romagna, non le do subito la parola, la do prima al collega Cristiano Fini, presidente CIA Emilia-Romagna.

     

    FINI, CIA ER: Buongiorno a tutti, mi associo ai ringraziamenti di questa che ritengo, riteniamo essere sicuramente una lodevole iniziativa anche per il fatto che quello legato alle cooperative spurie è un fenomeno in costante aumento. Abbiamo avuto dei segnali piuttosto preoccupanti da questo punto di vista, di carattere generale. Io mi occupo del settore agricolo, ma lo dico perché sono anche un cooperatore, chi è cooperatore può testimoniare quanto questo fenomeno possa mettere in cattiva luce tutto quanto il settore, da un lato, quando invece credo che di tutto abbia bisogno questo settore tranne che di essere messo in cattiva luce, ma soprattutto crea dei fenomeni distorsivi a livello di concorrenza molto preoccupanti. E quindi anche all’interno del settore cooperativo questo è un fenomeno che viene vissuto molto male a causa di questi fenomeni distorsivi di concorrenza, soprattutto sul tema della manodopera. La nostra associazione CIA Agricoltori Italiani segue da parecchio tempo non tanto il fenomeno legato alle cooperative spurie, ma fenomeni collegati all’assunzione di manodopera che spesso e volentieri è ai confini della legalità. Qui vengo alla nostra esperienza come associazione, non abbiamo avuto segnalazioni particolari ben precise di presenza di cooperative spurie, ma abbiamo ricevuto segnalazioni da parte di nostri associati che hanno ricevuto proposte da parte di ipotetiche, false (chiamiamole come vogliamo) cooperative per quello che riguarda l’assunzione di manodopera durante il periodo della raccolta della frutta. Fenomeni che abbiamo registrato in particolar modo su alcune province, parlo di Modena, Ferrara, tra l’altro cooperative provenienti nella maggior parte dei casi dal vicino Veneto, e le uniche segnalazioni che abbiamo ricevuto sono di queste cooperative molto spesso condotte da personale straniero e non sempre cooperative. Sono in forme organizzate, a volte cooperative, a volte no. Si propongono ad alcuni dei nostri associati, garantendo la raccolta di frutta a prezzi bassi, non solo, garantendo anche tutte le pratiche burocratiche collegate all’assunzione della manodopera stessa, quindi sgraverebbe anche l’agricoltore da tutti quei temi legati all’assunzione di manodopera. Nel nostro settore l’appalto di manodopera, durante la sola campagna della raccolta, da contratto, non sarebbe nemmeno previsto, l’appalto dovrebbe essere garantito per tutto il ciclo produttivo al massimo, se si può fare. È chiaro ed evidente che queste cooperative si propongono navigando ai limiti della legalità da questo punto di vista. Sicuramente il fenomeno è in forte espansione, le segnalazioni, che abbiamo ricevuto, sono aumentate nel corso dei mesi e degli anni, soprattutto nei territori che dicevo prima e quindi è chiaro che la nostra associazione, da sempre molto attenta a questi fenomeni, ha disincentivato l’agricoltore dal farsi avvicinare da questi individui o addirittura anche... di questi, il fenomeno è stato segnalato anche alla Direzione provinciale del lavoro, c’è un collegamento, un legame stretto da questo punto di vista però è evidente che, come diceva prima chi mi ha preceduto, questi sono fenomeni che sono difficilmente individuabili, soprattutto sono cooperative che difficilmente si possono connotare come spurie nel senso vero della parola, sono comunque cooperative. Abbiamo notato, in alcune visure fatte, che sono cooperative che si occupano di tanti lavori, dal giardinaggio al facchinaggio a tanta altra roba e anche questo è un campanello d’allarme che ci fa stare sull’attenti.

    Chiudo con quello che diceva prima il presidente della commissione Sabattini sul tema della legge del caporalato, è una legge che riguarda da molto vicino il settore, riteniamo come associazione che fosse una legge che andava fatta, il fenomeno è molto preoccupante in giro per l’Italia. In Emilia-Romagna non abbiamo mai ricevuto segnalazioni di questo tipo e non abbiamo sentito in giro fenomeni di questo genere. È un fenomeno che riguarda in particolar modo il sud Italia, dicevo che è una legge che andava fatta ma sicuramente è una legge che va migliorata perché contiene alcuni passaggi, alcuni aspetti che o non sono equi o comunque tendono a penalizzare fortemente le aziende, le imprese che possono commettere degli errori, ma non di sicuro errori legati all’assunzione di manodopera o errori legati a fenomeni di caporalato. Andrebbe quindi migliorata perché non riteniamo che questa legge possa rappresentare veramente il fenomeno o possa punire equamente il fenomeno come andrebbe punito. Ribadisco il concetto che il caporalato è un fenomeno che crea distorsione, fa concorrenza alle aziende e quindi pone in forte difficoltà quelle aziende che rispettano la legalità e quindi credo che una legge andasse fatta. Rimango a disposizione, nel senso che come associazione noi, anche per i prossimi mesi, se avremo altre segnalazioni o comunque fenomeni evidenti collegati a cooperative spurie, lo faremo presente nelle dovute sedi, ma soprattutto cerchiamo di attivare tutti quegli anticorpi e di rispondere all’interno delle aziende stesse con il fatto che comunque che chiunque si venga a proporre, soprattutto a costi di manodopera fortemente competitivi e molto bassi, nasconde qualcosa che di legale ha veramente poco. Io chiudo qui il mio intervento e ringrazio di nuovo.

     

    SABATTINI, presidente: Grazie al presidente di CIA Emilia-Romagna. Do la parola a Federico Avanzi, delegato per le relazioni industriali di Confapi Industria Emilia-Romagna.

