Testo:
RISOLUZIONE
L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA
Premesso che
I dazi doganali sono imposte indirette che gravano sui beni e servizi importati o esportati da un Paese, generalmente applicati per generare entrate per lo Stato o per proteggere i produttori nazionali dalla concorrenza straniera. Essi possono essere ad valorem, cioè calcolati come percentuale sul valore del bene, oppure specifici, definiti come una somma fissa per unità di prodotto. I dazi vengono introdotti da Governi o Unioni di Stati con lo scopo di riequilibrare la bilancia commerciale, proteggere settori produttivi strategici o, talvolta, come misura di ritorsione commerciale in risposta a presunte pratiche sleali.
L’applicazione parossistica e muscolare di dazi a protezione delle economie nazionali appare come una risposta sbagliata alla globalizzazione sregolata degli ultimi decenni e nella fattispecie appare finalizzata, illusoriamente, a compensare la perdita progressiva di leadership, di forza del dollaro e come la necessità per gli Stati Uniti di diminuire il proprio enorme debito pubblico e, in ultima analisi, a sottrarre, attraverso la rilocalizzazione della produzione in quel Paese, pezzi o filiere di prodotti, con ovvi potenziali effetti sociali sui paesi che li subiscono.
Un esempio emblematico quanto negativo di un uso aggressivo dei dazi è rappresentato dall'amministrazione Trump, che aveva già annunciato l’imposizione di dazi del 25% e del 10%, rispettivamente su acciaio e alluminio, innescando ritorsioni europee su prodotti iconici americani.
La decisione successiva di imporre nuovi dazi su prodotti europei, che investe particolarmente quelli italiani, è una scelta scellerata e del tutto inaccettabile, che rappresenta un serio pericolo anche per l'economia regionale dell'Emilia-Romagna.
L'introduzione di dazi doganali da parte degli Stati Uniti è stata motivata, in modo alquanto superficiale, sulla base di grossolani errori concettuali e di calcolo, come ritenere l’IVA, pagata da tutti, al pari di un dazio nonchè dalla volontà di riequilibrare il deficit commerciale americano, favorendo la produzione interna e riducendo la dipendenza da importazioni straniere. Tuttavia, questo tipo di politiche protezionistiche, che mirano erroneamente a rilanciare l’occupazione interna e sostenere l’industria nazionale, comporta sempre conseguenze negative anche per lo Stato che li impone: l’aumento dei prezzi al consumo, la possibile riduzione della domanda e il rallentamento della crescita economica. Oltre al fatto che le reazioni ritorsive da parte dei Paesi colpiti possono generare danni ulteriori alle imprese esportatrici e al commercio globale.
Secondo la società di consulenza Prometeia, il contraccolpo dell’introduzione di dazi potrebbe arrivare a un -16% per l’export italiano. Un'analisi dettagliata dell'impatto economico dei dazi sui vari settori produttivi della regione Emilia-Romagna, con dati specifici e proiezioni future, è essenziale per quantificare meglio le conseguenze e rafforzare la necessità di interventi mirati.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), pur avendo un ruolo formale nella risoluzione delle controversie commerciali, è stata progressivamente indebolita dall’atteggiamento unilaterale degli Stati Uniti: questo contesto globale di incertezza rischia, pertanto, di compromettere le filiere produttive locali e di danneggiare gravemente le esportazioni della regione Emilia-Romagna.
Rilevato che
L’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane più esposte agli effetti derivanti dall’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, con un volume di esportazioni verso tale mercato che si aggira intorno ai 10,5 miliardi di euro annui.
Nel 2024, infatti, quello degli USA è diventato il primo mercato di destinazione dell’export di beni da parte delle imprese emiliano-romagnole, scavalcando per la prima volta la Germania, primo partner commerciale “storico” per la regione. Con circa 10,5 miliardi di euro di export di beni venduti sul mercato statunitense, l’Emilia-Romagna risulta la seconda regione su base nazionale, dopo la Lombardia (con 13,7 miliardi).
