Testo
Verbale n. 2 della Commissione VI
Verbale n. 4 della Commissione IV
Seduta del 14 luglio 2010
Il giorno 14 luglio 2010 alle ore 15 si sono riunite presso la sede
dell'Assemblea Legislativa di Bologna Viale A. Moro 50, le
Commissioni IV Politiche per la Salute e Politiche Sociali e VI
Statuto e Regolamento, convocate in seduta congiunta pomeridiana con
nota Prot. n. 20518 del 6 luglio 2010.
Partecipano alla seduta i Commissari:
CONSIGLIERE RUOLO GRUPPO ASSEMBLEARE VOTI
IV VI
DONINI Monica Presidente Federazione della 2 2 Presente
IV Sinistra
FAVIA Giovanni Presidente Movimento 5 Stelle / 2 Presente
VI Beppegrillo.it
PIVA Roberto Vice Partito Democratico 5 / Presente
Presidente
IV
VECCHI Alberto Vice PDL - Popolo della 5 4 Presente
Presidente Libertà
IV
MUMOLO Antonio Vice Partito Democratico 2 6 Presente
Presidente
VI
POLLASTRI Andrea Vice PDL - Popolo della 4 6 Presente
Presidente Libertà
VI
BARBATI Liana Componente Italia dei Valori - / 4 Assente
Lista Di Pietro
BERNARDINI Manes Componente Lega Nord Padania / 4 Presente
Emilia e Romagna
BONACCINI Componente Partito Democratico / 5 Assente
Stefano
CARINI Marco Componente Partito Democratico 5 / Presente
CEVENINI Componente Partito Democratico 5 / Presente
Maurizio
CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania 4 / Assente
Emilia e Romagna
COSTI Palma Componente Partito Democratico 2 / Presente
DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 / Presente
Andrea Beppegrillo.it
GARBI Roberto Componente Partito Democratico 2 / Presente
GRILLINI Franco Componente Italia dei Valori - 2 / Presente
Lista Di Pietro
LEONI Andrea Componente PDL - Popolo della 2 / Presente
Libertà
MARANI Paola Componente Partito Democratico 2 / Presente
MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 2 / Presente
MONARI Marco Componente Partito Democratico / 4 Assente
MONTANARI Componente Partito Democratico / 5 Assente
Roberto
MONTANI Daniela Componente Partito Democratico 2 / Assente
MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 / Presente
NALDI Gian Guido Componente Sinistra Ecologia 2 2 Presente
Libertà - Idee Verdi
(S.E.L. - Verdi)
NOÈ Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 1 Presente
RIVA Matteo Componente Italia dei Valori - 2 / Presente
Lista Di Pietro
VILLANI Luigi Componente PDL - Popolo della / 1 Assente
Giuseppe Libertà
Il Consigliere PAGANI Giuseppe Eugenio (PD) in sostituzione del
Consigliere Montanari
La Consigliera PARIANI Anna (PD) in sostituzione del Consigliere
Monari
Il Consigliere VECCHI Luciano (PD) in sostituzione della Consigliera
Montani
Sono presenti: Carlo LUSENTI - Assessore alle Politiche per la
salute; Teresa MARZOCCHI - Assessore alla Promozione delle Politiche
sociali; dr. Nello CESARI (Provveditore regionale
dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia-Romagna); dr.ssa Anna
Maria SANTOLI (Centro per la Giustizia Minorile di Bologna); Mila
Ferri (Resp. Serv. Salute Mentale, dipendenze patologiche, salute
nelle carceri); Adrea Stuppini (Resp. Serv. Politiche per
l'accoglienza e l'integrazione sociale); Serenella Sandri (P.O.
Serv. Programmazione e valutazione dei progetti); Mara Veronese
(Resp. Serv. Coordinamento Commissioni assembleari); P. De Santis -
A. Tinti (Serv. Coordinamento Commissioni assembleari); Rudi Ghedini
(Serv. Informazione); F. Guerra (Segr. Assessore Lusenti); M. Fin (
Serv. Informazione e Ufficio Stampa della Giunta); V. Gizzi
(Professional Salute nelle carceri); A. Fraticelli - De Donatis
(Serv. Strutture Sanitarie e Socio-sanitarie); A. Orsi - E. Rebessi
- M. Masetti (Serv. Legislativo e Qualità della legislazione); S.
Federici (Segr. Presidente Donini); R. Tedeschi - A. Bernardi
(Gruppo assembleare UDC); S. Mingazzini (gruppo assembleare LN); G.
Gentile (gruppo assembleare M5S).
Presiedono la seduta: Monica DONINI - Giuseppe FAVIA
Assistono i Segretari: Lidia Testoni - Nicoletta Tartari
Resocontista: Maria Giovanna Mengozzi
La seduta è dichiarata aperta nella sala polivalente alle ore
16.30'.
Sono presenti i Consiglieri Donini, Favia, Piva, Vecchi Alberto, ,
Mumolo, Pollastri, Bernardini, Carini, Cevenini, Costi,
Defranceschi, Garbi, Grillini, Leoni, Marani, Mazzotti, Mori, Naldi,
Noè, Pagani, Pariani, Riva, Vecchi Luciano.
163 - Relazione, ai sensi dell'art. 9 della L.R. n. 3/2008, sulla
situazione penitenziaria in Emilia-Romagna nell'anno 2009.
(presentazione dell'Assessore alla Promozione delle politiche
sociali Teresa Marzocchi, con la presenza del provveditore regionale
dell'Amministrazione Penitenziaria dell'Emilia-Romagna, dottor Nello
Cesari, e della dottoressa Anna Maria Santoli del Centro per la
Giustizia Minorile di Bologna)
La Presidente DONINI, scusandosi per il ritardo, ricorda che la
seduta congiunta delle due Commissioni assembleari IV e VI è dovuta
alla previsione contenuta nella L.R. n. 3/2008, legge che ha
sistematizzato il ruolo e gli interventi della Regione in relazione
alla amministrazione carceraria. La legge regionale richiede
annualmente alla Giunta una relazione sulla situazione delle carceri
sul territorio emiliano-romagnolo da sottoporre alla Commissione
competente. Ricorda altresì che l'anno scorso la Commissione decise
che a fronte della discussione sulla relazione fosse utile
presentare una risoluzione che fu presentata dal Presidente della
Commissione. L'aula approvò tale atto di indirizzo. Quest'anno la
seduta avviene in forma congiunta con la VI Commissione dal momento
che a quest'ultima è stata attribuita competenza in merito alla
promozione delle attività di controllo e valutazione delle leggi.
La Presidente procede nella presentazione degli Assessori Carlo
Lusenti e Teresa Marzocchi, del dottor Nello Cesari, Provveditore
regionale dell'amministrazione penitenziaria, della dottoressa
Annamaria Santoli del Centro per la giustizia minorile di Bologna.
Evidenzia la partecipazione altresì di funzionari e dirigenti
regionali che operano nel settore delle carceri sia in ambito
sociale che sanitario, nonché la presenza di una funzionaria del
Servizio Programmazione e valutazione dei progetti dell'Assessorato
Scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro.
Evidenzia come il tema delle carceri presupponga un'attività molto
trasversale tra diversi Assessorati ed implichi molte competenze.
Segnala infine la presenza di funzionari e collaboratori del
Servizio legislativo e qualità della legislazione dell'Assemblea,
per supportare le Commissioni ad individuare una metodologia al fine
di migliorare la qualità della legislazione anche nella capacità di
monitorare gli effetti delle politiche pubbliche.
Il Presidente FAVIA si associa al ringraziamento per gli ospiti
presenti e passa la parola all'Assessore Marzocchi per la relazione.
Prende la parola l'Assessore MARZOCCHI, richiamando quanto già
espresso dalla Presidente Donini, ovvero che si tratta di un atto
dovuto, poiché la predisposizione da parte della Giunta di una
relazione sulla situazione penitenziaria in Emilia-Romagna è
prevista dall'art. 9 della L.R. 3/2008. L'Assessore precisa altresì
che la relazione viene presentata quest'anno con qualche mese di
ritardo, a causa delle elezioni regionali. Dalla relazione emerge
una situazione di grave difficoltà per l'eccessivo sovraffollamento
delle carceri nazionali, situazione aggravatasi ulteriormente negli
ultimi due anni a causa di un aumento dei detenuti pari al 149,5%.
