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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 22/07/2019 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 26

    Seduta del 22 luglio 2019

     

    Il giorno 22 luglio 2019 alle ore 15,00 è convocata in udienza conoscitiva, con nota prot. n. AL.2019.17237 del 17/7/2019, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    3

    assente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BAGNARI Mirco

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    assente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Fratelli d’Italia

    3

    assente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    assente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    6

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    assente

    PRODI Silvia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SASSI Gian Luca

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    2

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

     

    È presente la consigliera Francesca MARCHETTI in sostituzione di Paolo CALVANO.

     

    Sono altresì presenti la consigliera Luciana SERRI (PD) e l’assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità Emma PETITTI.

     

    Presiede la seduta: Roberto POLI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli


    UDIENZA CONOSCITIVA

    sull’oggetto:

     

    8592 -Proposta recante: "Documento di economia e finanza regionale DEFR 2020 con riferimento alla programmazione 2020-2022". (Delibera di Giunta n. 1064 del 24 06 19)

     

    partecipano

     

    Antonio

    Amoroso

    Segretario regionale CISL

    Letizia

    Arcuri

    Sindacato USB

    Mirto

    Bassoli

    Segretario regionale CGIL Emilia-Romagna

    Mario

    Bernardi

    Segretario Associazione Bancaria Italiana

    Ernesta Angela

    Bevar

    USB Pubblico impiego - scuola

    Alessia

    Corsi

    USB Pubblico impiego - scuola

    Rosalia

    Curigliano

    CNA Emilia-Romagna

    Marco

    Pasi

    Confesercenti Emilia-Romagna

    Piero

    Peri

    Responsabile CIA Emilia-Romagna – Tavolo regionale per l’imprenditoria

    Roberto

    Rinaldi

    Segretario UIL Emilia-Romagna e Bologna

    Tino

    Vaccari

    Segreteria regionale Confartigianato

    Giuseppe

    Vischetti

    Confindustria Emilia-Romagna

    Milena

    Zanna

    Vicesindaco del Comune di Valsamoggia

    Francesco

    Zanoni

    Responsabile Sviluppo Economico Confcooperative Emilia-Romagna

     

    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    Presidente Roberto POLI – Vicepresidente della Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali

    Buon pomeriggio, direi che possiamo iniziare i lavori della I Commissione. Abbiamo prima un adempimento di Commissione da assolvere, che è la nomina del relatore in relazione all’oggetto in illustrazione oggi. Propongo come relatore del DEFR della maggioranza il collega Bessi. Metto la proposta in approvazione: favorevoli? contrari? astenuti? La nomina è approvata. Il relatore della minoranza ci verrà segnalato a tempo debito.

    Ringrazio l’assessore Emma Petitti per la sua presenza. Procediamo, quindi, con l’esame dell’oggetto 8592: proposta recante “Documento di economia e finanza regionale DEFR 2020 con riferimento alla programmazione 2020-2022”, approvato con delibera di Giunta n. 1064 del 24 giugno 2019.

    I lavori di oggi sono organizzati, essendo un’udienza conoscitiva, nel classico dei modi in cui si sviluppano le udienze conoscitive: ci sarà l’illustrazione dell’assessore Emma Petitti, poi lasceremo lo spazio per gli interventi dei nostri ospiti. Dopodiché, ovviamente, se ci saranno alcune risposte o alcune valutazioni da fare, di nuovo l’assessore Emma Petitti potrà rispondere. Pertanto, senza perdere altro tempo, darei la parola all’assessore.

     

    Assessore Emma PETITTI – Assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità

    Grazie. Come si ricordava, presentiamo il DEFR 2020, che è il sesto e l’ultimo di questa Amministrazione dal suo insediamento. È un documento per noi molto importante, perché è stato introdotto dal decreto legislativo n. 118 del 2011, testo che punta ad armonizzare i bilanci pubblici, che sappiamo è l’omologo, a livello regionale, del Documento di economia e finanza nazionale. Proprio alla luce di quello che è il principio di armonizzazione, con il DEFR andiamo a contraddistinguere tutta la programmazione che avviene anche a livello regionale e locale, infatti costituisce il documento di riferimento per la programmazione delle Autonomie locali, dei nostri Comuni, dei cosiddetti DUP, e possiamo anche già dire che, come è accaduto con il DEF nazionale, quando nel 2018 il precedente Governo aveva deciso di non elaborare lo scenario programmatico del DEF per dare la possibilità al Governo che si sarebbe insediato di costruire il suo, anche noi abbiamo, con questo Documento di economia e finanza relativo al 2020, deciso di fare soltanto una parte (non ha tutta la parte programmatica), una parte importante, che analizza tutti gli scenari economici e finanziari.

