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Legislatura XI - Commissione III - Resoconto del 26/11/2020 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 24

    Seduta del 26 novembre 2020

     

    Il giorno 26 novembre 2020 alle ore 13,00 è convocata, con note prot. n. AL.2020.23832 del 19/11/2020 e n. AL.2020. 24038 del 20/11/2020 presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, ambiente, mobilità, in udienza conoscitiva e a seguire  in seduta ordinaria, che si svolge in modalità “mista”, cioè con la presenza, in sede, del Presidente, del Vicepresidente Emiliano Occhi, e dei seguenti membri dei Gruppi assembleari:  Lia Montalti (PD), Michele Facci (Lega), Igor Taruffi (ERCEP), Silvia Piccinini (M5S), Marco Mastacchi (RCPER), nonché degli altri partecipanti in via telematica ai sensi della deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 3 del 27 marzo 2020.

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    CALIANDRO Stefano

    Presidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    OCCHI Emiliano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    6

    presente

    ROSSI Nadia

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    6

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    BULBI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    COSTA Andrea

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    4

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FACCI Michele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    FELICORI Mauro

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    assente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LISEI Marco

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    assente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    RAINIERI Fabio

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    assente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    E’ presente la consigliera Francesca MALETTI in sostituzione del consigliere Luca SABATTINI (PD) 

     

    Sono altresì presenti la consigliera Marcella Zappaterra (PD), Irene PRIOLO (Assessore all'ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile) e Barbara LORI (Assessore alla montagna, aree interne, programmazione territoriale, pari opportunità).

     

    Partecipano alla seduta: Gianluca Rusconi (VicePresidente Confindustria Emilia-Romagna), Fabrizio Pizzorni (Segretario di Federidroelettica), Isidro Pescador Chamorro (Resp.le Nazionale Enel Green Power), Massimo Sessego (Enel Green Power), Carmina Toscano (Ufficio Legale Enel Produzione) e Paolo Taglioli (Direttore Generale Assoidroelettrica).

     

    Presiede la seduta: Stefano CALIANDRO

    Assiste il segretario: Enzo Madonna

    Funzionario estensore: Angelo Baratelli


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    Il presidente CALIANDRO. Buongiorno a tutti.

    Iniziamo con l’appello.

    Occhi Emiliano. C’è il consigliere Occhi? Ancora non è collegato.

    Rossi Nadia. C’è Nadia Rossi? Eccola. Buongiorno.

    Bessi Gianni. Al momento non c’è.

    Bondavalli Stefania.

    Bulbi Massimo.

     

    BONDAVALLI. Presidente, non so se...

     

    Il presidente CALIANDRO. Sì. Adesso ho registrato la sua presenza.

     

    BONDAVALLI. Grazie.

     

    Il presidente CALIANDRO. Bulbi Massimo è arrivato per caso? L’avevo visto prima. Eccolo. Buongiorno.

    Castaldini Valentina.

    Costa Andrea.

     

    COSTA. Buongiorno, presidente.

     

    Il presidente CALIANDRO. Buongiorno.

    Consigliere Bessi? Bene.

    Daffadà Matteo.

    Intanto ci ha raggiunto il consigliere Occhi in presenza. Buongiorno.

    Delmonte Gabriele. No.

    Fabbri Marco, presente.

    Facci Michele. Non c’è.

    Felicori Mauro.

    Gibertoni Giulia.

    Lisei Marco.

    Mastacchi Marco. Non c’è.

    Potete chiamare Mastacchi e Taruffi? Sono i relatori e dovrebbero presenziare. Sollecitateli. Magari si sono trattenuti.

    Mastacchi Marco al momento non c’è.

    Montalti Lia.

    Pelloni Simone.

    Piccinini Silvia.

    Pigoni Giulia.

    Pompignoli Massimiliano.

    Rainieri Fabio.

    Il consigliere Sabattini è sostituito dalla consigliera Maletti. C’è Francesca Maletti? Eccola. Buongiorno.

    Tagliaferri Giancarlo.

    Taruffi Igor.

    Zamboni Silvia. Niente.

    Procedo con il secondo appello.

    Chiedo alla Segreteria se il relatore Taruffi c’è.

     

    (interruzione: “Taruffi sta scendendo”)

     

    Il presidente CALIANDRO. E Mastacchi?

     

    (interruzione: “Adesso lo chiamo”)

     

    Il presidente CALIANDRO. Grazie.

    Secondo appello.

    Castaldini Valentina, assente.

    Delmonte Gabriele, assente.

    Facci Michele, assente.

    Felicori Mauro, assente.

    Gibertoni Giulia, assente.

    Lisei Marco, assente.

    Mastacchi Marco, assente.

    Montalti Lia è arrivata in aula.

    Pelloni Simone, assente.

    Piccinini Silvia, assente.

    Pigoni Giulia, assente.

    Pompignoli Massimiliano, assente.

    Rainieri Fabio, assente.

    Tagliaferri Giancarlo, assente.

    Taruffi Igor al momento è assente.

    Zamboni Silvia, eccola.

     

    Ricapitolando, in questo momento mi manca il relatore di maggioranza della legge, consigliere Taruffi, che avete sollecitato già. Il primo intervento è del consigliere Taruffi, che deve aprire la seduta.

    Comunico agli altri consiglieri che si fossero collegati e non fanno parte della Commissione che possono dare atto della loro presenza scrivendo nella chat.

     

    Esame abbinato dei seguenti progetti di legge:

     

    1905 -Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Disciplina delle assegnazioni delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e determinazione dei relativi canoni". (Delibera di Giunta n. 1474 del 26 10 20)

    Testo base

     

    1869 -Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: “Disposizioni in materia di assegnazione di concessioni di grande derivazione ad uso idroelettrico”. (29 10 20)

    A firma del Consigliere: Mastacchi

     

    (Relatore consigliere Igor Taruffi – Relatore di minoranza consigliere Marco Mastacchi)

     

    Il presidente CALIANDRO. L’oggetto di oggi è un’audizione richiesta dal relatore di maggioranza, Taruffi, che stiamo sollecitando che ci raggiunga in aula, relativa al progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disciplina delle assegnazioni delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e determinazione dei relativi canoni”.

    Sono collegati da remoto i rappresentanti di Confindustria, FederIdroelettrica, Assoidroelettrica e Enel Green Power. È presente in sala l’assessore Priolo unitamente ai collaboratori dell’Assessorato.

    Darei la parola al consigliere Taruffi, in qualità di relatore di maggioranza.

    Prego, consigliere Taruffi.

     

    Il consigliere TARUFFI. Grazie, presidente.

    Ci troviamo di fronte a un progetto di legge che in Commissione abbiamo già avuto modo di discutere, sia attraverso l’illustrazione dell’assessore Priolo per conto della Giunta ‒ ricordo, ovviamente, che è un progetto di legge d’iniziativa della Giunta ‒ e anche, successivamente, attraverso il dibattito, la discussione che abbiamo avuto nella seduta successiva, attraverso l’illustrazione che abbiamo svolto sia io che il consigliere Mastacchi.

    Oggi, con questa udienza conoscitiva, l’obiettivo principale è quello di ascoltare gli ospiti esterni, accogliere le osservazioni e cercare di confrontarci su un testo che, per quanto ci riguarda, riveste una significativa importanza e che ripercorro velocemente, anche perché so che sia i commissari sia gli ospiti esterni hanno avuto modo di visionarlo e di approfondirlo. È nostra intenzione ‒ come ho detto ‒ aprire un confronto. Quello di oggi per noi è un appuntamento non solo formale, ma sostanziale di lavoro per cercare di capire e ascoltare pareri e valutazioni anche di soggetti esterni all’aula.

    L’ambito normativo nel quale ci muoviamo ‒ come è stato ricordato ‒ trae origine da iniziative legislative assunte a livello nazionale dal 1999, con l’introduzione, sostanzialmente, della concessione come strumento per individuare e affidare la gestione delle grandi derivazioni idroelettriche, a far data soprattutto dal decreto legislativo del febbraio 2018, che ha sostanzialmente posto in capo alla Regione e alle Regioni la facoltà di predisporre modalità, procedure attraverso le quali individuare il concessionario, quindi predisporre la gara per affidare le concessioni.

    Sostanzialmente, il corpo legislativo del testo che abbiamo di fronte di questo si occupa, definendo le procedure, le modalità attraverso le quali nel 2029... Noi sappiamo che la concessione ‒ perché parliamo di un concessionario unico ‒ scade il 1° aprile 2029. Da qua la legge individua e fissa alcuni passaggi fondamentali che devono essere svolti in ordine sia ai temi di manutenzione che di programmazione degli interventi per la manutenzione degli invasi delle grandi derivazioni. Ricordo che in Emilia-Romagna ‒ come sappiamo ‒ sono nove gli oggetti di cui stiamo parlando. La legge predispone il percorso che ci accompagnerà da qui al 2029, definendo i compiti a cui devono attenersi il gestore, da un lato, e la Regione, dall’altro, in termini di vigilanza e controllo su quello che viene richiesto all’attuale concessionario. L’altro tema fondamentale è quello dell’introduzione del canone. Si prevede che già a partire dal 2021 debba entrare in vigore. Quindi, c’è la definizione dell’entità di quello che viene individuato come canone e la modalità attraverso la quale dovrà essere erogato.

    Ovviamente, c’è anche il tema della fornitura. Tocco alcuni punti che, immagino, saranno oggetto di confronto durante questa udienza. Insieme al canone, viene definita la necessità di trasferire energia elettrica gratuita sui territori in cui insistono le grandi derivazioni. Ovviamente, c’è tutto il corpo tecnico di come dovrà essere allestita e definita la gara attraverso la quale affidare la concessione. Tra i requisiti di ammissione esistono alcuni elementi che definiscono in modo preciso anche aspetti che hanno a che fare con l’attuale concessionario, a cui viene richiesto, sostanzialmente, di rispettare alcune procedure e alcuni elementi già a partire dai prossimi mesi, definendo la programmazione dei lavori che dovranno essere svolti, come ricordavo prima, per arrivare due anni prima della scadenza della concessione ad avere un quadro preciso, in modo tale che la Regione possa, poi, svolgere tutte le valutazioni in ordine alla utilità e alla scelta sulle strutture che continueranno dopo il 2029 a essere di interesse pubblico.

