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Legislatura X - Commissione II - Resoconto del 21/01/2019 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 3

    Seduta del 21 gennaio 2019

     

    Il giorno 21 gennaio 2019 alle ore 14,00 è convocata, con nota prot. n. AL/2019/900 del 14/01/2019, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche economiche in udienza conoscitiva.

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    SERRI Luciana

    Presidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    BAGNARI Mirco

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Vicepresidente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    4

    assente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    assente

    BERTANI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    CALIANDRO Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    assente

    LORI Barbara

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    assente

    PRODI SILVIA

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    assente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SASSI Gian Luca

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    SENSOLI Raffaella

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia

    1

    assente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Italiana

    2

    presente

    ZAPPATERRA Marcella

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    Sono presenti i consiglieri: Enrico CAMPEDELLI e SILVIA PICCININI.

    Partecipano alla seduta: Roberta Chiarini e Vincenzo Di Salvo, Servizio Organizzazioni di mercato e sinergie di filiera.

    Presiede la seduta: Luciana SERRI

    Assiste il segretario: Giovanni Fantozzi


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

     

    7391 -Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Norme per lo sviluppo, l'esercizio e la tutela dell'apicoltura in Emilia-Romagna". (Delibera di Giunta n. 1801 del 29 10 18)

    (Relatrice consigliera Luciana Serri)

    (Relatore di minoranza consigliere Matteo Rancan)

     

    Partecipano

     

    Franco AsioliPresidente ARA, Apicoltore

    Riccardo BabiniARA, Associazione Romagnola Apicoltori

    Giorgio BaracaniPresidente Associazione Apicoltori Bologna

    Andrea BesanaMedico Veterinario, Apicoltori Felsinei Bologna

    Paolo BonoConfcooperative E-R, Federagripesca E-R

    Linda ChilettiApicoltore

    Alberto ContessiPresidente Osservatorio Nazionale Miele

    Carolina De LuciaApicoltore

    Valemtino DemariaPresidente Associazione Apicoltori Val Limenta

    Anna GanariniCONAPI SOC. COOP

    Alessandro GhettiColdiretti E-R

    Luigi GrossiAssociazione Apicoltori Reggio-Parma

    Giorgio LaduriniAmici delle Api (Mo), Apicoltore

    Euplio LavangaApicoltore

    Sarah MagriniColdiretti E-R

    Matteo MarchesiApicoltori Felsinei, Apicoltore

    Lorena MediciAssociazione Apicoltori Reggio-Parma

    Pietro MiliffiPresidente AFA, Associazione Forlivese Apicoltori

    Diego PaganiPresidente CONAPI SOC. COOP

    Piero PeriCIA E-R

    Roberto PinchettiPresidente APAP, Associazione Apicoltori Piacentini

    Sebastiano PizzigalliComune di Parma

    Riccardo RedogliaVicepresidente APAP, Associazione Apicoltori Piacentini

    Roberto ReggianiAssociazione Apicoltori Reggio-Parma

    Lorenzo SazziniLegacoop Agroalimentare

    Giovanni ScozzoliAFA, Associazione Forlivese Apicoltori

     

     

    BAGNARI Vicepresidente Buongiorno a tutti. Vi pregherei di prendere posto, così cominciamo la seduta della Commissione.

    Buongiorno e benvenuti a tutti. La seduta della Commissione politiche economiche, come avrete visto nella convocazione e nell’invito, è dedicata oggi all’udienza conoscitiva per quanto riguarda il progetto di legge sull’apicoltura. Leggo testualmente il titolo, che è “Norme per lo sviluppo, l’esercizio e la tutela dell’apicoltura in Emilia-Romagna”. È un testo di legge che è stato licenziato in precedenza dalla Giunta, come proposto ovviamente all’Assemblea, che ha avuto alcuni passaggi, sia la nomina del relatore sia, nella seduta dell’8 gennaio, anche l’illustrazione del testo. Il testo approda in questa seduta della Commissione per un confronto con tutti i soggetti che fanno parte di questo mondo che è interessato da questo progetto di legge.

    Ovviamente è un progetto di legge che non nasce dal nulla, nel senso che l’Assemblea legislativa si è già interessata di questo argomento, anche dal punto di vista normativo, in passato, tant’è che abbiamo, come sapete benissimo tutti quanti voi, anche dei programmi triennali dedicati a questo settore.

    Tra l’altro, si è chiuso a novembre il precedente bando che riguarda questo settore. Si saprà all’inizio di marzo, probabilmente, la graduatoria definitiva. Ma al di là di quello che riguarda il passato, la Commissione politiche economiche, in particolare si è interessata dell’argomento, ed è andata, per esempio, anche in visita al CONAPI, proprio per permettere a tutti quanti i consiglieri che fanno parte della Commissione di conoscere meglio questo ambito e la realtà dell’apicoltura, alcuni aspetti importanti dell’apicoltura nella nostra regione.

    Io sostituisco come vicepresidente la presidente Luciana Serri, che tra l’altro è relatrice di maggioranza del testo di legge – dopo le darò la parola. Non è presente oggi il consigliere Rancan, che è relatore di minoranza della legge, ma non è presente per motivi seri: per motivi familiari non ha potuto infatti essere presente.

    Non è con noi l’assessore Caselli, perché impegnato a Roma, in una importante riunione che ha a che fare con la richiesta di autonomia della nostra Regione per quanto riguarda ovviamente gli ambiti di sua competenza, però sono con noi alcuni tecnici dell’assessorato: la dottoressa Roberta Chiarini, il dottor Vincenzo Di Salvo, per avere eventualmente anche, dopo, se ce ne sarà bisogno, alcuni elementi, alcuni chiarimenti.

    Ricordo solamente che la seduta è dedicata all’udienza conoscitiva, quindi all’illustrazione della legge e all’ascolto dei soggetti invitati e interessati, per sentire le loro opinioni e i loro contributi, eventualmente, per quanto riguarda la prosecuzione del percorso legislativo.

    Io mi fermerei qui e passerei la parola alla consigliera Serri, relatrice di maggioranza del progetto di legge.

     

    SERRI. Buongiorno a tutti.

    Presentiamo oggi questo progetto di legge che è stato approvato dalla Giunta, “Norme per lo sviluppo, l’esercizio e la tutela dell’apicoltura nella Regione Emilia-Romagna”. Cosa significa per la nostra regione questo settore? Significa comunque un settore importante.

    Ci collochiamo, come Regione, in termini di patrimonio apistico e di valore complessivo delle produzioni fra i primi posti nazionali, per l’esattezza siamo al terzo posto dopo Piemonte e Lombardia. Ragioniamo di 3.900 apicoltori, di cui il 35 per cento considerati professionisti, quindi apicoltori che esercitano questa professione come prima attività professionale.

    La produzione media nelle ultime due annualità è crollata a mille tonnellate annue. Confrontata con il 2016, ragioniamo, per darvi un termine di riferimento, di 2.900 tonnellate. Credo che chi è in sala oggi abbia ben presente questo elemento. Ovviamente ragioniamo di problemi legati ai cambiamenti e agli eventi di carattere climatico, eccetera.

    Un altro aspetto a parere mio merita di essere sottolineato, sempre ragionando delle caratteristiche di questo settore per la nostra regione. Possiamo dire che è un settore che ha una forte attrattività per i giovani, quindi è un settore che vede impiegati molti giovani, una percentuale alta di giovani. E questo ovviamente è un elemento di positività che noi salutiamo sempre con piacere.

    Venendo nel merito, invece, delle proposte, delle cose contenute nel progetto di legge, possiamo dire che questo è composto da 11 articoli; va a sostituire interamente la legge precedente, la legge n. 35, che ha compiuto da poco trent’anni, infatti fu varata nel 1988. Era necessario quindi, comunque rivedere il quadro legislativo della nostra regione. Ovviamente trent’anni non sono pochi. In questi anni si sono susseguite una serie di modifiche normative e legislative di carattere nazionale, a partire proprio dalla legge quadro nazionale, la n. 313 del 2004, ma anche una serie di altri provvedimenti, a partire dalle norme che regolano l’Anagrafe apistica nazionale.

    A tutto questo va aggiunto che il settore è cambiato: ci sono problematiche che si sono accentuate, il rapporto col mondo agricolo, i temi legati al fitosanitario, le tematiche sanitarie. Una serie di elementi si sono nel tempo modificati, e in alcune situazioni anche aggravati, e richiedono quindi una maggiore attenzione, quindi una riformulazione anche dello strumento normativo della nostra Regione. A questo aggiungiamo anche che l’Unione europea ha approvato un’importantissima risoluzione sul tema dell’apicoltura, sul tema del settore apistico, una risoluzione importante che parte proprio col mettere in evidenza quello che è il ruolo importante della presenza di questo settore sul territorio, appunto raccomandando agli Stati membri di porre maggiore attenzione, di valorizzare maggiormente questo settore e di dedicare anche maggiori risorse al settore.