    Per l’Emilia-Romagna il DEFR non è soltanto un documento di programmazione delle politiche regionali, ma con questo documento vogliamo gettare le basi e i presupposti per il controllo strategico, legato alla misura degli impatti prodotti dall’azione di Governo di questa Regione. Sappiamo che abbiamo alle spalle già tre esperienze di rendicontazione del DEFR importanti per le annualità 2015, 2016 e 2017 e anche con quei documenti di economia e finanza abbiamo sempre dato corpo a questa funzione di supporto al controllo strategico.

    Sempre alla luce di quella che è un’esigenza, che noi riteniamo essenziale, di trasparenza e lealtà verso i portatori di interesse della nostra Regione, che sappiamo essere Enti locali, associazioni, sindacati, tutte le forze economiche, sociali e istituzionali di questo territorio, in luglio sarà messa a punto anche la relazione sul controllo strategico di questa legislatura. In altre parole, le politiche e il loro grado di attuazione e di realizzazione saranno oggetto di valutazione, andando a sviluppare in pieno e nel dettaglio proprio il programma sul controllo strategico, che è contenuto nella determina n. 4639, che fa riferimento al capo di gabinetto della presidenza.

    Come è organizzato questo Documento di economia e finanza regionale? È composto da tre sezioni, che descrivono il contesto in cui si trova a operare la nostra Regione.

    La prima sezione analizza gli scenari economici e finanziari, quelli internazionali, nazionali e regionali, dà conto del quadro finanziario delle risorse per le politiche di sviluppo dell’Unione europea. Sappiamo quanto impatto hanno e quanto impatto hanno avuto in questi anni rispetto alla gestione delle nostre priorità politiche.

    La seconda sezione approfondisce il contesto istituzionale relativo all’organizzazione della nostra Regione e, quindi, dà rilievo ad alcune azioni che sono state messe in campo, penso in modo particolare a quella rivolta all’occupazione con il Patto per il lavoro, penso anche a tutta quell’azione legata alla razionalizzazione delle nostre partecipate, al rilancio degli investimenti e a tutto il tema legato all’autonomia regionale.

    La terza sezione offre informazioni sul contesto più territoriale, con riferimento specifico al quadro demografico, al sistema di governo locale (le nostre Autonomie locali) e al quadro della finanza territoriale.

    Ci sono, quindi, tutti i riferimenti rispetto alle nozioni e agli elementi di economia mondiale e, ovviamente, anche al quadro legato all’andamento dell’economia a livello europeo. Noi sappiamo che a livello europeo nel 2018 il tasso di crescita del PIL è passato da 1,8 a 2,3 rispetto al 2017, quindi c’è stata una crescita dello 0,5. Hanno pesato su questo contesto sicuramente l’incertezza negli sviluppi della Brexit (peraltro, siamo ancora in una fase di definizione), ma anche i cali del commercio estero e della domanda interna, soprattutto sul fronte degli investimenti.

    Per quanto riguarda, invece, il contesto economico nazionale, il PIL del nostro Paese nel 2018 è cresciuto di uno 0,9 in termini reali, contro l’1,5 del 2017. Per il 2019 il DEF nazionale prevede un ulteriore calo del tasso di crescita del PIL, che si dovrebbe attestare quest’anno allo 0,2, per poi riportarsi nel 2020 ad una crescita ulteriore, fino ad uno 0,8.