    So che il testo è già noto sia ai commissari che ai soggetti esterni. Nelle disposizioni transitorie ci sono anche alcuni elementi precisi. Come ricordavo, entro sei mesi dall’entrata in vigore, il programma di interventi a cui deve corrispondere l’attuale concessionario. Insomma, le cose sono abbastanza note.

    Ci tenevo, però, in conclusione di questa breve illustrazione, di questa breve carrellata, a toccare due temi di carattere generale. Il primo. Ovviamente questo progetto di legge si inserisce in un percorso più generale che stiamo affrontando e che affronteremo anche nei prossimi mesi, come Regione Emilia-Romagna. Chiaramente abbiamo in campo una serie di discussioni che hanno a che fare con il tema energetico nel suo complesso. Penso, ad esempio, prima di ogni altro, al tema “Patto per il lavoro e per il clima”. Abbiamo la discussione sul Piano energetico regionale, che dovremo affrontare nei prossimi mesi, che, come tutti gli altri strumenti di programmazione regionale, dovrà discendere dagli obiettivi che verranno comunemente condivisi, immaginiamo con la più larga condivisione, all’interno del Patto per il lavoro e per il clima.

    Sulla base di una visione generale, più complessiva, si inserisce anche questo progetto di legge, che quindi non è un corpo che va per conto suo. La strada, invece, sta dentro un’azione più generale che, come dicevo, parte dal Patto per il lavoro e per il clima e proseguirà con gli strumenti di programmazione, a partire dal Piano energetico, che dovremo discutere e adeguare, anche significativamente, io credo, a partire dai prossimi mesi.

    Dico questo perché il confronto con tutti i soggetti portatori di interesse, il cui punto di vista, il cui elemento di valutazione per noi è prezioso e importante, questa discussione che affronteremo oggi va inserita in un più ampio ragionamento, che ovviamente vede la Regione e i vari soggetti in campo interessati da discussioni che riguardano una visione più ampia, che va anche oltre il singolo progetto di legge, che però sta in un percorso che dobbiamo definire insieme e vogliamo definire insieme, e per il quale, chiaramente, il passaggio di oggi è un passaggio importante. Tenendo anche conto che, come ci siamo detti ‒ e concludo ‒ nella precedente Commissione, il nostro obiettivo è quello di provare ad arrivare all’approvazione del testo nelle sedute previste per il 9 e il 10 dicembre. Ci sono diversi giorni ancora di fronte a noi. Avremo almeno altri due passaggi, uno in Commissione politiche economiche, in sede consultiva, e di nuovo in Commissione ambiente e territorio per l’analisi dell’articolato. Poi approderemo in aula. C’è, quindi, tutto il tempo per approfondire ulteriormente, superare eventuali diffidenze o preoccupazioni e, ovviamente stando sul merito, cercare di produrre il testo più avanzato possibile, che credo sia l’interesse di tutti, nell’esclusiva valutazione della salvaguardia dell’interesse pubblico generale.

     

    Il presidente CALIANDRO. Grazie.

    Consigliere Mastacchi, come relatore di minoranza. Se vuole, non è obbligatorio. Prego.

     

    Il consigliere MASTACCHI. Volentieri. Rapidissimamente. Più che altro per darci un metodo di lavoro. Almeno per darmi e per esternare quello che sarà il mio metodo di lavoro.

    Quando ho cominciato ad approcciare il tema di questo progetto di legge, l’ho inquadrato molto in un’ottica di sviluppo futuro, in particolare in merito a un argomento ambientale a tutto tondo. Parliamo di tema idrico, tema agricoltura, ambiente e, in particolare, energie alternative, sulle quali la Regione sappiamo che è impegnata a raggiungere dei risultati molto, molto sfidanti da qui al 2035.

    Quindi, come metodo di lavoro, appunto, considerato che il prossimo bando ci sarà nel 2029, credo sia importante avere un approccio propositivo per andare nella direzione di sviluppare il più possibile tutto l’aspetto dello sviluppo delle energie alternative. Anche perché se non si fa questo utilizzando l’idroelettrico, che a mio parere, chiaramente, è la mamma di tutte le energie pulite, si rischia di posticipare il tutto a una scadenza che è molto a ridosso del 2035 e si rischia di non avere, poi, il tempo per avere lo sviluppo di queste tecnologie.

    Noi in Regione abbiamo diverse situazioni sospese, che sono state già citate nei miei precedenti interventi. Comunque credo che, una volta consolidato, questo testo di legge ci farà inevitabilmente imboccare una strada che potrà essere favorevole allo sviluppo delle energie o meno. Come diceva prima il relatore di maggioranza, si inserisce in un percorso più generale, e su questo sono d’accordo, e non va per conto suo. Queste due frasi le faccio anche mie e le sposo.

    Credo che, dopo aver ascoltato oggi gli interventi che seguiranno il mio, dovremo avere la capacità di capire bene che cosa ci richiedono e essere in grado di sviluppare una modifica della legge che vada nella direzione di integrare la legge, appunto, perché possa andare nella direzione dello sviluppo delle energie alternative. Grazie.

     

    Il presidente CALIANDRO. Grazie. A questo punto, se non ci sono altre dichiarazioni, darei la parola agli invitati. Tra gli invitati ho Confindustria, FederIdroelettrica, Assoidroelettrica e Enel Green Power. C’è un ordine? No. Chiamo il primo. Per Confindustria c’è il vicedirettore Gianluca Rusconi. È collegato il dottor Rusconi? Eccolo. Buongiorno, ci sente?

     

    RUSCONI, vicedirettore Confindustria. Buongiorno a voi. Sì. Voi mi sentite?

     

    Il presidente CALIANDRO. Sì. Darei dieci minuti ad intervento. La ringrazio. Prego.

     

    RUSCONI, vicedirettore Confindustria. Sono io che, innanzitutto, ringrazio lei e ringrazio il consigliere relatore per aver indetto questa audizione. Come ringrazio l’assessore Priolo per la sua presenza.

    Oggi siamo chiamati a esprimerci su un provvedimento che apparentemente può sembrare un atto dovuto, attuativo di un dettato legislativo nazionale, ma in realtà riveste una valenza sostanziale, soprattutto se lo leggiamo nell’ottica delle politiche energetiche industriali che prima ricordava il consigliere Taruffi.

    Premetto che non svolgerò una disamina puntuale sul dettato normativo, perché credo che chi interverrà dopo di me avrà modo di fare i dovuti approfondimenti. Mi limito, però, in questa sede, a richiamare la vostra attenzione su alcune questioni che attengono al tema dello sviluppo delle fonti rinnovabili, quindi anche a quelli che sono tre obiettivi che abbiamo condiviso con la Regione in occasione del Patto per il lavoro del 2015 e che ci apprestiamo a condividere nella fase di redazione del nuovo Patto. Quali sono questi tre obiettivi? Il primo obiettivo è quello legato allo sviluppo di investimenti in grado di generare un riposizionamento strategico della nostra manifattura, con benefici economici, soprattutto in una fase molto delicata per la nostra economia come quella che stiamo vivendo. Il secondo obiettivo è quello legato allo sviluppo occupazionale e di qualità, altro elemento fondamentale, specie in questo momento storico. Il terzo obiettivo è quello legato allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che vorrei affrontare per primo.

    Lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresenta un obiettivo che abbiamo condiviso. Purtroppo non possiamo fare diversamente, nel senso che sono i driver che ci fornisce l’Unione europea e il Piano nazionale che è stato recentemente approvato a indicarci qual è la direttrice che dobbiamo perseguire. Quindi, se guardiamo agli obiettivi che ci siamo dati con il Piano energetico regionale, vediamo che, a fronte del 27 per cento di consumi lordi finali di energia rinnovabile al 2035, i dati a nostra disposizione forniti dalla Regione relativamente all’attuazione del PER, mi riferisco all’ultimo disponibile datato 12 novembre 2020, ci dicono che oggi siamo al 12 per cento. Se analizziamo questo dato vediamo che è fermo, sostanzialmente, da alcuni anni. Quindi, il 12 per cento verificato nel 2018 è fermo da almeno un paio di anni.

    Non entro sul nuovo obiettivo, che con la Regione stiamo cercando di condividere nel nuovo Patto per il lavoro, che pone un obiettivo ancora più ambizioso. Mi limito a fermarmi a quello che oggi ci indica il Piano energetico. Se noi analizziamo questo dato e evidenziamo, sostanzialmente, uno stallo legato allo sviluppo di queste fonti, dobbiamo chiederci quali sono le ragioni di questo stallo, a fronte del fatto che ‒ come dicevo prima ‒ abbiamo obiettivi che ci vengono indicati dall’Unione europea, dallo Stato e dalla stessa Regione. Questo stallo, a nostro modesto avviso, è frutto di una serie di provvedimenti, quindi un combinato disposto, in sommatoria l’uno con l’altro, di provvedimenti che sono stati adottati a partire dal 2015 fino ad oggi, che hanno riguardato, per l’appunto, proprio le fonti rinnovabili. Li cito in ordine più o meno cronologico, per darvi l’ordine di grandezza dell’ampia sfera di provvedimenti. Cito la delibera sugli impianti fotovoltaici, specie quelli a terra; cito quella sugli impianti eolici, quella sulle emissioni dagli impianti a biomasse e, per finire, quella del novembre scorso, a fine legislatura, sul cosiddetto “saldo zero” per impianti a biogas. Gli impianti a biogas, lo ricordo, e al riguardo cito Legambiente, quindi non una fonte Confindustria, sono al momento l’unico strumento in grado di perseguire concretamente politiche virtuose di economia circolare. I dati a nostra disposizione ci dicono che abbiamo un gap per raggiungere gli obiettivi che abbiamo condiviso di circa 2.000 megawatt. Mancherebbero all’appello non poche centinaia di megawatt, ma potenza installata significativa.