    Il progetto di legge si pone una serie di finalità, a partire, come dicevo prima, dalla necessità di potenziare il settore apistico e di valorizzare tutti i prodotti che derivano da questo settore. Come dicevo prima, è un settore che riveste importanza e la riveste proprio perché ha aspetti di carattere economico e professionale, ma anche per un ruolo di carattere ambientale, cioè il ruolo che svolge di conservazione ambientale e di preservazione della biodiversità.

    Inoltre, quando noi ragioniamo di rapporto con l’agricoltura, c’è un intreccio di fattori importanti che sono legati, senza ombra di dubbio, alle ricadute che l’attività agricola può avere sul settore dell’apicoltura, ma non dimentichiamo mai il ruolo importante che le api svolgono a favore dell’agricoltura con l’impollinazione. Quindi, possiamo annoverare, senza ombra di dubbio, fra gli elementi che valorizzano e rendono importante e interessante la presenza delle api sul territorio il contributo che le api danno al settore agricolo.

    Il PdL, inoltre, va a trattare alcuni elementi importanti, quindi fra le finalità troviamo la difesa igienico-sanitaria della popolazione apistica, il contrasto a fenomeni di moria e spopolamento degli alveari e moria da trattamenti fitosanitarie, la tutela dell’Apis mellifera, la sottospecie ligustica. Poi si pone come obiettivo quello di favorire lo sviluppo di forme associative e accordi fra le associazioni agricole e le associazioni dell’apicoltura.

    Inoltre, uno degli elementi che compaiono come elemento di novità rispetto alla precedente normativa si pone l’obiettivo di favorire l’inserimento o il mantenimento di specie vegetali anche non autoctone - viene declinato in modo specifico - che abbiano un interesse apistico. Ovviamente, questa finalità ha un suo valore e un suo interesse proprio in considerazione anche di quello che è stato un cambiamento che è avvenuto anche nell’agricoltura sui territori, quindi la necessità di favorire l’inserimento di specie vegetali che abbiano queste caratteristiche.

    Per quanto riguarda le misure igienico-sanitarie e la tutela dai trattamenti fitosanitari, innanzitutto la normativa definisce qual è lo strumento che dovrà contenere le misure e le azioni dal punto di vista della tutela sociosanitaria. Lo strumento è il Piano regionale integrato relativo alle attività di controllo nel campo della sicurezza alimentare, della sanità e del benessere animale, previsto dal Regolamento CE.

    Questo è un aspetto rilevante proprio perché la nostra regione aveva tutta una serie di strumenti che andavano a definire, trattare e regolamentare questi aspetti, il far sì che questo diventi parte integrante dello strumento del piano regionale credo che sia un elemento di maggiore attenzione. Si dice anche che dentro questo piano vi sarà uno specifico piano che conterrà il Piano di controllo dell’impiego dei fitofarmaci in fioritura.

    Sempre in questo articolo che tratta le misure igienico-sanitarie viene scritto, per la prima volta, il divieto di lasciare gli apiari in stato d’abbandono, e quando si parla di apiari in stato d’abbandono si intendono sia quelli che non hanno identificato con il cartello previsto dalla normativa, ovvero l’identificazione prevista dall’Anagrafe apistica nazionale, ma anche quelli che si trovino, pur avendo il cartello, in un evidente stato di abbandono. Inoltre, conferisce alle AUSL che hanno competenza territoriale il compito di accertare se questi hanno una pericolosità e quale fonte di propagazione di patologie, e in quel caso sono le aziende sanitarie che ne propongono la distruzione, ovviamente attraverso l’ordinanza del sindaco.

    Per quanto riguarda, invece, i trattamenti fitosanitari, vengono posti dei divieti durante la fioritura, e per fioritura, ovviamente, si intende dalla schiusa alla caduta dei petali. In questa fase è vietato fare trattamenti con prodotti fitosanitari che abbiano un’attività insetticida o acaricida, oppure anche con prodotti che in etichetta indichino la pericolosità per le api oppure per altri insetti.

    Sempre in termini di divieto, viene posto il divieto di fare questi trattamenti con questi prodotti ad azione acaricida o insetticida nel caso in cui vi siano fioriture sottostanti o adiacenti che siano attrattive per le api e che, quindi, potrebbero in quel modo venirne contaminate. Quindi, in questo caso ne pone il divieto, a meno che queste essenze fiorite non siano state distrutte e interrate, o che comunque non siano più attrattive per le api.

    Inoltre, sempre in riferimento a questo aspetto, la normativa dà la possibilità alla Giunta, sentito e concordato con il Tavolo apistico, di individuare delle zone di rispetto in cui vietare trattamenti con i prodotti in aree che abbiano rilevante interesse apistico.

    Per quanto riguarda l’impollinazione, anche qua vengono introdotti divieti, ovvero si dice che l’impollinazione può essere fatta solo con api che siano conformi alla norma di detenzione. Quindi, devono essere alveari identificati, eccetera. Quindi, non è possibile utilizzare altri metodi al di là delle arnie e delle api che abbiano l’identificazione che sono detenute in base alle normative vigenti.

    Per quanto riguarda il nomadismo e la movimentazione degli alveari, alla Giunta viene dato il compito di fare uno specifico atto, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della normativa, che dovrà disciplinare le modalità di movimentazione per il nomadismo e, quindi, dovrà anche normare e riportare i criteri legati alle distanze di rispetto fra gli apiari.

    Ho parlato prima del Tavolo apistico. Questo sarà uno strumento importante di relazione, che la Regione vuole tenere, comunque, con il mondo della rappresentanza dell’apicoltura, e verrà istituito con funzioni tecnico-consultive. Questo Tavolo apistico sarà composto da 8 componenti fra funzionari regionali del Settore agricolo e funzionari regionali del Settore sanità veterinaria. Inoltre, farà parte del Tavolo apistico un componente per ognuna delle associazioni di organizzazioni di apicultori o produttori apistici regionali.

    In riferimento alle materie trattate, quindi in base all’argomento che è oggetto di trattativa, negli incontri potranno essere eventualmente invitati rappresentanti di altri organismi, a partire dall’università, dal CREA, dalle associazioni agricole o dai rappresentanti di cooperative, eccetera. Quindi, in base alle argomentazioni, se si ritiene sia funzionale per la discussione e il confronto avere altre professionalità, queste verranno di volta in volta invitate.

    Tutela dell’Apis mellifera ligustica. Questo è un elemento che è stato centrale anche nella discussione di questi mesi. La sottospecie autoctona è una sottospecie pregiata, che è stata anche esportata, quindi portata anche in altri paesi, proprio per le qualità che le vengono riconosciute. Quindi, il progetto di legge dedica un articolo proprio alla tutela dell’ape ligustica, con l’obiettivo di assicurare la conservazione dell’ecotipo autoctono, finalizzato al miglioramento genetico e alla successiva diffusione di quello che è il materiale selezionato, e inoltre di ridurre i fenomeni di erosione genetica che possono derivare dall’ibridazione.

    Quali azioni vengono proposte? Innanzitutto si dice che nel territorio della nostra regione non si potrà svolgere attività di selezione e moltiplicazione di api regine o materiale apistico diverso dalla sottospecie ligustica e non sarà possibile introdurre api diverse dalla ligustica. Inoltre, gli allevatori che allevano e commercializzano materiale apistico vivo, iscritti all’Albo nazionale degli allevatori - Sezione Ligustica, possono chiedere l’istituzione di zone di conservazione di un raggio massimo di 10 chilometri attorno ai propri alveari e in queste zone di conservazione non potranno essere presenti specie diverse dalla ligustica. Si riconosce la stessa possibilità di chiedere l’istituzione di zone di rispetto da parte di allevatori, oppure loro associazioni o istituti di ricerca che siano impegnati nella selezione e nel miglioramento genetico, per realizzare stazioni di fecondazione, e anche qui ci si riferisce solo alla presenza di ligustica, quindi non potranno essere presenti varietà diverse dalla ligustica. Su questo tema, la Giunta, entro 180 giorni dall’approvazione della legge, definirà con proprio atto criteri e modalità di applicazione.

    Infine, un ultimo aspetto ricompreso nel progetto di legge riguarda la vigilanza, il controllo e le sanzioni. C’è, infatti, un articolo che declina tutte le sanzioni per le violazioni che possono presentarsi.

    Innanzitutto vengono individuati i soggetti che sono deputati al controllo. Per quanto riguarda la tutela della ligustica, il Servizio regionale avrà il compito di vigilare. Invece, per quanto riguarda le misure igienico-sanitarie e tutte le tematiche legate alla movimentazione, alle distanze e ai trattamenti fitosanitari, sarà il Servizio sanitario.

    Poi, come dicevo prima, vi è un articolo interamente dedicato alle sanzioni, dove vengono declinate e indicate cifre precise per ogni eventuale problematica. In questo viene indicato che la sanzione per la mancanza del cartello identificativo dell’apiario non si applica nel caso in cui ogni alveare dell’apiario abbia la propria indicazione precisa, il codice identificativo. Inoltre, si dice che questa sanzione, più l’eventuale violazione per le distanze, quindi chi non ha rispettato le distanze, qualora sia il primo accertamento, invece di applicare subito la sanzione, verrà data una prescrizione, ovviamente che chiederà all’allevatore, all’apicultore di regolarizzarsi, dando un termine massimo di 15 giorni. Ovviamente, se nei 15 giorni l’apicultore applicherà e si muoverà per regolarizzarsi, non verrà applicata nessuna sanzione.

