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Legislatura IX - Commissione VI - Verbale del 14/07/2010 pomeridiano

    Testo

                      Verbale n. 2 della Commissione VI
    Verbale n. 4 della Commissione IV
    Seduta del 14 luglio 2010
    Il giorno 14 luglio 2010 alle ore 15 si sono riunite presso la sede
    dell'Assemblea Legislativa di Bologna Viale A. Moro 50, le
    Commissioni IV Politiche per la Salute e Politiche Sociali e VI
    Statuto e Regolamento, convocate in seduta congiunta pomeridiana con
    nota Prot. n. 20518 del 6 luglio 2010.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    CONSIGLIERE RUOLO GRUPPO ASSEMBLEARE VOTI
    IV VI
    DONINI Monica Presidente Federazione della 2 2 Presente
    IV Sinistra
    FAVIA Giovanni Presidente Movimento 5 Stelle / 2 Presente
    VI Beppegrillo.it
    PIVA Roberto Vice Partito Democratico 5 / Presente
    Presidente
    IV
    VECCHI Alberto Vice PDL - Popolo della 5 4 Presente
    Presidente Libertà
    IV
    MUMOLO Antonio Vice Partito Democratico 2 6 Presente
    Presidente
    VI
    POLLASTRI Andrea Vice PDL - Popolo della 4 6 Presente
    Presidente Libertà
    VI
    BARBATI Liana Componente Italia dei Valori - / 4 Assente
    Lista Di Pietro
    BERNARDINI Manes Componente Lega Nord Padania / 4 Presente
    Emilia e Romagna
    BONACCINI Componente Partito Democratico / 5 Assente
    Stefano
    CARINI Marco Componente Partito Democratico 5 / Presente
    CEVENINI Componente Partito Democratico 5 / Presente
    Maurizio
    CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania 4 / Assente
    Emilia e Romagna
    COSTI Palma Componente Partito Democratico 2 / Presente
    DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 / Presente
    Andrea Beppegrillo.it
    GARBI Roberto Componente Partito Democratico 2 / Presente
    GRILLINI Franco Componente Italia dei Valori - 2 / Presente
    Lista Di Pietro
    LEONI Andrea Componente PDL - Popolo della 2 / Presente
    Libertà
    MARANI Paola Componente Partito Democratico 2 / Presente
    MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 2 / Presente
    MONARI Marco Componente Partito Democratico / 4 Assente
    MONTANARI Componente Partito Democratico / 5 Assente
    Roberto
    MONTANI Daniela Componente Partito Democratico 2 / Assente
    MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 / Presente
    NALDI Gian Guido Componente Sinistra Ecologia 2 2 Presente
    Libertà - Idee Verdi
    (S.E.L. - Verdi)
    NOÈ Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 1 Presente
    RIVA Matteo Componente Italia dei Valori - 2 / Presente
    Lista Di Pietro
    VILLANI Luigi Componente PDL - Popolo della / 1 Assente
    Giuseppe Libertà
    Il Consigliere PAGANI Giuseppe Eugenio (PD) in sostituzione del
    Consigliere Montanari
    La Consigliera PARIANI Anna (PD) in sostituzione del Consigliere
    Monari
    Il Consigliere VECCHI Luciano (PD) in sostituzione della Consigliera
    Montani
    Sono presenti: Carlo LUSENTI - Assessore alle Politiche per la
    salute; Teresa MARZOCCHI - Assessore alla Promozione delle Politiche
    sociali; dr. Nello CESARI (Provveditore regionale
    dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia-Romagna); dr.ssa Anna
    Maria SANTOLI (Centro per la Giustizia Minorile di Bologna); Mila
    Ferri (Resp. Serv. Salute Mentale, dipendenze patologiche, salute
    nelle carceri); Adrea Stuppini (Resp. Serv. Politiche per
    l'accoglienza e l'integrazione sociale); Serenella Sandri (P.O.
    Serv. Programmazione e valutazione dei progetti); Mara Veronese
    (Resp. Serv. Coordinamento Commissioni assembleari); P. De Santis -
    A. Tinti (Serv. Coordinamento Commissioni assembleari); Rudi Ghedini
    (Serv. Informazione); F. Guerra (Segr. Assessore Lusenti); M. Fin (
    Serv. Informazione e Ufficio Stampa della Giunta); V. Gizzi
    (Professional Salute nelle carceri); A. Fraticelli - De Donatis
    (Serv. Strutture Sanitarie e Socio-sanitarie); A. Orsi - E. Rebessi
    - M. Masetti (Serv. Legislativo e Qualità della legislazione); S.
    Federici (Segr. Presidente Donini); R. Tedeschi - A. Bernardi
    (Gruppo assembleare UDC); S. Mingazzini (gruppo assembleare LN); G.
    Gentile (gruppo assembleare M5S).
    Presiedono la seduta: Monica DONINI - Giuseppe FAVIA
    Assistono i Segretari: Lidia Testoni - Nicoletta Tartari
    Resocontista: Maria Giovanna Mengozzi
    La seduta è dichiarata aperta nella sala polivalente alle ore
    16.30'.
    Sono presenti i Consiglieri Donini, Favia, Piva, Vecchi Alberto, ,
    Mumolo, Pollastri, Bernardini, Carini, Cevenini, Costi,
    Defranceschi, Garbi, Grillini, Leoni, Marani, Mazzotti, Mori, Naldi,
    Noè, Pagani, Pariani, Riva, Vecchi Luciano.
    163 - Relazione, ai sensi dell'art. 9 della L.R. n. 3/2008, sulla
    situazione penitenziaria in Emilia-Romagna nell'anno 2009.
    (presentazione dell'Assessore alla Promozione delle politiche
    sociali Teresa Marzocchi, con la presenza del provveditore regionale
    dell'Amministrazione Penitenziaria dell'Emilia-Romagna, dottor Nello
    Cesari, e della dottoressa Anna Maria Santoli del Centro per la
    Giustizia Minorile di Bologna)
    La Presidente DONINI, scusandosi per il ritardo, ricorda che la
    seduta congiunta delle due Commissioni assembleari IV e VI è dovuta
    alla previsione contenuta nella L.R. n. 3/2008, legge che ha
    sistematizzato il ruolo e gli interventi della Regione in relazione
    alla amministrazione carceraria. La legge regionale richiede
    annualmente alla Giunta una relazione sulla situazione delle carceri
    sul territorio emiliano-romagnolo da sottoporre alla Commissione
    competente. Ricorda altresì che l'anno scorso la Commissione decise
    che a fronte della discussione sulla relazione fosse utile
    presentare una risoluzione che fu presentata dal Presidente della
    Commissione. L'aula approvò tale atto di indirizzo. Quest'anno la
    seduta avviene in forma congiunta con la VI Commissione dal momento
    che a quest'ultima è stata attribuita competenza in merito alla
    promozione delle attività di controllo e valutazione delle leggi.
    La Presidente procede nella presentazione degli Assessori Carlo
    Lusenti e Teresa Marzocchi, del dottor Nello Cesari, Provveditore
    regionale dell'amministrazione penitenziaria, della dottoressa
    Annamaria Santoli del Centro per la giustizia minorile di Bologna.
    Evidenzia la partecipazione altresì di funzionari e dirigenti
    regionali che operano nel settore delle carceri sia in ambito
    sociale che sanitario, nonché la presenza di una funzionaria del
    Servizio Programmazione e valutazione dei progetti dell'Assessorato
    Scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro.
    Evidenzia come il tema delle carceri presupponga un'attività molto
    trasversale tra diversi Assessorati ed implichi molte competenze.
    Segnala infine la presenza di funzionari e collaboratori del
    Servizio legislativo e qualità della legislazione dell'Assemblea,
    per supportare le Commissioni ad individuare una metodologia al fine
    di migliorare la qualità della legislazione anche nella capacità di
    monitorare gli effetti delle politiche pubbliche.
    Il Presidente FAVIA si associa al ringraziamento per gli ospiti
    presenti e passa la parola all'Assessore Marzocchi per la relazione.