    La serie di provvedimenti che ho appena citato ha generato sul mercato una difficoltà nella realizzazione di questi investimenti. Noi tocchiamo con mano quotidianamente il problema legato al fatto che, a fronte di una condivisione, anche politica, dell’Amministrazione regionale circa determinati investimenti in questi ambiti, poi nelle varie procedure di competenza non si riescono a realizzare. Il blocco di questi investimenti porta, quindi, alla difficoltà di perseguire non solo l’obiettivo sulle fonti rinnovabili, ma anche gli altri due obiettivi che dicevo prima, quindi quello legato a una ripresa economica e quello legato anche a una ripresa occupazionale.

    Perché è importante questo provvedimento? Perché questo provvedimento, purtroppo, nonostante nelle sue finalità indichi quella di concorrere al perseguimento dell’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, a nostro modesto avviso, probabilmente non riuscirà a cogliere questo obiettivo. E non riuscirà a farlo perché ha un approccio molto stringente, tale per cui il rischio è che possa ripetersi quello che abbiamo già visto con i bandi fatti nel recente passato sul settore termale, dove purtroppo, in più di una seduta, i bandi sono andati deserti.

    Occorre provare a cambiare strategia e approccio. Occorre provare a individuare meccanismi premiali. Occorre individuare e affiancare a una regolamentazione tassativa, perché l’interesse pubblico è prevalente, anche una regolamentazione che possa consentire a chi vuole investire, sia l’attuale esercente sia futuri investitori, di portare i nuovi impianti a un numero più elevato. Se noi ragioniamo solo sulla base del fatto che oggi abbiamo nuovi impianti e la risorsa idrica è scarsa... Siamo consapevoli che non siamo alle Cascate del Niagara e siamo consapevoli che non abbiamo la quantità di risorsa idrica che hanno altre regioni, come la Lombardia o il Piemonte, ma dobbiamo necessariamente fare uno sforzo per rendere appetibile l’investimento in questo segmento, in questo settore. Diversamente, non riusciremo a cogliere questi obiettivi. Diversamente, purtroppo, quello sforzo che stiamo tutti facendo su quei tre driver che citavo prima non riusciremo a perseguirlo e perderemo un’ulteriore occasione.

    Quindi, l’invito che rivolgiamo oggi va proprio in linea con quello che diceva prima il consigliere Taruffi: non limitiamoci a esaminare questo progetto di legge solo ed esclusivamente nell’alveo dell’applicazione pedissequa di un dettato normativo nazionale in termini di modalità di bando di gara e capitolato. Anche se, peraltro, all’interno dell’articolo 14 vi sono alcuni oneri che appaiono particolarmente stringenti. L’invito che noi rivolgiamo all’aula è quello di approcciare questo provvedimento nell’ottica di fornire uno strumento che possa contribuire a crescere e a far crescere quella potenza. All’industria interessa, sostanzialmente, poter investire, poter creare occupazione e, in questo caso, poter avere energia a sufficienza a costi competitivi. Su quest’ultimo versante la Regione può fare poco, ma sulla possibilità di fornire maggiore potenza può fare molto. Vi ringrazio per l’attenzione. Chiedo scusa se ho rubato troppo tempo.

     

    Il presidente CALIANDRO. È stato precisissimo nei tempi. La ringraziamo per il prezioso contributo, di cui i relatori sicuramente terranno conto.

    Chiederei se ha intenzione di intervenire anche il dottor Pizzorni Fabrizio, di FederIdroelettrica. È collegato Pizzorni? Vedo che compare. C’è qualcuno? Leggo soltanto la parola “segreteria” e non so se corrisponde... Eccolo. Ci sente? Noi non la sentiamo ancora. Credo che debba regolare l’audio del suo microfono. No. Di solito è la rondella sul lato sinistro dello schermo, dove trova il modo in cui utilizzare il microfono.

     

    PIZZORNI, FederIdroelettrica. Adesso mi sentite?

     

    Il presidente CALIANDRO. Adesso sì, la sento. Buongiorno. Benvenuto.

     

    PIZZORNI, FederIdroelettrica. Devo alzare il volume o va bene così?

     

    Il presidente CALIANDRO. Va bene così. Buongiorno. Benvenuto. Anche a lei la raccomandazione di restare nei dieci minuti. Le do la parola.

     

    PIZZORNI, FederIdroelettrica. Sarò anche più veloce, molto meno di dieci minuti.

    Intanto vi ringraziamo per l’invito. Una breve presentazione. Noi siamo FederIdroelettrica, associazione nazionale dei produttori idroelettrici. Siamo molto marginalmente interessati da questi disegni di legge, perché tuteliamo i medio-piccoli produttori. Però, ovviamente, siccome l’argomento è di interesse, stiamo attenti a tutte le varie leggi regionali che in questo periodo le Regioni emanano.

    Sul vostro disegno di legge ‒ lo abbiamo esaminato ‒ non abbiamo particolari osservazioni da fare. L’unico chiarimento che volevo chiedere ‒ se posso già entrare nel dettaglio, così accelero i tempi ‒ è quello sull’articolo 1, comma 3, che parla degli impianti funzionali, che fanno parte di un’unica concessione, gli impianti tra loro in dipendenza funzionale, che cumulativamente determinano una potenza superiore a 3.000 chilowatt. Era l’unico aspetto del quale volevamo chiedere un chiarimento, cioè cosa intendete esattamente come “dipendenza funzionale” di questi impianti.

    Sul resto del disegno di legge, ripeto, siccome è tutto incentrato sulle grandi derivazioni, non abbiamo particolari osservazioni.

    Direi che ho finito, così faccio guadagnare tempo agli altri.

     

    Il presidente CALIANDRO. La ringrazio molto. A questo punto, abbiamo tre rappresentanti di Enel Green Power. Mi viene riferito che l’intervento principale è quello del dottor Isidro Pescador. È collegato?

     

    PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power. Mi sente?

     

    Il presidente CALIANDRO. La sentiamo, ma non la vediamo. Deve accendere la telecamera.

     

    PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power. Pensavo di averlo fatto. E adesso?

     

    Il presidente CALIANDRO. No, continuiamo a non vederla. Se preferisce, possiamo farla intervenire anche senza video.

     

    PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power. Compare il messaggio e continuo ad accettare, ma non... Le prove sono andate benissimo.

     

    Il presidente CALIANDRO. Dottor Pescador, può intervenire anche così. Non è un problema.

     

    PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power. Riprovo un attimo. Iniziamo allora. Mi scuso.

    Mi sentite?

     

    Il presidente CALIANDRO. Sì, la sentiamo. Prego.

     

    PESCADOR CHAMORRO, Enel Green Power. Innanzitutto ringrazio la Commissione per l’invito. Per noi poter dare il nostro parere su questo progetto di legge è molto importante.

    Premetto che saremo in due a svolgere l’intervento, prima io e poi una mia collega, Carmina Toscano, ma cercheremo lo stesso di restare nel tempo assegnato.

    Considerando i riferimenti al concessionario, negli interventi della Commissione dello scorso 18 novembre, prima di entrare nel merito del progetto di legge, ci è sembrato opportuno iniziare ricordando l’impegno di Enel nell’ambito idroelettrico in regione. Enel gestisce un totale di 28 impianti idroelettrici, con una potenza di circa 600 megawatt e una produzione di quasi un TeraWatt/ora. A questi 28 impianti si aggiungono 22 dighe, di cui 13 grandi dighe e tutta una rete di infrastrutture idrauliche, quali gallerie, canali e condotti. Questa realtà implica una presenza molto capillare sul territorio. Abbiamo addirittura nuove sedi di lavoro in Emilia-Romagna gestite da circa 100 dipendenti Enel, il che genera anche un importante indotto in termini di attività di ditte appaltatrici e di diversi servizi di supporto all’attività.

    La sede dell’intera area idroelettrica del centronord, quindi che raggruppa la gestione non solo degli asset in Emilia-Romagna, ma anche in Toscana e in Sardegna, è localizzata a Parma. Enel è leader nel rinnovabile e nell’idroelettrico, in particolare, gestisce i propri asset in base alle migliori tecniche disponibili. Il presidio degli impianti, attento e continuo, è assicurato per primo dalle persone della idroelettrica che lavorano in regione, ma anche dalle unità specialistiche di supporto dell’intero gruppo.

    La gestione degli impianti viene effettuata nel rispetto delle normative, anche tecniche, applicabili e con un’attenzione particolare agli aspetti di sicurezza delle persone, dell’ambiente e degli asset e alla sostenibilità. Un esempio di questa attenzione alla sostenibilità lo troviamo nella centrale di Isola Serafini, dove ogni anno vengono raccolte e smaltite circa 4.000 tonnellate di materiale flottante che arriva nel fiume Po. L’impegno che avviene in Regione si può anche illustrare con i numeri degli investimenti messi in campo. Abbiamo investito nel parco 40 milioni di euro nel periodo 2016-2020 e prevediamo di spendere altri 91 milioni di euro nei prossimi cinque anni. Non parliamo solo di investimenti di manutenzione ricorrente, ma anche di interventi per l’ammodernamento e la digitalizzazione degli impianti. Infatti, in questo periodo di dieci anni citato completeremo il rifacimento di nove impianti.

    Inoltre, abbiamo in corso gli iter per la realizzazione di due nuovi impianti idroelettrici.

    Possiamo anche citare altri interventi recenti molto significativi, come l’intervento ambientale della scala risalita pesci all’Isola Serafini o il rifacimento completo della diga di Riolunato. Infine, nel prossimo quinquennio sono previsti anche importanti progetti di adeguamento e consolidamento di diverse dighe, sette in totale, tra cui il progetto ben noto della diga di Pavana.

    Fatta questa premessa, passo la parola alla mia collega Carmina Toscano, che illustrerà i nostri argomenti sul progetto di legge.

     

    Il presidente CALIANDRO. La parola a Carmina Toscano. Prego.

     

    TOSCANO, Enel Green Power. Buongiorno. Mi sentite?

