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Legislatura IX - Commissione II - Verbale del 09/02/2012 pomeridiano

    Testo

                                Verbale n. 3
    Seduta del 9 febbraio 2012
    Il giorno giovedì 9 febbraio 2012 alle ore 15.30 si è riunita presso
    la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50,
    la Commissione Politiche Economiche, convocata in udienza
    conoscitiva con nota prot. n. 41129 del 01/02/2012.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    Cognome e Nome Qualifica Gruppo Voto
    GRILLINI Franco Presidente Italia dei Valori - 3 presente
    Lista Di Pietro
    CAVALLI Stefano Vice Lega Nord Padania 3 presente
    Presidente Emilia e Romagna
    COSTI Palma Vice Partito Democratico 4 presente
    Presidente
    AIMI Enrico Componente PDL - Popolo della 1 assente
    Libertà
    ALESSANDRINI Componente Partito Democratico 5 presente
    Tiziano
    BARTOLINI Luca Componente PDL - Popolo della 2 assente
    Libertà
    BAZZONI Gianguido Componente PDL - Popolo della 5 presente
    Libertà
    CARINI Marco Componente Partito Democratico 3 presente
    CEVENINI Maurizio Componente Partito Democratico 3 presente
    FAVIA Giovanni Componente Movimento 5 Stelle 2 assente
    Beppegrillo.it
    GARBI Roberto Componente Partito Democratico 3 presente
    MALAGUTI Mauro Componente PDL - Popolo della 3 presente
    Libertà
    MANFREDINI Mauro Componente Lega Nord Padania 1 presente
    Emilia e Romagna
    NALDI Guido Componente Sinistra Ecologia e 2 presente
    Libertà - Idee Verdi
    NOE' Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 assente
    PAGANI Giuseppe Componente Partito Democratico 3 assente
    RIVA Matteo Componente Misto 1 assente
    SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 assente
    Roberto Sinistra
    ZOFFOLI Damiano Componente Partito Democratico 3 presente
    Sono presenti il consigliere Fabio FILIPPI in sostituzione di AIMI;
    il consigliere Andrea DEFRANCESCHI in sostituzione di FAVIA; il
    consigliere Mario MAZZOTI in sostituzione di PAGANI.
    E'altresì presente la consigliera Gabriella MEO.
    E' inoltre presente l'assessore Tiberio RABBONI (Agricoltura,
    economia ittica, attività faunistico-venatoria).
    Hanno partecipato ai lavori della commissione: M. L. BARGOSSI (Resp.
    Serv. territorio rurale ed attivita' faunistico-venatorie); M. C.
    BENASSI (Serv. territorio rurale ed attivita' faunistico-venatorie);
    C. PISANO (Serv. territorio rurale ed attivita'
    faunistico-venatorie); C. CICOGNANI (Servizio Informazione e
    Comunicazione Istituzionale Assemblea Leg);
    Presiede la riunione: Franco Grillini
    Assiste il Segretario: Giovanni Fantozzi
    Resocontista: Bruna Nulli Rinalducci
    UDIENZA CONOSCITIVA
    2200 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Disposizioni
    concernenti la definizione del calendario venatorio regionale per le
    stagioni 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 (delibera di Giunta n. 20
    del 09 01 12).
    Partecipano all'udienza conoscitiva:
    Aguzzoni Roberto Federcaccia Provincia Ravenna
    Bartoli Giorgia Confagricoltura Emilia-Romagna
    Cesari Valerio U.R.C.A. Emilia-Romagna
    Dal Pian Andrea U.R.C.A. Emilia-Romagna
    De Renzi Giacinto LEGAMBIENTE Emilia-Romagna
    Ghetti Alessandro Coldiretti Emilia-Romagna
    Gianstefani Dante Federazione Italiana della Caccia
    Gondoni Giacomo ANLC - Libera caccia
    Mazzolani Giovanni Gestione Faunistica - Provincia
    Ravenna
    Merighi Stefano F.I.D.C Regionale
    Merli Enrico Provincia Piacenza
    Montanari Irene U.R.C.A. Emilia-Romagna
    Parisini Luigi LAV
    Pedrelli Mario LIPU
    Pirazzi Dario Copagri Regionale
    Schirri Patrizia Provincia Modena
    Veronica
    Sola Giulio Provincia Modena
    Spera Enrico E.P.S. Regionale
    Testi Leopoldo ENALCACCIA Regionale
    Tognetti Giovanni U.R.C.A. Emilia-Romagna
    Tomei Gian Domenico Assessore Provincia Modena
    Treossi Danilo ARCI Caccia
    L'udienza inizia alle ore 14.55.
    Franco GRILLINI (Presidente Commissione Politiche economiche).
    Salve a tutti, buongiorno, iniziamo il nostro incontro sulla materia
    in oggetto, il provvedimento della Giunta sul calendario
    faunistico-venatorio. Naturalmente dovevamo fare questo incontro la
    settimana scorsa ma gli eventi atmosferici hanno costretto a
    rinviarla, e anche questa settimana credo che questo sia l'unico
    incontro che si fa qui in Regione. Nel ringraziarvi per la vostra
    presenza, passerei subito la parola al relatore del progetto di
    legge, il consigliere Alessandrini, e poi all'Assessore Rabboni che
    illustrerà il provvedimento.
    Tiziano ALESSANDRINI (Relatore del Progetto di legge)
    Con questo progetto di legge sul calendario venatorio abbiamo la
    presunzione di mettere a valore la dialettica della legge italiana e
    comunitaria e cercare di tenere insieme il tema non solo nelle sue
    relazioni con le politiche venatorie, ma anche con quelle agricole
    ed ambientali. Come riuscirci? Puntando al compromesso alto tra i
    vari interessi in campi, cercando anche di dare un esempio di
    collaborazione ed abbandonando nei limiti del possibile la polemica
    spicciola, come invece purtroppo si è intravista in questi giorni su
    alcuni quotidiani. Noi siamo consapevoli che quello della caccia non
    è mai stato un tema che unisce, è piuttosto un tema che tende a
    dividere. Ma penso che noi abbiamo l'obbligo di invertire questa
    tendenza. Non voglio entrare qui nel merito del progetto di legge
    perché sarà l'assessore ad illustrarlo. Mi piacerebbe, anche nel mio
    modestissimo ruolo di relatore di questa legge, di riuscire a tenere
    insieme tutti gli interessi e fare in modo che anche un tema come
    questo divida di meno a faccia collaborare un po' di più.
    Tiberio RABBONI (Assessore Agricoltura, economia ittica, attività
    faunistico-venatoria)
    Buongiorno, a tutti. La proposta di nuovo calendario venatorio
    regionale approvata dalla Giunta regionale ha cercato di tenere
    conto sia degli ultimi sviluppi delle norme comunitarie e nazionali
    che disciplinano la materia, sia delle aspettative del mondo
    venatorio, agricolo ed ambientale regionale, sia, infine, della
    necessità di offrire alle diverse componenti un modello di possibile
    equilibrio tra i diversi punti di vista, per contribuire a superare
    un clima nazionale di sistematica conflittualità su ogni singolo
    provvedimento regionale e locale afferente l'attività venatoria.
    Un clima alimentato da chi punta ad esasperare i toni con
    l'obiettivo di delegittimare le norme vigenti in materia verso la
    privatizzazione del prelievo e della gestione venatoria. La conferma
    è nelle campagne anticaccia di importanti personalità della politica
    nazionale e nella contestuale proposta legislativa di alcuni
    parlamentari (del PDL) di l'abolizione dell'articolo 842 del codice
    civile che consente l'ingresso dei cacciatori nei terreni privati.
