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Legislatura IX - Commissione IV - Verbale del 24/01/2012 antimeridiano

    Testo

                        Verbale n. 1 (Commissione IV)
    Verbale n. 2 (Commissione III)
    Seduta del 24 gennaio 2012
    Il giorno 24 gennaio 2012 alle ore 10 si sono riunite in seduta
    congiunta presso la sede dell'Assemblea legislativa in Bologna,
    Viale A. Moro 50, le Commissioni IV Politiche per la Salute e
    Politiche Sociali e III Territorio Ambiente Mobilità , convocate
    con nota prot. n. 2142 del 19 gennaio 2012.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    CONSIGLIERE RUOLO GRUPPO ASSEMBLEARE IV III
    DONINI Monica Presidente IV Federazione della 2 2 presente
    Sinistra
    ZOFFOLI Presidente III Partito Democratico 5 presente
    Damiano
    PIVA Roberto Vicepresidente Partito Democratico 5 presente
    IV
    VECCHI Vicepresidente PDL - Popolo della 5 presente
    Alberto IV Libertà
    BERNARDINI Vicepresidente Lega Nord Padania 4 assente
    Manes III Emilia e Romagna
    MARANI Paola Vicepresidente Partito Democratico 2 4 assente
    III
    ALESSANDRINI Componente Partito Democratico 2 presente
    Tiziano
    BARBATI LIANA Componente Italia dei Valori - 2 assente
    Lista Di Pietro
    BARBIERI Componente Partito Democratico 2 presente
    Marco
    BARTOLINI Componente PDL - Popolo della 1 assente
    Luca Libertà
    BAZZONI Componente PDL - Popolo della 2 presente
    Gianguido Libertà
    BIGNAMI Componente PDL - Popolo della 4 assente
    Galeazzo Libertà
    CARINI Marco Componente Partito Democratico 5 presente
    CASADEI Componente Partito Democratico 2 presente
    Thomas
    CORRADI Componente Lega Nord Padania 4 presente
    Roberto Emilia e Romagna
    COSTI Palma Componente Partito Democratico 2 presente
    DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
    Andrea Beppegrillo.it
    FAVIA Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
    Giovanni Beppegrillo.it
    FERRARI Componente Partito Democratico 5 presente
    Gabriele
    FIAMMENGHI Componente Partito Democratico 2 presente
    Valdimiro
    FILIPPI Fabio Componente PDL - Popolo della 4 assente
    Libertà
    GRILLINI Componente Italia dei Valori - 1 presente
    Franco Lista Di Pietro
    LEONI Andrea Componente PDL - Popolo della 2 presente
    Libertà
    MANDINI Componente Italia dei Valori - 3 assente
    Sandro Lista Di Pietro
    MAZZOTTI Componente Partito Democratico 2 2 presente
    Mario
    MEO Gabriella Componente Sinistra Ecologia 2 presente
    Libertà - Idee Verdi
    (SEL - Verdi)
    MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 2 presente
    MUMOLO Componente Partito Democratico 2 presente
    Antonio
    NALDI Gian Componente Sinistra Ecologia 2 presente
    Guido Libertà - Idee Verdi
    (SEL - Verdi)
    NOÈ Silvia Componente UDC - Unione di 1 1 presente
    Centro
    PARIANI Anna Componente Partito Democratico 2 presente
    POLLASTRI Componente PDL - Popolo della 4 presente
    Andrea Libertà
    RIVA Matteo Componente Italia dei Valori - 1 1 assente
    Lista Di Pietro
    Sono presenti i consiglieri: Roberto GARBI in sostituzione di Paola
    MARANI e Mauro MANFREDINI in sostituzione di Manes BERNARDINI.
    Sono altresì presenti: Sabrina FREDA, Assessore all'Ambiente e
    riqualificazione urbana, e Carlo LUSENTI, Assessore alle Politiche
    per la salute.
    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: S. Tibaldi (Direttore
    gen. ARPA Emilia-Romagna), A. Colacci (Resp. CTR Cancerogenesi
    ambientale e valutazione del rischio ARPA), V. Poluzzi (Resp. CTR
    Aree urbane ARPA); S. Candela (Dip. Sanità pubblica - Az. USL Reggio
    Emilia); G. Bortone (Direttore gen. Ambiente e difesa del suolo e
    della costa); A. C. Finarelli (Resp. Serv. Sanità pubblica), P.
    Angelini (Serv. Sanità pubblica); B. Musiani (Ag. Informazione e
    comunicazione); C. Cicognani (Serv. Informazione e comunicazione
    istituzionale).
    Presiedono la seduta: Monica DONINI e Damiano ZOFFOLI
    Assistono le Segretarie: Samuela Fiorini e Nicoletta Tartari
    Resocontiste: Antonella Agostini e Vanessa Francescon
    I presidenti DONINI e ZOFFOLI dichiarano aperta la seduta congiunta
    delle Commissioni Politiche per la Salute e Politiche Sociali e
    Territorio Ambiente Mobilità alle ore 10,20.
    Sono presenti i consiglieri Alessandrini, Bazzoni,Casadei, Corradi,
    Defranceschi, Ferrari, Fiammenghi, Garbi, Grillini, Manfredini,
    Naldi, Pariani e Piva.
    - Informativa della Giunta sui risultati dello studio Moniter sugli
    effetti degli inceneritori sull'ambiente e sulla salute.
    Presidente DONINI: Chiedo ai colleghi di prendere posto, se
    possibile, so che quando c'è una seduta congiunta occorre
    sacrificarsi perché gli spazi sono quello che sono. L'oggetto della
    nostra convocazione è questa informativa della Giunta sugli esiti
    del progetto Moniter. La scelta che io e il presidente Zoffoli
    abbiamo condiviso insieme alla presidenza dell'Assemblea legislativa
    è legata ad una richiesta formale arrivata e sottoscritta da un
    gruppo consistente di consiglieri regionali, una richiesta che aveva
    lo scopo di aprire uno spazio formale di discussione, anche
    attraverso un passaggio in commissione, sull'esito di questo
    progetto, di questa ricerca finanziata dalla Regione e dei suoi
    eventuali sviluppi. Ringrazio gli assessori Lusenti e Freda per la
    presenza. È presente anche il direttore generale di ARPA, dott.
    Tibaldi, oltre ad un folto gruppo di dirigenti e funzionari sia
    dell'ARPA che dell'Assessorato alla sanità. Sarete voi a decidere,
    di mano in mano, chi interviene per metterci nelle condizioni di
    seguire al meglio questa informativa. Vi è stato distribuito un
    foglio molto sintetico attraverso il quale è possibile avere le
    indicazioni su dove reperire tutti i materiali, perché la ricerca è
    stata pubblicata sia nella sua parte di sintesi, che nella sua parte
    estensiva. Sono svariate pagine: alcune copie saranno fornite, ma
    abbiamo ritenuto che fosse evitabile la distruzione di una porzione
    di foresta dal momento che è possibile acquisirla on-line. Chi la
    vuole in cartaceo può fare richiesta e gli verrà fornita nel giro di
    poco tempo, così come le eventuali slide che verranno utilizzate
    saranno, poi, girate in formato elettronico ai componenti delle due
    commissioni. In questo modo ci sarà la possibilità di acquisire
    tutto il materiale informativo necessario. A questo punto, se non ha
    niente da aggiungere il collega Zoffoli, inizierei i nostri lavori e
    darei la parola all'assessore Freda.
    Entrano i consiglieri Costi, Carini e Pollastri.
    Assessore FREDA: Comincerei con un'esposizione sintetica di quella
    che è la situazione dell'Emilia-Romagna rispetto alla gestione dei
    rifiuti, facendo qualche cenno sia al progetto Moniter, sia in
    particolare a quelli che sono i risultati dal punto di vista
    ambientale, sia poi agli sviluppi con il progetto Supersito. Il
    progetto Moniter è stato realizzato tra il 2007 e il 2011 e ha
    l'obiettivo di organizzare un sistema di sorveglianza ambientale e
    di valutazione epidemiologica. Ha coinvolto più di cento esperti tra
    i quali Università e Istituti di ricerca insieme ad ARPA e Ausl. In
    particolare, gli elementi messi a confronto riguardano sia gli
    aspetti tecnologici degli impianti, sia quelli di qualità dell'aria
    e l'analisi di carattere epidemiologico. Gli obiettivi perseguiti
    con il progetto Moniter - che peraltro rappresenta un'eccellenza nel
    panorama nazionale e forse anche internazionale, che è stato
    sostenuto dalla regione Emilia-Romagna con un investimento di circa
    3 milioni di euro - sono quelli di valutare lo stato di salute della
    popolazione esposta alle emissioni degli inceneritori e
    contemporaneamente di acquisire nuove conoscenze sulle
    caratteristiche sia qualitative che quantitative degli inquinanti
    emessi, con la prospettiva di definire i criteri per elaborare la
    valutazione di impatto sanitario e anche di migliorare sia la
    consapevolezza dei cittadini, sia la partecipazione alle scelte
    successive per quello che riguarda la gestione dei rifiuti, che
    sicuramente è un tema sempre attuale, visto che, come vedremo poi
    dai dati nelle slide successive, ancora non siamo riusciti a
    disaccoppiare lo sviluppo economico dalla produzione di rifiuti.
    Entrano i consiglieri Leoni e Favia, escono i consiglieri
    Defranceschi e Bazzoni.
    Gli obiettivi perseguiti dalla Regione Emilia-Romagna per quello che
    riguarda le politiche di gestione dei rifiuti mettono al primo posto
    la tutela della salute dei cittadini (sappiamo che dove il ciclo dei
    rifiuti non è gestito correttamente ci sono degli impatti
    ambientali, e di conseguenza sulla salute, molto importanti);
    contemporaneamente ci si propone di affinare gli strumenti a
    disposizione di conoscenza e di monitoraggio e riuscire a recepire
    con il programma di gestione dei rifiuti della Regione quelle che
    sono le indicazioni che ci vengono dall'Europa, non solo in termini
    di trasparenza, ma anche in termini di priorità di gestione e di
    trattamento. In particolare, le indicazioni europee in materia di
    gestione dei rifiuti sono sintetizzate nella direttiva 98 del 2008
    che, come si diceva, stabilisce un ordine di priorità per la
    gestione dei rifiuti, ponendo al primo posto la prevenzione. Su
    questo, siamo in attesa per la fine del 2012 di un programma
    nazionale di prevenzione dei rifiuti, dato che è chiaro che questa
    strategia attiva delle dinamiche che non possono essere chiuse
    all'interno della regione, ma necessariamente devono coinvolgere sia
    il piano nazionale che quello internazionale. Al secondo posto la
    direttiva mette la preparazione per il riutilizzo, poi il
    riciclaggio; al penultimo posto mette il recupero di altro tipo, per
    esempio il recupero di energia, quindi gli impianti di
    termovalorizzazione, gli inceneritori (dunque l'inceneritore è al
    penultimo posto nella graduatoria di priorità, come tipologia di
    trattamento, di gestione dei rifiuti). All'ultimo posto mette il
    conferimento in discarica: questa direttiva viene anche chiamata
    Discarica zero perché l'Unione europea individua la discarica come
    una modalità di smaltimento da superare. Per quello che riguarda le
    politiche regionali, negli anni, attraverso Il Piano di azione
    ambientale, sono state stanziate importanti somme anche per quello
    che riguarda il miglioramento della gestione dei rifiuti; i vari
    progetti sul territorio hanno prodotto un miglioramento sensibile,
    poi lo vediamo nei dati puntuali. L'ultimo Piano di azione
    ambientale ha stanziato 5,6 milioni di euro che movimentano oltre 11
    milioni di euro, con l'obiettivo di andare ad incentivare sui
    territori lo sviluppo di centri del riuso, la raccolta differenziata
    e il completamento della dotazione regionale di centri di raccolta.
