Testo
Verbale n. 20
Seduta dell'11 settembre 2008
Il giorno giovedì 11 settembre 2008 alle ore 10.00 si è riunita
presso la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro
n. 50, la Commissione Territorio Ambiente Mobilità, convocata con
nota Prot. n. 19595 del 04/09/2008 integrata con la nota Prot. n.
19797 del 09/09/2008.
Partecipano alla seduta i Commissari:
Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
MUZZARELLI Gian Presidente Partito Democratico 6 presente
Carlo
FRANCESCONI Luigi Vice Gruppo della 3 assente
Presidente Libertà-Popolo della
Libertà
PIVA Roberto Vice Partito Democratico 6 presente
Presidente
BARTOLINI Luca Componente Alleanza 4 assente
Nazionale-Popolo della
Libertà
BORGHI Gianluca Componente Partito Democratico 2 presente
BORTOLAZZI Componente Partito dei Comunisti 1 assente
Donatella Italiani
CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania E. e 3 assente
R.
DELCHIAPPO Renato Componente Partito di Rifondaz. 3 presente
Comunista
GUERRA Daniela Componente Verdi per la pace 1 presente
MAZZA Ugo Componente Sin. Dem. Per il 2 assente
Socialismo Eu.
MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 3 assente
MONACO Carlo Componente Per l'Emilia-Romagna 1 assente
NANNI Paolo Componente Italia dei Valori con 1 assente
Di Pietro
NERVEGNA Antonio Componente Forza Italia-Popolo 1 assente
della Libertà
NOÈ Silvia Componente Unione Democratici 1 assente
Cristiani e di Centro
SALOMONI Ubaldo Componente Gruppo della 1 presente
Libertà-Popolo della
Libertà
SALSI Laura Componente Partito Democratico 3 presente
VILLANI Luigi Componente Forza Italia-Popolo 4 assente
Giuseppe della Libertà
ZANCA Paolo Componente Uniti nell'Ulivo-SDI 1 assente
ZOFFOLI Damiano Componente Partito Democratico 3 presente
Sono presenti: L. Gilli (Assessore Programmazione e Sviluppo
territoriale, Cooperazione col Sistema delle Autonomie,
Organizzazione); L. Zanichelli (Assessore ambiente e sviluppo
sostenibile); Bortone G. (Dir. Gen. Ambiente e Difesa del Suolo e
della Costa); Draghetti L. (Progr. territoriale e negoziata, Intese.
Relazioni europee e Relazioni internazionali); Mattiussi P. (Resp.
Serv. Programmazione territoriale e Sviluppo della Montagna); Poli
G. (Resp. Serv. Valorizzazione e Tutela del Paesaggio e Insediamenti
storici); Ricciardelli M. ( Resp. Serv. Affari legislativi e Qualità
dei Processi normativi); Ferrari M. (Serv. Informazione Ass. Leg.).
Presiede la seduta: Gian Carlo Muzzarelli
Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
Il presidente MUZZARELLI dichiara aperta la seduta alle ore 10,20.
Sono presenti i consiglieri, Borghi, Bosi, Guerra, Manfredini,
Muzzarelli, Piva, Renzi, Salsi.
- Comunicazione ass. GILLI - ZANICHELLI in merito alla l.r.
10/2008 con riferimento specifico all'impugnativa dello Stato per la
dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'art. 28, commi 2
e 7 (Sistema tariffario idrico integrato).
L'assessore GILLI interviene ringraziando la presidenza della
Commissione per aver accettato la proposta della Giunta di
effettuare questa comunicazione in ordine alla decisione assunta dal
Consiglio dei Ministri lo scorso 28 agosto di impugnare gli articoli
27 e 28 della legge regionale 10 del 2008, legge di riordino
territoriale. In particolare il ricorso riguarda un articolo
riferito alle Agenzie di ambito.
La Giunta regionale nella scorsa seduta di lunedì ha deciso di
costituirsi in giudizio contro tale provvedimento, ma voleva
cogliere l'occasione di questa disponibilità della Commissione per
dare un'informazione sulla dimensione e sull'attivazione
dell'impugnazione di questa parte del provvedimento legislativo.
Anche perché sono uscite alcune dichiarazioni sui mezzi di
comunicazione che possono dare la sensazione che sia stato sbagliato
l'impianto di una legge così importante.
Il ricorso tocca invece un vecchio tema in ordine a chi è assegnata
la competenza di determinare la tariffa per l'uso dell'acqua che era
già presente nella legge regionale n. 7 del 2004, anch'essa
impugnata dal Governo di allora. Nel 2004, presentando ricorso alla
Corte, la Regione ha avuto ragione e di conseguenza l'azione si è
fermata perché la Corte Costituzionale ha riconosciuto alla Regione
Emilia-Romagna il diritto di determinare, anche in applicazione
della legge Galli, le linee per le tariffe dell'acqua.
La legge regionale 10 non ridetermina i criteri e le linee per la
determinazione della tariffa. La legge 10 modifica solo il luogo
dove si avvia la procedura della determinazione della tariffa
stessa.
Infatti, rispetto ai 9 ambiti della legge 7, oggi la legge 10 dice
che vi è un luogo unico, cioè il livello regionale, che dà le
indicazioni per la tariffa. Non si è entrati nel merito per indicare
i criteri, che sono rimasti sempre gli stessi, ma si è solo spostato
il luogo fisico di queste decisioni.
Pensa sia un po' forzata l'interpretazione e la motivazione per cui
il Ministero dell'Ambiente e non il Ministero delle Regioni ha
insistito su questo punto, o meglio, per la quale una struttura
tecnica, il COVIRI - nata per l'organizzazione, determinazione e
composizione ai fini della gestione dell'acqua - ha insistito in
modo pressante perché si addivenga a questa impugnazione da parte
del Governo.
L'assessore Zanichelli sarà più efficace e completo nel fornire gli
elementi precisi e stringenti rispetto alla materia di specifica
competenza, ma sotto questa iniziativa vi è una volontà di portare
al centro, cioè a Roma, la determinazione delle tariffe, in questo
caso dell'acqua.
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Vi è insomma un neo centralismo che, proprio nel momento in cui ci
si sta affannando a ragionare su un federalismo fiscale e su una
riorganizzazione dello Stato in modo diverso, vede sorgere alcune
azioni - e questa è una di quelle - che cercano di smontare quello
che si fa in un altro tavolo e riportare a Roma queste decisioni,
anche in contrasto con leggi precedenti su cui si sono costruite le
leggi 25 e 7 e si è determinato un percorso consolidato.
Entra il consigliere Zoffoli.
L'assessore ZANICHELLI prosegue affermando come il collega Gilli
abbia già delineato il quadro generale e istituzionale, essendo il
coordinatore dell'impianto della legge 10. Vorrebbe soprattutto
soffermarsi sugli aspetti sostanziali più che formali del tema che
si ha di fronte, ossia il quadro del governo delle tariffe delle
politiche idriche in una Italia molto complessa, nella quale vi è
stata un'evoluzione legislativa negli ultimi anni particolarmente
importante.
Già l'assessore Gilli faceva riferimento alla legge Galli e alla
legge regionale 25.
Con la legge 25 si è sostanzialmente attuata una strategia, che
prendeva a riferimento la legge Galli e alcune altre leggi di quegli
anni, vale a dire la separazione tra i percorsi di regolazione,
indirizzo e controllo rispetto alla gestione, affidata a coloro che,
in regime di salvaguardia e successivamente e progressivamente in
regime di concorrenza e di gare, hanno l'affidamento per gestire i
servizi. Tutto questo in un'idea di sviluppo, da un lato, di
garanzie per i cittadini e dall'altro di politiche industriali.
Si guarda con molto rispetto al dibattito ideale generale sui temi
idrici, ma se si osservano con attenzione anche le questioni
sostanziali, si vede che dove vi sono aziende industriali capaci di
realizzare l'integrazione dei servizi, a rete, dove vi sono sistemi
che lavorano sul ciclo idrico integrato con efficacia (depurazione,
distribuzione acquedottistica, depurazione dei reflui e quantaltro),
lì si ha una condizione di normalità.
Dove non c'è questa situazione, si rilevano spesso dei deficit e
delle crisi, di cui spesso si parla sulla stampa per questo o quel
territorio.
Entra il consigliere Salomoni.
L'assessore ZANICHELLI spiega che questo impianto in sostanza ha
portato, con la legge 25 prima e con la legge 7 poi, a prevedere la
possibilità per la Regione, nell'ambito della legislazione
nazionale, in cui il legislatore nazionale indica le componenti di
costo che devono essere considerate per fissare la tariffa, di
stabilire un metodo tariffario regionale, che poi è stato ed è alla
base di ciò che le ATO realizzano con le convenzioni e gli
affidamenti.
Questa operazione, se ha avuto una forma interessante, nel senso che
ha dato alle Regioni la potestà, o comunque ha messo la Regione
Emilia-Romagna nelle condizioni di agire e intervenire sulla
tariffa, vincendo anche un conflitto di competenze con lo Stato nel
2005, ha consentito soprattutto di fare un'operazione, di cui questa
Commissione ha più volte discusso, e cioè di fissare un metodo
tariffario nel quale si è puntato sul risparmio - quindi un
meccanismo che premia gli utenti, ma anche i gestori, che riducono
le perdite e migliorano la qualità del servizio - e di intervenire
perché l'aumento del costo dell'acqua, che è abbastanza contenuto
rispetto ad altri servizi energetici, è avvenuto anche in virtù di
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un piano di finanziamento che ha portato 400 milioni di euro in
interventi sia per l'acquedottistica che per la depurazione, e ha
consentito soprattutto di temperare anche il dato dell'aumento con
una tariffazione sociale rivolta alle persone bisognose e alle
famiglie numerose.
