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Legislatura IX - Commissione III - Verbale del 23/05/2013 antimeridiano

     

     

     

     

     

    Verbale n. 11

    Seduta del 23 maggio 2013

     

    Il giorno giovedì 23 maggio 2013 alle ore 10.30 si è riunita presso la sede dell’Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità convocata con nota prot. n. 21087 del 20/05/2013.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    ZOFFOLI Damiano

    Presidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    BERNARDINI Manes

    Vicepresidente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    4

    presente

    MARANI Paola

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    3

    assente

    ALESSANDRINI Tiziano

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BARTOLINI Luca

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    2

    assente

    BAZZONI Gianguido

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    4

    assente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    5

    presente

    CASADEI Thomas

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppe Grillo.it

    1

    assente

    DONINI Monica

    Componente

    Federazione della Sinistra

    2

    presente

    FAVIA Giovanni

    Componente

    Gruppo Misto

    3

    presente

    FERRARI Gabriele

    Componente

    Partito Democratico

    4

    presente

    MANDINI Sandro

    Componente

    Italia dei Valori

    2

    presente

    MAZZOTTI Mario

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MEO Gabriella

    Componente

    Sinistra Ecologia e Libertà – Idee Verdi

    2

    presente

    MORI Roberta

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    NOE’ Silvia

    Componente

    UDC - Unione di Centro

    1

    presente

    PARIANI Anna

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    PARUOLO Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Marco BARBIERI in sostituzione di CASADEI; Roberto MONTANARI in sostituzione di MARANI.

    Sono altresì presenti: Alfredo BERTELLI (Sottosegretario alla Presidenza): Sabrina FREDA (Assessore Ambiente, riqualificazione urbana).

    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: A. Di Stefano (Resp. Serv. Valutazione impatto e promozione sostenibilità ambientale); M. Diazzi (Dir. Gen. Attività produttive, Commercio, Turismo); J. Frenquellucci (Servizio Informazione e comunicazione istituzionale).

    Presiede la seduta: Damiano Zoffoli

    Assiste la Segretaria: Claudia Cattoli

    Resocontista: Antonella Agostini

     


    Il presidente ZOFFOLI dichiara aperta la seduta alle ore 10.50.

     

    Sono presenti i consiglieri: Alessandrini, Barbieri, Bernardini, Bignami, Donini, Ferrari, Mandini, Mazzotti, Meo,  Paruolo.

     

    - Approvazione del verbale n. 10 del 2013.

     

    La Commissione lo approva a maggioranza dei presenti con l’astensione del consigliere Mandini (IdV).

     

    - Informativa della Giunta in relazione alle richieste di autorizzazione e di valutazione di impatto ambientale di impianti eolici (delibera assembleare n.51/2011) con particolare riferimento alle deroghe all’installazione di tali impianti.

     

    Il presidente ZOFFOLI ricorda che l’informativa è stata richiesta dalla consigliera Meo e fa seguito ad un’interrogazione a risposta immediata in Aula della stessa consigliera sulla quale ha risposto il dott. Bertelli. La risposta conteneva già le premesse di questo passaggio indicando come “necessaria e utile una riflessione anche nella Commissione assembleare competente sull’argomento, dal momento che l’obiettivo previsto dal Piano energetico nazionale dovrà essere raggiunto facendo realizzare impianti idonei e funzionali nell’interesse della collettività e della sostenibilità”. La seduta odierna è l’occasione per conoscere ed approfondire il tema.

     

    Entra il consigliere Favia.

     

    La consigliera MEO precisa di avere chiesto, prima di tutto, un chiarimento tecnico sulla discrepanza tra ciò che è scritto nelle Linee guida regionali - cioè che gli impianti eolici in determinate condizioni ambientali possono essere autorizzati solo alla potenza nominale di 1800 ore - e alcune richieste per la valutazione di impianti sugli Appennini che applicano un conto diverso, nelle quali si parla di ore equivalenti da calcolarsi su un tempo più ampio e più lungo.

     

    Entra la consigliera Pariani.

     

    L’assessore FREDA precisa che l’informativa della Giunta non può che riferirsi agli atti in vigore e, quindi, alla delibera assembleare n.51/2011. I criteri generali per la localizzazione degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, così come definiti dalla delibera assembleare in materia, sono chiarissimi e non c’è nessuna possibilità di interpretazione differente. In particolare, per quanto riguarda gli impianti eolici, si è ritenuto di favorire la realizzazione di quelli che risultino di elevata efficienza in termini di alta produttività specifica, definita come numero di ore di funzionamento alla piena potenza nominale.

