Testo
Verbale n. 3
Seduta del 9 febbraio 2012
Il giorno giovedì 9 febbraio 2012 alle ore 15.30 si è riunita presso
la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50,
la Commissione Politiche Economiche, convocata in udienza
conoscitiva con nota prot. n. 41129 del 01/02/2012.
Partecipano alla seduta i Commissari:
Cognome e Nome Qualifica Gruppo Voto
GRILLINI Franco Presidente Italia dei Valori - 3 presente
Lista Di Pietro
CAVALLI Stefano Vice Lega Nord Padania 3 presente
Presidente Emilia e Romagna
COSTI Palma Vice Partito Democratico 4 presente
Presidente
AIMI Enrico Componente PDL - Popolo della 1 assente
Libertà
ALESSANDRINI Componente Partito Democratico 5 presente
Tiziano
BARTOLINI Luca Componente PDL - Popolo della 2 assente
Libertà
BAZZONI Gianguido Componente PDL - Popolo della 5 presente
Libertà
CARINI Marco Componente Partito Democratico 3 presente
CEVENINI Maurizio Componente Partito Democratico 3 presente
FAVIA Giovanni Componente Movimento 5 Stelle 2 assente
Beppegrillo.it
GARBI Roberto Componente Partito Democratico 3 presente
MALAGUTI Mauro Componente PDL - Popolo della 3 presente
Libertà
MANFREDINI Mauro Componente Lega Nord Padania 1 presente
Emilia e Romagna
NALDI Guido Componente Sinistra Ecologia e 2 presente
Libertà - Idee Verdi
NOE' Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 assente
PAGANI Giuseppe Componente Partito Democratico 3 assente
RIVA Matteo Componente Misto 1 assente
SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 assente
Roberto Sinistra
ZOFFOLI Damiano Componente Partito Democratico 3 presente
Sono presenti il consigliere Fabio FILIPPI in sostituzione di AIMI;
il consigliere Andrea DEFRANCESCHI in sostituzione di FAVIA; il
consigliere Mario MAZZOTI in sostituzione di PAGANI.
E'altresì presente la consigliera Gabriella MEO.
E' inoltre presente l'assessore Tiberio RABBONI (Agricoltura,
economia ittica, attività faunistico-venatoria).
Hanno partecipato ai lavori della commissione: M. L. BARGOSSI (Resp.
Serv. territorio rurale ed attivita' faunistico-venatorie); M. C.
BENASSI (Serv. territorio rurale ed attivita' faunistico-venatorie);
C. PISANO (Serv. territorio rurale ed attivita'
faunistico-venatorie); C. CICOGNANI (Servizio Informazione e
Comunicazione Istituzionale Assemblea Leg);
Presiede la riunione: Franco Grillini
Assiste il Segretario: Giovanni Fantozzi
Resocontista: Bruna Nulli Rinalducci
UDIENZA CONOSCITIVA
2200 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Disposizioni
concernenti la definizione del calendario venatorio regionale per le
stagioni 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 (delibera di Giunta n. 20
del 09 01 12).
Partecipano all'udienza conoscitiva:
Aguzzoni Roberto Federcaccia Provincia Ravenna
Bartoli Giorgia Confagricoltura Emilia-Romagna
Cesari Valerio U.R.C.A. Emilia-Romagna
Dal Pian Andrea U.R.C.A. Emilia-Romagna
De Renzi Giacinto LEGAMBIENTE Emilia-Romagna
Ghetti Alessandro Coldiretti Emilia-Romagna
Gianstefani Dante Federazione Italiana della Caccia
Gondoni Giacomo ANLC - Libera caccia
Mazzolani Giovanni Gestione Faunistica - Provincia
Ravenna
Merighi Stefano F.I.D.C Regionale
Merli Enrico Provincia Piacenza
Montanari Irene U.R.C.A. Emilia-Romagna
Parisini Luigi LAV
Pedrelli Mario LIPU
Pirazzi Dario Copagri Regionale
Schirri Patrizia Provincia Modena
Veronica
Sola Giulio Provincia Modena
Spera Enrico E.P.S. Regionale
Testi Leopoldo ENALCACCIA Regionale
Tognetti Giovanni U.R.C.A. Emilia-Romagna
Tomei Gian Domenico Assessore Provincia Modena
Treossi Danilo ARCI Caccia
L'udienza inizia alle ore 14.55.
Franco GRILLINI (Presidente Commissione Politiche economiche).
Salve a tutti, buongiorno, iniziamo il nostro incontro sulla materia
in oggetto, il provvedimento della Giunta sul calendario
faunistico-venatorio. Naturalmente dovevamo fare questo incontro la
settimana scorsa ma gli eventi atmosferici hanno costretto a
rinviarla, e anche questa settimana credo che questo sia l'unico
incontro che si fa qui in Regione. Nel ringraziarvi per la vostra
presenza, passerei subito la parola al relatore del progetto di
legge, il consigliere Alessandrini, e poi all'Assessore Rabboni che
illustrerà il provvedimento.
Tiziano ALESSANDRINI (Relatore del Progetto di legge)
Con questo progetto di legge sul calendario venatorio abbiamo la
presunzione di mettere a valore la dialettica della legge italiana e
comunitaria e cercare di tenere insieme il tema non solo nelle sue
relazioni con le politiche venatorie, ma anche con quelle agricole
ed ambientali. Come riuscirci? Puntando al compromesso alto tra i
vari interessi in campi, cercando anche di dare un esempio di
collaborazione ed abbandonando nei limiti del possibile la polemica
spicciola, come invece purtroppo si è intravista in questi giorni su
alcuni quotidiani. Noi siamo consapevoli che quello della caccia non
è mai stato un tema che unisce, è piuttosto un tema che tende a
dividere. Ma penso che noi abbiamo l'obbligo di invertire questa
tendenza. Non voglio entrare qui nel merito del progetto di legge
perché sarà l'assessore ad illustrarlo. Mi piacerebbe, anche nel mio
modestissimo ruolo di relatore di questa legge, di riuscire a tenere
insieme tutti gli interessi e fare in modo che anche un tema come
questo divida di meno a faccia collaborare un po' di più.
Tiberio RABBONI (Assessore Agricoltura, economia ittica, attività
faunistico-venatoria)
Buongiorno, a tutti. La proposta di nuovo calendario venatorio
regionale approvata dalla Giunta regionale ha cercato di tenere
conto sia degli ultimi sviluppi delle norme comunitarie e nazionali
che disciplinano la materia, sia delle aspettative del mondo
venatorio, agricolo ed ambientale regionale, sia, infine, della
necessità di offrire alle diverse componenti un modello di possibile
equilibrio tra i diversi punti di vista, per contribuire a superare
un clima nazionale di sistematica conflittualità su ogni singolo
provvedimento regionale e locale afferente l'attività venatoria.
Un clima alimentato da chi punta ad esasperare i toni con
l'obiettivo di delegittimare le norme vigenti in materia verso la
privatizzazione del prelievo e della gestione venatoria. La conferma
è nelle campagne anticaccia di importanti personalità della politica
nazionale e nella contestuale proposta legislativa di alcuni
parlamentari (del PDL) di l'abolizione dell'articolo 842 del codice
civile che consente l'ingresso dei cacciatori nei terreni privati.
La litigiosità si è sviluppata a partire dalla discussione sulle
modifiche alla legge 157, quando le aspettative di un'estensione
delle specie e dei periodi, demagógicamente alimentate da alcuni
esponenti politici (del centrodestra), si sono trovate a fare i
conti con modifiche parlamentari esattamente di segno opposto, vale
a dire con restrizioni dei calendari fino ad allora vigenti, con
riferimento al divieto di prelievo durante il ritorno al luogo della
nidificazione, durante la nidificazione, la riproduzione e la
dipendenza.
