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Legislatura X - Commissione per la parita' e per i diritti delle persone - Resoconto del 09/04/2019 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 3

    Seduta del 9 aprile 2019

     

    Il giorno 9 aprile 2019 alle ore 11,30 è convocata, con nota prot. n. AL.2019.8519 del 04/04/2019, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione speciale di ricerca e studio sulle cooperative cosiddette spurie o fittizie

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    SABATTINI Luca

    Presidente

    Partito Democratico

    7

    presente

    BESSI Gianni

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    7

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    5

    assente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    CALIANDRO Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    FACCI Michele

    Componente

    Misto

    1

    assente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    assente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    4

    assente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico

    4

    assente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    PRODI Silvia

    Componente

    Misto

    1

    presente

    ROSSI Nadia

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    SASSI Gian Luca

    Componente

    Misto

    1

    assente

    SENSOLI Raffaella

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    assente

    SERRI Luciana

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia

    1

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    presente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    assente

    ZAPPATERRA Marcella

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

     

    Sono presenti i consiglieri: Paolo ZOFFOLI in sostituzione di Lia MONTALTI

     

     

    Partecipano alla seduta: P. Cicognani (Agenzia regionale per il lavoro) e G.G.Nobili (Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso nonché ai fatti corruttivi)

     

    Presiede la seduta: Luca SABATTINI

    Assiste il segretario: Enzo Madonna

    Funzionario estensore: Enzo Madonna

     


     

    -Approvazione del Processo verbale n. 2 del 2019

     

    -Audizione della Direttrice dell’Agenzia regionale per il lavoro, Dott.ssa Paola Cicognani, e del Dott. Gian Guido Nobili dell'Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso nonché ai fatti corruttivi

     

    Presidente SABATTINI. Mi scuso per il ritardo. Mi dispiace. Cominciamo la seduta di oggi. Prima di iniziare i nostri lavori, occorre approvare i processi verbali n. 11 del 2018, n. 1 del 2019 e n. 2 del 2019. Favorevoli? Contrari? Astenuti?

     

    Presidente SABATTINI. Comincerei i nostri lavori di oggi.

    L’audizione che ci accingiamo a fare sta sempre nel solco del programma che ci siamo dati, anche per cercare di mettere a rete e a sistema tutte le informazioni delle varie strutture regionali che, per approfondimenti, per studio o per informazioni, possono essere utili all’interno dell’approfondimento che stiamo facendo, appunto sul fenomeno della falsa impresa.

    Ringrazio proprio per questo la dottoressa Cicognani, Direttrice dell’Agenzia del lavoro regionale e il dottor Gian Guido Nobili, dell’Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso.

    Qual è la ragione della Commissione di oggi e quali sono le domande e le informazioni che secondo me è opportuno approfondire oggi con i nostri ospiti? Per quello che riguarda l’Osservatorio, al dottor Nobili chiederei di fare una piccola premessa sulle modalità di lavoro dell’Osservatorio, anche attraverso l’attività storica che l’Osservatorio ha già fatto nella nostra regione, e poiché siamo anche a poche settimane dalla conclusione della Settimana della Legalità, appuntamento ormai stabile nella programmazione dei lavori dell’Osservatorio, gli chiederei di evidenziarci quelli che, attraverso i lavori dell’Osservatorio, sono stati i fenomeni osservati, proprio all’interno magari di alcuni settori specifici dell’attività imprenditoriale nella nostra regione, che possono essere utili per l’approfondimento dello studio che stiamo facendo.

    Ovviamente immagino che saranno informazioni verticali su alcune specifiche fattispecie. Con questa premessa, le do la parola. So che farà una piccola presentazione che poi le chiederò di lasciare agli atti della Commissione, per poi cedere la parola alla dottoressa Cicognani, con la premessa che farò successivamente. Prego.

     

    NOBILI, Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso. Buongiorno a tutti e grazie dell’invito.

    Come dicevo in premessa, all’invito, l’Osservatorio regionale per la legalità null’altro è che l’integrazione tra diverse Direzioni che si occupano di fenomeni che rilevano per l’infiltrazione di crimine organizzato, non solo di stampo mafioso. Si mette insieme quindi chi si occupa, come me nel mio settore, con chi si occupa delle politiche per la sicurezza delle città e le infiltrazioni, dei controlli sugli appalti, sull’edilizia, settori specifici, fino all’autotrasporto e al facchinaggio, mettendo insieme quindi le precedenti legislazioni. Come sapete, nel Testo unico, dell’Osservatorio null’altro è che l’integrazione tra diverse Direzioni.

    Nella breve relazione di oggi volevo proporvi un focus soprattutto sul tema dell’autotrasporto, in ragione sostanzialmente di due scelte, a partire dalla prima, che è la consapevolezza che in Assemblea è presente una Commissione speciale di ricerca sulle cooperative spurie o fittizie.

    Noi abbiamo sviluppato un filone di approfondimento, all’interno dell’Osservatorio, specificamente su questo; ma ci sono settori, più ancora che l’edilizia e l’autotrasporto, che presentano alcune caratteristiche a nostro avviso interessanti anche per la Commissione.

    Naturalmente abbiamo tenuto conto di una serie ampia di fenomenologie che consideriamo, a cominciare da alcuni che in letteratura vengono riconosciuti come reati-spia, quali incendi, o forme di para-estorsione che sono misurabili sul territorio, o quali altre fenomenologie che teniamo in considerazione come Osservatorio, fino alle aziende o ai beni confiscati, che in parte ci riverberano una rappresentazione sulle presenze mafiose, o comunque di crimine organizzato in regione.

    Per quello che riguarda più specificamente il settore dell’autotrasporto, abbiamo registrato un contesto molto vasto e molto composito, per cui, quanto a dare delle rappresentazioni generali è una cosa da fare sempre con molta cautela, perché ci sono caratteristiche molto legate al territorio.

    Una particolarità certamente interessante, stando al dato conoscitivo che emerge dall’Osservatorio, si fonda sostanzialmente su due fonti informative: la prima è quella degli atti giudiziari, quindi l’attività della magistratura; l’altra, in questo caso specifico, è quella degli approfondimenti che abbiamo fatto con interviste a testimoni privilegiati, e con l’aiuto, –  per cui vorrei ringraziare anche l’Università di Ferrara con cui abbiamo lavorato – in particolare, di Silvia Borrelli e Vittorio Mete, con cui abbiamo lavorato su questo approfondimento.