    Illustro ora una sintesi del report sui rifiuti del 2011, che prende
    in esame i dati del 2010 (penso ne sia stata distribuita una copia,
    che comunque è disponibile). Per quello che riguarda la produzione
    dei rifiuti urbani, come si diceva, è sempre - purtroppo - in
    aumento, nel senso che vediamo una flessione dal punto di vista
    della produzione legata alla crisi economica. Avevamo avuto una
    leggera flessione nel 2009, con riferimento alla crisi del 2008;
    appena sembrava ci fosse un minimo di ripresa è aumentata la
    produzione di rifiuti. E questo è, forse, il nodo strategico da
    affrontare: fino a che non riusciamo a separare lo sviluppo
    economico dalla produzione dei rifiuti, la gestione dei rifiuti sarà
    sempre un problema. Abbiamo avuto un aumento del 2,4% di produzione
    rispetto al 2009, però abbiamo un dato molto positivo che è
    l'aumento della raccolta differenziata del 3,1%, ma la cosa più
    significativa è che nel 2010, per la prima volta, la raccolta
    differenziata supera i rifiuti indifferenziati. Siamo al 50,4% di
    rifiuti raccolti in modo differenziato rispetto al 49,6% di rifiuti
    indifferenziati.
    Entrano i consiglieri Noé e Barbieri.
    Peraltro i rifiuti indifferenziati - che vengono trattati attraverso
    incenerimento, biostabilizzazione e discarica - aumentano, per quel
    che riguarda l'incenerimento, meno di quanto non aumenti la raccolta
    differenziata (siamo a + 2,7%). La cosa significativa è che
    diminuisce in modo importante il conferimento in discarica (- 6,6%),
    in linea con le direttive europee, cioè la direttiva n. 98 del 2008.
    Se facciamo il conto sul decennio, questi dati sono confermati ed
    emergono in maniera ancora più chiara. C'è un grafico che
    rappresenta in maniera immediatamente percepibile quello che è stato
    l'aumento della raccolta differenziata rispetto alla crescita della
    produzione di rifiuti e quindi dell'indifferenziato che però,
    relativamente, diminuisce sempre, fino ad arrivare nel 2010 al
    superamento della raccolta differenziata rispetto al rifiuto
    indifferenziato.
    Uno degli studi che sono stati portati avanti nel corso del 2010
    riguarda il materiale raccolto in modo differenziato che viene
    avviato a recupero. In regione abbiamo circa 200 impianti, 200
    attività industriali che operano nel campo del riciclo e
    costituiscono, quindi, una base importante per andare a costruire
    progressivamente quella filiera del riciclo che ci aiuterebbe
    moltissimo per quel che riguarda la gestione. Ci sono dei dati
    importanti che ci dicono che del materiale raccolto in modo
    differenziato viene avviato a recupero il 99% della carta, il 98%
    del vetro e del legno, il 76% della plastica. Sulla raccolta della
    plastica abbiamo ancora delle difficoltà: diminuirebbe se
    riuscissimo a concordare una strategia di produzione non regionale,
    ma nazionale o internazionale, perché i diversi polimeri che vengono
    utilizzati per produrre le bottiglie di plastica non possono essere
    facilmente recuperati insieme, dato che hanno temperature di
    cofusione e di lavorazione differenti, per cui non tutta la plastica
    può essere trattata allo stesso modo. Quindi riusciamo ad avviare a
    recupero effettivo il 76%, che è il dato più basso dei materiali che
    vengono raccolti in maniera differenziata. C'è un'alta percentuale
    di acciaio e alluminio, che sono materiali che vengono facilmente
    recuperati, e anche del verde e dell'umido, che vengono poi avviati
    a trattamenti per produrre compost.
    Il quadro dell'ultimo decennio dà una sintesi di quella che è stata
    l'evoluzione della gestione dei rifiuti. Vediamo che rispetto al
    2001, la raccolta differenziata è passata dal 25% al 50,4% e il
    conferimento in discarica è passato dal 51% al 18,4%, significa che
    è diminuito del 32,6%. Questo ci dice che la gestione della Regione
    è coerente rispetto alle richieste dell'Europa. L'incenerimento è
    passato dal 16% al 25% e dunque è aumentato del 9%, in maniera
    significativamente inferiore rispetto alla diminuzione del
    conferimento in discarica. Ciò vuol dire che la nostra gestione ha
    correttamente puntato anche sul recupero. Infine la
    biostabilizzazione è diminuita proprio perché è aumentata la qualità
    del materiale raccolto, quindi la possibilità di andare a produrre
    compost di qualità, che ha degli scarti superiori che poi vengono
    utilizzati in altri modi, in particolare per le coperture delle
    discariche.
    Circa il quadro generale degli impianti sul territorio, l'obiettivo
    della Regione Emilia-Romagna è sempre stato quello di puntare
    sull'autosufficienza nella gestione dei rifiuti. Questo obiettivo è
    stato perseguito con l'installazione di impianti differenti per il
    trattamento dei rifiuti: 21 impianti di compostaggio e circa 200
    impianti (a cui facevo rifermento prima) per il trattamento/recupero
    delle frazioni secche riciclabili. Per quel che riguarda i rifiuti
    indifferenziati residui, ci sono 10 impianti di trattamento
    meccanico biologico, 8 inceneritori, di cui uno per la combustione
    di CDR, e 10 discariche per rifiuti non pericolosi. I dati relativi
    alla termovalorizzazione: circa 945.000 tonnellate, di cui 69% di
    rifiuti urbani indifferenziati, 21% di frazione secca derivante da
    selezione meccanica, 4% di CDR, 1% di rifiuti sanitari, il 5%
    rifiuti speciali. La capacità massima autorizzata è di un milione e
    centomila tonnellate.
    Consigliera NOÉ: Cosa si intende per frazione secca?
    Assessore FREDA: Vuol dire che viene fatto un trattamento per
    eliminare all'interno dei rifiuti indifferenziati il secco
    dall'umido.
    Nella slide che riporta la dislocazione degli impianti c'è qualche
    dato relativo al recupero di energia: sostanzialmente il sistema
    impiantistico sviluppa sul territorio 524.839 MWh elettrici e
    129.828 MWh termici.
    Il presidio del termovalorizzatore in Emilia-Romagna si sviluppa, al
    di là del progetto Moniter, in ordinario attraverso una serie di
    fasi: la prima è legata alla fase autorizzativa (cioè a degli
    standard che devono essere rispettati e fanno riferimento alle norme
    più vincolanti), poi ci sono i limiti emissivi che vengono imposti
    facendo riferimento alle norme nazionali, ma richiedendo in realtà
    il rispetto di limiti più severi, inferiori. Anche Moniter ci dice
    che, dal punto di vista delle emissioni ambientali siamo sotto di
    due ordini di grandezza (o addirittura tre) per quel che riguarda
    gli inquinanti più significativi. Nel 2010 sono stati fatti 160
    controlli ordinari per 300 campioni, che hanno dato risultati
    assolutamente coerenti rispetto alle aspettative. Hanno cioè
    confermato un livello sempre al di sotto, in modo significativo, dei
    limiti consentiti.
    Vi è quindi una breve sintesi dei risultati, dal punto di vista
    ambientale, che sono emersi dal progetto Moniter: per quel che
    riguarda le diossine, i furani e gli idrocarburi policiclici
    aromatici siamo, per diversi ordini di grandezza, al di sotto dei
    limiti di legge. Non sono state evidenziate criticità neanche per
    quel che riguarda inquinanti, tipo i metalli o i PCB. Altro
    risultato interessante di questo progetto è stato il riuscire a
    mettere in evidenza come l'evoluzione tecnologica che ha interessato
    questi impianti nel tempo abbia avuto come conseguenza anche una
    riduzione delle emissioni inquinanti. Siamo riusciti anche a
    valutare la bontà del progresso tecnologico, cioè i sistemi di
    abbattimento delle emissioni nei vari impianti.
    Una diapositiva abbastanza tecnica riguarda l'incidenza delle
    emissioni degli inceneritori rispetto agli inquinanti più
    significativi: per quel che concerne le PM10 l'incenerimento dei
    rifiuti incide per lo 0,04% a livello regionale, per gli ossidi di
    azoto (uno degli inquinanti più critici per il nostro territorio)
    gli inceneritori incidono invece per lo 0,47%. Con riferimento alle
    emissioni complessive degli impianti sono riportati in tabella i
    vari livelli specifici. Volevo sottolineare che per quel che
    riguarda la CO2, gli impianti più significativi rispetto alle
    emissioni non sono gli inceneritori ma le discariche.
    Chiudo aprendo una finestra su quelle che sono le strategie future
    della Regione e quindi la volontà di continuare ad investire nel
    monitoraggio, nello studio, per cercare di sviluppare una modalità
    di gestione, ma contemporaneamente progetti tecnici che ci
    consentano di tenere sempre di più sotto controllo gli impatti in
    generale della gestione dei rifiuti. Il progetto Supersito, che è
    uno studio integrato dell'inquinamento dell'atmosfera, ci consentirà
    non solo di avere dei dati e delle valutazioni rispetto ad
    inquinanti e particelle più piccole (dunque uno spettro di
    riferimento che adesso non viene indagato o è ancora scarsamente
    indagato), ma anche di avere da un lato le ricadute sanitarie e
    dall'altro la possibilità di andare a definire quelle che sono le
    sorgenti emissive. Dato che noi abbiamo una situazione di fondo
    significativamente inquinata, soprattutto nei contesti urbani, dal
    traffico veicolare e da tutte le attività antropiche in generale, è
    difficile poi andare a definire, campionando il suolo o l'atmosfera,
    quelli che sono gli inquinanti dovuti ad un'attività specifica
    piuttosto che ad un'altra. Questo progetto ci dovrebbe aiutare anche
    in questa direzione.
    Esce il consigliere Manfredini, entra il consigliere Mazzotti.
