Testo
Verbale n.23
Seduta del 16 luglio 2012
Il giorno 16 luglio 2012 alle ore 15,22 si è riunita in audizione
presso la sede dell'Assemblea legislativa in Bologna, Viale A. Moro
n. 50, la Commissione Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro
Sport, convocata con nota prot. n. 26016 del 06 luglio 2012.
Partecipano alla seduta i commissari:
Cognome e Nome Qualifica Gruppo Voto
PAGANI Giuseppe Presidente Partito Democratico 5 presente
FIAMMENGHI Vicepreside Partito Democratico 3 presente
Valdimiro nte
LEONI Andrea Vicepreside PDL - Popolo della 5 assente
nte Libertà
CASADEI Thomas Componente Partito Democratico 4 presente
CAVALLI Stefano Componente Lega Nord Padania 4 presente
Emilia e Romagna
DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 assente
Andrea Beppegrillo.it
GARBI Roberto Componente Partito Democratico 2 presente
GRILLINI Franco Componente Italia dei Valori - 3 assente
Lista Di Pietro
LOMBARDI Marco Componente PDL - Popolo della 4 presente
Libertà
MALAGUTI Mauro Componente PDL - Popolo della 2 presente
Libertà
MARANI Paola Componente Partito Democratico 2 presente
MEO Gabriella Componente Sinistra Ecologia 2 assente
Libertà - Idee Verdi
MORICONI Rita Componente Partito Democratico 2 assente
NOE' Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 presente
PARUOLO Giuseppe Componente Partito Democratico 2 presente
PIVA Roberto Componente Partito Democratico 2 presente
RIVA Matteo Componente Gruppo Misto 1 assente
SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 presente
Roberto Sinistra
VECCHI Luciano Componente Partito Democratico 2 assente
Sono presenti i consiglieri Gabriele FERRARI, Monica DONINI e
Damiano ZOFFOLI.
Il consigliere Giovanni FAVIA sostituisce il consigliere
Defranceschi e il consigliere Gian Guido NALDI sostituisce la
consigliera Meo.
E' presente Teresa MARZOCCHI (Assessore Promozione delle politiche
sociali e di integrazione per l'immigrazione, volontariato,
associazionismo e terzo settore).
j
Hanno partecipato ai lavori della commissione: Gino PASSARINI (Resp.
Serv. Politiche familiari, infanzia e adolescenza), Antonella
CELLETTI (Serv. Informazione e comunicazione istituzionale).
Presiede la seduta: Giuseppe PAGANI
Assiste il Segretario: Adolfo ZAULI
Resocontista: Adolfo ZAULI
AUDIZIONE
11 luglio 2012
In merito alla seguente proposta:
2945 - Proposta recante: Direttiva in materia di requisiti
strutturali ed organizzativi dei servizi educativi per la prima
infanzia e relative norme procedurali. Disciplina dei servizi
ricreativi e di conciliazione (delibera di Giunta n. 912 del 02 07
12).
Partecipano:
Alberto Alberani Legacoop E-R
Giovanni Amodio Resp. Serv. Educativi Comune di Casalecchio
Barbara Andreoli Presidente - Arca dei Bimbi Coop. Soc.
Flaviana Bagnoli Assessore Politiche Sociali Comune di
Bentivoglio
Andrea Baldini Ass. Istruzione Comune di Argenta
Marina Balestrieri Segretario gen.le FP CGIL E-R
Carla Balivo Consigliere Comunale di Pianoro Com.
Comm.Scuola
Bruna Baravelli Assessore all'istruzione Provincia
Forlì-Cesena
Valeria Barbieri Direttore Area Serv. Alla Persona Comune di
Bentivoglio
Ilaria Bosi Coordinatore Pedagogico Comune di Argenta
Patrizia Buzzi Capo Servizio P.F. Comune di Comacchio
Paola Cagliari Direttore Istruzione scuole e nidi Comune
Reggio-Emilia
Maria Antonietta CIF
Cavallari
Monia Comelli Vicepresidente Comitato Conciliazione e Cura
infanzia E-R
Maria Grazia Colella Resp. Serv. Scolastici Unione Terre di
Castelli
Maria Daria Presidente Comitato Conciliazione e Cura
infanzia E-R
Anna Del Mugnaio Dirigente Provincia di Bologna
Cinzia De Martino Resp. Serv. Scolastici Comune Sant'Agata
Bolognese
Viviana Di Martino Presidente Associazione Cosipergioco
Russo
Loris Fabrizi Vice Pres. Regionale Associazione. Difesa e
Orientamento Consumatori
Gerry Ferrara Segr. Gen.le U.I.L. F.P.L. E.R.
Antonio Gariboldi Docente universitario Università Reggio Emilia
Luigi Guerra Preside Facolta Scienze e Formazione UNI BO.
Pietro Lauria Dipendente R.E.R. Movimento 5 Stelle
Giulia Leonelli Istr. Amministrativo Unione Terre di Castelli
Elena Lacucci Assessore Comune di Casalecchio di Reno
Ilena Malavasi Assessore alla Provincia Reggio Emilia
Gianluca Mingozzi Conf. cooperative ER
Maria Paola Monti P.O. Istruzione e serv. Infanzia Provincia
Forli'- Cesena
Elisabetta Musi Docente di Pedagogia Universita' Cattolica di
Piacenza
Daniela Occhiali Sindaco Comune Sant'Agata Bolognese
Mariapaola Oddolini Coord. Gestionale / Amministrativo Area dei
Bimbi Coop. Sociale
Maria Pia Radice Presidente prov. le CIF Ferrara
Paola Piccinini Pedagogista Paedo S.R.L. Assonanze Assoc.
Paolo Pirazzini Direttore Leganfonomicer
Carlo Possa Resp. Coop. Sociali Legacoop Reggio Emilia
Romana Rapim Dirigente Unione di Comuni Terre Castelli
Caterina Segata Rappr. Coop. Sociali AGCI
Mirella Sturaro Segretario associazione assonanze Ass. Nidi
privati
Massimo Terenziani Dirigente P. Istruzione Comune di Modena
Gabriella Tronconi Assessore alle politiche educative Comune
Forlì
Marica Turrini Ragioniere Prog./ Coordinatore Ass. Amici
dell' Europa APS
Fausto Viviani Funzionario Cgil E.R.
Patrizia Zanobi Resp. Unita' Infanzia Comune di Forli'
Paolo Zanelli Dirigente Comune Forlì
DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI MERAMENTE FINALIZZATE ALLA
COMPRENSIONE DEL TESTO
Il presidente PAGANI dichiara aperta la seduta alle ore 15,22.