In seguito è proseguita a cascata in tutte le sedi ed occasioni. A
nulla è valso il tentativo della conferenza delle Regioni di
convocare un tavolo nazionale con tutte le componenti per
condividere le linee generali dei nuovi calendari regionali
successivi alla modifica della legge 157. Il tentativo è fallito,
rilanciando ed amplificando le polemiche e la conflittualità tra le
parti.
Nel frattempo i calendari delle Regioni Lazio ed Abruzzo sono stati
impugnati e sospesi dal TAR, Lombardia e Puglia sono state costrette
a ritirare i rispettivi provvedimenti per la caccia in deroga agli
storni; ogni provvedimento inerente la caccia è diventato il
pretesto per ricorsi e polemiche. (sul tema delle deroghe la nostra
pur contestata delibera del 2011 ha consentito alla Commissione
Europea di considerare superata la procedura di messa in mora
riferita agli anni antecedenti)
In questo clima di tutti contro tutti la nostra ambizione è di
offrire un esempio di caccia sostenibile , dove le distanze vengono
riavvicinate piuttosto che amplificate, il conflitto ricomposto e la
collaborazione fatta prevalere sulla contrapposizione.
Quali sono le caratteristiche qualitative di sostenibilità
venatoria, agricola ed ambientale del nuovo calendario regionale?
1) Un provvedimento legislativo di carattere pluriennale (3 anni).
La scelta è dettata dall'esperienza positiva del calendario vigente
e dalla considerazione che solo previsioni di carattere pluriennale
possono produrre risultati duraturi di buona gestione e di fattiva
collaborazione tra le componenti. I risultati conseguiti in
Emilia-Romagna sul piano della crescita della biodiversità
faunistica e del miglioramento dello stato di conservazione delle
specie a rischio sono la prova provata del valore della
programmazione di medio-lungo periodo, all'interno della quale si
colloca anche la disciplina del calendario venatorio.
A questa scelta vengono mosse due obiezioni, assolutamente
infondate: la prima sostiene che così non si rispetta la legge 157
che stabilisce che i calendari venatori debbano essere annuali; la
seconda che la scelta della legge è dettata esclusivamente dalla
volontà di mettersi al riparo dagli eventuali ricorsi in sede di
giustizia amministrativa (TAR). In Emilia-Romagna i calendari sono a
tutti gli effetti annuali perchè compete alle Province deliberarli
annualmente tenendo conto delle specificità locali e disponendo, su
questa base, eventuali restrizioni rispetto alle previsioni del
calendario di carattere regionale; circa i ricorsi contro un
calendario regionale adottato con legge, essi sono ugualmente
possibili per iniziativa del Governo, come peraltro confermato da
numerosi e recenti casi, così come sono possibili i ricorsi al TAR
contro le delibere provinciali. D'altra parte la buona gestione
venatoria ha bisogno di stabilità e certezze e non di una esasperata
conflittualità permanente su ogni dettaglio e particolare.
2) Un confronto aperto e di merito con il parere ISPRA. La Legge
nazionale prevede l'acquisizione obbligatoria del parere ISPRA
(Istituto Superiore di Prevenzione e Ricerca Ambientale, emanazione
del Governo nazionale, referente scientifico italiano per l'UE) sul
calendario venatorio proposto, così come sui calendari provinciali.
L'Istituto si esprime sulla coerenza del calendario con le direttive
e le linee guida europee, con la norma nazionale, nonché con lo
stato di conservazione delle diverse specie, cosi' come risulta
dalle conoscenze disponibili. Il parere non ha un carattere
vincolante per le Regioni che tuttavia devono sempre argomentare gli
eventuali scostamenti.
Per questo, prima di approvare l'attuale proposta di calendario, la
Giunta ha adottato una prima stesura, concordata con le associazioni
venatorie e agricole regionali, inviata all'ISPRA per il parere di
Legge. L'ISPRA ha rivolto numerose critiche ed obiezioni alla prima
stesura del calendario. Con queste critiche ci siamo confrontati
senza pregiudizi, accogliendo tutte quelle che ci sono apparse
puntualmente motivate, e respingendo quelle che, viceversa, non
risultavano tali, supportati in questo dai dati di fatto a nostra
conoscenza e da rigorose valutazioni.
Indicazioni ISPRA non accolte: apertura al 1 ottobre; no alla
pre-apertura; riduzione del periodo di addestramento cani;
registrazione di tutta la migratoria appena abbattuta; stop alla
caccia vagante dopo il 31 dicembre; chiusura al 20 gennaio.
Le nostre valutazioni si sono basate su 3 dati di fatto:
- l'analisi dei tesserini restituiti dai cacciatori che consente una
puntuale valutazione del prelievo venatorio degli ultimi anni e la
sua influenza sulle dinamiche di popolazione di ogni specie;
- l'analisi dei cacciatori iscritti agli ATC e residenti che
evidenziano una progressiva riduzione della pressione venatoria
(negli ultimi tre anni gli iscritti sono diminuiti di 5000 unità e i
residenti di quasi 4000);
- le indicazioni dei Key concepts e della Guida alla caccia
nell'ambito della direttiva europea sulla conservazione degli
uccelli selvatici secondo cui la sovrapposizione di una decade tra
il periodo della caccia e il periodo della riproduzione è ammessa
dal momento che è possibile che in quel periodo non vi sia alcuna
effettiva sovrapposizione.
Sulla base di questi elementi abbiamo riconfermato l'apertura alla
3a domenica di settembre di tutte le specie, con l'eccezione di
allodola, beccaccia e colombaccio che apre il 10 ottobre, tre
giornate in pre-apertura (fisse, se deliberate in questo senso dalle
Province) per merlo, tortora e corvidi, l'addestramento cani un mese
prima dell'apertura della caccia, la registrazione della migratoria
appena abbattuta esclusivamente per la caccia vagante, la caccia
vagante anche dopo il 31 dicembre, ma con tre giorni fissi alla
settimana, la chiusura al 31 gennaio per tutte le specie con
l'eccezione della starna e pernice rossa al 30 novembre, quaglia,
allodola e merlo al 31 dicembre (Ispra: quaglia 30 novembre),
turdidi, beccaccia e cesena al 20 gennaio (Ispra: beccaccia 31
dicembre, turdidi 10 gennaio). Proponiamo inoltre il 31 gennaio
anche per il Germano reale, nonostante i key concepts indichino un
periodo antecedente, in considerazione del buono stato di
conservazione della specie e del fatto che una parte rilevante della
popolazione presente in Italia è a tutti gli effetti stanziale ed in
forte incremento.
Indicazioni ISPRA accolte: sospensione della caccia alla moretta
per prevenire il rischio di confusione con la moretta tabaccata ,
specie tutelata in gravissima difficoltà (anche in considerazione
dell'esiguo carniere regionale annuale della moretta: circa 300/350
capi abbattuti); apertura al 1 ° ottobre per colombaccio, allodola e
beccaccia; tortora solo in pre-apertura; divieto di utilizzo di
fucili caricati con pallini di piombo nelle zone umide naturali ed
artificiali (previsto anche dalla legge italiana n.66 del 6/2/2006).
Tuttavia, anche per quanto riguarda le richieste ISPRA non accolte,
risulta evidente, che di quelle osservazioni abbiamo comunque tenuto
conto, adeguando e perfezionando le nostre proposte iniziali.
