Oggetto:
Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso tutte le sedi istituzionali e politiche competenti al fine di contrastare intenzioni dell’Unione Europea, riguardanti il lambrusco, relative alla liberalizzazione dei vitigni, difendendo inoltre la denominazione locale e l’etichettatura concessa esclusivamente ai territori reggiano-modenesi. (25 11 15)
A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi
Testo:
RISOLUZIONE
PREMESSO CHE
- La denominazione di origine controllata, nota con l'acronimo DOC, è un marchio di origine italiano utilizzato in enologia che certifica la zona di origine e delimitata della raccolta delle uve utilizzate per la produzione del prodotto sul quale è apposto il marchio; esso viene utilizzato per designare un prodotto di qualità e rinomato, le cui caratteristiche sono connesse all'ambiente naturale ed ai fattori umani e rispettano uno specifico disciplinare di produzione approvato con decreto ministeriale.
- Tali vini, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti in fase di produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la messa in commercio con la dicitura DOC.
CONSIDERATO CHE
- Sono in discussione nei prossimi giorni in commissione Agricoltura a Bruxelles, le sorti del vino Lambrusco e dell’intera economia vitivinicola locale, alla quale, alcuni Paesi europei (Spagna in prima linea) vogliono sottrarre la denominazione tipica. Il Lambrusco non è di per se una denominazione geografica, ma da sempre è identificato con varietà che invece hanno un preciso riferimento territoriale: Sorbara, Santa Croce, Castelvetro e Montericco. I vini che non prendono il nome dal territorio, rischiano di essere tolti dalla lista dei vini protetti nell’Unione Europea.
RICORDATO CHE
- Il Lambrusco produce certe caratteristiche solo nei suoi territori di origine: Modena e Reggio Emilia. E non a caso da 45 anni i nostri produttori hanno costantemente investito e fatto crescere questa denominazione, che oggi rappresenta il 50% delle Dop dell’Emilia-Romagna, un quantitativo di 1,7 milioni di quintali d’uva per 400 milioni di bottiglie.
RITENUTO CHE
- Se le cose dovessero cambiare, il rischio è quello che ci vengano proposti da Paesi stranieri vini chiamati Lambrusco, dichiarati con uve Lambrusco, ma che di Lambrusco non hanno nulla.
- L’applicazione di tale provvedimento costituirebbe un grave danno per i numerosissimi contadini e le tantissime aziende che con il loro lavoro hanno dato un nome al Lambrusco.
- Togliere il Lambrusco dalla lista dei vini protetti nell’UE, sarebbe un duro colpo alla produzione e tradizione enologica reggiana e modenese.
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
- Ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali e politiche a contrasto delle sopradescritte intenzioni da parte dell’Unione Europea circa la liberalizzazione dei vitigni e a difendere la denominazione locale e l’etichettatura esclusivamente concessa ai territori reggiano-modenesi.
Yuri Torri
Igor Taruffi