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Legislatura XI - Atto di indirizzo politico approvato ogg. n. 6782 -
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Approvato in data: 09/05/2023

Testo:

 

RISOLUZIONE

 

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

 

Visti l’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e l’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008;

 

vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea);

 

vista la legge regionale 28 luglio 2008, n. 16 (Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell'unione europea, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui suoi rapporti interregionali. Attuazione degli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale);

 

vista la Relazione approvata dalla I Commissione assembleare ai sensi dell’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno ed i pareri delle Commissioni competenti per materia approvati ai sensi del medesimo articolo 38, comma 1, allegati alla Relazione;

 

visto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2023 “Un’Unione salda e unita” – COM (2022) 548 del 18 ottobre 2022;

 

viste le risultanze dell’udienza conoscitiva svolta dalla I Commissione sul programma di lavoro della Commissione europea per l’anno 2023 nella seduta del 15 febbraio 2023;

 

vista la Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità in relazione agli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell’Unione europea (anno 2022);

 

visto il Rapporto conoscitivo della Giunta regionale per la Sessione europea 2023 (DGR n. 238 del 20 febbraio 2023);

 

vista la Risoluzione n. 5146 dell’11 maggio 2022 "Sessione europea 2022. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”;

 

considerato che la legge regionale n. 16 del 2008, all’articolo 5, disciplina la Sessione europea dell’Assemblea legislativa quale occasione istituzionale annuale per la riflessione sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente delle politiche e del diritto dell’Unione europea nelle materie di competenza regionale e per l’espressione di indirizzi generali alla Giunta relativamente all’attività della Regione nell’anno di riferimento;

 

considerato inoltre che la stessa legge, all’art. 3 ter, prevede che la Regione Emilia-Romagna, al fine di garantire la partecipazione degli enti locali, dei portatori di interesse e dei cittadini del territorio emiliano-romagnolo alle proprie attività di partecipazione alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell'Unione europea, promuove “anche mediante strumenti informatici, consultazioni sulle singole iniziative e proposte di atti legislativi dell'Unione europea, in particolare su quelle segnalate in esito ai lavori della sessione europea dell'Assemblea legislativa” e che a questo scopo si avvalga anche della Rete europea regionale;

 

considerato l’interesse della Regione Emilia-Romagna in riferimento a determinati atti e proposte preannunciati dalla Commissione europea per il 2023 ed individuati a seguito dell’esame del Programma di lavoro della Commissione europea svolto dalle Commissioni assembleari per le parti di rispettiva competenza;

 

considerato quanto riportato nella Relazione della Giunta sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2022, ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale;

 

considerato, inoltre, quanto riportato nel Rapporto conoscitivo per la Sessione europea 2023 in merito alle priorità della Giunta regionale relative alla fase ascendente e discendente;

 

considerato il ruolo delle Assemblee legislative regionali nella fase di formazione delle decisioni europee ai sensi del Protocollo n. 2 sull’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità allegato Trattato di Lisbona e della legge 234 del 2012 che regola la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea;

 

considerata l’importanza del rafforzamento degli strumenti di collaborazione tra le Assemblee legislative, a livello nazionale ed europeo, sul controllo della sussidiarietà e sul controllo di merito degli atti e delle proposte dell’Unione europea;

 

considerata altresì l’opportunità di contribuire a favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni sulle attività svolte in fase ascendente, già a partire dagli esiti dell’esame del Programma di lavoro annuale della Commissione europea;

 

considerato altresì il programma di lavoro della Commissione europea per il 2023 nasce in un contesto di crisi e grandi trasformazioni, in cui l’Unione europea, oltre a perseguire gli obiettivi politici della transizione ecologica e digitale, ha dovuto mettere in campo energie economiche e politiche senza precedenti per dare risposte alla crisi pandemica e affrontare gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina con le gravi conseguenze economiche, energetiche e di carattere umanitario ad esse collegate.

 

Riprendendo le considerazioni emerse nel corso del dibattito politico nelle diverse Commissioni assembleari sulle tematiche di rilevanza europea,

 

Green Deal europeo

 

1) Obiettivo n. 1 “Mercato dell'energia elettrica” - Si evidenzia che nell’ambito della Strategia europea per il Green deal industriale e in coerenza con il nuovo obiettivo per le rinnovabili fissato nel Piano REPowerUE, che prevede un aumento al 45% entro il 2030 rispetto alla quota fissata al 40% dal pacchetto "Pronti per il 55%, la Commissione europea intende accelerare la diffusione delle energie rinnovabili ed eliminare gradualmente il gas al fine di ridurre anche la dipendenza dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili. La diffusione delle rinnovabili dovrà quindi essere triplicata entro la fine del decennio al fine di consentire a imprese e consumatori di rifornirsi di energia pulita a prezzi accessibili in un mercato aperto e trasparente che consentirà di vendere l’energia prodotta da parchi eolici e solari personali anche ai privati. L’autosufficienza energetica passa anche attraverso strumenti quali le Comunità energetiche che sono sostenute e dovranno continuare ad essere sostenute dalle politiche regionali.

Si invita pertanto la Giunta a monitorare l’iter della proposta e ad approfondirne i contenuti al fine di riferire all’Assemblea legislativa eventuali oneri amministrativi e/o finanziari che ne potrebbero derivare a carico del bilancio regionale. Inoltre, bisogna assolutamente implementare infrastrutture per i combustibili alternativi necessarie per una reale decarbonizzazione dei trasporti e che solo dotando le Regioni e le autorità locali di strumenti idonei alla diffusione effettiva di trasporti a basse/zero emissioni di carbonio, si possono raggiungere gli obiettivi prefissati.

Inoltre, in riferimento all'obiettivo della riduzione delle emissioni di metano nel settore dell'energia, si richiama il ruolo della "Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell'energia e che modifica il Regolamento (EU) 2019/942 - 2021/0423 (COD)", corrispondente all'iniziativa indicata al punto 12 dell’Allegato III "Proposte prioritarie in sospeso" del Programma di lavoro della Commissione Europea per il 2023. Particolare rilievo riveste, in questo quadro, la decisione assunta lo scorso 26 aprile dalla Commissione del Parlamento Europeo ENVI (Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare), riunita con la Commissione ITRE (Industria, Ricerca ed Energia). Le due Commissioni si sono espresse in favore di una riduzione delle emissioni di metano nel settore dell'energia, approvando rilevanti emendamenti alla citata Proposta di Regolamento, fra i quali anche quello in cui si stabilisce che "il settore petrolchimico dovrebbe essere soggetto alle misure in materia di monitoraggio e comunicazione, individuazione e riparazione delle perdite e limiti al venting e al flaring come il settore energetico", in considerazione del fatto che "la prospezione e la produzione a monte, la raccolta e il trattamento di petrolio e gas fossile producono anche nafta e gas naturale liquidi da utilizzare nel settore petrolchimico… e si traduce in emissioni di metano".

Si sottolinea che le due Commissioni del Parlamento Europeo hanno chiesto alla Commissione Europea di proporre un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di metano dell'UE per il 2030 per tutti i settori pertinenti entro la fine del 2025, stabilendo inoltre che gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi nazionali di riduzione nell'ambito dei rispettivi piani nazionali integrati per l'energia e il clima e che gli operatori siano tenuti all'obbligo di riparazione e dopo il rilevamento delle perdite di metano o al più tardi entro cinque giorni, con il divieto di smaltimento e combustione in torcia del metano dalle stazioni di drenaggio entro il 2025 e dai pozzi di ventilazione entro il 2027.

Si invita pertanto la Giunta a monitorare l'iter della proposta e ad approfondirne i contenuti al fine di riferire all'Assemblea legislativa sui progressi verso la riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE e migliorare la qualità dell'aria.

 

2) Obiettivo n. 2 “Idrogeno rinnovabile” - Si evidenzia che per realizzare la transizione ecologica e conseguire gli obiettivi del Patto per il lavoro e per il clima relativi all’azzeramento delle emissioni climalteranti prima del 2050 e al passaggio al 100% alle energie rinnovabili entro il 2035 è necessario sostenere sia economicamente che con partnership pubblico-privato progettualità che prevedono lo sviluppo dell’intera filiera produttiva dell’idrogeno sia rinnovabile che a bassa emissione di carbonio, in coerenza con quanto previsto nel Piano Triennale Attuativo 2022-2024 del Piano Energetico Regionale. Si sottolinea che Regione Emilia-Romagna ha già costruito una mappatura delle piccole e medie imprese che possono lavorare sulla filiera e che è stata definita una road map della strategia regionale per l’idrogeno che partirà con le prime applicazioni sul trasporto pubblico locale. Si ricorda che è stato assegnato un finanziamento pari a 19,5 milioni di euro (fondi PNRR) per la realizzazione di una 'Hydrogen Valley' all’interno di un'area industriale dismessa modenese, la cui produzione alimenterà flotte di autobus del servizio pubblico locale. Tenuto conto della elevata qualità del nostro settore agroalimentare, si rileva inoltre che è importante valutare la sostenibilità ambientale ed economica dei siti in cui potranno essere costruiti gli impianti a fonti rinnovabili, fotovoltaico ed eolico anche offshore, oltre che la possibilità di produrre idrogeno anche con la gassificazione delle biomasse. Il mercato dell’idrogeno offre prospettive interessanti nel medio e lungo periodo, soprattutto in ottica di riconversione delle infrastrutture gas esistenti. Tale combustibile potrebbe costituire la soluzione più efficace in termini di abbattimento delle emissioni per i settori più difficili da de-carbonizzare.

Si sottolinea infine la rilevanza delle modifiche sulle regole per gli aiuti di Stato che potranno incidere sul volume degli investimenti pubblico-privato, oltre che dei processi autorizzativi che si auspica vadano nella direzione di agevolare lo sviluppo degli impianti e sostenere gli investimenti.

Tenuto conto dell’importanza strategica dell’idrogeno per lo sviluppo della politica energetica ed industriale della Regione Emilia-Romagna, si invita pertanto la Giunta a partecipare ai tavoli di lavoro previsti sia a livello nazionale che europeo e a tenere informata la Commissione circa gli investimenti che interesseranno il territorio della Regione Emilia-Romagna riferibili sia ai fondi strutturali (PR-FSE+ e PR-FESR) che al PNRR. Si invita, inoltre, a monitorare l’iter relativo alla regolazione e al suo adeguamento che dovrà accompagnare l’utilizzo dell’idrogeno rinnovabile e al suo impatto sull’intera filiera industriale, con particolare riferimento alle PMI che ad oggi operano nel campo della componentistica e dell’utilizzo dell’idrogeno.

 

3) Obiettivo n. 3 “Riduzione dei rifiuti” - Si richiama la direttiva n. (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa alla gestione dei rifiuti e i concetti ivi contenuti relativi al “principio chi inquina paga”, in base al quale i costi della gestione dei rifiuti sono sostenuti dal produttore iniziale, e al “regime di responsabilità estesa del produttore”, un insieme di misure adottate dagli Stati membri per garantire che i produttori detengano la responsabilità finanziaria e organizzativa per la gestione della fase di scarto del ciclo di vita di un prodotto. Si evidenzia che, in linea con gli obiettivi del Green Deal e del piano d’azione per l’economia circolare, la Commissione europea sta lavorando alla revisione della direttiva n. (UE) 2018/851 che si concentrerà sui seguenti settori: prevenzione, riduzione dei rifiuti alimentari, raccolta differenziata anche per rifiuti specifici come gli oli usati e i prodotti tessili e relativa applicazione del principio “chi inquina paga” e del “regime di responsabilità estesa del produttore” nel settore tessile, attualmente non obbligatorio, che preparerebbe una filiera per la raccolta differenziata dando così attuazione alla Strategia per prodotti tessili sostenibili e circolari di cui alla COM(2022) 141 del 30 marzo 2022. Si evidenzia a tal proposito che, con il Piano regionale di gestione dei rifiuti, la Regione Emilia-Romagna ha di fatto già accolto le indicazioni della Commissione europea; tuttavia, pare opportuno presidiare in maniera puntuale lo sviluppo dell’iniziativa relativa ai rifiuti tessili per superare il problema del fast fashion, che oltre a produrre ingenti rifiuti, danneggia significativamente la filiera tessile italiana e regionale. In tale ambito, potranno essere valutate altresì modifiche della legge regionale n. 16 del 2015 sull’economia circolare attraverso l’introduzione di specifiche disposizioni relative al settore della moda per sostenere e implementare una filiera tessile sostenibile che preveda il recupero e il riciclo dei materiali di scarto, affinché si possa tradurre in una opportunità per la crescita del settore, comparto trainante per l’economia regionale. A questo scopo si ritiene opportuno sviluppare delle misure dedicate al riciclo delle materie prime seconde. Un ulteriore punto di primario interesse può essere la progettazione e installazione sul territorio di impianti di recupero dei rifiuti RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), compresi i pannelli fotovoltaici a fine vita, per l’estrazione dei metalli preziosi che a breve diventeranno il punto critico della supply chain delle energie alternative e dell’innovazione tecnologica.

Si evidenzia inoltre che è in corso il processo di revisione delle direttive (EU) 2019/1020 e 2019/904 per un nuovo regolamento sul packaging, settore nel quale le imprese del nostro territorio sono da sempre all’avanguardia nel proporre modelli innovativi di sostenibilità ambientale.

Tenuto conto di quanto sopra, si invita la Giunta a monitorare lo sviluppo delle proposte che saranno presentate dalla Commissione europea, prestando particolare attenzione a quelle che potranno interessare i comparti della moda e del packaging al fine di valutare le eventuali ricadute sul settore, e a partecipare ai tavoli di lavoro previsti sia a livello nazionale che europeo al fine di un efficace coordinamento a livello interistituzionale e locale delle politiche regionali.

Si sottolinea altresì l’importanza dell’economia circolare, nel senso ampio del termine, e a tal fine si evidenza la necessità di ampliare il sostegno alle aziende che si occupano di economia circolare anche attraverso bandi specifici per finanziamenti a favore delle imprese del settore o premialità inserite nei bandi che verranno fatti.

Stante l’importanza di lavorare sulla riduzione degli imballaggi si chiede di prevedere una attenzione nella programmazione dei bandi ai progetti di innovazione delle imprese nel campo del packaging e della produzione dei prodotti, per diminuire i rifiuti alla fonte e agevolare i cittadini nella raccolta differenziata.

Stante l’evoluzione della normativa e anche l’attenzione che a livello economico, sociale ed ambientale si registra sul tema, si ritiene importante prevedere una revisione della legge 16 del 2015 dedicata all’economia circolare.

 

4) Obiettivo n. 4 “Nuove tecniche genomiche” – Si evidenzia che si rende necessaria la revisione della direttiva 2001/18/CE del 12 marzo 2001 in quanto le nuove tecniche genomiche, conosciute in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), consentono di applicare metodi di editing di precisione del genoma delle colture sfruttando la variabilità genetica all’interno di una stessa specie (cisgenesi/intragenesi). Tali tecniche sono potenzialmente in grado di contribuire alla sostenibilità dei sistemi agroalimentari, in linea con gli obiettivi del Green Deal e della strategia “Dal produttore al consumatore” (rif. COM/2020/381) sulla quale la presente Commissione si era espressa favorevolmente nella risoluzione n. 1817 relativa alla "Sessione Europea 2020. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione Europea".