La percentuale di detenuti stranieri ammonta a livello nazionale al
37% ed in alcune regioni tale dato supera addirittura il 60%. A ciò
si aggiunge un altro dato di problematicità, ossia la carenza del
23% del personale penitenziario previsto in organico. Questa
situazione di grave sovraffollamento si è determinata per effetto di
una serie di provvedimenti legislativi che hanno favorito il
percorso di carcerazione, ossia il testo unico in materia di
stupefacenti D.P.R. 309/1990, così come modificato dalla L. 49/2006,
la L. 251/2005 (cosiddetta ex Cirielli) volta ad aumentare le pene
per i recidivi, nonché il T.U in materia di immigrazione di cui al
D.Lgs. 286/1998, così come modificato dalla L.189/2002 (cosiddetta
Bossi-Fini). In questo contesto il percorso di rieducazione dei
condannati imposto costituzionalmente risulta impraticabile. Il
Piano carceri varato dal Governo nel 2009 non ha nessuna ricaduta
nell'immediato, in quanto gli ampliamenti e l'edificazioni di nuove
carceri che questo piano contiene non vedranno la luce prima di due
anni. Rispetto al panorama nazionale la situazione delle carceri
emiliano-romagnole risulta ancora più grave. Al 31 dicembre 2009, a
fronte di un sovraffollamento nazionale pari al 149,5 %, il
sovraffollamento delle carceri in Emilia-Romagna è stato pari al
186%. A giugno 2010 il sovraffollamento ha addirittura raggiunto il
190%, con punte del 253% a Modena, del 230% a Reggio Emilia, del
232% a Bologna. Da questi dati emerge come l'Emilia-Romagna sia
quindi la regione con il sovraffollamento carcerario più alto in
Italia. I detenuti stranieri presenti nelle carceri
emiliano-romagnole sono il 53% della popolazione carceraria, con
punte del 66% a Modena e di circa il 64% a Ravenna e a Bologna. La
presenza di tanti detenuti stranieri rende più difficoltosa la
gestione a causa delle questioni linguistiche e culturali e la
mancanza di una famiglia per questi detenuti ostacola altresì
interventi di rieducazione. La Regione è competente in materia di
miglioramento delle condizioni di vita all'interno delle proprie
strutture carcerarie, nonché sui meccanismi di reinserimento sociale
e lavorativo all'esterno del carcere. Nel corso del 2009 sono stati
attivati a livello regionale vari interventi, alcuni all'interno
delle carceri come gli sportelli informativi per detenuti, le
attività di formazione professionale e gli interventi a favore delle
donne detenute e dei loro figli minori, altri all'esterno come i
progetti reinserimento fuori dal carcere. I fondi messi a
disposizione per questi interventi ammontano a 350.000 euro, i quali
attraverso i Piani di Zona sono stati distribuiti secondo modalità
stabilite nella programmazione territoriale nei Comuni sede di
istituti penitenziari. Altri 100.000 euro sono stati destinati a
progetti di particolare interesse, in particolare a corsi
professionali legati ad esperienze lavorative anche dentro al
carcere attraverso una cooperazione di alcune aziende. Un esempio in
tal senso è il progetto RAIL (Rete di Appoggio all'Inserimento
Lavorativo delle fasce deboli). Un ulteriore esempio è la struttura
di reinserimento per coloro che, dopo aver scontato la pena, non
hanno dove alloggiare. Per quanto riguarda la giustizia minorile,
tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, il Centro di Prima
Accoglienza, la Comunità Ministeriale e l'Istituto Penale Minorile
si sono trasferiti nei locali di nuova ristrutturazione del
complesso demaniale bolognese di via del Pratello a Bologna,
realizzando una separazione funzionale tra le strutture ed ampliando
la propria capienza. Per meglio comprendere la gravità della
situazione penitenziaria in Emilia-Romagna basti pensare che a
fronte di una capienza regolamentare di 2.408 detenuti e di una
capienza tollerabile di 3.996 detenuti, al 31 dicembre 2009 nelle
carceri regionali risultavano detenute 4.488 persone. Ciò si traduce
per questi detenuti in una lesione dei propri diritti, tanto più nel
periodo estivo in cui alla ristrettezza degli spazi si aggiunge un
caldo intollerabile. Ci si trova dunque di fronte ad una situazione
che politicamente non può essere lasciata silente e che richiede una
forte assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni
competenti, che devono avere obiettivi comuni.
L'Assessore Lusenti aggiorna ulteriormente ed in senso peggiorativo
un dato appena citato dall'Assessore Marzocchi. Se è vero che al 31
dicembre 2009 nelle carceri di questa regione c'erano 4.488
detenuti, ben oltre sia la capienza regolamentare, sia la capienza
tollerabile, oggi sono 4.537. Evidenzia come, alla luce di questi
numeri, vada riletta qualsiasi considerazione sulle condizioni di
salute e sugli interventi sanitari, che sono da questa condizione
gravemente pregiudicati se non resi impossibili. Questa deve essere
la consapevolezza di partenza. La situazione è ulteriormente
aggravata dalla dotazione di organico della polizia penitenziaria
per cui ai 2.401 agenti di custodia che corrisponderebbero alla
pianta organica a pieno regime,in regione sono in servizio 1.710
agenti, con uno scoperto del 28%. Su questi aspetti, precisa
Lusenti, l'amministrazione regionale non detiene alcuna
responsabilità perché non è nelle sue competenze né definire sedi,
né agire sulla copertura della pianta organica degli agenti di
custodia penitenziaria. Tuttavia questi sono i presupposti per
l'attuazione del DPCM dell'aprile/2008 con cui le competenze in
materia di sanità penitenziaria sono state trasferite dal Ministero
della Giustizia alle Regioni. Pur con queste criticità, in poco più
di due anni si è realizzato un modello organizzativo ed
assistenziale, assumendo le competenze, attuando il passaggio del
personale, delle attrezzature e dei locali, si è definito un
programma che indicasse gli obiettivi. Si è quindi avviato e
completato un quadro di assistenza sanitaria, affidata alla
competenza regionale, utilizzando i Dipartimenti, in particolare di
salute mentale e di sanità pubblica, delle Aziende sanitarie che si
sono assunte le responsabilità di tali interventi. L'impegno del
personale è molto aumentato: dalle 194 unità di personale
medico-infermieristico destinate alla tutela della salute
all'interno degli Istituti penitenziari, si è passati a 213 unità,
le ore di assistenza prestate sono aumentate ulteriormente del 18% e
gli operatori che si occupano di dipendenze patologiche sono passati
da 43 a 54. Lusenti sottolinea tali dati e precisa che, a fronte di
un modello organizzativo, quindi, abbastanza compiuto, le difficoltà
derivano dal rapporto tra amministrazione penitenziaria ed
amministrazione delle Aziende sanitarie del Servizio sanitario
regionale. Porta alcuni esempi: nel carcere di Bologna, i locali
destinati all'infermeria sono stabilmente utilizzati come celle; nel
carcere di Piacenza la sezione da destinare ad osservazione
psichiatrica non può aprire per carenza di personale di polizia
penitenziaria; a Modena gli accessi dei detenuti a strutture
specialistiche dell'Azienda sanitaria per l'effettuazione di esami
