Testo
Verbale n. 12 - IV Commissione
Verbale n. 14 - VI Commissione
Seduta del 3 luglio 2012
Il giorno 3 luglio 2012 alle ore 10 si sono riunite in seduta
congiunta presso la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna,
Viale A. Moro 50, le Commissioni IV, Politiche per la Salute e
Politiche Sociali, e, VI, Statuto e Regolamento, convocate con nota
prot. n. 24640 del 28 giugno 2012.
Partecipano alla seduta i Commissari:
CONSIGLIERE RUOLO GRUPPO ASSEMBLEARE VOTI
IV VI
DONINI Monica Presidente Federazione della 2 2 presente
IV Sinistra
FAVIA Giovanni Presidente Movimento 5 Stelle / 2 assente
VI Beppegrillo.it
PIVA Roberto Vice Partito Democratico 5 / presente
Presidente
IV
VECCHI Alberto Vice PDL - Popolo della 5 4 assente
Presidente Libertà
IV
MUMOLO Antonio Vice Partito Democratico 2 6 presente
Presidente
VI
POLLASTRI Vice PDL - Popolo della 4 6 presente
Andrea Presidente Libertà
VI
BARBATI Liana Componente Italia dei Valori - 2 3 presente
Lista Di Pietro
BARBIERI Marco Componente Partito Democratico 2 / presente
BERNARDINI Componente Lega Nord Padania / 4 presente
Manes Emilia e Romagna
BONACCINI Componente Partito Democratico / 4 assente
Stefano
CARINI Marco Componente Partito Democratico 5 / presente
CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania 4 / presente
Emilia e Romagna
COSTI Palma Componente Partito Democratico 2 / assente
DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 / presente
Andrea Beppegrillo.it
FIAMMENGHI Componente Partito Democratico 2 / presente
Valdimiro
GRILLINI Franco Componente Italia dei Valori - 1 / assente
Lista Di Pietro
LEONI Andrea Componente PDL - Popolo della 2 / presente
Libertà
MARANI Paola Componente Partito Democratico 2 / presente
MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 2 4 presente
MONARI Marco Componente Partito Democratico / 4 presente
MONTANARI Componente Partito Democratico / 4 presente
Roberto
MORI Roberta Componente Partito Democratico / 2 presente
NALDI Gian Componente Sinistra Ecologia 2 2 assente
Guido Libertà - Idee Verdi
NOÈ Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 1 assente
PARUOLO Componente Partito Democratico 2 presente
Giuseppe
RIVA Matteo Componente Italia dei Valori - 1 1 assente
Lista Di Pietro
VILLANI Luigi Componente PDL - Popolo della / 1 assente
Giuseppe Libertà
Sono presenti i consiglieri: Roberta MORI in sostituzione di Palma
COSTI (IV); Marco MONARI in sostituzione di Roberto PIVA (IV) per
parte della seduta; Andrea DEFRANCESCHI in sostituzione di Giovanni
FAVIA (VI) e Marco CARINI in sostituzione di Stefano BONACCINI (VI).
Sono altresì presenti: Carlo LUSENTI (Assessore alle Politiche per
la salute); Teresa MARZOCCHI (Assessore alla Promozione delle
Politiche sociali); Desi BRUNO (Garante delle persone sottoposte a
misure restrittive o limitative della libertà personale); Luigi
FADIGA (Garante per l'infanzia e l'adolescenza); Armando Reho, Maria
Paola Schiaffelli (Provveditorato regionale Amministrazione
Penitenziaria).
Hanno partecipato alla seduta: P. Comi (Resp. Servizio Istituti di
garanzia, diritti e cittadinanza attiva); M. Ferri (Resp. Servizio
Salute mentale, dipendenze patologiche, salute nelle carceri); M.
Raciti (Resp. Servizio Politiche per l'accoglienza e l'integrazione
sociale); F. Guerra (Segreteria Assessore Lusenti); A. Cilento, V.
De Donatis (Servizio Salute mentale, dipendenze patologiche, salute
nelle carceri); C. Monari, R. Vecchi (Servizio Istituti di garanzia,
diritti e cittadinanza attiva); R. Ghedini (Servizio Informazione e
comunicazione istituzionale); M. Masetti, (Serv. Legislativo e
qualità della legislazione); M. Veronese (Resp. Servizio
Coordinamento Commissioni assembleari).
Presiedono la seduta: Monica DONINI e Antonio MUMOLO
Assistono i segretari: Nicoletta Tartari - Enzo Madonna
Resocontiste: Vanessa Francescon - Antonella Agostini
La presidente DONINI e il vicepresidente POLLASTRI dichiarano aperta
la seduta alle ore 10,30.
Sono presenti i consiglieri Barbati, Barbieri, Carini, Corradi,
Defranceschi, Leoni, Monari, Montanari, Mori, Mumolo e Paruolo.
2823 - Relazione, ai sensi dell'art. 9 della L.R. n. 3/2008, sulla
situazione penitenziaria in Emilia-Romagna nell'anno 2011.
La presidente DONINI e il vicepresidente POLLASTRI aprono i lavori
della seduta congiunta ricordando che l'articolo 9 della legge
regionale n. 3 del 2008 impegna la Giunta a presentare annualmente
una relazione con informazioni su quesiti specifici, al fine di
valutare lo stato delle iniziative realizzate per la popolazione
carceraria.
La presidente DONINI informa che la relazione è stata fornita in
tempo utile e che ieri l'Assessorato alle politiche per la salute,
attraverso l'assessore Lusenti, ha inviato un approfondimento sulla
parte specifica della sanità penitenziaria. Dà atto e ringrazia
della presenza l'assessore alle politiche sociali Teresa Marzocchi,
l'assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti, il Garante
regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della
libertà personale Desi Bruno e il Garante regionale per l'infanzia e
l'adolescenza Luigi Fadiga. Segnala che nei mesi scorsi è stata
completata l'attuazione della legge regionale n. 3 del 2008
attraverso la nomina del Garante regionale per i detenuti. È stato
ritenuto importante avere ospite anche il dottor Fadiga, pur non
potendo considerare il tema dell'infanzia connesso alle condizioni
di vita nei penitenziari regionali per una serie di ragioni: la
prima è che esiste un carcere minorile, inoltre c'è il tema
trasversale - di cui ci sarà l'indicazione quantitativa
eventualmente nella relazione - della presenza di minori sotto i tre
anni, che sono condizionati, nella loro esistenza, dalla condizione
di reclusione della madre. Sono presenti anche il dott. Armando Reho
e la dott.ssa Maria Paola Schiaffelli del Provveditorato regionale
dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia-Romagna, mentre
l'amministrazione penitenziaria del carcere minorile di Bologna e
l'Ufficio del Giudice di sorveglianza hanno comunicato di non poter
essere presenti. Ritiene ci siano le condizioni per procedere
all'illustrazione dei contenuti della relazione, per ascoltare gli
interventi dei garanti e per consentire ai commissari di svolgere
interventi per gli approfondimenti relativi. Dà, quindi, la parola
all'Assessore alle politiche sociali.
L'assessore MARZOCCHI pensa che questa relazione - che è un
appuntamento ormai annuale - sia un momento molto importante
d'incontro tra la Giunta, l'Assemblea e le istituzioni che lavorano
nel carcere. È stato così l'anno scorso e anche quest'anno si è
cercato di utilizzare questo strumento perché sia utile a farsi
carico di questa realtà - quella delle carceri - così delicata e
difficile, perché è necessario prenderne complessivamente coscienza.
Dall'introduzione della presidente si coglie la difficoltà
principale che è la carenza del rapporto istituzionale, con la
responsabilità istituzionale locale delle carceri, sia quella per
adulti che quella per minori. Questa è la maggior debolezza del
lavoro attuale, perché la collaborazione con gli operatori dei
servizi, sia della giustizia minorile che della giustizia per gli
adulti, c'è, ed è continuativa, ed è quella che ha permesso - oggi -
di presentare questa relazione. Informa che, dopo il pensionamento
del provveditore Cesari un anno fa, sono stati nominati già due
provveditori, ma temporaneamente, per tre o quattro mesi, ed erano
in attesa o della pensione o di essere trasferiti. Si è quindi
insistito molto col Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
(DAP) affinché questa situazione venisse sanata, perché solo con una
presenza stabile si può andare avanti facendo quel che serve. Stessa
situazione per la giustizia minorile, attualmente in gravi
difficoltà, tali da aver portato a prendere delle posizioni molto
forti e inusuali rispetto al personale. Il carcere minorile è di
territorialità regionale, quindi anche su questo c'è da fare un
lavoro di messa in rete con gli altri territori, non si può farlo
gravare solo su Bologna. Si tratta di una situazione delicata, sono
ospiti minori, però anche in questa situazione le responsabilità
istituzionali sono continuamente avvicendate e, a livello nazionale,
non c'è ancora la funzione del capo dipartimento, perché sono stati
nominati due capi dipartimento e sostituiti, e c'è ancora un
reggente. Questo impedisce di avviare l'adeguamento e la
riorganizzazione del rapporto tra la Regione e le istituzioni
penitenziarie centrali. Rapporto che è comunque da differenziare se
si vuole portare avanti la collaborazione sul territorio, perché
entrambi i settori sono regolati da protocolli necessari, almeno per
la parte sociale, per lavorare con le istituzioni. Con i protocolli
esistenti del 1998 non è possibile lavorare, perché la normativa
dopo è cambiata; pertanto è necessario riallacciare il rapporto con
le istituzioni centrali e sarà uno degli obbiettivi prioritari del
lavoro dei prossimi anni.