Tenuto conto che nel territorio dell’Emilia-Romagna si contano 44 Dop e Igp di prodotti alimentari e 30 riguardanti i vini e che tra queste sono comprese IIGG di grande valore economico che hanno una notevole incidenza sul sistema delle produzioni di qualità nazionale ed europeo, si invita la Giunta a monitorare lo sviluppo dell’iniziativa in collaborazione con i centri di ricerca regionali, in quanto possono rappresentare soluzioni per un sistema agroalimentare sostenibile a fronte dei gravi problemi prodotti dai mutamenti climatici e dagli agenti patogeni che colpiscono le produzioni di qualità della Regione.

 

5) Obiettivo n. 6 “Sistemi alimentari sostenibili” Nell’ambito della Strategia dal produttore al consumatore, alla cui realizzazione contribuirà in maniera diretta la nuova PAC 2023-2027, si evidenzia che un sistema agroalimentare sostenibile non garantisce solo la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, ma promuove sistemi alimentari maggiormente compatibili con l’ambiente, resilienti, sani, in grado di garantire la riduzione degli sprechi alimentari e un trattamento equo agli operatori economici. A tal fine si segnala che la Commissione europea sta lavorando ad una proposta finalizzata ad integrare la sostenibilità in tutte le politiche alimentari per la costruzione di una catena del valore della filiera agroalimentare socialmente responsabile che, da un lato, garantisca la riduzione dell'impronta ambientale e climatica e, dall’altro, contribuisca alla salute dei consumatori e del sistema economico. In particolare, l’iniziativa stabilirà norme in materia di etichettatura relativa alla sostenibilità dei prodotti alimentari, criteri minimi per gli appalti pubblici per i prodotti alimentari, governance e monitoraggio. Di primaria importanza è l’attuazione di campagne di sensibilizzazione, formazione e informazione finalizzate a diffondere la cultura del consumo consapevole e della riduzione degli sprechi alimentari, nonché il loro recupero e donazione a fini di solidarietà sociale, e di promuovere percorsi didattici finalizzati all’educazione ad una sana alimentazione e a una produzione alimentare territoriale.

Si sottolinea che la strategia per lo sviluppo del sistema agricolo agroalimentare e dei territori rurali dell’Emilia-Romagna si basa su qualità, sostenibilità, innovazione e semplificazione degli oneri, pertanto si invita la Giunta regionale a monitorare l’iter di tale iniziativa al fine di valutare il suo potenziale impatto sulla filiera agroalimentare del territorio, sul quale insistono aziende con differenti vocazioni territoriali e criticità dovute alla permanenza di disparità e difficoltà di sopravvivenza delle aziende e delle attività agricole nelle zone collinari e montane. Nel valutare la proposta in esame si invita inoltre la Giunta a porre attenzione all’etichettatura di sostenibilità, che deve tenere conto di una distribuzione equa ed in equilibrio con i pilastri sociali ed economici e con le specificità del settore allo scopo di evitare il confronto tra ciò che non è comparabile, a dare strumenti per una migliore distribuzione dei costi e dei benefici nella catena alimentare e a valutare pratiche agricole sostenibili anche diverse dal biologico.

 

6) Obiettivo n. 7 “Suoli sani” - La “Strategia per il suolo per il 2030” del 17 novembre 2021 prevede che entro il 2030 tutti i suoli dell’Unione Europea siano in buone condizioni e che la protezione, la gestione e il ripristino sostenibile dei suoli diventino norma. Poiché ad oggi manca una disciplina legislativa europea specifica in materia, la Commissione europea ha annunciato che presenterà a giugno 2023 una proposta di direttiva per la salute del suolo, al fine di dare una definizione comune dei suoli sani per tutta l’Unione Europea demandando agli Stati membri l’individuazione di distretti del suolo, così da sviluppare misure comuni di gestione del suolo. La proposta individuerà altresì indicatori e metodologie di monitoraggio, criteri di gestione sostenibile, definizione e identificazione dei siti contaminati e misure per ripristino e bonifica.

Si rileva che questo obiettivo attraversa trasversalmente molte politiche regionali, tra cui la legge regionale sull’urbanistica, il Piano regionale dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027 e le politiche agricole.

Si sottolinea pertanto l’importanza di presidiare gli sviluppi di tale iniziativa strategica e si invita a tal fine la Giunta a monitorare l’iter della proposta e la definizione dei suoi contenuti, specie con riferimento alle tematiche afferenti all’agricoltura e al consumo di suolo e ai criteri di definizione dei distretti del suolo e della certificazione dei crediti di carbonio, nonché il loro impatto sulle politiche regionali e locali.

 

7) Obiettivo n. 8 “Pacchetto per rendere più ecologico il trasporto merci” e Obiettivo 9 “Trasporti sostenibili – Con riferimento alla proposta contenuta nel “Pacchetto per rendere più ecologico il trasporto merci” relativa al “Trasporto internazionale di merci e passeggeri — aumento della quota del traffico ferroviario” si evidenzia che è finalizzata ad introdurre misure per poter gestire e coordinare meglio le ferrovie al fine di aumentarne la capacità, atteso che, come evidenziato dalla Commissione europea, esse hanno un ruolo fondamentale per accrescere l'efficienza e sostenibilità dei trasporti europei, in linea con gli obiettivi della “Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente: mettere i trasporti europei sulla buona strada per il futuro”, COM(2020) 789.

Si osserva che l’aumento della quota traffico ferroviario è uno degli obiettivi strutturali del Green Deal europeo e si esprime apprezzamento per le politiche regionali di sostegno alle imprese logistiche e agli operatori del trasporto multimodale per incrementare l’uso del treno nel trasporto merci, tuttavia poiché la percentuale di utilizzo del treno rispetto alle potenzialità è ancora bassa, si sottolinea l’importanza di potenziare la mobilità ferroviaria, anche transfrontaliera, che può costituire una alternativa reale al trasporto aereo, sia di passeggeri che di merci.

Con riferimento alla proposta contenuta nel “Pacchetto per rendere più ecologico il trasporto merci” relativa ai trasporti combinati, si evidenzia che è finalizzata ad incentivare la multi-modalità, l’integrazione tra le diverse modalità di trasporto e il passaggio dal trasporto merci su strada ad altre metodologie di trasporto a basse emissioni, come le vie navigabili interne, il trasporto marittimo e ferroviario. Alla luce della necessità di attuare i principi "chi inquina paga" e "chi usa paga", si prefigge di riesaminare quali operazioni di trasporto dovrebbero essere sostenute e quali misure di sostegno sarebbero più efficaci al riguardo, specialmente con riferimento alle norme per gli aiuti di Stato.

Si sottolinea che il settore del trasporto merci è altresì interessato dalle proposte contenute nel pacchetto Fit for 55 che mira a fornire un quadro coerente ed equilibrato per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE al fine di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'UE di almeno il 55% entro il 2030. Sotto il profilo della riduzione delle emissioni di CO₂, oltre al mini-ETS (sistema di scambio di quote di emissioni nell’UE), che comporterà l’inclusione del trasporto stradale nel sistema di scambio di quote per le emissioni di CO₂, si segnalano:

- la proposta di regolamento COM/2023/88 finalizzata a rafforzare i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO₂ dei veicoli pesanti nuovi con cui la Commissione propone di introdurre gradualmente livelli di emissioni di CO₂ più rigorosi fino ad arrivare ad una riduzione pari al 90% a partire dal 2040. Inoltre, per accelerare la diffusione degli autobus a emissioni zero nelle città, la Commissione propone che a partire dal 2030 tutti i nuovi autobus urbani non producano emissioni. A questo proposito si segnala che a livello regionale è previsto il rinnovo del parco autobus con la sostituzione dei mezzi più inquinanti con bus a minore impatto ambientale entro il 2030 in linea con gli obiettivi europei;

- la proposta di regolamento COM(2021)556 relativa al rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO₂ delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi che stabilisce la riduzione del 100% delle emissioni di CO₂ entro il 2035. Sul tema la Commissione dovrebbe riferire sui progressi verso una mobilità su strada a emissioni zero entro il 31 dicembre 2025 e successivamente ogni due anni e, sulla base delle relazioni, la Commissione dovrebbe riesaminare l'efficacia e l'impatto del regolamento nel 2028.

Si evidenzia che il tema dei trasporti sostenibili non può prescindere da quello della transizione energetica; pertanto, l’attuazione della strategia del Green Deal deve tenere in debito conto le mutate condizioni geopolitiche, economiche ed energetiche intercorse in questi ultimi anni e l’impatto che esse hanno in modo particolare su famiglie e imprese. Più in generale si rileva che, nell’affrontare la transizione energetica, il settore privato va accompagnato con meccanismi incentivanti, piuttosto che penalizzanti e si evidenzia che un reale cambiamento degli usi e delle tecnologie utilizzate non deve avere carattere ideologico, ma deve essere condotto alla luce di una analisi più approfondita in termini di costi da sostenere, anche conseguenti all’aumento dell’import, e secondo tempi congrui, anche di durata generazionale. Con specifico riferimento ai motori endotermici, si ritiene opportuna una valutazione costi e benefici per verificarne la reale efficacia.

Tenuto conto dell’ampiezza dell’intervento normativo della Commissione europea volto a conseguire la transizione energetica nel quadro del più ampio obiettivo politico del Green deal, si ritiene opportuno a livello regionale puntare maggiormente sul trasporto ferroviario e fluviale nella programmazione delle politiche di mobilità sostenibile. Inoltre, si invita la Giunta a partecipare ai tavoli tecnici per monitorare lo sviluppo delle iniziative a tutela del settore dei trasporti e della logistica, promuovendo la neutralità tecnologica, la diversificazione dell’approvvigionamento, la necessità di lasciare alcuni margini al mercato, alla ricerca, all’innovazione e all’individuazione delle tecnologie del futuro.

 

Un’Europa pronta per l’era digitale

 

8) Obiettivo n. 11 “Aiuti per le PMI” - Si sottolinea che la Commissione europea proporrà la revisione della Direttiva 2011/7/UE relativa ai ritardi di pagamento che influiscono negativamente sulla capacità delle imprese di investire in soluzioni verdi e sostenibili e ostacolano l'occupazione, pregiudicando la crescita e gli scambi transfrontalieri. Si rileva che tale iniziativa è volta ad ampliare e migliorare l'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario per contrastare i ritardi di pagamento e semplificare le procedure amministrative e giudiziarie. Si richiama a tal proposito il Patto per la semplificazione condiviso dalla Regione Emilia-Romagna con i sottoscrittori del Patto per il Lavoro e per il Clima ad ottobre 2021 che si propone, tra i vari obiettivi, di perseguire la riduzione dei carichi burocratici per le imprese nell’ottica di dare attuazione al “principio once only”.

Alla luce di queste considerazioni e in coerenza con l’obiettivo della Commissione europea di sostenere le PMI, si invita la Giunta regionale a monitorare l’iter di questa iniziativa per valutare l’impatto sul tessuto industriale del territorio regionale e a proseguire l’estensione dell’applicazione del Patto per la semplificazione per dare effettiva attuazione al “principio once only”.

 

9) Obiettivo n. 12 “Mondi virtuali” - Si evidenzia che si tratta di una iniziativa di grande interesse per le sue innumerevoli potenzialità in numerosi campi: dal lavoro alla medicina, dalla protezione ambientale alla prevenzione delle catastrofi ambientali. La Commissione europea ritiene fin da ora necessaria una riflessione per capire come regolamentare un nuovo “paradigma” tecnologico che nel prossimo futuro porrà anche dei temi importanti sul fronte della concorrenza e dell’organizzazione del mercato, affinché vengano individuati fin da subito e in maniera puntuale i valori e i diritti che devono essere tutelati e i beni individuali e collettivi da proteggere. A questo proposito, si osserva che la Commissione europea ha già avviato interlocuzioni con le aziende che stanno a diverso titolo contribuendo alla realizzazione del metaverso e, considerato il successo del processo partecipativo della Conferenza sul futuro dell'Europa, coinvolgerà anche la nuova generazione di panel di cittadini sul tema dello sviluppo dei mondi virtuali.

Si evidenzia che a livello regionale questa iniziativa riveste un particolare interesse soprattutto in relazione alla sfida dell’Agenda digitale Emilia-Romagna “Servizi pubblici digitali centrati sull’utente, integrati, aumentati, semplici e sicuri” dove, prendendo spunto da casi di successo e indicazioni nazionali e internazionali, si vuole favorire lo sviluppo e la sperimentazione di progetti che utilizzino le “tecnologie” emergenti, soprattutto in specifici ambiti, come ad esempio: sanità, mobilità (servizi del tpl, ecc.), digital humanities (biblioteche, musei, cinema, musica, ecc.).

Si invita pertanto la Giunta a monitorare l’iter dell’iniziativa e a riferire di eventuali sperimentazioni e sviluppo di servizi innovativi che dovessero essere avviati anche ad integrazione di servizi esistenti.

 

10) Obiettivo n. 14 “Salute pubblica” - Si evidenzia che l’iniziativa prevede la verifica, la registrazione e il monitoraggio dell'amianto negli edifici pubblici per la tutela e la sicurezza delle persone al fine di garantire che tutti gli Stati membri stabiliscano obiettivi più ambiziosi per monitorare, controllare e gestire l’amianto.

Si rammenta l’impegno che la Regione Emilia-Romagna ha da tempo profuso in materia di protezione dei lavoratori dall'amianto, da ultimo mediante il Piano Amianto adottato con Delibera della Giunta Regionale n. 1945 del 4 dicembre 2017, che ha approfondito le più efficaci procedure semplificate fra i diversi enti pubblici per gestire le segnalazioni e completare la mappatura degli edifici di pubblico accesso con presenza di amianto e si invita la Giunta a seguire l’evoluzione della iniziativa al fine di valutare eventuali interventi di adeguamento della normativa regionale e a valutare l’adozione di misure strutturali, atte a sostenere la rimozione e lo smaltimento di manufatti contenenti amianto in edifici privati.


Un’economia al servizio delle persone

 

11) Obiettivo n. 23 “Tassazione delle imprese” - Si evidenzia che la Commissione europea, per attuare l’agenda europea per la politica fiscale di cui alla COM(2021)251 del 18 maggio 2021 “Tassazione delle imprese per il XXI secolo”, sta lavorando alla costruzione di uno strumento finalizzato alla armonizzazione della tassazione delle imprese per mantenere in equilibrio il mercato interno e compiere ulteriori progressi nella costruzione dell’unione dei mercati dei capitali. Gli obiettivi sono di superare il mosaico di norme fiscali nazionali che crea inutili costi di conformità per le imprese anche al fine di consentire la libera circolazione di merci, servizi e capitali e garantire che le imprese godano dei medesimi regimi fiscali evitando regimi che possono minare la concorrenza e alterare il rapporto domanda-offerta discriminando i consumatori e i lavoratori. Si sottolinea che questo tema è diventato centrale dopo la pandemia che, avendo accelerato la digitalizzazione, ha fatto aumentare il numero di persone e imprese che acquistano, lavorano, interagiscono e fanno affari online.