Insomma, il confronto è stato serio, puntuale, utile.
3) Nuove misure di salvaguardia dell'attività agricola. Il nuovo
calendario introduce misure di salvaguardia delle tartufaie
coltivate, delle coltivazioni di biomassa, dei pannelli fotovoltaici
nelle campagne e conferma il divieto di addestramento cani su
coltivazioni in atto bagnate o dopo pioggia.
4) Ungulati: densità obiettivo ed eradicazione dalle zone non vocate
Il nuovo calendario per quanto riguarda gli ungulati conferma le
indicazioni di quello vigente con l'aggiunta delle modalità previste
dall'Intesa Regione-Ispra dello scorso anno per favorire il
raggiungimento delle densità obiettivo nelle diverse situazioni
agro-silvo-pastorali e l'eradicazione in pianura.
5) Ulteriori novità. D'intesa con ISPRA sono state ampliate le
modalità di prelievo della volpe (in vagante singolo cacciatore,
squadre con cani, selecontrollori da appostamento); per la caccia
alla lepre può essere utilizzata una muta di cani riconosciuta e
abilitata ENCI previa regolamentazione provinciale, la Regione
esprime parere di conformità ai singoli calendari provinciali; la
data di riconsegna della scheda riepilogativa caccia in deroga (a
cura dei soli cacciatori interessati) è stata unificata alla
consegna del tesserino regionale di caccia (31 marzo).
Questi sono i tratti più significativi del nuovo calendario
venatorio dell'Emilia-Romagna. Una proposta equilibrata, aperta ad
eventuali e condivisi aggiustamenti, che propone a tutti una qualche
rinuncia per offrire a tutte le componenti una prospettiva unitaria
di buona gestione faunistica rispettosa dell'agricoltura, della
conservazione della biodiversità animale ed ambientale e,
naturalmente, della passione venatoria, così come previsto dalle
leggi della Repubblica.
Valerio CESARI (Rappresentante URCA Emilia-Romagna)
L'URCA, fin dalla sua costituzione si è proposta all'attenzione
dell'opinione pubblica come associazione le cui finalità sono
rivolte alla gestione del territorio e alla conservazione
dell'ambiente in cui opera.
E non vi è dubbio che tra le finalità messe in atto per conseguire i
propri scopi associativi il manifesto dell'URCA al punto 2 propone
una gestione faunistico venatoria moderna mentre al punto 3 del
proprio manifesto prosegue testualmente: L'attività venatoria deve
essere attuata secondo criteri economici, sulla base delle più
attuali conoscenze scientifiche e con le tecniche più idonee a
perseguire gli obiettivi di gestione prefissati, pur seguendo regole
sportive altamente ritualizzate dettate dall'etica venatoria .
Questa ultima affermazione, esprime un concetto importante di
gestione faunistica e tale concetto dovrebbe essere condiviso da
chiunque pratichi o gestisca l'attività venatoria.
Ed è difficile credere che dietro una affermazione cosi precisa sia
per rigore che per senso etico, la Regione Emilia-Romagna,
contrariamente a quanto accade in altre 15 regioni italiane, non
condivida la possibilità di ricomprendere, tra i mezzi idonei per la
caccia, l'uso dell'arco, così come invece previsto dall'articolo 13
della legge 157.
E' stato sollevato di recente da parte della regione Emilia Romagna
un problema di non facile soluzione riguardante il risarcimento dei
danni da ungulati: tutte le province ne soffrono, alcune in modo
rilevante rispetto ad altre e le cifre sono importanti per non dire
impressionanti se si pensa da cosa vengono provocati questi danni.
Sono stati attuati tentavi di contenimento ma i risultati per
contenere questi danni sono scarsi; le aspettative sono state
disattese principalmente per le difficoltà pratiche che si sono
evidenziate nel cercare di contenere gli ungulati al di fuori delle
zone critiche. Difficoltà dovute principalmente all'impiego
dell'arma da fuoco che non sempre è adatta ad un impiego in zone ad
alta densità abitativa.
L'URCA su iniziativa di una sezione operante al suo interno,
propone l'impiego dell'arco come valido strumento di caccia,
complementare all'arma da fuoco e in grado di fornire un contributo
importante al contenimento dei danni lamentati.
L'intervento in questa udienza non è quindi finalizzato a richiedere
specificamente la reintroduzione dell'uso dell'arco nella regione
ER, anche se sarebbe in ogni caso auspicabile, ma si pone come
principale obiettivo quello di far riflettere se realmente non
esista la possibilità di poter intervenire mediante l'impiego
dell'arco in quelle zone manifestamente critiche dove l'utilizzo
dell'arma da fuoco può risultare non idoneo.
E' comprensibile come la scarsa conoscenza da parte dei non addetti
ai lavori circa le potenzialità di questo strumento, la non
conoscenza delle tecniche di caccia e dell'efficacia della freccia
hanno purtroppo creato e continuano a creare molta disinformazione,
spesso banalizzata in danno grave a questa specialità che, invece,
se ben indirizzata, potrebbe fornire un interessante contributo alla
gestione faunistica; ma questa non è la sede più opportuna per
disquisire tecnicamente sul valore etico dell'uso dell'arco, che
non viene minimamente messo in discussione e a tale proposito URCA
si dichiara fin da ora disponibile a chiarire nelle opportune sedi,
dubbi e perplessità sull'uso dell'arco come strumento di caccia.
Questa è invece la sede per chiedere che venga valutata
positivamente la proposta di consentire anche con una prima fase
sperimentale, l'uso dell'arco per il prelievo di ungulati in zone
critiche subordinando i destinatari utilizzatori di tale
provvedimento, qualora fosse accolto, al possesso dei requisiti
minimi ora richiesti per il prelievo degli ungulati in forma
selettiva.
A puro scopo informativo e per offrire un panoramica completa del
quadro legislativo nazionale, l'uso dell'arco è attualmente
consentito in 15 regioni italiane con l'esclusione di Trentino,
Valle D'Aosta e Sardegna, regioni a statuto speciale e Piemonte ed
Emilia Romagna, regioni a statuto ordinario.
La regione Toscana, grazie anche al parere favorevole dell'Ispra
sull'uso dell'arco, da anni ha introdotto in alcune sue provincie la
caccia di selezione con l'arco alle specie capriolo, cervo e daino
mentre altre provincie sono in procinto di modificare i propri
calendari venatori per adeguarsi.
La specie cinghiale è cacciabile sia in forma singola che in forma
collettiva in tutte le regioni che consentono l'uso dell'arco.
La regione Emilia Romagna con l'articolo 37 della legge regionale 16
febbraio 2000, ha modificato l'articolo 48 della legge 15 febbraio
eliminando di fatto e senza circostanziate motivazioni scritte l'uso
dell'arco dal territorio regionale.
In conclusione l'URCA chiede che le istituzioni valutino realmente
l'opportunità di poter inserire nel calendario venatorio regionale
di prossima approvazione, la reintroduzione, anche in forma
sperimentale, dell'uso dell'arco anche al fine di operare prelievi
di ungulati per zone di particolare criticità, identificate dalla
regione ER, al fine di contenerne i danni.