     

    Il presidente CALIANDRO. Sì, la sentiamo e la vediamo bene. Prego.

     

    TOSCANO, Enel Green Power. Buongiorno a tutti. Grazie per lo spazio. Cercherò di essere concisa.

    La mia attenzione sul disegno di legge in discussione è volta a evidenziare quelli che sono per Enel, ma non solo per Enel, degli aspetti critici dello stesso, che possono avere influenza negativa anche in ordine alla certezza dell’applicazione delle norme, che influisce, poi, anche sugli investimenti.

    Sappiamo che questo decreto viene emanato in attuazione di una legge statale, l’articolo 11-quater del Decreto Semplificazioni, che ha innovato profondamente l’articolo 12 del Decreto Bersani, introducendo ‒ come ben sappiamo ‒ la regionalizzazione delle opere bagnate, con un passaggio praticamente senza compenso alla Regione delle spese, se non per gli investimenti che non erano ammortizzati, riconoscendo un regime particolare per le opere bagnate, introducendo il concetto del cherry picking e escludendo la possibilità di una cessione del ramo d’azienda.

    Orbene, noi riteniamo che queste modifiche introdotte dall’articolo 11-quater, che dovevano poi essere recepite nelle singole leggi regionali, potevano essere recepite, ci auguriamo vengano recepite dando un’applicazione costituzionalmente orientata all’articolo 11-quater, in quanto non si può far riferimento a normativa antecedente alla Costituzione e al Codice civile senza tener conto delle modifiche introdotte dalla Costituzione e dal Codice civile. Risultano violati dal decreto-legge Semplificazione, ma conseguentemente dalle stesse leggi che danno attuazione allo stesso senza questa applicazione costituzionalmente orientata, una serie di princìpi costituzionali, quale quello della tutela della proprietà, della libertà di impresa, della certezza del diritto, dell’affidamento, dei rapporti, e una serie di princìpi comunitari, che porteranno inevitabilmente a un conflitto in sede attuativa, conflitto che abbiamo già visto in Lombardia con la legge regionale lombarda, per la quale pende un ricorso davanti alla Corte costituzionale, le impugnative dei primi atti attuativi. Ci auguriamo che con questo nostro intervento, con questi spunti di riflessione che poniamo alla vostra attenzione possiate rivedere il disegno di legge, in modo da dare un’applicazione coerente con i princìpi costituzionali e con i princìpi comunitari.

    Nel dettaglio, quali sono le parti che noi riteniamo particolarmente critiche? Sicuramente il fatto che al concessionario uscente non viene riconosciuta una congrua valorizzazione dei beni. Non si parla più del concetto di ramo d’azienda, che deve essere un concetto onnicomprensivo. Lì dentro ci sono i beni, ma ci sono anche i rapporti giuridici e tutto ciò che serve a far funzionare un’attività.

    Orbene, con la parcellizzazione che viene fatta non viene garantita la giusta valorizzazione. Viene a concretizzarsi quello che è un vero esproprio senza indennizzo, che viola ‒ come ho già detto ‒ la Costituzione, ma anche i princìpi comunitari. Le norme del Trattato dell’Unione europea stabiliscono, per quanto riguarda il trasferimento di rami d’azienda, che sussiste un ramo d’azienda anche quando vengono eliminati beni, che però sono essenziali, se rimane l’unicità essenziale al funzionamento. In questo caso, a nostro parere, anche con il solo passaggio dei beni delle opere bagnate con alcune opere asciutte rimane il concetto di unicità. Quindi, si deve ritornare necessariamente al concetto di ramo d’azienda e alla sua giusta valorizzazione.

    L’altro aspetto che volevamo segnalare è che un non giusto riconoscimento del valore di questi beni crea anche una lesione a livello comunitario dei princìpi di libertà di impresa, eccetera, ma anche in materia di aiuti di Stato. Da una parte c’è la penalizzazione del concessionario uscente; dall’altra c’è un aiuto al concessionario entrante, che si vede riconosciuti dei beni a un valore inferiore all’effettiva valorizzazione.

    Un’altra attenzione riguarda il canone non ricognitorio e l’obbligo di fornitura gratuita dell’energia. Dal testo di legge non si comprende se questi princìpi, queste previsioni valgano solo per i nuovi concessionari o anche per il concessionario uscente. Dalle parole del consigliere di maggioranza sembra si applichino anche al concessionario in corso. Ebbene, se questa fosse l’applicazione, sarebbe in violazione sia dell’11-quater sia di una serie di princìpi. Perché in violazione dell’11-quater? Perché l’11-quater introduce un comma, il comma quinquies, dove parla del nuovo canone e dell’energia gratuita, a valle di commi che disciplinano l’assegnazione. Quindi, la collocazione nel testo dell’articolo, di questo comma, sta a significare che la sua valenza vale per le concessioni nel momento in cui vengono rinnovate. Anche perché se non fosse così ci troveremmo di fronte a uno squilibrio dei rapporti economici in corso, quindi a una violazione dei princìpi di affidamento, libertà d’impresa e anche di concorrenza. In questo senso, quindi, chiediamo che venga chiarito che queste previsioni (nuovo canone e concessione gratuita) valgono solo per i nuovi concessionari.

    Abbiamo anche altre disposizioni specifiche, che sono un unicum del decreto-legge Emilia-Romagna, che presentano, a nostro avviso, una violazione più netta della normativa, anche di quella statale. Mi riferisco all’articolo 1, comma 3, dove viene previsto un accorpamento delle piccole derivazioni in un’unica grande derivazione. Sono le piccole derivazioni presenti su un’asta in dipendenza funzionale, al fine di applicare il nuovo canone. Orbene, questo accorpamento non è previsto dalla normativa statale, quindi riteniamo vi sia una violazione, un eccesso di delega. Così come riteniamo ci sia un eccesso di delega dove vengono ricompresi, nei beni oggetto di trasferimento, anche i pompaggi. I pompaggi non sono oggetto di concessioni di grandi derivazioni.

    Un’attenzione particolare, poi, sull’articolo 36, che si intitola “Disposizioni transitorie”, ma che introduce una serie di oneri a carico del concessionario uscente che sono in contrasto sia con le norme statali sia con lo stesso articolato del disegno di legge in discussione. Perché? Perché questo articolo 36 dispone che entro sei mesi dall’entrata in vigore venga presentato un programma di lavori contenente anche l’indicazione degli interventi previsti nel Piano di gestione, che devono essere, poi, verificati dalla Regione ed eventualmente integrati.

    L’articolo 11-quater non prevede che la legge regionale possa intervenire modificando la normativa sui Piani di gestione. La normativa ha una disciplina statale che prevede un’approvazione con il silenzio-assenso, cosa che è già avvenuta per quanto riguarda i Piani di gestione per gli impianti presenti in Emilia-Romagna. Ora, invece, la Regione intende rimettere in discussione quegli stessi interventi, imponendo, peraltro, una tempistica molto ridotta, mentre nello stesso articolato di legge prevede, all’articolo 4, che questa attenzione ai Piani di gestione venga contenuta nel rapporto di fine concessione che va presentato cinque anni prima della scadenza, cioè nel 2024, quindi prevedendo anche interventi che potrebbero risultare anacronistici o, comunque, non attuali al momento della scadenza delle concessioni.

    Riteniamo opportuno chiarire che, oltre alla violazione della normativa statale in materia di Piani di gestione, quindi con un’invasione della competenza in materia ambientale, di esclusiva competenza dello Stato, quindi con il rischio di incostituzionalità, il fatto di prevedere l’esclusione dalle gare del concessionario che non presenti questo elenco, non dia attuazione all’articolo 36, introduce nuovamente un’invasione in ambito di competenza statale per quanto riguarda la partecipazione alle gare pubbliche, che è disciplinata dall’articolo 83 del Codice dei lavori pubblici, dove le clausole di esclusione sono tassativamente indicate.

    Un’ultima considerazione riguarda il discorso della piena funzionalità. Si fa riferimento alla piena funzionalità delle dighe. È bene precisare che il decreto-legge Semplificazioni parla di perfetto funzionamento, non del recupero della capacità di invaso. Peraltro, anche se dovessimo intendere il recupero di capacità di invaso previsto dall’articolo 114 del Codice dell’ambiente, sicuramente se ne potrebbe parlare solo a far data dall’entrata in vigore di quell’articolo e non certo dal momento di realizzazione degli impianti, che risalgono a parecchi decenni precedenti. Spero di aver affrontato tutti gli aspetti e di aver rispettato i tempi. Comunque, abbiamo una nota un po’ più di dettaglio che vi potrà essere fornita per le vostre valutazioni. Ringrazio tutti.

     

    Il presidente CALIANDRO. La ringrazio, dottoressa.

    Prima di dare la parola al dottor Taglioli Paolo, direttore generale di Assoidroelettrica, segnalo che tutti gli intervenuti possono inviare il proprio intervento, il proprio contributo alla Commissione, in modo tale che venga distribuito anche ai consiglieri. Dottor Taglioli, ci sente? Sì. Noi non la sentiamo.

     

    TAGLIOLI, direttore generale Assoidroelettrica. Buongiorno.

     

    Il presidente CALIANDRO. Adesso la sentiamo.

     

    TAGLIOLI, direttore generale Assoidroelettrica. Assessore Priolo, presidente Caliandro, relatori e consiglieri, vi ringrazio per questa opportunità e vi porto i saluti dei nostri associati.

    La nostra è la principale associazione di categoria specifica in Italia per la fonte idroelettrica. Con i nostri 430 associati rappresentiamo circa il 45 per cento delle società idroelettriche italiane e circa 2.000 dei 4.000 impianti, partendo da quelli più piccoli (2 chilowatt) fino a centrali da circa 90 megawatt.

    Mi complimento per il lavoro che è stato fatto. Mi permetto di accennare all’ipotesi che questa legge, nel corso degli anni, da qui al 2029, ancora possa subire delle modifiche. Questo perché questo disegno di legge è frutto di quanto il Governo gialloverde introdusse nel 2018, nel citato Semplificazioni, quindi dà luogo alla volontà di regionalizzare la risorsa idrica in materia di idroelettrico.