    Per quanto riguarda il contesto dell’economia regionale, noi sappiamo che l’economia in Emilia-Romagna continua a realizzare performance importanti, che sono sistematicamente migliori rispetto a quelle nazionali. Per il 2018 viene stimata una crescita del PIL a livello regionale pari all’1,4%, che fa dell’Emilia-Romagna la prima Regione italiana per crescita, insieme alla Lombardia. Sappiamo che l’export è tradizionalmente un punto di forza dell’economia della Regione Emilia-Romagna. In questa dinamica legata alle esportazioni, malgrado abbia risentito un rallentamento la domanda mondiale, ha comunque registrato un aumento notevole. Parliamo, infatti, di un 5,7% rispetto al 3,1%, che è il livello nazionale.

    Per noi, come per tutti gli atti più importanti strategici della nostra Regione, anche rispetto al Documento di economia e finanza regionale, ha avuto e ha una rilevanza notevole l’ascolto, il confronto con tutti gli interlocutori del nostro territorio regionale. Infatti, abbiamo avuto la possibilità in questi mesi di confrontarci anche su quella che è stata la fase ulteriore, che abbiamo affrontato con la costruzione di questo programma. Credo sia importante anche mettere in luce che la nostra Amministrazione, partendo proprio dal programma di mandato del presidente Bonaccini, che è stato definito nel gennaio 2015, è andata costruendo un’architettura strategica (ogni anno è stato aggiunto un tassello in più rispetto agli obiettivi di quel mandato), che vede proprio nella relazione sul controllo strategico di legislatura di fine mandato un percorso che porta comunque la nostra Regione a risultati importanti nel panorama nazionale. Questi sono evidenti non soltanto dal punto di vista finanziario, ma anche in tutti gli ambiti che fanno del nostro territorio ‒ voi sapete che il benessere e la qualità della vita di un territorio si misurano anche attraverso elementi e criteri diversi ‒ un luogo in cui la qualità della vita, quindi la vita nel suo complesso, è a livelli buoni. Crediamo che, attraverso questo programma, attraverso questo progetto, attraverso questo DEFR, si evidenzino tutti questi aspetti.

     

    Presidente POLI

    Grazie, assessore. Adesso passerei subito agli interventi. Abbiamo, al momento, due richieste di intervento. Ovviamente, se qualcuno dei nostri ospiti intendesse intervenire, c’è la segretaria della Commissione oppure può anche segnalarlo direttamente alla Presidenza. Chiamerei, quindi, il signor Roberto Rinaldi, della UIL Emilia-Romagna e Bologna.

     

    Roberto RINALDI - UIL Emilia-Romagna e Bologna

    Grazie, assessore e presidente, per aver dato l’opportunità anche alle parti sociali di analizzare il documento DEFR relativo all’anno 2020, che fa riferimento alla programmazione 2020-2022.

    Esprimerò dei pareri unitari, frutto del lavoro che è stato messo in campo con i colleghi della Confederazione italiana generale del lavoro e con i colleghi della Confederazione italiana sindacati lavoratori. Abbiamo svolto tanto lavoro con l’attuale esecutivo. Per quanto ci riguarda, abbiamo analizzato bene il documento che è stato messo a disposizione di tutti gli interlocutori. Abbiamo constatato che tante sono state le politiche messe in campo. In modo dettagliato, nelle varie tre sezioni che sono state illustrate, essendo un po’ limitato il tempo a disposizione che abbiamo, cercheremo di dare delle priorità rispetto a quanto abbiamo cercato di illustrare già in altra sede all’assessora. Abbiamo cercato di approfondire le nostre priorità che vorremmo mettere in campo e richiediamo che siano, più che altro, messe in campo per quanto concerne la gestione economica di questa regione.

    Questo confronto sicuramente rientra nel buon costume e nelle giuste relazioni concertative che, purtroppo, ultimamente non sono di moda all’interno della nostra Nazione, ma che sul territorio regionale hanno prodotto risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Dalla sottoscrizione del Patto per il lavoro del 2015, infatti, l’Emilia-Romagna si è attestata ai primi posti della classifica nazionale per competitività, per qualità del lavoro, per esportazioni e tasso di occupazione, un risultato importante che fa della stessa una delle poche Regioni ad aver agganciato la ripresa dopo la brusca frenata dovuta alla prima grande crisi economica che c’è stata nella nostra Nazione post 2009.

    Utile è stato sicuramente ‒ ed è una pratica che noi crediamo sia da mantenere viva ‒ il controllo strategico con continui meccanismi di feedback tra i risultati attesi e raggiunti, svolti con tutti i principali stakeholder. È importante fare un lavoro collegiale, perché noi crediamo che sia un valore aggiunto.

