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Legislatura IX - Commissione V - Verbale del 16/07/2012 pomeridiano

    Testo

                                Verbale n.23
    Seduta del 16 luglio 2012
    Il giorno 16 luglio 2012 alle ore 15,22 si è riunita in audizione
    presso la sede dell'Assemblea legislativa in Bologna, Viale A. Moro
    n. 50, la Commissione Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro
    Sport, convocata con nota prot. n. 26016 del 06 luglio 2012.
    Partecipano alla seduta i commissari:
    Cognome e Nome Qualifica Gruppo Voto
    PAGANI Giuseppe Presidente Partito Democratico 5 presente
    FIAMMENGHI Vicepreside Partito Democratico 3 presente
    Valdimiro nte
    LEONI Andrea Vicepreside PDL - Popolo della 5 assente
    nte Libertà
    CASADEI Thomas Componente Partito Democratico 4 presente
    CAVALLI Stefano Componente Lega Nord Padania 4 presente
    Emilia e Romagna
    DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 assente
    Andrea Beppegrillo.it
    GARBI Roberto Componente Partito Democratico 2 presente
    GRILLINI Franco Componente Italia dei Valori - 3 assente
    Lista Di Pietro
    LOMBARDI Marco Componente PDL - Popolo della 4 presente
    Libertà
    MALAGUTI Mauro Componente PDL - Popolo della 2 presente
    Libertà
    MARANI Paola Componente Partito Democratico 2 presente
    MEO Gabriella Componente Sinistra Ecologia 2 assente
    Libertà - Idee Verdi
    MORICONI Rita Componente Partito Democratico 2 assente
    NOE' Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 presente
    PARUOLO Giuseppe Componente Partito Democratico 2 presente
    PIVA Roberto Componente Partito Democratico 2 presente
    RIVA Matteo Componente Gruppo Misto 1 assente
    SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 presente
    Roberto Sinistra
    VECCHI Luciano Componente Partito Democratico 2 assente
    Sono presenti i consiglieri Gabriele FERRARI, Monica DONINI e
    Damiano ZOFFOLI.
    Il consigliere Giovanni FAVIA sostituisce il consigliere
    Defranceschi e il consigliere Gian Guido NALDI sostituisce la
    consigliera Meo.
    E' presente Teresa MARZOCCHI (Assessore Promozione delle politiche
    sociali e di integrazione per l'immigrazione, volontariato,
    associazionismo e terzo settore).
    j
    Hanno partecipato ai lavori della commissione: Gino PASSARINI (Resp.
    Serv. Politiche familiari, infanzia e adolescenza), Antonella
    CELLETTI (Serv. Informazione e comunicazione istituzionale).
    Presiede la seduta: Giuseppe PAGANI
    Assiste il Segretario: Adolfo ZAULI
    Resocontista: Adolfo ZAULI
    AUDIZIONE
    11 luglio 2012
    In merito alla seguente proposta:
    2945 - Proposta recante: Direttiva in materia di requisiti
    strutturali ed organizzativi dei servizi educativi per la prima
    infanzia e relative norme procedurali. Disciplina dei servizi
    ricreativi e di conciliazione (delibera di Giunta n. 912 del 02 07
    12).
    Partecipano:
    Alberto Alberani Legacoop E-R
    Giovanni Amodio Resp. Serv. Educativi Comune di Casalecchio
    Barbara Andreoli Presidente - Arca dei Bimbi Coop. Soc.
    Flaviana Bagnoli Assessore Politiche Sociali Comune di
    Bentivoglio
    Andrea Baldini Ass. Istruzione Comune di Argenta
    Marina Balestrieri Segretario gen.le FP CGIL E-R
    Carla Balivo Consigliere Comunale di Pianoro Com.
    Comm.Scuola
    Bruna Baravelli Assessore all'istruzione Provincia
    Forlì-Cesena
    Valeria Barbieri Direttore Area Serv. Alla Persona Comune di
    Bentivoglio
    Ilaria Bosi Coordinatore Pedagogico Comune di Argenta
    Patrizia Buzzi Capo Servizio P.F. Comune di Comacchio
    Paola Cagliari Direttore Istruzione scuole e nidi Comune
    Reggio-Emilia
    Maria Antonietta CIF
    Cavallari
    Monia Comelli Vicepresidente Comitato Conciliazione e Cura
    infanzia E-R
    Maria Grazia Colella Resp. Serv. Scolastici Unione Terre di
    Castelli
    Maria Daria Presidente Comitato Conciliazione e Cura
    infanzia E-R
    Anna Del Mugnaio Dirigente Provincia di Bologna
    Cinzia De Martino Resp. Serv. Scolastici Comune Sant'Agata
    Bolognese
    Viviana Di Martino Presidente Associazione Cosipergioco
    Russo
    Loris Fabrizi Vice Pres. Regionale Associazione. Difesa e
    Orientamento Consumatori
    Gerry Ferrara Segr. Gen.le U.I.L. F.P.L. E.R.
    Antonio Gariboldi Docente universitario Università Reggio Emilia
    Luigi Guerra Preside Facolta Scienze e Formazione UNI BO.
    Pietro Lauria Dipendente R.E.R. Movimento 5 Stelle
    Giulia Leonelli Istr. Amministrativo Unione Terre di Castelli
    Elena Lacucci Assessore Comune di Casalecchio di Reno
    Ilena Malavasi Assessore alla Provincia Reggio Emilia
    Gianluca Mingozzi Conf. cooperative ER
    Maria Paola Monti P.O. Istruzione e serv. Infanzia Provincia
    Forli'- Cesena
    Elisabetta Musi Docente di Pedagogia Universita' Cattolica di
    Piacenza
    Daniela Occhiali Sindaco Comune Sant'Agata Bolognese
    Mariapaola Oddolini Coord. Gestionale / Amministrativo Area dei
    Bimbi Coop. Sociale
    Maria Pia Radice Presidente prov. le CIF Ferrara
    Paola Piccinini Pedagogista Paedo S.R.L. Assonanze Assoc.
    Paolo Pirazzini Direttore Leganfonomicer
    Carlo Possa Resp. Coop. Sociali Legacoop Reggio Emilia
    Romana Rapim Dirigente Unione di Comuni Terre Castelli
    Caterina Segata Rappr. Coop. Sociali AGCI
    Mirella Sturaro Segretario associazione assonanze Ass. Nidi
    privati
    Massimo Terenziani Dirigente P. Istruzione Comune di Modena
    Gabriella Tronconi Assessore alle politiche educative Comune
    Forlì
    Marica Turrini Ragioniere Prog./ Coordinatore Ass. Amici
    dell' Europa APS
    Fausto Viviani Funzionario Cgil E.R.
    Patrizia Zanobi Resp. Unita' Infanzia Comune di Forli'
    Paolo Zanelli Dirigente Comune Forlì
    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI MERAMENTE FINALIZZATE ALLA
    COMPRENSIONE DEL TESTO
    Il presidente PAGANI dichiara aperta la seduta alle ore 15,22.