     

    AVANZI, delegato relazioni industriali CONFAPI ER: Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente Sabattini per l’invito. Oggi sono la voce di Confapi industria Emilia-Romagna anche se questo tema, che io ritengo centrale per le dinamiche del lavoro e del suo diritto, sono anche la voce un po’ pessimista perché in primo luogo sono un consulente del lavoro, infatti quando parliamo di cooperative spurie, diciamolo chiaro, sono imprese comuni mascherate, dobbiamo valutare preliminarmente la preminenza della gestione delle... cioè, dei contratti di appalto perché è l’azione, è la... giuridica alla base del dumping sociale e contrattuale che imperversa quotidianamente, dal nord al sud Italia.

    L’ingiusto vantaggio di mercato (perché è questo di cui stiamo parlando) si crea con uno schema comune e diffuso e sempre uguale da nord a sud Italia ed è uno schema che prevede l’improvvisazione di una cooperativa, il beneficio di vantaggi fiscali del sistema cooperativo, dispone a vantaggio di pochi come un’impresa comune, applicare agli pseudo soci lavoratori dei contratti collettivi cosiddetti pirata e quindi al di fuori dei limiti costituzionali previsti dall’articolo 36 e ovviamente proposti come vantaggiosi... di personale. Questo è lo schema. Penso, anche per deformazione professionale, che una tale piaga debba essere combattuta dal conoscere e dal far conoscere i rilievi e le connotazioni giuridiche. Secondo le logiche che stiamo sviluppando in Confapi Industria Emilia-Romagna dobbiamo far comprendere alle nostre aziende associate che essere recettivi a proposte di personale molto vantaggioso, anche a mezzo volantinaggio (come consulente del lavoro ho avuto esperienze anche di questo tipo: volantini di manodopera da cooperative), molto spesso configura un appalto illecito e reca un grazie pregiudizio economico al committente. Questo lo dobbiamo spiegare. Dobbiamo spiegare e informare le nostre aziende associate per esempio che l’organizzazione necessaria ai fini della genuinità dell’appalto, prevista dall’articolo 39 della n. 263/2003, non si rileva laddove è l’azienda stessa il committente ad organizzare i lavori dipendenti dalla cooperativa, oppure – come mi è capitato di vedere – organizzare il piano ferie dei dipendenti della cooperativa o addirittura di impartire disposizioni tecniche del lavoro. Questo lo dobbiamo spiegare. Dobbiamo altresì spiegare che non sarà genuino quell’appalto che riguarda il core dell’attività delle aziende associative che vengono svolte in parte con dipendenti e in parte con dipendenti delle cooperative. Questo lo possiamo fare... le forze dell’associazione e spiegando questi elementi base, ma sappiamo che ci sono delle opzioni molto semplici, per esempio (come esperienza legale), scaricando una visura, molto spesso si hanno già dei forti indici di qualcosa che non va e sono indici che rilevano anche in Tribunale. Ve lo posso assicurare. Questo è il nodo centrale del mio intervento. Questo noi l’abbiamo spiegato... le novità legate al mondo degli appalti, alle normative, il quadro giuridico di riferimento di adesso va a penalizzare non le cooperative, ma va a penalizzare i committenti e innesta quella logica distruttiva del sistema di valori italiano Il decreto legislativo n. 8/2016 cos’ha fatto? Ha previsto un tetto alle sanzioni amministrative di 50 mila euro che, pagate in misura ridotta, diventano 16 mila euro. Questo vuol dire (ve lo posso assicurare) che delle cooperative spurie organizzate vuol dire contabilizzare il conto della sanzione a priori e, per dinamiche e appalti di medio valore, è un costo assolutamente sopportabile. Questo costo rimbalza inconsapevolmente nella nostra azienda associata che rimane l’unica destinataria anche delle azioni giudiziarie e delle qualificazioni dei lavoratori della coop., che magari ad un certo punti, stufi della situazione precaria, fanno causa alla nostra committente. Quindi vedete che ci rimette sempre l’azienda committente. Pensiamo anche al decreto n. 25/2017 che, oltre ad abolire i voucher, che nel mondo dell’agricoltura forse... di questa abrogazione, ha di fatto abrogato il beneficio del committente... preventiva nella responsabilità solidale. Questo vuol dire che oggi, se i lavoratori delle false cooperative, delle imprese mascherate da cooperative e anche gli enti previdenziali possono bypassare la cooperativa e venire a chiedere conto alle nostre aziende associate. Questo dobbiamo dirlo perché io vedo nell’attività di studio che molte aziende non lo sanno questo. Ricordiamo che le cooperative sono l’unico soggetto giuridico di diritto privato a cui la legge, il decreto legislativo n. 141/2001, obbliga all’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro... delle organizzazioni più rappresentative sul piano nazionale. Vuol dire che sono le uniche che sono obbligate ad applicare quello standard retributivo. Significa che gli organi di vigilanza verso le cooperative (c’è stata anche la questione costituzionale risolta non troppo tempo fa) possono utilizzare delle leve come per esempio... cioè degli atti immediatamente esecutivi che danno le differenze retributive ai lavoratori delle coop. Se queste coop sono delle scatole vuote, come spesso accade, questo elemento chi va a danneggiare? Ovviamente sempre il nostro committente.