    La litigiosità si è sviluppata a partire dalla discussione sulle
    modifiche alla legge 157, quando le aspettative di un'estensione
    delle specie e dei periodi, demagógicamente alimentate da alcuni
    esponenti politici (del centrodestra), si sono trovate a fare i
    conti con modifiche parlamentari esattamente di segno opposto, vale
    a dire con restrizioni dei calendari fino ad allora vigenti, con
    riferimento al divieto di prelievo durante il ritorno al luogo della
    nidificazione, durante la nidificazione, la riproduzione e la
    dipendenza.
    In seguito è proseguita a cascata in tutte le sedi ed occasioni. A
    nulla è valso il tentativo della conferenza delle Regioni di
    convocare un tavolo nazionale con tutte le componenti per
    condividere le linee generali dei nuovi calendari regionali
    successivi alla modifica della legge 157. Il tentativo è fallito,
    rilanciando ed amplificando le polemiche e la conflittualità tra le
    parti.
    Nel frattempo i calendari delle Regioni Lazio ed Abruzzo sono stati
    impugnati e sospesi dal TAR, Lombardia e Puglia sono state costrette
    a ritirare i rispettivi provvedimenti per la caccia in deroga agli
    storni; ogni provvedimento inerente la caccia è diventato il
    pretesto per ricorsi e polemiche. (sul tema delle deroghe la nostra
    pur contestata delibera del 2011 ha consentito alla Commissione
    Europea di considerare superata la procedura di messa in mora
    riferita agli anni antecedenti)
    In questo clima di tutti contro tutti la nostra ambizione è di
    offrire un esempio di caccia sostenibile , dove le distanze vengono
    riavvicinate piuttosto che amplificate, il conflitto ricomposto e la
    collaborazione fatta prevalere sulla contrapposizione.
    Quali sono le caratteristiche qualitative di sostenibilità
    venatoria, agricola ed ambientale del nuovo calendario regionale?
    1) Un provvedimento legislativo di carattere pluriennale (3 anni).
    La scelta è dettata dall'esperienza positiva del calendario vigente
    e dalla considerazione che solo previsioni di carattere pluriennale
    possono produrre risultati duraturi di buona gestione e di fattiva
    collaborazione tra le componenti. I risultati conseguiti in
    Emilia-Romagna sul piano della crescita della biodiversità
    faunistica e del miglioramento dello stato di conservazione delle
    specie a rischio sono la prova provata del valore della
    programmazione di medio-lungo periodo, all'interno della quale si
    colloca anche la disciplina del calendario venatorio.
    A questa scelta vengono mosse due obiezioni, assolutamente
    infondate: la prima sostiene che così non si rispetta la legge 157
    che stabilisce che i calendari venatori debbano essere annuali; la
    seconda che la scelta della legge è dettata esclusivamente dalla
    volontà di mettersi al riparo dagli eventuali ricorsi in sede di
    giustizia amministrativa (TAR). In Emilia-Romagna i calendari sono a
    tutti gli effetti annuali perchè compete alle Province deliberarli
    annualmente tenendo conto delle specificità locali e disponendo, su
    questa base, eventuali restrizioni rispetto alle previsioni del
    calendario di carattere regionale; circa i ricorsi contro un
    calendario regionale adottato con legge, essi sono ugualmente
    possibili per iniziativa del Governo, come peraltro confermato da
    numerosi e recenti casi, così come sono possibili i ricorsi al TAR
    contro le delibere provinciali. D'altra parte la buona gestione
    venatoria ha bisogno di stabilità e certezze e non di una esasperata
    conflittualità permanente su ogni dettaglio e particolare.
    2) Un confronto aperto e di merito con il parere ISPRA. La Legge
    nazionale prevede l'acquisizione obbligatoria del parere ISPRA
    (Istituto Superiore di Prevenzione e Ricerca Ambientale, emanazione
    del Governo nazionale, referente scientifico italiano per l'UE) sul
    calendario venatorio proposto, così come sui calendari provinciali.
    L'Istituto si esprime sulla coerenza del calendario con le direttive
    e le linee guida europee, con la norma nazionale, nonché con lo
    stato di conservazione delle diverse specie, cosi' come risulta
    dalle conoscenze disponibili. Il parere non ha un carattere
    vincolante per le Regioni che tuttavia devono sempre argomentare gli
    eventuali scostamenti.
    Per questo, prima di approvare l'attuale proposta di calendario, la
    Giunta ha adottato una prima stesura, concordata con le associazioni
    venatorie e agricole regionali, inviata all'ISPRA per il parere di
    Legge. L'ISPRA ha rivolto numerose critiche ed obiezioni alla prima
    stesura del calendario. Con queste critiche ci siamo confrontati
    senza pregiudizi, accogliendo tutte quelle che ci sono apparse
    puntualmente motivate, e respingendo quelle che, viceversa, non
    risultavano tali, supportati in questo dai dati di fatto a nostra
    conoscenza e da rigorose valutazioni.
    Indicazioni ISPRA non accolte: apertura al 1 ottobre; no alla
    pre-apertura; riduzione del periodo di addestramento cani;
    registrazione di tutta la migratoria appena abbattuta; stop alla
    caccia vagante dopo il 31 dicembre; chiusura al 20 gennaio.
    Le nostre valutazioni si sono basate su 3 dati di fatto:
    - l'analisi dei tesserini restituiti dai cacciatori che consente una
    puntuale valutazione del prelievo venatorio degli ultimi anni e la
    sua influenza sulle dinamiche di popolazione di ogni specie;
    - l'analisi dei cacciatori iscritti agli ATC e residenti che
    evidenziano una progressiva riduzione della pressione venatoria
    (negli ultimi tre anni gli iscritti sono diminuiti di 5000 unità e i
    residenti di quasi 4000);
    - le indicazioni dei Key concepts e della Guida alla caccia
    nell'ambito della direttiva europea sulla conservazione degli
    uccelli selvatici secondo cui la sovrapposizione di una decade tra
    il periodo della caccia e il periodo della riproduzione è ammessa
    dal momento che è possibile che in quel periodo non vi sia alcuna
    effettiva sovrapposizione.
    Sulla base di questi elementi abbiamo riconfermato l'apertura alla
    3a domenica di settembre di tutte le specie, con l'eccezione di
    allodola, beccaccia e colombaccio che apre il 10 ottobre, tre
    giornate in pre-apertura (fisse, se deliberate in questo senso dalle
    Province) per merlo, tortora e corvidi, l'addestramento cani un mese
    prima dell'apertura della caccia, la registrazione della migratoria
    appena abbattuta esclusivamente per la caccia vagante, la caccia
    vagante anche dopo il 31 dicembre, ma con tre giorni fissi alla
    settimana, la chiusura al 31 gennaio per tutte le specie con
    l'eccezione della starna e pernice rossa al 30 novembre, quaglia,
    allodola e merlo al 31 dicembre (Ispra: quaglia 30 novembre),
    turdidi, beccaccia e cesena al 20 gennaio (Ispra: beccaccia 31
    dicembre, turdidi 10 gennaio). Proponiamo inoltre il 31 gennaio
    anche per il Germano reale, nonostante i key concepts indichino un
    periodo antecedente, in considerazione del buono stato di
    conservazione della specie e del fatto che una parte rilevante della
    popolazione presente in Italia è a tutti gli effetti stanziale ed in
    forte incremento.
    Indicazioni ISPRA accolte: sospensione della caccia alla moretta
    per prevenire il rischio di confusione con la moretta tabaccata ,
    specie tutelata in gravissima difficoltà (anche in considerazione
    dell'esiguo carniere regionale annuale della moretta: circa 300/350
    capi abbattuti); apertura al 1 ° ottobre per colombaccio, allodola e
    beccaccia; tortora solo in pre-apertura; divieto di utilizzo di
    fucili caricati con pallini di piombo nelle zone umide naturali ed
    artificiali (previsto anche dalla legge italiana n.66 del 6/2/2006).
    Tuttavia, anche per quanto riguarda le richieste ISPRA non accolte,
    risulta evidente, che di quelle osservazioni abbiamo comunque tenuto
    conto, adeguando e perfezionando le nostre proposte iniziali.
