Testo:
RISOLUZIONE
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Visto l’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e l’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008;
vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea);
visti la Relazione approvata dalla I Commissione assembleare ai sensi dell’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno ed i pareri delle Commissioni competenti per materia approvati ai sensi del medesimo articolo 38, comma 1, allegati alla Relazione;
visto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 – COM (2012) 629 final del 23 ottobre 2012;
viste le risultanze dell’audizione degli stakeholders svolta dalla Commissione I sul programma di lavoro della Commissione europea per l’anno 2013;
vista la Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità in relazione agli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell’Unione europea (anno 2012);
visto il Rapporto conoscitivo della Giunta regionale all’Assemblea legislativa per la sessione comunitaria 2013 (delibera di Giunta n. 3808 del 2 aprile 2013);
vista la Risoluzione n. 2615 del 23 aprile 2012 “Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”;
preso atto delle risultanze delle audizioni dei Parlamentari europei svolte dalla Commissione I sulla riforma della politica di coesione e programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020 e sulla nuova politica agricola comune (PAC);
considerato che la legge regionale n. 16 del 2008 al suo articolo 5 disciplina la sessione europea dell’Assemblea legislativa quale occasione annuale per la riflessione generale sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto UE nelle materie di competenza regionale e per l’espressione di indirizzi generali alla Giunta relativamente all’attività della Regione in questo ambito, nell’anno di riferimento;
considerato l’interesse della Regione Emilia-Romagna in riferimento a determinati atti e proposte preannunciati per il 2013 e oltre dalla Commissione europea, ed individuati a seguito dell’esame del Programma di lavoro della Commissione europea da parte delle Commissioni assembleari per le parti di rispettiva competenza;
vista la Relazione della Giunta sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2012, ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale;
considerata l’importanza del ruolo delle Assemblee legislative regionali nella fase di formazione delle decisioni europee, come confermato dal Protocollo n. 2 sull’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità allegato al Trattato di Lisbona e riconosciuto dalla legge 234 del 2012 che regola la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea;
considerata l’importanza della collaborazione tra le Assemblee legislative a partire dal livello regionale, fino a quello nazionale ed europeo, sia nel controllo della sussidiarietà che nel controllo di merito degli atti e delle proposte dell’Unione europea;
considerata altresì l’opportunità di contribuire a favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni in merito alle attività svolte in fase ascendente, già a partire dagli esiti dell’esame del Programma di lavoro annuale della Commissione europea.
Riprendendo le considerazioni emerse nel corso del dibattito politico nelle diverse Commissioni assembleari sulle tematiche di rilevanza europea,
a) sottolinea la centralità della politica di coesione e del prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali sino al 2020; alla luce dell’attuale crisi economica, infatti, si tratterà verosimilmente delle uniche risorse orientate agli investimenti e alla crescita nei prossimi anni, che vedranno nelle Regioni un ruolo centrale nella programmazione, gestione e spendita delle risorse. Nonostante la proposta di riduzione considerevole del bilancio europeo, contenuta nella proposta del Consiglio europeo e bocciata di recente dal Parlamento europeo, è da considerarsi però positivo che le risorse relative alla politica di coesione destinate al nostro paese non dovrebbero discostarsi da quelle stanziate per il ciclo di programmazione 2007-2013. Evidenzia in questo senso l’importanza del ruolo di riequilibrio degli interessi in gioco e di contraltare rispetto ad alcune posizioni del Consiglio, assunto da parte del Parlamento europeo, che è emerso prepotentemente proprio sul tema del bilancio dell’Unione europea. È emerso però, in modo altrettanto chiaro, che i negoziati in atto per definire il quadro delle regole che accompagneranno la programmazione e gestione delle risorse e l’individuazione delle priorità rappresentano un momento cruciale per garantire che il prossimo ciclo di programmazione possa rappresentare il momento di svolta per uscire dalla attuale situazione di crisi. In questo senso valuta positivamente la partecipazione attiva, a livello politico e tecnico, della Regione Emilia-Romagna ai negoziati sulla definizione dell’Accordo di partenariato che andrà poi concordato con la Commissione europea e ribadisce una serie di punti critici il cui superamento dovrà continuare a guidare l’azione della Regione nel corso dei negoziati. In particolare, con riferimento alla definizione delle regole europee: il tema della cd. condizionalità macroeconomica, che continua a rappresentare un elemento di forte penalizzazione per il nostro Paese, per la Regione, e per l’immagine della stessa Europa; l’eccessiva allocazione di risorse sulle Regioni in transizione che potrebbe determinare una forte diminuzione dei finanziamenti a discapito delle nostre regioni; il tema