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Legislatura X - Commissione V - Resoconto del 02/05/2019 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 15

    Seduta del 2 maggio 2019

     

    Il giorno 2 maggio 2019 alle ore 11,00 è convocata in udienza conoscitiva, con nota prot. n. AL.2019.10325 del 24/04/2019, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna, Viale A. Moro n. 50, la Commissione Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    PARUOLO Giuseppe

    Presidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    PETTAZZONI Marco

    Vicepresidente

    Lega Nord

    4

    presente

    RAVAIOLI Valentina

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BENATI Fabrizio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    CALIANDRO Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    CAMPEDELLI Enrico

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    presente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    LIVERANI Andrea

    Componente

    Lega Nord

    3

    presente

    LORI Barbara

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

    PRODI Silvia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord

    2

    assente

    RONTINI Manuela

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    SASSI Gian Luca

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    SENSOLI Raffaella

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    4

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia

    1

    presente

    TARASCONI Katia

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    assente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Gian Luigi MOLINARI in sostituzione di Tarasconi; Alan FABBRI in sostituzione per parte della seduta di Pettazzoni; Paolo CALVANO (PD) e Andrea BERTANI (M5S).

     

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO.

     

    Udienza conoscitiva sull’esame dell’oggetto:

     

    6268 -Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: ''Modifica della Legge Regionale 07 novembre 2012, n. 11 (Norme per la tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dell'acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne)”. (20 03 18)

    A firma dei Consiglieri: Fabbri, Liverani, Rancan, Pettazzoni

     

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Iniziamo la nostra seduta. Buongiorno a tutti. Vi ringrazio per la presenza, che vedo numerosa. Siamo riuniti in udienza conoscitiva su un progetto di legge regionale, sottoposto da alcuni consiglieri, di cui è relatore Andrea Liverani, che è qui a fianco a me, a cui darò la parola.

    Lo dico per informare le persone. Siamo in una seduta particolare. Sono presenti i consiglieri regionali, che di norma non intervengono durante le udienze conoscitive, che sono invece riservate per raccogliere spunti, osservazioni, pareri da parte delle persone che ritengono di avere qualche cosa da dire, realtà associative, esperti o figure che ritengono di avere qualcosa da dire, sui progetti di legge in discussione.

    Quello in oggetto è un progetto di legge non lunghissimo. Il punto, come poi spiegherà il collega Liverani, è abbastanza specifico. L’idea sarebbe quella di discuterlo, dopo, nello specifico, nella prossima seduta di giovedì 9 maggio. Oggi quindi è l’occasione per cui chi ha delle osservazioni da fare, per dire: va bene, oppure, cambiatelo, tenete conto anche di qualcos’altro, lo può fare.

    La seduta si svolge molto semplicemente in questo modo. Do la parola al relatore, che illustrerà brevemente di che cosa stiamo parlando. Dopo, quelli che si sono iscritti, parleranno.

    Io ho già dodici richieste di intervento. Chiedo a chi volesse ancora iscriversi, di farlo entro la relazione che adesso fa il collega Liverani, così dopo, sapendo quanti sono gli iscritti, decidiamo anche il tempo che diamo ad ognuno e ci possiamo regolare per svolgere poi i nostri lavori.

    Vi ringrazio. La parola quindi a Liverani per l’illustrazione.

     

    RELATORE CONSIGLIERE LIVERANI

    Grazie, presidente. Io parto con i ringraziamenti. Ringrazio il presidente Paruolo, che ci ha permesso di fare questa udienza conoscitiva. Ringrazio tutti i rappresentanti delle associazioni qui presenti, ringrazio tutti i pescatori che sono qui oggi e che mi hanno fatto conoscere uno sport di cui sapevo davvero poco, ma ho accolto la grande passione di chi lo pratica.

    Vorrei anche fare un grosso ringraziamento a Sergio Schiavone, che purtroppo, per motivi di salute, oggi non è presente, ma so che se avesse potuto ci sarebbe stato, perché è tra le persone che maggiormente mi hanno supportato nel portare avanti questa legge, in particolar modo sugli aspetti tecnici. Faccio a Sergio un grande in bocca al lupo per una pronta guarigione, e chissà, speriamo che al termine di questo incontro possa essere soddisfatto del risultato che raggiungeremo.

    Infine, termino i ringraziamenti a Falciano, a Pagliarini, e in particolar modo a Pavel, sempre sul campo, nella difficile problematica del bracconaggio. Non proseguo oltre perché lascio la parola a chi oggi è qui per dare il proprio contributo per migliorare questa proposta, affinché diventi legge. Mi rimetto ai vostri consigli, alle vostre idee, e se ce ne sarà bisogno, al massimo interverrò dopo, in chiusura. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie al collega Liverani. Lo dico perché siamo in una seduta di Commissione. Anche se c’è approvazione, evitiamo di applaudire, o di fare gesti di disapprovazione. Io ho dodici interventi. Tentiamo di stare nei cinque minuti a testa, se siete d’accordo, con eventuale sbordo di uno. Non abbiamo una grandissima presenza femminile né fra le persone che interverranno, né fra i presenti. C’è qualche consigliera, giustappunto, e qualche collaboratrice, però evidentemente la pesca ha ancora un ampio spazio per aprirsi anche all’universo femminile.

    Iniziamo con Marco Falciano, in rappresentanza della FIPSAS. Dopo di lui, si prepari Lorenzo Mengoli (per intervenire potete venire nell’ultima sedia lì, teniamo il microfono acceso, così vi potete sedere e intervenire). Prego Marco Falciano.

     

    FALCIANO, FIPSAS

    Grazie innanzitutto della possibilità offertami. Per chi non mi conoscesse, sono Marco Falciano, coordinatore delle guardie ittiche volontarie in provincia di Ferrara, referente per FIPSAS Ricreativa, la commissione di cui faccio parte. Vengo da un territorio dove le acque hanno avuto un problema catastrofico, che ha quasi ridotto a zero la biomassa delle nostre acque, quasi ridotto a zero addirittura la pesca sportiva nel nostro territorio. Le nostre acque sono preda di bracconaggio, sono acque sostanzialmente abbandonate a sé stesse, abbandonate a qualsiasi forma di delinquenza. Oltre ai delinquenti che praticano la pesca illegale, abbiamo acque fortemente contaminate da inquinanti di ogni tipo. Sotto i ponti, lungo le sponde, abbiamo un proliferare di discariche abusive. Questo per dirvi il contesto dei nostri fiumi e delle nostre acque interne. Soltanto Ferrara conta 3.500 chilometri di canali, di reticolo di acque, quindi un patrimonio enorme, un patrimonio abbandonato, un patrimonio che giace, controllato da quasi nessuno. Le polizie provinciali e i corpi di forze forestali sono assolutamente ininfluenti e la notte non è possibile assicurare un presidio.

    Questo presidio, questa tutela, il rispetto dell’ambiente lo vogliamo certamente assicurare alle nostre acque grazie a questa modifica di legge che ci permetterebbe, tramite associazioni, di gestire le acque. La gestione delle acque rappresenta il futuro, rappresenta l’ultima scelta che ci è rimasta. L’alternativa è semplicemente quello che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni: il degrado più assoluto. Ferrara, la città di cui io sono cittadino, presenta due fiumi importantissimi: il Po e il Po di Volano. Quasi nessun cittadino di Ferrara ha mai vissuto il Po e il Po di Volano, considerandoli areali, completamente degradati. Sono qui, oggi, per dire che il Po, il Po di Volano e tutti gli altri 3.500 chilometri di canali non sono areali degradati, sono un patrimonio che va sfruttato, un patrimonio su cui la regione deve puntare. Per farlo non può prescindere dall’aiuto di noi volontari, non può prescindere dall’aiuto delle associazioni di pesca ricreativa e sportiva, assolutamente virtuose, che con le sue guardie volontarie e con la propria organizzazione riuscirebbero a garantire controllo, presidio, e che con i tesseramenti dei fruitori, quindi dei pescatori, garantendo un’economia circolare, si riuscirebbe anche ad avere dei fondi per migliorare il biotopo acquatico, per migliorare l’ambiente. Questa è la richiesta che vi facciamo. Non c’è nessun’altra alternativa perché abbiamo verificato che le altre alternative non sono percorribili, non sono efficaci. La gestione rimane l’ultima nostra possibilità. Grazie mille. Il mio intervento è concluso.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. La parola adesso a Lorenzo Mengoli, allevatore. Si prepari Michele Valeriani.

     

    MENGOLI

    Buongiorno a tutti. Sono un allevatore. Parlo anche a nome di molti miei colleghi. Mi sono segnato le cose, perché se no mi perdo, quindi in questo modo seguirò una scaletta e sarò anche abbastanza breve. “Norme per la tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dell’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne”, articolo 4, comma 1, paragrafo c): “la realizzazione dei progetti volti alla tutela della fauna ittica e all’esercizio della pesca e dell’acquacoltura”; paragrafo e): “la promozione delle pratiche di pesca e dell’acquacoltura”.

    Sono un allevatore, parlo anche a nome dei miei colleghi. Non so se le nostre attività interessano ancora l’ente pubblico, visto che alcune delle cose che sto per dire già le avevo dette inutilmente in questa sede il 2 febbraio 2017. Le richieste di aiuto che feci allora non sono minimamente state ascoltate, ed ora la situazione è ulteriormente peggiorata. Dirò comunque quel che va detto, e poi vedremo: i problemi sono tanti, ma io mi concentrerò sui cormorani e sulla predazione. Il cormorano, vorace predatore, ormai in sovrannumero a livello europeo, crea danni enormi alle popolazioni ittiche. Sia chiaro, la situazione degli allevamenti è critica per mille motivi. Se però non si affronta seriamente il problema cormorani e predazione tutti gli allevamenti della nostra realtà sono destinati a chiudere, e i cormorani anche i pescatori li conoscono bene.