strumentali sono pregiudicati dalla carenza di personale di polizia
penitenziaria. Un ulteriore elemento che l'Assessore pone
all'attenzione dei presenti riguarda i finanziamenti, poiché si
trasferisce una competenza, ma non accade lo stesso per quel che
riguarda le risorse finanziarie. Al 31 dicembre 2008 i trasferimenti
dovuti in tale ambito alla Regione Emilia-Romagna ammonterebbero a
circa 10 milioni di euro, cifra determinata sulla base della spesa
storica. A questi 10 milioni di euro il bilancio regionale aggiunge
2.850.000 euro per fini di tutela della salute e per azioni a ciò
destinate. Ma non basta. I bilanci delle Aziende sanitarie destinano
complessivamente ulteriori 2.200.000 euro, in buona parte occupati
dal milione e mezzo di euro che l'Azienda sanitaria di Reggio Emilia
ha stanziato per rendere più umane le condizioni all'interno
dell'Ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) presente sul suo
territorio. Quindi, sul piano finanziario alla Regione vengono
trasferiti 10 milioni di euro in base alla spesa storica, cui la
Regione aggiunge il 50%, cioè 5 milioni di euro, per competenze
trasferite senza un'adeguata copertura dei costi. In merito alle
forme alternative alla detenzione, Lusenti, segnala che pur
esperendo tutte le possibilità di valutazione affidate ai Sert, le
alternative possibili riguardano solo detenuti tossicodipendenti con
una pena definitiva non superiore ai sei anni e quindi le
possibilità alternative che ridurrebbero un po' il sovraffollamento
e migliorerebbero le condizioni di detenuti che presentano problemi
di tutela della salute riguardano un numero assolutamente esiguo di
popolazione carceraria. Su questo piano vengono messe in atto tutte
le azioni di sostegno, ma non sono naturalmente il Servizio
sanitario e le Aziende sanitarie che definiscono e stabiliscono i
provvedimenti alternativi, ma li sostengono, appunto, attraverso il
lavoro dei Sert. L'Assessore ribadisce che anche l'adozione più
completa ed estensiva di strumenti non cambia nella sostanza i
numeri e le dimensioni del problema. Rileva poi che particolari
considerazioni vanno riferite all'Ospedale psichiatrico giudiziario
di Reggio Emilia, unico in regione, che fornisce assistenza ad un
bacino che riguarda il Nord-Est, il Triveneto, l'Emilia-Romagna e le
Marche, dovendo ospitare, di regola, i pazienti psichiatrici
detenuti di quelle regioni. La capienza teorica sarebbe di 131
ricoverati pazienti psichiatrici, mentre il quadro di bacino ne
presenta 134, quindi in condizione di quasi equilibrio. Ma a Reggio
Emilia sono ricoverati 314 pazienti, dato che giungono a
quell'ospedale psichiatrico persone che non dovrebbero essere lì
destinate, risiedendo in territori diversi, che dovrebbero gravitare
su strutture di diversi bacini. Lusenti specifica che dei 180
internati fuori bacino, 101 provengono dalla Lombardia, 22 dal
Piemonte (che dovrebbero trovare risposte nell'ospedale psichiatrico
lombardo), mentre 21 sono senza fissa dimora. Ma non sono
chiaramente questi ultimi a determinare il sovraffollamento. Il
Presidente Errani ha più volte presentato sollecitazioni ufficiali
perché si intervenisse sugli internati fuori bacino, che sono tali,
sottolinea Lusenti, senza alcuna plausibile ragione. Nulla è stato
fin qui fatto per risolvere la situazione e continuano ad arrivare
internati fuori bacino, ad ulteriore conferma che l'intera
assistenza sanitaria all'interno delle carceri dell'Emilia-Romagna è
pregiudicata dalle condizioni di sovraffollamento e di sotto
dotazione di polizia penitenziaria, comprese le condizioni di
fortissimo sovraffollamento anche dell'Ospedale psichiatrico
giudiziario. Indica come le iniziative poste in essere dalla Regione
siano assolutamente innovative. Cita l'esperienza che si sta
realizzando sulle colline di Castrocaro Terme, a Sadurano, a 'Casa
Zacchera', la cui gestione è affidata ad una cooperativa sociale,
prima esperienza simile in Italia. Avviata da due anni, sta dando
ottimi risultati. Si tratta dell'affidamento di ex internati in
ospedale psichiatrico giudiziario, che lì dovrebbero comunque
restare, ad una struttura esterna che li fa vivere e li aiuta in
condizioni imparagonabili. Lusenti sintetizza la situazione nei
seguenti termini: troppi detenuti, poche risorse trasferite dallo
Stato ed integrate con grandi sforzi a livello regionale, poco
personale, condizioni strutturali assolutamente inadeguate con
responsabilità molto chiaramente definibili e attribuibili. In
questo scenario lo sforzo della Regione e delle Aziende sanitarie è
stato in questi due anni eccezionale. L'Assessore riconferma la
volontà d'impegno della Regione, ma ricorda altresì che ciascuno è
chiamato a fare la sua parte a fronte di un problema gravissimo.
Nello CESARI ringrazia dell'invito ad intervenire. Il poter portare
il suo modestissimo contributo alla discussione, lo fa sentire meno
solo nel mare molto agitato che è già stato descritto dai due
Assessori. Dopo quasi 40 anni di lavoro in carcere, l'esperienza è
costantemente sull'emergenza ed il compito sembra proprio quello di
affrontare l'emergenza in tutte le situazioni, più difficili e
disparate. Intende fare alcune precisazioni, poiché quando si parla
di sovraffollamento si fa riferimento alla capienza ordinaria.
Laddove il Ministero della Salute prevedeva 9 metri per ogni
soggetto, ci sono celle di 11,50 metri e regolarmente è passata la
teoria che in quegli 11 metri si possono mettere 2 detenuti, ma
anche su questo si è derogato. Per quanto riguarda la carenza di
organico, rileva che, purtroppo, la situazione è ancora più
drammatica se si considera non solo la polizia penitenziaria (meno
28% dell'organico previsto, ma con punte dal 35 al 21% a seconda
degli istituti): la carenza di agenti è aggravata da una
organizzazione che ha teso ad abbondare in quadri, mentre ancora più
preoccupante è la situazione del personale educativo ed
amministrativo. L'amministrazione sta facendo degli sforzi, a fronte
del blocco delle assunzioni operato dal Ministero della Pubblica
amministrazione e Innovazione, cosicché dei 350 educatori previsti
da un concorso indetto otto anni fa, stanno arrivando i primi
adesso. E per fortuna qualcosa si muove, grazie a una finanziaria
che ha previsto 10 milioni stanziati per potere assumere questi
educatori in deroga. Le responsabilità sono quindi condivise,
dall'amministrazione finanziaria al potere politico
all'amministrazione penitenziaria che nei momenti dovuti non ha
fatto scelte opportune. Per esempio, negli anni '80, quando -
ricorda Cesari - si è fatta la scelta dei 'mandamentali', scelta che
si è dimostrata fallimentare ed onerosa, mentre si sarebbe potuto
continuare ad investire in grossi complessi penitenziari piuttosto
che in piccole carceri di competenza del Pretore. Quando poi la
figura del Pretore venne soppressa, rimasero in vita le carceri
mandamentali, a volte sottoutilizzate, a volte addirittura
inutilizzate. Incidono quindi anche le scelte strategiche fatte.