L'operazione avviata a partire dal 2004 e che poi si è portata
avanti nel tempo, ha già consentito, in alcune Province che hanno
rinnovato le convenzioni con i gestori, di intervenire con questi
elementi virtuosi, cita Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna che
sono già dentro a questo schema.
Ora si dice che la competenza di gestire le politiche tariffarie e
la regolazione nazionale deve essere messa in capo allo Stato e con
la legge 10 viene alterato questo principio, anche se il Governo non
a caso ha avuto una posizione anche dialogante chiedendo di valutare
se ci sono le condizioni per correggere alcuni dei rilievi e per
trovare un'intesa.
Ribadisce, come già detto prima dall'assessore Gilli, che la Regione
con la legge 10 non ha modificato su questi punti la legislazione
precedente, la legge 7 in particolare, e di conseguenza l'iniziativa
del Ministero dell'Ambiente e nello specifico del COVIRI, è tesa a
ritornare indietro nel tempo. Di conseguenza si apre un conflitto di
competenza rispetto al quale la Giunta ha già espresso la propria
opinione: ossia, nel metodo e nella forma sembra che, vista la
legislazione e la Costituzione vigente che prevedono sì una funzione
regolativa sulla concorrenza per lo Stato, ma anche un forte ruolo
del sistema Regioni sui servizi pubblici locali, vi siano le
condizioni per questo tipo di iniziativa che, ripete, è già stata
oggetto di valutazione in sede di Corte Costituzionale con la legge
7 del 2004.
Soprattutto pensa sia fondamentale ribadire il concetto che è
difficile immaginare che da Roma si fissi una componente di costo,
un metodo tariffario che viene poi portato sui territori locali,
senza avere una visione omogenea ad una scala adeguata come può
essere quella regionale.
Del resto, l'obiettivo inserito alla base della legge 10, con la
costituzione di una parte del ruolo tariffario insediato presso la
Regione, non tanto in quanto istituzione, ma in quanto luogo di un
Comitato di indirizzo formato sia da Regione che da Governi locali,
Province e Comuni, è quella di omogeneizzare ancora di più il
sistema.
In questa Regione c'erano 80 gestioni e si è passati ad 11, si
avevano tante tariffe che sono ancora numerose, circa una
settantina, che via via si stanno uniformando proprio perché il
servizio sta assumendo una maggiore omogeneità su scala non solo
locale, ma provinciale e regionale.
Quindi l'operazione che si vorrebbe fare è quella di difendere,
sostenere e chiarire la qualità del progetto regionale, sancendo
anche l'aspetto che si rischia di essere in difformità con normative
europee, perché vi sono normative europee inapplicate su scala
nazionale, in quanto il metodo tariffario fissato dallo Stato è
vecchio di 12 anni, mentre normative nuove sul danno ambientale, qui
acquisite, sono risolte con questa legislazione e questa iniziativa.
Semmai si dovrebbe discutere in sede di revisione del decreto
legislativo n. 152 del 2006 (Norme in materia ambientale), riguardo
alla quale il Governo ha chiesto una deroga alla scadenza fissata ad
aprile 2008. In quella sede sarà possibile anche stabilire delle
giuste relazioni di cooperazione tra Governo e Regioni, ma senza
negare la potestà al sistema Regione di avere un ruolo in questo
settore.
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Per chiarimenti e precisazioni ulteriori è presente il direttore
generale del settore ambiente dott. Bortone che ha curato gli
aspetti tecnici.
Il presidente MUZZARELLI riassume il senso del conflitto tra Regione
e Governo sul chi fa che cosa e in particolare sul tema tariffe e
chiede se per assurdo l'Assemblea decidesse di abrogare l'articolo
interessato verrebbe ripristinata la situazione attuale a legge 10
non ancora attuata, senza problemi di relazioni con Roma, ma con la
certezza della legge. E' un'ipotesi sostenibile? Si dichiara
federalista convinto e afferma che questo tema configura un
dibattito politico che va al di là del punto se è un ATO o 9 ATO che
decidono le tariffe della Regione Emilia-Romagna.
L'assessore ZANICHELLI osserva che il punto non è tanto eliminare
l'articolo della legge 10, quanto la legge 7 del 2004 - questo è il
punto cruciale. La Regione dovrebbe prendere atto che tutto ciò che
è stato fatto con gli accordi in relazione al consumo ecc. non vale
più, bisognerebbe prendere a riferimento le componenti di costo
fissate su scala nazionale e poi le ATO le applicherebbero
meccanicamente.
Il presidente MUZZARELLI ripete che a suo parere la questione
politica è tra Roma e Bologna; la logica delle competenze e del
federalismo rientra nel ragionamento complessivo, il dibattito,
ribadisce, è tra Roma e Bologna, è in discussione la legge regionale
dell'Emilia-Romagna.
L'assessore ZANICHELLI precisa che la legge 10 ha fissato alcune
articolazioni diverse tra il sistema ATO e il sistema Regione, ma
queste non dovrebbero essere messe in discussione, trattandosi di
questione che riguarda la Regione.
L'assessore GILLI aggiunge che l'impressione è quella di un
tentativo di riaccentramento della materia tariffaria, che in realtà
peraltro andrebbe perseguito con un apposito provvedimento, non
tramite un'impugnazione.
Infatti la stessa formulazione dell'impugnazione lascia spazio ad un
dialogo. Data la delicatezza dell'argomento, tuttavia, la Giunta ha
ritenuto opportuno svolgere l'informazione odierna.
Esce la consigliera Guerra.
Il consigliere RENZI dichiara che sull'argomento ha già presentato
un'interpellanza e coglie l'occasione per affermare che con
l'approvazione della legge regionale 10 le cose sono cambiate.
In particolare, nel merito del punto specifico, la Regione individua
la tariffa e le sue componenti di costo, per poi trasferirle agli
ATO. E' fuori discussione che con la normativa approvata si è
ridimensionato il ruolo degli ATO stessi, tant'è vero che è prevista
la loro estinzione. A suo parere si attacca un centralismo statale,
mentre non si ammette che si sta procedendo ad un neocentralismo
regionale. Inoltre, come risulta dal decreto di impugnazione del
Consiglio dei Ministri, i costi della nuova struttura regionale
verranno scaricati sulle tariffe.
Riassume le motivazioni ed i rilievi formulati dal Governo: la
Regione non può individuare la tariffa di riferimento del sistema
idrico integrato, che oggi compete al Ministero dell'Ambiente, ai
sensi dell'articolo 154 del decreto legislativo 152 del 2006. La
Corte costituzionale deciderà sul merito della questione. Le
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componenti di costo poi secondo la legge 10 sono stabilite dalla
Regione e questo a suo parere, come eccepito dal Governo, non può
essere. Ancora, ai sensi dell'articolo 149 del decreto legislativo
152 del 2006 la realizzazione del piano economico-finanziario non
può spettare alla Regione, ma agli ATO. Infine la normativa
regionale censurata prevede un aumento dei costi di funzionamento a
seguito della nuova struttura organizzativa regionale.
Aggiunge che prima ancora dell'impugnativa, l'Antitrust aveva
formulato rilievi per la violazione di regole e l'introduzione di
meccanismi distorsivi della concorrenza. Ribadisce che questi sono
dati di fatto e che la decisione finale spetterà al giudice delle
leggi.
Esprime la preoccupazione che i costi delle tariffe a carico dei
contribuenti non aumentino (e cita in proposito l'articolo 28 della
legge regionale e i costi prima inesistenti del nuovo organismo di
livello regionale). La stessa Autorità antitrust ha segnalato le
criticità al Ministero dell'Ambiente e a quello per i Rapporti con
le Regioni ed ha invitato la Regione a non dar corso alle
disposizioni stesse.
Si augura una riflessione sul tema.
Il consigliere SALOMONI osserva che il servizio idrico
emiliano-romagnolo è certamente un servizio di qualità, ma che per
mettere a sistema il servizio complessivo si sono penalizzate alcune
zone che usufruivano di questo beneficio per la conformazione
naturale del territorio, anche in termini di costi, ad esempio tutta
la parte dei Comuni del crinale, dove il bene acqua era abbondante e
a costo pressoché zero; dunque il tentativo di dare organicità
all'insieme regionale del sistema acqua ha penalizzato queste zone.
Si dichiara tuttavia preoccupato perché negli ultimi decenni la
Regione si è concentrata nell'organizzazione e nel riordino di
strutture molto pesanti, che hanno generato e continuano a generare
costi altrettanto notevoli, pagati dai cittadini. Infatti dai primi
consorzi, alle s.p.a, alle quotazioni in borsa, agli ATO (a suo
parere un fallimento assoluto), alla serie di enti ed organismi che
dovevano fungere da contrappeso allo strapotere dei gestori, la
Regione ha continuato a creare costi, fino a mettere a punto un
ruolo pesante quando con la legge regionale 25 si sono di fatto
commissariati una ventina di Comuni che resistevano all'impostazione
delineata, fino alle misure più recenti.