Nella relazione viene dato conto dell'evoluzione del fenomeno del
sovraffollamento in quest'ultimo anno. Si tratta di un tema
presentato come valore negativo imprescindibile, che impedisce
qualsiasi attività all'interno delle carceri perché è molto alto,
anche se per la prima volta quest'anno è un po' diminuito: 170% di
sovraffollamento rispetto al 190% dell'anno scorso. Occorre prendere
atto di questo dato positivo, così come del trend di crescita per
alcuni settori d'intervento ritenuti un modello delle politiche
regionali, in modo particolare il lavoro dei detenuti, che è in
aumento - al 17%, anche se è un numero ancora insoddisfacente - o la
crescita delle misure alternative al carcere; anche questo è uno
degli obbiettivi degli ultimi due anni per fare in modo che le
persone potessero, viste le condizioni della detenzione interna
carceraria, avere delle opportunità di fare attività esterne.
Ribadisce che questi due obiettivi restano impegni prioritari.
È anche cresciuta molto la presenza del volontariato, ma soprattutto
è cresciuto il coordinamento dei diversi settori d'impegno del
volontariato. Esistono iniziative importanti, che sono state messe
in rete, come per esempio il teatro nel carcere e il volontariato
che si occupa di giornali: l'ordine dei giornalisti è stato
quest'anno uno dei collaboratori importanti. Ritiene che questi
percorsi siano da potenziare, così come lo studio e la possibilità
di fare ancor più misure alternative. In questo senso insieme al
Provveditorato regionale e all'amministrazione penitenziaria è stato
ottenuto un risultato faticosissimo: avere finanziato un progetto di
detenzione alternativa comunitaria per i detenuti comuni (perché per
i detenuti con problemi psichiatrici e con problemi di
tossicodipendenza c'era già). Il finanziamento del progetto Acero da
parte del Dipartimento centrale garantisce per due anni una
sperimentazione in tre strutture in ambito regionale di 45 persone
ogni anno - che è un numero piccolo, ma per il carcere molto
importante - con un progetto che potrà essere fruito da quelle
persone che non hanno reti fuori dalle strutture carcerarie. Si
tratta di persone che non possono fruire delle misure alternative
perché non hanno nessun posto dove andare. Il dato problematico è
che di queste 4.000 persone che sono in carcere, quasi il 42% sono
in attesa di sentenza definitiva; questo è un problema che impedisce
tante possibilità e tante opportunità d'intervento. Sottolinea poi
che uno degli impegni del prossimo anno sarà affrontare il tema
complessivo dell'istruzione in carcere, che rappresenta ancora una
debolezza del sistema. In questo senso si è cercata la
collaborazione dell'Assessorato alla scuola per determinare un
programma di attività per il prossimo anno. Ci si impegnerà ancora
sulle opportunità lavorative dentro e fuori dal carcere.
Occorre, inoltre, affrontare necessariamente la presenza dei
detenuti stranieri, che sono mediamente quasi il 52% della
popolazione carceraria. Esistono già gli sportelli finanziati dal
programma carceri, ma sarà utile ragionare su come rendere
produttivo il periodo che queste persone scontano in carcere, per
cui si dovrà valutare se ci possano essere interventi su questa
popolazione.
Evidenzia poi, la continuità dell'impegno economico, in tempi di
così grave difficoltà finanziaria. L'Assessorato ha continuato a
finanziare sia il fondo stabilito dalla legge che il fondo delle
politiche sociali regionali e, insieme a questo, ha garantito la
continuità del finanziamento dell'Assessorato alla formazione
professionale, che è cospicuo perché riguarda 626 mila euro di
progetti di formazione professionale per le persone in carcere, più
l'impegno dei singoli enti locali nel cofinanziamento delle
iniziative, ma anche nel sostegno di iniziative proprie delle
amministrazioni penitenziarie. Questo è un patrimonio e anche un
impegno delle associazioni del terzo settore, del volontariato, con
progettazione propria o altrimenti finanziato. Senza contare il tema
della sanità - che verrà illustrato dal collega - che nella
relazione trova solo un breve riferimento di collegamento, anche in
considerazione della modificazione della normativa in questa
materia.
Informa, inoltre, che di fronte all'ipotesi di ricorrere anche
all'impiego dei detenuti nella sperimentazione di lavori di pubblica
utilità - si riferisce all'idea del ministro della Giustizia
Severino di utilizzare detenuti per la ricostruzione delle zone
colpite dal sisma - ci si sta organizzando con la Commissione penale
adulti che si riunirà proprio domani per decidere come fare per dare
attuazione a questa opportunità, nel rispetto dei bisogni
territoriali.
Nello stesso tempo si deve ricominciare ad approfondire quali
priorità si intendono seguire tra detenzione e misure alternative.
Si tratta di un ambito molto ampio che riguarda la mediazione
penale, le pene alternative, che ci si appresta ad affrontare in
collaborazione con il Provveditorato regionale, perché non si può
pensare in questo settore di fare della programmazione se non
integrata tra le diverse forze operanti nello stesso.
Presiede la Commissione VI il vicepresidente Mumolo.
La presidente DONINI ringrazia e ricorda che l'Assessorato alle
politiche per la salute ha prodotto un corposo documento come
approfondimento sul tema specifico della sanità penitenziaria, che è
stato inviato già ieri ai consiglieri (Documentazione agli atti
delle Commissioni). Ricorda, inoltre, che la Commissione IV, nei
mesi scorsi, ospitando un incontro richiesto da una rete di
associazioni e movimenti sul tema della chiusura degli ospedali
psichiatrici giudiziari, si era impegnata a seguire, attraverso
l'Assessorato, anche la specificità di quel tema, avendo una legge
nazionale sancito, senza modificare il codice penale, il superamento
degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Ritiene, pertanto,
interessante in questo contesto acquisire elementi ulteriori di
conoscenza su questo tema. Dà la parola all'assessore alle politiche
per la salute.
Entrano i consiglieri Bernardini, Mazzotti e Fiammenghi,
escono i consiglieri Piva, Leoni e Barbati.
L'assessore LUSENTI spiega di aver ritenuto opportuno far avere ai
commissari un documento per offrire un approfondimento analitico
sull'assistenza sanitaria erogata negli istituti penitenziari della
regione. Ricorda che l'assistenza sanitaria in carcere è affidata
dal 2008 al Servizio sanitario regionale.
Un primo elemento su cui richiama l'attenzione è l'insieme della
popolazione detenuta adulta negli istituti di pena del territorio:
il 31 dicembre 2011 erano 4.000 le persone recluse, 373 in meno
rispetto all'anno precedente. Emerge, dunque, una iniziale
inversione di tendenza, cui, tuttavia, va aggiunto un ulteriore dato
di flusso: gli ingressi, nel 2011, sono stati 7.404. Tale cifra
rappresenta un elemento significativo per l'attività sanitaria,
perché tutti i nuovi detenuti sono sottoposti a visita medica entro
24 ore e a un protocollo di screening entro i primi 14 giorni.
Pur essendo evidente l'inversione di trend, il sovraffollamento in
Regione supera la media nazionale di circa 20 punti, mentre la
capienza è di 60 punti superiore a quella regolamentare.
Lla legge regionale n. 3 del 2008 affida alla responsabilità della
Regione la tutela della salute delle persone detenute al pari di ciò
che vale per i cittadini liberi. Il tema non è solo organizzativo ma
ha un substrato di esigibilità dei diritti: il diritto umano, civile
e costituzionale, alla salute prescinde dalla condizione di libertà
o detenzione. È riconosciuto ad ogni singolo individuo, secondo
quanto prescritto dall'art. 32 della Costituzione.
Il contesto normativo regionale ha dato attuazione alla legge sopra
citata attraverso due specifici atti: la delibera del 2009, che ha
definito l'organizzazione del servizio, e la delibera del 2010, che
ha specificato, con indicazioni alle Aziende, il programma della
salute negli istituti penitenziari. Nel corso del 2011 sono state
avviate con le Aziende sanitarie alcune attività e incontri per
stabilire procedure operative standard dei percorsi
clinico-assistenziali della persona detenuta, garantendo un grado
elevato di uniformità degli interventi di assistenza primaria per il
perseguimento degli obiettivi di salute della popolazione
carceraria, che coincidono con quelli dei cittadini liberi. A tale
fine è stato redatto (con una circolare) un manuale operativo per
ogni singolo professionista che lavora nelle carceri. Inoltre, nel
2011 è stato definito il protocollo di intesa tra la Regione e il
Provveditorato regionale per attivare forme di collaborazione. A
tale protocollo generale ne seguono altri, stipulati a livello
locale, tra le direzioni degli istituti penitenziari e le Aziende
sanitarie. Sono già stati sottoscritti a Ferrara, Forlì, Modena,
Parma, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e Bologna.