    Sappiamo come il Governo in questo periodo stia cercando di riportare in ambito nazionale la norma. Abbiamo avuto una pronuncia dell’Autorità garante per la concorrenza di settembre, che recita testualmente il fatto che la concorrenza è una materia di ambito nazionale. Ritengo che da qui al 2029, data in cui scadranno le concessioni, le grandi derivazioni di Enel, le nuove grandi derivazioni, ci sia il tempo per ottimizzare questa norma.

    Noi siamo anche i referenti per l’Italia in ambito europeo della Federazione europea di EREC, la Federazione dei produttori da fonti rinnovabili. Sul tema delle grandi derivazioni stiamo cercando di lavorare, assieme a dei legali, anche lì, in quell’ambito. Oggi l’Italia è il primo Paese comunitario che si sta accingendo a mettere a gara questi impianti. La prima perplessità, nata anche da esponenti riconducibili all’attuale maggioranza di Governo, e che noi, come Assoidroelettrica, condividiamo, è che bisognerà premurarsi di far sì che tra gli Stati membri in questa materia sussista un criterio di reciprocità, che si dovrebbe andare a concretizzare con leggi simmetriche.

    Noi siamo a conoscenza di importanti operatori esteri che non vedono l’ora, oggi, di poter arrivare in Italia e partecipare a gare. Chiaramente, se le prime concessioni ad essere messe a gara in Europa dovessero essere le nostre, noi saremmo preda di tutta una serie di operatori senza, oggi, poter andare all’estero a cercare di fare altrettanto.

    Sicuramente una cosa che a noi di Assoidroelettrica ha dato da riflettere su questa proposta di legge è l’incremento dei canoni. Per chi si affaccia oggi a questo tema e vede che altre Regioni dell’arco alpino hanno posto in essere i valori oggi proposti dalla Regione, sicuramente un adeguamento risulta naturale. A me preme far presente come la disponibilità di risorsa, quindi di siti per realizzare impianti o comunque per gestire impianti esistenti a nord sia ben differente rispetto alle condizioni che abbiamo in regione Emilia-Romagna che, eccezione fatta per le centrali di Isola Serafini, ha dei contesti molto meno vocati alla produzione idroelettrica. Inoltre, questa proposta di incremento dei canoni si va a inserire nell’attuale contesto dove i prezzi di mercato dell’energia sono i più bassi di sempre. L’energia all’ingrosso, come prezzo unico nazionale, era arrivata, tra il 2008 e il 2009, a toccare il valore di 10 centesimi. Bene. Negli scorsi mesi di maggio e giugno siamo stati di poco sopra ai 2 centesimi per chilowattora. Vi invito a riflettere sul fatto che un incremento dei canoni, poi, non vada a inficiare quelle che sono le attività di manutenzione e messa in sicurezza delle centrali.

    Se vogliamo fare un esempio, noi qui sul territorio bolognese abbiamo la centrale di Suviana, che all’epoca, quando fu costruita, contava il bacino idroelettrico più importante d’Europa. Venne il Re a inaugurarlo. Quella centrale conta tre invasi, di cui un bacino e un serbatoio che può fare modulazione anche stagionale. Da tutto questo ne concorrono dei costi di manutenzione e gestione importanti. Sappiamo che gli invasi hanno un presidio costante (24 ore per 365 giorni l’anno). Questi impianti già sono gravati di canoni e di sovracanoni BIM e rivieraschi. Io facevo un conto, per entrare più nel dettaglio, anche se non sono vostri associati a gestire quella centrale. I numeri, però, penso siano di interesse pubblico. In un anno come questo un impianto del genere non arriva a fatturare 1,5 milioni di euro. Con l’aumento previsto dei canoni, se si sommano anche i sovracanoni, si arriva a circa 400.000 euro, a cui bisogna sommare tutti gli altri costi di guardiania e di gestione dell’impianto. Questo, secondo me, è un qualcosa [...].

    Un altro aspetto è quello legato ai cambiamenti climatici. La disponibilità di risorsa oggi, soprattutto nell’arco alpino, non è più quella di un tempo. Se ci spostiamo a nord, dove ci sono le nevi perenni, anzi, con la fusione dei ghiacciai, oggi l’acqua è di più rispetto a quella che c’era in passato, da noi la disponibilità è molto più bassa. Quindi, un altro tema potrebbe essere quello di poter concedere delle rettifiche sui parametri di concessione, perché ricordiamo che l’Italia è l’unico Paese dell’Arco alpino europeo che paga i canoni non in base alla reale energia prodotta, ma in base alla cosiddetta potenza nominale media annua di concessione, che è un dato che per molte concessioni fu determinato anni e anni fa e che oggi probabilmente, non solo per le grandi derivazioni, ma anche per le piccole e medie, potrebbe necessitare di una rivisitazione, con una procedura amministrativa semplificata.

    Non aggiungo altro. Mi complimento ancora per il lavoro che è stato fatto, rendendomi a disposizione per ogni collaborazione del caso. La sede della nostra associazione è a Bologna, lo dico anche con un po’ di orgoglio, sentendomi di giocare in casa. Vi saluto. Grazie ancora.

     

    Il presidente CALIANDRO. Grazie, dottor Taglioli.

    Adesso, come da Regolamento, offro la possibilità ai colleghi che volessero interloquire di porre domande, possibilmente in forma concisa, sugli argomenti emersi e chiaramente la possibilità all’assessore eventualmente di replicare. Darei prima spazio ai consiglieri cosicché, se ci sono delle domande che vogliono porre, l’assessore possa eventualmente dare una risposta.

    Non essendovi richieste di intervento, andrei avanti con l’audizione dando la parola all’assessore Priolo.

     

    PRIOLO, assessore. Buongiorno. Anch’io ringrazio molto gli intervenuti. Presidente, la prego di inoltrarci repentinamente i contributi scritti che arriveranno, perché in ogni caso ci servono per perfezionare, se è possibile, la legge, anche perché l’udienza conoscitiva ha questo scopo, di accogliere i contributi di chi nel settore ha competenze acquisite da tempo.

    Vorrei far presente alcuni aspetti che intercettano delle osservazioni, che è corretto che riporti anche ai consiglieri affinché, da questo punto di vista, ci sia la consapevolezza dell’ambito all’interno del quale ci siamo mossi con questo progetto di legge.

    Innanzitutto, a partire dal primo intervento, ma anche quello conclusivo, il tema che ci viene rilevato è come questo progetto di legge, così come è impostato, possa “irrigidire” o, quantomeno, complicare alcuni aspetti di investimento relativi al patrimonio dell’idroelettrico che in questo momento abbiamo in regione. Questo nella considerazione del fatto che in ogni caso dovremmo, da qui al 2035, rispetto anche agli obiettivi sfidanti che ci stiamo dando con il Piano dell’energia, incentivare il più possibile la produzione da fonti rinnovabili.

    Si parte da diverse considerazioni. Questa prima considerazione viene posta, da un lato, dal punto di vista dei canoni che all’interno di questa legge stiamo prevedendo e, dall’altro, dal punto di vista della valorizzazione dei beni che con la gara noi dobbiamo mettere in concessione, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto delle opere asciutte piuttosto che di quelle bagnate, anche perché su quelle bagnate interveniva già il regio decreto del 1933, per cui siamo comunque in un altro ambito.

    Vorrei precisare ai consiglieri – parto dal tema dei canoni, che è l’ultimo, ma che racchiude più o meno l’intendimento della nostra legge e pone alla vostra attenzione alcuni aspetti anche di carattere tecnico – che la legge al famoso articolo, che ha richiamato anche la dottoressa Toscano il legale di Enel, parte, dal punto di vista dell’articolato, dall’articolo 1-quinquies e dall’articolo 1-septies, quando dice che noi possiamo stabilire un canone, ma che, qualora lo dovessimo fare, esso non deve essere inferiore a 30 euro. Parto da qui come elemento da dare ai consiglieri, perché noi attualmente siamo a un canone di 15 euro. Questo per farvi capire qual è già un obbligo che viene introdotto dal punto di vista normativo. E siamo a 15 euro da moltissimi anni. Peraltro, ho arrotondato per eccesso, perché siamo a 14 euro e qualcosa. Questo ci pone, nell’ambito di quella che io considero una concorrenza, che è un principio che è stato richiamato anche dal punto di vista costituzionale, in un difetto di condizioni rispetto alle altre regioni. Lo dico perché le altre Regioni che hanno in questo momento un bacino più importante dal punto di vista delle condizioni, che ho citato l’altra volta, che sono Lombardia e Piemonte, hanno, la Lombardia, rispettivamente da dicembre 2011 un canone, già allora, di 30 euro, che oggi è attualizzato a quasi 33 euro per potenza nominale, mentre la Regione Piemonte oggi è già arrivata a un canone che supera i 40 euro e che nel 2021 sarà di 44 euro. Lo dico perché il Piemonte parte con questo canone, esattamente come la Lombardia, da quasi dieci anni.

    Questo per dirvi che cosa? Che in quegli ambiti i soggetti gestori non hanno smesso di fare investimenti, nonostante avessero canoni il doppio dell’Emilia-Romagna, hanno continuato a investire sull’idroelettrico e hanno continuato a mantenere, come peraltro prevede la normativa, gli impianti perfettamente funzionali. Io spero e auspico che, avendo avuto la Regione Emilia-Romagna un canone così basso rispetto alle altre realtà, abbia consentito una riserva economica per gli investimenti – lo dico perché sono numeri che vi sto raccontando – e che, quindi, oggi, alla luce di un canone che noi vogliamo attualizzare proprio nel principio della concorrenza, non metta in discussione la capacità di investimento del maggiore player nazionale. D’altronde, oggi il nostro produttore di riferimento ha più o meno l’85 per cento delle concessioni idroelettriche in Italia.