    Come Osservatorio, al di là dell’autotrasporto, sia nell’edilizia, sia in tutti i settori economici, l’elemento che abbiamo colto con maggior evidenza, è quello della vulnerabilità, in senso ampio, nelle attività economiche in regione, con infiltrazioni di natura illegale, in particolare di stampo mafioso. Tale elemento di vulnerabilità si presenta soprattutto quando sono basse le barriere d’ingresso a un’attività, imprenditoriale o commerciale che sia.

    Tendenzialmente quindi, quando ci sono limitate capacità imprenditoriali, una bassa complessità delle tecnologie richieste per quell’attività d’impresa, tutto sommato si entra con ridotti capitali: questa è tendenzialmente una costante che abbiamo registrato attraverso un’analisi degli atti giudiziari che, ricordo, ormai interessa uno spettro di analisi di più di vent’anni da parte dell’Osservatorio, e delle città sicure più in generale.

    Al di là degli stereotipi per cui le mafie sono in grado di entrare in qualsiasi settore e hanno già sviluppato capacità imprenditoriali, tecnologiche, eccetera, anche nel caso dell’autotrasporto, ma più in generale, è molto più frequente vedere una capacità di infiltrazione, quando, ripeto, le barriere d’ingresso tecnologiche, di competenze, di know-how sono abbastanza basse.

    Tanto è vero che, ad esempio, nel settore più specificamente analizzato, le infiltrazioni sono più facili quando, oltre che di autotrasporto, stiamo parlando di inerti, o di edilizia; molto meno per esempio nel ciclo del freddo, dove vengono richiesti know-how e competenze molto più ampie. Naturalmente c’è una relazione anche forte con l’edilizia e con le opere pubbliche. Questo credo sia abbastanza noto per chi se ne occupa in Commissione, anche legato all’evidenza, ad esempio, del processo Aemilia.   

    Ci sono pratiche diffuse di illegalità, di cui dirò qualcosa successivamente, che non richiamano necessariamente il coinvolgimento di sodalizi criminali di stampo mafioso, cioè a dire, che alcune attività, anche proprio per le basse barriere d’ingresso, sono attività tutto sommato molto di facile accesso. C’è anche una pratica diffusa di illegalità anche di singoli individui, di singoli padroncini, eccetera.

    L’elemento di debolezza che ci è pervenuto anche da audizioni che autonomamente sono state fatte dai colleghi che si occupano in particolare dell’autotrasporto, è quello degli scarsi controlli da parte delle agenzie, delle forze dell’ordine, della Polizia stradale, in particolare, ma anche da parte delle Direzioni provinciali del lavoro.

    L’altro elemento rilevante in questo settore è quello di una particolare vulnerabilità a causa di azioni intimidatorie a cui possono essere soggetti i lavoratori – pensate agli autisti, ai camionisti – che sono molto più facilmente esposti, in questo caso, ad attività di tipo intimidatorio (minaccia, o vero e proprio uso della forza).

    Va anche detto – e questo credo sia interessante anche per la Commissione – che per noi, come Osservatorio, è interessante analizzare non solo le traiettorie criminali, quindi la dimensione più prettamente penale dell’attività delle organizzazioni criminali, ma anche le attività legali che ci sono.

    Molti dei mafiosi più noti, o dei soggetti legati a sodalizi mafiosi noti, e per noti intendo che sono già emerse attività di indagine, o addirittura processi, come nel caso del processo Aemilia, che si è concluso con il processo di primo grado. Oltre ad attività più prettamente a dimensione criminale, ci sono ordinarie attività quotidiane di lavoro che spesso e volentieri non hanno nessun riverbero dal punto di vista penalistico, ma che possono darci indicazioni su pratiche, su strategie, su forme di influenza che possono avere su attività commerciali o imprenditoriali di vario tipo.

    A volte, l’attività anche nell’autotrasporto, consiste in un vero e proprio riciclaggio. Dalle attività di indagine, dalle attività di approfondimento abbiamo visto che si confermano attività di reinvestimento di altre attività che possono essere sia legali che illegali, e che quindi vanno da quella più classica, che molto spesso porta capitali ingenti ed è legata al traffico di sostanze stupefacenti, ma sono anche “reinvestimento” di attività legali, poste in essere da componenti di cosche o di sodalizi criminali: penso, per esempio, ad un caso che abbiamo approfondito, dove l’investimento era nella gestione di un salone di bellezza.

    Poi, naturalmente, ci sono vere e proprie attività criminali che molto raramente sul nostro territorio si manifestano attraverso le forme più tradizionali di estorsione di tipo mafioso, il cosiddetto tipico pizzo. Si rappresentano, per quello che abbiamo potuto ricostruire, soprattutto con le forme delle sovrafatturazioni, che hanno una veste “legale”, ma che mascherano e sono anche molto più difficilmente riscontrabili da parte delle forze dell’ordine, perché appunto non emerge un’attività minacciosa o un’attività estorsiva “classica”.

    Dall’altro lato, traffici illegali, armi e droga, molto spesso utilizzano i veicoli, a volte possono essere su rotte non tradizionali, non ordinarie. Sia per il traffico di stupefacenti che per quello di droga, non sempre le rotte sono sud-nord come sovente viene pensato, cioè non sempre dalle aree a più tradizionale presenza mafiosa arrivano nei nostri territori sostanze stupefacenti a mercati di droga. Non infrequentemente abbiamo rotte esattamente inverse, che interessano magari il nord Europa, e in particolare l’Olanda, nelle ricostruzioni che sono state fatte, anche perché da uno dei porti principali, Rotterdam, arrivano sia armi che droga sul nostro territorio.

    Al di là della dimensione più penale, ci sono alcune caratteristiche – io le ho chiamate di normale illegalità, o di elusione, nel campo degli autotrasporti – che come vi dicevo non necessariamente investono come soggetti attuatori componenti di sodalizi criminali. Mi riferisco a forme di sovraccarico, che sono spesso frequenti, più spesso, come vi dicevo, è più frequente il caso di sovraccarichi di inerti o di edilizia, meno nel settore della logistica.