    Se questo è il quadro giuridico complessivo di riferimento, è evidente che la situazione non è molto rosea. Però credo che l’azione di informazione e formazione, quindi la tanto discussa questione della rappresentatività delle associazioni, debba essere anche utilizzata per fare questo, per promuovere una cultura della legalità intesa come qualità del lavoro, che dà valore attraverso le reti, attraverso le catene territoriali tipiche della nostra attività e azionando quelle poche ma buone leve giuridiche che sono per esempio rappresentate dall’attività anche consulenziale delle commissioni di certificazione dei contratti in seno agli Enti bilaterali delle associazioni. Cioè, le associazioni sono... di queste commissioni che non solo certificano la bontà del contratto (ed è una procedura volontaria che può essere fatta in casa nostra, nel senso che noi la possiamo proporre anche ai nostri associati), e queste commissioni svolgono anche una funzione di consulenza, cioè laddove viene proposta la commissione, che è formata da tecnici (ne ho fatte parecchie di commissioni) e rilevano che c’è qualche indicatore che non va, non c’è una denuncia, ma c’è solo un respingimento dell’istanza ma c’è anche un campanello d’allarme. Questi sono gli strumenti a disposizione dell’associazione, che vanno assolutamente considerati.

    Sulla legge del caporalato vorrei agganciarmi a chi mi ha preceduto, che ha ragione, è una legge che andava fatta, ma è una legge che probabilmente deve essere attenzionata dal legislatore perché noi abbiamo l’immagine del caporalato come un fenomeno diffuso nel sud Italia. Ma se andiamo a vedere l’articolo 603 bis (se non ricordo male il Codice Penale), è una legge che può colpire qualsiasi azienda, dal piccolo artigiano alla piccolo – media impresa, quindi è una legge che giustamente è intervenuta, che giustamente va a punire un fenomeno di sfruttamento, però ha dei margini ampi e dal punto di vista legale non rispetta neanche tanto il principio di legalità nel senso che l’ipotesi... ci sono dei margini interpretativi che lasciano qualche timore, qualche paura per le piccole imprese. Grazie.

     

    SABATTINI, presidente: Grazie mille. Darei la parola ora a Ghetti, responsabile ufficio legislativo, Coldiretti Emilia-Romagna.

     

    GHETTI, resp. ufficio legislativo COLDIRETTI ER: Grazie, presidente. Grazie per l’occasione che è stata data a tutti, in particolare anche a noi, grazie anche che mi ha tenuto per ultimo perché avevo questo problema che avrei ritardato un po’. Per quanto riguarda Coldiretti, noi siamo una associazione di rappresentanza di agricoltori e, nello specifico, dato il nome, storicamente di coltivatori diretti e quindi... familiari, imprese familiari, soggetti che hanno sempre usufruito relativamente di lavoro esterno proprio perché riuscivano a sostenersi per la gran parte con il lavoro familiare. È evidente che con il tempo che passa, la diminuzione del numero di aziende, l’allargamento della maglia poderale e anche una struttura familiare differente ha creato la necessità anche da parte delle imprese agricole di dover fronte sempre di più ai lavori in campagna di cui la raccolta è una parte, ma ci sono altri servizi, compresi quelli legati alla meccanizzazione, attraverso dei soggetti terzi.

    Ho la fortuna di intervenire per ultimo e quindi sintetizzo e metto insieme quello che è stato detto prima. Vi sono stati una serie di fattori che, essendo concomitanti, hanno negativamente influito su più vaste dinamiche già di per sé non positive: la crisi, la riforma del diritto societario (per certi versi più aderente alla realtà, per altri versi ha creato alcuni spazi delle società, comprese le società cooperative), la riforma del lavoro per esempio... anche ha recente abolizione dei voucher (che comunque si possono criticare) che erano un elemento di certezza per quanto riguardava quello che è classicamente il lavoro subordinato. Tutto questo ha aumentato gli spazi per forme di lavoro che io chiamo intermedio perché gli appalti, come sono stati descritti sia dal rappresentante di Confapi sia dal presidente della CIA, non sono altro che questo. E il problema nostro, anche in una Regione come la nostra, noi abbiamo avuto parecchi segnali che le informazioni, che abbiamo dato a quei pochi, che sono stati avvicinati, anche attraverso consigli dati da alcuni professionisti, è stato di tenersi lontano da determinate forme lavorative perché sono pericolose e perché alla fine comportano una responsabilità soprattutto in capo al datore di lavoro, al committente. Quindi quando si dice che si rischia molto, è vero, con condizioni abbastanza più vantaggiose rispetto al classico lavoro subordinato, però con dei rischi enormi da parte del committente. Questi fenomeni noi l’abbiamo visto che nel tempo si sono allargati, si sono allargati di più, man mano che le classiche forme di lavoro subordinato (le assunzioni degli operai agricoli a tempo determinato, i lavori stagionali, voucher o non voucher, la questione del lavoro stagionale è normata in una determinata maniera, la vicenda che i voucher erano riservati a pensionati e studenti per la raccolta in particolare dell’uva e della frutta) hanno ovviamente creato delle distorsioni, che sono distorsioni di mercato piene che penalizzano le imprese che lavorano in una determinata maniera rispetto alle imprese che se ne approfittano. Noi come organizzazione di questa cosa ne facciamo una battaglia generale perché dal 2000 portiamo avanti un disegno che vuole creare una distintività netta del consumatore, di quello che è il prodotto made in Italy da altri prodotti, abbiamo la necessità... umano, in particolare dei lavoratori. È un punto di riferimento per noi. Da questo punto di vista era necessario che innanzitutto creassimo un osservatorio sulla criminalità nel settore agricolo e agroalimentare (e questo l’abbiamo fatto cinque anni fa), abbiamo dato la presidenza del comitato scientifico al dottor Giancarlo Caselli che ho l’impressione che di queste cose se ne intenda e che sta facendo un ottimo lavoro, ha presentato anche un progetto di legge sui reati di questo tipo e ha lavorato molto sulla legge sul caporalato perché lui è uno di quelli che dice: «Ci voleva», ma è anche uno di quelli che dice: «Adesso bisogna sistemarla perché formale e sostanziale in molti casi sono stati parificati », in realtà formale e sostanziale vanno distinti meglio perché vi sono alcune questioni che andrebbe tutto bene se tutto fosse anche nella Pubblica amministrazione perfettamente, ma siccome vi sono ritardi, siccome alle volte vi sono anche confusioni, è necessario fare almeno una gradualità o una temporalizzazione delle cose in modo da fare in modo che questa legge abbia realmente efficacia sennò si rischia di mischiare imprese che hanno fatto un errore formale con imprese che fanno errori sostanziali e fanno anche reati. Questa è stata una delle cose che abbiamo fatto e l’osservatorio l’abbiamo posto anche come elemento di collaborazione nella legge regionale sulla legalità, noi abbiamo detto: «Come Coldiretti siamo a disposizione, in particolare mettiamo a disposizione il nostro osservatorio sulla criminalità nel settore agricolo, presieduta dal dottor Giancarlo Caselli. Se avete bisogno, sono un pool di magistrati, questi il loro mestiere lo sanno fare, c’è poco da fare». Noi magari lo sappiamo fare meno, ma loro lo sanno fare. Poi dal 2012 noi abbiamo una centrale cooperativa riconosciuta, che è UeCoop, che oggi associa circa quattromila cooperative di tutti i settori, che ieri ha fatto una propria assemblea, nell’assemblea generale, proprio per rimarcare, dopo la legge sul caporalato, dopo tutte le vicende, dopo dieci anni di crisi, una differenziazione tra la vera cooperazione e tutto questo mondo che si è creato di soggetti (non li chiamo neanche cooperative), a vario titolo, imprenditoriali, che sfruttano la parola cooperazione per un ingiusto profitto e per un’ingiusta concorrenza nei confronti degli altri. Il Presidente di UeCoop oggi è il dottor Gherardo Colombo il quale anche lui mi sa che di reati se ne intende. Ci rendiamo perfettamente conto del problema, ringrazio la Regione Emilia-Romagna che lo pone al centro dell’attenzione all’interno di una più vasta ricerca di attenzione sulla legalità, noi cerchiamo di rispondere con questi strumenti, strumenti che cerchiamo e vorremmo che siano il più concreti possibili. Sono stati presentati dei disegni di legge, sono state presentate delle proposte di collaborazione, sono già state fatte una serie di cose, credo che chi governa questi soggetti abbia le idee molto chiare, sentendo ieri la relazione del dottor Colombo, mi è parso un soggetto con idee molto chiare su questo e quindi noi siamo a disposizione, ma soprattutto mettiamo a disposizione i nostri strumenti che crediamo siano sufficientemente adeguati per far fronte a un fenomeno che a noi danneggia solamente da questo punto di vista. Grazie.