In questo quadro, si invita la Giunta a monitorare l’iter della iniziativa e a valutare il suo impatto sul tessuto imprenditoriale regionale corporate.

 

12) Obiettivo n. 24 “Accesso ai dati nei servizi finanziari” - Si evidenzia che la Commissione europea intende rivedere le norme europee in materia di servizi di pagamento di cui alla Direttiva (UE)2015/2366 e migliorare il quadro relativo alla finanza aperta delineato nella COM(2020)591 del 24 settembre 2020, soprattutto con riferimento all’accesso e al riutilizzo dei dati nel rispetto delle norme in materia di protezione dei dati e di tutela dei consumatori. La Commissione europea ritiene necessaria questa revisione alla luce dei mutamenti del mercato in cui ora nell’ambito della tecnologia finanziaria operano soggetti che offrono nuovi servizi, come ad esempio servizi di pagamento ad integrazione di altri servizi, oppure hanno introdotto soluzioni di pagamento che fanno ricorso a nuove tecnologie (portafogli elettronici, "pass-through wallet", pagamenti senza contatto). Anche le abitudini di pagamento e le aspettative dei cittadini sono cambiate e oggi molti consumatori usano dispositivi e portafogli elettronici e si aspettano che le transazioni avvengano in modo istantaneo, conveniente e sicuro. L’obiettivo è quindi quello di garantire soluzioni di pagamento eque, sufficientemente sicure, convenienti ed efficienti sotto il profilo dei costi e ridurre la frammentazione del mercato dei pagamenti per favorire le attività transfrontaliere delle imprese e l'ulteriore integrazione di un mercato interno dei servizi di pagamento. Si rileva tuttavia che l’innovazione può essere un ostacolo non solo per gli utenti che non usano agevolmente la tecnologia, ma anche per gli utenti abituali in quanto sono emerse nuove forme di frodi nei pagamenti online che inducono le vittime ad aggirare le misure di sicurezza attraverso metodi ingannevoli come il “social engineering”. Si richiama l’importanza di ridurre i costi di utilizzo di questi metodi di pagamento affinché non gravino eccessivamente sugli esercenti che li rendono disponibili. Tenuto conto di quanto sopra, si invita la Giunta a monitorare l’iter dell’iniziativa e ad informare l’Assemblea legislativa del suo futuro impatto economico e sociale.

 

13) Obiettivo n. 26 “Pacchetto investimenti al dettaglio” - Si rileva che l’obiettivo della strategia per gli investimenti al dettaglio, che si inquadra nell’ambito del Piano d’azione per il mercato dei capitali, è quello di individuare una serie di interventi normativi finalizzati non solo a rafforzare le tutele che già oggi la disciplina europea rivolge nei confronti degli investitori al dettaglio (investitori retail), ma anche ad accrescere la loro partecipazione al mercato dei capitali, in quanto si tratta di piccoli investitori e risparmiatori da cui si genera un flusso finanziario che tramite i mercati finanziari e gli intermediari arriva all’economia reale.

Si sottolinea che la strategia per gli investimenti al dettaglio ha un ambito di applicazione molto ampio, perché riguarda sostanzialmente tutte le discipline europee che attengono alla protezione degli investitori. La più importante è la disciplina contenuta nella direttiva MiFID n. 2014/65/UE del 15 maggio 2014 relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 2002/92/CE e 2011/61/UE e fornisce un quadro regolamentare per l’attività degli intermediari, la protezione degli investitori, il funzionamento degli strumenti finanziari e dei mercati finanziari. Oltre alla MiFID, la strategia include anche altre normative, tra cui anche la direttiva (UE) n. 2016/97 che riguarda la distribuzione dei prodotti assicurativi, con particolare riferimento ai prodotti di investimento assicurativo, e il regolamento (UE) N. 1286/2014, cosiddetto PRIIP (packaged retail and insurance-based investment products), relativo ai documenti contenenti le informazioni chiave per i prodotti d’investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati. Con la nuova proposta, la Commissione europea intende anche rivedere i criteri di classificazione della clientela secondo la direttiva MiFID che prevede clienti al dettaglio; clienti professionali e controparti qualificate al fine di promuovere l’accesso a prodotti rivolti alla clientela professionale a quei clienti che, pur essendo classificati come retail, non corrispondono al piccolo risparmiatore per esperienza e disponibilità finanziarie al fine di agevolare il flusso di risorse finanziarie verso l’economia reale e quindi verso le imprese.

Si rileva che, in particolare, il tema degli incentivi è molto rilevante per i suoi potenziali impatti. La direttiva MiFID definisce gli incentivi come qualunque pagamento o remunerazione, sia monetaria che non monetaria, che gli intermediari ricevono da terzi, cioè da soggetti diversi dai clienti, in relazione alla prestazione dei servizi di investimento. È evidente che il tema degli incentivi è molto spesso accostato alla questione dei potenziali conflitti di interesse che potrebbero derivare tra l’intermediario e il cliente nella percezione di questi incentivi. Occorre sottolineare però che se da un lato la direttiva MiFID inquadra il tema degli incentivi nell’ambito più ampio dei potenziali conflitti di interesse tra intermediari e cliente, dall’altro, in ossequio al principio generale per cui gli intermediari devono agire in modo onesto, equo e professionale per servire al meglio gli interessi dei loro clienti, prevede tutta una serie di vincoli e requisiti che gli intermediari devono rispettare affinché gli incentivi si possano considerare legittimi. In primis, gli intermediari devono preventivamente informare il cliente dell’esistenza degli incentivi e del relativo importo, nonché rendicontare periodicamente, su base annuale, all’interno del rendiconto sui costi e gli oneri sostenuti dal cliente, l’importo degli incentivi. Gli incentivi, quindi sono oggetto di una specifica disciplina di trasparenza. Inoltre, gli intermediari, a fronte degli incentivi percepiti, quindi delle retrocessioni, devono offrire ai clienti dei servizi aggiuntivi, volti ad innalzare la qualità dei servizi in proporzione agli incentivi ricevuti. Si evidenzia inoltre che la Direttiva MiFID, però, non impone un modello preciso, ma lascia di fatto agli intermediari la libertà di costruire il proprio modello di servizio che può essere o basato sugli incentivi (commission-based) che, oltre ad essere quello esistente in Italia, è il più diffuso, o basato su una commissione pagata direttamente dal cliente (fee-based) per il servizio di consulenza che è l’unico ammesso nei Paesi in cui è stato introdotto il divieto di percezione degli incentivi.

Si rileva che in Italia, in cui il livello di educazione finanziaria rimane ancora sotto la media europea, il modello fee-based avrebbe sicuramente un grande impatto. Inoltre, nei paesi in cui è adottato il modello commission-based si nota che gli intermediari, grazie alle regole MiFID che impongono una serie di requisiti da rispettare, offrono una pluralità di servizi aggiuntivi, a elevato valore aggiunto per i clienti, che sono resi possibili proprio grazie al meccanismo degli incentivi.

Si rileva che in questo quadro il modello di distribuzione basato sugli incentivi, cioè sulla retrocessione delle commissioni, che è il modello più diffuso in Europa e attualmente ammesso dalla normativa MiFID, è quello che si adatta di più alle esigenze dei clienti con disponibilità finanziarie ridotte e a basso livello di educazione finanziaria, perché appunto offre un servizio di assistenza e consulenza qualificata in maniera diffusa e generalizzata a tutti i clienti. L’introduzione di un divieto generalizzato di incentivi che la Commissione europea sta valutando di fatto imporrebbe in Europa il modello fee-based, cioè un servizio di consulenza a pagamento diretto, da parte dei clienti, che avrebbe impatti per i piccoli investitori al dettaglio.

Tenuto conto di quanto sopra, si auspica che la Commissione europea non imponga un modello unico, ma adotti un approccio equilibrato finalizzato a lasciare la flessibilità rispetto al modello da adottare ed intervenga sull’attuale disciplina per effettuare degli aggiustamenti all’attuale quadro normativo per rendere più efficienti i meccanismi di tutela degli investitori (ad esempio innalzando il livello di trasparenza sugli incentivi, rendendo gli investitori retail più consapevoli del meccanismo degli incentivi e delle retrocessioni e migliorando le regole per la gestione dei conflitti di interesse). A tal proposito, si invita la Giunta a monitorare l’iter dell’iniziativa e di informare l’Assemblea sugli sviluppi della strategia per gli investimenti al dettaglio, al fine di valutarne gli eventuali impatti diretti sui piccoli investitori e indiretti sulle PMI che potrebbero ricevere un minor flusso di risparmio attraverso i mercati finanziari.

 

14) Obiettivo n. 27 “Pacchetto economia sociale” - Si evidenzia che il “Piano d’azione europeo per l’economia sociale” di cui alla COM (2021) 778 del 9 dicembre 2021, è un piano estremamente ambizioso che indica misure volte a definire quadri giuridici e politici favorevoli allo sviluppo dell’economia sociale in tutti i Paesi europei. In particolare, la Commissione ora sta lavorando su un pacchetto sull’economia sociale che comprende una raccomandazione sullo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale che tratterà vari temi finalizzati allo sviluppo dell’economia sociale, tra cui gli aiuti di Stato, gli appalti pubblici, la fiscalità, ma anche l’accesso ai finanziamenti e le modalità con cui gli Stati membri potranno adattare l’aspetto amministrativo e istituzionale per sostenere meglio l’economia sociale.

Si sottolinea la capacità dell’economia sociale di svolgere un ruolo fondamentale nell’attraversare le grandi crisi, in gran parte causate dal modello economico prevalente, a cui si aggiungono oggi gli impatti delle transizioni digitale e demografica, ponendo ulteriori sfide ai nostri sistemi economici e sociali. Quando l’economia ha per motore la risposta a bisogni ed aspirazioni sociali, come ad esempio la cura delle persone, delle comunità e dell’ambiente, la sua potenzialità innovativa individua soluzioni agli impatti negativi delle crisi. In questo quadro, nella sua accezione di Terzo settore e no profit, l’economia sociale ha un forte radicamento territoriale, poiché nasce per dare risposta a bisogni ed aspirazioni di una comunità, non è quindi soggetta a processi di delocalizzazione e per questo può aumentare la resilienza dei nostri sistemi economici e alimentare i processi democratici favorendo la partecipazione delle lavoratrici, dei lavoratori.

Si rileva come l’economia sociale sia di fatto una vera e propria politica industriale e non riducibile al solo welfare, tanto da essere inserita tra i 14 ecosistemi per la rinascita industriale europea, in quanto cluster di economia sociale e di prossimità. Si richiama l’attenzione sullo stereotipo secondo il quale l’economia sociale sia spesso intesa come riparativa rispetto ai danni dell’economia mainstream, mentre rappresenta la punta più avanzata di un’economia che non solo mira a generare valore, ma anche a redistribuirlo secondo logiche più eque; essa agisce sullo sviluppo in maniera redistributiva, cioè genera valore aggiunto e PIL promuovendo al contempo reciprocità.

Per quanto riguarda i finanziamenti, si rileva l’importanza dell’impatto economico sulla qualità del lavoro sociale con particolare attenzione al tema del genere, in quanto l’economia sociale in una sua parte rilevante occupa ambiti occupazionali con una fortissima presenza di occupazione femminile (i cosiddetti pinkcollars), come ad esempio i settori dell’educazione e della salute e si sottolinea l’importanza della programmazione regionale FSE+ orientata anche a supportare e promuovere l’economia sociale, nonché il programma InvestEU che mira a migliorare l’accesso alla microfinanza e al finanziamento delle imprese sociali.

Si sottolinea tra le tematiche di maggiore interesse il public-private procurement, cioè gli acquisti pubblici e privati. Gli acquisti pubblici muovono un volume molto rilevante del PIL e rappresentano, tra l’altro, un canale diretto per la pubblica amministrazione per poter intervenire a sostegno di un sistema economico inclusivo e sostenibile. Anche il private procurement, cioè gli acquisti privati all’interno delle catene di fornitura (cosiddette supply chain) può esercitare un ruolo importante, naturalmente con iniziative che vadano a lavorare sull’interazione e integrazione tra l’economia sociale e modelli di business tradizionali, ovvero di profit, soprattutto in alcuni settori dove impresa ed economia sociale svolgono un ruolo centrale (cultura, salute, educazione, digitale) per promuovere sviluppo e innovazione sul territorio. Gli appalti pubblici devono essere quindi strategicamente utilizzati assumendo l’obiettivo di migliorare la qualità del lavoro sociale, spesso fatta di organizzazione intensiva e manodopera labour intensive e non può esistere un’economia sociale forte se la qualità del lavoro sociale è bassa. A tale proposito si rileva come sia attualmente scadente dal punto di vista salariale, della salute e sicurezza, della conciliazione vita / lavoro per gli orari.

Con riferimento al tema della transizione digitale, si evidenzia come l’economia sociale, oltre ad esserne positivamente influenzata, in quanto dà la possibilità, ad esempio, alle piattaforme cooperative di opporsi a modelli di piattaforma dominanti, possa agire per mitigare gli effetti del digital divide supportando i soggetti che ne rimangono esclusi.

Si richiama il percorso avviato dalla Città metropolitana di Bologna in collaborazione con AICCON e si evidenzia che si tratta dell’unico piano locale italiano dedicato alla economia sociale che nasce e si sviluppa orientandosi verso la massima condivisione e interazione non solo con i soggetti del terzo settore ma anche con il sistema economico. Si evidenzia che esso prevede l’interazione con il profit verso un obiettivo generale che è quello di far sì che l’economia sociale contribuisca a modificare il sistema economico a beneficio sia dell’economia sociale, sia del sistema economico in generale, che del territorio.

Si segnala a tal proposito come esistano già oggi casi concreti, ad esempio nel settore della moda in cui l’economia sociale ha portato in queste filiere un modo di fare impresa inclusivo e sostenibile.

Si evidenziano inoltre due temi centrali per lo sviluppo dell’economia sociale: - la carenza di dati aggiornati, necessari per prendere decisioni adeguate, in quanto l’economia sociale sostanzialmente integra due ambiti, quello che va dall’associazionismo al mondo della cooperazione sociale a cui ora si aggiunge tutto il mondo del mutualismo e anche il mondo dell’impresa sociale di nuova generazione; - la necessità di aggiornare, proteggere e valorizzare le competenze dell’economia sociale che sono rilevanti e decisive per la tenuta di una società, soprattutto cura e educazione, ma che ora invece secondo la logica degli appalti non vengono adeguatamente valorizzate.

Tenuto conto dell’interesse sul tema, si invita la Giunta regionale ad individuare uno strumento efficace per rendere disponibili i dati aggiornati utili a definire una politica industriale inclusiva dei soggetti dell’economia sociale del territorio. Inoltre, si invitano la Giunta regionale e l’Assemblea legislativa ciascuna per le proprie competenze a monitorare quanto verrà proposto a livello europeo e valutare l’opportunità di formulare osservazioni nel seguito della Sessione europea al fine di promuovere un confronto a livello nazionale.

Si chiede inoltre alla Giunta di interloquire con il Governo perché gli strumenti attuativi derivanti dal Piano d’Azione per l’Economia Sociale in Italia siano concertati e programmati in accordo con le Regioni, al pari della programmazione dei Fondi Strutturali, in considerazione della specifica portata territoriale, in quanto offre uno degli ecosistemi più fecondi, variegati e innovativi che, se valorizzato, contribuirebbe allo sviluppo del paese intero.