    Prende la parola l'Assessore MARZOCCHI, richiamando quanto già
    espresso dalla Presidente Donini, ovvero che si tratta di un atto
    dovuto, poiché la predisposizione da parte della Giunta di una
    relazione sulla situazione penitenziaria in Emilia-Romagna è
    prevista dall'art. 9 della L.R. 3/2008. L'Assessore precisa altresì
    che la relazione viene presentata quest'anno con qualche mese di
    ritardo, a causa delle elezioni regionali. Dalla relazione emerge
    una situazione di grave difficoltà per l'eccessivo sovraffollamento
    delle carceri nazionali, situazione aggravatasi ulteriormente negli
    ultimi due anni a causa di un aumento dei detenuti pari al 149,5%.
    La percentuale di detenuti stranieri ammonta a livello nazionale al
    37% ed in alcune regioni tale dato supera addirittura il 60%. A ciò
    si aggiunge un altro dato di problematicità, ossia la carenza del
    23% del personale penitenziario previsto in organico. Questa
    situazione di grave sovraffollamento si è determinata per effetto di
    una serie di provvedimenti legislativi che hanno favorito il
    percorso di carcerazione, ossia il testo unico in materia di
    stupefacenti D.P.R. 309/1990, così come modificato dalla L. 49/2006,
    la L. 251/2005 (cosiddetta ex Cirielli) volta ad aumentare le pene
    per i recidivi, nonché il T.U in materia di immigrazione di cui al
    D.Lgs. 286/1998, così come modificato dalla L.189/2002 (cosiddetta
    Bossi-Fini). In questo contesto il percorso di rieducazione dei
    condannati imposto costituzionalmente risulta impraticabile. Il
    Piano carceri varato dal Governo nel 2009 non ha nessuna ricaduta
    nell'immediato, in quanto gli ampliamenti e l'edificazioni di nuove
    carceri che questo piano contiene non vedranno la luce prima di due
    anni. Rispetto al panorama nazionale la situazione delle carceri
    emiliano-romagnole risulta ancora più grave. Al 31 dicembre 2009, a
    fronte di un sovraffollamento nazionale pari al 149,5 %, il
    sovraffollamento delle carceri in Emilia-Romagna è stato pari al
    186%. A giugno 2010 il sovraffollamento ha addirittura raggiunto il
    190%, con punte del 253% a Modena, del 230% a Reggio Emilia, del
    232% a Bologna. Da questi dati emerge come l'Emilia-Romagna sia
    quindi la regione con il sovraffollamento carcerario più alto in
    Italia. I detenuti stranieri presenti nelle carceri
    emiliano-romagnole sono il 53% della popolazione carceraria, con
    punte del 66% a Modena e di circa il 64% a Ravenna e a Bologna. La
    presenza di tanti detenuti stranieri rende più difficoltosa la
    gestione a causa delle questioni linguistiche e culturali e la
    mancanza di una famiglia per questi detenuti ostacola altresì
    interventi di rieducazione. La Regione è competente in materia di
    miglioramento delle condizioni di vita all'interno delle proprie
    strutture carcerarie, nonché sui meccanismi di reinserimento sociale
    e lavorativo all'esterno del carcere. Nel corso del 2009 sono stati
    attivati a livello regionale vari interventi, alcuni all'interno
    delle carceri come gli sportelli informativi per detenuti, le
    attività di formazione professionale e gli interventi a favore delle
    donne detenute e dei loro figli minori, altri all'esterno come i
    progetti reinserimento fuori dal carcere. I fondi messi a
    disposizione per questi interventi ammontano a 350.000 euro, i quali
    attraverso i Piani di Zona sono stati distribuiti secondo modalità
    stabilite nella programmazione territoriale nei Comuni sede di
    istituti penitenziari. Altri 100.000 euro sono stati destinati a
    progetti di particolare interesse, in particolare a corsi
    professionali legati ad esperienze lavorative anche dentro al
    carcere attraverso una cooperazione di alcune aziende. Un esempio in
    tal senso è il progetto RAIL (Rete di Appoggio all'Inserimento
    Lavorativo delle fasce deboli). Un ulteriore esempio è la struttura
    di reinserimento per coloro che, dopo aver scontato la pena, non
    hanno dove alloggiare. Per quanto riguarda la giustizia minorile,
    tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, il Centro di Prima
    Accoglienza, la Comunità Ministeriale e l'Istituto Penale Minorile
    si sono trasferiti nei locali di nuova ristrutturazione del
    complesso demaniale bolognese di via del Pratello a Bologna,
    realizzando una separazione funzionale tra le strutture ed ampliando
    la propria capienza. Per meglio comprendere la gravità della
    situazione penitenziaria in Emilia-Romagna basti pensare che a
    fronte di una capienza regolamentare di 2.408 detenuti e di una
    capienza tollerabile di 3.996 detenuti, al 31 dicembre 2009 nelle
    carceri regionali risultavano detenute 4.488 persone. Ciò si traduce
    per questi detenuti in una lesione dei propri diritti, tanto più nel
    periodo estivo in cui alla ristrettezza degli spazi si aggiunge un
    caldo intollerabile. Ci si trova dunque di fronte ad una situazione
    che politicamente non può essere lasciata silente e che richiede una
    forte assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni
    competenti, che devono avere obiettivi comuni.
    L'Assessore Lusenti aggiorna ulteriormente ed in senso peggiorativo
    un dato appena citato dall'Assessore Marzocchi. Se è vero che al 31
    dicembre 2009 nelle carceri di questa regione c'erano 4.488
    detenuti, ben oltre sia la capienza regolamentare, sia la capienza
    tollerabile, oggi sono 4.537. Evidenzia come, alla luce di questi
    numeri, vada riletta qualsiasi considerazione sulle condizioni di
    salute e sugli interventi sanitari, che sono da questa condizione
    gravemente pregiudicati se non resi impossibili. Questa deve essere
    la consapevolezza di partenza. La situazione è ulteriormente
    aggravata dalla dotazione di organico della polizia penitenziaria
    per cui ai 2.401 agenti di custodia che corrisponderebbero alla
    pianta organica a pieno regime,in regione sono in servizio 1.710
    agenti, con uno scoperto del 28%. Su questi aspetti, precisa
    Lusenti, l'amministrazione regionale non detiene alcuna
    responsabilità perché non è nelle sue competenze né definire sedi,
    né agire sulla copertura della pianta organica degli agenti di
    custodia penitenziaria. Tuttavia questi sono i presupposti per
    l'attuazione del DPCM dell'aprile/2008 con cui le competenze in
    materia di sanità penitenziaria sono state trasferite dal Ministero
    della Giustizia alle Regioni. Pur con queste criticità, in poco più
    di due anni si è realizzato un modello organizzativo ed
    assistenziale, assumendo le competenze, attuando il passaggio del
    personale, delle attrezzature e dei locali, si è definito un
    programma che indicasse gli obiettivi. Si è quindi avviato e
    completato un quadro di assistenza sanitaria, affidata alla
    competenza regionale, utilizzando i Dipartimenti, in particolare di
    salute mentale e di sanità pubblica, delle Aziende sanitarie che si
    sono assunte le responsabilità di tali interventi. L'impegno del
    personale è molto aumentato: dalle 194 unità di personale
    medico-infermieristico destinate alla tutela della salute
    all'interno degli Istituti penitenziari, si è passati a 213 unità,
    le ore di assistenza prestate sono aumentate ulteriormente del 18% e
    gli operatori che si occupano di dipendenze patologiche sono passati
    da 43 a 54. Lusenti sottolinea tali dati e precisa che, a fronte di
    un modello organizzativo, quindi, abbastanza compiuto, le difficoltà
    derivano dal rapporto tra amministrazione penitenziaria ed
    amministrazione delle Aziende sanitarie del Servizio sanitario