    Resta comunque ancora molto da fare, specie in ambito di legalità, ma ‒ come già preannunciato in sede di discussione dell’assestamento di bilancio ‒ il nostro obiettivo è chiaro. Un nuovo Patto per il lavoro, in vista della prossima legislatura, è uno dei primi passaggi che intendiamo mettere in campo, tenendo fermi, però, gli obiettivi dell’impegno nella lotta alla criminalità organizzata, un vero e proprio cancro che sta attanagliando l’economia, soprattutto in buona parte del settore turistico, della logistica, dell’agricoltura, di un sistema welfare che rimetta al centro le persone, di una spinta innovativa delle politiche per i giovani, di una mobilità integrata e di qualità, un potenziamento delle politiche per l’infanzia e dell’abitare, un’attenzione alla transazione ecologica, la rivisitazione delle politiche nel sociale e nel sociosanitario e un modello alternativo per l’integrazione e l’accoglienza. Queste sono le priorità che noi ci siamo dati.

    È evidente che lo sviluppo dei prossimi anni passa sicuramente da un giusto rapporto tra gli investimenti pubblici e gli investimenti privati. Negli ultimi anni, come avete ben descritto all’interno del documento, ciò ha messo nelle condizioni la Regione di competere su livelli internazionali. L’aumento delle esportazioni di un PIL all’1,4% su base annua, a differenza di quello nazionale, fermo allo 0,9, ci ha proiettato ad ambire ad una competizione extraeuropea, tenendo vivo il sogno europeo, passando per quello americano, più che altro statunitense, anche se anch’esso risulta essere in netto deficit rispetto a quello cinese, giapponese e indiano, ovvero le grandi potenze mondiali, che hanno sicuramente un prodotto interno lordo decisamente diverso rispetto ai numeri che riusciamo a esprimere a livello europeo.

    Come indicato, già in previsione del bilancio 2019-2021, risultano essere centrali gli investimenti fatti su manutenzione e messa in sicurezza del territorio. La previsione dei rischi naturali e del dissesto idrogeologico, la salvaguardia delle risorse idriche, l’andamento climatico e il rischio sismico, la rigenerazione urbana, la qualificazione dei beni ambientali e culturali, come la manutenzione del territorio, sono elementi indispensabili per poter cercare di rivedere il tutto. Pertanto, la linea adottata nella dichiarazione Regions for global sustainable development è sicuramente quella giusta, soprattutto in tema di digitalizzazione, di smart city, welfare diffuso e ambiente e clima.

    Sono e saranno i temi del futuro. Quindi, per poterli realizzare, sicuramente centrale è lo sbocco delle opere infrastrutturali, che permettono un collegamento più veloce e snello delle merci e delle persone in una Regione che è sempre più punto di riferimento non solo dell’Italia, ma di tutto il contesto europeo. Purtroppo, il blocco avvenuto per una scelta politica di caratura nazionale sta producendo una brusca frenata dell’andamento delle politiche economiche generali, soprattutto nel settore dell’edilizia, che come dimostrano i dati, è uno dei pochi settori che ancora sta arrancando. Le notizie degli ultimi giorni, però, sembrano essere confortanti. La nostra speranza è quella che non siano solamente proclami ad effetto propagandistico, ma che realmente siano d’obiettivo, così come indicato nel decreto sblocca-cantieri, sicuramente un decreto che fa fare passi in avanti per gli investimenti, ma che d’obbligo ci fa assumere delle riserve sul tema della legalità nelle pratiche degli appalti. Mantenimento, quindi, degli investimenti fatti e da fare, nelle opere centrali per il Paese, ma tenendo d’occhio la legalità.

    La legge regionale 18 del 2016 per noi è un punto fermo. È superando la precarietà, dando stabilità ai contratti di lavoro, formando al meglio le donne e gli uomini, anche quelli che sfortunatamente si ritrovano per varie cause ad essere fuori dal contesto produttivo, che però con un potenziamento delle politiche attive sul lavoro, tramite i centri per l’impiego, possono sicuramente essere recuperati. Come occorre che vedano come riferimento l’Emilia-Romagna, i giovani. Abbiamo sottoscritto, nel 2018, il “Patto giovani più”, nel quale viene sancita la centralità delle Università. La localizzazione delle quattro più prestigiose deve essere un valore aggiunto, sia per qualificare il sistema produttivo con più ricerca e innovazione, sia per incrementare il numero di giovani laureati, offrendo loro però adeguate opportunità di studio, di lavoro, di vita sociale.