    Ecco, questi, detti probabilmente anche un po’ in fretta, sono i principali contenuti del progetto di legge. Aggiungo che è stato un percorso impegnativo, che è durato più di un anno, forse possiamo dire anche un anno e mezzo, quindi la Giunta in un periodo lungo (quasi un anno e mezzo) ha avuto un confronto proficuo e importante con tutto il mondo agricolo e il mondo della rappresentanza del mondo apistico, quindi credo che possiamo considerare questo progetto di legge un prodotto molto concertato e frutto di una certa condivisione.

    Detto questo, visto che ora il progetto di legge è passato all’Assemblea legislativa, che poi dovrà approvarlo definitivamente, anche l’Assemblea, attraverso questi strumenti che stiamo sviluppando a partire da oggi, vuole comunque confrontarsi con il mondo della rappresentanza dell’apicultore e il mondo agricolo e capire se ci possono essere osservazioni e modifiche da apportare. Grazie.

     

    BAGNARI Vicepresidente Grazie alla consigliera Serri.

    A questo punto, come dicevo, non essendo presente anche il relatore di minoranza, andiamo direttamente all’ascolto di quelli che sono i soggetti che sono intervenuti, che ringrazio per essere presenti a questa udienza conoscitiva.

    Noi abbiamo alcuni interventi già prenotati, quindi io seguo questo ordine. Al momento sono cinque. Chiamerei, per il primo intervento, Alessandro Ghetti, di Coldiretti Emilia-Romagna (se siamo d’accordo anche su questo, io darei cinque minuti ad ogni soggetto, così riusciamo a dare voce un po’ a tutti). Prego.

     

    GHETTI, Coldiretti E-R. Grazie, presidente e grazie al vicepresidente, che mi dà l’occasione, ci dà l’occasione per parlare di questo importante progetto di legge.

    Innanzitutto, e qui mi sbrigo velocemente perché condivido pienamente la relazione che ha fatto il presidente, come Coldiretti diciamo: bene alla maggior tutela delle api, bene alla maggior tutela delle specie autoctone di api, quindi a salvaguardia della biodiversità. Sono tutti aspetti fondamentali, che noi affrontiamo, come organizzazione, sia dal punto di vista ovviamente produttivo, ma anche da un punto di vista ambientale e del benessere degli animali.

    Alcune brevi osservazioni, che noi riteniamo opportune: per noi è importante che il progetto di legge sia migliorabile, e possibilmente migliorato in alcuni aspetti. La prima è questa: noi come organizzazione rappresentiamo direttamente circa 300 imprenditori apistici professionali. Ricordo che l’apicoltura è considerata un’attività agricola a tutti gli effetti, almeno quella professionale. Ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile, come organizzazione noi associamo direttamente un certo numero – ci rappresenta circa il 25 per cento del totale dei professionali – nella nostra regione. Tra l’altro, questi imprenditori sono per la maggior parte soggetti che svolgono attività di vendita diretta del loro prodotto, che vanno nei mercati, in particolare nei nostri mercati, per la vendita del loro prodotto. Naturalmente fanno anche mercato, chi è più grosso, ovviamente, col proprio prodotto. Soprattutto, come diceva il presidente, sono giovani e, aggiungo, che provengono per la maggior parte da aree svantaggiate. L’apicoltura quindi è anche un grosso presidio del territorio, in particolare nelle aree svantaggiate.

    Perché dico questo, che sembrerebbe quasi una pubblicità? Perché noi riteniamo che un’associazione come Coldiretti debba essere rappresentata direttamente, in un tavolo, anche se tecnico-consultivo, in quanto appunto rappresentanza diretta di una serie di interessi che non sono solo interessi legati strettamente al mondo apistico, che pure è fondamentale, ma sono legati in particolare al mondo ambientale, ma anche al mondo agricolo in generale.

    Qui mi aggancio alla seconda osservazione, che è questa. La presidente relatrice, alla fine della propria relazione, ha citato espressamente la normativa sulle sanzioni. Noi siamo assolutamente favorevoli a un apparato sanzionatorio fermo – tra l’altro la Regione ha il diritto, per legge, di poter applicare una serie di sanzioni in più rispetto a quelle previste, proprio per una maggior tutela del settore apistico. Quello che noi riteniamo fondamentale, proprio perché tra l’altro l’apparato sanzionatorio è rilevante, anche da un punto di vista quantitativo delle sanzioni stesse, è che i precetti che sono alla base delle sanzioni, quindi le violazioni che ci sono, siano sempre estremamente identificate in modo preciso.

    Faccio un esempio, ce ne sono due o tre, ma ne faccio uno per essere veloce: la relatrice indicava una delle questioni nella distanza che giustamente ci deve essere tra la distribuzione di determinati prodotti e il sito dove ci possono essere delle api. Questa è una di quelle cose che vanno identificate con grande precisione, perché altrimenti, chiaramente, se la distanza non è identificata in modo specifico, e soprattutto se non coincide con confini aziendali, possibilmente, si potrebbero innescare dei lunghi e a volte anche costosi contenziosi con i produttori agricoli.

    Altra questione. Ovviamente, oltre all’aspetto dei confini, c’è l’aspetto delle regole in generale, che appunto, devono essere chiare. L’altra questione che dico per finire, è la questione ambientale. Noi tuteliamo in generale non solo i produttori agricoli, ma anche tutte le questioni che riguardano l’ambiente, tant’è vero che una delle sperimentazioni che abbiamo fatto per primi è stata quella, attraverso i Consorzi agrari, di distribuire la facelia, che è un grosso veicolo per le api, che tra l’altro contribuisce a fare un miele, peraltro di buon pregio, gratuitamente, a quei produttori che acquistano determinate sementi, proprio per incentivare, soprattutto nel periodo di fine estate, quando di fioritura di piante ce n’è molto meno, uno star bene delle api, proprio il benessere animale.

    Questa è un’altra delle questioni che diventano fondamentali per fare in modo che la presenza di Coldiretti al tavolo ci sia sempre, non solo come invitato. Ricordo anche, a questo proposito, che alcune regioni che hanno legiferato prima della regione Emilia-Romagna, ovviamente in tempi recenti, perché giustamente ci si faceva notare che la legge precedente è della fine degli anni Ottanta, hanno inserito proprio le organizzazioni agricole tra quelle presenti al tavolo. Tra queste regioni ci sono le Marche, l’Abruzzo e la Sardegna che hanno legiferato tra il 2017 e il 2018. Grazie.

     

    BAGNARI. Vicepresidente Grazie a Ghetti. Ora è la volta di Matteo Marchesi, per l’Associazione Apicoltori Felsinei.

     

    MARCHESI, Apicoltori Felsinei, Apicoltore. Buongiorno a tutti.

    Intanto, faccio un piccolo appunto: sono socio degli Apicoltori Felsinei, ma vengo qua come singolo. Sono un apicoltore biologico della provincia di Bologna.

    Sono qui oggi per presentarvi anche alcune mie riflessioni riguardanti questo progetto di legge che siete in procinto di valutare e approvare. Ho avuto l’occasione di leggere il testo legislativo, nelle sue numerose versioni, fino all’ultima, licenziata dalla Commissione, e oggi al vaglio dell’Assemblea.

    Questa legge si presenta come un provvedimento a tutela dell’Ape ligustica, che come tutti sappiamo è oggi fortemente a rischio sopravvivenza, anche a causa delle invadenti presenze di sottospecie diverse e ibride.

    Ringrazio l’assessore Caselli, che non è qui presente, per aver appoggiato la riforma dell’attuale disciplina, che sebbene di fatto prevedesse già una forte tutela per la ligustica, rischiava di rimanere norma inattuata a causa dell’assenza di sanzioni, che invece sono chiaramente presenti all’interno del nuovo testo. Ciò nonostante ritengo il progetto di legge fortemente pericoloso per la sopravvivenza della nostra amata ligustica. Dalla lettura della norma che sta per essere approvata, rimane lecito l’allevamento, quindi la detenzione di api diverse dalla ligustica, con l’evidente conseguenza del rischio di perdita dello straordinario patrimonio genetico che la nostra ape locale possiede.

    Vi ricordo che la purezza genetica della ligustica è propria delle nostre api emiliano-romagnole, in quanto sede di numerose aziende di selezione storiche, e moltiplicazione di api regine italiane. Basti pensare a quante grosse aziende da tutto il mondo vengano a osservare le nostre piccole realtà. Mi riferisco in particolare all’articolo 7, all’interno del quale è inserito l’obiettivo di contrastare i fenomeni di erosione genetica, derivanti dall’ibridazione. La norma, al comma 2 del suddetto articolo, recita: “gli apicoltori non possono svolgere attività di selezione e moltiplicazione di api regine e di materiale apistico vivo di sottospecie diverse dalla ligustica. Non è comunque consentito introdurre api appartenenti a sottospecie diverse dalla ligustica”. In teoria, la normativa potrà sanzionare i comportamenti di chi seleziona e moltiplica api regine, e chi vende materiale apistico vivo diverso dalla ligustica, nonché chi introdurrà in regione api diverse.