Giuseppe PAGANI - Presidente della Commissione:
Buona sera. Prima di iniziare volevo premettere che la Commissione V
Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport, ha deciso di avviare
questa audizione allargata a tutti coloro che, oltre all'elenco
delle associazioni iscritte all'Albo, si occupano nella nostra
regione di materie che riguardano le politiche 0-3 anni, per
affrontare insieme ed avere una serie di pareri, di contributi
rispetto al percorso che la Regione sta facendo e che ha già avuto
una prima fase. C'è stata il 22 giugno scorso l'approvazione della
legge 6 che è la legge di modifica della legge 1 del 2000. Molte
cose sono state definite in maniera chiara in quella legge, di
conseguenza il percorso che l'Assemblea legislativa e
l'amministrazione regionale dovrà fare è di modificare la famosa
direttiva 646 in materia di requisiti strutturali ed organizzativi
dei servizi educativi per la prima infanzia e relative norme
procedurali. Credo che sia un contributo importante quello che voi
darete oggi e che servirà alla Commissione per entrare in maniera
più approfondita nel merito della discussione. La Commissione si
riunisce già domani e, se la discussione sarà esaustiva, chiuderemo
il dibattito e porteremo la direttiva nella prima seduta utile
dell'Assemblea regionale. Ringrazio per la numerosa partecipazione.
Vedo che ci sono già quindici richieste di intervento, vi prego
quindi di limitare il tempo a circa 10 minuti. Prima di procedere do
la parola all'assessore Marzocchi - che ringrazio per essere qui con
noi - per un'introduzione generale sulla direttiva.
Teresa MARZOCCHI - Assessore regionale alla Promozione delle
politiche sociali e di integrazione per l'immigrazione,
volontariato, associazionismo e terzo settore:
Quello che stiamo facendo è un percorso molto delicato ed è
importante ascoltare tutti e poi prendersi la responsabilità di
decidere. L'impegno era quello di chiudere per dare gli strumenti
applicativi per il prossimo anno scolastico. È un anno e mezzo che
ci lavoriamo ed abbiamo ascoltato molto. Oggi rappresenta un'altra
occasione di confronto: c'è tutto il nostro impegno a fare il meglio
possibile. Voglio ricordare che questo è uno dei tre passaggi che
riguardano il sistema educativo della prima infanzia nella nostra
regione. Abbiamo lavorato sulla direttiva e sulla legge precedente,
cercando di contenere dentro questi provvedimenti indicazioni di
carattere generale, di ampio e largo riferimento affinché possano
essere da guida - speriamo - per i prossimi dieci anni, come è stato
per la legge precedente. Il terzo strumento, che non passa in Aula
ma uscirà contestualmente agli altri due atti precedentemente
citati, riguarda le linee di indirizzo per il monitoraggio della
qualità e la valutazione della permanenza della qualità. La
direttiva di cui si parla oggi è lo strumento che siamo riusciti a
fotografare in questo ultimo anno di lavoro. Strumento che però già
oggi è in grande difficoltà perché i recenti provvedimenti del
Governo ne minano fortemente l'applicazione. È sufficiente ad
esempio che venga applicato quanto previsto per il personale
pubblico. L'atto assume in buona sostanza le indicazioni del gruppo
tecnico composto dai rappresentanti del territorio: non toccare i
principi di fondo delle normative che riguardano i nidi dagli otto
bambini in su, ma di aggiustarli secondo alcune osservazioni che
abbiamo avuto soprattutto dall'esperienza dei territori. Questi
aggiustamenti hanno riguardato sostanzialmente l'aggiornamento dei
requisiti strutturali e dei requisiti funzionali rispetto non già ai
parametri propri nel rapporto educatore/bambini, ma i meccanismi di
contorno organizzativo. Non si parla più solo di nidi ma di sistema
educativo della prima infanzia in Emilia-Romagna, costituito da
quattro tipologie di intervento: la principale sono i nidi dagli
otto bambini in su; poi i sistemi integrativi; i servizi
domiciliari , chiamati così perché nella normativa nazionale non
c'era altro termine da utilizzare ma che per noi sono piccoli
gruppi educativi di non più di sette bambini, con lo stesso sistema
di accoglienza garantito a livello di qualità; infine i servizi
sperimentali. Cosa abbiamo cambiato? Dentro i piccoli gruppi
educativi abbiamo messo tutta la sperimentazione, tenendo conto
anche di tutte le esperienze emerse fuori dai sistemi educativi, ma
che si sono formate sui nostri territori in questi ultimi dieci
anni. Abbiamo pensato che questo tipo di flessibilità fosse, in
questo momento, la risposta migliore all'esigenza educativa e di
accoglienza per i piccoli gruppi, nei piccoli territori. Rispetto ai
servizi sperimentali, abbiamo stabilito che fosse una libera
proposta di chi sperimenta, con alcuni punti forti di riferimento ed
una commissione che li valuta uno per uno, perché non si può
imbrigliare la sperimentazione dentro canoni preordinati. Una
decisione forte che abbiamo preso è un titolo di studio uguale per
tutti: sia per i piccoli gruppi che per i nidi macro, perché il
sistema educativo è unico e unico è il requisito di accesso. Unico è
il coordinamento ed unico è l'insieme dei riferimenti di
accompagnamento tecnico-scientifico. Nessun gruppo può partire se
prima non si è messo in rete con il sistema educativo territoriale e
non è coordinato. Un altro passaggio coraggioso è dire che non
neghiamo che può esserci altro rispetto a questo sistema educativo
della prima infanzia. Siccome una parte di questo dovevamo comunque
censirlo, perché i servizi ricreativi sono sottoposti a SCIA,
abbiamo detto che ci sono altri servizi che non hanno le
caratteristiche di servizi educativi della prima infanzia e li
abbiamo chiamati servizi ricreativi e di conciliazione . Mi sto
riferendo alle babysitter, perché non è escluso che il comune, per
facilitare le famiglie che sono sempre più sole, stilino degli albi
che forniscano nomi di persone un po' più sicure di quelle che si
cercano su internet. Sono stati introdotti dei requisiti in modo
tale che gli enti locali, se vogliono, possono verificare che siano
effettivamente servizi ricreativi. Una delle forme di controllo più
forte è il libro presenze, prima opzionale, ora obbligatorio, per
tutti i servizi sia educativi che ricreativi. Questa è la sostanza
del provvedimento, che propongo dopo aver sentito i colleghi di
Giunta nel merito delle scelte politiche, concertate anche con le
rappresentanze sindacali. Oggi siamo qui per il confronto e
l'ascolto su quanto proposto.
Giuseppe PAGANI:
Faccio presente ai colleghi consiglieri che è stato distribuito un
primo contributo scritto del Gruppo nazionale Nidi e Infanzia che
non può partecipare oggi all'audizione ed ha fornito sei pagine di
osservazioni sulla direttiva.