Danilo TREOSSI (Presidente Arcicaccia E/R)
Sono coordinatore di un tavolo dove siedono 14 tra associazioni
venatorie, agricole ed ambientaliste della regione. Ringrazio la
Regione Emilia-Romagna di avere imboccato questa direzione perché
nel luglio-agosto di quest'anno ci siamo fatti promotori di un
documento sottoscritto dalle associazioni che partecipano al tavolo:
tutte le associazioni agricole, fatto salva Coopagri, tutte le
associazioni ambientaliste riconosciute (Terranostra, Agriturist,
Urca, Ekoclub - in questo caso non era presente Legambiente), le
associazioni venatorie (Federcaccia, Enalcaccia, Arcicaccia,
Liberacaccia, ANUU). Il documento chiedeva la possibilità di avere
un calendario per legge e rispettoso dei periodi venatori previsti
dalla legge 157/1992. Oggi constatiamo che il rispetto degli
impegni. in assenza di indicazioni nazionali, è stato mantenuto;
tutte le informazioni date dall'assessore Rabboni non solo sono
condivise ma sono rispettose dei fatti accaduti a livello nazionale
e dai quali ci aspettavamo risultati che non sono mai venuti. Per
questo abbiamo dovuto fare il rompighiaccio di una situazione
particolarmente complicata e conflittuale, proprio perché la
modifica della 842, la revisione della 157 con la legge comunitaria,
la normativa anche delle armi e dei periodi di concessione delle
licenze, hanno messo in atto un tourbillon di questioni che sono
tutte da risolvere; ed io mi auguro che le componenti chiamate a
gestire il territorio e a governare i processi di sviluppo e di
biodiversità ambientali trovino elementi di riappacificazione.
Il documento votato dalla Giunta è il frutto di un lavoro
responsabile teso al rispetto delle modifiche legislative nazionali,
delle direttive europee e delle valutazioni sull'effettivo stato di
consistenza delle specie cui faceva riferimento l'assessore. Mi
preme sottolineare che dal punto di vista strutturale non esiste
Regione che abbia attuato tutta la normativa nazionale ed europea
per quanto riguarda le zone protette, ZIC, siti ZPS, zone di
produzione, gestione sociale del territorio, completamento della
risposta di tipo privatistico (aziende faunistiche, aziende
agri-faunistico-venatorie, campi e zone di addestramento cani).
Quindi l'aspetto strutturale da noi è fatto e gestito al meglio
delle condizioni, per cui i riferimenti alla consistenza faunistica
e alle garanzie di tutti i diritti costituzionali secondo me nella
nostra regione hanno trovato piena ospitalità.
Perché abbiamo chiesto una legge? Per la garanzia di diritti
soggettivi, di risparmio di risorse e di continuità gestionale.
Faccio tre riferimenti: quando io pago la tassa di concessione per
l'esercizio venatorio dovrei potere esercitare questo diritto, ma se
scatta il ricorso e c'è la sospensione del provvedimento il mio
diritto viene limitato o sospeso. Per quanto riguarda il risparmio
delle risorse, la questione del ripristino delle deroghe c'è costato
molte migliaia di euro e non solo a noi tra ricorsi al TAR ed al
Consiglio di Stato.
Circa la continuità di gestione, quando non c'è concertazione e
condivisione di obiettivi è indubbio che la gestione diventa più
difficile. Il volontariato, che nella nostra regione è l'elemento
portante per molti aspetti, lo è anche per la gestione faunistica e
delle specie invasive. Queste, oltre creare danni alla fauna, creano
danni anche all'ambiente, all'agricoltura. Perché si può essere pro
o contro l'attività venatoria ma la volpe la si abbatte col fucile e
così la cornacchia e se volessimo contenere in maniera decente il
cormorano per tutti i danni che arreca all'agricoltura altro che
fucili ci vorrebbero E questa non è voglia di sparare ma di
determinare una condizione di equilibrio nella consistenza delle
specie.
Il progetto di legge norma anche le nuove situazioni in agricoltura
(biomasse, fotovoltaico e tartufaie). Si tratta di istanze
provenienti dal mondo agricolo che siedono permanentemente al tavolo
e ci danno contributi molto importanti.
La proposta di legge inoltre semplifica gli adempimenti richiesti ai
cacciatori, come la consegna del tesserino e la comunicazione degli
elementi per calcolare lo studio della consistenza delle specie,
questo anche per superare le pregiudiziali del mondo ambientalista e
talvolta del mondo tecnico. Infatti l'ISPRA non sempre è imparziale:
non voglio criticare l'ISPRA ma qualche volta deborda da quelli che
sono i suoi compiti istituzionali. La semplificazione agevola i
compiti delle istituzioni perché se tutto il mondo venatorio ritorna
nei tempi dovuti i dati contenuti nei tesserini permette un prelievo
venatorio rispettoso delle produzioni agricole e responsabile nei
confronti della consistenza delle specie, per consentire una caccia
sostenibile.
Il provvedimento necessita di un paio di correzioni, in primo luogo
l'uso delle munizioni atossiche senza piombo nelle zone umide, fuori
da quelle che sono già normate. Non mettiamo in discussione la
normativa delle ZPS, riteniamo che il comma 4 dell'articolo 9 vada
bene per quanto riguarda il divieto, ma non vada bene per quanto
riguarda le distanze perché andrebbe ad interdire una fascia di
territorio inimmaginabile e rischierebbe di provocare un contenzioso
di cui in questo momento non abbiamo bisogno. L'adesione all'AEWA
sulla tutela dei migratori tra Eurasia ed Africa mi pare che non
contempli questo tipo di distanza. L'altro aspetto riguarda la
modifica del prelievo degli ungulati per classi di età in quanto gli
specialisti del settore dicono che la terza e quarta categoria tra
il capriolo ed il cervo non sono più degne di attenzione.
Riteniamo con il nostro tavolo di concertazione di aver realizzato
la massima concertazione possibile in maniera responsabile, evitando
i rischi di una conflittualità non necessaria. La legge è stata
richiesta per dare garanzie alla pratica venatoria ed in particolare
per la gestione faunistica ed ambientale del territorio. Io mi
voglio augurare che di fronte a situazioni di chiusura, di non
disponibilità, ci fosse l'assenza del mondo venatorio dalla
gestione; questo sarebbe un disastro dal punto di vista dei rapporti
sociali, dei danni e del rapporto fra le componenti. Quindi dico che
le istanze che potranno arrivare dal territorio siano valutate con
attenzione al rischio di creare situazioni di ulteriore
conflittualità. Se passa questo calendario in Emilia-Romagna, esso
può essere di esempio a livello nazionale per riappacificare gli
animi e dare garanzie a tutti dal punto di vista dei rapporti
sociali, della gestione del territorio, della garanzia delle specie
e dell'utilizzo delle risorse.
Leopoldo TESTI (Delegato Enalcaccia regionale)
Per quanto riguarda la parte regionale, riconosco il torto di quanto
presentato dal collega Treossi e quanto è emerso è frutto di un
lungo confronto travagliato, ne sa qualcosa l'assessore che ci ha
seguito costantemente. Ne è uscita una proposta di calendario
accettabile, per il quale ogni componente ha fatto la propria dose
di sacrificio Io auspico che alla fine possa uscire il calendario
non stravolto dal suo impianto di base, anzi che mantenga il più
possibile le proposte presentate. Mi soffermo su un punto in
particolare che è contenuto all'articolo 1 della proposta di legge,
al punto 5, la campagna informativa della Regione per l'uso
esclusivo delle armi a canna rigata per tutti gli ungulati. Questa è
una novità, cosa vuole dire, già i selecontrollori usano l'arma a
canna rigata dotata di ottica di puntamento e quindi la cosa
riguarda in pratica la caccia al cinghiale, sono tantissimi nella
nostra regione. La cosa è stata voluta dall'ISPRA, io avrei una
considerazione, gli esperti dell'ISPRA che hanno tante competenze se
si mettono anche a fare gli esperti di balistica vanno al di là del
seminato. Questa è una questione che divide il mondo venatorio,
canna liscia e canna rigata, ci sono due scuole di pensiero
antitetiche, entrambe sostengono dignitosamente la propria parte.