    La Provincia di Bologna, dopo anni di vani tentativi e varie sperimentazioni era arrivata alla conclusione, da noi condivisa, che nelle nostre realtà l’unica soluzione che portava a risultati accettabili era quella degli abbattimenti mirati negli allevamenti. Questa soluzione aveva dato risultati accettabili. Dal primo gennaio 2016, cambia tutto: si può abbattere solo dal primo dicembre al 15 marzo. Lo scorso autunno siamo stati invasi da questi uccelli da metà settembre a metà novembre. Sono notevolmente diminuiti pochi giorni prima che iniziassero gli abbattimenti: bello, vero? A dire il vero, gli altri mesi si può sparare senza colpire, solo per spaventarli; ossia, tempo perso. Le persone autorizzate allo sparo, per noi indispensabili, non vengono per fare solo rumore; e noi siamo abbandonati a noi stessi. Per fare un esempio: voi pescatori andreste a pesca con la canna ma senza l’amo? Pensate ai cacciatori se vengono da noi col fucile ma senza poter colpire.

    Vado al mio caso personale. Ci viene detto: si spara per un periodo limitato, ma paghiamo i danni. Io per il 2017 mi sono visto riconoscere un rimborso danni, deciso dall’ente pubblico in autonomia e senza contraddittorio (cioè, decidono loro e io non posso dire niente, va bene, così se ti va bene, se no… ) di 14.100,48 euro. Io ho accettato 14.100,48 euro. Pochi giorni fa me ne sono stati liquidati 701,10. Sì, 701,10, non 14.000. No, signori, non funziona così. Sapevate benissimo che nel mio allevamento, senza la possibilità degli abbattimenti mirati, nei tre anni avrei superato i 30.000 euro di danni richiamati dal de minimis, ma non siete intervenuti. Ora io voglio i danni che mi sono stati riconosciuti, e chiedo che si finisca con la politica dello struzzo. Nel 2008, nella provincia di Bologna c’erano 23 allevamenti autorizzati allo sparo. Ora mi risulta siano 6: da 23 a 6 autorizzati. Gli altri li hanno chiusi. Se si continua con la testa sotto la sabbia, fra pochi anni non ne avremo più bisogno: non ci saremo più. Finisco con questa riflessione: la nostra è la patria della produzione di pesce ornamentale, a livello europeo. Abbiamo una forte, anzi fortissima concorrenza da parte di Israele e dei Paesi indocinesi. Chi controlla il de minimis in quei Paesi? Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Come ho già detto all’inizio, vi chiedo la cortesia di mantenere lo stile della seduta. La parola a Michele Valeriani, FIPSAS, Commissione ricreativa. Dopo di lui si prepari a intervenire Sanzio Candeletti. Prego, Michele Valeriani.

     

    VALERIANI, FIPSAS

    Buongiorno a tutti, sarò brevissimo. Sono qua come FIPSAS, ma anche come operatore del settore, in quanto io con la pesca sportiva ci ho fatto una professione: realizzo filmati per un canale di Sky che si occupa di caccia e di pesca. La mia professione mi ha portato a girare sia tutta l’Italia che anche gran parte dell’Europa. Quando vado a pescare fuori dai nostri confini, vado in Slovenia e pago per pescare in un’acqua gestita, vado in Austria e pago per poter pescare in un’acqua gestita, vado in Francia e pago per ogni settore, cioè ogni tratto di fiume, o zona, ha un tesserino, quindi è la normalità. Noi siamo qua a chiedere, se prendiamo ad esempio solo la provincia di Ferrara, che su 4.000 chilometri di rete idrica, o di canali di fiumi, forse ce ne vengano concessi meno del 5 per cento, sinceramente non capisco dove sia il problema. Ripeto: andare fuori, come mi è successo l’anno scorso, nel Canal de Jonage, a Lione, e dopo essermi fermato con l’auto, e sceso, vedermi arrivare una persona con un tesserino dell’associazione di riferimento del tratto di canale, chiedermi cosa facevo, cosa pescavo, quanto rimanevo e se avevo il tesserino, a me sinceramente ha fatto solo piacere, in quanto mi ha dato serenità, tranquillità e percezione di un controllo. Spero quindi che la pesca ricreativa, sportiva, che ha al suo seguito veramente tante persone, soprattutto giovani, abbia finalmente un riconoscimento, non solo come “okay, esiste”, ma che le venga data la possibilità, anche con un, chiamiamolo progetto pilota, di prendersi un tot di chilometri di acque, gestirle e poi mostrare a tutti che c’è la possibilità solo di fare del bene. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie.

    Ora interviene Sanzio Candeletti, del WWF. Si prepari Aldo Tasselli.

     

    CANDELETTI, WWF

    Buongiorno a tutti. Sono il rappresentante WWF in Commissione ittica regionale. Volevo offrire le mie considerazioni sulla proposta di modifica della legge all’articolo 20, e anche le mie valutazioni sulle cose fin qui dette. Innanzitutto ci riferiamo all’articolo 20, che è stato inserito in maniera postuma sulla legge della pesca, e ha visto un derogare della regione Emilia-Romagna da quello che è il concetto di bene pubblico delle acque, istituendo la possibilità di gestione da parte di soggetti ben definiti, soggetti quantomeno pubblici. Infatti, nella legge attuale si riporta che possono richiedere la gestione di tratti di acque dei comuni o consorzi di comuni, invece nella proposta si allarga molto ampiamente questa cosa, con l’espressione “enti pubblici, associazioni di pescatori sportivi, nonché alla federazione (non ben precisata, in questo punto) del Comitato olimpico nazionale”. L’ultima Gazzetta che riporta quelli che sono gli enti pubblici, almeno di un tipo, è lunga sette pagine, circa 700 enti pubblici. Mi sembra quindi che il campo sia un po’ troppo allargato e indefinito. Ma quello che è più importante è che sposta un bene pubblico, di cui dobbiamo imparare, al di là della voglia di pescare, oggi, a farci carico come società, non come portatori di interessi settoriali, secondo me. Nell’articolo 20 attuale, si parla di un limite massimo del 40 per cento delle acque insistenti nel territorio comunale dell’Unione di Comuni che chiedono la gestione. Questo sparisce, ovviamente, nella proposta di modifica. Il che significa che si può privatizzare tutte le acque che si vogliono, a seguito di un progettino ben formulato, su una delle solite veline che vediamo circolare, purtroppo, negli uffici di amministrazione pubblica. Amministrazione pubblica che ha una grossa, grossa, grossa responsabilità, sempre presente, e oggi ancor di più: quella di dargliela su, per farsi capire, con la gestione dell’ambiente, appaltarla ad altri portatori di interessi. Così non va bene, secondo me. Non si appalta e non si risponde in questo modo alle esigenze espresse di controllo del cormorano: benissimo, sediamoci a un tavolo, prendiamoci la responsabilità e diciamo che questa anomalia biologica va controllata. Non si fa aggio sugli interessi di un operatore economico che ritiene di non essere risarcito in maniera temporalmente corretta e in maniera economicamente soddisfacente, facendolo supporter di una privatizzazione delle acque. Non è questo quello che serve all’ambiente. L’altro punto molto interessante è che si modifica il concetto di gestione da parte di un soggetto, gestione di un bene che resta pubblico; lo si modifica in “concessione”. Questo è sibillino, ma comporta grosse, grosse differenze. Praticamente, è tutto nel terreno dell’ultimo intervento, cioè: speriamo che questo permetta di prendersi le acque. Non va bene. L’ambiente deve essere gestito al meglio, per la comunità generale, umana, non per qualcosa o per qualcuno, non per tenere in piedi castelli parastatali, e in un senso ambientale. Purtroppo, mi trovo costretto a ripetere brevissimamente il fatto che c’è un’ambiguità terrificante attorno a quella che è l’attività di pesca. L’attività di pesca è una fruizione dell’ambiente circostante, da parte dell’uomo, che deve essere misurata e sostenibile. Non deve essere, secondo me e secondo noi, gestita in senso agonistico. Non ha nulla a che fare con il concetto agonistico di sport. È una cosa, questa, che dovrebbe far comprendere quanto sarebbe molto meglio, per il cormorano, per le acque spopolate, e così via, che i fiumi fossero gestiti da chi si interessa di ambiente, non da chi si interessa di salamelle, e qui chiudo perché potrei essere inopinatamente sgradevole.

    Chiudo questo piccolo argomento. Per finire, non è con l’altro specchietto per le allodole relativo alla vigilanza che si affronta quella che è l’importanza enorme di un bene pubblico quale l’ambiente fluviale. Dobbiamo impegnarci tutti perché sia esercitato dalla rappresentatività della società. Questa vigilanza, la dobbiamo pretendere e dobbiamo pretendere che sia esercitata dall’amministrazione pubblica. Per questo…

     

    (interruzione)

     

    CANDELETTI, WWF

    Non facciamo aggio sul localismo…

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Per cortesia: lasciamo concludere, ognuno parla, interviene, viene rispettato. Chi parla ha il diritto di essere ascoltato.

     

    CANDELETTI, WWF

    …anche il suo, con un’ottica un pochino differente. La questione della sorveglianza va interpretata in una maniera molto più ampia, come salvaguardia del bene ambientale, e imposta dal cittadino all’amministratore, sia lo stesso più o meno militare, non appaltato a un soggetto terzo che toglie castagne dal fuoco di difficile gestione. Questa è la mia opinione, per cui sono molto contrario alla proposta di legge avanzata, anche, e termino veramente…

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Le chiederei di terminare, perché giustamente io ho difeso il fatto che potesse intervenire, però non che si prenda un tempo triplo rispetto a quello degli altri interventi.

     

    CANDELETTI, WWF

    Non ho sentito un limite di tempo.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Avevo detto cinque minuti, lei sta parlando da dieci. La lascio concludere, però cortesemente…

     

    CANDELETTI, WWF

    Concludo dicendo che questa proposta si inserisce blandendo certe parti politiche, in una serie di attività che mira a riprendersi, purtroppo, tutte le acque possibili da parte di un’associazione. Il che non va bene. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Interviene ora Aldo Tasselli, dell’AGCI. Si prepari dopo di lui Lodovico Fava. Prego.

    Prego chi interviene di lasciare, come ha fatto adesso, acceso il microfono, così chi arriva dopo lo trova già pronto.

