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Legislatura IX - Commissione VI - Verbale del 03/07/2012 antimeridiano

    Testo

                       Verbale n. 12 - IV Commissione
    Verbale n. 14 - VI Commissione
    Seduta del 3 luglio 2012
    Il giorno 3 luglio 2012 alle ore 10 si sono riunite in seduta
    congiunta presso la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna,
    Viale A. Moro 50, le Commissioni IV, Politiche per la Salute e
    Politiche Sociali, e, VI, Statuto e Regolamento, convocate con nota
    prot. n. 24640 del 28 giugno 2012.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    CONSIGLIERE RUOLO GRUPPO ASSEMBLEARE VOTI
    IV VI
    DONINI Monica Presidente Federazione della 2 2 presente
    IV Sinistra
    FAVIA Giovanni Presidente Movimento 5 Stelle / 2 assente
    VI Beppegrillo.it
    PIVA Roberto Vice Partito Democratico 5 / presente
    Presidente
    IV
    VECCHI Alberto Vice PDL - Popolo della 5 4 assente
    Presidente Libertà
    IV
    MUMOLO Antonio Vice Partito Democratico 2 6 presente
    Presidente
    VI
    POLLASTRI Vice PDL - Popolo della 4 6 presente
    Andrea Presidente Libertà
    VI
    BARBATI Liana Componente Italia dei Valori - 2 3 presente
    Lista Di Pietro
    BARBIERI Marco Componente Partito Democratico 2 / presente
    BERNARDINI Componente Lega Nord Padania / 4 presente
    Manes Emilia e Romagna
    BONACCINI Componente Partito Democratico / 4 assente
    Stefano
    CARINI Marco Componente Partito Democratico 5 / presente
    CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania 4 / presente
    Emilia e Romagna
    COSTI Palma Componente Partito Democratico 2 / assente
    DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 / presente
    Andrea Beppegrillo.it
    FIAMMENGHI Componente Partito Democratico 2 / presente
    Valdimiro
    GRILLINI Franco Componente Italia dei Valori - 1 / assente
    Lista Di Pietro
    LEONI Andrea Componente PDL - Popolo della 2 / presente
    Libertà
    MARANI Paola Componente Partito Democratico 2 / presente
    MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 2 4 presente
    MONARI Marco Componente Partito Democratico / 4 presente
    MONTANARI Componente Partito Democratico / 4 presente
    Roberto
    MORI Roberta Componente Partito Democratico / 2 presente
    NALDI Gian Componente Sinistra Ecologia 2 2 assente
    Guido Libertà - Idee Verdi
    NOÈ Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 1 assente
    PARUOLO Componente Partito Democratico 2 presente
    Giuseppe
    RIVA Matteo Componente Italia dei Valori - 1 1 assente
    Lista Di Pietro
    VILLANI Luigi Componente PDL - Popolo della / 1 assente
    Giuseppe Libertà
    Sono presenti i consiglieri: Roberta MORI in sostituzione di Palma
    COSTI (IV); Marco MONARI in sostituzione di Roberto PIVA (IV) per
    parte della seduta; Andrea DEFRANCESCHI in sostituzione di Giovanni
    FAVIA (VI) e Marco CARINI in sostituzione di Stefano BONACCINI (VI).
    Sono altresì presenti: Carlo LUSENTI (Assessore alle Politiche per
    la salute); Teresa MARZOCCHI (Assessore alla Promozione delle
    Politiche sociali); Desi BRUNO (Garante delle persone sottoposte a
    misure restrittive o limitative della libertà personale); Luigi
    FADIGA (Garante per l'infanzia e l'adolescenza); Armando Reho, Maria
    Paola Schiaffelli (Provveditorato regionale Amministrazione
    Penitenziaria).
    Hanno partecipato alla seduta: P. Comi (Resp. Servizio Istituti di
    garanzia, diritti e cittadinanza attiva); M. Ferri (Resp. Servizio
    Salute mentale, dipendenze patologiche, salute nelle carceri); M.
    Raciti (Resp. Servizio Politiche per l'accoglienza e l'integrazione
    sociale); F. Guerra (Segreteria Assessore Lusenti); A. Cilento, V.
    De Donatis (Servizio Salute mentale, dipendenze patologiche, salute
    nelle carceri); C. Monari, R. Vecchi (Servizio Istituti di garanzia,
    diritti e cittadinanza attiva); R. Ghedini (Servizio Informazione e
    comunicazione istituzionale); M. Masetti, (Serv. Legislativo e
    qualità della legislazione); M. Veronese (Resp. Servizio
    Coordinamento Commissioni assembleari).
    Presiedono la seduta: Monica DONINI e Antonio MUMOLO
    Assistono i segretari: Nicoletta Tartari - Enzo Madonna
    Resocontiste: Vanessa Francescon - Antonella Agostini
    La presidente DONINI e il vicepresidente POLLASTRI dichiarano aperta
    la seduta alle ore 10,30.
    Sono presenti i consiglieri Barbati, Barbieri, Carini, Corradi,
    Defranceschi, Leoni, Monari, Montanari, Mori, Mumolo e Paruolo.
    2823 - Relazione, ai sensi dell'art. 9 della L.R. n. 3/2008, sulla
    situazione penitenziaria in Emilia-Romagna nell'anno 2011.
    La presidente DONINI e il vicepresidente POLLASTRI aprono i lavori
    della seduta congiunta ricordando che l'articolo 9 della legge
    regionale n. 3 del 2008 impegna la Giunta a presentare annualmente
    una relazione con informazioni su quesiti specifici, al fine di
    valutare lo stato delle iniziative realizzate per la popolazione
    carceraria.
    La presidente DONINI informa che la relazione è stata fornita in
    tempo utile e che ieri l'Assessorato alle politiche per la salute,
    attraverso l'assessore Lusenti, ha inviato un approfondimento sulla
    parte specifica della sanità penitenziaria. Dà atto e ringrazia
    della presenza l'assessore alle politiche sociali Teresa Marzocchi,
    l'assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti, il Garante
    regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della
    libertà personale Desi Bruno e il Garante regionale per l'infanzia e
    l'adolescenza Luigi Fadiga. Segnala che nei mesi scorsi è stata
    completata l'attuazione della legge regionale n. 3 del 2008
    attraverso la nomina del Garante regionale per i detenuti. È stato
    ritenuto importante avere ospite anche il dottor Fadiga, pur non
    potendo considerare il tema dell'infanzia connesso alle condizioni
    di vita nei penitenziari regionali per una serie di ragioni: la
    prima è che esiste un carcere minorile, inoltre c'è il tema
    trasversale - di cui ci sarà l'indicazione quantitativa
    eventualmente nella relazione - della presenza di minori sotto i tre
    anni, che sono condizionati, nella loro esistenza, dalla condizione
    di reclusione della madre. Sono presenti anche il dott. Armando Reho
    e la dott.ssa Maria Paola Schiaffelli del Provveditorato regionale
    dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia-Romagna, mentre
    l'amministrazione penitenziaria del carcere minorile di Bologna e
    l'Ufficio del Giudice di sorveglianza hanno comunicato di non poter
    essere presenti. Ritiene ci siano le condizioni per procedere
    all'illustrazione dei contenuti della relazione, per ascoltare gli
    interventi dei garanti e per consentire ai commissari di svolgere
    interventi per gli approfondimenti relativi. Dà, quindi, la parola
    all'Assessore alle politiche sociali.
    L'assessore MARZOCCHI pensa che questa relazione - che è un
    appuntamento ormai annuale - sia un momento molto importante
    d'incontro tra la Giunta, l'Assemblea e le istituzioni che lavorano
    nel carcere. È stato così l'anno scorso e anche quest'anno si è
    cercato di utilizzare questo strumento perché sia utile a farsi
    carico di questa realtà - quella delle carceri - così delicata e
    difficile, perché è necessario prenderne complessivamente coscienza.
    Dall'introduzione della presidente si coglie la difficoltà
    principale che è la carenza del rapporto istituzionale, con la
    responsabilità istituzionale locale delle carceri, sia quella per
    adulti che quella per minori. Questa è la maggior debolezza del
    lavoro attuale, perché la collaborazione con gli operatori dei
    servizi, sia della giustizia minorile che della giustizia per gli
    adulti, c'è, ed è continuativa, ed è quella che ha permesso - oggi -
    di presentare questa relazione. Informa che, dopo il pensionamento
    del provveditore Cesari un anno fa, sono stati nominati già due
    provveditori, ma temporaneamente, per tre o quattro mesi, ed erano
    in attesa o della pensione o di essere trasferiti. Si è quindi
    insistito molto col Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
    (DAP) affinché questa situazione venisse sanata, perché solo con una
    presenza stabile si può andare avanti facendo quel che serve. Stessa
    situazione per la giustizia minorile, attualmente in gravi
    difficoltà, tali da aver portato a prendere delle posizioni molto
    forti e inusuali rispetto al personale. Il carcere minorile è di
    territorialità regionale, quindi anche su questo c'è da fare un
    lavoro di messa in rete con gli altri territori, non si può farlo
    gravare solo su Bologna. Si tratta di una situazione delicata, sono
    ospiti minori, però anche in questa situazione le responsabilità
    istituzionali sono continuamente avvicendate e, a livello nazionale,
    non c'è ancora la funzione del capo dipartimento, perché sono stati
    nominati due capi dipartimento e sostituiti, e c'è ancora un
    reggente. Questo impedisce di avviare l'adeguamento e la
    riorganizzazione del rapporto tra la Regione e le istituzioni
    penitenziarie centrali. Rapporto che è comunque da differenziare se
    si vuole portare avanti la collaborazione sul territorio, perché
    entrambi i settori sono regolati da protocolli necessari, almeno per
    la parte sociale, per lavorare con le istituzioni. Con i protocolli
    esistenti del 1998 non è possibile lavorare, perché la normativa
    dopo è cambiata; pertanto è necessario riallacciare il rapporto con
    le istituzioni centrali e sarà uno degli obbiettivi prioritari del
    lavoro dei prossimi anni.