    Giuseppe PAGANI - Presidente della Commissione:
    Buona sera. Prima di iniziare volevo premettere che la Commissione V
    Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport, ha deciso di avviare
    questa audizione allargata a tutti coloro che, oltre all'elenco
    delle associazioni iscritte all'Albo, si occupano nella nostra
    regione di materie che riguardano le politiche 0-3 anni, per
    affrontare insieme ed avere una serie di pareri, di contributi
    rispetto al percorso che la Regione sta facendo e che ha già avuto
    una prima fase. C'è stata il 22 giugno scorso l'approvazione della
    legge 6 che è la legge di modifica della legge 1 del 2000. Molte
    cose sono state definite in maniera chiara in quella legge, di
    conseguenza il percorso che l'Assemblea legislativa e
    l'amministrazione regionale dovrà fare è di modificare la famosa
    direttiva 646 in materia di requisiti strutturali ed organizzativi
    dei servizi educativi per la prima infanzia e relative norme
    procedurali. Credo che sia un contributo importante quello che voi
    darete oggi e che servirà alla Commissione per entrare in maniera
    più approfondita nel merito della discussione. La Commissione si
    riunisce già domani e, se la discussione sarà esaustiva, chiuderemo
    il dibattito e porteremo la direttiva nella prima seduta utile
    dell'Assemblea regionale. Ringrazio per la numerosa partecipazione.
    Vedo che ci sono già quindici richieste di intervento, vi prego
    quindi di limitare il tempo a circa 10 minuti. Prima di procedere do
    la parola all'assessore Marzocchi - che ringrazio per essere qui con
    noi - per un'introduzione generale sulla direttiva.
    Teresa MARZOCCHI - Assessore regionale alla Promozione delle
    politiche sociali e di integrazione per l'immigrazione,
    volontariato, associazionismo e terzo settore:
    Quello che stiamo facendo è un percorso molto delicato ed è
    importante ascoltare tutti e poi prendersi la responsabilità di
    decidere. L'impegno era quello di chiudere per dare gli strumenti
    applicativi per il prossimo anno scolastico. È un anno e mezzo che
    ci lavoriamo ed abbiamo ascoltato molto. Oggi rappresenta un'altra
    occasione di confronto: c'è tutto il nostro impegno a fare il meglio
    possibile. Voglio ricordare che questo è uno dei tre passaggi che
    riguardano il sistema educativo della prima infanzia nella nostra
    regione. Abbiamo lavorato sulla direttiva e sulla legge precedente,
    cercando di contenere dentro questi provvedimenti indicazioni di
    carattere generale, di ampio e largo riferimento affinché possano
    essere da guida - speriamo - per i prossimi dieci anni, come è stato
    per la legge precedente. Il terzo strumento, che non passa in Aula
    ma uscirà contestualmente agli altri due atti precedentemente
    citati, riguarda le linee di indirizzo per il monitoraggio della
    qualità e la valutazione della permanenza della qualità. La
    direttiva di cui si parla oggi è lo strumento che siamo riusciti a
    fotografare in questo ultimo anno di lavoro. Strumento che però già
    oggi è in grande difficoltà perché i recenti provvedimenti del
    Governo ne minano fortemente l'applicazione. È sufficiente ad
    esempio che venga applicato quanto previsto per il personale
    pubblico. L'atto assume in buona sostanza le indicazioni del gruppo
    tecnico composto dai rappresentanti del territorio: non toccare i
    principi di fondo delle normative che riguardano i nidi dagli otto
    bambini in su, ma di aggiustarli secondo alcune osservazioni che
    abbiamo avuto soprattutto dall'esperienza dei territori. Questi
    aggiustamenti hanno riguardato sostanzialmente l'aggiornamento dei
    requisiti strutturali e dei requisiti funzionali rispetto non già ai
    parametri propri nel rapporto educatore/bambini, ma i meccanismi di
    contorno organizzativo. Non si parla più solo di nidi ma di sistema
    educativo della prima infanzia in Emilia-Romagna, costituito da
    quattro tipologie di intervento: la principale sono i nidi dagli
    otto bambini in su; poi i sistemi integrativi; i servizi
    domiciliari , chiamati così perché nella normativa nazionale non
    c'era altro termine da utilizzare ma che per noi sono piccoli
    gruppi educativi di non più di sette bambini, con lo stesso sistema
    di accoglienza garantito a livello di qualità; infine i servizi
    sperimentali. Cosa abbiamo cambiato? Dentro i piccoli gruppi
    educativi abbiamo messo tutta la sperimentazione, tenendo conto
    anche di tutte le esperienze emerse fuori dai sistemi educativi, ma
    che si sono formate sui nostri territori in questi ultimi dieci
    anni. Abbiamo pensato che questo tipo di flessibilità fosse, in
    questo momento, la risposta migliore all'esigenza educativa e di
    accoglienza per i piccoli gruppi, nei piccoli territori. Rispetto ai
    servizi sperimentali, abbiamo stabilito che fosse una libera
    proposta di chi sperimenta, con alcuni punti forti di riferimento ed
    una commissione che li valuta uno per uno, perché non si può
    imbrigliare la sperimentazione dentro canoni preordinati. Una
    decisione forte che abbiamo preso è un titolo di studio uguale per
    tutti: sia per i piccoli gruppi che per i nidi macro, perché il
    sistema educativo è unico e unico è il requisito di accesso. Unico è
    il coordinamento ed unico è l'insieme dei riferimenti di
    accompagnamento tecnico-scientifico. Nessun gruppo può partire se
    prima non si è messo in rete con il sistema educativo territoriale e
    non è coordinato. Un altro passaggio coraggioso è dire che non
    neghiamo che può esserci altro rispetto a questo sistema educativo
    della prima infanzia. Siccome una parte di questo dovevamo comunque
    censirlo, perché i servizi ricreativi sono sottoposti a SCIA,
    abbiamo detto che ci sono altri servizi che non hanno le
    caratteristiche di servizi educativi della prima infanzia e li
    abbiamo chiamati servizi ricreativi e di conciliazione . Mi sto
    riferendo alle babysitter, perché non è escluso che il comune, per
    facilitare le famiglie che sono sempre più sole, stilino degli albi
    che forniscano nomi di persone un po' più sicure di quelle che si
    cercano su internet. Sono stati introdotti dei requisiti in modo
    tale che gli enti locali, se vogliono, possono verificare che siano
    effettivamente servizi ricreativi. Una delle forme di controllo più
    forte è il libro presenze, prima opzionale, ora obbligatorio, per
    tutti i servizi sia educativi che ricreativi. Questa è la sostanza
    del provvedimento, che propongo dopo aver sentito i colleghi di
    Giunta nel merito delle scelte politiche, concertate anche con le
    rappresentanze sindacali. Oggi siamo qui per il confronto e
    l'ascolto su quanto proposto.
    Giuseppe PAGANI:
    Faccio presente ai colleghi consiglieri che è stato distribuito un
    primo contributo scritto del Gruppo nazionale Nidi e Infanzia che
    non può partecipare oggi all'audizione ed ha fornito sei pagine di
    osservazioni sulla direttiva.