Riguardo all'assistenza di medicina generale, negli istituti di
Ferrara, Bologna e nelle Case circondariali di Modena, Reggio
Emilia, Parma e Piacenza è presente una guardia medica per 24 ore,
mentre la presenza dei medici è tra le 8 e le 14 ore al giorno negli
istituti di Rimini, Forlì, Ravenna, Castelfranco Emilia, Saliceta
San Giuliano (Modena).
In tutti gli istituti è garantita l'assistenza psichiatrica di
trattamento delle dipendenze e la consulenza specialistica
infettivologica. In 9 istituti su 11 è assicurata l'assistenza
odontoiatrica, in 8 istituti quella cardiologica e dermatologica. In
10 Case circondariali è disponibile una sede per attività
odontoiatriche ed un elettrocardiografo. In tutte le sedi ci sono
strutture attrezzate per le emergenze.
Con uno specifico finanziamento è stata supportata la creazione di
equipe psichiatriche nei diversi complessi penitenziari.
Rispetto al rischio autolesivo e suicidario in carcere, in accordo
con quanto sancito in sede di Conferenza unificata nel gennaio del
2012, è stato istituito un gruppo di lavoro tecnico-scientifico
regionale (interistituzionale) per definire, in modo omogeneo e
puntuale, i comportamenti, le linee guida e le modalità per
affrontare tale questione.
Riguardo all'assistenza psichiatrica, la normativa nazionale prevede
che in ogni regione sia istituito almeno un reparto di osservazione
psichiatrica per consentire l'eventuale approfondimento diagnostico.
In Emilia-Romagna questa sezione è stata individuata a Piacenza (il
personale dell'Azienda Usl è già presente nell'istituto di pena) e
si è in attesa di apertura a breve.
I detenuti tossicodipendenti sono circa il 30% del totale e in ogni
istituto è presente una equipe dedicata. A Castelfranco Emilia,
Rimini e Forlì sono presenti tre sezioni a cautela attenuata per
tossicodipendenti.
Nel 2009, l'Azienda Usl di Reggio Emilia, che garantisce
l'assistenza psichiatrica nell'OPG, ha, su autorizzazione regionale,
ampliato la pianta organica da 43 a 73 professionisti. Ciò ha
consentito l'apertura, per tutta la giornata, delle celle di 4
reparti su 5, con un incremento significativo dell'attività
assistenziale.
La Regione Emilia-Romagna è impegnata nelle azioni per il
superamento, entro il 31 marzo 2013, dell'OPG di Reggio Emilia come
previsto dalla legge n. 9 del 2012.
In questi due anni sono stati messi a punto strumenti per favorire
le dimissioni dei detenuti ricoverati. Questo lavoro ha portato a
212 il numero dei detenuti presenti il 31 marzo 2012, contro i 285
del 2010. Gli emiliano-romagnoli sono 31, contro i 46 del 2010.
L'Assessore ricorda che non vi è stata modifica del codice penale e
che si è in attesa di un decreto del Ministero della salute, in
accordo con Regioni e Province autonome, che definisca i requisiti
delle strutture destinate ad accogliere le persone ricoverate
nell'OPG di Reggio Emilia.
Sul punto, vi è un dibattito aperto. In particolare, si discute
della possibilità di affidare parti della gestione delle nuove
strutture al privato sociale e al privato imprenditoriale. C'è chi
(egli compreso) esclude in assoluto tale ipotesi e chi, viceversa,
la rivendica. La questione è stata affrontata dalla commissione
tecnica competente e si è giunti ad una stesura provvisoria
dell'atto, che definisce l'affidamento alla Regione della completa
responsabilità della gestione della struttura.
Su questo tema l'Assessore sarà ascoltato a Roma dalla Commissione
parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio
sanitario nazionale presieduta dal senatore Marino.
L'Assessore cita, infine, l'esperienza della residenza sanitaria
psichiatrica Casa Zacchera di Sadurano, sulle colline di
Castrocaro Terme. La struttura costituisce un progetto della Regione
Emilia-Romagna all'interno del percorso avviato per il superamento
dell'OPG di Reggio Emilia, fornendo un approccio terapeutico
riabilitativo per il reinserimento graduale dei pazienti in società
(nel 2011 ci sono stati 6 ingressi e 8 dimissioni dalla struttura).
La sperimentazione del modello organizzativo e assistenziale
proposto con Casa Zacchera , molto apprezzata dal ministro Balduzzi
in occasione della recente visita, viene osservata con attenzione da
altre Regioni.
Nei primi mesi del 2010, l'Azienda Usl di Bologna ha redatto uno
specifico piano di attività da svolgere presso il Centro di
giustizia minorile. In tale documento sono contenuti, nel dettaglio,
gli interventi volti a favorire la tutela della salute dei giovani
compresi nel circuito penale minorile. Successivamente è stato
siglato, tra l'Azienda Usl di Bologna e la direzione del Centro di
giustizia minorile, il protocollo sulle procedure di inserimento in
comunità terapeutiche dei minori con disturbi psichici e
problematiche legate alla dipendenza da sostanze. Attraverso i
protocolli, il Servizio sanitario regionale assicura non solo la
presa in carico ma la copertura di tutte le spese dei percorsi
avviati nei centri di riabilitazione dai minori che presentano le
problematiche descritte.
La quota di risorse che verrà trasferita dallo Stato per i servizi
di assistenza sanitaria nelle carceri è di circa 12 milioni di euro,
mentre a sostegno dei medesimi servizi i fondi ripartiti fra le
diverse Aziende Usl ammontano complessivamente a circa 17 milioni di
euro. Perciò, la Regione Emilia-Romagna, con una scelta politica di
tutta evidenza, integra con risorse proprie il fondo nazionale per
garantire livelli eccedenti i LEA alle persone che risiedono in
Regione.
L'Assessore tiene a precisare che l'obiettivo non è fornire
prestazioni, né dare risposte settoriali a dei bisogni, ma
perseguire il fine di migliorare le condizioni complessive della
salute della popolazione, compresa quella carceraria. Il 75% dei
detenuti ha meno di 45 anni. Per i detenuti stranieri, la
percentuale sale quasi al 90%. Le persone con le più diverse
patologie sono tra il 60% e il 70%.
Per quel che riguarda l'assistenza farmaceutica, rimane costante ed
elevato il consumo di psicofarmaci. La spesa pro-capite è maggiore
del 100% rispetto alla spesa per i cittadini liberi
dell'Emilia-Romagna.
Il modello organizzativo proposto è quello mirato a un miglioramento
della conoscenza dello stato di salute della popolazione detenuta e
alla costruzione di un rapporto positivo basato su una maggiore
consapevolezza dei determinanti e delle scelte di salute. È
rilevante, a tal fine, che i detenuti percepiscano la separazione
tra il servizio sanitario e l'amministrazione penitenziaria. Ciò non
significa non condividere procedure o accordi, ma separare e rendere
esigibile il diritto alla salute in quanto tale. Tale diritto spetta
a ciascun individuo, senza alcuna declinazione specifica. Si
inserisce in questo percorso il progetto di rendere fisicamente
separati i luoghi dell'assistenza sanitaria dal carcere,
caratterizzandoli nella definizione di Casa di tutela e promozione
della salute, in analogia con le Case della salute che si stanno
sviluppando in tutta la regione.
Il diritto alla salute evoca varie condizioni soggettive:
l'integrità psicofisica, la salubrità dell'ambiente, il diritto ad
avere le cure gratuite in caso di indigenza, il diritto
all'informazione e alla partecipazione, il diritto all'accessibilità
alle strutture, il diritto a comunicare con i propri congiunti, il
diritto a prestare un consenso consapevole. Questa non è solo una
questione di organizzazione, ma di dignità umana e di qualità di
convivenza, che si realizza in modo più difficile, ma più
necessario, verso le persone private transitoriamente della libertà.
La presidente DONINI ringrazia l'assessore e dà la parola al collega
Mumolo che ha sostituito il collega Pollastri alla vicepresidenza
della VI Commissione per una comunicazione che riguarda i componenti
della stessa.