     

    SABATTINI, presidente: Grazie mille a tutti gli interventi. Tenevo a sottolineare, anche per tutti quanti i commissari che si scusano per la non presenza il dottor Domenichini, il presidente di Confesercenti, contattato ieri, si è reso anche lui disponibile a partecipare ad altri momenti, a fornire materiale e contributi che saranno messi a disposizione di tutti quanti i commissari, come la neo presidente di Confagricoltura, Bergamaschi Eugenia. C’è stata appena un’elezione, quindi si scusa per la non presenza di stamattina e del presidente di Confartigianato, Granelli, che ha confermato la disponibilità dell’associazione a rendersi proattiva nei lavori della Commissione. Fatti questi ringraziamenti, ringraziando ancora di più gli intervenuti di questa mattina per i contributi portati, lascio la parola ai commissari, per chi la chiede. La parola al consigliere Bessi.

     

    BESSI, vicepresidente: Grazie, presidente. Come avrete capito, la nostra è una Commissione di analisi, di studio per identificare questo problema, questo tema, annoso nel tempo ma dobbiamo cercare di definire e di capire anche determinati confini, comportamenti o altro, quindi credo che il vostro contributo sia apprezzabile per i contenuti e per le sfumature, viste anche le differenti associazioni di rappresentanza.

    Noi stiamo facendo questo percorso per definire anche un progetto, un programma da presentare e sottoporre come Regione Emilia-Romagna. Il contenuto dell’intervento non sono tanto domande o quesiti, il nostro è un lavoro in progress, che oggi, come con le altre associazioni di categoria firmatarie del patto del lavoro, crediamo sia importante una sinergia e un lavoro comune per determinare le finalità del nostro lavoro come Commissione, come commissari. Non deve essere definitivo, finito il lavoro comune qui, oggi in questa nostra Commissione, ma deve nascere anche un lavoro in progress, quindi ulteriori contributi che vorrete fornirci, darci, riferimenti, relazioni o rapporti non sono ben accetti ma necessari per definire il lavoro finale che poi, come tutte le Commissioni di analisi e studio, dobbiamo andare a definire non con la presunzione di essere esaustivi o esaurire un argomento così difficile (che da tanti anni se ne dibatte), ma per iniziare a definire una serie di fattori che caratterizzano questo tipo di fenomeno.

    Se anche in seguito vi vengono nuove riflessioni o nuovi contributi come presidenza della Commissione, credo di poter parlare anche per i colleghi o per i commissari, qualsiasi riferimento è non solo ben accetto, ma vorrei stimolarvi nel non concludere questo nostro rapporto in questa audizione. Questo è il momento di inizio di un lavoro comune anche perché il programma iniziale del giro con le associazioni firmatarie del patto per il lavoro dell’Emilia-Romagna è più o meno concluso e quindi nella seconda e terza fase ci sarà anche l’occasione per rapportarsi, visti i primi risultati dei nostri lavori, per determinare insieme possibili e ulteriori approfondimenti in singoli settori o attività dove questo fenomeno è preponderante o con più criticità. Grazie.