 

15) Obiettivo n. 28 “Promuovere tirocini migliori” - Si evidenzia il ruolo chiave dei tirocini di qualità nell'aiutare i giovani ad acquisire un'esperienza pratica utile per l'accesso al mercato del lavoro; si rileva che la Commissione europea proporrà, quale contributo all’Anno europeo delle competenze un aggiornamento del quadro di qualità dei tirocini con l’obiettivo di imprimere nuovo slancio all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e favorire l'ingresso di un maggior numero di persone nel mercato del lavoro. A questo proposito si valutano positivamente le molteplici linee di azione attuate a livello regionale nel campo della formazione e si richiamano in particolare il Programma Garanzia Giovani, che offre ad un’utenza tra i 15 e i 29 anni che non studia e non lavora opportunità per acquisire nuove competenze e per entrare nel mercato del lavoro, e il Piano attuativo regionale del Programma nazionale per la garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) che si rivolge a disoccupati, lavoratori fragili e vulnerabili, NEET (not in education, employment or training), donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità, lavoratori over 55, lavoratori autonomi che cessano l’attività e lavoratori con redditi molto bassi.

Tenuto conto di quanto sopra, si invita la Giunta a monitorare l’aggiornamento del quadro europeo sui tirocini, nonché il coordinamento a livello interistituzionale per l’attuazione delle politiche regionali in conformità con i vari stakeholder, sostenendo la formazione e la partecipazione dei giovani al mercato del lavoro.

 

 

Promozione dello stile di vita europeo

 

16) Obiettivo n. 34 “Salute mentale” – Si richiama l’attenzione, da un lato, sulla necessità di una visione più ampia della salute, che non si limiti alla sola assenza di malattia, ma comprenda anche il benessere fisico, mentale e sociale e sia in grado di cogliere i bisogni della popolazione secondo un approccio olistico e, dall’altro, sul concetto di una “sanità per tutti”, promosso anche dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata mondiale della salute 2023, che consenta a chiunque l’accesso a servizi sanitari di qualità.

Si conferma che questo tipo di problematiche, soprattutto dopo la fase pandemica, ha oggi grande rilevanza e incide in modo particolarmente impattante sulle giovani generazioni. Si evidenzia che oggi in Italia circa il 16% della popolazione, ovvero circa 9 milioni di abitanti, soffre di disturbi mentali, con 3.600 nuovi casi ogni anno. Le cause principali sono i disturbi depressivi e i disturbi ansiosi. I disturbi mentali rappresentano il 15 % di tutta la disabilità oggi esistente in Italia e costituiscono la seconda causa di disabilità nella popolazione italiana. In Emilia-Romagna circa 710.000 persone soffrono di disturbi psichici. Con particolare riguardo alla situazione della popolazione giovanile si rileva che in Italia oggi la percentuale maggiore di disturbi mentali e di disabilità è presente nella fascia da quindici a diciannove anni e che nella popolazione giovanile (tra i 18 e i 24 anni) la disabilità per salute mentale rappresenta dal 25 al 30 % di tutta la disabilità legata a disturbi di tipo sanitario; un terzo circa dei disturbi sanitari dei giovani è legato quindi alle malattie mentali.

L’approccio globale alla salute mentale proposto dalla Commissione europea intende integrare la salute mentale in tutte le pertinenti politiche dell’Unione europea e mette in evidenza come sia necessario uno spostamento delle priorità verso la prevenzione dei problemi di salute mentale agendo in modo integrato anche in quei settori come l'istruzione, l'occupazione o la protezione sociale che possono avere un impatto positivo sulla salute e il benessere psichico delle persone e favorire l’inclusione sociale. In tal senso si evidenzia la necessità di continuare ad investire sulla prevenzione e sul trattamento dei fattori di rischio, che sono collegati allo sviluppo delle psicosi, agendo a livello organizzativo per rafforzare la dimensione di prossimità dell’assistenza, anche integrandola in modo penetrante nella società civile nei luoghi dove questi fattori per primi si manifestano come la scuola, il mondo del lavoro, le famiglie, l’associazionismo. Si rimarca che l’alleanza tra tutti gli attori, le agenzie educative, le società sportive e quelle che possiamo definire reti informali, può consentire quel sistema di prevenzione diffusa fondamentale per il benessere delle giovani generazioni.

Si sottolinea la necessità di incrementare le équipe multidisciplinari dei servizi all’interno del territorio attraverso azioni di formazione volte alla identificazione e gestione dei disturbi mentali anche da parte di professionisti sanitari non esperti in salute mentale (come, ad esempio, medici di medicina generale e pediatri), sia per rispondere all’aumento di utenza in carico al personale dei servizi di salute mentale a fronte di una diminuzione del personale in servizio, sia al fine di affrontare la stigmatizzazione associata ai problemi di salute mentale e diffondere la consapevolezza dei diritti delle persone affette da disturbi mentali.

Anche a fronte del rilevato aumento dei disturbi depressivi nella popolazione, come raccomandato anche dall’OMS si evidenzia la necessità di sostenere le azioni volte ad incrementare l’accessibilità agli interventi psicosociali (che includono psicoterapia, psico-educazione, interventi riabilitativi etc..) al fine di renderli più intensi e migliori sul piano della qualità e adeguatezza (soprattutto al primo contatto) e della continuità della cura, sia tra le strutture che nel territorio, atteso che risultano particolarmente efficaci e permettono di ridurre il rischio di ricovero.

Si rileva la crescente discrepanza tra i bisogni di interventi in favore della salute psichica dei cittadini e le risorse a disposizione dei Dipartimenti di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della Regione Emilia-Romagna, che mette a disposizione della salute mentale una quota del Fondo Sanitario pari al 3,5%, contro il 3% nazionale, che risulta però inferiore rispetto alla quota del 5% indicata nel Documento sulla Tutela della Salute Mentale della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, del 18 gennaio 2001.

Si segnala, inoltre, che il 56% della spesa per i servizi di salute mentale è assorbita dai costi della residenzialità e semi residenzialità, ove è elevata la commistione con bisogni di natura prettamente sociale ed è elevata la componente di spesa connessa a convenzioni con privato accreditato e ove esistono disuguaglianze, a livello intra regionale, in termini di offerta e di personale in servizio.

Sotto il profilo del rapporto tra risorse umane e capacità assistenziale dei Dipartimenti di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche si rileva che un’allocazione differenziata della spesa e una disparità di collocazione di personale a livello regionale, e anche all’interno della stessa regione, determinano disuguaglianze e criticità nei processi di cura in salute mentale da presidiare e affrontare, sia all’interno dell’area sanitaria, sia nel rapporto con i sistemi interconnessi extra sanitari.

Sotto il profilo della dislocazione delle persone anziane o non autosufficienti in settori come quello della salute mentale, si rileva che il mancato utilizzo dei fondi per la non autosufficienza per le persone con disturbi mentali costituisce una grave forma di diseguaglianza e discriminazione nei diritti all’assistenza delle persone con bisogni specifici e sottrae risorse agli interventi sanitari e riabilitativi.

Alla luce anche delle politiche dell’OMS e dell’Unione europea, si evidenzia l’importanza di implementare l’utilizzo degli strumenti digitali soprattutto nella prospettiva di trattare, a lungo termine, i disturbi depressivi di lieve entità o i disturbi ansiosi mediante psicoterapie autogestite dal paziente.

Tenuto conto di quanto sopra, si auspica un maggiore coordinamento tra le azioni messe in capo dai Dipartimenti di salute mentale e i settori che si occupano di cure primarie. Si ritiene necessario determinare la disponibilità di risorse che potranno essere messe in campo per un potenziamento dei servizi legati e correlati alla salute mentale, considerando la possibilità di usufruire anche del Fondo per la non autosufficienza, per dare concretezza all’attuazione delle politiche individuate.

Si osserva che il ricovero appare adeguato nei casi di acuzie, ma che ad esso dovrebbe seguire una presa in carico psichiatrica continuativa, costituita sia dalle terapie farmacologiche sia dagli interventi di supporto anche di carattere psicologico, e si osserva come la durata del ricovero si riveli spesso insufficiente rispetto ai bisogni dei pazienti, anche a causa della carenza di posti letto nelle strutture. Si rileva come queste circostanze possano determinare agiti aggressivi da parte dei pazienti e in proposito si auspica che le linee di finanziamento possano potenziare il collegamento con gli interventi di supporto psicologico.

Si evidenzia la necessità di continuare l’attività di indicazioni, monitoraggio e valutazione avviata dal “Gruppo regionale audit sugli antipsicotici”, costituito da clinici e da rappresentanti della Consulta delle Associazioni dei familiari e utenti, che ha lo scopo di promuovere una appropriatezza delle scelte di utilizzo e una costante condivisione con i diretti interessati sull’uso di antipsicotici.

Con riferimento alle problematiche giovanili e alla luce del rilevato aumento dei casi di attacchi di panico, si sottolinea la necessità di rafforzare i servizi di comunità e prossimità anche sulla scorta di esperienze esistenti attraverso un potenziamento della prevenzione primaria presso scuole e sportelli, i centri per le famiglie e i consultori del territorio, avvalendosi – ove possibile - anche della telemedicina e dell’assistenza comunitaria informale quali quelle associative, il volontariato, i gruppi di auto e mutuo aiuto. Ad oggi sono ancora lunghe le liste d’attesa per l’accesso ai reparti di neuropsichiatria infantile e pertanto si auspica un maggior collegamento fra medici di medicina di base e pediatri e il personale in servizio presso i Dipartimenti di Salute Mentale.

Tenuto conto di quanto sopra si evidenzia la necessità di destinare risorse per aumentare il numero di psicologi e psichiatri in modo da favorire la presa in carico delle persone affette da fragilità e patologia psichiatrica. Si richiede inoltre alla Giunta di valutare la messa a disposizione del fondo per la non autosufficienza anche per le persone con disturbi mentali che non hanno la possibilità di vivere in autonomia attivandosi anche presso il Governo affinché siano a tal fine garantite maggiori risorse da destinarsi al Fondo per la non autosufficienza. A tale scopo, si invitano la Giunta e l’Assemblea legislativa, ciascuna per la propria competenza, a monitorare lo sviluppo delle iniziative in materia di salute mentale così da poter valutare una partecipazione in fase ascendente rispetto alle politiche e normative che verranno adottate a livello europeo.

 

17) Obiettivo n. 37 “Lotta contro gli abusi sessuali sui minori” – La Direttiva 93/2011/UE, è in fase di revisione da parte della Commissione europea che vuole dare attuazione alla Strategia per una lotta più efficace contro l’abuso sui minori, di cui alla COM/2020/607 del 24/07/2020, che propone una serie di azioni concrete per definire una risposta globale a tali reati. Sul tema si richiama la Garanzia per l’infanzia (Child Guarantee) che si concentra sui minori più vulnerabili con l’obiettivo di prevenire e combattere l’esclusione sociale garantendo l’accesso ad una serie di servizi fondamentali, al fine di spezzare quello che è il ciclo intergenerazionale della povertà e dello svantaggio. La Garanzia per l’infanzia si inquadra nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, è in linea con la Carta europea dei diritti fondamentali, che riconosce il diritto all’istruzione come diritto fondamentale, ed è coerente con l’obiettivo di sviluppo sostenibile 4.2 dell’Agenda 2030 dell’ONU che prevede che tutte le bambine e tutti i bambini abbiano accesso ad attività di sviluppo infantile, a cure e a un’educazione prescolare di qualità entro il 2030. Essa inoltre è uno dei risultati concreti anche del Pilastro europeo dei diritti sociali e contribuisce in maniera trasversale all’attuazione di numerosi principi: pur essendo direttamente collegata al principio n. 11, fa riferimento al diritto dei minori all’educazione e cura della prima infanzia a costi sostenibili e di buona qualità.

La Garanzia per l’infanzia contribuisce direttamente all’attuazione della Strategia europea sui diritti dei minori, di cui alla COM (2021) 142 del 24/3/2021, avendo come obiettivo la riduzione della povertà infantile. Il target della garanzia è quella dei minori bisognosi, in particolare, minori senza fissa dimora, minori con disabilità, minori che hanno problemi di salute mentale, che provengono da un contesto migratorio o ancora a minori che si trovano in strutture di assistenza o che vivono situazioni familiari precarie. Con riferimento all’inclusione socio-economica, la Garanzia per l’infanzia individua i servizi essenziali ad accesso gratuito ed effettivo che devono essere garantiti e che sono individuabili nei servizi di cura della prima infanzia, attività educative e scolastiche, almeno un pasto sano ogni giorno di scuola, servizi sanitari. Individua inoltre i servizi ad accesso effettivo che sono riferibili ad una alimentazione sana ed adeguata e a condizioni abitative dignitose.

Inoltre, per evitare situazioni di esclusione sociale, è fondamentale l’inserimento in contesti di aggregazione e sportivi, luoghi in cui avviene una parte importante dell'apprendimento, compresa l'acquisizione delle competenze sociali. Si ritiene quindi particolarmente importante l’obiettivo di favorire l’accesso alle attività sportive e ricreative per i bambini svantaggiati, con una particolare attenzione alle bambine, per le quali lo sport è uno strumento fondamentale di emancipazione, tuttavia non sempre garantito, soprattutto in contesti migratori.

Si segnala che rispetto ai finanziamenti europei, sono diversi i fondi che possono concorrere all’attuazione della garanzia dell’infanzia: FSE+, FESR, InvestEU, PNRR. In particolare, per quanto riguarda l’FSE+, nel periodo di programmazione 21-27 è previsto che gli Stati membri dedichino almeno il 25% delle risorse a misure per l’inclusione sociale. È previsto inoltre un ulteriore importo per il contrasto alla povertà infantile per quei Paesi, come l’Italia, con percentuale dell’esclusione sociale superiore alla media europea, importo che non può essere inferiore al 5% della dotazione nazionale FSE+. A questo proposito, il budget per l’FSE+ in Italia per il periodo 21-27 è di 14,8 miliardi, di questi 14,8 miliardi circa il 30 per cento è devoluto, superando il minimo previsto (25%), per l’inclusione sociale e circa il 7% è destinato a misure di contrasto alla povertà infantile, superando anche in questo caso il minimo previsto (5%). Per quanto riguarda invece il PNRR, la Missione 4, istruzione e ricerca, e la Missione 5, coesione e inclusione, sono le due Missioni dove si trovano la maggior parte degli investimenti che hanno un impatto più o meno diretto anche sui minori. Nella Missione istruzione e ricerca sono presenti una serie di investimenti, anche di carattere infrastrutturale, dedicati al potenziamento del tempo pieno, alle mense scolastiche e in generale al potenziamento dei servizi educativi anche per la prima infanzia. La Missione 6 Salute, invece, rileva in quanto ha come obiettivo quello di migliorare la qualità e l’accesso alle cure mediche con riferimento anche ai minori, pur non avendo misure specifiche.