    Nella relazione viene dato conto dell'evoluzione del fenomeno del
    sovraffollamento in quest'ultimo anno. Si tratta di un tema
    presentato come valore negativo imprescindibile, che impedisce
    qualsiasi attività all'interno delle carceri perché è molto alto,
    anche se per la prima volta quest'anno è un po' diminuito: 170% di
    sovraffollamento rispetto al 190% dell'anno scorso. Occorre prendere
    atto di questo dato positivo, così come del trend di crescita per
    alcuni settori d'intervento ritenuti un modello delle politiche
    regionali, in modo particolare il lavoro dei detenuti, che è in
    aumento - al 17%, anche se è un numero ancora insoddisfacente - o la
    crescita delle misure alternative al carcere; anche questo è uno
    degli obbiettivi degli ultimi due anni per fare in modo che le
    persone potessero, viste le condizioni della detenzione interna
    carceraria, avere delle opportunità di fare attività esterne.
    Ribadisce che questi due obiettivi restano impegni prioritari.
    È anche cresciuta molto la presenza del volontariato, ma soprattutto
    è cresciuto il coordinamento dei diversi settori d'impegno del
    volontariato. Esistono iniziative importanti, che sono state messe
    in rete, come per esempio il teatro nel carcere e il volontariato
    che si occupa di giornali: l'ordine dei giornalisti è stato
    quest'anno uno dei collaboratori importanti. Ritiene che questi
    percorsi siano da potenziare, così come lo studio e la possibilità
    di fare ancor più misure alternative. In questo senso insieme al
    Provveditorato regionale e all'amministrazione penitenziaria è stato
    ottenuto un risultato faticosissimo: avere finanziato un progetto di
    detenzione alternativa comunitaria per i detenuti comuni (perché per
    i detenuti con problemi psichiatrici e con problemi di
    tossicodipendenza c'era già). Il finanziamento del progetto Acero da
    parte del Dipartimento centrale garantisce per due anni una
    sperimentazione in tre strutture in ambito regionale di 45 persone
    ogni anno - che è un numero piccolo, ma per il carcere molto
    importante - con un progetto che potrà essere fruito da quelle
    persone che non hanno reti fuori dalle strutture carcerarie. Si
    tratta di persone che non possono fruire delle misure alternative
    perché non hanno nessun posto dove andare. Il dato problematico è
    che di queste 4.000 persone che sono in carcere, quasi il 42% sono
    in attesa di sentenza definitiva; questo è un problema che impedisce
    tante possibilità e tante opportunità d'intervento. Sottolinea poi
    che uno degli impegni del prossimo anno sarà affrontare il tema
    complessivo dell'istruzione in carcere, che rappresenta ancora una
    debolezza del sistema. In questo senso si è cercata la
    collaborazione dell'Assessorato alla scuola per determinare un
    programma di attività per il prossimo anno. Ci si impegnerà ancora
    sulle opportunità lavorative dentro e fuori dal carcere.
    Occorre, inoltre, affrontare necessariamente la presenza dei
    detenuti stranieri, che sono mediamente quasi il 52% della
    popolazione carceraria. Esistono già gli sportelli finanziati dal
    programma carceri, ma sarà utile ragionare su come rendere
    produttivo il periodo che queste persone scontano in carcere, per
    cui si dovrà valutare se ci possano essere interventi su questa
    popolazione.
    Evidenzia poi, la continuità dell'impegno economico, in tempi di
    così grave difficoltà finanziaria. L'Assessorato ha continuato a
    finanziare sia il fondo stabilito dalla legge che il fondo delle
    politiche sociali regionali e, insieme a questo, ha garantito la
    continuità del finanziamento dell'Assessorato alla formazione
    professionale, che è cospicuo perché riguarda 626 mila euro di
    progetti di formazione professionale per le persone in carcere, più
    l'impegno dei singoli enti locali nel cofinanziamento delle
    iniziative, ma anche nel sostegno di iniziative proprie delle
    amministrazioni penitenziarie. Questo è un patrimonio e anche un
    impegno delle associazioni del terzo settore, del volontariato, con
    progettazione propria o altrimenti finanziato. Senza contare il tema
    della sanità - che verrà illustrato dal collega - che nella
    relazione trova solo un breve riferimento di collegamento, anche in
    considerazione della modificazione della normativa in questa
    materia.
    Informa, inoltre, che di fronte all'ipotesi di ricorrere anche
    all'impiego dei detenuti nella sperimentazione di lavori di pubblica
    utilità - si riferisce all'idea del ministro della Giustizia
    Severino di utilizzare detenuti per la ricostruzione delle zone
    colpite dal sisma - ci si sta organizzando con la Commissione penale
    adulti che si riunirà proprio domani per decidere come fare per dare
    attuazione a questa opportunità, nel rispetto dei bisogni
    territoriali.
    Nello stesso tempo si deve ricominciare ad approfondire quali
    priorità si intendono seguire tra detenzione e misure alternative.
    Si tratta di un ambito molto ampio che riguarda la mediazione
    penale, le pene alternative, che ci si appresta ad affrontare in
    collaborazione con il Provveditorato regionale, perché non si può
    pensare in questo settore di fare della programmazione se non
    integrata tra le diverse forze operanti nello stesso.
    Presiede la Commissione VI il vicepresidente Mumolo.
    La presidente DONINI ringrazia e ricorda che l'Assessorato alle
    politiche per la salute ha prodotto un corposo documento come
    approfondimento sul tema specifico della sanità penitenziaria, che è
    stato inviato già ieri ai consiglieri (Documentazione agli atti
    delle Commissioni). Ricorda, inoltre, che la Commissione IV, nei
    mesi scorsi, ospitando un incontro richiesto da una rete di
    associazioni e movimenti sul tema della chiusura degli ospedali
    psichiatrici giudiziari, si era impegnata a seguire, attraverso
    l'Assessorato, anche la specificità di quel tema, avendo una legge
    nazionale sancito, senza modificare il codice penale, il superamento
    degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Ritiene, pertanto,
    interessante in questo contesto acquisire elementi ulteriori di
    conoscenza su questo tema. Dà la parola all'assessore alle politiche
    per la salute.
    Entrano i consiglieri Bernardini, Mazzotti e Fiammenghi,
    escono i consiglieri Piva, Leoni e Barbati.
    L'assessore LUSENTI spiega di aver ritenuto opportuno far avere ai
    commissari un documento per offrire un approfondimento analitico
    sull'assistenza sanitaria erogata negli istituti penitenziari della
    regione. Ricorda che l'assistenza sanitaria in carcere è affidata
    dal 2008 al Servizio sanitario regionale.
    Un primo elemento su cui richiama l'attenzione è l'insieme della
    popolazione detenuta adulta negli istituti di pena del territorio:
    il 31 dicembre 2011 erano 4.000 le persone recluse, 373 in meno
    rispetto all'anno precedente. Emerge, dunque, una iniziale
    inversione di tendenza, cui, tuttavia, va aggiunto un ulteriore dato
    di flusso: gli ingressi, nel 2011, sono stati 7.404. Tale cifra
    rappresenta un elemento significativo per l'attività sanitaria,
    perché tutti i nuovi detenuti sono sottoposti a visita medica entro
    24 ore e a un protocollo di screening entro i primi 14 giorni.
    Pur essendo evidente l'inversione di trend, il sovraffollamento in
    Regione supera la media nazionale di circa 20 punti, mentre la
    capienza è di 60 punti superiore a quella regolamentare.
    Lla legge regionale n. 3 del 2008 affida alla responsabilità della
    Regione la tutela della salute delle persone detenute al pari di ciò
    che vale per i cittadini liberi. Il tema non è solo organizzativo ma
    ha un substrato di esigibilità dei diritti: il diritto umano, civile
    e costituzionale, alla salute prescinde dalla condizione di libertà
    o detenzione. È riconosciuto ad ogni singolo individuo, secondo
    quanto prescritto dall'art. 32 della Costituzione.