    Bruna BARAVELLI - Provincia di Forlì-Cesena:
    Vorrei porre l'accento sul problema dei requisiti organizzativi per
    i piccoli gruppi educativi. Si parla di servizi che raccolgono fino
    a cinque bambini, dove è prevista la presenza minima di un educatore
    affiancato da una figura anche senza titolo, reperibile nei casi di
    necessità e l'altro tipo di servizio che raccoglie fino a sette
    bambini, dove è richiesta la presenza minima di un educatore
    affiancato stabilmente da un'altra figura part-time almeno al 50%,
    anche senza titolo. Io metterei insieme queste due categorie:
    lascerei solo fino a sette bambini perché è chiaro che il cinque
    sta all'interno di questo servizio e aggiungerei che l'educatore
    sia affiancato stabilmente da una figura part-time almeno al 50% e
    per l'altro 50% da una figura reperibile nei casi di necessità,
    anche senza titolo. Questo garantirebbe una copertura totale e
    maggiore sicurezza: all'educatore può succedere qualcosa, può
    succedere ad un bambino ecc. L'altro punto riguarda i servizi di
    conciliazione : anche noi riteniamo che sia opportuno spiegare che
    ci si sta riferendo alle babysitter, ma proponiamo di definirli
    iniziative di conciliazione perché ci sembra più corretto.
    Ilenia MALAVASI - Provincia di Reggio Emilia:
    Io porto la voce di un documento, consegnato oggi all'Assessore, che
    abbiamo messo a disposizione per fare alcune riflessioni di tipo
    politico. Noi abbiamo iniziato a vedere il lavoro che usciva dal
    gruppo tecnico il 21 maggio e da allora è iniziato un confronto con
    gli amministratori con cui ci incontriamo anche questa mattina dopo
    aver ascoltato in sede di ANCI, UPI e Legautonomie la riflessione di
    assessori comunali e provinciali. Abbiamo condiviso il lavoro svolto
    dalla Regione ed in particolare le modifiche apportate alla legge,
    orientate ad obiettivi molto forti: implementare la qualità del
    sistema educativo, garantire la flessibilità necessaria a rispondere
    ai diversi bisogni delle famiglie e perseguire al tempo stesso la
    sostenibilità del sistema cercando anche di semplificare le
    procedure per aprire nuovi servizi, eliminando ridondanze e
    sovrapposizioni. Le parti che abbiamo più condiviso sono quelle per
    ridisegnare un nuovo sistema-infanzia che: riesca a comprendere i
    diversi sistemi che l'Assessore prima ha illustrato, preveda un
    unico titolo di studio per uniformare il più possibile la qualità
    dei servizi e individui come punto centrale il ruolo del
    coordinamento pedagogico. Siamo molto preoccupati dal punto di vista
    politico rispetto alla difficile fase economica che il Paese sta
    attraversando e le difficoltà che avranno da gestire gli enti locali
    sui territori: un sistema di servizi all'infanzia, fiore
    all'occhiello di questa regione, che non vogliamo assolutamente
    perdere. Purtroppo le misure previste nel decreto legge in
    discussione, peggiorano le condizioni economiche degli enti locali.
    Un punto su cui mi soffermo è quello dei piccoli gruppi educativi,
    su quale si è già espressa l'assessore della Provincia di
    Forlì-Cesena, l'altra questione riguarda il rapporto numerico. Siamo
    preoccupati perché nei nostri territori abbiamo ancora tante liste
    di attesa. Temiamo che la proposta di flessibilità che richiamava
    l'Assessore, non possa aiutarci fino in fondo per dare risposta alle
    nostre liste di attesa. Non vogliamo mettere in discussione la
    qualità acquisita, ma chiediamo di poter riflettere sui rapporti
    numerici per quanto riguarda tutto il tempo di apertura dei servizi.
    Se non si va a modificare i rapporti numerici, passando da 1/5 a 1/6
    e da 1/7 a 1/8, riteniamo di non aver abbastanza carte in mano, come
    amministratori, per dare risposte vere e concrete ai cittadini.
    Chiediamo di poterne discutere, di poter garantire quella sicurezza
    e quella qualità che abbiamo sempre mantenuto nei nostri servizi,
    senza dover svendere niente e nello stesso tempo senza dover
    rinunciare a dare risposte alle nostre famiglie. Per quanto riguarda
    i piccoli gruppi educativi è già intervenuto l'assessore Baravelli e
    credo che questi siano i punti principali rispetto alle proposte di
    modifica presentate.
    Maria Pia RADICE - CIF Ferrara
    Volevo un chiarimento rispetto al primo capoverso di pagina 11,
    laddove si parla dei residui strutturali. Per gli spazi esterni si
    parla di 10 mq per bambino: mi sembra un po' esagerato.
    Antonio GARIBOLDI - Università di Reggio Emilia
    L'assessore nel suo intervento iniziale ha messo l'accento su
    aspetti fondamentali di tutta la riflessione fatta in merito alla
    revisione della direttiva. In particolare mi sembrano importanti due
    aspetti che sono stati sottolineati: il fatto di non aver toccato il
    rapporto numerico educatori/bambini e il fatto che tutti gli
    educatori delle diverse tipologie di servizi abbiano lo stesso
    titoli di studio. Mi sembrano due aspetti molto positivi che sono le
    basi della direttiva stessa, in particolare il rapporto numerico mi
    sembra un aspetto imprescindibile di qualità che occorre preservare.
    Ricordo che è uno degli aspetti su cui ci sono molte ricerche che
    spiegano come questo rappresenti una delle condizioni fondamentali
    per la qualità educativa all'interno dei servizi. Ci sono alcuni
    punti sui quali vorrei fare osservazioni. Uno riguarda i piccoli
    gruppi educativi: nella direttiva si sottolinea la necessità della
    messa in rete attraverso la funzione di coordinamento. Non mi è
    chiaro però come venga garantita la messa in rete dei servizi
    laddove si abbiano servizi autorizzati ma non accreditati, dato che
    il coordinatore pedagogico rappresenta un requisito per
    l'accreditamento. Siccome uno dei rischi dei piccoli gruppi credo
    che sia proprio quello dell'isolamento - ci sono episodi che sono
    finiti sui giornali - mi sembra un elemento cruciale che debba
    essere ulteriormente chiarito all'interno della direttiva. Un altro
    punto riguarda la formazione, il servizio e i titoli di studio. Sui
    primi due aspetti si sottolinea l'importanza della formazione, ma
    non si dice nulla rispetto ad un monte ore minimo: sappiamo bene che
    certe raccomandazioni, se non sono accompagnate da indicazioni
    precise, rischiano di cadere nel vuoto. Sui titoli di studio ho
    notato che sono stati inseriti anche i titoli della laurea
    magistrale di secondo livello: mi sembrava opportuno sottolineare
    come sarebbe necessario introdurre la laurea di secondo livello per
    il coordinatore pedagogico, perché nella normativa della legge 1 si
    parla genericamente di laurea e non si specifica, essendo precedente
    alla riforma dei cicli, se di primo o di secondo livello. L'ultima
    annotazione riguarda i servizi di conciliazione rispetto ai quali
    concordo pienamente con la proposta di revisione avanzata
    dall'assessore della provincia di Forlì-Cesena.