Il vicepresidente MUMOLO segnala che è stata prevista una seduta
congiunta delle Commissioni Politiche per la salute e politiche
sociali e Statuto e Regolamento perché quest'ultima è quella che si
occupa delle clausole valutative. La relazione presa in esame oggi
deriva direttamente dalla clausola valutativa inserita nella legge
regionale n. 3 del 2008. È stata redatta una nota tecnica, in corso
di distribuzione a tutti i commissari presenti, che può servire, in
particolare ai commissari della VI Commissione, per valutare se si
sotto il profilo formale, sia rispettata o meno la clausola
valutativa. I colleghi della Commissione Statuto e Regolamento
dovranno votare ed esprimere il parere da consegnare alla
Commissione referente Politiche per la salute e politiche sociali.
Si tratta di valutare se la relazione risponde ai quesiti indicati
nela clausola valutativa.
La presidente DONINI fa presente ai colleghi della Commissione
Politiche per la salute e politiche sociali che il parere della
Commissione Statuto e Regolamento è un parere che non affronta il
merito dei contenuti, ma riguarda la compatibilità della relazione
ai contenuti dell'articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2008. La
IV Commissione, di regola, non si esprime sulla relazione, ma prende
atto della sua presentazione e rimane a verbale la discussione.
Aggiunge anche che, se ci sono le condizioni - e qualche anno ci
sono state - si verificherà di comune accordo se presentare, sulla
base della discussione, un documento di indirizzo da portare in
Aula. Dà la parola al Garante regionale delle persone sottoposte a
misure restrittive della libertà personale.
L'avv. BRUNO inizia da un tema che è stato affrontato anche nella
relazione: il sovraffollamento. Crede che il dato vada
contestualizzato in ambito nazionale. Si è parlato di una riduzione
del sovraffollamento in questa Regione, che ha comportato, al 31
dicembre 2011, già una riduzione di circa 300 persone presenti negli
istituti penitenziari. Si può dire che, ad oggi, c'è un'ulteriore
riduzione per effetto dei trasferimenti di massa che stanno
avvenendo in ragione degli eventi sismici: in particolare, il
sovraffollamento ha conosciuto una riduzione significativa nel
carcere di Bologna e anche in quello di Ferrara, per cui si è sotto
la soglia delle 4.000 presenze negli istituti.
Spiega che il dato va contestualizzato perché, a livello nazionale,
la situazione è caratterizzata dal fatto che nei mesi scorsi, per la
prima volta, si è fermato l'aumento degli ingressi delle persone
nelle carceri, si è scesi sotto le 65.000 presenze. In questo
momento, purtroppo, si assiste nuovamente ad una ripresa modesta
dell'aumento delle presenze in carcere, ma la situazione è ancora
sotto controllo.
La riduzione delle presenze si può collegare sostanzialmente al
fatto che, a livello nazionale, c'è stato un decremento dovuto alla
cosiddetta legge sulla detenzione domiciliare speciale, la legge n.
199 del 2010, voluta dall'allora ministro Alfano, e dalla legge n. 9
del 2012, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione
detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, voluta
dall'attuale ministro Severino. Si può dire che il dato è
significativo perché circa 7.000 persone sono uscite dal circuito
degli istituti penitenziari e questo ha comportato sicuramente un
significativo miglioramento delle condizioni di vita. Dice, però,
che nella regione Emilia-Romagna questo dato non è stato così
significativo come in altre regioni d'Italia, perché le persone che
sono uscite per effetto della legge sulla detenzione domiciliare
speciale superano di poco le 200 unità e non è un dato certamente
confortante. Ritiene che le ragioni per cui questo sta avvenendo
richiederebbero un approfondimento a parte.
L'altro dato positivo è che il rallentamento che c'è stato anche in
Emilia-Romagna dipende dal fatto che la legge n. 9 del 2012, quella
che interviene sul cosiddetto effetto porte girevoli - per cui le
persone entrano ed escono dopo pochi giorni, creando quindi un
sovraccarico di lavoro, spesso inutile - è riuscita, almeno in una
prima fase applicativa, a produrre risultati positivi, perché ha
individuato le camere di sicurezza come luoghi di custodia per le
persone che vengono portate, in tempi oggi rapidissimi, al
cosiddetto processo per direttissima. Questo ha comportato,
effettivamente, che soprattutto in alcuni istituti penitenziari,
come Rimini, Piacenza e Ferrara, il numero degli ingressi è calato;
anche su questo tema ci sarebbe bisogno di un approfondimento. Si sa
che ci sono ragionamenti diversi sulla bontà o meno della scelta di
utilizzare le camere di sicurezza, ma, da un punto di vista
oggettivo, certamente questo ha comportato una riduzione
dell'ingresso delle persone in stato di custodia cautelare.
Questo effetto positivo però sta cessando, sia per quanto riguarda
la detenzione domiciliare speciale, perché tutti quelli che avevano
i requisiti ne hanno usufruito e ormai gli effetti positivi di
questa legge si sono esauriti, sia per la legge n. 9 del 2012, che
comincia ad avere dei preoccupanti aggiramenti, nel senso che spesso
vengono fatti decreti più o meno motivati per cui le persone vengono
portate in carcere invece che nelle camere di sicurezza, e questo è
un tema che andrà approfondito. Dunque, quello che sembrava essere
un trend importante e positivo di rallentamento, o addirittura di
decremento della popolazione detenuta, si sta arrestando e non ci
sono all'orizzonte degli elementi di modifica normativa
significativa per poter dire che si va incontro ad un periodo di
effettivo miglioramento. Il tema del sovraffollamento interessa e
riguarda questa regione, nella quale ci sono molte situazioni di
criticità, dove le persone vivono ancora in condizioni di grande
difficoltà, rilevate anche dalle visite di questi mesi agli istituti
penitenziari, che hanno mostrato delle situazioni davvero poco
tollerabili in termini di spazi a disposizione delle persone e anche
di condizioni strutturali di alcuni edifici.
In Emilia-Romagna il tema del sovraffollamento potrebbe avere una
svolta perché - prescindendo da ogni valutazione sull'opportunità
politica o meno della scelta che è stata fatta dal Piano carceri di
costruire nuovi padiglioni - ci sono alcune strutture detentive
nuove con posti fino a 150/200 persone che stanno per essere aperte
a Modena, a Piacenza e anche a Ferrara. Anche se si è soltanto
all'inizio questo vorrebbe dire che, se la popolazione detenuta non
aumenta, in alcune situazioni locali il regime detentivo potrebbe
avere un notevole miglioramento, perché queste nuove strutture
consentirebbero di liberare gli istituti strapieni e anche
condizioni di vita decorose. Tra l'altro, questi padiglioni sono
costruiti con una filosofia e con il rispetto dei parametri indicati
dalla Corte europea e dalle regole minime penitenziarie in tema di
spazio e di come deve essere progettata una struttura detentiva. Si
parla di un nuovo padiglione anche per la casa circondariale di
Bologna e doveva essere consegnata entro il 2012 anche la struttura
nuova del carcere di Forlì, ma questa consegna slitta di almeno tre
anni. Ciò costituisce un problema gravissimo, perché il carcere di
Forlì - aldilà delle buone intenzioni e della validità di quello che
sta facendo la direzione e degli interventi che vengono
quotidianamente posti in essere - è una struttura fatiscente, che è
stata già oggetto di ordinanze sindacali, è stata a rischio di
crollo e quindi tre anni sono davvero tanti. Osserva - riprendendo
un ragionamento dell'assessore Lusenti - che Forlì ha una struttura
di custodia attenuata per tossicodipendenti, che è chiusa da due
anni, e quest'anno il Dipartimento ha stanziato dei fondi che
dovrebbero consentire l'apertura di una sezione a custodia
attenuata, fortemente voluta dal personale del Servizio sanitario
locale, che potrebbe andare incontro all'altra esigenza ,di cui
spesso si è sentito parlare e riportata nella relazione, di dare una
risposta al tema tossicodipendenza. È un tema importante: delle tre
sezioni a custodia attenuata, quella di Forlì, appunto, è chiusa,
quella di Castelfranco è assolutamente poco utilizzata rispetto al
numero dei posti disponibili e l'unica che è a regime è quella di
Rimini, dove ovviamente la domanda d'inserimento non trova poi
corrispondenza con il dato numerico.
A proposito di condizioni precarie delle strutture detentive, anche
il carcere di Rimini, destinatario d'importanti risorse economiche,
deve risolvere una situazione molto difficile perché ci sono
detenuti che vivono in una sezione veramente molto difficile, sia
per le condizioni strutturali che per le condizioni di vita di
questi detenuti: letti a castello da una parte e dall'altra, tre in
una cella di dieci metri quadri.
In questa situazione, da una parte c'è il dato normativo che non
pare oggi aiutare, ci sono questi padiglioni, che potrebbero in
parte risolvere la situazione, e ci sono alcuni interventi per i
quali sono state stanziate delle risorse che, almeno in parte,
dovrebbero consentire un ripristino strutturale.
Uno dei carceri più sovraffollati d'Italia, che è quello di Reggio
Emilia, potrebbe risolvere il suo problema con il superamento
dell'OPG perché si spera che quella struttura vada così ai detenuti.
