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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 20/05/2019 pomeridiano

    Resoconto n. 16

    Seduta del 20 maggio 2019

     

    Il giorno 20 maggio 2019 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. AL.2019.11835 del 14/5/2019, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    3

    presente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    FACCI Michele

    Componente

    Fratelli d’Italia

    2

    presente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    presente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    6

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    assente

    PRODI Silvia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SASSI Gian Luca

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    2

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Mirco BAGNARI in sostituzione di Antonio MUMOLO e Lia MONTALTI in sostituzione di Alessandro CARDINALI.

     

    Partecipano alla seduta: Tonino Bernabè (Presidente di Romagna Acque – Società delle Fonti SpA), Andrea GAMBI (Direttore generale di Romagna Acque – Società delle Fonti SpA), Leonardo Draghetti (Direttore generale Assemblea legislativa).

     

    Presiedono la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI e Roberto POLI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    -     Audizione del presidente di Romagna Acque – Società delle Fonti SpA dott. Tonino Bernabè sulla costituzione della Società Acqua Ingegneria e sulla scissione Sapir Porto intermodale di Ravenna/Sapir Engineering, con beneficiaria neocostituita con aumento di capitale effettuato da Romagna Acque – Società delle Fonti SpA

     

     

    Vicepresidente Roberto POLI – Presidente della Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali

    Possiamo iniziare i lavori della nostra Commissione. Ricordo a tutti, anche ai nostri ospiti, che la trasmissione è in diretta streaming, come da richiesta approvata prima di questo percorso. Non riepilogo le tappe fin qui svolte. Mancava questo passaggio, perché, per ragioni che non sto a riprendere, non era stato possibile farlo durante le sedute precedenti. Per cui ringrazio il presidente di Romagna Acque, il dottor Tonino Bernabè. Chiedo al collega Bertani, che aveva chiesto lo svolgimento di questa audizione, eventualmente se ritiene di argomentare. Poi, daremo la parola al dottor Bernabè. Prego.

     

    Vicepresidente Andrea BERTANI

    Grazie, presidente. La richiesta di audizione nasceva e nasce dalla creazione di una nuova società controllata, che si chiamerà Acqua Ingegneria, che discende da Sapir Engineering, società controllata tramite Sapir anche dalla Regione. Ritenevamo che anche qui in Regione fosse importante capire qual era questo percorso di creazione di questa nuova società, come pure le finalità che avrà la nuova società Acqua Ingegneria, tra cui c’è quella di progettazione di nuovi invasi e che anche qui trovano interesse regionale riguardo al Piano di tutela delle acque, che è di competenza regionale. Ci sembrava importante conoscere nei dettagli questa operazione e poi poterne parlare un attimo insieme. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie, collega Bertani. Voglio ringraziare anche il direttore generale ing. Andrea Gambi, che è qui assieme al presidente.

     

    Presidente POLI

    Ho dimenticato, e me ne scuso, prima di dare la parola al presidente, di adempiere al primo punto, cioè all’approvazione del processo verbale n. 14 del 2019. Se non ci sono osservazioni, lo mettiamo in approvazione. Favorevoli? Contrari? Il verbale è approvato.

    Iniziamo ora l’audizione. Cedo la parola al presidente, dottor Bernabè.

     

    Dott. Tonino BERNABÈ - Presidente di Romagna Acque – Società delle Fonti SpA

    La ringrazio, presidente. Ringrazio, naturalmente, anche i consiglieri presenti, i membri della Commissione, per l’occasione che ci avete dato nell’approfondire la problematica legata alla costituzione della nuova società di Ingegneria, percorso che non è partito in tempi brevi, ma che è frutto di un lavoro lungo, che ci ha visti protagonisti assieme ai nostri soci nei mesi passati, già dal 2018, quando si è attivato un percorso con i soci di Romagna Acque. Faccio magari una premessa, perché non so se tutti i consiglieri presenti conoscono la nostra società.

    Noi siamo una società di dimensione romagnola. Il nostro compito è l’approvvigionamento del servizio idrico per le tre province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Ovviamente, abbiamo anche un rapporto con l’azienda di Stato per i servizi della Repubblica di San Marino, che rappresenta l’1% della produzione e il 99% avviene tramite il gestore, quindi tramite Hera Spa. Serviamo 1.100.000 residenti romagnoli, oltre, naturalmente, alle presenze turistiche. I soci, essendo Romagna Acque una società in house, sono i 56 Comuni romagnoli che l’hanno costituita da quando era Consorzio Acque, da quando era Consorzio dei Comuni nel lontano 1966.

    Il nostro compito, oltre a quello di gestire le fonti idriche – naturalmente Romagna Acque è diventata Società delle fonti perché, oltre alla diga di Ridracoli, gestisce tutte le fonti idriche romagnole per l’approvvigionamento idrico – è quello della captazione, del trattamento, quindi della potabilizzazione e dell’adduzione primaria. Poi, all’interno del servizio idrico integrato, Hera fa la distribuzione diretta, la fognatura e la depurazione, e noi partecipiamo anche al sostegno finanziario degli investimenti che realizza il gestore per quanto riguarda le infrastrutture legate ai reflui, come ad esempio il depuratore di Bacciolino, il raddoppio del depuratore di Santa Giustina, la dorsale nord, il PSBO, per elencare alcune delle opere che hanno visto il nostro sostegno dal punto di vista finanziario e, nel caso del depuratore di Santa Giustina, anche dal punto di vista progettuale.

    Il percorso della società di Ingegneria nasce da un’esigenza, che è quella, ovviamente, che hanno tutte le stazioni appaltanti, di ridurre i tempi di realizzazione delle opere, in particolare delle grandi infrastrutture, che oggi è un problema aperto nel nostro Paese. Da quando si pensa un’opera a quando la si realizza ci vogliono, mediamente, 14-15 anni. Ovviamente, nel nostro settore la sfida in essere è quella del cambiamento climatico. I tempi di risposta rapidi nel realizzare un’opera o nel non farlo possono condizionare la sicurezza e la continuità di erogare il servizio. Dotarsi di uno strumento che permette una gestione sia sul piano della progettazione sia sul piano anche della capacità di velocizzare la fase autorizzativa può permettere di comprimere questi tempi.

    Va considerato anche il fatto che fino alla fine di giugno del 2018 noi, come le pubbliche amministrazioni, essendo una società in house e quindi dovendo applicare le regole che vengono applicate dai nostri Comuni soci, dalla PA, avevamo i tetti per l’assunzione del personale. Quindi, potevamo assumere personale anche tecnico rispetto ai costi della nostra struttura o per turnover o motivando, come è successo nel 2015, l’entrata in funzione di un nuovo impianto che nel nostro caso è rappresentato dal potabilizzatore di Ravenna.

    Le due principali infrastrutture che abbiamo oggi per l’approvvigionamento idrico sono la diga di Ridracoli, che rappresenta oltre il 50% della produzione idrica romagnola, considerando una produzione annua di circa 115 milioni di metri cubi d’acqua. La diga ne contiene 33, ma dipende dalle condizioni meteo climatiche. La resa dipende dalle piogge. Non sempre questo 50% è garantito uguale, un anno dopo l’altro. Per cui, occorre verificare, rispetto alla piovosità, rispetto a come sono cambiate le stagioni, perché lo avete visto: negli anni passati c’erano due riempimenti, uno fra l’autunno e l’inverno, quindi a fine anno, e uno all’inizio dell’anno. Adesso ci siamo riempiti qualche giorno fa grazie a questa coda d’inverno in primavera. Gli effetti del cambiamento climatico vengono abbondantemente affrontati, considerando che le crisi idriche non sono così straordinarie perché ne abbiamo una ogni cinque anni mediamente: 2003, 2007, 2011, 2012, 2017.

    L’altra grande infrastruttura è il potabilizzatore di Ravenna, della Standiana, dietro Mirabilandia, dove viene vettoriata acqua del CER. Grazie a quell’infrastruttura, da cui deriva un’acqua di tipo superficiale, abbiamo fatto fronte, ad esempio, alla crisi del 2017. C’è, quindi, la necessità di avere infrastrutture e di realizzarle in tempi più rapidi. I tempi di risposta, quindi, sono sempre più importanti.

    Il fatto di avere tetti, come li avevamo per l’assunzione del personale, e il fatto di dover comunque accelerare la capacità di fornire risposte ai nostri enti soci ha fatto sì che, assieme ai nostri enti soci, si costruisse questa consapevolezza sia a partire dalle norme in essere, quindi dal nuovo Testo unico società partecipate, conosciuto dai più come Decreto Madia, sia rispetto al nuovo Codice appalti, il Codice dei contratti pubblici.

    È vero che è una nuova società, ma, come diceva il consigliere prima, nasce in un’ottica di razionalizzazione, perché in Romagna i soci hanno visto quali erano le società di Ingegneria che era possibile andare a razionalizzare e c’era questa partecipazione di Sapir, che ha il 100% di Sapir Engineering. Dentro Sapir, fra i soci, c’è l’allora Provincia di Forlì, oggi c’è la holding Livia Tellus, che ha la quota di partecipazione alla Provincia di Rimini, e Ravenna con Ravenna Holding.