    Il contesto normativo regionale ha dato attuazione alla legge sopra
    citata attraverso due specifici atti: la delibera del 2009, che ha
    definito l'organizzazione del servizio, e la delibera del 2010, che
    ha specificato, con indicazioni alle Aziende, il programma della
    salute negli istituti penitenziari. Nel corso del 2011 sono state
    avviate con le Aziende sanitarie alcune attività e incontri per
    stabilire procedure operative standard dei percorsi
    clinico-assistenziali della persona detenuta, garantendo un grado
    elevato di uniformità degli interventi di assistenza primaria per il
    perseguimento degli obiettivi di salute della popolazione
    carceraria, che coincidono con quelli dei cittadini liberi. A tale
    fine è stato redatto (con una circolare) un manuale operativo per
    ogni singolo professionista che lavora nelle carceri. Inoltre, nel
    2011 è stato definito il protocollo di intesa tra la Regione e il
    Provveditorato regionale per attivare forme di collaborazione. A
    tale protocollo generale ne seguono altri, stipulati a livello
    locale, tra le direzioni degli istituti penitenziari e le Aziende
    sanitarie. Sono già stati sottoscritti a Ferrara, Forlì, Modena,
    Parma, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e Bologna.
    Riguardo all'assistenza di medicina generale, negli istituti di
    Ferrara, Bologna e nelle Case circondariali di Modena, Reggio
    Emilia, Parma e Piacenza è presente una guardia medica per 24 ore,
    mentre la presenza dei medici è tra le 8 e le 14 ore al giorno negli
    istituti di Rimini, Forlì, Ravenna, Castelfranco Emilia, Saliceta
    San Giuliano (Modena).
    In tutti gli istituti è garantita l'assistenza psichiatrica di
    trattamento delle dipendenze e la consulenza specialistica
    infettivologica. In 9 istituti su 11 è assicurata l'assistenza
    odontoiatrica, in 8 istituti quella cardiologica e dermatologica. In
    10 Case circondariali è disponibile una sede per attività
    odontoiatriche ed un elettrocardiografo. In tutte le sedi ci sono
    strutture attrezzate per le emergenze.
    Con uno specifico finanziamento è stata supportata la creazione di
    equipe psichiatriche nei diversi complessi penitenziari.
    Rispetto al rischio autolesivo e suicidario in carcere, in accordo
    con quanto sancito in sede di Conferenza unificata nel gennaio del
    2012, è stato istituito un gruppo di lavoro tecnico-scientifico
    regionale (interistituzionale) per definire, in modo omogeneo e
    puntuale, i comportamenti, le linee guida e le modalità per
    affrontare tale questione.
    Riguardo all'assistenza psichiatrica, la normativa nazionale prevede
    che in ogni regione sia istituito almeno un reparto di osservazione
    psichiatrica per consentire l'eventuale approfondimento diagnostico.
    In Emilia-Romagna questa sezione è stata individuata a Piacenza (il
    personale dell'Azienda Usl è già presente nell'istituto di pena) e
    si è in attesa di apertura a breve.
    I detenuti tossicodipendenti sono circa il 30% del totale e in ogni
    istituto è presente una equipe dedicata. A Castelfranco Emilia,
    Rimini e Forlì sono presenti tre sezioni a cautela attenuata per
    tossicodipendenti.
    Nel 2009, l'Azienda Usl di Reggio Emilia, che garantisce
    l'assistenza psichiatrica nell'OPG, ha, su autorizzazione regionale,
    ampliato la pianta organica da 43 a 73 professionisti. Ciò ha
    consentito l'apertura, per tutta la giornata, delle celle di 4
    reparti su 5, con un incremento significativo dell'attività
    assistenziale.
    La Regione Emilia-Romagna è impegnata nelle azioni per il
    superamento, entro il 31 marzo 2013, dell'OPG di Reggio Emilia come
    previsto dalla legge n. 9 del 2012.
    In questi due anni sono stati messi a punto strumenti per favorire
    le dimissioni dei detenuti ricoverati. Questo lavoro ha portato a
    212 il numero dei detenuti presenti il 31 marzo 2012, contro i 285
    del 2010. Gli emiliano-romagnoli sono 31, contro i 46 del 2010.
    L'Assessore ricorda che non vi è stata modifica del codice penale e
    che si è in attesa di un decreto del Ministero della salute, in
    accordo con Regioni e Province autonome, che definisca i requisiti
    delle strutture destinate ad accogliere le persone ricoverate
    nell'OPG di Reggio Emilia.
    Sul punto, vi è un dibattito aperto. In particolare, si discute
    della possibilità di affidare parti della gestione delle nuove
    strutture al privato sociale e al privato imprenditoriale. C'è chi
    (egli compreso) esclude in assoluto tale ipotesi e chi, viceversa,
    la rivendica. La questione è stata affrontata dalla commissione
    tecnica competente e si è giunti ad una stesura provvisoria
    dell'atto, che definisce l'affidamento alla Regione della completa
    responsabilità della gestione della struttura.
    Su questo tema l'Assessore sarà ascoltato a Roma dalla Commissione
    parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio
    sanitario nazionale presieduta dal senatore Marino.
    L'Assessore cita, infine, l'esperienza della residenza sanitaria
    psichiatrica Casa Zacchera di Sadurano, sulle colline di
    Castrocaro Terme. La struttura costituisce un progetto della Regione
    Emilia-Romagna all'interno del percorso avviato per il superamento
    dell'OPG di Reggio Emilia, fornendo un approccio terapeutico
    riabilitativo per il reinserimento graduale dei pazienti in società
    (nel 2011 ci sono stati 6 ingressi e 8 dimissioni dalla struttura).
    La sperimentazione del modello organizzativo e assistenziale
    proposto con Casa Zacchera , molto apprezzata dal ministro Balduzzi
    in occasione della recente visita, viene osservata con attenzione da
    altre Regioni.
    Nei primi mesi del 2010, l'Azienda Usl di Bologna ha redatto uno
    specifico piano di attività da svolgere presso il Centro di
    giustizia minorile. In tale documento sono contenuti, nel dettaglio,
    gli interventi volti a favorire la tutela della salute dei giovani
    compresi nel circuito penale minorile. Successivamente è stato
    siglato, tra l'Azienda Usl di Bologna e la direzione del Centro di
    giustizia minorile, il protocollo sulle procedure di inserimento in
    comunità terapeutiche dei minori con disturbi psichici e
    problematiche legate alla dipendenza da sostanze. Attraverso i
    protocolli, il Servizio sanitario regionale assicura non solo la
    presa in carico ma la copertura di tutte le spese dei percorsi
    avviati nei centri di riabilitazione dai minori che presentano le
    problematiche descritte.
    La quota di risorse che verrà trasferita dallo Stato per i servizi
    di assistenza sanitaria nelle carceri è di circa 12 milioni di euro,
    mentre a sostegno dei medesimi servizi i fondi ripartiti fra le
    diverse Aziende Usl ammontano complessivamente a circa 17 milioni di
    euro. Perciò, la Regione Emilia-Romagna, con una scelta politica di
    tutta evidenza, integra con risorse proprie il fondo nazionale per
    garantire livelli eccedenti i LEA alle persone che risiedono in
    Regione.
    L'Assessore tiene a precisare che l'obiettivo non è fornire
    prestazioni, né dare risposte settoriali a dei bisogni, ma
    perseguire il fine di migliorare le condizioni complessive della
    salute della popolazione, compresa quella carceraria. Il 75% dei
    detenuti ha meno di 45 anni. Per i detenuti stranieri, la
    percentuale sale quasi al 90%. Le persone con le più diverse
    patologie sono tra il 60% e il 70%.
    Per quel che riguarda l'assistenza farmaceutica, rimane costante ed
    elevato il consumo di psicofarmaci. La spesa pro-capite è maggiore
    del 100% rispetto alla spesa per i cittadini liberi
    dell'Emilia-Romagna.
    Il modello organizzativo proposto è quello mirato a un miglioramento
    della conoscenza dello stato di salute della popolazione detenuta e
    alla costruzione di un rapporto positivo basato su una maggiore
    consapevolezza dei determinanti e delle scelte di salute. È
    rilevante, a tal fine, che i detenuti percepiscano la separazione
    tra il servizio sanitario e l'amministrazione penitenziaria. Ciò non
    significa non condividere procedure o accordi, ma separare e rendere
    esigibile il diritto alla salute in quanto tale. Tale diritto spetta
    a ciascun individuo, senza alcuna declinazione specifica. Si
    inserisce in questo percorso il progetto di rendere fisicamente
    separati i luoghi dell'assistenza sanitaria dal carcere,
    caratterizzandoli nella definizione di Casa di tutela e promozione
    della salute, in analogia con le Case della salute che si stanno
    sviluppando in tutta la regione.
    Il diritto alla salute evoca varie condizioni soggettive:
    l'integrità psicofisica, la salubrità dell'ambiente, il diritto ad
    avere le cure gratuite in caso di indigenza, il diritto
    all'informazione e alla partecipazione, il diritto all'accessibilità
    alle strutture, il diritto a comunicare con i propri congiunti, il
    diritto a prestare un consenso consapevole. Questa non è solo una
    questione di organizzazione, ma di dignità umana e di qualità di
    convivenza, che si realizza in modo più difficile, ma più
    necessario, verso le persone private transitoriamente della libertà.
    La presidente DONINI ringrazia l'assessore e dà la parola al collega
    Mumolo che ha sostituito il collega Pollastri alla vicepresidenza
    della VI Commissione per una comunicazione che riguarda i componenti
    della stessa.