    Assessore LUSENTI: Prima di passare ad una sintetica esposizione dei
    risultati dello studio, mi sembra opportuno mettere in evidenza
    alcuni elementi generali e lo farò in modo molto sintetico,
    riprendendo e ulteriormente sottolineando ed esplicitando alcune
    considerazioni che ha fatto l'assessore Freda.
    La prima considerazione è che l'attenzione che in questa regione è
    stata esercitata, negli anni, riguardo alle interazioni tra ambiente
    e salute e alle scelte delle politiche che riguardano da un lato le
    politiche ambientali e dall'altro la tutela della salute, non ha
    pari nel contesto nazionale e internazionale. Noi condividiamo con
    le regioni della Pianura padana e con il resto d'Europa una
    diffusione per numerosità e potenza degli inceneritori che non ci
    mette sicuramente ai primi posti; in un confronto europeo, siamo
    sicuramente al primo posto, invece, nello studio, nella valutazione
    e nell'approfondimento degli effetti ambientali e degli effetti
    sulla salute. Non esiste uno studio Moniter di altre regioni
    italiane; non esiste uno studio così vasto, così protratto nel
    tempo, così dettagliato, in ambito europeo. Questo per dire che, sia
    dal punto di vista delle competenze, sia dal punto di vista della
    costruzione dello studio, sia dal punto di vista del sostegno al
    finanziamento - lo studio Moniter è stato finanziato dalla Regione
    Emilia-Romagna per circa 3 milioni di euro e il progetto Supersito
    per 7 milioni - non ci sono pari. In questa fase, la cosa più facile
    sarebbe stata fare un passo indietro: visto che non lo fa nessun
    altro, non lo facciamo neanche noi. Nelle condizioni di risorse date
    sarebbe stato facilissimo allinearsi in questa scelta. E, invece,
    siccome nella valutazione su questi temi non ci siamo mai
    accontentati né del semplice rispetto delle leggi e delle norme
    (che, come è appena stato presentato con dati eloquenti, vengono
    rispettate in modo puntuale), né ci accontentiamo del costante
    confronto con la letteratura internazionale, è stato impiantato,
    sostenuto e portato a termine uno studio che è un punto di
    riferimento internazionale.
    Entra il consigliere Vecchi.
    Come ulteriore elemento di dimostrazione, è riconosciuto in questo
    Paese che quando si cercano evidenze più solide sulle interazioni
    tra condizioni ambientali e salute, questa Regione viene scelta come
    capofila. Il progetto Salute e rifiuti , che è un progetto del CCM
    (cioè il Centro del Ministero della salute, dell'Istituto superiore
    della sanità, finanziato dal Ministero della salute), vede come
    capofila la nostra Regione. Questo per dire che non siamo su un
    piano in cui seguiamo le evidenze, vediamo e ci confrontiamo, ma
    produciamo dati ed evidenze, cerchiamo, come nessun altro, i
    segnali, i dati che ci fanno leggere questa interazione.
    Il secondo elemento di cornice che penso vada sottolineato
    preventivamente è che di tutto questo lavoro abbiamo reso conto
    pubblicamente in modo assolutamente completo. I dati dello studio
    sono stati resi disponibili sui siti dedicati in itinere, non alla
    fine, man mano che venivano prodotti, e sono state realizzate due
    conferenze, una nel dicembre scorso e una l'anno prima, di
    presentazione dei dati, che erano già pubblici comunque. Questo per
    dire che i dati che troviamo con questo livello di ricerca e
    approfondimento li abbiamo resi - e continueremo a renderli -
    trasparenti, leggibili, pubblici, a sostegno di un confronto il più
    chiaro e trasparente possibile.
    Ultima considerazione: la nostra scelta è di proseguire in questa
    strada e cioè di mantenere il più alto e indipendente livello di
    confronto scientifico su questi temi, il che vuol dire un confronto
    non superficiale, non episodico, non aneddotico, non strumentale,
    non soggettivo, esattamente come indicano i più solidi ed evidenti
    elementi del confronto scientifico internazionale.
    Lo studio ha avuto inizio nel 2007 ma riguarda, come probabilmente è
    noto, una raccolta di dati che parte dal 2003; il primo periodo
    dello studio Moniter riguarda infatti il periodo 2003-2006 e
    riguarda sia la misurazione delle emissioni - su questo non torno
    perché ha già detto l'assessore Freda - sia gli effetti rispetto ad
    alcuni indicatori di salute, riguardanti le popolazioni che
    risiedono in aree concentriche, ma non esattamente circolari, di
    raggio crescente progressivamente di un chilometro dalle centrali.
    Vengono misurati gli effetti su alcuni indicatori di salute
    all'interno di queste aree concentriche e tra queste aree
    concentriche e tra l'insieme di questi cittadini residenti in queste
    aree e il resto dei cittadini della regione, per avere un confronto.
    I due punti più rilevanti o fondamentali che misura lo studio,
    rispetto agli effetti o ai potenziali effetti su alcuni indicatori
    di salute, riguardano gli effetti a lungo termine, cioè mortalità ed
    incidenza di tumori, per cui - qui lo dico sinteticamente, non
    faccio l'esposizione tecnica degli esiti dello studio e lascio alla
    discussione - i dati non evidenziano un incremento di rischio
    connesso con l'esposizione all'inceneritore. Non lo evidenziano
    nelle coorti di popolazione appena descritte, non lo evidenziano
    rispetto al resto della popolazione regionale.
    Entrano i consiglieri Mori e Mumolo.
    Rispetto a questo elemento misurato, una considerazione particolare
    merita la situazione che riguarda i linfomi non Hodgkin nella
    provincia di Modena; nella coorte di Modena considerando i casi
    totali, cioè maschi più femmine, non separatamente, il segnale che
    si può cogliere è di una incidenza maggiore. Tuttavia questo eccesso
    non raggiunge la significatività statistica e non è attribuibile a
    esposizioni recenti. Questo per quanto riguarda, detto molto
    sinteticamente, il primo punto e cioè mortalità e incidenza tumori.
    Secondo elemento che è stato indagato: gli effetti riproduttivi,
    rapporto maschi-femmine, malformazione, abortività, nascite
    pretermine, non entro nella descrizione di ciascun indicatore. Lo
    studio evidenzia un segnale, cioè un dato statisticamente
    significativo, che è quello del crescere, fra le quattro aree
    concentriche verso la più prossima all'inceneritore, di un
    incremento, come dato statisticamente significativo, delle nascite
    pretermine. Se però questo elemento, che è evidenziato come trend
    tra l'area più distante e l'area più prossima, viene calcolato
    mettendo insieme tutti i nati di queste quattro aree prossime
    all'inceneritore con i nati pretermine della regione Emilia-Romagna,
    cioè della popolazione, non evidenzia alcuna differenza
    statisticamente significativa. Siccome però questo, come l'ho
    riferito, come trend interno, è un dato che supera la rilevanza
    statistica, a questo elemento si è dedicata un'attenzione
    particolare. Intanto dal punto di vista della correlazione tra la
    significatività statistica e l'effetto clinico (che non sono la
    stessa cosa), controllando tutti quei nati pretermine in quelle
    quattro aree concentriche nel primo anno di vita. I dati raccolti
    non evidenziano alcuna differenza nelle condizioni di salute
    rispetto ai nati pretermine del resto della regione. Il secondo
    elemento di particolare attenzione rispetto a questo segnale che
    emerge, è quello di aver preso la decisione di misurare questo
    elemento - e cioè i nati pretermine - non solo nella fase dello
    studio Moniter 2003-2006, ma di proseguire la misurazione di questo
    dato nel quadriennio successivo 2007-2010 e questa misurazione, che
    è in via di completamento per questo elemento, verrà presentata nei
    prossimi mesi.
    Sono stato volutamente sintetico, pur cercando di mettere in
    evidenza gli elementi principali dello studio perché la Giunta della
    Regione Emilia-Romagna, per quanto riguarda lo studio e gli esiti
    dello studio, non ha niente da aggiungere rispetto alle conclusioni
    pubblicate, rapporto conclusivo del Comitato scientifico di Moniter,
    che spiegano con più completezza, con maggior dettaglio e con la
    forza delle argomentazioni tecniche che detengono in modo
    assolutamente di rilievo nazionale i componenti del Comitato
    tecnico-scientifico di Moniter e che vengono esposte chiaramente in
    questa relazione conclusiva.
    La relazione conclusiva - e questo è il punto che mi sembra cruciale
    dal punto di vista delle responsabilità che competono al decisore
    politico e non a chi ha la competenza e la responsabilità tecnica -
    si conclude con alcune considerazioni conclusive e alcune
    raccomandazioni e su queste mi vorrei soffermare, esattamente come
    ho fatto nell'incontro di presentazione dei dati che si è svolto a
    dicembre pubblicamente. L'incipit di queste raccomandazioni dice
    queste cose: Nell'insieme, quindi, l'impatto sanitario degli
    inceneritori dell'Emilia-Romagna è contenuto, ma non essendo nullo,
    e data la presenza di altri fattori di pressione ambientale sulla
    popolazione, si raccomanda . Non c'è bisogno che spieghi cosa
    significa si raccomanda , sia in italiano sia tecnicamente,
    raccomandazioni di forza maggiore o minore Le raccomandazioni non
    sono prescrizioni e invece le raccomandazioni del Comitato
    tecnico-scientifico noi intendiamo prenderle come prescrizioni,
    indicazioni puntuali che intendiamo puntualmente rispettare e che
    sono ciò che il Comitato dice che è necessario fare a seguito delle
    conclusioni dello studio che il Comitato redige.
    Le ricapitolo molto sinteticamente: l'adozione di misure di
    adeguamento tecnologico che portino tutti gli impianti esistenti a
    livello di quelli oggi più avanzati (come al Frullo; azione che è in
    atto e che viene portata progressivamente a termine perché le
    evidenze tecnologiche e i miglioramenti tecnologici degli impianti
    sono continui e quindi c'è un miglioramento continuo degli impianti
    che viene dato come indicazione assoluta e portato avanti in modo
    progressivo); la sorveglianza costante del rispetto delle norme di
    esercizio degli impianti - le leggo senza commentarle, avendo
    premesso che le rispettiamo e intendiamo rispettarle tutte nel tempo
    - l'adozione di politiche di smaltimento che non creino ulteriore
    domanda di incenerimento; un coordinamento regionale di tutte le
    politiche di gestione dei rifiuti; l'attenzione verso le istanze
    delle popolazioni interessate; la concertazione di decisioni in
    materia e la trasparenza dei processi decisionali rilevanti. Qualora
    ulteriori approfondimenti fossero possibili, dà un'indicazione che
    non leggo ma che è a vostra disposizione: questi approfondimenti che
    vengono indicati come utili intendiamo e stiamo portandoli avanti.