    Insomma, il confronto è stato serio, puntuale, utile.
    3) Nuove misure di salvaguardia dell'attività agricola. Il nuovo
    calendario introduce misure di salvaguardia delle tartufaie
    coltivate, delle coltivazioni di biomassa, dei pannelli fotovoltaici
    nelle campagne e conferma il divieto di addestramento cani su
    coltivazioni in atto bagnate o dopo pioggia.
    4) Ungulati: densità obiettivo ed eradicazione dalle zone non vocate
    Il nuovo calendario per quanto riguarda gli ungulati conferma le
    indicazioni di quello vigente con l'aggiunta delle modalità previste
    dall'Intesa Regione-Ispra dello scorso anno per favorire il
    raggiungimento delle densità obiettivo nelle diverse situazioni
    agro-silvo-pastorali e l'eradicazione in pianura.
    5) Ulteriori novità. D'intesa con ISPRA sono state ampliate le
    modalità di prelievo della volpe (in vagante singolo cacciatore,
    squadre con cani, selecontrollori da appostamento); per la caccia
    alla lepre può essere utilizzata una muta di cani riconosciuta e
    abilitata ENCI previa regolamentazione provinciale, la Regione
    esprime parere di conformità ai singoli calendari provinciali; la
    data di riconsegna della scheda riepilogativa caccia in deroga (a
    cura dei soli cacciatori interessati) è stata unificata alla
    consegna del tesserino regionale di caccia (31 marzo).
    Questi sono i tratti più significativi del nuovo calendario
    venatorio dell'Emilia-Romagna. Una proposta equilibrata, aperta ad
    eventuali e condivisi aggiustamenti, che propone a tutti una qualche
    rinuncia per offrire a tutte le componenti una prospettiva unitaria
    di buona gestione faunistica rispettosa dell'agricoltura, della
    conservazione della biodiversità animale ed ambientale e,
    naturalmente, della passione venatoria, così come previsto dalle
    leggi della Repubblica.
    Valerio CESARI (Rappresentante URCA Emilia-Romagna)
    L'URCA, fin dalla sua costituzione si è proposta all'attenzione
    dell'opinione pubblica come associazione le cui finalità sono
    rivolte alla gestione del territorio e alla conservazione
    dell'ambiente in cui opera.
    E non vi è dubbio che tra le finalità messe in atto per conseguire i
    propri scopi associativi il manifesto dell'URCA al punto 2 propone
    una gestione faunistico venatoria moderna mentre al punto 3 del
    proprio manifesto prosegue testualmente: L'attività venatoria deve
    essere attuata secondo criteri economici, sulla base delle più
    attuali conoscenze scientifiche e con le tecniche più idonee a
    perseguire gli obiettivi di gestione prefissati, pur seguendo regole
    sportive altamente ritualizzate dettate dall'etica venatoria .
    Questa ultima affermazione, esprime un concetto importante di
    gestione faunistica e tale concetto dovrebbe essere condiviso da
    chiunque pratichi o gestisca l'attività venatoria.
    Ed è difficile credere che dietro una affermazione cosi precisa sia
    per rigore che per senso etico, la Regione Emilia-Romagna,
    contrariamente a quanto accade in altre 15 regioni italiane, non
    condivida la possibilità di ricomprendere, tra i mezzi idonei per la
    caccia, l'uso dell'arco, così come invece previsto dall'articolo 13
    della legge 157.
    E' stato sollevato di recente da parte della regione Emilia Romagna
    un problema di non facile soluzione riguardante il risarcimento dei
    danni da ungulati: tutte le province ne soffrono, alcune in modo
    rilevante rispetto ad altre e le cifre sono importanti per non dire
    impressionanti se si pensa da cosa vengono provocati questi danni.
    Sono stati attuati tentavi di contenimento ma i risultati per
    contenere questi danni sono scarsi; le aspettative sono state
    disattese principalmente per le difficoltà pratiche che si sono
    evidenziate nel cercare di contenere gli ungulati al di fuori delle
    zone critiche. Difficoltà dovute principalmente all'impiego
    dell'arma da fuoco che non sempre è adatta ad un impiego in zone ad
    alta densità abitativa.
    L'URCA su iniziativa di una sezione operante al suo interno,
    propone l'impiego dell'arco come valido strumento di caccia,
    complementare all'arma da fuoco e in grado di fornire un contributo
    importante al contenimento dei danni lamentati.
    L'intervento in questa udienza non è quindi finalizzato a richiedere
    specificamente la reintroduzione dell'uso dell'arco nella regione
    ER, anche se sarebbe in ogni caso auspicabile, ma si pone come
    principale obiettivo quello di far riflettere se realmente non
    esista la possibilità di poter intervenire mediante l'impiego
    dell'arco in quelle zone manifestamente critiche dove l'utilizzo
    dell'arma da fuoco può risultare non idoneo.
    E' comprensibile come la scarsa conoscenza da parte dei non addetti
    ai lavori circa le potenzialità di questo strumento, la non
    conoscenza delle tecniche di caccia e dell'efficacia della freccia
    hanno purtroppo creato e continuano a creare molta disinformazione,
    spesso banalizzata in danno grave a questa specialità che, invece,
    se ben indirizzata, potrebbe fornire un interessante contributo alla
    gestione faunistica; ma questa non è la sede più opportuna per
    disquisire tecnicamente sul valore etico dell'uso dell'arco, che
    non viene minimamente messo in discussione e a tale proposito URCA
    si dichiara fin da ora disponibile a chiarire nelle opportune sedi,
    dubbi e perplessità sull'uso dell'arco come strumento di caccia.
    Questa è invece la sede per chiedere che venga valutata
    positivamente la proposta di consentire anche con una prima fase
    sperimentale, l'uso dell'arco per il prelievo di ungulati in zone
    critiche subordinando i destinatari utilizzatori di tale
    provvedimento, qualora fosse accolto, al possesso dei requisiti
    minimi ora richiesti per il prelievo degli ungulati in forma
    selettiva.
    A puro scopo informativo e per offrire un panoramica completa del
    quadro legislativo nazionale, l'uso dell'arco è attualmente
    consentito in 15 regioni italiane con l'esclusione di Trentino,
    Valle D'Aosta e Sardegna, regioni a statuto speciale e Piemonte ed
    Emilia Romagna, regioni a statuto ordinario.
    La regione Toscana, grazie anche al parere favorevole dell'Ispra
    sull'uso dell'arco, da anni ha introdotto in alcune sue provincie la
    caccia di selezione con l'arco alle specie capriolo, cervo e daino
    mentre altre provincie sono in procinto di modificare i propri
    calendari venatori per adeguarsi.
    La specie cinghiale è cacciabile sia in forma singola che in forma
    collettiva in tutte le regioni che consentono l'uso dell'arco.
    La regione Emilia Romagna con l'articolo 37 della legge regionale 16
    febbraio 2000, ha modificato l'articolo 48 della legge 15 febbraio
    eliminando di fatto e senza circostanziate motivazioni scritte l'uso
    dell'arco dal territorio regionale.
    In conclusione l'URCA chiede che le istituzioni valutino realmente
    l'opportunità di poter inserire nel calendario venatorio regionale
    di prossima approvazione, la reintroduzione, anche in forma
    sperimentale, dell'uso dell'arco anche al fine di operare prelievi
    di ungulati per zone di particolare criticità, identificate dalla
    regione ER, al fine di contenerne i danni.