Chi sostiene la canna rigata dice che la canna liscia è più
pericolosa, chi sostiene la canna liscia dice che la canna rigata ha
una gittata di 3 chilometri, quindi è più pericolosa. Io pratico la
caccia al cinghiale nell'alto Appennino parmense, faccio parte di
una squadra composta in gran parte di cacciatori locali, l'età media
è elevata, nella mia squadra ci sono tante persone che si avvicinano
ai 70 anni, portare avanti questa cosa significa obbligare molta
gente a comprare la carabina. Non amo la carabina perché mi ricorda
l'arma da guerra, ha dieci colpi, io uso solo la doppietta. La
normativa ha una implicazione di carattere sociale perché impone ai
cacciatori che fanno caccia al cinghiale di comprare la carabina,
quindi persone anziane, pensionati, l'acquisto di una carabina
comporta l'esborso di 1.500 o due mila euro. Invito a fare una
riflessione, non è cogente, però se la via è questa, non è
opportuno. Mi risulta che la Regione Piemonte stia seguendo la via
diametralmente opposta, dare la preferenza alle armi a canna liscia.
Questo è un problema che ha una forte valenza anche sociale che
sottopongo all'attenzione della Giunta e dell'Assemblea regionale.
Nelle specie cacciabili non figura la minilepre, specie che risulta
presente ad esempio nella mia provincia, non figurando nelle specie
cacciabili può generare un contenzioso perché il cacciatore potrebbe
vedersi contestato l'abbattimento di una specie non prevista. Visto
che non è prevista e non si può considerare una lepre piccola,
chiedo di considerarla. Grazie.
Giacinto DE RENZI (Legambiente)
Questa udienza conoscitiva è stata indetta per acquisire nel merito
del progetto di legge di iniziativa della Giunta Disposizioni
concernenti la definizione di calendario venatorio regionale per le
stagioni 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 , osservazioni e proposte.
Dobbiamo sottolineare, per svolgere al completo il nostro
ragionamento e le conseguenti osservazioni e proposte, come
l'obiettivo dichiarato di tale progetto di legge sia quello non solo
di introdurre ed applicare elementi di novità derivanti dalle
modifiche apportate alla legge 157/1992 dall'art. 42 della Legge 4
giugno 2010 n. 96 (Comunitaria 2009) - in particolare il comma 1 bis
dell'art. 18 che prevede il divieto di esercizio venatorio per ogni
singola specie durante il ritorno al luogo di nidificazione e la
fasi di riproduzione e della dipendenza degli uccelli, ma anche
quello di riordino e di precisazione di alcune materie indicando
alcune prescrizione alle Province.
Nell'iter di approvazione è di costruzione di tale progetto di legge
sono stati coinvolte le Province, le Associazioni agricole, di
protezione ambientale e venatorie, ma sostanzialmente si sono
accolte in alcuni punti fondamentali quasi esclusivamente alcune
istanze, di altre si è per l'appunto solo preso atto e si sono, a
nostro parere disattese le premesse. Premesse che tra l'altro erano
state tracciate nel tavolo caccia a Roma che aveva raggiunto un buon
risultato, ma che è stato immediatamente dopo, con una marcia
indietro, ricusato da quasi tutte le associazioni venatorie.
C'è da dire anche che sono state introdotte nel disegno di legge
alcune cose importanti e date alcune direttive alle Provincie che
erano necessarie e sono sicuramente apprezzabili ed anche da noi
indicate, ma nel complesso viene eluso l'obiettivo principale di
estensione della tutela che doveva derivare dalla applicazione delle
dalle modifiche apportate alla legge 157/1992 dall'art. 42 della
Legge 4 giugno 2010 n. 96 (Comunitaria 2009) ed in particolare del
divieto di esercizio venatorio per ogni singola specie durante il
ritorno al luogo di nidificazione e la fasi di riproduzione e della
dipendenza degli uccelli. Questo è testimoniato anche dal fatto che,
nella delibera della Giunta regionale che ha licenziato il progetto
di legge, si dichiara espressamente di non tener conto di quanto
indicato dall'ISPRA. Pertanto oltre a questa premessa ed alle
osservazioni e proposte che presenterò lasceremo alla Presidenza
della commissione di questa udienza anche il testo di proposte di
modifica al progetto di legge che a nostro parere andrebbero
introdotte per rispondere in concreto e fattivamente agli obiettivi
dichiarati.
Nel merito in sintesi sottolineiamo quanto segue:
Misure di salvaguardia dell'ambiente agricolo-forestale: le misure
adottate andavano sicuramente integrate con altre ed alcune vanno
meglio specificate. Ad esempio non si capisce perché è stato espunto
dal testo all'art. 8, comma 5 lettera a) la cultura cerealicola e
lasciata ad una interpretazione ambigua con la sola indicazione
delle culture erbacee (nel primo testo prima della delibera
appariva). Forse deriva da una richiesta ? C'erano infatti
formulazioni in certi calendari venatori provinciali che eludevano
tale norma in passato invece sempre ribadita. Occorre stabilire non
solo il divieto di sparo da distanza inferiore a 150 metri in
direzione dei pannelli fotovoltaici, ma anche il divieto di attività
venatoria nelle zone compre nel raggio di 100 metri (meccanismo
della normativa anche in altri casi previsti) .
Vanno specificate meglio alcune altre cose come il fatto che le
Provincie non solo possono, ma devono individuare limiti
all'esercizio venatorio sui terreni di erba medica e/o foraggere e
come il fatto del divieto negli impianti di biomassa dove va
specificato che questo vale anche per le ceppaie dopo il taglio
(cioè nella fase di ricostituzione).
Vi sono poi altre misure che vanno introdotte gli impianti irrigui
di plastica e di gomma o muniti di impianto antigrandine.
In sostanza va rafforzato il sistema di misure di salvaguardia delle
produzioni delle colture agricole.
Specie cacciabili e periodi cacciabili: l'indicazione per le specie
è definita nel documento Key concepts ; vengono indicati come
l'ultimo giorno della decade di riferimento nel caso della fine
della riproduzione e dipendenza ed il primo giorno della decade di
riferimento nel caso della migrazione prenuziale. Adottando solo
questo criterio ben chiaro da quanto risulta dall'Allegato A del
Progetto di legge ben 8 specie (Germano reale, Canapiglia, Codone,
Alzavola, Folaga, Cesena, Tordo Bottaccio e Colombaccio) non
rispettano l'indicazione e vi è un periodo di sovrapposizione fra
migrazione prenuziale (dove la legge stabilisce il divieto di
caccia) e l'attività venatoria.