    Così come le ore di guida. Una delle classiche forme di elusione è quella di utilizzare per esempio lo scambio di card tra i diversi autisti, permettendo il non rispetto dell’alternanza ore di riposo/ore di lavoro con lo scambio di card. È una tipica combinazione win-win, dove tutti vincono. L’autista magari ha degli ulteriori rimborsi non tassabili in busta-paga, e l’imprenditore può abbassare decisamente i tempi; più quelle classiche dei limiti di velocità, dal vecchio sistema delle calamite ai sistemi un po’ più elaborati sui nuovi mezzi, anche con controlli software, alla manutenzione dei mezzi. Anche in questo caso è interessante, come vi dicevo, l’analisi di un intreccio tra le attività più ordinarie, anche di tipo legale, e quelle a dimensione illegale: per esempio, l’incrocio tra i controlli fatti da determinate autofficine, che evidentemente sono compiacenti e quasi sempre mettono in regola mezzi anche vetusti, o che comunque non sono più in condizioni di stare sulla strada o di essere utilizzati per queste funzioni. Molto spesso troviamo autofficine compiacenti, e sono sempre le stesse.

     

     

    Così come ci sono forme di elusione, o anche di concorrenza sleale, che stanno sempre più interessando questo settore, con imprese che pongono la propria sede fiscale all’estero, più frequentemente in Romania o a Malta, abbattendo i costi del personale, o sono comunque strumenti che riescono ad eludere molte delle misure fiscali che invece potrebbero essere applicate se la sede fosse italiana.

    Altre forme più tradizionali sono per esempio l’utilizzo, attraverso l’autotrasporto, o di gasolio di contrabbando, proveniente dall’estero, o per esempio, di gasolio utilizzato per attività agricole, che viene invece reimpiegato per funzioni legate all’autotrasporto o, come abbiamo notato nel caso specifico di Ravenna, che è un elemento di vulnerabilità su cui certamente credo come Osservatorio dobbiamo porre maggiore attenzione, in particolare nella zona del porto, dove spesso comandanti di nave compiacenti permettono, durante lo scarico e il carico merci, di riempire i serbatoi di diversi mezzi con gasolio di contrabbando, con gasolio per finalità nautiche che ha un abbattimento fiscale particolarmente importante.

    Ai furti compiacenti di merce ovviamente viene pagata l’assicurazione in cui hai una collaborazione tra autotrasportatori e attività illegale di soggetti non necessariamente legati a organizzazioni criminali, fino a buste-paga fittizie. Molto spesso paradossalmente troviamo non buste-paga contenute ma buste-paga gonfiate, in cui in realtà vengono erogati molto meno soldi agli autisti, che naturalmente sono in condizioni, specialmente gli autisti stranieri, di particolare soggezione imprenditoriale, che quindi sono portati ad accettare condizioni e standard di lavoro e di pagamento inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi, i quali ovviamente accettano pur di avere la possibilità di lavorare.

    Da ultimo, alcuni effetti, alcuni meccanismi che credo siano abbastanza interessanti in generale, al di là di presenze, come è noto, delle attività che abbiamo posto in essere come Osservatorio, in termini di attività di indagine sulle presenze mafiose fin dal 1997 nella regione Emilia-Romagna. La presenza di sodalizi criminali è certificata dall’attività giudiziaria già dalla fine degli anni Settanta. Il problema, in particolare per l’autotrasporto, è diventato particolarmente evidente con i cantieri dell’alta velocità, ma contestualmente è diventato più evidente, quantomeno anche nelle attività di denuncia, in particolare nel settore del reggiano, quando la crisi economica ha posto in concorrenza gli autotrasportatori autoctoni, anche in una chiave proprio di concorrenza interna con un’imprenditoria più aggressiva, che spesso veniva dal Sud Italia, magari con mezzi che non avevano le certificazioni necessarie, o abbassando gli standard di qualità, abbassando gli standard di garanzia del lavoro, quindi praticando una sorta di concorrenza sleale verso gli imprenditori autoctoni.

    Questa in generale, al di là dell’autotrasporto, è una caratteristica che credo molto rilevante, anche considerando il Patto per il lavoro firmato dalla regione Emilia-Romagna. Le infiltrazioni mafiose, al di là dell’autotrasporto, sull’edilizia, sul facchinaggio, tendono quasi sempre a produrre un abbassamento degli standard di legalità e di sicurezza sul lavoro. Quindi, laddove è possibile registrare questo sistematico abbassamento degli standard, si invita ad accendere una spia di attenzione verso dinamiche che possono avere una dimensione criminale importante o, comunque, di rilevanza penale.

    Di questi costi contenuti, ovviamente, beneficiano sia le imprese appaltanti, che possono rimanere sul mercato. La stessa inchiesta Aemilia ci ha dimostrato che anche aziende che non avevano o non hanno particolare dinamiche illegali o criminali trovano in queste temporanee o a volte sistematiche alleanze con sistemi criminali il modo per poter rimanere almeno temporaneamente sul mercato.

    Da ultimo, le forme di infiltrazioni mafiose sull’autotrasporto, ma anche su altri settori, dalla movimentazione terra all’edilizia e ad altri che abbiamo verificato, tendenzialmente sono sia effetto che causa dell’abbassamento dei diritti e della sicurezza nel mercato del lavoro.

    Grazie.

     

    Presidente SABATTINI. Ringrazio il dottor Nobili per gli interessantissimi spunti.

    Prima di dare la parola ai commissari, chiederei anche alla dottoressa Cicognani di fare il suo intervento, chiedendole principalmente una sottolineatura sulle attività che svolge l’Agenzia regionale per il lavoro, con particolare riferimento alle informazioni che oggi sono a vostra disposizione, frutto anche dell’esperienza maturata, seppur non lunghissima, da parte dell’Agenzia, informazioni che, correlate con le altre, che del resto rappresenta l’attività che stiamo portando avanti in questa fase di approfondimento, possono aiutarci a evidenziare alcuni elementi di puntuale criticità.

    A lei la parola.

     

    CICOGNANI, Direttrice dell’Agenzia regionale per il lavoro. Grazie, presidente.

    Come sapete, l’Agenzia, occupandosi di politiche attive, con compiti ispettivi e di vigilanza, collabora ordinariamente con i soggetti ispettivi di vigilanza, ma per quello che riguarda tutto ciò che noi scopriamo, ricevendo autodichiarazioni ai sensi del DPR n. 445/2000, tutte le volte che avvertiamo che ci sono delle informazioni non coerenti e non congruenti, le segnaliamo all’Ispettorato del lavoro, richiedendo naturalmente una visita ispettiva, perché ce ne dia conto in modo sostanziale.