     

    TASSELLI, AGCI

    Dovrò essere molto telegrafico, perché qui ci sarebbe da discutere tantissimo. Mi dispiace solo fare un primo accenno di evidenza su come la FIPSAS abbia approvato una nuova legge, con la passata legislatura, a Roma e oggi la ripropone in un’altra ottica. Questo è già il primo elemento che voglio mettere in evidenza. Un altro discorso è che cosa dobbiamo fare, che cosa volete fare. Da un punto di vista tecnico, parlo a livello tecnico, se fate queste aree, dovete anche attrezzarle. Se volete chiamare turismo, se volete portare della gente, dovete attrezzarle anche secondo le normative vigenti. La legge non rispecchia, non dice nulla di questo. Altro discorso: facciamo i ripopolamenti. Ma perché ci sia un’attrazione di questi ripopolamenti in quelle aree, bisogna anche capire che i pesci sono anadromici, catadromi. Che cosa significa? Che hanno le migrazioni. Se poi andiamo addirittura in montagna, andiamo a mettere delle trote adulte, che potrebbero anche essere dei diploidi, dei triploidi, perché crescono maggiormente di quelle normali. E dove andiamo a finire? Che vanno verso le sorgenti e vanno anche ad alimentarsi con tutto ciò che ci sono come giovanili della riproduzione spontanea. Andiamo in pianura: è uguale. È evidente lo stesso sistema.

    I ripopolamenti. Che cosa vogliamo fare dei ripopolamenti, quando abbiamo già aree di tutela eccetera che non vengono fatte funzionare? Un impegno pubblico ci parla degli inquinamenti. Ma le associazioni, signori, cosa possono fare contro l’inquinamento? Ci sono degli enti: tu vuoi fare una fotografia perché vedi che c’è un pesce morto? Ma quando tu lo porti agli enti delegati, quella è la fotografia di quel momento. L’acqua scorre, va a mare: tu non hai denunciato nulla. Quanto all’altro discorso, della vigilanza, grande discorso; contro il bracconaggio, contro la pesca illegale. Ma fino a quando noi avremo la res nullius nella nostra legislazione, non res comunitatis, noi non potremo mai perseguire queste zone a livello penale, quindi sono soltanto delle contravvenzioni che sapete poi come vanno a finire. Ci sono addirittura gruppi organizzati di delinquenti. Quanto alla vigilanza volontaria, se non è supportata dalla Polizia di Stato, non può operare, ha le mani legate. E che cosa facciamo? Dobbiamo essere concreti, su queste cose. Poi arriviamo al discorso del tipo “io lo do in gestione”. Signori, anticamente, tutte le acque erano delegate alla FIPSAS: chi aveva il tesserino, c’era solo questa, andava a pescare. Successivamente, fu fatta una variante nella legge, si davano addirittura tre anni a chi aveva interesse di mantenere questi diritti esclusivi di pesca. Fatto questo, è decaduto qualsiasi problema di questo tipo. Sarebbe anche da dire: voi associazioni perché non chiedete una legge-quadro nazionale come si deve? Non ce l’abbiamo, abbiamo ancora la leggi del 1931, e anche Schiavone lo sa! Ci siamo incontrati, l’abbiamo detto. No. Lì silenzio, si fanno le vie di traverso. Ma è mai possibile che dobbiamo interpretare sempre il CONI, che è un organismo olimpico, il Comitato Olimpico Nazionale? Può il Comitato Olimpico Nazionale gestire queste acque di pesca? Proviamo a chiederci questo. Perché ci vogliamo nascondere dietro a una facciata quando non esiste? Se vogliamo andare a fondo, andiamo a fondo anche su questi termini. L’altro discorso, a livello ancora più generale di tutti quanti, è che tutti parliamo delle acque, di questo, di quell’altro. Ma chi tra le vostre associazioni ha fatto un’azione contro il minimo deflusso delle acque? Con i sistemi di bonifica, con tutti quanti? 3.500 chilometri? Benissimo, ma questo quando ero qui in regione lo sapevo benissimo. Noi vi abbiamo messo il fatto del minimo flusso areale che doveva essere dato sia per la montagna che per la pianura. Ma qual è l’associazione che è andata contro i sistemi di bonifica che hanno svasato tutto, con la perdita di tutto? Voi, come associazione, quello che avete fatto è stato di andare a prendere questo pesce, che moriva sotto i colli, e portarlo dove poteva esserci un corso d’acqua. Secondo altro punto di vista, i ripopolamenti da chi vengono garantiti? Tutti i costi di questa gestione, da chi vengono garantiti? La regione Emilia-Romagna un tempo, parlo di dieci anni fa, aveva un bilancio e reinvestiva i soldi dei pescatori. Oggi li ha portati via tutti, e siamo qui a discutere, a dire che dobbiamo far questo, che dobbiamo far questo, e non avete un soldo?

    Ragazzi, questa è la realtà di fondo. Queste cose, questa bella legge, questi begli articoli, mi vanno bene come concetto generale; ma non mi possono andar bene dal punto di vista operativo e concreto. Qui manca la concretezza, mancano i soldi. Voi associazioni siete tutte ONLUS: non avete soldi. Fate con quei quattro soldi che vi danno i vostri soci. L’unica è la FIPSAS, che ha dei soldi dal CONI. Ma tanti ne prende e tanti ne spende. Adesso glieli stanno anche riducendo, mi hanno detto, quindi, anche da quel punto di vista lì, si cercano altre sponde. Ora, la liberalizzazione delle acque fu fatta nel 1973, con la prima legge regionale dell’Emilia-Romagna, poi seguita dalla Toscana e da tutte le altre. La liberalizzazione delle acque era per far sì che il cittadino potesse andare a pescare dove comunque voleva. Qui nessuno di voi, però, dice che come regione noi per venticinque anni abbiamo registrato tutti i tesserini di pesca controllata che venivano dati dai comuni e dalle associazioni per la pesca in montagna. Nessuno ha mai chiesto in regione quanti pescatori, dai vari paesi della nostra regione, che vengono a pescare da una parte o da un’altra? Quanto hanno pescato, quanto dobbiamo reimmettere? E oggi mi venite a parlare del sesso degli angeli, signori?

    Io non posso che dire una cosa. Non sono contrario, ma sono contrario. Non sono contrario se viene fatta una cosa che effettivamente possa sviluppare innovazione e futuro. Sono contrario a quello che io ho letto, perché questo non ci porta da nessuna parte. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Lodovico Fava, dell’UNPeM. Si prepari, sempre dell’UNPeM, Paolo Canova.

     

    FAVA, UNPeM

    Buongiorno a tutti. Sono Lodovico Fava, Unione nazionale pescatori a mosca e coordinatore regionale per la mia associazione nella CIR, la Commissione ittica regionale. Ho sentito diversi interventi e sto seguendo questo discorso da tempo. Noi siamo inseriti anche nella promozione della nuova legge 4.0 per la gestione delle acque, che raggruppa 29 associazioni, che sono tutte contrarie a questa proposta di legge: parte sono presenti, parte non sono presenti. Le motivazioni sono molto semplici. Il nostro modo di pensare è che le acque sono una cosa pubblica. Essendo una cosa pubblica, sono di tutti, non sono private, di qualcuno. Questo non vuol dire che le acque non possono essere utilizzate per fare delle cose che portino del benessere nelle zone in cui queste cose vengono fatte. Dobbiamo stare molto attenti, però. Con l’attuale articolo 20 della legge regionale attuale, noi abbiamo la possibilità di creare delle zone: innanzitutto, in tratti molto limitati non superare il 40 per cento delle aste fluviali che interessano sul comune. Secondo: questo tipo di costituzione, o istituzione di zone, è gestito da chi? È gestito dal Sindaco della zona in cui quel tratto d’acqua insiste, che è il primo cittadino del paese, quello più interessato che il suo paese abbia benessere. Nelle zone di montagna è un escamotage che può servire a portare turismo, non soldi alla società che lo gestisce. Lo ripeto: non soldi alla società che lo gestisce. Questo deve portare turismo. Quello che è il business di queste zone è solo quello delle ricadute sull’ambiente; è quello dei pernottamenti della gente che va a pescare, in quelle zone lì; è quello del fare benzina al distributore dei paesi che stanno per chiudere; è il permettere poi a quei paesi di sfruttare il territorio attraverso la caccia, attraverso la pesca, attraverso i funghi, per fare in modo che ci siano ancora i pulmini per portare a scuola i ragazzi, che le scuole non chiudano. Noi stiamo cercando di affidare a un ente terzo un’associazione. Potrebbe essere anche una multinazionale, perché no. Diamolo ad Amazon, dov’è il problema? Ha delle risorse infinite, ha un veicolo pubblicitario mostruoso, fa paura, ti dà di ogni, ti dà anche la pesca, Amazon. Dell’ambiente non gliene frega niente; del benessere animale e dei pesci non gli interessa più che meno; dello spopolamento della montagna, non parliamone. La montagna la affidiamo ai lupi e la storia è finita. La pesca ai cormorani e le montagne ai lupi: la storia è finita, è finita in questo modo. Noi allora secondo me dobbiamo fare dei ragionamenti più concreti. Dobbiamo capire quello che è possibile e toglierci, secondo me, dalla nostra visione, delle cose che ormai sono anacronistiche. Qualcuno mi deve spiegare: io 72 anni, sono anche un cacciatore, non sono un pescatore. Ero bambino quando la selvaggina è stata trasformata da res publica in res nullius: come mai ancora ci ostiniamo a mantenere gli abitanti delle acque res nullius, cioè vuol dire cose di nessuno? Per chi non ha un minimo di dimestichezza col latino, vuol dire “cosa di nessuno”. Non è vero: gli abitanti delle nostre acque, sono di tutti, non sono di qualcuno. Io l’ho vissuto, il periodo della FIPSAS quando aveva le acque in concessione. Addirittura, c’erano due tesserini su Parma: c’era il tesserino della FIPSAS per pescare nelle acque basse e il tesserino del Lagosanto. Forse voi non ve lo ricordate, ma il problema di fondo sapete qual è? Che quando un’associazione deve fare business e deve far tornare i suoi conti, non si accontenta del pareggio, perché altrimenti non è una società. Una società che non fa profitti è una società che è destinata a chiudere. Io ho gestito aziende per 44 anni, so quello che dico. Ho gestito aziende, come direttore industriale, per 44 anni, con procure notarili. Vi dico: un’azienda che non fa utili, è un’azienda che è destinata a chiudere, un’azienda privata deve a tutti i costi fare utile, passando sopra tutto. Allora io dico che la legge regionale, alla cui stesura ho partecipato anche io, va bene com’è. Noi ci opporremo in modo ferreo e fermo, anche perché, mi risulta, che anche la FIPSAS regionale ha approvato quella legge. Era presente quando abbiamo approvato la legge, abbiamo firmato insieme. Non costringetemi a chiamarvi, ma ci stiamo guardando negli occhi. Non è che parliamo di altre cose: quando ho firmato io, hanno firmato anche loro, non ha firmato uno solo.