Cesari ricorda che in Emilia-Romagna, nel 1983 si prevedeva la
costruzione di 5 carceri mandamentali, di cui venne realizzato solo
quello di Codigoro ancor oggi non autorizzato. Per quanto attiene il
passaggio delle competenze della medicina penitenziaria, osserva che
da parte della Regione Emilia-Romagna c'è sempre stata grande
disponibilità e collaborazione nell'ambito sanitario, sia per la
specialistica che per la laboratoristica e la farmaceutica, già
dalla fine degli anni '80. Cesari richiama poi l'attenzione dei
Consiglieri presenti sul fatto che, oltre alla drammaticità del
problema del sovraffollamento, occorre evidenziare ulteriori
problematiche. Infatti è pur vero che questa regione si fa carico di
otto tipologie di soggetti provenienti da altre regioni che vanno
dai '41 bis', alta sicurezza, agli internati, soprattutto gli
internati nelle case di lavoro. Soggetti questi che in gran parte
provengono da altre regioni, tipologie estremamente differenziate
tra le quali si articola una vigilanza molto più complessa e
difficile. In particolare si riferisce ai collaboratori di giustizia
con elevato indice di vigilanza ed alta sicurezza. Rispetto a questa
situazione riterrebbe necessario operare delle compensazioni. Lui
stesso ha presentato al Capo del dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria il problema dei bacini di utenza: non è, infatti,
possibile quando si creano i bacini di utenza e quando si indica
quale bacino di utenza deve fare riferimento a quella struttura, a
quell'OPG (ospedale psichiatrico giudiziario), avere poi un'utenza
diversa. Lombardia e Piemonte si devono far carico dei loro
internati. Richiama sia l'esistenza dell'OPG di Castiglione delle
Stiviere, con una situazione particolare, che sembra richiedere
soggetti 'idonei' e quindi operare una specie di scelta che non si
applica altrove, sia l'ipotesi di creare nel carcere di Bollate una
sezione per i loro internati, sia la necessità di trovare
nell'Italia meridionale, da cui provengono gran parte degli
internati nelle case di lavoro, sedi in cui poter riportare i
mafiosi, soggetti estremamente pericolosi. Ci sono strutture che
potrebbero essere riconvertite e che si prestano ad attività
trattamentali molto intense. Ma la situazione si presenta ancor più
drammatica a fronte del decurtamento delle risorse finanziarie. Nel
2005, per le spese correnti, al netto delle spese fisse a carattere
continuativo per il personale, aveva a disposizione 46.122.000 euro,
oggi lo stanziamento dal bilancio dello Stato è di 18 milioni di
euro, con una decurtazione del 60%. Anno dopo anno si sono avute
decurtazioni del 32%, 27%, 25%. Con queste risorse il provveditore
deve provvedere a 12 istituti penitenziari della regione più la
scuola di polizia penitenziaria. Si è determinato così, ad esempio,
un debito presso le utenze HERA di 9 milioni di euro che si è
riusciti a ridurre a 7 milioni, col rischio del taglio delle
bollette. Questo è un dato drammatico che si aggiunge agli altri e
che costringe ad operare in termini spasmodici. Tuttavia, esprime
fiducia sia nel fatto che la professionalità di tutti gli operatori
penitenziari sarà in grado di far fronte a queste emergenze, sia
negli esiti positivi che potrà avere la rete che si costruirà
intorno al carcere, attraverso una serie di iniziative quali gli
inserimenti guidati, le borse lavoro, il coinvolgimento di
cooperative sociali e così via. Probabilmente in carcere queste
situazioni si decanteranno. Rileva con soddisfazione, ad esempio,
che le misure alternative stanno riprendendo il trend ascendente ad
eccezione di Bologna, ma nutre speranze che si sblocchino anche in
questa direzione. L'attivazione di provvedimenti di natura
alternativa alla detenzione potrebbe coinvolgere 700 soggetti, ma
bisognerà coinvolgere i magistrati e creare una rete. Riconosce il
valore delle iniziative attivate in questa regione, nello stesso OPG
di Reggio Emilia e valuta che occorrerà continuare in questa
direzione attingendo risorse e presentando progetti. Ribadisce la
sua ferma speranza di riuscire a superare le situazioni di emergenza
anche attraverso la collaborazione e l'integrazione degli
interventi.
Il Consigliere GRILLINI avanza alcune considerazioni. Un tema così
rilevante richiederebbe, a suo avviso, la disponibilità di un'intera
giornata di lavoro e discussione. Propone quindi che il prossimo
rapporto, tra un anno, venga fatto prevenendo uno spazio adeguato di
discussione. In secondo luogo, essendo stato 7 anni in Commissione
Giustizia alla Camera dei Deputati, essendosi occupato direttamente
del tema delle carceri e sapendo che c'è una Commissione carceri,
non al Senato, ma alla Camera, suggerisce di invitare alla prossima
occasione il Presidente della Commissione Carceri della Camera e
poi, perché no, anche il Ministro della Giustizia od il
Sottosegretario, dato che la questione è così rilevante e che non si
è più soltanto in sede consultiva, cioè non si procede solo a
prendere atto di dati, che sono stati giustamente definiti
drammatici, ma si è coinvolti in un settore di amministrazione di
competenza che è quello sanitario dove le regioni ormai hanno un
ruolo diretto di gestione. Sul piano politico si dichiara d'accordo
con l'Assessore Marzocchi quando dice che in questo Paese c'è un
problema di politica giudiziaria, perché in questi ultimi anni si è
visto che le leggi che sono state promulgate - a cui si onora di
aver dato voto contrario - hanno di fatto determinato il
sovraffollamento nelle carceri. E' persino banale dire che ci si
trova di fronte ad una giustizia di classe dove in galera vediamo
solo poveracci, mentre persone che sono state all'origine della
rovina di centinaia di migliaia di famiglie, a cui sono stati
mangiati i risparmi, sono tuttora a piede libero. Da quando iniziò
la sua esperienza in Commissione Giustizia, i reati economici sono
stati o depenalizzati o fortemente ridimensionati. Significativa è
la questione del falso in bilancio. Dopodiché con la cosiddetta
'legge ex Cirielli' si è giunti alla riduzione della prescrizione,
consentendo così ai grandi criminali economici di farla franca,
nonché all'aggravamento delle pene per la recidiva. Porta a
raffronto la legge sulle droghe, per cui si arriva fino a vent'anni
per una recidiva di consumo di hashish. Ribadisce che si è attuata
una scelta ideologica che ha portato a riempire le carceri. Trova
veramente folle che ci siano persone tossicodipendenti in carcere,
anche perché, ad esempio, sul piano strettamente sanitario, non si
conosce il numero effettivo dei detenuti tossicodipendenti
sieropositivi. Si sa che sono tanti, che il carcere rappresenta un
rischio per la persona sieropositiva - e non viceversa - e che su
questo terreno c'è una difficoltà di intervento veramente molto
forte. Sarebbe necessario quindi favorire l'uscita dal carcere con
strutture alternative il più presto possibile e da questo punto di
vista il contributo che si può dare è rilevante. Ritiene una fortuna
che il Presidente della Regione Emilia-Romagna sia anche Presidente
della Conferenza Stato - Regioni, con un potere molto forte nei
rapporti col Governo. Ribadisce che è bene che su questo terreno la
Regione si faccia sentire anche sul piano politico.
La Presidente DONINI, ringraziato il Consigliere Grillini, recepisce
il suggerimento per l'impostazione della discussione per il prossimo
anno.
Il Consigliere POLLASTRI, a seguito di una attenta lettura della
relazione che annualmente l'amministrazione regionale presenta,
anche nell'ottica della clausola valutativa per cui, a partire da
questa legislatura, viene coinvolta anche la VI Commissione, e
richiamando la propria esperienza come Consigliere comunale, rileva
come il problema del sovraffollamento percorra tutte le carceri
presenti in regione. Domanda se anche a livello regionale sia stato
istituito il Garante delle persone private della libertà, in quanto
figura che possa, fuori dalla vicenda carceraria, fungere da aiuto
per il recupero delle persone che escono dal carcere. Pone poi
ulteriori questioni: il problema di sovraffollamento che ci si trova
ad affrontare, pur di non diretta competenza regionale, è legato in
primo luogo alla lentezza dei tempi della giustizia, come rilevato
dal rapporto Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e
Sociali). Non è, a suo avviso, e come qualcuno vuol far credere,
direttamente ed immediatamente colpa dell'attuale Governo. E',
semmai, retaggio di decenni di impostazione sbagliata della politica
e della situazione penitenziaria, delle strategie e, nel caso
concreto, della costruzione delle carceri. Il Governo si sta
muovendo. Infatti, il 17 giugno 2010 la Commissione permanente
giustizia ha deliberato favorevolmente sul testo del disegno di
legge presentato dal Ministro della Giustizia Alfano n. 3291 bis. Il
senso specifico del testo proposto riguarda le disposizioni per
l'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori
ad 1 anno, anche se parte residua di maggior pena, eseguita presso
l'abitazione del condannato od altro luogo pubblico o privato di
cura ed assistenza. Un simile provvedimento dovrebbe, se non
risolvere, alleggerire la situazione, fino alla completa attuazione
del piano straordinario penitenziario, nonché in attesa della
riforma della disciplina delle misure alternative cui si riferiva il
direttore, e comunque non oltre il 31 dicembre 2013. Se non si può
parlare di intervento sicuramente risolutivo, tale provvedimento può
servire, a parere del Consigliere, a ridurre il sovraffollamento
delle carceri. Sottolinea che, come forza politica, c'è la massima
collaborazione a livello regionale per individuare le possibili
soluzione di un problema tanto drammatico, pur nella consapevolezza
che le cause partono da lontano, non sono esclusivamente colpa del
Governo Berlusconi.