L’export interessato riguarda principalmente settori strategici come la meccanica avanzata, il biomedicale, l’agroalimentare, la produzione enologica e il comparto food, con particolare riferimento alla 'Food Valley' emiliana e romagnola, rinomata per la qualità dei prodotti agricoli e alimentari e per l’industria della trasformazione alimentare, generando effetti negativi sia dal punto di vista economico che occupazionale.
Il settore manifatturiero e industriale della regione rischia di subire effetti negativi dei nuovi dazi:
La Motor Valley, con un export annuale di 2,6 miliardi di euro verso gli Stati Uniti, rappresenta il 75% del totale delle esportazioni italiane di automobili verso il mercato americano. L’applicazione di dazi del 25% su tali prodotti comporterebbe un inevitabile aumento dei prezzi e una significativa riduzione della domanda, con pesanti ripercussioni sull'intero comparto.
Il comparto della meccanica di precisione, insieme a quello della meccatronica, fondamentale per la produzione di macchinari industriali e impianti per l’automazione, potrebbe vedere compromessa la propria leadership tecnologica a causa della contrazione delle esportazioni.
Il settore delle macchine per l’imballaggio, per il quale l’Emilia-Romagna è sede di alcuni dei leader mondiali nel packaging automatizzato, rinomato per la sua eccellenza tecnologica a livello globale, sarebbe penalizzato dall’aumento dei costi di esportazione e dalla conseguente compressione dei margini di profitto.
Il comparto ceramico rischia di subire gravi contraccolpi a causa della perdita di competitività internazionale, in un quadro già gravato dall’aumento dei costi dell’energia.
Anche il settore agroalimentare, quello enologico e la Food Valley emiliano- romagnola, fortemente impegnati nei mercati statunitensi, sono particolarmente esposti: prodotti di eccellenza, come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, i vini di qualità e la frutta di pregio rappresentano oltre il 20% del totale delle esportazioni agroalimentari della regione.
Anche il settore biomedicale, presente in diverse aree della regione, è particolarmente esposto ai rischi derivanti dall’aumento delle tariffe sui prodotti ad alta tecnologia destinati al mercato americano. L’introduzione di dazi su questi prodotti comprometterebbe non solo il fatturato delle imprese coinvolte, ma anche la loro capacità di investimento in ricerca e sviluppo, un elemento cruciale per mantenere elevati standard di innovazione e qualità e garantire la competitività internazionale del comparto.
L’entrata in vigore dei dazi statunitensi rischia di produrre ricadute occupazionali significative nei comparti più esposti, compromettendo la stabilità di migliaia di posti di lavoro lungo tutta la filiera produttiva, con effetti trasversali su settori chiave per l’economia regionale — dall’agroalimentare all’automotive, dalla ceramica al biomedicale, dalla meccanica alla logistica — generando conseguenze sociali rilevanti nei territori ad alta vocazione all’export e profondamente integrati nei mercati internazionali.
Anche le piccole e medie imprese (PMI), spesso le più vulnerabili in situazioni di crisi, necessitano di misure specifiche di supporto, come agevolazioni fiscali, accesso facilitato al credito e programmi di consulenza per la gestione della crisi.
Oltre al coordinamento con le istituzioni europee, è utile promuovere la collaborazione con altre regioni e Paesi che affrontano problemi simili, per condividere best practices e sviluppare strategie comuni.
Rilevato inoltre che
L’elevata internazionalizzazione del sistema produttivo dell’Emilia-Romagna, pur rappresentando un punto di forza per l’economia regionale, costituisce anche un elemento di vulnerabilità in un contesto globale sempre più instabile e caratterizzato da tensioni commerciali crescenti, ora fortemente aggravate dai nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump.
L’imposizione di dazi particolarmente elevati su tutti i prodotti esportati rischia di compromettere la loro competitività e può favorire, per alcuni settori, la diffusione di prodotti di qualità inferiore.