Anche la vicenda di Reggio Emilia potrebbe trovare una sua
risoluzione, quantomeno sul tema sovraffollamento: quindi situazione
critica, ma con delle possibilità di risoluzione.
La speranza è che, nell'arco di un paio d'anni, si possa andare a
regime, se non per interventi normativi, perché si sono creati posti
di detenzione e perché si rimettono a norma alcune strutture, fermo
restando che tutto questo può avvenire solo se non riparte una
crescita esponenziale di persone dall'esterno verso l'interno. Qui
c'è il problema a cui accennava anche l'assessore Marzocchi: oltre
il 40% di persone in stato di custodia cautelare è un problema
grave. Sono stati recentemente presentati progetti di legge per la
riforma della normativa in tema di custodia cautelare, sta di fatto
che questo è un problema perché sono persone che non possono essere
destinatarie di tutta una serie di interventi.
Rappresenta, poi, un altro grosso problema in regione la chiusura
della casa lavoro di Saliceta San Giuliano. Doveva essere chiusa e
lo è stata in seguito al terremoto. Questi internati sono
considerati socialmente pericolosi e, dopo aver espiato la sentenza
di condanna, sono ora in parte al carcere di Parma e in parte al
carcere di Padova e sono persone che devono trovare una collocazione
adeguata, perché, dove si trovano adesso, non esistono le condizioni
per offrire loro un regime detentivo più aperto, analogamente a
quello del quale fruivano a Saliceta. Una delle ipotesi che fa il
Dipartimento è che probabilmente la struttura di Saliceta è
destinata alla chiusura definitiva e al ricollocamento delle persone
internate a Castelfranco.
È d'accordo con l'assessore Marzocchi sul fatto che c'è stato,
rispetto al tema della fuoriuscita dal carcere, un aumento delle
misure alternative, soprattutto relativamente al servizio sociale.
Ritiene, però, che il tema dell'aumento delle misure alternative sia
un fatto quasi dovuto rispetto al 2006. Dall'indulto in avanti c'è
stata una crescita di misure alternative, ma non è assolutamente lo
stesso trend positivo della fase precedente all'indulto e anche
questo meriterebbe un ragionamento sul perché non si riesca ad
andare di nuovo così bene a regime. Ha qualche perplessità sul
considerare il dato puramente e semplicemente positivo, proprio
perché, nella fase precedente all'indulto, il numero delle persone
presenti era inferiore ma il trend era sicuramente più positivo e
non c'erano neppure queste leggi speciali sulla detenzione
domiciliare; ma questo è un tema cui, per tante ragioni, si può solo
accennare. Secondo le sue informazioni, il nuovo Provveditore sta
per arrivare e prossimamente arriveranno anche il nuovo direttore
dell'istituto penale minorile e, a seguire, il nuovo comandante;
questi mutamenti dovrebbero dare una maggior stabilità.
Intende ora affrontare altri tre punti: innanzitutto, il tema del
lavoro, che è molto delicato. Non sono più finanziati i fondi della
legge Smuraglia, cioè i fondi destinati ad incentivare le imprese o
cooperative sociali che assumono persone detenute o ex detenute. Si
tratta di un problema enorme e, in questo senso, chiede
all'Assemblea legislativa di impegnarsi a fare pressione perché ci
sia questo rifinanziamento, perché, da una parte, gli ulteriori
tagli al lavoro all'interno dell'amministrazione penitenziaria,
dall'altra, questo mancato finanziamento pongono effettivamente un
problema di difficilissima soluzione.
Sul tema del lavoro sarebbe necessario cercare di fare molto di più
tutti quanti, soprattutto le imprese e le cooperative sociali.
Occorre cercare di costruire nuove opportunità di lavoro. Ricorda un
esempio molto positivo: l'officina meccanica che è partita adesso
presso la casa circondariale di Bologna, che ha assunto - ed è una
vera e propria assunzione - dieci persone detenute. Tre imprese
importanti (IMA, Marchesini e GD) si sono messe insieme e hanno
fatto una vera e propria impresa dedicata alle persone detenute e
questo è sicuramente un esempio di buonissima prassi.
Sul tema della salute in carcere, essendo presente l'assessore e
avendo seguito questo tema anche come garante del Comune di Bologna,
riconosce che il tema dell'assistenza sicuramente sta andando a
regime, ci sono dei miglioramenti importanti. Però ci sono anche
alcune criticità, già segnalate all'assessore che ha prontamente
risposto: il reparto di osservazione psichiatrica di Piacenza che
non decolla, verosimilmente per la mancanza di personale, il cui
avvio svuoterebbe ulteriormente l'OPG e consentirebbe quindi una
maggior facilitazione per il superamento della struttura. Il Centro
clinico di Parma è partito, ma è un problema: le maggiori
segnalazioni all'ufficio del Garante vengono da Parma, dove ci sono
persone in condizione di malattia grave e dove c'è qualcosa che non
è ancora andato a regime. A Parma c'è anche la sezione dei
paraplegici. Quindi, su questo tema chiede che l'Assessore ponga
attenzione ad un problema che è ancora molto complicato.
In conclusione, informa che il dipartimento dell'Amministrazione
penitenziaria - e questo va nel senso un po' anche del ragionamento
che faceva l'assessore Lusenti rispetto al tema della salute - ha
emanato una circolare importantissima che parla di circuiti
regionali, investendo i provveditorati regionali di una grande
responsabilità, ma anche attribuendo senso reale alle scelte
regionali in tema di regimi di sicurezza della popolazione detenuta.
Ritiene, quindi, che complessivamente ci sia un'indicazione in
questo senso che va condivisa e sicuramente valorizzata.
La presidente DONINI ringrazia e ritiene che il Garante abbia
sicuramente fornito alcuni elementi di interpretazione dei dati
presenti nella relazione, utili al dibattito ma anche utili alla
presa di coscienza. Dà la parola al Garante regionale per l'infanzia
e l'adolescenza.
Escono i consiglieri Bernardini, Corradi e Pollastri, entra la
consigliera Marani.
Il dott. FADIGA in premessa, sottolineando che si tratta della prima
esperienza regionale e segnalando che alcuni problemi iniziali di
mancanza di personale assegnato sono in via di risoluzione, illustra
il piano d'azione 2012 che sta attuando come Garante regionale per
l'infanzia e l'adolescenza, approvato dall'Ufficio di presidenza
dell'Assemblea nella scorsa primavera.
Il piano d'azione prevede fondamentalmente tre linee di lavoro: la
promozione dei diritti del minore, che è la linea fondamentale anche
per la legge istitutiva del Garante, basata sulla Convenzione delle
Nazioni Unite del fanciullo; la concreta attuazione di questi
diritti, che comporta interazione e collaborazione con l'Autorità
giudiziaria minorile; la difesa e rappresentanza di questi diritti
tramite le figure, previste dalla legislazione regionale, dei tutori
volontari e curatori volontari (attività questa molto qualificata,
che si avvierà in futuro).
Per quanto riguarda la promozione dei diritti, l'ufficio è impegnato
in una serie di incontri con tutte le realtà provinciali: entro
l'autunno si svolgeranno circa 70 incontri, che ritiene saranno
utili perché in queste occasioni i servizi sociali possono
liberamente confrontare le esperienze e far venire alla luce
questioni che spesso non emergono.
Per l'attuazione dei diritti, l'ufficio ha avviato un lavoro
importante istituendo un tavolo di lavoro con l'Autorità giudiziaria
minorile e i responsabili dei servizi delle politiche familiari
della Regione.
Qualche difficoltà e ritardo si sta registrando per quanto riguarda
la difesa dei diritti, perché probabilmente occorre che l'avvocatura
locale prenda maggior coscienza dell'importanza di questo settore;
sono già stati avviati contatti con il Consiglio dell'Ordine.
Tra le altre attività che impegnano l'ufficio ricorda la ricezione
di segnalazioni e trasmissione agli enti interessati delle medesime.
L'ufficio, inoltre, è impegnato anche a livello scolastico.
Segnala, con emozione, che nei giorni scorsi è stata ricevuta via
mail, tramite la Provincia, la prima richiesta da parte di un
minorenne e si augura che ne giungano altre.
Considera con particolare gratitudine l'invito alla seduta odierna,
benché la recente revisione della normativa regionale abbia
assegnato tutte le competenze in materia interamente al Garante dei
detenuti, eliminando anche la previsione di collaborazione tra i due
Garanti per quello che riguarda i minori soggetti a limitazione
della libertà. Ritiene che questa scelta vada in controtendenza
rispetto alle lunghe battaglie svolte per l'autonomia e la
specializzazione del settore minorile rispetto al settore
penitenziario ordinario.