Bruna BARAVELLI - Provincia di Forlì-Cesena:
Vorrei porre l'accento sul problema dei requisiti organizzativi per
i piccoli gruppi educativi. Si parla di servizi che raccolgono fino
a cinque bambini, dove è prevista la presenza minima di un educatore
affiancato da una figura anche senza titolo, reperibile nei casi di
necessità e l'altro tipo di servizio che raccoglie fino a sette
bambini, dove è richiesta la presenza minima di un educatore
affiancato stabilmente da un'altra figura part-time almeno al 50%,
anche senza titolo. Io metterei insieme queste due categorie:
lascerei solo fino a sette bambini perché è chiaro che il cinque
sta all'interno di questo servizio e aggiungerei che l'educatore
sia affiancato stabilmente da una figura part-time almeno al 50% e
per l'altro 50% da una figura reperibile nei casi di necessità,
anche senza titolo. Questo garantirebbe una copertura totale e
maggiore sicurezza: all'educatore può succedere qualcosa, può
succedere ad un bambino ecc. L'altro punto riguarda i servizi di
conciliazione : anche noi riteniamo che sia opportuno spiegare che
ci si sta riferendo alle babysitter, ma proponiamo di definirli
iniziative di conciliazione perché ci sembra più corretto.
Ilenia MALAVASI - Provincia di Reggio Emilia:
Io porto la voce di un documento, consegnato oggi all'Assessore, che
abbiamo messo a disposizione per fare alcune riflessioni di tipo
politico. Noi abbiamo iniziato a vedere il lavoro che usciva dal
gruppo tecnico il 21 maggio e da allora è iniziato un confronto con
gli amministratori con cui ci incontriamo anche questa mattina dopo
aver ascoltato in sede di ANCI, UPI e Legautonomie la riflessione di
assessori comunali e provinciali. Abbiamo condiviso il lavoro svolto
dalla Regione ed in particolare le modifiche apportate alla legge,
orientate ad obiettivi molto forti: implementare la qualità del
sistema educativo, garantire la flessibilità necessaria a rispondere
ai diversi bisogni delle famiglie e perseguire al tempo stesso la
sostenibilità del sistema cercando anche di semplificare le
procedure per aprire nuovi servizi, eliminando ridondanze e
sovrapposizioni. Le parti che abbiamo più condiviso sono quelle per
ridisegnare un nuovo sistema-infanzia che: riesca a comprendere i
diversi sistemi che l'Assessore prima ha illustrato, preveda un
unico titolo di studio per uniformare il più possibile la qualità
dei servizi e individui come punto centrale il ruolo del
coordinamento pedagogico. Siamo molto preoccupati dal punto di vista
politico rispetto alla difficile fase economica che il Paese sta
attraversando e le difficoltà che avranno da gestire gli enti locali
sui territori: un sistema di servizi all'infanzia, fiore
all'occhiello di questa regione, che non vogliamo assolutamente
perdere. Purtroppo le misure previste nel decreto legge in
discussione, peggiorano le condizioni economiche degli enti locali.
Un punto su cui mi soffermo è quello dei piccoli gruppi educativi,
su quale si è già espressa l'assessore della Provincia di
Forlì-Cesena, l'altra questione riguarda il rapporto numerico. Siamo
preoccupati perché nei nostri territori abbiamo ancora tante liste
di attesa. Temiamo che la proposta di flessibilità che richiamava
l'Assessore, non possa aiutarci fino in fondo per dare risposta alle
nostre liste di attesa. Non vogliamo mettere in discussione la
qualità acquisita, ma chiediamo di poter riflettere sui rapporti
numerici per quanto riguarda tutto il tempo di apertura dei servizi.
Se non si va a modificare i rapporti numerici, passando da 1/5 a 1/6
e da 1/7 a 1/8, riteniamo di non aver abbastanza carte in mano, come
amministratori, per dare risposte vere e concrete ai cittadini.
Chiediamo di poterne discutere, di poter garantire quella sicurezza
e quella qualità che abbiamo sempre mantenuto nei nostri servizi,
senza dover svendere niente e nello stesso tempo senza dover
rinunciare a dare risposte alle nostre famiglie. Per quanto riguarda
i piccoli gruppi educativi è già intervenuto l'assessore Baravelli e
credo che questi siano i punti principali rispetto alle proposte di
modifica presentate.
Maria Pia RADICE - CIF Ferrara
Volevo un chiarimento rispetto al primo capoverso di pagina 11,
laddove si parla dei residui strutturali. Per gli spazi esterni si
parla di 10 mq per bambino: mi sembra un po' esagerato.
Antonio GARIBOLDI - Università di Reggio Emilia
L'assessore nel suo intervento iniziale ha messo l'accento su
aspetti fondamentali di tutta la riflessione fatta in merito alla
revisione della direttiva. In particolare mi sembrano importanti due
aspetti che sono stati sottolineati: il fatto di non aver toccato il
rapporto numerico educatori/bambini e il fatto che tutti gli
educatori delle diverse tipologie di servizi abbiano lo stesso
titoli di studio. Mi sembrano due aspetti molto positivi che sono le
basi della direttiva stessa, in particolare il rapporto numerico mi
sembra un aspetto imprescindibile di qualità che occorre preservare.
Ricordo che è uno degli aspetti su cui ci sono molte ricerche che
spiegano come questo rappresenti una delle condizioni fondamentali
per la qualità educativa all'interno dei servizi. Ci sono alcuni
punti sui quali vorrei fare osservazioni. Uno riguarda i piccoli
gruppi educativi: nella direttiva si sottolinea la necessità della
messa in rete attraverso la funzione di coordinamento. Non mi è
chiaro però come venga garantita la messa in rete dei servizi
laddove si abbiano servizi autorizzati ma non accreditati, dato che
il coordinatore pedagogico rappresenta un requisito per
l'accreditamento. Siccome uno dei rischi dei piccoli gruppi credo
che sia proprio quello dell'isolamento - ci sono episodi che sono
finiti sui giornali - mi sembra un elemento cruciale che debba
essere ulteriormente chiarito all'interno della direttiva. Un altro
punto riguarda la formazione, il servizio e i titoli di studio. Sui
primi due aspetti si sottolinea l'importanza della formazione, ma
non si dice nulla rispetto ad un monte ore minimo: sappiamo bene che
certe raccomandazioni, se non sono accompagnate da indicazioni
precise, rischiano di cadere nel vuoto. Sui titoli di studio ho
notato che sono stati inseriti anche i titoli della laurea
magistrale di secondo livello: mi sembrava opportuno sottolineare
come sarebbe necessario introdurre la laurea di secondo livello per
il coordinatore pedagogico, perché nella normativa della legge 1 si
parla genericamente di laurea e non si specifica, essendo precedente
alla riforma dei cicli, se di primo o di secondo livello. L'ultima
annotazione riguarda i servizi di conciliazione rispetto ai quali
concordo pienamente con la proposta di revisione avanzata
dall'assessore della provincia di Forlì-Cesena.