    Questo è un aspetto che è doveroso che i consiglieri sappiano, perché noi ci troviamo in questa condizione dal punto di vista della nostra realtà. Quindi, trovandoci in questa condizione e dovendo mettere mano al canone, perché lo dobbiamo fare con la normativa, facciamo una legge, io non mi posso trovare nella condizione in cui racconto non soltanto a voi consiglieri, ma ai cittadini e al mondo produttivo che il bene acqua e il bene idroelettrico in Emilia-Romagna valgono di meno. C’è un problema proprio di valore.

    La legge della Regione Lombardia è stata impugnata in uno degli aspetti, come sottolineava l’altra volta il consigliere Facci, non soltanto per gli aspetti di carattere giuridico che erano stati sottolineati, ma perché si dimentica di un passaggio, che è fondamentale, che è quello della tutela del paesaggio. Questo per dire che questi impianti lavorano da un punto di vista, ovviamente, energetico, ma anche ambientale, di ripristino del nostro territorio e di salvaguardia degli ecosistemi nell’ambito del Piano della tutela delle acque, che si richiama alla normativa europea delle acque.

    Sul canone vi riporto questo, perché è una discussione che, ovviamente, si sta svolgendo non soltanto in Emilia-Romagna, ma le altre Regioni hanno già legiferato e, come vi ho detto, non da oggi, ma da quasi dieci anni, quindi oggi ci troviamo nella condizione di recuperare. Se anche volessimo fare in termini comparati un’analisi di quanto, con il canone che abbiamo previsto in legge, noi andiamo a recuperare, non andremmo comunque a recuperare il valore che avremmo avuto se avessimo messo il canone di 30 euro dieci anni fa. Lo dico perché questo è un aspetto che dovete tenere in considerazione.

    Rimanendo sul tema canone – poi arrivo alle opere – l’altro rilievo che ci viene posto da Enel è quello sulla cessione gratuita dell’energia. Qua si fa riferimento al fatto, che ovviamente approfondiremo, per carità, dato che ancora non siamo arrivati al momento finale, Enel ci dice che la legge fa riferimento alle nuove concessioni, perché ci dice come noi dobbiamo fare le gare, e fa riferimento, quindi, all’articolo 1-quinquies. Da questo punto di vista, se così fosse, siccome l’articolo 1-quinquies è quello che norma anche il principio della definizione del canone, in accordo con l’articolo 1-septies, vorrebbe dire che noi non dobbiamo applicare neanche il canone di 30 euro, vorrebbe dire che dobbiamo rimanere fermi. In realtà – ve lo leggo testualmente – l’articolo dice: “Nelle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, le Regioni possono disporre con legge l’obbligo per il concessionario di fornire annualmente gratuitamente alle stesse regioni 220 kW per ogni kW di potenza nominale […]”. Quindi, dice “possono”. E nell’articolo 1-quinquies precisa come noi dobbiamo impostare il canone, attualmente, non quando faremo la gara.

    C’è un’interpretazione – lo dico anche ai consiglieri presenti – rispetto alla quale ci sarebbe contraddizione tra l’articolo 1-quinquies e l’articolo 1-septies, rispetto al quale a un certo punto si fa riferimento alle concessioni scadute, ma questo è per quanto riguarda il sovracanone. Cioè, l’articolo 1-septies, nella lettura che noi diamo, è ampliativo del fatto che il soggetto gestore non soltanto, quando scade la concessione, deve dare la fornitura gratuita, ma deve dare anche un canone aggiuntivo. La legge dice che il canone aggiuntivo, se la concessione è già scaduta, non deve essere inferiore a 20 euro. Noi non ne abbiamo scadute, le avremo nel 2029, per cui attualizziamo da qui al 2029 il canone aggiuntivo, che è di 30 euro. Però, il canone aggiuntivo siamo perfettamente consapevoli che, oggi, non lo possiamo richiedere. E non è questo il nostro intendimento.

    Con riferimento alla fornitura gratuita, poiché la fornitura è gratuita, che ARERA ci consiglia di rendere monetizzabile, piuttosto che una fornitura in quanto tale di rete, per noi è importante perché va a vantaggio dei territori. Quindi, è nell’ambito della valorizzazione che questi impianti devono restituire al territorio. Lo dico perché oggi Enel ci sta chiedendo – l’ha chiesto esplicitamente – di non dare la fornitura gratuita ai territori. Lo dico anche al consigliere Mastacchi, che so che ci tiene molto a questo aspetto.

    Sul tema canone mi fermerei qui, perché altrimenti lo porto un po’ troppo per le lunghe.

    Altro tema che ci è stato posto è il tema della cessione del ramo d’azienda. Però, qua non siamo nell’ambito del contratto di fornitura di un servizio, siamo nell’ambito di una concessione, che è un’altra cosa. Noi abbiamo previsto due aspetti. Il primo è sicuramente la salvaguardia, e c’è un passaggio specifico del lavoro. Quindi, c’è una clausola sociale che noi abbiamo inserito all’interno della legge. Questo lo vorrei sottolineare, perché ne abbiamo parlato con gli uffici e, quindi, abbiamo previsto la continuità occupazionale, che è una cosa importante. Il secondo aspetto è che ci dicono che, se c’è la cessione del ramo d’azienda, ma non siamo nell’ambito della cessione del ramo d’azienda, quando c’è la cessione del ramo, si porta dietro persone fisiche e beni materiali, ragion per cui ci dicono che bisognerebbe fare in modo che ci fosse un pacchetto unitario e che, quindi, da questo punto di vista non ci fosse discriminazione rispetto agli investimenti che il soggetto gestore ha fatto in quel momento sulle opere, che non sono opere bagnate, ma opere asciutte.

    Io, allora, dico a Enel, che ci sta ascoltando, ma lo dico anche ai consiglieri, che noi eravamo assolutamente consapevoli che l’analisi e la valorizzazione – parlo di valorizzazione – delle opere bagnate prevedono il passaggio gratuito, perché è previsto dalla normativa. Invece, per quanto riguarda le opere asciutte abbiamo scritto esplicitamente… Ma questo lo dice anche la normativa, perché ci vuole una perizia asseverata per stabilire il valore delle opere asciutte. Non è una valorizzazione che non viene fatta. Si fa, peraltro, in contraddittorio. Ma c’è un passaggio che noi abbiamo inserito in questa legge e che – guardate – non ha inserito nessuna Regione. Quindi, invito Enel a fare un’analisi un po’ più puntuale. Parlava prima di cherry picking, la dottoressa Toscano, ovverosia di una valutazione smodata da parte del soggetto che deve mettere a gara dei valori. Cioè, il soggetto, che dovrebbe essere la Regione, decide in maniera scellerata quali sono le opere asciutte che deve mettere a gara, fregandosene della valorizzazione e degli investimenti che il soggetto gestore ha fatto. Questo per stringere sul concetto di cherry picking.

    Da questo punto di vista, nell’articolo 3, comma 3, abbiamo inserito una frase, che non è peregrina, ma è funzionale proprio a quello che diceva prima la dottoressa Toscano, che vi leggo: “Per i beni diversi da quelli di cui all’articolo 25, comma 1 – sono, appunto le opere bagnate – ricompresi nella proposta progettuale e gestionale, e necessari per garantire il regolare stato di funzionamento e la continuità della produzione elettrica”. È questo il passaggio di legge che “elimina” il cherry picking da questa normativa rispetto alle altre, perché c’è la continuità funzionale, che è quella che garantisce che gli investimenti che il soggetto gestore ha fatto dal punto di vista delle opere asciutte continuino a essere valorizzati nell’ambito della concessione in quanto tale. Quindi, io dico a Enel: noi la stiamo garantendo. Lo dico qualora fosse spaventata da questo punto di vista. Questa legge ha un passaggio specifico proprio per questo.

    Arrivo, infine, al tema posto relativamente all’articolo 1, comma 3, vale a dire che più derivazioni facciano un’unica derivazione. Il concetto è un po’ quello del comma che vi dicevo prima. Noi parliamo di opere che sono interdipendenti l’una dall’altra e che, quindi, sono collegate come bacino, non che abbiano un lago da una parte che non confluisce nell’ambito di quella concessione. Molte volte sono invasi che si legano l’uno all’altro dal punto di vista della portata dell’acqua dalle condotte forzate, perché da un impianto si va all’altro impianto e regola complessivamente tutto il bacino di quell’ambito. Per cui, abbiamo preso a riferimento questo. Ma su questo fa gioco forza ciò che ha detto all’inizio l’amministratore delegato di Enel: non abbiamo derivazioni e basta in Emilia-Romagna. Lo ha detto lui intervenendo – mi ha fatto molto piacere – e dicendo che intanto Enel deciderà ancora di continuare a investire in Emilia-Romagna, e ha parlato mi pare di più o meno ventotto impianti. Questo per dirvi che non tutti i ventotto impianti, come potete vedere dai numeri, sono legati alle grandi derivazioni, perché ne abbiamo soltanto nove in Emilia-Romagna.

    Io mi fermo qua. Credo di aver sviscerato un po’ tutti i temi. Desidero soltanto ribadire, soprattutto rispetto al timore che qua non si voglia puntare sull’idroelettrico e che qua non si faranno investimenti, che non è così e che, ancorché quest’anno siamo di fronte a un costo dell’energia più basso, mentre l’anno scorso aveva un costo pari al doppio degli anni precedenti, il mercato dell’energia si regola da solo e si regola soprattutto a vantaggio delle fonti rinnovabili nel costo del mercato delle energie, che voi sapete è quotidiano, perché c’è una tassazione maggiore rispetto ai produttori, per cui oggi stiamo dismettendo le centrali a carbone. Le centrali a carbone hanno un costo della produzione dell’energia perché c’è la tassazione sulla CO2. Quindi, è un mercato che si regola e che favorisce l’energia rinnovabile. Grazie e scusatemi la lunghezza.

     

    Il presidente CALIANDRO. Grazie, assessore. Rinnovo alle associazioni e agli enti che sono intervenuti la cortesia di inviare i loro documenti e le loro sollecitazioni alla Commissione, perché i nostri consiglieri di maggioranza e di minoranza, per presentare i rispettivi emendamenti, evidentemente ne hanno bisogno. Mi veniva segnalato che la data sarebbe entro il 30 novembre, quindi entro lunedì prossimo. Quindi cortesemente – se volete chiaramente, non siete obbligati – vi invito a inviare i vostri contributi entro questo termine. Sarebbe utile ai fini della discussione successiva, che avverrà la prossima settimana.