     

    SABATTINI, presidente: Altri? Provo io a fare qualche domanda, riprendendo alcuni spunti importanti di questa mattina, credo che l’audizione dei soggetti che riguardano i settori che voi rappresentate per noi è molto utile anche per l’organizzazione dei lavori dei prossimi mesi, noi ci eravamo dati come programma il concentrare su alcuni settori puntuali analisi verticali. Vi chiedo, soprattutto per chi ha rappresentanza in settori più generalisti, noi abbiamo parlato di settori della logistica, del settore delle trasformazioni delle carni, cose che ci sono state già state rappresentate nelle altre audizioni, una cosa un po’ diversa (che abbiamo sentito oggi) è il settore delle manutenzioni e riporto, come da audizione già avvenuta, anche il settore dei servizi di consumo (il settore del turismo e i servizi collegati). Volevo capire se dal vostro osservatorio questi erano settori che anche per voi avevano avuto un rilievo. L’altra cosa, per me molto interessante, che riguarda tutti, è il tema della reputazione, ripreso da vari interventi e quindi con una richiesta di un’operazione molto più open per quello che riguarda le informazioni alla quale però va dato qualche elemento in più. Abbiamo già in possesso delle informazioni come Amministrazione pubblica nel suo complesso, con tutte le difficoltà nel cercare di mettere insieme queste... anche l’attività che stiamo facendo oggi, cioè cercare di capire da tutti quelli che possono avere un interesse o informazioni in proprio possesso qual è la disponibilità di metterle in condivisione e come e se esistono correlazioni tra informazioni di tipo diverso.

    Il tema della reputazione è assolutamente centrale e lo diventa ancora di più soprattutto nel momento in cui le informazioni sono open... di soggetti terzi però bisogna stare dall’altra parte attenti. Se l’informazione è aperta, funziona un po’ come il Tripadvisor delle imprese, questa cosa poi porta con sé tutta un’altra serie di effetti e quindi chi si prende la responsabilità di che cosa non è marginale nell’approfondimento di quello che credo possa essere anche eventualmente un apporto, ma va più circostanziato. La qualità dei prodotti agricoli viene data dal consumatore, ma uno lo prova. Nel momento in cui è frutto soltanto di informazioni incrociate, che possono essere formali, è semplice, ma se cominciano a diventare qualitative, bisogna essere tutti disponibili a subire gli effetti di questa cosa e poi bisogna vedere come si governano. Non è marginale perché io credo che questo fenomeno, come tanti altri, in un mondo complesso come quello di oggi, non c’è l’Amministrazione pubblica che può risolvere il problema da sola, ha bisogno di tutta un’altra serie di soggetti di responsabilità condivise, dove ognuno si prende il suo pezzo. E qui vengo all’altra domanda, che è un po’ il leit-motiv delle disponibilità, che abbiamo chiesto, di tutto questo giro di consultazioni – un po’ l’avete detto nei vostri interventi, ma chiederei, se fosse possibile di avere qualche elemento in più – l’elemento di controllo che le forme di rappresentanza fanno sui propri associati anche in funzione del branding, di essere associati a una determinata associazione rispetto a non esserlo perché è chiaro che questo elemento aiuta poi anche un po’, nella logica della condivisione delle informazioni, quello che può essere il contributo che viene direttamente dalle associazioni nel cercare di dire: «Se l’azienda è associata da noi, insieme facciamo un’azione molto forte di disincentivazione di questo tipo di comportamenti». Spero di essere stato il più chiaro possibile per capire fino a che grado di corresponsabilità possiamo provare a lavorare insieme.

    L’ultimissima cosa, la più formale, mi rivolgo praticamente al dottor Avanzi, ho sentito una cosa che non conoscevo che era quella dell’obbligo delle cooperative di applicare i contratti sottoscritti dai soggetti maggiormente rappresentativi. Quest’obbligo non è per tutte quante le imprese. È un limite mio. Chiedo qualche informazione in più su questo e poi se questa cosa viene effettivamente controllata e dove la possiamo verificare e, nel caso, se ci sono banche dati fruibili alle quali poter accedere per il controllo comparativo perché il controllo comparativo è una di quelle frontiere che sta all’interno del lavoro che la Commissione Fa insieme a Unioncamere ER. C’è qualcun altro che vuole intervenire? Altrimenti diamo la parola per le prime risposte.

     

    AVANZI, delegato relazioni industriali CONFAPI ER: Quello che stiamo cercando di organizzare come associazione e che in parte abbiamo già fatto con l’atto della formazione e informazione degli associati per rispondere a cosa facciamo... Piacenza, dove c’è un’intensità associativa molto forte e dove la logistica la fa padrona, vogliamo mettere quel tipo di informazione perché mi capita di sentire imprese che sono all’oscuro di tutto, più o meno consapevolmente, ma questa è un’indagine che va oltre le mie competenze. Un’altra cosa più ardita, che vogliamo fare, è fare una sorta di censimento per le nostre associate dei contratti d’appalto innanzitutto per centralizzare quando il contratto è scritto oppure no anche perché sappiamo che, ai sensi del 1350 del Codice civile, per il contratto d’appalto come il contratto di lavoro subordinato non è obbligatoria la forma scritta, quindi molto spesso sono accordi in parola. Vogliamo fare questo tipo di censimento per vedere che evidenze risultano, è un’operazione che abbiamo calendarizzato.