    Questi discorsi allora a cosa vogliono mirare?

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Chiederei di andare verso la conclusione.

     

    FAVA, UNPeM

    Vogliono mirare ad avere un monopolio delle cose, e io ai monopoli sono contrario. Questo è il nostro modo di pensare. Grazie e buon lavoro.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Ora Paolo Canova, sempre dell'UNPeM. Si prepari Marciano Taddia. Prego.

     

    CANOVA, UNPeM

    Buongiorno. Mi chiamo Paolo Canova, sono un rappresentante UNPeM in provincia di Modena. Parecchie cose che desideravo dire sono già state dette. Desidero, però, ulteriormente sottolineare la mia contrarietà alla modifica dell’articolo 1, punto a), in quanto la considero peggiorativa della situazione attuale, per via del fatto che essa non prevede una limitazione alla gestione delle acque, in quanto non viene più previsto il limite del 40 per cento delle acque che possono essere date in concessione ad un ente. È anche peggiorativa per via del fatto che mentre ora come ora, lo ripeto, essa è affidata ai comuni, o ad ognuno di Comuni che a loro volta poi possono effettivamente darla in concessione ad altre associazioni, sono degli enti pubblici e sono sul territorio. Quindi, sono direttamente interessati, e non vengono manovrati da lontano. Sono anche contrario al punto b) quinquies, dove si parla del problema della vigilanza. Ricordiamoci che ora come ora la vigilanza alle associazioni di volontariato è stata tolta perché le GEV, le GEL, l’UNPeM e anche la FIPSAS sono di fatto esautorate, stante il fatto che la concessione è stata…

     

    (interruzione)

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Intanto, in linea generale non intervenite. Se poi interviene in modo volgare, lei viene accompagnato fuori fra un secondo.

     

    (interruzione: “Sta dicendo delle bugie…”)

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Ho capito, però manteniamo la calma e il decoro. Prego, continui.

     

    CANOVA, UNPeM

    A me risulta che sia stato fatto, l’accordo, con la Polizia provinciale, e che i fondi ad essa destinati non vengano assegnati alle associazioni di volontariato. Se poi le cose stanno in modo diverso, gradirei che mi fossero provate. Quanto agli altri punti contenuti nella proposta, mi sembra che non offrano delle tematiche migliorative. Quanto al discorso della vigilanza, confermo anch’io che andrebbe soprattutto svolta dalle organizzazioni pubbliche, dalla Polizia provinciale e quanti altri. Se poi mancano i fondi, dovremmo da qualche parte ripensare all’errore che è stato fatto, quando è stato tolto l’obbligo di pagare la licenza agli ultrasessantacinquenni. Sottolineo poi il fatto che tutte queste proposte sono state oggetto di precedenti tentativi, fatti con dei partiti politici diversi, che sono stati abbindolati con la lusinga di un serbatoio di voti, che di fatto non esiste. Non esiste perché la maggioranza dei tesserati della FIPSAS, tanto per non far nomi, sono tali solo per poter pescare nelle acque che la FIPSAS si è aggiudicata, non certo perché non condividano le loro finalità. Tra l’altro, la FIPSAS è una delle associazioni che una volta che si è aggiudicata la gestione delle acque, pretende che per pescare in esse ci si associ alla FIPSAS. Associarsi vuol dire, a questo punto, condividerne le finalità. Questa è una imposizione che non trova riscontro in Europa, e delle volte, per fortuna, neanche sul territorio nazionale. Se io vado a pescare in taluni bacini del Veneto, o se vado a pescare in Slovenia, in Austria, in Danimarca, Svezia o Norvegia, io pago un permesso, ma non sono obbligato a diventare socio dall’associazione che ha in gestione le acque, quindi non mi obbligano a condividere le finalità di quelle associazioni. Questo pertanto è un autentico abuso, sul quale sono nettamente contrario. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Interviene Marciano Taddia, se leggo bene, allevatore. Si prepari Alessandro Benini.

     

    TADDIA

    Buongiorno. Mi chiamo Marciano Taddia, sono titolare, dalla morte di mio padre nel 2002, di un allevamento ittico sito in Malalbergo, località Pegola, di 23 ettari. È stato rogitato nel 1963, è un allevamento storico, furono costruite delle arginature artificiali, ex risaia. Mio padre fece questo allevamento, attingiamo l’acqua dal Navile. Sarò breve, vorrei parlare anche delle acque pubbliche, ma parlo per la mia posizione, perché ci sarebbe tanto da dire. Io vedo i fiumi come il Riolo, come il Navile, alle cui acque attingo, che sono in condizioni disastrose: atrofizzati, inquinati, nessuno che ti sappia mai dare una spiegazione. Ultimamente anche nel Navile, dove attingo acqua io, è morto del pesce. A suo tempo, mio padre denunciò gli zuccherifici, AIE ed Eridania, che erano a monte dei nostri allevamenti e che scaricavano. Denunciammo anche il comune di Bologna, per il depuratore di Corticella, ma finì tutto in una bolla di sapone, ahimè: il pesce grande mangia sempre quello piccolo. Una volta facevamo il pesce-gatto. Dopo che è morto mio padre ho iniziato a fare un po’ di carpe, carpa regina in estensione, carassi. Una volta servivo l’Amministrazione provinciale, Rizzoli, quella gente lì, gli davo del pesce salubre, forte, eccetera. Adesso, ho già 63 anni, mi son trovato brevemente, con il problema delle nutrie, nel senso che le gabbie le pago io, vidimate dalla regione, poi mi fanno dei buchi, di notte vengono a tagliare con i tronchesi i fantomatici animalisti, che vogliono bene a questi qua. Io cerco di tutelare il mio ambiente perché ho delle spese, spese che paga tutte il signor Taddia Marciano & C. Snc. Dunque, la bonifica è aumentata del 150 per cento – c’era mio padre Raimondo, gli dissero che dovevamo aumentare del 63 per cento, con altre spese di natura gravosa. La situazione l’ha rappresentata al cento per cento nel suo intervento, Mengoli, che ha azzeccato tutte le altre problematiche. Mi risulta che a Modena siano spariti quasi tutti gli allevamenti del pesce-gatto americano, sono rimasti in tre, quattro. Di allevamenti, si faceva un po’ di pesce-gatto nella provincia di Bologna; poi faccio delle carpe, e a 46 anni sono rimasto lì. Praticamente, ho fatto una riflessione. È già da un po’ di tempo che voglio vendere il mio allevamento perché non ce la faccio più. Vado a guardare una cartina topografica, se volete vi lascio il foglio, i mappali, e mi trovo il mio allevamento vincolato come zona umida. Io cioè sono andato a chiedere per vendere la mia terra. A parte il fatto che nessuno alleva più, perché ci sta rimettendo, ma io vorrei vendere per realizzare qualcosa, perché in acqua non la riesco a vendere. Purtroppo sono bloccato. Adesso ho trovato un geometra, che pare che mi faccia la richiesta, ma devo fare delle richieste di cosa? Su dei sacrifici che hanno fatto i miei genitori che hanno lavorato? Devo andare a chiedere cosa? Basta. Finito il mio intervento, ho cercato di essere breve. Vi saluto e vi ringrazio tutti per la disponibilità. Buona giornata.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Alessandro Benini, vicepresidente dell’ARCI Pesca Ferrara.

     

    BENINI vicepresidente Arci Pesca Ferrara

    Buongiorno a tutti. Sarò molto breve. Sono d’accordo con Marco Falciano, quando diceva che i corsi d’acqua sono completamente vuoti di pesce, e d’inverno anche vuoti d’acqua, chiaramente.

    Volevo porre la mia attenzione su un problema molto grande cioè, quello della commercializzazione del pesce di acqua dolce. Per quintali e quintali al giorno, questo pesce va tutto in Romania.

    Il canale commerciale aperto con la Romania sta completamente distruggendo la nostra fauna ittica: questo è un problema da affrontare. Sarebbe da vedere anche se il pesce è veramente inquinato, bisognerebbe fare dei controlli più approfonditi sul pescato, bisognerebbe controllare il mercato ittico di Porto Viro, bisognerebbe controllare la società Sogemi, che commercializza il 90 per cento di tutto il pesce che va in Romania. Questo, a mio avviso, è un problema da affrontare.

    Quanto alla gestione delle acque, direi che siamo l’unico Paese che non ha questa gestione delle acque, quindi sarebbe il caso di valutarne la possibilità. Vi ringrazio.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Fabio Venanzi, presidente nazionale Arci Pesca FISA. Si prepari, dopo, Enzo Savoretti.

     

    VENANZI, presidente nazionale Arci Pesca FISA. Grazie, presidente.

    Mi scuso con tutti per la mia voce un pochino bassa, ma con questi cambi di temperatura continua può succedere.