    I relatori vogliono replicare? No. Benissimo.

    A questo punto ringrazio gli intervenuti da remoto per l’udienza conoscitiva e li congedo. Chiaramente, ringrazio anche gli uffici dell’assessore Priolo e l’assessore stesso per aver partecipato a questa prima parte. Grazie.

     

    2009 -Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Misure urgenti per promuovere la rigenerazione urbana dei centri storici, favorire gli interventi di qualificazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 e recepire le norme di semplificazione in materia di governo del territorio di cui al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76”. (Delibera di Giunta n. 1612 del 16 11 20)

    Nomina del relatore e illustrazione

     

    Il presidente CALIANDRO. Procediamo adesso con il secondo punto all’ordine del giorno: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Misure urgenti per promuovere la rigenerazione urbana dei centri storici, favorire gli interventi di qualificazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali di cui all’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e recepire le norme di semplificazione in materia di governo del territorio di cui al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76”.

    Compete oggi alla Commissione l’illustrazione del provvedimento e la nomina del relatore. Pertanto, se l’assessore Lori, che avevo visto affacciarsi agli uffici, potesse raggiungerci in Commissione, potremmo darle la parola.

    In attesa che l’assessore Lori si organizzi, io passerei all’attività di Consiglio, ovvero la nomina del relatore. Ha chiesto la parola la consigliera Nadia Rossi. Prego.

     

    La consigliera ROSSI. Presidente, per quanto riguarda la maggioranza il relatore di questo oggetto sarà il consigliere Andrea Costa.

     

    Il presidente CALIANDRO. Il consigliere Andrea Costa per la maggioranza.

    Per le minoranze, c’è la proposta di un relatore di minoranza? Consigliere Facci, prego.

     

    Il consigliere FACCI. C’è la designazione del collega Massimiliano Pompignoli.

     

    Il presidente CALIANDRO. Bene.

    Passiamo, dunque, alla votazione del relatore, con il metodo di un intervento per ogni Gruppo.

    Evidentemente il Partito Democratico ha indicato il consigliere Costa.

    Chiedo, per la lista Emilia-Romagna Coraggiosa, al consigliere Taruffi. Prego.

     

    Il consigliere TARUFFI. Costa.

     

    Il presidente CALIANDRO. Prego, consigliera Pigoni. Non l’abbiamo sentita. Immagino che sia Andrea Costa, perché così ho letto dal labiale. Va bene? Okay, grazie.

    Prego, consigliera Zamboni, per i Verdi.

     

    La consigliera ZAMBONI. Andrea Costa.

     

    Il presidente CALIANDRO. Per la Lega, immagino che il consigliere Facci abbia espresso il voto della Lega. Per la Rete Civica Progetto Emilia-Romagna, il consigliere Mastacchi. Prego.

     

    Il consigliere MASTACCHI. Pompignoli.

     

    Il presidente CALIANDRO. Il Movimento 5 Stelle?

     

    (interruzione: “Astensione”)

     

    Il presidente CALIANDRO. Si astiene, il Movimento 5 Stelle.

    Per Forza Italia, la consigliera Valentina Castaldini. Prego. Mi sente, consigliera? Non mi sente. Adesso come faccio a comunicare con lei? Consigliera, le scriviamo in chat. Okay.

    Per Fratelli d’Italia c’è qualcuno? Consiglieri Lisei, Barcaiuolo, Tagliaferri? Non vedo nessuno di loro.

    Non c’è nessun altro, per cui direi che maggioranza e minoranza si sono espressi.

    Comunico, quindi, che il relatore di maggioranza sarà il consigliere Costa e il relatore di minoranza il consigliere Pompignoli. Do adesso la parola all’assessore Lori per l’illustrazione del provvedimento. Prego.

     

    LORI, assessore. Grazie, presidente. Ben trovati a tutti i consiglieri.

    Vi ringrazio per questa opportunità, che riguarda l’illustrazione di una proposta di legge molto recente, approvata dalla Giunta lo scorso 16 novembre, che ha la finalità di organizzare una serie di modifiche normative, a partire dal recepimento di diverse norme previste dalla legge di conversione del decreto “Semplificazioni”, finalizzate alla determinazione delle migliori condizioni possibili per massimizzare la fruibilità della misura messa in campo a livello nazionale, il cosiddetto “Superbonus 110%”.

    Riteniamo che questo sia un provvedimento molto significativo, che ha visto un confronto importante, in particolare con gli Enti locali, le Province e l’ANCI, ma anche naturalmente con i portatori di interesse, a partire dalle varie realtà che fanno parte del tavolo di confronto aperto sul monitoraggio della legge n. 24 e che ne hanno sostenuto la determinazione, anche grazie a tanti apporti costruttivi e al dibattito davvero molto intenso delle scorse settimane. Si interviene, come dicevo, principalmente sulle norme di carattere edilizio, quindi mi riferisco alle leggi regionali n. 15/2013 e n. 23/2004, e poi al recepimento di una serie di norme che ci derivano dalla legge n. 120/2020, che è la legge di conversione del decreto “Semplificazioni”.

    Con questa proposta di legge stabiliamo condizioni di maggiore fruibilità, che riteniamo potranno, di fatto, determinare un significativo miglioramento soprattutto sul fronte dell’adeguamento energetico, ma anche sismico di tanta parte di patrimonio edilizio esistente, a partire dalle aree più insediate delle città, avviando processi di recupero, ma anche di rigenerazione urbana che riguardano aree all’interno del territorio urbanizzato – di questo stiamo parlando – e che trovano piena coerenza rispetto agli obiettivi della legge urbanistica n. 24, che naturalmente ha fra i suoi obiettivi proprio quello della rigenerazione urbana.

    Sappiamo bene che la tendenza a invertire la tradizionale impostazione volta all’espansione urbanistica è una tendenza ormai superata, per cui per poter intervenire su processi, invece, di rigenerazione e di recupero di quanto già insediato mette in campo una serie di benefici dal punto di vista ambientale in primis, compreso l’apporto che potremo determinare con tanti interventi sul nostro territorio ai fini del miglioramento della qualità dell’aria e naturalmente, non da meno, tutte le tematiche legate ai temi inerenti alla sicurezza. È estremamente significativo questo aspetto ed è una delle motivazioni per cui abbiamo ritenuto di proporre in tempi abbastanza rapidi, naturalmente dopo aver atteso la conversione in legge del decreto “Semplificazioni”, questa proposta di legge a livello regionale.

    Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando, entrando nel merito della proposta, di alcuni filoni di intervento che hanno a che fare, in prima istanza, con la rivisitazione della definizione degli interventi sul patrimonio edilizio esistente, in particolare facendo riferimento ai temi della manutenzione straordinaria, della ristrutturazione edilizia, degli interventi realizzabili con il permesso di costruire in deroga, agendo su requisiti, limiti e condizioni che li connotano, ma anche sui requisiti, per esempio, di tipo igienico-sanitario richiesti.

    In particolare, con questa proposta di legge si recepisce la nuova definizione degli interventi di ristrutturazione con demolizione e ricostruzione, che oggi ci consente significative modifiche delle caratteristiche degli edifici in termine di sedime, sagoma, prospetti, caratteristiche tipologiche e planivolumetriche, naturalmente laddove non vi sono vincoli di tipo conservativo. Questa norma prevede anche la possibilità di apportare incrementi volumetrici, che sono quelli di volumetrie riconosciute per gli interventi di rigenerazione urbana coerenti con la legge urbanistica.

    In attuazione al testo statale di recente approvazione, vengono inoltre precisati i casi in cui questi interventi – parliamo di demolizione e ricostruzione – possono essere realizzati anche nei centri storici, a condizione che la pianificazione abbia definito adeguata tutela degli edifici, quindi non indiscriminatamente, ma solo laddove non vi siano vincoli particolari e a fronte di una disciplina particolareggiata che ne definisca usi e trasformazioni ammissibili.

    Ancora, in questa proposta di legge viene disciplinata, sempre in osservanza alla nuova disciplina statale, la tematica relativa alle distanze minime tra gli edifici, che si devono naturalmente osservare in caso di rigenerazione dei tessuti urbani realizzati in epoca antecedente all’approvazione delle disposizioni e delle distanze di cui al decreto ministeriale n. 1444/1968.

    Si prevede che, in queste condizioni, gli interventi di demolizione e ricostruzione possano comportare modifiche alle caratteristiche degli edifici così come vi ho descritto e siano ammissibili, purché vengano mantenute le distanze legittimamente preesistenti, quelle previste dai titoli edilizi che ne hanno autorizzato la costruzione, oltre a interventi che, con caratteristiche di questo tipo, possono essere realizzati anche nei centri storici, purché il piano abbia stabilito la disciplina degli edifici tutelati e degli interventi ammissibili.

    In questo ambito ricadono anche requisiti di tipo igienico-sanitario degli edifici, anche in questo caso è il recepimento della norma statale, il che finalmente rende possibile la valorizzazione del patrimonio edilizio storico, consentendo di attuare i necessari interventi di recupero e acquisire a fine lavori l’agibilità dell’immobile.

    Tutti questi elementi hanno, come appare abbastanza chiaro, una tutela a monte, quindi la disciplina particolareggiata che definisce usi e ambiti di intervento, presupponendo però la possibilità che una serie di adeguamenti possano essere finalmente fatti. Questo diventa particolarmente importante nei centri storici, come è evidente. Basti semplicemente pensare a quanti adeguamenti, per esempio, rispetto ai requisiti igienico-sanitari in tante attività non si siano potuti fare in questi anni, anche laddove auspicabili e necessari. Quindi, superiamo degli steccati, garantendo naturalmente tutta una serie di tutele, ma creando le condizioni perché sul patrimonio esistente, compreso quello dei centri storici, si possa intervenire e si possano migliorare in modo significativo le sue caratteristiche.