    regionale. Porta alcuni esempi: nel carcere di Bologna, i locali
    destinati all'infermeria sono stabilmente utilizzati come celle; nel
    carcere di Piacenza la sezione da destinare ad osservazione
    psichiatrica non può aprire per carenza di personale di polizia
    penitenziaria; a Modena gli accessi dei detenuti a strutture
    specialistiche dell'Azienda sanitaria per l'effettuazione di esami
    strumentali sono pregiudicati dalla carenza di personale di polizia
    penitenziaria. Un ulteriore elemento che l'Assessore pone
    all'attenzione dei presenti riguarda i finanziamenti, poiché si
    trasferisce una competenza, ma non accade lo stesso per quel che
    riguarda le risorse finanziarie. Al 31 dicembre 2008 i trasferimenti
    dovuti in tale ambito alla Regione Emilia-Romagna ammonterebbero a
    circa 10 milioni di euro, cifra determinata sulla base della spesa
    storica. A questi 10 milioni di euro il bilancio regionale aggiunge
    2.850.000 euro per fini di tutela della salute e per azioni a ciò
    destinate. Ma non basta. I bilanci delle Aziende sanitarie destinano
    complessivamente ulteriori 2.200.000 euro, in buona parte occupati
    dal milione e mezzo di euro che l'Azienda sanitaria di Reggio Emilia
    ha stanziato per rendere più umane le condizioni all'interno
    dell'Ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) presente sul suo
    territorio. Quindi, sul piano finanziario alla Regione vengono
    trasferiti 10 milioni di euro in base alla spesa storica, cui la
    Regione aggiunge il 50%, cioè 5 milioni di euro, per competenze
    trasferite senza un'adeguata copertura dei costi. In merito alle
    forme alternative alla detenzione, Lusenti, segnala che pur
    esperendo tutte le possibilità di valutazione affidate ai Sert, le
    alternative possibili riguardano solo detenuti tossicodipendenti con
    una pena definitiva non superiore ai sei anni e quindi le
    possibilità alternative che ridurrebbero un po' il sovraffollamento
    e migliorerebbero le condizioni di detenuti che presentano problemi
    di tutela della salute riguardano un numero assolutamente esiguo di
    popolazione carceraria. Su questo piano vengono messe in atto tutte
    le azioni di sostegno, ma non sono naturalmente il Servizio
    sanitario e le Aziende sanitarie che definiscono e stabiliscono i
    provvedimenti alternativi, ma li sostengono, appunto, attraverso il
    lavoro dei Sert. L'Assessore ribadisce che anche l'adozione più
    completa ed estensiva di strumenti non cambia nella sostanza i
    numeri e le dimensioni del problema. Rileva poi che particolari
    considerazioni vanno riferite all'Ospedale psichiatrico giudiziario
    di Reggio Emilia, unico in regione, che fornisce assistenza ad un
    bacino che riguarda il Nord-Est, il Triveneto, l'Emilia-Romagna e le
    Marche, dovendo ospitare, di regola, i pazienti psichiatrici
    detenuti di quelle regioni. La capienza teorica sarebbe di 131
    ricoverati pazienti psichiatrici, mentre il quadro di bacino ne
    presenta 134, quindi in condizione di quasi equilibrio. Ma a Reggio
    Emilia sono ricoverati 314 pazienti, dato che giungono a
    quell'ospedale psichiatrico persone che non dovrebbero essere lì
    destinate, risiedendo in territori diversi, che dovrebbero gravitare
    su strutture di diversi bacini. Lusenti specifica che dei 180
    internati fuori bacino, 101 provengono dalla Lombardia, 22 dal
    Piemonte (che dovrebbero trovare risposte nell'ospedale psichiatrico
    lombardo), mentre 21 sono senza fissa dimora. Ma non sono
    chiaramente questi ultimi a determinare il sovraffollamento. Il
    Presidente Errani ha più volte presentato sollecitazioni ufficiali
    perché si intervenisse sugli internati fuori bacino, che sono tali,
    sottolinea Lusenti, senza alcuna plausibile ragione. Nulla è stato
    fin qui fatto per risolvere la situazione e continuano ad arrivare
    internati fuori bacino, ad ulteriore conferma che l'intera
    assistenza sanitaria all'interno delle carceri dell'Emilia-Romagna è
    pregiudicata dalle condizioni di sovraffollamento e di sotto
    dotazione di polizia penitenziaria, comprese le condizioni di
    fortissimo sovraffollamento anche dell'Ospedale psichiatrico
    giudiziario. Indica come le iniziative poste in essere dalla Regione
    siano assolutamente innovative. Cita l'esperienza che si sta
    realizzando sulle colline di Castrocaro Terme, a Sadurano, a 'Casa
    Zacchera', la cui gestione è affidata ad una cooperativa sociale,
    prima esperienza simile in Italia. Avviata da due anni, sta dando
    ottimi risultati. Si tratta dell'affidamento di ex internati in
    ospedale psichiatrico giudiziario, che lì dovrebbero comunque
    restare, ad una struttura esterna che li fa vivere e li aiuta in
    condizioni imparagonabili. Lusenti sintetizza la situazione nei
    seguenti termini: troppi detenuti, poche risorse trasferite dallo
    Stato ed integrate con grandi sforzi a livello regionale, poco
    personale, condizioni strutturali assolutamente inadeguate con
    responsabilità molto chiaramente definibili e attribuibili. In
    questo scenario lo sforzo della Regione e delle Aziende sanitarie è
    stato in questi due anni eccezionale. L'Assessore riconferma la
    volontà d'impegno della Regione, ma ricorda altresì che ciascuno è
    chiamato a fare la sua parte a fronte di un problema gravissimo.
    Nello CESARI ringrazia dell'invito ad intervenire. Il poter portare
    il suo modestissimo contributo alla discussione, lo fa sentire meno
    solo nel mare molto agitato che è già stato descritto dai due
    Assessori. Dopo quasi 40 anni di lavoro in carcere, l'esperienza è
    costantemente sull'emergenza ed il compito sembra proprio quello di
    affrontare l'emergenza in tutte le situazioni, più difficili e
    disparate. Intende fare alcune precisazioni, poiché quando si parla
    di sovraffollamento si fa riferimento alla capienza ordinaria.
    Laddove il Ministero della Salute prevedeva 9 metri per ogni
    soggetto, ci sono celle di 11,50 metri e regolarmente è passata la
    teoria che in quegli 11 metri si possono mettere 2 detenuti, ma
    anche su questo si è derogato. Per quanto riguarda la carenza di
    organico, rileva che, purtroppo, la situazione è ancora più
    drammatica se si considera non solo la polizia penitenziaria (meno
    28% dell'organico previsto, ma con punte dal 35 al 21% a seconda
    degli istituti): la carenza di agenti è aggravata da una
    organizzazione che ha teso ad abbondare in quadri, mentre ancora più
    preoccupante è la situazione del personale educativo ed
    amministrativo. L'amministrazione sta facendo degli sforzi, a fronte
    del blocco delle assunzioni operato dal Ministero della Pubblica
    amministrazione e Innovazione, cosicché dei 350 educatori previsti
    da un concorso indetto otto anni fa, stanno arrivando i primi
    adesso. E per fortuna qualcosa si muove, grazie a una finanziaria
    che ha previsto 10 milioni stanziati per potere assumere questi
    educatori in deroga. Le responsabilità sono quindi condivise,
    dall'amministrazione finanziaria al potere politico
    all'amministrazione penitenziaria che nei momenti dovuti non ha
    fatto scelte opportune. Per esempio, negli anni '80, quando -
    ricorda Cesari - si è fatta la scelta dei 'mandamentali', scelta che
    si è dimostrata fallimentare ed onerosa, mentre si sarebbe potuto
    continuare ad investire in grossi complessi penitenziari piuttosto
    che in piccole carceri di competenza del Pretore. Quando poi la
    figura del Pretore venne soppressa, rimasero in vita le carceri
    mandamentali, a volte sottoutilizzate, a volte addirittura
    inutilizzate. Incidono quindi anche le scelte strategiche fatte.