    Danilo TREOSSI (Presidente Arcicaccia E/R)
    Sono coordinatore di un tavolo dove siedono 14 tra associazioni
    venatorie, agricole ed ambientaliste della regione. Ringrazio la
    Regione Emilia-Romagna di avere imboccato questa direzione perché
    nel luglio-agosto di quest'anno ci siamo fatti promotori di un
    documento sottoscritto dalle associazioni che partecipano al tavolo:
    tutte le associazioni agricole, fatto salva Coopagri, tutte le
    associazioni ambientaliste riconosciute (Terranostra, Agriturist,
    Urca, Ekoclub - in questo caso non era presente Legambiente), le
    associazioni venatorie (Federcaccia, Enalcaccia, Arcicaccia,
    Liberacaccia, ANUU). Il documento chiedeva la possibilità di avere
    un calendario per legge e rispettoso dei periodi venatori previsti
    dalla legge 157/1992. Oggi constatiamo che il rispetto degli
    impegni. in assenza di indicazioni nazionali, è stato mantenuto;
    tutte le informazioni date dall'assessore Rabboni non solo sono
    condivise ma sono rispettose dei fatti accaduti a livello nazionale
    e dai quali ci aspettavamo risultati che non sono mai venuti. Per
    questo abbiamo dovuto fare il rompighiaccio di una situazione
    particolarmente complicata e conflittuale, proprio perché la
    modifica della 842, la revisione della 157 con la legge comunitaria,
    la normativa anche delle armi e dei periodi di concessione delle
    licenze, hanno messo in atto un tourbillon di questioni che sono
    tutte da risolvere; ed io mi auguro che le componenti chiamate a
    gestire il territorio e a governare i processi di sviluppo e di
    biodiversità ambientali trovino elementi di riappacificazione.
    Il documento votato dalla Giunta è il frutto di un lavoro
    responsabile teso al rispetto delle modifiche legislative nazionali,
    delle direttive europee e delle valutazioni sull'effettivo stato di
    consistenza delle specie cui faceva riferimento l'assessore. Mi
    preme sottolineare che dal punto di vista strutturale non esiste
    Regione che abbia attuato tutta la normativa nazionale ed europea
    per quanto riguarda le zone protette, ZIC, siti ZPS, zone di
    produzione, gestione sociale del territorio, completamento della
    risposta di tipo privatistico (aziende faunistiche, aziende
    agri-faunistico-venatorie, campi e zone di addestramento cani).
    Quindi l'aspetto strutturale da noi è fatto e gestito al meglio
    delle condizioni, per cui i riferimenti alla consistenza faunistica
    e alle garanzie di tutti i diritti costituzionali secondo me nella
    nostra regione hanno trovato piena ospitalità.
    Perché abbiamo chiesto una legge? Per la garanzia di diritti
    soggettivi, di risparmio di risorse e di continuità gestionale.
    Faccio tre riferimenti: quando io pago la tassa di concessione per
    l'esercizio venatorio dovrei potere esercitare questo diritto, ma se
    scatta il ricorso e c'è la sospensione del provvedimento il mio
    diritto viene limitato o sospeso. Per quanto riguarda il risparmio
    delle risorse, la questione del ripristino delle deroghe c'è costato
    molte migliaia di euro e non solo a noi tra ricorsi al TAR ed al
    Consiglio di Stato.
    Circa la continuità di gestione, quando non c'è concertazione e
    condivisione di obiettivi è indubbio che la gestione diventa più
    difficile. Il volontariato, che nella nostra regione è l'elemento
    portante per molti aspetti, lo è anche per la gestione faunistica e
    delle specie invasive. Queste, oltre creare danni alla fauna, creano
    danni anche all'ambiente, all'agricoltura. Perché si può essere pro
    o contro l'attività venatoria ma la volpe la si abbatte col fucile e
    così la cornacchia e se volessimo contenere in maniera decente il
    cormorano per tutti i danni che arreca all'agricoltura altro che
    fucili ci vorrebbero E questa non è voglia di sparare ma di
    determinare una condizione di equilibrio nella consistenza delle
    specie.
    Il progetto di legge norma anche le nuove situazioni in agricoltura
    (biomasse, fotovoltaico e tartufaie). Si tratta di istanze
    provenienti dal mondo agricolo che siedono permanentemente al tavolo
    e ci danno contributi molto importanti.
    La proposta di legge inoltre semplifica gli adempimenti richiesti ai
    cacciatori, come la consegna del tesserino e la comunicazione degli
    elementi per calcolare lo studio della consistenza delle specie,
    questo anche per superare le pregiudiziali del mondo ambientalista e
    talvolta del mondo tecnico. Infatti l'ISPRA non sempre è imparziale:
    non voglio criticare l'ISPRA ma qualche volta deborda da quelli che
    sono i suoi compiti istituzionali. La semplificazione agevola i
    compiti delle istituzioni perché se tutto il mondo venatorio ritorna
    nei tempi dovuti i dati contenuti nei tesserini permette un prelievo
    venatorio rispettoso delle produzioni agricole e responsabile nei
    confronti della consistenza delle specie, per consentire una caccia
    sostenibile.
    Il provvedimento necessita di un paio di correzioni, in primo luogo
    l'uso delle munizioni atossiche senza piombo nelle zone umide, fuori
    da quelle che sono già normate. Non mettiamo in discussione la
    normativa delle ZPS, riteniamo che il comma 4 dell'articolo 9 vada
    bene per quanto riguarda il divieto, ma non vada bene per quanto
    riguarda le distanze perché andrebbe ad interdire una fascia di
    territorio inimmaginabile e rischierebbe di provocare un contenzioso
    di cui in questo momento non abbiamo bisogno. L'adesione all'AEWA
    sulla tutela dei migratori tra Eurasia ed Africa mi pare che non
    contempli questo tipo di distanza. L'altro aspetto riguarda la
    modifica del prelievo degli ungulati per classi di età in quanto gli
    specialisti del settore dicono che la terza e quarta categoria tra
    il capriolo ed il cervo non sono più degne di attenzione.
    Riteniamo con il nostro tavolo di concertazione di aver realizzato
    la massima concertazione possibile in maniera responsabile, evitando
    i rischi di una conflittualità non necessaria. La legge è stata
    richiesta per dare garanzie alla pratica venatoria ed in particolare
    per la gestione faunistica ed ambientale del territorio. Io mi
    voglio augurare che di fronte a situazioni di chiusura, di non
    disponibilità, ci fosse l'assenza del mondo venatorio dalla
    gestione; questo sarebbe un disastro dal punto di vista dei rapporti
    sociali, dei danni e del rapporto fra le componenti. Quindi dico che
    le istanze che potranno arrivare dal territorio siano valutate con
    attenzione al rischio di creare situazioni di ulteriore
    conflittualità. Se passa questo calendario in Emilia-Romagna, esso
    può essere di esempio a livello nazionale per riappacificare gli
    animi e dare garanzie a tutti dal punto di vista dei rapporti
    sociali, della gestione del territorio, della garanzia delle specie
    e dell'utilizzo delle risorse.
    Leopoldo TESTI (Delegato Enalcaccia regionale)
    Per quanto riguarda la parte regionale, riconosco il torto di quanto
    presentato dal collega Treossi e quanto è emerso è frutto di un
    lungo confronto travagliato, ne sa qualcosa l'assessore che ci ha
    seguito costantemente. Ne è uscita una proposta di calendario
    accettabile, per il quale ogni componente ha fatto la propria dose
    di sacrificio Io auspico che alla fine possa uscire il calendario
    non stravolto dal suo impianto di base, anzi che mantenga il più
    possibile le proposte presentate. Mi soffermo su un punto in
    particolare che è contenuto all'articolo 1 della proposta di legge,
    al punto 5, la campagna informativa della Regione per l'uso
    esclusivo delle armi a canna rigata per tutti gli ungulati. Questa è
    una novità, cosa vuole dire, già i selecontrollori usano l'arma a
    canna rigata dotata di ottica di puntamento e quindi la cosa
    riguarda in pratica la caccia al cinghiale, sono tantissimi nella
    nostra regione. La cosa è stata voluta dall'ISPRA, io avrei una
    considerazione, gli esperti dell'ISPRA che hanno tante competenze se
    si mettono anche a fare gli esperti di balistica vanno al di là del
    seminato. Questa è una questione che divide il mondo venatorio,
    canna liscia e canna rigata, ci sono due scuole di pensiero
    antitetiche, entrambe sostengono dignitosamente la propria parte.