    Nella pratica, sarà di fatto possibile sanzionare solo chi verrà colto nel momento di selezionare e moltiplicare regine diverse dalla Ligustiche, chi verrà colto in Emilia-Romagna nel momento di vendita o acquisto di materiale apistico vivo, e chi verrà colto nel momento in cui entra in Regione con api diverse dalla ligustica.

    Oltre a questi momenti è evidente che la norma non assicura alcuna tutela, perché non stabilisce nessun divieto o sanzione sulla possibilità di detenere e allevare api diverse dalla ligustica. In effetti, vi invito a riflettere sui singoli punti (al riguardo, mi scuso sin d’ora se utilizzerò un linguaggio troppo apistico). Per quanto riguarda la selezione e moltiplicazione delle regine, la produzione di api regine si opera prelevando una larva di circa tre giorni e inserendola in un’apposita cella reale. Scelta così, la futura regina si inserisce in un alveare orfano (senza regina), e viene così nutrita dalle api della famiglia orfana.

    Primo punto: la larva solitamente non proviene dalla famiglia orfana, quindi la sottospecie, o razza delle api contenute nell’area in cui viene trovata la cella reale non corrisponde necessariamente a quella della futura regina. Secondo punto: finché la regina non nasce, non si può sapere di che sottospecie è, perché le larve sono tutte uguali. Ciò vuol dire che se si trova una cella reale in un alveare non ligustico, bisogna aspettare che nasca prima di valutarne i caratteri genetici. Ed è inutile dire che essendo insetti, bisogna assistere al momento della nascita per poter appurare che sia nata in quel momento e in quell’alveare, e che quindi non sia già stata presente.

    Inoltre, siccome ciascuna regina viene fecondata da almeno dieci-dodici fuchi diversi provenienti da altri alveari, distanti anche più di 10 chilometri, la larva prescelta per diventare regina, pure se presa da una mamma ligustica, potrebbe avere un compagno di razza diversa, così generando una nuova figlia non ligustica. Errore statistico, che se corretto dall’apicoltore, non andrebbe sanzionato.

    Apro una piccola parentesi. Gli allevatori di regine dell’Emilia-Romagna, quando vendono le loro regine, se richiesto, inviano anche le analisi della madre di quelle api, per attestarne la sottospecie, non delle regine che stanno vendendo. Per mero scrupolo, il metodo per la produzione di api regine è molto simile a quello per la produzione di pappa reale. Quindi, l’apicoltore, colto sul fatto di introdurre una larva nella celletta reale, se dichiara di produrre pappa reale, chi può dire che in realtà non stia selezionando larve di ape non ligustica per la produzione di regine?

    Per quanto riguarda la vendita o acquisto di materiale apistico, può avvenire in vari modi. Di fatto, il modo più semplice per acquistare delle api è di avere una propria arnia, dove inserire lo sciame che si è appena acquistato. Quindi, viene venduto il materiale apistico vivo, ma non la sua casa, rendendone perciò impossibile la tracciabilità. Le api non sono identificabili nei singoli capi; anche in questo caso, per l’applicazione della sanzione, occorrerà una probatio diabolica, volta ad attestare che oggetto della compravendita fossero proprio quelle api e non altre.

    Su questo punto, a mio parere, oltre a non garantire certezza sanzionatoria, si favorirebbe il mercato nero non tracciato di materiale apistico, favorendo l’elusione delle transazioni commerciali. Nessuno vorrà incorrere in sanzioni per essere accusato di aver venduto api diverse dalla ligustica. Stesso discorso vale ovviamente per la vendita di api regine: non si può tracciare un insetto, perché non è inequivocabilmente identificabile.

    Per quanto riguarda invece l’ingresso in regione, sul punto penso sia sufficiente segnalarvi che i trasferimenti di alveari avvengono prevalentemente di notte, quindi l’unico modo che mi viene in mente in cui si potrebbe effettivamente controllarne l’ingresso, sarebbe quello di effettuare un pattugliamento notturno dei confini, cosa che dubito ci sarà per il controllo degli spostamenti degli apicoltori.

    Aggiungo, inoltre, che per determinare la razza di un alveare, è necessario guardare la sua regina: sarà questa a definire i caratteri genetici delle sue figlie. Il trasporto di api regine può avvenire anche nei modi più impensabili: vengono spostate in piccole confezioni che possono tranquillamente essere riposte in una borsa, quindi di difficile individuazione. Siccome non sono vietati l’allevamento e la detenzione di api diverse dalla ligustica, è difficilmente dimostrabile l’importazione di api di sottospecie diversa.

    Tutti questi comportamenti previsti dalla norma troverebbero applicazione se fossero vietati la detenzione e l’allevamento di api diverse dalle ligustica. Con la formulazione così proposta la normativa si orienta verso la tutela dell’apicoltore che opera nell’illegalità, e non dell’Ape ligustica. Omettendo di sanzionare la detenzione e l’allevamento, la norma rimarrà di fatto inapplicabile. La mia paura è che non saranno irrogate sanzioni, non potranno essere adottate misure correttive volte alla salvaguardia dell’ambiente apistico, e ciò perché, seppure il mio vicino allevasse api diverse dalle ligustica – velocissimo –, volendo mettere che io me ne accorga in tempo utile, e che riesca a ottenere un controllo immediato, la detenzione e l’allevamento di api diverse non sono sanzionabili. Quindi, cosa risolvo se procedo alla segnalazione?

    Quindi, cosa risolvo se procedo alla segnalazione? Nel frattempo, le mie api saranno già entrate in contatto con le sue e potrebbero essersi già ibridate, con tutte le conseguenze del caso. Forse non è chiaro che, se un’ape ibrida si incrocia con una ligustica, continua a rimanere ibrida; mentre, se una ligustica si incrocia con un’altra sottospecie, non potrà più essere classificata come ligustica. Questo punto è fondamentale, secondo me.

    Pur volendo ammettere che si riesca ad applicare la legge e, quindi, a erogare una sanzione, non vi è ancora alcuna previsione circa la sorte dell’apiario incriminato. Dopo aver pagato la sanzione, l’apicoltore potrà continuare ad allevare e detenere quelle api. Non è previsto il sequestro dell’apiario o la sua rimozione dal territorio regionale o la sostituzione delle regine non ligustiche.

    Tra l’altro, vi ricordo che l’attuale disciplina vieta l’introduzione in allevamento di sottospecie diverse. Vi ricordo ancora che purtroppo in regione sono già presenti numerosi apicoltori che utilizzano api diverse dalla ligustica. L’utilizzo viene fatto un po’ per ignoranza della norma, perché non essendo previste sanzioni di fatto non ci sono veri e propri controlli, e un po’ perché in malafede.

    Pensiamo (in malafede, mi viene da dire) che, se sono stati prima nell’illegalità, perché oggi non dovrebbero continuare a ignorare il rispetto della legge e, quindi, allevare e commerciare api di sottospecie diversa dalla ligustica?

    Il problema è serio: sono sufficienti appena due o tre stagioni per ibridare una reale e inquinare la purezza della razza, ma sono necessari più di vent’anni per ripristinarne la situazione.

    Perché rischiare di perdere un’eccellenza del nostro territorio? Sono qui oggi perché non riesco a dare una risposta a questa domanda. Sono convinto che, in assenza del divieto di allevamento, pure e semplice allevamento, questa legge non potrà raggiungere il fine ultimo della tutela della ligustica.

    Io sono solo un piccolo apicoltore. Produco miele e ho deciso di autoriprodurmi da solo le regine tramite selezione interna alla mia azienda. La realtà degli apicoltori emiliano-romagnoli è composta in prevalenza da piccole ditte come la mia, che rischiano di perdere così un patrimonio genetico unico nel suo genere. Invito, perciò, a riflettere e a valutare il testo che andrete ad approvare.

    All’articolo 7, comma 2, andrebbe aggiunto anche il divieto di allevamento, così risulta risultando superflue tutte le altre previsioni, così come recita la normativa attualmente in vigore: “Nella Regione Emilia-Romagna non è consentito introdurre e allevare api diverse dalla ligustica”. Che senso avrebbe rendere peggiorativa la norma per la tutela della nostra ape italiana?

    Sperando di aver reso le mie osservazioni più chiare possibili, vi prego di prendere in considerazione i miei dubbi.

    Grazie.

     

    BAGNARI. Vicepresidente Grazie a Matteo Marchesi.

    Io, ovviamente, ricordo che, se anche non si riescono a leggere i documenti lunghi con osservazioni, c’è la possibilità, anzi vi invitiamo, di inviarli successivamente, anche quelli che sono stati letti ovviamente, sia che si tratti di osservazioni sia che si tratti, come sarebbe anche più auspicabile, di proposte di modifica circostanziate. Vi anticipo (lo ricorderò comunque anche alla fine) che ci diamo una decina di giorni da oggi come termine per la presentazione delle osservazioni. Quindi, essendo oggi il 21, chiudiamo pari il mese, dunque vi chiediamo di farcele arrivare entro il 31 gennaio.