Evidenziato infine che
La Presidente della Commissione Europea ha già annunciato contromisure ai dazi statunitensi.
È essenziale che l’Unione Europea intraprenda un’azione coordinata e decisa per contrastare l’imposizione di questi nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, promuovendo rapporti multilaterali basati su principi di equità e reciprocità commerciale, con ciò condividendo anche il richiamo del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il Governo italiano deve attivarsi, di concerto con le istituzioni europee e internazionali, mettendo in atto misure di supporto finanziario ed economico alle imprese esportatrici colpite dai dazi, sul modello di quanto appena annunciato dal Governo spagnolo che ha stanziato 14 miliardi di euro, volte anche ad incentivare politiche di innovazione e diversificazione dei mercati, assumendo una posizione ferma nella tutela degli interessi economici nazionali ed europei, ma restando aperto al dialogo costruttivo con gli Stati Uniti, al fine di prevenire un'escalation delle tensioni commerciali e favorire soluzioni cooperative vantaggiose per entrambe le parti.
Le istituzioni regionali devono collaborare attivamente con i distretti produttivi e le associazioni di categoria per monitorare costantemente la situazione, fornire assistenza tecnica e finanziaria alle imprese colpite e promuovere strategie di contrasto efficaci.
L’intera filiera produttiva emiliano-romagnola deve essere sostenuta da politiche che garantiscano la tutela della competitività internazionale delle imprese locali, salvaguardando il grande e consolidato patrimonio economico, culturale e sociale della nostra Regione, anche attraverso la promozione degli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, il sostegno alla diversificazione dei mercati e all’internazionalizzazione, nonché l’apertura verso nuovi mercati emergenti.
Tutto ciò premesso e considerato,
impegna la Giunta Regionale a
Sollecitare il Governo e le istituzioni europee, in tutte le sedi istituzionali appropriate, anche per il tramite della Conferenza delle Regioni:
a contrastare l’imposizione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump, nonché ad adottare misure, in accordo con le istituzioni europee, idonee a proteggere il sistema produttivo dagli effetti negativi dei dazi imposti, garantendo il supporto economico e tecnico alle imprese colpite, incentivando politiche di innovazione e promozione per la diversificazione dei mercati, anche per ridurre la dipendenza dalle esportazioni verso gli Stati Uniti e favorire nuove opportunità commerciali;
a varare un piano straordinario di supporto per le imprese, con risorse compensative, innovative e per la estensione su altri mercati, adeguate, al fine di tutelare la esistenza delle imprese, il mantenimento della produzione in Italia e per la conservazione dei posti di lavoro, dei comparti produttivi penalizzati dalle tariffe imposte dagli USA;
ad attivare strumenti di sostegno per i prodotti più colpiti e di conseguenza per sostenere i lavoratori dei settori danneggiati dai dazi, adeguare gli strumenti di gestione delle crisi per settori che dovessero subire contraccolpi negativi sul piano occupazionale, potenziando la cassa integrazione per garantire un reddito adeguato durante i periodi di crisi, adottando misure straordinarie per le aziende in difficoltà, come finanziamenti agevolati e supporto alla ristrutturazione per evitare licenziamenti, promuovendo politiche attive del lavoro con programmi di formazione e riqualificazione professionale, coordinandosi con le Regioni e le parti sociali per assicurare l'efficacia delle misure;
ad adoperarsi affinché eventuali misure economiche adottate non compromettano la stabilità delle imprese, anche di quelle emiliano-romagnole e del mercato regionale;
Continuare a collaborare attivamente con i distretti produttivi e le associazioni di categoria per monitorare costantemente la situazione e promuovere strategie di contrasto efficaci, anche valutando di utilizzare il Patto per il Lavoro e per il Clima quale sede di confronto.
Incentivare la promozione dei prodotti a Indicazione Geografica del nostro territorio, per incrementarne la conoscenza e la commercializzazione nei mercati extraeuropei ed europei, e nel mercato interno e locale, favorendo la diffusione dei prodotti delle nostre filiere territoriali.