    Cesari ricorda che in Emilia-Romagna, nel 1983 si prevedeva la
    costruzione di 5 carceri mandamentali, di cui venne realizzato solo
    quello di Codigoro ancor oggi non autorizzato. Per quanto attiene il
    passaggio delle competenze della medicina penitenziaria, osserva che
    da parte della Regione Emilia-Romagna c'è sempre stata grande
    disponibilità e collaborazione nell'ambito sanitario, sia per la
    specialistica che per la laboratoristica e la farmaceutica, già
    dalla fine degli anni '80. Cesari richiama poi l'attenzione dei
    Consiglieri presenti sul fatto che, oltre alla drammaticità del
    problema del sovraffollamento, occorre evidenziare ulteriori
    problematiche. Infatti è pur vero che questa regione si fa carico di
    otto tipologie di soggetti provenienti da altre regioni che vanno
    dai '41 bis', alta sicurezza, agli internati, soprattutto gli
    internati nelle case di lavoro. Soggetti questi che in gran parte
    provengono da altre regioni, tipologie estremamente differenziate
    tra le quali si articola una vigilanza molto più complessa e
    difficile. In particolare si riferisce ai collaboratori di giustizia
    con elevato indice di vigilanza ed alta sicurezza. Rispetto a questa
    situazione riterrebbe necessario operare delle compensazioni. Lui
    stesso ha presentato al Capo del dipartimento dell'amministrazione
    penitenziaria il problema dei bacini di utenza: non è, infatti,
    possibile quando si creano i bacini di utenza e quando si indica
    quale bacino di utenza deve fare riferimento a quella struttura, a
    quell'OPG (ospedale psichiatrico giudiziario), avere poi un'utenza
    diversa. Lombardia e Piemonte si devono far carico dei loro
    internati. Richiama sia l'esistenza dell'OPG di Castiglione delle
    Stiviere, con una situazione particolare, che sembra richiedere
    soggetti 'idonei' e quindi operare una specie di scelta che non si
    applica altrove, sia l'ipotesi di creare nel carcere di Bollate una
    sezione per i loro internati, sia la necessità di trovare
    nell'Italia meridionale, da cui provengono gran parte degli
    internati nelle case di lavoro, sedi in cui poter riportare i
    mafiosi, soggetti estremamente pericolosi. Ci sono strutture che
    potrebbero essere riconvertite e che si prestano ad attività
    trattamentali molto intense. Ma la situazione si presenta ancor più
    drammatica a fronte del decurtamento delle risorse finanziarie. Nel
    2005, per le spese correnti, al netto delle spese fisse a carattere
    continuativo per il personale, aveva a disposizione 46.122.000 euro,
    oggi lo stanziamento dal bilancio dello Stato è di 18 milioni di
    euro, con una decurtazione del 60%. Anno dopo anno si sono avute
    decurtazioni del 32%, 27%, 25%. Con queste risorse il provveditore
    deve provvedere a 12 istituti penitenziari della regione più la
    scuola di polizia penitenziaria. Si è determinato così, ad esempio,
    un debito presso le utenze HERA di 9 milioni di euro che si è
    riusciti a ridurre a 7 milioni, col rischio del taglio delle
    bollette. Questo è un dato drammatico che si aggiunge agli altri e
    che costringe ad operare in termini spasmodici. Tuttavia, esprime
    fiducia sia nel fatto che la professionalità di tutti gli operatori
    penitenziari sarà in grado di far fronte a queste emergenze, sia
    negli esiti positivi che potrà avere la rete che si costruirà
    intorno al carcere, attraverso una serie di iniziative quali gli
    inserimenti guidati, le borse lavoro, il coinvolgimento di
    cooperative sociali e così via. Probabilmente in carcere queste
    situazioni si decanteranno. Rileva con soddisfazione, ad esempio,
    che le misure alternative stanno riprendendo il trend ascendente ad
    eccezione di Bologna, ma nutre speranze che si sblocchino anche in
    questa direzione. L'attivazione di provvedimenti di natura
    alternativa alla detenzione potrebbe coinvolgere 700 soggetti, ma
    bisognerà coinvolgere i magistrati e creare una rete. Riconosce il
    valore delle iniziative attivate in questa regione, nello stesso OPG
    di Reggio Emilia e valuta che occorrerà continuare in questa
    direzione attingendo risorse e presentando progetti. Ribadisce la
    sua ferma speranza di riuscire a superare le situazioni di emergenza
    anche attraverso la collaborazione e l'integrazione degli
    interventi.
    Il Consigliere GRILLINI avanza alcune considerazioni. Un tema così
    rilevante richiederebbe, a suo avviso, la disponibilità di un'intera
    giornata di lavoro e discussione. Propone quindi che il prossimo
    rapporto, tra un anno, venga fatto prevenendo uno spazio adeguato di
    discussione. In secondo luogo, essendo stato 7 anni in Commissione
    Giustizia alla Camera dei Deputati, essendosi occupato direttamente
    del tema delle carceri e sapendo che c'è una Commissione carceri,
    non al Senato, ma alla Camera, suggerisce di invitare alla prossima
    occasione il Presidente della Commissione Carceri della Camera e
    poi, perché no, anche il Ministro della Giustizia od il
    Sottosegretario, dato che la questione è così rilevante e che non si
    è più soltanto in sede consultiva, cioè non si procede solo a
    prendere atto di dati, che sono stati giustamente definiti
    drammatici, ma si è coinvolti in un settore di amministrazione di
    competenza che è quello sanitario dove le regioni ormai hanno un
    ruolo diretto di gestione. Sul piano politico si dichiara d'accordo
    con l'Assessore Marzocchi quando dice che in questo Paese c'è un
    problema di politica giudiziaria, perché in questi ultimi anni si è
    visto che le leggi che sono state promulgate - a cui si onora di
    aver dato voto contrario - hanno di fatto determinato il
    sovraffollamento nelle carceri. E' persino banale dire che ci si
    trova di fronte ad una giustizia di classe dove in galera vediamo
    solo poveracci, mentre persone che sono state all'origine della
    rovina di centinaia di migliaia di famiglie, a cui sono stati
    mangiati i risparmi, sono tuttora a piede libero. Da quando iniziò
    la sua esperienza in Commissione Giustizia, i reati economici sono
    stati o depenalizzati o fortemente ridimensionati. Significativa è
    la questione del falso in bilancio. Dopodiché con la cosiddetta
    'legge ex Cirielli' si è giunti alla riduzione della prescrizione,
    consentendo così ai grandi criminali economici di farla franca,
    nonché all'aggravamento delle pene per la recidiva. Porta a
    raffronto la legge sulle droghe, per cui si arriva fino a vent'anni
    per una recidiva di consumo di hashish. Ribadisce che si è attuata
    una scelta ideologica che ha portato a riempire le carceri. Trova
    veramente folle che ci siano persone tossicodipendenti in carcere,
    anche perché, ad esempio, sul piano strettamente sanitario, non si
    conosce il numero effettivo dei detenuti tossicodipendenti
    sieropositivi. Si sa che sono tanti, che il carcere rappresenta un
    rischio per la persona sieropositiva - e non viceversa - e che su
    questo terreno c'è una difficoltà di intervento veramente molto
    forte. Sarebbe necessario quindi favorire l'uscita dal carcere con
    strutture alternative il più presto possibile e da questo punto di
    vista il contributo che si può dare è rilevante. Ritiene una fortuna
    che il Presidente della Regione Emilia-Romagna sia anche Presidente
    della Conferenza Stato - Regioni, con un potere molto forte nei
    rapporti col Governo. Ribadisce che è bene che su questo terreno la
    Regione si faccia sentire anche sul piano politico.
    La Presidente DONINI, ringraziato il Consigliere Grillini, recepisce
    il suggerimento per l'impostazione della discussione per il prossimo
    anno.
    Il Consigliere POLLASTRI, a seguito di una attenta lettura della
    relazione che annualmente l'amministrazione regionale presenta,
    anche nell'ottica della clausola valutativa per cui, a partire da
    questa legislatura, viene coinvolta anche la VI Commissione, e
    richiamando la propria esperienza come Consigliere comunale, rileva
    come il problema del sovraffollamento percorra tutte le carceri
    presenti in regione. Domanda se anche a livello regionale sia stato
    istituito il Garante delle persone private della libertà, in quanto
    figura che possa, fuori dalla vicenda carceraria, fungere da aiuto
    per il recupero delle persone che escono dal carcere. Pone poi
    ulteriori questioni: il problema di sovraffollamento che ci si trova
    ad affrontare, pur di non diretta competenza regionale, è legato in
    primo luogo alla lentezza dei tempi della giustizia, come rilevato
    dal rapporto Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e
    Sociali). Non è, a suo avviso, e come qualcuno vuol far credere,
    direttamente ed immediatamente colpa dell'attuale Governo. E',
    semmai, retaggio di decenni di impostazione sbagliata della politica
    e della situazione penitenziaria, delle strategie e, nel caso
    concreto, della costruzione delle carceri. Il Governo si sta
    muovendo. Infatti, il 17 giugno 2010 la Commissione permanente
    giustizia ha deliberato favorevolmente sul testo del disegno di
    legge presentato dal Ministro della Giustizia Alfano n. 3291 bis. Il
    senso specifico del testo proposto riguarda le disposizioni per
    l'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori
    ad 1 anno, anche se parte residua di maggior pena, eseguita presso
    l'abitazione del condannato od altro luogo pubblico o privato di
    cura ed assistenza. Un simile provvedimento dovrebbe, se non
    risolvere, alleggerire la situazione, fino alla completa attuazione
    del piano straordinario penitenziario, nonché in attesa della
    riforma della disciplina delle misure alternative cui si riferiva il
    direttore, e comunque non oltre il 31 dicembre 2013. Se non si può
    parlare di intervento sicuramente risolutivo, tale provvedimento può
    servire, a parere del Consigliere, a ridurre il sovraffollamento
    delle carceri. Sottolinea che, come forza politica, c'è la massima
    collaborazione a livello regionale per individuare le possibili
    soluzione di un problema tanto drammatico, pur nella consapevolezza
    che le cause partono da lontano, non sono esclusivamente colpa del
    Governo Berlusconi.