    Un ulteriore filone di lavoro che viene trattato con questa norma riguarda le semplificazioni e anche un’accelerazione dei procedimenti per il rilascio dei titoli abilitativi. Uno degli esempi più significativi riguarda la previsione di un utilizzo sistematico della Conferenza di servizi semplificata, con l’applicazione di meccanismi di attestazione dell’avvenuta formazione del silenzio-assenso o della decorrenza dei termini perentori per i controlli comunali.

    In questo ambito c’è anche un recepimento di ulteriori semplificazioni che riguardano i tempi di esecuzione dei lavori, con particolare riferimento alla proroga dei titoli e delle varianti in corso d’opera. Questo è un aspetto che recepiamo dalla normativa nazionale (se non sbaglio). Quindi, anche questa è una misura che vuole agevolare le condizioni particolarmente favorevoli che ritroviamo oggi su iniziativa statale.

    Un ulteriore punto importantissimo, che è stato anche oggetto di confronto con i Comuni e anche con il mondo dei professionisti, riguarda la revisione della disciplina sulla valutazione dello stato legittimo del patrimonio edilizio. Con questo provvedimento viene chiarito il significato e la portata di tale verifica preventiva, che ad oggi è prevista dalla modulistica edilizia unificata, ma non è definita né regolata dal Testo unico statale e neanche dalla legge regionale. Quindi, è un passo in avanti molto importante.

    Con questa norma si chiarisce lo stato legittimo come deve essere certificato, oltre ai titoli edilizi ordinari, quelli della sanatoria e anche la parte che riguarda l’accertamento delle tolleranze costruttive e anche tutto quello che riguarda il pagamento delle sanzioni pecuniarie, legate a determinate condizioni, in particolare in luogo alla demolizione degli immobili.

    Nel provvedimento sono, inoltre, previste semplificazioni, rispetto sempre al tema dell’accertamento dello stato legittimo, tra questi i casi di demolizione e ricostruzione, ma anche in riferimento agli immobili realizzati prima dell’epoca in cui è diventato obbligatorio acquisire il titolo edilizio, e gli interventi che beneficiano del “Superbonus”. Quindi, semplifichiamo dando certezza e garanzia ai cittadini di poter acquisire tutte quelle certificazioni che sono necessarie per poter fruire del “Superbonus”.

    In un punto successivo, che è un’altra delle parti caratterizzanti di questa norma, entriamo più nel merito dell’agevolazione di processi di rigenerazione e ricostruzione, in particolare relativamente alla previsione dei nuovi Piani urbanistici, consentendo un più ampio ricorso al permesso di costruire convenzionato, che attualmente è previsto nella legge n. 24 per il solo caso degli interventi di ristrutturazione urbanistica. Parliamo di uno strumento che è già previsto dal Testo unico dell’edilizia (DPR n. 380/2001) ma che non viene richiamato nelle nostre norme e che oggi, invece, viene riproposto in questa proposta di legge in particolare per piccoli interventi, che naturalmente devono essere previsti nella pianificazione ed esclusivamente riferibili a interventi che si realizzino nell’ambito del territorio urbanizzato.

    L’obiettivo qual è? Individuare percorsi che siano semplificati per piccoli completamenti, piccoli interventi, che non abbisognano di percorsi pianificatori più articolati e complessi. Quindi, l’intento è quello di non snaturare il senso e le volontà delle pianificazioni, ma rendere possibile, in tempi certi e in determinate condizioni, l’attuazione – a questo ci riferiamo, questo immaginiamo, e la sollecitazione è nata rispetto a questo – in piccole aree di completamento, per esempio in piani già presenti o realizzati in modo non completo e situazioni analoghe.

    Questa norma perché viene introdotta? Viene introdotta con l’intento di regolare in modo più dettagliato, dando quindi, da un lato, certezza dei tempi e, dall’altro, certezza rispetto alla compatibilità con le volontà pianificatorie rispetto al più generico riconoscimento, dal punto di vista delle norme attualmente in vigore, dello strumento del permesso di costruire convenzionato. Quindi, lo riprendiamo e immaginiamo che possa essere attuato e utilizzato come strumento utile ai fini del 110 per cento, anche se in realtà facciamo fatica a capire in che misura questo strumento potrebbe essere effettivamente utilizzato, e naturalmente lo trasformiamo anche laddove e quando i PUG saranno pienamente utilizzati e definiti in ogni ambito territoriale come uno strumento che possa impattare ed essere fruito, anziché l’accordo operativo che è previsto dalla legge per piccole casistiche. Questo è un po’ il senso di questo intervento.

    L’ultimo passaggio importante che va sottolineato concerne una proposta che riguarda in particolare situazioni in cui gli insediamenti di tipo alberghiero sono particolarmente rilevanti, affinché si possano accelerare processi di avvio di percorsi di rigenerazione e riqualificazione urbana legate in particolare agli insediamenti di tipo alberghiero. Anche in questo caso, questi sono processi realizzabili con gli strumenti attuali, ma con modalità e percorsi presumibilmente un po’ più lunghi. Faccio riferimento, per esempio, agli accordi di programma previsti dalla legge n. 20, piuttosto che agli accordi previsti ai sensi della legge n. 241 per quei Comuni che hanno ancora i Piani regolatori ai sensi della legge n. 37.

    Questo articolo mira ad agevolare in alcuni casi anche gli accorpamenti di piccole realtà alberghiere, che in alcuni casi non riescono a trovare sbocchi adeguati dal punto di vista del mercato e che, però, abbisognano, per quanto molto spesso ammalorati o, comunque, con un bisogno di interventi manutentivi importanti, di poter rivedere il proprio insediamento e la qualità attualmente presente.

    Si tratta di un’accelerazione di un processo che è già possibile e che, però, diventa particolarmente importante soprattutto in alcune aree della nostra regione. Quindi, anche in questo caso abbiamo ritenuto di poter proporre questa normativa specifica, naturalmente avendo come linea guida fondativa di tutto il provvedimento quella di agevolare l’accesso al “Superbonus” e, quindi, avviare all’interno di questo ragionamento i processi di riqualificazione e di rigenerazione, laddove c’è l’esigenza e ci sono probabilmente anche le condizioni – questo è emerso in maniera molto forte dal confronto con i territori – che questi interventi possano effettivamente partire anche in tempi brevi.

    Questo è il quadro. Chiederei eventualmente, se siete d’accordo, al dottor Santangelo se vuole fare una carrellata articolo per articolo. Diteci voi.

     

    Il presidente CALIANDRO. Noi non sentiamo il bisogno del défilé degli articoli.

     

    LORI, assessore. Se non ne sentite il bisogno…

     

    Il presidente CALIANDRO. Però, se è necessario…

     

    LORI, assessore. No, non è necessario.

     

    Il presidente CALIANDRO. Noi siamo molto soddisfatti della relazione.

     

    LORI, assessore. Guardate, adesso ci tengo a dirlo: io mi rendo conto che questo è un provvedimento che ha un contenuto tecnico evidentemente importante…

     

    Il presidente CALIANDRO. Però, ha un grande respiro industriale.

     

    LORI, assessore. Noi siamo pronti a tutte le evenienze. Se ritenete che non sia utile né necessario almeno in questa fase…

     

    Il presidente CALIANDRO. No, non mi arrogo questa decisione.

     

    LORI, assessore. …noi non ci offendiamo.

     

    Il presidente CALIANDRO. Io ribadisco l’invito ai componenti della Commissione, qualora ritenessero opportuno ascoltare l’illustrazione articolo per articolo da parte del dottor Santangelo.

     

    (interruzione)

     

    Il presidente CALIANDRO. Un passaggio veloce, certo.

    I relatori di maggioranza e minoranza si stanno coordinando perché, assessore, si sta cercando di identificare una data per l’udienza conoscitiva. A tal riguardo, comunico apertis verbis alla Commissione che c’era una disponibilità dell’assessore a partecipare l’11 dicembre, però per quel giorno il nostro relatore di minoranza ha delle difficoltà, per cui si sta provando a identificare il giorno 7 dicembre, se per lei fosse possibile. Se così fosse, aspetterei che arrivi il relatore di maggioranza per darvi questa ufficialità.

     

    INTERVENTO. Presidente, stiamo facendo le verifiche sulle altre Commissioni.

     

    Il presidente CALIANDRO. C’è la disponibilità dell’assessore per lunedì 7 dicembre.

     

    (interruzioni)

     

    Il presidente CALIANDRO. Io direi che, per il momento, la fissiamo in maniera informale per lunedì 7 dicembre, così facciamo partire le convocazioni.

    Visto che siamo ancora qui, ho due comunicazioni utili per tutti i membri della Commissione che riguardano le giornate del 2 e del 4 dicembre. Il 2 dicembre avremo la votazione dell’articolato dell’idroelettrico, che abbiamo affrontato oggi, dei due provvedimenti collegati, mentre il 4 dicembre arriva da noi il bilancio.

     

    (interruzione: “Presidente, a che ora?”)

     

    Il presidente CALIANDRO. Sempre alle 9,30. Daremo anche un parere di conformità sul Regolamento in materia di esercizio, conduzione e controllo manutenzione degli impianti termici, che ci è arrivato dalla Giunta. A questo punto, il 7 dicembre avremo l’udienza conoscitiva. Se non ci sono urgenze, l’ultima Commissione sarà il 16 dicembre, che si concluderà con l’approvazione di questo provvedimento.

     

    (interruzione: “Viene in aula con il bilancio?”)

     

    Il presidente CALIANDRO. Sì, viene in aula con il bilancio.

     

    (interruzione)

     

    Il presidente CALIANDRO. No, non possiamo sforare. Mi pare che ci sia un gentlemen's agreement per portarla…

     

    (interruzione)

     

    Il presidente CALIANDRO. Bene. Assessore, la ringrazio tantissimo per il provvedimento e per la pazienza. Ringrazio i colleghi.

     

     

     

     

     

    Il segretario

    Il Presidente

    Enzo Madonna

    Stefano Caliandro

     

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