    Marina BALESTRIERI - CGIL Emilia-Romagna:
    Io parlo a nome di CGIL, CISL e UIL confederali e CGIL e UIL di
    categoria. Ci teniamo a sottolineare che le organizzazioni sindacali
    non hanno fatto un confronto sulla legge, ma solo sulla direttiva.
    Il confronto è scaturito in questo periodo dopo l'approvazione della
    legge e noi vogliamo sottolineare cinque punti emendativi rispetto
    al testo proposto. Sono condizioni preliminari per poter dare un
    giudizio complessivamente positivo sulla direttiva stessa. Il primo
    punto riguarda il rapporto numerico tra personale e bambini
    iscritti. Noi vogliamo sottolineare l'importanza dell'aver mantenuto
    il rapporto numerico come nella precedente direttiva, pur rendendoci
    conto delle difficoltà che sta attraversando il Paese e con elementi
    di riduzione di finanziamenti alle strutture e ai comuni. Poiché il
    rapporto numerico è un riferimento fondamentale di qualità dei
    servizi, noi riteniamo che non sia modificabile nel corso dell'anno.
    Voglio sottolineare che il tema della flessibilità organizzativa, in
    relazione alla presenza dei bambini e al loro grado di autonomia, va
    a detrimento del progetto educativo. Se lo mettiamo in relazione a
    sezioni di bambini dai 12 ai 36 mesi il loro grado di autonomia si
    modifica continuamente nel corso dell'anno. Chiediamo quindi che
    vengano cassate le parole da nel corso dell'anno fino a grado di
    autonomia . Altro punto per noi molto importante è il punto 6,
    relativo ai servizi ricreativi. Chiediamo di reintrodurre, come già
    previsto nella direttiva precedente, la frequenza massima
    settimanale di due giorni. Nella legge si definisce che i servizi
    ricreativi sono servizi forniti occasionalmente dalle famiglie in
    modo autonomo. Aver fatto sparire i due giorni di frequenza
    settimanale potrebbe creare una confusione tra servizi per
    l'infanzia e servizi ricreativi. Altro elemento importante, in
    accordo con chi ci ha preceduto, è il punto 7 cioè il tema dei
    servizi di conciliazione. Proponiamo di abrogare le parole servizi
    di conciliazione e di iniziare l'articolo con iniziative di
    conciliazione e, in coerenza con quanto scritto nell'articolo 9,
    comma 5 della nuova legge, fare esclusivamente riferimento agli albi
    di personale, quindi cassare che i comuni favoriscono la
    partecipazione ad iniziative formative . Infine ci sono altre due
    sottolineature. Una riguarda il punto 5: riteniamo che debba essere
    indicato nella direttiva la composizione del nucleo regionale di
    valutazione rispetto ai servizi sperimentali . Infine, in relazione
    al rapporto numerico tra personale - ausiliario, quello addetto ai
    servizi generali - e bambini, chiediamo che venga ripristinata la
    precedente formulazione della direttiva 646 del 2005, nella quale il
    rapporto numerico era 1/21, escluso il personale di cucina.
    Chiediamo che venga reintrodotta la precedente dicitura, a maggior
    ragione dato che nella direttiva in discussione viene aumentato il
    numero possibile di bambini nei plessi (da 60 a 73 e da 69 a 84).
    Naturalmente questa è una richiesta che vale per quei servizi in cui
    c'è la gestione diretta. Auspichiamo che questi punti possano essere
    accolti. Per noi sono elementi importanti che ci permetterebbero di
    dare un giudizio complessivo positivo della direttiva. Consegno un
    documento con le proposte emendative sopra illustrate.
    Alberto ALBERANI - Legacoop Emilia-Romagna:
    Consegno un documento, che poi vi invieremo anche per e-mail, con le
    riflessioni unitarie di Legacoop, Confcoopertive, Agci, associazioni
    cooperative che hanno partecipato per altro al percorso tecnico di
    rivisitazione della 646. Il primo elemento di riflessione da
    proporre è il percorso fatto. Il coinvolgimento messo in atto,
    chiedendo pareri, anche a noi che gestiamo una larga parte dei
    servizi, ci convince. E' stato un percorso importante e di grande
    qualità. Per questo motivo, non intendiamo rimettere in discussione
    il tema del rapporto numerico che già abbiamo ampiamente dibattuto
    tecnicamente. Essendo le persone presenti in quell'ambito, persone
    altamente competenti, crediamo che i rapporti in essere siano
    adeguati e garantiscano ai bambini un ambiente sicuro e di qualità.
    Per questo motivo non vanno modificati. Che poi ci siano problemi di
    sostenibilità economica e di organizzazione, questo si sa: noi
    abbiamo modalità organizzative profondamente diverse e molto
    flessibili, anche per far quadrare i conti. Nel percorso
    partecipativo ci è stata anche riconosciuta la fondamentale funzione
    che stiamo assolvendo nei servizi per la prima infanzia in questa
    regione come cooperazione sociale. Vorrei quindi raccogliere
    l'occasione per ricordare che noi da moltissimo tempo gestiamo i
    servizi per la prima infanzia promuovendo servizi educativi che
    operano al fine di garantire alle famiglie il benessere e lo
    sviluppo dei bambini e al contempo risposte flessibili ai bisogni,
    piuttosto che vincoli burocratici e organizzativi. Ricordiamo che
    applichiamo un contratto collettivo nazionale di lavoro, garantendo
    continuità occupazionale e poco precariato, a differenza di
    moltissimo comuni: il 90% dei nostri lavoratori è a tempo
    indeterminato e con contratti di lavoro che contrastano fortemente
    il lavoro nero presente all'interno di questo ambito. Oltre che ai
    facchini e all'edilizia, occorre ricordarsi che nell'ambito
    educativo ed anche socio assistenziale c'è una presenza massiccia,
    scarsamente contrastata, di lavoro nero. Noi agiamo in un ambito di
    legalità, rispettando le normativa e le molte, spesso troppe,
    burocrazie; siamo no-profit e paghiamo le tasse e ci piacerebbe
    riscontrare maggiore attenzione nel combattere le forme di
    illegalità presenti nei territori; disponiamo di personale
    qualificato attraverso adeguate attività di selezione e gestione del
    personale; disponiamo di eccellenti organizzazioni anche grazie al
    lavoro delle coordinatrici pedagogiche e gestionali. Abbiamo
    realizzato importanti investimenti economici e finanziari grazie
    anche alla nostra rete cooperativa e senza il nostro intervento si
    sarebbe quasi fermata la costruzione di nidi in questa regione.