    All’interno della compagine, tra i soci di Romagna Acque, si è aperto un ragionamento legato a Sapir Engineering per questo. Attraverso una scissione parziale da Sapir Engineering verrà costituita Acqua Ingegneria, che sarà composta da Romagna Acque per il 48%, dall’Autorità portuale di Ravenna, che ha dei vincoli nel partecipare, che sono di questo tipo: non può controllare lei direttamente la società, ma non può partecipare neanche ad una società che è controllata da un altro soggetto che ha oltre il 51%. Occorreva, ed è stato fatto, prevedere un terzo socio, che è rappresentato dagli enti locali, di fatto. In questa fase, dopo l’Assemblea soci del 19 dicembre 2018, dove appunto abbiamo inviato tutta la documentazione ai Consigli comunali, alle holding e alle Province (lo studio di fattibilità, lo schema di statuto di Acqua Ingegneria, la convenzione quadro per l’affidamento dei servizi di ingegneria, i patti parasociali), siamo stati autorizzati dai Consigli comunali.

    Le deliberazioni assunte, da controlli che abbiamo fatto in questi giorni, sono pari all’85,77% del capitale sociale. Questo venerdì abbiamo convocato l’Assemblea dei soci per essere autorizzati all’acquisto del 48%. Il capitale sociale sarà di 100.000 euro. Con 48.000 euro acquisiremo il 48% del capitale sociale. L’Assemblea sarà chiamata ad approvare lo statuto di Acqua Ingegneria Srl, i patti parasociali con gli altri soci che andranno a costituire, assieme a noi, la società e la bozza di convenzione per l’affidamento dei servizi di ingegneria.

    Poi, naturalmente, verremo autorizzati anche a fare le comunicazioni ad ANAC per quanto riguarda gli adempimenti previsti in quanto stazione appaltante per i servizi di ingegneria. L’obiettivo è ambizioso e sfidante. Considerando il Piano degli investimenti in essere, già autorizzato, perché il nostro è un servizio che non è a mercato, ma è regolato, perché abbiamo un’Autorità nazionale (ARERA) e abbiamo un ente di gestione d’ambito (ATERSIR), abbiamo fatto un piano prudenziale considerando gli investimenti in essere già autorizzati che permette, ovviamente, alla società di gestire i bilanci in attivo o comunque non rischiare di avere costi superiori ai ricavi.

    Per cui, già con le attività in essere, già con il piano che è realizzato, considerando anche società analoghe a livello italiano, abbiamo fatto un benchmark. Abbiamo fatto una verifica con Enser, che ha sede a Bologna e Faenza, con Hydroarch, che ha sede a Roma, e con Majone & Partners, che ha sede a Milano e Parma, quindi con società analoghe per vedere i numeri che avevamo messo nel Piano industriale e gli equilibri complessivi, che sono stati, ovviamente, misurati e monitorati.

    Chiaramente, da qui in avanti, considerando anche le sfide future e l’attività dal punto di vista della massa critica dell’attività che Romagna Acque, insieme all’Autorità portuale, insieme agli altri soci, chiederà di fare alla società di Ingegneria, la situazione può migliorare e si possono sfidare ulteriormente le capacità di questa realtà che stiamo andando a costituire, che avrà una parte di dipendenti che attualmente sono in Sapir Engineering che entreranno nella nuova società. Naturalmente, per gli altri utilizzeremo le procedure di selezione pubblica per completare la struttura organizzativa, che sarà nell’ordine delle 17 persone.

    Vengo all’altra parte della domanda. È vero che rispetto al dibattito di stampa e rispetto anche ad alcune conferenze stampa fatte da alcune associazioni ambientaliste, ad iniziare dal WWF, si è posto questo tema dei bacini ed è vero anche che Romagna Acque sta riflettendo, perché fa parte della sua mission, che è quella, naturalmente, di mettere in condizione i soci, nel rispetto degli strumenti e delle competenze istituzionali che ci sono (la Regione deve predisporre il nuovo Piano di tutela delle acque), affiancare i soci nell’assumere decisioni di prospettiva che tengano conto di quanta acqua in meno potremmo avere nei prossimi anni per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico.

    Ricorderete nel 2017 i problemi avuti dall’Emilia e la sinergia che la Regione Emilia-Romagna ha avuto con la Liguria, con Iren, con la Val Trebbia, con la Diga del Brugneto per assicurare all’Emilia l’acqua che non aveva a disposizione, in particolare per l’attività irrigua. In quella fase, nel 2017, la Regione riconobbe che la Romagna non aveva queste problematiche, perché aveva saputo realizzare… La Romagna non ha di per sé l’acqua. Ce l’ha grazie alle infrastrutture che sono state realizzate. Nel riminese abbiamo il Marecchia e il Conca, che fanno attività di conoide, ricaricano le falde; abbiamo la diga di Ridracoli, abbiamo le fonti superficiali che alimentano il ravennate, il Reno, il Lamone e naturalmente il Canale emiliano-romagnolo, ma queste cose non sono successe per caso.

    Ricordo, storicamente, quando fu realizzata la diga di Ridracoli. Il WWF era contro anche in quella fase. Non fu una passeggiata né nel trovare i finanziamenti, né arrivare fino in fondo con la realizzazione dell’opera. C’era chi diceva: “Perché si parla di diga di Ridracoli? C’è il CER”. Oggi vediamo che, probabilmente, non sono sufficienti nessuna delle due di queste infrastrutture, perché il risultato che la Romagna è riuscita ad ottenere è legato al fatto che mettendo assieme le fonti sia che io sia cittadino di Rimini, di Ravenna, di Forlì o di Cesena o dei Comuni dell’Appennino, aprendo il rubinetto ho l’acqua, proprio perché ho integrato le reti e proprio perché metto l’acqua nelle condotte indipendentemente da quale fonte mi arriva. Questa è una grande conquista, un grande risultato.

    Per implementare questo risultato ottenuto occorre integrarlo con ulteriori nuove fonti. Siccome le piogge cambiano la capacità di riempire i bacini, noi dobbiamo avere capacità di stoccaggio. Nel 2017 si è realizzato questo paradosso dove alcuni Comuni dell’Appennino forlivese, non serviti da Ridracoli, rischiavano di rimanere senz’acqua. Abbiano dovuto portare l’acqua con le autobotti perché sono venute a mancare quelle piogge che alimentavano e garantivano la portata dei fiumi. Quindi, riducendosi la portata, con l’ordinanza della Regione, ovviamente prevalgono gli usi civili sugli altri usi, che sono usi concorrenziali – penso, ad esempio, all’uso irriguo ‒ ed è utile, nell’ambito della programmazione, considerare che non ne dobbiamo fare una per l’agricoltura, una per gli usi civili e una per l’industriale, ma dobbiamo avere l’acqua sufficiente per soddisfare tutte queste necessità.

    Quando ci sono le crisi, si fanno le ordinanze e devono prevalere gli usi civili. Nel caso del 2017, in particolare Modigliana e Tredozio, ci fu il problema che in quella zona, dove si produce kiwi, c’era chi prelevava acqua direttamente dal fiume. Si tratta di un atteggiamento che va, naturalmente, punito e perseguito. In questo modo, è stato acceso un campanello d’allarme. Ovviamente, sul fabbisogno dell’acqua (l’oro blu) e su questi aspetti non si può scherzare. Per cui, garantendo capacità di accumulo quando piove, e piove sempre meno, in maniera sempre più concentrata, sarà possibile garantire le scorte di acqua che verranno a mancare con il cambiamento climatico. Gli estremi li abbiamo visti anche in questi giorni. Si è passati da mesi dove non cadeva una goccia d’acqua a giorni in cui è caduta l’acqua che non è caduta nei mesi precedenti. Non è mai successo a maggio. Abbiamo visto quello che è successo sul Savio piuttosto che sul Montone, sul Ronco. Questi fenomeni estremi siamo in grado di leggerli perfettamente.

    È chiaro che tutto quello che non tratteniamo a monte finisce a valle. Questi processi vanno governati, ovviamente non in emergenza, ma pianificando sia la capacità di approvvigionamento sia la possibilità di evitare i rischi. Questa è la sfida che abbiamo di fronte. La società non ha operato scelte. Ha, ovviamente, fatto degli studi. È giusto che una società di diritto privato a totale capitale pubblico costruisca percorsi anche con l’Università, come abbiamo fatto, in particolare con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna, con il DICAM, individuando delle aree, non inventando nulla di nuovo. Ci sono percorsi e anni di storia dai quali questa società proviene. È possibile individuare tante risposte, tante possibilità valutando per ciascuna delle aree potenzialmente individuabili vari aspetti: ambientali, gestionali, tecnici, ingegneristici, geologici. È bene avere degli elementi che permettano di attivare una discussione.