    Questo è ciò che ci consegna come esito uno studio, ripeto, senza
    pari: io vorrei che ci potessimo confrontare con Moniter del
    Piemonte, della Lombardia, del Veneto, ma non esiste nulla di
    simile. Sono i dati che prendiamo come non raccomandazioni ma
    indicazioni che rispetteremo puntualmente e di cui pubblicamente
    renderemo conto, e prendiamo queste indicazioni e ribadiamo
    l'impegno sin qui sostenuto rilanciando questo impegno rispetto al
    tema vero. Perché lo studio Supersito, che misura le condizioni
    ambientali complessive e gli effetti di queste condizioni sulla
    salute misurerà l'effetto che producono ben altre scelte, ben altri
    comportamenti. E qui, anche prima dei dati molto articolati e di
    grande valore che ci consegnerà lo studio, il peso del traffico
    veicolare, del riscaldamento domestico e degli impianti industriali,
    non ha alcuna paragonabilità possibile nelle condizioni
    dell'ambiente e degli effetti sulla salute, riguardo al tema di cui
    comunque non solo ci occupiamo oggi, ma ci siamo occupati in tutti
    questi anni, con un'attenzione che regge, ripeto, qualsiasi
    confronto internazionale.
    Avrei potuto essere molto più analitico, di maggior dettaglio; i
    documenti sono naturalmente tutti disponibili e quell'indice che vi
    è stato consegnato li riporta tutti, comunque a richiesta li
    possiamo naturalmente stampare, consegnare anche in una stesura
    cartacea. Naturalmente tutte le domande che farete saranno utili per
    gli approfondimenti di dettaglio che riterrete opportuno proporre.
    Esce il consigliere Pollastri.
    Presidente DONINI: Io procederei in questo modo, ringraziando ancora
    per la presenza sia la dottoressa Finarelli del Servizio Sanità
    pubblica che il dottor Tibaldi, direttore generale dell'ARPA. Spiego
    di nuovo ai colleghi che non sono arrivati all'inizio che la
    produzione in cartaceo di tutti i documenti relativi allo studio è
    corposa, per cui è stato fornito un elenco dei siti e dei link ai
    quali accedere per recuperare tutta l'informativa. Se qualche
    collega ritiene di chiedere alla commissione di averne una copia
    stampata, la dottoressa Finarelli si è resa disponibile a fornirla e
    comunque queste sono le indicazioni. Procederei in questo modo:
    darei la parola ai commissari, in modo tale che possano fare le loro
    considerazioni approfittando della presenza dei tecnici ed
    eventualmente domande di approfondimento specifico.
    Consigliere FAVIA: Richiedo ai rappresentanti del Servizio delle
    commissioni assembleari qui presenti anche la trascrizione
    effettiva, la registrazione della commissione, così potrò avere a
    verbale le dichiarazioni dell'assessore.
    Premesso che qui ci stiamo occupando di un tema che è quello degli
    inceneritori, non siamo qui a far la gara di chi fa più danni tra
    inceneritori, traffico veicolare o inquinamento industriale, anche
    perché se ciò che ci ha annunciato l'assessore, sulle evidenti
    criticità che emergeranno in merito al traffico veicolare, fosse
    confermato, penso che un ripensamento per quanto riguarda il
    decisore politico in una Regione che vuol fare quattro nuove
    autostrade ci debba essere. Ma non è questo il tema della
    commissione e sul tema della commissione voglio fare un piccolo
    appunto, perché per ciò che concerne il report dei rifiuti 2011 mi
    sarebbe piaciuto averlo nell'o.d.g. della commissione, spero che
    torni, per poterci confrontare su come è stato preparato questo
    report con l'assessore, perché evidentemente oggi dovevamo parlare
    di Moniter e ci siamo trovati una spiegazione del report sui
    rifiuti: mi fa piacere, però mi piacerebbe anche, visto che il tema
    è importante, avere una commissione dedicata a questo, in modo tale
    che i commissari si possano preparare. Vedo che fa una faccia
    strana, assessore, non le torna?
    Assessore FREDA: Ho usato il report per parlare del sistema di
    gestione dei rifiuti. L'ho detto che è stato presentato alla fine
    dell'anno scorso, come succede ogni anno.
    Esce il consigliere Fiammenghi.
    Presidente DONINI: Per esigenze di verbale, dal momento che il
    collega Favia ha chiesto anche il resoconto integrale, che
    autorizziamo, per la trascrizione abbiamo bisogno degli interventi
    completi, quindi vi prego di parlare al microfono e di aspettare per
    interloquire.
    Consigliere FAVIA: Avremo modo comunque di affrontare perché
    arriveranno i dati di quest'anno che si è appena concluso e del
    prossimo report. Non riesco quindi poi a capire perché affrontiamo
    il tema di Moniter con protocollata una risoluzione firmata da
    diversi gruppi politici, che chiede il passaggio in commissione
    proprio in merito a Moniter coinvolgendo l'associazione Medici per
    l'ambiente, l'ISDE e altri comitati.
    Anche perché, devo dire, che in realtà soggetti indipendenti hanno
    mosso qualche critica sia a come è stato concepito il progetto
    Moniter sia a come sono stati da parte della politica interpretati i
    risultati. Io sono imbarazzato perché vedo nell'assessore alla
    sanità il tentativo di minimizzare quelli che sono i segnali di
    Moniter e penso che questo sia un tema su cui non si scherza,
    specialmente quando si fa una ricerca epidemiologica in una regione
    avvelenata, dove trovare delle evidenze è difficilissimo, e partendo
    dal presupposto che qui ci raccontiamo a mio avviso delle favole
    perché il grosso di ciò che esce dal camino di un inceneritore non
    siamo in grado di analizzarlo e di valutarne i rischi. Perché tutto
    ciò che sta sviluppando il progetto Supersito, che è in fase di
    sviluppo, ovvero il particolato ultrafine, è ciò che, guardando i
    dati allegati allo studio Moniter, e ciò che in maggior percentuale
    esce dal camino dell'inceneritore. Quindi parliamo delle
    nanopolveri, ad esempio. Oggi sappiamo che nulla si crea, nulla si
    trasforma - questo lo sappiamo da un po' perché ce l'ha insegnato
    Lavoisier -, sappiamo che la materia non scompare, si trasforma;
    sappiamo che nel caso di un inceneritore, a una determinata
    temperatura - era l'assunto degli anni '80, in cui si riuscivano a
    spaccare le molecole della diossina, ad esempio - determinati
    composti spariscono ma diventano qualcos'altro, e c'è chi sostiene
    che questo qualcos'altro sia delle due ancora più dannoso, ma non
    abbiamo ahimè una letteratura scientifica matura.
    In questi casi penso che debba prevalere il principio di
    precauzione, ma in ogni caso se noi non abbiamo una solida
    letteratura scientifica sul 60% - dico il 60, adesso non mi ricordo
    la percentuale - di quello che esce dagli inceneritori, non vedo
    come si possa sostenere che non creano alcun problema. Perché il
    messaggio che arriva è questo: state tranquilli, perché le macchine
    ci fanno immensamente più male, perché l'inquinamento industriale ci
    fa immensamente più male. Io penso che la questione sia semplice: se
    semini veleni raccogli malattie. Devo dire che l'assessore ha detto
    che loro si atterranno alle raccomandazioni del Comitato
    scientifico; chiederei una breve interruzione al mio intervento
    visto che non ho con me e penso che non siano riportate nel foglio
    che ci è stato dato, per chiedere se poteva rileggere la
    raccomandazione in merito alla concertazione e al coinvolgimento
    delle popolazioni locali, perché vorrei cogliere esattamente i
    termini usati, mi serviva proprio per concludere il mio intervento.
    Perché se vien detto che le raccomandazioni verranno prese come
    prescrizioni e se evidentemente il Comitato scientifico di Moniter
    dice che non bisogna aumentare la domanda di prodotti di rifiuti per
    l'incenerimento, vuol dire che l'incenerimento bene non fa, sennò il
    Comitato scientifico non si capisce perché debba raccomandare che
    non si continui a incenerire. E in secondo luogo mi chiedo se la
    prescrizione - quella che è diventata, a parole dell'assessore, una
    prescrizione - di coinvolgere le popolazioni, la cittadinanza locale
    nell'iter che porta avanti questo tipo di impianti, sia
    effettivamente una prescrizione, perché a Parma mi risulta che
    addirittura venga negato un referendum.
    Entra il consigliere Bazzoni.
    Quindi penso che si debba anche poi passare dalle parole ai fatti,
    non si debba fare il contrario di quello che si dice. In ogni caso
    io non sono un tecnico, non posso mettermi a relazionarmi con dei
    tecnici; proprio per questo ho firmato la risoluzione della Lega
    Nord che chiedeva di avere in commissione altri tecnici. Visto che
    non mi sembra giusto chiudersi in quest'aula, in questo palazzo e,
    come dire, raccontarci la storia tra di noi, ma coinvolgere anche le
    voci critiche che hanno evidentemente titoli scientifici e medici
    per parlare, perché su questi temi non si scherza, e poi capire qual
    è la reazione dei commissari e consiglieri in Regione e come possono
    essere modificate le scelte del decisore politico.
    Quindi, c'è una risoluzione scritta in Consiglio, che penso sia
    qualcosa di importante, ma chiedo formalmente che si proceda, visto
    che siamo in argomento, il prima possibile all'invito in commissione
    dell'associazione Medici per l'ambiente.
    Ultima cosa: non capisco perché in tutto questo processo
    scientifico, in cui stiamo investendo anche molti soldi, non sia
    stato coinvolto un ente d'eccellenza - questo sì d'eccellenza a
    livello mondiale - visto che è un ente che dà molto fastidio per gli
    studi che fa e non riceve più finanziamenti e non so quanto potrà
    durare ancora, un ente molto collegato alla Regione Emilia-Romagna.
    Non capisco perché l'Istituto Ramazzini non sia stato coinvolto.
    Ripeto, un istituto che dà veramente garanzia, anche davanti agli
    occhi dell'associazionismo indipendente, di terzietà, di
    indipendenza e di capacità. Questa è una mia curiosità, visto che
    quanto hanno fatto sul tema dell'elettromagnetismo, ma non solo,
    abbiamo visto cosa hanno fatto sull'aspartame, una ricerca di valore
    mondiale, che li ha isolati dai finanziamenti della grande
    industria. Mi sarebbe piaciuto capire perché questo istituto non è
    stato coinvolto; spero non sia per i recenti studi che hanno fatto
    in merito ai pesticidi, che condannano anche alcune sostanze
    largamente usate in questa regione. Spero e sono sicuro che non sia
    per questo, però mi stupisce molto che non siano stati coinvolti.
    Presidente DONINI: Prima di dare le risposte, perché il collega,
    oltre a fare delle sue considerazioni di carattere politico, ha
    posto delle domande, anche puntuali, chiedo se c'è qualche altro
    commissario che vuole intervenire.
    Esce il consigliere Casadei.