    La Consigliera NOÈ, informando di un confronto avuto anche con la
    direttrice del carcere di Bologna, Ione Toccafondi, da cui ha
    appreso notizie molto preoccupanti, soprattutto rispetto agli indici
    di sovraffollamento dei detenuti e di sottorganico degli agenti,
    sottolinea come l'abbia colpita in particolare il dato per cui ben
    il 65% della popolazione carceraria di Bologna è rappresentato da
    detenuti che provengono da 52 nazionalità diverse, con la
    complessità di gestione che questo comporta. Intende portare
    l'attenzione dei presenti sul fatto che il 20 - 25% di questa
    popolazione carceraria di Bologna ha una permanenza media che va dai
    4 ai 5 giorni. Per costoro il carcere è una sorta di porta girevole,
    ma che comunque comporta tutta una serie di costi fissi e di
    gestione non indifferente. Pur nella consapevolezza che su tale tema
    le competenze regionali sono molto limitate non si possa riflettere
    su una proposta, su una soluzione alternativa. Ritiene che,
    soprattutto in questi giorni di grande caldo, ogni città che ospita
    un carcere è come se ospitasse una bomba ad orologeria perché per
    quanto ha potuto vedere non osa immaginare in cosa si possano
    trasformare le celle sovraffollate con un simile clima. Chiede poi
    chiarimenti sulla delicata situazione dei suicidi e sul cosiddetto
    'piano Ionta', cioè il piano che il capo del Dipartimento
    Amministrazione Penitenziaria (Dap), Franco Ionta, ha predisposto
    prevedendo la dismissione di una serie di istituti medio-piccoli,
    nonché la costruzione di nuove strutture, ma i cui tempi di
    realizzazione non potranno essere brevi. All'Assessore Lusenti
    chiede chiarimenti sullo stato delle stanze dell'Ospedale
    Sant'Orsola riservate alla medicina d'urgenza per detenuti, stanze
    che le sono parse in condizioni disumane sia per i carcerati che gli
    agenti. Chiede se si possa fare un sopralluogo.
    Il Consigliere DEFRANCESCHI, approfittando della presenza di tecnici
    di alto livello della Giunta, pone alcuni quesiti. In primo luogo
    chiede se esistono effettive possibilità per le madri carcerate con
    figli fino a tre anni di scontare la pena in alloggi situati fuori
    dal carcere. Quindi chiede chiarimenti sugli stanziamenti regionali,
    per cui gli risulterebbe la cifra di 350.000 euro per il triennio
    2009/2011. Tale stanziamento è confermato anche nel 2010? Anche lui
    è rimasto colpito dal veloce turnover che tocca gli istituti
    penitenziari e chiede se ci siano iniziative di sensibilizzazione e,
    appunto, politiche per l'accoglienza che riguardino programmi
    specifici. Infatti, gli pare ovvio che occorra differenziare i
    programmi quando si tratti di detenuti condannati in via definitiva.
    Riguardo a questi ultimi ha visto progetti molto interessanti, come
    ricordava l'Assessore stesso, in particolare sul riutilizzo degli
    elettrodomestici. Pensa debbano essere potenziati, così come pensa
    debba essere sostenuta la tipografia attiva all'interno del carcere
    della Dozza; in generale, a suo avviso queste sono esperienze
    estendibili a tutti i penitenziari presenti sul territorio
    regionale, anche per far fronte ai problemi di pagamento delle
    utenze. La Regione potrebbe intervenire anche con un protocollo da
    concludersi con il Ministero per la realizzazione di una sorta di
    indipendenza energetica degli edifici, con il coinvolgimento dei
    carcerati. Riguardo all'Istituto minorile di via del Pratello,
    chiede se ancora non si riesca ad aprire il reparto che è stato
    costruito, che rimarrebbe quindi inutilizzato, a fronte
    dell'investimento fatto, in mancanza del personale dedicato sia a
    livello di educatori sia a livello di polizia penitenziaria. Anche
    la situazione di questi ragazzi risulta molto grave, privi di una
    effettiva separazione tra quelli che sono i condannati a lungo
    termine e quelli ancora in attesa di giudizio. Questo dal punto di
    vista educativo ed anche rispetto alle prospettive sociali
    conseguenti all'uscita di questi ragazzi dal carcere è sicuramente
    molto grave. Per quanto riguarda le tossicodipendenze chiede di
    sapere se ci sono programmi specifici, sempre nell'ottica delle
    politiche per l'accoglienza. Gli risulta che ce ne sia uno su
    Bologna finanziato dal. Provveditorato Regionale
    dell'Amministrazione Penitenziaria (P.R.A.P.) ma vorrebbe sapere se
    ce ne sono altri sul territorio regionale. Chiede inoltre notizie
    più circostanziate sulle indagini che si stanno conducendo
    sull'ultimo decesso avvenuto nel carcere della Dozza. Poiché gli
    risulta che un detenuto sia morto per abuso di sostanze psicotrope,
    domanda se si trattava di farmaci o di assunzione di droghe e se
    c'era già qualche esito nell'indagine. In generale condivide la
    preoccupazione politica degli Assessori sulle difficoltà di gestione
    della situazione carceraria, viste anche le poche risorse a
    disposizione. Invita tuttavia l'Assessore Lusenti ad approfondire il
    discorso sanitario, perché nella visita fatta da alcuni componenti
    la Commissione, è stato raccolto un chiaro grido d'allarme da parte
    del personale che lavora nel carcere della Dozza riguardo ai
    rapporti con l'Azienda sanitaria ed alla difficoltà di accedere ai
    servizi. Cita un dato che gli è parso significativo: le ore dello
    psicologo presso il carcere della Dozza sono 72 al mese, a fronte
    della presenza di 1.200 detenuti. Si associa all'appello
    dell'Assessore Marzocchi riguardo ad una visione bipartisan del
    problema, intendendo superare gli steccati politici. Condivide
    infatti la logica del lavoro per obiettivi comuni, al fine di
    affrontare problematiche così gravi come la situazione delle carceri
    emiliano-romagnole, problema che, a suo avviso, corrisponde
    probabilmente ad un caso nazionale, poiché ritiene si sia al limite
    del rispetto dei diritti umani previsti dalla convenzione di
    Ginevra.