Si evidenzia che, a livello di programmazione nazionale, i programmi che maggiormente intervengono nell’ambito della Garanzia per l’infanzia sono il Programma nazionale inclusione e lotta alla povertà, in cui sono presenti misure specifiche rivolte a bambini rom o a minori con back-ground migratorio o a minori stranieri non accompagnati; e il Programma nazionale scuola e competenze dove, con riferimento al FSE+, sono presenti misure di ampliamento del tempo-scuola e di inclusione e contrasto alla dispersione scolastica, oltre che misure di ampliamento e promozione dell’accessibilità e dell’educazione prescolare.

Principali compiti degli Stati membri sono la nomina di un coordinatore nazionale della Garanzia per l'infanzia e la presentazione di piani d'azione nazionali valevoli fino al 2030 con obiettivi e misure corrispondenti e modalità di monitoraggio e valutazione. Inoltre, sull’attuazione di tali piani gli Stati membri dovranno riferire alla Commissione ogni 2 anni, le prime relazioni sono attese per il 2024. In questo momento si evidenzia che l’Italia è fra i primi Paesi ad avere presentato il Piano nazionale di attuazione della garanzia infanzia, ad avere nominato il coordinatore nazionale (Sen. Anna Maria Serafini) ed individuato misure e risorse economiche, prevedendo anche un ruolo importante per le Regioni e per gli enti locali, che sono invitati ad integrare le risorse previste a livello nazionale, e a coordinare la propria programmazione con quella nazionale ed europea.

Rispetto a come la Regione Emilia-Romagna può collocarsi all’interno di questo percorso si rileva che nell’ambito dei fondi FSE+ è stata posta una condizionalità collegata al raggiungimento degli obiettivi della Garanzia e che Unicef ha proposto delle azioni attivabili sin da subito come, ad esempio, quelle collegate alla pediatria, che risultano già attuate dalla Regione Emilia-Romagna, e alla salute mentale.

Si sottolinea che in Italia, Regione Emilia-Romagna inclusa, dalla crisi del 2008-2009 in poi la fascia di età più colpita dalla povertà e del rischio di esclusione sociale è quella dei minorenni, ma, nonostante ciò, si evidenzia che, sulla spesa pubblica destinata all’infanzia e all’adolescenza, l’Italia è fanalino di coda, in particolare sull’abitazione e sull’istruzione; inoltre lo Stato italiano attua trasferimenti di denaro diretti senza investire in servizi, contrariamente a quanto accade negli altri Paesi e a quanto previsto nella Garanzia per l’infanzia.

Con riferimento all’analisi dei dati, si sottolinea tuttavia che sarebbe opportuno che gli indici ed i valori di povertà ed esclusione sociale venissero analizzati e considerati su base regionale, stante che i dati di alcune regioni, che hanno valori di rischio di povertà ed esclusione sociale significativamente più elevati, impattano in modo sostanziale sulle stime nazionali, potendone almeno in parte falsare la lettura.

Si richiama la sperimentazione che UNICEF ha attuato nel biennio 2022-2023 nell’ambito di Garanzia infanzia coinvolgendo sette Paesi, tra cui l’Italia, in cui ha svolto un’analisi approfondita di tutte le misure relative alla povertà minorile e all’esclusione sociale, tra cui  anche una simulazione degli effetti sul 2023 dell’assegno universale unico familiare e del reddito di cittadinanza: i risultati hanno evidenziato un marcato incremento della riduzione percentuale dell’incidenza della povertà, pur rientrando nella casistica trasferimenti monetari. Inoltre, dai risultati si evidenziano le seguenti tre azioni concrete già attuabili: tutela della salute mentale e benessere psicosociale dato che oggi in Italia il 20% circa della popolazione giovanile, quindi un adolescente su 5, soffre di una qualche forma di disturbo o disagio mentale (che va dall’ansia alla depressione a casi ovviamente più gravi); pediatria di base per tutti e gratuita; coordinamento a livello regionale delle politiche sociali, sanitarie e dell’istruzione.

Per quanto riguarda la governance, si evidenzia che a livello nazionale sussiste una cabina di regia costituita dai ministeri interessati in cui sono coinvolte anche le Regioni che devono inserire nella programmazione l’attuazione della Garanzia infanzia, redigere un Piano d’azione regionale, nominare un coordinatore a livello regionale e, dove possibile, anche a livello del territorio metropolitano.

 A livello regionale si enfatizza che nella attuazione della garanzia per l’infanzia non si può prescindere dal considerare la situazione dei minori che transitano in carcere con le madri, minori che sono estremamente esposti al rischio di povertà ed esclusione sociale. Inoltre, si segnala che in Emilia-Romagna non esiste un istituto penale femminile, ma cinque dei dieci istituti penali, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì, sono provvisti di sezioni femminili. A tale proposito, si evidenzia che presso la sezione femminile della Casa circondariale di Bologna è stata, di recente, aperta una sezione nido, che non sembra però rappresentare una soluzione al problema, in quanto non corrisponde al diritto di bambini e di bambine a vivere e crescere fuori dal carcere, come sarebbe con l’istituzione della casa-famiglia protetta. Si sottolinea che le case-famiglia protette sono strutture esterne di tipo familiare e comunitario, destinate all’espiazione sia di misure cautelari, che di misure alternative alla detenzione, e tutelano maggiormente i bambini che si trovano in tale situazione.

Si esprime apprezzamento per le quanto realizzato a livello regionale in un’ottica preventiva e di servizi ad accesso libero e di prossimità per le famiglie anche con riferimento a progetti di accoglienza dei profughi ucraini; tuttavia, si auspica un rafforzamento delle azioni di sostegno territoriale, implementando i centri per la famiglia, attraverso cui informare sulle opportunità del territorio e dare risposte concrete ai soggetti che presentano maggiori fragilità. Infine, si richiama il progetto Youz che ha accolto con successo le istanze dei giovani emiliano-romagnoli e le ha trasformate in politiche e linee di indirizzo regionali.

Tenuto conto della rilevanza del tema, si sottolinea l’importanza di diffondere il benessere economico-sociale che, insieme alla lotta alla povertà, permette di tutelare l’infanzia e prevenire situazioni di indigenza di cui bambine e bambini sono le prime vittime.

Si chiede alla Giunta e all’Assemblea legislativa, ciascuna per la propria parte di competenza, di approfondire quali azioni dovranno essere realizzate dalla Regione Emilia-Romagna al fine di dare attuazione alla Garanzia sull’infanzia considerando le differenze che insistono sul territorio a livello locale e di valutare se gli obiettivi che la Garanzia chiede di attuare a livello regionale siano coerenti con la programmazione regionale del fondo FSE+ al fine di garantire un efficiente coordinamento con i fondi regionali e nazionali.

 

18) Obiettivo n. 38 “Cibersicurezza” - Con la Comunicazione congiunta JOIN(2020) 18 del 16.12.2020 della Commissione europea e dell’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza relativa a “La strategia dell'UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale”, l’Unione europea, nell’ambito dei suoi poteri e delle sue competenze, cerca di instradare gli Stati membri verso il rispetto e l’applicazione di una strategia i cui obiettivi sono promuovere un’infrastruttura resiliente e servizi critici per aumentare il livello di ciberresilienza di tutti i settori, pubblici e privati; creare un ciberscudo europeo, rendere sicura la prossima generazione di reti mobili a banda larga, rendere più sicuro sia il web che l’IoT (Internet of things) e aumentare le competenze in materia di cibersicurezza della forza lavoro.

A gennaio 2023, la Commissione ha approvato la Dichiarazione sui diritti e princìpi digitali per il decennio digitale che illustra l'impegno dell'UE a favorire una trasformazione digitale sostenibile e sicura che ponga le persone al centro, in linea con i valori e i diritti fondamentali dell'UE.

Con particolare riferimento all’iniziativa “Accademia per le competenze in materia di cybersicurezza” si evidenzia che nasce per sviluppare e valorizzare competenze che l’Agenzia europea per la cybersicurezza (ENISA) ha già definito pubblicando un set di 12 figure professionali comprendenti figure giuridiche, informatiche e di raccordo che a vario titolo si occupano di cybersicurezza e che sono ritenute strategiche per sviluppare una maggiore capacità di reazione da parte delle imprese e delle istituzioni.

 

19) Obiettivo n. 39 “Mobilità per l’apprendimento” - Si evidenzia che da sempre la mobilità è uno degli strumenti di integrazione europea che si è concretizzato e potenziato soprattutto attraverso il programma Erasmus. Si segnala che la Commissione europea il 17 gennaio 2023 ha presentato la COM(2023)32 relativa all’utilizzo dei talenti nelle regioni d’Europa con cui intende aiutare le regioni dell’Unione europea a formare, trattenere e attrarre persone, capacità e competenze necessarie per contrastare il calo demografico e sostenere la doppia transizione verde e digitale. A tale proposito si richiama la l.r. n. 2 del 21 febbraio 2023 sull’“Attrazione, permanenza e valorizzazione dei talenti ad elevata specializzazione in Emilia-Romagna”, il cui principale obiettivo è quello di contribuire all'attrattività, innovazione e competitività del sistema dell'Emilia-Romagna attraverso l’attrazione, la permanenza e la valorizzazione di talenti ad elevata specializzazione, anche in applicazione di principi generali quali la piena parità di genere nell’accesso a servizi e interventi previsti dalla stessa legge. Si osserva che la legge sui talenti, ha di fatto anticipato la riflessione europea su come attrarre talenti sul territorio. La legge prevede una definizione generale dei talenti ad elevata specializzazione, i quali vengono riferiti a soggetti che abbiano maturato (o che stiano acquisendo) conoscenze ed esperienze di particolare rilevanza in ambiti della formazione, ricerca o innovazione con particolare riferimento a quelli previsti dalla Strategia Regionale di Specializzazione Intelligente. Gli interventi previsti dalla legge regionale sono coerenti, coordinati ed integrati con le diverse programmazioni regionali e con le strategie regionali per la promozione e l'attrazione degli investimenti e l’internazionalizzazione del sistema produttivo regionale, di cui alla l.r. n. 14/2014. La promozione dell’attrazione dei talenti è altresì rilevante con riferimento agli interventi di promozione dell’alta formazione e delle politiche per il capitale umano nel contesto regionale, così come in relazione alle politiche del lavoro e ad altre misure connesse con le politiche a favore dei settori della cultura, cinema, audiovisivo, editoria. Si evidenzia che il tema della mobilità internazionale è connesso direttamente a quello delle competenze e che alcune mansioni importanti del mercato del lavoro sono svolte anche da migranti. Si sottolinea che l’obiettivo della mobilità per l’apprendimento è in linea e funzionale all’azione svolta dalla Regione Emilia-Romagna per accrescere l’attrattività dei giovani e la loro permanenza sul territorio.

Tenuto conto di quanto sopra, si invita la Giunta a monitorare e valutare le iniziative e le proposte che la Commissione europea presenterà nell’ambito dell’Anno europeo delle competenze, incluso l’aggiornamento del quadro europeo sui tirocini, ai fini di un efficace coordinamento a livello interistituzionale delle politiche volte alla formazione e partecipazione dei giovani al mercato del lavoro tenuto conto della programmazione dei fondi regionali e in coordinamento con scuole, università e istituti di formazione.

 

20) Obiettivo n. 40 “Pacchetto prevenzione” - si rileva che la raccomandazione riveduta sugli ambienti senza fumo estenderà il campo di applicazione della precedente raccomandazione (2009/C 296/02) ai prodotti emergenti correlati al tabacco e ad ulteriori spazi all'aperto, come scuole e parchi giochi. Si ricorda che attraverso il Piano europeo di lotta contro il cancro COM(2021)44 l’Unione europea ha previsto misure di sostegno agli Stati Membri per garantire che il 90% della popolazione europea che soddisfa i requisiti per lo screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto abbia la possibilità di sottoporvisi entro il 2025 e che il 90% della popolazione abbia accesso entro il 2030 a centri nazionali integrati, per la prevenzione e il trattamento, facenti parte di una rete di riferimento dell'Unione. Si rileva inoltre che con raccomandazione 2022/C 473/01 gli Stati Membri hanno convenuto di ampliare la portata dell’ambito di intervento per l’individuazione precoce dei tumori anche al carcinoma polmonare, al carcinoma prostatico e al carcinoma gastrico.

Si ritiene opportuno ricordare come l'immunoterapia rappresenta una nuova potente arma contro i tumori che si affianca, e a volte sostituisce, le cure antitumorali tradizionali, quali la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia. Come suggerito dallo stesso termine, l'immunoterapia è una strategia terapeutica basata sull'azione del sistema di difesa dell'organismo (sistema immunitario). Sottolineato che i principali vantaggi dell'immunoterapia rispetto ad altri tipi di cure antitumorali sono la specificità (capacità di riconoscere le cellule maligne e risparmiare quelle sane) e la memoria a lungo termine. Quando efficaci, le immunoterapie possono quindi portare a risposte in grado di far regredire la malattia per un tempo di gran lunga superiore alle cure tradizionali. I vaccini antitumorali (immunoterapia attiva) mirano a prevenire lo sviluppo dei tumori (vaccini preventivi) oppure a curarli (vaccini terapeutici) mediante la stimolazione delle difese immunitarie contro le cellule tumorali.

Con il termine "vaccini preventivi" si intendono alcuni vaccini classici, in grado di prevenire l'infezione da parte di virus come quello dell'epatite B (HBV) o del papilloma umano (HPV), che possono essere una delle cause di insorgenza di alcuni tumori. I vaccini anticancro preventivi, quindi, sono in tutto e per tutto analoghi agli altri vaccini contro le malattie infettive, ma hanno anche questo ulteriore effetto secondario positivo: riducono il rischio di ammalarsi di determinati tumori che sono favoriti o direttamente provocati dalla presenza di certi virus. Il vaccino, quindi, non ha un effetto diretto sul tumore del collo dell'utero (nel caso del vaccino anti-HPV) o del fegato (nel caso del vaccino contro l'epatite B) ma, poiché previene l'infezione che induce infiammazioni croniche o mutazioni dirette che sono la causa dei tumori, ha di fatto anche un'azione preventiva di tipo oncologico. Perciò, si ritiene opportuno potenziare ulteriormente le campagne vaccinali anti-HPV e contro l'epatite B. Per quanto riguarda il papilloma umano, si nota una certa inconsapevolezza da parte della popolazione maschile riguardo la pericolosità di questo virus. Il Papilloma virus può causare nell'uomo tumori del pene, dell'ano e dell'orofaringe, proprio come alle neoplasie della cervice uterina nella donna. Nell'uomo, le neoplasie interessano soprattutto l'apparato genitale e il distretto oro-faringeo. L'80-90% di tumori anali, il 50% di quelli del pene e 45-90% di quelli della testa e del collo sono legati a questa infezione. Si stima che circa il 75% dell'intera popolazione venga a contatto con l'HPV. Gli uomini, in mancanza di lesioni e sintomi, si trasformano in portatori sani prima che il virus venga eliminato spontaneamente dal sistema immunitario. Pertanto, si ritiene opportuno incoraggiare la vaccinazione anti­HPV anche verso la popolazione di sesso maschile, proseguendo il percorso avviato a livello regionale e anche con campagne di informazione specifiche dedicate alla popolazione maschile.