    Mi richiamerei immediatamente ad una cosa che è stata detta, che forse da addetti ai lavori diamo per scontato: l’origine della legge dell’Emilia-Romagna. La nuova legge dell’Emilia-Romagna fu istituita nel 1977, è stata poi modificata nel 2012, ma ha conservato l’impianto originale, che è una cosa molto semplice, dire cioè al cittadino pescatore: la tua licenza e valida in tutte le regioni italiane, e con la semplice licenza tu puoi pescare nelle acque di tutta Italia. Questa legge ha influenzato tantissimo la legislazione del settore. Prima seguì la Toscana, ma se andiamo ad esaminare tutte le leggi che ci interessano, vediamo che questa filosofia è rimasta e ha un po’ portato ad una situazione positiva per il pescatore sportivo italiano, che finalmente ha potuto prendere in considerazione delle leggi che hanno delle carte ittiche, dei piani di gestione e tutto il resto, e hanno dato la possibilità alle associazioni di partecipare a questa gestione collegiale delle acque. Come? Con il volontariato, con la presenza nelle commissioni tecniche regionali. Io ho letto con attenzione la proposta di legge che ora vuole inserire in questa legge un elemento spurio: quello di riproporre le concessioni delle acque. Ho letto con attenzione la relazione presentata al progetto di legge. Vengono prospettati tre risultati: una maggior fruizione dei corsi d’acqua, un maggior controllo, maggiori entrate economiche. Cerchiamo di entrare brevemente nel merito. Fruizione: io credo che se ci sono delle norme che non ampliano la possibilità di pesca al pescatore, siano proprio quelle di cui stiamo parlando, le concessioni. Le concessioni selezionano. Se non si ha la tessera sociale dell’associazione che gestisce, perché queste sono le concessioni, e di questo stiamo parlando, e questo vuol essere introdotto, allora non si può pescare. Chi è che non può pescare? Tutti, anche quelli che hanno il torrente sotto casa. Ci rendiamo conto di quale danno hanno e potrebbero avere le piccole società sportive che sono la linfa, che sono il sale di alcune gestioni locali? È proprio il pescatore della zona, infatti, che conosce, che difende il corso d’acqua. Da quel momento, da quando viene istituita una concessione, lui non può, deve assolutamente fare un’altra strada: prendere la tessera di un’associazione. Aggiungo che le società piccoline si autofinanziano, proprio con un tesseramento, a volte anche minimo, ma è proprio quello che gli dà la possibilità di andare avanti. Qui mi rivolgo a tutte quelle associazioni che non sono finanziate, che hanno delle difficoltà quotidiane. Con una legge del genere, queste differenze tra chi è finanziato e chi non lo è, sarebbero drammaticamente aumentate. Aggiungo: le leggi regionali, tutte, pongono delle agevolazioni per alcune categorie di pescatori. Parlo ad esempio degli anziani, parlo dei giovani. Ebbene, quando le acque sono in concessione, queste agevolazioni che sono state democraticamente votate e definite da parte dell’ente regione non valgono più Se c’è una concessione, io posso essere un anziano – prima si richiamavano i 65 anni –, ma non ha importanza: tu devi avere, ripeto, la tessera sociale. Altro elemento: il maggior controllo. Visto che siamo tra persone che conoscono il settore, sappiamo che negli ultimi tempi ci sono state delle situazioni drammatiche. Non è stato più il “piccolo bracconiere” che faceva delle azioni di bracconaggio. Qui ci stiamo scontrando, da tempo, e questa è stata la preoccupazione di tutte le associazioni, con veri e propri delinquenti che agiscono per bande. Prima, giustamente, è stato detto che si è creato tutto un canale di possibilità, per smerciare questo pesce all’estero. Qui siamo in Emilia-Romagna. Il fenomeno ha interessato il Po, lo sappiamo. La vigilanza, è previsto dalla legge, da tutte le leggi, deve essere fatta in sinergia con le forze dell’ordine e con la Polizia provinciale, con un’azione di coordinamento da parte dell’ente che è delegato, appunto, al coordinamento. Nel fiume Po, che è quello che ha portato all’attenzione nazionale questo fenomeno del bracconaggio, siamo in Emilia, la regione Emilia-Romagna ha stipulato un protocollo con le altre regioni che sono attraversate dal Po (quindi Piemonte, Lombardia, Emilia, appunto, e Veneto). È stato proprio il vostro assessore regionale a dare impulso a questo accordo. Che cosa si è detto? Si è visto che questo fenomeno può essere risolto non dalla semplice vigilanza volontaria, ma può essere risolto se viene rafforzato l’input di coordinamento da parte dell’ente competente. In questo caso, per il Po, si è deciso il Prefetto, perché il primo nucleo forte di reazione a questo tipo di bracconaggio, è avvenuto a Mantova. Lì, d’accordo con le associazioni, d’accordo con gli enti pubblici, fu il Prefetto a fare per la prima volta questo esperimento. L’Emilia-Romagna si è schierata molto chiaramente su questa posizione, che a mio giudizio è negata, perché parlare di controllo come qualcosa di staccato da quel coordinamento di cui dicevo, significa alterare in profondo la filosofia della legge.Si parla, poi, dicevo, di maggiori entrate economiche. Che le associazioni di pesca sportiva vengano viste da una regione solida, ed economicamente forte come l’Emilia- Romagna, come finanziatori della regione, francamente questa è una valutazione che per me non sta in piedi. Considerazioni biologiche. È stato prima detto e richiamato da Tasselli che non possiamo non prendere in considerazione gli ecosistemi fluviali, che sono ecosistemi che hanno una loro caratteristica fondamentale. Sono strutturate a cascata. Le azioni che si svolgono a monte, poi, ricadono sicuramente a valle. Ecco quindi che si apre tutto quel problema dei ripopolamenti. Su questo, lo sapete benissimo, ci sono polemiche da anni. Noi non crediamo alla pesca facile, non crediamo che più si pesca più facilmente le cose possono avere realmente un futuro. La pesca sportiva, lo sapete, si sta orientando in altre direzioni. Ultimo punto, e mi scuso se sto uscendo dai tempi, quindi sarò conciso al massimo: l’articolo che viene proposto, cioè i commi che variano l’articolo 20 della vostra legge, è preso pari pari dalla legge del Veneto, legge del 1988. L’unica legge che usa quell’espressione particolare: si parla di possibilità di rilasciare concessione a tutti, nonché alla federazione del CONI. Sino ad ora, questa è l’unica legge regionale che prevede e pone la FIPSAS in una posizione di predominanza, di differenza. Francamente, non vedo quale sia la norma base, parlo di norma giuridica, per cui una federazione del CONI ha un ruolo differente e deve avere un ruolo differente rispetto alle altre associazioni.

    La Consulta regionale della pesca e tutti i limiti che voi ponete, giustamente, perché per le associazioni che si possono iscrivere, vengono completamente saltate. Esiste un’associazione, non si sa perché, che ha un certo ruolo privilegiato; e poi esistono le altre associazioni, quelle che lavorano fianco a fianco con le istituzioni nella Consulta regionale? Finisco citando la legge del Veneto, un episodio di cui si è parlato molto nel nostro ambiente. Con la legge del Veneto si danno in concessione, il 18 maggio del 2017, 110,3 chilometri di sponde della provincia di Rovigo alla FIPSAS. La legge parla esclusivamente di assicurazione, come è nella proposta di legge che voi conoscete, di cui stiamo parlando. Parla di assicurazione. Se poi a vedere, dopo questo, la circolare della FIPSAS concretamente regolamenta questa situazione. Ebbene, c’è scritto che chi non ha il possesso della tessera della FIPSAS potrà essere sanzionato con una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 70 ad euro 350. Non è poco: si spiega “corrispondente all’articolo 33 della legge regionale”. Che cosa dice l’articolo 33 della legge regionale? Dice semplicemente un’altra cosa: che chi non è in possesso della licenza di pesca può essere sanzionato con una sanzione pecuniaria da 70 a 350 euro. Quindi, arriviamo al punto che la mancanza di tessera corrisponde a quella di una licenza. Cari signori, se questa è la prospettiva che attende anche l’Emilia-Romagna, l’ARCI Pesca con la massima chiarezza dice no. Aggiungo: nella presentazione del disegno di legge si dice che solo due regioni italiane non hanno la concessione delle acque. Non è assolutamente vero. Ci sono tante altre regioni che parlano di gestione, ma ne parlano in una maniera molto semplice. I soldi non vanno alla singola associazione, tramite la tessera, ma rimangono all’ente pubblico, che poi ricompenserà le associazioni che fanno attività di volontariato, con dei rimborsi spese. Si tratta del Lazio, dell’Umbria, delle Marche e della Liguria. Mi fermo e ringrazio.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Enzo Savoretti, presidente regionale dell’Arci Pesca FISA.

    Poiché sento borbottare qua e là, vi informo che io svolgo una funzione di arbitro in questa giornata, e non mi sfugge il fatto che vi siano due parti che si stanno confrontando. L’importante è che vengano lasciati i contributi. Vorrei rassicurare che non conta il numero delle persone che ripetono una cosa piuttosto che un’altra, e che non andiamo a quantificare in termini di peso gli interventi a favore o contro. Qui stiamo semplicemente raccogliendo dei pareri, che peraltro si vanno già definendo. Ovviamente hanno chiesto di parlare in diversi, delle stesse associazioni. Non credo che ci vengano a dare grandi variazioni sul tema, nel senso che l’opinione delle associazioni immagino sia la stessa. Lo dico perché magari si può recuperare un po’, per brevità, durante gli interventi.

    Prego, Enzo Savoretti. Vale per l’ARCI Pesca, di cui abbiamo sentito il presidente nazionale e adesso quello regionale; e vale per la FIPSAS, di cui parleranno altri tre o quattro prima della fine della seduta. Prego.

     

    SAVORETTI, presidente regionale dell’Arci Pesca FISA.