    Le questioni che incrociano gli argomenti oggetto di indagine di questa Commissione abbracciano due grandi ambiti. Il primo, l’Agenzia è, per una legge dello Stato del 2008, titolare di tutte le informazioni riguardanti l’accensione, la trasformazione e la conclusione di tutti i rapporti di lavoro, pubblici e privati, di lavoro di tipo dipendente, fino alla parasubordinazione. Quindi, nella banca dati di cui noi disponiamo ogni anno riceviamo circa 1,3-1,4 milioni di movimenti amministrativi, che sono arrivati fino a 1,5 milioni negli anni di maggiore espansione del mercato del lavoro, che riguardano assunzioni, cessazioni, trasformazioni di tutti i rapporti di lavoro.

    Per poter affermare che questi rapporti di lavoro che vengono comunicati sono rapporti di lavoro corretti, bisogna incrociare le nostre informazioni con le informazioni contenute dentro le basi dati dell’INPS, perché solo incrociando la nostra base dati, dentro la quale ci viene comunicata l’accensione di un rapporto di lavoro, l’INPS ci può dire, su quell’accensione del rapporto di lavoro, se sono stati pagati correttamente i contributi per il tipo di informazioni che sono state a noi segnalate per quello che riguarda, ad esempio, il terzo livello profilo meccanico (faccio un esempio banale).

    Non solo, adesso immaginiamo di poter fare un passo significativo in avanti dal punto di vista della regolarità dei rapporti di lavoro, perché la legge n. 26/2019, quella appena approvata, sul reddito di cittadinanza, impone, ai fini del reddito di cittadinanza, ma la legge lo dice per tutti i rapporti di lavoro, che il campo contenuto dentro gli standard informativi delle comunicazioni obbligatorie riguardanti il reddito sia oggetto di controllo, perché ai fini del reddito di cittadinanza naturalmente, se hai un reddito non compatibile con l’ISEE pari o superiore a 9.350 euro, quella è la condizione di accesso al reddito di cittadinanza. Ma aver valorizzato, dentro la comunicazione obbligatoria, come campo obbligatorio il fatto che quel signore assunto sempre con il terzo livello meccanico guadagnerà quel salario ci dà un’informazione molto rilevante – quella è la prima spia – dal punto di vista della regolarità del suo rapporto di lavoro. Naturalmente, non è ancora tutto, lo ripeto, perché bisogna che tutti i mesi qualcuno abbia pagato il cosiddetto DM10, che è il versamento che deve essere fatto verso l’INPS per ciò che riguarda i contributi, che, come sapete, vengono versati il mese successivo all’accensione del rapporto di lavoro.

    Sulla base di tutte queste comunicazioni obbligatorie, ormai siamo in grado di avere il cosiddetto “storico” dei lavoratori, cioè sapere dove si sono mossi, da quale impresa a quale altra impresa, con che tipo di rapporto di lavoro. Tutto questo è vero per il 70 per cento e oltre dei rapporti di lavoro dipendente, mentre nulla sappiamo del lavoro autonomo in senso tecnico del termine, cioè le partite IVA, piuttosto che le ditte individuali. La parasubordinazione, per quello che vale, quella che in gergo tecnico ancora si chiama parasubordinazione, quindi praticamente solo verso la pubblica amministrazione, è ancora oggetto di comunicazione obbligatoria.

    Il secondo ambito di intervento, per quel che riguarda l’Agenzia su questo tema, riguarda il tema dell’interposizione di manodopera. Perché riguarda il tema dell’interposizione di manodopera? Perché, come sapete, la legge dello Stato, ancora oggi, nel mondo del lavoro protegge la dissociazione fra dimensione formale e dimensione sostanziale del rapporto di lavoro. Che cosa significa? Che io, per dove vengo utilizzato, devo avere un datore di lavoro che coincide con chi mi fa la busta paga. C’è un’unica eccezione nell’ordinamento a tutto questo e riguarda, ai nostri fini, l’istituto della somministrazione. Per il resto, questo non è possibile, a meno che non si stia esternalizzando un segmento della produzione attraverso l’istituto dell’appalto.

    Noi che attinenza abbiamo in tutto questo? Noi, come Agenzia, abbiamo la titolarità a gestire l’elenco dei soggetti accreditati e autorizzati alle funzioni di incrocio, selezione e intermediazione, e quindi non solo abbiamo regolato quali sono i requisiti, ma abbiamo anche verificato, a partire da elementi di natura amministrativa (per stare nel vostro campo), l’onorabilità degli amministratori e, oltre a tutto ciò, ovverosia ai requisiti professionali, strutturali e sostanziali…

    Noi che attinenza abbiamo con tutto questo? Noi, come Agenzia, abbiamo la titolarità a gestire l’elenco dei soggetti accreditati e autorizzati alle funzioni di incrocio, selezione e intermediazione, quindi non solo abbiamo regolato quali sono i requisiti, ma abbiamo anche verificato, a partire da elementi di natura amministrativa (per stare nel vostro campo), l’onorabilità degli amministratori e i requisiti professionali, strutturali e sostanziali dell’unica eccezione esistente nel mercato del lavoro, che sono i soggetti autorizzati o accreditati all’intermediazione di manodopera. 

    L’ultimissima cosa che mi interessa dire riguarda il confine tra appalto illecito, interposizione di manodopera e cooperativa irregolare (uso questo aggettivo con molte pinze, perché ancora non c’è nell’ordinamento una nozione giuridica che ci fa dire questa cosa). Noi stiamo assistendo a un fenomeno molto rilevante nella costa romagnola, vale a dire il fenomeno dell’appalto simulato attraverso l’intermediazione della manodopera, quando invece in realtà è una mera intermediazione di manodopera attraverso l’appalto, dove l’appalto prevede la gestione intera dell’albergo (faccio un esempio), compreso l’imprenditore. In altri termini, l’imprenditore smette di essere l’imprenditore e diventa sostanzialmente l’affittuario di tutta questa avventura. Naturalmente, le cose sono sempre le stesse, e cioè improvvisamente vediamo comparire contratti non sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente maggiormente rappresentative, ma forme contrattuali di sindacati di comodo, quindi che non fanno parte della contrattazione collettiva che noi utilizziamo ordinariamente, e vediamo buste paga con un insolito rapporto fra salario, contribuzione e istituti contrattuali particolari, come ad esempio la trasferta, con buste paga intere con 200 euro di salario e contribuzioni di 1.600 euro di trasferta (questo per non pagare i contributi, naturalmente, dal punto di vista previdenziale e assicurativo) e avanti così.