     

    Esce il consigliere Mazzotti.

     

    Per quanto riguarda le deroghe per l’installazione di impianti eolici, precisa che per deroghe s’intendono le aree in cui l’insediamento è consentito in maniera condizionata e, in particolare, quelle riportate ai punti B e D. Le aree del sistema dei crinali e del sistema collinare ad altezze superiori ai 1200 metri – art. 9 comma 5 del Piano paesistico regionale – qualora gli impianti eolici risultino di elevata efficienza in termini di alta produttività specifica, definita come numero di ore annue di funzionamento alla piena potenza nominale, comunque non inferiore a 1800 ore annue e qualora gli impianti siano realizzati al servizio di attività ivi insediate, tra cui gli impianti di risalita ed altre strutture ad essi funzionali, in regime di autoproduzione e, fuori dalle aree di cui ai punti A,B,C, le aree agricole nelle quali gli impianti risultino di elevata efficienza in termini di alta produttività specifica definita come numero di ore annue di funzionamento alla piena potenza nominale comunque non inferiore a 1800 ore annue.

    Ribadisce che il testo della delibera è chiarissimo e non si presta a diverse interpretazioni, mentre nel caso si volesse decidere per una revisione della disciplina, non sarebbe di esclusiva competenza della Giunta, ma servirebbe una riflessione congiunta con l'Assemblea legislativa.

     

    La consigliera MEO nel ringraziare l’assessore del chiarimento coerente con la risposta del sottosegretario alla Presidenza in Aula riafferma, però, che intorno al tema dell’installazione di impianti eolici c’è una forte discussione sul territorio. Evidenzia che i richiedenti le autorizzazione applicano spesso un calcolo diverso da quello previsto nelle Linee guida e, pertanto, questi impianti non sono oggi autorizzabili, perché non rispettano uno dei criteri stabiliti. La discussione sulle cosiddette ore equivalenti si è fatta aspra, perché in altri territori si usa anche questo calcolo che, però, non è stato previsto nelle Linee guida dell’Emilia-Romagna.

     

    Rientra il consigliere Mazzotti.

     

    Ricorda che il limite delle 1800 ore annue è stato inserito con un emendamento da lei stessa presentato e approvato da tutti.

    La produzione di energia da fonti rinnovabili deve integrarsi con un’idea più complessiva di salvaguardia e tutela del territorio, non può essere buona o cattiva a prescindere, ma deve essere calata puntualmente sui singoli contesti. Accenna alla discussione sugli impianti fotovoltaici a terra e sugli impatti sul territorio e sul suolo agricolo per dire che, quando si parla di eolico, sembra che la produzione di questa fonte energetica sia scevra da altri problemi. Crede che non sia così. Quando si installano impianti eolici ad alta quota questi vanno ad incidere, pesantemente e in modo definitivo, su ambienti montani oggi preservati, di straordinaria importanza dal punto di vista ambientale. Le linee guida prevedono si possa intervenire su questi ambienti se le condizioni di efficienza di questi impianti rendano, in termini di energia, quel tanto che sia conveniente. Diversamente si può pensare che i promotori, che sono quasi sempre grossi gruppi di investimento, a volte legati a gruppi locali con interessi specifici, vogliano intervenire su questi ambienti anche quando il risultato finale, in termini di produzione di energia, non sia tale da compensare lo scempio ambientale, ma conveniente per chi incassa i contributi e i certificati verdi.

    Facendo un calcolo sui dati annuali a consuntivo del GSE sugli impianti in Emilia-Romagna risulta una potenza installata sotto le 1800 ore equivalenti, tanto che non si raggiungono nemmeno le 1100 ore equivalenti. Esiste, infatti, anche il problema dettato dal fatto che le autorizzazioni vengono date sulla base di un’autocertificazione prodotta dagli stessi proponenti e dalla mancanza di un meccanismo di controllo sul risultato prodotto. Non c’è un sistema che autorizzi, per esempio con una fideiussione, prevedendo la rimozione degli impianti nel caso non si raggiungano i risultati previsti. Prende atto di una situazione determinata con chiarezza anche dalla mappa del vento in Italia, trattandosi di un tema di carattere nazionale. E’ un dato di fatto oggettivo che l’Emilia-Romagna non sia messa tra le regioni interessanti per le ore di vento e che il vento “buono” per l’energia eolica sia concentrato in altre regioni.