    Purtroppo, le conferenze stampa hanno mischiato due aspetti che non sono collegati. La società di ingegneria non nasce per fare i bacini. Non sono di per sé collegati e non sono neanche collegabili in questo senso, però in prospettiva è un ragionamento che va fatto. Il cambiamento climatico non attende né i cambi dei Consigli d’amministrazione, né i cambi dei sindaci, né i cambi dei Consigli comunali. Noi abbiamo 30 Comuni che vanno al voto. È bene che la società faccia il suo mestiere indipendentemente da queste scadenze, come è giusto che sia, in maniera tale che quando si vanno a costruire gli strumenti di pianificazione ci sia una base di discussione con elementi oggettivi. Non bisogna fermare i cantieri per fare le valutazioni costi-benefici quando i cantieri si aprono, ma vanno fatte a monte dell’attività di progettazione. Credo che questo sia il mestiere che Romagna Acque deve fare, per cui è nata e per cui è stata costituita. Sono questi gli aspetti.

    Noi abbiamo mandato tutto per favorire la partecipazione. Dopo l’assemblea del 19 dicembre 2018, abbiamo pubblicato tutto nell’area “società trasparente” sul sito di Romagna Acque. Abbiamo mandato tutta la documentazione in tutti i Consigli comunali dei Comuni soci. Insomma, anche dal punto di vista della tempistica decisionale, della partecipazione e della trasparenza, visto che arriviamo all’assemblea del 24 maggio, credo ci siano stati i tempi necessari per discutere, per approfondire, per chiarirsi le idee. Quindi, mi meraviglia che alcune associazioni abbiano preso questa posizione di petto. Ripeto, il fatto che un’associazione assuma posizioni di testimonianza non lo critico, ci può stare. Dopo, però, ci sono le istituzioni, che hanno un altro compito, forse un po’ più ingrato, ma necessario.

    Questo è lo spirito con il quale il Consiglio d’amministrazione ha operato nella costituzione della società di ingegneria rispetto al contesto. Nei Consigli comunali ho ricordato anche un altro problema, che rappresenta un tallone d’Achille. La diga di Ridracoli è una condotta principale che ha quasi completato la sua vita utile. Noi dobbiamo riuscire a collegare il potabilizzatore della Standiana di Ravenna con Monte Casale, che sono le vasche di accumulo. Rispetto all’Acquedotto della Romagna, il baricentro, il cuore pulsante dell’Acquedotto della Romagna sono le vasche di accumulo, dove arriva l’acqua potabilizzata da Ridracoli. Qualora la condotta principale si rompesse in estate, quello è il tallone d’Achille che dobbiamo evitare. Quella che nel piano degli investimenti chiamiamo “terza direttrice”, quindi il collegamento Standiana-Monte Casale, poi andrà a potenziare anche il costiero con Forlimpopoli, Cesena fino a Torre Pedrera di Rimini. Anche nel costiero dobbiamo completare dei rami per evitare di avere i fuori servizio d’estate. Qualora si rompessero dei rami e non ci fossero rami alternativi per approvvigionare l’acqua ai Comuni, in particolare costieri, che vivono di turismo, rischieremmo di lasciarli senz’acqua. L’acqua diventa anche un elemento di competitività, oltre che per la qualità della vita, per un’economia che si regge sul turismo. Quindi, darla o non darla può pregiudicare la capacità di un sistema territoriale di essere competitivo.

    Qualcuno ha detto che dobbiamo mantenere le reti. D’accordo. Dobbiamo evitare perdite di rete. D’accordissimo. Il presupposto, però, è la continuità del servizio. Tu puoi avere le reti più efficienti del mondo, ma se non hai l’acqua da mettere nelle reti, questo presupposto non riesci a garantirlo 365 giorni all’anno. Mi premeva, con questa premessa, fornire questi elementi di riflessione per contestualizzare e completare la lettura, che poteva essere svolta, magari, in maniera parziale, cogliendo qua e là anche alcuni aspetti polemici, per capire effettivamente di cosa stiamo discutendo. Io non aggiungo altro. Se ci sono delle domande, il direttore generale ed io siamo qui per rispondere. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, dottor Bernabè. Ci sono domande? Prego, consigliere Bertani.

     

    Consigliere BERTANI

    Intanto ringrazio per l’illustrazione. Faccio una premessa. Ridracoli e Romagna Acque per la Romagna sono certamente una risorsa. Quel percorso è stato e rimane virtuoso. Su questo non c’è da discutere. Anche il fatto che i cambiamenti climatici ci pongano il tema di pensare di qui ai prossimi vent’anni è importante. È importante anche porsi in modalità proattiva studiando delle soluzioni, che potrebbero essere nuovi invasi. Ad esempio, non sono così certo che un “no” secco a nuovi invasi sia una posizione da condividere, anche perché ci sono elementi che riguardano il piano energetico nazionale, con i pompaggi, eccetera. Quindi, c’è tutta una serie di elementi da valutare. Ovviamente, però, su questo va fatta una riflessione e una discussione ampia.

    C’è tutto il discorso, ad esempio, del risparmio energetico. Parlo di “risparmio energetico” e di “risparmio idrico” perché le due cose vanno di pari passo. Qual è la migliore fonte di energia oggi? Il solare, l’eolico, il nucleare? No. È il negawatt, cioè l’energia che non consumo. Stessa cosa per l’acqua. Qual è la migliore fonte di approvvigionamento dell’acqua oggi? Il non consumo. Noi oggi abbiamo una rete che disperde il 27% dell’acqua, il che vuol dire che 10-15 milioni di litri d’acqua forse noi li disperdiamo, quindi equivalgono quasi ad un bacino. È ovvio che non si può ridurre a zero la dispersione, però anche questo va messo in un contesto di discussione generale proattivo per il futuro, come pure il riutilizzo delle acque depurate per usi agricoli ed irrigui. Va fatto un discorso ampio.

    Qui viene il nocciolo della questione. Si parla di creare oggi questa società che ‒ voi mi dite ‒ non è collegata al problema idrico o al problema del futuro. Io vi dico che non è vero. Nella premessa dello studio per costituire Acqua Ingegneria si dice, essenzialmente, che c’è un fabbisogno di investimenti: “Si misura con gli effetti di un cambiamento climatico, che richiede stoccaggio aggiuntivo sia per consentire l’utilizzo di acqua in periodi che non corrispondono alle richieste di utilizzo, sia per assicurare nuove riserve e fonti della futura disponibilità idrica”. Nella mission di Acqua Ingegneria c’è la progettazione di nuovi invasi. Quindi, non mi potete dire che sono scollegati. C’è scritto nelle premesse dello studio di fattibilità. Quella società nasce anche per quello. Il tema di discutere tutto insieme esiste. Questo è il primo aspetto.

    L’altro aspetto è che, quando si discute della creazione di una nuova società, la legge Madia prescrive che ci sia una fase di consultazione pubblica. Questa fase di consultazione pubblica, secondo noi, è molto carente. È stato pubblicato all’interno del vostro sito in un angolino, che auguro a tutti di andare a ritrovare, chi è veramente interessato. Anche nei siti dei Comuni questa discussione pubblica non si è attivata. Ad esempio, se uno voleva mandare un’osservazione sulla creazione di questa nuova società non sapeva neanche bene a chi rivolgersi. La discussione pubblica, la consultazione pubblica per la creazione di una nuova società va fatta. In questo caso, è carente. Come pure la discussione pubblica riguardo a cosa si vuole fare ‒ ribadisco, sono collegati ‒ per eventuali nuovi invasi, un ragionamento che ci può stare, ma che deve essere pubblico. Se c’è uno studio di sette nuovi invasi, di dove sono localizzati, di quanti sono, questo studio va reso pubblico. Ad oggi questo studio non sappiamo né dove né come reperirlo. Non c’è una questione di segreto industriale. Siete una società pubblica. Non c’è qualcuno che vi viene a fare concorrenza per costituire nuovi invasi. Anche su questo punto, serenamente, per non creare eventuali fraintendimenti ed eventuali polemiche in conferenze stampa, sarebbe semplice aprire una discussione e rendere pubblici questi dati. Ad oggi, invece, questo ancora non è stato fatto.

    L’altro aspetto critico, secondo me, è che vi presentate nell’assemblea dei soci tre giorni prima delle elezioni amministrative, con il rischio che ci sia un cambio di governance nei vari Comuni, come in tanti auspichiamo, magari in un senso o magari in un altro. Voi lo fate prima per blindare la creazione della nuova società, perché non si sa mai. Lo abbiamo visto anche in altri territori. Si avvelenano i pozzi o si blindano le casseforti prima che arrivino i barbari, nella percezione di alcuni. Il cambiamento, però, non è la barbarie, anzi a volte il cambiamento può essere un’opportunità. Questo lo dico ai colleghi e non a voi. I barbari siamo noi, notoriamente. Questa è una considerazione che faccio ai colleghi e non a voi. Andare ad un’approvazione prima delle elezioni desta qualche sospetto.