    Buongiorno a tutti e bentrovati, anche e soprattutto per quei pescatori dirigenti che da anni conosco qua in Emilia-Romagna, e non solo. Noi dell’ARCI Pesca ci siamo visti e letti questa proposta che è stata fatta dalla Lega per il cambiamento dell’articolo 20 e della legge regionale. Io vorrei solo soffermarmi su due cose: sulla discussione fatta in Commissione ittica regionale, quando è stata proposta la legge, soprattutto all’articolo 20. In quella discussione molto vivace, molto viva e anche interessante, è stata sottolineata la necessità di rivedere bene quell’articolo 20, in quanto secondo noi non poteva dare un grande contributo per la gestione delle acque, eccetera. Comunque, alla luce della richiesta dei Sindaci, che chiedevano queste aree per il turismo, alla fine si è deliberato e si è fatta la legge in merito alle acque non in concessione ma acque regolamentate. Però vorrei ricordare anche cosa è stato detto soprattutto in quella riunione. Noi sappiamo che i provinciali deliberano i piani ittici territoriali che poi la regione delibererà per il piano successivo, anno per anno. Sono state, lo sappiamo, deliberate nei piani ittici, zone di riserva della pesca, dove praticamente non si va a pescare, zone di ripopolamento e frega, zone a regime speciale. Quindi, tantissime aree destinate alla non pesca. A questo punto, io mi domando: è la stessa discussione che ci siamo messi noi a fare durante la visione di questa proposta? Ma se allora vengono date anche delle concessioni, i pescatori dove andranno a pescare? Ci sono dei problemi nelle acque, soprattutto nelle acque dei torrenti, della montagna. Sappiamo benissimo la siccità che si è combattuta, in questi anni, i grossi danni prodotti negli ultimi tempi dai temporali nel piacentino, e non solo. Aggiungere altre aree in concessione, mi sembrava e mi sembra assolutamente non necessario. Ancora: è stato già detto dai miei colleghi che con le concessioni chiaramente ci sarà una diversità: in aree regolamentate e aree non regolamentate ci si entra solo con la licenza, e se necessario penso col tesserino. Credo di no, però noi, in Emilia-Romagna abbiamo due riserve a Parma, due riserve a Piacenza, due a Rimini, che comunque, bene o male sembra che vadano avanti e che diano soddisfazione ai Sindaci per il turismo. Come dicevo prima, ci vuole, in queste aree di concessione, il pagamento di una tessera così chiamata, di assicurazione. Comunque, ci vuole una tessera per poter entrare, oltre al pagamento del servizio di cui il pescatore usufruirà all’interno.

    Ripeto: sosterrò sempre che in Emilia-Romagna le acque devono essere libere a tutti, e può avere accesso con la licenza di pesca chi è dovuto, perché sappiamo che in Emilia-Romagna i diciottenni e i sessantacinquenni possono andare a pescare senza licenza. Per il bracconaggio, il problema è molto importante. È un problema che non finisce in Emilia- Romagna, è un problema che c’è nelle Marche, in quasi tutte le regioni dove c’è pesca sportiva, dove c’è pesca. Quanto al sistema di come è stato presentato, che garantisce la vigilanza in quelle aree di concessione, posso dire che in quelle aree di concessione può essere, nessuno lo mette in dubbio, per amor di Dio, ci sarà sicuramente. Ma non dimentichiamoci delle altre aree, perché se non c’è il bracconiere da questa parte, va subito dall’altra parte. Sappiamo chi sono e con chi dobbiamo adoperarci. Ci vuole quindi un impegno generale di tutte le regioni, come si diceva prima, su un tavolo, parlarne, discuterne con la stessa regione. L’Emilia-Romagna so che oggi sta facendo degli interventi per distruggere questo bracconaggio, ma ci servono le prefetture, le forze di polizia, soprattutto quelli che possono proseguire con le azioni di sequestro, confisca, giacenza del materiale, cose che comunque nessuna associazione di volontariato può fare. Ci vuole quindi un grande coordinamento con le Prefetture, con la Polizia, eccetera e sicuramente anche con i volontari, perché credo che i volontari siano una cosa molto importante per questi interventi. I volontari potrebbero, anzi forse di più, collaborare ed agire in modo molto serio, comunque facendo dei monitoraggi per capire dove questi delinquenti possono venire a bracconare. Ripeto, noi siamo contrari a queste proposte per il cambiamento della legge regionale. Non ci chiudiamo mai alle proposte, ne vengono pure delle altre. Noi dell’ARCI Pesca siamo sempre vicini a un tavolo, per discuterne e vedere se si possono portare avanti alcune cose, quelle cose che a noi mancano. Alle associazioni mancano i contributi da parte delle regioni, che trovano il sistema per poter dar fiato a tutte le associazioni esistenti nel territorio. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Interviene Massimo Rossi, consigliere nazionale FIPSAS. Dopo di lui si prepari Federico Riccò.

     

    ROSSI, consigliere nazionale FIPSAS

    Buongiorno a tutti, sono Massimo Rossi. Sono di Ferrara, quindi sono emiliano-romagnolo, che secondo me è un termine di vanto. Sono anche consigliere nazionale della Federazione, quindi ho rapporti con la Federazione nazionale. Devo dire la verità: oggi più che interventi contro quella che è la proposta che ha presentato la Lega in funzione della concessione delle acque, mi sono sembrati interventi contro la Federazione. Devo essere sincero: c’era uno che diceva “tanti nemici, tanto onore”. Io però vorrei più discutere dell’onore, soprattutto su delle verità. E vorrei puntualizzare alcune cose. Non entro nel merito tecnico della situazione, perché non sono tecnico, non sono un biologo, non sono neanche più un pescatore, perché a forza di fare il politico (di pesca, ovviamente), non riesco neanche più ad andare a pescare, però mi ricordo come si fa. La cosa importante è che stiamo parlando tutti dello stesso argomento. Volevo puntualizzare alcune cose. Aldo Tasselli ha detto che la Federazione un tempo ha avuto in gestione tutte le acque. Non è assolutamente vero, è una balla. La Federazione ha avuto in gestione acque, ma non tutte; neanche tante. Abbiamo in gestione, anche adesso, delle acque con certe regioni, tipo Lombardia, tipo Veneto, ma non è che tutte le acque del Veneto ce le ha in concessione la Federazione, e tutte le acque della Lombardia ce le ha in concessione la Federazione. Non è vero. Le cose quindi diciamole, ma diciamole per quelle che sono. Vorrei dire, anche all’amico dell’UNPeM, che lo Statuto della Federazione, depositato al CONI, depositato presso l’Ufficio del Registro e tutti i posti dove doveva essere depositato, dice che siamo un ente senza finalità di lucro. Noi quindi non facciamo un bilancio a fine anno che deve avere degli utili. Noi chiudiamo con un bilancio in pareggio, e se va in perdita, mi dispiace per chi rode, abbiamo il CONI che ce lo pianifica. Non abbiamo bisogno, insomma, di trovare degli utili, e poi vi spiegherò alcune cose. Voglio aggiungere dell’altro sul discorso delle concessioni: la proposta che ha fatto la Lega ha trovato ovviamente il nostro appoggio positivo. Saremmo disposti, come Federazione, ma non solo, perché non c’è scritto che le acque le deve prendere la FIPSAS, le acque le può prendere chiunque. Si parla di associazioni – prima me lo sono appuntato –, la Federazione della pesca, e perché no, visto che siamo la Federazione della pesca? Però è una domanda a cui non voglio una risposta, me la tengo io, tanto non serve a niente. Stavo dicendo: si pensava di prendere in concessione tratti di corsi d’acqua per vedere se riusciamo a cambiare la storia di questi corsi d’acqua. Come dicevo prima, la maggior parte di noi sono tutti pescatori, sappiamo cosa c’è di nuovo in giro per le acque. Vediamo realtà molto vicine alle nostre, e io guardo al Veneto perché ho di fronte Alessandro Pagliarini. Tutto sommato, con tanti interventi, non solo l’acqua in concessione, non dimentichiamoci che noi la licenza la paghiamo ancora 22,72, qualcosa dovremmo fare. Quando si è parlato di aumentare, l’Arci si è sempre inalberata. Quando delle Province in Emilia-Romagna hanno inserito il contributo ittiogenico e hanno stabilito questa cosa per zone, gli unici che si sono inalberati siamo stati noi. Gli altri non li abbiamo sentiti. Per fortuna, pare che questa cosa sia finita, però è stata fatta e nessuno ha detto niente. Siamo qui a dirlo oggi, ma va bene, non è questo il problema. Quello che invece mi preme dire e che direi che è un fatto importante, è all’amico del WWF: tante bellissime parole. Se si potesse fare, io voterei tutte le volte per te. Però, quante volte ci siamo trovati in riunioni? Tu lo sai perfettamente. In Commissione ittica ci sei stato tu e ci sono stato anche io, non voglio una risposta, non te l’ho data e non la pretendo, quindi lasciami finire, tocca a me. Voglio solo dire: tante belle cose, ma non servono a niente. Diciamo della Federazione: non servono a niente perché purtroppo non riusciamo ad andare oltre certe cose. Vorrei dire quello che è la Federazione. Qui è stato detto che noi vogliamo venire in Emilia-Romagna – stringo il concetto ma è per capirci – per fare business, vorrei essere chiaro al cento per cento. Qui, se c’è qualcuno che fa business per qualcun altro, è la regione Emilia- Romagna che fa business con noi perché noi portiamo gente tutte le domeniche. E non le portiamo a Rimini, in piazza Parma, in piazza Ferrara, in piazza Bologna, cioè nei posti turistici, ma li portiamo a Ostellato, a Boretto, in Cavo Lama a Novi di Modena: portiamo turismo, tanto. Io ho preso il 2019: noi portiamo, come Federazione, cinquanta gare di altissimo livello, in Emilia- Romagna. Questo vuol dire che è gente che gira, che dorme, che mangia, che spende soldi. A casa mia, questo si chiama turismo, nessuno me lo può contestare. E di questi soldi, in tasca a noi non ne viene neanche uno, vanno agli imprenditori locali.