    Il Consigliere LEONI rileva come tra i tanti spunti emersi dal
    dibattito o dalla relazione ce ne sia uno che diventa la vera
    domanda cui è possibile dare risposta. Perché l'Emilia-Romagna è la
    regione italiana con il maggior sovraffollamento carcerario? Qualche
    risposta l'ha data anche il Provveditore, ma non in modo esaustivo,
    dato che non si può affermare, come invece ha fatto l'Assessore, che
    il sovraffollamento nelle carceri dell'Emilia-Romagna è determinato
    dalla legge Bossi-Fini. Se così fosse, altrettanto affollamento
    dovrebbe rilevarsi per la Lombardia, e ovunque dove c'è forte
    presenza anche di immigrati. Sottolinea come dalla relazione risulti
    che il 6% dei reati è inerente alle leggi per gli stranieri e
    riporta il dato di cui è venuto a conoscenza in una sua recente
    visita al carcere di Modena, per cui ben il 74% dei detenuti di quel
    penitenziario è straniero, il che lo induce a pensare che se non ci
    fossero gli stranieri il problema del sovraffollamento non ci
    sarebbe. A suo avviso occorre quindi uscire dalla logica della
    voglia di fare politica degli Assessori. Dalla relazione rileva poi
    che da parte dello Stato vengono messi in atto una serie di
    accorgimenti e, al contrario di quanto affermato dall'Assessore
    Marzocchi, ci saranno 150 posti in più, per un intervento già
    appaltato, ed il cui completamento è previsto entro un anno e mezzo,
    relativo al carcere di Modena, il carcere col maggior
    sovraffollamento dell'Emilia-Romagna. Ritiene che le cose vadano
    dette nella loro interezza, e non solo per comodità di lotta
    politica, poiché non si può invocare la visione bipartisan e poi
    fare politica solo in una direzione. Anche da parte del suo gruppo
    si manifesta una grave preoccupazione sul piano delle condizioni dei
    carcerati, condizioni che si rilevano nel corso delle visite fatte
    presso le strutture, e che si aggravano con il caldo, come già fatto
    osservare dalla consigliera Noè. Non solo: occorre rilevare la
    grande difficoltà con la quale operano gli agenti della polizia
    penitenziaria, ai quali deve essere data grande solidarietà, poiché
    a volte sono loro i veri carcerati di queste strutture ed affrontano
    spesso notevoli difficoltà operative. Gli risulta che venga spesso
    lamentata la scarsa partecipazione degli enti locali ai progetti
    riguardanti le carceri. Riporta l'esempio del Comune di Modena che
    ha rifiutato un finanziamento per l'attività di un'officina interna
    al carcere. Ribadisce che, prima di fare la morale a tutti gli
    altri, occorre valutare le cose con il dovuto rispetto per un
    problema che, come è stato confermato testé, data da decenni,
    certamente per errori di programmazione, per interventi magari non
    fatti bene (cita lo scandalo cosiddetto delle carceri d'oro ).
    Anche a lui risulta quanto affermato dal Consigliere Pollastri:
    prima della pausa estiva dovrebbe entrare in vigore questa legge che
    porterà un minimo di sollievo ed una prima soluzione ad un problema
    veramente annoso. Si augura sinceramente che da parte della Giunta
    regionale ci sia uno spirito di leale collaborazione con l'organismo
    statale, ma valutando quanto fin qui detto, nutre seri dubbi, poiché
    gli sembra che il tema venga affrontato solo ai fini della lotta
    politica. Se, invece, emergesse il contrario, da parte del suo
    gruppo ci sarebbe la massima collaborazione possibile, per quanto la
    competenza regionale in materia sia minima. Ogni strumentalizzazione
    dispiace e, in questo caso, più umanamente che politicamente; mette
    inoltre in una condizione di maggiore difficoltà politica nel
    cercare un modo di collaborare nella maniera migliore possibile per
    dare una mano a chi, come il Provveditore e tutti i suoi uomini
    sparsi sul territorio regionale, è chiamato a fronteggiare, spesso
    arrangiandosi, come ci ha detto prima, tutti i giorni una difficoltà
    di questo livello.
    Ritiene che tutti si faccia politica,ma gli slogan magari vadano
    lasciati per un altro caso.
    Annamaria SANTOLI segnala che per quanto riguarda il sistema della
    giustizia minorile, come è già stato riportato nel 2009 si è
    raggiunta per tre servizi una collocazione maggiormente idonea e
    quindi il Centro di prima accoglienza (CPA), la Comunità
    ministeriale e l'Istituto penale minorenni (IPM) si sono trasferiti
    finalmente, dopo tanti anni di ristrutturazione, in strutture molto
    più adeguate. Le condizioni sono quindi divenute maggiormente
    rispondenti ai dettati normativi, è aumentata la capienza dei
    minori, in particolare nell'Istituto penale minorenni, attualmente
    attestata a 22 posti. Rispetto alla possibilità di apertura della
    seconda parte dell'IPM, pur se puntualmente ristrutturata, allo
    stato delle cose non è possibile utilizzarla per carenza in
    particolare di personale. La capienza a regime sarà di 44 unità.
    L'amministrazione centrale ha dato rassicurazioni in merito, non
    solo sul fatto di avere ben presente la situazione, ma soprattutto
    in relazione alla esigenza nazionale di ampliamento per poter
    consentire ad altre strutture minorili, in particolare nel Nord
    Italia, di poter operare anch'esse ristrutturazioni utilizzando
    l'Istituto di Bologna per alleggerire la loro situazione nel corso
    dei lavori. Allo stato attuale è ancora presente il cantiere, ma si
    spera che entro il 2010 la fase più impegnativa di ristrutturazione
    venga portata a termine. Conferma quindi la criticità rappresentata
    dalla situazione di sotto-organico del personale di polizia
    penitenziaria. Recentissimamente, in nome anche di quella deroga
    ricordata dal provveditore, sono arrivate due nuove unità, due
    educatori per i quali, fortunatamente, si è riusciti a procedere
    all'assunzione. Nel corso del 2009 si è concretizzato il
    trasferimento delle competenze di medicina penitenziaria che è stato
    in precedenza segnalato e sono stati raggiunti modelli organizzativi
    con quasi tutti i dipartimenti interessati dell'Azienda, è fiduciosa
    che questo processo si completi al più presto in modo soddisfacente.
    Osserva che le problematiche delle strutture penitenziarie minorili
    sono molto diverse da quelle delle carceri per adulti. Le strutture
    residenziali hanno mantenuto anche nell'anno 2009 dati di accesso
    abbastanza similari a quelli degli anni precedenti: in CPA sono
    entrati 90 ragazzi, in Istituto penale 104, in Comunità ministeriale
    90, nelle comunità del privato sociale 94. Al contrario si è
    fortemente innalzato il dato di richiesta di segnalazione e presa in
    carico per minori dell'area penale esterna. Qui si è assistito ad un
    lievitare delle richieste, come l'Assessore Marzocchi ben sa, di
    prese in carico. Quest'anno l'Ufficio servizio sociale minorenni di
    Bologna che ha competenza per l'intera regione Emilia-Romagna pur
    con una dotazione organica molto limitata - 14 unità di assistente
    sociale - ha preso in carico 705 minori a fronte di una richiesta di
    intervento per 1.900 minori. Conferma che anche per l'ambito della
    giustizia minorile le risorse economiche rappresentano un grosso
    limite, tanto da rendere sempre più complicato garantire la
    funzionalità dei servizi. Al contrario, la rete con gli enti locali
    sta funzionando e ci sono progetti interessanti che stanno
    avviandosi. Grazie ad uno sponsor privato che ha fatto un grosso
    investimento, si è partiti anche con un laboratorio di ristorazione
    che consentirà di sperimentare attività formative nuove.
    L'esperienza potrebbe continuare con la collaborazione della
    Provincia di Bologna.
    L'Assessore MARZOCCHI manifesta la disponibilità ad accogliere
    positivamente la proposta del Consigliere Grillini, organizzando per
    il prossimo anno, in funzione della presentazione del prossimo
    rapporto, una iniziativa che consenta maggior approfondimento e
    riflessione sul tema. Per quanto riguarda il coinvolgimento del
    Presidente della Regione Emilia-Romagna, nonché riguardo
    all'attenzione riservata alla problematica delle carceri, ricorda
    che il percorso intrapreso tiene in considerazione le lettere che il
    Presidente stesso aveva già inviato in aprile, anche su
    sollecitazione della Commissione assembleare Politiche per la Salute
    e Politiche sociali. Informa inoltre che si sta predisponendo una
    nota perché al Ministro venga sottoposta la particolare situazione
    dell'Emilia-Romagna, chiedendo di poter interagire per verificare
    come vi si può far fronte. Precisa che i dati da lei forniti, e che
    sono stati definiti 'politici' nel corso del dibattito,
    rappresentano la condizione generale nazionale delle carceri.