    Vi è un altro aspetto che a me non è chiaro. Utilizziamo come veicolo Sapir Engineering. Dall’audizione che abbiamo fatto l’altra volta risulta che da Sapir Engineering noi prendiamo quattro ingegneri. Noi la acquistiamo e loro si tengono gli esperti in portualità e nella nuova Acqua Ingegneria ‒ sono parole del presidente di Sapir ‒ arrivano quattro ingegneri. Perché costruire questo meccanismo di acquisizione di una società? Non potevate costituirla direttamente? Oppure, non si poteva fare direttamente una struttura interna a Romagna Acque? Questo vorrei capirlo bene. Prima avete accennato a limiti di acquisizione di personale. Vorrei capire bene se questo quadra oppure no. Questa operazione a me risulta ancora non chiara, se andiamo a prenderci Sapir Engineering che, in realtà, alla fine, è una scatola vuota, visto che servono 21 ingegneri e noi ne prendiamo 4. Non mi è chiarissimo questo passaggio.

    Inoltre, una volta nata Acqua Ingegneria, che cosa fa dopodomani, se non progettare nuovi invasi? Nelle premesse è scritto così. Se mi dite che progetta qualcos’altro, fornite un dato pubblico per aiutare tutti in una riflessione. Vi è un’altra domanda che vorrei fare: l’85% dei soci che hanno deliberato, quindi, è sufficiente per deliberare la partenza della nuova società? L’altro dubbio che ho riguarda la compagine societaria. Mi sembra di capire che Acqua Ingegneria avrà come socio Romagna Acque, Autorità portuale, di nuovo i Comuni e i rappresentanti degli enti locali. Siccome gli enti locali detengono già quote di Romagna Acque, perché devono detenere quote in due modi diversi? Dovrebbero detenere quote dirette di Acqua Ingegneria e quote indirette tramite Romagna Acque. Vorrei capire questo meccanismo che valenza ha.

    Infine, l’altro aspetto critico è che il Decreto Crescita e la legge di bilancio del 2019 prevedono di costituire una società di progettazione nazionale (si parla di un’assunzione di 300 ingegneri, adesso 100) che avrà la funzione di progettare opere pubbliche per gli enti pubblici. Alla luce di questa normativa che sta uscendo, perché il decreto è già uscito, qual è il vantaggio di costituire, in realtà, un doppione? Se c’è la necessità di progettare e dirigere opere pubbliche, ad oggi nasce una struttura nazionale all’interno ‒ mi sembra ‒ dell’Agenzia del demanio che avrà quello scopo. Anche questo pone una riflessione importante.

    Infine, Piano di tutela delle acque. Voi dite: “Noi ci stiamo portando avanti e stiamo facendo gli studi”. Penso sia importante coinvolgere anche la Regione in questi studi. Voi, intanto, avete individuato sette invasi e non mi risulta che la Regione in questo sia coinvolta. Penso che coinvolgere il pubblico, quindi far sapere che cos’è quello studio, e coinvolgere la Regione sia un passo importante. Quindi, l’invito è di condividere le informazioni con la Regione e con il pubblico, in modo anche da rasserenare la discussione, visto che voi dite che la discussione ha assunto toni non sempre adeguati. Questi toni si verificano quando le informazioni e la trasparenza sono carenti. Quando tutto è trasparente e tranquillo, la discussione non può assumere quei livelli, perché i dati sono aperti a tutti. Altrimenti, si rischiano illazioni. Penso a qualche illazione ‒ che ammetto di aver fatto anch’io ‒ su Sapir Engineering, che noi aiutavamo perché in difficoltà economica. In realtà, è decaduta. Quando abbiamo audito Sapir ci è stato detto che la società, da questo punto di vista, è sana. Quindi, quell’illazione è caduta. Una discussione aperta, con tutti i dati, fa cadere le illazioni.

    Purtroppo questo percorso, secondo noi, è stato accidentato proprio da questa mancanza di informazione, partendo da quello che prescrive la legge Madia, partendo dagli studi che ancora non abbiamo, partendo dal fatto che si prende una decisione a tre giorni dalle amministrative. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Ci sono altri interventi? Lascio la parola al dottor Bernabè. Prego.

     

    Presidente BERNABÈ

    Ora dico qualcosa. Dopo, magari, mi integrerà il direttore generale. Per quanto riguarda il risparmio energetico...

    (Voci fuori microfono)

    Sì, dico qualcosa anche su questo.

    Prendiamo in considerazione uno dei maggiori costi della società Romagna Acque, che paghiamo in particolare quando siamo in siccità. Ogni 10 milioni di metri cubi sollevati da pozzi, da falda, abbiamo 1,8 milioni di costo energetico, più o meno. La società ha lavorato in questi anni utilizzando, dal quinto conto energia del fotovoltaico all’idroelettrico, fonti rinnovabili per ridurre la propria dipendenza energetica del 40% e per fare un lavoro di miglioramento di tutti i suoi siti in termini di efficientamento energetico, quindi facendo un monitoraggio, costituendo un energy manager, con un energy team, che facessero efficientamento energetico, visto che uno degli elementi dell’efficienza, considerato che questi costi finiscono in tariffa, è quello di ridurre costi inefficienti, che in particolar modo si pagano quando abbiamo siccità e, quindi, quando abbiamo un maggiore impatto di prelievo di acqua da falda.

    Il risparmio idrico credo che sia una sfida di tutti, della Regione e degli enti locali. Coinvolge anche come si pensa e come si progetta un’abitazione, perché come l’antisismico è un risparmio energetico, così il risparmio idrico è un ulteriore elemento da considerare, da incentivare e da premiare, considerando che l’Italia è uno dei Paesi dove la proprietà immobiliare è un valore, è un elemento di ricchezza diffuso, ma gran parte di questo patrimonio immobiliare è invecchiato, per cui andrebbe sostenuta un’azione in questo senso e, di conseguenza, il risparmio idrico è uno degli elementi che andrebbe incentivato.

    Al di là delle buone prassi di singoli cittadini che si pongono questo problema o delle azioni che fa Romagna Acque in termini divulgativi per favorire il risparmio idrico, il risultato in termini di consistente risparmio lo si otterrà in lunghi anni. Lo dico perché credo sia necessario un po’ di pragmatismo. Del resto, lo vediamo tutti: quando ci sono le crisi idriche, i sindaci emettono le ordinanze per invitare la cittadinanza, ad esempio, a fare la lavatrice la sera, a non annaffiare l’orto di pomodori o a non fare il lavaggio dell’auto, ma il cittadino apre il rubinetto, fa scorrere l’acqua e si dimentica dell’ordinanza del sindaco. Quindi, questa è una sfida comune. Ad ogni modo, credo che Romagna Acque non possa attendere i risultati che si otterranno in anni del risparmio idrico, rischiando di lasciar senz’acqua la Romagna. Quindi, il tema della capacità di accumulo e di approvvigionamento comunque rimane. Così come il tema dei riutilizzi: non credo che vada letto o proposto in alternativa. È sicuramente un pezzo di un mix di soluzioni possibili, ma non è un’alternativa. Quindi, va considerato, ma non è un’alternativa.

    Noi, fra l’altro, non abbiamo semplicemente posto la riflessione sul tema relativo alla capacità di invasare, tema peraltro che non abbiamo aperto noi, ma l’hanno aperto anche i Governi precedenti. Il ministro Delrio ha messo risorse sugli invasi e sulla sicurezza degli invasi in particolare e anche questo Governo ha confermato questa impostazione. Quindi, non abbiamo solamente aperto il tema della capacità di invasare, che è un tema che si pone anche per l’agricoltura, e quindi la capacità di realizzare sinergie, che Romagna Acque ha realizzato, perché il CER è un Consorzio di bonifica di secondo livello, ma noi collaboriamo anche con i Consorzi di bonifica, tant’è che abbiamo con il CER una società, che si chiama Plurima, che controlla il CER ed è partecipata da Romagna Acque, approvvigioniamo anche il gruppo Amadori a San Vittore di Cesena, ecco il tema non era semplicemente quello di individuare nuove aree invasabili, ma anche di capire come gli invasi esistenti potessero integrarsi con il resto del sistema. Infatti, siamo andati a vedere, con il Consorzio di bonifica delle Marche, la diga di Mercatale, che è utilizzata dagli agricoltori per 1,5 milioni di metri cubi, ma ha una capacità di invaso che oscilla tra i 15 e i 20 milioni di metri cubi. Ebbene, questa diga può essere collegata, ad esempio, con la diga del Conca.

