Verbale n. 6
Seduta del 20 febbraio 2014
Il giorno giovedì 20 febbraio 2014 alle ore 10.30 si è riunita presso la sede dell’Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità convocata con nota prot. n. 6246 del 13/02/2014.
Partecipano alla seduta i Consiglieri:
Cognome e nome |
Qualifica |
Gruppo |
Voto |
|
ZOFFOLI Damiano |
Presidente |
Partito Democratico |
5 |
presente |
BERNARDINI Manes |
Vicepresidente |
Lega Nord Padania Emilia e Romagna |
4 |
presente |
MARANI Paola |
Vicepresidente |
Partito Democratico |
4 |
presente |
ALESSANDRINI Tiziano |
Componente |
Partito Democratico |
3 |
presente |
BARTOLINI Luca |
Componente |
Forza Italia - PDL |
4 |
assente |
BAZZONI Gianguido |
Componente |
Forza Italia - PDL |
1 |
assente |
BIGNAMI Galeazzo |
Componente |
Forza Italia - PDL |
5 |
presente |
CASADEI Thomas |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
DEFRANCESCHI Andrea |
Componente |
Movimento 5 Stelle Beppe Grillo.it |
1 |
presente |
DONINI Monica |
Componente |
Federazione della Sinistra |
2 |
presente |
FAVIA Giovanni |
Componente |
Gruppo Misto |
4 |
presente |
FERRARI Gabriele |
Componente |
Partito Democratico |
4 |
presente |
MANDINI Sandro |
Componente |
Italia dei Valori |
2 |
assente |
MAZZOTTI Mario |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
assente |
MEO Gabriella |
Componente |
Sinistra Ecologia e Libertà – Idee Verdi |
2 |
presente |
MORI Roberta |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
NOE’ Silvia |
Componente |
UDC - Unione di Centro |
1 |
presente |
PARUOLO Giuseppe |
Componente |
Partito Democratico |
2 |
presente |
Sono presenti i consiglieri: Marco BARBIERI in sostituzione di Mazzotti; Andrea POLLASTRI in sostituzione di Bartolini; Andrea LEONI; Mauro MANFREDINI; Gian Guido NALDI; Luigi Giuseppe VILLANI.
Sono altresì presenti: Paola GAZZOLO (Assessore Sicurezza territoriale, difesa del suolo e della costa, protezione civile); Alfredo PERI (Assessore Programmazione territoriale, urbanistica, reti di infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, logistica e trasporti).
Hanno partecipato ai lavori della Commissione: G. Bortone (Dir. Gen. Ambiente e difesa del suolo e della costa); J. Frenquellucci (Serv. Informazione e comunicazione istituzionale); E. Contini (Agenzia di informazione e comunicazione).
Presiede la seduta: Damiano Zoffoli
Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
Resocontista: Antonella Agostini
Il presidente ZOFFOLI dichiara aperta la seduta alle ore 10.40.
Sono presenti i consiglieri: Barbieri, Bernardini, Casadei, Defranceschi, Donini, Ferrari, Leoni, Manfredini, Meo, Mori, Pollastri e Villani.
- Approvazione verbali nn. 4 e 5 del 2014.
La Commissione li approva a maggioranza dei presenti con l’astensione del consigliere Pollastri (FI-PDL).
Si prosegue con l’altro punto all’o.d.g.:
- Audizione con l’Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPO) e i Servizi Tecnici Affluenti del Po e Po di Volano sull’alluvione Bassa Modenese e Nodo Idraulico Secchia - Panaro - Canale Naviglio.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Questa audizione è stata richiesta da tre consiglieri: Silvia Noè, Giovanni Favia e Andrea Leoni.
Ricorderete tutti che in occasione della comunicazione che c’è stata anche in Aula all’indomani dell’alluvione che ha interessato la Bassa modenese, lo stesso Presidente Errani aveva di fatto anticipato questo momento di ascolto – confronto con le autorità che adesso vi elenco: il Direttore dell’Agenzia interregionale per il Fiume Po, Luigi Fortunato; il Segretario generale dell’Autorità di Bacino del fiume Po, Francesco Puma. Sono presenti oltre agli assessori Paola Gazzolo (Sicurezza territoriale, difesa del suolo e della costa, protezione civile) e Alfredo Peri (Programmazione territoriale, urbanistica, reti di infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, logistica e trasporti), i Responsabili dei Servizi tecnici di bacino Gianfranco Larini (Bacini degli affluenti del Po) e Andrea Peretti (Bacino Po di Volano e della costa) e la Responsabile del Servizio Difesa del suolo, della costa e bonifica della Regione, Monica Guida.
Io partirei quindi dando la parola al dott. Puma e di seguito all’ing. Fortunato per inquadrare il tema, ripeto, dell’alluvione bassa modenese, esondazione del fiume Secchia e le criticità del nodo idraulico Secchia – Panaro – Canale Naviglio.
Entrano i consiglieri Noe’, Favia, Paruolo.
Francesco PUMA - Segretario generale dell’Autorità di Bacino del fiume Po
Buongiorno a tutti. L’Autorità di Bacino nazionale del fiume Po si occupa di panificazione e programmazione di interventi. Per la verità l’attività di programmazione interventi è cessata nel 2001 e poi dirò il perché. Nei venti anni di attività è stato prodotto il Piano per l’assetto idrogeologico, per tappe successive, approvato nel 2001, il Piano per l’assetto idrogeologico al suo interno contiene una serie di nodi idraulici critici, che sono stati oggetto di approfondimento particolare nella fase di pianificazione e successivamente, tra questi c’è il nodo idraulico di Modena.
Entrano i consiglieri Alessandrini, Bignami, Marani.
Sotto questa dicitura ci sta la complessità della situazione idrografica della provincia di Modena, delimitata da due fiumi importanti, con molti problemi come sono Secchia e Padaro, da una rete idrografica a monte della città di Modena, che ha determinato in passato, e ancora adesso determina in parte, problemi per la città di Modena, in quanto nel tempo era stata modificata per sostenere le portate del Canale Naviglio, in modo che fosse sempre navigabile e quindi convogliando acque verso la città di Modena e poi il Canale Naviglio a valle della città, che confluisce nel Panaro ed è chiuso dalle cosiddette Porte vinciane.
Nelle schede che io vi lascio, sono disponibili anche sul sito, ma sostanzialmente ve ne lascio una copia, là c’è un esame dei problemi e vengono anche individuate le soluzioni, per la verità l’ azione della Autorità si è innestata su un quadro di interventi precedenti, che a partire dal 1966, anno critico per l’Italia, noi ricordiamo l’ alluvione di Firenze, ma ci sono stati problemi sia a Modena che a Venezia, a partire da quell’evento che ha determinato processi e erosioni profondi in Secchia e Panaro, demolizioni di ponti, l’allora Genio civile aveva predisposto una serie di interventi. L’ultimo di questi, il completamento del sistema, erano le casse di espansione Secchia e poi quella del Panaro.
Quindi riprendendo le fila di questo disegno, l’Autorità di bacino ne ha tracciato il completamento. A monte della città di Modena l’allora ufficio Servizio provinciale per la difesa del suolo aveva predisposto un progetto per scolmare le acque provenienti dal monte della città, il comune di Modena a sua volta ha predisposto un progetto per separare le acque bianche delle nuove edificazioni dalle acque nere, in modo da poter ridurre il rischio per la città di Modena.
Questi interventi, sostanzialmente, prevedevano il completamento delle casse di espansione, con un importante ampliamento della cassa di espansione sul fiume Secchia e l’adeguamento del sistema arginale sia del fiume Secchia che del Panaro, sistema arginale che era stato oggetto di interventi nel tempo a partire dalla rotta del 1966 e poi c’è stata una rotta nel ‘72, sul Panaro, una rotta del ‘73 e una nell’82.
Gli interventi successivi a queste rotte avevano lasciato un argine molto alto, con la stessa sezione che aveva originariamente e si prevedeva negli interventi l’adeguamento, aggiungendo una seconda banca per dare maggiore stabilità.
Io anche con un po’ di imbarazzo, perché cerco sempre di evitare di ritrovarmi nella situazione in cui si dice “tutte queste cose erano state dette”, però il primo Segretario generale dell’Autorità di bacino, che aveva cessato il suo incarico alla fine del 2001, aveva predisposto a valle di questo piano per l’assetto idrogeologico nel bacino del Po, un programma triennale di intervento di attuazione del Pai; il Pai complessivamente prevedeva investimenti nell’arco di trenta anni per 25 mila miliardi di vecchie lire, è uno di quei numeri magici, 100 mila, 20 mila, però da questo programma di 25 mila aveva estratto interventi urgenti per 2 mila e 400 miliardi, che aveva portato al Comitato istituzionale, che poi l’ha approvato. All’interno di questi - vi lascio la copia dell’atto che è poi stato assunto dal Comitato istituzionale, tra l’altro in un momento in cui non c’era il Segretario generale, quindi l’atto lo avevo portato io - ci sono 26 nodi idraulici: nodo idraulico 25 torrente Secchia, cassa di espansione, tratto arginato dalla cassa alla confluenza in Po, importo economico 140 miliardi di lire; torrente Panaro, Emilia-Romagna, nodo idraulico 26, cassa espansione tratto arginato dalla confluenza in Po, 20 miliardi di lire. Quindi sostanzialmente si delineava la necessità di interventi in questi altri corsi d’acqua del bacino del Po. Panaro e Secchia, proprio per questa conformazione idrografica molto particolare sono sempre stati considerati critici.
Successivamente, per quanto riguarda il Secchia, è stato predisposto uno studio di fattibilità degli interventi necessari per la sistemazione, anche questo è disponibile sul sito dell’Autorità, comunque è disponibile una copia in cui gli interventi che nel Piano sono tracciati in linea di massima sono poi approfonditi, proprio al livello di fattibilità, individuando la tipologia di interventi.
La situazione critica del nodo idraulico di Modena, che comprende anche, ovviamente, la parte della provincia a valle, è stata anche oggetto di informazione della VIII Commissione della Camera dei Deputati, una rappresentanza della quale il 24 e 25 luglio 2006 ha svolto un sopralluogo nel bacino del Po, quindi era stata portata alla attenzione della Commissione. Vi lascio una copia della scheda che era stata predisposta e consegnata alla Commissione. Come dicevo in precedenza l’azione di programmazione della Autorità di bacino termina con la predisposizione di questo programma triennale, dopodiché l’ordinaria programmazione, a partire dal 2001, non è più stata svolta. Quella prevista dalla legge di allora, legge 183 dell’89, è ricompresa all’interno del decreto legislativo 152 del 2006, che prevede che ogni tre anni venga predisposto un programma di interventi da sottoporre poi al Ministero dell’Ambiente per la assunzione di atti di competenza. Cioè la normativa vigente, 183 e 152 del 2006, prevede uno strumento di programmazione triennale. Questo strumento di programmazione triennale in realtà non viene attuato più o meno dal 2001, poi ci sono anche dei validi motivi che si possono approfondire. Alla programmazione ordinaria è subentrata una programmazione straordinaria, molto spesso conseguente ad eventi alluvionali, diciamo che in linea di massima proprio ieri ero a Roma a un convegno dell’ANBI, in cui presentavano un programma di interventi, alcuni parlamentari della Commissione Ambiente raccontavano come avessero fatto uno sforzo per avere finanziamenti nell’ordine di 100 o 200 milioni e alla fine hanno ottenuto venti o trenta milioni. Diciamo che a partire da quell’anno non è stata più predisposta una programmazione ordinaria, che permettesse l’attuazione del Piano in maniera, per quanto possibile, ordinata.
Nella sostanza noi ci troviamo a partire dal 2000, in una situazione di gestione emergenziale degli interventi, anche perché almeno fino a qualche tempo fa solo il verificarsi di emergenze riusciva a costringere, non dico il Parlamento, ma chi gestisce, poi, in sostanza il bilancio a erogare risorse coerenti.
L’azione di pianificazione dell’Autorità è proseguita, poi, oltre al Piano di fattibilità anche con la predisposizione delle mappe. L’azione dell’Autorità di bacino che normalmente, non avendo un grande organico, opera in collaborazione con tutte le altre amministrazioni che si occupano di problemi ambientali e di problemi di gestione delle alluvioni, è proseguita successivamente al recepimento a livello nazionale di una direttiva per le alluvioni europea con la predisposizione delle cosiddette mappe delle alluvioni. Quindi una mappatura di tutti i territori del bacino che possono essere soggetti a alluvioni per fenomeni via via più gravi.
Queste mappe sono state approvate lo scorso 23 dicembre rispettando la scadenza europea che era per la verità il 22 dicembre, comunque rispettando questa scadenza sono state adottate le mappe, vi lascio uno schema di delibera. La delibera è stata assunta, ma non è ancora firmata, dal lavoro svolto, che per la verità dal punto di vista della conoscenza non cambia molto il quadro di quella disponibile, comunque sono emersi alcuni problemi che richiedono approfondimenti, tra questi sicuramente l’approfondimento sulla pericolosità delle aree poste a lato degli argini, che è un problema rilevante non solo per il territorio del bacino del Po, ma è rilevante in tutta Europa, anche perché come abbiamo visto non sempre le rotture degli argini sono legate alla fuoriuscita dell’acqua dal sistema arginale, ma ci possono essere anche fenomeni diversi. Anche se nel bacino del Po non sono, considerando questi sistemi arginali, importanti, che secondo la normativa italiana sono argini classificati di seconda categoria, le rotture di questi argini sono fenomeni abbastanza rari, partendo dall’’82 ricordiamo quella del Taro e quella del Panaro, poi a memoria, ma mi potrei sbagliare, abbiamo avuto una rottura di argini in Piemonte, a Casale Monferrato, anche se erano argini di terza categoria, e un problema in corrispondenza alla confluenza dell’Olona, in Po.
Comunque esiste un problema che non è solo tecnico, è anche concettuale, su come trattare il rischio che corrono gli insediamenti e le popolazioni che stanno al di là degli argini. Tendenzialmente viene chiamato negli ultimi anni il rischio residuale, abbiamo un livello di protezione, però il livello di protezione funziona fino a un certo livello, da una garanzia di protezione che può essere anche molto alta, però c’è sempre la probabilità che si verifichi un fenomeno più grande, che determina poi condizioni di rischio residuale. Teniamo conto che il residuale può ingannare, nel senso che nel momento in cui si verifica un fenomeno che supera i precedenti, i danni sono sicuramente molto molto alti. Così come sono emerse anche altre questioni, in particolare un rapporto più stretto tra la pianificazione urbanistica e territoriale e la pianificazione di protezione civile.
Il Pai e gli atti dell’Autorità di bacino hanno un effetto sulla pianificazione territoriale comunale, mentre in relazione alla pianificazione di Protezione civile è un sussidio che viene fornito ed è sempre stato fornito.
Ma ieri a Roma, a questo incontro dell’ANBI, ho terminato il mio discorso ponendo una questione che veramente ogni tanto mi turba, nel senso che le parole d’ordine per quanto riguarda la nostra attività degli ultimi venti anni sono “prevenzione” e ci troviamo molto spesso in una situazione di impantanamento in processi di ricostruzione, sono “manutenzione ordinaria e straordinaria” e ci applichiamo, molto spesso, a costruire nuove opere. E devo dire che questo anche dal punto di vista, proprio professionale, dei problemi pone.
La soluzione ovviamente non è che sia semplice, uscire da questo diciamo pantano, perché richiederebbe avere due filoni di finanziamenti, uno dedicato alla manutenzione ordinaria e straordinaria e alla realizzazione degli atti di pianificazione, compresa la delocalizzazione e l’altro dedicato invece al finanziamento degli interventi più complessi.
Entra il consigliere Naldi.
La realizzazione della cassa di espansione del Secchia è avvenuta più o meno in quattro anni, nel senso che, compresa l’azione per ottenere le risorse, l’ultima cassa di espansione che è stata fatta nel bacino è più o meno quella dell’Olona, oggi per fare una cassa di espansione probabilmente forse ci vanno venti anni, ma forse anche di più. Perché giustamente sono interventi che impegnano il territorio di un comune a favore dei comuni di valle e le popolazioni non riescono sempre a capire che è opportuno che ci sia un principio di solidarietà, questo anche secondo me, è anche un problema dei tecnici, che non riescono a presentare sempre bene le questioni.
Nel senso che se prendiamo le due casse di espansione, Secchia e Panaro, devo dire una cosa, io ho lavorato per la provincia di Modena dall’83 al ‘92, non avevamo un rapporto diretto e ho seguito la costruzione della cassa di espansione del Panaro ed ho conosciuto che cosa è stato fatto per la cassa di espansione del Secchia, allora la cassa di espansione del Secchia, l’ alluvione, c’è stata ‘66 – ‘72, il lavoro è stato terminato nel ‘78, è durato più o meno quattro anni, con tutti i passaggi dal finanziamento alla realizzazione.
Oggi per realizzare una cassa di espansione, al di là del problema finanziario, che comunque esiste, ci sono tutta una serie di difficoltà che chi ha realizzato le casse del Secchia a suo tempo non ha incontrato. Perché le casse si collocano in una posizione di rete idrografica e i benefici sono per chi sta a valle e il tutto dovrebbe essere regolato da un principio di solidarietà e anche di perequazione, nel senso di solidarietà di monte verso valle, ma anche di perequazione tra valle verso monte, e non sempre nella presentazione dei progetti riusciamo a fare comprendere l’importanza di sacrificare una parte del territorio a favore di chi sta a valle.