Marina BALESTRIERI - CGIL Emilia-Romagna:
Io parlo a nome di CGIL, CISL e UIL confederali e CGIL e UIL di
categoria. Ci teniamo a sottolineare che le organizzazioni sindacali
non hanno fatto un confronto sulla legge, ma solo sulla direttiva.
Il confronto è scaturito in questo periodo dopo l'approvazione della
legge e noi vogliamo sottolineare cinque punti emendativi rispetto
al testo proposto. Sono condizioni preliminari per poter dare un
giudizio complessivamente positivo sulla direttiva stessa. Il primo
punto riguarda il rapporto numerico tra personale e bambini
iscritti. Noi vogliamo sottolineare l'importanza dell'aver mantenuto
il rapporto numerico come nella precedente direttiva, pur rendendoci
conto delle difficoltà che sta attraversando il Paese e con elementi
di riduzione di finanziamenti alle strutture e ai comuni. Poiché il
rapporto numerico è un riferimento fondamentale di qualità dei
servizi, noi riteniamo che non sia modificabile nel corso dell'anno.
Voglio sottolineare che il tema della flessibilità organizzativa, in
relazione alla presenza dei bambini e al loro grado di autonomia, va
a detrimento del progetto educativo. Se lo mettiamo in relazione a
sezioni di bambini dai 12 ai 36 mesi il loro grado di autonomia si
modifica continuamente nel corso dell'anno. Chiediamo quindi che
vengano cassate le parole da nel corso dell'anno fino a grado di
autonomia . Altro punto per noi molto importante è il punto 6,
relativo ai servizi ricreativi. Chiediamo di reintrodurre, come già
previsto nella direttiva precedente, la frequenza massima
settimanale di due giorni. Nella legge si definisce che i servizi
ricreativi sono servizi forniti occasionalmente dalle famiglie in
modo autonomo. Aver fatto sparire i due giorni di frequenza
settimanale potrebbe creare una confusione tra servizi per
l'infanzia e servizi ricreativi. Altro elemento importante, in
accordo con chi ci ha preceduto, è il punto 7 cioè il tema dei
servizi di conciliazione. Proponiamo di abrogare le parole servizi
di conciliazione e di iniziare l'articolo con iniziative di
conciliazione e, in coerenza con quanto scritto nell'articolo 9,
comma 5 della nuova legge, fare esclusivamente riferimento agli albi
di personale, quindi cassare che i comuni favoriscono la
partecipazione ad iniziative formative . Infine ci sono altre due
sottolineature. Una riguarda il punto 5: riteniamo che debba essere
indicato nella direttiva la composizione del nucleo regionale di
valutazione rispetto ai servizi sperimentali . Infine, in relazione
al rapporto numerico tra personale - ausiliario, quello addetto ai
servizi generali - e bambini, chiediamo che venga ripristinata la
precedente formulazione della direttiva 646 del 2005, nella quale il
rapporto numerico era 1/21, escluso il personale di cucina.
Chiediamo che venga reintrodotta la precedente dicitura, a maggior
ragione dato che nella direttiva in discussione viene aumentato il
numero possibile di bambini nei plessi (da 60 a 73 e da 69 a 84).
Naturalmente questa è una richiesta che vale per quei servizi in cui
c'è la gestione diretta. Auspichiamo che questi punti possano essere
accolti. Per noi sono elementi importanti che ci permetterebbero di
dare un giudizio complessivo positivo della direttiva. Consegno un
documento con le proposte emendative sopra illustrate.
Alberto ALBERANI - Legacoop Emilia-Romagna:
Consegno un documento, che poi vi invieremo anche per e-mail, con le
riflessioni unitarie di Legacoop, Confcoopertive, Agci, associazioni
cooperative che hanno partecipato per altro al percorso tecnico di
rivisitazione della 646. Il primo elemento di riflessione da
proporre è il percorso fatto. Il coinvolgimento messo in atto,
chiedendo pareri, anche a noi che gestiamo una larga parte dei
servizi, ci convince. E' stato un percorso importante e di grande
qualità. Per questo motivo, non intendiamo rimettere in discussione
il tema del rapporto numerico che già abbiamo ampiamente dibattuto
tecnicamente. Essendo le persone presenti in quell'ambito, persone
altamente competenti, crediamo che i rapporti in essere siano
adeguati e garantiscano ai bambini un ambiente sicuro e di qualità.
Per questo motivo non vanno modificati. Che poi ci siano problemi di
sostenibilità economica e di organizzazione, questo si sa: noi
abbiamo modalità organizzative profondamente diverse e molto
flessibili, anche per far quadrare i conti. Nel percorso
partecipativo ci è stata anche riconosciuta la fondamentale funzione
che stiamo assolvendo nei servizi per la prima infanzia in questa
regione come cooperazione sociale. Vorrei quindi raccogliere
l'occasione per ricordare che noi da moltissimo tempo gestiamo i
servizi per la prima infanzia promuovendo servizi educativi che
operano al fine di garantire alle famiglie il benessere e lo
sviluppo dei bambini e al contempo risposte flessibili ai bisogni,
piuttosto che vincoli burocratici e organizzativi. Ricordiamo che
applichiamo un contratto collettivo nazionale di lavoro, garantendo
continuità occupazionale e poco precariato, a differenza di
moltissimo comuni: il 90% dei nostri lavoratori è a tempo
indeterminato e con contratti di lavoro che contrastano fortemente
il lavoro nero presente all'interno di questo ambito. Oltre che ai
facchini e all'edilizia, occorre ricordarsi che nell'ambito
educativo ed anche socio assistenziale c'è una presenza massiccia,
scarsamente contrastata, di lavoro nero. Noi agiamo in un ambito di
legalità, rispettando le normativa e le molte, spesso troppe,
burocrazie; siamo no-profit e paghiamo le tasse e ci piacerebbe
riscontrare maggiore attenzione nel combattere le forme di
illegalità presenti nei territori; disponiamo di personale
qualificato attraverso adeguate attività di selezione e gestione del
personale; disponiamo di eccellenti organizzazioni anche grazie al
lavoro delle coordinatrici pedagogiche e gestionali. Abbiamo
realizzato importanti investimenti economici e finanziari grazie
anche alla nostra rete cooperativa e senza il nostro intervento si
sarebbe quasi fermata la costruzione di nidi in questa regione.