    Quest’anno abbiamo avuto sofferenze. La situazione del Po e, quindi, del CER l’avete seguita tutti: avevamo le falde riminesi piuttosto basse, cosa che non avevamo nel 2017, perché nel 2017 si erano ricaricate nel 2016, in particolare quelle della zona sud di Rimini, che storicamente ci dà più preoccupazioni e più sofferenze, tant’è che negli anni Novanta – non parlo di cinquant’anni fa – Romagna Acque andava con le autobotti nei Comuni della zona sud del Riminese. C’era poca acqua nella diga di Ridracoli, avevamo 20 milioni di metri cubi, ed eravamo alle porte della stagione turistica, con gli albergatori e i bagnini che investono nelle spa e nelle piscine. Quindi, per il consumo idrico noi diciamo sempre di risparmiare, di fare attenzione a non sprecare acqua, ma intanto nel frattempo la domanda di acqua aumenta, cresce. Quindi, la capacità di integrare quello che c’è con il sistema è importante. Così come la capacità di sviluppare più connessioni.

    Questo, però, non supera il fatto che, nei prossimi anni, potremmo avere dai 15 ai 20 milioni di metri cubi d’acqua in meno, localizzati e distribuiti. Quindi, il tema non è necessariamente quello di pensare a una nuova infrastruttura delle dimensioni della diga di Ridracoli, ma quello di realizzare una capacità di risposta a partire dalle sorgenti, dalle fonti locali e da aree invasabili, che possono integrare anche il fabbisogno irriguo. Quindi, abbiamo aperto una riflessione in questo senso, che magari non è detto che, per come è partita in termini di riflessione, arrivi alle stesse conclusioni. Magari dal confronto che si svilupperà nei prossimi mesi… Anche perché non ne possiamo discutere fra cinque anni. Ricordo, infatti, che il potabilizzatore che abbiamo inaugurato nel 2015 era stato deciso 10-15 anni prima. Questi sono i tempi. Per cui, la società la si fa per comprimere i tempi, in particolare quelli autorizzativi e quelli progettuali.

    Sulle perdite di rete, la Romagna ha perdite, ad esempio, sotto il 20% (sono dati forniti dal gestore Hera). Naturalmente, sulle reti occorre investire in continuo. Non si può interrompere il servizio su tutta la città. Ad esempio, Hera sta sostituendo anche le condotte in fibrocemento nella distribuzione. Sulle condotte di adduzione non ci sono perdite. Le uniche perdite che ha la diga di Ridracoli sono per evaporazione.

    Stiamo anche facendo un sistema di manutenzione preventiva e predittiva per non arrivare al punto di rottura e di sostituzione quando l’evento è accaduto, ma per fare una manutenzione programmata a partire dall’invecchiamento delle reti, perché l’Europa ci ha posto come tema quello del water safety plan, quindi fare una valutazione della qualità dell’acqua e di come la qualità delle condotte influisce sulla qualità dell’acqua. Quindi, mantenimento, manutenzione in continuo e sostituzione, andando dove c’è più vulnerabilità di rete, è possibile farlo attraverso un’azione programmata di gestione intelligente del patrimonio, considerando anche il fatto che una delle sfide che con i soci abbiamo aperto è quella di acquisire gli asset idrici delle società romagnole (Amir, SIS, Unica Reti, Team Lugo, Area Ravenna). Insomma, il patrimonio di Romagna Acque arriverà a oltre un miliardo, quindi anche la gestione patrimoniale sarà importante.

    Ma, allora, occorre aumentare i costi fissi di Romagna Acque oppure costituire una società che metta a sistema aspetti diversi, ma in grado di rispondere non solo alle esigenze di Romagna Acque, ma anche all’Autorità portuale o ai soci di Romagna Acque? Penso, ad esempio, a Ravenna Holding, a Livia Tellus, al Comune di Cesena, alla Provincia di Rimini, onde ovviamente avere in via diretta una partecipazione, perché la risposta rispetto alla mission è nel principio del in house in via diretta. Pertanto, partecipando in via diretta puoi avere, rispetto alle tue esigenze, rispetto a quello che viene scritto nello statuto, negli atti della società, rispetto alla mission, quelle risposte. Ad esempio, anche la gestione delle strade potrebbe essere un aspetto da considerare, perché una società di ingegneria può intervenire nell’ottica di ottimizzazione prevista dalla legge Madia.

    Con riferimento alla struttura nazionale, dalle informazioni in nostro possesso (a tal riguardo, il direttore saprà essere più preciso di me), a parte che credo che ogni realtà che fa grandi opere pubbliche debba avere una sua struttura dedicata, direttamente o meno, per costruire le risposte, altrimenti manca sempre un pezzo, il fatto di fare tante gare sull’attività di progettazione implica una dispersione di costi e di tempo. D’altronde, i tecnici di Romagna Acque, che potrebbero fare altre attività, sono impegnati per fare gare per singola opera. Per cui, avere una in house che direttamente ti dà le risposte che ti occorrono fa guadagnare tempo, anche anni. Quindi, rispondi alla necessità di comprimere i tempi, non ti porti i costi fissi dentro la società, anche se quei tetti che dicevo prima sono stati superati a fine giugno 2018, e al tempo stesso puoi fare sviluppo. Insomma, nasce con il piano degli investimenti che abbiamo, poi quelle che saranno le nuove opere lo vedremo rispetto ai percorsi che faremo con i soci, con ATERSIR, con i consigli locali.

    Io credo che più la struttura è vicina a chi decide – è la logica della sussidiarietà e della prossimità – più si è bravi a rispondere, perché il territorio conosce i problemi, li analizza e li studia, e può dare risposte, avendo anche le risorse che il sistema garantisce. Ad esempio, la diga di Ridracoli ha avuto bisogno del Ministero delle infrastrutture, oggi siamo in grado di autofinanziarci. Noi finanziamo opere nostre o opere di Hera, nel caso dei reflui, senza ricorrere all’indebitamento. Peraltro, la possibilità di fare anche delle rinunce sul costo del denaro perché ci autofinanziamo ha un effetto positivo sulla tariffa. Questo lo si può fare in una logica di capacità di investimento. Quando era il Ministero a dare queste risposte, si investiva mezzo miliardo nel rinnovo delle reti. Oggi siamo arrivati a 3,5 miliardi su un’infrastruttura idrica, ma andrebbero investiti 5 miliardi all’anno, perché gran parte degli investimenti e dei ritardi che ha questo Paese è in particolare sugli scarichi, sulla depurazione, sui cittadini allacciati. Quindi, grazie all’Autorità nazionale, dopo il referendum del 2011, il settore con fatica ha costruito degli equilibri, che sono fatti di razionalizzazione di società partecipate, quindi di riduzione nel numero.

    Il valore pubblico è garantito dall’Autorità di regolazione, che garantisce il cittadino consumatore, però la società deve essere efficiente. Può essere pubblica, privata o mista, ma deve essere efficiente. Non può caricare i suoi costi sui cittadini. Per cui, non basta la dimensione pubblica, e noi siamo l’esempio. Naturalmente non ci autocelebriamo, nel senso che siamo consapevoli che la storia che abbiamo ereditato ci dà responsabilità per il futuro. Questo è lo spirito con il quale operiamo. Ma il fatto di tenere assieme l’appartenenza pubblica (siamo pubblici al 100%, apparteniamo agli enti locali della Romagna) a una dimensione industriale che permette di dare le risposte, non è poco. Il problema è se si tornasse a un sistema frammentato e si arrivasse a gestioni in economia. Già i sindaci hanno il problema di governare il dissesto idrogeologico – di solito, dopo le piogge, come quelle che abbiamo visto in questi giorni, arriva il dissesto – e sono l’autorità più prossima ai cittadini a cui il cittadino si rivolge, ma sono anche coloro che devono rispondere al prefetto, al Governo quando ci sono le emergenze, e sono coloro che sono presenti sul territorio. Ecco perché è utile avere strutture che siano in grado di essere veloci, ma anche collegate direttamente al territorio.

    Questa struttura nazionale, dagli approfondimenti che abbiamo fatto, argomento su cui certamente il direttore sarà più preciso di me, risponde alla necessità di gestire il patrimonio dello Stato in termini di mantenimento degli edifici pubblici, quindi non risponde al tema infrastrutturale o alla necessità di realtà periferiche, come nel nostro caso, che si occupano di approvvigionamento idrico. Peraltro, da quello che ci viene detto, pare che avremo una responsabilità in più in futuro: chi gestisce invasi, e in Italia su 12.000 invasi 532 sono le grandi dighe, fra le quali c’è la diga di Ridracoli, sono oltre 130 i gestori e 90 coloro che gestiscono un solo invaso, avrà anche la responsabilità di regolare le piene.