    Consigliere CORRADI: Approfittavo della presenza in commissione dei
    tecnici per chiedere alcuni lumi rispetto ai contenuti, non essendo
    io un tecnico della materia, dato che fra i documenti riportati
    anche nell'elenco che ci è stato presentato figura lo studio
    dell'impatto sulla mutagenesi fatto a Parma, tema che, anche più in
    generale, da quel poco che ho potuto leggere, mi pare abbia
    rilevanze significative anche dalle indagini fatte nell'ambito delle
    attività di Moniter.
    Va dato atto - e non ho remore a farlo - della corretta scelta di
    attivare questo corposo meccanismo di valutazione e anche gli
    annunciati sviluppi successivi e approfondimenti ulteriori che
    seguiranno. Bene che sia stata la nostra Regione la prima ad
    attivarsi in questa direzione, probabilmente anche perché - ahimè
    non da sola, ma comunque in modo molto significativo - risulta
    essere in uno dei bacini più inquinati al mondo, quindi qualche
    motivo c'era per muoversi in questa direzione.
    Detto questo, mi rivolgo alla presidente della commissione perché
    depositiamo una richiesta di audizione anche su questo tema da parte
    di alcuni soggetti che sono intervenuti, non contestando i dati ma
    semmai alcune interpretazioni e letture dei dati che emergono da
    questo rapporto. Quindi credo possa essere utile per i componenti
    delle commissioni avere anche l'opportunità di sentire una voce
    diversa di interpretazione dei dati contenuti nel rapporto. Questa
    richiesta firmata da me e dal collega Manfredini, va nella direzione
    dell'altra risoluzione presentata in Aula, questa è più una
    richiesta ai sensi dell'art. 44 del Regolamento alla nostra
    commissione.
    Anch'io prendo spunto dalle indicazioni di cui dava lettura
    precedentemente l'assessore in ordine all'invito che il Comitato
    tecnico fa di dare particolare attenzione e rilievo alle
    segnalazioni, anche alle istanze di preoccupazione che provengono
    dai territori. Io credo che qui si giochi anche una buona parte
    della sfida anche democratica su questo tema, di questa Regione e
    delle istituzioni. È chiaro che tende a prevalere, ma solamente in
    un contesto di cattiva informazione, l'idea che la discarica va bene
    basta che non sia nel mio giardino di casa, però sono anche convinto
    che i nostri cittadini abbiano grande capacità di discernimento e di
    valutazione. Quindi credo che, a fronte di un corretto e trasparente
    meccanismo di informazione sulle scelte, sia legittimo e anche
    doveroso concedere poi alle rappresentanze locali e cittadine del
    territorio la possibilità di esprimersi liberamente rispetto
    all'insediamento o meno di determinate tipologie industriali
    finalizzate allo smaltimento dei rifiuti. In questo senso invito la
    Regione a prevedere dei propri meccanismi interni che vadano a
    subordinare la scelta dei siti e la tipologia di impianto anche a un
    confronto non solo con le istituzioni locali, ma anche individuando
    dei meccanismi di partecipazione democratica che coinvolgono
    direttamente i cittadini, perché, ribadisco, sono convinto che un
    cittadino ben informato non si faccia trascinare da istinti
    piuttosto che da altri criteri di valutazione. Mi fermo qui e
    attendo poi le risposte, soprattutto quelle relative alla parte
    della mutagenesi, dal punto di vista tecnico.
    Consigliere LEONI: L'assessore lo ha già accennato: anch'io come
    cittadino prima che come consigliere e certamente non come tecnico
    della materia, abbiamo tutti letto sui giornali di Modena la notizia
    riportata della situazione anomala rispetto agli altri inceneritori.
    Questa cosa ha destato nel territorio un allarme sociale non
    indifferente, addirittura si è arrivati a dire, in Consiglio
    comunale a Modena, che c'era stato un errore di campionatura
    riguardo a questo risultato che prima ci diceva non essere
    statisticamente rilevante. Io, come tutti i colleghi, vogliamo solo
    avere - e penso che sia naturale - quella garanzia, niente di più e
    niente di meno, che già ci avete dato, ma è come se voi doveste
    ribadirla qui, perché la differenziazione di quell'inceneritore
    rispetto agli altri della Regione per quella particolare patologia
    (che tra l'altro fa anche una certa impressione dal punto di vista
    umano), che si potrebbe pensare sia ingenerata in quella situazione.
    Da questo punto di vista vorrei una risposta ancora più scaccia
    dubbi , se eventualmente dubbi ci devono essere, perché penso che
    questo sia il compito che noi abbiamo rispetto ai cittadini.
    Entra la consigliera Meo.
    Consigliere BARBIERI: Molto brevemente, solo per fare una
    considerazione brevissima rispetto agli interventi che ho sentito.
    Io sono convinto che il tema rifiuti sia sempre un tema scottante,
    nel senso che c'è una difficoltà di approccio e anche una
    prevenzione diffusa da parte dell'opinione pubblica e dei cittadini.
    Spero che noi abbiamo la capacità di affrontarlo razionalmente; sono
    rimasto stupito, consigliere Favia, dato che non ho sentito nelle
    sue considerazioni nessun accenno alla condizione comunque positiva
    di questa Regione, all'azione di questi anni e ai punti di
    eccellenza rispetto al confronto con tutte le altre Regioni, che
    comunque questa realtà ha attivato e la direzione di percorso che mi
    sembra da considerarsi positiva. Per cui, con tutte le attenzioni e
    tutte le migliorie dal punto di vista della ricerca tecnica e
    tecnologica che possono aiutare per una sicurezza maggiore da parte
    dei cittadini, ma se non partiamo da questo differenziale della
    Regione facciamo fatica anche a capirci, cioè a capire quant'è la
    strumentalità politica e quant'è, invece, l'esigenza di attenzione.
    Lo dico al consigliere Corradi, che pur è partito da questo tipo di
    attenzione: se noto le polemiche di questi giorni del suo partito
    rispetto al Governo Monti, rispetto alla legittimità, dico che ho
    ascoltato con attenzione il suo intervento e c'è una legge regionale
    che attiva in modo molto più forte le azioni di partecipazione da
    parte dei cittadini. Però, circa il suo dubbio finale, mi pare
    scontato che la democrazia, come viene sostenuto in tante parti,
    alla fine conti rispetto anche agli elementi decisionali. Quindi ci
    sono persone elette sui territori e ci sono dei meccanismi
    democratici che portano, poi, gli elementi di decisione dopo il
    confronto serio con tutti i soggetti con cui ci si può confrontare,
    con tutti i portatori d'interesse e con tutte le preoccupazioni che
    ci possono essere; ma alla fine spettano all'amministrazione, e non
    ai comitati, gli elementi di decisione, pur con tutte le attenzioni
    che dicevo. Prendevo solo l'occasione anche per ringraziare del
    lavoro fatto in questi anni e perché questo studio dimostra che c'è
    una Regione che è nella giusta direzione.
    Escono i consiglieri Bazzoni e Mazzotti.
    Consigliere FAVIA: Meccanismi democratici evidentemente inceppati, a
    sentire quella che è la disaffezione verso la rappresentanza, la
    democrazia rappresentativa dei cittadini, che secondo me non
    funzionano. Ma a parte questo, ho ascoltato con attenzione il suo
    intervento, consigliere Barbieri, che si rifaceva anche al mio
    intervento e premesso che avrei preferito risposte su ciò che ho
    detto, le chiedo di segnalarmi quelle che sono le eccellenze nel
    campo dei rifiuti. La legge sulla partecipazione, la legge Mazza, è
    un'altra cosa ed è rimasta per il primo anno praticamente non
    finanziata fino a poche settimane fa, tanto per dire l'attenzione
    alla partecipazione.
    Per quanto concerne, invece, il tema delle eccellenze, dico con
    vergogna che in Veneto ci sono realtà che sul tema dei rifiuti sanno
    fare molto meglio di noi e a me dispiace, perché il Veneto non
    dovrebbe essere una Regione più avanti su questi temi e sulla
    sensibilità ambientale, visti anche i collocamenti politici. Non ho
    problemi a dire che, ovviamente, da parte della coalizione legata al
    Partito Democratico c'è molta più attenzione, almeno a livello
    culturale, su questi temi e mi dispiace vedere una regione come il
    Veneto che in tante cose, sul tema dei rifiuti, ci sorpassa. Dalla
    famosa eccellenza della nostra Regione, ormai pian piano ne stiamo
    uscendo; non si possono considerare un'eccellenza i cassonetti e
    l'avere un inceneritore per ogni provincia - perché adesso siamo a
    questo anche a Parma.
    Detto questo, aggiungo anche altre due considerazioni che mi sono
    sfuggite a proposito della diossina. Chiedo l'attenzione anche
    dell'assessore all'ambiente, perché se si cerca la diossina dove non
    c'è non la troveremo mai. È questo il fatto, dobbiamo cercare la
    diossina nelle tracce biologiche. Potranno dirci: ma nelle tracce
    biologiche, pensiamo nei polli, c'è comunque la diossina che nasce
    da un altro tipo d'inquinamento. Bene, compariamo diverse tracce
    biologiche nella regione, non è difficile. Ma, soprattutto, se non
    cerchiamo la diossina, a livello di campionamento d'aria, quando
    viene acceso e spento il forno, ovvero quando la fiamma si abbassa e
    non vengono più filtrate le diossine, ma si continua comunque a
    bruciare, allora è chiaro che non la vogliamo trovare la diossina. È
    questo che io discuto e vorrei delle risposte tecniche, che mi fa
    piacere ricevere e che verranno messe a confronto con risposte
    tecniche quando faremo la prossima commissione.
    Presidente DONINI: Bene, vediamo di acquisire un po' di queste
    risposte. Assessora Freda, prego.
    Assessore FREDA: Solamente una breve risposta per spiegare al
    consigliere Favia il motivo per cui abbiamo ritenuto fondamentale e
    imprescindibile inserire qualsiasi considerazione su Moniter
    all'interno della rappresentazione del quadro di quella che è la
    gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna. Premesso che il report sui
    rifiuti viene fatto annualmente da ARPA e annualmente viene
    presentato pubblicamente, più o meno alla fine dell'anno, quando
    sono disponibili i dati (e quindi anche questo è un documento noto,
    o perlomeno dovrebbe esserlo: non solo è stato presentato, ma ne
    hanno parlato tutte le testate giornalistiche della regione e non
    solo), ci tenevo a rilevare come Moniter sia un elemento, pensiamo
    di eccellenza, della gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna, un
    progetto che va a monitorare gli effetti sull'ambiente e sulla
    salute della gestione dei rifiuti.
    Rappresentare il quadro gestionale ci consente di poter dire che la
    Regione Emilia-Romagna è perfettamente in linea con quello che
    richiede la direttiva 98 del 2008 rispetto all'ordine di priorità
    nella gestione dei rifiuti, quindi, riprendo i dati, abbiamo una
    diminuzione del conferimento in discarica dell'ultimo anno del 6,6%
    rispetto a un aumento dell'incenerimento che è circa del 2,4%.