    Perdonate questa digressione, ma cogliamo questa occasione per
    ricordare il nostro ruolo, perché nonostante il grande lavoro delle
    nostre educatrici, molte volte cadiamo in strumentalizzazioni ed
    ingiustamente veniamo criticati anche da millantatori e bugiardi che
    non ci impediscono di affermare con orgoglio il nostro lavoro
    riconosciuto dalle famiglie. Passo alle osservazioni rispetto ai
    contenuti della direttiva: bene la ridefinizione delle tipologie,
    bene la rivisitazione dei requisiti strutturali ed organizzativi dei
    nidi - aggiustamento che noi ritenevamo necessario - assieme alla
    qualità. L'operazione permetterà una maggiore sostenibilità della
    rete anche attraverso la diversificazione dei servizi e la
    differenziazione interna degli stessi. Sui piccoli gruppi educativi:
    speriamo che questa volta funzionino, a differenza di come sono
    andate le cose fino ad oggi perché di fatto i piccoli gruppi
    educativi non sono stati quello che si pensava sarebbero stati
    quando, nel 2005, venne fatta la 626. Pensiamo che questa tipologia
    di servizio, riconosciuta dai comuni, possa essere una soluzione, in
    particolar modo in quei piccoli comuni che difficilmente potranno
    permettersi la costruzione di nuovi asili nido o anche il
    mantenimento di alcune tariffe come quelle del nido classico. Non
    neghiamo che sui servizi ricreativi abbiamo anche noi delle
    preoccupazioni. Molti servizi ricreativi sfuggono al rispetto delle
    norme previste e potrebbero esserci dei problemi perché bisogna
    aumentare la vigilanza affinché ci siano delle coerenze, sia
    nell'applicazione dei contratti di lavoro, sia nel rispetto delle
    norme organizzative. Sui servizi di conciliazione: la volontà di
    prevedere questo tipo di servizi è una novità rispetto al testo che
    noi avevamo visto. Riteniamo che su questo tema sia necessario un
    approfondimento per comprendere quello che è la condivisione di
    questo titolo che qualcuno propone di cambiare. La dicitura possono
    essere collegati al sistema dei servizi , dice tutto e niente e qua
    per primo tiro fuori la parolina magica che tanto fa paura:
    tagesmutter. Sappiamo tutti che questa direttiva ha anche
    l'obiettivo di evitare che fenomeni proliferati in molti territori e
    anche in altre regioni italiane, possano attecchire anche da noi in
    modo importante. Noi condividiamo il fatto che questa direttiva
    voglia evitare che siano fenomeni che eludono qualsiasi dimensione
    di tipo qualitativo. Ci preoccupa molto la solitudine di
    un'educatrice con tanti bambini a domicilio, ma non possiamo neanche
    negare, lavorando anche in altri territori che sono ad esempio
    quello dell'assistenza agli anziani e ai disabili, che mentre noi
    facevamo la direttiva e l'accreditamento dei relativi servizi,
    arrivavano 120 mila badanti. Non possiamo mettere la testa sotto la
    sabbia: abbiamo accettato l'eliminazione dell'educatrice famigliare
    presente nella vecchia direttiva, però noi pensiamo che, comunque
    sia, il dibattito su come recepire il bisogno delle famiglie, in
    particolar modo di quel 65% che resta fuori, sia un bisogno
    importante. Cogliamo l'obiettivo positivo di inserire all'interno
    della direttiva questa dicitura di servizi di conciliazione ma
    occorre anche tenere presente che il punto in questione evidenzia un
    disagio: i nidi costano molto, c'è molto bisogno, c'è bisogno anche
    di altre forme. Occorre intercettate questa domanda e non va
    trascurata. Chiudo con una nota negativa, che chi ha lavorato nel
    gruppo tecnico conosce già: noi siamo per eliminare l'obbligatorietà
    del titolo di studio della laurea. L'obiettivo è già fallito nella
    precedente direttiva del 2005: c'era scritto che il titolo di studio
    sarebbe diventato obbligatorio nel 2010, ma così non è stato.
    Probabilmente è una cosa frutto di interessi di alcune parti: penso
    alla possibilità di passare di livello, penso ai rapporti che
    esistono tra questa Regione e l'Università di Bologna ecc.. Non sono
    cose che riguardano a nostro parere i bambini, perché comunque sia
    noi abbiamo fatto servizi di grande qualità anche disponendo di
    personale che non era laureato: non si capisce perché all'improvviso
    si stabilisca che per poter lavorare con bambini dell'asilo nido è
    obbligatoria la laurea. Forse coloro che fino ad oggi hanno lavorato
    senza laurea non erano adeguati? Può darsi Ci sembra una forzatura
    solo di questa regione. Abbiamo comparato la normativa e non esiste
    in nessun'altra regione d'Italia l'obbligatorietà della laurea.
    Anche forti dell'esperienza di questi cinque anni, siamo per
    mantenere i titoli di studio abilitanti. Infine faccio una
    riflessione sul futuro. Noi pensiamo che tutto questo percorso abbia
    un senso se ha tempi celeri, quindi, se riusciamo, a chiuderlo prima
    dell'estate, affinché si possa poi arrivare da settembre in poi al
    nocciolo della questione che noi non chiamiamo accreditamento perché
    sappiamo che questa parola genera qualche fantasma, ma il senso è
    quello. Vogliamo veramente difendere e mettere in sicurezza i nostri
    nidi e fare in modo che, aldilà di quello che sono le manovre
    finanziarie italiane ed europee, ci impegniamo almeno a mantenere i
    servizi esistenti? Così come è stato stabilito che per anziani e
    disabili in Emilia-Romagna ci sono un determinato numero di servizi,
    altrettanto va fatto con i nidi, il minimo indispensabile per
    salvaguardare le cose prodotte in questi anni.
    Maria DARI - Comitato conciliazione e cura infanzia Emilia-Romagna:
    Abbiamo letto con cura la direttiva e abbiamo visto tanti passi
    avanti, nel senso di una bella apertura. Parlo a nome del Comitato
    conciliazione e cura infanzia dell'Emilia-Romagna: diverse
    cooperative ed associazioni operano nell'ambito regionale per
    promuovere nel territorio servizi domiciliari all'infanzia
    innovativi e flessibili per la conciliazione famiglia-lavoro e la
    creazione di contesti di accoglienza e cura domiciliare e
    famigliare, basati su solide conoscenze pedagogiche. Ovviamente per
    il raggiungimento dello scopo il Comitato opera con altri soggetti
    pubblici e privati ed in particolare con le istituzioni dei
    territori. Le nostre associazioni o cooperative infatti hanno
    iniziato la loro attività intorno al 2005-2006 e man mano l'attività
    si è sviluppata. Noi prevediamo per le nostre operatrici una
    formazione di almeno 250 ore iniziali ed una formazione in servizio
    continua. La formazione viene fatta da enti accreditati e deputati a
    questo scopo. La selezione delle operatrici viene fatta in base alla
    formazione, alle esperienze maturate, alla capacità di
    comunicazione, di organizzazione e anche di collaborazione con il
    gruppo. Ho sentito qui dire che spesso c'è un isolamento: in realtà
    le nostre cooperative non sono isolate in quanto fanno parte di una
    rete all'interno della quale operano i professionisti con qualifica
    certa, quindi psicologi, pedagogisti, esperti della sicurezza,
    medici del lavoro, i coordinatori territoriali, per rafforzare la
    professionalità delle singole operatrici e anche per dare i consigli
    e la modalità di lavoro migliore quando sorge un problema. Non c'è
    mai un isolamento, ma c'è sempre l'affiancamento di un operatore
    specializzato. Le nostre organizzazioni da diversi anni propongono
    alle famiglie un servizio di cura domiciliare che pone al centro il
    bambino e la famiglia. Le operatrici accolgono piccoli gruppi di
    bambini, fino ad un numero massimo di cinque, in un ambiente
    famigliare e sicuro e offrono ai genitori un servizio flessibile e
    personalizzato che permette di conciliare i tempi del lavoro con
    quelli di cura dei figli garantendo la continuità educativa a
    partire dal rispetto dei tempi e dei bisogni del bambino. Il nostro
    servizio si pone come servizio di conciliazione proprio dei tempi
    del genitore perché non sempre una scuola dell'infanzia ha
    un'apertura giornaliera utile per i genitori che lavorano, quindi la
    flessibilità dell'orario dà la possibilità al genitore di poter
    usufruire del servizio nel momento in cui il servizio è necessario.