Per uscire dal contesto Emiliano, nella sistemazione del nodo idraulico di Milano, che sicuramente insieme a quello di Modena è il più complicato, è necessario realizzare una piccola cassa di espansione, un milione di metri cubi, dal costo molto elevato, penso che sia in discussione da cinque o sei anni, la cassa può essere realizzata nel territorio di tre comuni, e le giunte dei tre comuni sono più o meno cadute per l’opposizione della popolazione a questa cassa e la cassa è ancora in discussione.
Quindi ci sono interventi complessi, la cui realizzazione non è solo questione di risorse, ma sostanzialmente di convincimento, diciamo di rafforzamento nell’ambito del bacino delle relazioni di solidarietà tra monte e valle, che possono anche passare attraverso ovviamente il pagamento di incentivi, di indennizzi. Questo è un problema, che se non si affronta, ovviamente, il problema è al livello nazionale, se non si riesce ad affrontare, molti degli interventi più complessi sono di difficile realizzazione.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Ora sentiamo il direttore dell’Agenzia del fiume Po, l’ing. Fortunato, poi apriamo il dibattito, quindi chi si vuole prenotare per intervenire lo può fare.
Ingegnere Luigi FORTUNATO - Direttore Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPO)
Buongiorno a tutti. Partecipo volentieri a questa occasione di incontro, richiesto e convocato perché è la prima occasione per l’Agenzia di uscire per così dire allo scoperto, in maniera formale, dopo un mese di pressione innanzitutto operativa, perché la nostra prima attività è stata quella di intervenire per ricondurre il danno e ripararlo e in qualche modo ridurre o lenire le sofferenze e i disagi che si sono creati con la rottura dell’argine del Secchia, quindi da una parte operativa, e dall’altra se volete, mediatica o comunque generale nei confronti dell’Agenzia, indicata, devo dire con straordinaria rapidità e una sicurezza che mi ha sorpreso, come responsabile di quello che è avvenuto.
L’AIPO nasce in sequenza, quindi non dalle ceneri, ma in sequenza, al Magistrato per il Po, nel 2003 quando, a seguito di quattro leggi regionali aventi lo stesso contenuto, fu raggiunta quella intesa, che la legge dello Stato richiedeva perché si maturasse il passaggio di competenze dal Ministero Lavori pubblici - allora il Magistrato per il Po era un ente, un istituto che dipendeva dal Ministero - e le Regioni. Le Regioni scelsero questo tipo di struttura, che in realtà proseguiva, grossomodo, l’attività gestionale nell’ambito di un reticolo idrografico che era grossomodo individuato secondo i criteri che sono ancora in qualche misura in vigore, sono leggi dello Stato, anche se molto vecchie, del 1904, del 1933, che classificano le opere idrauliche secondo livelli di importanza. Insomma il Magistrato per Po operava sulle prime e seconde categorie, con anche un servizio di piena e poi anche sulle cosiddette terze categorie. Ma senza entrare in questo dettaglio il Magistrato e AIPO hanno agito e agiscono, in sostanza, sul reticolo principale del bacino del fiume. Agiscono come soggetti gestori e rispetto al Magistrato per il Po, AIPO ha dovuto, negli anni che sono venuti dopo il 2003 e fino a tutt’oggi praticamente, attrezzarsi per tutte quelle funzioni che non erano previste dal Magistrato per il Po, ma che sono invece previste, necessarie più che previste, nell’ambito di un ente pubblico che ha autonomia di bilancio, autonomia amministrativa, contabile, gestionale, e quindi mi riferisco al fatto di avere un bilancio - prima il Magistrato era nel bilancio dello Stato - di avere una gestione del personale e una gestione delle partite contabili, di pagamento, di entrate e di uscita della spesa, che prima era affidata all’Ufficio della ragioneria dello Stato.
Questo per inquadrare, grossomodo, in questi anni, la dinamica di questa amministrazione, che ripeto cura, come core business, se volete, perché non è l’unica attività che svolge, la gestione e manutenzione della rete idrografica del bacino del Po, quindi il fiume Po, principalmente, fino a oltre Torino, dal Delta fino a oltre Torino, e i principali affluenti in sinistra idraulica fino ai laghi, ai grandi laghi alpini, Ticino fino al Lago Maggiore, etc., in destra idraulica grossomodo fino alla Via Emilia, per capirci, o comunque negli affluenti che hanno le casse di espansione e di laminazione delle piene, che sono cinque, fino alla cassa di espansione compresa, che sono il Parma, il Crostolo, l’Enza, il Secchia e il Panaro.
Il 19 gennaio è accaduto un fatto che a nostro modo di vedere, e leggere le documentazioni che abbiamo potuto raccogliere, che sono principalmente fotografiche e di conoscenza dei luoghi, è accaduto un fatto che non era prevedibile e che non dovrebbe presentarsi nell’ambito di una rete di difesa idraulica, che difende un territorio come quello modenese; in realtà non è possibile un’assunzione di garanzia tale da garantire nei confronti di eventi di questo tipo, nell’ambito di una gestione di un reticolo come quello che gestisce AIPO…,sarebbe un po’ come chiedere al capo della polizia di una metropoli che non ci fossero più reati. Si può contrastare il fenomeno reato, si può cercare di catturare, di prendere i colpevoli, ma non si può garantire che non si ripresenti un fatto del genere. Questo perché i fenomeni naturali sono tali e talmente vari e così a loro volta imprevedibili, che ripeto non è possibile astrattamente dare una garanzia, un’assunzione di garanzia di questo tipo. Altra cosa è poi verificare se nella fattispecie vi siano stati comportamenti, da parte dell’Agenzia, dei suoi dipendenti, del direttore, dei dirigenti, dei funzionari o da quanti altri, tali per cui questo fenomeno avrebbe dovuto essere visto, monitorato e scoperto e contrastato.
Noi di fenomeni che potrebbero causare potenzialmente gravi danni ne affrontiamo parecchi, molti, nell’arco di un anno sono almeno qualche decina; mi riferisco sempre all’ambito diciamo emiliano, ma potremmo parlare anche proprio dell’ambito modenese ci sono sicuramente molte unità. Nel dicembre 2013 ne avevamo giusto appunto affrontato uno analogo, ma questo ovviamente rappresenta la nostra attività, attività che come diceva anche prima il Segretario dell’Autorità di bacino ha portato e porta a una constatazione che può sembrare a valle di un evento di questo tipo, come dire, poco riguardosa, ma che è sostanzialmente vera, e cioè che gli eventi di questo tipo nell’ambito di un sistema di difesa così articolato, ampio e complesso e così vulnerabile, specialmente negli ultimi anni, per le modifiche climatiche anche, ma soprattutto antropiche, gli eventi di questo tipo sostanzialmente sono stati molto pochi e molto limitati.
Voi sapete che vi sono una serie di esperti, professori universitari, che sono stati chiamati dalla Regione a verificare le cause, e quindi su questo credo attendiamo tutti di sapere, di conoscere l’esito di queste verifiche e capire se è possibile individuare, e quali sono, in questo caso, i motivi che stanno alla base di quello che è successo.
Io ho lasciato agli atti di questa Commissione un fascicoletto con alcune documentazioni, la prima è una sintetica relazione con le considerazioni che in parte sto facendo e vi sto esponendo, poi vi è un diario degli eventi molto sommario, da implementare e completare ulteriormente, delle attività svolte da domenica 19 gennaio fino a quello che consideriamo, sostanzialmente, la fine della fase acuta, che è tra il 10 e il 14 di febbraio, e poi vi sono una serie di documentazioni relative a molti di quei temi che sono esplosi nella “baraonda mediatica”, se mi consentite un termine un po’ forte, che si è sviluppata e si è, come dire, appoggiata all’evento in se, estremamente pesante e nessuno le vuole negare: e quindi chi è AIPO?, che cosa fa?, quanto costa?, come è organizzato?, che cosa combina?, lavora bene?, ma sono tutti a casa, non tutti a casa, etc.. Abbiamo cercato, ovviamente, con la sintesi, e quindi non con la approssimazione, ma la stringatezza che comporta scrivere la propria connotazione nell’ambito di una paginetta, di dare alcuni numeri che secondo noi sono abbastanza significativi e rappresentativi della attività dell’Agenzia, attività che si fonda, innanzitutto su una competenza e una tradizione di conoscenza delle dinamiche di idraulica fluviale, che poi molti pensano di conoscere, ma sono un tema estremamente delicato e complesso, e difficile da comunicare, quando epidermicamente si ritiene di essere convinti di qualche cosa per avere visto: il fiume si vede e poi pare facilmente interpretabile. Spesso l’interpretazione così sensoriale porta fuori….però questa tradizione, questa conoscenza è stata tramandata attraverso molti dei tecnici che poi sono quelli che appartenevano al Magistrato per il Po e per fortuna qualche altro anche che, nonostante i vincoli che voi conoscete molto bene sulle spese per il personale, siamo riusciti a integrare. Questa conoscenza, tecnica, ritengo abbia fatto sì che nonostante tutto e nonostante gli elementi che ha appena tratteggiato il dott. Puma e che riguardano le risorse umane, quelle finanziarie, il quadro normativo e le regole che stanno intorno, il peso sempre maggiore che si ha di attività amministrativa rispetto all’attività squisitamente tecnica, bene, ciò nonostante la rete idrografica del Po si trova nella situazione in cui è, che è una situazione dove in maniera generale, esiste un controllo diffuso, regolare, non ottimale, si potrebbe fare di più, ma sostanzialmente competente. Questo è quello che mi sento di dire, io ho personalmente trentacinque anni di esperienza quasi tutti sui temi dell’idraulica fluviale, sono ingegnere idraulico e ho avuto la fortuna nella mia vita di fare il mestiere per cui avevo studiato e negli ultimi 6 anni sono il Magistrato per il Po, prima dirigevo la Difesa del suolo in Regione Veneto, e la Protezione civile in Regione Veneto e devo dire che la competenza che ho trovato presso il Magistrato per il Po, ripeto, con queste condizioni di contorno molto pesanti che rendono l’ attività tecnica ancora più impegnativa di quanto non sia. Lavorare in pubbliche amministrazioni, come quelle che sono tratteggiate e condizionate oggi, con il quadro normativo vigente, è faticoso. Se devo esprimere la sensazione che si ha del dovere fare quello che noi facciamo è quella di fatica, perché il lavoro sarebbe bello, sarebbe appassionante. Io sono pieno di colleghi che amano quello che fanno e lo fanno con grande impegno e molto al di là di quello che verrebbe loro chiesto, perché qualcuno può averlo constatato in questo ultimo mese, però alla fine è molto faticoso. Ve lo dico perché è un’occasione per dirlo, non credo che le soluzioni siano dietro l’angolo, si tratta di lavorare tutti sapendo i limiti e le conoscenze di tutti noi.
Trovate nella documentazione che vi abbiamo lasciato in atti le dinamiche di spesa di AIPO, contrariamente a quello che qualche giornale ha riportato, AIPO non ha una autonomia di bilancio, quindi non può disporre al di là delle manutenzioni, per le quali ha somme a loro volta abbastanza limitate, non può disporre autonomamente di fondi per interventi strutturali, se non in situazioni particolarmente eccezionali e grazie, lo devo dire, a una conduzione virtuosa dei fondi ordinari, che consentono di avere a volte qualche piccola economia da riutilizzare. Noi siamo soggetti gestori e attuatori, quindi operiamo in relazione a quello - parlo in termini strutturali - che è la programmazione di cui prima parlava Puma, cioè il finanziamento e la programmazione e in caduta c’è poi anche la realizzazione delle opere che viene fatta nei reticoli di competenza da AIPO.
Ecco, questo è in sintesi, ovviamente, ci saranno penso domande e precisazioni, magari mi riservo di scendere più nei dettagli a seguito degli interessi di qualcuno dei consiglieri presenti.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Il materiale che c’è stato consegnato verrà distribuito, chiaramente, a tutti i consiglieri, ha chiesto di intervenire il consigliere Favia.
Esce il consigliere Casadei.
Consigliere Giovanni FAVIA
Grazie Presidente, dividerò le mie domande in due interventi per non appesantire troppo la discussione, e per facilitare il dibattito.
Volevo innanzitutto capire una cosa, che ho chiesto anche in sede di question time, interrogazione a risposta immediata. Lei ingegnere Fortunato ha dichiarato in una intervista che AIPO aveva denunciato la situazione di criticità e che la responsabilità non è di AIPO in quanto non si autofinanzia, ma fa con le risorse che ha disponibili. A me interessa capire questo suo scambio con la Giunta della Regione Emilia-Romagna, ovvero mi interesserebbe capire quale grado di criticità lei avesse segnalato e con quali potenziali conseguenze, ovvero se lei ha informato la politica del rischio che in assenza di ulteriori finanziamenti e quindi interventi il nostro territorio avrebbe corso.
Vorrei poi chiederle, sull’utilizzo delle risorse che invece avete a disposizione, con che percentuale riuscite a impegnarle e quelle impegnate con che modalità di affidamento, ovvero vorrei una breve relazione su come utilizzate i vostri fornitori, prestatori di servizio, con quale livello di pubblicazione, non solo per la parte dei costi o per l’eventuale parte di affidamento, ma anche per gli interventi che svolgono, proprio oggi apprendiamo la notizia che non risulta agli inquirenti la geolocalizzazione degli interventi effettuati sugli argini.
Come mai questo tipo di interventi non sono pubblici, oggi con costi estremamente bassi si potrebbe rendere il proprio lavoro trasparente, accessibile non solo ai cittadini, ma anche a chi ha il dovere di controllare a livello, diciamo, amministrativo e politico, e in successione ai lavori che vengono svolti dalle aziende che voi ingaggiate, quali controlli effettuate su questi lavori.
Proprio nel punto in cui l’argine si è rotto, è stato detto che erano stati effettuati da poco interventi; volevo sapere chi aveva effettuato i controlli su questo lavoro, se vi sia una relazione scritta, un verbale di controllo, e che esito questo racconti, in merito proprio ai lavori effettuati.
Volevo anche chiederle chi nella vostra pianta organica o quale posizione organizzativa o quale ufficio si occupa di fauna selvatica, perché credo che sia un tema, quello del rapporto tra fauna selvatica e manutenzione degli argini, che debba essere attenzionato e su cui immagino che abbiate creato anche delle competenze in tutti questi anni. Sono almeno venti anni che se ne parla, quindi sapere chi è il vostro funzionario o il vostro dirigente, che ha competenza in materia, e che tipo di relazioni, di provvedimenti, abbia proposto per risolvere le criticità di questi fenomeni.
Le chiedo anche se vi sia stata sempre la sua disponibilità o in caso contrario latitanza, e per quale motivo, agli incontri con i sindaci; abbiamo letto di sindaci che hanno denunciato una vostra assenza alle riunioni svolte sul territorio e poi le chiedo anche informazioni in merito alla chiusura dell’ufficio AIPO di Reggio Emilia, dove il nostro assessore in sede di Comitato di indirizzo ha espresso parere negativo, mentre lei nella figura del direttore ha approvato e proposto la chiusura. Dico questo perché anche avere presidi sul territorio, credo che sia importante, ma lei mi saprà dare valutazioni tecniche che io non ho, magari, sulla giustezza di questa scelta.
Chiedo anche informazioni sulla lettera che hanno scritto i sindacati, in merito non solo al tema delle indennità, questo adesso è un tema che non riguarda la sicurezza idraulica, ma sul tema della non organizzazione, secondo loro sulla disorganizzazione all’interno di AIPO, lettera che è rimasta lettera morta.
Poi una domanda invece qui alla Regione, visto che abbiamo anche l’assessore Peri e l’assessore Gazzolo, io capisco che ci sia una delega nel suo assessorato, Peri, per il tema delle reti e quindi della navigazione, anche, il tema della mobilità, però io credo che la funzione primaria di AIPO non sia, visto l’argomento, quella della navigazione del Po, ma sia quella proprio della sicurezza. Non sarebbe più giusto che nel Comitato di indirizzo, a rappresentare la Regione, fosse l’assessore Gazzolo? Perché è un po’ strano che un assessore che si occupa di mobilità, si trovi adesso coinvolto in tutta una discussione su che cosa ha fatto la Regione e come ha espresso i suoi indirizzi all’interno di AIPO, quando non ha competenze sul tema della sicurezza idraulica.
E chiedo anche se il tema del finanziamento, ultima cosa, sia un tema che afferisce o no alla Regione, assessore, perché se si dice una cosa secondo me molto grave: che ci dovrebbe essere un piano triennale, quindi un piano presuppone un finanziamento, e che questo piano dagli inizi degli anni 2000 non è stato fatto e si è agito solo in maniera straordinaria, questo è stato detto, poi io conosco in realtà un piano che ha presentato l’assessore Gazzolo, su cui abbiamo avuto una polemica sui costi, perché io ritengo che i costi siano minori nel dettaglio, quelli per la prevenzione e per la sicurezza idraulica, di quelli dichiarati dall’assessore, perché dobbiamo contare i fondi statali e quelli dati alla protezione civile, etc., e se quindi questo piano triennale sia inquadrato in una ottica straordinaria o se fossero quei piani triennali che l’ingegnere Fortunato ci ha raccontato essere mancanti.
Ultima, poi mi terrò per la seconda parte, anche in funzione delle risposte, è sulla Autorità di bacino. Vorrei capire esattamente come si accavallano le responsabilità tra AIPO e Autorità di Bacino. Non è a mio avviso stato chiaro. La domanda è chiara: è responsabilità della Autorità di bacino pianificare gli interventi? E di AIPO metterli in pratica? Perché questo a mio avviso cambia un po’ anche il centro del dibattito che c’è stato. Il problema è stato quello di interventi eseguiti male e quindi questo va in capo agli esecutori, o di una mancanza di interventi? Perché allora non è in capo, principalmente, ad AIPO, l’eventuale responsabilità se verrà, diciamo, e come verrà inquadrata, è responsabilità di chi pianifica! Quindi anche questo vorrei che fosse detto con chiarezza, chi doveva pianificare gli interventi? AIPO o l’Autorità di Bacino?