    Ebbene, il tema della regolazione delle piene con l’esigenza di fare approvvigionamento idrico non sempre si sposano come necessità, perché quando tu regoli le piene, se hai un’onda di piena in ingresso, devi scaricare, però devi scaricare essendo sicuro che poi ti arriva l’acqua che ti permette di tenere l’invaso pieno, perché poi devi distribuirla ai 1,1 milioni di romagnoli, oltre che ai turisti, naturalmente. Quindi, spesso sono necessità concorrenziali. Ad esempio, la Valle del Bidente, avendo da sempre una diga che permette di fare anche regolazione da questo punto di vista, perché è una grande vasca di laminazione, non ha avuto rischi a valle e fenomeni di dissesto significativi, proprio perché aveva questo grande invaso, che io chiamo il grande gigante dormiente, che ha garantito la sicurezza in Romagna. Sono aspetti che nel 1963, dopo il Vajont, quando si iniziò a discutere di fare la diga di Ridracoli, quei cittadini non consideravano perché vinceva la paura. Quando si realizzano le infrastrutture prevale sempre la paura sulla necessità. Oggi i cittadini colgono gli aspetti positivi, perché la diga ha impedito di fare spopolamento del territorio, ha permesso di fare politica ambientale e gestione forestale per evitare l’interrimento, quindi per avere la resa dei 33 milioni di metri cubi, e ha permesso di costruire una ricchezza diffusa sul territorio, di tenere assieme l’Appennino con la costa. Il PSBO di Rimini è nato grazie a questo sistema. Quindi, abbiamo tenuto assieme le necessità dei centri urbani dell’Appennino e della costa. Abbiamo fatto fibra ottica con Lepida, raggiungendo Comuni anche lontani, dove un operatore di telefonia non sarebbe mai arrivato. Abbiamo sviluppato un’economia turistica, dando la possibilità di lavorare a giovani ragazzi del territorio, laureati, cosa che non è scontata né automatica.

    Sono sicuramente tantissime le cose che ancora sono necessarie e che dobbiamo fare, ma io credo che questa sia la strada giusta. Non la segniamo noi oggi, l’ha segnata chi ci ha preceduto, ma abbiamo la responsabilità, fra 10-20 anni, che credo sia la responsabilità che ha ciascun appartenente alle Istituzioni… La sua battuta finale la prendo in termini costruttivi.

    Noi abbiamo già una compagine societaria diversificata: abbiamo sindaci del Movimento 5 Stelle, sindaci di centrodestra, sindaci civici, sindaci del centrosinistra. Devo dire che nessuno di quei sindaci ha posto un tema di appartenenza. Forse avveniva in passato, quando c’erano dei distinguo, ma oggi, proprio perché si condividono le scelte, si arriva assieme a decidere, perché si parte dalla condivisione dei problemi e non li si mette sotto il tappeto rinviando a chi verrà dopo, proprio perché si condividono e perché oggi governo io, domani potresti governare tu, ma il cambiamento climatico e la necessità di approvvigionare l’acqua e di rispondere agli imprenditori e ai cittadini ce li abbiamo tutti i giorni. Ecco, proprio perché c’è questa premessa, non abbiamo trovato divisioni. Tant’è che è uno dei primi esempi di Area Vasta Romagna. D’altronde, il fatto di essere riusciti anche a finanziare, per 80 milioni, il PSBO di Rimini, ma venivamo dalla guerra per l’acqua tra riminesi e forlivesi, non è scontato. E questa è una ragione che non ha infrazione europea, ma perché mantiene alto il livello degli investimenti e delle infrastrutture.

    Pensiamo al modello del PSBO. Un sindaco, a pochi giorni dalla sua elezione, ha avuto il problema degli scarichi a mare: riuscire a dire “chiudiamo tutti gli 11 scarichi a mare entro il 2021” non era scontato e non era automatico. Questo perché il principio era quello del general contractor. Ecco, questo è lo stesso principio che vogliamo attuare: se dobbiamo rispondere e rispondere in tempi rapidi, ci occorrono strumenti, che la legge (Codice dei contratti pubblici e legge Madia) ci dà. Occorre avere gli strumenti. Del resto, a Roma si può andare in 500 oppure con un mezzo più veloce, alla fine si arriva comunque, ma una cosa è arrivare in poco tempo, altra cosa è arrivare in tantissimo tempo. Poi dipende da cosa ci si va a fare. Passatemi questa metafora, che però rende l’idea.

    Io non credo che questi temi siano elementi che creeranno conflitto tra i nostri soci, tant’è che oltre l’85% ha approvato la proposta. Abbiamo 30 Comuni che oggi sono al voto, e non penso che i nuovi sindaci avranno un approccio diverso da quello di chi li ha preceduti, perché tutti hanno la responsabilità, in area vasta, di far funzionare questo sistema, che è un modello. Magari su altre materie ci sono più conflitti, ci sono giustamente opinioni diverse; ma alla fine, occorre arrivare ad una sintesi, perché queste cose sono governate dal buonsenso, ma anche dalla necessità. Io non aggiungo altro. Lascio al direttore il completamento e l’integrazione.

     

    Ing. Andrea GAMBI – Direttore generale di di Romagna Acque – Società delle Fonti SpA

    Si è un po’ divagato su alcuni argomenti. Romagna Acque, è stato detto anche dal presidente, è un gestore all’ingrosso. Per l’attuale regolazione, come tutti i gestori, ha un piano degli investimenti. Al di là di ciò che verrà, allo stato attuale delle cose, oggi ha circa 53 milioni di euro di investimenti propri, fino al 2023, e oltre 120 oltre il 2023. Il problema è anticipare tutti quelli che sono oltre il 2023. Come diceva infatti giustamente il presidente, l’invecchiamento di alcune opere pone la necessità di essere tempestivi, perché noi dobbiamo necessariamente assicurare continuità e sicurezza del servizio.

    Ovviamente, questa continuità, questa sicurezza si traducono in crescita economica ed evidentemente occupazione. I nostri investimenti ricadono infatti per circa il 65% sul territorio in cui operiamo. Questo, quindi, direi che è il primo tema su cui ci dobbiamo concentrare. Veniva detto per quale motivo, quindi, una società di ingegneria: tutti i gestori, nessuno escluso, hanno società di ingegneria. Per quale motivo? Perché è uno strumento indispensabile per accelerare gli investimenti. In questo Paese, e forse è questo un tema su cui bisognerebbe lavorare con più attenzione, per realizzare un’opera sopra i 10 milioni di euro in servizio idrico ci vogliono 15 anni, che è un tempo inaccettabile per dare risposte adeguate, soprattutto in tempi di cambiamenti rapidi.

    Questa quindi è la vera necessità che ha dettato la risposta. Quanto al fatto che ci siano cambiamenti climatici e altre cose, sono elementi su cui ritornerò, ma che non hanno una ragione precisa, da questo punto di vista. La società nasce per accelerare gli investimenti, per internalizzare un processo strategico, perché la competenza, la capacità di introdurre innovazione – noi facciamo tanta ricerca –, controllo delle attività che facciamo, è il modo migliore per coniugare qualità del servizio e costi contenuti. Ricordo che la società, dal 2012, da quando è entrata la nuova regolazione, ha rinunciato a circa 37 milioni di euro di tariffa. Questo è uno degli elementi che ci consentono di essere competitivi. Quindi, la competizione, la capacità di essere efficienti, di dare risposte all’altezza è il tema che ci guida a fare ovviamente questo ulteriore passo.

    Questo quindi è il vero tema. Tutto quello che viene raccontato diversamente è un tentativo di spostare il pallino su argomenti che nulla hanno a che vedere con la nascita della società. Anche la lettura della premessa andrebbe fatta per intero, consigliere Bertani, non soltanto per singole frasi. C’è scritto chiaramente che fra gli elementi strategici della politica, di somministrazione del servizio richiamato, la fase decisiva è rappresentata dalla capacità di investimento e dalla velocità con cui questa fase si attua. Questo quindi è il tema centrale.

    Dopodiché, è chiaro che abbiamo citato anche l’altro aspetto, perché questo giustifica ancora di più: ho un problema oggi, ne avrò uno ancora maggiore domani. Aggiungo anche che ci dimentichiamo che l’Autorità ARERA, nel 2017 ha emesso una direttiva, la n. 917, che obbliga tutti i gestori ad innalzare la qualità del servizio, e li classifica dando loro un rating, all’interno di precise classi di appartenenza, proprio perché gli standard del servizio devono crescere. Questo è uno dei driver che ha consentito di passare da circa 600 milioni di euro all’anno di investimenti a oltre 3 miliardi, quando poi la necessità è molto maggiore. Come si possa quindi effettivamente raggiungere questi obiettivi, se uno non si dota di strumenti, evidentemente è cosa decisamente impossibile. Questo quindi è il tema su cui volevo intervenire.

    È evidente che con questo progetto si sono colte anche altre opportunità: la razionalizzazione delle società partecipate, questa è una norma di legge che lo ha chiesto, e anche la possibilità di creare società che abbiano una massa critica adeguata, perché nessun’altra alternativa, compresa quella di assumere internamente, che poteva essere una delle possibili soluzioni, avrebbe avuto lo stesso esito. Chiaramente, per lavorare ad alti livelli di ingegneria – come lei saprà meglio di me, perché mi pare sia un ingegnere – occorre avere strutture con una massa critica adeguata, che possano sviluppare competenze, probabilmente anche competenze trasversali. Si è scelta anche questa strada, quindi, perché probabilmente riesce ad unire una migliore capacità di servizio a costi più contenuti, cosa a cui guardiamo sempre con molta attenzione.