Perdonate questa digressione, ma cogliamo questa occasione per
ricordare il nostro ruolo, perché nonostante il grande lavoro delle
nostre educatrici, molte volte cadiamo in strumentalizzazioni ed
ingiustamente veniamo criticati anche da millantatori e bugiardi che
non ci impediscono di affermare con orgoglio il nostro lavoro
riconosciuto dalle famiglie. Passo alle osservazioni rispetto ai
contenuti della direttiva: bene la ridefinizione delle tipologie,
bene la rivisitazione dei requisiti strutturali ed organizzativi dei
nidi - aggiustamento che noi ritenevamo necessario - assieme alla
qualità. L'operazione permetterà una maggiore sostenibilità della
rete anche attraverso la diversificazione dei servizi e la
differenziazione interna degli stessi. Sui piccoli gruppi educativi:
speriamo che questa volta funzionino, a differenza di come sono
andate le cose fino ad oggi perché di fatto i piccoli gruppi
educativi non sono stati quello che si pensava sarebbero stati
quando, nel 2005, venne fatta la 626. Pensiamo che questa tipologia
di servizio, riconosciuta dai comuni, possa essere una soluzione, in
particolar modo in quei piccoli comuni che difficilmente potranno
permettersi la costruzione di nuovi asili nido o anche il
mantenimento di alcune tariffe come quelle del nido classico. Non
neghiamo che sui servizi ricreativi abbiamo anche noi delle
preoccupazioni. Molti servizi ricreativi sfuggono al rispetto delle
norme previste e potrebbero esserci dei problemi perché bisogna
aumentare la vigilanza affinché ci siano delle coerenze, sia
nell'applicazione dei contratti di lavoro, sia nel rispetto delle
norme organizzative. Sui servizi di conciliazione: la volontà di
prevedere questo tipo di servizi è una novità rispetto al testo che
noi avevamo visto. Riteniamo che su questo tema sia necessario un
approfondimento per comprendere quello che è la condivisione di
questo titolo che qualcuno propone di cambiare. La dicitura possono
essere collegati al sistema dei servizi , dice tutto e niente e qua
per primo tiro fuori la parolina magica che tanto fa paura:
tagesmutter. Sappiamo tutti che questa direttiva ha anche
l'obiettivo di evitare che fenomeni proliferati in molti territori e
anche in altre regioni italiane, possano attecchire anche da noi in
modo importante. Noi condividiamo il fatto che questa direttiva
voglia evitare che siano fenomeni che eludono qualsiasi dimensione
di tipo qualitativo. Ci preoccupa molto la solitudine di
un'educatrice con tanti bambini a domicilio, ma non possiamo neanche
negare, lavorando anche in altri territori che sono ad esempio
quello dell'assistenza agli anziani e ai disabili, che mentre noi
facevamo la direttiva e l'accreditamento dei relativi servizi,
arrivavano 120 mila badanti. Non possiamo mettere la testa sotto la
sabbia: abbiamo accettato l'eliminazione dell'educatrice famigliare
presente nella vecchia direttiva, però noi pensiamo che, comunque
sia, il dibattito su come recepire il bisogno delle famiglie, in
particolar modo di quel 65% che resta fuori, sia un bisogno
importante. Cogliamo l'obiettivo positivo di inserire all'interno
della direttiva questa dicitura di servizi di conciliazione ma
occorre anche tenere presente che il punto in questione evidenzia un
disagio: i nidi costano molto, c'è molto bisogno, c'è bisogno anche
di altre forme. Occorre intercettate questa domanda e non va
trascurata. Chiudo con una nota negativa, che chi ha lavorato nel
gruppo tecnico conosce già: noi siamo per eliminare l'obbligatorietà
del titolo di studio della laurea. L'obiettivo è già fallito nella
precedente direttiva del 2005: c'era scritto che il titolo di studio
sarebbe diventato obbligatorio nel 2010, ma così non è stato.
Probabilmente è una cosa frutto di interessi di alcune parti: penso
alla possibilità di passare di livello, penso ai rapporti che
esistono tra questa Regione e l'Università di Bologna ecc.. Non sono
cose che riguardano a nostro parere i bambini, perché comunque sia
noi abbiamo fatto servizi di grande qualità anche disponendo di
personale che non era laureato: non si capisce perché all'improvviso
si stabilisca che per poter lavorare con bambini dell'asilo nido è
obbligatoria la laurea. Forse coloro che fino ad oggi hanno lavorato
senza laurea non erano adeguati? Può darsi Ci sembra una forzatura
solo di questa regione. Abbiamo comparato la normativa e non esiste
in nessun'altra regione d'Italia l'obbligatorietà della laurea.
Anche forti dell'esperienza di questi cinque anni, siamo per
mantenere i titoli di studio abilitanti. Infine faccio una
riflessione sul futuro. Noi pensiamo che tutto questo percorso abbia
un senso se ha tempi celeri, quindi, se riusciamo, a chiuderlo prima
dell'estate, affinché si possa poi arrivare da settembre in poi al
nocciolo della questione che noi non chiamiamo accreditamento perché
sappiamo che questa parola genera qualche fantasma, ma il senso è
quello. Vogliamo veramente difendere e mettere in sicurezza i nostri
nidi e fare in modo che, aldilà di quello che sono le manovre
finanziarie italiane ed europee, ci impegniamo almeno a mantenere i
servizi esistenti? Così come è stato stabilito che per anziani e
disabili in Emilia-Romagna ci sono un determinato numero di servizi,
altrettanto va fatto con i nidi, il minimo indispensabile per
salvaguardare le cose prodotte in questi anni.
Maria DARI - Comitato conciliazione e cura infanzia Emilia-Romagna:
Abbiamo letto con cura la direttiva e abbiamo visto tanti passi
avanti, nel senso di una bella apertura. Parlo a nome del Comitato
conciliazione e cura infanzia dell'Emilia-Romagna: diverse
cooperative ed associazioni operano nell'ambito regionale per
promuovere nel territorio servizi domiciliari all'infanzia
innovativi e flessibili per la conciliazione famiglia-lavoro e la
creazione di contesti di accoglienza e cura domiciliare e
famigliare, basati su solide conoscenze pedagogiche. Ovviamente per
il raggiungimento dello scopo il Comitato opera con altri soggetti
pubblici e privati ed in particolare con le istituzioni dei
territori. Le nostre associazioni o cooperative infatti hanno
iniziato la loro attività intorno al 2005-2006 e man mano l'attività
si è sviluppata. Noi prevediamo per le nostre operatrici una
formazione di almeno 250 ore iniziali ed una formazione in servizio
continua. La formazione viene fatta da enti accreditati e deputati a
questo scopo. La selezione delle operatrici viene fatta in base alla
formazione, alle esperienze maturate, alla capacità di
comunicazione, di organizzazione e anche di collaborazione con il
gruppo. Ho sentito qui dire che spesso c'è un isolamento: in realtà
le nostre cooperative non sono isolate in quanto fanno parte di una
rete all'interno della quale operano i professionisti con qualifica
certa, quindi psicologi, pedagogisti, esperti della sicurezza,
medici del lavoro, i coordinatori territoriali, per rafforzare la
professionalità delle singole operatrici e anche per dare i consigli
e la modalità di lavoro migliore quando sorge un problema. Non c'è
mai un isolamento, ma c'è sempre l'affiancamento di un operatore
specializzato. Le nostre organizzazioni da diversi anni propongono
alle famiglie un servizio di cura domiciliare che pone al centro il
bambino e la famiglia. Le operatrici accolgono piccoli gruppi di
bambini, fino ad un numero massimo di cinque, in un ambiente
famigliare e sicuro e offrono ai genitori un servizio flessibile e
personalizzato che permette di conciliare i tempi del lavoro con
quelli di cura dei figli garantendo la continuità educativa a
partire dal rispetto dei tempi e dei bisogni del bambino. Il nostro
servizio si pone come servizio di conciliazione proprio dei tempi
del genitore perché non sempre una scuola dell'infanzia ha
un'apertura giornaliera utile per i genitori che lavorano, quindi la
flessibilità dell'orario dà la possibilità al genitore di poter
usufruire del servizio nel momento in cui il servizio è necessario.