Ricordando che non siamo di fronte a una alluvione straordinaria, ma di fronte a una rottura di un argine, in un contesto di piovosità abbondante, ma non straordinaria.
Esce il consigliere Pollastri. Rientra il consigliere Casadei.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Ho al momento altre due richieste di intervento delle consigliere Noè e Meo.
Consigliera Silvia NOE’
Grazie Presidente e grazie a tutti gli ospiti che hanno accettato di partecipare a questo confronto su un tema che credo sia rilevante un po’ come l’evento del terremoto, per una provincia che purtroppo è perseguitata dagli eventi meteo, credo però che a differenza di quanto è successo con il terremoto, sul tema della alluvione sia opportuno venga fatta la dovuta chiarezza se questo evento era effettivamente prevedibile e gestibile. Ma soprattutto alla luce di quanto è successo, questo disastro, è possibile con una forte celerità intervenire di conseguenza.
Quindi sotto tre punti di vista vorrei articolare il mio intervento: la prima cosa è che secondo me noi dobbiamo prendere atto che un po’ questo clima, che è cambiato, ma è cambiato ormai anche da anni, non ci deve più permettere rispetto all’evento di cui stiamo discutendo, di poter dire che non eravamo in grado di prevederlo e quindi di affrontarlo.
Probabilmente ci sono anche stati eventi al livello europeo che hanno indotto la Comunità Europea a fare delle riflessioni sul rischio idraulico che hanno tutti i territori appartenenti alla Comunità Europea e quindi da lì a impostare tutta una serie di studi per valutare quello che è il rischio e la pericolosità ed eventuali inondazioni, così come è stato fatto, recependo la direttiva del 2007, come ha fatto lo Stato, a sua volta, recependola con un decreto legge e come ha fatto anche la Regione Emilia-Romagna quando ha deciso, per valutare questo rischio, di prendere a riferimento come fiume tipo, addirittura, il Secchia, facendone anche uno studio a modello.
Uno studio con tutta una serie di atti e di mappe, che rivelano quello che è il livello di rischio di questo fiume, partendo da un presupposto, che questo è un fiume che si inserisce, rispetto a una delle piantine che voi stessi avete elaborato, a una elevata densità urbanistica, densità urbanistica non solo dal punto di vista abitativo, ma anche dal punto di vista lavorativo, e che notoriamente sappiamo quanta percentuale del Pil produce.
Allora quando effettivamente si prende coscienza che stiamo anche studiando un fiume, che si inserisce in un contesto di un certo tipo, urbanistico e anche di carattere produttivo, io mi domando e dico…io sono andata a vedere che cosa ha analizzato lo studio, lo studio ha cercato di verificare dal punto di vista arginale se l’altezza dei medesimi era tale da esporre il fiume a un rischio di sormonto. Quindi è partita dal presupposto che il rischio e quella pericolosità che ci sollecitava l’Europa dipendesse da un fattore di altezza, perché lo stato di salute di quelli argini lo si dava scontatamente monitorato, non dico in buona salute, ma quanto meno monitorato.
Quello che purtroppo oggi emerge, da questo studio, è da un lato la presa d’atto che per l’evento che si è verificato lo stato di salute non era buono, perché non c’entra niente la cassa di espansione in tutta questa storia, perché la cassa di espansione era nelle condizioni di poter garantire la gestione del flusso che si è venuto a creare - già conclamato questo aspetto - ma probabilmente le buche, la manutenzione…è sufficiente andare sul fiume per rendersi conto che la manutenzione interna all’alveo del fiume è inesistente da anni! Quindi che non mi si venga a dire che a dicembre ci sono state delle iniziative, perché io non posso non prendere atto, al di là dello sfalcio, ammesso che lo sfalcio possa essere sufficiente, ma ripeto, se questo è lo sfalcio spiegatemi anche dove avete sfalciato, perché queste foto parlano, e non ho bisogno di sentire parole, ma vorrei capire al di là dello sfalcio e della manutenzione interna agli argini che in quel tratto è completamente assente, c’è anche una assenza totale di manutenzione per quanto riguarda la sedimentazione di quel letto di quel fiume, che ripeto le immagini parlano, basta andare a vedere i campi che sono stati inondati, che non sono più degni di essere chiamati campi, ma sembrano degli arenili, io per la prima volta ho visto in quella zona, come credo che li abbiano visto gli abitanti di quei posti, i gabbiani per l’acqua che c’era!
Quello che vorrei dire, al di là del chiarimento che giustamente mi darà, perché ho chiesto di convocare questa audizione proprio per avere questi chiarimenti, noi possiamo anche andare a controllare, cioè tenere monitorata l’ altezza degli argini, ma se non c’è una manutenzione adeguata, tale da poter consentire che il flusso dell’acqua sia alla velocità che deve, perché sennò abbiamo degli arresti, per effetto della scarsa manutenzione e della presenza vegetativa, e abbiamo un letto che non viene adeguatamente drenato, comportandone l’innalzamento e quindi successivamente da portare anche a un rischio di sormonto dell’argine, io ripeto ci sono aspetti che non mi sono chiari, così come non mi sono chiari dallo studio che è stato fatto che gli argini non sono solamente non sicuri per lo stato di salute per scarsa manutenzione, perché l’AIPO, la stessa Autorità di bacino, in queste mappe ha evidenziato proprio nel tratto che è stato coinvolto dalla frattura dell’argine e quindi tra il ponte dell’alta velocità e il ponte dell’Uccellino, e queste sono parole dell’Autorità di bacino, che quei tratti, per il rischio sormonto, sono inadeguati, al punto tale che c’è un quadro, nel punto di rottura, quindi la differenza tra la altezza massima dell’argine e la altezza del fiume, che è di 30 centimetri. Allora al di là di questi aspetti, per cui altro che manutenzione dobbiamo fare, c’è anche un aspetto, che secondo me le autorità competenti non hanno collaborato adeguatamente con chi, vivendo in quelle zone, più volte hanno sollecitato che c’era la necessità di intervenire in termini di manutenzione, anche perché non dimentichiamoci che i “frontisti”, diciamo così, non hanno purtroppo forse anche per fortuna, in determinate occasioni, la possibilità di pulire loro, perché per legge sono passibili di sanzione, quindi bisogna che assolutamente qualcuno…tu non puoi andare a pulire dentro un argine di un fiume, smuovere e rimuovere alberi, magari, giustamente, però nel momento in cui tu ti rendi conto che effettivamente la situazione merita un intervento e dietro continue sollecitazioni la manutenzione non avviene, saresti tentato e quindi io vorrei anche capire come mai nei periodi estivi, perché io l’ho chiesto a tutte le persone che hanno i terreni in quella zona, ho chiesto se hanno assistito a una manutenzione meritevole di riscontro, se d’estate, quando quei fiumi sono più in secca ed è molto più facile, ovviamente, fare manutenzione e vedere anche le eventuali tane di nutrie, ma mi dicono che è da molto tempo che non si vede una presenza dignitosa da essere classificata come reale manutenzione in questo senso.
Escono i consiglieri Bignami, Leoni e Villani.
E qui mi ricollego anche a quello che diceva il collega che mi ha preceduto, sarebbe interessante capire se è vero, come ho visto anche io, fotografando alcuni buchi, probabilmente di nutrie, di talpe o di volpi, cioè capire se è giunta l’ora di iniziare a coinvolgere in maniera più adeguata soggetti che possono essere interessati a collaborare nei giusti termini.
Allora vorrei anche capire se quel cartello che io vedo e che ho visto anche sulla cassa di espansione del Secchia, dove si dice che la manutenzione degli argini di quella cassa di espansione, ma anche in generale, se è stata affidata all’Ente parco, ma siamo certi che questo Ente parco abbia operato nelle condizioni adeguate? Aveva effettivamente le condizioni strutturali e oggettive, soggettive per garantire un certo tipo di manutenzione, che non di fronte a una alluvione di chissà quali dimensioni ha provocato quello che ha provocato? Allora io ho trascritto tra i pochi appunti, perché scusate, ma io non ho trovato tante affermazioni che mi interessassero dal punto di vista tecnico su quello che è successo e quindi speravo di avere molte più risposte negli interventi che ho appena sentito, però ho trascritto una frase, quella che diceva il dott. Fortunato, il controllo è stato regolare, diffuso, non ottimale. Perché il lavoro è faticoso! Ah, il lavoro di tutti è faticoso, e non oso immaginare quanto sia stato faticoso per chi si è ritrovato i terreni e le case inondate! Quindi attenzione a come ci si esprime! Se qui ci sono dei doveri che sono venuti meno!
E poi c’è un altro aspetto, mi riferisco e prendo spunto da una lettera scritta proprio dall’AIPO, e scusate, ma voglio citare proprio le parole dell’AIPO, dove a fronte di sollecitazioni di cittadini e di sindaci, c’è una risposta data da parte vostra l’anno scorso, dove si dice: “Il terzo fattore concorrente di una situazione che dal punto di vista idraulico presenta delle carenze è da ricercarsi nella progressiva perdita di volume della cassa di espansione di Rubiera, a causa dell’apporto di sedimenti.”, lo avete detto voi, apporto di sedimenti, quindi manutenzione.
Allora io vorrei chiedervi questo, l’altro giorno in Assemblea l’Assessore mi ha dato un chiarimento, rispetto alla prospettiva dell’ampliamento della cassa di espansione dicendo che c’è questo stanziamento di 4,3 milioni di euro e mi si dice che la progettazione è in fase avanzata e si è in attesa del trasferimento delle relative somme da parte del Ministero. Allora questa storia dell’ampliamento della cassa di espansione, come effettivamente è la vera grande tutela di un rischio idraulico al di là del monitoraggio, perché qui stiamo rincorrendo la manutenzione degli argini, però probabilmente la prima cosa da farsi è verificare fino a che punto questa cassa di espansione, oggi a tutela del Secchia, sia da ampliare o meno, peraltro è già stato ribadito che va ampliata.
Io non riesco a spiegarmi, di fronte alla necessità di recuperare dei volumi per contenere altra acqua del fiume, sono andata a visitare tutta la cassa sabato scorso, come mai in quelle aree circostanti la cassa di espansione, che ovviamente saranno le aree interessate per l’eventuale esproprio e per il successivo ampliamento, peraltro pratica che mi risulta in essere da anni e anni, lei non può venirmi a dire che un tempo una cassa di espansione si faceva in quattro anni e oggi ci vogliono venti anni, a chi di dovere, scusi! Io voglio sapere come mai! Se effettivamente stiamo ragionando di un ampliamento della cassa di espansione, io prendo atto, girando attorno alla cassa del Secchia, che oggi ci sono impianti palificazione elettrica, opere della Snam, ma se effettivamente quell’ opera di amplificazione era nella prospettiva del da farsi, come mai abbiamo permesso che nel frattempo altri interessi siano subentrati e abbiano avuto la priorità monopolizzando determinati terreni e ad oggi imponendoci di fare un ampliamento che sacrifica diverse migliaia, che comporta una riduzione del volume della cassa stessa. Questo per dirvi che politicamente qui c’è un ruolo che non viene esercitato secondo me nella dovuta maniera, perché se dal punto di vista idraulico la cassa va ampliata, quella è una priorità che va perseguita al di là di ogni interferenza che poi successivamente si presenta. E quindi io voglio capire come mai in questi ultimi anni siamo pieni di pali della luce e anche di interventi Snam, non me lo spiego! E soprattutto non mi spiego, e questa è la parte di intervento che è finalizzata a capire in futuro come ci rapporteremo a questa situazione, oggi mi si dice che la cifra stanziata sarà di 4,3 milioni, allora come pensiamo di poter affrontare un ampliamento di una cassa - ho la trascrizione di questo atto assessore, riferisco quello che lei mi dice – con 4,3 milioni di euro non facciamo l’esproprio e tutti i lavori di escavazione. Allora bisogna che qui ci rendiamo conto, anche dal punto di vista politico, se questa opera si deve fare, se non sia il caso, eventualmente, di prendere in considerazione l’ipotesi del concambio e quindi da lì valutare, con tutta una serie di azioni virtuose dal punto di vista economico, l’opportunità di realizzare un ampliamento con le risorse che sono a disposizione.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Per rendere il nostro momento di ascolto, confronto, più produttivo, con il consenso della consigliera Meo darei la parola all’ing. Fortunato per una prima serie di risposte perché altrimenti si accumulano troppi quesiti e facciamo fatica.
Ingegnere Luigi FORTUNATO
A parte appunto i quesiti, che sono una marea, preciso che non vorrei essere frainteso sul tema fatica, nel senso che non è il lavoro faticoso, ma sono a volte le condizioni in cui ci si deve trovare a operare, se vuole, ma dobbiamo condividere questo concetto, nel senso che io non mi sogno assolutamente di dire che noi non facciamo fatica, in qualsiasi momento può venire a vedere, il nostro lavoro è impegnativo, ma anche come dicevo prima molto bello e interessante, ci sono delle condizioni del contorno che sfuggono alla nostra possibilità di gestire le nostre funzioni, che rendono questo lavoro faticoso, per la maggiore garanzia. Se voi pensate tutta la normativa più recente, finalizzata al controllo di questa pubblica amministrazione, composta, per lo più, da sciagurati tendenti a delinquere, che nascondono le carte, che cercano di fregare con gli appalti, perché è questa l’idea generale che ci si fa e quindi la normativa, lotta alla corruzione, trasparenza, tutto questo, che sono leggi dello Stato e quindi vanno rispettate, però comporta un surplus di oneri, per cui per un tecnico che lavora non bastano due amministrativi dietro che lo supportano e questi amministrativi non lavorano per il lavoro, ma lavorano per sostenere un sistema, ma questo non è solo in AIPO, ma è in tutte le pubbliche amministrazioni, chi di voi ha esperienza di management di pubblica amministrazione il problema è questo, bisogna rispondere a una miriade di incombenze di carattere amministrativo giuste o sbagliate, non sta certamente a me giudicarlo, che comportano una notevole fatica quando le risorse sono poche, se sono illimitate non ci si accorge nemmeno. Quindi vorrei puntualizzare questo.
Poi la seconda puntualizzazione, che è fondamentale, che è di merito tecnico è la seguente: noi quando parliamo di manutenzione, parliamo di manutenzione di opere idrauliche, sia chiaro questo. Quindi quando noi parliamo di manutenzione, parliamo di manutenzione degli argini! Non interveniamo se non eccezionalmente negli alvei. E mai abbiamo detto che la manutenzione è di tutta la fascia fluviale, anche perché lasciamo perdere i costi, per cui non avremmo le risorse, considerate che la differenza di costo tra intervenire su opere come le arginature, che hanno una manutenzione abbastanza costante, e che quindi non presentano, per esempio, arbusti o piante d’alto fusto, rispetto a una manutenzione di un alveo “naturale”, il rapporto è di circa uno a venti di costi di risorse, un metro quadrato costa uno (il metro quadrato in realtà costa una frazione di euro, lo sfalcio di un argine), il metro quadrato di intervento in alveo costa venti. Ma a prescindere da questo vi è tutta una differenza di procedure per cui mi viene in mente abbastanza casualmente, leggevo qualche giorno fa il rapporto di un mio collaboratore, datato 15 dicembre 2013, che mi riferiva sugli ultimi sforzi per arrivare ad un accordo per una condivisa gestione dell’alveo del Secchia in territorio Lombardo, nel mantovano, accordo su cui lavoriamo da anni, quindi i temi ci sono noti, solo che i problemi che sorgono nell’intervenire all’interno di un alveo sono ben diversi da un punto di vista procedurale e di risorse, rispetto a quelli della manutenzione delle opere idrauliche, dove noi siamo veramente il “dominus”, entro certi limiti anche lì, ma siamo il dominus. Ai tempi della cassa del Secchia organizzata in quattro anni, è vero che l’Autorità idraulica era molto più dominus di quanto non sia oggi, ma non è per rimpianto, forse era sbagliato allora e forse è più giusto adesso, forse si tratta di sistemare un po’ meglio le situazioni che ci sono.
Sintetizzando quello che è stato chiesto dal consigliere Favia, il problema delle criticità, usciamo dal fatto in sé del 19, della rottura, perché quella ripeto noi la riteniamo non prevedibile e quindi non avremmo mai potuto segnalarla come criticità locale, ma sarebbe stato assurdo segnalarla, perché se avessimo trovato una situazione di deficienza arginale, limitata a una decina di metri saremmo intervenuti, punto e basta, chiaro, come facciamo in mille altre occasioni.
Esce il consigliere Paruolo.
C’è lo scavernamento, c’è la frana che incide in maniera significativa, poi non ditemi che ci sono frane diffuse, lo sappiamo benissimo, ma sappiamo anche valutare quando queste frane iniziano a essere pericolose, e interveniamo, regolarmente. Guardate i dati, in regime di somma urgenza, con interventi di manutenzione straordinaria, si interviene sulle opere idrauliche.