    Su Piacenza per esempio noi rileviamo una grossa incidenza di queste dinamiche con il discorso della logistica, ma su Parma abbiamo il discorso della distribuzione di varie ed eventuali di grande imprese e quindi quello che posso dire io è che evidente che il file rouge è lampante, lo schema è uguale dappertutto, al di là delle connotazioni particolari, dei contratti fatti più o meno, il fatto che un’azienda molto grande, che è seguita dal migliore studio legale che c’è in Italia, e fa comunque un appalto illecito oppure dall’artigiano che si appoggia alla cooperativa di paese, ma lo schema è uguale per tutti. Per quanto riguarda il discorso tecnico, l’approfondimento tecnico, ovviamente le cooperative... con la sentenza n. 50 della Corte Costituzionale, non ricordo l’anno, ai lavoratori le cooperative devono applicare un trattamento retributivo, non devono applicare il contratto collettivo, ma devono applicare un trattamento corrispondente a quello previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro, sottoscritti dalle organizzazioni più rappresentative. Questo è molto importante perché, essendo il problema della rappresentanza, della rappresentatività... tra la mancata applicazione dell’articolo 39 della Costituzione, quindi la scelta del contratto collettivo da applicare è libera, tant’è che ricordo che non è obbligatorio applicare alcun contratto collettivo, non c’è nessuna legge che obbliga ad applicare un contratto collettivo, per le cooperative c’è questa espressa previsione, credo sia l’articolo 3 del decreto n. 142/2001. Detto questo, questo rileva, per arrivare all’ultima domanda, come questo controllo viene fatto dagli organi di vigilanza, come anticipavo brevemente nel mio approfondimento, permette (ed è l’unico caso che lo permette) agli ispettori, quando vanno a verificare una cooperativa, e vedono un contratto collettivo nazionale di lavoro di un’organizzazione minore, sottoscritto da un sindacato che non sia CGIL, CISL o UIL, possono, anzi, devono secondo le disposizioni del Ministero del Lavoro, cioè quello strumento che permette ai lavoratori di lavorare in funzione di quei contratti collettivi perché la Corte Costituzionale ha detto: «È vero che non c’è l’obbligo di applicare questo contratto collettivo ma questa norma, articolo 3 del decreto n. 142/2001, funge da parametro esterno, cioè se non applico quello, devo applicare un contratto economico corrispondente a quel contratto collettivo». Questo è il quadro giuridico ed è unicamente per le cooperative perché ai soggetti di diritto privato, le imprese normali, non si può applicare... Perché c’è una legge che lo disciplina, mentre i contributi vanno sempre applicati su quel tipo di contratti perché c’è una legge che lo dice, ma nel settore privato, al di fuori delle cooperative, nessuna legge obbliga ad applicare quel contratto collettivo nazionale. È per questo che il mondo cooperativo dal legislatore è sempre stato attenzionato perché è l’unico che dà quel riferimento obbligatorio a quei contratti collettivi nazionali di lavoro. È uno dei temi più complessi quello della trattazione collettiva, applicare o non applicare, che c’è nel diritto del lavoro, spero di essere stato chiaro sulla domanda che è stata posta.

     

    SABATTINI, presidente: Grazie mille. Prodi.

     

    PRODI: Ringrazio perché questo è uno spunto interessante. Mi sembra di avere capito che la contrattazione collettiva è anche... dei contratti depositati, cioè avendo seguito dei lavori, quello che si è svolto la settimana scorsa alla Camera del Lavoro di Reggio Emilia, c’è stato un seminario sulle pratiche lavorative, veniva rilevato che esistono centinaia di contratti depositati, più di ottocento, di cui solo trecento sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Questo è un tema fondamentale, cioè come poi andare a dirimere questo che è un vero enigma irrisolvibile se non si mette capo a questo. Questo articolo 3 parla di questo ma il tema che cosa si intende poi.

     

    AVANZI, delegato relazioni industriali CONFAPI ER: Io sono abbastanza ferrato in materia, “depositato” non vuol dire giuridicamente niente. Sono i contratti rilevati dal CNEL, cioè registrati al CNEL ma questa registrazione non vuol dire niente. Il CNEL presume che... con meno di novecento contratti collettivi nazionali di lavoro (e siamo l’unico caso nel mondo con questo numero di contratti collettivi), secondo indagini che non sono pubbliche, trecento facciano parte di quei contratti cosiddetti... e gli altri seicento siano cosiddetti pirata. Il grosso problema, e tutto il mondo delle organizzazioni adesso comincia a porsi la questione per la crisi di rappresentatività di tutto il mondo associativo, anche lato datoriale, ma tutta la questione verte sul fatto che, in mancanza dell’applicazione 39 della Costituzione, per dare efficacia erga omnes ai contratti collettivi impone la registrazione del sindacato, ovviamente il sindacato... a torto o a ragione di registrarsi, non riconosce materialmente quali siano le organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale tant’è che, qualora in alcuni casi venga riconosciuto un contratto collettivo, sia a livello amministrativo (nelle gare d’appalto) sia a livello di giustizia ordinaria queste associazioni fanno ricorso e talmente il ricorso premia la CISAL, la... e dice che sono più rappresentativi e talvolta no. Quindi fuori dai tre grandi confederati, CGIL, CISL e UIL, non si sa quali sono perché la giurisprudenza ha dato i parametri, ma nessuno ha un elenco delle risultanze di questi parametri. Tant’è che l’Ispettorato del Lavoro è uscito qualche giorno fa con un comunicato mettendo in guardia e dicendo che, laddove non si riscontra una applicazione dei contratti sottoscritti da CGIL, CISL e UIL, verranno riconosciuti tutta quella serie di benefici, come benefici contributivi... però subito la reazione di CISAL è stata quella che denuncerà l’Ispettorato Nazionale del Lavoro perché l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha il potere di dire chi sono quelli rappresentativi o quelli no perché non ci sono gli strumenti. Sul fatto che non ci sono gli strumenti ci giocano un po’ tutti. Io non credo che le relazioni oggettive, che si potrebbero andare a verificare di tutti i sindacati, portino al risultato che conosciamo tutti perché non credo che altre associazioni storiche siano talmente prevalenti rispetto ad altre. Quindi questo è un tema centrale, ma che difficilmente si risolverà a breve perché non si è risolto dal 1948 ad oggi. Una cosa che si potrebbe fare interessante, ovviamente la Regione... però il discorso della reputazione, è chiaro che sviluppare protocolli con gli organi di vigilanza, una Commissione dove volontariamente, mutuando quello che voleva fare Tiziano Treu... un bollino blu per chi presenta un contratto d’appalto in questa Commissione sicuramente non crea delle responsabilità di alcun tipo perché... ma sicuramente potrebbe avere un valore reputazionale e comunque anche in prospettiva, nell’ottica di un protocollo d’intesa, potrebbe essere valutato e attenzionato in modo meno... da parte dell’Ispettore del lavoro.