La Consigliera NOÈ, informando di un confronto avuto anche con la
direttrice del carcere di Bologna, Ione Toccafondi, da cui ha
appreso notizie molto preoccupanti, soprattutto rispetto agli indici
di sovraffollamento dei detenuti e di sottorganico degli agenti,
sottolinea come l'abbia colpita in particolare il dato per cui ben
il 65% della popolazione carceraria di Bologna è rappresentato da
detenuti che provengono da 52 nazionalità diverse, con la
complessità di gestione che questo comporta. Intende portare
l'attenzione dei presenti sul fatto che il 20 - 25% di questa
popolazione carceraria di Bologna ha una permanenza media che va dai
4 ai 5 giorni. Per costoro il carcere è una sorta di porta girevole,
ma che comunque comporta tutta una serie di costi fissi e di
gestione non indifferente. Pur nella consapevolezza che su tale tema
le competenze regionali sono molto limitate non si possa riflettere
su una proposta, su una soluzione alternativa. Ritiene che,
soprattutto in questi giorni di grande caldo, ogni città che ospita
un carcere è come se ospitasse una bomba ad orologeria perché per
quanto ha potuto vedere non osa immaginare in cosa si possano
trasformare le celle sovraffollate con un simile clima. Chiede poi
chiarimenti sulla delicata situazione dei suicidi e sul cosiddetto
'piano Ionta', cioè il piano che il capo del Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria (Dap), Franco Ionta, ha predisposto
prevedendo la dismissione di una serie di istituti medio-piccoli,
nonché la costruzione di nuove strutture, ma i cui tempi di
realizzazione non potranno essere brevi. All'Assessore Lusenti
chiede chiarimenti sullo stato delle stanze dell'Ospedale
Sant'Orsola riservate alla medicina d'urgenza per detenuti, stanze
che le sono parse in condizioni disumane sia per i carcerati che gli
agenti. Chiede se si possa fare un sopralluogo.
Il Consigliere DEFRANCESCHI, approfittando della presenza di tecnici
di alto livello della Giunta, pone alcuni quesiti. In primo luogo
chiede se esistono effettive possibilità per le madri carcerate con
figli fino a tre anni di scontare la pena in alloggi situati fuori
dal carcere. Quindi chiede chiarimenti sugli stanziamenti regionali,
per cui gli risulterebbe la cifra di 350.000 euro per il triennio
2009/2011. Tale stanziamento è confermato anche nel 2010? Anche lui
è rimasto colpito dal veloce turnover che tocca gli istituti
penitenziari e chiede se ci siano iniziative di sensibilizzazione e,
appunto, politiche per l'accoglienza che riguardino programmi
specifici. Infatti, gli pare ovvio che occorra differenziare i
programmi quando si tratti di detenuti condannati in via definitiva.
Riguardo a questi ultimi ha visto progetti molto interessanti, come
ricordava l'Assessore stesso, in particolare sul riutilizzo degli
elettrodomestici. Pensa debbano essere potenziati, così come pensa
debba essere sostenuta la tipografia attiva all'interno del carcere
della Dozza; in generale, a suo avviso queste sono esperienze
estendibili a tutti i penitenziari presenti sul territorio
regionale, anche per far fronte ai problemi di pagamento delle
utenze. La Regione potrebbe intervenire anche con un protocollo da
concludersi con il Ministero per la realizzazione di una sorta di
indipendenza energetica degli edifici, con il coinvolgimento dei
carcerati. Riguardo all'Istituto minorile di via del Pratello,
chiede se ancora non si riesca ad aprire il reparto che è stato
costruito, che rimarrebbe quindi inutilizzato, a fronte
dell'investimento fatto, in mancanza del personale dedicato sia a
livello di educatori sia a livello di polizia penitenziaria. Anche
la situazione di questi ragazzi risulta molto grave, privi di una
effettiva separazione tra quelli che sono i condannati a lungo
termine e quelli ancora in attesa di giudizio. Questo dal punto di
vista educativo ed anche rispetto alle prospettive sociali
conseguenti all'uscita di questi ragazzi dal carcere è sicuramente
molto grave. Per quanto riguarda le tossicodipendenze chiede di
sapere se ci sono programmi specifici, sempre nell'ottica delle
politiche per l'accoglienza. Gli risulta che ce ne sia uno su
Bologna finanziato dal. Provveditorato Regionale
dell'Amministrazione Penitenziaria (P.R.A.P.) ma vorrebbe sapere se
ce ne sono altri sul territorio regionale. Chiede inoltre notizie
più circostanziate sulle indagini che si stanno conducendo
sull'ultimo decesso avvenuto nel carcere della Dozza. Poiché gli
risulta che un detenuto sia morto per abuso di sostanze psicotrope,
domanda se si trattava di farmaci o di assunzione di droghe e se
c'era già qualche esito nell'indagine. In generale condivide la
preoccupazione politica degli Assessori sulle difficoltà di gestione
della situazione carceraria, viste anche le poche risorse a
disposizione. Invita tuttavia l'Assessore Lusenti ad approfondire il
discorso sanitario, perché nella visita fatta da alcuni componenti
la Commissione, è stato raccolto un chiaro grido d'allarme da parte
del personale che lavora nel carcere della Dozza riguardo ai
rapporti con l'Azienda sanitaria ed alla difficoltà di accedere ai
servizi. Cita un dato che gli è parso significativo: le ore dello
psicologo presso il carcere della Dozza sono 72 al mese, a fronte
della presenza di 1.200 detenuti. Si associa all'appello
dell'Assessore Marzocchi riguardo ad una visione bipartisan del
problema, intendendo superare gli steccati politici. Condivide
infatti la logica del lavoro per obiettivi comuni, al fine di
affrontare problematiche così gravi come la situazione delle carceri
emiliano-romagnole, problema che, a suo avviso, corrisponde
probabilmente ad un caso nazionale, poiché ritiene si sia al limite
del rispetto dei diritti umani previsti dalla convenzione di
Ginevra.
Il Consigliere LEONI rileva come tra i tanti spunti emersi dal
dibattito o dalla relazione ce ne sia uno che diventa la vera
domanda cui è possibile dare risposta. Perché l'Emilia-Romagna è la
regione italiana con il maggior sovraffollamento carcerario? Qualche
risposta l'ha data anche il Provveditore, ma non in modo esaustivo,
dato che non si può affermare, come invece ha fatto l'Assessore, che
il sovraffollamento nelle carceri dell'Emilia-Romagna è determinato
dalla legge Bossi-Fini. Se così fosse, altrettanto affollamento
dovrebbe rilevarsi per la Lombardia, e ovunque dove c'è forte
presenza anche di immigrati. Sottolinea come dalla relazione risulti
che il 6% dei reati è inerente alle leggi per gli stranieri e
riporta il dato di cui è venuto a conoscenza in una sua recente
visita al carcere di Modena, per cui ben il 74% dei detenuti di quel
penitenziario è straniero, il che lo induce a pensare che se non ci
fossero gli stranieri il problema del sovraffollamento non ci
sarebbe. A suo avviso occorre quindi uscire dalla logica della
voglia di fare politica degli Assessori. Dalla relazione rileva poi
che da parte dello Stato vengono messi in atto una serie di
accorgimenti e, al contrario di quanto affermato dall'Assessore
Marzocchi, ci saranno 150 posti in più, per un intervento già
appaltato, ed il cui completamento è previsto entro un anno e mezzo,
relativo al carcere di Modena, il carcere col maggior
sovraffollamento dell'Emilia-Romagna. Ritiene che le cose vadano
dette nella loro interezza, e non solo per comodità di lotta
politica, poiché non si può invocare la visione bipartisan e poi
fare politica solo in una direzione. Anche da parte del suo gruppo
si manifesta una grave preoccupazione sul piano delle condizioni dei
carcerati, condizioni che si rilevano nel corso delle visite fatte
presso le strutture, e che si aggravano con il caldo, come già fatto
osservare dalla consigliera Noè. Non solo: occorre rilevare la
grande difficoltà con la quale operano gli agenti della polizia
penitenziaria, ai quali deve essere data grande solidarietà, poiché
a volte sono loro i veri carcerati di queste strutture ed affrontano
spesso notevoli difficoltà operative. Gli risulta che venga spesso
lamentata la scarsa partecipazione degli enti locali ai progetti
riguardanti le carceri. Riporta l'esempio del Comune di Modena che
ha rifiutato un finanziamento per l'attività di un'officina interna
al carcere. Ribadisce che, prima di fare la morale a tutti gli
altri, occorre valutare le cose con il dovuto rispetto per un
problema che, come è stato confermato testé, data da decenni,
certamente per errori di programmazione, per interventi magari non
fatti bene (cita lo scandalo cosiddetto delle carceri d'oro ).