Questa esperienza di cura domiciliare ha in sé la potenzialità di
rispondere contemporaneamente a molte delle attuali problematiche
sociali legate all'infanzia e alla famiglia. Si tratta di
flessibilità e capillarità dei servizi legati alla prima infanzia e
anche al mutamento dei contratti di lavoro che oggi prevedono turni
e tempi diversi. Alberto Alberani prima ha citato l'emersione dal
nero : proprio perché siamo organizzati in cooperative o in
associazioni, questa attività fa emergere dal nero un lavoro che
spesso viene fatto nell'ambito delle case e garantisce qualità ed
assistenza. Inoltre si crea una rete tra le famiglie che si scelgono
la persona a cui affidare il proprio figlio. Un altro punto
importante è l'accreditamento da parte delle associazioni che nella
direttiva può inserirsi al punto 7, nell'ambito dei servizi di
conciliazione.
Monica COMELLI - Comitato conciliazione e cura infanzia
Emilia-Romagna:
Proseguo il discorso iniziato da Maria Dari in riferimento a queste
iniziative di conciliazione e cura e alla proposta di questo
progetto iniziato in regione dal 2005 con Parma e Savignano sul
Rubicone. Attualmente questo servizio è presente anche a Piacenza,
Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ravenna e Forlì- Cesena. È quindi
una situazione abbastanza diffusa sul territorio per cui ci premeva
comunque condividere con voi la nostra esperienza. Inizio il mio
intervento con una domanda: com'è possibile aprire un dialogo con le
istituzioni per permettere a questa esperienza di conciliazione e
cura di essere conosciuta, perfezionata, verificata e approvata?
Chiediamo alla Politica e alle istituzioni di riflettere
autenticamente sull'importante valenza sociale dell'iniziativa
conciliazione e cura che come ognuna delle nostre organizzazioni,
con grandissima fatica, ma anche immensa gioia ed orgoglio andiamo
promuovendo e che rappresenta una risposta alla domanda di
conciliazione, pari opportunità e flessibilità. Mai come in questi
tempi in cui le risorse pubbliche sono limitate e le necessità delle
famiglie aumentano e diventano pressanti, riteniamo improrogabile ed
irrinunciabile l'apertura a queste nuove forme di servizio che
coinvolgono direttamente i cittadini nella risposta ai propri
bisogni secondo un vero e proprio principio di sussidiarietà.
Chiediamo quindi di aprire un dialogo con gli amministratori
regionali per capire insieme se l'iniziativa di conciliazione e cura
possa essere inclusa tra i servizi o iniziative di conciliazione
nella direttiva regionale di prossima approvazione. Con il progetto
che vi ha consegnato la presidente del Comitato, il Comitato si
propone di promuovere la partecipazione attiva delle famiglie
nell'ambito della programmazione e sviluppo del servizio
sperimentale per l'infanzia che soddisfi il bisogno sociale della
cittadinanza creando al contempo un mercato sociale regolato al
quale i cittadini possono rivolgersi, esercitando la propria
libertà di scelta, ferma restando la massima cura ed attenzione nel
garantire il livello qualitativo degli interventi del servizio
offerto dalle organizzazioni. A garanzia della qualità offerta,
chiediamo che possa essere costituito un apposito albo di fornitori
accreditati. In particolare le finalità che il progetto si propone
di conseguire sono: coinvolgere i diversi soggetti portatori di
interessi, attinenti da un lato al soddisfacimento del bisogno di
assistenza ed accudimento dei figli e dall'altro di occupazione
attraverso un contemperamento di diverse esigenze della donna e
della famiglia; individuare forme aperte alla responsabile
iniziativa di operatrici in grado di assicurare determinate
prestazioni ai genitori; garantire un servizio adeguato ed
affidabile nella caratteristica di qualità e professionalità
verificabile attraverso strumenti certi; promuove un nuovo modello
di servizi che abbia le caratteristiche organizzative della
flessibilità, dell'economicità, della trasparenza.
Paola CAGLIARI - Comune di Reggio Emilia.
Ritengo che la direttiva, che ha preso forma dopo un confronto
serrato ed approfondito, sia una direttiva capace di tenere insieme
discorsi di diversi livello: amministrativo, gestionale e
pedagogico. Credo che il tentativo che la direttiva fa di ordinare e
di superare quei servizi gestiti da una sola persona, favorendo
invece dei nuclei di collettività anche solo di coppie, sia
veramente una proposta importante e che tiene insieme i diritti dei
bambini, i diritti degli operatori e i diritti dei genitori a essere
insieme dentro a luoghi di cittadinanza. Credo anche che sia
importante che nella direttiva le politiche per l'infanzia non sono
dipendenti dalle politiche del lavoro. Sono sostanzialmente dei
servizi che in maniera simmetrica vanno a coprire una deregolazione
del mondo del lavoro che dovrebbe invece trovare altri luoghi di
dibattito e di soluzione. Entrando nel merito della direttiva, credo
che interpreti in maniera molto flessibile per i Comuni un elemento
di qualità, ripreso da molti interventi precedenti, che è quello dei
rapporti numerici. I rapporti numerici, da un certo punto di vista,
sono rimasti invariati e anche noi siamo assolutamente sostenitori
di questa cosa, ma dall'altra parte, offre ai comuni tutta una serie
di elementi di flessibilità, per rispondere alle esigenze delle
liste di attesa, che sono molto importanti. Sottolineo poi un
aspetto che non ho capito bene: al punto 2.8.b, laddove si parla di
sezioni per bambini compresi tra i 24 e i 36 mesi, dove è possibile
un rapporto numerico 1/10, si deroga poi a bambini che compiono 21
mesi entro il 31 dicembre. È vero che si dice che devono entrare ad
anno scolastico iniziato, ma questo significa che stiamo parlando di
bambini che a settembre hanno 17 mesi, quindi entrano in piena età
da medi pur essendo molto vicini ad età da piccoli. Un altro punto
che vorrei sottolineare è la formazione nel piccolo gruppo
educativo. Già il professor Gariboldi ha richiamato l'importanza di
declinare meglio il numero minimo di ore di formazione
dell'educatore. Credo che sarebbe opportuno avere anche una misura
per la formazione iniziale in servizio per l'altro operatore, quello
senza il titolo di studio, perché lì si costituisce un gruppo multi
professionale , anche se solo di due persone, che è molto importante
che abbia, oltre al collegamento al sistema complessivo dei servizi,
anche questo tipo di possibilità. Molto buono il tema dei titoli di
studio. Dissento da quanto detto dal dott. Alberani, perché credo
che il titolo di studio definisca un aspetto molto importante dei
servizi educativi e che per allevare e prendersi cura di bambini
molto piccoli non basta l'esperienza, ma servono uno studio e
strumenti di un certo peso. Sui servizi di conciliazione, concordo
sull'opportunità di chiamarli iniziative di conciliazione. Credo
che, se ho capito bene quanto detto dalla rappresentante della CGIL
cioè di togliere la formazione, tenendo invece la possibilità di
costituire albi per le babysitter, sia più importante che il comune
si faccia carico della formazione di queste persone piuttosto che
creare albi, nel senso che penso, come comune, di non avere gli
strumenti per garantire e controllare la qualità di queste persone.