    Chi sostiene la canna rigata dice che la canna liscia è più
    pericolosa, chi sostiene la canna liscia dice che la canna rigata ha
    una gittata di 3 chilometri, quindi è più pericolosa. Io pratico la
    caccia al cinghiale nell'alto Appennino parmense, faccio parte di
    una squadra composta in gran parte di cacciatori locali, l'età media
    è elevata, nella mia squadra ci sono tante persone che si avvicinano
    ai 70 anni, portare avanti questa cosa significa obbligare molta
    gente a comprare la carabina. Non amo la carabina perché mi ricorda
    l'arma da guerra, ha dieci colpi, io uso solo la doppietta. La
    normativa ha una implicazione di carattere sociale perché impone ai
    cacciatori che fanno caccia al cinghiale di comprare la carabina,
    quindi persone anziane, pensionati, l'acquisto di una carabina
    comporta l'esborso di 1.500 o due mila euro. Invito a fare una
    riflessione, non è cogente, però se la via è questa, non è
    opportuno. Mi risulta che la Regione Piemonte stia seguendo la via
    diametralmente opposta, dare la preferenza alle armi a canna liscia.
    Questo è un problema che ha una forte valenza anche sociale che
    sottopongo all'attenzione della Giunta e dell'Assemblea regionale.
    Nelle specie cacciabili non figura la minilepre, specie che risulta
    presente ad esempio nella mia provincia, non figurando nelle specie
    cacciabili può generare un contenzioso perché il cacciatore potrebbe
    vedersi contestato l'abbattimento di una specie non prevista. Visto
    che non è prevista e non si può considerare una lepre piccola,
    chiedo di considerarla. Grazie.
    Giacinto DE RENZI (Legambiente)
    Questa udienza conoscitiva è stata indetta per acquisire nel merito
    del progetto di legge di iniziativa della Giunta Disposizioni
    concernenti la definizione di calendario venatorio regionale per le
    stagioni 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 , osservazioni e proposte.
    Dobbiamo sottolineare, per svolgere al completo il nostro
    ragionamento e le conseguenti osservazioni e proposte, come
    l'obiettivo dichiarato di tale progetto di legge sia quello non solo
    di introdurre ed applicare elementi di novità derivanti dalle
    modifiche apportate alla legge 157/1992 dall'art. 42 della Legge 4
    giugno 2010 n. 96 (Comunitaria 2009) - in particolare il comma 1 bis
    dell'art. 18 che prevede il divieto di esercizio venatorio per ogni
    singola specie durante il ritorno al luogo di nidificazione e la
    fasi di riproduzione e della dipendenza degli uccelli, ma anche
    quello di riordino e di precisazione di alcune materie indicando
    alcune prescrizione alle Province.
    Nell'iter di approvazione è di costruzione di tale progetto di legge
    sono stati coinvolte le Province, le Associazioni agricole, di
    protezione ambientale e venatorie, ma sostanzialmente si sono
    accolte in alcuni punti fondamentali quasi esclusivamente alcune
    istanze, di altre si è per l'appunto solo preso atto e si sono, a
    nostro parere disattese le premesse. Premesse che tra l'altro erano
    state tracciate nel tavolo caccia a Roma che aveva raggiunto un buon
    risultato, ma che è stato immediatamente dopo, con una marcia
    indietro, ricusato da quasi tutte le associazioni venatorie.
    C'è da dire anche che sono state introdotte nel disegno di legge
    alcune cose importanti e date alcune direttive alle Provincie che
    erano necessarie e sono sicuramente apprezzabili ed anche da noi
    indicate, ma nel complesso viene eluso l'obiettivo principale di
    estensione della tutela che doveva derivare dalla applicazione delle
    dalle modifiche apportate alla legge 157/1992 dall'art. 42 della
    Legge 4 giugno 2010 n. 96 (Comunitaria 2009) ed in particolare del
    divieto di esercizio venatorio per ogni singola specie durante il
    ritorno al luogo di nidificazione e la fasi di riproduzione e della
    dipendenza degli uccelli. Questo è testimoniato anche dal fatto che,
    nella delibera della Giunta regionale che ha licenziato il progetto
    di legge, si dichiara espressamente di non tener conto di quanto
    indicato dall'ISPRA. Pertanto oltre a questa premessa ed alle
    osservazioni e proposte che presenterò lasceremo alla Presidenza
    della commissione di questa udienza anche il testo di proposte di
    modifica al progetto di legge che a nostro parere andrebbero
    introdotte per rispondere in concreto e fattivamente agli obiettivi
    dichiarati.
    Nel merito in sintesi sottolineiamo quanto segue:
    Misure di salvaguardia dell'ambiente agricolo-forestale: le misure
    adottate andavano sicuramente integrate con altre ed alcune vanno
    meglio specificate. Ad esempio non si capisce perché è stato espunto
    dal testo all'art. 8, comma 5 lettera a) la cultura cerealicola e
    lasciata ad una interpretazione ambigua con la sola indicazione
    delle culture erbacee (nel primo testo prima della delibera
    appariva). Forse deriva da una richiesta ? C'erano infatti
    formulazioni in certi calendari venatori provinciali che eludevano
    tale norma in passato invece sempre ribadita. Occorre stabilire non
    solo il divieto di sparo da distanza inferiore a 150 metri in
    direzione dei pannelli fotovoltaici, ma anche il divieto di attività
    venatoria nelle zone compre nel raggio di 100 metri (meccanismo
    della normativa anche in altri casi previsti) .
    Vanno specificate meglio alcune altre cose come il fatto che le
    Provincie non solo possono, ma devono individuare limiti
    all'esercizio venatorio sui terreni di erba medica e/o foraggere e
    come il fatto del divieto negli impianti di biomassa dove va
    specificato che questo vale anche per le ceppaie dopo il taglio
    (cioè nella fase di ricostituzione).
    Vi sono poi altre misure che vanno introdotte gli impianti irrigui
    di plastica e di gomma o muniti di impianto antigrandine.
    In sostanza va rafforzato il sistema di misure di salvaguardia delle
    produzioni delle colture agricole.
    Specie cacciabili e periodi cacciabili: l'indicazione per le specie
    è definita nel documento Key concepts ; vengono indicati come
    l'ultimo giorno della decade di riferimento nel caso della fine
    della riproduzione e dipendenza ed il primo giorno della decade di
    riferimento nel caso della migrazione prenuziale. Adottando solo
    questo criterio ben chiaro da quanto risulta dall'Allegato A del
    Progetto di legge ben 8 specie (Germano reale, Canapiglia, Codone,
    Alzavola, Folaga, Cesena, Tordo Bottaccio e Colombaccio) non
    rispettano l'indicazione e vi è un periodo di sovrapposizione fra
    migrazione prenuziale (dove la legge stabilisce il divieto di
    caccia) e l'attività venatoria.