Se invece la domanda come mi pare fosse era orientata a dire ma AIPO conosceva che.. e ha segnalato a.. mi scusi, consigliere, non era necessario segnalarlo! Nel 2004 è scritto, ma lo si sapeva anche prima, che le condizioni locali di sicurezza idraulica non fossero ottimali, che le arginature di Secchia presentassero delle carenze dell’ordine della decina di centimetri, sulla piena duecentennale, è cosa detta e risaputa, forse voi lo avete scoperto adesso, ma vi assicuro che nell’ambiente nostro, ma dei frontisti, i sindaci lo sapevano, i sindaci frontisti lo sanno benissimo, è scritto, riscritto, affermato e ridetto, quindi smettiamola di fare “oh!”. Ecco, è una situazione nota! Volete sistemare gli argini del Secchia? Bene, sono 50 milioni di euro! Allora signori miei veniamo al nocciolo di questo problema: sulla difesa del suolo nessuno investe! Perché passato questo evento, tra qualche settimana, ve ne fregherete pure voi, perché questa è la mia esperienza di trentacinque anni, e non siete in grado di smentirla! La mia esperienza è questa! Nel momento in cui bisogna scegliere l’allocazione delle risorse al livello nazionale nei vari settori la politica nazionale fa delle scelte, che io non mi sento di contestare, perché non sono politico, e non ho quei livelli di valutazione, probabilmente sono vere, è meglio la sanità, sono migliori le autostrade, non lo so, ma l’effetto è questo! Che sulla difesa del suolo si investe poco! E diciamolo però! Perché spendere per manutenzione 18 milioni di euro su 3 mila e 800 chilometri di reticolo all’anno è poco! Che poi sia anche faticoso è una mia lamentazione, ma che sia poco è un dato di fatto! Allora qui se non si entra nella testa, come forse qualche volta è entrato occasionalmente nella testa che chi inquina paga, se non entra nella testa che la sicurezza del territorio si paga, non ne veniamo fuori.
La Regione Emilia-Romagna incassa i soldi per il demanio idrico, potrebbero essere riutilizzati, ma politicamente sceglie di utilizzarli in parte, allocandone degli altri, sono scelte, che io non mi sento di criticare, però io dico una cosa, l’ho già detta, i miei collaboratori rideranno, credo che tutti noi paghiamo il canone RAI, sono un centinaio di euro all’anno, lo paghiamo e non protestiamo, cioè qualcuno borbotta, però paghiamo 100 euro l’anno per famiglia, perché abbiamo una scatola di latta, non perché la guardiamo, perché l’ abbiamo! Bene, per la sicurezza, con gli stessi soldi saremmo a posto! Eppure non si fa! Allora dopo che si è rotto l’argine si va in cerca del colpevole, che è facile trovare, in fondo alla catena alimentare, appeso lì, sta quello lì che dice: “Ma come, non ti sei accorto che si doveva rompere l’argine? Questi venti metri dentro il tuo piccolo reticolo, dovevi vedere che si rompevano!”. Signori miei, dite quello che volete, però la mia risposta è quella che vi ho detto!
Noi facciamo i nostri lavori, rispondo al consigliere, secondo le norme previste dal codice dei contratti pubblici e quindi l’affidamento dei lavori, la sua domanda è in linea con l’idea media che ha la pubblica opinione che noi siamo colpevoli di reato di appalto, per cui noi quando appaltiamo chissà che cosa combiniamo, sotto i nostri tavoli o sopra i nostri tavoli, chissà quali straordinarie porcherie. Lei si sorprenderà, ma si può anche appaltare con regolarità! E allora noi appaltiamo in base d’asta, lavori in economia se rispondono alle caratteristiche di lavori in economia, sostanzialmente manutenzioni ordinarie e straordinarie, questi sono lavori in economia e fino a una soglia di 200 mila euro, che può essere superata in determinate condizioni o tramite procedure aperte o negoziate, e quindi con offerte o al massimo ribasso o cosiddette economicamente più vantaggiose.
La fauna: la Commissione dirà le cause, quindi che poi non salti fuori, come è già successo, che noi diamo colpa alla fauna di questa rottura, noi diciamo che constatiamo un incremento preoccupante di presenza di scavernamenti, quindi di mancanza di sostanza nei nostri corpi arginali, per lo più collegabile o collegata, nel senso che ci troviamo dentro un animale, alla presenza di una serie abbastanza ampia di animali, la nutria, che in tutto questo contesto devo dirvi su arginature come quelle di Po è tutto sommato la meno preoccupante, è un animale semiacquatico, quindi fa le tane al livello ordinario del fiume e quindi piuttosto basse, e si mantiene a quel livello lì. Volpi, tassi, istrici, conigli selvatici, ci sono parecchi animali che fanno le loro tane, sono pericolosi gli animali che fanno tane più ampie, e soprattutto quelli che fanno le tane passanti. E cioè che hanno una uscita sia a fiume che a campagna, perché questo è l’innesco di un movimento d’acqua che vuota l’argine, trasportando fuori materiale.
Rientrano i consiglieri Leoni e Paruolo.
Però che questo evento del 19 sia legato a un fatto di questo tipo, noi non abbiamo la certezza, la prova. Io sono convinto che comunque sia stato un evento, tanto per rispondere in modo più tecnico, non so se era questo che lei si aspettava di più tecnico, io mi sono fatto la convinzione che questo evento sia dovuto comunque allo sfiancamento del corpo originale localizzato. Lo sfiancamento vuole dire che non è stato tracimato, ed è ovvio, lei prenda una qualsiasi foto, vede il livello del Secchia che è due metri e mezzo, tre metri, sotto la sommità arginale. Quindi non è stato sormontato, si è seduto, si è creata una voragine per cui è passata l’acqua, dopodiché una volta passata l’acqua rapidamente è crollata la parte sopra e ha aperto la falla. Però voglio dire le cause sono sotto indagine, sotto inchiesta e quindi vedremo se verranno fuori delle soluzioni definitive. Sulla fauna noi abbiamo una posizione nella nostra organizzazione che si occupa in linea generale degli aspetti più squisitamente ambientali, quindi rapporti con gli enti parco, rapporti con tutti gli aspetti che citavo prima, il rapporto che citavo prima è fatto da questo funzionario, e quindi anche della presenza di animali all’interno della fascia fluviale. Presenza per contrastare la quale non si può fare altro in questo momento, anche se qualche idea, le idee stanno maturando, speriamo, non si può fare altro, in mancanza della possibilità di introdurre degli elementi biologici di contrasto per questo tipo di animali, che cercare di tappare i fori che vuole dire che sostanzialmente l’animale si sposta e se crede, se non sceglie qualche altro sedime meno pericoloso, se crede rifà altrove la sua tana, quindi è un po’ un inseguimento. A volte siamo intervenuti mettendo delle griglie metalliche, cosa che a me francamente non piace molto per motivi, se volete, non estetici, ma funzionali, cioè non mi piace pensare a un argine, che è un corpo interno, tutto sommato naturale, con queste griglie, che ancorché nascoste e in qualche modo mascherate, sono comunque una rete elettrosaldata di ferro e di acciaio. Le volpi, per esempio, riescono a sollevarle e passarci in mezzo. È un lavoro impegnativo, ma che credo vada gestito con pazienza e con costanza. Quindi noi in questo diciamo ci siamo in parte attrezzati, con i limiti di risorse anche umane che abbiamo.
Poi il consigliere Favia parlava dell’ufficio di Reggio Emilia: il presidio di Reggio Emilia non è chiuso, non so perché è venuto fuori questo discorso della chiusura dell’ufficio di Reggio Emilia, questo è aperto, c’è un badge, se uno ha il badge di AIPO può marcare entrata e uscita, il problema è di risorse umane, di allocazione di risorse umane. Cioè nell’ufficio di Reggio Emilia non c’è mai stato, dai tempi del Magistrato del Po, una presenza formidabile di persone, credo che siano stati al massimo cinque, e tre anni fa erano due, di cui uno marcava la presenza a Reggio Emilia e veniva a lavorare a Parma. Il problema di Reggio Emilia è un problema, se mi consentite, interno ad AIPO, nel senso che il presidio di AIPO a Reggio Emilia è comunque garantito, perché abbiamo Boretto, sede dei laboratori, e dal 2010, da quando la Regione Emilia-Romagna ha distaccato i dipendenti ex ARNI ed ora Regione Emilia-Romagna in AIPO, abbiamo anche la sede AIPO della navigazione interna emiliana, però è una questione di carattere logistico e organizzativo, il dirigente dell’area emiliana, che peraltro adesso sta uscendo dal servizio attivo, sta andando in quiescenza, ha collocato lì le persone e le sue risorse perché ha ritenuto che nel polo di Parma si potessero polarizzare anche le competenze di Reggio Emilia e l’ufficio di Reggio Emilia in questo momento è un presidio idraulico di secondo livello, cioè è una sede di lavoro. Noi siamo organizzati in una sede principale, in 12 presidi di primo livello e in 24 presidi di secondo livello, sono tutte sedi di lavoro, cioè posti dove la gente va con la sua tessera e marca il tempo. Poi se è personale idraulico nove volte su dieci monta su una Panda e va in giro per gli argini a fare il suo mestiere di sorvegliante idraulico. Questa è l’organizzazione banalizzata all’estremo.
I rapporti con i sindaci: con i sindaci dell’area modenese direi che ho avuto parecchi rapporti, devo dire, dovrei guardare tutti i miei appunti per tirare fuori quante volte, ma mi ricordo almeno un paio di riunioni pubbliche serali, almeno tre incontri con gruppi di sindaci, direi più della bassa, Concordia, e con Modena, rapporti quasi costanti, Modena curava la manutenzione del Naviglio di Modena fino a qualche anno fa, quindi rapporti che possono essere migliori… sì, se prendete due direttori, possono dividersi meglio il lavoro, credo che chi mi conosce sa che non mi nego a nessun tipo di confronto, poi può essere non soddisfacente o ritenuto tale.
Ecco, sulla lettera dei sindacati, l’organizzazione per presidi, a parte che è delineata nella direttiva, non so, ditemi se vi interessa, perché esuliamo parecchio dall’evento, però posso illustrare al consigliere direttamente se vi interessa la nostra posizione, però, ma rischio di essere frainteso come prima con la fatica, non vorrei mai essere frainteso, in due parole i presidi sono la risposta che AIPO cerca di dare in termini di presenza territoriale, prendendo atto che non è possibile e non sarà possibile, nel medio e lungo termine, avere un numero di dipendenti tali da garantirla nel modo così fitto e intenso qual era quello che aveva previsto il Magistrato per il Po, previsto, mai ottenuto eh! L’ultimo Presidente fu Telesca, che era direttore di AIPO e Presidente contemporaneamente, per sei mesi, del Magistrato per il Po, però l’ultimo vero Presidente del Magistrato per il Po è stato l’ingegnere Reali, persona di grande competenza e di grandi capacità, che aveva fatto una proposta organizzativa al Ministero dei Lavori pubblici in cui, abbiamo la documentazione, chiedeva come personale idraulico 227 sorveglianti e 90 ufficiali idraulici, invece di tutto il personale siamo meno di quello che il Presidente del Magistrato per il Po chiedeva solo per il personale idraulico.
Consigliera Noè
Ma chi è che deve intervenire nell’alveo?
Ingegnere Luigi FORTUNATO
Per l’alveo bisogna fare dei progetti di gestione, può intervenire anche il privato, non è vero che il privato non possa intervenire, di fatti l’obiettivo è proprio quello di sollecitare l’intervento da parte di privati.
Consigliera Silvia NOE’
No, vorrei sapere, siccome lei mi ha detto prima che AIPO è competente solo sugli argini, chi è incompetente nell’alveo? Per la sedimentazione, chi deve pulire i letti dei fiumi?.
Ingegnere Luigi FORTUNATO
Si vede che non mi spiego bene. Non ho detto che non siamo competenti nell’alveo. Ho detto che la nostra manutenzione la facciamo solo sulle opere idrauliche. Se dobbiamo intervenire nell’alveo dobbiamo fare progetti specifici di intervento nell’alveo, che hanno una procedura e un costo assolutamente diversi da quelli di manutenzione, quindi quando noi diciamo che spendiamo 18 milioni l’anno di manutenzione, li spendiamo sulle opere idrauliche, lo abbiamo sempre detto! Quei soldi sono insufficienti per fare una corretta manutenzione, sono…non clamorosamente insufficienti, ma se ce ne fossero di più sarebbe meglio, però quei soldi ci consentono di tenere il reticolo di AIPO in una condizione di manutenzione delle opere. Se lei fa un chilometro di sistemazione di alveo all’interno dell’alveo deve fare un progetto, spende, probabilmente, qualche cosa intorno quasi al milione di euro, di sicuro tra 500 mila e un milione di euro, e si porta a casa della legna che probabilmente può essere utile data in concessione a dei privati. Il lavoro che stiamo facendo, anche in Emilia Romagna, ci arriveremo anche lì, in qualche caso è stato addirittura fatto questo, cioè taglio di vegetazione e di piante in alveo dato in concessione al privato, è però uno strumento da sistemare e da mettere a punto, perché non è così semplice, poi, in termini di controllo e di esecuzione e di gestione di questo, perché comunque vuole dire che ci sono mezzi d’opera, operatori, che non dipendono da AIPO, né da autorità idraulica, né da chi ha dato la concessione, che entrano nell’alveo e operano all’interno dell’alveo, quindi è, probabilmente, uno dei sistemi che potrà, se puntualizzato e sistemato, essere adottato, soprattutto se l’autorità ambientale, di volta in volta competente, inizia a venire a più miti consigli rispetto a una conservazione tout court e assoluta del patrimonio vegetale e boschivo all’interno delle fasce fluviali, che ricordo non me lo sto inventando io, è una delle posizioni più frequenti contro cui siamo ci venuti a trovare, cioè la classificazione di “bosco” all’interno dell’alveo non è una cosa che mi sono inventato eh!
Presidente Damiano ZOFFOLI
Hanno chiesto di intervenire in ordine la consigliera Meo ed i consiglieri Barbieri, Paruolo, Defranceschi e Leoni. Prego tutti i consiglieri di andare subito al punto, poi saranno recuperate le risposte non date, però mi sembra utile che si apra il confronto anche ai colleghi.
Consigliera Gabriella MEO
Grazie Presidente. Sapevo che alla fine la colpa di tutto era la mia, comunque va beh ! Ringrazio, intanto, chi ha chiesto questa audizione perché comunque a fronte delle cose che sono accadute, credo che sia estremamente utile per tutti noi capire meglio l’incastro tra competenze, difficoltà, progetti, etc., è sempre utile e in questo senso io volevo fare un intervento breve ma fare anche un invito. Questi argomenti, come quelli della manutenzione del territorio e in particolare quelli della manutenzione idraulica del territorio, che sono diciamo così ormai indispensabili e improcrastinabili…io vi dico la verità, dalla riunione di oggi penso che abitando sotto un argine mi convenga anche un po’ cambiare casa, perché non mi sento così rassicurata, diciamo, sulla tenuta generale, al di là dei singoli eventi. Comunque questi argomenti, e questo è un invito che ci facciamo fra tutti quanti, meritano una estrema attenzione tecnica, lo dico perché questa è uno di quei classici casi in cui tutti quanti noi, e parlo di me prima che di altri, diventiamo portatori di una serie di istanze che raccogliamo sui territori, etc., “perché mio nonno, mio zio, perché ho le attività”. Ma attenzione, questa è una di quelle cose in cui in Italia io dico sempre siamo tutti allenatori di calcio, per cui quando l’Italia perde una partita tutti quanti sappiamo i motivi per cui, non è così semplice.
Occorre veramente analizzare con grande attenzione queste cose e trovare delle soluzioni che siano giuste, perché faccio un esempio banale, che è quello degli alberi, che la consigliera Noè riprendeva e anche Fortunato, è una cosa che va guardata con grande attenzione, perché da una parte, in alcune situazioni gli alberi provocano dei disagi, da altre parti, però, l’albero rallenta il deflusso delle acque, che è uno degli elementi che noi dobbiamo implementare, mentre in passato sono stati fatti tanti errori da questo punto di vista. Perché quando tu riduci i fiumi a canali che scorrono rapidi, da una parte hai l’effetto che va via, ma dall’altro rompe molto di più. Nel ponte di Gramignazzo, nel comune dove io abito, è venuta giù una pila perché l’acqua probabilmente scorreva più rapida che in passato, insomma, adesso poi mi auguro che verrà ripristinato, ma insomma siamo isolati anche noi da questo punto di vista, con danni molto meno gravi, ovviamente, di quello che è accaduto nel modenese.
Esce il consigliere Alessandrini.
Quindi serve veramente una progettazione fatta in modo moderno, senza rincorrere, mi fa piacere che non si parli di nutrie più di tanto, nel senso che lo vediamo tutti che cosa succede da questo punto di vista, ma quando io sento, e le sento in campagna queste cose, perché ci abito anche io, che il problema è sparare, dico va beh, sarà pure un problema di fucile, ma anche di badile! Perché se io sparo a migliaia di nutrie ma non copro i buchi e non turo le tane che hanno fatto cioè non so come dire… cioè andiamo avanti sempre così, sull’onda dell’emozione, troviamo un colpevole, beh, non è così! Questa cosa va affrontata con grande competenza, servono le risorse, è ovvio, servono tante risorse e vanno indirizzate bene!
Esce la consigliera Noe’.
Perché se noi continuiamo, e parlo alla nostra comunità, nel suo complesso, al di là delle dislocazioni politiche o cose di questo genere, a indirizzare risorse esclusivamente su alcuni tipi di opere, penso alle infrastrutture, le strade o cose di questo genere, io credo che oggi noi dobbiamo concentrare le risorse su questa cosa qui. Perché si sommano due fattori: un territorio che è cresciuto in un certo modo, facendo anche degli errori in passato, non dico tutto in cattiva fede, a volte alcune cose si pensava si potessero risolvere diversamente, oggi ci troviamo di fronte rispetto al fatto che oggettivamente le situazioni climatiche sono cambiate, noi ci troviamo di fronte a onde di piena e a cose che sicuramente un tempo erano più anomale e oggi sono più ravvicinate. Quindi noi dobbiamo affrontare questa cosa veramente nel suo complesso, con grande rapidità, con soldi, con risorse destinate, anzi io direi ridestinate, con grande rapidità e competenza e anche con grande trasparenza, questo oggi è indispensabile. Io capisco che la trasparenza sia un esercizio faticoso, lo è anche la democrazia, però quando manca poi alla fine i danni possono essere superiori. Oggi c’è una esigenza di capire, questo anche per, diciamo così, coinvolgere, una cittadinanza diffusa in maniera puntiforme nelle zone soprattutto di Pianura, abbiamo consentito che questo accadesse, però questi cittadini che oggi abitano lì hanno tutto il diritto e il dovere di essere informati: a) sulla loro situazione, b) su quello che si sta facendo con loro, c) sulle difficoltà che si possono incontrare in questi percorsi, perché alla fine dobbiamo essere tutti cittadini consapevoli.