Sono due gli elementi che hanno caratterizzato la giustizia minorile
negli ultimi anni: la revisione del processo penale minorile del
1988, portatrice di innovazioni profonde che consentirebbero il
quasi totale superamento del carcere per i minori, e l'istituzione,
ad opera dell'allora Guardasigilli Martinazzoli, dell'Ufficio di
Giustizia minorile (poi divenuto Dipartimento) autonomo rispetto
all'allora Dipartimento degli Istituti di prevenzione e pena. Si
tratta della struttura di cui si sono poc'anzi ricordate le
difficoltà e che a tutt'oggi resta senza il nuovo vertice.
Auspica che, anche a seguito delle sollecitazioni che dovrebbero
venire dalle Regioni e dal Garante nazionale per l'infanzia, tale
situazione si risolva a breve e che non si compiano passi indietro
riassorbendolo nel Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria:
la progressiva erosione della specificità del settore minorile non
può che andare contro il diritto preminente dei minori, garantito
dalla Convenzione delle Nazioni unite.
Infatti, se si esamina la materia penale minorile solo con
l'approccio della detenzione, si rischia di metterla in ombra per le
esigue quantità che la compongono. Ricorda che, a fronte dei 7.000
ingressi in carcere registrati nel 2011 per gli adulti, ve ne sono
stati 83 per i minori. Tali proporzioni comportano, inevitabilmente,
conseguenze diverse per quanto riguarda priorità, personale,
emergenze. Anche per le presenze il rapporto è simile: 4.000 adulti
e dai 20 ai 27 minori. Anche queste poche decine hanno comunque
diritto ad avere garantite assistenza, formazione, preparazione
all'uscita, ciò che non sempre accade, nonostante il consistente
sforzo dell'Assessorato regionale e di altre istituzioni locali.
A suo parere, l'approccio non può dunque essere fatto da questa
visuale, ma capovolgendo il discorso che si fa per gli adulti e
partendo dall'area penale esterna, che per i minori è
importantissima, visto che oggi pubblico ministero e giudice possono
chiedere notizie sulla situazione personale e familiare del minore
sottoposto a processo, proprio al fine di calibrare la risposta su
quell'individuo, scegliendo soluzioni alternative al carcere e
applicando istituti ad hoc, come il proscioglimento per irrilevanza
del fatto e la messa alla prova.
Segnala che all'Ufficio del servizio sociale per minorenni di
Bologna nel 2011 sono pervenute dall'Autorità giudiziaria 2.713
richieste di interventi (da questo punto di vista, pertanto, i
numeri sono significativi) e sono stati segnalati, per la prima
volta, 955 casi; quelli presi in carico sono stati 863. Al 30 giugno
2012, l'Ufficio, composto di 9 assistenti sociali, aveva in carico
482 casi, dei quali 172 per messa alla prova e 120 per misura
cautelare.
I minorenni messi alla prova sono relativamente pochi, anche perché
c'è una resistenza ad applicare queste misure, che richiederebbero
forse moduli già predisposti, sui quali avviare l'intervento penale,
i quali riguardino la mediazione, la conciliazione con la persona
offesa e la riparazione del danno da parte dello stesso minore, in
termini non di risarcimento monetario ma di attività diretta ad
attenuare il danno arrecato. Il numero delle messe alla prova
potrebbe aumentare con una più intensa interazione tra servizi del
territorio, servizi del Ministero e Tribunale per i minori.
Ritiene che il settore della giustizia penale minorile risenta di
una grave carenza normativa per la mancanza di un apposito
ordinamento penitenziario. Il vigente ordinamento penitenziario
degli adulti, risalente al 1975, contiene a tutt'oggi una norma
provvisoria che ne prevede l'applicazione anche ai minorenni fino
all'approvazione di una apposita legge. La Corte costituzionale è
intervenuta più volte su questo tema, ribadendo che si trattava di
una situazione al limite della costituzionalità, fino ad ammettere
che non si dichiarava l'incostituzionalità per non creare un vuoto
normativo. Forse una forte pressione delle Regioni nei confronti del
legislatore nazionale potrebbe portare a rimediare a questa grave
lacuna.
Dunque, a suo parere, tutto ciò che va contro la specificità del
settore minorile e che lo unifica al settore penitenziario degli
adulti, rappresenta un grave rischio e va contro i principi della
Convenzione delle Nazioni unite. Sono molteplici le ragioni di
questa unificazione: di economia (ma non si può iniziare dai minori
a fare economia), di razionalizzazione (che però non può portare ad
ingiustizie o a norme incostituzionali) e frequentemente - purtroppo
- di mancato approfondimento della conoscenza dei diritti dei
minori. In tal senso, segnala che nel corso delle riunioni che si
stanno svolgendo con la Magistratura minorile, ad una verifica dei
protocolli esistenti, è emerso che quello relativo alla sanità
penitenziaria del 1998 unifica adulti e minori. Non ritiene che
questo sia corretto.
Circa le richieste di intervento, osserva che frequentemente il
Pubblico ministero, appena inizia un procedimento penale, chiede
relazioni al Servizio del Ministero o a quello dell'ente locale che
è tenuto a collaborare, in virtù della normativa processuale
vigente. Anche questo costituisce un punto di sofferenza: la
collaborazione tra Servizi del territorio e Servizi ministeriali è
un presupposto molto importante affinché i diritti dei minori
possano ricevere risposte.
In conclusione, auspica che il prossimo anno siano presentate due
distinte relazioni: una per la situazione penitenziaria degli adulti
e una per la situazione penale dei minori.
Esce il consigliere Fiammenghi.
La presidente DONINI ringrazia il dottor Fadiga e, prima di aprire
la discussione, dà la parola al vicepresidente Mumolo per quanto di
competenza della commissione Statuto e regolamento.
Il vicepresidente MUMOLO ricorda brevemente i punti sui quali,
secondo l'articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2008, deve
rispondere la relazione annuale della Giunta: lo stato delle
infrastrutture carcerarie, i dati sugli indici di affollamento,
sulla provenienza dei detenuti, sulle diverse tipologie di reato,
sullo stato di salute dei detenuti, con particolare riferimento alla
casistica delle patologie più gravi, sul livello di
alfabetizzazione, sulle problematiche del lavoro e le emergenze di
carattere sociale rilevate. Ricorda che è stata distribuita una nota
tecnica e ribadisce che i componenti della Commissione Statuto e
Regolamento devono solo valutare se la clausola valutativa è stata
rispettata e dare il parere su questo aspetto.
Condivide quanto evidenziato dalla nota tecnica, cioè che la
clausola valutativa è stata rispettata dalla Giunta, per cui propone
un parere favorevole in questo senso. Chiede ai commissari se
qualcuno voglia intervenire su questo punto specifico, cioè sulla
clausola valutativa.
Il consigliere DEFRANCESCHI, per quanto riguarda la relazione
sull'assistenza sanitaria, essendo corposa ed essendo arrivata solo
ieri pomeriggio, spiega di non averla esaminata in modo
approfondito.
Esprime, quindi, una valutazione in sostituzione del collega Favia
sulla relazione: per quanto riguarda il Fondo sociale europeo per le
attività finanziate, reputa che manchi, in questa relazione, anche
se magari non previsto dalla clausola valutativa, un ritorno
d'investimento di quanto è stato fatto. Non sono cifre notevoli,
anche rispetto agli obbiettivi che si pongono, però è evidente che
nell'uso di queste risorse e nel numero di partecipanti che poi ne
hanno preso parte, c'è qualche disparità, anche in relazione ai
programmi che vengono effettuati e al numero di programmi realmente
avviato. Inoltre, quello che manca, a suo parere, è un'analisi di
quello che è successo dopo: ci sono indubbiamente iniziative
interessanti rivolte alle possibilità occupazionali, però sarebbe
interessante sapere se queste hanno dato realmente un risultato o
meno, perché, se è vero che l'intendimento è che le carceri non
siano solo un luogo punitivo, ma permettano anche un reinserimento
sociale, onde evitare che poi le stesse persone vi rientrino,
sarebbe particolarmente importante una valutazione di come e quali
risultati abbiano dato i fondi europei che sono stati impiegati.
Un punto della relazione del quale non gli sembra si sia parlato in
modo sufficiente è quello relativo ai suicidi in carcere. È un dato
drammatico, in aumento dal 2010 al 2011, si è passati da quattro a
sei, con 76 tentativi di suicidio; il 9% dei suicidi a livello
italiano è avvenuto in Emilia-Romagna a fronte di un 6% di
occupazione carceraria rispetto al dato italiano. Evidenzia che ci
si trova sicuramente in una situazione più grave rispetto al resto
del Paese. Rileva, inoltre, che nella relazione manca un'analisi di
questi dati perché non indicano praticamente nulla: se si tratti di
italiani o di stranieri, uomini o donne, minori o adulti, e non si
parla, ad esempio, di fenomeni quali i suicidi del personale
carcerario, che invece sono, anch'essi, purtroppo, all'ordine del
giorno. Si stupisce che, anche nell'analisi da parte della Garante,
non sia stata compresa questa voce, anche perché, dal momento che
vengono investiti 17 milioni di euro in sanità e c'è anche un
apposito capitolo sulla sanità mentale, non si ottengano indicazioni
precise sull'utilizzo delle risorse e anche dei risultati.