    Questa esperienza di cura domiciliare ha in sé la potenzialità di
    rispondere contemporaneamente a molte delle attuali problematiche
    sociali legate all'infanzia e alla famiglia. Si tratta di
    flessibilità e capillarità dei servizi legati alla prima infanzia e
    anche al mutamento dei contratti di lavoro che oggi prevedono turni
    e tempi diversi. Alberto Alberani prima ha citato l'emersione dal
    nero : proprio perché siamo organizzati in cooperative o in
    associazioni, questa attività fa emergere dal nero un lavoro che
    spesso viene fatto nell'ambito delle case e garantisce qualità ed
    assistenza. Inoltre si crea una rete tra le famiglie che si scelgono
    la persona a cui affidare il proprio figlio. Un altro punto
    importante è l'accreditamento da parte delle associazioni che nella
    direttiva può inserirsi al punto 7, nell'ambito dei servizi di
    conciliazione.
    Monica COMELLI - Comitato conciliazione e cura infanzia
    Emilia-Romagna:
    Proseguo il discorso iniziato da Maria Dari in riferimento a queste
    iniziative di conciliazione e cura e alla proposta di questo
    progetto iniziato in regione dal 2005 con Parma e Savignano sul
    Rubicone. Attualmente questo servizio è presente anche a Piacenza,
    Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ravenna e Forlì- Cesena. È quindi
    una situazione abbastanza diffusa sul territorio per cui ci premeva
    comunque condividere con voi la nostra esperienza. Inizio il mio
    intervento con una domanda: com'è possibile aprire un dialogo con le
    istituzioni per permettere a questa esperienza di conciliazione e
    cura di essere conosciuta, perfezionata, verificata e approvata?
    Chiediamo alla Politica e alle istituzioni di riflettere
    autenticamente sull'importante valenza sociale dell'iniziativa
    conciliazione e cura che come ognuna delle nostre organizzazioni,
    con grandissima fatica, ma anche immensa gioia ed orgoglio andiamo
    promuovendo e che rappresenta una risposta alla domanda di
    conciliazione, pari opportunità e flessibilità. Mai come in questi
    tempi in cui le risorse pubbliche sono limitate e le necessità delle
    famiglie aumentano e diventano pressanti, riteniamo improrogabile ed
    irrinunciabile l'apertura a queste nuove forme di servizio che
    coinvolgono direttamente i cittadini nella risposta ai propri
    bisogni secondo un vero e proprio principio di sussidiarietà.
    Chiediamo quindi di aprire un dialogo con gli amministratori
    regionali per capire insieme se l'iniziativa di conciliazione e cura
    possa essere inclusa tra i servizi o iniziative di conciliazione
    nella direttiva regionale di prossima approvazione. Con il progetto
    che vi ha consegnato la presidente del Comitato, il Comitato si
    propone di promuovere la partecipazione attiva delle famiglie
    nell'ambito della programmazione e sviluppo del servizio
    sperimentale per l'infanzia che soddisfi il bisogno sociale della
    cittadinanza creando al contempo un mercato sociale regolato al
    quale i cittadini possono rivolgersi, esercitando la propria
    libertà di scelta, ferma restando la massima cura ed attenzione nel
    garantire il livello qualitativo degli interventi del servizio
    offerto dalle organizzazioni. A garanzia della qualità offerta,
    chiediamo che possa essere costituito un apposito albo di fornitori
    accreditati. In particolare le finalità che il progetto si propone
    di conseguire sono: coinvolgere i diversi soggetti portatori di
    interessi, attinenti da un lato al soddisfacimento del bisogno di
    assistenza ed accudimento dei figli e dall'altro di occupazione
    attraverso un contemperamento di diverse esigenze della donna e
    della famiglia; individuare forme aperte alla responsabile
    iniziativa di operatrici in grado di assicurare determinate
    prestazioni ai genitori; garantire un servizio adeguato ed
    affidabile nella caratteristica di qualità e professionalità
    verificabile attraverso strumenti certi; promuove un nuovo modello
    di servizi che abbia le caratteristiche organizzative della
    flessibilità, dell'economicità, della trasparenza.
    Paola CAGLIARI - Comune di Reggio Emilia.
    Ritengo che la direttiva, che ha preso forma dopo un confronto
    serrato ed approfondito, sia una direttiva capace di tenere insieme
    discorsi di diversi livello: amministrativo, gestionale e
    pedagogico. Credo che il tentativo che la direttiva fa di ordinare e
    di superare quei servizi gestiti da una sola persona, favorendo
    invece dei nuclei di collettività anche solo di coppie, sia
    veramente una proposta importante e che tiene insieme i diritti dei
    bambini, i diritti degli operatori e i diritti dei genitori a essere
    insieme dentro a luoghi di cittadinanza. Credo anche che sia
    importante che nella direttiva le politiche per l'infanzia non sono
    dipendenti dalle politiche del lavoro. Sono sostanzialmente dei
    servizi che in maniera simmetrica vanno a coprire una deregolazione
    del mondo del lavoro che dovrebbe invece trovare altri luoghi di
    dibattito e di soluzione. Entrando nel merito della direttiva, credo
    che interpreti in maniera molto flessibile per i Comuni un elemento
    di qualità, ripreso da molti interventi precedenti, che è quello dei
    rapporti numerici. I rapporti numerici, da un certo punto di vista,
    sono rimasti invariati e anche noi siamo assolutamente sostenitori
    di questa cosa, ma dall'altra parte, offre ai comuni tutta una serie
    di elementi di flessibilità, per rispondere alle esigenze delle
    liste di attesa, che sono molto importanti. Sottolineo poi un
    aspetto che non ho capito bene: al punto 2.8.b, laddove si parla di
    sezioni per bambini compresi tra i 24 e i 36 mesi, dove è possibile
    un rapporto numerico 1/10, si deroga poi a bambini che compiono 21
    mesi entro il 31 dicembre. È vero che si dice che devono entrare ad
    anno scolastico iniziato, ma questo significa che stiamo parlando di
    bambini che a settembre hanno 17 mesi, quindi entrano in piena età
    da medi pur essendo molto vicini ad età da piccoli. Un altro punto
    che vorrei sottolineare è la formazione nel piccolo gruppo
    educativo. Già il professor Gariboldi ha richiamato l'importanza di
    declinare meglio il numero minimo di ore di formazione
    dell'educatore. Credo che sarebbe opportuno avere anche una misura
    per la formazione iniziale in servizio per l'altro operatore, quello
    senza il titolo di studio, perché lì si costituisce un gruppo multi
    professionale , anche se solo di due persone, che è molto importante
    che abbia, oltre al collegamento al sistema complessivo dei servizi,
    anche questo tipo di possibilità. Molto buono il tema dei titoli di
    studio. Dissento da quanto detto dal dott. Alberani, perché credo
    che il titolo di studio definisca un aspetto molto importante dei
    servizi educativi e che per allevare e prendersi cura di bambini
    molto piccoli non basta l'esperienza, ma servono uno studio e
    strumenti di un certo peso. Sui servizi di conciliazione, concordo
    sull'opportunità di chiamarli iniziative di conciliazione. Credo
    che, se ho capito bene quanto detto dalla rappresentante della CGIL
    cioè di togliere la formazione, tenendo invece la possibilità di
    costituire albi per le babysitter, sia più importante che il comune
    si faccia carico della formazione di queste persone piuttosto che
    creare albi, nel senso che penso, come comune, di non avere gli
    strumenti per garantire e controllare la qualità di queste persone.