Va inoltre segnalato che il regime di protezione completa richiamato
anche dalla Corte di Giustizia, oltre al tassativo divieto di
esercitare la caccia nei suddetti periodi, fa riferimento anche alla
necessità di salvaguardare le specie interessate dalle conseguenze
della caccia esercitata su altre specie. In effetti si evidenzia che
l'attività venatoria in periodo di riproduzione o di migrazione
prenuziale degli uccelli, sebbene esercitata su altre specie, può
comportare danni alle specie interessate da detti periodi. Ciò per
via del disturbo che si verifica ai danni di specie che si trovano
in fase di riproduzione o di migrazione prenuziale, del rischio di
confusione tra specie simili (cioè tra specie che si trovano nelle
fasi vietate e altre specie). Per questi motivi la stessa
Commissione europea ha più volte indicato la regola della chiusura
della stagione venatoria per specie simili, a partire dalla data di
inizio della migrazione prenuziale nella specie più precoce, onde
garantire completa protezione alle specie interessate e ottemperare
alla tassativa deliberazione della Corte di Giustizia delle Comunità
europee. Se ne deduce che ad esempio va anticipata la chiusura della
caccia (ad esempio il 20 gennaio) anche alle specie Fischione,
Mestolone, Moriglione, Marzaiola, Gallinella d'acqua, Porciglione
Beccaccino, Frullino Pavoncella e/o il 10 gennaio per Cesena, Tordo
bottaccio e Tordo sassello). Inoltre l'obiettivo di mantenere ovvero
riportare ad un livello di conservazione soddisfacente le specie e
le popolazioni di uccelli protetti dalla direttiva. Se si esamina lo
stato indicato di conservazione ci accorgiamo anche che poi vi sono
situazioni di conservazione non favorevoli in ben 19 casi (Spec
3-specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma
che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole:
Canapiglia, Codone, Marzaiola, Mestolone, Moretta, Fagiano di monte,
Pernice sarda, Starna, Quaglia, Frullino, Beccaccia, Beccacino,
Tortora, Allodola - Spec 2 - specie la cui popolazione globale è
concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione
sfavorevole: Moriglione, Pernice rossa, Coturnice, Pavoncella,
Combattente).
Nel progetto di legge si richiamano i principi generali, ma poi
nell'applicarli per alcune specie si è operato in modo corretto, in
altre si è compiuta quella che è una sovrapposizione e non sono
stati tenuti in conto le indicazioni ISPRA e la evidenza dei fatti.
E' ovvio che si richiede la completa rivisitazione del testo degli
allegati per ciò che riguarda le specie e i periodi cacciabili.
Carniere: a monte delle scelte si ribadisce che ...il collaudato
sistema di analisi dei tesserini restituiti dai cacciatori entro il
termine di cui all'art. 39 della predetta legge regionale 8/1994
consente una valutazione del prelievo venatorio e della sua
influenza sulle dinamiche di popolazione di ogni specie . Intanto
una valutazione sulla consistenza dei vari contingenti delle varie
popolazioni sarebbe condizione necessaria per fare valutazioni
appropriate, ma già lo stato di conservazione delle specie ci offre
un punto di riferimento e ci fa dire che le quantità teoriche di
abbattimento previste dal Calendario venatorio precedente, ma ancora
in quello attuale rimangono abnormi. Anche i dati desunti dai
tesserini, pur essendo del tutto parziali (esiste ancora una larga
elusione nelle marcature degli esemplari abbattuti, anche per questo
è stato introdotto un opportuno rafforzamento delle norme sul
tesserino venatorio regionale indicano questo stato.
Vanno ulteriormente ridotte le quantità di prelievo per specie
giornaliero ed annuale.
La stessa nostra proposta di modifica in sensibile riduzione,
comunque mantiene un carniere ancora
elevato che andrebbe ulteriormente verificato.
Altre norme: vi sono poi altre norme su forme di caccia e di
prelievo, su problemi di sicurezza che andrebbero ben valutati ed
assunti nell'articolato.
In particolare mi riferisco al comma 5 dell'art. 1 Finalità ; al
comma 2 lettera d) e comma 3 lettera c), al comma 12 del'art. 4
Giornate e forme di caccia ; al comma 2 dell'art. 7 Addestramento
cani da caccia .
Il divieto di utilizzare fucili caricati con pallini di piombo nelle
zone umide naturali ed artificiali va completato con il divieto
anche della detenzione per evitare facili elusioni della norma. Armi
e munizioni. Norme necessarie da introdurre.
Conclusioni: come Legambiente avevamo dichiarato nei tavoli di
discussione sul nuovo Calendario venatorio regionale che la forma
del progetto di legge e della sua successiva trasformazione in legge
regionale non ci vedeva contrari in linea di principio pur
trattandosi di un deroga al comma 1 dell'articolo 50 della legge
regionale 15 febbraio 1994, n. 8 e ss.mm.ii. Anzi abbiamo dichiarato
che ci sembrava fosse uno strumento utile al fine di omogeneizzare
attraverso precetti alle Province le varie normative che avevano
derogato dal Calendario venatorio regionale precedente e che poteva
raccogliere anche spunti che man mano si sono affermati a livello
dei vari calendari venatori provinciali (vedi ad esempio le norme
sulle over 1000, misure di protezione delle colture agricole,
ecc....). Questo nostra considerazione e giudizio però si richiamava
alla necessità inderogabile di avere un fermo riferimento alla nuova
normativa comunitaria recepita ed alla necessità di applicarla
rigorosamente. Questo perché la legge non doveva essere uno
strumento che, comunque congegnato, fosse un modo per eludere
eventuali ricorsi possibili su una atto amministrativo come indica
la legge regionale 8/1994.
Dobbiamo esprimere che il testo ci ha fatto ricredere su quella
considerazione e giudizio poiché si sono accolte in parte richieste
per puri interessi di corporazione.
Non sappiamo se le nostre istanze di riportarsi nell'alveo della
normativa comunitaria sarà accolta. Certo è che la mia associazione
sia a livello regionale, che nazionale (ovviamente assieme alle
altre associazioni di protezione ambientale) valuterà le forme più
idonee da intraprendere (tra cui i ricorsi in sede nazionale ed
europea) per far sì che l'esito finale sia diverso da quello che
propone questo progetto di legge.
Stefano MERIGHI (FIDC)
A novembre, dopo una dichiarazione d'intenti depositata già in
agosto, partendo dalla buona esperienza indiscutibile del triennio
passato e nel pieno rispetto del recepimento della legge
comunitaria, avevamo stilato un documento che è agli atti della
Regione. Non si può negare che vi sia stato un acceso dibattito, sia
con l'assessore Rabboni, nel tavolo che ha voluto costituire in
questo suo mandato, sia con gli uffici qui rappresentati, che ci ha
portato a condividere la stesura del calendario, così come proposto
dalla Giunta. Al contrario di quanto affermato da Legambiente, nella
persona di De Renzi, abbiamo soddisfazione del lavoro svolto, con
qualche perplessità. Nel rispetto della normativa vigente e
considerato che i pareri dell'ISPRA non sono vincolanti, ancora
qualcosa ci sarebbe piaciuto onestamente che fosse rimasto come
nella nostra prima proposta.
Prendo atto che parte del territorio, rappresentato dalle
amministrazioni delle province di Ravenna, Rimini e Forlì, ha fatto
avere delle considerazioni su questioni che avevamo già affrontato
nella nostra proposta inviata alla Regione.
Il fatto che le amministrazioni abbiano raccolto questa volontà sul
territorio e abbiano ritenuto di farsi portavoce dei loro cittadini,
ci fa dire che le nostre ipotesi erano tutto sommato sostenibili e
quindi ci sentiamo di appoggiarle.
Parlando di caccia il dibattito sarebbe lunghissimo, ma non credo
sia giusto rimettere scelte di un potere legislativo al giudizio dei
giudici, nello spirito di democrazia pensare di ricorrere non può
portare benefici alla collettività, se non a fronte di palesi
violazioni di legge.
Lo sforzo delle associazioni venatorie è di trovare una linea comune
perché il provvedimento possa passare con la maggioranza più ampia
possibile.