     

    Entra la consigliera Noè.

     

    Invita, inoltre, a considerare il problema dell’impatto ambientale di impianti con pale alte più di 150 metri, che segnano il territorio in modo definitivo, a fronte di circa 70 giorni all’anno di utilizzo degli impianti. Mostra l’immagine del castello di Bardi, che distingue il territorio da centinaia di anni ed è alto 30 metri, in paragone all’altezza delle pale eoliche, che sono cinque volte più alte. Richiama, anche, una sentenza del TAR su un impianto previsto a Poggio Biancarda a Verghereto che dice con chiarezza che sopra i 1200 metri l’area rientra tra quelle tutelate per legge ai sensi dell’art. 142 c. 1° D. Lgs. 22/01/2004 n. 42 “Codice dei Beni culturali e del Paesaggio” e occorre la compatibilità dell’impatto visivo.

    Conclude dicendo che i progetti che non hanno i requisiti per essere approvati vanno respinti e non tenuti aperti all’infinito.

     

    Esce il consigliere Bignami.

     

    La consigliera DONINI condivide l’intervento della collega. Pensa sia fondamentale in primo luogo capire lo stato dell’arte delle procedure d’impatto ambientale da parte delle province, con dei dati certi, in modo da arrivare ad una sintesi delle diverse posizioni.

    Ritorna sul ragionamento della mappa del vento e, prendendo atto che l’Italia, a differenza del Nord Europa, non è un paese ventoso, osserva che quando la normativa richiede la massima potenza nominale non pretende gli 11 metri al secondo previsti per le zone ventose, ma – sempre con riferimento alla mappa – vengono chiesti 5-6 metri al secondo. Non si tratta di dati teorici, ma adeguati alla natura del territorio. Dal punto di vista economico, inoltre, si parla di redditività di questi impianti in condizioni di ventosità di un certo tipo: ENEL, per esempio, propone impianti non ovunque, ma solo in quelle realtà (sud Sardegna, sud-ovest Sicilia, Puglia) dove sia conveniente.

    Il mercato, a suo parere, è stato drogato dagli incentivi e dai certificati verdi, anche perché il territorio emiliano-romagnolo non garantisce vento. Al riguardo chiede informazioni sulla scadenza di questi incentivi, in quanto pensa che questi impianti, realizzati in zone meno vocate, senza gli incentivi non siano in grado di auto sostenersi rispetto ai costi.

    Afferma, poi, per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili, di preferire l’eolico che crea meno problemi e impatti collegati, al di fuori dell’impatto paesaggistico. Accenna all’impianto di Zeri e al trasporto delle gigantesche pale con considerevoli allargamenti della sede stradale che ha creato notevoli disagi ad Albareto, rispetto al quale il Consiglio di Stato ha prorogato la sospensiva e la Procura della Repubblica disposto il sequestro.

    Gli impianti, per ottenere maggior rendimento, prevedono un’altezza delle pale sempre maggiore, anche oltre 150 metri. Dal punto di vista scientifico non esiste, però, una relazione che stabilisca un principio di proporzionalità diretta sull’aumento della ventosità relativamente all’aumento dell’altezza. Si augura che, col tempo, si sviluppi una tecnologia che renda il più possibile efficaci questo tipo d’impianti, in modo che l’eolico possa diventare, anche qui, una fonte utile per una produzione di energia da rinnovabili con meno impatti.

    Conclude dicendo di credere, in generale, nel tema della valutazione e nel dovere di verificare l’efficacia delle scelte fatte e, se necessario, rivederle. Nel caso, però, crede non sia possibile un’interpretazione diversa di quanto previsto, in modo chiaro e preciso, nella delibera assembleare. La Regione deve pretendere l’attuazione delle proprie norme.

     

    Il consigliere FAVIA dice di non capire la ragione per cui, da parte di alcune province, venga chiesta una forzatura della normativa regionale. Sostiene che il Piano paesistico stabilisce che i crinali individuati dai PTCP sono intoccabili leggendo, al riguardo, gli artt. 9 e 20. Chiede alla Giunta se non ritenga indispensabile una circolare esplicativa a tutte le Province a tutela dei crinali e nel rispetto della ratio della normativa esistente. Quello che si guadagna a livello energetico dallo sfruttamento dei crinali dell’Appennino non è tale da cambiare il destino delle politiche energetiche regionali e nazionali, ma fa sì che si perda un valore: quello della bellezza dei territori. Il vero tema è quello della perdita di valore di territori che vanno tutelati. Anche lui valuta che il mercato sia drogato dagli incentivi, cessati i quali non si sa che cosa ne sarà degli impianti e, collegandosi alla riflessione della consigliera Meo, accenna alla possibilità di richiedere una fideiussione. Ricorda il grande dibattito svolto in sede di approvazione delle Linee guida su sollecitazione anche dei vari comitati. Crede sia necessario mantenere quanto disposto dalla normativa, respingendo le proposte inaccettabili. Chiede alla Giunta di pretendere dai concessionari, con cadenza semestrale, i dati della produzione di energia degli impianti esistenti.