    Lo stesso vale per l’ambito lavorativo. Sempre più giovani vedono nelle aziende emiliano-romagnole un’opportunità per il futuro, il tutto anche grazie alle ottime performance registrate, frutto anche di un cambiamento di passo nelle relazioni sindacali. Il potenziamento della contrattazione decentrata, con un cappello collettivo nazionale è sicuramente un valore aggiunto. Occorre pertanto aumentare gli investimenti pubblici e privati per poter rafforzare la filiera dell’abitare attraverso incrementi e riqualificazioni, a partire già dall’esistente, estendendo gli standard di qualità oltre all’ERP anche all’ERS, nei grandi agglomerati abitativi. Anche i paesi di provincia potrebbero essere una soluzione, ma per poterli rendere appetibili occorre potenziare l’integrazione modale dei trasporti, mantenendo i costi calmierati e potenziando le politiche di mobilità collettiva sostenibile, rendendo responsabili anche i soggetti economici di natura privata.

    Aprendo una parentesi sul tema, al fine di abbattere i costi di gestione per una proficua semplificazione gestionale delle aziende municipalizzate, occorre mantenere vivo l’obiettivo strategico della creazione di un’Agenzia unica regionale della mobilità, e continuare il percorso di aggregazione/fusione societarie nell’ambito pubblico. È un percorso che abbiamo iniziato da tempo, ma per noi sarebbe opportuno dare un’accelerata, anche perché ad oggi, ancora, non si sta andando verso quel tipo di percorso. Un percorso nobile, che appunto, abbatterebbe le spese di gestione delle nostre municipalizzate.

    Un altro tema sul quale poniamo massima attenzione è quello relativo al welfare diffuso. È indispensabile confermare la governance pubblica, a partire dalla programmazione, attraverso un forte ruolo di governo, regolazione e gestione dei servizi, e dei soggetti della comunità, al fine di garantire l’equità nell’accesso dei servizi ed il controllo dei livelli di qualità. Ed allora, le nostre priorità parlano di un rafforzamento delle politiche dei distretti, con forti investimenti nel servizio sociale territoriale, migliorando altresì le infrastrutture organizzative sociali particolarmente carenti in termini di personale. Tra tutti gli interventi idonei, anche quello relativo alla promozione presso i consultori ASL, di percorsi gratuiti a sostegno delle vittime di molestie e violenze nei luoghi di lavoro, e quello relativo all’assistenza degli anziani.

    In ambito sociosanitario sarà importante realizzare su tutto il territorio regionale una risposta territoriale ai nuovi bisogni sociali e sanitari attraverso la realizzazione di tutte le Case della salute. Ad esempio, si stanno dimostrando le Case della salute, attraverso la riduzione degli accessi ai pronto soccorso, con i codici bianchi, di essere molto funzionali alla riduzione del problema del sovraffollamento all’interno dei pronto soccorso. Per questo, dare un’accelerata anche da quel punto di vista per noi potrebbe essere centrale. Occorre valorizzare la medicina di prossimità, anche attraverso un rimodulato apporto professionale da parte del personale, volto a consentire l’integrazione ed il lavoro sinergico di équipe multidisciplinari. Occorre rivedere gli attuali parametri previsti di posti-letto, in virtù della proiezione di invecchiamento della nostra popolazione: qualcosina all’interno del DEFR già l’abbiamo intravista.

    Bisogna continuare con il processo di stabilizzazione dei precari, atto politico già iniziato con l’attuale Giunta.