Anche a lui risulta quanto affermato dal Consigliere Pollastri:
prima della pausa estiva dovrebbe entrare in vigore questa legge che
porterà un minimo di sollievo ed una prima soluzione ad un problema
veramente annoso. Si augura sinceramente che da parte della Giunta
regionale ci sia uno spirito di leale collaborazione con l'organismo
statale, ma valutando quanto fin qui detto, nutre seri dubbi, poiché
gli sembra che il tema venga affrontato solo ai fini della lotta
politica. Se, invece, emergesse il contrario, da parte del suo
gruppo ci sarebbe la massima collaborazione possibile, per quanto la
competenza regionale in materia sia minima. Ogni strumentalizzazione
dispiace e, in questo caso, più umanamente che politicamente; mette
inoltre in una condizione di maggiore difficoltà politica nel
cercare un modo di collaborare nella maniera migliore possibile per
dare una mano a chi, come il Provveditore e tutti i suoi uomini
sparsi sul territorio regionale, è chiamato a fronteggiare, spesso
arrangiandosi, come ci ha detto prima, tutti i giorni una difficoltà
di questo livello.
Ritiene che tutti si faccia politica,ma gli slogan magari vadano
lasciati per un altro caso.
Annamaria SANTOLI segnala che per quanto riguarda il sistema della
giustizia minorile, come è già stato riportato nel 2009 si è
raggiunta per tre servizi una collocazione maggiormente idonea e
quindi il Centro di prima accoglienza (CPA), la Comunità
ministeriale e l'Istituto penale minorenni (IPM) si sono trasferiti
finalmente, dopo tanti anni di ristrutturazione, in strutture molto
più adeguate. Le condizioni sono quindi divenute maggiormente
rispondenti ai dettati normativi, è aumentata la capienza dei
minori, in particolare nell'Istituto penale minorenni, attualmente
attestata a 22 posti. Rispetto alla possibilità di apertura della
seconda parte dell'IPM, pur se puntualmente ristrutturata, allo
stato delle cose non è possibile utilizzarla per carenza in
particolare di personale. La capienza a regime sarà di 44 unità.
L'amministrazione centrale ha dato rassicurazioni in merito, non
solo sul fatto di avere ben presente la situazione, ma soprattutto
in relazione alla esigenza nazionale di ampliamento per poter
consentire ad altre strutture minorili, in particolare nel Nord
Italia, di poter operare anch'esse ristrutturazioni utilizzando
l'Istituto di Bologna per alleggerire la loro situazione nel corso
dei lavori. Allo stato attuale è ancora presente il cantiere, ma si
spera che entro il 2010 la fase più impegnativa di ristrutturazione
venga portata a termine. Conferma quindi la criticità rappresentata
dalla situazione di sotto-organico del personale di polizia
penitenziaria. Recentissimamente, in nome anche di quella deroga
ricordata dal provveditore, sono arrivate due nuove unità, due
educatori per i quali, fortunatamente, si è riusciti a procedere
all'assunzione. Nel corso del 2009 si è concretizzato il
trasferimento delle competenze di medicina penitenziaria che è stato
in precedenza segnalato e sono stati raggiunti modelli organizzativi
con quasi tutti i dipartimenti interessati dell'Azienda, è fiduciosa
che questo processo si completi al più presto in modo soddisfacente.
Osserva che le problematiche delle strutture penitenziarie minorili
sono molto diverse da quelle delle carceri per adulti. Le strutture
residenziali hanno mantenuto anche nell'anno 2009 dati di accesso
abbastanza similari a quelli degli anni precedenti: in CPA sono
entrati 90 ragazzi, in Istituto penale 104, in Comunità ministeriale
90, nelle comunità del privato sociale 94. Al contrario si è
fortemente innalzato il dato di richiesta di segnalazione e presa in
carico per minori dell'area penale esterna. Qui si è assistito ad un
lievitare delle richieste, come l'Assessore Marzocchi ben sa, di
prese in carico. Quest'anno l'Ufficio servizio sociale minorenni di
Bologna che ha competenza per l'intera regione Emilia-Romagna pur
con una dotazione organica molto limitata - 14 unità di assistente
sociale - ha preso in carico 705 minori a fronte di una richiesta di
intervento per 1.900 minori. Conferma che anche per l'ambito della
giustizia minorile le risorse economiche rappresentano un grosso
limite, tanto da rendere sempre più complicato garantire la
funzionalità dei servizi. Al contrario, la rete con gli enti locali
sta funzionando e ci sono progetti interessanti che stanno
avviandosi. Grazie ad uno sponsor privato che ha fatto un grosso
investimento, si è partiti anche con un laboratorio di ristorazione
che consentirà di sperimentare attività formative nuove.
L'esperienza potrebbe continuare con la collaborazione della
Provincia di Bologna.
L'Assessore MARZOCCHI manifesta la disponibilità ad accogliere
positivamente la proposta del Consigliere Grillini, organizzando per
il prossimo anno, in funzione della presentazione del prossimo
rapporto, una iniziativa che consenta maggior approfondimento e
riflessione sul tema. Per quanto riguarda il coinvolgimento del
Presidente della Regione Emilia-Romagna, nonché riguardo
all'attenzione riservata alla problematica delle carceri, ricorda
che il percorso intrapreso tiene in considerazione le lettere che il
Presidente stesso aveva già inviato in aprile, anche su
sollecitazione della Commissione assembleare Politiche per la Salute
e Politiche sociali. Informa inoltre che si sta predisponendo una
nota perché al Ministro venga sottoposta la particolare situazione
dell'Emilia-Romagna, chiedendo di poter interagire per verificare
come vi si può far fronte. Precisa che i dati da lei forniti, e che
sono stati definiti 'politici' nel corso del dibattito,
rappresentano la condizione generale nazionale delle carceri.