     

    SABATTINI, presidente: Chi vuole intervenire? Dottoressa Forni, vuole intervenire per rispondere alle domande?

     

    FORNI, resp. relazioni istituzionali CNA: Sul tema della reputazione colgo molto volentieri la puntualizzazione, non si tratta di fare il Tripadvisor delle imprese. Noi non dobbiamo andare a cogliere il grado di soddisfazione rispetto alla prestazione di servizio del committente, quello che è possibile fare è creare ambienti dove siano chiaramente leggibili le formalità più importanti che l’impresa comunque è tenuta a fare nel corso della sua attività. L’impresa i dichiarativi all’INPS li presenta, se adempie a dei corsi obbligatori sulla sicurezza, chi fa questi corsi, può essere stimolato a depositare in un ambiente open la notizia che quell’impresa li ha fatti i corsi. Il contratto di lavoro, che applica, se si avvale di un’associazione, l’associazione non ci mette niente a contribuire facendo presente qual è il contratto di lavoro sulla base del quale vengono elaborate le buste paga. Una volta creato un ambiente condiviso, sono informazioni che possono essere fornite senza costi aggiuntivi rilevanti e senza creare ulteriori oneri burocratici a carico dell’impresa, dati oggettivi che possono variare in termini di rilevanza da settore a settore. Tant’è che io ricordo che, anche sulla base di alcune esperienze sviluppate in occasione del sisma, si era avviato il discorso delle white list, per meglio dire, delle liste di merito... del Testo unico di legalità avevamo rilevato l’onerosità nella progettazione, nella fase della definizione dei protocolli validi, settore per settore, per dare una significatività a queste liste di merito, ma è questo l’investimento che le imprese si aspettano che facciamo noi, associazioni insieme alle Amministrazioni per creare dei protocolli che poi siano autoalimentati, senza fardelli aggiuntivi, appesantimenti burocratici aggiuntivi. Tutte le volte, che viene fatta una fusione, le comunicazioni obbligatorie perché devono essere... dell’Amministrazione e non avere un qualche tipo di circolarità? Certo, non è un tema banale, ma è un tema oggi dal punto di vista tecnologico sicuramente affrontabile. Il problema della condivisione dei dati tra le Amministrazioni non è un problema tecnologico ed è sicuramente un tema complicato, ma per le imprese è fondamentale per evitare l’appesantimento burocratico e per far sì che l’essere leggibili, l’essere gratificate nel momento in cui ci si comporta correttamente sia un dato di fatto.

     

    SABATTINI, presidente: Solo per capirci, varrebbe anche per le associazioni di rappresentanza? Cioè l’impresa A associata al CNA, che ha presentato il bilancio, una cosa di questo tipo? Solo per capire se anche quello è un elemento. È complicato, lo capisco. Mi sono spiegato? Dopo entriamo nel tema della rappresentanza, ma era solo per capire fino a che punto intendeva, solo questo.

     

    FORNI, resp. relazioni istituzionali CNA: Rispetto ad altri elementi che stanno venendo avanti, altre Regioni, come per esempio l’Umbria, riguardo al tema degli appalti, c’è il controllo della regolarità e congruità contributiva. Può essere un elemento di aiuto nel certificare che anche gli appalti avvengano in ambienti più coerenti con la normativa perché leggevo che in Umbria, anche con la ricostruzione, si sono vagliati provvedimenti che nel controllo della regolarità contributiva vanno anche ad esaminare un elemento di congruenza, cioè del volume di ore lavorate rispetto ai versamenti, che non è solo un tema di controllo formale, ma inizia a misurare il volume, e questo può essere un altro elemento interessante.

     

    SABATTINI, presidente: Prego.

     