    Infine in riferimento al punto 22.7.a - Servizi generali, dove si
    dice che è necessario in un nido un adeguato spazio locale
    opportunamente posizionato, attrezzato per il lavaggio delle
    stoviglie, qualora non venga utilizzato esclusivamente materiale a
    perdere , credo che in un nido, anche da un punto di vista
    educativo, rispetto al significato del pranzo per i bambini, questa
    nota sia un po' stonata.
    Maria Antonietta CAVALLARI - CIF:
    Il CIF è un'associazione storica che nasce dopo la guerra, nel 1945.
    E' sostenuto dal comune ed ha piccoli finanziamenti. Ha aiutato in
    tanti anni di attività molte donne a trovare lavoro e ad istruirsi.
    Ora ci sono molte realtà nuove ma il CIF ha ancora un corso
    meraviglioso che è un corso da babysitter con docenti molto bravi ed
    è importante che questa bellissima realtà continui ad essere
    sostenuta dal comune. Rispetto alla direttiva potrebbe essere
    inserito nei servizi sperimentali. La figura della babysitter
    potrebbe essere utile anche in un discorso di creatività nel
    percorso educativo dei bambini. Va bene la laurea e una formazione
    adeguata, ma ai bambini bisogna parlare anche con il cuore. Ci sono
    tante persone che, pur non essendo laureate, ma facendo un piccolo
    corso potrebbero svolgere un ruolo utile ed adeguato in questo
    ambito considerati anche i costi proibitivi degli asili nido e le
    difficoltà di molte famiglie di adesso. Ho consegnato alla
    Commissione alcune brochure sulle attività del CIF, che, ribadisco,
    sta aiutando molte persone.
    Paolo ZANELLI - Comune di Forlì:
    Io mi soffermo in maniera estremamente sintetica solo su alcune
    questioni concrete, che sono peraltro già tutte contenute come
    proposte nel documento presentato dall'ANCI-UPI. Credo che questa
    direttiva costituisca davvero una buona mediazione tra esigenze di
    qualità, flessibilità e sostenibilità. Ci sono alcuni punti che
    dovremo riprendere con delle proposte che sono state fatte ed uno in
    particolare, a mio parere, costituisce la parte più ambigua della
    direttiva e lo lascio per ultimo. Il primo punto è il 3.1.b di cui
    ha già parlato l'assessore Baravelli. In questa versione della
    direttiva crediamo che non abbia senso mantenere la distinzione tra
    piccolo gruppo educativo fino a cinque e piccolo gruppo educativo
    fino a sette. La proposta è quella di lasciare il piccolo gruppo
    educativo fino a sette bambini. Seconda questione: punto 2.4.a,
    quando si parla di superficie interna e di ricettività. La proposta
    che è emersa è stata quella di togliere per un periodo definito e
    mettere in relazione a specifiche esigenze e condizioni fermo
    restando ovviamente il rispetto degli standard previsti dalla
    presente direttiva. Terza questione: credo che la scelta di questa
    direttiva di mantenere gli attuali rapporti numerici costituisca una
    scelta molto equilibrata, che personalmente ritengo giusta. Capisco
    l'esigenza di ragionare sui rapporti numerici aumentandoli. Mi
    sembra che la proposta di ANCI-UPI di portate da 1/5 a 1/6 e da 1/6
    a 1/7 i rapporti numerici, possa costituire una base di discussione
    anche dal punto di vista tecnico, ad un patto: che si chiarisca che
    questi rapporti numerici siano da garantire per tutto il tempo
    giornaliero di apertura del servizio. Infine mi soffermo sulla parte
    più ambigua della direttiva: quando si parla di servizi ricreativi e
    di conciliazione. Non pensiamo che siano assicurati l'occasionalità
    e la temporalità di questi servizi nella misura in cui, seppure per
    un periodo limitato, possono essere frequentati per tutta la
    settimana. Si propone quindi di mantenere la precedente versione,
    quella della direttiva attuale. Sulla richiesta di sostituire
    servizi con iniziative , non è solo una questione
    terminologica,ma di fondo perché rispetto alla logica e ai principi
    di questa legge ci sembra molto ambiguo che si possano ammettere,
    per la fascia 0-3, dei servizi di conciliazione diversi ed anche
    opposti ai servizi educativi. Non è pensabile. La logica di questa
    legge prevede che i servizi 0-3 siano servizi educativi e se di dice
    che i servizi educativi hanno determinate caratteristiche, non è
    pensabile poi concettualmente mettere dei servizi di tipo
    conciliativo che non hanno queste caratteristiche. Inoltre si dice
    che possono esserci dei servizi gestiti dalle famiglie, col sostegno
    del pubblico, che non hanno i requisiti previsti per i servizi
    educativi dalla legge e dalla direttiva. Questo è inammissibile: io
    capisco le preoccupazioni che ci stanno dietro, ma penso che la
    questione più grossa, che è quella della possibile partecipazione
    delle famiglie, possa rientrare in maniera regolata in quell'area
    che viene chiamata servizi sperimentali .
    Daniela OCCHIALI - Comune di Sant'Agata.
    Per evitare di ripetere cose già dette negli interventi precedenti,
    sottolineerò solo due aspetti. Il primo riguarda il rapporto
    numerico, rispetto al quale apprezzo molto l'apertura della Regione
    a considerare la frequenza dei bambini, perché chiunque si sia
    occupato di questo servizio non può non sapere che la media di
    frequenza dei bimbi in un anno scolastico è del 50%, con punte che
    arrivano anche al 70-80% ma che in certi momenti può scendere fino
    al 20-30%. Ecco perché parliamo di niente se continuiamo a
    soffermarci e ad essere rigorosi sul rapporto numerico che non può
    cambiare rispetto alle iscrizioni. Io ringrazio molto la Regione per
    aver proposto questa modifica, perché si basa su numeri raccolti nel
    tempo. Dispiace molto sentire paragonare questa modifica alla scarsa
    qualità del servizio. Noi dobbiamo essere più attenti a quello che
    intorno a noi sta cambiando: si parla di flessibilità e non siamo
    adeguati a rispondere alla flessibilità delle famiglie. Se una
    famiglia ha orari particolari e noi continuiamo a dare lo stesso
    orario, perché pensiamo sia immobile, noi non diamo un servizio.