    Il vicepresidente MUMOLO segnala che è stata prevista una seduta
    congiunta delle Commissioni Politiche per la salute e politiche
    sociali e Statuto e Regolamento perché quest'ultima è quella che si
    occupa delle clausole valutative. La relazione presa in esame oggi
    deriva direttamente dalla clausola valutativa inserita nella legge
    regionale n. 3 del 2008. È stata redatta una nota tecnica, in corso
    di distribuzione a tutti i commissari presenti, che può servire, in
    particolare ai commissari della VI Commissione, per valutare se si
    sotto il profilo formale, sia rispettata o meno la clausola
    valutativa. I colleghi della Commissione Statuto e Regolamento
    dovranno votare ed esprimere il parere da consegnare alla
    Commissione referente Politiche per la salute e politiche sociali.
    Si tratta di valutare se la relazione risponde ai quesiti indicati
    nela clausola valutativa.
    La presidente DONINI fa presente ai colleghi della Commissione
    Politiche per la salute e politiche sociali che il parere della
    Commissione Statuto e Regolamento è un parere che non affronta il
    merito dei contenuti, ma riguarda la compatibilità della relazione
    ai contenuti dell'articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2008. La
    IV Commissione, di regola, non si esprime sulla relazione, ma prende
    atto della sua presentazione e rimane a verbale la discussione.
    Aggiunge anche che, se ci sono le condizioni - e qualche anno ci
    sono state - si verificherà di comune accordo se presentare, sulla
    base della discussione, un documento di indirizzo da portare in
    Aula. Dà la parola al Garante regionale delle persone sottoposte a
    misure restrittive della libertà personale.
    L'avv. BRUNO inizia da un tema che è stato affrontato anche nella
    relazione: il sovraffollamento. Crede che il dato vada
    contestualizzato in ambito nazionale. Si è parlato di una riduzione
    del sovraffollamento in questa Regione, che ha comportato, al 31
    dicembre 2011, già una riduzione di circa 300 persone presenti negli
    istituti penitenziari. Si può dire che, ad oggi, c'è un'ulteriore
    riduzione per effetto dei trasferimenti di massa che stanno
    avvenendo in ragione degli eventi sismici: in particolare, il
    sovraffollamento ha conosciuto una riduzione significativa nel
    carcere di Bologna e anche in quello di Ferrara, per cui si è sotto
    la soglia delle 4.000 presenze negli istituti.
    Spiega che il dato va contestualizzato perché, a livello nazionale,
    la situazione è caratterizzata dal fatto che nei mesi scorsi, per la
    prima volta, si è fermato l'aumento degli ingressi delle persone
    nelle carceri, si è scesi sotto le 65.000 presenze. In questo
    momento, purtroppo, si assiste nuovamente ad una ripresa modesta
    dell'aumento delle presenze in carcere, ma la situazione è ancora
    sotto controllo.
    La riduzione delle presenze si può collegare sostanzialmente al
    fatto che, a livello nazionale, c'è stato un decremento dovuto alla
    cosiddetta legge sulla detenzione domiciliare speciale, la legge n.
    199 del 2010, voluta dall'allora ministro Alfano, e dalla legge n. 9
    del 2012, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione
    detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, voluta
    dall'attuale ministro Severino. Si può dire che il dato è
    significativo perché circa 7.000 persone sono uscite dal circuito
    degli istituti penitenziari e questo ha comportato sicuramente un
    significativo miglioramento delle condizioni di vita. Dice, però,
    che nella regione Emilia-Romagna questo dato non è stato così
    significativo come in altre regioni d'Italia, perché le persone che
    sono uscite per effetto della legge sulla detenzione domiciliare
    speciale superano di poco le 200 unità e non è un dato certamente
    confortante. Ritiene che le ragioni per cui questo sta avvenendo
    richiederebbero un approfondimento a parte.
    L'altro dato positivo è che il rallentamento che c'è stato anche in
    Emilia-Romagna dipende dal fatto che la legge n. 9 del 2012, quella
    che interviene sul cosiddetto effetto porte girevoli - per cui le
    persone entrano ed escono dopo pochi giorni, creando quindi un
    sovraccarico di lavoro, spesso inutile - è riuscita, almeno in una
    prima fase applicativa, a produrre risultati positivi, perché ha
    individuato le camere di sicurezza come luoghi di custodia per le
    persone che vengono portate, in tempi oggi rapidissimi, al
    cosiddetto processo per direttissima. Questo ha comportato,
    effettivamente, che soprattutto in alcuni istituti penitenziari,
    come Rimini, Piacenza e Ferrara, il numero degli ingressi è calato;
    anche su questo tema ci sarebbe bisogno di un approfondimento. Si sa
    che ci sono ragionamenti diversi sulla bontà o meno della scelta di
    utilizzare le camere di sicurezza, ma, da un punto di vista
    oggettivo, certamente questo ha comportato una riduzione
    dell'ingresso delle persone in stato di custodia cautelare.
    Questo effetto positivo però sta cessando, sia per quanto riguarda
    la detenzione domiciliare speciale, perché tutti quelli che avevano
    i requisiti ne hanno usufruito e ormai gli effetti positivi di
    questa legge si sono esauriti, sia per la legge n. 9 del 2012, che
    comincia ad avere dei preoccupanti aggiramenti, nel senso che spesso
    vengono fatti decreti più o meno motivati per cui le persone vengono
    portate in carcere invece che nelle camere di sicurezza, e questo è
    un tema che andrà approfondito. Dunque, quello che sembrava essere
    un trend importante e positivo di rallentamento, o addirittura di
    decremento della popolazione detenuta, si sta arrestando e non ci
    sono all'orizzonte degli elementi di modifica normativa
    significativa per poter dire che si va incontro ad un periodo di
    effettivo miglioramento. Il tema del sovraffollamento interessa e
    riguarda questa regione, nella quale ci sono molte situazioni di
    criticità, dove le persone vivono ancora in condizioni di grande
    difficoltà, rilevate anche dalle visite di questi mesi agli istituti
    penitenziari, che hanno mostrato delle situazioni davvero poco
    tollerabili in termini di spazi a disposizione delle persone e anche
    di condizioni strutturali di alcuni edifici.
    In Emilia-Romagna il tema del sovraffollamento potrebbe avere una
    svolta perché - prescindendo da ogni valutazione sull'opportunità
    politica o meno della scelta che è stata fatta dal Piano carceri di
    costruire nuovi padiglioni - ci sono alcune strutture detentive
    nuove con posti fino a 150/200 persone che stanno per essere aperte
    a Modena, a Piacenza e anche a Ferrara. Anche se si è soltanto
    all'inizio questo vorrebbe dire che, se la popolazione detenuta non
    aumenta, in alcune situazioni locali il regime detentivo potrebbe
    avere un notevole miglioramento, perché queste nuove strutture
    consentirebbero di liberare gli istituti strapieni e anche
    condizioni di vita decorose. Tra l'altro, questi padiglioni sono
    costruiti con una filosofia e con il rispetto dei parametri indicati
    dalla Corte europea e dalle regole minime penitenziarie in tema di
    spazio e di come deve essere progettata una struttura detentiva. Si
    parla di un nuovo padiglione anche per la casa circondariale di
    Bologna e doveva essere consegnata entro il 2012 anche la struttura
    nuova del carcere di Forlì, ma questa consegna slitta di almeno tre
    anni. Ciò costituisce un problema gravissimo, perché il carcere di
    Forlì - aldilà delle buone intenzioni e della validità di quello che
    sta facendo la direzione e degli interventi che vengono
    quotidianamente posti in essere - è una struttura fatiscente, che è
    stata già oggetto di ordinanze sindacali, è stata a rischio di
    crollo e quindi tre anni sono davvero tanti. Osserva - riprendendo
    un ragionamento dell'assessore Lusenti - che Forlì ha una struttura
    di custodia attenuata per tossicodipendenti, che è chiusa da due
    anni, e quest'anno il Dipartimento ha stanziato dei fondi che
    dovrebbero consentire l'apertura di una sezione a custodia
    attenuata, fortemente voluta dal personale del Servizio sanitario
    locale, che potrebbe andare incontro all'altra esigenza ,di cui
    spesso si è sentito parlare e riportata nella relazione, di dare una
    risposta al tema tossicodipendenza. È un tema importante: delle tre
    sezioni a custodia attenuata, quella di Forlì, appunto, è chiusa,
    quella di Castelfranco è assolutamente poco utilizzata rispetto al
    numero dei posti disponibili e l'unica che è a regime è quella di
    Rimini, dove ovviamente la domanda d'inserimento non trova poi
    corrispondenza con il dato numerico.
    A proposito di condizioni precarie delle strutture detentive, anche
    il carcere di Rimini, destinatario d'importanti risorse economiche,
    deve risolvere una situazione molto difficile perché ci sono
    detenuti che vivono in una sezione veramente molto difficile, sia
    per le condizioni strutturali che per le condizioni di vita di
    questi detenuti: letti a castello da una parte e dall'altra, tre in
    una cella di dieci metri quadri.
    In questa situazione, da una parte c'è il dato normativo che non
    pare oggi aiutare, ci sono questi padiglioni, che potrebbero in
    parte risolvere la situazione, e ci sono alcuni interventi per i
    quali sono state stanziate delle risorse che, almeno in parte,
    dovrebbero consentire un ripristino strutturale.
    Uno dei carceri più sovraffollati d'Italia, che è quello di Reggio
    Emilia, potrebbe risolvere il suo problema con il superamento
    dell'OPG perché si spera che quella struttura vada così ai detenuti.