Però io credo che oggi al di là delle analisi delle cose che sono successe lo sforzo che va fatto è quello di destinare, su questi progetti, un congruo numero di risorse e usarle bene e in modo intelligente, e io aggiungo anche trasparente, non perché penso che l’appalto sia un nemico, ma perché penso che oggi ci sia una necessità di comprendere meglio tutti. Io dico sempre che quando l’informazione verticale, diciamo così, manca, o non è sufficiente dilaga quella orizzontale, quella che poi porta anche molti amministratori locali, lo voglio dire, a rincorrere, magari, una cosa piuttosto che l’altra, perché alla fine devi contenere delle storie locali e questo rischia di essere un errore, perché le cose vanno spiegate bene. Il tema della cassa di espansione, che non si riesce a fare, perché c’è una discussione, deve essere necessariamente ricondotta, però i cittadini devono essere anche garantiti che quella sia l’operazione più utile che viene fatta per il territorio, perché se poi uno non si fida più, lo farà anche sulla base dell’esperienza che ha avuto e quindi anche questa è una cosa che va assolutamente ricondotta.
Io credo che comunque all’interno di questo pacchetto di risorse molte cose possono anche essere migliorate e che vada fatto oggi il lavoro di ridestinare effettivamente. Perché i costi della manutenzione sono altissimi, d’accordo? Cioè tutti i preventivi del mondo dicono che i costi della manutenzione territoriale sono altissimi, però bisogna anche vedere quanto noi spendiamo ogni anno per risolvere tutti i danni che sono stati fatti per la mancata manutenzione, perché se non facciamo questo tipo di ragionamento qui e speriamo sempre che non piova, allora siamo un Paese, diciamo così, poco intelligente, però è veramente una questione di destinazione, che richiede davvero un ragionamento complessivo, ma responsabile, dove il tema oggi è: come organizzo questa cosa da domani mattina.
Rientra la consigliera Noe’. Esce la consigliera Marani.
Non la colpa è del sindaco piuttosto che…io ho fatto una assemblea, ieri sera, nel mio comune, per la questione appunto del ponte di Gramignazzo e al di là del fatto, insomma, che tutti sono molto preoccupati, alla fine c’è sempre il tema “di chi è la colpa”, oggi io però mi sento di dire che se ci sono delle colpe penali non sfugge nessuno a quelle colpe, e questo non lo dico qui, ma se c’è un impegno che complessivamente tutto il territorio deve prendere è: “dove trovo le risorse per risolvere un problema, perché ho un ponte a mezza asta che se casca noi della Bassa Parmense andiamo tutti sotto” e questo può succedere tra poco, perché le piene primaverili devono ancora arrivare.
Consigliere Marco BARBIERI
Molto brevemente. Ho chiesto la parola al Presidente, perché sono rimasto sorpreso un po’ dalla partenza di questo nostro confronto. Io non ho capito se ci candidiamo a sostituire la Procura della Repubblica o a sostituire gli esperti proposti dai Rettori delle maggiori Università italiane. Mi pare che sia giusto utilizzare bene una opportunità come quella di oggi, perché il nostro ruolo mi sembra che sia quello di tentare di capire come possiamo fare qualche cosa per cui fatti del genere non accadano, tenendo dentro l’imprevedibilità della natura, in quanto non sempre, anche lavorando seriamente, si può bloccare qualsiasi processo. Allora dentro a questo, lo diceva bene all’inizio il dott. Puma, quando ci poneva il tema, per esempio, della difficoltà della realizzazione oggi delle casse di espansione, noi che facciamo le leggi, che siamo legislatori, a fronte, per esempio, del problema della assenza probabile delle province tra qualche mese, ci dobbiamo porre la perequazione come ci si rapporta tra enti locali, ma ancora di più temi che sono stati posti, ma mi sembra in modo un po’ disorganico, cioè prendiamo una occasione come questa, partendo dai citati frontisti della Noè, per capire che cosa fa il frontista, il comune, gli enti locali, che cosa fa la bonifica e la protezione civile, i Servizi di bacino e l’ AIPO. Siccome abbiamo una serie straordinaria di competenze, di lavori, di storie che insistono sul territorio, o riusciamo a prendere questa occasione per razionalizzare il lavoro, per dare un senso di maggiore efficacia e capire meglio chi fa che cosa, altrimenti buttiamo via una occasione che vorrei che anche nella ricerca del colpevole, ci lasci uniti, come è accaduto nel passaggio sul terremoto, tutti, tanto a insistere a chiedere più risorse su questi temi. L’ abbiamo fatto nell’altro passaggio, riuscendoci, vorrei che ci lavorassimo anche su questo, anche per il rispetto, insomma, per i danni gravi, anche per le vittime che ci sono state, poi lascio ad altri nell’ambito di questa Commissione, che hanno lavorato seriamente sul tema, entrare anche più nel merito, però mi sembra che ognuno debba svolgere pienamente il suo ruolo e il nostro è quello di legislatori.
Consigliere Giuseppe PARUOLO
Intervengo anche io molto brevemente, un po’ in scia di cose che ha già detto un secondo fa il collega Barbieri. È chiaro che ci sono due aspetti su cui noi possiamo insistere, uno è quello della ricerca di eventuali responsabilità, rispetto all’evento che si è verificato recentemente, e l’altro invece è quello di una occasione di riflessione per capire che cosa si può fare per migliorare l’attuale situazione e per fare sì che le risorse che sono in campo vengano usate al meglio oppure come trovare nuovi modi per riuscire a essere efficienti ed efficaci su questa materia.
Sulla prima parte non sto a intervenire, perché molte domande sono state fatte, anche io faccio presente un pochino, ogni tanto mi viene il mal di mare, perché come consiglieri regionali oscilliamo a volte dal restare troppo alti sulle situazioni, senza andare anche nel merito sufficientemente, ad altre invece in cui ci si improvvisa tutti esperti di questioni che hanno invece anche una loro tecnicalità, che credo vada profondamente rispettata. Invece dichiaro anche io il mio interesse a cercare di cogliere questa come una occasione per una riflessione più complessiva, che ci porti a fare una valutazione su alcuni temi che sono venuti emergendo in questa audizione e altri che forse possono essere ulteriormente specificati. È chiaro che qui c’è un tema di competenze, ci sono competenze di tipo statale, competenze di tipo regionale, il ruolo dell’Autorità, e in qualche modo occorre capire come districarsi in quello che è stato anche descritto, dall’ing. Fortunato, come un groviglio di incombenze burocratiche che limitano la operatività. Da questo punto di vista se ci fossero degli interventi legislativi su cui noi possiamo, in qualche modo, anche al livello regionale intervenire, credo che sarebbe opportuno per noi fare una riflessione. È del tutto evidente che occorre comprendere nel rapporto col Governo se questo tema generale della prevenzione e del dissesto idrogeologico verrà preso sul serio dal Governo più di quanto non sia stato fatto fino ad ora, perché non possiamo nasconderci che su questa partita le risorse sono sostanzialmente calanti a fronte, invece di esigenze crescenti e poi da molteplici indicatori si vede che poi si deve intervenire anche ex post ed è chiaro che le spese sono più alte e quindi una riflessione complessiva su questo credo che vada fatta.
Esce il consigliere Bernardini.
E poi mi piacerebbe anche che fosse una occasione per comprendere sul versante normativo e strutturale quale sia l’innovazione possibile, credo che appunto questo sia il cantiere più idoneo su cui l’Assemblea legislativa regionale possa lavorare, e anche magari comprendere come nuove modalità organizzative possano aprire anche a innovazioni sulle modalità operative. Lo dico perché in effetti alcune delle cose che sono accadute fanno suonare qualche domanda. Per esempio anche io metto il mio mattoncino, di una domanda, senza che debba questa diventare l’occasione per avere risposte immediate, ma semplicemente come elemento di riflessione: mi ha colpito il fatto che ci sia stata una descrizione, che poi è stata amplificata anche a causa di eventi politici riferiti alla questione riguardante l’assessore Muzzarelli rispetto al ruolo che ha avuto nella decisione di chiudere le paratie, e così via - lo dico perché poi alla fine i giornali ne hanno parlato molto per questo aspetto e diciamo ha amplificato quello che era un evento - però questo a me ha fatto sorgere la domanda della disponibilità di modelli. Lo dico perché in una situazione generale, conoscendo questa materia, a mio modo di vedere e senza appunto avere il polso della situazione, in quel dato momento i modelli avrebbero già dovuto essere in grado di dire quali sarebbero stati i flussi e quale sarebbe stata la decisione giusta da assumere. Che ci sia stata una discussione notte tempo per decidere se scommettere sulla chiusura o sulla apertura delle paratie… mentre ci sono alcune cose che effettivamente appartengono al tema dell’ineluttabilità, nel senso che per quanto si possa fare un argine alto c’è sempre la possibilità che ci sia una piena per cui quell’argine non sia sufficiente, oppure è probabilmente antieconomico costruire degli argini assurdamente alti per tenere conto di eventi che hanno tassi di probabilità, praticamente, molto molto bassi. Dal punto di vista invece delle disponibilità modellistiche, penso che la situazione, l’attuale panorama, dovrebbe mettere in condizione, almeno potenzialmente, di poter avere un monitoraggio della situazione, che grazie alla sensoristica possa anche fare prevedere con precisione quali sono i flussi prevedibili, perché qui si sta parlando di eventi che non sono immediati, che hanno un loro decorso, che sono imprevedibili nella quantità di acqua che può scendere e della pioggia e così via, ma non sono imprevedibili nella quantità degli effetti che piogge, che sono già avvenute, e masse d’acqua, che sono già in movimento, produrranno nel loro deflusso verso valle. Quindi anche da questo punto di vista sarebbe interessante comprendere come mai, se è vero quello che hanno riportato i giornali, che ci sono state delle discussioni volte a cercare di comprendere quale fosse la scommessa giusta da fare quando mi sarei piuttosto aspettato che queste decisioni fossero abbastanza naturali e conseguenti ad una conoscenza che veniva dalla possibilità di disporre di modelli che consentono di prevedere, almeno a distanza di ore, di pochi giorni, rispetto a piogge che sono già cadute, quale era il comportamento delle masse d’acqua in questione. In ogni caso credo che dovremmo restare dando massima priorità alla nostra possibilità di fare sì che le condizioni del contorno…è stata paragonata la lotta alla criminalità, per cui io non è che possa dire che la condizione è che non avvengano più reati nella lotta alla criminalità, però la nostra possibilità di riuscire a essere efficaci nella prevenzione, nella lotta alla criminalità, è del tutto paragonabile alla nostra capacità di riuscire a essere efficaci nella prevenzione di eventi come quelli di cui stiamo parlando, e quindi l’interrogativo che dobbiamo farci, e anche le suggestioni, che credo sia giusto raccogliere sono proprio, secondo me, nella direzione di che cosa possiamo fare per predisporre un quadro legislativo e normativo, che riesca a mettere in assetto tutti gli enti e le questioni di cui stiamo trattando, in modo da massimizzare la bontà dell’utilizzo delle risorse che sono attualmente disponibili ed eventualmente reperirne altre o dalla fonte governativa, se è vero che questo tipo di competenza resterà di tipo nazionale, oppure anche dalla possibilità di riuscire a mettere in campo iniziative che possano consentire, come è stato ricordato anche in precedenza, interventi di privati o comunque coordinamento di forze diverse che possano portare un contributo per la soluzione di questi problemi.
Esce il consigliere Favia.
Consigliere Andrea DEFRANCESCHI
Inizierò respingendo l’accusa di interessarci oggi di questo problema, ma lo dico davvero senza polemica, lo uso proprio come esempio, e dimenticarcene poi. Lo uso come esempio perché da tre anni mi occupo, a proposito di fiumi, di assetto idrogeologico, di una costruzione che è stata autorizzata dalla Regione, di un parcheggio in area di esondazione fluviale, che ha una muraglia alta credo 18 – 20 metri e sporge all’interno del fiume per altri 50, riducendo il passaggio, ovviamente, dell’acqua del fiume, in questo zona parcheggeranno le macchine dei pendolari che vanno poi a prendere il treno.
E io lo dico anche a proposito della sua affermazione per cui il Piano di assetto idrogeologico (PAI) si integra con i piani urbanistici, si integra perché è un bollino messo su un documento, perché se uno si va a leggere il PAI, per queste zone, invece prevede che si possa a mala pena fare una pista ciclabile, non sono ammesse nemmeno le centraline di distribuzione dell’energia elettrica. Nella stessa zona, cioè sempre in area di esondazione fluviale c’è un impianto di lavorazione ghiaia, con dei cumuli di ghiaia di varia natura, assolutamente abusivo, definito dalla Provincia abusivo, che è sempre lì e a nessuno interessa perché stia lì. Proprio questa è la tutela del territorio.
Non mi ha convinto, ma io sono ignorante, sono solamente laureato in medicina veterinaria, quando mi ha detto che il crollo di un argine è un fatto imprevedibile, perché io questa cosa non riesco a capirla, io penso che un argine sia fatto per stare su, come il muro di una casa sia fatto per stare su e se a casa mia crolla il muro di casa o mi va a fuoco la canna fumaria, non penso che ha piovuto molto perché era gennaio, penso che io sono stato un cretino perché non ho fatto la manutenzione delle grondaie o della canna fumaria, non è quello l’elemento imprevedibile! L’elemento imprevedibile è che non venga fatta, probabilmente, una programmazione e una manutenzione ordinaria nel senso, però, di extra ordinario di quello che sono gli argini.
Invece lei mi ha convinto quando mi ha detto che oggi non possiamo garantire la sicurezza idraulica dal nostro reticolo idrografico, perché da tutta questa discussione, rispetto anche a quanto diceva oggi Barbieri, quello che dobbiamo e possiamo apprendere noi, sono probabilmente due fatti che sono noti - siamo qui da qualche ora, ma sono fatti che qualcuno, qualche fesso, per usare eufemismi, dice da qualche tempo – uno è che timidamente, soprattutto i funzionari e dirigenti, stanno facendo emergere il problema che forse abbiamo urbanizzato leggermente troppo in questa regione. Lei magari lo dice da tempo, vox in deserto, non l’hanno ascoltata fino ad ora, ma io ho sentito anche l’altro giorno il Direttore generale Petri che ha finalmente anche lui dichiarato la stessa cosa, cioè che abbiamo costruito troppo. Abbiamo costruito troppo, soprattutto in riva ai fiumi, ma non solamente in riva a questi, perché il problema è che se noi perdiamo la permeabilità dei nostri terreni, tutto scorre via, senza fermarsi da nessuna parte, e raggiunge quelli che adesso non si possono più chiamare fiumi, rii, ruscelli, sono veramente canali di scolo in cui tutto passa senza fermarsi e nutria o non nutria non può essere trattenuto da nessuna parte. Di questo qualcuno dovrà, secondo me, rendere conto, quanto meno politicamente, se non penalmente, e sarebbe comunque gentile che qualcuno ammettesse questo errore, di questa pianificazione urbanistica selvaggia che è stata fatta negli ultimi anni.
Escono i consiglieri Casadei e Naldi.
L’altra cosa che abbiamo imparato è che appunto non abbiamo garantita la sicurezza idraulica nel nostro territorio e che non si investe non solo in manutenzione, che a mala pena si riesce a fare quella ordinaria, ma non ci sono dei piani previsti dal 2001. Quello che ha detto lei è concettualmente molto grave, ma non perché ce lo dice l’Europa, ma è concettualmente molto grave che, in questa Nazione e quindi anche in questa regione, non si faccia uno studio di quello di cui abbiamo bisogno perché non si allaghino - prevedibile o meno - sempre le stesse cantine di Lambrusco, sempre gli stessi campi, e la gente lo sa benissimo, la gente quando vede che inizia a piovere mette i sacchi di sabbia e chiama voi e i Vigili del fuoco, sono sempre gli stessi punti ogni anno. E allora il problema è evidentemente di questa mancanza non di pianificazione, ma anche di destinazione di risorse, di cui qualcuno anche qui deve avere la responsabilità. Se dal 2001, ma io credo negli ultimi venti anni, questo non viene fatto e non vengono destinate risorse sufficienti, almeno abbiamo la decenza di non chiamarle più calamità naturali, emergenze, disastri, sono tutte esattamente colpa nostra, torno all’esempio della canna fumaria, è nostra la colpa della mancata manutenzione della nostra cura, di quello che dovrebbe essere la nostra casa, che porta a tutto questo. Servono molti soldi? Sì, probabilmente sì, adesso ne servono molti di più di quelli che ne servivano probabilmente se avessimo iniziato nel 2001, e allora chiudo con una provocazione, lei diceva che per mettere in sicurezza tutta la zona del Secchia ci vogliono 50 milioni di euro, 15 li trovo io: sono i rimborsi elettorali che questi partiti, a parte il Movimento 5 Stelle, hanno preso per questa legislatura.