    Concludo, quindi, dicendo che su questa materia c’è un grandissimo bisogno di una legge nazionale che rimetta in fila e riordini questa avventura, perché diversamente noi li registriamo, li segnaliamo, ma più in là di questo non possiamo andare, il che ci impedisce di fatto di affrontare questa situazione.

     

    Presidente SABATTINI. Grazie mille.

    Prego, consigliere Alleva.

     

    Presidente ALLEVA. Io voglio ringraziare la dottoressa, perché mi ha dato molti spunti interessanti di riflessione. Pertanto, le farò alcune domande, spero non troppo aggressive.

    Primo punto. C’è una magnifica – questo mi fa enorme piacere – anagrafe del lavoro in sostanza, perché sappiamo la storicità dei rapporti di lavoro delle singole persone, se ho ben capito, riguardano tutte le tipologie dei rapporti, compreso i co.co.co., sappiamo la storicità dei rapporti con le cooperative e con le agenzie. Insomma, tutto il lavoro, grazie a Dio, è monitorato. Bene, ve lo tenete per voi? Io posso sapere quanti lavoratori a termine ha l’impresa Philip Morris? Oppure, devo dire perché? Lo devo dire in base alla legge sulla privacy e vi prendete trenta giorni, dopo aver sentito l’azienda, per sapere se mi potete dare questo dato. Questo significa – non lo dico, ovviamente, all’istituzione, bensì al legislatore – non voler creare quel controllo pubblico sul mercato del lavoro, che è l’unica via per bonificarlo.

    L’anagrafe del lavoro è fondamentale. Senza di quella non si potrebbe far nulla. Ma fare dell’anagrafe del lavoro un qualcosa di riservato alle istituzioni, per cui è un rapporto tra l’ispettorato, il centro eccetera, eccetera, significa veramente negare l’utilità della cosa e soprattutto negare la possibilità di un controllo.

    Mi pare di capire, tra l’altro, per esperienze fatte, che non soltanto al privato (può essere anche un avvocato, eventualmente) ma addirittura anche al sindacato viene negato il libero accesso ai dati. Ma allora diciamole queste cose! L’anagrafe del lavoro non serve a niente o meglio, è stata fatta come un fatto tutto interno all’istituzione, per cui si può fare un giochetto al rimpallo tra Ispettorato del lavoro eccetera, eccetera. Lascio stare adesso considerazioni che potrebbero sembrare fuori luogo. Comunque, se penso a certe situazioni, mi viene subito da chiedere: ma l’ispettorato dove diavolo stava? Questa è la prima domanda che mi viene in mente. Mi verrebbe da rispondere: forse non sapeva. No, non è vero, sapeva tutto, perché ci sono le comunicazioni obbligatorie. Tutto è lì. Ma diventa una specie di grotta di Alì Babà (questo visto da chi sta dall’altra parte) nella quale non riesce a entrare. Deve avere l’“apriti, sesamo” e l’“apriti, sesamo” è dato da una procedura del cavolo.

    Mi fate sapere, quindi, come faccio io a sapere quanti contratti a termine ha l’azienda Philip Morris? Me lo deve dire il TAR, al quale alla fine io posso andare a dire: io ho diritto a questa cosa, me l’hanno detto, per cui adesso il centro me lo dovrà dire.

    Qui è solo ed esclusivamente una questione di volontà politica. Risanare il mercato del lavoro non costa una lira, un solo centesimo: basta rendere pubblica l’anagrafe del lavoro. Dopodiché, è già fatto. Questa è una cosa che non potevo trattenermi dal dire. Anzi, più la dottoressa precisava i vantaggi e la completezza dell’anagrafe del lavoro, più sentivo montare la rabbia per questa cosa.

    Caro presidente, la prego di prendere nota, a lettere di fuoco, di questa cosa. Anche perché non è vero che le riforme costano. Questa è una riforma che costa zero, mezzo centesimo: anagrafe pubblica del lavoro. Esattamente come accade per l’anagrafe relativa alla residenza dei cittadini. E invece no, notizie riservate, privacy, procedure, trenta giorni, in caso di opposizione si ricorre al TAR. Ma allora ci pigliamo in giro! Questa è la prima cosa.

    Badate, non dico questo per dire che non si fa niente da un punto istituzionale, ma solo per dire che ciò che può essere fatto all’interno delle istituzioni sarebbe fatto con un’efficacia cento volte maggiore se fosse rimesso al pubblico degli interessati.

    Vorrei, inoltre, capire cosa succede là dentro, perché in quello che ha detto la dottoressa io vedo quello che dovrebbe essere il dato finale della gestione di un mercato del lavoro, che dovrebbe avere una sua sanzione o, meglio, una sorta di autodifesa immunitaria di tipo amministrativo. Vi pare possibile? Accadeva fino a pochi anni fa, ma oggi ancora siamo lì. Se uno viene pagato due soldi, metà della tariffa, che deve fare? Deve andare da un avvocato o meglio va da un sindacato che lo manda da un avvocato. Questo fa. C’è, poi, un tipo di procedura che può fare l’Ispettorato del lavoro, ma provate a vedere se conviene. Fai prima ad andare dall’avvocato, ve lo dico io.

    Questo mercato del lavoro nero non ha dei veri meccanismi autoimmunitari che buttino fuori le infezioni. Questa, secondo me, è la seconda cosa che va sottolineata.

    La prima deve essere pubblica, anagrafe del lavoro, la seconda bisogna che in qualche maniera, lo dico contro il mio interesse, noi degiurisdizionalizziamo la regolarità sul mercato del lavoro e troviamo delle forme nuove di controllo in sede amministrativa che naturalmente sono il momento successivo a quella pubblicità di cui parlavo prima.