Come già evidenziato nella risoluzione oggetto n. 5146 relativa alla Sessione Europea 2022, rispetto all’impatto che la pandemia ha avuto su molti servizi riconosciuti come essenziali, fra cui gli screening, si sottolinea l’impegno della Regione per proteggere la salute dei cittadini contro la pandemia COVID-19, si evidenzia la necessità di proseguire nel monitoraggio routinario sull’andamento dei programmi di screening in regione e si invita pertanto la Giunta a monitorare lo sviluppo delle proposte che saranno presentate dalla Commissione europea con l’impegno di dare attuazione nel contesto delle diverse politiche regionali alle azioni previste.

 

 

Un nuovo slancio per la democrazia europea

 

21) Obiettivo n. 42 “Pacchetto anticorruzione” - A livello internazionale le principali fonti sono la Convenzione ONU contro la corruzione del 9/12/2003 (United Nation convention against corruption), la Convenzione OCSE contro la corruzione del 17/12/1997, la convenzione penale del Consiglio d’Europa del 27/01/1997 e la convenzione civile del Consiglio d’Europa del 4/11/1999. Il testo della Convenzione delle Nazioni Unite è il primo testo che ha messo in luce gli elementi relativi a trasparenza, integrità, accountability, politiche di prevenzione della corruzione, individuazione nei vari ordinamenti degli organi per la prevenzione della corruzione, appalti pubblici, codici di condotta dei pubblici ufficiali. Si ritiene di interesse evidenziare che il Consiglio d’Europa ha istituito un meccanismo di monitoraggio importante, il Group of States against corruption, cosiddetto GRECO, che a livello internazionale agisce in modo potente per fare il monitoraggio sulle situazioni di corruzione.

A livello europeo la principale normativa è costituita dalla comunicazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio economico-sociale del 2011 "Lotta contro la corruzione nella UE" che riporta un’analisi della Convenzione ONU e istituisce l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), dalla Convenzione del 1997 sulla lotta contro la corruzione dei funzionari della UE o di Paesi UE, dalla la Quinta direttiva antiriciclaggio (UE) 2018/843 del 30 maggio 2018 aggiornata nel 2021, dalle norme in materia di appalti pubblici e infine la direttiva (UE)2019/1937 sulla protezione dei segnalanti, cosiddetta Whistleblower. In particolare, la direttiva (UE)2019/1937 che è stata recepita in Italia con il decreto legislativo n. 24 del 10 marzo 2023 mira a proteggere i whistleblower, cioè coloro che in maniera riservata segnalano situazioni di maladministration, cioè cattiva Amministrazione, anticorruzione in senso generale. Tra i mutamenti più rilevanti che questa normativa in materia di whistleblowing ha introdotto, si evidenzia che il whistleblower, colui che vorrà fare segnalazioni, potrà rivolgersi non solo alle RPCT dell’Amministrazione presso la quale ritiene ci sia un illecito, ma anche all’ANAC, cioè all’Autorità nazionale anticorruzione.

Per quanto riguarda il sistema di monitoraggio, si rileva che è stato istituito un ciclo annuale per la verifica della situazione relativa allo stato di legalità dei Paesi dell’Unione europea che include la relazione annuale della Commissione sullo stato di diritto e delle raccomandazioni per Paese. L'ultima Relazione sullo stato di diritto è quella del 2022, per quanto riguarda l’Italia è stato posto l’accento sul PNRR, sulla opportunità di adottare norme sul conflitto di interessi e di regolamentare il lobbying e le donazioni a fondazioni e associazioni politiche.

Nel richiamare il programma di lavoro della Commissione, si evidenzia che su questo tema vi sarà una nuova comunicazione dell’Unione europea sulla politica anticorruzione nel secondo semestre del 2023 alla quale farà seguito una direttiva contro la corruzione nell’Unione europea con una normativa aggiornata finalizzata ad attuare la Strategia dell’Unione europea per l’unione della sicurezza 2020-2025 di cui alla COM(2020)605 del 24/7/2020 e il Trattato dell’ONU UNCAC.

Si segnala anche che l’iter di approvazione del testo definitivo della proposta di Regolamento che istituisce l’Autorità per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo di cui alla COM(2021)421 del 20/7/2021 sta arrivando a conclusione, manca la parte relativa all’individuazione della sede dell’Autorità per la quale è stata presentata domanda da parte del Comune di Torino e della Regione Piemonte.

Per quanto riguarda il quadro legislativo nazionale, si occupano del tema la legge Severino, la L. n. 190 del 2012, che è stata attuata con i decreti legislativi n. 33 del 2013 sulla trasparenza e n. 39 del 2013 sull’inconferibilità e incompatibilità degli incarichi. Il quadro include poi il DPR n. 62 del 2013 relativo al Codice nazionale di comportamento dei dipendenti pubblici, il D. lgs. 231 del 2007 che attua la direttiva 2005/60/CE sull’antiriciclaggio, il D.L. 80 del 2021 che ha istituito il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) e il decreto legislativo n. 24 del 2023, sul whistleblower.

A livello nazionale l’azione di prevenzione della corruzione in tutti gli ambiti dell’attività amministrativa è svolta da ANAC, autorità amministrativa indipendente, che predispone il Piano nazionale anticorruzione, l’ultimo è quello del 2022, a cui la Regione si è ora adeguata con il PIAO. Riguardo all’antiriciclaggio, invece, a livello nazionale c'è l’Ufficio Informazioni Finanziarie (UIF) presso la Banca d’Italia e a livello locale ci sono i segnalatori di operazioni sospette.

Tenuto conto di quanto sopra, si invita la Giunta a seguire l’iter dell’iniziativa per valutare l’impatto sulla normativa regionale e la opportunità di partecipare alla fase ascendente.

 

22) Obiettivo n. 43 “Diritti delle persone con disabilità” – L’iniziativa, che si colloca nell’ambito della Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, garantirà il riconoscimento reciproco dello status di disabilità in tutti gli Stati membri e renderà più facile per le persone con disabilità ottenere il sostegno adeguato quando viaggiano o si trasferiscono in un altro paese dell'Unione europea. Si evidenzia che l’iniziativa sulla tessera europea della disabilità sarà fondamentale per evitare di discriminare i portatori, ma soprattutto le portatrici di disabilità invisibili. A questo proposito si stima che in Italia, il 93% delle persone disabili non appaia come tale, poiché ad oggi le cause di disabilità sono date da malattie, che anche grazie allo sviluppo delle tecniche di cura, impattano in maniera significativamente inferiore sulle abilità motorie. Queste malattie oltre ad essere poco visibili, colpiscono statisticamente più le donne che gli uomini. Oltre a ciò, si aggiunge che per le donne disabili aumenta esponenzialmente il rischio di essere esposte a discriminazioni multiple: in quanto donne e in quanto disabili. Si sottolinea che la tessera europea per la disabilità si rivelerà particolarmente importante per il genere femminile anche ai fini della prevenzione delle discriminazioni multiple. A ciò si aggiunge che nei paesi a basso e medio reddito le donne con disabilità sono da due a quattro volte più esposte alla possibilità di subire violenza da parte del proprio partner, come evidenziato dal Piano d’azione dell’unione europea sulla parità di genere III - un’agenda ambiziosa per la parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna dell’Unione europea di cui al documento SWD (2020) 284 final del 25/11/2020. Rispetto al tema del sostegno della disabilità multifunzionale e dei minori, si auspica un percorso integrato con il coinvolgimento anche del Garante per l’infanzia e anche a livello di pianificazione dell’utilizzo delle risorse. Sostenendo anche l’impegno dei Comuni per la qualificazione e il rafforzamento delle Misure a sostegno del successo formativo e delle transizioni verso il lavoro degli studenti certificati ai sensi della legge n. 104/92 nella responsabilità degli Enti locali, ovvero per la realizzazione di interventi per l’arricchimento, la qualificazione e il rafforzamento dei servizi e delle opportunità, finalizzati a sostenere i giovani con disabilità nel proprio percorso individuale verso l’autonomia e nella transizione verso il lavoro, rafforzando la continuità delle progettualità individuali nella prospettiva di una visione unitaria tra progetto educativo e progetto di vita, a partire dalla collaborazione tra i servizi e le professionalità e nella integrazione e non sovrapposizione con i servizi e le professionalità nella competenza delle istituzioni scolastiche.

Pur derivando da un’iniziativa decennale già in atto nell’UE rispetto alla quale la Regione Emilia-Romagna si è allineata da tempo, si ribadisce che la tessera europea per il riconoscimento reciproco appare importante per riconoscere uno standard di servizi elevato ed uguale in tutta la UE anche grazie allo strumento dei fondi FSE+. Dato atto che la pandemia da COVID-19 ha messo in evidenza nuovi bisogni delle persone con disabilità, sia in termini formativi per lo sviluppo di competenze digitali, che in termini di servizi alla luce di nuovi modelli di organizzazione di lavoro, come il lavoro da remoto e il lavoro agile, si invita la Giunta a seguire e partecipare ai lavori sul “pacchetto per migliorare i risultati sul mercato del lavoro delle persone con disabilità” della Commissione europea.

 

23) Con riferimento alla Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio (UE) (2022) 526 del 12/10/2022 relativa a un “Anno europeo delle competenze 2023” si richiama il discorso sullo stato dell'Unione del 14 settembre 2022 in cui la Presidente Von der Leyen ha individuato in una "forza lavoro con competenze adeguate" un fattore cruciale alla base della competitività attuale e futura della nostra economia sociale di mercato. Si sottolinea che i cambiamenti demografici stanno riducendo l'entità della forza lavoro disponibile e in alcuni settori si registra un aumento della domanda di lavoratori, scarsamente e altamente qualificati, e in particolare si evidenzia la carenza di donne nell'istruzione e nell'occupazione in campo scientifico, tecnologico, ingegneristico e mate-matico (STEM). Si rileva che la sola forza lavoro interna dell'UE non è e non sarà sufficiente a soddisfare le esigenze attuali e future del mercato del lavoro e che nell'ultimo decennio le lavoratrici e i lavoratori migranti hanno occupato una parte consistente dei nuovi posti di lavoro nell'UE, contribuendo a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro. Si evidenzia che l’ammissione dei migranti rientra in una più ampia combinazione di politiche volte ad affrontare le carenze di manodopera e di competenze e si ricorda che nel Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, di cui alla comunicazione COM(2020) 609 del 23/09/2020, la Commissione europea ha previsto una serie di iniziative per attrarre cittadini di paesi terzi che hanno competenze necessarie nell'UE, a cui si affiancano nel percorsi complementari per le persone bisognose di protezione internazionale collegati a istruzione e lavoro finalizzati a valorizzare il talento dei rifugiati, nell’ambito della Raccomandazione (UE)2020/1364 del 23 settembre 2020.

Alla luce di quanto sopra riportato, si sottolinea che l’Anno europeo delle competenze è una tappa importante per la realizzazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e l’attuazione dell’Agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile di cui alla COM(2020)274 del 1/7/2020 e si evidenzia che una forza lavoro qualificata è un motore fondamentale della crescita, che rafforza la capacità di innovazione e la competitività di tutte le imprese europee e in particolare delle piccole e medie imprese (PMI), che rivestono un ruolo fondamentale nel nostro paese e nella Regione Emilia-Romagna, oltre che un valore per la dignità della persona e una leva per sostenere la natalità attraverso politiche attive del lavoro. La carenza di forza lavoro disponibile rappresenta una criticità e si sottolinea che occorre rafforzare e orientare le competenze, in particolare le STEM. A tal fine si sollecita la Regione a promuovere tra le ragazze percorsi educativi orientati alle materie scientifiche, atteso che è ancora basso il numero di coloro che vi si dedicano e si auspica sul tema un confronto per una disamina sull’utilizzo dei fondi FSE+ e una loro pianificazione in tal senso.

Si sottolinea che anche per la Pubblica amministrazione si apre una stagione di sfide e rinnovamento del personale, si evidenzia quindi che l’anno delle competenze rappresenta un’opportunità affrontare la transizione per cui in questo ambito la dirigenza è chiamata a mettere in campo capacità di problem solving.

Si invita pertanto la Giunta a monitorare e valutare le iniziative e le proposte che la Commissione europea e presenterà nell’ambito dell’anno europeo delle competenze, ai fini di un efficace coordinamento a livello interistituzionale per l’attuazione delle politiche regionali in conformità con i vari stakeholder (scuole, università, istituti di formazione), nonché per la programmazione dei fondi regionali.

 

24) Con riferimento ai risultati e sviluppi della Conferenza sul futuro dell’Europa, il più grande esperimento partecipazione collettiva che si è concluso il 9 maggio 2022. I cittadini hanno chiesto maggiore Europa, quindi rafforzamento delle competenze e cambiamenti dei meccanismi decisionali. La maggior parte delle proposte sono realizzabili a Trattati invariati e molte sono state inserite nel Programma di lavoro 2023 della Commissione europea; altre misure invece richiedono una riforma dei Trattati, ad esempio quelle che riguardano salute, energia, fiscalità, politica estera e di sicurezza, migrazioni, educazione e sociale, così come quelle relative agli assetti istituzionali. In particolare, su questo ultimo punto, si è posto l’accento sul superamento della regola dell'unanimità, per quelle materie in cui è ancora vigente, e l’attribuzione di maggiori poteri al Parlamento europeo soprattutto con riferimento ai poteri in materia di bilancio, in quanto il Parlamento non ha alcun potere rispetto alle entrate. Tra le richieste anche quelle relative alla modifica dei nomi delle istituzioni europee. Al termine del processo le istituzioni europee si sono impegnate a dare seguito alle proposte dei cittadini. Il Parlamento in particolare ha presentato una risoluzione contenente due proposte di emendamento ai Trattati volte a superare l’unanimità e ha chiesto la convocazione di una Convenzione. La Presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha appoggiato la richiesta del Parlamento europeo. Il Consiglio, invece di trasmettere la risoluzione con i due emendamenti del Parlamento al Consiglio europeo, il quale avrebbe dovuto decidere a maggioranza semplice sulla convocazione o meno di una convenzione di riforma dei trattati, ha invece inviato una nota con cui invitava il Parlamento a predisporre tutti gli emendamenti necessari a dar seguito alle proposte sperando che il Parlamento non riesca a predisporre una riforma organica complessiva dei Trattati, cosa che invece il Parlamento sta cercando di fare. È infatti in discussione alla Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo una risoluzione che prevede tutta una serie di emendamenti ai Trattati per realizzare tutte le proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa. È chiaro che la leale collaborazione tra le 3 istituzioni e in parte è venuta meno.