Ritiene che cercare di creare un sistema di ciclo integrato
dell'acqua che prima aveva una valenza provinciale e ora si
trasforma a valenza regionale, non sia il percorso da perseguire;
apparentemente sembrerebbe una scelta adeguata, mentre invece si
finisce per rincorrere il gestore. Il gestore diventa sempre più
potente, smisurato, è quotato in borsa; a quel gestore alcune
Province hanno addirittura venduto parte delle infrastrutture (cosa
allarmante, come la vendita dei depuratori). Insomma la Regione ha
compiuto alcune fughe in avanti poi in parte interrotte dalla
legislazione nazionale. Infine si è arrivati al traguardo del
federalismo, con un ordinamento non esaurientemente delineato e un
aumento smisurato delle controversie tra Stato e Regioni.
Rientra la consigliera Guerra.
Il consigliere SALOMONI si appella alla ragionevolezza del buon
amministratore per invitare alla cautela, e alla riflessione,
ritiene infatti opportuno aspettare qualche mese nell'attuazione
della normativa regionale, in attesa della pronuncia della Corte
costituzionale per non creare danni ai cittadini. Invita anche ad
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una riflessione sul sistema nel suo complesso, che privilegia il
business e contrasta con alcune dichiarazioni di principio dello
stesso assessore sul monopolio naturale dell'acqua. Afferma che con
le leggi regionali vigenti questo monopolio è stato utilizzato per
fare profitto, a fronte di una situazione di estrema debolezza del
cittadino utente. Tutti i meccanismi creati finora per bilanciare lo
strapotere del gestore - le ex municipalizzate quotate in borsa,
ormai trasformate in holdings, in multinazionali - non hanno sortito
alcun effetto e quella parte della normativa deve essere rivista e
riorganizzata con uno strumento efficace di controllo. E' convinto
che si rischi anche con i piani tariffari così come configurati,
perché non vi è la forza sufficiente a svolgere un controllo
effettivo sulla loro realizzazione e rispetto.
Conclude ribadendo che la Regione ha creato un mostro di carattere
amministrativo che fagocita tutti. Occorre utilizzare lo strumento
legislativo a disposizione per recuperare la proprietà degli
impianti di depurazione agli enti locali, bene primario per i
cittadini.
Esce la consigliera Salsi. Entra il consigliere Delchiappo.
Il presidente MUZZARELLI commenta che il punto politico, anche alla
luce delle considerazioni svolte, è il seguente: far saltare la
legge 10 per far saltare la legge 7, che in sostanza significa il
diritto di una comunità di decidere le proprie tariffe, cioè
togliere una competenza attualmente regionale per riportarla a
livello centrale. E' convinto che anche se la Regione volesse
abrogare l'articolo 28, rimanendo la situazione attuale della legge
regionale 7, vi sarebbe un provvedimento successivo di contrasto
alla stessa legge 7.
Ritiene pertanto che l'operazione contro le Regioni e contro il
federalismo vada arginata e che sia opportuno resistere dinnanzi
alla Corte costituzionale per evitare che con l'attacco ad una
singola norma si aggrediscano una pluralità di leggi della Regione
Emilia-Romagna.
Il consigliere MANFREDINI esprime perplessità sull'interpretazione
prospettata, visto il profondo impegno per il federalismo che il
Governo persegue. Svolgerà gli opportuni approfondimenti in sede
nazionale per chiarire e verificare i termini della questione.
L'assessore ZANICHELLI precisa che la Giunta risponderà in Aula
sulle interrogazioni presentate. Condivide le considerazioni svolte
dal presidente ma sottolinea principalmente la distinzione tra due
temi. Il primo è la questione della tariffa, l'altro è il riordino
delle ATO. Sulla tariffa ha già riferito nella parte iniziale
dell'informazione.
Quanto al riordino delle ATO, la Giunta regionale si è adoperata in
applicazione dell'articolo 38 della legge finanziaria nazionale 2008
che richiedeva un riordino del sistema. All'interno di quel
riordino, con l'obiettivo dichiarato di ridurre i costi, la Regione
ha rilevato che vi era un costo crescente importante - anche se non
più elevato di altre Regioni italiane, anzi per certi versi anche
più modesto - e, nella prospettiva del contenimento della spesa, si
è posto il traguardo di dimezzare il costo stesso e di riportarlo
dalla dimensione di 7 milioni di euro a 3-3,5 milioni di euro,
proprio per evitare il rischio di una incidenza eccessiva del costo
della struttura sulle tariffe. Si è creata una struttura di
dimensione regionale in capo alla Regione per non creare un ente
ulteriore, tant'è che lo strumento di governo è il Comitato di
7
indirizzo e la struttura va sulla tariffa, ma il monte
dell'equilibrio territoriale regionale è la metà di quello che era
il costo precedente.
Aggiunge in risposta al consigliere Salomoni che in questo caso il
problema non è tanto esprimere degli auspici: il mondo sta girando
nel senso delle liberalizzazioni e c'è chi dice che l'acqua va messa
a mercato e liberalizzata. La dimensione di tutti i gestori che
stanno facendo gare in Italia non è quella intercomunale, bensì
addirittura la dimensione europea, globale. Pertanto il tema non è
discutere tra Hera e il consorzio intercomunale della montagna
bolognese o reggiana; il tema è se si ha un gestore industriale che
risponde ad un sistema forte oppure no. Nel caso di specie non
interessa Hera, ma il punto cruciale che di fronte alla nascita di
questi soggetti industriali forti, occorre un contrappeso
altrettanto robusto, non c'è bisogno della dimensione di un ATO che
è di molto più piccola della dimensione del gestore.
C'è bisogno di suddividere tra livello regionale, per quella che è
la regolazione alta tariffaria, e quella che rimane in capo alla
convenzione, fatta dalle Province e dai Comuni, cioè dai titolari
delle funzioni - acqua, rifiuti - che ha poi il compito di tradurre
nei rapporti coi cittadini e con le comunità locali le indicazioni
espresse dal livello regionale.
Conclude precisando che l'alternativa sulla tariffa qui indicata non
è compiere un passo in avanti cooperativo, su cui la Regione è
disponibile. In riferimento all'impegno assunto dal consigliere
Manfredini, osserva che l'interesse potrebbe appuntarsi alla
revisione della normativa del decreto 152, anche in sede di
Commissione parlamentare Ambiente, poiché se si tratta di rafforzare
funzioni nazionali nell'indicazione delle componenti di costo che
assumano i criteri del risparmio, ecc, si dichiara d'accordo. Ma
rivendica la possibilità per la Regione di avere un'autonomia,
perché l'Emilia-Romagna non è uguale alla Puglia o alla Sardegna, e
di potere esercitare una funzione legata alle peculiarità del
territorio sulle componenti che formano il metodo tariffario.
Dunque la Regione intende resistere sulla parte impugnativa legge
10, perché si parla in realtà soprattutto della legge 7, e ricorda
come tutta questa impostazione sia stata apprezzata sia su scala
locale da sindacati e forze dell'impresa - si tratta di un elemento
che rende più trasparente il sistema e lo collega al territorio -
sia su scala europea, in recenti convegni, perché soprattutto in
Spagna si guarda a questi meccanismi come a meccanismi avanzati e
virtuosi, in grado di fornire risposte ai cambiamenti climatici.
Il problema è insomma un'impostazione per la quale bisogna tener
conto che i sistemi locali su alcune materie ambientali hanno
l'esigenza di dover esercitare funzioni di governo.
- Comunicazione dell'assessore GILLI in materia di Tutela e
sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile .
Il presidente MUZZARELLI prima di dare la parola all'assessore,
osserva che si tratta di una comunicazione di rilevante interesse
considerata la situazione determinata da quanto sta succedendo, da
un po' di tempo, anche nella nostra Regione e nel territorio
modenese proprio in questi giorni.
L'assessore GILLI afferma che forse questa procedura può sembrare
inusuale però ci sono due motivazioni che hanno spinto la Giunta a
chiedere al presidente della Commissione di fare questa informativa
preliminare sulle azioni che la Giunta ha intenzione di prendere in
ordine alla tutela e alla sicurezza del lavoro nei cantieri edili e
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di ingegneria civile. La prima è che già esiste un progetto di legge
depositato e assegnato nel 2005 a questa Commissione con oggetto n.
665 in ordine al tema della disciplina regionale in materia di
lavori pubblici nel cui articolato c'è un articolo appunto di
riferimento alla tutela della sicurezza dei lavori nei cantieri. Di
conseguenza riteneva giusto prima di adottare la proposta di legge
in Giunta farne una illustrazione, ed informare che il pdl oggetto
665 a questo punto verrebbe svuotato ed è quindi da ritirare in
quanto gli altri articoli in ordine alla disciplina regionale in
materia di appalti sono stati recuperati nella legge 10 di cui si è
parlato nel precedente punto.