    Stessa cosa facciamo se continuiamo ad essere così rigorosi nel
    rapporto numerico alunni/insegnanti. Sicuramente avremo una qualità
    più alta, ma per pochi e per gli altri nulla. Accusare i Comuni di
    non avere abbastanza attenzione alla qualità dei propri servizi - ed
    oggi parliamo di questo, cioè dei nidi - mi sembra ingeneroso.
    Sapete tutti che il servizio di asilo nido è uno dei più costosi in
    assoluto per le amministrazioni. Sappiamo bene qual è il rischio
    delle famiglie: appena possono portano i figli - con l'anticipo a 24
    mesi - alla scuola dell'infanzia dove il rapporto è di 1/28. Lungi
    da me pensare che un rapporto del genere sia accettabile, però
    dobbiamo guardarci intorno senza mettere in competizione, come
    troppo spesso sento fare, il numero e la qualità. Rispetto al titolo
    di studio: trovo molto strano stupirci della laurea, quando da anni
    ormai, per i gradi di scuola più elevati, la laurea è stata ed è
    indispensabile. Per i nostri nidi era sufficiente un corso di
    formazione di tre anni ed abbiamo ancora insegnanti bravissimi, ma
    ritengo molto adeguato che anche per questo tipo di professionisti
    il titolo di studio debba essere una laurea. Mi sembra un forma di
    rispetto.
    Cinzia DE MARTINO - Responsabile Ufficio scuola del Comune di
    Sant'Agata Bolognese:
    Volevo solo fare una considerazione: sono coinvolta ormai da due
    anni sulla discussione in merito alla direttiva in discussione. Mi
    dispiace che oggi, di tanti tecnici che applicano questo strumento
    tutti i giorni, pochi sono venuti all'audizione e pochi hanno preso
    la parola. Nel lavoro fatto - io appartengo al Cpp di Bologna - ci
    siamo confrontati su tanti aspetti e devo essere sincera: questa
    poteva essere l'occasione, a livello regionale, per portare le
    nostre riflessioni che sono state lunghe, condivise, a volte
    combattute. Alla fine siamo arrivati ad una lettura un po'
    sbrigativa della direttiva, mentre secondo me era l'occasione giusta
    per dare risalto al lavoro fatto e mi dispiace molto che non ci sia
    stato nessun intervento da parte della Provincia di Bologna.
    Giuseppe PAGANI:
    Ringrazio per gli interventi e, prima di dare la parola
    all'assessore Marzocchi per alcune considerazioni conclusive,
    ricordo ai consiglieri presenti che sono stati consegnati alcuni
    documenti che verranno poi distribuiti per la seduta di domani.
    Teresa MARZOCCHI:
    Questi strumenti preparano a percorsi successivi che speriamo che
    siano quelli dell'accreditamento. Come sapete non c'è più il fondo
    nazionale dei nidi, il fondo sociale è stato azzerato e quest'anno i
    nidi hanno il contributo regionale solo perché è il frutto del fondo
    sociale regionale. Non possiamo pretendere di mettere delle
    disposizioni se non sostenute da un impegno economico che non
    abbiamo, pertanto non abbiamo attivato l'accreditamento, ma abbiamo
    preparato il percorso per farlo. Se avessi avuto le risorse le avrei
    date per garantire il coordinamento pedagogico pagato dalla Regione
    perché era la rete che garantiva il funzionamento oltre ai requisiti
    di accesso. In questo modo invece io posso solo tenere aperto lo
    scambio della formazione dovuto al fatto di non voler mollare su
    questi argomenti e fare insieme la lotta perché questo venga
    riabilitato. La grande ingiustizia - permettetemi - è che per gli
    anziani abbiamo fatto dei patti garantiti, per i minori non
    garantiamo patti di sicurezza. Io ho la responsabilità di decidere,
    ma possiamo lavorarci molto per arrivare ad un patto condiviso. Io
    penso che posso fare tutte le regole che voglio, ma senza dei patti
    di volontà, degli atti di responsabilità condivisa territoriale, chi
    vuole evadere le regole le evade. È evidente che il rapporto
    numerico non si cambia senza un grande lavoro di conciliazione e di
    incontro. Anche alla luce di quello che è uscito dal comitato
    tecnico e dagli incontri, ho lasciato ai territori la possibilità di
    organizzarsi rispetto ai bisogni che ci sono in quel momento, perché
    la crisi economica è così grande che anche se ampliassimo il
    rapporto a 1/28, non basterebbe. Bisogna trovare insieme delle
    risposte, nelle grandi città e nei piccoli territori. Io non posso
    dare un risposta da qui: i nidi, rispetto alla crisi, andrebbero
    chiusi perché i bambini costano in media 9 mila euro all'anno e
    siamo una delle regioni in cui costano meno in tutt'Italia. È una
    spesa che un sindaco non può sostenere, se non si trovano delle
    soluzioni condivise. Rispetto ai piccoli gruppi educativi, vi do
    conto del ragionamento fatto nella distinzione tra 1/5 e 1/7. Se
    recepiamo la proposta così come è stata formulata oggi, non diamo
    risposta, dentro al sistema educativo, a chi accoglie due o tre
    bambini. Non mi fa paura il termine tagesmutter: o hanno il titolo
    come per gli altri servizi educativi e stanno in rete o in
    Emilia-Romagna dentro i servizi educativi non ci vanno. Se vogliamo
    fare un servizio educativo, i titoli che abbiamo oggi vanno bene,
    perché fra qualche anno i nostri educatori saranno tutti laureati.
    Prendete un ragazzo di 18 anni e ditemi se è preparato per occuparsi
    di un bambino piccolo. Su questo non si discute: nel servizio
    educativo ci vogliono i titoli unici, per un solo bambino come per
    84. Le tagesmutter se hanno il titolo di studio e se stanno in rete
    non sono più tagesmutter ma sono servizi educativi per la nostra
    regione. Se contempliamo i numeri piccoli, ci stanno dentro anche
    loro, se facciamo 1/7 no. Un assessore decide rispettando la
    coesione territoriale e su questo prendendosi delle responsabilità.
    In questi giorni mi confronterò soprattutto con gli enti locali.
    Come diceva Bettelheim un genitore non perfetto, ma quasi
    perfetto , cioè fare il meglio che si può in questo momento. Questo
    è il mio obiettivo. Ricordo che domani mattina c'è l'audizione con
    la Commissione Sanità e domani pomeriggio alle 14.30 presso il mio
    Assessorato, c'è un ulteriore incontro con gli amministratori e gli
    assessori per valutare come andare avanti e con quali tempi.
    Il presidente PAGANI dichiara chiusa la seduta alle ore 17,19.
    Approvato nella seduta del 5 settembre 2012.
    Il Segretario Il Presidente
    Adolfo Zauli Giuseppe Pagani
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