    Io adesso passo la parola a Piero Peri della Confederazione italiana agricoltori Emilia-Romagna (CIA).

     

    PERI, CIA E-R. Buon pomeriggio a tutti. Ringrazio innanzitutto il presidente e il vicepresidente della Commissione per l’invito che ci hanno posto per permetterci di darci un’occasione, molto rapidamente, di portare il nostro contributo e la nostra valutazione sul progetto di legge che oggi è in questione.

    L’interesse che noi abbiamo, come organizzazione agricola professionale di valenza generale per il settore apistico, è chiaramente all’attenzione di tutti. L’apicoltura e la funzione delle api nell’impollinazione e, quindi, nella gran parte della produzione vegetale sono ben note, quindi l’interesse che noi abbiamo, anche a tutela del mantenimento e dello sviluppo della produzione agricola in senso generale, è che ci sia sempre una forte, sana e accresciuta attività apistica. Quindi, l’interesse è duplice: da una parte, il mero interesse per una produzione agricola di avere una presenza di api sul territorio sempre più forte, rafforzata e migliorata; dall’altra parte, la tutela (questa, del resto, è la nostra funzione) di rappresentare gli agricoltori nella funzione delle proprie attività apistiche di allevamento, quindi produzione di prodotti dell’alveare, miele in primo luogo, ma anche api regine e altri prodotti che l’allevamento apistico produce, parte integrante e qualificante della produzione agricola della nostra regione, attività che – i dati ci stanno a dimostrare – è anche attrattiva per tanti giovani, tra questi anche tante donne, quindi è maggiormente meritevole di attenzione perché si è rivelata nel tempo l’apicoltura un’attività agricola che funziona anche da mantenimento e da attrazione per i pochi giovani che, in misura sempre crescente in questi anni, si stanno affacciando all’attività agricola. Quindi, questa è sicuramente una porta d’ingresso molto interessante e da valorizzare.

    L’apicoltura si manifesta nel nostro Paese e nella nostra regione in tanti modi. Tanti sono (come si suol dire) gli apicoltori hobbistici, ma tanti sono anche, come diceva prima la presidente nella sua introduzione, gli apicoltori professionali, che dall’attività apistica traggono una fonte di reddito e di sostentamento per la propria impresa e per la propria famiglia, per cui va sicuramente valorizzata e tutelata.

    Da questo punto di vista, come organizzazione partecipiamo attivamente al tavolo di confronto con l’Osservatorio nazionale del miele. Abbiamo sottoscritto convintamente il protocollo d’intesa per l’applicazione delle buone pratiche agricole il 15 settembre 2017 a Castel San Pietro e manteniamo, quindi, il confronto più utile e produttivo possibile con tutte le realtà associative.

    L’aspetto che qui veniva sottolineato, quello preminente, di tutela della sottospecie ligustica è un aspetto ben presente nella legge. L’interesse di tutti i soggetti, manifestato in questo lungo confronto che prima si richiamava (oltre un anno), quindi un confronto utile e positivo con l’Assessorato, con i dirigenti e i funzionari dell’Assessorato che si è sviluppato in questo anno e mezzo, ormai ha prodotto un risultato che riteniamo soddisfacente, positivo, in gran parte condivisibile. Ci sono delle parti che si possono ancora migliorare, ad esempio questa della maggior tutela dell’ape ligustica ben venga.

    Sostanzialmente noi esprimiamo un parere positivo al progetto di legge che è stato presentato in discussione nella Commissione ed eventualmente ci riserviamo di presentare, nei prossimi giorni, come è stato preannunciato, eventuali osservazioni scritte.

    Grazie.

     

    BAGNARI. Vicepresidente Grazie a lei anche per il rispetto dei tempi.

    Adesso do la parola a Giorgio Ladurini, apicoltore, che interviene per Amici delle Api.

     

    LADURINI, Amici delle Api (Mo), Apicoltore. Buongiorno a tutti.

    Prima di tutto un doveroso ringraziamento, perché ci abbiamo impiegato un anno per la stesura di questa bozza di legge. Come apicoltore, mi sento di dover ringraziare i funzionari della Regione e la Giunta per l’attenzione che ci ha riservato, perché ci ha ascoltato anche con incontri che sono stati molto vivaci e molto combattuti.

    Io, oltre a questo ringraziamento, vorrei dire che il primo mattone è stato posto, però ricordiamoci che quello che ci spetta da fare e quello che mi aspetto dalla Regione è una cosa leggermente diversa. Penso, ad esempio, alla preoccupazione di quell’apicoltore sulla selezione. Ebbene, ricordiamoci che la Regione deve mettere insieme tutti gli apicoltori, selezionatori e associazioni apistiche per creare delle zone per selezionare nel miglior modo possibile la nostra razza autoctona, perché solo in quel modo riusciamo a combattere quegli apicoltori che introducono altre razze. Del resto, quelli introducono altre razze ibride, perché sono convinti che esse producano più miele, che esse siano migliori. Noi dobbiamo togliere a questi apicoltori qualsiasi dubbio sul fatto che le nostre api, che la razza ligustica sia peggiore di una carnica o di una qualsiasi altra razza. Quindi, qua serve una selezione, e la Regione se ne deve fare carico. Questo vi chiedo, che la Regione se ne faccia carico. Mette insieme tutte le intelligenze che ci sono in Emilia-Romagna, che in questo campo non ha uguali, e selezioniamo nel modo migliore possibile la razza ligustica, perché solo con le performance della ligustica migliori degli altri ibridi riusciamo a sconfiggere chi ci vuol distruggere le nostre api. Questo è il mio pensiero.

    Altra cosa. Se fosse possibile, vorrei che si introducesse un capitolo per quanto riguarda la tutela della fauna apistica. Io giro per la montagna e, quando vedo quegli abbattimenti indiscriminati di robinia pseudoacacia, che tante volte non hanno giustificazioni, lungo i fiumi, mi piange il cuore. Bisognerebbe che la Regione, o chi per essa (non so chi potrebbe essere) introducesse qualcosa da poter potenziare nuove piante, nuove piantumazioni con razze di alberi autoctoni. Non chiedo di introdurre altre razze strane, come si vede in giro, dove gente è andata a comprare piante che vengono dalla Corea. No. Dobbiamo cercare di incentivare il tiglio, l’acacia, quelle coltivazioni che aiutano gli apicoltori ad avere un reddito, perché noi possiamo tener viva l’apicoltura, possiamo aiutare gli agricoltori con l’impollinazione, se anche noi abbiamo un reddito. Se noi abbiamo un reddito scarso, non riusciamo neanche ad aiutare gli apicoltori, che tante volte sono anche nostri avversari.

    Grazie.

     

    BAGNARI Vicepresidente Grazie a Ladurini.

    Adesso è la volta di Diego Pagani, che è presidente di CONAPI.

     

    PAGANI, Presidente CONAPI SOC. COOP. Buongiorno a tutti. Intanto ringrazio il presidente e il vicepresidente della Commissione per l’invito.

    Vorrei innanzitutto esprimere il mio apprezzamento per questa legge regionale, che porta sicuramente dei grandissimi contributi in termini di innovazione e, come spesso è successo anche in passato, anche in questo caso probabilmente l’Emilia-Romagna farà scuola anche per altri Regioni, e mi riferisco soprattutto alla parte che riguarda i trattamenti delle colture e il rapporto agricoltori-apicoltori.

    Approfitto di questo momento in cui posso parlare anche per chiarire la posizione di CONAPI rispetto a una lettera che era stata inviata proprio in merito a questa legge regionale. Ringrazio l’assessore Caselli che poi ci ha dato la possibilità di incontrarci e chiarire la nostra posizione. Ebbene, sul punto che veniva sollevato in quella lettera, soprattutto quello relativo alla tutela della razza ligustica, abbiamo sgombrato il campo da fraintendimenti: noi siamo assolutamente favorevoli a una tutela della razza ligustica. Avevamo inviato un documento di osservazioni, osservazioni sulle quali io non ritorno oggi, anche perché ci saranno le sedi preposte per poter discutere questi caratteri.

    Io rappresento l’OP in Emilia-Romagna degli apicoltori, quindi un soggetto economico, e la cosa che mi preme sottolineare è che è assolutamente favorevole alla tutela della razza ligustica, per tutta quella che è stata la storia dell’apicoltura in Emilia-Romagna e per come poi siamo riusciti anche a trasferirla nel resto del mondo. La cosa fondamentale da tener sempre ben presente è che dei parametri troppo restrittivi possono creare grossi problemi all’attività dell’apicoltura.

    Diceva prima il vicepresidente (se non mi sbaglio) che c’è stata una flessione fortissima nelle produzioni apistiche, abbiamo potuto notare, negli ultimi dieci anni, cali produttivi vertiginosi, di fatto quello che ha corrisposto a questo calo produttivo è stato un aumento degli alveari per azienda, ma anche un aumento della transumanza, perché c’è stata una riduzione dei pascoli e per cercare di raggiungere un reddito che garantisse la sostenibilità economica.