La necessità di un confronto e di una condivisione del percorso con
la Commissione deriva dall'estrema delicatezza e tristezza
dell'argomento che ha bisogno di molte teste e cervelli per dare
risposte migliori affinché si riduca questo fenomeno nel comparto
cantieri-lavori edili, considerando l'alto valore anche di una sola
vita umana, anche se nella Regione Emilia-Romagna da anni si
registra un decremento di questo fenomeno, si tratta comunque di
incidenti che impegnano tutti ed obbligano a trovare soluzioni per
ridurne il danno.
Esce il consigliere Renzi.
L'assessore GILLI precisa che oggi non è possibile consegnare
l'articolato della proposta di legge in quanto non è stata ancora
approvata dalla Giunta, ma con l'aiuto di alcune slide se ne possono
illustrare i punti principali. Il meccanismo messo a punto raccorda
anche le varie normative, che si intrecciano su questa materia, su
questo comparto di riferimento e tiene anche come riferimento
principale le nuove strategie su come comportarsi, indicate
dall'Unione Europea per gli anni 2007-2012, alle diverse Regioni ed
ai diversi Stati.
Nell'ambito delle competenze regionali si affronta questo tema,
mettendo a frutto numerose esperienze positive di accordi e progetti
che hanno coinvolto istituzioni, rappresentanze economiche, sociali,
sindacali e organismi bilaterali. Questo provvedimento si muove nel
solco dell'accordo tra Stato e Regioni stipulato nel giugno del 2008
proprio sull'intesa del Patto per la salute e la prevenzione nei
luoghi di lavoro in ordine al Testo Unico che è stato varato dal
Governo precedente, e l'intesa si è raggiunta con il Governo attuale
nella Conferenza tra Stato e Regioni il 12 giugno scorso.
Il progetto di legge prevede delle norme per la razionalizzazione
dell'attività amministrativa, la semplificazione delle procedure e
degli adempimenti, sia a carico dei committenti che a carico delle
imprese esecutrici dei lavori attraverso anche dei sistemi
informatici, si prevede anche la realizzazione di un sistema
informativo, di monitoraggio e di segnalazione anche attraverso
l'integrazione delle banche dati che sono esistenti, pensa all'
INAIL, alle AUSL ed ai diversi soggetti che si occupano di questo.
L'esigenza di monitoraggio e di informazione è utile in quanto
finalizzata a supportare l'attività che si deve intraprendere di
promozione, di prevenzione e di controllo sulla sicurezza e sulla
regolarità del lavoro, atti di controllo che devono essere compiuti
dagli enti competenti, nonché dall'attività del Comitato regionale
di coordinamento che esiste.
Conclude rimarcando due elementi di novità di questo provvedimento
col quale la Regione ha intenzione di indicare delle norme
prescrittive per i regolamenti urbanistici ed edilizi dei comuni,
relativi ai requisiti tecnici vincolanti che gli edifici debbono
soddisfare per meglio adempiere a delle esigenze di sicurezza,
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nell'esecuzione degli interventi di manutenzione e di costruzione
nei cantieri ed in particolare quando ci sono lavorazioni
particolarmente pericolose.
Si mettono in campo anche degli strumenti di incentivazione
economica a favore dei committenti che affidano i lavori, a imprese
o ad altro soggetto esecutore che svolgono la loro attività
rispondendo con una certa rigidità e serietà a quelli che sono i
principi di responsabilità sociale a cui anche l'imprenditore si
deve attenere.
E' un provvedimento che riguarderà sia i cantieri pubblici che i
cantieri privati, tra l'altro molto richiesto da parte degli
operatori, sia pubblici che privati, perché sentono anche loro
l'esigenza di intervenire, di fronte ad una manodopera che è diversa
rispetto agli anni passati e a nuove tecnologie degli impianti che
sono dentro i cantieri che sono anche rischiose, basta pensare a
quanto successo l'altro giorno a Modena dove si è sganciato un pezzo
tenuto in sospeso da una gru. Ricorda che una volta era tutto
manuale e non c'era un'impiantistica di questa natura nei cantieri.
Rientra il consigliere Renzi.
L'assessore GILLI spiega che da tempo gli stessi operatori del
settore chiedono alla Regione di intervenire e che non si è voluto
aspettare un provvedimento onnicomprensivo rispetto alle varie
competenze, alle varie funzioni e responsabilità di settore allocate
nei diversi assessorati, perché ad esempio già nel servizio
sanitario, attraverso le aziende sanitarie, si compiono i controlli
e si eseguono una serie di cose che debbono essere attuate. Se si
pensa all'assessorato della formazione e lavoro dove attualmente si
compiono delle iniziative di formazione dei lavoratori e dei
dipendenti di queste aziende.
Questo per affermare che c'è già una serie di competenze diffuse.
Inoltre è stato chiesto con insistenza alla Giunta di riprendere
l'iter di questo provvedimento e di accelerarlo.
Per avere un quadro di riferimento sugli infortuni, che sono stati
denunciati in Emilia-Romagna nel periodo compreso tra il 2003 ed il
2007, relativamente al settore delle costruzioni, fornisce i
seguenti dati: nel 2003 gli incidenti sul lavoro ammontavano a
14.144, nel 2006 erano 12.947, scesi nel 2007 a 11.800.
I casi di mortalità nei cantieri dell'Emilia-Romagna sono stati 31
nel 2006, scesi a 22 nel 2007, anche se sono ancora molti.
Il dott. DRAGHETTI passa poi all'illustrazione di alcune slide che
vengono distribuite ai commissari. Riprendendo quanto indicato
dall'assessore su come si sta muovendo la Regione sul tema della
sicurezza del lavoro, spiega che l'eventualità di definire un pdl
era emersa anche da un impegno assunto durante la definizione del
pdl sui lavori pubblici, che poi ha subito uno stop anche per il
fatto che successivamente nel 2006 è stato definito il Codice dei
contratti, lavori, forniture e servizi (D.Lgs. n. 163/06), in cui
sono state ridefinite le competenze nell'ambito dei lavori pubblici
e quindi con la sentenza 401 si è dato un inquadramento giuridico
definitivo al tema dei lavori pubblici, così anche sul tema della
sicurezza del lavoro e ricorda velocemente che l'articolo 4 del
Codice la individua come materia concorrente. Questo ha portato
alcune Regioni a fare diversi tentativi di normare questo settore
della sicurezza nei cantieri edili.
Passa alla seconda slide, che è solo un tentativo per mostrare come
su questo tema la Regione ha, come è doveroso, un approccio di tipo
integrato. E' stato istituito un gruppo formato da tutti gli
10
assessorati interessati al tema della sicurezza che ha prodotto il
lavoro che viene oggi presentato. Richiama poi il quadro di
strategia dell'Unione Europea del quinquennio 2007 - 2012, in
particolare per quanto attiene al tema della semplificazione
legislativa, degli scambi di buone pratiche e campagne di
sensibilizzazione e di informazione.
Escono i consiglieri Delchiappo e Renzi.
Il dott. DRAGHETTI spiega in sintesi il contenuto del Testo Unico di
cui al D.Lgs. n. 81/08, che raccoglie due famose leggi: la 494/96 e
la 626/94. La 494/96 affrontava il tema della sicurezza
relativamente ai cantieri, mentre la 626/94 era di portata più
generale. Quindi l' attuale T.U. va nella direzione della
semplificazione indicata dall'U.E. Altri input che vengono dall'U.E.
sono l'inclusione dei temi della salute e della sicurezza nel lavoro
nelle politiche europee, quindi un approccio integrato ai temi,
l'individuazione e la valutazione dei possibili rischi e la ricerca
propria di scambi e conoscenze. E' importante lavorare con più
persone possibili che abbiano diverse competenze in modo da
scambiarsi anche quelle che possono essere delle ipotesi di
soluzione. Nell'illustrare la slide successiva inoltre afferma che
si tratta di una sintesi della normativa nazionale comprensiva degli
ultimi provvedimenti: il D.Lgs. n. 81/08 (nuovo T. U. sulla
sicurezza del lavoro), il DM 24 ottobre 2007che ha istituito e
normato in maniera precisa il documento unico di regolarità
contributiva (DURC) e il DPCM 21 dicembre 2007 (coordinamento delle
attività di prevenzione e vigilanza in materia di sicurezza del
lavoro), che ha originato anche una delibera della Giunta che ha
istituito il cd. Comitato di coordinamento regionale. Si sono volute
mettere insieme quelle che sono le leggi e le delibere della
Regione, diverse anche temporalmente. Questo per dare l'idea di come
la Regione si sia mossa nel tempo anche per raggiungere l'obiettivo
di una riduzione di almeno il 10%. Ricorda anche la legge regionale
17 del 2005 che aveva l'impostazione della legge nazionale n. 626,
cioè di una norma sulla sicurezza a livello più generale,
all'interno della quale può innestarsi il richiamo a quella che può
essere una norma regionale invece sulla sicurezza dei cantieri edili
in un settore specifico.
Sono state approvate altre delibere di recepimento compresa quella
di approvazione del Comitato regionale di coordinamento (DG n.