    Insomma, nel momento in cui un soggetto a cui non hanno pagato le qualifiche, non gli hanno dato i soldi, eccetera, eccetera va a raccontare tutto non all’avvocato, ma al giudice o lo va a raccontare al vigile urbano, quello, secondo me, è il momento in cui abbiamo fatto un effettivo progresso nella tutela del lavoro. In particolare, poi, adesso c’è un problema. Ho sentito le parole, che mi sono piaciute molto, la ringrazio, dottoressa, in materia di interposizione nel mercato del lavoro, però una piccola obiezione vorrei farla, nel senso che io dal punto di vista istituzionale noto una certa remissività rispetto a dei concetti che sono tutt’altro che pacifici, cioè che in buona sostanza, quando c’è uno che dirige i lavoratori, il caporalato va bene lo stesso e poi quello fatto attraverso l’agenzia è caporalato addirittura legalizzato.

    Bisogna che si riapra, e si riapra anche a livello di tendenza, proprio di controllo del diritto amministrativo, il discorso sull’appalto, sull’appalto di mera manodopera, sull’appalto, diciamolo in maniera più elegante, ad alta intensità di lavoro e a bassa intensità di capitale, che è il modo elegante per dire “caporalato”.

    Bisogna che qualcuno nelle Istituzioni faccia proprio questo concetto, che l’appalto ad alta intensità di manodopera è un appalto che si giustifica – non dico che è vietato tout-court – sulla base del know-how superiore che riesce ad esprimere.

    Io albergatore di Rimini, prendiamone uno, che una volta ai tempi belli di mio nonno ho costruito la ricchezza della costiera romagnola, faticando dalla mattina alla sera, ma che oggi ho deciso di dare il mio albergo in gestione, in appalto, a chi lo do in gestione o in appalto? Lo do in gestione o in appalto ad un gruppo, magari a una cooperativa o qualcosa del genere, di gente che l’anno scorso hanno lavorato tutti al Danieli. È un modo di qualificare l’attività del mio albergo. Ma dare il mio albergo a un insieme raccogliticcio di pseudo camerieri, dov’è il valore aggiunto? Questo è soltanto un modo per arrivare, tanto è chiaro, allo sfruttamento, al sotto pagamento, al precariato e via dicendo. Questo è un concetto fondamentale.

    La cosa che a me fa rabbia è che si tratta di un concetto che il nostro ordinamento già ha raccolto e lo ha raccolto a proposito del trasferimento d’azienda – istituto che non c’entra niente, ma che concettualmente è la stessa cosa – dove si dice che trasferire dei lavoratori non è di per sé trasferimento di ramo d’azienda. Può diventare trasferimento di ramo d’azienda quando questi lavoratori, tra di loro, hanno una interrelazione professionale che, appunto, crea un know-how superiore. Allora, la mozione c’è, il nostro ordinamento la conosce. Perché non la applica qui? Questa è un’altra cosa che io rimprovero alle autorità in materia di mercato del lavoro.

    Sono un serie di rimproveri abbastanza non demolitivi, però precisi, sennò alla fine poi le cose restano così come le abbiamo conosciute, con una sostanziale possibilità che tutto venga permeato dalla mafia, dalla camorra e dalle altre cose.

    Queste considerazioni me le ha ispirate il bell’intervento della dottoressa. Anche l’altro intervento, però, mi ha molto interessato, in particolare riguardo all’autotrasporto.

    Mi viene in mente il concetto fondamentale della territorialità. Che c’entra la territorialità? “C’entra perché ce cape”, come si dice dalle parti nostre. Alla fine, che cosa abbiamo? Abbiamo che l’autotrasporto in Italia viene ora in larga parte esercitato da pseudo imprese straniere con reali operatori stranieri e secondo contratti stranieri. Accidenti alla Bolkestein! Non è finito mai quel lavoro. Chiunque qui è bravo, può fondare una società a Malta, comprare due camion di seconda mano, metterci sopra due ragazzotti, uno sloveno e un altro fate voi, slovacco, proponendogli un bellissimo contratto maltese ça va sans dire e via. Speriamo di non incontrarlo mai sull’autostrada quel camion lì.

    Qui c’è un concetto, secondo me, di territorialità che è stato utilizzato anche dalla giurisprudenza europea in relazione a quei minimi di trattamento che devono essere mantenuti e che sono compatibili con la libera circolazione dei capitali delle persone nell’ambito europeo. Non per niente decidiamo di parlare di Malta e di Romania, perché lì non è che puoi sollevare chissà quali Muraglie Cinesi. Fanno parte dell’Europa e te li devi tenere, fanno parte della solida nostra Europa, che è unita soltanto dalla moneta, ma poi per tutto il resto fa sì che il bravo contratto di trasporto maltese è un terzo di quello italiano e puoi girare in Italia, e ci può girare all’infinito. Ecco perché ponevo un problema di territorialità. Non è che la attraversi una volta andando verso la Germania, la fai in concorrenza con gli altri. Di questo non me ne intendo abbastanza, dico la verità, però questa cosa la intuisco.

    Intuisco che rispetto a questa problematica ho una territorialità che è limitata a capire se quel camion scassato maltese riesce a fermarsi in venti metri sui suoi freni come quello italiano. Qui abbiamo la territorialità, perché in Italia si deve fermare in venti metri con la frenata. Tutto il resto no. Grazie.

     

    Presidente SABATTINI. Altri? Faccio io soltanto un’altra domanda. Con il collega Alleva su tantissime cose la pensiamo nella stessa maniera. Anche un po’ il lavoro che stiamo tentando di fare è proprio quello di cercare oltre che dove sono le informazioni, anche capire come poi queste possiamo provare a utilizzarle nel miglior modo possibile. È chiaro che questo sarebbe un auspicio. Ce lo siamo detti credo dalla prima seduta che il controllo sociale allargato e largo potrebbe essere uno di quegli elementi che da solo fa un gran pezzo del lavoro di controllo, al di là dell’Ispettorato. Però, già riuscire ad avere la contezza di quello che esiste e come eventualmente, almeno a livello regionale, possiamo provare a mettere in campo degli elementi che possono far evidenziare quegli elementi di indicazione penso che sia una cosa assolutamente utile e positiva, che va nel solco del lavoro che stiamo facendo.