    Va inoltre segnalato che il regime di protezione completa richiamato
    anche dalla Corte di Giustizia, oltre al tassativo divieto di
    esercitare la caccia nei suddetti periodi, fa riferimento anche alla
    necessità di salvaguardare le specie interessate dalle conseguenze
    della caccia esercitata su altre specie. In effetti si evidenzia che
    l'attività venatoria in periodo di riproduzione o di migrazione
    prenuziale degli uccelli, sebbene esercitata su altre specie, può
    comportare danni alle specie interessate da detti periodi. Ciò per
    via del disturbo che si verifica ai danni di specie che si trovano
    in fase di riproduzione o di migrazione prenuziale, del rischio di
    confusione tra specie simili (cioè tra specie che si trovano nelle
    fasi vietate e altre specie). Per questi motivi la stessa
    Commissione europea ha più volte indicato la regola della chiusura
    della stagione venatoria per specie simili, a partire dalla data di
    inizio della migrazione prenuziale nella specie più precoce, onde
    garantire completa protezione alle specie interessate e ottemperare
    alla tassativa deliberazione della Corte di Giustizia delle Comunità
    europee. Se ne deduce che ad esempio va anticipata la chiusura della
    caccia (ad esempio il 20 gennaio) anche alle specie Fischione,
    Mestolone, Moriglione, Marzaiola, Gallinella d'acqua, Porciglione
    Beccaccino, Frullino Pavoncella e/o il 10 gennaio per Cesena, Tordo
    bottaccio e Tordo sassello). Inoltre l'obiettivo di mantenere ovvero
    riportare ad un livello di conservazione soddisfacente le specie e
    le popolazioni di uccelli protetti dalla direttiva. Se si esamina lo
    stato indicato di conservazione ci accorgiamo anche che poi vi sono
    situazioni di conservazione non favorevoli in ben 19 casi (Spec
    3-specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma
    che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole:
    Canapiglia, Codone, Marzaiola, Mestolone, Moretta, Fagiano di monte,
    Pernice sarda, Starna, Quaglia, Frullino, Beccaccia, Beccacino,
    Tortora, Allodola - Spec 2 - specie la cui popolazione globale è
    concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione
    sfavorevole: Moriglione, Pernice rossa, Coturnice, Pavoncella,
    Combattente).
    Nel progetto di legge si richiamano i principi generali, ma poi
    nell'applicarli per alcune specie si è operato in modo corretto, in
    altre si è compiuta quella che è una sovrapposizione e non sono
    stati tenuti in conto le indicazioni ISPRA e la evidenza dei fatti.
    E' ovvio che si richiede la completa rivisitazione del testo degli
    allegati per ciò che riguarda le specie e i periodi cacciabili.
    Carniere: a monte delle scelte si ribadisce che ...il collaudato
    sistema di analisi dei tesserini restituiti dai cacciatori entro il
    termine di cui all'art. 39 della predetta legge regionale 8/1994
    consente una valutazione del prelievo venatorio e della sua
    influenza sulle dinamiche di popolazione di ogni specie . Intanto
    una valutazione sulla consistenza dei vari contingenti delle varie
    popolazioni sarebbe condizione necessaria per fare valutazioni
    appropriate, ma già lo stato di conservazione delle specie ci offre
    un punto di riferimento e ci fa dire che le quantità teoriche di
    abbattimento previste dal Calendario venatorio precedente, ma ancora
    in quello attuale rimangono abnormi. Anche i dati desunti dai
    tesserini, pur essendo del tutto parziali (esiste ancora una larga
    elusione nelle marcature degli esemplari abbattuti, anche per questo
    è stato introdotto un opportuno rafforzamento delle norme sul
    tesserino venatorio regionale indicano questo stato.
    Vanno ulteriormente ridotte le quantità di prelievo per specie
    giornaliero ed annuale.
    La stessa nostra proposta di modifica in sensibile riduzione,
    comunque mantiene un carniere ancora
    elevato che andrebbe ulteriormente verificato.
    Altre norme: vi sono poi altre norme su forme di caccia e di
    prelievo, su problemi di sicurezza che andrebbero ben valutati ed
    assunti nell'articolato.
    In particolare mi riferisco al comma 5 dell'art. 1 Finalità ; al
    comma 2 lettera d) e comma 3 lettera c), al comma 12 del'art. 4
    Giornate e forme di caccia ; al comma 2 dell'art. 7 Addestramento
    cani da caccia .
    Il divieto di utilizzare fucili caricati con pallini di piombo nelle
    zone umide naturali ed artificiali va completato con il divieto
    anche della detenzione per evitare facili elusioni della norma. Armi
    e munizioni. Norme necessarie da introdurre.
    Conclusioni: come Legambiente avevamo dichiarato nei tavoli di
    discussione sul nuovo Calendario venatorio regionale che la forma
    del progetto di legge e della sua successiva trasformazione in legge
    regionale non ci vedeva contrari in linea di principio pur
    trattandosi di un deroga al comma 1 dell'articolo 50 della legge
    regionale 15 febbraio 1994, n. 8 e ss.mm.ii. Anzi abbiamo dichiarato
    che ci sembrava fosse uno strumento utile al fine di omogeneizzare
    attraverso precetti alle Province le varie normative che avevano
    derogato dal Calendario venatorio regionale precedente e che poteva
    raccogliere anche spunti che man mano si sono affermati a livello
    dei vari calendari venatori provinciali (vedi ad esempio le norme
    sulle over 1000, misure di protezione delle colture agricole,
    ecc....). Questo nostra considerazione e giudizio però si richiamava
    alla necessità inderogabile di avere un fermo riferimento alla nuova
    normativa comunitaria recepita ed alla necessità di applicarla
    rigorosamente. Questo perché la legge non doveva essere uno
    strumento che, comunque congegnato, fosse un modo per eludere
    eventuali ricorsi possibili su una atto amministrativo come indica
    la legge regionale 8/1994.
    Dobbiamo esprimere che il testo ci ha fatto ricredere su quella
    considerazione e giudizio poiché si sono accolte in parte richieste
    per puri interessi di corporazione.
    Non sappiamo se le nostre istanze di riportarsi nell'alveo della
    normativa comunitaria sarà accolta. Certo è che la mia associazione
    sia a livello regionale, che nazionale (ovviamente assieme alle
    altre associazioni di protezione ambientale) valuterà le forme più
    idonee da intraprendere (tra cui i ricorsi in sede nazionale ed
    europea) per far sì che l'esito finale sia diverso da quello che
    propone questo progetto di legge.
    Stefano MERIGHI (FIDC)
    A novembre, dopo una dichiarazione d'intenti depositata già in
    agosto, partendo dalla buona esperienza indiscutibile del triennio
    passato e nel pieno rispetto del recepimento della legge
    comunitaria, avevamo stilato un documento che è agli atti della
    Regione. Non si può negare che vi sia stato un acceso dibattito, sia
    con l'assessore Rabboni, nel tavolo che ha voluto costituire in
    questo suo mandato, sia con gli uffici qui rappresentati, che ci ha
    portato a condividere la stesura del calendario, così come proposto
    dalla Giunta. Al contrario di quanto affermato da Legambiente, nella
    persona di De Renzi, abbiamo soddisfazione del lavoro svolto, con
    qualche perplessità. Nel rispetto della normativa vigente e
    considerato che i pareri dell'ISPRA non sono vincolanti, ancora
    qualcosa ci sarebbe piaciuto onestamente che fosse rimasto come
    nella nostra prima proposta.
    Prendo atto che parte del territorio, rappresentato dalle
    amministrazioni delle province di Ravenna, Rimini e Forlì, ha fatto
    avere delle considerazioni su questioni che avevamo già affrontato
    nella nostra proposta inviata alla Regione.
    Il fatto che le amministrazioni abbiano raccolto questa volontà sul
    territorio e abbiano ritenuto di farsi portavoce dei loro cittadini,
    ci fa dire che le nostre ipotesi erano tutto sommato sostenibili e
    quindi ci sentiamo di appoggiarle.
    Parlando di caccia il dibattito sarebbe lunghissimo, ma non credo
    sia giusto rimettere scelte di un potere legislativo al giudizio dei
    giudici, nello spirito di democrazia pensare di ricorrere non può
    portare benefici alla collettività, se non a fronte di palesi
    violazioni di legge.
    Lo sforzo delle associazioni venatorie è di trovare una linea comune
    perché il provvedimento possa passare con la maggioranza più ampia
    possibile.