    Anche la vicenda di Reggio Emilia potrebbe trovare una sua
    risoluzione, quantomeno sul tema sovraffollamento: quindi situazione
    critica, ma con delle possibilità di risoluzione.
    La speranza è che, nell'arco di un paio d'anni, si possa andare a
    regime, se non per interventi normativi, perché si sono creati posti
    di detenzione e perché si rimettono a norma alcune strutture, fermo
    restando che tutto questo può avvenire solo se non riparte una
    crescita esponenziale di persone dall'esterno verso l'interno. Qui
    c'è il problema a cui accennava anche l'assessore Marzocchi: oltre
    il 40% di persone in stato di custodia cautelare è un problema
    grave. Sono stati recentemente presentati progetti di legge per la
    riforma della normativa in tema di custodia cautelare, sta di fatto
    che questo è un problema perché sono persone che non possono essere
    destinatarie di tutta una serie di interventi.
    Rappresenta, poi, un altro grosso problema in regione la chiusura
    della casa lavoro di Saliceta San Giuliano. Doveva essere chiusa e
    lo è stata in seguito al terremoto. Questi internati sono
    considerati socialmente pericolosi e, dopo aver espiato la sentenza
    di condanna, sono ora in parte al carcere di Parma e in parte al
    carcere di Padova e sono persone che devono trovare una collocazione
    adeguata, perché, dove si trovano adesso, non esistono le condizioni
    per offrire loro un regime detentivo più aperto, analogamente a
    quello del quale fruivano a Saliceta. Una delle ipotesi che fa il
    Dipartimento è che probabilmente la struttura di Saliceta è
    destinata alla chiusura definitiva e al ricollocamento delle persone
    internate a Castelfranco.
    È d'accordo con l'assessore Marzocchi sul fatto che c'è stato,
    rispetto al tema della fuoriuscita dal carcere, un aumento delle
    misure alternative, soprattutto relativamente al servizio sociale.
    Ritiene, però, che il tema dell'aumento delle misure alternative sia
    un fatto quasi dovuto rispetto al 2006. Dall'indulto in avanti c'è
    stata una crescita di misure alternative, ma non è assolutamente lo
    stesso trend positivo della fase precedente all'indulto e anche
    questo meriterebbe un ragionamento sul perché non si riesca ad
    andare di nuovo così bene a regime. Ha qualche perplessità sul
    considerare il dato puramente e semplicemente positivo, proprio
    perché, nella fase precedente all'indulto, il numero delle persone
    presenti era inferiore ma il trend era sicuramente più positivo e
    non c'erano neppure queste leggi speciali sulla detenzione
    domiciliare; ma questo è un tema cui, per tante ragioni, si può solo
    accennare. Secondo le sue informazioni, il nuovo Provveditore sta
    per arrivare e prossimamente arriveranno anche il nuovo direttore
    dell'istituto penale minorile e, a seguire, il nuovo comandante;
    questi mutamenti dovrebbero dare una maggior stabilità.
    Intende ora affrontare altri tre punti: innanzitutto, il tema del
    lavoro, che è molto delicato. Non sono più finanziati i fondi della
    legge Smuraglia, cioè i fondi destinati ad incentivare le imprese o
    cooperative sociali che assumono persone detenute o ex detenute. Si
    tratta di un problema enorme e, in questo senso, chiede
    all'Assemblea legislativa di impegnarsi a fare pressione perché ci
    sia questo rifinanziamento, perché, da una parte, gli ulteriori
    tagli al lavoro all'interno dell'amministrazione penitenziaria,
    dall'altra, questo mancato finanziamento pongono effettivamente un
    problema di difficilissima soluzione.
    Sul tema del lavoro sarebbe necessario cercare di fare molto di più
    tutti quanti, soprattutto le imprese e le cooperative sociali.
    Occorre cercare di costruire nuove opportunità di lavoro. Ricorda un
    esempio molto positivo: l'officina meccanica che è partita adesso
    presso la casa circondariale di Bologna, che ha assunto - ed è una
    vera e propria assunzione - dieci persone detenute. Tre imprese
    importanti (IMA, Marchesini e GD) si sono messe insieme e hanno
    fatto una vera e propria impresa dedicata alle persone detenute e
    questo è sicuramente un esempio di buonissima prassi.
    Sul tema della salute in carcere, essendo presente l'assessore e
    avendo seguito questo tema anche come garante del Comune di Bologna,
    riconosce che il tema dell'assistenza sicuramente sta andando a
    regime, ci sono dei miglioramenti importanti. Però ci sono anche
    alcune criticità, già segnalate all'assessore che ha prontamente
    risposto: il reparto di osservazione psichiatrica di Piacenza che
    non decolla, verosimilmente per la mancanza di personale, il cui
    avvio svuoterebbe ulteriormente l'OPG e consentirebbe quindi una
    maggior facilitazione per il superamento della struttura. Il Centro
    clinico di Parma è partito, ma è un problema: le maggiori
    segnalazioni all'ufficio del Garante vengono da Parma, dove ci sono
    persone in condizione di malattia grave e dove c'è qualcosa che non
    è ancora andato a regime. A Parma c'è anche la sezione dei
    paraplegici. Quindi, su questo tema chiede che l'Assessore ponga
    attenzione ad un problema che è ancora molto complicato.
    In conclusione, informa che il dipartimento dell'Amministrazione
    penitenziaria - e questo va nel senso un po' anche del ragionamento
    che faceva l'assessore Lusenti rispetto al tema della salute - ha
    emanato una circolare importantissima che parla di circuiti
    regionali, investendo i provveditorati regionali di una grande
    responsabilità, ma anche attribuendo senso reale alle scelte
    regionali in tema di regimi di sicurezza della popolazione detenuta.
    Ritiene, quindi, che complessivamente ci sia un'indicazione in
    questo senso che va condivisa e sicuramente valorizzata.
    La presidente DONINI ringrazia e ritiene che il Garante abbia
    sicuramente fornito alcuni elementi di interpretazione dei dati
    presenti nella relazione, utili al dibattito ma anche utili alla
    presa di coscienza. Dà la parola al Garante regionale per l'infanzia
    e l'adolescenza.
    Escono i consiglieri Bernardini, Corradi e Pollastri, entra la
    consigliera Marani.
    Il dott. FADIGA in premessa, sottolineando che si tratta della prima
    esperienza regionale e segnalando che alcuni problemi iniziali di
    mancanza di personale assegnato sono in via di risoluzione, illustra
    il piano d'azione 2012 che sta attuando come Garante regionale per
    l'infanzia e l'adolescenza, approvato dall'Ufficio di presidenza
    dell'Assemblea nella scorsa primavera.
    Il piano d'azione prevede fondamentalmente tre linee di lavoro: la
    promozione dei diritti del minore, che è la linea fondamentale anche
    per la legge istitutiva del Garante, basata sulla Convenzione delle
    Nazioni Unite del fanciullo; la concreta attuazione di questi
    diritti, che comporta interazione e collaborazione con l'Autorità
    giudiziaria minorile; la difesa e rappresentanza di questi diritti
    tramite le figure, previste dalla legislazione regionale, dei tutori
    volontari e curatori volontari (attività questa molto qualificata,
    che si avvierà in futuro).
    Per quanto riguarda la promozione dei diritti, l'ufficio è impegnato
    in una serie di incontri con tutte le realtà provinciali: entro
    l'autunno si svolgeranno circa 70 incontri, che ritiene saranno
    utili perché in queste occasioni i servizi sociali possono
    liberamente confrontare le esperienze e far venire alla luce
    questioni che spesso non emergono.
    Per l'attuazione dei diritti, l'ufficio ha avviato un lavoro
    importante istituendo un tavolo di lavoro con l'Autorità giudiziaria
    minorile e i responsabili dei servizi delle politiche familiari
    della Regione.
    Qualche difficoltà e ritardo si sta registrando per quanto riguarda
    la difesa dei diritti, perché probabilmente occorre che l'avvocatura
    locale prenda maggior coscienza dell'importanza di questo settore;
    sono già stati avviati contatti con il Consiglio dell'Ordine.
    Tra le altre attività che impegnano l'ufficio ricorda la ricezione
    di segnalazioni e trasmissione agli enti interessati delle medesime.
    L'ufficio, inoltre, è impegnato anche a livello scolastico.
    Segnala, con emozione, che nei giorni scorsi è stata ricevuta via
    mail, tramite la Provincia, la prima richiesta da parte di un
    minorenne e si augura che ne giungano altre.
    Considera con particolare gratitudine l'invito alla seduta odierna,
    benché la recente revisione della normativa regionale abbia
    assegnato tutte le competenze in materia interamente al Garante dei
    detenuti, eliminando anche la previsione di collaborazione tra i due
    Garanti per quello che riguarda i minori soggetti a limitazione
    della libertà. Ritiene che questa scelta vada in controtendenza
    rispetto alle lunghe battaglie svolte per l'autonomia e la
    specializzazione del settore minorile rispetto al settore
    penitenziario ordinario.