Infine in riferimento al punto 22.7.a - Servizi generali, dove si
dice che è necessario in un nido un adeguato spazio locale
opportunamente posizionato, attrezzato per il lavaggio delle
stoviglie, qualora non venga utilizzato esclusivamente materiale a
perdere , credo che in un nido, anche da un punto di vista
educativo, rispetto al significato del pranzo per i bambini, questa
nota sia un po' stonata.
Maria Antonietta CAVALLARI - CIF:
Il CIF è un'associazione storica che nasce dopo la guerra, nel 1945.
E' sostenuto dal comune ed ha piccoli finanziamenti. Ha aiutato in
tanti anni di attività molte donne a trovare lavoro e ad istruirsi.
Ora ci sono molte realtà nuove ma il CIF ha ancora un corso
meraviglioso che è un corso da babysitter con docenti molto bravi ed
è importante che questa bellissima realtà continui ad essere
sostenuta dal comune. Rispetto alla direttiva potrebbe essere
inserito nei servizi sperimentali. La figura della babysitter
potrebbe essere utile anche in un discorso di creatività nel
percorso educativo dei bambini. Va bene la laurea e una formazione
adeguata, ma ai bambini bisogna parlare anche con il cuore. Ci sono
tante persone che, pur non essendo laureate, ma facendo un piccolo
corso potrebbero svolgere un ruolo utile ed adeguato in questo
ambito considerati anche i costi proibitivi degli asili nido e le
difficoltà di molte famiglie di adesso. Ho consegnato alla
Commissione alcune brochure sulle attività del CIF, che, ribadisco,
sta aiutando molte persone.
Paolo ZANELLI - Comune di Forlì:
Io mi soffermo in maniera estremamente sintetica solo su alcune
questioni concrete, che sono peraltro già tutte contenute come
proposte nel documento presentato dall'ANCI-UPI. Credo che questa
direttiva costituisca davvero una buona mediazione tra esigenze di
qualità, flessibilità e sostenibilità. Ci sono alcuni punti che
dovremo riprendere con delle proposte che sono state fatte ed uno in
particolare, a mio parere, costituisce la parte più ambigua della
direttiva e lo lascio per ultimo. Il primo punto è il 3.1.b di cui
ha già parlato l'assessore Baravelli. In questa versione della
direttiva crediamo che non abbia senso mantenere la distinzione tra
piccolo gruppo educativo fino a cinque e piccolo gruppo educativo
fino a sette. La proposta è quella di lasciare il piccolo gruppo
educativo fino a sette bambini. Seconda questione: punto 2.4.a,
quando si parla di superficie interna e di ricettività. La proposta
che è emersa è stata quella di togliere per un periodo definito e
mettere in relazione a specifiche esigenze e condizioni fermo
restando ovviamente il rispetto degli standard previsti dalla
presente direttiva. Terza questione: credo che la scelta di questa
direttiva di mantenere gli attuali rapporti numerici costituisca una
scelta molto equilibrata, che personalmente ritengo giusta. Capisco
l'esigenza di ragionare sui rapporti numerici aumentandoli. Mi
sembra che la proposta di ANCI-UPI di portate da 1/5 a 1/6 e da 1/6
a 1/7 i rapporti numerici, possa costituire una base di discussione
anche dal punto di vista tecnico, ad un patto: che si chiarisca che
questi rapporti numerici siano da garantire per tutto il tempo
giornaliero di apertura del servizio. Infine mi soffermo sulla parte
più ambigua della direttiva: quando si parla di servizi ricreativi e
di conciliazione. Non pensiamo che siano assicurati l'occasionalità
e la temporalità di questi servizi nella misura in cui, seppure per
un periodo limitato, possono essere frequentati per tutta la
settimana. Si propone quindi di mantenere la precedente versione,
quella della direttiva attuale. Sulla richiesta di sostituire
servizi con iniziative , non è solo una questione
terminologica,ma di fondo perché rispetto alla logica e ai principi
di questa legge ci sembra molto ambiguo che si possano ammettere,
per la fascia 0-3, dei servizi di conciliazione diversi ed anche
opposti ai servizi educativi. Non è pensabile. La logica di questa
legge prevede che i servizi 0-3 siano servizi educativi e se di dice
che i servizi educativi hanno determinate caratteristiche, non è
pensabile poi concettualmente mettere dei servizi di tipo
conciliativo che non hanno queste caratteristiche. Inoltre si dice
che possono esserci dei servizi gestiti dalle famiglie, col sostegno
del pubblico, che non hanno i requisiti previsti per i servizi
educativi dalla legge e dalla direttiva. Questo è inammissibile: io
capisco le preoccupazioni che ci stanno dietro, ma penso che la
questione più grossa, che è quella della possibile partecipazione
delle famiglie, possa rientrare in maniera regolata in quell'area
che viene chiamata servizi sperimentali .
Daniela OCCHIALI - Comune di Sant'Agata.
Per evitare di ripetere cose già dette negli interventi precedenti,
sottolineerò solo due aspetti. Il primo riguarda il rapporto
numerico, rispetto al quale apprezzo molto l'apertura della Regione
a considerare la frequenza dei bambini, perché chiunque si sia
occupato di questo servizio non può non sapere che la media di
frequenza dei bimbi in un anno scolastico è del 50%, con punte che
arrivano anche al 70-80% ma che in certi momenti può scendere fino
al 20-30%. Ecco perché parliamo di niente se continuiamo a
soffermarci e ad essere rigorosi sul rapporto numerico che non può
cambiare rispetto alle iscrizioni. Io ringrazio molto la Regione per
aver proposto questa modifica, perché si basa su numeri raccolti nel
tempo. Dispiace molto sentire paragonare questa modifica alla scarsa
qualità del servizio. Noi dobbiamo essere più attenti a quello che
intorno a noi sta cambiando: si parla di flessibilità e non siamo
adeguati a rispondere alla flessibilità delle famiglie. Se una
famiglia ha orari particolari e noi continuiamo a dare lo stesso
orario, perché pensiamo sia immobile, noi non diamo un servizio.