     

    Il consigliere MANDINI afferma che la legge è talmente chiara che sorprende che ci siano richieste non a norma, alle quali occorre rispondere con un diniego. A due anni dall’approvazione della normativa è opportuno fare il punto della situazione, con un ragionamento complessivo sulle fonti di energia rinnovabili. Ritiene, inoltre, necessaria una riflessione sul fabbisogno di energia in Emilia-Romagna, anche alla luce di un sistema complessivo che riguarda il risparmio energetico e fondamentale un monitoraggio dell’esistente. Concorda sull’esigenza di una rendicontazione almeno semestrale, ma crede occorra anche specificare cosa succede nel caso non si raggiungano gli obiettivi minimi.

     

    Il consigliere BARBIERI dall’andamento della discussione valuta che più che un’informativa sia un confronto culturale-politico sull’opportunità dell’eolico. Gli sembra ci sia un pregiudizio negativo nei confronti dell’eolico e ritiene gli incentivi e i certificati verdi una fortuna, altrimenti il dibattito nel Paese sarebbe ancora fermo sull’uso del carbone. Chiede, rispetto agli obiettivi dati nel Piano energetico regionale e all’utilizzo delle fonti rinnovabili, quale sia la quota prevista per l’eolico. Esorta a stare attenti a non confondere la necessità di definire regole chiare con la volontà di difendersi da certe tecnologie.

     

    Il consigliere BERNARDINI pone l’accento sull’irreversibilità di certe operazioni che si fanno sul territorio e chiede disposizioni più restrittive, perché certi progetti sono stati devastanti per il paesaggio e l’ecosistema. Le procedure avviate che non rispettano le disposizioni di legge vanno respinte e invita la Giunta, in questo senso, a intervenire sul rispetto delle regole, chiarendole, se necessario. La montagna va tutelata.

     

    Il consigliere MAZZOTTI afferma che le Linee guida sono difficilmente applicabili, così come sono nessun impianto eolico può essere realizzato. Di conseguenza occorre valutare se siano ancora valide o da modificare e si può pensare di cambiare il Piano energetico e stabilire che l’eolico non è più una fonte energetica che interessa all’Emilia-Romagna. I dati sono tutti pubblicati in rete e in Italia gli impianti raggiungono 1800 ore annue solo in Sardegna e due in Liguria. Occorre, quindi, fare una valutazione precisa su questi dati, avendo presenti le condizioni di tutela paesaggistica che non sono in discussione. Se si devono rivedere le Linee guida, occorre mettere più basse le ore di funzionamento, considerate le caratteristiche geologiche, morfologiche e geografiche, le ore dovrebbero aggirarsi attorno alle 1200 -1300 ore, che è quanto corrisponde ai dati dei gestori. Non ritiene possibile che ci siano imprenditori che in nome degli incentivi realizzino impianti non produttivi, rimettendoci.

    Sull’eolico si rischia di fare come sulle biomasse. Si scrive che vanno realizzati gli obiettivi e poi, dopo, viene messo un vincolo: occorre dire chiaramente ciò che si vuole fare, senza girare attorno al problema.

     

    Entra il consigliere Montanari.

     

    La consigliera PARIANI ritiene che l’Assemblea, approvando la delibera, fosse consapevole dell’equilibrio che si veniva a creare tra la condizione di tutela ambientale e la produzione energetica rispetto agli obiettivi del Piano. Se questo equilibrio non permette di perseguire gli obiettivi del Piano, ritiene che sia giusto, mantenendo come priorità il loro raggiungimento, riaprire una riflessione.

     

    Il presidente ZOFFOLI cede la parola al sottosegretario alla Presidenza Alfredo Bertelli.

     

    Il sottosegretario BERTELLI afferma che è importante che la Regione valuti gli effetti degli atti che assume. In questo caso si tratta di una delibera del 2011 particolarmente incisiva soprattutto per alcuni territori, che hanno avuto impianti rilevanti nelle vicinanze.