Si sottolinea che questo dibattito tra le Istituzioni sta avvenendo in un contesto in cui prima la pandemia e poi l'invasione russa dell'Ucraina hanno reso particolarmente evidenti i costi della non Europa sul piano della sanità, dell'energia della politica estera e difesa. A questo proposito tutti gli Stati membri stanno sopportando un aumento della spesa militare, mentre sarebbe meglio agire a livello europeo perché 27 Stati membri e l'Unione insieme hanno una spesa militare che è pari al triplo di quella russa, senza avere alcuna capacità deterrente rispetto alla Russia, perché spende circa il 45% degli Stati Uniti insieme, ma abbiamo una capacità di circa il 10% rispetto agli Stati Uniti. A questo proposito si sottolinea che non è possibile una difesa europea senza una politica estera europea al cui servizio mettere lo strumento militare. L’Unione europea non ha competenze in quei settori in cui in questo momento è particolarmente esposta, come la politica estera, la sicurezza e difesa, le migrazioni e l'energia. Su questo punto si rileva che l’obiettivo è quello della creazione di una riserva strategica europea, il completamento delle reti transeuropee e l'acquisto comune dell'energia dai Paesi terzi. Se la negoziazione avvenisse a livello europeo, come è stato fatto per i vaccini, sarebbero disponibili quantità maggiori, contratti più lunghi e prezzi più bassi perché l’Unione europea, nel suo insieme, è il più grande importatore di energia del mondo e un’azione centralizzata avrebbe potuto fare una differenza enorme per i cittadini europei in questo periodo di crisi energetica. In chiusura si sottolinea che la Conferenza sul futuro dell'Europa è un'occasione straordinaria per innescare un vero processo costituente che sfocerebbe in una riforma organica dell’Unione attraverso la convocazione di una Convenzione per la riforma dei trattati che coinvolgerebbe le istituzioni europee nazionali, regionali, locali e civili.

 

25) Rispetto alla qualità della legislazione, si richiama il principio “legiferare meglio”, il programma REFIT e la regola del “one in one out”. Si evidenzia che per la semplificazione normativa e la better regulation, tre sono gli strumenti regolamentari fondamentali che la Commissione europea utilizza: le valutazioni di impatto, le valutazioni ex post e le consultazioni. Si evidenzia che la Commissione europea nelle sue proposte valuta e tiene in considerazione l’impatto della normativa rispetto alla competitività delle aziende, sotto diversi angoli: quello dell’innovazione, quello internazionale, nonché quello delle piccole e medie imprese. Non si tratta, perciò di semplificazione fine a sé stessa, ma di un processo che è alla base di una migliore qualità legislativa.

Con riguardo al programma REFIT, si evidenzia che si tratta di un programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della legislazione e si identifica in uno strumento di semplificazione continua in quanto, ogni volta che sussiste la revisione di una legge, è necessario prima procedere a una valutazione. Obiettivi generali del REFIT sono la riduzione di oneri non necessari, la semplificazione e la modernizzazione. Si sottolinea a questo proposito il costante tentativo di limitare oneri aggiuntivi che, di volta in volta, ogni legislazione potrebbe aggiungere nel quadro normativo vigente e senza incorrere nell’errore della deregolamentazione. Si sottolinea che all’interno di questi obiettivi trovano ampio spazio i portatori di interesse che sulla piattaforma “Have your say: Simplify!” possono apportare il proprio contributo per indicare quali siano le aree da semplificare e come semplificarle. Inoltre, si rileva che con riguardo all’obiettivo della semplificazione la Commissione pubblica tutti gli anni l’Annual Burden Survey, consistente nell’indagine annuale sugli oneri.

Con riferimento alla regola del “one in, one out”, si segnala che il 2022 è stato il primo anno di applicazione di questo principio che riguarda unicamente i costi. Ciò significa che tutti i costi devono essere il più possibile quantificati nelle valutazioni d’impatto. Per ciò che concerne i costi di investimento previsti per conformarsi alla legislazione, l'UE e/o gli Stati membri offrono strumenti specifici per accompagnare gli adeguamenti necessari, mentre i costi amministrativi sono compensati dall'eliminazione degli oneri equivalenti esistenti nello stesso settore. Si segnala che tale approccio alla semplificazione comporta un lavoro anche di tipo culturale sui legislatori, in quanto a tutti gli stadi della decisione politica si tengono in considerazione i costi e i benefici delle iniziative, facendo questa analisi in maniera granulare, avendo inoltre chiaro che alcuni costi, per quanto necessari, possono essere minimizzati, in modo tale da non creare un accumulo di spese.

Con riferimento alla piattaforma Fit for Future, parte integrante del programma REFIT, si sottolinea che riunisce le autorità nazionali, le autorità regionali e locali, poiché sono le Regioni e le autorità locali gli enti che attuano le normative dell’Unione europea, fornendo dettagli e alimentando il ciclo. Rilevante è il ruolo del Comitato delle Regioni e del RegHub, nonché della rete dei rappresentanti delle piccole e medie imprese a cui si aggiunge il rappresentante dell’Unione europea per le piccole e medie imprese. La Piattaforma comprende un gruppo governativo composto da 27 rappresentanti degli Stati membri oltre a tre membri del Comitato delle Regioni e un gruppo dei portatori di interessi composto da 19 rappresentanti di organizzazioni di settore più 3 membri del Comitato europeo sociale ed economico. La Piattaforma emette pareri ed opera sulla base di un programma di lavoro annuale che prende in considerazione varie fonti: Programma di lavoro della Commissione, risultati delle valutazioni principali, informazioni fornite dalla rete dei rappresentanti delle piccole e medie imprese, contributi dei cittadini ricevuti tramite il portale “Have your say!”. Quest’ultima, in particolare, è la piattaforma partecipativa multilingue della Commissione europea attraverso cui i cittadini possono contribuire alla definizione della normativa europea.

Sul tema della better regulation a livello regionale si ricorda la legge regionale 3 agosto 2022 n. 11 rubricata “Abrogazioni e modifiche di leggi e disposizioni regionali in collegamento con la sessione europea 2022. Altri interventi di adeguamento normativo” con cui sono state abrogate 9 leggi regionali al fine di semplificare il sistema normativo regionale, in attuazione del principio di miglioramento della qualità della legislazione contenuto nella legge regionale 7 dicembre 2011, n. 18 e del principio di revisione periodica della normativa previsto a livello europeo dal "Programma di controllo dell'adeguatezza e dell'efficacia della regolamentazione (Regulatory Fitness and Performance Programme (REFIT))" di cui alla Comunicazione COM (2012) 746 "Adeguatezza della regolamentazione dell'Unione europea"

Con riferimento agli strumenti per l’Analisi di Impatto della Regolazione (AIR) e la Valutazione di impatto della regolamentazione (VIR) si evidenzia che la Regione Emilia-Romagna è dotata di una serie di strumenti, rinvenibili in clausole valutative e relazioni, con cui viene svolta rispettivamente un’attività di valutazione dell’impatto atteso e di monitoraggio dell’efficacia della legislazione regionale. A questo proposito nel 2022 sono state approvato sette leggi che contengono una clausola valutativa e sono state trasmesse all’Assemblea Legislativa 16 relazioni di risposta alle clausole valutative.

Si evidenzia la opportunità di un maggiore utilizzo dell’analisi di impatto ex-ante della regolazione al fine consentire ai Consiglieri di svolgere il proprio ruolo anche utilizzando lo studio e i dati contenuti nelle schede di AIR.

Nell’ambito delle azioni per la semplificazione normativa, si evidenzia l’opportunità di riunire e coordinare la legislazione vigente attraverso la redazione di testi unici per materia, al fine di attuare il processo di razionalizzazione e semplificazione della normativa regionale di cui all’articolo 54 dello Statuto e rendere la fruizione della legislazione più semplice e agevole per i professionisti e per gli utenti.

 

26) Con riferimento al tema della partecipazione della Regione Emilia-Romagna al processo decisionale europeo, si evidenzia che la fase ascendente della Regione Emilia-Romagna passa attraverso due grandi canali. Il primo canale è quello previsto dalla legge n. 234/2012, legge che a livello nazionale prevede le modalità con le quali le Regioni fanno avere le loro osservazioni sui diversi atti che dalla Commissione europea vengono mandati per la consultazione a livello nazionale e regionale. A tale proposito, si sottolinea che nel 2022 sono state approvate le seguenti risoluzioni:

 

- n. 4995 del 30 marzo 2022 sulla Proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (rifusione), COM(2021)802 del 15 dicembre 2021;

- n. 5341 del 22 giugno 2022 sulla Proposta di regolamento riguardante norme armonizzate sull’accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (normativa sui dati) – COM(2022)68 del 23 febbraio 2022;

- n. 5780 del 5 ottobre 2022 sulla Proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica – COM(2022)105 dell'8 marzo 2022.

 

27) Con riferimento al  coinvolgimento dei portatori di interesse al processo decisionale europeo si evidenzia che, in attuazione della l.r. n.16/2008 art. 3 “Partecipazione”, nel corso del 2022 sono state attivate sul portale di e-democracy della Regione Emilia-Romagna PartecipAzioni due consultazioni in attuazione di quanto espresso nella Risoluzione n. 3328 di chiusura della Sessione europea 2022 sulle iniziative relative alla Proposta di regolamento relativa alla normativa sui dati (COM/2022/68) e alla Proposta di direttiva relativa alla lotta alla violenza contro le donne alla violenza domestica (COM/2022/105). Si evidenzia che sulla proposta di direttiva riguardante la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica le osservazioni espresse con Risoluzione n. 5780/2022 sono state adottate dalla Conferenza delle Regioni come posizione comune delle Regioni rispetto all’elaborazione della posizione italiana su questa proposta. Si rileva che tale modalità di consultazione riscontra il limite temporale dei 30 giorni stabilito dalla L. 234/2012 entro i quali la Regione dovrebbe pronunciarsi. Pur trattandosi di un termine ordinatorio che difficilmente viene rispettato, si ritiene opportuno prevedere nuove modalità di consultazione, da attivare eventualmente anche nella forma di sondaggio, sulle iniziative annunciate dalla Commissione europea nel programma di lavoro 2023 di interesse per la Regione Emilia-Romagna, incrociando le consultazioni proposte dalla Commissione europea sul portale “Have your say” che vengono proposte nella fase pre-legislativa.

 

28) Considerato il quadro sopradescritto, si invitano la Giunta e l’Assemblea legislativa a continuare ad impegnarsi per:

 

a) ampliare la partecipazione della società civile, dei cittadini e delle imprese del territorio, sia durante i lavori della Sessione europea sia, successivamente, in occasione della partecipazione regionale alla fase ascendente sulle singole iniziative dell’UE, attraverso l’attivazione delle consultazioni.  

b) rafforzare le relazioni istituzionali con il Parlamento nazionale finalizzate a realizzare un’attività di programmazione che consenta di organizzare in tempo utile e coordinato i lavori parlamentari e delle Assemblee regionali, per la redazione dei pareri espressi nell’ambito della verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità delle proposte di atti legislativi europei e del dialogo politico con le Istituzioni europee;

c) rafforzare le relazioni con il Parlamento europeo, attraverso il costante “dialogo strutturato” con i parlamentari europei, in particolare gli eletti sul territorio emiliano-romagnolo, a partire dalla condivisione degli esiti della Sessione europea 2022 e nella prospettiva di porre le basi per una collaborazione più diretta e costante con il Parlamento europeo, divenuto a seguito del rafforzamento delle sue prerogative di intervento nei processi decisionali, un interlocutore fondamentale per i territori;

d) rafforzare nell’ambito delle proprie competenze le relazioni con i diversi soggetti istituzionali coinvolti, a livello nazionale ed europeo, nei processi di formazione e attuazione delle politiche e del diritto europeo; si ricorda a questo proposito che la Giunta regionale partecipa dal 2019 alle consultazioni promosse nell’ambito del progetto RegHub, avviato nel 2019 dal Comitato delle Regioni e che ora è diventato sottosezione della piattaforma generale di consultazione Fit for Future. In questo tipo di consultazioni viene presentato, alle Regioni che partecipano, un questionario contenente una serie di domande che indicano i punti essenziali di alcune materie sulle quali la Commissione sta lavorando. Ciò è dato dal fatto che le Regioni hanno un ruolo strategico all’interno dei processi di consultazione che insistono sulle bozze di atto, che successivamente porteranno alla redazione delle direttive e dei regolamenti europei. Si tratta di consultazioni che coinvolgono le Regioni che, a loro volta, coinvolgono gli stakeholder qualificati per una valutazione di impatto territoriale. Nell’ambito della piattaforma Fit for Future nel 2023 la rete RegHub affronterà temi importanti, quali: la direttiva sull’orario di lavoro; il Regolamento sul servizio di trasporto pubblico locale; il programma dell’Europa digitale. Si sottolinea che alcuni questionari RegHub coinvolgono direttamente gli HUB a prescindere dalle consultazioni Fit for Future. Tra questi, in particolare, sono previsti questionari sul Green Deal 2.0, neutralità climatica e tre iniziative sulla Politica Agricola Comune (PAC) per valutare come la Regione si rapporta con lo Stato. In quest’ultimo caso il questionario non è diffuso agli stakeholder, perché le domande riguardano il ruolo dello Stato e il ruolo della Regione. Si evidenzia dunque che il metodo di lavoro RegHub integra quanto la Regione Emilia-Romagna già compie attraverso la L. 234/2012 e consente di anticipare i temi europei.

Tenuto conto di quanto sopra, si invita la Giunta e l’Assemblea legislativa, ciascuna per la propria competenza, a monitorare l’aggiornamento delle iniziative all’interno del programma REFIT. Inoltre, si invita la Giunta ad informare l’Assemblea sulle consultazioni promosse nell’ambito del progetto RegHUB anche al fine di una maggiore partecipazione da parte dei consiglieri.

 

CON RIFERIMENTO ALLA PARTECIPAZIONE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA ALLA FORMAZIONE DEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA,

 

29) Alla luce delle considerazioni sul dibattito politico svolto e di quanto indicato nel Rapporto conoscitivo per la Sessione europea 2023, si rileva l’interesse prioritario della Regione Emilia-Romagna per gli atti e le iniziative preannunciate dalla Commissione europea nel Programma di lavoro per il 2023 di seguito elencate:

 

ALLEGATO I: “NUOVE INIZIATIVE”

 

Green Deal europeo

 

Obiettivo n. 1 - Mercato dell'energia elettrica

Revisione delle norme dell'UE per il mercato interno dell'energia elettrica (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 194 TFUE, 1° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 2 - Idrogeno rinnovabile

Banca europea dell'idrogeno (carattere legislativo o non legislativo, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 3 – Riduzione dei rifiuti

Revisione degli aspetti relativi ai rifiuti alimentari e tessili della direttiva quadro dell'UE sui rifiuti (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articoli 191 e 192 TFUE, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 4 – Nuove tecniche genomiche

Legislazione per le piante prodotte con alcune nuove tecniche genomiche (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, 2° trimestre 2023, risponde alla decisione (UE) 2019/1904 del Consiglio - "Articolo 241 TFUE" che "invita la Commissione a presentare [...] uno studio [...] concernente lo statuto delle nuove tecniche genomiche conformemente al diritto dell'Unione e [...] una proposta, se del caso tenendo conto dei risultati dello studio [...]"