963/08). Anche se non riportata in slide, ricorda la legge regionale
n. 24 del 2003 sulla disciplina della polizia amministrativa, della
promozione di un sistema integrato della sicurezza, perché il ruolo
della Polizia municipale in molti progetti è stato utile per i
controlli nei cantieri. Sono poi indicati i programmi, i progetti, i
protocolli e le azioni coordinate, riportate in un quadro di insieme
per avere una visione completa di quanto ha fatto la Regione. Il
numero dei progetti ed anche dei protocolli e le azioni coordinate
sono molte, compresa l'ultima con il Ministero per la campagna
europea sulla sicurezza, cioè della campagna dei 10.000 cantieri sui
controlli in edilizia. Richiama l'importanza del raccordo tra i
diversi sistemi informativi e afferma che nel lavoro fatto con le
altre direzioni c'è la volontà assoluta di provare a mettere insieme
le diverse informazioni per arrivare eventualmente alla definizione
di un sistema di software che curi tutte quelle che sono le
informazioni sulla sicurezza nei cantieri edili e in edilizia.
Rientra il consigliere Delchiappo.
11
Per il dott. DRAGHETTI quello che conta ed è importante fare, anche
in prospettiva di una norma regionale, è cercare di dare impulso e
di mettere a frutto tutte le varie e numerose esperienze presenti
sul territorio. Segnala come secondo punto, l'importanza di
razionalizzare e semplificare quelle che sono le procedure e gli
adempimenti e rendere più efficaci i controlli ed il monitoraggio.
Le ultime due slide che illustra trattano delle norme prescrittive
sui regolamenti urbanistici edilizi. Spiega che è possibile fare
questo anche in virtù della legge regionale n. 20/00 che,
all'articolo 16, prevede gli atti di indirizzo e di coordinamento
che possono valere come norme cogenti per i regolamenti urbanistici
edilizi. Questi sono elementi che tra l'altro vengono richiamati da
molte associazioni, sindacati e gruppi come l'associazione dei
piccoli condomini, perché spesso durante le manutenzioni succedono
purtroppo anche incidenti mortali e la non previsione di nessun tipo
di possibilità di attacchi e di sistemi di sicurezza pone spesso in
condizione di grave rischio chi deve svolgere questi lavori.
Un altro aspetto riguarda gli strumenti di incentivazione che
dovrebbero essere un po' il cuore della legge in quanto l'intento è
quello di stimolare i committenti nella scelta responsabile di ditte
che applichino determinati protocolli o azioni di prevenzione o
abbiamo svolto corsi di formazione riconosciuti anche dalla Regione
Emilia-Romagna. Ovviamente per riuscire ad arrivare al cuore del
problema c'è un altro aspetto, richiamato nell'ultima slide, che è
quello dei controlli, in quanto si è ben consapevoli che uno degli
aspetti più importanti per la diminuzione degli incidenti sul lavoro
è anche un aumento della capacità dei controlli in Emilia-Romagna.
Dai dati che si hanno e dai controlli che vengono effettuati in
Emilia-Romagna un cantiere su tre manifesta violazioni alle norme
sulla sicurezza, dunque un 33% che come dato è altissimo. Questo
lavoro di monitoraggio si sta già compiendo di fatto e la legge
dovrà tenerne conto utilizzando anche un progetto finanziato con
fondi europei al quale la Regione aveva già partecipato: il progetto
REP, che riguardava la registrazione delle presenze all'interno del
cantiere. Con la potenzialità della rete Lepida R3 si sta
verificando la possibilità di fare in modo che i soggetti preposti
prima di entrare in un cantiere per fare i controlli, abbiano già le
indicazioni di quello che troveranno all'interno.
Queste sono in estrema sintesi le linee sulle quali ci si sta
muovendo per la definizione di questo progetto di legge, i cui
obiettivi sono riassunti in modo molto sintetico nell'ultima slide e
cioè: promuovere il miglioramento di tutte le condizioni di
sicurezza a qualunque titolo svolte nei cantieri edili a committenza
sia pubblica che privata, inserire nell'articolato anche elementi
legati al tema della legalità. Ci sono diverse esperienze positive e
non ultima anche il codice Vigna applicato in diverse realtà ed in
diverse imprese, che hanno aderito a questo tipo di impostazione
proprio per evitare le infiltrazioni mafiose all'interno di queste
realtà, altro tema strettamente legato al tema della sicurezza. Poi
si è previsto anche di evitare di predisporre norme che siano degli
aggravi burocratici ulteriori, ma che diano invece indicazioni
precise con nome prescrittive, coordinare e sviluppare l'attività di
monitoraggio e di segnalazione; coordinare e sviluppare, elemento
prioritario, i requisiti delle opere edilizie, nonché promuovere
quelli che possono essere strumenti di incentivazione che possono
spingere veramente i committenti in maniera virtuosa ad adottare
quelle che sono le norme per la sicurezza e la tutela del lavoro.
La consigliera GUERRA afferma che sul tema della sicurezza sul
lavoro non si è in presenza di un argomento come gli altri, ma in
12
presenza di una situazione che quotidianamente vede tanti morti sul
lavoro e crede che oramai non ci si possa attestare, come sempre si
fa, su dichiarazioni generiche. Questo ormai avviene ogni volta che
si è verificato un incidente, correndo ad esprimere il proprio
cordoglio e promettendo che si interverrà in maniera più o meno
generalista, ma poi non ci sono interventi che in maniera puntuale
possano portare al raggiungimento del risultato. Molto spesso sono
disattenzioni, che attengono ad una mancata sollecitazione verso il
datore di lavoro, ma anche verso i lavoratori stessi della necessità
di avere determinati codici di comportamento. Sia da parte dei
datori di lavoro che da parte dei lavoratori spesso non c'è la reale
consapevolezza che anche attività quotidiane, che sono considerate
di routine, possono provocare incidenti molto gravi, se ne sono
visti tanti ad es. riguardo alla pulizia di grandi contenitori, ove
spesso le maschere non c'erano, quando c'erano non erano state
mantenute in funzione per cui nel momento in cui gli operai le hanno
usate non erano funzionanti, quindi in alcuni casi le responsabilità
sono pesanti nei confronti dei datori di lavoro.
Questa recrudescenza è sicuramente anche dovuta a quei meccanismi
che portano le aziende ad essere meno responsabili anche nei
confronti del committente, pensa ad esempio ai subappalti, alla
fretta, ai tempi delle consegne, pesa anche il fatto che oggi con
l'obbligatorietà ed il riconoscimento dell'orario aggiuntivo di
lavoro, questo non sia diventato una scelta del lavoratore, ma
un'imposizione. L'allungamento dell'orario di lavoro provoca
necessariamente maggiore stanchezza, maggior fretta perché si vuol
finire per tornare a casa. Quindi non si è di fronte
all'eventualità, ma nel caso dei morti sul lavoro si è di fronte a
cause di natura prettamente umana, non è qualcosa che accade e non
ci si deve comportare nei confronti di questi eventi quali fossero
una calamità imperscrutabile. Dichiara di non essere favorevole ad
interventi di incentivazione in questo caso, mentre è favorevole a
far valere le leggi che già ci sono anche sulla sicurezza del
lavoro, e a far valere il mancato rispetto di quelle leggi per
l'esclusione di determinate ditte dalla partecipazione agli appalti
pubblici, e dato che i committenti molto spesso sono pubblici,
quanto meno per quel che riguarda il pubblico; se le ditte, dai
controlli effettuati, risultano aver disatteso le regole queste
vanno escluse dalla partecipazione ad appalti e subappalti pubblici,
stilando la black list, cioè una lista nella quale vengono messe in
evidenza le ditte in cui si sono verificati incidenti, non solo
mortali, perché al pubblico pesano anche gli incidenti non mortali
(invalidità, permanenze in ospedale). Come Regione non è possibile
fare tantissimo, ma con una lista si può rendere chiaro al pubblico,
attraverso un giornale, le ditte che hanno avuto incidenti,numero
degli incidenti e casualità o meno. Le ditte che fanno edilizia e
pulizia ambientale sono ditte nelle quali accadono molto spesso gli
incidenti e per questo devono essere nel mirino più di altre, poi
c'è il grande buco nero dell'agricoltura. In questo settore molto
spesso quelli che usano macchine da lavoro sono familiari, non molto
esperti nel maneggiare questi attrezzi. E' proprio l'agricoltura ad
avere il numero più elevato di incidenti, ma è anche il settore su
cui c'è meno attenzione in quanto in questo settore non vengono dati
appalti, sono lavori privati, personali. Però anche l'agricoltura
accede poi a contributi regionali e pubblici e allora, anziché
continuare a incentivare, si deve mettere bene in chiaro che quelli
che dimostrano nei fatti di non essere all'altezza saranno esclusi
dalle forniture pubbliche. C'è bisogno di un giro di vite notevole
perché questo farà crescere l'attenzione e prendere maggiormente sul
serio la necessità di avere determinati accorgimenti.
13
Ci sono poi, anche in questa Regione, aziende che hanno lavoratori
non in regola, queste ovviamente devono essere escluse per sempre o
per un periodo molto lungo dalla possibilità di avere commesse
pubbliche e in particolare subappalti (in cui il soggetto non ha
giuridicamente un rapporto diretto con l'ente pubblico). Al di là
delle parole, rimangono le famiglie con i loro drammi, che
cominciano a pretendere dalle istituzioni pubbliche un atteggiamento
di maggiore durezza e responsabilità, per cui passerebbe dagli
strumenti di incentivazione a strumenti più seri, questo è possibile
perché quando è il pubblico, che dà incarichi è il pubblico a
dettare le regole divenendo quasi un soggetto privato. Il pubblico
può pretendere che il soggetto cui si affida un incarico, abbia nei
confronti dei suoi lavoratori un determinato comportamento. Crede
che solo questo metta dalla parte della ragione.