    Questo mi fa piacere. Voglio dire un’altra cosa. C’era anche Fiuma tra i campi di gara, e anche zona Boretto, per capirci. Quindi, Boretto, Novi di Modena e Ostellato: tre posti dove se non ce li portiamo noi, dei personaggi, a farsi mangiare dalle zanzare non ci vanno sicuramente. Un’altra cosa tengo a dire: in questi sei anni, dal 2011 al 2017, abbiamo portato in Emilia-Romagna sei campionati del mondo, che secondo me vogliono dire turismo: tre nel 2011, uno nel 2017 e due nel 2018. Questi sono numeri, sono fatti, sono cose. Nel 2012 c’è stato il terremoto in Emilia-Romagna. Abbiamo fatto una gara di beneficenza dove abbiamo raccolto 50.000 euro, che sono stati dati a Luisa Turci – si chiamava così l’ex Sindaco di Novi di Modena – per il rifacimento della Casa degli anziani. Questi sono tutti soldi che noi abbiamo incassato dalla regione Emilia-Romagna: per dire l’interesse che abbiamo noi in Emilia-Romagna. Se quindi si appoggia un progetto di acqua in concessione per provare a vedere di migliorare, e ribadisco, sto parlando di un concetto esclusivamente politico adesso, non entro nel merito dal punto di vista della biologia, della morfologia, perché non me ne intendo e non ci voglio entrare, non è il mio mestiere, ci sarà chi lo farà, quindi il problema non esiste. Con la regione Emilia-Romagna, noi per sempre e da sempre abbiamo gestito incubatoi, abbiamo gestito semine, abbiamo gestito vigilanza e sorveglianza. Questi sono i soldi che noi abbiamo preso, questi sono i soldi che ci state rinfacciando? Secondo me fino adesso ne abbiamo solo spesi. Se quindi avete della verità da dire, io non ho problemi, discuto con tutti: se sono della Federazione, è chiaro che difendo la parrocchia, ci mancherebbe altro. Però, chi mi conosce lo sa, perché in Commissione Ittica con me ci siete stati tutti, la maggior parte, sapete che con me si è sempre potuto parlare di tutto, anche perché la strada che ho sempre ritenuto importante da avere è il dialogo per arrivare a una soluzione di compromesso, perché purtroppo in Italia a compromesso bisogna arrivare. Non mi dilungo oltre perché questo era quello volevo dire. Aggiungo che la Federazione fino a oggi in Emilia-Romagna soldi non ne ha presi. Ne ha portati tanti. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Federico Riccò è un imprenditore agricolo della Coldiretti. Dopo di lui si prepari Alessandro Pagliarini.

     

    RICCÒ

    Ciao, sono Federico, un allevatore della zona di Mirandola. Credo che abbiamo un unico denominatore comune, qui dentro: l’amore per l’acqua e per la flora e la fauna presenti. Noi allevatori rappresentiamo sicuramente i maggiori conoscitori dell’ambiente acquatico. Negli ultimi decenni sono sparite completamente specie di cui nessuno ovviamente magari sa, oppure di cui nessuno parla. Fa molta più impressione vedere un uccello volare in cielo: per l’opinione pubblica è molto facile legarsi alla tutela di un animale che si vede volare, mentre del mondo della fauna acquatica nessuno parla. Noi siamo abbandonati a noi stessi. Io penso che anche voi pescatori dobbiate fare un punto di riflessione, nel senso che se non date una mano anche a noi allevatori, perché ormai siamo rimasti veramente in pochissimi, continuate a sostenere un circolo strano di quello che è il mondo acquatico, in particolare del pesce. Abbiamo i bracconieri che prendono il pesce, lo portano nei Paesi dell’est, o lo vendono a un prezzo interessante, visto che gli permette di sostenersi. Poi la stragrande maggioranza di pesci che voi liberate nei canali, quelle poche semine che ormai fate, è tutto pesce che viene dall’est. Quanto agli allevamenti di carpe e carassi, soprattutto quelli che voi in questi anni andate a liberare, la verità è che non esistono allevatori di carpe e carassi italiani. Non esistono perché ci hanno messo in condizioni di non sopravvivere. Io ho sempre avuto non poca stima, però non mi sono mai fidato delle istituzioni. Ho investito centinaia di migliaia di euro nel mio allevamento per coprire con reti e cercare di gestire il problema. Oggi alzo le mani. Nel mio allevamento lavoriamo in cinque ragazzi, tra cui un biologo – io sono un agronomo. Siamo conosciuti in tutto il mondo. Torno dopo una settimana, da un viaggio in Israele: mi sono reso conto di cosa significa fare rete, cosa che in Italia è impossibile fare. Le istituzioni, le università, sono strettamente legate per risolvere i problemi. Qua in Italia è una cosa impossibile, quindi alzo le mani. Molto probabilmente quest’anno sarò costretto a chiudere l’allevamento, solo perché non si vuole avere la forza di affrontare un problema, quello dei cormorani, che ci sta affliggendo in modo importante, oltre alla concorrenza israeliana, oltre alla concorrenza cinese. Ma questi sono problemi imprenditoriali. Qua ci mettono di fronte a un problema che prima o poi dovranno affrontare. Noi come allevatori saremo destinati a chiudere, ma la questione di questi animali prima o poi dovrà essere affrontata, perché porteranno alla completa distruzione del mondo acquatico. Quando vi accorgerete che sono scomparse intere specie, intere popolazioni, ovvio, non sarà solo il problema dei cormorani, ma non esiste nel mondo acquatico una sola causa. Spesso le cause sono sempre consociate: sono scomparse le rane, è scomparso, tra gli altri, l’antennatus. Non c’è un semplice motivo, ci sono tanti virosi. Anche da questo punto di vista, voi pescatori, perdonatemi, siete un po’ incompetenti dal punto di vista della conoscenza delle patologie. Noi allevatori, insieme alle università, siamo i maggior conoscitori di questi problemi. Avremo bisogno del vostro appoggio, da questo punto di vista. Vi dico come spesso vedete gli allevatori. Vado nel mondo della pesca: sono stato a Gonzaga, al carphishing, siamo visti, una cosa un po’ strana, quasi come degli antagonisti. Ma noi siamo i maggiori conoscitori dell’ambiente acquatico. Qua mi fermo. Saluti.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Adesso passo la parola ad Alessandro Pagliarini della FIPSAS. Si prepari poi, per l’ultimo intervento, Flavio Manaresi.

     

    PAGLIARINI, FIPSAS

    Buongiorno a tutti. Io sono ospite, in questo momento, dell’Emilia-Romagna, poiché rappresento FIPSAS provinciale di Rovigo e FIPSAS regionale Veneto. Porto quindi praticamente l’esperienza di questa regione confinante. Io non so quale sarà la linea politica che adotterà nei prossimi periodi l’Amministrazione della regione Emilia-Romagna, ma mi auguro con tutto il cuore che non sia la linea politica che segue i molti interventi che ho sentito oggi, a sfavore o contrari comunque a questa proposta di cambiamento della legge della regione Emilia-Romagna. Io sono particolarmente interessato allo sviluppo e all’evolversi di questa modifica di legge, poiché siamo confinanti. La non gestione delle acque in Emilia-Romagna, quindi, purtroppo influenza in maniera estremamente negativa la gestione attuale che è presente invece in regione Veneto. Lo dico subito: potremmo star qui a fare tutta la filosofia. Non lo nego: oggi ho sentito tanti interventi che a mio parere sono estremamente filosofici, ma non andranno mai a portare nessuna concretezza. Potremmo star qui a fare tutta la filosofia che vogliamo, dicevo, ma il futuro della pesca sportiva ha solamente due strade: l’affidamento delle acque in gestione; l’abbandono totale delle acque. E quando dico abbandono totale, significa abbandono totale all’anarchia, dove ognuno fa quello che vuole: bracconieri, delinquenti, criminali, portatori di interesse negativo compresi. Sono 22,72 euro di licenza, nell’anno 2019: mi dite quale gestione si può pretendere dall’amministrazione pubblica con 22,72 euro di licenza all’anno? Quando in tutta Europa… Ha ragione quel signore che dice che lui non è obbligato a farsi una tessera quando va all’estero, ma si è dimenticato di dire che quando va all’estero paga 60 euro al giorno di permesso per pescare in una determinata acqua in Slovenia, in Austria o solamente in quella zona. Quindi, ovunque, dappertutto all’estero, dove c’è una gestione positiva, dove c’è una gestione sana, dove c’è un controllo, si paga un permesso che può essere nazionale, può essere locale, può essere territoriale, eccetera. Quindi, con 22,72 euro io credo che non ci sia possibilità di offrire servizi nel futuro al mondo della pesca sportiva. Nella gestione delle acque si fa capo praticamente a dei costi. Questi costi vengono forniti appunto dalle risorse che entrano attraverso un – chiamiamolo tesseramento – permesso del concessionario. Esperienza del Veneto, esperienza di Rovigo. Intanto, nel protocollo d’intesa è sancito che i costi di maggior entrata per l’associazione, visto che siamo un’associazione che non può fare lucro, devono essere totalmente rendicontati alle amministrazioni e devono essere totalmente spesi. Le maggiori entrate devono essere totalmente spese da parte dell’associazione che gestisce le acque e rendicontate a fine anno. Questo significa che le maggiori entrate economiche che sono arrivate in provincia di Rovigo negli ultimi due anni, ci hanno permesso di costituire un corpo, che prima non c’era, di vigilanza volontaria, che altrimenti non sarebbe possibile sostenere: parliamo di venti guardie volontarie che prima non c’erano. Gli abbiamo fatto fare un corso; le abbiamo vestite con una divisa che costa 300 euro. Abbiamo fatto l’acquisto di mezzi, quindi mezzi meccanici, che servono per la vigilanza e per la gestione e imbarcazioni. Facciamo le semine di pesce. A Rovigo noi abbiamo 5.000 chilometri di canale e ci sono stati dati in affidamento 110 chilometri, i famosi 110 chilometri di prima. Con l’entrata economica che abbiamo in quei 110 chilometri di acque, noi possiamo garantire il controllo e il presidio del territorio su tutti i 5.000 chilometri di acque che ci sono a Rovigo. Non è passato molto tempo che c’è stata una segnalazione da parte del Magistrato del Po: c’erano circa 8 quintali di carpe in difficoltà, e questi hanno chiamato la Polizia provinciale. La quale Polizia provinciale, con la carenza di risorse, sia di organici, sia economiche, che hanno in questo momento, non può assolutamente fare quel tipo di intervento, quel tipo di gestione, e hanno chiamato l’associazione. L’associazione nostra non ha, a differenza di altre associazioni, una convenzione con le amministrazioni, che gli dà un’entrata economica per poter fare quel tipo di intervento, quel tipo di recupero. Quello è stato un intervento, un tipo di recupero che è stato fatto esclusivamente con le nostre risorse. Si fa presto a dire: noi siamo contrari al fatto che un’associazione abbia delle risorse dovute al pagamento di un tesseramento. Però, le associazioni che hanno in questo momento il compito di fare presìdi, di fare recupero di fauna ittica in difficoltà in Emilia-Romagna hanno comunque delle convenzioni con le amministrazioni. Cosa che noi non abbiamo. Il problema allora qual è? Il problema è il costo della tessera, il costo del permesso? O è il servizio che io offro a quella gente a cui vado a chiedere questo piccolo obolo? Perché parliamo di un piccolo obolo spalmato in dodici mesi, perché la tessera ha validità di un anno e vale su tutto il territorio nazionale. Qualcuno mi deve spiegare un’altra cosa. Siccome oggi è stato dipinto il modello veneto come un mostro, perché da quello che ho sentito, sembra che il modello Veneto sia un mostro, come mai negli ultimi dieci anni in Veneto si è passati da 80.000 licenze a 90.000 licenze, e in Emilia-Romagna, negli ultimi dieci anni, siamo passati da 40.000 licenze a poco meno di 30.000? La gente si lamenta dell’obolo, si lamenta del biglietto del cinema? O si lamenta del fatto che io non gli proietto il film? Proviamo a chiedere al pubblico, proviamo a chiedere ai pescatori se andando avanti nel futuro sarebbero più disposti a pagare un piccolo obolo per una gestione delle acque, o invece non vogliono pagare assolutamente niente, lasciando le acque completamente in balia dell’anarchia, quindi completamente in balia di chiunque? Questo è il ragionamento. Questa è la realtà del Veneto. La realtà del Veneto è molto semplice, la realtà del Veneto è quella che ho appena descritto. Siamo passati, in dieci anni, da 80.000 a 90.000 licenze, c’era una gestione delle acque, non ci sono convenzioni, quindi non si usufruisce di soldi degli enti pubblici per la gestione delle acque, ma la gestione delle acque viene fatta attraverso i contributi e i fondi che vengono dati dai pescatori. Quando si dice che si vuole monopolizzare il tutto, non è assolutamente vero: su Rovigo io ho 5.000 chilometri di canale, e l’esperimento lo stiamo facendo su 110 chilometri di acque, non su 5.000. Uno quindi ha la scelta di poter andare a pescare fuori da queste acque. All’inizio, sicuramente, era visto come un obolo, questo nuovo provvedimento. Ma come mai oggi stanno dicendo: sono venuto, ho ricevuto un servizio, perché non prendete più acque? Perché non è così facile prendere più acque, ma in questo momento la gente ci chiede di prendere più acque: perché comunque un tesserino lo ha pagato, perché comunque un permesso lo ha pagato, e perché comunque gode dei benefici. Quando io ho venti guardie, non faccio venti guardie nei 110 chilometri, ma ho venti guardie che operano in 5.000 chilometri di acque. Quando io faccio le semine, parliamo di 15-20.000 euro all’anno di semine che vanno nelle acque, le acque non sono circoscritte. Il fiume Po non è circoscritto. Degli storioni che io ho liberato in Po in Veneto, ne godete anche voi in Emilia-Romagna. Siccome oggi i problemi seri della pesca sportiva, che sono il malaffare, il bracconaggio, la pesca illegale, si nascondono comunque in una non gestione, è ovvio che io in Veneto auspico che ci sia il cambiamento in regione Emilia-Romagna, perché purtroppo, in Veneto, essendo confinante, subisco il non sviluppo, la non evoluzione di questa legge in Emilia-Romagna. Quindi, Signori miei, facciamo tutta la filosofia che vogliamo. Se vogliamo parlare di passato, parliamo di libera tutti; se vogliamo parlare di futuro, parliamo solamente di gestione. Altrimenti, noi continueremo a trovarci in queste sale a fare della filosofia, ma avanti non andremo, perché tutti i signori che qui hanno parlato di bracconaggio, non sanno neanche che cos’è il bracconaggio. Sulla mia pelle e sulla pelle di alcuni ragazzi che ci sono qui dentro, sappiamo cos’è il bracconaggio. E finché voi fate filosofia, dalle nostre acque, dal triangolo Veneto-Lombardia-Emilia-Romagna vanno via 200 quintali di pesce a settimana. Credete che il problema dei pescatori sportivi siano i 30 euro della tessera FIPSAS? No. È il servizio che io posso fare in cambio di quei 30 euro. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Vi sento un po’ intemperanti, però resistete. Flavio Manaresi non interviene. Mi aveva chiesto di intervenire Claudio Nolli. Lo prendiamo come intervento ultimo in extremis e con questo concludiamo.