    Infine, mi avvio alle conclusioni, valutiamo positivamente, ed è sicuramente una risposta alle nostre proposte, l’azione volta all’abbattimento delle rette dei nidi. Il tutto serve sicuramente a potenziare l’accesso dei bambini e delle bambine nella fascia 0-6 anni ad un’offerta educativa che sia pubblica. Riteniamo necessario ed utile il consolidamento di politiche atte all’integrazione e all’accoglienza diffuse, che a seguito del decreto sicurezza e del decreto sicurezza-bis, risultano essere indebolite e minate. Ciò rivitalizzando, magari, la rete regionale contro le discriminazioni, e con interventi formativi mirati sulla scia dei fondi già a suo tempo previsti per tale fine. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Grazie a lei. Ricordo anche che potete inviare alla segreteria della Commissione i testi dei vostri contributi, dimodoché oltre che nella registrazione rimarranno agli atti anche in via informatica. Adesso inviterei Ernesta Angela Bevar, dell’Unione sindacale di base pubblico impiego, a cui chiedo di portare le proprie valutazioni e considerazioni.

     

    Ernesta Angela BEVAR - Unione sindacale di base, pubblico impiego

    Vi ringraziamo dell’invito. Sarà un intervento breve. Ci riserviamo di inviarlo via e-mail un po’ più dettagliato. Pensiamo che sia necessario, di fronte a un documento di bilancio, deliberato, proposto nella delibera della Giunta regionale recente, di mettere in evidenza, in queste occasioni, alcuni aspetti critici che ci premono particolarmente come organizzazione sindacale. Ovviamente, valutiamo positivamente quanto detto dal rappresentante della UIL prima sulla questione dei nidi, però ci sono tanti aspetti che ci preoccupano notevolmente.

    Riteniamo che il DEFR dell’Emilia-Romagna risenta del clima preelettorale, che abbia le caratteristiche di un manifesto di rivendicazione di un presunto buon governo del territorio, in cui si mettono sotto i riflettori, però, quasi esclusivamente gli elementi di tenuta, minimizzando invece le criticità anche conseguenti le scelte o le omissioni delle politiche regionali. In questa legislatura, più che correzioni di rotta, avremmo avuto bisogno di inversioni di rotta sui grandi temi e sulle crescenti contraddizioni che si stanno riversando sul territorio emiliano-romagnolo e sui settori popolari. Ma la direzione strategica è rimasta immutata e ovviamente ossequiosa di regole di bilancio e programmazione determinate a livello europeo.

    Come saprete, la nostra organizzazione sindacale è l’unica a ritenere questi vincoli, voluti dall’Unione europea e inseriti nella Costituzione italiana all’articolo 81, modificato dal Governo Monti nel 2012, totalmente antidemocratici e antisociali. Sono espressione, secondo noi, di politiche ordo-liberiste, che mettono al centro logiche di profitto e di speculazione a scapito però di diritti e tutele sociali. È un condizionamento che si riproduce anche nelle scelte di allocazione delle risorse dell’Unione europea, destinate al nostro territorio.

    Se la nostra Regione si distingue per il grado di competitività internazionale e di crescita dell’export e dell’occupazione, allora dovremmo anche chiederci seriamente quali sono, però, i costi sociali di questa competitività e cosa comporta, nelle sue conseguenze, per i lavoratori e per i ceti popolari. Un export per larga parte legato a un modello di subfornitura e dipendenza verso filiere internazionali con prevalenza tedesche e francesi che ha però una conseguenza significativa nella fragilità strutturale delle nostre aziende, nel sostenere eventuali cicli negativi dei settori produttivi di questi Paesi, cosa che vediamo puntualmente verificarsi anche in tempi più recenti.

    L’impatto di queste politiche sull’occupazione dovrebbe essere evidente, ed è sotto gli occhi di tutti: i livelli di precarietà sono insostenibili e il lavoro povero è sempre più diffuso, anche in Emilia-Romagna, come si può facilmente notare dalle numerose proposte di lavoro sottopagate, che sono alle cronache dei giornali quasi settimanalmente. Se l’occupazione cresce, con essa aumenta anche, però, la mancanza di vere tutele e la svalutazione del lavoro: dal sistema degli appalti e subappalti della logistica a Piacenza, fino allo sfruttamento del lavoro stagionale e irregolare nella Riviera romagnola.