    C’è un problema di carattere generale: questo Paese, che non cresce, ha bisogno di attività produttive che a loro volta necessitato di energia, che però in Italia costa circa il 30% in più che nel resto del mondo. Inoltre l’Emilia-Romagna è una regione che consuma una quantità rilevante di energia, ha attività energivore in numero maggiore rispetto alla media del Paese e per questo ha l’obbligo di tentare di essere vicino all’autosufficienza. Non è possibile opporsi ogni volta che si affronta la creazione di impianti dicendo come fanno molti “da noi no”. Il fotovoltaico è stato molto opportunamente regolato, orientandolo su aree già compromesse: ettari di capannoni, discariche ecc. Purtroppo il risultato non è stato quello sperato e la perdita degli incentivi è stato un danno che ha frenato un’attività importante. Per quanto riguarda le biomasse, c’è un incremento di domande di installazione di impianti, la cui realizzazione rischia di concentrarsi in aree dove ne insistono già molti. Sull’eolico, l’Emilia-Romagna non è neanche ad un terzo nella realizzazione degli impianti previsti dal Piano energetico - occorre essere consapevoli di questo - e probabilmente ci si fermerà qui. La disciplina approvata dall‘Assemblea non è interpretabile, è chiara e se qualcuno non la applica si espone ad un reato.

     

    Esce il consigliere Paruolo.

     

    Vale la pena approfondire la discussione e la Giunta mette a disposizione tutti i dati fino ad oggi, non solo sull’eolico, ma anche sulle restanti attività; quante richieste, quanti impianti autorizzati, quanti impianti affidati, quale potenza nominale è stata raggiunta nelle autorizzazioni; qual è il punto raggiunto, quali problemi sono emersi dalle normative vigenti al fine di fare una riflessione.

     

    Esce la consigliera Noè.

     

    Purtroppo la Regione Emilia-Romagna è talvolta segnalata come quella che ostacola le energie alternative alzando di volta in volta l’asta dei requisiti minimi in maniera irragionevole, non solo da chi realizzagli impianti, ma anche da una parte del mondo ambientalista, che non vuole arrivare al nucleare e sfruttare il più possibile le fonti rinnovabili. Sarebbe importante avere un aggiornamento di dati di carattere nazionale anche per ciò che riguarda le tecnologie in uso per capire se i parametri adottati dall’Emilia-Romagna siano ragionevoli. Dice che il legislatore dovrebbe adottare misure applicabili nella realtà.

     

    Esce il consigliere Montanari.

     

    La Giunta non schiva il problema e sottoporrà all’Assemblea i dati relativi ai due anni di applicazione della delibera, per capire – anche considerando i territori confinanti, perché se sul crinale tosco-romagnolo vengono realizzati a pochi passi dal confine emiliano una serie di impianti autorizzati dalla Toscana o dalla Liguria, le conseguenze ricadono anche sull’Emilia-Romagna – se attraverso un confronto e una riflessione occorra introdurre delle modifiche.

    Sarebbe, inoltre, utile trovare in ambito nazionale oltre che nella Conferenza delle Regioni, qualche meccanismo che consenta a tutti di applicare le norme sulla base delle condizioni reali dei territori e delle loro vocazioni.

     

    Rientra il consigliere Montanari.

     

    L’Arch. DI STEFANO precisa che la delibera 51/2011 si applica solo agli impianti approvati successivamente alla sua entrata in vigore, quindi non possono essere fatte valere quelle regole per gli impianti approvati precedentemente e non c’è la possibilità di smantellare gli impianti preesistenti che non rispettano queste regole.

    Dall’entrata in vigore della delibera, in procedura di VIA è stata presentata richiesta di alcuni impianti, nessuno di questi è stato approvato, ne’ dalla Regione, ne’ dalla Provincia. Alcuni di questi progetti non rispettano le regole; ad esempio dieci giorni fa è stata chiusa negativamente la conferenza dei servizi dell’impianto di Camugnano e altri, per svariati motivi.

    Ripete che, dall’emanazione della delibera 51/2011, non sono stati realizzati impianti, ovviamente non è possibile costringere i proponenti al rispetto delle norme, ma è possibile bocciarli. Le 1800 ore di funzionamento non sono un criterio di per se stesso escludente, ad esempio l’efficienza di un impianto deriva dalla composizione di molti fattori tra i quali oltre al vento, quello delle macchine installate. Paradossalmente riducendo la potenza della navicella delle pale installate – la potenza media si aggira intorno al 3,5 MW – e alzando molto i tralicci su cui queste macchine sono installate, le 1800 ore potrebbero essere realizzate, ma dal punto di vista paesaggistico l’effetto sarebbe ancora peggiore.