    Sono due gli elementi che hanno caratterizzato la giustizia minorile
    negli ultimi anni: la revisione del processo penale minorile del
    1988, portatrice di innovazioni profonde che consentirebbero il
    quasi totale superamento del carcere per i minori, e l'istituzione,
    ad opera dell'allora Guardasigilli Martinazzoli, dell'Ufficio di
    Giustizia minorile (poi divenuto Dipartimento) autonomo rispetto
    all'allora Dipartimento degli Istituti di prevenzione e pena. Si
    tratta della struttura di cui si sono poc'anzi ricordate le
    difficoltà e che a tutt'oggi resta senza il nuovo vertice.
    Auspica che, anche a seguito delle sollecitazioni che dovrebbero
    venire dalle Regioni e dal Garante nazionale per l'infanzia, tale
    situazione si risolva a breve e che non si compiano passi indietro
    riassorbendolo nel Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria:
    la progressiva erosione della specificità del settore minorile non
    può che andare contro il diritto preminente dei minori, garantito
    dalla Convenzione delle Nazioni unite.
    Infatti, se si esamina la materia penale minorile solo con
    l'approccio della detenzione, si rischia di metterla in ombra per le
    esigue quantità che la compongono. Ricorda che, a fronte dei 7.000
    ingressi in carcere registrati nel 2011 per gli adulti, ve ne sono
    stati 83 per i minori. Tali proporzioni comportano, inevitabilmente,
    conseguenze diverse per quanto riguarda priorità, personale,
    emergenze. Anche per le presenze il rapporto è simile: 4.000 adulti
    e dai 20 ai 27 minori. Anche queste poche decine hanno comunque
    diritto ad avere garantite assistenza, formazione, preparazione
    all'uscita, ciò che non sempre accade, nonostante il consistente
    sforzo dell'Assessorato regionale e di altre istituzioni locali.
    A suo parere, l'approccio non può dunque essere fatto da questa
    visuale, ma capovolgendo il discorso che si fa per gli adulti e
    partendo dall'area penale esterna, che per i minori è
    importantissima, visto che oggi pubblico ministero e giudice possono
    chiedere notizie sulla situazione personale e familiare del minore
    sottoposto a processo, proprio al fine di calibrare la risposta su
    quell'individuo, scegliendo soluzioni alternative al carcere e
    applicando istituti ad hoc, come il proscioglimento per irrilevanza
    del fatto e la messa alla prova.
    Segnala che all'Ufficio del servizio sociale per minorenni di
    Bologna nel 2011 sono pervenute dall'Autorità giudiziaria 2.713
    richieste di interventi (da questo punto di vista, pertanto, i
    numeri sono significativi) e sono stati segnalati, per la prima
    volta, 955 casi; quelli presi in carico sono stati 863. Al 30 giugno
    2012, l'Ufficio, composto di 9 assistenti sociali, aveva in carico
    482 casi, dei quali 172 per messa alla prova e 120 per misura
    cautelare.
    I minorenni messi alla prova sono relativamente pochi, anche perché
    c'è una resistenza ad applicare queste misure, che richiederebbero
    forse moduli già predisposti, sui quali avviare l'intervento penale,
    i quali riguardino la mediazione, la conciliazione con la persona
    offesa e la riparazione del danno da parte dello stesso minore, in
    termini non di risarcimento monetario ma di attività diretta ad
    attenuare il danno arrecato. Il numero delle messe alla prova
    potrebbe aumentare con una più intensa interazione tra servizi del
    territorio, servizi del Ministero e Tribunale per i minori.
    Ritiene che il settore della giustizia penale minorile risenta di
    una grave carenza normativa per la mancanza di un apposito
    ordinamento penitenziario. Il vigente ordinamento penitenziario
    degli adulti, risalente al 1975, contiene a tutt'oggi una norma
    provvisoria che ne prevede l'applicazione anche ai minorenni fino
    all'approvazione di una apposita legge. La Corte costituzionale è
    intervenuta più volte su questo tema, ribadendo che si trattava di
    una situazione al limite della costituzionalità, fino ad ammettere
    che non si dichiarava l'incostituzionalità per non creare un vuoto
    normativo. Forse una forte pressione delle Regioni nei confronti del
    legislatore nazionale potrebbe portare a rimediare a questa grave
    lacuna.
    Dunque, a suo parere, tutto ciò che va contro la specificità del
    settore minorile e che lo unifica al settore penitenziario degli
    adulti, rappresenta un grave rischio e va contro i principi della
    Convenzione delle Nazioni unite. Sono molteplici le ragioni di
    questa unificazione: di economia (ma non si può iniziare dai minori
    a fare economia), di razionalizzazione (che però non può portare ad
    ingiustizie o a norme incostituzionali) e frequentemente - purtroppo
    - di mancato approfondimento della conoscenza dei diritti dei
    minori. In tal senso, segnala che nel corso delle riunioni che si
    stanno svolgendo con la Magistratura minorile, ad una verifica dei
    protocolli esistenti, è emerso che quello relativo alla sanità
    penitenziaria del 1998 unifica adulti e minori. Non ritiene che
    questo sia corretto.
    Circa le richieste di intervento, osserva che frequentemente il
    Pubblico ministero, appena inizia un procedimento penale, chiede
    relazioni al Servizio del Ministero o a quello dell'ente locale che
    è tenuto a collaborare, in virtù della normativa processuale
    vigente. Anche questo costituisce un punto di sofferenza: la
    collaborazione tra Servizi del territorio e Servizi ministeriali è
    un presupposto molto importante affinché i diritti dei minori
    possano ricevere risposte.
    In conclusione, auspica che il prossimo anno siano presentate due
    distinte relazioni: una per la situazione penitenziaria degli adulti
    e una per la situazione penale dei minori.
    Esce il consigliere Fiammenghi.
    La presidente DONINI ringrazia il dottor Fadiga e, prima di aprire
    la discussione, dà la parola al vicepresidente Mumolo per quanto di
    competenza della commissione Statuto e regolamento.
    Il vicepresidente MUMOLO ricorda brevemente i punti sui quali,
    secondo l'articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2008, deve
    rispondere la relazione annuale della Giunta: lo stato delle
    infrastrutture carcerarie, i dati sugli indici di affollamento,
    sulla provenienza dei detenuti, sulle diverse tipologie di reato,
    sullo stato di salute dei detenuti, con particolare riferimento alla
    casistica delle patologie più gravi, sul livello di
    alfabetizzazione, sulle problematiche del lavoro e le emergenze di
    carattere sociale rilevate. Ricorda che è stata distribuita una nota
    tecnica e ribadisce che i componenti della Commissione Statuto e
    Regolamento devono solo valutare se la clausola valutativa è stata
    rispettata e dare il parere su questo aspetto.
    Condivide quanto evidenziato dalla nota tecnica, cioè che la
    clausola valutativa è stata rispettata dalla Giunta, per cui propone
    un parere favorevole in questo senso. Chiede ai commissari se
    qualcuno voglia intervenire su questo punto specifico, cioè sulla
    clausola valutativa.
    Il consigliere DEFRANCESCHI, per quanto riguarda la relazione
    sull'assistenza sanitaria, essendo corposa ed essendo arrivata solo
    ieri pomeriggio, spiega di non averla esaminata in modo
    approfondito.
    Esprime, quindi, una valutazione in sostituzione del collega Favia
    sulla relazione: per quanto riguarda il Fondo sociale europeo per le
    attività finanziate, reputa che manchi, in questa relazione, anche
    se magari non previsto dalla clausola valutativa, un ritorno
    d'investimento di quanto è stato fatto. Non sono cifre notevoli,
    anche rispetto agli obbiettivi che si pongono, però è evidente che
    nell'uso di queste risorse e nel numero di partecipanti che poi ne
    hanno preso parte, c'è qualche disparità, anche in relazione ai
    programmi che vengono effettuati e al numero di programmi realmente
    avviato. Inoltre, quello che manca, a suo parere, è un'analisi di
    quello che è successo dopo: ci sono indubbiamente iniziative
    interessanti rivolte alle possibilità occupazionali, però sarebbe
    interessante sapere se queste hanno dato realmente un risultato o
    meno, perché, se è vero che l'intendimento è che le carceri non
    siano solo un luogo punitivo, ma permettano anche un reinserimento
    sociale, onde evitare che poi le stesse persone vi rientrino,
    sarebbe particolarmente importante una valutazione di come e quali
    risultati abbiano dato i fondi europei che sono stati impiegati.
    Un punto della relazione del quale non gli sembra si sia parlato in
    modo sufficiente è quello relativo ai suicidi in carcere. È un dato
    drammatico, in aumento dal 2010 al 2011, si è passati da quattro a
    sei, con 76 tentativi di suicidio; il 9% dei suicidi a livello
    italiano è avvenuto in Emilia-Romagna a fronte di un 6% di
    occupazione carceraria rispetto al dato italiano. Evidenzia che ci
    si trova sicuramente in una situazione più grave rispetto al resto
    del Paese. Rileva, inoltre, che nella relazione manca un'analisi di
    questi dati perché non indicano praticamente nulla: se si tratti di
    italiani o di stranieri, uomini o donne, minori o adulti, e non si
    parla, ad esempio, di fenomeni quali i suicidi del personale
    carcerario, che invece sono, anch'essi, purtroppo, all'ordine del
    giorno. Si stupisce che, anche nell'analisi da parte della Garante,
    non sia stata compresa questa voce, anche perché, dal momento che
    vengono investiti 17 milioni di euro in sanità e c'è anche un
    apposito capitolo sulla sanità mentale, non si ottengano indicazioni
    precise sull'utilizzo delle risorse e anche dei risultati.