    La mia preoccupazione è che, se mettiamo in campo delle misure per tutelare l’Ape Ligustica, io sono assolutamente favorevole. Teniamo presente che dall’altro lato non dobbiamo ingessare eccessivamente l’attività dell’apicoltura, quindi la transumanza deve essere comunque permessa per poter mantenere la sostenibilità delle aziende.

     

    BAGNARI Vicepresidente Grazie, Pagani.

    Io non ho altri interventi di soggetti intervenuti. Ho una richiesta di intervento da parte di un consigliere, esattamente di una consigliera, la consigliera Gibertoni, non ho richieste da parte di altri consiglieri. Ricordo che siccome, appunto, per i consiglieri, quindi per la parte di rappresentanza politica dell’Assemblea legislativa, abbiamo sedi di confronto all’interno della Commissione, questo è veramente un momento di ascolto e di chiarimento, quindi lo spazio è per le domande, non per trattazione o discussioni politiche: questo giusto per chiarezza.

    Prego, consigliera Gibertoni.

     

    GIBERTONI. Grazie. Tengo presente che siamo in uno spazio di domande, quindi a queste mi atterrò.

    Parliamo di una legge già buona, che comunque ha degli spunti che sono da condividere. È anche vero, come è stato detto prima di me, che è una legge che va verso l’approvazione, ma ha davanti, adesso, un tempo importante per apportare migliorie, per apportare spunti che possono addirittura migliorare la legge. Come ho già sollevato anche durante l’illustrazione, ponevo all’attenzione delle persone oggi convocate durante l’udienza conoscitiva, alcuni temi che mi sembrano importanti. Forse potremmo anche valutare insieme, da qui alla discussione generale, se possano essere di interesse per l’inserimento in questa legge.

    Quanto alla valorizzazione, questo credo che si possa rinviare in parte anche al Piano sanitario di chi fa prevenzione in materia di animali, di benessere animale, il Servizio veterinario. Come in passato si era una volta lasciata da parte l’importanza di chi fa prevenzione, quindi i veterinari, adesso, in qualche modo, forse ne possiamo tener conto per tempo.

    Poi, per quanto riguarda l’importanza di una filiera regionale, sappiamo tutti bene quanto la tutela dell’apicoltura non possa essere scissa dalla valorizzazione del miele prodotto dalla nostra filiera regionale. Ora, non sto parlando di un brand made in Emilia-Romagna, ma di fatto, questo è. C’è la possibilità, cioè, di produrre un miele di qualità importante, superiore alle qualità di altri territori, di altri paesi. Porto quindi il tema della contraffazione, oltre a tutto quello che è stato detto prima e che condivido. Cioè, una lotta efficace alla contraffazione…

     

    BAGNARI Vicepresidente Mi scusi se la interrompo, però qui non sta facendo delle domande di chiarimenti. Le chiederei se ha delle domande

     

    GIBERTONI. Faccio la domanda, è una domanda: la introduco, la domanda, per non farla sembrare una domanda secca. Cioè: riteniamo opportuno oppure no, voi risponderete di no, ritengono opportuno, il settore tecnico e la presidente della Commissione, parlare anche dei rischi di una contraffazione, che possa portare, a mio avviso, una piccola produzione di qualità a restare piccola, e ad essere poi magari contraffatta per arrivare alla quantità, ma di fatto disperdendo l’ottima qualità che una filiera regionale controllata, valorizzata possa incrementare in prestigio, in valore e anche in valore economico, i produttori della nostra zona?

    Porto il tema della contraffazione come qualcosa che si possa contrastare, come segnale lanciato dall’Emilia-Romagna, a prescindere da normative nazionali. Ci segnalano che il miele è il terzo prodotto più contraffatto a livello internazionale, cosa che io non sapevo.

    L’ultima domanda che faccio è se non sia il caso di proporre anche maggiori finanziamenti rispetto a quelle aziende che si rendono disponibili a fare ricerca, anche sotto forma di agevolazioni fiscali. Sotto questo aspetto, parlo di un’azienda che si renda disponibile a fare ricerca in questo campo che decidiamo essere un campo nevralgico anche dal punto di vista dell’immagine dei nostri prodotti agroalimentari. La presidente, poi, sottolineava l’importanza  dell’ape come bio-sensore, che ci dice subito se ci sono impatti ambientali negativi, se ci sono impatti che possono appunto essere di danno a tutto il settore dell’agricoltura. Chi si rende disponibile a fare una ricerca che possa rivestire importanza anche in termini di monitoraggio della produzione bio-agricola nel suo complesso, secondo me dovrebbe essere aiutato, finanziato anche eventualmente sotto forma di agevolazioni fiscali.

    Chiudo sottolineando un punto che secondo me andrebbe anche lì collegato in legge con l’idea del distretto agroalimentare, di qualità del miele che valorizzi la nostra realtà regionale: lo si fa per il vino, e penso che per il miele si possa a pari titolo portare avanti una valorizzazione e un controllo di filiera che portino a un risultato di prestigio, sia in termini di qualità, sia in termini di valore economico importante.

    Queste erano le suggestioni e le domande. Grazie.

     

    BAGNARI Vicepresidente Grazie. Non ci sono altre richieste di intervento. Prego.

     

    ASIOLI, Presidente ARA, Apicoltore. Buongiorno a tutti, sono Franco Asioli, presidente di ARA, cooperativa di Magnacavallo. Rinnovo i ringraziamenti a tutto lo staff della Regione per l’evolvere di questa legge.

    Volevo solo fare un paio di precisazioni. Mi rivolgo al rappresentante di Coldiretti: innanzitutto, mi sembra che abbia fatto un attimo di confusione sulle distanze, perché nella legge si parla di distanze fra apiari, non di distanze fra api e punti vendita, chiedo scusa. Seconda cosa: lui ha detto che il 25 per cento dei loro associati fanno parte del comparto apicoltura. Questi associati suoi sono già stati ampiamente rappresentati dalle associazioni degli apicoltori…

     

    BAGNARI Vicepresidente Giusto per chiarimento: noi cerchiamo di ragionare su quelli che sono i contenuti della legge, eccetera. Se ci sono delle discussioni fra associazioni e soggetti…

     

    ASIOLI, Presidente ARA, Apicoltore. Se mi lascia finire…

     

    BAGNARI Vicepresidente La lascio finire, però è giusto per stare dentro i binari, solo per quello.

     

    ASIOLI, Presidente ARA, Apicoltore. Voglio arrivare al punto.

    Noi come associazione apicoltori siamo contrari che ci siano elementi diversi dagli apicoltori al tavolo in cui verranno prese decisioni relative all’apicoltura. Pur essendo in sintonia con tutte le altre cose relativamente alle associazioni agricole, però io ritengo che al tavolo dell’apicoltura ci devono essere apicoltori.

    Grazie e buona serata.

     

    BAGNARI Vicepresidente A questo punto do la parola ai tecnici che sono intervenuti. Lascio loro di organizzarsi su chi eventualmente dà qualche chiarimento tecnico. Prego.

     

    CHIARINI. Buonasera a tutti.

    Come è stato ricordato, questo progetto di legge ha avuto una discussione parecchio ampia, e penso che una serie di aspetti che ritrovate nella proposta abbiano comunque tenuto conto di molte sfaccettature del tema trattato nello specifico articolo, di pro e di contro, anche perché in diversi casi rispetto ad alcuni elementi che sono stati sollevati, sono previsti degli atti di applicazione, quindi, su elementi più di dettaglio che saranno poi la modalità con cui la legge troverà applicazione, è chiaro che abbiamo cercato di prefigurarci le modalità e gli scenari in cui andremo a calare il principio generale che la legge stabilisce.

    Questo lo dico in generale, anche in riferimento alle note che sono state trasmesse ai consiglieri regionali, che abbiamo interpretato fossero comunque dei suggerimenti anche in alcuni aspetti, proprio per la fase applicativa.

    È chiaro che dal momento in cui il progetto di legge diventerà legge effettiva, ci si metterà al lavoro proprio per arrivare a questo tipo di atti. Cerco di andare in ordine, e in alcuni passaggi chiederò anche l’aiuto del collega Di Salvo, che è il tecnico storico che si occupa di apicoltura, da parecchi anni. Se dimentico qualcosa, me lo ricorderete, cerco di seguire l’ordine degli interventi.

    In riferimento alla precisazione e alla richiesta di Coldiretti, abbiamo ritenuto di dare un diverso valore al tavolo apistico rispetto ad altri strumenti di consultazione che noi abbiamo già istituzionalizzato con una vecchia legge regionale, la legge n. 15, che prevede la Consulta agricola. Abbiamo quindi un momento di consultazione dell’assessorato agricoltura, che coinvolge le organizzazioni sindacali e le rappresentanze cooperative, i sindacati dei lavoratori, eccetera, che riguarda una consultazione tecnica, ma anche politica.