delle condizionalità ex ante ed ex post di cui si condividono le finalità, ma che dovranno essere strutturate in modo tale da non costituire elementi di eccessiva rigidità in fase di programmazione, gestione e spesa delle risorse; la necessità, inoltre, nell’ambito della strategia che sarà definita a livello europeo (e nazionale), di garantire alle Regioni un certo grado di autonomia, prevedendo meccanismi di elasticità che permettano di valorizzare al massimo le singole specificità territoriali, sia al momento della definizione dei piani operativi che nelle successive fasi di attuazione degli interventi. Con riferimento al percorso di definizione dell’Accordo di partenariato e al negoziato cui la Giunta regionale sta partecipando attivamente in collaborazione con il Governo, sul presupposto che gli obiettivi e gli strumenti che si stanno definendo incideranno fortemente sulla possibilità per la Regione di caratterizzare l’utilizzo dei prossimi fondi strutturali, segnala alcuni ulteriori elementi di attenzione. Il primo riguarda le priorità territoriali indicate dal Governo, incentrate sulle città metropolitane e sulle aree interne. Da un lato segnala, infatti, la necessità di equilibrare le risorse che saranno destinate alle città metropolitane con le risorse da destinare ai comuni medio-piccoli, molto numerosi nella nostra realtà e interessati di recente dall’operazione di riordino territoriale attuata dalla Regione e incentrata sul ruolo delle Unioni di comuni. Dall’altro per la nostra Regione le aree interne coincidono con le zone montane, le cui specificità rischiano di non essere adeguatamente valorizzate nell’ambito delle priorità delineate dal Governo. Inoltre, con riferimento all’allocazione delle risorse sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che consente di investire in infrastrutture, imprese, innovazione, e sul Fondo sociale europeo (FSE), che sostiene le politiche di formazione, occupazione, ricerca e inclusione sociale, è importante cercare di non ridimensionare, ma anzi incrementare, la quota di risorse UE su tutti e due i fondi, e, laddove non sia possibile, prevedere meccanismi di elasticità che consentano di gestirli in modo tale da garantire l’attuazione delle politiche regionali nei vari settori. Il tema della efficacia della politica di coesione è strettamente connesso alla capacità di spesa delle risorse e fa emergere le grandi differenze che caratterizzano le Regioni italiane. In questo senso è fondamentale che la politica di coesione non venga intesa come sostituzione della spesa pubblica nazionale, ma sia effettivamente incentrata sulla crescita. In merito all’efficace capacità di spesa dei fondi strutturali, osserva che, pur a fronte di Regioni virtuose come l’Emilia-Romagna, l’Italia continua a trovarsi agli ultimi posti in ambito europeo, e segnala, quindi, la necessità di introdurre meccanismi premiali a favore dei territori con maggiore capacità di programmazione e gestione che continuano a trovare forti ostacoli nei vincoli del patto di stabilità e nel conseguente reperimento delle risorse per il cofinanziamento dei programmi. Sul piano interno, infine, invita il Governo nazionale ad adoperarsi affinché in questa delicata fase di programmazione e nel successivo monitoraggio dei risultati siano attivati tutti gli strumenti di coinvolgimento e cooperazione tra i diversi livelli territoriali e le parti sociali. Quando si parla di programmazione di risorse essenziali per la strategia di sviluppo economico e sociale della regione nei prossimi anni, in una fase di crisi economica e occupazionale come quella attuale, adottare un approccio inclusivo e bottom-up, che tenga conto delle reali esigenze del territorio, diventa infatti imprescindibile;
b) in vista del prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, sottolinea lo stretto collegamento tra le iniziative preannunciate dal programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 relative alla formazione, occupazione, ma anche innovazione e ricerca e l’importanza del Fondo sociale europeo (FSE) come strumento per la programmazione e attuazione delle politiche regionali. Evidenzia, quindi, la necessità di non ridimensionare, ma anzi incrementare, la quota di risorse a valere sul FSE e sulle relative politiche sottolineando che il livello di programmazione più adeguato a programmare e attuare interventi mirati alle persone è, e deve restare, quello a scala regionale. Sottolinea, inoltre, la necessità di orientare le nuove politiche per la formazione e l’occupazione su settori innovativi e in grande espansione come green economy, TIC, servizi alla persona e turismo, da intendersi, però, non solo come settori economici “a sé stanti”, in grado di generare occupazione qualificata, ma anche come elementi di trasformazione, crescita e sviluppo di tutti i diversi settori e comparti economici, in base ad un approccio trasversale in grado di garantire realmente importanti ricadute quantitative e qualitative sull’occupazione, anche in termini di riqualificazione professionale;