    Vorrei un piccolo focus sul tema, invece, della contrattualistica applicata, per quello che riguarda eventualmente l’Osservatorio. Oggi abbiamo fatto il focus puntuale sull’autotrasporto, che probabilmente è molto più regolato da piccole imprese individuali e da scambi di fatturazione e quindi da consorzi di piccoli imprenditori. Però, esiste anche un problema, l’abbiamo evidenziato in tanti aspetti da punti di vista diversi, dei contratti pirati all’interno della contrattazione nazionale. Chiedo se in qualche luogo vengono raccolte queste informazioni di quale tipo di contratto nazionale viene applicato, legato o a un codice fiscale del singolo lavoratore o eventualmente del datore di lavoro, perché questo è un elemento che, anche in modo estremamente “semplice”, farebbe una bella distinzione in grandi, macro insiemi, cioè tra i 300 contratti nazionali sottoscritti dai principali soggetti di rappresentanza e tutti quelli che non lo sono.

    Questo elemento potrebbe anche rientrare, secondo me, tra gli indicatori che ci aiutano, che è un po’ tutto il lavoro che stiamo facendo. L’altra cosa che mi è un pelino meno chiara è la seguente. Quando parliamo di reddito – ammetto che non avevo approfondito fino a questo grado di dettaglio la potenzialità contenuta nella legge appena approvata dal nostro Governo – l’indicazione del reddito potenziale è quello dichiarato nel momento dell’assunzione legato all’interno sia del tabellare del contratto nazionale di lavoro e dei contratti di secondo livello? Sono separati o sono insieme? Perché anche questo elemento, se penso soprattutto alla fattispecie della cooperazione, che ha quella particolarità dei regolamenti interni, del superamento, potrebbe essere eventualmente un elemento che, se fosse separato, ci permetterebbe anche di avere degli elementi comparativi all’interno, ovviamente, di un insieme largo, come l’anagrafe complessiva della storia del lavoro dei cittadini emiliano-romagnoli.

    Spero di non aver incasinato eccessivamente la domanda.

    Do la parola al collega Mumolo. Poi, dottoressa, potrà rispondere.

     

    Consigliere MUMOLO. Intervengo molto velocemente intanto per ringraziare i nostri interlocutori di oggi. Grazie davvero per il lavoro che state facendo, per le informazioni che ci avete dato e per l’aiuto che ci state dando nell’arrivare a sintesi, a produrre una sintesi dei lavori di questa Commissione. Volevo solamente dire che sono molto d’accordo con molte cose che ha detto il collega Alleva e anche con alcune delle sue provocazioni, perché sono provocazioni positive. Vorrei far presente che noi qui stiamo lavorando perché alla fine dovremmo produrre un atto normativo, dobbiamo stabilire quale, un atto che ci consenta in qualche maniera di trovare degli argini, di produrre degli argini o produrre dei freni a quella che è l’infiltrazione mafiosa in questa regione e al tema delle cooperative spurie, ma sostanzialmente al tema anche del lavoro e dello sfruttamento del lavoro che c’è.

    È un obiettivo che non è un obiettivo solamente di una parte. Lo voglio dire anche perché in questi giorni (credo ieri) è stato presentato un appello all’Europa e questo appello all’Europa è stato sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria, perché ci sono temi che ci accomunano tutti. In questo appello all’Europa, al punto 4, c’è scritta una cosa che ricalca esattamente quello che il professor Alleva ha appena detto e una situazione nella quale io personalmente, come avvocato, mi son trovato diverse volte. Mi sono trovato diverse volte a difendere dei camionisti italiani assunti in Romania da una ditta italiana con sede legale in Romania ed un contratto rumeno e una busta paga di 2.200 euro senza contributi, senza TFR, senza rate di retribuzione differita, pagando queste persone che avevano ovviamente bisogno in quel momento, ma non dandogli poi nessun tipo di prospettiva, tanto le prospettive le avrebbe pagato lo Stato italiano dopo quando avessero raggiunto un’età pensionabile.

    Questo si chiama dumping. Quelle cooperative e quelle aziende distruggono il mercato sano che c’è in Emilia-Romagna, come c’è in altri paesi. Me ne sono occupato perché erano contratti di appalto in Emilia-Romagna e con grandi aziende nazionali che hanno sede in Emilia-Romagna.

    In quell’appello all’Europa c’è scritto “contrasto ai processi di dumping sulle condizioni di lavoro attraverso l’avvio di percorsi che tendono all’armonizzazione europea, a partire dai diritti e dalle tutele fondamentali, nonché dai trattamenti salariali delle lavoratrici e dei lavoratori ispirandosi alle finalità indicate nei 20 principi del pilastro dei diritti sociali europei sottoscritto dai sindacati unitari e dalla Confindustria”. Lo sottolineo perché, alla fine, anche questo è uno degli elementi sul quale noi dobbiamo lavorare, perché quel dumping produce le cooperative sociali spurie, produce le aziende che si comportano in questa maniera e crea problemi all’economia sana del nostro territorio. Anche su questo, se c’è un’idea di qualcosa che si possa fare…

    Capisco che si tratta di un domandone, ma se c’è l’idea di qualcosa che si possa fare su questo tipo di comportamento che normalmente è un comportamento che utilizzano le cooperative spurie. Grazie.

     

    Presidente SABATTINI. Prego, direttrice Cicognani.

     

    CICOGNANI, Direttrice dell’Agenzia regionale per il lavoro. Solo alcune precisazioni non di carattere politico, ma rigorosamente tecnico, perché di mestiere quello farei.

    La prima riguarda il fatto che noi abbiamo, come ha sacrosantamente detto il professore Alleva – chiedo scusa se non lo chiamo consigliere, ma per me è professore –, l’anagrafe dei lavoratori, ma non abbiamo ancora completato, questo è un punto dolente, l’anagrafe delle imprese. Io ricevo punto a punto la comunicazione che Paola Cicognani è stata assunta dalla Philip Morris, ma va fatto tutto il lavoro, che stiamo tentando di fare esattamente in questo periodo, per decidere quant’è la dotazione organica della Philip Morris. Riesco a spiegarmi? Non ho l’anagrafe delle imprese. Per sapere la dotazione organica della Philip Morris ad oggi c’è un solo modo, che è consultare il LUL, ossia il libro matricola dell’Ispettorato del lavoro che fotografa non solo quanti sono i dipendenti della Philip Morris, ma anche tutti i movimenti giornalieri che ci sono dentro la Philip Morris rispetto ad accensioni, trasformazioni o cessazioni di rapporti di lavoro.

    Lo dico perché noi stiamo provando ‒ non so se ce la faremo ‒ a costruire l’anagrafe delle imprese. Noi ‒ ripeto ‒ lavoriamo sul codice fiscale della persona e siamo destinatari della comunicazione riguardante la persona.