    Il tavolo apistico voleva essere uno strumento molto operativo, tant’è che deve intervenire anche su argomenti e materie molto tecnici e molto pratici, anche di carattere sanitario, in cui gli apicoltori erano i soggetti principali. Come è previsto in legge, di fatto, questo tavolo apistico può, in tante situazioni, essere ampliato. Ve lo dimostra il fatto che come assessorato agricoltura, come servizio organizzazione di mercato, che ha svolto un’attività di coordinamento, praticamente, nella stesura del progetto di legge, le organizzazioni sindacali agricole sono state sempre e comunque invitate a partecipare a tutti i nostri tavoli, anche nelle discussioni che vengono attivate per le valutazioni e le scelte che riguardano l’organizzazione comune di mercato, che è lo strumento principale con cui abbiamo risorse per questo settore. Da sempre, tutti i rappresentanti, sia degli apicoltori che delle organizzazioni sindacali, più altri soggetti, sono sempre stati coinvolti. Questa è stata la valutazione che ci ha portato a questo testo.

    Per quello che riguarda le sanzioni, le stesure precedenti avevano avuto la speranza di normare in maniera più ampia il discorso delle distanze (è l’esempio che è stato riportato). Per quanto riguarda le distanze dai confini, il nostro servizio legislativo ci ha precisato che noi non abbiamo la possibilità di intervenire, quindi fa testo quello che ha stabilito la norma nazionale. Possiamo intervenire a precisazione delle distanze tra apiari, solo delle distanze tra apiari. Sarà oggetto, questo elemento, di precisazione, appunto, nella delibera applicativa.

    Giustamente cercheremo di precisare meglio possibile anche per recuperare un oggettivo errore della norma nazionale che su un particolare elemento – eventualmente il collega Di Salvo può precisare meglio – ha sbagliato, proprio testualmente, confondendo il minimo col massimo. Abbiamo un errore, cerchiamo di recuperare questo aspetto.

    Per quanto riguarda l’intervento del signor Marchesi, io ho fatto un po’ fatica a capire qual era l’elemento di proposta, nel senso che ho capito che ci sono tante difficoltà. La prima difficoltà ce la siamo posta anche noi, al momento di iniziare il dibattito sulla tutela: cioè l’ape, purtroppo o per fortuna, non è un animale che effettua la riproduzione in un ambiente confinato, come un bovino, come un suino  o come un altro animale d’allevamento. Questo è il primo elemento, l’origine di tutte le nostre difficoltà.

    Faccio un passo indietro: la nostra vecchia legge 35 risale, appunto, a trent’anni fa. Come in più di un’occasione ci è stato ricordato, quella legge dice che non possono essere allevate api diverse dalla Ligustica. È evidente che se questo tipo di divieto, negli anni Ottanta poteva avere uno spazio normativo di un certo tipo, oggi direi che è molto difficile da utilizzare, nel senso che oggi sono ben presenti ai legislatori, ma anche a chi verificherà la legittimità del nostro provvedimento legislativo, un’altra serie di normative che riguardano, ad esempio, la libera circolazione delle merci e dei beni, che riguardano le norme comunitarie che in questi trent’anni hanno regolato il Mercato unico europeo, e che noi non possiamo disattendere o ignorare che esistano.

    Per cui, oggi, un allevatore di bovini può decidere quale razza allevare, senza nessun tipo di definizione o di impedimento, se non norme facoltative che ciascuno è libero di scegliere. Nel caso specifico, noi abbiamo cercato di contemperare quella che è la tutela da un lato, quindi abbiamo agito in primo luogo su chi produce materiale riproduttivo vivo, perché è il primo soggetto. Ma se io oggi applico un divieto totale, e ovviamente devo anche preoccuparmi di come lo vado a controllare su tutto il settore apistico della Regione Emilia-Romagna, vorrebbe dire che da domani tutti i nostri produttori che non hanno queste caratteristiche dovrebbero cessare l’attività, essere obbligati immediatamente ad eliminare le regine che non sono di Ligustica? Cioè, abbiamo la forza giuridica, al di là di quella organizzativa, per imporre una cosa di questo tipo? Non lo so. Io penso di no.

    Il nostro servizio legislativo, rispetto a questa definizione, cioè al comma 2 dell’articolo 7, ci ha dato già un limite molto tirato di imposizione, senza considerare, come è stato ricordato anche da qualche altro intervento, che noi dovremmo governare un processo che vede ingressi e uscite continui. Cioè, non è che il mondo apistico regionale è immobile; abbiamo il nomadismo, abbiamo l’acquisto di materiale riproduttivo da altre aree, quindi è un sistema dinamico, che ha bisogno di essere gestito con buonsenso, in un processo che noi di fatto vediamo, nel giro di pochi anni, destinato a portare alla tutela completa, perché gradualmente si arriverà lì. Ma non possiamo imporlo dall’oggi al domani, senza tra l’altro avere un sistema di controllo che se fosse dettagliato, come è stato descritto, vorrebbe dire avere un controllore per ogni allevamento: diventa impensabile.

    Mi ricollego, chiedo scusa, al signor Ladurini e vado già ad una delle osservazioni fatte da lei: il discorso delle zone di rispetto. È sacrosanto il fatto che per mantenere la qualità del nostro allevamento e della nostra tipologia di Ligustica, bisogna continuare a fare selezione, e per fare selezione seriamente, è evidente che le zone di rispetto per definire stazioni di fecondazione supportate da piani di miglioramento genetico adeguati siano l’obiettivo principale a cui il nostro mondo deve tendere. Su questo mi permetto di sottolineare che non è la Regione che fa il miglioramento genetico della Ligustica, ma è il mondo apistico, sono i produttori apistici a cui la regione sicuramente dà il supporto “utile per”, ma non è una decisione che nasce dalla regione Emilia-Romagna.

    Riprendo subito il filo. Le colture, sempre il signor Ladurini, e le piante che possono migliorare la disponibilità di pascolo per le api. Al primo articolo, quello proprio con gli obiettivi della legge, le finalità, al comma 4 abbiamo previsto che la regione, compatibilmente con le vocazioni territoriali, e nel rispetto della biodiversità vegetale e delle norme vigenti, favorisce l’inserimento e il mantenimento di specie vegetali anche non autoctone (robinia pseudoacacia) di particolare interesse apistico nei piani di rimboschimento e negli interventi per la difesa del suolo, gestione aree protette, azioni di sviluppo delle colture officinali, sementiere e verde urbano. È evidente che non basta questo. Questo è il principio che sancisce che il Comune che deve fare il parco può inserire anche la robinia o può favorire il tiglio, in modo da dare risposta a questo aspetto.

    Rispetto all’intervento del presidente di CONAPI Pagani, penso che sia abbastanza chiaro che gli aspetti di attivazione e applicazione avranno bisogno di essere studiati in dettaglio, e lo faremo, ovviamente con una modalità partecipativa, come è stata quella che ha portato alla stesura di questo testo. Inoltre, la preoccupazione sulla transumanza è chiaro che da parte nostra cercheremo di valutarla al meglio.

    Tutta la parte che la consigliera Gibertoni ha sollevato in relazione a contraffazione, rintracciabilità, eccetera, non l’abbiamo ritenuta oggetto di necessaria trattazione proprio perché c’è un impianto normativo, che deriva in parte addirittura da regolamenti comunitari, che si sviluppa con norme nazionali, che diventava molto difficile e anche non giustificato riprendere in una norma specifica di settore. Tutto quello che riguarda le contraffazioni è già ampiamente regolato. Ci sono stati addirittura degli interventi sul codice penale, nella precedente legislatura, che hanno inasprito le sanzioni per chi contraffà prodotti del settore agroalimentare. Quindi, onestamente non siamo sprovvisti di strumenti per intervenire in questo senso.

    Per quello che riguarda gli incentivi fiscali, sugli incentivi fiscali in maniera precisa e puntuale interviene lo Stato italiano, non interviene la Regione. Esistono, tra l’altro, anche strumenti di questo genere che sono stati utilizzati per alcuni settori, che però hanno evidenziato delle difficoltà non piccole, perché l’apicoltore normalmente è un soggetto che non ha bilancio, quindi intervenire con incentivi, come possono essere gli sgravi fiscali o cose di questo genere, su tematiche, tra l’altro, come l’innovazione o la ricerca, è molto complesso. Forse è più proponibile gestirle attraverso, in parte, l’OCM apicoltura, che è lo strumento che in questa fase è l’unico che ci dà risorse dirette al settore, oppure utilizzando altri strumenti economici che abbiamo a disposizione attraverso il Piano di sviluppo rurale. C’è la possibilità di fare, ad esempio, attività su ricerca e innovazione legate alla Misura 16 (Misura Cooperazione) dove i produttori, insieme a istituti di ricerca, possono costruire progetti per risolvere o approfondire temi rilevanti per il loro settore.

    Io mi fermerei qui. Se ci sono altre cose, sono a disposizione.

     

    DI SALVO. Non ho molto da aggiungere rispetto a quanto ha detto la mia responsabile, la dottoressa Chiarini, in modo chiaro ed esaustivo su tutti gli aspetti che sono stati portati alla discussione.