    Gli anemometri sono di solito posizionati ad un’altezza inferiore rispetto alle navicelle, però così esistono algoritmi che con margini di incertezza accettabili (introno al 5%) riescono a traslare i dati. Una delle questioni ricorrenti è che i dati sono pubblici, ma molti proponenti tendono a non considerarli tali e a non renderli noti. Avverte, inoltre, di fare attenzione sui dati dell’ultimo rapporto GSE relativo al 2011, perché l’unica cosa che emerge circa la potenza installata è data dalle ore equivalenti di utilizzazione e nel 2010 ci sono alcuni dati regionali che superano le 1800 ore, mentre nel 2011 vi è solo la Calabria che supera le 1800 ore. Le 1800 ore sono una condizione difficile da rintracciare anche in regioni con una ventosità molto superiore a quella dell’Emilia-Romagna.

     

    La dott.ssa DIAZZI ricorda che se nel 2016-2017 non saranno raggiunti gli obiettivi previsti dalle direttive europee, andranno perse le risorse dei fondi strutturali. Occorre che il Paese compia le sue scelte e valuti anche i risultati effettivamente raggiunti. La preoccupazione vera riguarda anche il divario tra l’installato e quanto entra veramente in rete. Sarà uno dei temi di cui si parlerà sicuramente nei prossimi mesi, anche in approvazione del quadro strategico nazionale sui futuri fondi strutturali 2014-2020.

    Il tema dell’energia riguarda molto da vicino l’Emilia-Romagna. Ad esempio quando è stato chiesto, per le aree del sisma, di poter avere le stesse agevolazioni applicate in occasione di precedenti sismi, la proiezione ha rivelato che gli sgravi avrebbero determinato sulla bolletta del resto dei cittadini italiani un aumento dello 0,2-0,3% in più. Questo significa che il peso dell’area del sisma, rispetto ai consumi nazionali, è straordinariamente alto, e che, quindi, l’Emilia-Romagna deve partecipare appieno al raggiungimento degli obiettivi nazionali.

    Riguardo agli impianti eolici, afferma che, come già detto in sede tecnica, il criterio delle 1800 ore è assolutamente inapplicabile in Emilia-Romagna, anche con le innovazioni tecnologiche introdotte negli ultimi tre anni. Nella nota tecnica predisposta dall’assessore c’è un riferimento all’uso delle tecnologie oggi esistenti che non possono permettere a questa regione il raggiungimento dell’obiettivo. Ritiene ragionevole quanto sostenuto allora e cioè che si debba fare riferimento alle 1200 ore.

    Rispetto all’attuazione del Piano energetico ricorda che lo stesso prevede il raggiungimento di 60-80 MW sull’eolico, mentre attualmente sono stati raggiunti 18-20 MW.

    Sul tema dell’innovazione nel campo dell’energia, dice che stanno venendo avanti nuove tecnologie, spesso selezionate dal mercato stesso in funzione della loro produttività. Lo stesso tema della convenienza degli investimenti, riguarda anche il fotovoltaico. In Emilia-Romagna il fotovoltaico rende meno rispetto ad una regione del sud, ma gli investitori hanno valutato anche altri fattori come, ad esempio, la tenuta della rete e l’integrazione degli impianti. Nel caso dell’eolico è vero che si deve pensare a posti ottimali ma in una logica di diversificazione delle fonti rinnovabili e di raggiungimento degli obiettivi è, comunque, possibile contemplare la parte di efficienza economica, la parte ambientale e il raggiungimento degli obiettivi.

    Conferma che non sono state concesse autorizzazioni sulla base della delibera assembleare, perché non è applicabile. Ritiene che questo dato, assolutamente prevedibile, oggi, dopo il monitoraggio emerga con chiarezza.

    Le linee guida nazionali stabilivano che le Regioni dovessero adottare loro linee guida, ma queste linee guida devono essere oggetto di monitoraggio al fine di evitare un’esclusione di una tecnologia di impianti rispetto ad un’altra. La Regione dovrà, quindi, scegliere di non procedere sull’eolico oppure porsi degli obiettivi, dandosi strumenti coerenti con il raggiungimento di quegli obiettivi. Sicuramente, pur con l’innovazione tecnologica di questi ultimi tre anni, riportata nella nota che viene trasmessa ai commissari, l’Emilia-Romagna arriva più o meno a 1200 ore equivalenti medie, ma già con questo, la produttività degli impianti, anche a livello nazionale, è garantita.