 

Obiettivo n. 5 – Benessere degli animali

Revisione della legislazione dell'UE sul benessere degli animali (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articoli 43 e 114 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 6 – Sistemi alimentari sostenibili

Quadro legislativo per sistemi alimentari sostenibili (carattere legislativo, con valutazione d'impatto, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 7 – Suoli sani

Iniziativa sulla protezione, la gestione e il ripristino sostenibili dei suoli dell'UE (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 192, paragrafo 1, TFUE, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 8 - Pacchetto per rendere più ecologico il trasporto merci

a) Trasporto internazionale di merci e passeggeri — aumento della quota del traffico ferroviario (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 91 TFUE, 2° trimestre 2023)

c) Revisione della direttiva sui trasporti combinati (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 91 e articolo 100, paragrafo 2, TFUE, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 9 – Trasporti sostenibili

Iniziativa per rendere più ecologici i parchi veicoli aziendali (carattere legislativo o non legislativo, 3° trimestre 2023)

 

Un’Europa pronta per l’era digitale

 

Obiettivo n. 10 - Materie prime critiche

Legge europea sulle materie prime critiche (carattere legislativo e non legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 114 TFUE, 1° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 11 – Aiuti per le PMI

Revisione della direttiva sui ritardi di pagamento (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 114 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 12 – Mondi virtuali

Iniziativa sui mondi virtuali come il metaverso (carattere non legislativo, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 13 – Pacchetto sulle licenze di brevetto

 

Obiettivo n.14 - Salute pubblica

Censimento e registrazione dell'amianto negli edifici (carattere legislativo, con valutazione d'impatto, 2° trimestre 2023, risponde alla risoluzione P9_TA (2021) 0427 - "Articolo 225 TFUE" "Protezione dei lavoratori dall'amianto")

 

Obiettivo n. 15 – Mercato interno

30 anni di mercato unico (carattere non legislativo, 1° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 16 – Gestione dello spettro per il decennio digitale

Nuovo programma relativo alla politica in materia di spettro radio (RSPP 2.0) (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 114 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 18 – Pacchetto mobilità

a) Uno spazio comune europeo di dati sulla mobilità (carattere non legislativo, 2° trimestre 2023)

b) Quadro normativo dell'UE per il sistema Hyperloop (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 91 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Un’economia al servizio delle persone

 

Obiettivo n. 23 - Tassazione delle imprese

Imprese in Europa: quadro per l'imposizione dei redditi (Business in Europe: framework for income taxation (BEFIT)) (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 115 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 24 - Accesso ai dati nei servizi finanziari

a) Quadro di finanza aperta (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 114 TFUE, 2° trimestre 2023)

b) Revisione delle norme dell'UE sui servizi di pagamento (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 114 TFUE, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 26 – Pacchetto investimenti al dettaglio

Miglioramento del quadro per gli investimenti al dettaglio (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 114 TFUE, 1° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 27 - Pacchetto economia sociale

a) Raccomandazione del Consiglio sullo sviluppo delle condizioni quadro dell'economia sociale (carattere non legislativo, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 28 – Promuovere tirocini migliori

Quadro di qualità rafforzato per i tirocini (carattere non legislativo e/o legislativo, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 29 - Uso competitivo ed efficiente della capacità aeroportuale

Revisione del regolamento sulle bande orarie negli aeroporti (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 100, paragrafo 2, TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Un’Europa più forte nel mondo

 

Obiettivo n. 32 - Sicurezza marittima

Comunicazione congiunta sull'aggiornamento della strategia per la sicurezza marittima dell'UE (carattere non legislativo, 1° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 33 - Buona governance

Definizione di un quadro sanzionatorio per contrastare la corruzione (carattere legislativo, 2° trimestre 2023)

 

Promozione dello stile di vita europeo

 

Obiettivo n. 34 – Salute mentale

Un approccio globale alla salute mentale (carattere non legislativo, 2° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 37 - Lotta contro gli abusi sessuali sui minori

Revisione della direttiva contro gli abusi sessuali sui minori (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, articolo 82, paragrafo 2, e articolo 83, paragrafo 1, TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 38 - Cibersicurezza

Accademia per le competenze in materia di cibersicurezza (carattere non legislativo, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 39 - Mobilità per l’apprendimento

Raccomandazione del Consiglio sul quadro aggiornato di mobilità per l'apprendimento (carattere non legislativo, articoli 165, 166 e 292 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 40 – Pacchetto prevenzione

a) Revisione della raccomandazione del Consiglio relativa agli ambienti senza fumo (carattere non legislativo, articoli 153, 168 e 292 TFUE, 3° trimestre 2023)

b) Raccomandazione del Consiglio sui tumori a prevenzione vaccinale (carattere non legislativo, articoli 168 e 292 TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Un nuovo slancio per la democrazia europea

 

Obiettivo n. 42 – Pacchetto anticorruzione

Aggiornamento del quadro legislativo anticorruzione (carattere legislativo, articolo 83, paragrafo 1, TFUE, 3° trimestre 2023)

 

Obiettivo n. 43 - Diritti delle persone con disabilità

Tessera europea di disabilità (carattere legislativo, con una valutazione d'impatto, 4° trimestre 2023)

 

ALLEGATO II - REFIT

 

Obiettivo n. 1

Revisione del regolamento REACH: modifiche mirate del regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione e l'autorizzazione delle sostanze chimiche

 

Obiettivo n. 4

Revisione del regolamento sull'etichettatura dei prodotti tessili

 

Obiettivo n. 8

Revisione del quadro per la risoluzione alternativa delle controversie e la risoluzione delle controversie online al fine di migliorare l'applicazione del diritto dei consumatori

 

30) si evidenzia inoltre che la Commissione Statuto e Regolamento ha manifestato interesse ad approfondire i temi relativi a: esito e sviluppo in merito alla Conferenza sul futuro dell’Europa; programma di controllo dell'adeguatezza e dell'efficacia della regolamentazione europea Refit e piattaforma Fit4Future.

 

31) Si impegnano conseguentemente l’Assemblea e la Giunta a valutare, al momento della effettiva presentazione degli atti, l’opportunità di inviare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2013, articolo 24, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, anche ai fini della partecipazione al dialogo politico di cui all’art. 9 della medesima legge, oltre all’eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell’Assemblea;

 

32) Si impegnano l’Assemblea e la Giunta ad assicurare il massimo raccordo in fase ascendente, informandosi tempestivamente e reciprocamente all’avvio dell’esame degli atti, sia di quelli indicati nella Sessione europea sia degli ulteriori atti eventualmente presi in esame.

 

33) Con riferimento all’Allegato III del Programma di lavoro della Commissione europea, contenente le proposte legislative prioritarie in sospeso, si segnalano le seguenti iniziative:

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO relativo alle indicazioni geografiche dell'Unione europea di vini, bevande spiritose e prodotti agricoli e ai regimi di qualità dei prodotti agricoli, che modifica i regolamenti (UE) n. 1308/2013, (UE) 2017/1001 e (UE) 2019/787 e che abroga il regolamento (UE) n. 1151/2012 - COM(2022) 134 final del 31.3.2022

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia e recante modifica del regolamento (UE) 2019/942 – COM(2021) 805 final 2021/0423 (COD) 15.12.2021

 

- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sulla prestazione energetica nell'edilizia (rifusione) - COM(2021) 802 final del 15.12.2021

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che istituisce il Fondo sociale per il clima - COM/2021/568 del 14.7.2021

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi, che abroga la direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio - COM(2021) 559 del 14.7.2021

 

- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sull'efficienza energetica (rifusione) - COM(2021) 558 del 14.7.2021

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica il regolamento (UE) 2019/631 per quanto riguarda il rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, in linea con la maggiore ambizione dell'Unione in materia di clima – (COM(2021) 556 del 14.7.2021

 

- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica la direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, il regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva n. 98/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la promozione dell'energia da fonti rinnovabili e che abroga la direttiva (UE) 2015/652 del Consiglio -COM(2021) 557 del 14.7.2021

 

- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO recante modifica della direttiva 2003/87/CE per quanto riguarda il contributo del trasporto aereo all'obiettivo di riduzione delle emissioni in tutti i settori dell'economia dell'Unione e recante adeguata attuazione di una misura mondiale basata sul mercato              - COM(2021)552 del 14.7.2021

 

- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO recante modifica della direttiva 2003/87/CE che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione, della decisione (UE) 2015/1814 relativa all'istituzione e al funzionamento di una riserva stabilizzatrice del mercato nel sistema dell'Unione per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra e del regolamento (UE) 2015/757 - COM(2021) 551 del 14.7.2021

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO riguardante norme armonizzate sull'accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (normativa sui dati) – COM(2022)68 del 23.2.2022

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sullo spazio europeo dei dati sanitari - COM(2022) 197 del 3.5.2022

 

- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica – COM(2022)105 dell’8.3.2022

 

 

Si segnala inoltre la seguente proposta legislativa non inclusa nell’Allegato III del Programma di lavoro 2023 della Commissione europea in quanto pubblicata a novembre, cioè successivamente al Programma di lavoro, su cui l’Assemblea legislativa si è espressa con Risoluzione n. 6546 dell’8 marzo 2023:

 

- Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che stabilisce misure per un livello elevato di interoperabilità del settore pubblico nell'Unione (normativa su un'Europa interoperabile) - COM(2022) 720 final del 18.11.2022

 

34) Si sottolinea l’importanza di assicurare, da parte della Giunta regionale, l’informazione circa il seguito dato alle iniziative dell’Unione europea sulle quali la Regione ha formulato osservazioni e sulle posizioni assunte a livello europeo e nazionale, in particolare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

 

 

CON RIFERIMENTO ALLA PARTECIPAZIONE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA ALL’ATTUAZIONE DEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA

 

35) Si segnala che ad oggi a livello nazionale non sono state presentate né la legge europea né la legge di delegazione europea per il 2023, che sono i due strumenti previsti dalla legge n. 234 del 2012 finalizzati a adeguare periodicamente l'ordinamento nazionale a quello dell'Unione europea.

 

36) Si segnalano, tuttavia, i seguenti atti di recepimento di attuazione di atti europei di possibile interesse regionale:

 

- DECRETO LEGISLATIVO 23 febbraio 2023, n. 18 - Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano

 

- DECRETO LEGISLATIVO 10 marzo 2023 , n. 24 - Attuazione della direttiva (UE) 2019/1937 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2019, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione e recante disposizioni riguardanti la protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali

 

37) Con riferimento agli atti europei che hanno concluso di recente il loro iter di approvazione si segnala:

 

a) atti sui quali la Regione ha formulato osservazioni con la Risoluzione ogg. n. 4235 del 10 novembre 2021 sul pacchetto di proposte “Pronti per il 55%”:

 

- Regolamento (UE) 2023/839 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 aprile 2023, che modifica il regolamento (UE) 2018/841 per quanto riguarda l'ambito di applicazione, semplificando le norme di comunicazione e conformità e stabilendo gli obiettivi degli Stati membri per il 2030, e il regolamento (UE) 2018/1999 per quanto riguarda il miglioramento del monitoraggio, della comunicazione, della rilevazione dei progressi e della revisione

 

- Decisione (UE) 2023/136 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 gennaio 2023 che modifica la direttiva 2003/87/CE per quanto riguarda la notifica agli operatori aerei basati nell’Unione della compensazione nell’ambito di una misura mondiale basata sul mercato

 

b) atti relativi ad iniziative indicate come di interesse nella Risoluzione n. 1817 relativa alla Sessione europea 2020:

 

- Direttiva (UE) 2022/2555 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell'Unione, recante modifica del regolamento (UE) n. 910/2014 e della direttiva (UE) 2018/1972 e che abroga la direttiva (UE) 2016/1148 (direttiva NIS 2)

 

- Direttiva (UE) 2022/2381 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 novembre 2022 riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere fra gli amministratori delle società quotate e relative misure

 

- Regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE (regolamento sui servizi digitali)

 

- Direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea

 

c) atti relativi ad iniziative indicate come di interesse nella Risoluzione n. 3328 relativa alla Sessione europea 2021:

 

- Regolamento (UE) 2022/2379 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 novembre 2022 relativo alle statistiche sugli input e sugli output agricoli, che modifica il regolamento (CE) n. 617/2008 della Commissione e che abroga i regolamenti (CE) n. 1165/2008, (CE) n. 543/2009 e (CE) n. 1185/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 96/16/CE del Consiglio

 

38) Si invita la Giunta a continuare a monitorare l’iter delle proposte di atti legislativi europei sui quali la Regione si è pronunciata in fase ascendente, così da verificare le eventuali disposizioni di competenza regionale e garantire il rapido adeguamento dell’ordinamento ricorrendo, laddove possibile, allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008;

 

39) Si rinnova l’invito alla Giunta regionale ad adoperarsi nelle opportune sedi affinché sia data rapida attuazione al comma 5 dell’articolo 40 della legge n. 234 del 2012, che prevede espressamente che: Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”, così da facilitare l’individuazione delle direttive, o altri atti legislativi europei, che incidono su materie di competenza statale e regionale.

 

40) Si evidenzia, infine, che soprattutto con riferimento alle direttive europee più complesse e che intervengono trasversalmente in più settori in cui, sul piano interno, si intrecciano competenze legislative dello stato e delle regioni, una partecipazione sistematica da parte delle regioni alla fase ascendente potrebbe facilitare non solo l’applicazione del citato art. 40, comma 5, della legge 234 del 2012, consentendo di avere con congruo anticipo informazioni utili per la successiva individuazione delle competenze relative alle direttive da recepire, ma anche  la definizione della posizione delle regioni in sede di Conferenza delle regioni e province autonome, anche ai fini dell’eventuale  richiesta dell’intesa di cui all’art. 24, comma 4, della legge 234 del 2012.

 

41) Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni,

 

a) si segnala la sezione del sito internet dell’Assemblea legislativa “L’Assemblea in Europa” che costituisce il punto di raccolta unitario, per i cittadini e gli altri soggetti interessati, delle informazioni e dei risultati sulle attività di partecipazione della Regione ai processi decisionali europei;

b) si impegna l’Assemblea legislativa a mantenere un rapporto costante con il Parlamento europeo, il Comitato delle Regioni, il Network Sussidiarietà e la rete REGPEX, e le altre Assemblee legislative regionali, italiane ed europee, anche attraverso la partecipazione alle attività della CALRE, favorendo lo scambio di informazioni sulle rispettive attività, la collaborazione e lo scambio di buone pratiche per intervenire efficacemente nel processo decisionale europeo;

c) si ribadisce l’impegno a verificare nelle sedi più opportune il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con Risoluzione al Governo e al Parlamento nazionale, ai sensi della legge n. 234 del 2012, per contribuire alla definizione della posizione italiana da sostenere nei negoziati presso le Istituzioni europee, considerato che la stessa legge prevede che il Governo riferisca delle osservazioni che riceve dalle Regioni, del seguito dato e delle iniziative assunte nella Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale;

d) si sottolinea l’importanza di dare attuazione, con continuità e nei tempi stabiliti dalla legge, all’articolo 24, comma 2 della legge 234 del 2012 che assicura, nelle materie di competenza delle regioni, l’informazione  qualificata e tempestiva da parte del Governo sui progetti di atti legislativi dell’Unione europea, attraverso l’invio anche ai Consigli regionali e alle Giunte, tramite le rispettive Conferenze, delle relazioni elaborate dall’amministrazione con competenza prevalente per materia e inviate alle Camere dal Dipartimento per le politiche europee entro 20 giorni dalla trasmissione del progetto di atto legislativo, ai sensi dell’ articolo 6, comma 4;

e) si impegna l’Assemblea legislativa ad inviare la presente Risoluzione al Senato, alla Camera, al Governo – Dipartimento politiche europee, al Parlamento europeo e ai parlamentari europei della circoscrizione nord-est, al Comitato delle Regioni e ai suoi membri emiliano romagnoli, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee (CALRE).

 

 

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 9 maggio 2023

 

 

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