    Questo è il punto principale. Dopodiché, abbiamo fatto sì degli studi, ma perché li abbiamo fatti – tutti si meravigliano –? È la legge che ce lo chiede. Come gestori, le proposte di investimento devono essere fatte dal gestore, non devono essere fatte da qualcun altro. Poi ci sono altri organi che naturalmente devono approvarli, in particolare, per quanto ci riguarda, il nostro interlocutore diretto è ATERSIR, che è il braccio operativo dei Comuni. La legge infatti mette in capo ai Comuni la gestione del servizio idrico.

    C’è una pianificazione di carattere più ampio che compete alla Regione. Quindi, Piano di tutela delle acque, che contiene i bilanci idrici, in particolare, e tutte le attività di conservazione della risorsa; in più, c’è il Piano d’ambito, che stabilisce con quali strategie globali intervenire. Noi guardiamo con molta profondità alle cose che facciamo perché, ve lo ricordo, la diga di Ridracoli ha risolto il problema della Romagna, ma il processo è iniziato nel 1966 e si è chiuso nel 1982. Così anche il potabilizzatore della Standiana, che ci ha consentito di superare il 2017, è un’opera iniziata 15 anni prima del 2015. Questi sono i tempi. Noi oggi dobbiamo partire per avere fra 20, 30 anni una soluzione al problema, altrimenti, ce lo dobbiamo dire, il rischio è rimanere senza possibili soluzioni. Per cui, siccome ci stiamo accorgendo, e questa non è un novità, che il cambiamento climatico di fatto produce una riduzione disponibile in media della risorsa, ma soprattutto l’elemento più urgente, rende disponibili in tempi completamente diversi la stessa risorsa, e se voi guardate i nostri dati, vi accorgete che abbiamo un indice di frequenza degli eventi siccitosi che si sta innalzando, evidentemente, di fronte a questi cambiamenti, occorre reagire con delle possibili soluzioni, che non sono esattamente delle scelte definitive, perché come è stato detto più volte non tocca a noi fare le scelte definitive, ma tocca a noi fornire delle possibili soluzioni. E questo ci siamo limitati a fare.

    Ma ci sono tante altre soluzioni, l’abbiamo detto in tante altre occasioni. Noi parliamo delle cose che ci riguardano, non di quelle che non ci riguardano. È evidente che ci sono temi che riguardano il risparmio idrico, ci sono questioni che riguardano la raccolta delle acque piovane, ci sono tematiche che riguardano anche un diverso utilizzo, per esempio come gli acquedotti industriali, della risorsa, una gestione integrata delle risorse. Noi da anni facciamo gestione integrata con la bonifica, perché questa è la migliore risposta nel tentare di fornire a basso costo soluzioni che abbiano tra l’altro, come si usa dire in questi momenti, una forte resilienza, cioè una capacità di adattamento ai cambiamenti. Siamo quindi perfettamente d’accordo.

    Quanto al tema delle perdite, è una questione di investimenti. Lei diceva giustamente: siamo sopra, diceva, il 27. In realtà, stando ai dati calcolati così come ci chiede ARERA, che non è esattamente il dato che si leggeva prima, siamo attorno al 21%, in Romagna. Comunque sia, attenzione, c’è comunque una quota fisiologica, non è che si può recuperare tutto. C’è una quota fisiologica, lo vediamo: quando si secca il terreno, ci sono delle deformazioni imposte alle tubazioni che necessariamente producono dei danni. ARERA dice che una tubazione non può superare i 40 anni di vita utile: questo vuol dire che tutti gli anni noi dovremmo sostituire il 2,5% delle tubazioni presenti in Romagna. In Romagna abbiamo circa 27.000 chilometri di rete; vuol dire che tutti gli anni noi, solo per sostituire l’1% (che non è il 2,5) dovremmo aggiungere agli attuali investimenti, per ogni provincia, circa 10 milioni di euro. Sono quindi 30 milioni di euro che si aggiungono ai normali 40-45 di oggi. Quindi, già questo vi fa capire qual è il gap che va colmato. Questo vuol dire accelerare i processi di realizzazione, compresi quelli, ovviamente, di progettazione, senza toccare gli aspetti che riguardano i cambiamenti climatici, che hanno non solo una profondità temporale diversa, ma anche una magnitudo, in termini economici, completamente diversa.

    Veniva citata la consultazione pubblica. Questo documento è stato approvato nell’Assemblea dei soci del 19 dicembre 2018. All’inizio dell’anno noi lo abbiamo messo nel nostro sito. Non è vero che bisogna fare delle ricerche particolari per trovarlo, basta digitare su Google, che è un normale browser, “Romagna Acque società di ingegneria” e viene fuori tutto, quindi non c’è bisogno di fare grandi ricerche. E come si fa se qualcuno aveva qualcosa da dire? Noi abbiamo comunque rispettato il decreto legislativo n. 175, che è il Testo unico. Basta seguire esattamente quello che è previsto, cosa che d’altronde avete fatto anche voi, mi pare che i suoi colleghi di Forlì abbiano fatto una richiesta. In realtà hanno fatto un accesso agli atti ai sensi del TUEL, però comunque qualcun altro l’ha fatto ai sensi dell’accesso civico, quindi esistono delle regole. C’è un referente che può raccogliere le domande, quindi le cose possono essere tranquillamente richieste. La domanda è: per quale motivo non sono note queste documentazioni? Lei ci ha fatto questa domanda. Sono note ai consiglieri comunali, perché i consiglieri comunali, essendo attività riservata, possono accedere e li conoscono molto bene, tant’è che lei stava leggendo un documento che non solo è passato dai Consigli comunali, ma che poi è stato consegnato anche ai suoi colleghi di Forlì.

    Non può essere noto a tutti perché noi lo abbiamo fatto ad uso e consumo dell’ente di gestione, cioè di ATERSIR. Poi, se l’ente di gestione ci dice che questa strada non è da percorrere, noi la blocchiamo lì, non c’è bisogno di fare chissà quali cose. Quindi, nel momento in cui diventeranno ufficiali, come tutti i documenti, verranno regolarmente pubblicati e resi disponibili, perché è un obbligo di legge, ma oltre questo è anche un dovere della società.

    Quanto alla sua domanda sul perché vanno in approvazione adesso, prima delle elezioni, la risposta è che il percorso di questa società è iniziato nel luglio del 2018. Noi quindi abbiamo iniziato per tempo. Il percorso ha le sue complicazioni, formali e non, perché anche i soci devono trovare delle scelte, quindi, necessariamente, il compimento di tutti questi percorsi ha portato a questa data qui. D’altronde, nel documento che anche voi avete in mano, c’è un cronoprogramma in cui erano fissate le date, è una cosa estremamente trasparente. Chi aggiunge qualcosa lo fa per altri scopi. Quanto alla motivazione della società SAPIR, la società SAPIR è una società di ingegneria che ha sempre sviluppato la possibilità di recuperare, visto che non era considerata, nel momento in cui è nato il progetto, strategica per la stessa SAPIR. Mentre era necessaria per noi, si è pensato di poterla far diventare un contenitore che potesse unire sostanzialmente tutti i grandi progetti d’area, quindi tutte le attività concentrate nel porto, e l’esperienza di quella società è prevalentemente legata ad opere del porto, tant’è che se guardate nel progetto, era prevista la realizzazione di un’area interna alla società, tutta dedicata alle opere idriche, proprio perché non c’è una competenza diretta da questo punto di vista. Però ci sono tante altre trasversalità: per esempio, i temi ambientali, i temi strutturali, che sono ovviamente condivisibili.

    Questo anche per le ragioni che dicevo prima. La società si è voluta in qualche modo dotare di più soci proprio per generare un progetto più robusto, più forte, per il territorio, perché le ricadute sono tutte legate al territorio.

    La presenza degli enti locali nasce per la presenza di un meccanismo di scissione. La società ha infatti altre partecipazioni che non interessano né Romagna Acque né l’Autorità portuale. Viene scisso il ramo che serve, cioè quello dei servizi di ingegneria, e c’è necessariamente la presenza, proprio nel rilevare le quote che rimangono in capo, come aumento di capitale Sapir, necessariamente degli enti locali, i quali hanno fatto una scelta. In questo momento, alcuni hanno approvato a budget la scelta, ma non hanno ancora fatto la delibera. La partecipazione in società come queste, ovviamente, è fatta con lo stesso scopo per cui noi l’abbiamo fatta, cioè dare più forza all’azione locale. Questo è uno degli elementi che più di altri manca localmente.