    GHETTI, resp. ufficio legislativo COLDIRETTI ER: Io volevo dare una risposta alle tre domande, che ha posto lei, presidente (me le sono segnate), nella preconclusione degli interventi e che si collegano con la domanda della consigliera. Da una chiacchierata con il dottor Caselli, fatta qualche tempo fa, veniva fuori una questione (dalla sua esperienza) molto chiara, lui dice: «L’incrocio delle banche dati oggi esistente nel nostro paese ci consentirebbe - quindi lui parlava da magistrato inquirente in quel momento – di verificare quelli che sono i fenomeni di regolarità, i fenomeni di elusione – colpa dai fenomeni dolosi». Il grosso problema che lui ha vissuto nella sua esperienza, in particolare nel contrasto alla criminalità organizzata, è stato proprio questo, cioè la difficoltà di incrociare tutte le banche dati e soprattutto la difficoltà di incrociare banche dati pubbliche con dati provenienti dal privato. Questo è un enorme problema che abbiamo. Dalla chiacchierata di oggi viene fuori chiaramente che vi può essere benissimo una regolarità formale del contratto di appalto. Se io faccio determinate cose in un determinato modo, formalmente il contratto d’appalto è un contratto visibile e valido. Se però vado a vedere alcuni altri indizi che ci sono dietro all’applicazione del contratto d’appalto, mi posso accorgere che, dietro la regolarità formale, ci possono essere alcune questioni sostanziali che fanno in modo che quel contratto in realtà non sia un contratto d’appalto ma sia qualcos’altro. Noi come mondo agricolo abbiamo vissuto vicende molto parziali che però hanno vissuto in passato una rilevanza, il contratto di partecipazione o il contratto di... erano contratti che erano delle vie di mezzo, chiamiamole così, tra la società e il lavoro subordinato dove, se l’accordo era perfettamente inquadrato... un istituto giuridico a se stante che non riscontrava alcun problema. È chiaro che, rispetto a tutta una serie di indizi che erano presenti e che nel diritto e nella giurisprudenza erano stati consolidati, vi erano delle distanze, allora chi doveva poi verificare andava a vedere quegli elementi e si accorgeva che poi il contratto era un contratto di lavoro subordinato mascherato o il contratto di... era una società mascherata. Lo stesso discorso vale anche per un contratto di tipo diverso, ma che deriva dalla stessa categoria di contratti, come può essere quello dell’appalto. La seconda questione, che è direttamente collegata, è quella del branding di associazione. Se la domanda è: quanto le associazioni sono disposte ad essere corresponsabili in un progetto di questo genere? La risposta prima l’ho data attraverso gli esempi, ma è evidente perché è un vantaggio per gli imprenditori e per le associazioni stesse la maggiore regolarità possibile l’applicazione di tutti gli strumenti giuridici che ci sono e quindi l’evidenziazione che ci sono soggetti che questi strumenti li usano in maniera anomala o addirittura non regolare. E questo gioca a vantaggio della reputazione non solo nostra ma di tutta la società, e anche ovviamente della Pubblica amministrazione. Su questo punto non credo ci siano dubbi.

     

    SABATTINI, presidente: Grazie. Forni.

     

    FORNI, resp. relazioni istituzionali CNA: Solo per associarmi alla risposta che ha dato il collega, è certo che una volta che viene intrapresa una strada del genere, le nostre associazioni per loro natura tirarsi indietro, è proprio il nostro ruolo. Però un’azione di branding associativo trova un valore e un riscontro effettivo nel momento in cui si inserisce in un quadro, che non è autoreferenziato, ma che è condiviso e rientra anche dentro ad un progetto più generale dell’Amministrazione.

     

    SABATTINI, presidente: Fini.

     

    FINI, CIA ER: Rispondendo alla domanda a cosa proviamo fare noi, è chiaro che la cosa più importante che possiamo e dobbiamo fare come associazioni è avere un contatto diretto con i nostri associati. L’ufficio che si occupa di somministrazione del lavoro e manodopera deve avere contatti costanti e diretti con i nostri associati e soprattutto dobbiamo attenzionarli e disincentivarli laddove ci siano delle situazioni molto pericolose. Prima ho fatto un esempio, legandolo al fatto che, laddove c’è una cooperativa che ti garantisce il costo della manodopera molto più basso rispetto ad altri, ma soprattutto ti esonera da tutti quegli adempimenti legati all’assunzione di manodopera, va specificato che, laddove c’è una responsabilità, la responsabilità non è in capo a quella cooperativa lì, ma la responsabilità (come si diceva prima) va in capo al committente, va in capo a chi è titolare dell’azienda agricola. Prima si richiamava il tema legato alla meccanizzazione, anche sulla meccanizzazione c’è questo tipo di responsabilità. L’agricoltura è cambiata (come si diceva prima), ricorriamo sempre di più a contoterzisti, il contoterzista, che viene nella tua azienda, deve essere in regola con tutto. Altrimenti chi ne risponde non è il contoterzista stesso, ma il proprietario dell’azienda agricola. Su tutti questi campanelli d’allarme: adempimenti o segnali, noi dobbiamo avere (e l’abbiamo) un costante contatto con i nostri associati per metterli in guardia. Lo dicevo prima, noi abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni di queste cooperative molto dubbie perché comunque precedentemente noi li abbiamo avvisati che quella era roba molto, molto pericolosa. Questo è il lavoro, che mi rendo conto essere il lavoro più difficile, ma sicuramente è il lavoro migliore, che possiamo e dobbiamo fare noi come rappresentanza: avere un costante contatto con i nostri associati e metterli in guardia da questi atteggiamenti molto pericolosi, anche e soprattutto per loro stessi.

     

    SABATTINI, presidente: Non ci sono altri. Vorrei davvero ringraziare per i contributi, che avete portato questa mattina. Prendo nota delle disponibilità che ci avete rappresentato anche oggi. Questa è una Commissione di studio, come dicevamo all’inizio. Stiamo cercando di mettere in campo tutte quelle azioni e quegli approfondimenti anche in questo percorso d’ascolto per analizzare nel profondo come si sono modificati alcuni fenomeni nel corso del tempo. Speriamo di poter arrivare ad un prodotto di analisi sufficientemente dettagliato e magari arrivare a qualche proposta di soluzione in accordo e in lavoro stretto con tutti i consiglieri e anche con la Giunta regionale. Ringrazio tutti, mi scuso ancora per il ritardo dell’inizio della Commissione. Ci risentiremo e ci riconfronteremo anche nella fase due... grazie mille e buona giornata a tutti.

     

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