     

    Esce il consigliere Bernardini.

     

    Il consigliere FAVIA afferma che è vero che l’Emilia-Romagna è una regione che consuma molto, ma non è vero che è in debito verso gli altri perché ha numerosi impianti di turbogas installati che producono molta potenza. Non si può quindi raccontare la favola che in Emilia-Romagna c’è un’emergenza o un debito verso altre regioni. Poi è chiaro che, essendo all’interno di uno Stato unito, c’è un principio solidaristico: in Val D’Aosta c’è l’energia idroelettrica, in Sicilia hanno il sole e in Sardegna hanno il vento. In Emilia-Romagna il territorio è fortemente antropizzato ed impermeabilizzato. È piena di spazi superficiali da colonizzare con il solare che rende meno che in Puglia, ma sicuramente di più che in Germania. Il problema è riuscire a rimettere in discussione, a livello nazionale, gli incentivi. L’efficienza degli impianti eolici è drogata dagli incentivi e il certificato “verde” va applicato in maniera intelligente. Ritiene che le rinnovabili vadano incentivate e che occorreva mettere un incentivo molto più alto sull’auto produzione in modo tale che i piccoli imprenditori potessero fare impianti sui loro capannoni. Oggi vengono, invece, finanziate le multinazionali e i fondi di investimento, non l’economia del territorio.

    Rispetto al consumo elevato, il problema sono gli sprechi, anche sul termico, e occorre dire al Governo: “non vogliamo che i soldi delle nostre tasse vadano alle imprese straniere che fanno i mega impianti eolici o ai fondi pensione americani”. Non intende barattare un territorio incontaminati per qualche MW in più. Se lo Stato chiede di centrare gli obiettivi occorre anche capire come farlo, difendendo il territorio.

     

    Rientra il consigliere Bernardini.

     

    Informa dell’esistenza di forme nuove, come ad esempio il kitegen (nuova tecnologia per la trasformazione dell’energia del vento di alta quota in energia elettrica), già in sperimentazione in Piemonte e Puglia. Si tratta di aquiloni che volano nella no-fly-zone ad alta quota dove il vento c’è sempre, con una potenza enorme. Infine sul costo dell’energia che strangola le imprese italiane dice che la differenza rispetto al resto del mondo non è la poca produzione da rinnovabili, ma la tassazione, voci improprie che gli altri Stati non hanno. Invita quindi a ragionare su un sistema che funzioni e nello stesso tempo tuteli il territorio. Spera che la Giunta continui su questa strada, che lo ha soddisfatto su alcuni punti, e ritiene che il lavoro sulle Linee guida, pur migliorabile, sia stato un buon lavoro.

     

    Esce il consigliere Bernardini.

     

    La consigliera MEO si dichiara soddisfatta del chiarimento su cosa sia oggi autorizzabile. Coglie la sollecitazione della Giunta e di chi gestisce del tema energetico nella sua complessità. Il lavoro sulle Linee guida è stato complesso, partecipato e realizzato mettendo insieme tanti punti di vista. Se le regole che la Regione, nel suo complesso si è data vanno adattate, auspica venga colta nella sua complessità la questione energetica andando verso gli obiettivi che l’Emilia-Romagna deve concorrere a raggiungere. Questa sarà sicuramente una discussione altrettanto partecipata ed interessante, alla quale ognuno darà il proprio contributo rispetto anche alle tecnologie adottate e sarà l’occasione per affrontare tante questioni che oggi sono sostenute sul territorio in base alla disponibilità di un comune o di un privato. Forse si potrà avere un punto fermo, che non accontenterà tutti, ma avrà come obiettivo finale una produzione di energia da rinnovabili qualificata e sufficiente. Questa è una sfida che si sente di raccogliere volentieri.