    Esprime apprezzamento per l'avvio di un nuovo gruppo di lavoro che
    riguarda i rischi autolesivi o suicidari in carcere , tuttavia è
    perplesso da quella che sarà l'attività: dovranno fare una
    ricognizione dell'esistente in ambito regionale e quindi
    probabilmente si avranno i dati mancanti che, come accennato prima,
    dovranno individuare modalità operative nei confronti del disagio in
    carcere. Ritiene che la fase di studio debba essere lunga e si dovrà
    entrare anche in una fase operativa; magari esistono anche altre
    esperienze al riguardo in Italia e all'estero da cui attingere.
    Ritiene che non sia troppo difficile capire le ragioni per cui la
    gente si suicida in carcere, pertanto, avviare una sperimentazione
    in almeno un istituto penitenziario regionale, con successivo
    monitoraggio e valutazione su come migliorare la condizione
    carceraria ed evitare i suicidi, significa far passare altri anni
    inutilmente.
    Per quanto riguarda il parere della Commissione Statuto e
    Regolamento, nutre dei dubbi sul fatto che tutto questo non trovi
    spazio nella relazione, perché si evidenziano i soliti argomenti
    riguardanti il sovraffollamento e le misure alternative, mentre,
    invece, non si evidenzia questo dato in controtendenza, anche a
    livello nazionale. Per questa ragione non può concordare sul fatto
    che la relazione, su questo punto, risponda esaustivamente.
    Ritiene, altresì, che ci sia una carenza in generale per quanto
    riguarda la clausola valutativa sulle strutture ed infrastrutture
    carcerarie e, anche per questo, si stupisce che - pur comprendendo
    che la relazione si riferisce al 2011 - nessuno abbia fatto una
    ricognizione sul 2012, con particolare riferimento agli ultimi
    eventi sismici. C'è stato solo un accenno della Garante sulla
    popolazione carceraria che è stata spostata, però non è stato detto
    quali strutture sono pericolanti, inagibili, più o meno agibili,
    quali gli interventi necessari e quali i fondi previsti; al momento
    nulla si sa di questo quando invece può essere che ci siano delle
    problematiche che debbono essere affrontate nell'immediato, visto
    che tutti gli anni viene evidenziato il problema del
    sovraffollamento e della disponibilità di fondi per costruire nuove
    carceri.
    La presidente DONINI sul problema sollevato dal collega Defranceschi
    precisa che, da un punto di vista formale, questa seduta congiunta
    riguarda la relazione sull'anno precedente. Se si desidera, così
    come sta avvenendo in tutti gli ambiti delle politiche pubbliche
    regionali, un approfondimento in commissione sulla vicenda sisma con
    un'informativa specifica su questo tema, potrà essere programmata e
    svolta - per la sanità è già stata prevista - nelle prossime sedute.
    È evidente che questo tema non può entrare nella relazione sul 2011.
    Il vicepresidente MUMOLO, non essendoci ulteriori richieste
    d'intervento, chiede alla Commissione VI di esprimersi sul rispetto
    della clausola valutativa da parte della relazione. Propone di
    esprimere un parere favorevole sul percorso di valutazione e sul
    rispetto della clausola valutativa, alegando la nota tecnica redatta
    dal Servizio legislativo e qualità della legislazione.
    La Commissione VI approva con 26 voti favorevoli (PD, FDS),
    nessun contrario e 2 astenuti (M5S).
    La presidente DONINI chiede se altri consiglieri intendono
    intervenire.
    Il consigliere CARINI apprezza l'attenzione che la Regione sta
    dedicando ad un tema così importante, come dimostrato dagli
    interventi degli assessori e dei garanti. Intende riferire alcune
    segnalazioni che riguardano la situazione di Piacenza, dalle quali
    si potrebbe trarre una generalizzazione tesa a migliorare tutte le
    situazioni analoghe.
    Pur se le condizioni di quell'istituto sono in via di evoluzione
    grazie agli interventi richiamati, l'attuale condizione di
    sovraffollamento in questo momento provoca la non applicazione o la
    parziale applicazione della circolare ministeriale sulle celle
    aperte; di fatto, nel carcere di Piacenza - e probabilmente non solo
    lì - i detenuti rimangono chiusi per 21-22 ore al giorno. Ovviamente
    questo comporta difficoltà ad iniziare l'intervento sotto il profilo
    riabilitativo vero e proprio.
    Richiamandosi a quanto esposto dal Garante Fadiga e avendo visitato
    più volte la casa circondariale di Piacenza, ha avuto modo di
    rilevare come sia importante e positivo lo sviluppo delle cosiddette
    aree verdi o aree gialle, cioè gli spazi d'incontro tra i genitori e
    i bambini. In particolare, a Piacenza, è stata condotta una ricerca
    dall'Università Cattolica tesa a verificare l'umanizzazione delle
    relazioni, che è poi sfociata in una giornata per i padri detenuti,
    con un progetto recepito dal volontariato locale, grazie al quale si
    è realizzato uno sportello di accoglienza di coloro che si recano ai
    colloqui. Tuttavia, sulla base di ciò che ha avuto modo di
    verificare personalmente e considerando che questi momenti di
    relazione sono un punto nodale, probabilmente va pensata una
    manutenzione e un miglioramento continuo di questi spazi di
    confronto tra le realtà interna ed esterna.
    A Piacenza, come riferito dalla Garante Bruno, si sta attendendo
    l'avvio del cosiddetto repartino , che non è aperto per mancanza di
    organico; anche se in questi giorni è stata rifatta la dotazione; lo
    spazio resta quindi insufficiente. Sottolinea che occorre che le
    dotazioni di organico siano coerenti con gli orientamenti degli
    investimenti e del tipo di servizi che si vogliono sviluppare. Il
    repartino potrebbe essere un piccolo esempio di trasformazione
    degli OPG e quindi potrebbe avere un ruolo particolare nelle
    politiche della Regione.
    Da ultimo, cita la questione della sensibilizzazione e
    comunicazione, cioè le esperienze, alle quali è particolarmente
    legato, dei giornali in carcere (quella di Piacenza, Sosta
    Forzata , è di grande rilievo). La Regione, meglio di altri
    soggetti, può far sì che il mondo interno al carcere entri in un
    dialogo più proficuo e più fecondo con il mondo esterno, per evitare
    che il carcere e la città siano realtà scollegate e perché la città
    possa conoscere di più queste esperienze riabilitative vitali e
    positive che si svolgono all'interno del carcere. In tale direzione,
    ricorda alcune attività garantite dal volontariato, che sfociano
    anche in spettacoli o concerti, e alcune esperienze lavorative di
    alcune cooperative sociali, come la cooperativa sociale Futura, che
    è stata tra le antesignane in regione per l'offerta lavorativa al
    mondo delle carceri. La Regione può sicuramente promuovere un'azione
    tesa ad un maggior riconoscimento di queste attività e, al contempo,
    a depotenziare una diffusa ostilità preconcetta, dovuta ad una
    superficiale conoscenza delle problematiche penitenziarie, che viene
    approfondita solo quando si manifestano problemi particolarmente
    gravi di mancata assistenza, come l'inverno in cui a Piacenza non
    funzionarono le caldaie.
    Va dunque sollecitata un'interazione forte tra l'intero settore
    carcerario e la comunità, la quale deve accogliere il carcere come
    una parte non distinta, non avulsa e non esclusa da se stessa.
    L'assessore MARZOCCHI approfondisce alcuni temi contenuti nella
    relazione trasmessa ai commissari, specificando che la legge
    regionale n. 3 del 2008, seppur recente, ha necessità di essere
    adeguata ai cambiamenti intervenuti successivamente.
    In risposta a quanto detto dal dottor Fadiga, dichiara di essere
    consapevole del disequilibrio nell'assegnazione delle competenze tra
    i Garanti e si provvederà, a breve, in tal senso.
    Rispetto alle informazioni relative all'investimento per la
    formazione professionale della popolazione detenuta, ricorda che
    anche l'anno scorso se ne è parlato e si è cercato di rimodularlo e
    definirlo meglio. Quest'anno si farà anche la verifica post
    percorso. Ritiene opportuno il prossimo anno invitare anche
    l'assessore alla formazione professionale.
    Circa la questione del rapporto col DAP nazionale, spiega che vi è
    un'interazione costante e continua, che sarebbe opportuno
    formalizzare con dei protocolli. Ricorda che è stato seguito l'iter
    di sviluppo del Piano carceri, citato sinteticamente nella
    relazione, e che la condizione posta dall'amministrazione regionale
    per la firma del documento è che i 1.000 posti che si apriranno
    vengano utilizzati esclusivamente per risolvere la questione del
    sovraffollamento.