    Rispetto poi alla regione Emilia-Romagna, la particolarità che lo
    stesso dottor Cesari ha descritto riguarda il fatto che
    difficilmente si può interagire e contrastare gli invii che da parte
    dell'amministrazione penitenziaria vengono decisi per le strutture
    carcerarie. Nulla si può fare se non segnalare che la situazione sta
    purtroppo divenendo ingestibile, nonostante l'impegno sovra
    istituzionale, al di fuori delle stesse competenze, che manifestano
    i direttori delle carceri, la polizia penitenziaria,
    l'amministrazione regionale, gli enti locali. Sottolinea
    l'importanza del ruolo di intermediazione degli enti locali, così
    come previsto dalla legge regionale, ruolo che si esplica attraverso
    tavoli di coordinamento degli interventi a livello comunale, con una
    precisa volontà di far fronte a queste situazioni di grande
    difficoltà anche coinvolgendo la società ed i territori in cui sono
    presenti gli istituti penitenziari. Porta l'esempio di Ravenna, dove
    lavori di manutenzione ordinaria, quali l'imbiancatura dei locali
    del carcere, è stata fatta anche grazie al fatto che le vernici sono
    state regalate da una impresa del territorio. L'Assessore rileva
    come, rispetto al disegno di legge che prevede l'uscita dal carcere
    e l'esecuzione presso il domicilio per coloro che hanno pene
    detentive o residuali non superiori ad un anno, ci sia piena
    attenzione ed interesse. La Regione segue attentamente lo stato
    dell'iter del provvedimento su cui dichiara il suo accordo a
    condizione - come detto fin da subito - che questo sia un
    provvedimento gestito in integrazione tra il carcere e chi sta fuori
    dal carcere, perché se si aprono le porte a chi non ha prospettive
    esterne alla situazione detentiva si determinano gravi rischi di
    recidiva, nonché gravi rischi anche per la sicurezza personale,
    soprattutto qualora si tratti di tossicodipendenti.
    L'Assessore afferma chiedendo conferma al dottor Cesari di aver
    appreso che su 68.000 carcerati, al momento, solo 1.000 sarebbero
    nelle condizioni di poter usufruire di quanto previsto dal disegno
    di legge. Se così fosse, il provvedimento non contribuirebbe più di
    tanto a risolvere il problema. Richiama quindi un ulteriore
    provvedimento adottato dal Ministero della Giustizia, da cui
    tuttavia la Regione Emilia-Romagna è rimasta esclusa. Si tratta di
    un finanziamento di quasi 5 milioni di euro per un macro progetto di
    accompagnamento all'inserimento lavorativo per persone che siano
    giunte al termine della pena detentiva. Tale finanziamento coinvolge
    5 Regioni. L'Assessore ricorda che nel 2009 la Regione ha stanziato
    per i progetti realizzati sul territorio 350.000 euro e che nel 2010
    non si potrà fare altrettanto. Sottolinea come sul territorio
    regionale, a differenza di altre regioni, siano presenti le borse
    lavoro presso le strutture dei Comuni e delle Cooperative sociali,
    ma a questo punto vengono a mancare le risorse per finanziarle.
    Ribadisce l'importanza che avrebbe poter accedere a tale
    stanziamento a fronte della situazione di massimo sovraffollamento
    raggiunta dalle carceri emiliano-romagnole. Ribadisce la
    sollecitazione ad interagire anche al fine di non doversi trovare
    nella condizione di avere persone che escono dal carcere senza che
    ci si sia potuti preparare. Ricorda anche che, comunque, è altamente
    probabile che gran parte della popolazione carceraria
    extracomunitaria non possa usufruire della possibilità di uscire
    anticipatamente, dal momento che per lo più non ha casa e non può
    essere quindi attuata la detenzione domiciliare. Rispetto al 'Piano
    carceri', conferma che la prima struttura prevista dal programma è
    quella di Modena, ma non prima di un anno e mezzo o due. La
    struttura successiva potrebbe essere quella di Piacenza, per cui
    tuttavia non c'è ancora nulla di attivato. L'Assessore procede
    quindi nella elencazione delle criticità ricordando che la
    possibilità, prevista dalle norme, che i detenuti stranieri possano
    scontare la pena nel loro Paese è condizionata sia dal parere del
    detenuto stesso, sia dall'accordo che deve intercorrere con il Paese
    di origine. Ribadisce le condizioni di carenza di personale anche
    solo per poter attivare ed applicare tali pratiche. Sottolinea come
    la Giunta, in merito al ruolo degli enti locali, abbia appoggiato,
    in modo compatibile con le finanze regionali, il lavoro di
    coordinamento e l'impegno dei comuni in funzione del coinvolgimento
    delle grandi forze di volontariato che lavorano nelle carceri
    emiliano-romagnole, insieme al terzo settore ed insieme ai sevizi
    della formazione professionale, risorse che permettono di tentare di
    migliorare la vita dentro le carceri. Sottolinea l'importanza di
    trovare disponibilità 'bipartisan' su questo tema e vera interazione
    e collaborazione rispetto alla situazione di difficoltà che si sta
    sempre più aggravando, per arrivare ad utilizzare positivamente quei
    provvedimenti e quei finanziamenti che potrebbero avviare, se non
    una soluzione, un miglioramento delle attuali condizioni. Situazioni
    di eccellenza come quella di Sadurano ricordata dall'Assessore
    Lusenti o come quella della Casa Madre del perdono di Rimini
    (detenzione alternativa di gruppo), sono risposte praticabili, che
    andrebbero implementate insieme ad altre forme alternative per cui
    esistono già reti organizzative e di gestione. Al di là della
    presentazione della relazione annuale prevista dalla legge, ad
    avviso dell'Assessore, nulla toglie che, qualora ci sia necessità o
    si rilevi l'interesse, si possa non aspettare un anno per
    riaffrontare il tema anche per punti ed anche per singole
    problematiche riferite alle realtà territoriali. Sa che molti
    consiglieri stanno procedendo ad effettuare visite nelle carceri
    della regione. Lei stessa ha ritenuto necessario questo percorso.
    Tuttavia, poiché sta altresì procedendo a raccogliere presso i
    direttori delle strutture il quadro delle criticità, non si nasconde
    che il momento è particolarmente delicato e richiede particolare
    attenzione affinché le visite non aggravino le già notevoli
    difficoltà di gestione ed organizzazione.
    La Presidente DONINI, ringraziata l'Assessore, accoglie, come
    Presidente di una delle due Commissioni coinvolte, la sollecitazione
    dell'Assessore Marzocchi ed afferma che è facoltà delle Commissioni
    organizzare anche attività convegnistica o seminariale, e comunque
    di approfondimento. Ritiene possibile dedicare una giornata di
    approfondimento al tema, dopo l'estate, invitando più soggetti, più
    interlocutori per trattare i vari aspetti di una questione molto
    complessa, come emerge dal dibattito. Rivolta al Consigliere
    Pollastri, precisa che la L.R. 3/2008 prevede l'istituzione del
    Garante regionale, dando competenza all'Assemblea per quel che
    attiene la nomina. Tuttavia il Garante regionale non è mai stato
    nominato, a fronte dell'emergere in Ufficio di Presidenza
    dell'Assemblea (che ha la responsabilità di avanzare una proposta ai
    fini della nomina) di alcune riflessioni aggiuntive trasversali.
    Cede quindi la parola all'Assessore Lusenti.
    L'Assessore LUSENTI, rispondendo innanzitutto al Consigliere
    Grillini, sottolinea che si conoscono i numeri sia dei detenuti
    tossicodipendenti, sia dei detenuti sieropositivi, sia dei detenuti
    tossicodipendenti sieropositivi. Questo è un dato assolutamente
    chiaro nell'ottica di tutelare al meglio i sieropositivi, che sono
    coloro che rischiano di più durante la detenzione. Al Consigliere
    Grillini, che richiamava la necessità di attivare iniziative
    politiche, anche da parte del Presidente Errani, sul tema del
    sovraffollamento, ricorda che il Presidente Errani, la prima volta
    all'inizio del 2009 e la seconda nell'aprile del 2009, ha scritto
    due distinte lettere al Ministro Alfano sia sul tema generale del
    sovraffollamento nelle carceri dell'Emilia-Romagna, che sul tema del
    sovraffollamento all'OPG di Reggio Emilia. A tutt'oggi queste due
    lettere non hanno ancora ricevuto risposta. Ritiene questo un fatto
    e non un giudizio. Assume l'impegno sia nei confronti della
    Consigliera Noè, sia nei confronti del Consigliere Defranceschi di
    effettuare una istruttoria ai fini di una più puntuale risposta
    puntuale rispetto alle condizioni in cui vengono ricoverati i
    detenuti, non solo a Bologna, ma in tutta la regione. Informa
    comunque che negli ospedali provinciali sono riservati al ricovero
    di detenuti una serie di posti-letto. Fornirà più circostanziate
    informazioni riguardo alla situazione di assistenza e consulenza
    psicologica presso il carcere della Dozza. Pone quindi attenzione a
    due questioni non propriamente sanitarie. Perché l'Emilia-Romagna è
    la regione con il maggior sovraffollamento? Non ritiene di avere una
    risposta, che comunque a lui non compete, tuttavia può produrre
    qualche ulteriore dato: innanzitutto va rilevato che i detenuti
    nelle carceri dell'Emilia-Romagna con residenza in Emilia-Romagna
    oggi sono il 59%, in secondo luogo, ulteriore dato obiettivo, le
    assegnazioni vengono fatte autonomamente dal Dipartimento
    dell'Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia.