Consigliere Andrea LEONI
Grazie Presidente. Io avevo chiesto, insieme ad altri colleghi in via autonoma, questa audizione dell’AIPO, perché capisco i colleghi che non sono della provincia da dove vengo io che abito a Modena. Vi garantisco che chi c’è stato, chi ha potuto andare a vedere, come ho fatto anch’io come tanti altri…d'avvero è stato un disastro di dimensioni enormi, veramente enormi. Ad oggi ci viene detto che la stima dei danni è di 400 milioni di euro, 1800 aziende colpite, migliaia e migliaia di famiglie alluvionate, il commercio che è terminato, in una zona che già era stata colpita dal terremoto a maggio del 2012. Nessuno di noi vuole fare l’allenatore di calcio, ma come immagino ognuno di noi qui è portatore delle sollecitazioni che ha ricevuto da cittadini che sono stremati in quella zona e che ad oggi si aspettano, anche rispetto a quello che è successo con il territorio, indennizzi più rapidi e una capacità di risposta, da parte delle istituzioni, molto maggiore rispetto a quella che si è avuta sul terremoto.
Questa audizione ci fa un quadro veramente allarmante della situazione, le persone che hanno parlato… voglio chiarire subito immediatamente che qui, almeno da parte mia, non c’è nessuna caccia inutile al colpevole, che peraltro è un vizio italico, quando succedono le cose cercare sempre di rifilare la colpa a qualcuno, immediatamente, per tacitare le coscienze di tutti o le responsabilità di qualcuno d’altro, quindi nessuna volontà di procedere alla cieca a cercare un colpevole, ma solamente la volontà di cercare di capire che cosa si possa fare, d’ora in avanti, per evitare che un disastro di questo genere possa nuovamente succedere.
Anche io per la mia parte di possibilità da consigliere regionale avevo iniziato a presentare interrogazioni nel 2003, sugli argini del Secchia e ne ho messe insieme nel corso di questa legislatura una discreta quantità, e peraltro anche oggi è emerso che tutte quelle che sono le problematiche erano e sono note, notissime! Ci sono studi, fior di studi, prese di posizione pubbliche. Io peraltro sono andato a rivedermi anche tutte le varie risposte, ho anche ritrovato un pregevole editoriale, peraltro su “AIPO informa” del 2010, che parlava proprio di quella zona lì, e cito testualmente, perché vale la pena, proprio per indicare che le cose erano notissime, il punto che dice: “Sono necessari interventi di potenziamento delle arginatura di valle, che comunque dovranno essere in alcune tratte adeguate, sia in termini di quota di sagoma, rialzando le sommità, dove i franchi arginali sono risultati non adeguati, in alcuni casi di 40 – 50 cm., e ingrossando le arginature nelle zone dove è più accentuato il rischio di infiltrazioni dei corpi arginali e in caso di persistenza di elevati livelli idrometrici. Infatti solo limitate a tratti, le arginature presentano una banca di rinforzo lato campagna”. Quindi AIPO pubblicamente le diceva nel 2010 ed era assolutamente noto tutto quello che è successo, peraltro più volte, a vari livelli, dai sindaci agli agricoltori, attraverso le associazioni, a comitati di cittadini, sono stati presentati esposti, anche negli anni passati, non quello su cui indaga oggi la Procura di Modena, ma esposti, che evidentemente poi non so bene che fine abbiano fatto, ma evidentemente la realtà era nota. Il direttore ci dice “la realtà era nota, ma non ci sono i soldi e quindi noi abbiamo fatto quello che potevamo fare”. Allora qui è evidente che l’ampiezza e la responsabilità si allarga al livello di chi deve decidere dove si mettono i soldi per fare queste cose, quindi non è solo una questione, evidentemente, del gestore AIPO, ma anche una questione del decisore politico e anche amministrativo. Fa una certa impressione sentire dire, come abbiamo letto, che era tutto a posto da parte della Commissione, che in via preventiva, ha rilasciato una dichiarazione ai giornali. Quello che dico è solo letto dai giornali, perché come ha detto bene qualcun altro io non sono un tecnico, ma sono un cittadino, qui, che cerca risposte, e quindi leggiamo dai giornali, cerchiamo di informarci, e c’è già stato detto che era tutto a posto, cioè, che in quell’argine lì le cose sono andate così, ma non si capisce bene a che pro, certo che oggettivamente, da profano, pensare che tutto è a posto e poi succede una roba del genere, francamente fa pensare che forse proprio tutto a posto non era. Allora c’è certamente una necessità di rivedere AIPO, e mi sembra abbastanza evidente, visto i risultati che si sono realizzati, peraltro anche l’assessore Peri l’ha detto pubblicamente in una intervista sul giornale di Modena e anche noi pensiamo che da questo punto di vista ci sia la necessità di rivedere un sistema, evidentemente, complessivo, di tutela di queste cose, ma c’è anche la necessità di garantire, evidentemente, le risorse per evitare che cose del genere non avvengano più, questo mi pare assolutamente evidente, perché oggi qui ci è stato detto, in maniera chiarissima, peraltro, dai due tecnici che hanno parlato, che la condizione e la possibilità degli organismi che abbiamo oggi in campo per sistemare queste cose è una condizione difficile, di difficoltà di agire e che ci sono i soldi, forse, per le manutenzioni, ma non per tutti gli altri interventi che si dovrebbero fare per mettere d'avvero in sicurezza questi territori.
Allora è evidente, io non entrerò, come tutti ho letto, le quantità di dipendenti dell’AIPO, a Modena sono 12 con una parte amministrativa, mi risulta che siano solo ottanta, prendo da dati del sito, ma può anche darsi che siano sbagliati, le persone addette alla sorveglianza idraulica e quindi certamente un numero assolutamente inadeguato, però è anche vero che la mattina che è successa questa cosa i residenti lì, di quella zona, segnalano di avere segnalato alle 6 e 45 del mattino la falla, e che AIPO è arrivata alle 10, non so se sia vero, sono qui a posta per chiederlo, ho chiesto esattamente questa cosa proprio per questo.
Ingegnere Luigi FORTUNATO
Alle 8.15 e alle 8.40 mi hanno telefonato a casa.
Consigliere Andrea LEONI
Guardi tutto quello che dico io è scritto sui giornali, quindi non è che dico niente di nuovo, perché per fortuna io non abito lì dove è quel condominio a 150 metri dall’argine, ho letto i giornali, se mi permette, non è che posso venire a sindacare quello che fa lei, leggo i giornali e chiedo alcune informazioni. Non sarà vero, evidentemente c’è stata, secondo me, comunque una carenza in qualche modo, perché da questo punto di vista tutto quello che è successo noi non sappiamo se fosse evitabile, ma certamente prendiamo atto di quello che è successo, poi non entrerò nei discorso di chi ha fatto per le paratie del Panaro, non sono cose che mi riguardano, purtroppo noi siamo qui per cercare di capire, davvero, quello che è successo, e ad oggi usciamo, almeno io personalmente, con fortissime preoccupazioni, perché non c’è data la possibilità ad oggi di metterci in una condizione di sicurezza, e allora per quelle zone lì, e per la gente che continua a abitare lì, vale per il Secchia, ma vale anche per tutte le altre persone che vivono in altri fiumi di questa regione, è evidente che serve un cambio di passo e certamente anche nelle scelte urbanistiche dei comuni, l’hanno già detto altri consiglieri, e serve un cambio di passo anche per la Regione Emilia-Romagna che evidentemente doveva dare ad AIPO altre indicazioni da fare oppure mettere AIPO e gli altri organismi nelle condizioni di operare. Quindi mi pare di poter concludere dicendo che la chiarezza su questo episodio ancora non l’abbiamo e non abbiamo neanche la chiarezza di quelle che sono state le scelte che hanno portato a questo episodio e anche la chiarezza di quelle che sono state le scelte che hanno portato questi organismi a non avere i soldi necessari per fare gli interventi.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Allora a seguire abbiamo ancora gli interventi dei consiglieri Ferrari, Donini e Manfredini, dopodiché si chiudono gli interventi e devo ridare la parola naturalmente all’Ass. Peri e all’ing. Fortunato.
Consigliere Gabriele FERRARI
Ovviamente non voglio riprendere molte delle cose che ho ascoltato, e che in grande parte condivido, ricordo però a me stesso e a tutti i colleghi che sono qui che noi siamo in una sede politica e forse vale la pena che riprendiamo il filo dopo avere espresso la solidarietà, la nostra partecipazione, a chi vive ancora oggi un momento di grande difficoltà nel modenese, ai sindaci e alle persone colpite da questa ultima vicenda e anche a tutti coloro che hanno operato e operano ancora in quelle zone.
Sede politica: noi non dobbiamo solo fare quello che non ci appartiene, impropri processi o valutazioni tecniche che dobbiamo lasciare alle adeguate competenze, noi dobbiamo interrogarci su che cosa è stato fatto fino a oggi e che evidentemente non funziona, non ha funzionato prima e non funziona probabilmente ancora oggi, il tema è la sicurezza del territorio, la difesa del territorio, la sicurezza idraulica, le competenze chiare e non ripetute, non duplicate, e le risorse. Mi sembra che questi siano i temi che dovrebbero interessare quelli che stanno intorno a questo tavolo, almeno per la parte politica.
È evidente, mi pare, a tutti che il tema della sicurezza idraulica e la difesa del territorio debba essere una priorità, e lo diciamo tutti, non credo che non ci sia occasione in cui tutti ribadiscono che questo tema è una delle priorità, a mio avviso è una delle priorità insieme con il lavoro, in particolare dei giovani, e appunto quello della difesa del suolo è l’altro tema di grandissima rilevanza.
C’è un problema anche molto concreto perché non si intervenga in modo adeguato, oltre che con una programmazione, che in questo paese è sempre molto carente, gli interventi in emergenza consentono di avere, per esempio, una cosa che è diventata una malattia di tutti, ormai, la grande visibilità, una briglia fatta in tempo di pace, che costa 200 mila euro, se uno va a vedere che cosa significa, dice tutto lì? 200 mila euro annegati lì! In emergenza tutto diventa molto significativo e molto importante, quindi di questa follia degenerativa, che prende un po’ tutti, dalla politica agli amministratori locali, e devo dire spesso e volentieri anche i tecnici, siamo un po’ tutti in qualche modo vittime e carnefici e ci facciamo prendere la mano da queste cose che non sono, né devono essere certamente una priorità.
Allora sul piano politico è chiaro che bisogna avere il coraggio di fare veramente un salto di qualità, in questa regione ci abbiamo anche provato, ci proviamo da tempo a segnalare, ripetutamente, al Ministero quali sono gli interventi prioritari che vanno finanziati e che devono essere fatti, ma non è sufficiente, questo è un lavoro che fa fatto su scala generale, dal Parlamento alle Assemblee regionali e devo dire anche agli amministratori, dove il tema non è se qualcuno porta a casa qualche risorsa prima, se ha qualche intervento in più, tutto comprensibile e legittimo e tutto assolutamente umano, ma bisogna fare in modo che ciascuno recuperi il proprio ruolo e che si lasci la competenza tecnica in capo ai tecnici! Ovviamente dopo che si è deciso, in sede politica, o in sede politica-amministrativa, quali sono le priorità, per evitare che succedano i balletti che anche in questa vicenda mi hanno un po’ scioccato, circa la polemica, se l’apertura o la chiusura di chiaviche o quanto altro debbano essere decise in sede politica, non dico che mi fa sorridere, ma mi fa anche un po’arrabbiare, ognuno faccia il suo mestiere, se ne è capace, e questo sarebbe una gran bella cosa per ciascuno di noi!
Quindi io credo che questa occasione nostra non debba essere una delle tante che passano nel dimenticatoio, questo è un tema che noi abbiamo molto presente e credo assolutamente in questa regione e non solo, sta davanti a tanti altri, bisogna che facciamo degli atti conseguenti, e la politica quando vuole ottenere dei risultati non deve fare chiacchere inutili, ma deve fare appunto delle azioni, che sono provvedimenti, interventi normativi, e poi il coraggio delle scelte, è chiaro che un Paese come il nostro, che non ha grandi risorse, anche in questa regione non ha grandi risorse, ma le scelte bisogna avere il coraggio di farle proprio quando non ci sono grandi risorse, quando ci sono le risorse bene o male siamo tutti ottimi amministratori e quando le risorse sono poche si vede chi è capace e chi no, e dove c’è competenza o dove non c’è, quindi mi pare che questa sia una ennesima occasione, speriamo non vana, per riprenderci in mano il nostro ruolo ed esercitarlo fino in fondo, ovviamente avendo anche un altro compito, che è quello della vigilanza, rispetto a quello che poi viene fatto. Anche questo è un compito assolutamente del consigliere, la vigilanza, il ruolo ispettivo, che qualcuno richiamava prima, è sicuramente il nostro ruolo puntuale, ma viene dopo che abbiamo fatto quello che è fondamentale, cioè scelte strategiche molto puntuali, definite, e risorse, e poi verifica degli interventi puntuali.
Certamente possiamo migliorare tutti, su questo non c’è dubbio, ma ripeto, se sostituissimo alle inutili passerelle, alle inutili chiacchiere, dei fatti concreti credo che vicende come quelle di cui stiamo parlando oggi, non diremo che non succederanno più, perché se dicessimo questo saremmo, credo, anche in questo caso non aderenti alla realtà, ne succederanno ancora, e tante, se non altro per il fatto che essendo cambiato il clima ci troveremo davanti a situazioni imprevedibili, veramente imprevedibili. Non so se questa era imprevedibile, ma certamente ne vivremo di altre, sicuramente imprevedibili, ma che succederanno, quindi la capacità di organizzarsi per tempo ci consentirà, almeno, se non di eliminare situazioni drammatiche, spesso anche con lutti pesanti, di ridurre il danno e di finirla con il balletto dello scaricamento delle responsabilità.
Poche idee, chiare, leggi precise e finanziamenti adeguati, e poi chi ha la responsabilità deve ovviamente dare il meglio di sé e rispondere quando è chiamato a farlo.
Escono la consigliera Meo e il consigliere Defranceschi.
Consigliera Monica DONINI
Ringrazio anche per la pazienza di ascoltarci reciprocamente, anch’io un avuto modo di dirlo in Aula, dove abbiamo, su questo tema, dibattuto e deciso anche di assumerci delle responsabilità attraverso l’approvazione di un atto di indirizzo che abbiamo condiviso e che dice molte cose, alcune anche diverse da quelle che qui sono state dette da alcuni colleghi, che però quell’atto, appunto, hanno approvato.
L’ho detto allora, lo ribadisco adesso, a me non piace la logica della ricerca del capro espiatorio, non mi è mai interessato, è un modo per scegliere la via facile e alimentare un senso comune sbagliato, è un modo consolatorio di agire rispetto alla complessità che dobbiamo appunto affrontare, perché se scarichi sulla testa di qualcuno il peso complessivo delle colpe, poi rimosso quello, ripeto, c’è il rischio che tutto prosegua come prima.
Per cui è un po’ questa logica che sta rappresentando un po’ la politica, il clima che c’è in questi anni e che mi fa sentire completamente, appunto, fuori tempo.
È evidente che c’è una responsabilità che chiama in causa la politica, e qui chiama in causa chi, in un modo o nell’altro, rappresenta un pezzo di un sistema che in questo Paese non è stato capace di dare seguito a ciò che è la risposta vera, e che ha governato in questi anni, perché anche qui colleghi Noè e Leoni, sarebbe facile, ma non voglio portare via tempo, raccontare come sul tema del Po, per esempio, il governo Berlusconi ha cancellato anni di progettualità, perché ha destinato le risorse che erano state stabilite per intervenire complessivamente sul sistema idraulico collegato al Po, destinandole all’emergenza rifiuti, non mi ricordo se Siciliana o nazionale, e governava l’UDC, la Lega, Forza Italia, allora, la dico! Perché è anche il nostro ruolo dirlo.
Noi abbiamo i dati, anche qui scopriamo l’acqua calda, basta cliccare nel Ministero dell’Ambiente che dal ‘98, dall’emergenza Sarno, ha la competenza per affrontare il tema della sicurezza del territorio, per capire che servono 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio e che le richieste per l’emergenza sono oltre i 60 miliardi di euro, in realtà ne abbiamo spesi negli ultimi anni, cioè da quando c’è il Ministero dell’Ambiente, soltanto 22 – 23, in quanto abbiamo una serie di meccanismi, sono anche d’accordo quando si dice la burocrazia, più che altro sono i vincoli dei patti di stabilità.
Ricordo ai colleghi che i soldi stanziati in questa regione, nel 2013, con il bilancio del 2013, sono legati non tanto al bisogno reale, ma a quanto si può spendere per via dei vincoli del patto di stabilità, cioè queste sono cose che dobbiamo imparare a dire e ad agire, cioè siamo qui dentro, sottolineo, e abbiamo ognuno in un modo o nell’altro pezzi di responsabilità, io sono convinta, sì, anche qui, sul piano della relazione politica che ognuno di noi ha, con il sistema che qui è chiamato a rappresentare e che non nasce e non finisce con Monica Donini, con Gabriele Ferrari, perché se fosse così saremmo veramente del tutto irrilevanti, lo siamo lo stesso? Beh, non lo so. Sono convinta che a fronte di questa esperienza debba emergere un senso comune che noi dobbiamo sapere anche alimentare e trasformare in una rivendicazione informata, su quelle che sono le reali necessità per affrontare da qui ciò che questo Paese non ha saputo affrontare negli ultimi anni e questo è, appunto, un dato di fatto.
Noi lo diciamo e lo ribadiamo, questo non vuole dire che assolve a prescindere la nostra regione perché faccio del benaltrismo e attribuisco colpe e responsabilità al sistema politico nazionale e europeo. Anche qui vedo da parte nostra, a volte, una mancanza di coerenza nel seguire questo tipo di ispirazione, che dovrebbe, ha ragione Ferrari, dimostrare che siamo buoni amministratori, perché nel momento in cui ce ne è poca, le priorità sono fondamentali e la responsabilità degli obiettivi, ma non voglio qui aggiungere considerazioni su cose di cui abbiamo discusso negli anni.