    Il tanto celebrato Patto per il lavoro, del quale non siamo firmatari, ha accompagnato questo processo in una logica collaborativa tra sindacati, padronato e istituzioni locali. Dovrebbe chiamarsi Patto per le imprese, vista la centralità data ai soggetti privati nei processi di innovazione e nel costante richiamo a una presunta necessità di grandi opere inutili che vengono progettate in nome dello sviluppo devastante, anche a scapito della tutela ambientale e del territorio. È in questo contesto che noi registriamo la chiusura, o la crisi, con cassa integrazione, di siti produttivi, ma anche la mancanza di ammortizzatori sociali adeguati ai casi che si presentano di volta in volta, come accade nella riduzione dei servizi per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, che riteniamo siano da ripensare totalmente al di fuori di ogni logica di profitto e di ghettizzazione, e non da smantellare, come è accaduto di recente anche a Bologna.

    La decisione di mettere ingenti risorse del bilancio sulle politiche di genere, ma vincolandole a progetti di collaborazione tra pubblico e privato, rivela la reale finalità di un’Amministrazione pubblica che, da una parte, vuole deresponsabilizzarsi e, dall’altra parte, interviene esclusivamente sul piano culturale, senza manifestare una reale volontà politica di incidere sulle condizioni materiali, che sono, invece, la causa del gap salariale tra uomini e donne anche nella nostra regione, e determinano discriminazioni di genere e costringono le lavoratrici al part time involontario, allo smart working e al lavoro sfruttato.

    Ricordiamo le iniziative politiche e, ahinoi, sindacali che si sono svolte in questi anni, in cui si è voluto sostenere l’ossimoro della tutela ambientale, compatibile però con cementificazioni, consumo del suolo, attività estrattive e inceneritori. Questo nella regione della Pianura Padana, che nel 2017 il Ministero della salute ha dichiarato essere la zona più inquinata d’Europa, più della Terra dei fuochi. Se si vuole davvero creare lavoro di qualità e socialmente utile, allora la Regione Emilia-Romagna e i suoi amministratori dovrebbero, secondo noi, puntare sul rilancio dei servizi pubblici, sulle necessarie opere di manutenzione del territorio e sul recupero del patrimonio immobiliare pubblico. Anche per quanto riguarda la coesione economica, sociale e territoriale, è da sottolineare che, in questi anni, sono cresciute le disuguaglianze territoriali interne alla regione e tra le varie fasce della popolazione, con un impatto particolarmente pesante sui più giovani. Su questo ci sarebbe da fare un coraggioso approfondimento analitico tra le varie province, invece di interpretare in modo orientato solo i dati economici e sociali complessivi della regione.

    Un approfondimento e una riflessione meriterebbe anche l’impatto che i processi di turistificazione stanno avendo sui territori, sulle città e sui processi di gentrificazione nei principali centri cittadini. È in tali contesti di crisi di sistema e di cedimento della coesione sociale che trovano spazi crescenti proprio le organizzazioni criminali, che si sono insediate con profitto nei nostri territori, come ha dimostrato di recente il processo Aemilia e le inchieste più recenti.

    I processi di privatizzazione e aziendalizzazione del welfare, dai servizi sociali alla sanità, non hanno fatto che aumentare disuguaglianze e precarietà, con un privato e un privato sociale che si sono sviluppati in maniera parassitaria rispetto al settore pubblico, beneficiando di notevoli finanziamenti, che non sembrano di pari passo produrre un miglioramento della qualità del servizio e un maggiore beneficio per i lavoratori.

    La stessa delibera regionale sull’edilizia residenziale pubblica si configura come l’ennesimo smantellamento del diritto all’abitare, snaturando così la funzione che ha avuto fino ad oggi l’edilizia popolare, nonché erodendo la base concreta del diritto alla casa come parte del salario indiretto delle lavoratrici e dei lavoratori.

    Stessa sorte è toccata alle società partecipate, con la cessione delle quote pubbliche ad aziende private. La conferma della scelta del modello Hera per le società più strategiche non solo determina una distrazione delle reali responsabilità sociali verso logiche puramente aziendali e di mercato, ma influisce anche sugli stessi Enti locali, che vengono svuotati delle proprie competenze, in cambio di dividendi cospicui, utili a rimpinguare le tasche di privati ed Enti locali, a scapito, però, del servizio offerto al cittadino, che è oggetto agli aumenti delle tariffe, come si è verificato di recente a Bologna per i trasporti pubblici. Il contesto in cui l’insieme dei servizi pubblici locali è affidato tramite gare non sembra essere, a tutti gli effetti, un vantaggio economico né per i cittadini né per i lavoratori.