    Precisa che il Piano carceri non è stato concertato né con la
    Regione né con i Comuni. Il sindaco di Piacenza ha apposto la sua
    firma al documento solo quando è stato accolto il progetto di
    ristrutturazione straordinaria anche dell'edificio vecchio. Gli
    altri sindaci si son visti recapitare l'assegnazione della sede con
    200 posti in tempi strettissimi, e non hanno potuto aprire alcuna
    trattativa. Comunque, alla fine, il Piano è stato siglato. Si è
    chiesto al DAP di assumersi anche la responsabilità di provvedere
    alla territorializzazione degli invii. Tale richiesta è stata
    discussa recentemente con il DAP, il Provveditorato regionale e la
    Magistratura di sorveglianza. In quell'occasione si è anche
    sollevata la questione delle case di lavoro, il cui utilizzo va
    ripensato.
    A tale scopo, è stata riavviata la commissione regionale area penale
    adulti di cui fanno parte rappresentati della Regione,
    dell'amministrazione penitenziaria e gli assessori dei Comuni sedi
    di carceri. A tale Commissione è stato chiesto di riattivare il
    lavoro dei comitati locali, che sono gli organismi preposti alla
    concertazione delle politiche territoriali, deputati anche al
    monitoraggio dell'attività penitenziaria.
    Condivide quanto affermato dal consigliere Carini in merito
    all'importanza dei giornali come organo e strumento di emancipazione
    delle persone ristrette, ma anche come strumento di socializzazione
    e di apertura alla collettività. L'esperienza di Piacenza
    rappresenta un modello in tal senso. Lo scorso anno, addirittura
    insieme all'associazione dei giornalisti, è stato organizzato un
    corso sia per favorire l'esperienza dei giornali in carcere ma anche
    per valorizzare la funzione che i giornali possono svolgere rispetto
    alle politiche sulle carceri.
    La gestione di un sito istituzionale sul tema delle carceri in
    regione è affidata all'associazione Papillon (composta da ex
    detenuti).
    Ricorda anche il progetto Cittadini sempre , avviato dalla
    Provincia di Bologna, grazie al quale si è messa in rete
    l'esperienza dei giornali nel carcere, e il lavoro svolto dai
    volontari, a Modena, che hanno condotto un'indagine volta ad
    approfondire il fondamentale ruolo svolto dai volontari stessi in
    carcere.
    Si sono coordinate tutte le iniziative rispetto alla genitorialità.
    Bambini in carcere non ce ne sono (ce n'è uno solo fra i dati che
    abbiamo rilevato), però ci sono molti genitori in carcere.
    L'approfondimento sul tema della genitorialità è stato affidato agli
    operatori del carcere di Ferrara, che collaborano con i Centri per
    le famiglie in modo da favorire una forte connessione tra le
    politiche sociali e socio-educative all'interno del carcere con
    quelle esterne.
    Rispetto al tema dei suicidi, spiega che dall'anno scorso si sono
    iniziati a raccogliere i dati, in collaborazione con le strutture
    penitenziarie. Si tratta di un tema che impone una stretta
    collaborazione tra politiche sociali e politiche sanitarie. Si è
    fatto molto ma molto c'è ancora da fare, sebbene il problema delle
    risorse esista.
    L'assessore LUSENTI chiarisce che, in merito al Centro clinico di
    Parma, l'Azienda Usl ha avviato una riprogettazione organizzativa
    delle funzioni con un finanziamento apposito. Si tratta di un
    progetto complesso che intende affrontare tutti i problemi di ordine
    sanitario. La struttura è rimasta per un periodo chiusa per
    ristrutturazioni a carico dell'amministrazione penitenziaria.
    Per quel che concerne il reparto di osservazione psichiatrica di
    Piacenza, l'Assessore spiega che i professionisti sono già attivi,
    per cui il servizio esiste. Di recente sono stati assegnati anche
    gli agenti di custodia e l'amministrazione penitenziaria sta
    provvedendo all'installazione delle telecamere.
    Circa il protocollo tra la Regione e il Centro di giustizia
    minorile, non è stato ancora siglato per i problemi del Pratello,
    non per inadempienza regionale né per indisponibilità. Specifica,
    tuttavia, che i servizi sanitari sono stati già implementati dal
    2008 da parte della Regione.
    In relazione agli atti di autolesionismo e suicidiari, sottolinea
    che l'accordo Stato-Regioni del 2011, recepito con delibera nel
    2012, definisce una modalità che la Regione applica. Sono previsti
    degli obiettivi specifici (precedenti all'accordo summenzionato) che
    sono contenuti nel Piano regionale della prevenzione 2010-2012, che
    precisa e definisce modalità molto più concrete sulla base di linee
    guida validate.
    Rispetto alla prevenzione degli atti di autolesionismo dimostrativo
    e dei tentativi di suicidio, è molto importante offrire un supporto
    psicologico e psichiatrico, tenendo conto che le condizioni
    strutturali di contesto e ambientali sono decisive e non sono
    surrogabili da interventi sanitari. Dinnanzi ad un detenuto
    sradicato dal suo contesto familiare e sociale non c'è assistenza
    sanitaria che valga.
    L'avv. BRUNO si augura che il reparto di osservazione psichiatrica
    di Piacenza decolli effettivamente a breve.
    Circa il tema dei suicidi in carcere, sottolinea che,
    fortunatamente, in Emilia-Romagna, l'ultimo caso di suicidio di un
    agente di polizia carceraria risale a tre anni fa.
    Aggiunge che si sono verificati due casi a Parma e a Modena e che il
    suo ufficio è intervenuto molto duramente perché, in un caso, si
    trattava di una persona condannata all'ergastolo che non aveva retto
    alla notizia, nell'altro di un giovane immigrato che si è suicidato:
    nonostante nella sua cartella clinica fosse indicato che aveva già
    tentato di togliersi la vita, non era stato ritenuto un soggetto a
    rischio.
    A Bologna si è verificato, di recente, un caso di tentato suicidio
    molto grave, e non è stato facile trovare a questa persona una
    collocazione adeguata in una struttura esterna. È stata, alla fine,
    ricoverata, in assenza di posti, al Pronto soccorso psichiatrico
    dell'ospedale Maggiore.
    Qualche giorno fa, all'istituto penale minorile, un ragazzo ha
    ingoiato una serie di lamette.
    Dunque, pur ammettendo che ci sono stati dei miglioramenti nelle
    condizioni generali di vita in carcere, il problema persiste.
    Condivide le considerazioni esposte dall'Assessore Lusenti circa
    l'importanza del contesto ambientale soprattutto per chi, non avendo
    precedenti esperienze di reclusione, si trova per la prima volta
    detenuto. C'è stato un periodo in cui, al carcere di Bologna, non
    funzionava il reparto per i nuovi arrivati, perché vi erano troppi
    ingressi.
    Il sovraffollamento è la maggiore difficoltà da affrontare.
    Circa il terremoto, chiarisce che l'istituto di Saliceta - nel
    quale, pur essendo una casa lavoro, il lavoro mancava - è stato
    chiuso per inagibilità e si augura che la chiusura sia definitiva.
    A Castelfranco Emilia si sono riscontrati danni da terremoto: i
    vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l'area pedagogica (non
    abitata da nessun detenuto né internato), mentre le restanti aree
    della struttura risultano agibili.
    Gli istituti di Modena, Bologna e Ferrara sono anch'essi agibili.
    Tuttavia, a Ferrara, a causa del persistere delle scosse sismiche, i
    detenuti sono stati trasferiti.
    A Piacenza la situazione è decisamente migliorata: è stata emessa
    una circolare (che sostituisce il regime precedente) che consente di
    superare il deficit di personale: l''80% della popolazione
    carceraria è composta da detenuti che non sono pericolosi, perciò è
    sufficiente, per garantire la sicurezza, la c.d. vigilanza dinamica
    (sezioni a custodia attenuata, vita carceraria meno restrittiva,
    celle aperte).
    Nel regolamento carcerario le celle sono definite camere di
    pernottamento e non luoghi in cui si sta per 20 e più ore.
    Conclude sottolineando quanto sia importante il tema del lavoro. È
    necessario valutare le risorse impegnate per la formazione, sebbene
    non sempre al termine di un percorso formativo ci siano le
    condizioni per l'effettivo impiego dei detenuti. Ci sono poche
    risorse per i Comuni, borse lavoro che vanno calando, difficoltà
    delle imprese di fare lavoro in carcere.
    Cita l'esperienza positiva di Bologna, in cui delle imprese hanno
    fortemente voluto lavorare all'interno del carcere e hanno assunto
    regolarmente 12 detenuti.
    Si augura che anche altrove si possano sviluppare fenomeni analoghi.
    Recentemente il Dipartimento di amministrazione penitenziaria ha
    stipulato una convenzione con l'ANCI in cui si prevede l'impiego di
    persone detenute in lavori di pubblica utilità e in attività che
    nessuno vuole più fare (come attività artigianali ormai
    dimenticate). Si tratta di una grande scommessa, soprattutto in un
    momento di estrema difficoltà per i Comuni.
    La presidente DONINI ringrazia l'avvocato Bruno e tutti gli
    intervenuti alla seduta odierna; eventuali ulteriori occasioni di
    approfondimento, anche relativamente all'attività dei Garanti,
    potranno essere trattate dalla Commissione IV.
    La seduta termina alle ore 12,45.
    Approvato dalla Commissione IV nella seduta del 17 luglio 2012.
    Approvato dalla Commissione VI nella seduta del 19 luglio 2012.
    I Segretari I Presidenti
    Nicoletta Tartari Monica Donini
    Enzo Madonna Antonio Mumolo
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