    Luigi PARISINI (LAV Lega antivivisezione)
    Pensavo che, anche se su opposti fronti, fosse possibile un dialogo
    di confronto tra le istituzioni, il mondo venatorio e le
    associazioni; anzi, fosse necessario per confrontarci nel merito di
    una così discussa, controversa e delicata materia, ma devo dire che
    nonostante la nostra costante presenza ai precedenti incontri, dal
    nuovo testo non si notino grandi attenzioni nei riguardi dei nostri
    contributi.
    Mi nasce il sospetto che nell'opera di mediazione, le istituzioni
    diano maggior ascolto alle richieste del mondo venatorio
    naturalmente per ora è solo un sospetto anche perché, la Regione
    e, nel caso specifico l'assessore, dovendo rappresentare l'intera
    opinione generale, dovrebbero tenere una certa equidistanza dalle
    parti, ascoltando tutti con la stessa attenzione, ISPRA compresa.
    E' bene che cominciate a tenere presente che la conflittualità
    crescente che voi lamentate su questo tema è il frutto di una
    crescente sensibilità e di una consapevolezza dell'opinione pubblica
    sull'opportunità della caccia e soprattutto sul modo in cui viene
    esercitata.
    Quando si parla di patrimonio faunistico è bene non considerarlo
    solo una risorsa da ristoranti .
    E' indispensabile che ognuno svolga il proprio compito. L'ISPRA è
    l'unico istituto riconosciuto competente per valutare
    scientificamente il patrimonio della biodiversità nel panorama
    generale del territorio europeo, ed ogni sua diversa interpretazione
    è da considerare un arbitrario compromesso di interessi, pericoloso
    per l'intero ecosistema.
    Nel nome del rispetto delle leggi, questo progetto di legge
    Regionale non ci trova per nulla consenzienti. Infatti, sulla base
    del comma 4 dell'articolo 18 della legge 157, le Regioni, sentito
    l'istituto Nazionale per la fauna selvatica, pubblicano, entro e non
    oltre il 15 Giugno, il calendario Regionale e il regolamento
    relativi all'intera annata venatoria. Già da questo articolo è
    chiaro che la validità debba essere annuale, in quanto si parla di
    intera annata venatoria.
    Inoltre il citato comma 3 sempre dell'art. 18 della 157 dice:
    - con decreto del presidente del consiglio dei ministri
    - su proposta del ministero dell'agricoltura
    - d'intesa con il ministero dell'ambiente
    - sentito il parere dell'istituto Nazionale per la fauna selvatica
    Dispone variazioni dell'elenco delle specie cacciabili, in
    conformità alle vigenti direttive comunitarie ed alle convenzioni
    internazionali sottoscritte, Tenendo conto della consistenza delle
    singole specie sul territorio.
    E' chiaro a tutti che per poter esercitare questa opzione, il
    calendario non possa essere emesso con legge regionale, non
    impugnabile se non dalla Corte costituzionale, ma bensì con atto
    amministrativo, questo si emendabile dal presidente del consiglio.
    Tutto questo semplicemente perché l'emissione di un calendario
    venatorio, tramite atto amministrativo consente di sottoporre ogni
    anno il calendario al parere ISPRA, quindi valutando di anno in
    anno, la reale consistenza delle singole specie, tenendo conto delle
    inevitabili variazioni. Questo inverno del tutto eccezionale è un
    esempio lampante della necessità di poter portare variazioni in
    tempi brevi.
    Altro punto per noi controverso è il sistema utilizzato per valutare
    la consistenza numerica delle diverse specie sul territorio, tenendo
    conto dei danni causati alle colture, infatti, la variazione
    annuale, e di conseguenza l'incremento dei danni, viene accertato
    unicamente sulla base dei contributi regionali, versati per
    rifondere i danni all'agricoltura.
    Tale sistema non tiene conto dell'aumento di mercato dei prodotti
    agricoli; in questo modo possiamo affermare che non ci troviamo
    davanti ad un reale aumento della quantità dei danni causati, bensì
    ad un significativo aumento dei prezzi alla produzione.
    Non ci sembra né bello né etico far pagare con la vita di tanti
    animali, anche quota parte di questa crisi.
    Altra formale richiesta, è che cessino le immissioni di fauna
    selvatica d'allevamento non solamente perché è una contraddizione in
    termini, ma anche per evitare le continue richieste di danni da essa
    causata, ed in questo modo limiteremo necessariamente il numero di
    abbattimenti verificando nel contempo se davvero stiamo praticando
    una caccia sostenibile .
    Riteniamo inoltre non eticamente sostenibile l'esercizio venatorio
    con richiami vivi, sia per l'ingrato destino di questi volatili, sia
    perché non troviamo nulla di sportivo in questa triste pratica.
    Concludendo questo intervento, voglio segnalare alla vostra
    attenzione un articolo di Antonio Apruzzese, sulla rivista
    AGRICOLTURA, edita dalla Regione, dove un passaggio in particolare
    mi ha profondamente colpito: definire la caccia una semplice
    passione non basta e su questo sono davvero d'accordo, e continua
    la caccia è un fenomeno tipicamente sociale e qui vorrei
    aggiungere che nel passato esercizio venatorio, 5 mesi in tutto, da
    Ottobre 2011 al gennaio 2012, questo fenomeno sociale ha causato ben
    11 morti e 75 feriti, non ve lo ricordo per polemica, ma solamente
    che di questi fatti se ne parla sempre troppo poco.
    Irene MONTANARI (Rappresentante URCA Emilia-Romagna)
    In generale URCA Emilia-Romagna ritiene la proposta in oggetto
    condivisibile ed abbastanza allineata ai criteri di gestione
    faunistica che debbono essere perseguiti e vengono richiesti dal
    quadro normativo europeo e nazionale.
    Si intende tuttavia sottoporre alla Vostra attenzione alcuni aspetti
    la cui introduzione si ritiene possa migliorare la versione attuale:
    1) come premessa alla gestione di tutta la fauna selvatica chiediamo
    si introduca una frase che dia l'indirizzo generale di tendere ad
    una gestione sostenibile della fauna (e quindi anche ad un prelievo
    venatorio sostenibile) introducendo il suggerimento alle Province
    sia di raccogliere almeno i dati di prelievo per ogni specie legati
    al territorio (almeno al distretto o al comune) sia l'auspicio che
    si sperimenti almeno un'area in ogni provincia in cui il prelievo di
    alcune specie di fauna così detta stanziale venga consentito in base
    ad un piano di prelievo stabilito in funzione della densità (almeno
    stimata se non censita esattamente) della specie;
    2) si chiede sia indicato in modo inequivocabile (come da Allegato
    B) che tutte le province debbono garantire l'inizio del prelievo del
    capriolo maschio il 1 giugno, momento di maggior incidentalità
    stradale in relazione alla biologia ed ecologia della specie, poiché
    questo consente efficacemente di ridurre un problema realmente
    presente sul territorio collinare-montano regionale (purtroppo nella
    nostra esperienza attualmente questo non avviene in tutte le
    province);
    3) si chiede di specificare in quali orari sia consentito il
    prelievo della volpe nelle diverse forme di caccia previste;
    4) si chiede di eliminare la possibilità per le Province di
    modificare i tempi di addestramento dei cani previsti dal calendario
    regionale;
    5) si chiede di adeguare nella tabella dell'Allegato B le classi
    delle diverse specie (eliminare la IIIa classe per il capriolo e la
    IVa per il cervo poiché sono superate dall'attuale modo
    convenzionale di suddividere le classi di età);
    6) si chiede sia introdotto sperimentalmente l'uso dell'arco nel
    prelievo di selezione nelle aree non vocate come da documento
    specifico URCA.
    Sperando che questo breve contributo possa migliorare alcuni
    limitati aspetti del progetto di legge al fine di migliorare
    complessivamente la gestione faunistica regionale.