     

    Il consigliere FERRARI ringrazia per l’aggiornamento molto utile. Le tecnologie, soprattutto sull’eolico, ma anche negli altri settori, sono in rapida e fortissima evoluzione ed è impensabile che su un tema così rilevante non ci sia un forte coordinamento nazionale. Concorda sul fatto che l’Emilia-Romagna debba mantenere gli impegni presi e gli obiettivi dati; invita, però, a prestare attenzione nel momento delle scelte a rendere sostenibili gli interventi per i territori, con riferimento soprattutto ai territori più fragili, che sono quelli di montagna. In provincia di Parma ci sono esempi devastanti di questo tipo, oltre a quelli già citati. La montagna è già autosufficiente dal punto di vista energetico, certi interventi servono in un quadro di solidarietà più generale e, se non c’è un ritorno, dal punto di vista politico sono un errore. Il Piano energetico regionale è stato largamente condiviso e approvato, ma spesso l’esperienza insegna che a volte ci può essere bisogno di una rivisitazione. Crede sia segno d’intelligenza da parte di tutti – Giunta, Consiglieri e Territori – aprire una riflessione. Accenna ad una visita in Molise, dove ha visto interventi devastanti e senza senso.

     

    Escono i consiglieri Favia e Montanari.

     

    Ritiene sia utile continuare il chiarimento su questo tema in Commissione e in Assemblea. Ribadisce, inoltre, che quando si fanno interventi così impattanti è necessario, una volta finito l’intervento, che non restino capannoni o “scheletri” come in alcune zone del Sud, ma ci sia un ripristino adeguato del territorio. Affronta poi il tema svantaggi/vantaggi rispetto all’utilizzo delle risorse riferito alla situazione della montagna, portando come esempio quello dei depositi bancari dove per ogni 7 euro versati nelle banche di montagna, rimane meno di 1/12-1/15  sul territorio, tutto il resto va trasferito altrove. Crede, invece, che una quota parte significativa di risorse potrebbero tornare utili in loco: basti pensare al tema delle frane, per le quali si stanno ora spendendo cifre che sarebbe stato meglio usare anni fa per la prevenzione, per l’agevolazione d’insediamenti e il ripopolamento della montagna. Anche in questa come in altre politiche, ritiene si debba migliorare e, per farlo, occorre discutere e, se serve, anche cambiare idea. In questo senso, pensa che le sollecitazioni emerse dalla discussione odierna, serviranno anche per il lavoro in Assemblea.

     

    Anche la consigliera DONINI esprime apprezzamento per l’approfondimento sul tema.

    Aggiunge, a integrazione di quanto detto in precedenza, di essere favorevole all’intervento pubblico in economia, all’incentivo inteso come impegno di risorse pubbliche per orientare verso corretti comportamenti e modelli produttivi più efficaci. E’ la modalità con la quale vengono distribuiti attualmente gli incentivi e dati i certificati verdi che non è coerente al raggiungimento degli obiettivi previsti, pertanto, vanno riconsiderati i meccanismi in essere. 

    Dai dati attuali del GSE, per quanto riguarda l’eolico, emerge che non si riesce ad ottenere dagli impianti vigenti un livello di rendimento che possa consentire al Paese il raggiungimento dell’obiettivo dato.

    Pensa che il tema non sia tanto quello di rivedere i contenuti della delibera assembleare n.51/2011, ma quello di fare una riflessione generale in quanto, ciò che deve emergere, è l’interesse pubblico diffuso, non la sommatoria dei legittimi interessi privatistici.

     

    L’Arch. DI STEFANO precisa, relativamente all’impianto di Zeri, che si tratta di un progetto approvato dalla regione Toscana, con un parere negativo dell’Emilia-Romagna e che il cantiere è attualmente sotto sequestro da parte della magistratura.

     

    Il consigliere BARBIERI riferendosi alle affermazioni dei consiglieri Favia e Bernardini invita a considerare che l’alternativa è il petrolio.

     

    Il presidente ZOFFOLI ringrazia per l’informazione svolta e pone un problema organizzativo rispetto alla prossima seduta, essendo previsti, nella mattinata del 30 maggio, la visita del Presidente del Consiglio e l’incontro con le Istituzioni a distanza di un anno dagli eventi sismici che hanno interessato l’Emilia-Romagna. Ricorda, comunque, che la seduta è necessaria, in quanto occorre chiudere l’iter della petizione sulla situazione della tratta ferroviaria Porretta Terme-Bologna. Propone, pertanto, di anticipare l’orario della seduta e, accogliendo il suggerimento del consigliere Ferrari, indica le 9,30.

     

     

    La seduta termina alle ore 12,50.

     

     

    Approvato nella seduta del 6 giugno 2013.

     

     

    La Segretaria

    Il Presidente

    Claudia Cattoli

    Damiano Zoffoli

     

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