Rientra il consigliere Defranceschi. Esce il consigliere Barbieri.
Questa regione è vero che deve imparare, ancora meglio, a elaborare la sua pianificazione e a stabilire quella relazione virtuosa con tutti i soggetti che hanno la responsabilità poi di intervenire e di attuare, in modo tale che il sistema funzioni.
Però è anche evidente, e qui chiudo, perché non voglio portare via tempo alla discussione, che quando fu fatta AIPO e si decise di intervenire facendo una agenzia interregionale, con queste finalità, come risposta a una serie di problematiche figlie di emergenze, perché poi le iniziative si fanno, lì si fece nella discussione un passo avanti, secondo me, nella consapevolezza che manca un po’ di cultura scientifica in questo Paese. Non voglio entrare nel merito delle soluzioni tecniche, perché non sono io che devo darle ad AIPO, anche se avendo dato molti esami di idrogeologia forse rispetto a altri colleghi qualche cosa in più potrei anche dire su questo tema, però lì almeno era venuta fuori una discussione che era questa, i sistemi idrici fluviali e il complesso sistema idrogeologico che c’è attorno a questi sistemi non è puntualizzabile in una zona, però è figlio di un ciclo, che ha la sua dimensione, che ha i suoi equilibri, che sono molto complicati, ed è evidente che se tu pianifichi un intervento in un territorio devi valutare l’effetto che fa a monte e a valle di quel territorio, perché la cosa non nasce e non finisce lì, per cui occorre un coordinamento.
Questo tema è un tema nazionale e non può essere considerato un tema regionale, locale. È un tema nazionale perché i nodi idraulici collegati con il bacino del Po, riguardano l’intero sistema Paese e di questo bisogna assolutamente che siamo consapevoli quando interveniamo e agiamo.
Poi ognuno deve fare la sua parte, la Regione Emilia-Romagna, la Regione Veneto, la Regione Lombardia e la Regione Piemonte, sicuramente, però questo è, e serve una politica di vasta scala su questo territorio, non gli spot, non l’intervento specifico, serve la capacità di convincere anche le comunità che se io colloco nel tuo territorio una vasca di espansione lo faccio perché ne hanno un beneficio tutte le comunità e tutti i territori che sono sotto quella cassa di espansione, questo è evidente! E io devo accettare, per esempio, l’onere dell’impatto che quell’opera impone sul mio territorio, potrei fare molti esempi.
Allora un ruolo che possiamo avere noi, anche come politica, è quello di promuovere, essendo collocati in una dimensione diversa rispetto al Consiglio comunale, rispetto a quella realtà, rispetto a quelle comprensibili vertenze territoriali, è quello di vare capire la valenza solidaristica che c’è, rispetto ad alcune operazioni, cosa che sovente noi non riusciamo appunto a fare e a promuovere, questo è un po’ un pezzo di fallimento del sistema politico, la dico così, partendo appunto anche da me.
La chiudo qui, perché credo che sia stata utile, è anche il caso di fare una verifica sugli strumenti che ci siamo dati, funziona la relazione tra Autorità di bacino, AIPO e sistema delle regioni collegate appunto a queste autorità? Là dove mancano qualità nella relazione, che poi vuole dire anche efficacia, nella modalità di intervenire, bisognerà vedere e appunto rimuovere.
AIPO è nelle condizioni di non poter svolgere il suo lavoro perché? Perché ha poco personale? Perché ha poche risorse? Beh, il sistema politico che sostiene la realtà di AIPO deve unire forza e voce nella rivendicazione di quei soldi lì, non i 180 milioni che questo ultimo Governo ha messo nella legge di stabilità, perché solo per l’Emilia-Romagna servirebbero per la messa in sicurezza 250 milioni di euro, questo almeno da dati e richieste formali che la Regione Emilia-Romagna ha fatto al Governo nazionale.
Cosa fa con la legge di stabilità il Governo che ci ha appena lasciato? Non mette 180 milioni all’anno con i quali qualcosa si farebbe, ma 180 milioni per i prossimi tre anni, questo è un tema che affronti, secondo me, e qui io do ragione anche ad alcune considerazioni sagge fatte dal collega Leoni, riguardo a decidere chi deve fare cosa e di che cosa ognuno di noi, per esercitare il proprio ruolo, per quanto può, si deve occupare.
Rientra il consigliere Barbieri.
Consigliere Mauro MANFREDINI
Grazie Presidente sarò abbastanza breve, anche perché molte cose sono state dette. Volevo rispondere alla mia collega Donini, visto che mi ha tirato in ballo, venti anni di governo Berlusconi, non è così, 10 li ha fatti anche la sinistra in mezzo a questi. Tra trucchi, tocchi e rabbocchi se non sono 10 sono 9, ma sono tanti comunque! Perché le metto in evidenza, cara collega, che la sinistra governa questa regione da 65 anni! Non parliamo poi dei comuni del modenese, che sta governando dall’inizio della Repubblica italiana! Io parlo di quelli che sono da Modena a andare in giù dove ha governato sempre e comunque la sinistra, questo è il volere del popolo, ci mancherebbe.
Innanzitutto vi ringrazio, carissimi, per il fatto di averci informato, ma io vado via da qui molto preoccupato, soprattutto riprendo il discorso che mi ha anticipato il collega Defranceschi, cassa di espansione che per venti anni non sono ancora state collaudate! Quello è il dato di fatto! Ci manca il collaudo, sono sempre notizie che prendiamo qua e la e anche da persone che abitano lì vicino e anche da persone che sono più o meno anche in questo campo.
Allora si prevedevano, Dott. Puma, degli ampliamenti alle casse di espansione che non sono stati fatti, e questo è un grandissimo errore, perché la cassa di espansione è importantissima, perché io mi ricordo quelle del Panaro, in cui è stato fatto, mi pare un paio di anni fa, un ampliamento, una piccola cosa, e ha risposto bene! In mezzo ai danni prodotti in 65 anni, la sinistra ha fatto anche questa che ritengo una cosa giusta!
Sono molto preoccupato, perché la programmazione triennale non viene più effettuata dal 2001, siamo nel 2014, però siamo molto bravi nell’emergenza, abbiamo visto anche nel terremoto. L’ingegnere Fortunato, dice che non era prevedibile, invece era prevedibile, un terremoto non è prevedibile, non una piena. Non è possibile che ti dicano questo oggi come oggi, quando se si guarda ad es. solo in campo sportivo, si fanno le previsioni al minuto a che ora inizia a piovere, si fermano le macchine e si cambiano le gomme, poi non riusciamo a calcolare un’ondata di piena quando c’è e dove arriva, calcolando la distanza, la portata, adesso io non sono un tecnico, però qualche cosa si può anche immaginare di poter fare, piuttosto che dire che non si poteva prevenire. Forse ha ragione, probabilmente dire che non si poteva prevedere in un rettilineo, dove la zona all’interno dell’alveo sembra un bosco, in cui l’acqua lì va anche più piano, in una zona dritta è lì che è venuto il danno, se poteva essere in una curva, cioè ho sentito molte polemiche, ripeto non me ne intendo, però raccolgo qua e là e poi si possono fare anche dei ragionamenti, però voglio dire è chiaro che una piena si prevede. Allora che cosa nasce da questo? Anch’io non voglio fare nessun processo a chi è stato, di chi e di come, però le nostre responsabilità ce le abbiamo, visto che in data 29 novembre del 2011, abbiamo raccolto dalla stampa, che alcuni sindaci, in particolare quelli della Bassa, dimostravano le loro rimostranze all’AIPO, perché venissero fatte la pulizia dei fiumi, la manutenzione degli argini, etc., e soprattutto voglio dire alla regione che tra Castellarano, dove c’è la cassa di espansione ad arrivare a Formigine, anche lì, che è di competenza della regione, le casse di espansione del fiume Panaro si trovano in uno stato di grave erosione, allora lì bisogna intervenire, perché ripeto intervenendo sulle casse di espansione abbiamo avuto l’esempio del Panaro a San Damaso, è di grandissimo aiuto, perciò qui bisogna che tutti ci rivoltiamo le maniche per poter risolvere questo problema, cercare di prevenire, perché la prevenzione costa molto di meno che il soccorso, ripeto, siamo molto bravi nell’essere attivi nel momento in cui c’è la disgrazia, l’emergenza, siamo molto bravi, attivi, abbiamo un volontariato che è splendido, cerchiamo però di farlo anche riposare, che stia a casa un po’ tranquillo, e cerchiamo di fare quelle cose che devono essere fatte.
Allora qua, io spero che l’assessore ci dia una risposta, che prenda in esame di rivedere le casse di espansione, di rivederle perché qui è una salvezza, perché ripeto a San Damaso il Panaro, nonostante tutto, ha avuto il suo corso normale con la piena. Se andiamo a vedere tornando più indietro nel territorio, tra Rubiera, Castellarano, le casse di espansione ci sono e non ci sono! Poi lì ci sono dei terreni, assessore, adesso io non ho verificato, se lì c’è gente che ha delle imprese sopra, ma ci sono dei terreni, io porto un esempio, vado a caccia, mi hanno invitato in una riserva e lì c’era il granturco, cioè i proprietari della riserva pagavano il raccolto al proprietario che piantava il granoturco, che poi doveva servire per dar da mangiare alla selvaggina, cioè praticamente era un habitat naturare, allora lì ci sono, ad esempio presso San Clemente, dei terreni che sono più acquitrini, io credo che lì si potrebbero anche prendere in affitto, cioè non mi pare che in agricoltura oggi lì ci siano dei prodotti particolari, adesso io la butto lì, però vedo che c’è moltissima erba medica, etc., potrebbe anche essere una idea perché lì c’è il naviglio! Voglio dire che qui bisogna lavorare e impegnarsi seriamente per fare in modo che non capitino più disastri come quelli avvenuti.
Aspetto la risposta dell’assessore, che si prenda un impegno, se ha delle novità, per allargare queste casse di espansione e riprendere quella famosa manutenzione che è stata sospesa da venti anni.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Allora la Cons. Noè aveva chiesto una risposta specifica su un punto, così chiudiamo e poi passiamo agli interventi finali degli assessori.
Consigliera Silvia NOE’
L’ha richiamato in parte adesso il collega Manfredini, però vorrei ricordare, e mi rivolgo all’AIPO, che la cassa di espansione del Secchia ha dimostrato di avere una sua funzionalità, però purtroppo c’è stato un evento, ricordo quello del giugno del ‘94, dove la piena ha fatto sì che i margini, la sommità degli argini della cassa di espansione vennero quasi lambiti, con il rischio di tracimazione che avrebbe prodotto delle conseguenze devastanti.
Allora io ho avuto modo anche di leggerla questa cosa, mi risulta infatti che proprio da quell’evento si iniziò a valutare l’ipotesi di ampliare la cassa di espansione del Secchia, tanto è vero che da quell’evento vennero anche elaborati dei progetti di massima, e si iniziò anche a stanziare delle risorse, per le quali anche lo stesso assessore Gazzolo, nella relazione che ha fatto in assemblea ci ha dato una idea di cifra, mi sembra che siamo nell’ordine di 4,3 milioni di euro, per l’ampliamento della cassa di espansione, comunque è stata data una cifra, questo a sostegno del fatto che l’ampliamento della cassa di espansione è un investimento su cui si sta ragionando.
Allora rispetto a queste ipotesi, cioè a questi progetti che sono venuti avanti, vorrei capire quale è lo stato dell’opera, perché giustamente noi qui oggi io ripeto ho chiesto questa audizione perché avevo bisogno di comprendere meglio dalle autorità competenti come era stata la dinamica degli eventi, poi mi ha fatto piacere che gli interventi successivi abbiano preso atto che su questo tema è opportuno fare delle riflessioni, ho preso, però, anche atto di una cosa, cara Donini, che qui non è che dobbiamo vedere chi fa che cosa, perché i vari enti hanno già ben definite quali sono le loro competenze, quello di cui io ho preso atto nelle parole dell’ingegnere Fortunato è che qui ognuno di loro sa quello che deve fare, ma le risorse non sono sufficienti per farlo.
Questo è il grande dramma ed è per questo che io dico cerchiamo di focalizzare l’attenzione sul tema della cassa di espansione, perché ampliandola, veramente, potremmo contrastare il fenomeno, che è quello di una piena non ordinaria, perché abbiamo già visto che cosa abbiamo rischiato nel ‘94.
Rientra la consigliera Meo.
Ingegnere Luigi FORTUNATO
Sì, anche Puma sa benissimo queste cose, comunque sicuramente il problema della cassa del Secchia è sul tavolo bene in evidenza, perché necessita di ampliamento.
Consigliera Silvia NOE’
Rispetto alla tempistica?
Assessore Alfredo PERI
Su questo punto specifico lo dico subito, poi Paola Gazzolo sarà più precisa di me, è a disposizione del materiale che sta per essere distribuito, sono due elenchi, il primo sono interventi in corso, già finanziati e con lavori che sono già appaltati o sono in fase di appalto, per un totale di 13,8 milioni di euro.
A cui se ne aggiungono altri in corso per un totale di 26 milioni e 800 mila euro, che sono interventi in corso, a questi si aggiunge un ulteriore elenco, che vedete, il secondo, per un totale di 21 milioni e 350 mila euro, che corrispondono alle richieste che, prima della rottura del Secchia, la regione aveva deliberato come interventi urgenti e che ovviamente alla luce della rottura del Secchia, abbiamo chiesto al Governo e abbiamo avuto la risposta del ministro Orlando, che ci dice quei 20 milioni li mette il Governo.
Se fate la somma dei due interventi a proposito dell’ampliamento della cassa del Secchia, primo intervento un’opera che è già avviata, secondo elenco lavori di miglioramento dell’effetto di laminazione della cassa di espansione del Secchia, 10 milioni e 300 mila euro.
Quindi la risposta immediata, se volete, ma che non si improvvisa rispetto alla rottura del Secchia, perché giustamente, come è stato detto, una delle questioni che erano note da tempo era che quella buona opera fatta a suo tempo ha bisogno di rispondere a nuove esigenze. Mutamenti meteo climatici, assetto del territorio e anche esperienza, perché poi conta anche l’esperienza.
Quindi da questo punto di vista ho citato l’esempio dal panorama delle somme più rilevanti, ma come vedete l’elenco è abbastanza puntuale e preciso.
Che cosa stiamo dicendo attraverso questo esempio e questa risposta? È del tutto evidente che noi ragioniamo, ha ragione Leoni, su una base dati e di conoscenza, io sono per ragionare nel modo più coeso e coerente possibile, perché se andiamo nel merito delle visioni politiche secondo me non ci saltiamo più fuori. Arrivo anche a citare un esempio concreto su una questione rilevante, però la questione è che abbiamo di fronte una condizione territoriale nella quale abbiamo due o tre problemi, dal mio punto di vista, molto urgenti, abbiamo sperimentato in questi anni un assetto delle competenze, stamattina ne avete avuto una dimostrazione plastica, c’è una Autorità di bacino che ha una competenza specifica sulla pianificazione e programmazione alla quale manca una gamba, che è chiaro che nel momento in cui l’Autorità di bacino ti dice ciò che bisognerebbe fare nel bacino del Po, tra opere di manutenzione straordinaria e ordinaria, cioè consolidamento dei sistemi di regimazione idraulica, etc., e opere di intervento specifiche, perché risolvono problemi puntuali, la necessità finanziaria sarebbe x, e se si vogliono fare dei piani triennali di intervento per essere credibili hanno bisogno di risorse, sennò non li fai neanche, perché è inutile, hai il quadro della situazione e anche individuate le priorità.
Si è già detto in un rapporto diretto tra autorità, regioni, enti locali, si sono già individuate, incrociando, certo, nella misura possibile data dalla complessità, strumenti di pianificazione, di controllo del territorio e interventi di pianificazione idraulica, quello schema lì è chiaro e c’è una Autorità, che è in diretto rapporto con il Governo e il Parlamento, che deve fornire strumenti legislativi e strumenti finanziari.
Secondo ci siamo dotati di un esperienza, dal 2004 in avanti, che è stata quella di AIPO, l’esperienza precedente era il Magistrato del Po. In quel momento quale fu la ratio di quella scelta? Era l’epoca del federalismo spinto, cioè cerchiamo di avvicinare le competenze al governo del territorio e proviamo a vedere se il superamento di una vecchia logica di stile commissariale statale, il Magistrato, poteri speciali che passava sopra a tutto, ed è passata sopra a un po’ troppe cose, evidentemente, nel tempo, a quel punto si disse proviamo a sperimentare e a dotarci di una struttura in diretto rapporto con gli organismi di governo del territorio regionale. Siamo oggi nel pieno di quella esperienza.
Io dico, e l’ho detto sui giornali e lo ripeto qui, anzi credo che sia l’occasione giusta per porla anche alla vostra attenzione, io non ce l’ho con Fortunato o con i dipendenti di AIPO, che sono secondo me professionalmente capacissimi, e c’è gente che si impegna anche oltre il dovuto, quindi lì ci sono competenze, c’è serietà, fino a prova contraria lì c’è un lavoro quotidiano.
Quel lavoro quotidiano a mio modo di vedere è fortemente indebolito, a volte impedito, da una struttura organizzativa e amministrativa che così come è non può funzionare! Cioè non può funzionare al meglio, non può funzionare rispetto a che cosa? Ad un soggetto che deve avere competenze gestionali. Cioè deve avere una forte capacità di spesa e un forte presidio territoriale.