Esprime apprezzamento per l'avvio di un nuovo gruppo di lavoro che
riguarda i rischi autolesivi o suicidari in carcere , tuttavia è
perplesso da quella che sarà l'attività: dovranno fare una
ricognizione dell'esistente in ambito regionale e quindi
probabilmente si avranno i dati mancanti che, come accennato prima,
dovranno individuare modalità operative nei confronti del disagio in
carcere. Ritiene che la fase di studio debba essere lunga e si dovrà
entrare anche in una fase operativa; magari esistono anche altre
esperienze al riguardo in Italia e all'estero da cui attingere.
Ritiene che non sia troppo difficile capire le ragioni per cui la
gente si suicida in carcere, pertanto, avviare una sperimentazione
in almeno un istituto penitenziario regionale, con successivo
monitoraggio e valutazione su come migliorare la condizione
carceraria ed evitare i suicidi, significa far passare altri anni
inutilmente.
Per quanto riguarda il parere della Commissione Statuto e
Regolamento, nutre dei dubbi sul fatto che tutto questo non trovi
spazio nella relazione, perché si evidenziano i soliti argomenti
riguardanti il sovraffollamento e le misure alternative, mentre,
invece, non si evidenzia questo dato in controtendenza, anche a
livello nazionale. Per questa ragione non può concordare sul fatto
che la relazione, su questo punto, risponda esaustivamente.
Ritiene, altresì, che ci sia una carenza in generale per quanto
riguarda la clausola valutativa sulle strutture ed infrastrutture
carcerarie e, anche per questo, si stupisce che - pur comprendendo
che la relazione si riferisce al 2011 - nessuno abbia fatto una
ricognizione sul 2012, con particolare riferimento agli ultimi
eventi sismici. C'è stato solo un accenno della Garante sulla
popolazione carceraria che è stata spostata, però non è stato detto
quali strutture sono pericolanti, inagibili, più o meno agibili,
quali gli interventi necessari e quali i fondi previsti; al momento
nulla si sa di questo quando invece può essere che ci siano delle
problematiche che debbono essere affrontate nell'immediato, visto
che tutti gli anni viene evidenziato il problema del
sovraffollamento e della disponibilità di fondi per costruire nuove
carceri.
La presidente DONINI sul problema sollevato dal collega Defranceschi
precisa che, da un punto di vista formale, questa seduta congiunta
riguarda la relazione sull'anno precedente. Se si desidera, così
come sta avvenendo in tutti gli ambiti delle politiche pubbliche
regionali, un approfondimento in commissione sulla vicenda sisma con
un'informativa specifica su questo tema, potrà essere programmata e
svolta - per la sanità è già stata prevista - nelle prossime sedute.
È evidente che questo tema non può entrare nella relazione sul 2011.
Il vicepresidente MUMOLO, non essendoci ulteriori richieste
d'intervento, chiede alla Commissione VI di esprimersi sul rispetto
della clausola valutativa da parte della relazione. Propone di
esprimere un parere favorevole sul percorso di valutazione e sul
rispetto della clausola valutativa, alegando la nota tecnica redatta
dal Servizio legislativo e qualità della legislazione.
La Commissione VI approva con 26 voti favorevoli (PD, FDS),
nessun contrario e 2 astenuti (M5S).
La presidente DONINI chiede se altri consiglieri intendono
intervenire.
Il consigliere CARINI apprezza l'attenzione che la Regione sta
dedicando ad un tema così importante, come dimostrato dagli
interventi degli assessori e dei garanti. Intende riferire alcune
segnalazioni che riguardano la situazione di Piacenza, dalle quali
si potrebbe trarre una generalizzazione tesa a migliorare tutte le
situazioni analoghe.
Pur se le condizioni di quell'istituto sono in via di evoluzione
grazie agli interventi richiamati, l'attuale condizione di
sovraffollamento in questo momento provoca la non applicazione o la
parziale applicazione della circolare ministeriale sulle celle
aperte; di fatto, nel carcere di Piacenza - e probabilmente non solo
lì - i detenuti rimangono chiusi per 21-22 ore al giorno. Ovviamente
questo comporta difficoltà ad iniziare l'intervento sotto il profilo
riabilitativo vero e proprio.
Richiamandosi a quanto esposto dal Garante Fadiga e avendo visitato
più volte la casa circondariale di Piacenza, ha avuto modo di
rilevare come sia importante e positivo lo sviluppo delle cosiddette
aree verdi o aree gialle, cioè gli spazi d'incontro tra i genitori e
i bambini. In particolare, a Piacenza, è stata condotta una ricerca
dall'Università Cattolica tesa a verificare l'umanizzazione delle
relazioni, che è poi sfociata in una giornata per i padri detenuti,
con un progetto recepito dal volontariato locale, grazie al quale si
è realizzato uno sportello di accoglienza di coloro che si recano ai
colloqui. Tuttavia, sulla base di ciò che ha avuto modo di
verificare personalmente e considerando che questi momenti di
relazione sono un punto nodale, probabilmente va pensata una
manutenzione e un miglioramento continuo di questi spazi di
confronto tra le realtà interna ed esterna.
A Piacenza, come riferito dalla Garante Bruno, si sta attendendo
l'avvio del cosiddetto repartino , che non è aperto per mancanza di
organico; anche se in questi giorni è stata rifatta la dotazione; lo
spazio resta quindi insufficiente. Sottolinea che occorre che le
dotazioni di organico siano coerenti con gli orientamenti degli
investimenti e del tipo di servizi che si vogliono sviluppare. Il
repartino potrebbe essere un piccolo esempio di trasformazione
degli OPG e quindi potrebbe avere un ruolo particolare nelle
politiche della Regione.
Da ultimo, cita la questione della sensibilizzazione e
comunicazione, cioè le esperienze, alle quali è particolarmente
legato, dei giornali in carcere (quella di Piacenza, Sosta
Forzata , è di grande rilievo). La Regione, meglio di altri
soggetti, può far sì che il mondo interno al carcere entri in un
dialogo più proficuo e più fecondo con il mondo esterno, per evitare
che il carcere e la città siano realtà scollegate e perché la città
possa conoscere di più queste esperienze riabilitative vitali e
positive che si svolgono all'interno del carcere. In tale direzione,
ricorda alcune attività garantite dal volontariato, che sfociano
anche in spettacoli o concerti, e alcune esperienze lavorative di
alcune cooperative sociali, come la cooperativa sociale Futura, che
è stata tra le antesignane in regione per l'offerta lavorativa al
mondo delle carceri. La Regione può sicuramente promuovere un'azione
tesa ad un maggior riconoscimento di queste attività e, al contempo,
a depotenziare una diffusa ostilità preconcetta, dovuta ad una
superficiale conoscenza delle problematiche penitenziarie, che viene
approfondita solo quando si manifestano problemi particolarmente
gravi di mancata assistenza, come l'inverno in cui a Piacenza non
funzionarono le caldaie.
Va dunque sollecitata un'interazione forte tra l'intero settore
carcerario e la comunità, la quale deve accogliere il carcere come
una parte non distinta, non avulsa e non esclusa da se stessa.
L'assessore MARZOCCHI approfondisce alcuni temi contenuti nella
relazione trasmessa ai commissari, specificando che la legge
regionale n. 3 del 2008, seppur recente, ha necessità di essere
adeguata ai cambiamenti intervenuti successivamente.
In risposta a quanto detto dal dottor Fadiga, dichiara di essere
consapevole del disequilibrio nell'assegnazione delle competenze tra
i Garanti e si provvederà, a breve, in tal senso.
Rispetto alle informazioni relative all'investimento per la
formazione professionale della popolazione detenuta, ricorda che
anche l'anno scorso se ne è parlato e si è cercato di rimodularlo e
definirlo meglio. Quest'anno si farà anche la verifica post
percorso. Ritiene opportuno il prossimo anno invitare anche
l'assessore alla formazione professionale.
Circa la questione del rapporto col DAP nazionale, spiega che vi è
un'interazione costante e continua, che sarebbe opportuno
formalizzare con dei protocolli. Ricorda che è stato seguito l'iter
di sviluppo del Piano carceri, citato sinteticamente nella
relazione, e che la condizione posta dall'amministrazione regionale
per la firma del documento è che i 1.000 posti che si apriranno
vengano utilizzati esclusivamente per risolvere la questione del
sovraffollamento.