Luigi PARISINI (LAV Lega antivivisezione)
Pensavo che, anche se su opposti fronti, fosse possibile un dialogo
di confronto tra le istituzioni, il mondo venatorio e le
associazioni; anzi, fosse necessario per confrontarci nel merito di
una così discussa, controversa e delicata materia, ma devo dire che
nonostante la nostra costante presenza ai precedenti incontri, dal
nuovo testo non si notino grandi attenzioni nei riguardi dei nostri
contributi.
Mi nasce il sospetto che nell'opera di mediazione, le istituzioni
diano maggior ascolto alle richieste del mondo venatorio
naturalmente per ora è solo un sospetto anche perché, la Regione
e, nel caso specifico l'assessore, dovendo rappresentare l'intera
opinione generale, dovrebbero tenere una certa equidistanza dalle
parti, ascoltando tutti con la stessa attenzione, ISPRA compresa.
E' bene che cominciate a tenere presente che la conflittualità
crescente che voi lamentate su questo tema è il frutto di una
crescente sensibilità e di una consapevolezza dell'opinione pubblica
sull'opportunità della caccia e soprattutto sul modo in cui viene
esercitata.
Quando si parla di patrimonio faunistico è bene non considerarlo
solo una risorsa da ristoranti .
E' indispensabile che ognuno svolga il proprio compito. L'ISPRA è
l'unico istituto riconosciuto competente per valutare
scientificamente il patrimonio della biodiversità nel panorama
generale del territorio europeo, ed ogni sua diversa interpretazione
è da considerare un arbitrario compromesso di interessi, pericoloso
per l'intero ecosistema.
Nel nome del rispetto delle leggi, questo progetto di legge
Regionale non ci trova per nulla consenzienti. Infatti, sulla base
del comma 4 dell'articolo 18 della legge 157, le Regioni, sentito
l'istituto Nazionale per la fauna selvatica, pubblicano, entro e non
oltre il 15 Giugno, il calendario Regionale e il regolamento
relativi all'intera annata venatoria. Già da questo articolo è
chiaro che la validità debba essere annuale, in quanto si parla di
intera annata venatoria.
Inoltre il citato comma 3 sempre dell'art. 18 della 157 dice:
- con decreto del presidente del consiglio dei ministri
- su proposta del ministero dell'agricoltura
- d'intesa con il ministero dell'ambiente
- sentito il parere dell'istituto Nazionale per la fauna selvatica
Dispone variazioni dell'elenco delle specie cacciabili, in
conformità alle vigenti direttive comunitarie ed alle convenzioni
internazionali sottoscritte, Tenendo conto della consistenza delle
singole specie sul territorio.
E' chiaro a tutti che per poter esercitare questa opzione, il
calendario non possa essere emesso con legge regionale, non
impugnabile se non dalla Corte costituzionale, ma bensì con atto
amministrativo, questo si emendabile dal presidente del consiglio.
Tutto questo semplicemente perché l'emissione di un calendario
venatorio, tramite atto amministrativo consente di sottoporre ogni
anno il calendario al parere ISPRA, quindi valutando di anno in
anno, la reale consistenza delle singole specie, tenendo conto delle
inevitabili variazioni. Questo inverno del tutto eccezionale è un
esempio lampante della necessità di poter portare variazioni in
tempi brevi.
Altro punto per noi controverso è il sistema utilizzato per valutare
la consistenza numerica delle diverse specie sul territorio, tenendo
conto dei danni causati alle colture, infatti, la variazione
annuale, e di conseguenza l'incremento dei danni, viene accertato
unicamente sulla base dei contributi regionali, versati per
rifondere i danni all'agricoltura.
Tale sistema non tiene conto dell'aumento di mercato dei prodotti
agricoli; in questo modo possiamo affermare che non ci troviamo
davanti ad un reale aumento della quantità dei danni causati, bensì
ad un significativo aumento dei prezzi alla produzione.
Non ci sembra né bello né etico far pagare con la vita di tanti
animali, anche quota parte di questa crisi.
Altra formale richiesta, è che cessino le immissioni di fauna
selvatica d'allevamento non solamente perché è una contraddizione in
termini, ma anche per evitare le continue richieste di danni da essa
causata, ed in questo modo limiteremo necessariamente il numero di
abbattimenti verificando nel contempo se davvero stiamo praticando
una caccia sostenibile .
Riteniamo inoltre non eticamente sostenibile l'esercizio venatorio
con richiami vivi, sia per l'ingrato destino di questi volatili, sia
perché non troviamo nulla di sportivo in questa triste pratica.
Concludendo questo intervento, voglio segnalare alla vostra
attenzione un articolo di Antonio Apruzzese, sulla rivista
AGRICOLTURA, edita dalla Regione, dove un passaggio in particolare
mi ha profondamente colpito: definire la caccia una semplice
passione non basta e su questo sono davvero d'accordo, e continua
la caccia è un fenomeno tipicamente sociale e qui vorrei
aggiungere che nel passato esercizio venatorio, 5 mesi in tutto, da
Ottobre 2011 al gennaio 2012, questo fenomeno sociale ha causato ben
11 morti e 75 feriti, non ve lo ricordo per polemica, ma solamente
che di questi fatti se ne parla sempre troppo poco.
Irene MONTANARI (Rappresentante URCA Emilia-Romagna)
In generale URCA Emilia-Romagna ritiene la proposta in oggetto
condivisibile ed abbastanza allineata ai criteri di gestione
faunistica che debbono essere perseguiti e vengono richiesti dal
quadro normativo europeo e nazionale.
Si intende tuttavia sottoporre alla Vostra attenzione alcuni aspetti
la cui introduzione si ritiene possa migliorare la versione attuale:
1) come premessa alla gestione di tutta la fauna selvatica chiediamo
si introduca una frase che dia l'indirizzo generale di tendere ad
una gestione sostenibile della fauna (e quindi anche ad un prelievo
venatorio sostenibile) introducendo il suggerimento alle Province
sia di raccogliere almeno i dati di prelievo per ogni specie legati
al territorio (almeno al distretto o al comune) sia l'auspicio che
si sperimenti almeno un'area in ogni provincia in cui il prelievo di
alcune specie di fauna così detta stanziale venga consentito in base
ad un piano di prelievo stabilito in funzione della densità (almeno
stimata se non censita esattamente) della specie;
2) si chiede sia indicato in modo inequivocabile (come da Allegato
B) che tutte le province debbono garantire l'inizio del prelievo del
capriolo maschio il 1 giugno, momento di maggior incidentalità
stradale in relazione alla biologia ed ecologia della specie, poiché
questo consente efficacemente di ridurre un problema realmente
presente sul territorio collinare-montano regionale (purtroppo nella
nostra esperienza attualmente questo non avviene in tutte le
province);
3) si chiede di specificare in quali orari sia consentito il
prelievo della volpe nelle diverse forme di caccia previste;
4) si chiede di eliminare la possibilità per le Province di
modificare i tempi di addestramento dei cani previsti dal calendario
regionale;
5) si chiede di adeguare nella tabella dell'Allegato B le classi
delle diverse specie (eliminare la IIIa classe per il capriolo e la
IVa per il cervo poiché sono superate dall'attuale modo
convenzionale di suddividere le classi di età);
6) si chiede sia introdotto sperimentalmente l'uso dell'arco nel
prelievo di selezione nelle aree non vocate come da documento
specifico URCA.
Sperando che questo breve contributo possa migliorare alcuni
limitati aspetti del progetto di legge al fine di migliorare
complessivamente la gestione faunistica regionale.