Rispetto poi alla regione Emilia-Romagna, la particolarità che lo
stesso dottor Cesari ha descritto riguarda il fatto che
difficilmente si può interagire e contrastare gli invii che da parte
dell'amministrazione penitenziaria vengono decisi per le strutture
carcerarie. Nulla si può fare se non segnalare che la situazione sta
purtroppo divenendo ingestibile, nonostante l'impegno sovra
istituzionale, al di fuori delle stesse competenze, che manifestano
i direttori delle carceri, la polizia penitenziaria,
l'amministrazione regionale, gli enti locali. Sottolinea
l'importanza del ruolo di intermediazione degli enti locali, così
come previsto dalla legge regionale, ruolo che si esplica attraverso
tavoli di coordinamento degli interventi a livello comunale, con una
precisa volontà di far fronte a queste situazioni di grande
difficoltà anche coinvolgendo la società ed i territori in cui sono
presenti gli istituti penitenziari. Porta l'esempio di Ravenna, dove
lavori di manutenzione ordinaria, quali l'imbiancatura dei locali
del carcere, è stata fatta anche grazie al fatto che le vernici sono
state regalate da una impresa del territorio. L'Assessore rileva
come, rispetto al disegno di legge che prevede l'uscita dal carcere
e l'esecuzione presso il domicilio per coloro che hanno pene
detentive o residuali non superiori ad un anno, ci sia piena
attenzione ed interesse. La Regione segue attentamente lo stato
dell'iter del provvedimento su cui dichiara il suo accordo a
condizione - come detto fin da subito - che questo sia un
provvedimento gestito in integrazione tra il carcere e chi sta fuori
dal carcere, perché se si aprono le porte a chi non ha prospettive
esterne alla situazione detentiva si determinano gravi rischi di
recidiva, nonché gravi rischi anche per la sicurezza personale,
soprattutto qualora si tratti di tossicodipendenti.
L'Assessore afferma chiedendo conferma al dottor Cesari di aver
appreso che su 68.000 carcerati, al momento, solo 1.000 sarebbero
nelle condizioni di poter usufruire di quanto previsto dal disegno
di legge. Se così fosse, il provvedimento non contribuirebbe più di
tanto a risolvere il problema. Richiama quindi un ulteriore
provvedimento adottato dal Ministero della Giustizia, da cui
tuttavia la Regione Emilia-Romagna è rimasta esclusa. Si tratta di
un finanziamento di quasi 5 milioni di euro per un macro progetto di
accompagnamento all'inserimento lavorativo per persone che siano
giunte al termine della pena detentiva. Tale finanziamento coinvolge
5 Regioni. L'Assessore ricorda che nel 2009 la Regione ha stanziato
per i progetti realizzati sul territorio 350.000 euro e che nel 2010
non si potrà fare altrettanto. Sottolinea come sul territorio
regionale, a differenza di altre regioni, siano presenti le borse
lavoro presso le strutture dei Comuni e delle Cooperative sociali,
ma a questo punto vengono a mancare le risorse per finanziarle.
Ribadisce l'importanza che avrebbe poter accedere a tale
stanziamento a fronte della situazione di massimo sovraffollamento
raggiunta dalle carceri emiliano-romagnole. Ribadisce la
sollecitazione ad interagire anche al fine di non doversi trovare
nella condizione di avere persone che escono dal carcere senza che
ci si sia potuti preparare. Ricorda anche che, comunque, è altamente
probabile che gran parte della popolazione carceraria
extracomunitaria non possa usufruire della possibilità di uscire
anticipatamente, dal momento che per lo più non ha casa e non può
essere quindi attuata la detenzione domiciliare. Rispetto al 'Piano
carceri', conferma che la prima struttura prevista dal programma è
quella di Modena, ma non prima di un anno e mezzo o due. La
struttura successiva potrebbe essere quella di Piacenza, per cui
tuttavia non c'è ancora nulla di attivato. L'Assessore procede
quindi nella elencazione delle criticità ricordando che la
possibilità, prevista dalle norme, che i detenuti stranieri possano
scontare la pena nel loro Paese è condizionata sia dal parere del
detenuto stesso, sia dall'accordo che deve intercorrere con il Paese
di origine. Ribadisce le condizioni di carenza di personale anche
solo per poter attivare ed applicare tali pratiche. Sottolinea come
la Giunta, in merito al ruolo degli enti locali, abbia appoggiato,
in modo compatibile con le finanze regionali, il lavoro di
coordinamento e l'impegno dei comuni in funzione del coinvolgimento
delle grandi forze di volontariato che lavorano nelle carceri
emiliano-romagnole, insieme al terzo settore ed insieme ai sevizi
della formazione professionale, risorse che permettono di tentare di
migliorare la vita dentro le carceri. Sottolinea l'importanza di
trovare disponibilità 'bipartisan' su questo tema e vera interazione
e collaborazione rispetto alla situazione di difficoltà che si sta
sempre più aggravando, per arrivare ad utilizzare positivamente quei
provvedimenti e quei finanziamenti che potrebbero avviare, se non
una soluzione, un miglioramento delle attuali condizioni. Situazioni
di eccellenza come quella di Sadurano ricordata dall'Assessore
Lusenti o come quella della Casa Madre del perdono di Rimini
(detenzione alternativa di gruppo), sono risposte praticabili, che
andrebbero implementate insieme ad altre forme alternative per cui
esistono già reti organizzative e di gestione. Al di là della
presentazione della relazione annuale prevista dalla legge, ad
avviso dell'Assessore, nulla toglie che, qualora ci sia necessità o
si rilevi l'interesse, si possa non aspettare un anno per
riaffrontare il tema anche per punti ed anche per singole
problematiche riferite alle realtà territoriali. Sa che molti
consiglieri stanno procedendo ad effettuare visite nelle carceri
della regione. Lei stessa ha ritenuto necessario questo percorso.
Tuttavia, poiché sta altresì procedendo a raccogliere presso i
direttori delle strutture il quadro delle criticità, non si nasconde
che il momento è particolarmente delicato e richiede particolare
attenzione affinché le visite non aggravino le già notevoli
difficoltà di gestione ed organizzazione.
La Presidente DONINI, ringraziata l'Assessore, accoglie, come
Presidente di una delle due Commissioni coinvolte, la sollecitazione
dell'Assessore Marzocchi ed afferma che è facoltà delle Commissioni
organizzare anche attività convegnistica o seminariale, e comunque
di approfondimento. Ritiene possibile dedicare una giornata di
approfondimento al tema, dopo l'estate, invitando più soggetti, più
interlocutori per trattare i vari aspetti di una questione molto
complessa, come emerge dal dibattito. Rivolta al Consigliere
Pollastri, precisa che la L.R. 3/2008 prevede l'istituzione del
Garante regionale, dando competenza all'Assemblea per quel che
attiene la nomina. Tuttavia il Garante regionale non è mai stato
nominato, a fronte dell'emergere in Ufficio di Presidenza
dell'Assemblea (che ha la responsabilità di avanzare una proposta ai
fini della nomina) di alcune riflessioni aggiuntive trasversali.
Cede quindi la parola all'Assessore Lusenti.
L'Assessore LUSENTI, rispondendo innanzitutto al Consigliere
Grillini, sottolinea che si conoscono i numeri sia dei detenuti
tossicodipendenti, sia dei detenuti sieropositivi, sia dei detenuti
tossicodipendenti sieropositivi. Questo è un dato assolutamente
chiaro nell'ottica di tutelare al meglio i sieropositivi, che sono
coloro che rischiano di più durante la detenzione. Al Consigliere
Grillini, che richiamava la necessità di attivare iniziative
politiche, anche da parte del Presidente Errani, sul tema del
sovraffollamento, ricorda che il Presidente Errani, la prima volta
all'inizio del 2009 e la seconda nell'aprile del 2009, ha scritto
due distinte lettere al Ministro Alfano sia sul tema generale del
sovraffollamento nelle carceri dell'Emilia-Romagna, che sul tema del
sovraffollamento all'OPG di Reggio Emilia. A tutt'oggi queste due
lettere non hanno ancora ricevuto risposta. Ritiene questo un fatto
e non un giudizio. Assume l'impegno sia nei confronti della
Consigliera Noè, sia nei confronti del Consigliere Defranceschi di
effettuare una istruttoria ai fini di una più puntuale risposta
puntuale rispetto alle condizioni in cui vengono ricoverati i
detenuti, non solo a Bologna, ma in tutta la regione. Informa
comunque che negli ospedali provinciali sono riservati al ricovero
di detenuti una serie di posti-letto. Fornirà più circostanziate
informazioni riguardo alla situazione di assistenza e consulenza
psicologica presso il carcere della Dozza. Pone quindi attenzione a
due questioni non propriamente sanitarie. Perché l'Emilia-Romagna è
la regione con il maggior sovraffollamento? Non ritiene di avere una
risposta, che comunque a lui non compete, tuttavia può produrre
qualche ulteriore dato: innanzitutto va rilevato che i detenuti
nelle carceri dell'Emilia-Romagna con residenza in Emilia-Romagna
oggi sono il 59%, in secondo luogo, ulteriore dato obiettivo, le
assegnazioni vengono fatte autonomamente dal Dipartimento
dell'Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia.