Il consigliere SALOMONI afferma che sicuramente è un pdl che può
essere utile e va pensato attentamente. Fa alcune considerazioni per
capire se nel pdl in preparazione sono già contenuti aspetti pratici
e concreti. Parte da una prima considerazione: sul fronte degli
ultimi episodi di morti sul lavoro, parecchi incidenti hanno
riguardato operai che si erano calati nelle cisterne e lì sono
rimasti per le reazioni chimiche che si sono scatenate e ne hanno
provocato la morte per soffocamento. Questo è dovuto a
impreparazione.
Secondo la sua esperienza la prima cosa che si deve provare
seriamente a fare è selezionare la classe di imprenditori e le
aziende di qualità. Si devono valorizzare queste aziende, estendere
questa qualità, come si sta già facendo, anche agli aspetti sulla
sicurezza del lavoro.
Qualità non è solo garantire ciò che si fa al proprio cliente, ma è
farlo in sicurezza. Le norme ci sono e quando si assume la gente non
la si può sbattere in un cantiere, ma si deve fare formazione seria
in cantiere o in un luogo prestabilito rispetto a ciò che queste
persone sono chiamate a fare.
Ad un ragazzo assunto come manovale in un cantiere edile bisogna che
gli sia prima fatta formazione, in due o tre giorni in un cantiere,
e tale formazione deve essere fatta da gente consapevole, che ha
esperienza e professionalità. Invece accade che immediatamente il
giorno dopo la visita medica il lavoratore viene spedito in cantiere
e accade spesso che per scarsa conoscenza delle regole di sicurezza
o disattenzioni, sia vittima di un incidente, perché non sa che non
deve stare sotto il raggio di azione della gru, delle betoniere o
dei carichi sospesi. Le imprese devono mettere a disposizione
cantieri in cui i tecnici vadano a fare formazione ai lavoratori;
questa formazione deve essere certificata seriamente in quanto il
lavoratore in cantiere diventa parte di un sistema dove la mancanza
di professionalità può arrecare danno non solo al singolo, ma anche
agli altri.
Rientra la consigliera Salsi. Esce il consigliere Borghi.
Per il consigliere SALOMONI l'operaio che viene calato all'interno
di una cisterna deve sapere cosa può accadergli se non ha un
salvagente e non è affiancato da un collega, dotato degli elementi
per portarlo sopra in sicurezza. L'imprenditore deve avere coscienza
di questa situazione e attivare le misure conseguenti, considerando
che l'operaio professionalmente preparato costituisce la prima
ricchezza dell'impresa. Si chiede quanti siano questi imprenditori e
cosa si faccia come enti pubblici per aiutarli. Non funzionano corsi
di formazione teorici fatti da associazioni di categoria e da enti
14
terzi, che forse non hanno mai visto un cantiere. Pensa che occorra
accordarsi direttamente con gli imprenditori per avere a fine anno
un report illustrativo della loro attività, delle loro
problematiche, in modo da riuscire, per gradi successivi, ad andare
verso l'obiettivo di una diminuzione degli incidenti, soprattutto di
quelli mortali.
Ha vissuto la sua esperienza di imprenditore con la speranza di non
vedere delle situazioni mortali e gravi incidenti, arrivando ad
impedire a suoi lavoratori, privi di armature adatte a quel
cantiere, di scendere incoscientemente dentro a scavi profondi,
adibendoli piuttosto ad altro lavoro.
Una coscienza di questo tipo deve diventare prassi ordinaria nelle
imprese, e gli enti pubblici devono valorizzare quelle che lavorano
in qualità, concedendo alle imprese che non l'hanno un periodo
perché si possano adeguare.
Ricorda che negli appalti pubblici, la quota relativa alla sicurezza
esiste già e non è soggetta a ribasso. Ritiene che per potere
cambiare la tendenza in atto, sia necessario investire in corsi di
formazione certificati. E' necessaria una norma chiara che
incentivi, magari in termini di fideiussioni bancarie ridotte del
50%, le imprese e le aziende che lavorano in qualità, rappresentando
una garanzia. Lo stesso potrebbe farsi applicando riduzioni graduali
sui carichi contributivi dell'impresa, in funzione della diminuzione
degli incidenti. Questa logica contributiva dovrebbe applicarsi
anche alla posizione assicurativa dei singoli lavoratori, elementi
importanti in una azienda.
Rileva inoltre come la Regione Emilia-Romagna non sia in posizione
arretrata in questo settore. Chiede all'Assessore di rompere con i
protocolli e di fare uno sforzo di qualità incontrando, non solo le
associazioni di categoria, bensì anche gli imprenditori più
importanti della Regione al fine di conoscere le loro necessità.
Ritiene che così facendo si potrà scrivere una norma innovativa,
mentre i regolamenti comunali non servono in quanto nessuno li
conosce, neppure gli addetti ai lavori. Uno degli obiettivi è di
riuscire, nel giro di 5-6 anni, a convincere i privati ad avvalersi
di imprese qualificate, a prescindere dalle dimensioni delle stesse,
in quanto solo con una seria qualificazione, si può abbattere il
numero di incidenti mortali e di infortuni. Chiede, appena
possibile, di avere copia della proposta di legge.
Il consigliere DELCHIAPPO si dichiara d'accordo con molte cose dette
dai colleghi ed apprezza la passionalità del collega Salomoni e la
sua esperienza di amministratore e uomo di impresa, ritiene comunque
che il mondo imprenditoriale non sia così idilliaco perché,
diversamente, non si verificherebbero così tanti incidenti sul
lavoro, alcuni dei quali mortali.
Considera che la forza della Regione Emilia-Romagna, che le permette
di essere prima nel mondo, sia la qualità e afferma che riuscire ad
affrontare gli impegni del mondo del lavoro, nel settore
dell'edilizia, con questa caratteristica sia fondamentale. Ricorda
che già nella legge fatta in collaborazione con l'assessorato alla
scuola e formazione, il cui obiettivo era la riduzione, nell'arco di
tre anni, del 10% degli incidenti sul lavoro, c'era molto per quanto
riguardava la formazione.
Riferisce che gli operatori delle aziende USL preposti ai controlli
nei cantieri oltre a richiedere formazione, chiedono anche un ruolo
propositivo. Per quanto concerne il tema degli incentivi offerti
dalla Regione, ritiene che non siano considerati sufficienti dalle
imprese per cambiare modo di produrre.
15
In termini di qualità è molto importante che le imprese garantiscano
il servizio richiesto, per questo si deve utilizzare un sistema per
l'affidamento in qualità di appalti pubblici, riflettendo sulla
necessità di costruirlo in modo che, incrociando alcuni elementi e
fattori produttivi, permetta all'ente pubblico la possibilità di una
valutazione del soggetto cui si assegna il lavoro. Sottolinea
l'importanza della formazione e come nei cantieri vi sia anche molto
sfruttamento, da considerare con particolare attenzione. Ritiene che
spetti alla Regione il compito di fare un prodotto di qualità a
vantaggio degli utenti, degli imprenditori e dei lavoratori.
Esce il consigliere Salomoni.
Interviene il consigliere BOSI che ringrazia l'assessore e lo staff
tecnico per avere illustrato le linee guida di un progetto di legge
che ritiene faccia onore alla Regione Emilia-Romagna. Bastano poche
regole da fare rispettare, purché siano chiare. Richiama un esempio,
che riguarda la Regione Emilia-Romagna, per fare capire come la
faciloneria e l'improvvisazione possono essere sempre in agguato: la
tratta alta velocità Bologna-Firenze e la quasi parallela
Bologna-Milano. La prima con grossi problemi dal punto di vista
tecnico con 67 km di gallerie su 90, con utilizzo di macchinari
molto pericolosi, la seconda in cui non ci sono particolari problemi
tecnici. Di fatto, anche se non dispone di dati ufficiali, la
percezione è che l'incidentalità sia stata molto più alta nella
seconda tratta, nonostante fosse ritenuta la più facile. Questo si
motiva in virtù del fatto che la prima tratta era considerata
pericolosa e la Regione ha messo in campo un insieme di misure di
prevenzione. Nell'altro caso, invece, la tendenza è stata diversa
con un impegno minore, ad esempio utilizzando molti lavoratori
stagionali. Ma i lavoratori senza formazione rischiano la propria
vita e quella degli altri.
Ritiene, pertanto, che il progetto di legge debba proseguire il suo
iter.
Il presidente MUZZARELLI sintetizza la discussione svoltasi,
puntualizzando che è stato presentato in Commissione l'impianto
politico del nuovo progetto di legge sulla tutela e sicurezza del
lavoro nei cantieri, che la Giunta vuole assumere per iniziare una
discussione aperta nella Regione e sviluppare una scelta importante
al fine di ottenere una legge moderna, integrata che rafforzi gli
sforzi necessari di tutti i soggetti responsabili in campo, al fine
di assicurare una crescita sostenibile migliore anche attraverso i
temi della qualità e della sicurezza del lavoro, cercando
sostanzialmente di evitare il più possibile ogni dolore.