Il Direttore queste cose da me le ha sentite diverse volte, quindi non è che lo stia dicendo qui perché… Le abbiamo dette alle altre regioni.
Badate quando io ho fatto il Presidente, poi lì si ruota, il Presidente vale come gli altri, uguale, non c’entra niente, il tema è che intanto è obbligatoria l’unanimità, quindi io ho passato un anno e mezzo, del tempo in cui ho fatto il Presidente, a impedire che passasse il piano di bacinizzazione del Po, progetto caro in modo particolare alla Lombardia, perché a me pareva una sciocchezza messa come era messa. Ma lo cito come esempio per dire che o è una priorità davvero il governo complessivo del sistema territoriale identificato con il bacino del Po, che ha tutti annessi e connessi, non solo il bacino di adduzione al Po, etc., ma ciò che significa in termini di modificazione culturale, economica e sociale.
Il bacino del Po’ è questo di oggi, di una agricoltura che utilizza in misura rilevantissima le acque del Po, di assetti territoriali che si sono insediati in zone altamente bonificate da interventi strutturali, fatti nel territorio, ma che oggi vanno tutti quanti riletti, alla luce di parametri nuovi, badate è vero quello che diceva Favia, non è stata una piena eccezionale quella di gennaio, no, sono tante piene, non eccezionali, ripetute nel tempo.
Questo qui è un fenomeno, come dire, non proprio consueto, e probabilmente se ne ripeteranno ancora in futuro, cioè siamo di fronte a condizioni meteo climatiche che mettono, come dire, a dura prova un sistema che fino ad ora, in qualche modo, non solo aveva retto, ma via via gli interventi che hai fatto ti hanno consentito di aumentare la sicurezza.
Oggi quella sicurezza, che già non era sufficiente prima, è evidente che non è più garantita, primo perché non l’hai manutenuta come dovevi, alla luce di quello che dicevamo prima, cioè non hai investito le risorse sufficienti per fare costantemente quel lavoro, secondo quegli impianti, quei manufatti, quegli interventi infrastrutturali, come dire hanno una loro età e quindi ogni tanto, anche se fossero tenuti perfettamente, in ogni caso ci si deve andare accanto.
Che cosa voglio dire con questo? Quando noi parliamo di un piano straordinario è perché ci rendiamo conto da prima della rottura, non da adesso, cioè non è che da adesso la regione pone al governo di turno la questione del Po, il famoso progetto da 180 milioni fatto insieme con le province, era una intuizione, seppure anche mediata, fatta negli anni scorsi, ci eravamo conquistati anche i soldi, poi tolti, dai governi, non sto a dire, da tutti i governi, Però sta di fatto che noi la costruzione della straordinarietà dell’intervento la abbiamo fatta, adesso quello che diciamo è bisogna portarla a casa! È evidente! Perché a maggiore ragione di fronte a questi eventi, oltre a garantire il fatto che devi intervenire subito, oltre a garantire il fatto che quello che avevi già programmato deve diventare immediatamente esecutivo, come lavori, è evidente che bisogna mettere in lavorazione urgentemente ciò che era già chiaro, ma che ha un grado di urgenza maggiore.
Poi siamo capaci anche noi di fare i conti, di dire non ci saranno tutte quante le risorse disponibili e bisognerà fare delle scelte, ma intanto è del tutto chiaro che se andiamo con la capacità di spesa da un punto di vista amministrativo, che non dico che sia.. come dire colpevole, dico che anche quando AIPO lavora al meglio delle sue prestazioni non è sufficiente! E’ lo strumento, non il responsabile finanziario che è qui o il direttore, chiaro quello che voglio dire? È lo strumento così come è! Come funziona AIPO? Parliamoci chiaro, solo l’anno scorso ci siamo conquistati il fatto che il Governo finanzia direttamente AIPO, a fine anno 2013! AIPO ha compiuto 10 anni e per 10 anni le risorse dello Stato, che servono alla gestione ordinaria, alla manutenzione ordinaria e straordinaria di AIPO andavano al Piemonte e da lì arrivavano ad AIPO, accumulando un credito di AIPO verso il Piemonte di oltre 160 milioni.
Cioè siamo di fronte ad una cosa che se la vai a raccontare ti dicono ma siete matti!.
La abbiamo risolta, grazie anche alla Amministrazione regionale del Piemonte, che ha dato una mano significativa l’anno scorso e anche il Veneto e le 4 regioni hanno lavorato insieme per risolvere, ma quel meccanismo, una sorta di sperimentazione amministrativa, non ce lo possiamo più permettere. Si devono ridurre drasticamente quei tempi burocratici, quei tempi amministrativi, e io dico anche che bisogna dare strumenti efficaci, adeguati, anche a chi deve fare il lavoro sul territorio, da un punto di vista della capacità di esproprio, da un punto di vista della capacità di gestire le procedure, seppure con grande evidenza pubblica, ma che devono avere tempi certi, cioè quella roba lì va pensata se siamo tutti d’accordo che il parametro tempo fa parte integrante dell’emergenza.
Allora la proposta che noi facciamo è molto semplice, abbiamo detto al Governo mettiamoci in condizioni di spendere, tra quelli già cantierati e quelli cantierabili immediatamente, 50 milioni, sto parlando del nodo di Modena, non di tutta la regione, poi abbiamo un problema gigantesco anche da altre parti, ma ne parleremo in altre audizioni, 50 milioni sono spendibili a partire da subito e messi a cantiere entro l’anno.
Contemporaneamente noi diciamo al Governo e al Parlamento mettiamo, e siamo disponibili a fornirlo immediatamente, un piano ulteriore, straordinario, che certo sarà fatto anche lì di due priorità, fase A e fase B, chiamatela come volete, in cui immettere ulteriori risorse, una questione rilevantissima, e mi pare che sia chiaro a tutti, voi potete, possiamo tutti noi, adesso ascolteremo le risultanze delle commissioni, degli esperti, delle procure, ognuno deve fare il suo mestiere, quindi guai a noi, noi siamo però sede legislativa, sede di programmazione e di scelte. Diciamo che quel piano straordinario di intervento per la messa in sicurezza del sistema arginale è la priorità su tutto il territorio regionale, ovviamente interessato da queste infrastrutture. C’è una gradazione di priorità, già evidenziata, su quello noi dobbiamo metterci in condizioni di intervenire con capacità di spesa, come dicevo prima, e capacità amministrativa efficace. Efficace! Altrimenti non c’è soluzione… Questo è possibile, a nostro avviso, chiedendo uno sforzo, certo, in quale direzione? Nella direzione del fatto che il Po è una questione nazionale, non locale o regionale, di Modena, è una questione nazionale, perché l’intreccio che prima richiamavo tra impatto territoriale e impatto economico, impatto sociale, impatto naturale, quel mix lì, non è che ce l’hai nelle stesse dimensioni ovunque, quindi gli effetti a catena positivi se lavori bene, drammatici se lavori male, sono giganteschi per la dimensione nazionale, che è quello che poi ci siamo detti in questi giorni.
Allora su questo io ribadisco, bisogna cogliere l’occasione per avviare immediatamente questo piano straordinario, che stiamo proponendo al Governo, e contemporaneamente ristrutturare la parte istituzionale e amministrativa di intesa con le altre regioni, ci mancherebbe, abbiamo chiesto insieme con il Presidente un incontro tra i 4 Presidenti e il Governo, per porre la questione dell’assetto amministrativo, cioè della geografia dei poteri e delle competenze, che deve essere non adeguato a una logica politica, ma deve essere adeguato a una efficacia dell’intervento, dell’azione, che non è tradizionale, quando si parla di riassetto istituzionale, bisognerebbe ragionare anche di queste cose.
Quale sarà l’effetto delle competenze, province o meno, certo che anche su quello c’è una conseguenza, ma a me interessa capire anche come riusciamo a dotare questo Paese di un governo ordinario di condizioni straordinarie.
Di questo si tratta, e drammaticamente su questa vicenda è risultato eclatante. Ha ragione Puma o Fortunato, quando dicono ma se dobbiamo fare l’ampliamento della cassa di espansione e avvii le procedure di esproprio, noi siamo dentro a un meccanismo che ci porta, tra contenziosi, ricorsi al Tar, etc., una metà del lavoro che faceva AIPO fino a qualche tempo fa, per effetto della eredità del Magistrato del Po, era gestire i contenziosi che risalgono a venti anni fa! Chiaro? Che non può essere… una competenza che tu lasci ad un soggetto che ha un ruolo gestionale, che il Ministero del Tesoro nomini un Commissario straordinario e se la gestisca, questo è quello che io ho detto in sede AIPO da tre anni a questa parte, alle altre regioni e al Governo! Ma non è possibile che tu gestisca centinaia di milioni, prima, adesso fortunatamente meno, perché poco alla vita si è smaltito il lavoro, centinaia di milioni che erano l’effetto ancora di cause, di competenze, di contenziosi, sul territorio, che il Magistrato non aveva risolto e quando c’è stata la collocazione hanno detto pensateci voi.
Come pensateci voi?! Allora va chiarita definitivamente questa cosa e bisogna attribuire, decideremo come, insieme alle altre regioni, a chi affidare questi compiti gestionali che devono essere resi efficaci.
A quel punto potrai anche essere molto rigoroso nel chiedere la responsabilità.
Però questa è la proposta che noi, cogliendo l’occasione, avanziamo anche attraverso la Commissione, poi ovviamente ci saranno anche le possibilità di interloquire con l’Assemblea legislativa e provvedimenti che dovremo fare direttamente per proporre alle altre regioni.
Assessore Paola GAZZOLO
Velocissima, perché ci sarebbe tantissimo da raccontare, ma credo che abbiamo fatto anche in altre occasioni dei momenti di Commissione, a volte vedo che parte di quello che viene detto viene recepito, altre volte meno, però insomma credo che stiamo facendo anche un passaggio, come dire, culturale importante per tutti. Faccio solo due considerazioni, la prima è questa, è evidente che quanto è avvenuto in questi anni, 4 manovre finanziarie, le norme più generali sulla pubblica amministrazione, nel quadro di un riordino più complessivo istituzionale stanno creando un problema di personale in tutti i servizi, basta guardare gli STB e non ci sono le condizioni, anche nei servizi tecnici di ricambio e di assunzione anche di personale.
Quando parliamo di competenze gestionali è evidente che questo è un tema serio, perché parliamo di professionalità che si muovono proprio per intervenire da questo punto di vista per la sicurezza di tutti i cittadini.
Quindi io credo che quanto diceva Peri, si sposi con una riflessione che va ampliata e su cui ci vuole la massima, come dire, convinzione e determinazione.
L’unica cosa che voglio sottolineare è questa, Peri diceva bene, non aggiungo niente, perché anche in risposta a Defranceschi è chiaro che questa Giunta lavora in modo integrato, così come è chiaro che non solo l’operato della Giunta è integrato, ma che ci vorrebbero veramente politiche integrate, proprio per rispondere a tutto quello che prima veniva posto rispetto al tema della cura del territorio. Questa regione ha chiaro quale strategia è necessaria per la cura del territorio, non a caso io la chiamo cura, non l’ho mai chiamata semplicemente sicurezza, perché secondo me la sicurezza è data da tanta cura. Ed è chiaro che la tanta cura non può essere solo in capo al pubblico, non so se ai consiglieri è noto quello che continuo a ripetere anche qui in Commissione: abbiamo 75 mila chilometri quadrati, solo di reticolo idrografico, tra canali naturali, torrenti, fiumi e artificiali, 75 mila chilometri quadrati a fronte, per usare l’esempio del collega Peri, di 46 mila chilometri quadrati di strade, quindi è chiaro che solo le vie d’acqua, i chilometri quadrati delle vie d’acqua dovrebbero farci fare una riflessione aggiuntiva. Quella che abbiamo fatto anche in Assemblea rispetto al fatto che è evidente che da tutti i punti di vista o tu crei un meccanismo di reale sussidiarietà, cioè riporti i fiumi dentro alla loro storia, all’identità vera, piena, delle comunità che le abitano o diversamente non riuscirai mai a fare fronte, neanche se il Governo facesse quello che deve fare, perché prima è stato citato il decreto legislativo 152 del 2006, ma attenzione, in quanto il 152 del 2006 dice che lo Stato ha la competenza del finanziamento della difesa suolo, è evidente che noi diciamo allo Stato, lo abbiamo sempre detto al Governo, che noi vogliamo compartecipare, siamo disponibili a farlo, le comunità devono compartecipare e davvero creare un meccanismo di intervento a sistema.
Rientra il consigliere Favia.
Allora io chiudo su questo, perché potrei dire tutti i passaggi che abbiamo fatto nella costruzione della strategia, mi limito solo a riprendere che il 13 di gennaio, quindi una settimana prima che avvenisse, purtroppo, questa terribile tragedia, di cui tra l’altro non dimentichiamoci mai, anche se non direttamente connessa alla violenza dell’acqua, abbiamo però avuto anche una vittima, e credo che vada sempre ricordato in ogni sede, come fa sempre anche il consigliere Manfredini, mi sembra corretto farlo, ma è evidente che il 13 di gennaio quegli importi che prima dichiaravamo, a completamento della cassa di espansione del Secchia, erano dentro in una delibera della Giunta regionale, in una delibera che è stata presentata al Ministero dell’Ambiente, proprio perché si era appena aperta una finestra di possibile finanziamento collegato alle risorse della legge di stabilità nazionale, quindi a quei 180 milioni.
Io dico solo una cosa, penso che ci sia dentro alla necessità di certezza e costanza nel tempo delle risorse, perché servono risorse certe e costanti, non serve, consigliere Defranceschi come dire il colpo di genio spot, diamo, sì, tutti possono donare, se ne hanno voglia, ci mancherebbe altro, mettiamoci anche tutto quello che possiamo fare in più, dai gettoni, rimborsi, non so cosa altro ci vuole mettere, ma non serve questo, ci vuole costanza, certezza di risorse e costanza negli anni, perché credo che l’unico modo sia questo, ci vuole poi anche da questo punto di vista grande volontà, perché questa regione, come sta facendo sulla direttiva alluvioni, come stiamo facendo sperimentando anche, secondo me, politiche innovative, dal progetto di riqualificazione fluviale, il grande progetto europeo che stiamo sperimentando nel Reggiano, per esempio, sulla riqualificazione e la rinaturazione, ai patti di fiume, che stiamo spingendo insieme all’ Autorità di bacino, a tutto il tema di come abbiamo anticipato i piani di gestione del rischio, per esempio durante il terremoto, perché non dimenticate che abbiamo fatto anche questo, a come davvero ci stiamo muovendo anche rispetto all’ assunzione di responsabilità nel mettere risorse regionali.
Vorrei dire, e qui chiudo, prima il direttore generale di AIPO ha detto perché non mettiamo i canoni del demanio? Si in regione Emilia-Romagna sono circa 11 milioni di euro e quest’anno la regione nel suo bilancio nel momento in cui è uscita da investimento zero e ha avuto poche risorse, un terzo cioè 16 milioni, se ci mettiamo anche il pezzo delle bonifiche, li ha destinati alla sicurezza del territorio, quindi questo secondo me è un dato. Chiudo dicendo che mentre prima l’Autorità di bacino citava i famosi 2.400 miliardi di vecchie lire e quindi più di 1.200 milioni di euro attuali, chiesti nel 2001 con il PAI del 2001, quindi rappresentati nel Comitato istituzionale nazionale, quindi rappresentati al Governo come necessità urgenti, ecco vorrei che su questo ci si interrogasse: proprio al varo del PAI, successe che si instaurò quella bella abitudine – poi non mi interessa chi fosse il Ministro di turno – secondo la quale, anziché l’assunzione di responsabilità per costruire le condizioni attraverso le quali arrivare poi come diceva il decreto 152 ai piani triennali, ai piani veri di gestione, iniziò il meccanismo di assegnazione di contributi discrezionali, in base ovviamente alle necessità o dei comuni o delle singole regioni, anche alla Regione Emilia-Romagna, fino ad arrivare al 2006, quando si interruppe sostanzialmente l’erogazione dei finanziamenti, per poi arrivare al 2010, recuperando parte di questi finanziamenti all’interno dell’accordo di programma voluto dal Ministero dell’Ambiente l’allora Ministra Prestigiacomo che pur inserendo in modo improprio i commissari straordinari, - perché mi pare chiaro, per chi conosce il 152, dire che dobbiamo fare dei Piani triennali che appartengono alle intese con le regioni, appartengono a piani che poi si costruiscono su scala regionale, - comunque pur in presenza di questi Commissari straordinari, che quindi non dovrebbero esercitare l’ordinario – mette vita però a questo piano che ho citato, sui contenuti del quale Favia non crede mai, ma se volete ci sarà modo di approfondirlo, però già lì dentro ci stavano le iniziative e i progetti e gli interventi che sono ricompresi e che hanno dato avvio, hanno portato avanti le opere del nodo idraulico comprese le paratie sulle casse del Panaro.
Presidente Damiano ZOFFOLI
Bene sono le 14 e nel chiudere i lavori della Commissione ringrazio l’ing. Fortunato e il dott. Puma e tutti gli intervenuti, ricordo che naturalmente c’è la necessità e anche l’ impegno per la Commissione di tornare sul tema sia alla luce delle mancate risposte dovute alle conclusioni della Commissione tecnica preposta all’esame degli avvenimenti del gennaio scorso e soprattutto alla luce delle informazioni e degli orientamenti dati dall’assessore Peri rispetto ad una riforma ipotizzata del sistema. Grazie a tutti.
La seduta termina alle ore 14.00.
Approvato nella seduta del 3 aprile 2014.
La Segretaria |
Il Presidente |
Samuela Fiorini |
Damiano Zoffoli |