    Il secondo punto riguarda il reddito. Il reddito è un’informazione non obbligatoria, fino alla legge n. 26. Che cosa voleva dire, sostanzialmente? Voleva dire che molti scrivevano quello che noi diciamo, Pippo, Pluto e Paperino. È un campo. Ci sono, naturalmente, delle cifre da mettere, sennò il sistema informativo non prosegue, ma uno può scrivere quell’accidente che gli pare. Se questa informazione, al pari delle informazioni essenziali, non diventa oggetto di sanzione è uguale al codice fiscale.

    Voi sapete che i sistemi informativi possono solo controllare che ci sia la stringa corretta delle cifre, ma non controllare il codice fiscale di ciascuno di noi se è corretto o non è corretto dal punto di vista dei sistemi. Vale lo stesso per il reddito: si può controllare se tutta la stringa riguardante il reddito è completa, ma se non si faranno sopra verifiche a campione non saremo mai in grado di dire se è vero che Paola Cicognani ha un salario di 2, 200, 2.000, 20.000. Mi sto spiegando? Vanno bene tutte queste informazioni per i sistemi informativi. Cosa, invece, possiamo sapere? Possiamo sapere, a partire dalle comunicazioni obbligatorie, quali sono i contratti collettivi di riferimento utilizzati, questo sì, perché oggetto dell’informazione è dichiarare sulla base di quale contratto collettivo di lavoro sei stato assunto.

    Apro e chiudo una parentesi. Sono 900 in questo momento i contratti collettivi depositati alla banca dati del CNEL, di cui 400 sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente maggiormente rappresentative e 500 no. Quindi, sono diventati maggioranza i contratti non sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente maggiormente rappresentative. Perché lo dico? Perché, naturalmente, anche scegliere un contratto anziché un altro è oggetto di riduzione dei costi del lavoro. Però noi questo lo possiamo fare, se volete e se vi è utile un focus d’indagine che dica: le persone che vengono assunte in Emilia-Romagna, quello che vi dicevo prima, i movimenti amministrativi che riceviamo, con quali contratti vengono assunti? Quali sono questi contratti? Sono sottoscritti oppure no dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente maggiormente rappresentative? Ci mettiamo a lavorarci sopra alcuni informatici, perché va fatto un lavoro di estrazione di informazioni in modo dovuto. Questo tipo di approfondimento siamo in grado di restituirvelo, ed è forse l’unica cosa che vi possiamo dare in chiave incontrovertibile.

    L’ultima, e poi la pianto: se qualcuno ci aiuta a risolvere una quota parte (non dico tante, ma una quota parte) dei problemi della privacy, noi siamo disponibili a fondare comitati, a fare qualsiasi cosa. In realtà, non possiamo darli a nessuno, comprese le organizzazioni sindacali. Banalmente: prima, nella nostra legge del 2003 sui tirocini, la primissima legge, dicevamo “li rendiamo disponibili alle organizzazioni sindacali” e dopo la n. 196 e tutto il resto lo abbiamo dovuto togliere dalle nostre norme e dire che li rendiamo disponibili in forma statistica, anonima. Tutto questo per dire che una parte di controllo sociale con la privacy non esiste più, a meno che non sia la persona che si incarica di farlo, perché una serie di informazioni che noi rendevamo disponibili prima adesso non le possiamo più rendere disponibili, se non in forma anonima, statistica, eccetera, che valgono per lo studio, ma non per fare il controllo sociale.

     

    Presidente SABATTINI. Dottor Nobili, prego.

     

    NOBILI, Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso. Un’osservazione rispetto alla richiesta del consigliere Mumolo. Per quel segmento di attività che abbiamo analizzato, in particolare sul tema dell’autotrasporto, ma più in generale, uno degli elementi di debolezza ‒ lo vediamo spesso quando affrontiamo i lavori in Consulta ‒ è la mancanza di integrazione e condivisione dei dati. Anche nel caso dell’autotrasporto, per quanto riguarda la condivisione, l’integrazione che dovrebbe esserci tra Polizia Stradale, Camera di commercio, possibilmente Motorizzazione, la regola è la mancata condivisione. In moltissimi altri settori, penso anche ai soggetti seduti in Consulta, Camere di commercio ed enti locali, ci sono patrimoni informativi di grande rilevanza per gli Osservatori locali o regionali, ma che sono di difficile consultazione perché viviamo in un Paese di estreme gelosie di banche dati, di condivisione.

    Qualsiasi cosa si possa fare per avanzare su questo è di grande aiuto sia per il lavoro dell’Osservatorio regionale sia per le Politiche regionali.

     

    Presidente SABATTINI. Grazie mille.

    Se non c’è nessun altro, ho bisogno di fare due comunicazioni organizzative.

    Per questo giovedì avevamo calendarizzato un’altra audizione, quella con gli Ordini professionali. C’è stato un problema con uno dei due per un sopraggiunto impegno improvviso del presidente. Abbiamo pensato, quindi, di spostarla ad altra data, in modo tale da fare una seduta unica con consulenti del lavoro e commercialisti.

    Avevo già la disponibilità del collega presidente per una data successiva, ossia per l’audizione dell’Agenzia delle entrate. Oggi il direttore, che ha dato la sua disponibilità e che verrà, mi ha chiesto un’accortezza: di non farlo durante la campagna elettorale. Non so per quale motivo. Bisogna che quella dell’Agenzia delle entrate, quindi, la spostiamo alla settimana dopo i potenziali ballottaggi, nel caso, se vogliamo recuperarla. Secondo me, sarebbe utile fare l’audizione e avere il punto di vista dell’Agenzia delle entrate.

    Se siete d’accordo e non ci sono elementi di sorta, procederei a provare a chiedere la disponibilità agli Ordini di spostarsi nella data che già avevo preventivato all’inizio di maggio, in modo tale da non incastrarci tra Assemblea e la serie di ponti che ci sono nella seconda metà di aprile, per recuperare quella seduta che non faremo giovedì.

    Se non ci sono osservazioni, procederei in questo modo.

    Vi ringrazio. Mi scuso ancora per il ritardo dell’inizio della Commissione. Ringrazio i nostri ospiti, la dottoressa Cicognani e il dottor Nobili, per l’importante contributo.

    Buon pranzo a tutti.

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