    Per quello che riguarda poi il riferimento a questa eventuale nuova – la chiamerei così – centrale di progettazione statale, non ha ancora trovato una sua concreta attuazione. Se ne parla nella legge di stabilità, poi sono girate bozze di decreto che però io non ho mai visto completate, quindi intanto non è ancora funzionante. È un progetto che ha mille contestazioni, soprattutto dai professionisti, perché il tema è: bene, lo Stato si mette a fare progettazioni per chi? 300 ingegneri non possono progettare tutte le opere dello Stato, perché evidentemente ne nascerebbe un problema serio, così come noi non possiamo pensare di dipendere dai tempi che vengono definiti da un soggetto terzo. Da questo punto di vista quindi la scelta è stata proprio quella di andare in questa strada. Poi, se uno legge effettivamente cosa c’è scritto dal comma 160 al comma 170 della legge di stabilità, ci si rende conto che l’obiettivo non è quello di fare infrastrutture idriche, neanche infrastrutture viarie, ma edifici, scuole, cose che eventualmente hanno a che fare con la sicurezza sismica, con il contenimento dei consumi energetici, quindi attività di piccolo cabotaggio.

    Poi non è ben chiaro quali sono i servizi, se servizi di progettazione pura, perché si parla a un certo punto anche di gestione progettuale, quindi di project management: sono cose che evidentemente non hanno niente a che fare con quello che vogliamo fare noi. Aggiungo poi che questa società è funzionale al piano di riorganizzazione che il 3 agosto i soci hanno approvato. Non è stata l’unica azione che abbiamo fatto per accelerare gli investimenti, ma abbiamo creato, all’interno della società, cosa che è più strategica di altre, due aree che si occuperanno di project and construction management, perché questa è la parte più importante. Dei 15 anni medi dei tempi necessari per la realizzazione di un’opera, 8 passano fra progettazione e autorizzazioni. Quello quindi è il percorso su cui bisogna concentrarsi, perché se si vogliono ridurre i tempi, quella è l’azione che va fatta su quella parte di percorso, quindi ci siamo strutturati adeguatamente proprio per fare questo tipo di attività.

    Per quel che riguarda poi, ripeto – ha già detto molto il presidente – gli studi sugli invasi, noi non siamo il partito degli invasi, né la società degli invasi. Gli invasi servono se servono, siamo la società delle soluzioni. È evidente che un problema c’è, ma non lo diciamo solo noi, ormai è conclamato, l’ambiente scientifico lo ha assolutamente fatto proprio. Oggi cioè per far fronte ai rapidi cambiamenti di scenario climatico, occorre stoccaggio; se poi questo stoccaggio sia bacini artificiali piuttosto che altre forme, questo è un tema che si vedrà dal punto di vista tecnico.

    Lei toccava, consigliere Bertani, un problema molto importante. Aggiungo anche che l’acqua, in particolare l’energia idroelettrica, è l’unica vera fonte rinnovabile. Siccome chi si occupa di acqua è preoccupato della carenza di acqua, ma soprattutto è preoccupato dalla dipendenza energetica, perché senza energia non si fa nulla, è chiaro che questa cosa va vista anche in questa luce, cioè alla luce della possibilità di avere un’autonomia energetica, una forte indipendenza energetica. Noi abbiamo circa 47-48 milioni di costi in un anno e il costo più importante che abbiamo è quello dell’energia elettrica, che va dai 5,5 milioni ai 7 milioni di euro l’anno, nonostante, praticamente, autoproduciamo quasi il 40% dell’energia che consumiamo. Queste mi sembrano ragioni più che valide per poter poi in qualche modo proseguire nel nostro percorso, che non ha evidentemente fini speculativi, ma ha l’intento di dare, come sempre è stato fatto e com’è nella tradizione della società, grandi risposte all’area tributaria, cioè alla Romagna.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie. Ci sono altre domande? Prego, consigliere Bertani.

     

    Consigliere BERTANI

    Mi sembra che altri consiglieri non intervengano. Intanto ringrazio per le risposte, perché penso che anche sul rush finale, comunque fra tre giorni la decisione viene presa, contribuisce a rendere più chiara la discussione su questo tema. Confermo: non tutti i dubbi secondo me sono chiariti. Secondo me, lo studio sui sette invasi dovreste renderlo pubblico, dovreste coinvolgere la Regione, perché questo sgombrerebbe sicuramente il campo da tante illazioni e aprirebbe una discussione più seria: a quel punto, uno può cominciare a ragionare dell’impatto che possono avere gli invasi. Neanch’io sono del partito del “no invasi”, perché secondo me è un ragionamento che bisogna fare. Però, è un ragionamento che bisogna fare valutando tutti i pro e i contro, perché ci sono dei pro e ci sono dei contro. Uno quindi non dice no a priori, se hai sul tavolo le proposte e le alternative, perché ci sono anche le alternative. Ricordo comunque il dato del 27%, non lo dico io ma è certificato: 2017, le perdite di Forlì-Cesena, sono del 27%; nel 2010 probabilmente eravamo intorno al 20%. La gestione dell’acqua non pubblica ci porta anche a questo.

    Io in Romagna sono contento che abbiamo pubblica almeno la società di approvvigionamento, almeno quella è pubblica, il modello di governance si può discutere, però arriveremo anche lì, con la legge Daga. Ma rispetto ad altre situazioni, in Romagna almeno abbiamo questo vantaggio. Come avevo detto, quindi, non è una critica a quello che ha fatto Romagna Acque, anche in termini di gestione della diga e di tutto quello che c’è anche sulla gestione forestale, eccetera, ma era su questo percorso che rimane secondo me ancora qualche dubbio.

    Quanto al discorso della società nazionale, secondo me va approfondito, perché si parla, è vero, di edifici pubblici, ma si parla anche di beni pubblici, quindi di infrastrutture, secondo me, quindi non ricadrebbe comunque nel discorso di rallentamento o di appesantimento per fare delle gare, perché per accedere a quel servizio non è che si fanno delle gare, quindi non ci si rivolge al mercato. Quindi questo aspetto sarebbe importante.

    L’altra cosa ancora non chiara, ma adesso la chiudiamo qui perché poi abbiamo altre cose, è quella dei quattro dipendenti di Sapir, cioè del veicolo che si è scelto, che è un po’ macchinoso. Probabilmente è stato forse anche quello un aspetto non chiarissimo. Sono però comunque contento che almeno finalmente questa audizione l’abbiamo fatta, perché qualche elemento alla discussione pubblica, è agli atti, e lo pone. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie. Prego, ingegnere.

     

    Direttore GAMBI

    Per quanto riguarda i dipendenti, sono 9 i dipendenti di Sapir. Poi, in realtà, come mi hanno detto l’altra volta, loro in un secondo tempo hanno deciso di trattenersene qualcuno, non per farne attività legata all’attività portuale, ma perché hanno delle attività di manutenzione dell’esistente. Loro hanno alcuni problemi di asset management, di property management, legati al fatto che hanno molte proprietà immobiliari, quindi hanno bisogno…

    (Voci fuori microfono)

    Sì, esatto, certamente. In ogni caso, se sono 3 o 4, comunque è un nucleo importante, che comunque presidia una certa parte e comunque recuperiamo dei lavoratori che diversamente andavano a fare cose diverse, quindi direi che comunque è una cosa importante.

    Sono d’accordo su ciò che diceva: non c’è nessuna preclusione a valutare soluzioni alternative, perché evidentemente sono importanti i confronti da questo punto di vista, quanto le decisioni, però, perché non deve essere questa una ragione per dilatare i tempi decisionali, perché non ne abbiamo tanto davanti.

    Aggiungo anche che l’altro aspetto significativo è quello di riuscire a comprendere effettivamente quale potrà essere la posizione, ed è una delle ragioni per cui l’abbiamo tenuta ferma, perché non vogliamo invadere campi di altri. Se non c’è un progetto strategico che nasce e che in qualche modo favorisce queste cose, a quel punto lì è inutile portarlo a galla. Quindi, proprio per quello, lo dicevo quando sono intervenuto prima: la Regione deve fare il PTA, il Piano di tutela delle acque che contiene i bilanci, deve fare, anche attraverso Atersir, il Piano d’ambito, che definisce quali sono le necessità nell’arco dei prossimi trent’anni. Noi quindi abbiamo voluto fornire uno strumento di valutazione, e in questo senso è stato il nostro contributo.

    Nel momento in cui, su questo potete stare tranquilli, verrà ufficialmente portato all’interno di un percorso pubblico, non ci sarà nessun problema a precisarlo. Tuttavia, riteniamo che in questa fase non siamo noi che dobbiamo in qualche modo gestire questo tipo di informazione, quindi saremo comunque aperti alla discussione, senza nessun problema, avremo magari molte occasioni per potere affrontare. Raccomando una grande sensibilità perché siamo in un momento delicato: le decisioni vanno prese, perché il rischio poi è quello di non avere le soluzioni nel momento in cui queste saranno necessarie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Perfetto.

    (Voci fuori microfono)

    Certo, grazie mille. Io direi di chiudere questo oggetto, così chiudiamo anche lo streaming, grazie.

     

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