    Non propende né per il complotto né per l'eterogenesi dei fini,
    bensì registra che c'è un'attenzione particolare da parte del
    Dipartimento nell'assegnazione dei detenuti alle carceri
    dell'Emilia-Romagna. Rileva quanto detto dal Consigliere Pollastri
    riguardo alla proposta di assegnare ai domiciliari chi abbia un
    periodo detentivo residuo di un anno e precisa che circa il 40% dei
    detenuti sarebbe in simili condizioni. Tuttavia, riprendendo quanto
    detto dall'Assessore Marzocchi, il tema non è se essere favorevoli o
    contrari ad un simile provvedimento. Per un verso la Giunta
    accoglierebbe favorevolmente l'entrata in vigore di tale norma, ma
    per l'altro occorre domandarsi cosa accade dopo, quali siano le
    conseguenze, perché l'assegnazione al domicilio produce o può
    produrre i problemi ed i rischi già segnalati dall'Assessore
    Marzocchi. L'assegnazione di detenuti tossicodipendenti a comunità
    locali, ad esempio, produce costi a carico del bilancio regionale e
    se l'assegnazione a luoghi ben più idonei del carcere è sicuramente
    un vantaggio per persone in situazione di disagio, si producono
    effetti con cui occorrerà fare i conti.
    Il Direttore CESARI apporta alcuni necessari chiarimenti alla
    discussione. Alla domanda sul perché in Emilia-Romagna ci sia questo
    sovraffollamento, risponde con due dati. Dall'esperienza di
    direzione di vari istituti di pena italiani deduce che ci sono
    particolari situazioni che determinano tale condizione: a Modena,
    prima che la città si ingrandisse/raggiungesse le attuali
    dimensioni, c'erano 120 detenuti. Poi sono diventati 600. Rimini
    mediamente d'inverno viaggia intorno a 150 detenuti, d'estate arriva
    anche a 300. Inoltre in questa regione è stato creato un OPG che di
    fatto si è andato a far carico di tante problematiche dell'Italia
    centro-settentrionale. C'è un accordo, c'è un bacino di utenza, che
    vanno rispettati. Lui stesso, comunque, ha presentato centralmente
    il problema e sottolineato come non si possano veder destinate
    decine (180) di detenuti della Lombardia e del Piemonte. Poi negli
    anni, non da adesso, l'amministrazione ha destinato i due istituti
    di casa di lavoro, Saliceto San Giuliano e Castelfranco dove ci sono
    le misure di sicurezza detentive; purtroppo ci sono gli istituti che
    raccolgono l'80% delle misure di sicurezza in Italia, ma è sempre
    stato così e non da adesso e nonostante più volte si sia richiesto
    di riferirsi alle sedi territoriali. Rileva tuttavia che molto
    spesso ci sono soggetti per i quali il discorso di recupero è
    difficile perchè all'apice della carriera criminale: ormai molto
    spesso bisogna fare assistenza a grossi, vecchi, incalliti
    criminali. Sul 'piano Ionta': per quanto a sua conoscenza, prevedeva
    un investimento di circa 57 milioni di euro per l'Emilia-Romagna. Si
    è privilegiata, per comprovata convenienza, la costruzione di nuovi
    padiglioni piuttosto che di un nuovo istituto. L'appalto è stato
    dato a Modena e si presume di vederne i risultati nel giro dei 18
    mesi preventivati. Si è poi ottenuto il nullaosta per altri 200
    posti a Piacenza ed altri ancora sono previsti in quasi tutti gli
    istituti emiliani (Parma, Bologna, Ferrara, Reggio Emilia). Ritiene
    tuttavia che si rischi l'enfatizzazione di questa situazione
    detentiva, invece che ridurla, anche alla luce dell'accordo che si
    sta portando avanti per il trasferimento dei soggetti dall'OPG alla
    casa di reclusione della vecchia sezione internati di Castelfranco
    Emilia, in modo che si possano recuperare anche quei posti. E' stato
    sollecitato l'appalto dell'ultimo stadio dei lavori a Forlì dove si
    prevedono altri 250 posti e, a fine anno, verrà terminata e
    consegnata la ristrutturazione parziale di Parma, con altri 150
    posti disponibili. Ulteriori 70 posti saranno a disposizione a
    Rimini. Sottolinea come alla fine dell'anno si potrà prevedere
    qualche miglioramento rispetto alla situazione attuale. Già in
    questi giorni è in corso un trasferimento di circa 100 detenuti, da
    cui proprio oggi Ravenna, verso gli istituti dell'Italia
    meridionale, in particolare della Sicilia. Dal Capo del
    Dipartimento, nei primi giorni del mese, contestualmente alla
    sollecitazione ad effettuare ricognizioni e segnalazioni delle
    necessità, ha ricevuto l'informazione che i provvedimenti potrebbero
    essere approvati prima dell'estate. Toccherà poi ai magistrati dar
    loro attuazione. Il problema più grave si pone per i detenuti
    extracomunitari, in gran parte provenienti da Tunisia e Marocco, per
    un totale di quasi 1.000 persone. Vengono poi ex Jugoslavia e
    Albania. Il problema è che molto spesso costoro sono senza fissa
    dimora, non hanno nulla, quindi il magistrato non ha destinazioni a
    cui inviare questi detenuti 'ai domiciliari'. Bisognerà creare
    qualche struttura, inventare qualche soluzione come diceva
    l'Assessore, della quale apprezza il pragmatismo, creare una rete,
    creare delle possibilità, creare dei percorsi, altrimenti molto
    spesso il magistrato si dovrà fermare. Sul detenuto suicida a
    Bologna, informa di aver chiesto un referto autoptico per poter
    avviare l'indagine del caso. Non può dire di più, ufficialmente è
    stato trovato morto e devono essere accertate le cause del decesso.
    Rileva che occorre tenere conto che per ogni caso simile ci sono
    ricadute spesso drammatiche anche sul personale di sorveglianza e su
    tutto il personale interno. Scaricare la responsabilità sugli
    operatori, colpevolizzarli, significa evocare sul personale una
    spada di Damocle non di poco conto. Infatti, qualora si rilevassero
    'leggerezze' nei confronti del detenuto, si viene sottoposti a
    procedimento disciplinare e poi si va dinanzi alla Corte dei Conti
    per l'azione risarcitoria che lo Stato deve nei confronti dei
    parenti. Su questi aspetti si sente di parlare con il cuore.
    Riguardo alle detenute con prole appresso, si è tentato di creare
    dei giardini d'infanzia, come momento di accoglienza, sperimentando
    anche la possibilità di trovare locali esterni alle carceri.
    Tuttavia i casi in regione sono molto ridotti, si concentrano su
    Bologna e le risorse da poter investire sono estremamente ridotte.
    E' sembrato quindi opportuno convenzionarsi con Milano che già ha
    attivato una simile opportunità. Aggiunge quindi che, a fronte del
    fatto che le risorse finanziarie sono estremamente ridotte, esiste
    però un patrimonio edilizio incommensurabile, ex patrimonio
    demaniale dell'esercito, che adesso è passato agli enti locali.
    Chiede una sensibilizzazione ed un aiuto affinché l'amministrazione
    possa anche sistemarsi in locali senza ricorrere al pagamento di
    affitti. Ringrazia i Consiglieri e gli Assessori presenti e
    ringrazia i Presidenti delle due Commissioni assembleari che hanno
    reso possibile questo incontro.
    Il Presidente FAVIA ringrazia a sua volta tutti gli intervenuti e
    gli ospiti e dichiara chiusa la seduta.
    La seduta termina alle ore 18.45'.
    Verbale approvato dalla IV Commissione nella seduta del 21 settembre
    2010.
    Verbale approvato dalla VI Commissione nella seduta del 22 settembre
    2010.
    La Presidente della IV Commissione Il Presidente della VI Commissione
    Monica Donini Giovanni Favia
    La Segretaria della IV Commissione La Segretaria della VI Commissione
    Lidia Testoni Nicoletta Tartari
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