    Sul tema della tutela della ligustica, che è il tema che ci ha portato un po’ più a discutere e a dover condividere determinati passaggi in fase di discussione della proposta di legge, posso soltanto aggiungere il fatto che parliamo di api, quindi non di animali, la cui riproduzione avviene in un ambiente confinato, e chiaramente apprezzo il fatto che, comunque, ci sia stata un’approvazione, un consenso sui princìpi espressi, ma chiaramente capisco anche le perplessità che ci potranno essere un domani in una fase applicativa, perché noi rimandiamo tutto questo tema a una nuova disciplina che la Giunta regionale dovrà dare e che comporterà un lavoro sicuramente articolato e complesso, che dovremo discutere con il Tavolo apistico, che noi abbiamo anche un po’ prefigurato.

    Il problema è questo: in una fase applicativa non si potrà mai andare a definire dei momenti puntuali di controllo, così come ci è stato raccontato, su come avviene la riproduzione delle api regina e quant’altro, perché pur volendo fare un’attività del genere non si riuscirà mai ad avere in regione una riserva indiana in cui avremo solo ed esclusivamente ligustica e non avremo più niente, perché l’apicoltura è un’attività, come ha detto la Chiarini, che si muove, quindi abbiamo produttori che vanno in altre regioni, e noi non abbiamo analoghi divieti in altre regioni. Non esiste, oltretutto, una normativa comunitaria né nazionale e non esistono altre leggi regionali che prevedono divieti del genere. Quindi, pur volendo mettere in piedi, ipotizzare un sistema di controllo così stringente, un domani il rischio che a casa nostra un produttore che va in altre zone d’Italia si possa riportare a casa del materiale inquinato c’è e ci sarà sempre.

    Il nostro il lavoro è stato quello di dover cercare di inquadrare e di contestualizzare questo tema della tutela linguistica all’interno di un ordinamento giuridico ben più ampio, che prevede comunque la libertà a ciascuna impresa economica di detenere e allevare qualsiasi specie che vuole. In Europa c’è la libera circolazione di animali, di spermi, di ovuli, di embrioni di qualsiasi razza animale. Partendo da questo presupposto, quindi, riproporre oggi un divieto del 1992 è antistorico, perché sarebbe un qualcosa che avrebbe sicuramente un “niet” da parte del Governo o dell’Unione europea. Quindi, noi ci siamo dovuti muovere all’interno di questo confine giuridico molto, molto delicato e siamo arrivati, come vi è stato detto, a dei margini abbastanza tollerabili, perché abbiamo limitato soltanto alcune fattispecie dell’attività di impresa, quale può essere la movimentazione, la commercializzazione di materiale vivo o l’introduzione di api diverse dalla ligustica.

    È stata studiata, quindi, una modalità che vuole riproporre quel decreto del 1992, quel divieto di allevamento, ma non potendolo dire esplicitamente cerchiamo di arrivarci nel tempo e, quindi, di creare un modello a tendere nel medio-lungo periodo, in cui ci prefiguriamo che alla fine chi alleva api diverse dalla ligustica, che oggi hanno tutti i titoli per poterci stare ancora, a dover riconvertire il proprio allevamento e andare verso la ligustica, perché appunto è impossibilitato a introdurre e a rimontare il suo allevamento con api diverse dalla ligustica.

    Chiaramente questo deve avvenire contestualmente a un lavoro che gli apicoltori, le associazioni e gli istituti di ricerca devono fare affinché (è un percorso lungo, me ne rendo conto) si dia credibilità alla nostra ligustica in termini di qualità produttiva, di qualità genetica, del materiale che offriamo in tutto il mondo, come ci è stato detto. Quindi, devono svilupparsi parallelamente queste attività, che sono le altre misure che noi abbiamo scritto per la tutela della ligustica, le zone di conservazione e soprattutto le zone di rispetto, che sono dei percorsi che devono impegnare il settore per poter portare sul mercato e, quindi, aumentare la credibilità della qualità genetica della ligustica, che oggi viene molto discussa. Insomma, tutto il lavoro che è stato fatto nel tempo oggi viene messo in discussione, perché evidentemente se qualcuno alleva animali diverse dalla ligustica avrà il suo perché. Perché non crede più nella ligustica. Partiamo anche da questo presupposto.

    Questo è un qualcosa che io, girando per gli ambienti, ho sentito dire, quindi devo anche cercare di dare alcune risposte. Quindi, non si può parlare solo di divieti o di limitazioni, se non si mettono in campo anche percorsi di miglioramento di qualità genetiche di selezione, ma fatte in modo serio, in una prospettiva di un percorso di medio-lungo termine in cui noi riusciremo a ottenere quello che magari il legislatore nel 1992 ha cercato di fare, ma con un DPGR imporre un divieto di allevamento oggi è impossibile, perché abbiamo regolamenti comunitari che, invece, permettono l’allevamento di qualsiasi specie o razza, a meno che non ci siano delle condizioni che hanno a che fare con i rischi di estinzione. È lì che, allora, ci sono divieti molto stringenti. Ma noi parliamo dell’ape ligustica, che è un’ape, l’ape italiana diffusa in tutto il mondo, perché ci sono altre ligustiche in Europa.

    Sul tema della ligustica volevo aggiungere questo, sul resto non ho nulla da dire.

     

    BAGNARI Vicepresidente Grazie.

    Do la parola alla consigliera Serri, relatrice di maggioranza del provvedimento.

     

    SERRI, Consigliera. È un impianto nuovo, che usiamo per la prima volta, ma probabilmente c’è già qualcosa che non funziona.

    Non ho molto da aggiungere, perché credo che già le osservazioni e le risposte che sono state date da chi mi ha preceduto siano state esaustive.

    È stato detto a più riprese che, comunque, la legge ovviamente fa delle scelte politiche importanti e dà degli indirizzi importanti. Poi ci sarà una seconda tappa, che sono i decreti attuativi, che farà la Giunta con proprie delibere e propri atti, che ovviamente saranno oggetto di consultazione e di confronto, così come è avvenuto sulla parte della proposta di legge, e quella sarà l’applicazione. Quindi, la concretezza la toccheremo con la discussione di quella parte.

    Credo, però, che alcune tematiche poste in questa legge siano veramente innovative. Anche sul tema della ligustica, che è stato al centro della discussione per parecchio tempo, come si diceva negli interventi precedenti, è chiaro che si è dovuto trovare un equilibrio per non rischiare di avere un’impugnazione a livello nazionale, perché dobbiamo sempre ricordare che la legiferazione regionale deve stare dentro le maglie, comunque, delle leggi nazionali. Quindi, si è dovuto giostrare su questo. Tuttavia, io credo che sia già un’impostazione che dà grande tutela. D’altronde, dire che non si possono più allevare api regina diverse dalla ligustica e non si può importare materiale vivo diverso dalla ligustica vuol dire in poco tempo depotenziare quel po’ che anche oggi non è ligustica.

    Partiamo anche dal presupposto (basta guardare i dati, adesso non ho sottomano i numeri precisi, forse loro mi possono aiutare) che la presenza del patrimonio apistico di questa regione è molto prevalentemente fatta dall’autoctona, dalla sottospecie ligustica…

    Quanto? Esatto. Quindi, solo una percentuale molto bassa non è ligustica.

    Detto tutto questo, senza ripetermi rispetto alle altre argomentazioni, credo che abbiamo messo insieme un percorso normativo che dà garanzie e probabilmente evita anche di incorrere nel rischio di un’impugnazione, che sarebbe davvero sgradevole.

    Adesso continueremo con il nostro percorso. Fra due giorni la Commissione si riunisce e, come relatore, ho proposto di fare un approfondimento per i consiglieri regionali che parta proprio da tutte le tematiche sociosanitarie e da tutto il tema del fitosanitario. Quindi, mercoledì prossimo ci troveremo con un ricercatore dell’Università di Bologna, con il Servizio fitosanitario e con il Servizio sanitario della Regione per approfondire in modo specifico anche questi temi, che sono temi molto importanti. Quindi, è opportuno che i consiglieri che si apprestano ad approvare questa legge abbiano tutti gli elementi conoscitivi per fare nel migliore dei modi il proprio lavoro.

    Il vicepresidente vi ha già dato disposizioni rispetto alle osservazioni, adesso ve le ripeterà, quindi ogni vostra osservazione sarà ben vagliata e ben tenuta in considerazione.

    Grazie dell’ascolto e della collaborazione.

     

    BAGNARI Vicepresidente Ripeto, appunto, i tempi. Entro dieci giorni, quindi entro il 31 gennaio, l’invio delle osservazioni. Potete mandarle all’indirizzo di posta elettronica dal quale avete ricevuto la convocazione, che adesso non vi sto a ripetere. È lo stesso, basta rispondere a quello. Eventualmente, poi a margine, se qualcuno ha bisogno, glielo scriviamo per esteso, in modo da essere più precisi.

    Grazie.

     

    La seduta termina alle ore 15,50

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