    Perciò noi abbiamo un dato molto significativo che ci dice che
    progressivamente aumentiamo nel tempo la velocità con cui diminuisce
    il conferimento in discarica, in linea con quello che ci chiede
    l'Europa - poi possiamo fare un ragionamento sulle conseguenze di
    una scorretta gestione dei rifiuti, anche relativamente agli impatti
    che questa scorretta gestione avrebbe sulla salute - e
    contemporaneamente dati significativi rispetto all'incremento della
    raccolta differenziata, che appunto quest'anno per la prima volta
    supera quella indifferenziata. Quindi sostanzialmente noi andiamo a
    centrare quegli obiettivi prioritari e di riciclo, perché la
    raccolta differenziata ci consente di conferire materiali, e ho dato
    le percentuali, a impianti di recupero, che producono altri oggetti
    dal materiale che viene recuperato, che sono 200 impianti sul nostro
    territorio. Perciò penso che il presentare il quadro della gestione
    dei rifiuti, anche con le prospettive, se vogliamo, ma basandoci su
    dei dati concreti, sia un elemento fondamentale proprio per
    conseguire quella corretta informazione di cui qualche consigliere
    ha parlato. Perché Moniter è un elemento della gestione dei rifiuti,
    è un elemento, come dire, di feedback che virtuosamente la Regione
    Emilia-Romagna ha finanziato, ma che non può essere, se non in modo
    strumentale, preso in modo isolato rispetto al quadro complessivo,
    perché altrimenti noi mancheremmo proprio quell'obiettivo di
    corretta informazione che penso invece sia nostro dovere e
    soprattutto è dovuto ai cittadini.
    Entra il consigliere Fiammenghi.
    Assessore LUSENTI: Due considerazioni rispetto ad alcune
    osservazioni del consigliere Favia. È nei fatti che non c'è nessuna
    volontà di minimizzare; se avessimo voluto o volessimo minimizzare,
    non avremmo di sicuro adottato questo comportamento e queste scelte
    di approfondimento, ricerca, pubblicizzazione, trasparenza. Se
    avessimo voluto tenere il dibattito in un ambito più superficiale e
    generico, avremmo fatto come hanno fatto tutte le altre Regioni. Di
    sicuro non c'è neanche la volontà di enfatizzare perché, esattamente
    come dice il consigliere Favia, su questi temi non si scherza e
    quindi vogliamo continuare a mantenere un comportamento serio e che
    si basa su evidenze assolutamente affidabili.
    Seconda considerazione, o affermazione, sul passaggio delle
    conclusioni del Comitato scientifico di Moniter: si raccomanda:
    attenzione verso le istanze delle popolazioni interessate, la
    concertazione di decisioni in materia, e la trasparenza dei processi
    decisionali rilevanti . Naturalmente questa attenzione non si
    realizza solo in queste aule, ma si dispiega in tutti i territori e
    i livelli di confronto, di evidenza pubblica dell'assunzione delle
    decisioni e di attenzione rispetto alle istanze delle popolazioni
    nei territori, mi sembra che rappresentino un elemento di confronto
    che possiamo considerare elevato.
    Siccome tutte le ulteriori questioni che sollevano il consigliere
    Favia, il consigliere Corradi, il consigliere Leoni, sono questioni
    assolutamente tecniche, che richiedono una risposta puntuale e
    tecnica, io affido alla dottoressa Finarelli l'assegnazione anche
    degli argomenti rispetto a: che cos'è il principio di precauzione
    (che non è esattamente ciò che si immagina nella lettura del
    vocabolario italiano, ma ha un significato scientificamente
    puntuale); la definizione della linea progettuale; con chi abbiamo
    collaborato, sulla base di quali scelte; la mutagenesi con
    riferimento a Parma; le necessarie specificazioni e chiarimenti
    rispetto ai linfomi non Hodgkin nella coorte di Modena.
    Entrano i consiglieri Casadei e Mazzotti.
    Dott. ssa FINARELLI (Resp. Serv. Sanità pubblica): Innanzi tutto
    volevo precisare che nel progetto Moniter abbiamo dedicato una linea
    progettuale alla valutazione degli effetti tossicologici dell'aria
    prelevata in prossimità degli impianti di incenerimento. È una linea
    progettuale estremamente innovativa e ci tengo a precisare che dal
    punto di vista tecnico si tratta di una valutazione di ricerca ed
    estremamente preventiva, perché si basa non su studi su animali o
    sull'uomo, ma addirittura su studi tossicologici in vitro, di
    valutazioni di effetti infiammatori che potrebbe avere il
    particolato. Si è trattato di estrarre dagli inceneritori il
    particolato, avere degli estratti e valutarli dal punto di vista
    tossicologico. Abbiamo qui la dottoressa Colacci, che ha seguito
    tutta la linea progettuale; a me interessa mettervi in evidenza che
    questa linea ha cercato di affrontare e di valutare (con anche il
    supporto della Università di Ferrara e di Bologna, oltre che del
    Centro tematico regionale Cancerogenesi ambientale e valutazione del
    rischio e del Laboratorio tematico Mutagenesi ambientale della
    nostra ARPA) la risposta infiammatoria in vitro, quindi, insisto, in
    una fase estremamente preventiva di valutazione di tossicità; uno
    studio di impatto ambientale sulle sostanze genotossiche derivanti
    dagli impianti di incenerimento; i modelli in vitro predittivi di
    rischio cancerogeno, quindi, capite, ci siamo posti un problema di
    capire se possiamo predire o no una cancerogenesi; un approccio di
    tossicogenomica per l'individuazione di profili genici di
    espressione in linee cellulari esposte a particolato; infine è stata
    effettuata una valutazione complessiva del rischio cancerogeno
    dedotto da questi tipi di studi.
    Quello che voglio dire è che con questo tipo di lavoro, insisto,
    siamo andati addirittura agli studi più anticipatori sulla
    cancerogenesi, alle fasi iniziali di studio per cercare di capire
    che cosa succede.
    Tengo a precisare che l'istituto Ramazzini, che conosco e da tempo
    ho avuto modo di avere a fianco per vari studi, si occupa
    prevalentemente di studi su animali, quindi in una fase che viene
    successiva ad una valutazione di cancerogenesi; qui ci siamo posti
    addirittura un obiettivo precedente. Quindi se possiamo finire di
    approfondire questa cosa, darei la parola alla dottoressa Colacci.
    Esce il consigliere Garbi.
    Dott. ssa COLACCI (Resp. CTR Cancerogenesi ambientale e valutazione
    del rischio ARPA): Parto dalla domanda che è stata fatta sugli
    estratti. Sono stati raccolti dai filtri posti in alcuni siti che
    sono stati scelti ad hoc, come il sito di massima ricaduta
    dell'inceneritore, un sito di controllo che è posto sopra vento
    rispetto all'inceneritore e quindi è considerato il sito di minimo
    impatto, cioè lì impattano tutti gli altri fattori di pressione
    della zona con esclusione dell'inceneritore, poi il sito dei
    Giardini Margherita e un sito rurale, che è quello di Calamosco. Dal
    particolato abbiamo operato un'estrazione; abbiamo comparato diversi
    tipi di solvente in modo che il solvente che abbiamo scelto per
    l'estrazione fosse quello che riusciva a recuperare la maggior parte
    degli inquinanti e quindi abbiamo scelto l'acetone. I dati non sono
    nella relazione finale perché nel documento che è stato distribuito
    nella giornata in cui abbiamo presentato i dati, il 2 dicembre, è
    stato fatto un riassunto, ma sono presenti nel sito, quindi li può
    proprio trovare, può vedere le differenze, il perché abbiamo operato
    questa scelta.
    Consigliere FAVIA: Per quanto riguarda l'estrazione diretta di cui
    si parlava, come mai non avete pensato, ad esempio, di prelevare la
    condensa interna del camino ad esempio dove dovrebbe accumularsi
    tutto ciò che esce dall'inceneritore?
    Dott. ssa COLACCI: Per gli studi di mutagenesi, solo per quelli,
    sono stati fatti anche gli studi all'emissione. Quando si fanno
    questo tipo di studi - questo a livello internazionale, proprio come
    linee guida - si fanno gli studi in una sorta di batteria, quindi si
    parte generalmente dagli studi di mutagenesi, perché ovviamente noi
    non vogliamo composti mutageni, perché i composti mutageni sono
    quelli che sicuramente inducono determinati tipi di patologia.
    Quindi, gli studi di mutagenesi sono gli studi che vengono condotti
    inizialmente per avere un quadro generale del profilo tossicologico
    dei composti. Dunque per quanto riguarda la mutagenesi, è stata
    fatta anche sulle emissioni, quindi anche sulla condensa. I dati
    sono riportati sempre nel sito, li troverà, vedrà che sono stati
    esaminati anche questi.
    Abbiamo tentato di avere un quadro, come diceva giustamente la
    dottoressa Finarelli, partendo dalle prime tappe, che sono quelle
    della risposta infiammatoria, fino ad arrivare alla tappa di
    cancerogenesi, passando per la mutagenesi e per i dati di induzione
    di danno non genetico, quindi danni epigenetici, che sono danni di
    tossicità. Abbiamo utilizzato tutti modelli in vitro, che però sono
    convalidati a livello internazionale e per questo sono riportati
    nelle linee guida OCSE, compreso il dato di cancerogenesi in vitro,
    perché adesso, già da cinque, sei anni, l'Unione europea ha
    specificato che bisogna utilizzare dati in vitro per la riduzione
    dei test sugli animali, per l'applicazione del principio delle tre R
    (reducing, refining e replacing). Il test di trasformazione
    cellulare in vitro a cui faceva riferimento la dottoressa Finarelli,
    quello di cancerogenesi in vitro, è un test che è già riportato nel
    regolamento europeo 440 del 2008, identificato come B21, come
    l'unico test che dà predittività di cancerogenesi in vitro senza
    l'utilizzo della sperimentazione sugli animali, che vogliamo tentare
    di ridurre, ovviamente per una questione principalmente etica.
    Dott. ssa FINARELLI: Mi sembra che sia stata sollevata dalle
    considerazioni della dottoressa Colacci anche una tematica
    riguardante cosa abbiamo misurato nei camini e cosa è stato
    prelevato. Chiedo al dottor Vanes Poluzzi, che ha coordinato tutta
    le linee ambientali, di approfondire.
    Esce il consigliere Mumolo.