    Sul tema del trasporto pubblico locale, nonostante il Patto per il trasporto pubblico regionale e locale 2018-2020, che come organizzazione sindacale abbiamo sottoscritto, il rinnovo dei mezzi di trasporto procede a rilento, le condizioni di lavoro non migliorano e si conferma l’uso di appalti e subconcessioni; il trasporto dei pendolari, specie per quanto riguarda il trasporto ferroviario, risulta penalizzato, il tutto mentre aumentano i prezzi dei biglietti.

    Sottolineiamo, infine, la nostra posizione di completa contrarietà al processo di autonomia differenziata, che, se attuata, sarebbe in totale contrasto con vere politiche di coesione sociale sia a livello nazionale sia a livello regionale. Se autonomia differenziata significa avere più competenze per continuare a fare “meglio” quello che si è fatto fino ad oggi, il nostro giudizio non può che essere negativo e di estrema preoccupazione sull’impatto sociale di questo assetto di governance, dall’ambiente alle infrastrutture, dalla scuola alla tutela della salute. Ogni passaggio di questo percorso di autonomia differenziata ci appare fortemente preoccupante, se solo si pensa alle conseguenze createsi con la riforma delle Province, che stiamo ancora pagando, e il pasticcio del referendum costituzionale, fortunatamente fallito.

     

    Presidente POLI

    La ringrazio. Io non avrei altre richieste di intervento, chiedo però se tra i nostri ospiti ci sono altri interessati a intervenire. Se non ce ne sono, darei la parola all’assessora Emma Petitti, per una nota conclusiva di questa audizione.

     

    Assessore PETITTI

    Grazie. Desidero fare alcune precisazioni su alcune questioni che sono emerse dagli interventi.

    Innanzitutto mi sento di sottolineare che nella nostra regione, come è testimoniato dai numeri, il tasso di disoccupazione è in costante calo e il confronto con la media nazionale ci porta a 5,9 punti di differenza, che sono punti di differenza in positivo per noi, e che il tasso di occupazione è addirittura migliore di quello medio degli Stati membri dell’Unione europea. Questi sono dati oggettivi, rispetto ai quali credo sia necessaria una valutazione e una presa d’atto obiettive.

    È stato, inoltre, richiamato il tema legato alle società partecipate. Anche qui mi sento di sottolineare alcuni passaggi per noi importanti. Con la messa in liquidazione del ramo di azienda di FBM, che non è confluito in ERVET, abbiamo permesso che il processo di rivisitazione di tutte le società in house sia passato da 7 a 4. Ancora, Lepida e CUP 2000 si sono poi fuse; in ERVET, ASTER ha seguito, e a seguito di fusione hanno dato vita a un nuovo soggetto, che sappiamo essere ART-ER.

    Ritornare su questo tema ci serve per dire che questo è stato un processo che riteniamo significativo sia sul versante dell’organizzazione e della semplificazione di quelli che sono i servizi offerti da queste società partecipate, sia sul versante dell’obiettivo e della finalità di un’efficienza delle politiche programmatiche che vengono messe in atto in funzione degli stessi territori.

    Detto questo, proprio nell’ottica con cui costruiamo tutti i nostri documenti programmatici e politici, e il Documento di economia e finanza regionale ha, come abbiamo ricordato all’inizio, una funzione di controllo strategico e anche di valutazione dell’impatto delle nostre politiche sui territori enorme, riteniamo che ogni intervento, ogni sollecitazione, ogni analisi in tal senso sia fondamentale.

    Ci tengo, comunque, a sottolineare che, anche in questo caso, il confronto con tutte le parti più attive della nostra regione ci ha permesso anche di migliorare e di fare delle valutazioni, che poi negli anni sono state riportate nei documenti di economia e finanza regionale. Per questo, ringrazio per ogni tipo di contributo che ci è stato fornito. Grazie.

     

    Presidente POLI

    Ringrazio l’assessore e tutti voi. Buon proseguimento di giornata.

     

     

     

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