Interviene quindi l'assessore GILLI che sottolinea come tutti gli
interventi abbiano dato spunti, per esempio irrigidire sui
subappalti oppure invece di parlare di incentivazioni, parlare di
premi, costringere gli enti formativi, per esempio le province, che
hanno già risorse predestinate alla formazione, ad assegnarne una
parte per quella su questi temi.
Si dichiara sicuro che nel mese di settembre, al di là della
concertazione con le categorie afferenti attività produttive,
attività economiche e sociali e con la concertazione con gli enti
locali, sia possibile arricchire e migliorare ulteriormente la bozza
del progetto di legge affinché sia efficace e non si tratti di
semplice burocrazia. Sottolinea come la Giunta desidererebbe che
anche questi incontri diventassero una cosa corale con la
16
Commissione, perché il tema riguarda la vita umana e non si tratta
di scelte operate dall'opposizione o dalla maggioranza.
Valuta positivamente lo spunto dato dal consigliere Salomoni sulle
fideiussioni; alzare i criteri per obbligare le aziende a
determinati premi assicurativi, automaticamente comporterebbe che
anche le società assicurative diventano controllori delle attività
in quanto consapevoli che in caso di incidenti ci sarebbero dei
premi da pagare. Così facendo, vi sarebbe anche in soggetti diversi
una compartecipazione di responsabilità per raggiungere l'obiettivo
di ridurre al massimo il fenomeno. Ripensando all'osservazione del
consigliere Bosi, ritiene che laddove si è scientificamente
organizzata un'attività di cantiere con tecnologie molto
sofisticate, vi è stata anche una maggiore formazione. Basti pensare
a quanto ha investito la Regione Emilia-Romagna per il cantiere
emiliano romagnolo della variante di valico, con l'utilizzo di
importantissime e innovative tecnologie. Ritiene che l'utilizzo
delle solite banche dati sia un po' obsoleto, mentre importante è il
flusso di notizie e di esperienze.
In conclusione, sottolinea come la Giunta, dato l'argomento così
particolare, voglia avviare un percorso, anche sperimentale di
compartecipazione tra Assemblea e Giunta.
Il presidente MUZZARELLI ringrazia e passa al successivo punto
all'ordine del giorno:
3864 - Proposta recante: Espressione dell'intesa sulla variante
normativa al Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
presentata dalla Provincia di Rimini con il Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale (PTCP) adottato con deliberazione
consiliare n. 64 del 31/7/2007 (delibera di Giunta n. 1153 del
21/07/08).
L'assessore GILLI spiega che si tratta di una delibera della Giunta
assunta a fine luglio, prima della pausa estiva, in ordine ad una
intesa sulla variante normativa del piano territoriale paesaggistico
regionale presentata dalla provincia di Rimini e prosegue
illustrando le motivazioni del provvedimento. Nel nuovo accordo di
pianificazione adottato dalla provincia di Rimini con un nuovo PTCP
del 31 luglio 2007, la provincia propone due varianti al piano
paesaggistico: le proposte di modifica sono relative all'art. 13
riguardante le zone di riqualificazione della costa dell'arenile e
l'art. 14 relativamente alle zone urbanizzate in ambito costiero e
ambiti di riqualificazione dell'immagine turistica. Entrambe,
riguardano la riformulazione di paragrafi precedentemente proposti
dalla provincia nel 1998 e approvati, nell'attuale stesura, dalla
Regione nel 1999. Precisa che per quanto concerne la modifica
dell'art. 14, la Regione ha respinto la proposta tesa ad uniformare
le possibilità di intervento nelle aree libere e intercluse
all'edificato costiero, con superficie complessiva minore di 8.000
metri mq a quelle di superficie superiore agli 8.000 mq. Infatti,
qualora si fosse accettata tale proposta, la conseguenza sarebbe
stata la possibilità di realizzare nuove edificazioni sul 40% della
superficie in aree strategiche per la qualificazione di un tessuto
edilizio ormai saturo e continuo. Spiega che il piano paesaggistico
destina queste aree a verde di quartiere, percorsi e spazi di sosta
ciclo-pedonali, zone alberate e dotazioni territoriali per standard
di qualità urbana ecologica ambientale. Prosegue precisando che la
provincia ha accolto la riserva della Regione e, conseguentemente,
ha ripristinato il testo vigente del piano paesaggistico regionale.
17
Relativamente alla modifica dell'art. 13, in particolare del comma 2
lett. c), riguardante gli edifici ricadenti in zona incongrua, in
quanto edifici ubicati sul lato mare della litoranea e ricompresi
nella zona classificata, sia dal piano paesaggistico sia dal PTCP
provinciale, come arenile, l'attuale formulazione della norma
prevede per gli edifici ricadenti in tale zona, limitate possibilità
di intervento: manutenzione ordinaria, straordinaria, adeguamenti ai
requisiti obbligatori di legge e l'incentivazione al trasferimento
in zone più arretrate attraverso premi volumetrici. Così facendo, si
ottiene un duplice risultato: da una parte, dare maggiore respiro ad
una fascia di territorio delicata, in quanto di transizione fra
terra e mare, e quindi potenzialmente soggetta a fenomeni di
erosione; dall'altra di migliorare la qualità architettonica
paesaggistica del fronte spiaggia, giacché gli edifici presenti sono
in condizioni di pessima conservazione e di architettura molto
modesta, riportando così almeno in parte, l'arenile al suo naturale
utilizzo e l'immagine turistica ad una qualità accettabile.
Prosegue spiegando come la proposta della provincia sia finalizzata
ad ampliare le modalità di intervento sugli edifici esistenti e
ricadenti in zona incongrua al fine di dare una risposta limitata e
funzionale al perseguimento degli obiettivi di riqualificazione
indicati dalla stessa Regione, consentendo interventi di
ristrutturazione e di accorpamento di due o più edifici, a parità di
volume complessivo e a condizione che l'intervento determini una
visuale libera del fronte mare superiore alla somma di quelle
preesistenti.
La consigliera GUERRA ritiene che avere respinto la modifica
dell'art. 14 sia stato molto importante e reputa buono il lavoro
svolto dall'Assessorato. Precisa però che è già la seconda volta che
la Regione deve pesantemente intervenire di fronte ad un importante
atto delle provincia di Rimini. Ricorda che analoga situazione
dovette essere affrontata dall'assessore Zanichelli in merito al
piano provinciale dei rifiuti.
Ritiene che il meccanismo di governance messo in piedi negli anni
sarebbe da riaggiustare mediante l'utilizzo di un interlocutore
preventivo evitando situazioni di crisi come questa.
Nonostante si dichiari in parte sufficientemente soddisfatta
dell'azione della Regione, ritiene comunque di dover fare alcune
precisazioni. Cita il passato quando nel piano paesistico si era
avuto il coraggio di precisare che gli edifici previsti
dall'articolo 13, ossia quelli che stanno dalla parte del mare
rispetto alla strada, andavano spostati mediante l'utilizzo di
incentivi. Riconosce che la norma non è stata realisticamente
eseguita e non si è provveduto ad alcun spostamento. Inoltre tra
quegli edifici, che dovrebbero essere tutti abbastanza vecchi, ce
n'è almeno uno, un residence, che non è affatto vecchio e la cui
costruzione è stata ultimata lo scorso anno. Si trova all'altezza
del cartello di Misano, costruito dalla parte verso mare. Allora si
interroga su come si sia potuta verificare tale situazione e afferma
che queste discrasie non la rendono completamente soddisfatta del
lavoro fatto. Continua spiegando che dalla parte opposta della
strada ci sono 4-5 condomini costruiti non nella zona incongrua, ma
nella zona che sarebbe stata dell' articolo 13, dove comunque, non
si sarebbe potuto fare proprio tutto. A suo parere, sarebbe stato
più logico utilizzare quello spazio per fare arretrare altri
alberghi dalla parte verso mare.
Spiega ancora come la stessa cosa sia avvenuta in pieno lungomare di
Riccione in quella fascia in cui non costruisce più nessuno, tra il
lungomare e l'altra strada. Tutto questo nonostante l'atteggiamento
18
attento della Regione. Riporta l'esempio dell'albergo Corallo che ha
utilizzato uno spazio adibito a parcheggio per raddoppiare il corpo
di fabbrica dell'albergo stesso. Va bene quindi l'aver cancellato
l'art. 14 e aver fermato uno scempio, ma ci sono ancora esempi molto
contraddittori a Riccione e Misano. Ricorda come anche nel lungomare
la situazione non sia diversa visto che si sono costruiti i
parcheggi sotto il lungomare con un impegno ambientale importante
abbattendo tutte le alberature del lungomare e ripristinandole solo
in parte. Sostiene che gli edifici dovevano essere spostati, perché
c'erano zone libere che invece sono state occupate da altre licenze
edilizie concesse. Considerato quanto accaduto, afferma di voler
continuare a difendere il piano paesistico esistente.
Esce il consigliere Manfredini.