    Dott. POLUZZI (Resp. CTR Aree urbane ARPA): Nell'ambito di Moniter
    sono state fatte le valutazioni, sia sulla parte emissioni dirette
    al camino, sia sulla parte di qualità dell'aria, di tutta una fase
    organica dell'aerosol emesso in termini di PM2,5, PM10 e polveri
    totali e quindi della massa d'attenzione, della concentrazione in
    massa di materiale organico suddiviso in idrocarburi policiclici
    aromatici, policlorobifenili, policlorodibenzodiossine e
    policlorodibenzofurani. Mi soffermo su questo, poi vado sugli altri
    analiti che sono stati considerati, perché mi sembrava che il
    consigliere Favia avesse posto un accento su questi temi: su questi,
    le misure sono state fatte sia sul materiale particolato solido, sia
    sulla condensa, sia sull'incondensabile. C'è tutta una fase
    importante, che è considerata incondensabile e di cui conosciamo
    l'aspetto; da questo punto di vista ci siamo soffermati nell'andare
    a cercare di capire come questi tre analiti in particolare si
    ripartissero nelle tre diverse frazioni, è una cosa che
    effettivamente ha una sua grande importanza, credo, ma non mi
    permetto di dirlo perché non me ne occupo, nell'aspetto sanitario,
    ma dal punto di vista ambientale ha una grande importanza proprio
    per quello che, ho sentito il suo intervento, affermava all'inizio,
    di tutta quella chimica in fase omogenea e eterogenea che succede a
    valle delle emissioni atmosferiche. Cioè, una volta emessi in
    atmosfera, tutto questo pool di composti reagiscono, attraverso la
    radiazione solare e attraverso le condizioni fisiche dell'atmosfera
    e con gli altri composti che si trovano in atmosfera, per generare
    successivi composti. Da quel punto di vista ce lo siamo posti il
    problema e nei risultati lei lo vedrà, ma se vuole lo accenno
    genericamente: ad esempio le diossine nella fase condensabile, tanto
    per citare quello che chiedeva lei, sono attorno all'8%, come totale
    di quelle misurate; sia sui clorobifenili, sia sugli IPA ci sono
    tutte e tre le fasi. Oltre a queste misure sono stati fatti gli
    approfondimenti relativi ai metalli e non solo ai metalli totali,
    quindi alle singole specie dei metalli pesanti, ma anche sui metalli
    idrosolubili. Anche in questo caso ci siamo chiesti: una volta che
    vengono emessi in atmosfera questi metalli, un conto è se sono sulla
    fase aerosol e quindi già depositati sulla fase solida e un conto è
    se è roba che comunque è capace di solubilizzarsi in acqua. Allora
    se è capace di solubilizzarsi in acqua è del tutto evidente che
    quello che accade in atmosfera, soprattutto quando ci sono
    condizioni di contenuto di acqua, fase vapore o fase liquida, e
    quindi in presenza di nebbia o di pioggia o di neve, la cosa cambia
    enormemente. Anche su questo dato c'è un numero di informazioni
    spaventose, direi un oceano di dati disponibili e su cui stiamo
    valutando il tutto, ciò che non è affatto banale.
    Oltre a questo sono state fatte le misure di massa, è importante
    sottolineare questo aspetto: la differenza tra la massa e la
    concentrazione numerica, credo si riferisse a questo all'inizio del
    suo intervento. Riguardo alla misura della massa, pur rispettando
    ampiamente i valori limite autorizzati, abbiamo però dimostrato
    essere quasi tutta, o comunque più dell'80%, la massa di PM2.5, cioè
    quasi tutto il particolato emesso, sebbene all'interno dei valori
    limite, sia di dimensioni inferiori a 2.5 micrometro. La grande
    differenza che va sensibilizzata è questa: qui stiamo parlando di
    massa; l'altro accento che va posto - e di cui discutevo anche in
    diverse serate che abbiamo fatto anche in altre occasioni pubbliche
    - è il fatto che ci siano anche concentrazioni numeriche di
    particelle che devono essere valutate. Da quel punto di vista, le
    prime misure che abbiamo fatto in Moniter, sia alle emissioni che in
    atmosfera, ci dicono una prima informazione, che dal punto di vista
    della letteratura internazionale è molto importante (e se ne sa
    veramente ancora poco, soprattutto per quel che accade in atmosfera
    dopo) ed è la concentrazione molto variabile del numero di
    particelle di dimensioni inferiori al micrometro di diametro
    aerodinamico. Da questo punto di vista abbiamo trovato delle
    variabilità estremamente potenti, elevate, che è difficile dire a
    cosa siano riconducibili esattamente. Abbiamo fatto delle misure
    anche assieme al Politecnico di Milano, che ha esperienza anche in
    questo senso, e abbiamo trovato che alcuni fenomeni potrebbero
    essere legati ai processi di nucleazione dovuti principalmente alla
    presenza di vapore acqueo a valori importanti, per via del fatto che
    all'impianto del Frullo c'è presente un impianto d'abbattimento dove
    l'acqua è presente in modo massiccio e in quel caso ci potrebbe
    essere la produzione di particelle nuove, cioè generazioni di
    particelle successive per via del fatto che c'è la trasformazione
    dalla fase gas di vapore alla fase solida di particella. Questo è
    quello che stiamo cercando di dimostrare in atmosfera di questi
    composti; tra le altre cose abbiamo fatto anioni e cationi e quindi
    siamo andati a vedere i sali principali, suddivisi in tutta la loro
    componente ionica in generale. Anche dal punto di vista di quello
    che accade in atmosfera ci siamo chiesti se tra i punti di
    monitoraggio, ed erano nove attorno al Frullo, ci fossero
    differenze.
    Piccola digressione: abbiamo dispiegato tanto, tanto, tanto tempo, e
    di questo sono veramente orgoglioso, nella metodica di definizione
    degli aspetti spaziali e temporali di dove andare a fare il
    monitoraggio, perché sbagliare il monitoraggio significava
    veramente, come dire, dare informazioni sbagliate. Li abbiamo
    identificati attraverso modelli matematici, abbiamo messo in campo
    due modelli matematici: uno ADMS Urban, che è un quasi gaussiano
    modificato, e un lagrangiano, il Lapmod.
    Entra il consigliere Mumolo, esce il consigliere Fiammenghi.
    Con questi due modelli abbiamo calcolato i punti nello spazio e nel
    tempo, ci siamo chiesti dov'è che dovremmo andare a fare il
    monitoraggio per vedere se c'è veramente un impatto e quando andare
    a farlo questo monitoraggio. E, soprattutto, visto che non eravamo
    nel deserto del Gobi o nel deserto del Sahara, ma, insistiamo, in
    una pianura iper emissiva, come facciamo ad andare a depurare il
    dato da tutte le altre fonti, quindi abbiamo cercato di modellare
    l'insieme di tutte le fonti. La cosa ovviamente non è stata banale;
    ha visto un tempo rilevante, per questo dico che abbiamo dispiegato
    tanto tempo nella metodica per definire tutte queste cose.
    Tuttavia alla fine di questo processo, dopo quindi l'utilizzo della
    modellistica e dopo il monitoraggio in atmosfera di quei parametri
    che ritenevamo interessanti, ahimè, l'impotenza, l'inadeguatezza -
    non so come definirla - dei sistemi chimico-fisici per distinguere
    dei segnali diversi è stata tale per cui noi non siamo stati in
    grado di vedere dei marker potenziali, tali da poter dire: quello di
    sicuro mi proviene dall'inceneritore, quel valore è certamente
    derivante dall'inceneritore. Non siamo stati in grado di far questo,
    ossia gli strumenti non ci hanno dato quel tipo di informazione che
    cercavamo, pur avendo massimizzato i delta soprattutto tra punti di
    massima ricaduta e punti di controllo. Da quel punto di vista,
    quindi, come dire, o la situazione è talmente bassa di entità, di
    impatto, tale da sfuggire anche ai più dettagliati sistemi di
    misura, oppure siamo ben inferiori ai limiti di rilevabilità.
    Intendo in atmosfera, è chiaro, alle emissioni li abbiamo visti e li
    abbiamo letti benissimo, i risultati ci sono, non c'è dubbio. Questo
    per fare il quadro completo delle misure, non so se sono stato
    esaustivo.
    Esce il consigliere Favia.
    Dott. ssa FINARELLI: Vorrei un po' approfondire, e lo farei con la
    dottoressa Candela, che è la responsabile della linea sugli effetti
    sulla salute, la richiesta di chiarimenti rispetto a cosa significa
    l'eccesso dei linfomi non Hodgkin a Modena. Perché il tema non è
    Modena in sé, ma è lo studio sugli effetti a lungo termine che ha
    considerato tre coorti diverse con livelli di residenza, di tempo di
    residenza, diversificati; parlavamo di effetti a lungo termine e
    quindi abbiamo cercato di valutare quali sono gli effetti sui
    possibili tumori per quanto riguarda la residenza più o meno lunga.
    La dottoressa Candela lo esprimerà meglio di me.
    Entra il consigliere Favia.
    Assessore FREDA: Volevo richiamarla, consigliere Favia, perché le
    stavano rispondendo.
    Consigliere FAVIA: È che tra dieci minuti abbiamo un incontro dei
    presidenti di Commissione con l'Ufficio di presidenza
    dell'Assemblea
    Presidente DONINI: Aspetteranno, visto che siamo qui in diversi
    presidenti di Commissione. Prego, dottoressa Candela.
    Dott. ssa CANDELA (Dip. Sanità pubblica - Az. USL Reggio Emilia): Ho
    curato il coordinamento della linea epidemiologica. Come ha già
    detto la dottoressa Finarelli, per lo studio degli effetti a lungo
    termine noi abbiamo scelto un approccio di coorte come quello a
    nostro parere più adeguato. Che cosa significa? Significa che
    abbiamo individuato in un determinato momento, il più lontano
    possibile nel tempo, i soggetti sicuramente residenti nelle aree di
    interesse, che sono quelle di 4 km di raggio intorno a ogni
    inceneritore. Evidentemente per fare questo abbiamo dovuto acquisire
    i dati dalle anagrafi comunali e la maggioranza delle anagrafi
    comunali dei Comuni interessati dallo studio sono riuscite a
    fornirci, con buona qualità, i dati riferiti al '95.
    Antecedentemente al '95, con poche eccezioni, non è stato possibile
    ricostruire con certezza la popolazione residente, quindi noi
    abbiamo stabilito come punto di partenza il 1° gennaio del '95 e
    abbiamo individuato una grande coorte composta da 220.000 soggetti
    circa, che con sicurezza abitavano nelle zone oggetto di studio a
    quella data. A questa popolazione è stato attribuito il livello di
    esposizione, ricostruito attraverso l'applicazione dei modelli
    matematici ADMS Urban sui livelli storici presenti presso le diverse
    sedi ARPA, e quindi è stato possibile categorizzare questi soggetti
    in cinque categorie che corrispondono ai livelli di esposizione al
    '95. Questa è la prima grossa coorte, che è stata seguita per quanto
    riguarda gli effetti sulla salute, mortalità e incidenza tumori, dal
    1 gennaio '95 fino al 31 dicembre 2006. Della grande maggioranza di
    questi soggetti non sapevamo un granché su quanto riguardava la
    storia residenziale precedente e perciò abbiamo proceduto a una
    ulteriore selezione di soggetti: quelli per i quali era possibile
    avere informazioni certe di residenza dal 1 gennaio '91 al '99,
    cioè quei soggetti che sicuramente avevano risieduto nelle aree in
    studio per lo meno per quel periodo e per questi soggetti abbiamo
    fatto un follow up di mortalità e incidenza tumori più ristretto dal
    1 gennaio 2000 al 2006.