    Mario PEDRELLI (LIPU Regionale)
    Buonasera a tutti. Sarò molto più breve di quelli che mi hanno
    preceduto, anche perché abbiamo avuto poco tempo per osservare la
    bozza del nuovo calendario venatorio regionale. Faremo pervenire al
    più presto le nostre osservazioni.
    Ho solo una domanda per l'assessore, che riguarda per quale motivo
    non si è tenuto conto dalle indicazioni dell'ISPRA per quanto
    riguarda le date di prelievo, e per quale motivo ci si sia
    distaccati così tanto dalle indicazioni ISPRA, senza il suffragio di
    alcun metodo scientifico che non sia quello dei tesserini dei
    cacciatori.
    Perché se a questo punto, si ritiene che la lettura dei tesserini
    dei cacciatori sia un metodo scientifico, noi purtroppo dovremmo
    dissentire profondamente.
    E nel futuro se si dovesse continuare con questo metodo, vorremmo
    che la Regione prendesse in esame il fatto di introdurre
    l'eventualità della segnatura immediata nel tesserino della fauna
    selvatica appena questa viene abbattuta come viene già fatto per la
    fauna stanziale.
    In una Provincia dell'Emilia-Romagna questo si fa già, e si continua
    a cacciare tanto come prima, regolarmente come prima; solamente che
    quando si abbatte un animale, in provincia di Parma, si segna
    l'animale come si fa con la lepre o con il fagiano, e non comporta
    nulla, chi fa l'appostamento temporaneo non lo farà ogni due minuti
    ma lo farà una volta ogni due ore, ma questo si può fare.
    Abbiamo visto che la veridicità dei tesserini regionali è veramente
    molto scarsa, quando permette ad una persona di segnare i capi
    abbattuti a fine della giornata venatoria in assenza totale di
    controllo, perché all'interno del novantanove per cento delle
    aziende faunistico venatorie dell'Emilia-Romagna i controlli sono
    veramente scarsi. E' lì che si abbatte la stragrande maggioranza
    degli acquatici, specialmente nella parte emiliano-romagnola della
    nostra Regione, ed è per questo che le nostre guardie e quelle delle
    associazioni venatorie si trovano a controllare i cacciatori che
    dopo quindici, venti giornate di caccia a migratorie hanno segnato
    un'anatra sola. E questo non è assolutamente ammissibile. Dunque se
    il metodo scientifico, è la lettura del tesserino dei cacciatori,
    noi dobbiamo dissentire. Comunque vi faremo avere al più presto le
    nostre osservazioni.
    Ccome diceva prima il collega di Legambiente, anche noi in
    Emilia-Romagna non abbiamo mai fatto ricorso al metodo del ricorso
    al TAR, ma questa volta se non verranno tenute più in considerazione
    le indicazioni dell'ISPRA noi per qualche calendario venatorio
    provinciale, soprattutto per la zona romagnola dovremmo ricorrere al
    TAR. Grazie.
    Dario PIRAZZI (COPAGRI Regionale)
    Ringrazio la Commissione che da questa opportunità a tutte le
    associazioni. Ha provocato il mio intervento Danilo Treossi, dicendo
    che non ho firmato un determinato documento come associazione
    agricola. Non ho firmato, perché non ho partecipato a quel tavolo
    non perché non condivido quello che è stato portato avanti da quel
    tavolo.
    Comunque ribadisco alcuni concetti che avrei detto in quella sede.
    Siamo d'accordo sul calendario triennale, perché non si può essere
    in balia degli eventuali ricorsi, e che la concertazione aiuta il
    confronto.
    E' stato fatto un accordo tra Regione e l'ISPRA, tra la Regione e le
    Province, sarebbe utile fare delle verifiche, non per i risultati ma
    quantomeno per vedere quello che si è messo in atto. Al mondo
    agricolo stride la questione degli ungulati, l'assessore dice che
    c'è radicamento in pianura, io dico che va fatto diversamente: ci
    sono zone di collina con delle culture intensive in cui quelle
    fantomatiche linee rosse, che c'erano una volta, dovrebbero essere
    ripristinate.
    Per la questione danni, nella legge della montagna si diceva che la
    caccia deve essere una risorsa delle zone montane, sono passati
    diciotto anni ormai ma le comunità montane non è che hanno visto più
    di tanto.
    Nella nostra Regione ci sono delle Province che hanno sessanta mila
    euro di danno ed altre ne hanno dieci volte tanto, qualcosa va
    verificato, il mondo venatorio si deve rendere conto che c'è
    qualcosa che stride, forse si sta dando spazio a certi tipi di
    caccia.
    Se la caccia è una risorsa, lo è soprattutto a favore dei cacciatori
    locali, evitiamo il nomadismo, condannato anche dal documento del
    ministero dell'Agricoltura, perché se non si lega il cacciatore al
    territorio non c'è più volontariato. Non si può essere la
    Mirabilandia dei toscani, dei padovani (faccio degli esempi) perché
    in quella regione hanno messo dei paletti.
    Tiberio RABBONI (Assessore Agricoltura, economia ittica, attività
    faunistico-venatoria)
    Ringrazio coloro che sono intervenuti. Le osservazioni e anche le
    proposte saranno attentamente valutate assieme al consigliere
    Alessandrini, che è relatore in aula di questa proposta di legge e
    ovviamente insieme alla commissione.
    Per quello che mi riguarda sono per valutare positivamente tutte le
    proposte emendative che possono migliorare questo testo, facendone
    un elemento in cui molti si possano riconoscere, naturalmente quegli
    emendamenti che possano rafforzare lo sforzo, il tentativo,
    l'orizzonte che abbiamo deciso di praticare con questa proposta, che
    è quella di offrire un punto di incontro e non un luogo di
    esasperazione delle differenze. Devo in ogni caso ricordare a tutti,
    che in questi anni la pressione venatoria in Emilia-Romagna è
    diminuita, essendo diminuiti in modo significativo i cacciatori
    iscritti agli ATC e residenti, e nello stesso tempo, essendo
    migliorata la biodiversità. Chiunque viva in Appennino ne è un
    testimone diretto, e io sono tra questi, ed anche lo stato di
    conservazione di molte specie problematiche, come ci ha testimoniato
    lo scorso anno l'associazione degli ornitologi italiani, con la
    pubblicazione che dava atto di un significativo miglioramento delle
    specie che vengono a svernare nelle nostre valli e nei nostri
    territori.
    Non rispondo puntualmente in questa sede, perché valuteremo, insieme
    al consigliere Alessandrini e la Commissione, come raccogliere
    questi vostri contributi. Voglio soltanto precisare in merito a due
    osservazioni. Una, al rappresentante di LEGAMBIENTE, io non ho
    parlato di concertazione, nel testo scritto non c'è la parola
    concertazione. Io ho tentato di concertare, ma ho dovuto arrendermi
    e ho parlato invece di una intesa con le rappresentanze del mondo
    agricolo e del mondo venatorio. Ciò nonostante mi riprometto di
    offrire un testo di un calendario, dove se non tutte le istanze, una
    parte di istanze ambientaliste si possano riconoscere. È un cantiere
    ancora aperto, anche se ho tentato di motivare quello che abbiamo
    accolto e quello no, del parere ISPRA, dando atto all'ISPRA di
    essere un interlocutore fondamentale. E al rappresentante di LIPU
    rispondo, nella registrazione dei capi abbattuti, che vedrà nel
    testo per quello che riguarda la caccia vagante, la previsione
    dell'obbligo della registrazione per il capo abbattuto, e per quello
    che riguarda il rilievo da postazione fissa, l'obbligo di
    registrazione quando si abbandona la postazione. Stiamo cercando con
    equilibrio di affrontare questo argomento, come tanti altri.
    La seduta termina alle ore 16.45.
    Approvato nella seduta dell'1 marzo 2012.
    Il Segretario Il Presidente
    Giovanni Fantozzi Franco Grillini
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