     

    NOLLI, FIPSAS

    La ringrazio, anche perché mi dà l’opportunità di riprendere la biro che avevo prestato a un collega che l’ha dimenticata. Sono Claudio Nolli, sono un consigliere federale della FIPSAS. Signor presidente, spesso amo citare un filosofo tedesco, di cui non sono in grado neanche di pronunciare il nome, figuriamoci il cognome, che dice “non sono certo che cambiando si migliora, ma certo è che se si vuole migliorare bisogna cambiare”. Cambiare, oggi, qui, è un atto di coraggio che secondo me verrebbe apprezzato a distanza di tempo. Ci vuole coraggio cambiare. Io ho sentito una reticenza al cambiamento, fortissima. È comprensibile, ci mancherebbe, perché il nuovo fa sempre paura, soprattutto, magari, in una terra che ha visto un certo tipo di attività. Bisogna assolutamente, però, fare un atto di coraggio. Anche perché la legge non dice che le acque devono essere date tutte alla Federazione; non dice nemmeno che devono essere date solo alla Federazione. Possono essere fatte delle attività assolutamente sperimentali, come ha fatto, per dire, anche la Provincia di Rovigo. Oltretutto, dà una responsabilità, agli amministratori, molto più elevata, perché significa scegliere. E questa è un’opportunità che secondo me, in termini di legge, va lasciata agli amministratori locali. Il fatto di chiudere totalmente questa possibilità, secondo il mio modo di vedere è una totale sciocchezza. Lascio perdere, quindi, i concetti di pregiudizio che ho sentito negli interventi che mi hanno preceduto, e soprattutto, vi posso garantire, come dirigente nazionale della Federazione, che non c’è nessuna intenzione, nessuna possibilità da parte della Federazione, di affrontare in termini monopolistici la gestione delle acque. Non siamo così sciocchi. Non ce la facciamo, non abbiamo le forze. L’ha detto persino anche, credo, il signor Tasselli. Faccio un riferimento all’intervento di Fabio Venanzi, mi permetto di darti del tu perché ci si conosce per altre cose. Io sono rimasto un po’ stupito: hai detto che tramite queste leggi che sono state uno stimolo per tutta l’Italia, le cose sono andate bene perché sono state fatte le consunte. Io dico che le cose vanno bene quando c’è la soddisfazione del pescatore. Poi, che vengano fatte le consulte o meno, dal mio punto di vista, con tutto il rispetto, le consulte rappresentano uno strumento per raggiungere la soddisfazione del pescatore. Ma l’obiettivo rimane la soddisfazione del pescatore. Io quindi assolutamente credo che lo sforzo di cambiare sia indispensabile. Sulla vigilanza ho sentito delle cose assolutamente inesatte, per non dire sciocchezze. Inviterei i signori che sono intervenuti sull’argomento, a fare una riflessione e soprattutto di documentarsi. La Federazione, e non solo la Federazione, è a disposizione anche per aprire un tavolo per cercare di chiarire bene quali possono essere le cose da fare e fattibili per un’organizzazione di vigilanza di volontariato che, tengo a sottolineare, la Federazione non fa assolutamente in forma autonoma, ma la fa in forte collaborazione con gli organi preposti dello Stato a livello nazionale, grazie ad un protocollo ben stabilito. Vi ringrazio tutti. Presidente, la ringrazio. Abbia coraggio. Grazie.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Grazie. Abbiamo concluso. Io ringrazio tutti per gli interventi. Do la parola al relatore, consigliere Liverani, se vuole dire qualche parola, e poi ci salutiamo.

     

    RELATORE CONSIGLIERE LIVERANI

    Ringrazio ancora veramente tutti per essere qui oggi, per aver dato quel qualcosa in più. Io parlo da relatore della legge. Ci sono questi due passaggi: giovedì prossimo ci sarà il voto in Commissione; il 14 maggio, il voto finale in aula. Io tiro dritto, nel senso che credo in quello che sto facendo, e sono convinto, anche con qualche piccola modifica, che questa legge vada assolutamente fatta, almeno per provare a cambiare, come è stato detto negli ultimi interventi. Proviamo. Proviamo perché abbiamo l’esperienza del Veneto, Pagliarini ce l’ha spiegato bene. Se questo non andrà bene, si può tornare indietro, ma almeno proviamoci. Sono convinto che una volta che si prova questa nuova legge, magari non si torna più indietro. Grazie veramente ancora a tutti per la vostra presenza.

     

    PRESIDENTE PARUOLO

    Un momento solo, che concludiamo la Commissione.

    Ovviamente immagino che voi siate interessati anche al contraddittorio, che però non ci sarà, l’ho spiegato all’inizio. Io sono qui che presiedo e faccio l’arbitro. Il consigliere Liverani è qui come relatore. Giovedì prossimo ci sarà la discussione in Commissione.

    Vi rubo un secondo solo per segnalare ai pochi consiglieri presenti che in Commissione mi è stata fatta anche una richiesta di urgenza per un provvedimento relativo ai bandi sull’adolescenza, che dovrebbero uscire, che viene distribuito oggi. Avremmo quindi una settimana di preavviso rispetto ai dieci giorni canonici. Se qualcuno avesse delle obiezioni, me lo può dire adesso, una volta chiusa la seduta; altrimenti, io sarei orientato a raccogliere la richiesta di urgenza che mi viene dall’assessorato e inserirlo. Faremmo la riunione alle 10, perché abbiamo parecchie cose: abbiamo la discussione della legge, abbiamo la nomina di un relatore su un progetto di legge che è stato nominato dalla Giunta e poi abbiamo quattro C, a questo punto, compreso quello che vi ho citato, che sono provvedimenti anche periodici, quindi non sono particolari novità, però inizia a esserci un carnet significativo. Fine della digressione a beneficio dei consiglieri.

    Ringrazio tutti gli intervenuti e chiudiamo la seduta. Buongiorno. La seduta è tolta.

     

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