    Infine abbiamo cercato una popolazione che fosse residente nelle
    aree in studio praticamente dalla data di insediamento
    dell'inceneritore fino al '95 e questo è stato possibile trovarlo
    soltanto a Modena, ma non perché Modena abbia delle caratteristiche
    peculiari, è perché l'anagrafe comunale è molto ben attrezzata e ci
    ha fornito dati sicuri relativi ai residenti dall''82 al '95. Questi
    soggetti sono ovviamente molto meno, sono 24.000, e sono stati
    seguiti come follow up, anche questi, dal '95 al 2006. Devo dire che
    i livelli di esposizione di Modena al '95 non si differenziano in
    alcun modo dai livelli di esposizione nelle aree intorno agli altri
    inceneritori. Cioè non è che a Modena nel '95 ci fossero dei livelli
    di esposizione più alti; la peculiarità di Modena è che avendo una
    informatizzazione molto buona dell'anagrafe comunale, è riuscita a
    fornirci dati certi di residenza di un numero rilevante di soggetti.
    Questi soggetti hanno risieduto con certezza dall''82 al '95 nella
    zona intorno a Modena.
    Entra il consigliere Fiammenghi.
    Quindi la prima coorte, quella dei 220.000 soggetti, è una coorte
    esplorativa, perché i numeri sono molto grandi, però è una coorte di
    cui sappiamo assai poco per quanto riguarda la storia residenziale
    pregressa e quindi ci può dire alcune cose, alcune cose macro. La
    coorte per la quale sappiamo con certezza che dal '91 al '99 è
    risieduta lì, ci può dire qualche cosa in più, è certamente la
    coorte più significativa, quella più informativa, è la coorte di
    Modena; ripeto, non per le peculiarità di Modena, ma perché per
    quella è possibile sapere con certezza la residenza. Su questa
    coorte, quella dei 24.000 soggetti, sono stati analizzati tutti i
    tumori che sono stati analizzati per le altre coorti e un
    particolare interesse è stato sviluppato per due tipologie di tumori
    per i quali la letteratura riporta una evidenza - limitata, non
    certa - di possibile associazione con l'esposizione a inceneritori.
    Queste due tipologie di tumori sono i sarcomi di tessuti molli e i
    linfomi non Hodgkin.
    Consigliera NOÉ: Ce li può declinare semplicemente? Quali sarebbero?
    Dott. ssa CANDELA: I linfomi non Hodgkin sono dei tumori linfatici
    che possono ovviamente insediarsi in qualsiasi parte del corpo dove
    ci sono linfonodi; i sarcomi dei tessuti molli sono una morfologia
    particolare dei tumori, tipica dei tessuti molli anche questa, che
    può originarsi in diverse parti del corpo dove ci sono tessuti
    molli.
    Sui sarcomi dei tessuti molli abbiamo fatto uno studio estremamente
    accurato, con un'ottima collaborazione dell'Istituto superiore di
    Sanità, proprio da parte delle persone che affrontano questa
    tematica - sono tumori estremamente complessi dal punto di vista
    morfologico - e non abbiamo rilevato nulla, in nessuna delle coorti,
    nessuna relazione con l'esposizione a inceneritori in nessuna delle
    coorti indagate.
    Per quanto riguarda i linfomi non Hodgkin, invece, che sono un po'
    più facili da individuare e da categorizzare, non abbiamo trovato
    nessuna associazione con l'esposizione né per la coorte generale,
    quella dei 220.000 soggetti, né per la coorte che noi abbiamo
    identificato come la coorte del '91 di 102.000 soggetti sicuramente
    presenti dal '91 al '99; mentre sulla coorte di Modena, mettendo
    insieme i linfomi nei maschi e nelle femmine, abbiamo osservato un
    incremento di frequenza in relazione ai livelli di esposizione, che
    non è statisticamente significativa, ma che abbiamo ritenuto di
    dover segnalare proprio perché esistono in letteratura a questo
    riguardo già delle segnalazioni precedenti. Quindi questo è il
    quadro relativo ai linfomi non Hodgkin a Modena, impropriamente
    definiti quelli di Modena ; sono una patologia che abbiamo rilevato
    in maniera estremamente leggera in una coorte di soggetti che
    sicuramente hanno avuto un'esposizione più lunga rispetto ad altri.
    Escono i consiglieri Naldi e Noé.
    Presidente DONINI: Grazie dottoressa Candela, chiedo se i tecnici
    hanno ulteriori comunicazioni da svolgere rispetto alle domande che
    sono state poste.
    Dott. BORTONE (Direttore gen. Ambiente e difesa del suolo e della
    costa): Una questione di dettaglio tecnico, rispetto alle
    preoccupazioni del consigliere Favia sul transitorio dei forni,
    accensione e spegnimento. Intanto va detto che la maggior parte dei
    nostri inceneritori sono di ultima generazione, quindi sono macchine
    sofisticate; è comunque prassi già da diversi anni affiancare al
    forno anche un bruciatore ausiliario che serve a mantenere invariata
    la temperatura anche nelle operazioni di spegnimento e accendimento.
    Direi che è ormai prassi consolidata, sono impianti controllati
    online e la presenza di un bruciatore ausiliario garantisce il
    mantenimento di quella temperatura, quindi garantisce quegli
    standard emissivi anche nelle fasi di transitorio del forno.
    Consigliere CORRADI: Sarò telegrafico, perché purtroppo devo
    raggiungere il presidente per l'incontro che abbiamo, dovevo vederlo
    prima
    Presidente DONINI: L'ho fatto avvertire che essendo presenti qui
    cinque presidenti di commissione su sette ed essendoci anche dei
    componenti dell'Ufficio di presidenza come lei, arriveremo in
    ritardo.
    Consigliere CORRADI: Per questo motivo leggerò poi a verbale della
    richiesta di chiarimento che avevo fatto e non ho colto risposta - a
    meno che mi sia sfuggito - circa lo studio di mutagenesi
    relativamente all'inceneritore in provincia di Parma, come è
    indicato nell'elenco degli allegati che ci ha dato la presidente. Se
    vuole glielo cito testualmente: monitoraggio della mutagenecità dei
    campioni di suolo nell'aria circostante l'area del
    termovalorizzatore di Parma. Se può darmi qualche chiarimento
    tecnico su questo, se ci sono spiegherete le ragioni e poi sarà
    eventualmente oggetto di un approfondimento, di un'ulteriore
    richiesta d'atti all'assessorato competente.
    Prima di, purtroppo, dover abbandonare questa seduta per un altro
    impegno a cui faceva rifermento la presidente, una piccola battuta
    che resti a verbale nei confronti del consigliere Favia, che vedo un
    po' preoccupato rispetto a quello che succede in Veneto. Gli ricordo
    in termini di battuta che la settimana scorsa, martedì, la Giunta ha
    premiato Fidenza tra i Comuni più ricicloni di questa regione, il
    premio è stato ritirato dall'assessore all'ambiente - ahimè, per te
    - leghista del Comune di Fidenza. Vi lascio per gli impegni che
    tutti conosciamo. Leggerò poi dopo a verbale le risposte. Grazie.
    Presidente DONINI: C'é una precisazione in merito all'elenco di
    materiali?
    Dott. ssa COLACCI: Vorrei precisare che tutto lo studio di
    mutagenesi, così come di tutti gli endpoint che ho citato prima,
    cancerogenesi in vitro e così via, è stato fatto sull'inceneritore
    di Bologna, quindi forse c'è un fraintendimento. Quello citato non è
    uno studio Moniter, è uno studio aggiuntivo; sono moltissimi i dati
    di mutagenesi, fra l'altro essendo il laboratorio di mutagenesi
    della nostra Agenzia nella sede di Parma, è ovvio che naturalmente
    proprio in quella sede lì ci sia un'attenzione particolare. Però non
    rientra negli studi di Moniter, quindi per gli eventuali
    approfondimenti bisognerà sentire chi ha prodotto i dati e quindi il
    laboratorio di Parma.
    Esce il consigliere Corradi.
    Presidente DONINI: Per chiarire: questo è l'elenco di tutti i
    documenti presenti sul sito Moniter, che non sono per forza
    documenti elaborati in seguito allo studio e alla ricerca Moniter,
    ma sono anche la bibliografia utilizzata dai ricercatori di Moniter.
    Dott. ssa FINARELLI: Volevo precisare che nell'indice questo
    documento è citato come documento relativo a esperienze locali. Se
    permettete un'ultimissima cosa perché era stato chiamato in causa il
    principio di precauzione. Il principio di precauzione che
    l'Organizzazione mondiale della Sanità richiama non significa dire
    no sempre e comunque, ma significa fare una valutazione attenta dei
    vantaggi e degli svantaggi, dei problemi di salute accertati o anche
    possibili, anche sospetti, che possono esserci per valutare, anche
    con il concorso e la condivisione della popolazione, quali possono
    essere le soluzioni più opportune.
    Esce il consigliere Grillini.
    Presidente DONINI: Io direi di sciogliere la nostra seduta; adesso
    avremo un incontro coi presidenti delle commissioni durante il
    quale, secondo me, è il caso di fare il punto su come si gestiscono
    in maniera omogenea tutte le richieste che stanno arrivando e che
    riguardano l'attività di commissione per lo svolgimento di
    audizioni. In seguito a questo chiarimento, perché così mettiamo a
    punto un sistema che è un sistema trasparente e certo, darò poi alla
    commissione IV, visto che l'ultima richiesta è stata presentata qua,
    i chiarimenti opportuni e deciderò insieme alla commissione il da
    farsi alla prossima seduta. Per la IV commissione stiamo vedendo e
    verificando la possibilità di convocarci - perché sono arrivate
    molte richieste - la prossima settimana, non sappiamo ancora quando
    ci sarà Aula; inoltre è prevista la visita del Presidente Napolitano
    a Bologna la prossima settimana. Per cui farò le verifiche in merito
    alla presenza o meno lunedì o martedì dei commissari perché così
    eventualmente formalizziamo la convocazione.
    La seduta termina alle ore 12,10.
    Approvato dalla commissione IV nella seduta del 21 febbraio 2012.
    Approvato dalla commissione III nella seduta del 9 febbraio 2012.
    I Segretari I Presidenti
    Nicoletta Tartari Monica Donini
    Samuela Fiorini Damiano Zoffoli
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