Stessa cosa facciamo se continuiamo ad essere così rigorosi nel
rapporto numerico alunni/insegnanti. Sicuramente avremo una qualità
più alta, ma per pochi e per gli altri nulla. Accusare i Comuni di
non avere abbastanza attenzione alla qualità dei propri servizi - ed
oggi parliamo di questo, cioè dei nidi - mi sembra ingeneroso.
Sapete tutti che il servizio di asilo nido è uno dei più costosi in
assoluto per le amministrazioni. Sappiamo bene qual è il rischio
delle famiglie: appena possono portano i figli - con l'anticipo a 24
mesi - alla scuola dell'infanzia dove il rapporto è di 1/28. Lungi
da me pensare che un rapporto del genere sia accettabile, però
dobbiamo guardarci intorno senza mettere in competizione, come
troppo spesso sento fare, il numero e la qualità. Rispetto al titolo
di studio: trovo molto strano stupirci della laurea, quando da anni
ormai, per i gradi di scuola più elevati, la laurea è stata ed è
indispensabile. Per i nostri nidi era sufficiente un corso di
formazione di tre anni ed abbiamo ancora insegnanti bravissimi, ma
ritengo molto adeguato che anche per questo tipo di professionisti
il titolo di studio debba essere una laurea. Mi sembra un forma di
rispetto.
Cinzia DE MARTINO - Responsabile Ufficio scuola del Comune di
Sant'Agata Bolognese:
Volevo solo fare una considerazione: sono coinvolta ormai da due
anni sulla discussione in merito alla direttiva in discussione. Mi
dispiace che oggi, di tanti tecnici che applicano questo strumento
tutti i giorni, pochi sono venuti all'audizione e pochi hanno preso
la parola. Nel lavoro fatto - io appartengo al Cpp di Bologna - ci
siamo confrontati su tanti aspetti e devo essere sincera: questa
poteva essere l'occasione, a livello regionale, per portare le
nostre riflessioni che sono state lunghe, condivise, a volte
combattute. Alla fine siamo arrivati ad una lettura un po'
sbrigativa della direttiva, mentre secondo me era l'occasione giusta
per dare risalto al lavoro fatto e mi dispiace molto che non ci sia
stato nessun intervento da parte della Provincia di Bologna.
Giuseppe PAGANI:
Ringrazio per gli interventi e, prima di dare la parola
all'assessore Marzocchi per alcune considerazioni conclusive,
ricordo ai consiglieri presenti che sono stati consegnati alcuni
documenti che verranno poi distribuiti per la seduta di domani.
Teresa MARZOCCHI:
Questi strumenti preparano a percorsi successivi che speriamo che
siano quelli dell'accreditamento. Come sapete non c'è più il fondo
nazionale dei nidi, il fondo sociale è stato azzerato e quest'anno i
nidi hanno il contributo regionale solo perché è il frutto del fondo
sociale regionale. Non possiamo pretendere di mettere delle
disposizioni se non sostenute da un impegno economico che non
abbiamo, pertanto non abbiamo attivato l'accreditamento, ma abbiamo
preparato il percorso per farlo. Se avessi avuto le risorse le avrei
date per garantire il coordinamento pedagogico pagato dalla Regione
perché era la rete che garantiva il funzionamento oltre ai requisiti
di accesso. In questo modo invece io posso solo tenere aperto lo
scambio della formazione dovuto al fatto di non voler mollare su
questi argomenti e fare insieme la lotta perché questo venga
riabilitato. La grande ingiustizia - permettetemi - è che per gli
anziani abbiamo fatto dei patti garantiti, per i minori non
garantiamo patti di sicurezza. Io ho la responsabilità di decidere,
ma possiamo lavorarci molto per arrivare ad un patto condiviso. Io
penso che posso fare tutte le regole che voglio, ma senza dei patti
di volontà, degli atti di responsabilità condivisa territoriale, chi
vuole evadere le regole le evade. È evidente che il rapporto
numerico non si cambia senza un grande lavoro di conciliazione e di
incontro. Anche alla luce di quello che è uscito dal comitato
tecnico e dagli incontri, ho lasciato ai territori la possibilità di
organizzarsi rispetto ai bisogni che ci sono in quel momento, perché
la crisi economica è così grande che anche se ampliassimo il
rapporto a 1/28, non basterebbe. Bisogna trovare insieme delle
risposte, nelle grandi città e nei piccoli territori. Io non posso
dare un risposta da qui: i nidi, rispetto alla crisi, andrebbero
chiusi perché i bambini costano in media 9 mila euro all'anno e
siamo una delle regioni in cui costano meno in tutt'Italia. È una
spesa che un sindaco non può sostenere, se non si trovano delle
soluzioni condivise. Rispetto ai piccoli gruppi educativi, vi do
conto del ragionamento fatto nella distinzione tra 1/5 e 1/7. Se
recepiamo la proposta così come è stata formulata oggi, non diamo
risposta, dentro al sistema educativo, a chi accoglie due o tre
bambini. Non mi fa paura il termine tagesmutter: o hanno il titolo
come per gli altri servizi educativi e stanno in rete o in
Emilia-Romagna dentro i servizi educativi non ci vanno. Se vogliamo
fare un servizio educativo, i titoli che abbiamo oggi vanno bene,
perché fra qualche anno i nostri educatori saranno tutti laureati.
Prendete un ragazzo di 18 anni e ditemi se è preparato per occuparsi
di un bambino piccolo. Su questo non si discute: nel servizio
educativo ci vogliono i titoli unici, per un solo bambino come per
84. Le tagesmutter se hanno il titolo di studio e se stanno in rete
non sono più tagesmutter ma sono servizi educativi per la nostra
regione. Se contempliamo i numeri piccoli, ci stanno dentro anche
loro, se facciamo 1/7 no. Un assessore decide rispettando la
coesione territoriale e su questo prendendosi delle responsabilità.
In questi giorni mi confronterò soprattutto con gli enti locali.
Come diceva Bettelheim un genitore non perfetto, ma quasi
perfetto , cioè fare il meglio che si può in questo momento. Questo
è il mio obiettivo. Ricordo che domani mattina c'è l'audizione con
la Commissione Sanità e domani pomeriggio alle 14.30 presso il mio
Assessorato, c'è un ulteriore incontro con gli amministratori e gli
assessori per valutare come andare avanti e con quali tempi.
Il presidente PAGANI dichiara chiusa la seduta alle ore 17,19.
Approvato nella seduta del 5 settembre 2012.
Il Segretario Il Presidente
Adolfo Zauli Giuseppe Pagani