Mario PEDRELLI (LIPU Regionale)
Buonasera a tutti. Sarò molto più breve di quelli che mi hanno
preceduto, anche perché abbiamo avuto poco tempo per osservare la
bozza del nuovo calendario venatorio regionale. Faremo pervenire al
più presto le nostre osservazioni.
Ho solo una domanda per l'assessore, che riguarda per quale motivo
non si è tenuto conto dalle indicazioni dell'ISPRA per quanto
riguarda le date di prelievo, e per quale motivo ci si sia
distaccati così tanto dalle indicazioni ISPRA, senza il suffragio di
alcun metodo scientifico che non sia quello dei tesserini dei
cacciatori.
Perché se a questo punto, si ritiene che la lettura dei tesserini
dei cacciatori sia un metodo scientifico, noi purtroppo dovremmo
dissentire profondamente.
E nel futuro se si dovesse continuare con questo metodo, vorremmo
che la Regione prendesse in esame il fatto di introdurre
l'eventualità della segnatura immediata nel tesserino della fauna
selvatica appena questa viene abbattuta come viene già fatto per la
fauna stanziale.
In una Provincia dell'Emilia-Romagna questo si fa già, e si continua
a cacciare tanto come prima, regolarmente come prima; solamente che
quando si abbatte un animale, in provincia di Parma, si segna
l'animale come si fa con la lepre o con il fagiano, e non comporta
nulla, chi fa l'appostamento temporaneo non lo farà ogni due minuti
ma lo farà una volta ogni due ore, ma questo si può fare.
Abbiamo visto che la veridicità dei tesserini regionali è veramente
molto scarsa, quando permette ad una persona di segnare i capi
abbattuti a fine della giornata venatoria in assenza totale di
controllo, perché all'interno del novantanove per cento delle
aziende faunistico venatorie dell'Emilia-Romagna i controlli sono
veramente scarsi. E' lì che si abbatte la stragrande maggioranza
degli acquatici, specialmente nella parte emiliano-romagnola della
nostra Regione, ed è per questo che le nostre guardie e quelle delle
associazioni venatorie si trovano a controllare i cacciatori che
dopo quindici, venti giornate di caccia a migratorie hanno segnato
un'anatra sola. E questo non è assolutamente ammissibile. Dunque se
il metodo scientifico, è la lettura del tesserino dei cacciatori,
noi dobbiamo dissentire. Comunque vi faremo avere al più presto le
nostre osservazioni.
Ccome diceva prima il collega di Legambiente, anche noi in
Emilia-Romagna non abbiamo mai fatto ricorso al metodo del ricorso
al TAR, ma questa volta se non verranno tenute più in considerazione
le indicazioni dell'ISPRA noi per qualche calendario venatorio
provinciale, soprattutto per la zona romagnola dovremmo ricorrere al
TAR. Grazie.
Dario PIRAZZI (COPAGRI Regionale)
Ringrazio la Commissione che da questa opportunità a tutte le
associazioni. Ha provocato il mio intervento Danilo Treossi, dicendo
che non ho firmato un determinato documento come associazione
agricola. Non ho firmato, perché non ho partecipato a quel tavolo
non perché non condivido quello che è stato portato avanti da quel
tavolo.
Comunque ribadisco alcuni concetti che avrei detto in quella sede.
Siamo d'accordo sul calendario triennale, perché non si può essere
in balia degli eventuali ricorsi, e che la concertazione aiuta il
confronto.
E' stato fatto un accordo tra Regione e l'ISPRA, tra la Regione e le
Province, sarebbe utile fare delle verifiche, non per i risultati ma
quantomeno per vedere quello che si è messo in atto. Al mondo
agricolo stride la questione degli ungulati, l'assessore dice che
c'è radicamento in pianura, io dico che va fatto diversamente: ci
sono zone di collina con delle culture intensive in cui quelle
fantomatiche linee rosse, che c'erano una volta, dovrebbero essere
ripristinate.
Per la questione danni, nella legge della montagna si diceva che la
caccia deve essere una risorsa delle zone montane, sono passati
diciotto anni ormai ma le comunità montane non è che hanno visto più
di tanto.
Nella nostra Regione ci sono delle Province che hanno sessanta mila
euro di danno ed altre ne hanno dieci volte tanto, qualcosa va
verificato, il mondo venatorio si deve rendere conto che c'è
qualcosa che stride, forse si sta dando spazio a certi tipi di
caccia.
Se la caccia è una risorsa, lo è soprattutto a favore dei cacciatori
locali, evitiamo il nomadismo, condannato anche dal documento del
ministero dell'Agricoltura, perché se non si lega il cacciatore al
territorio non c'è più volontariato. Non si può essere la
Mirabilandia dei toscani, dei padovani (faccio degli esempi) perché
in quella regione hanno messo dei paletti.
Tiberio RABBONI (Assessore Agricoltura, economia ittica, attività
faunistico-venatoria)
Ringrazio coloro che sono intervenuti. Le osservazioni e anche le
proposte saranno attentamente valutate assieme al consigliere
Alessandrini, che è relatore in aula di questa proposta di legge e
ovviamente insieme alla commissione.
Per quello che mi riguarda sono per valutare positivamente tutte le
proposte emendative che possono migliorare questo testo, facendone
un elemento in cui molti si possano riconoscere, naturalmente quegli
emendamenti che possano rafforzare lo sforzo, il tentativo,
l'orizzonte che abbiamo deciso di praticare con questa proposta, che
è quella di offrire un punto di incontro e non un luogo di
esasperazione delle differenze. Devo in ogni caso ricordare a tutti,
che in questi anni la pressione venatoria in Emilia-Romagna è
diminuita, essendo diminuiti in modo significativo i cacciatori
iscritti agli ATC e residenti, e nello stesso tempo, essendo
migliorata la biodiversità. Chiunque viva in Appennino ne è un
testimone diretto, e io sono tra questi, ed anche lo stato di
conservazione di molte specie problematiche, come ci ha testimoniato
lo scorso anno l'associazione degli ornitologi italiani, con la
pubblicazione che dava atto di un significativo miglioramento delle
specie che vengono a svernare nelle nostre valli e nei nostri
territori.
Non rispondo puntualmente in questa sede, perché valuteremo, insieme
al consigliere Alessandrini e la Commissione, come raccogliere
questi vostri contributi. Voglio soltanto precisare in merito a due
osservazioni. Una, al rappresentante di LEGAMBIENTE, io non ho
parlato di concertazione, nel testo scritto non c'è la parola
concertazione. Io ho tentato di concertare, ma ho dovuto arrendermi
e ho parlato invece di una intesa con le rappresentanze del mondo
agricolo e del mondo venatorio. Ciò nonostante mi riprometto di
offrire un testo di un calendario, dove se non tutte le istanze, una
parte di istanze ambientaliste si possano riconoscere. È un cantiere
ancora aperto, anche se ho tentato di motivare quello che abbiamo
accolto e quello no, del parere ISPRA, dando atto all'ISPRA di
essere un interlocutore fondamentale. E al rappresentante di LIPU
rispondo, nella registrazione dei capi abbattuti, che vedrà nel
testo per quello che riguarda la caccia vagante, la previsione
dell'obbligo della registrazione per il capo abbattuto, e per quello
che riguarda il rilievo da postazione fissa, l'obbligo di
registrazione quando si abbandona la postazione. Stiamo cercando con
equilibrio di affrontare questo argomento, come tanti altri.
La seduta termina alle ore 16.45.
Approvato nella seduta dell'1 marzo 2012.
Il Segretario Il Presidente
Giovanni Fantozzi Franco Grillini