Precisa che il Piano carceri non è stato concertato né con la
Regione né con i Comuni. Il sindaco di Piacenza ha apposto la sua
firma al documento solo quando è stato accolto il progetto di
ristrutturazione straordinaria anche dell'edificio vecchio. Gli
altri sindaci si son visti recapitare l'assegnazione della sede con
200 posti in tempi strettissimi, e non hanno potuto aprire alcuna
trattativa. Comunque, alla fine, il Piano è stato siglato. Si è
chiesto al DAP di assumersi anche la responsabilità di provvedere
alla territorializzazione degli invii. Tale richiesta è stata
discussa recentemente con il DAP, il Provveditorato regionale e la
Magistratura di sorveglianza. In quell'occasione si è anche
sollevata la questione delle case di lavoro, il cui utilizzo va
ripensato.
A tale scopo, è stata riavviata la commissione regionale area penale
adulti di cui fanno parte rappresentati della Regione,
dell'amministrazione penitenziaria e gli assessori dei Comuni sedi
di carceri. A tale Commissione è stato chiesto di riattivare il
lavoro dei comitati locali, che sono gli organismi preposti alla
concertazione delle politiche territoriali, deputati anche al
monitoraggio dell'attività penitenziaria.
Condivide quanto affermato dal consigliere Carini in merito
all'importanza dei giornali come organo e strumento di emancipazione
delle persone ristrette, ma anche come strumento di socializzazione
e di apertura alla collettività. L'esperienza di Piacenza
rappresenta un modello in tal senso. Lo scorso anno, addirittura
insieme all'associazione dei giornalisti, è stato organizzato un
corso sia per favorire l'esperienza dei giornali in carcere ma anche
per valorizzare la funzione che i giornali possono svolgere rispetto
alle politiche sulle carceri.
La gestione di un sito istituzionale sul tema delle carceri in
regione è affidata all'associazione Papillon (composta da ex
detenuti).
Ricorda anche il progetto Cittadini sempre , avviato dalla
Provincia di Bologna, grazie al quale si è messa in rete
l'esperienza dei giornali nel carcere, e il lavoro svolto dai
volontari, a Modena, che hanno condotto un'indagine volta ad
approfondire il fondamentale ruolo svolto dai volontari stessi in
carcere.
Si sono coordinate tutte le iniziative rispetto alla genitorialità.
Bambini in carcere non ce ne sono (ce n'è uno solo fra i dati che
abbiamo rilevato), però ci sono molti genitori in carcere.
L'approfondimento sul tema della genitorialità è stato affidato agli
operatori del carcere di Ferrara, che collaborano con i Centri per
le famiglie in modo da favorire una forte connessione tra le
politiche sociali e socio-educative all'interno del carcere con
quelle esterne.
Rispetto al tema dei suicidi, spiega che dall'anno scorso si sono
iniziati a raccogliere i dati, in collaborazione con le strutture
penitenziarie. Si tratta di un tema che impone una stretta
collaborazione tra politiche sociali e politiche sanitarie. Si è
fatto molto ma molto c'è ancora da fare, sebbene il problema delle
risorse esista.
L'assessore LUSENTI chiarisce che, in merito al Centro clinico di
Parma, l'Azienda Usl ha avviato una riprogettazione organizzativa
delle funzioni con un finanziamento apposito. Si tratta di un
progetto complesso che intende affrontare tutti i problemi di ordine
sanitario. La struttura è rimasta per un periodo chiusa per
ristrutturazioni a carico dell'amministrazione penitenziaria.
Per quel che concerne il reparto di osservazione psichiatrica di
Piacenza, l'Assessore spiega che i professionisti sono già attivi,
per cui il servizio esiste. Di recente sono stati assegnati anche
gli agenti di custodia e l'amministrazione penitenziaria sta
provvedendo all'installazione delle telecamere.
Circa il protocollo tra la Regione e il Centro di giustizia
minorile, non è stato ancora siglato per i problemi del Pratello,
non per inadempienza regionale né per indisponibilità. Specifica,
tuttavia, che i servizi sanitari sono stati già implementati dal
2008 da parte della Regione.
In relazione agli atti di autolesionismo e suicidiari, sottolinea
che l'accordo Stato-Regioni del 2011, recepito con delibera nel
2012, definisce una modalità che la Regione applica. Sono previsti
degli obiettivi specifici (precedenti all'accordo summenzionato) che
sono contenuti nel Piano regionale della prevenzione 2010-2012, che
precisa e definisce modalità molto più concrete sulla base di linee
guida validate.
Rispetto alla prevenzione degli atti di autolesionismo dimostrativo
e dei tentativi di suicidio, è molto importante offrire un supporto
psicologico e psichiatrico, tenendo conto che le condizioni
strutturali di contesto e ambientali sono decisive e non sono
surrogabili da interventi sanitari. Dinnanzi ad un detenuto
sradicato dal suo contesto familiare e sociale non c'è assistenza
sanitaria che valga.
L'avv. BRUNO si augura che il reparto di osservazione psichiatrica
di Piacenza decolli effettivamente a breve.
Circa il tema dei suicidi in carcere, sottolinea che,
fortunatamente, in Emilia-Romagna, l'ultimo caso di suicidio di un
agente di polizia carceraria risale a tre anni fa.
Aggiunge che si sono verificati due casi a Parma e a Modena e che il
suo ufficio è intervenuto molto duramente perché, in un caso, si
trattava di una persona condannata all'ergastolo che non aveva retto
alla notizia, nell'altro di un giovane immigrato che si è suicidato:
nonostante nella sua cartella clinica fosse indicato che aveva già
tentato di togliersi la vita, non era stato ritenuto un soggetto a
rischio.
A Bologna si è verificato, di recente, un caso di tentato suicidio
molto grave, e non è stato facile trovare a questa persona una
collocazione adeguata in una struttura esterna. È stata, alla fine,
ricoverata, in assenza di posti, al Pronto soccorso psichiatrico
dell'ospedale Maggiore.
Qualche giorno fa, all'istituto penale minorile, un ragazzo ha
ingoiato una serie di lamette.
Dunque, pur ammettendo che ci sono stati dei miglioramenti nelle
condizioni generali di vita in carcere, il problema persiste.
Condivide le considerazioni esposte dall'Assessore Lusenti circa
l'importanza del contesto ambientale soprattutto per chi, non avendo
precedenti esperienze di reclusione, si trova per la prima volta
detenuto. C'è stato un periodo in cui, al carcere di Bologna, non
funzionava il reparto per i nuovi arrivati, perché vi erano troppi
ingressi.
Il sovraffollamento è la maggiore difficoltà da affrontare.
Circa il terremoto, chiarisce che l'istituto di Saliceta - nel
quale, pur essendo una casa lavoro, il lavoro mancava - è stato
chiuso per inagibilità e si augura che la chiusura sia definitiva.
A Castelfranco Emilia si sono riscontrati danni da terremoto: i
vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l'area pedagogica (non
abitata da nessun detenuto né internato), mentre le restanti aree
della struttura risultano agibili.
Gli istituti di Modena, Bologna e Ferrara sono anch'essi agibili.
Tuttavia, a Ferrara, a causa del persistere delle scosse sismiche, i
detenuti sono stati trasferiti.
A Piacenza la situazione è decisamente migliorata: è stata emessa
una circolare (che sostituisce il regime precedente) che consente di
superare il deficit di personale: l''80% della popolazione
carceraria è composta da detenuti che non sono pericolosi, perciò è
sufficiente, per garantire la sicurezza, la c.d. vigilanza dinamica
(sezioni a custodia attenuata, vita carceraria meno restrittiva,
celle aperte).
Nel regolamento carcerario le celle sono definite camere di
pernottamento e non luoghi in cui si sta per 20 e più ore.
Conclude sottolineando quanto sia importante il tema del lavoro. È
necessario valutare le risorse impegnate per la formazione, sebbene
non sempre al termine di un percorso formativo ci siano le
condizioni per l'effettivo impiego dei detenuti. Ci sono poche
risorse per i Comuni, borse lavoro che vanno calando, difficoltà
delle imprese di fare lavoro in carcere.
Cita l'esperienza positiva di Bologna, in cui delle imprese hanno
fortemente voluto lavorare all'interno del carcere e hanno assunto
regolarmente 12 detenuti.
Si augura che anche altrove si possano sviluppare fenomeni analoghi.
Recentemente il Dipartimento di amministrazione penitenziaria ha
stipulato una convenzione con l'ANCI in cui si prevede l'impiego di
persone detenute in lavori di pubblica utilità e in attività che
nessuno vuole più fare (come attività artigianali ormai
dimenticate). Si tratta di una grande scommessa, soprattutto in un
momento di estrema difficoltà per i Comuni.
La presidente DONINI ringrazia l'avvocato Bruno e tutti gli
intervenuti alla seduta odierna; eventuali ulteriori occasioni di
approfondimento, anche relativamente all'attività dei Garanti,
potranno essere trattate dalla Commissione IV.
La seduta termina alle ore 12,45.
Approvato dalla Commissione IV nella seduta del 17 luglio 2012.
Approvato dalla Commissione VI nella seduta del 19 luglio 2012.
I Segretari I Presidenti
Nicoletta Tartari Monica Donini
Enzo Madonna Antonio Mumolo