Interviene il consigliere PIVA che si dichiara d'accordo con il modo
in cui si è proceduto relativamente all'art. 14. Ritiene però
importante porre l'attenzione sugli edifici posti nelle aree
incongrue dove non vi sono solo strutture ricettive alberghiere, ma
in particolare nella zona nord vi sono anche ville storiche degli
anni venti e quaranta. Il provvedimento non tocca però il
residenziale. Allo stato sono 57 gli edifici compresi nelle zone
incongrue ossia tra la battigia e la prima strada parallela: di cui
38 a Rimini, 9 a Bellaria, 5 a Riccione e 5 a Misano, nessuno a
Cattolica. Ritiene interessante notare come di queste 57 strutture,
degli anni '60 e '70, 39 sono a 3 stelle, 13 a 2 stelle e solo 4 a 4
stelle. Dai numeri e dall'ubicazione si capisce che tutto è spostato
nella zona nord di Rimini, dal porto verso Cesenatico, Rivabella,
Viserba, Viserbella e Torre Pedrera. Ricorda che da qualche anno
nella zona nord, dove è collocata la fiera, oltre alle
manifestazioni fieristiche ci sono altre attività che fanno sì che
la stagione sia ben più ampia che da maggio a settembre. Fra
problemi di viabilità e nuove strutture, è una zona di grande
interesse che però, dal punto di vista turistico, sta soffrendo.
Vista la situazione e considerati gli scarsi effetti prodotti dal
paesistico, ritiene che, anche se sarebbe preferibile un arenile
libero, non si possa mantenere, in una zona storica per il turismo e
lo sviluppo, un numero così alto di strutture alberghiere, di cui la
maggior parte in decadenza, senza fare nulla, visto che non si
possono trasferire, né demolire, essendo su terreni privati. Inoltre
valutando la situazione di Rimini sud si può vedere che non sono
state considerate zone incongrue strutture dove la strada parallela
è un camminamento pedonale o un passaggio per le biciclette e non
una strada vera e propria. A suo parere, quindi si è compiuto un
errore iniziale nel definire incongrue quelle aree che prima erano
nella perimetrazione. Mantiene una grande riserva sulla vicenda
delle aree incongrue , perché ritiene che si debba dare la
possibilità a queste strutture di modernizzarsi e stare sul mercato
e che non spetti alla Regione, ma al Comune definire i parametri e i
vincoli che permettano questo. La situazione attuale determina un
degrado per la zona e un danno per l'economia in quanto sono
interessate più di cinquanta strutture. Si augurava che il termine
incongruo fosse cancellato e che queste zone fossero riperimetrate
e riconsiderate nella perimetrazione urbana come avviene a monte
della strada parallela. In conclusione dichiara che l'espressione di
voto sarà favorevole, in quanto costituisce un primo passo in
avanti, ma con la riserva manifestata si augura che in futuro,
magari nell'esame del PTR, queste aree possano essere tolte da
questa definizione.
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Esce il consigliere Delchiappo.
Interviene il consigliere RENZI. Ricorda che l'art. 13 si poneva
l'obiettivo di trasferire gli edifici esistenti sull'arenile nelle
aree retrostanti, ma questo sarebbe potuto accadere se, chi era
proprietario delle aree sull'arenile dove sono stati realizzati gli
alberghi, contestualmente fosse stato proprietario di altre aree a
ridosso della litoranea o della prima strada parallela alla
battigia. Ribadisce che questo non è avvenuto ed è un dato di fatto
su cui tutti debbono convenire nonostante lui stesso sia stato
assolutamente favorevole a tale soluzione.
Spiega che una delle ultime battaglie da lui fatte al Consiglio
comunale di Rimini fu la richiesta dell'abbattimento dell'istituto
talassoterapico realizzato sull'arenile.
Spiega che se si definisce, come dice il paesistico, l'area
incongrua come quella tra la battigia e la prima strada parallela
alla battigia e i varchi a mare, questo discorso si sarebbe dovuto
contemplare anche in altre situazioni perché attualmente ci si trova
in una realtà in cui chi ha gli alberghi nella zona nord si ritiene
discriminato rispetto ad altre realtà. Richiama l'attenzione sulla
realtà di Miramare dove con le ultime costruzioni si è fatto di
tutto e di più. Spiega che la maggior parte degli edifici nella zona
che da Miramare arriva a Bellariva, sono nuovi alberghi grandissimi.
Le aree incongrue dovevano essere definite nel modo più equo e certo
possibile. Pur capendo le logiche economiche che muovono gli
imprenditori, tuttavia parlare di riqualificazione oggi sugli
arenili è un problema che resta. Gli imprenditori sono interessati
alla riqualificazione nella misura in cui la richiesta di aumento
delle volumetrie viene accolta, secondo la vecchia logica della
rendita che chiede di essere appagata. Ritiene ovvio che questo sia
un discorso che se da un lato può essere capito, se serve per
mettere in moto alcuni meccanismi, dall'altro confligge con la
realtà degli arenili. Spiega che mentre la provincia cercava di
mettere in moto dei meccanismi premianti per la riqualificazione di
quegli edifici la Regione è intervenuta per bocciarli. Della
richiesta iniziale della provincia, oltre alla manutenzione
ordinaria, oltre alla manutenzione straordinaria, resta il discorso
degli accorpamenti purché resti una visuale libera del fronte mare
superiore alla somma delle visuali libere pre esistenti.
Ricorda un dibattito che riguarda la variante alberghi. Nell'area
urbanizzata è consentito l'aumento dell'indice sul lotto da 1.7 a 2,
l'aumento delle altezze da 20 a 25 metri se gli accorpamenti
prevedono di considerare al 50% le maggiori superfici destinate a
servizi, questa è la variante che si è provveduto ad adottare.
Ritiene indispensabile fare una valutazione complessiva per
salvaguardare da un lato, quello che prevedevano le vecchie leggi
del 1939, la 1497 e la 1089, sulla tutela delle bellezze naturali e
ambientali, e dall'altro la necessità di mettere in moto meccanismi
di riqualificazione.
Ribadisce che la logica di impresa è sempre dominante nei progetti e
investimenti. Si tratta di un discorso complesso e difficile, che ci
riporta al vecchio dibattito del paesistico che prevedeva il
trasferimento incentivandolo, ma che di fatto è fallito. Spiega come
in teoria, si vorrebbe che gli alberghi si mettessero d'accordo fra
di loro e da tre ne facessero uno: in uno l'area verde, in un altro
il centro benessere e ancora il parcheggio interrato. Tutte cose
belle in teoria, ma impossibili da realizzarsi nella pratica.
Dichiara che il suo resta un giudizio sospeso.
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E' dubbioso sulla capacità della Regione di rispondere alle future
richieste della provincia, quando arriveranno progetti ben più
pesanti.
Il Presidente MUZZARELLI spiega come gli sia capitato di seguire la
questione, di fare anche un sopralluogo e una verifica. Condivide la
riflessione e l'illustrazione fatta e si dichiara d'accordo con
quanto detto, anche nell'ultimo intervento, circa il considerare che
con questo provvedimento si compie comunque un passo in avanti.
Preso atto dell'impraticabilità di un percorso, oggi con realismo e
con buonsenso si sente di affermare che la delibera va nella
direzione di fornire un aiuto all'area coinvolta.
La Consigliera GUERRA ritiene che quando si arretra nei meccanismi
di tutela di un'area, quell'area sia persa. Ritiene che la Giunta
dovrà spiegare perché in alcune aree si sia disattesa la normativa,
in particolare nell'area rientrante nell'art. 14. E' un errore
averlo consentito. Ricorda come dopo avere fatto un accordo di
maggioranza su come l'Emilia- Romagna ha declinato il condono
edilizio, arrivati in Aula i colleghi consiglieri di Rimini, hanno
ottenuto qualcosa in più ed evidenzia come gli alberghi di Rimini
siano stati ampiamente graziati, con sottotetti divenuti camere e
verande divenute sale da pranzo. Ritiene che la Regione abbia
lavorato bene, ma che non abbia avuto il sostegno degli enti locali,
Comune e Provincia che dovevano fare la loro parte. Ancora, porta
l'esempio di Porto Verde che pur essendo per la gran parte in zona
incongrua ha condomini di dieci piani. E così, a suo parere
succederà ancora, con successive modifiche e questo è motivo per la
sua contrarietà all'atto in discussione.
L'Assessore GILLI puntualizza alcune cose dette dalla consigliera
Guerra. Gli Enti locali hanno manifestato ragionevolezza e buon
senso. C'è un atto di un certo tipo, ci sono stati dei precedenti
che hanno creato difficoltà, ma sono precedenti e si deve puntare a
fare crescere un aspetto culturale affinché la riqualificazione
diventi un beneficio per tutti. Può darsi che nell'ipotesi di
adeguamento del piano paesaggistico regionale, si possano
individuare delle norme che puntino alla riqualificazione e al
miglioramento. Vi sono una serie di fattori come diceva il
Consigliere Renzi che non dipendono soltanto alla norma.
È importante spingere su un fatto culturale. Promette che
verificherà la situazione di Misano, riportata dalla Consigliera
Guerra.
Il presidente MUZZARELLI constatato che non vi sono ulteriori
richieste di intervento pone in votazione l'oggetto.
La Commissione sulla proposta in oggetto esprime parere favorevole
con 23 voti a favore (Partito Democratico), 1 contrario (Verdi per
la Pace)e 4 astenuti (Alleanza Nazionale).
La seduta termina alle ore 13.20
Approvato nella seduta del 9 ottobre 2008.
La Segretaria Il Presidente
Samuela Fiorini Gian Carlo Muzzarelli
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