Non propende né per il complotto né per l'eterogenesi dei fini,
bensì registra che c'è un'attenzione particolare da parte del
Dipartimento nell'assegnazione dei detenuti alle carceri
dell'Emilia-Romagna. Rileva quanto detto dal Consigliere Pollastri
riguardo alla proposta di assegnare ai domiciliari chi abbia un
periodo detentivo residuo di un anno e precisa che circa il 40% dei
detenuti sarebbe in simili condizioni. Tuttavia, riprendendo quanto
detto dall'Assessore Marzocchi, il tema non è se essere favorevoli o
contrari ad un simile provvedimento. Per un verso la Giunta
accoglierebbe favorevolmente l'entrata in vigore di tale norma, ma
per l'altro occorre domandarsi cosa accade dopo, quali siano le
conseguenze, perché l'assegnazione al domicilio produce o può
produrre i problemi ed i rischi già segnalati dall'Assessore
Marzocchi. L'assegnazione di detenuti tossicodipendenti a comunità
locali, ad esempio, produce costi a carico del bilancio regionale e
se l'assegnazione a luoghi ben più idonei del carcere è sicuramente
un vantaggio per persone in situazione di disagio, si producono
effetti con cui occorrerà fare i conti.
Il Direttore CESARI apporta alcuni necessari chiarimenti alla
discussione. Alla domanda sul perché in Emilia-Romagna ci sia questo
sovraffollamento, risponde con due dati. Dall'esperienza di
direzione di vari istituti di pena italiani deduce che ci sono
particolari situazioni che determinano tale condizione: a Modena,
prima che la città si ingrandisse/raggiungesse le attuali
dimensioni, c'erano 120 detenuti. Poi sono diventati 600. Rimini
mediamente d'inverno viaggia intorno a 150 detenuti, d'estate arriva
anche a 300. Inoltre in questa regione è stato creato un OPG che di
fatto si è andato a far carico di tante problematiche dell'Italia
centro-settentrionale. C'è un accordo, c'è un bacino di utenza, che
vanno rispettati. Lui stesso, comunque, ha presentato centralmente
il problema e sottolineato come non si possano veder destinate
decine (180) di detenuti della Lombardia e del Piemonte. Poi negli
anni, non da adesso, l'amministrazione ha destinato i due istituti
di casa di lavoro, Saliceto San Giuliano e Castelfranco dove ci sono
le misure di sicurezza detentive; purtroppo ci sono gli istituti che
raccolgono l'80% delle misure di sicurezza in Italia, ma è sempre
stato così e non da adesso e nonostante più volte si sia richiesto
di riferirsi alle sedi territoriali. Rileva tuttavia che molto
spesso ci sono soggetti per i quali il discorso di recupero è
difficile perchè all'apice della carriera criminale: ormai molto
spesso bisogna fare assistenza a grossi, vecchi, incalliti
criminali. Sul 'piano Ionta': per quanto a sua conoscenza, prevedeva
un investimento di circa 57 milioni di euro per l'Emilia-Romagna. Si
è privilegiata, per comprovata convenienza, la costruzione di nuovi
padiglioni piuttosto che di un nuovo istituto. L'appalto è stato
dato a Modena e si presume di vederne i risultati nel giro dei 18
mesi preventivati. Si è poi ottenuto il nullaosta per altri 200
posti a Piacenza ed altri ancora sono previsti in quasi tutti gli
istituti emiliani (Parma, Bologna, Ferrara, Reggio Emilia). Ritiene
tuttavia che si rischi l'enfatizzazione di questa situazione
detentiva, invece che ridurla, anche alla luce dell'accordo che si
sta portando avanti per il trasferimento dei soggetti dall'OPG alla
casa di reclusione della vecchia sezione internati di Castelfranco
Emilia, in modo che si possano recuperare anche quei posti. E' stato
sollecitato l'appalto dell'ultimo stadio dei lavori a Forlì dove si
prevedono altri 250 posti e, a fine anno, verrà terminata e
consegnata la ristrutturazione parziale di Parma, con altri 150
posti disponibili. Ulteriori 70 posti saranno a disposizione a
Rimini. Sottolinea come alla fine dell'anno si potrà prevedere
qualche miglioramento rispetto alla situazione attuale. Già in
questi giorni è in corso un trasferimento di circa 100 detenuti, da
cui proprio oggi Ravenna, verso gli istituti dell'Italia
meridionale, in particolare della Sicilia. Dal Capo del
Dipartimento, nei primi giorni del mese, contestualmente alla
sollecitazione ad effettuare ricognizioni e segnalazioni delle
necessità, ha ricevuto l'informazione che i provvedimenti potrebbero
essere approvati prima dell'estate. Toccherà poi ai magistrati dar
loro attuazione. Il problema più grave si pone per i detenuti
extracomunitari, in gran parte provenienti da Tunisia e Marocco, per
un totale di quasi 1.000 persone. Vengono poi ex Jugoslavia e
Albania. Il problema è che molto spesso costoro sono senza fissa
dimora, non hanno nulla, quindi il magistrato non ha destinazioni a
cui inviare questi detenuti 'ai domiciliari'. Bisognerà creare
qualche struttura, inventare qualche soluzione come diceva
l'Assessore, della quale apprezza il pragmatismo, creare una rete,
creare delle possibilità, creare dei percorsi, altrimenti molto
spesso il magistrato si dovrà fermare. Sul detenuto suicida a
Bologna, informa di aver chiesto un referto autoptico per poter
avviare l'indagine del caso. Non può dire di più, ufficialmente è
stato trovato morto e devono essere accertate le cause del decesso.
Rileva che occorre tenere conto che per ogni caso simile ci sono
ricadute spesso drammatiche anche sul personale di sorveglianza e su
tutto il personale interno. Scaricare la responsabilità sugli
operatori, colpevolizzarli, significa evocare sul personale una
spada di Damocle non di poco conto. Infatti, qualora si rilevassero
'leggerezze' nei confronti del detenuto, si viene sottoposti a
procedimento disciplinare e poi si va dinanzi alla Corte dei Conti
per l'azione risarcitoria che lo Stato deve nei confronti dei
parenti. Su questi aspetti si sente di parlare con il cuore.
Riguardo alle detenute con prole appresso, si è tentato di creare
dei giardini d'infanzia, come momento di accoglienza, sperimentando
anche la possibilità di trovare locali esterni alle carceri.
Tuttavia i casi in regione sono molto ridotti, si concentrano su
Bologna e le risorse da poter investire sono estremamente ridotte.
E' sembrato quindi opportuno convenzionarsi con Milano che già ha
attivato una simile opportunità. Aggiunge quindi che, a fronte del
fatto che le risorse finanziarie sono estremamente ridotte, esiste
però un patrimonio edilizio incommensurabile, ex patrimonio
demaniale dell'esercito, che adesso è passato agli enti locali.
Chiede una sensibilizzazione ed un aiuto affinché l'amministrazione
possa anche sistemarsi in locali senza ricorrere al pagamento di
affitti. Ringrazia i Consiglieri e gli Assessori presenti e
ringrazia i Presidenti delle due Commissioni assembleari che hanno
reso possibile questo incontro.
Il Presidente FAVIA ringrazia a sua volta tutti gli intervenuti e
gli ospiti e dichiara chiusa la seduta.
La seduta termina alle ore 18.45'.
Verbale approvato dalla IV Commissione nella seduta del 21 settembre
2010.
Verbale approvato dalla VI Commissione nella seduta del 22 settembre
2010.
La Presidente della IV Commissione Il Presidente della VI Commissione
Monica Donini Giovanni Favia
La Segretaria della IV Commissione La Segretaria della VI Commissione
Lidia Testoni Nicoletta Tartari