c) evidenzia, alla luce dell’aggiornamento sull’avanzamento dei negoziati che riguardano il prossimo periodo di programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, l’importanza di prevedere un’adeguata dotazione finanziaria a livello europeo a sostegno degli obiettivi di coesione e inclusione sociale, sia nell’ambito dei fondi strutturali, che degli altri programmi di finanziamento specificamente dedicati. Inoltre, in vista della definizione dei prossimi programmi operativi regionali e in coerenza con la strategia “Europa 2020”, sottolinea il nuovo ruolo che assumerà il Fondo sociale europeo nella promozione dell’inclusione sociale e della lotta alla povertà attraverso la piena valorizzazione delle politiche occupazionali come elemento chiave delle politiche attive per l’inclusione, nella consapevolezza, però, data l’attuale fase di crisi economica e occupazionale, di dover accompagnare queste politiche anche con azioni dirette di contrasto alla povertà, nell’ambito delle politiche sociali;
d) evidenzia l’importanza del turismo come settore centrale dell’economia della Regione e potenzialmente trainante in questa fase di forte crisi economica. In quest’ottica richiama l’attenzione sulla necessità di dare piena attuazione all’articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che introduce per la prima volta una competenza dell’UE sul turismo per supportare e rafforzare l’innovazione e la competitività delle imprese del settore, nel rispetto e valorizzazione delle specificità che caratterizzano i sistemi turistici dei diversi Stati membri, nonché di adottare una strategia europea condivisa sul turismo in grado di rendere l’Europa competitiva e concorrenziale rispetto ai paesi extra-UE, anche attraverso progetti realizzati congiuntamente dagli Stati membri. Sottolinea che proprio i Paesi dell’area euro al momento più in difficoltà sono quelli a maggiore vocazione turistica e con significative potenzialità di sviluppo del settore sia in termini di crescita economica che occupazionale. In questo senso, rinnova l’invito a puntare sempre di più, anche a livello regionale, sullo sviluppo e l’innovazione del settore turismo attraverso l’integrazione delle politiche nell’ambito degli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale, soprattutto nella fase di definizione dei prossimi programmi operativi regionali relativi al periodo di programmazione finanziaria 2014-2020. Il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali, infatti, sarà un’importante occasione per programmare, sviluppare e sostenere concretamente politiche del turismo innovative, integrate e sostenibili che tengano conto della nostra specificità territoriale anche nell’ottica di un incremento quantitativo e qualitativo dell’occupazione nel settore e dei servizi offerti. Inoltre, con riferimento al tema delle concessioni demaniali a finalità turistico ricreative, ribadisce la necessità di mantenere grande attenzione sul tema, affinché la disciplina che dovrà essere definita dallo Stato sia improntata ai principi di concorrenza e libera prestazione di servizi e rappresenti l'opportunità di valorizzare e promuovere le eccellenze dell’offerta turistica a livello regionale;
e) segnala l’importanza del tema della definizione e attuabilità delle politiche ambientali in relazione alle risorse finanziarie. La progressiva riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato a partire dal 2010, ha fatto sì che attualmente il settore ambiente non abbia più alcun flusso di risorse dedicate in entrata. A livello europeo l’ambiente è inteso giustamente come “un valore trasversale” da integrare in tutti i settori e le politiche, impostazione che emerge anche nei documenti relativi al prossimo programma di azione ambientale, peraltro in continuità con quanto già previsto nel Sesto programma di azione. Rileva che la trasversalità delle politiche non deve renderne residuale e inefficace l’applicazione e deve quantomeno consentire il rispetto dei vincoli e degli obblighi che in questa materia derivano per la maggior parte proprio dall’ordinamento e dagli indirizzi dell’Unione europea; segnala, quindi, la necessità che il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) preveda adeguati stanziamenti di risorse per garantire la concreta attuabilità delle politiche ambientali e invita la Giunta, in fase di negoziazione sulla programmazione nazionale e nella successiva fase di definizione dei programmi operativi regionali relativi al prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, ad affiancare all’approccio trasversale la previsione di adeguati finanziamenti mirati sull’ambiente, la cui programmazione dovrebbe far capo al settore specifico, unica modalità questa che consente di contemperare realmente le istanze di sviluppo e quelle di sostenibilità;
f) evidenzia che la Politica agricola comune (PAC) rappresenta uno dei settori in cui maggiore è stato l’impatto delle riforme istituzionali introdotte dal Trattato di Lisbona, che ha conferito un ruolo centrale al Parlamento europeo, ormai sostanzialmente equiparato al Consiglio dell’UE nel suo ruolo di codecisore e colegislatore. Il Parlamento europeo ha assunto un ruolo chiave nei negoziati tuttora in corso sul bilancio dell’Unione europea facendosi portavoce di molte istanze provenienti dagli Stati membri, in particolare di quelli dell’Area mediterranea, e dai territori e proponendo, sulla base di maggioranze particolarmente qualificate, modifiche importanti al “pacchetto” di nuovi regolamenti sulla prossima PAC presentato dalla Commissione europea nel 2011. Su quest’ultima problematica le posizioni assunte dal Parlamento su una serie di questioni chiave appaiono, sostanzialmente, in piena sintonia con le aspettative e le richieste del mondo agricolo e agroalimentare della regione Emilia-Romagna. In un momento molto delicato dei negoziati, valuta positivamente le proposte di modifica avanzate su diversi temi cruciali, con particolare riferimento all’introduzione di meccanismi più elastici e graduali in grado di accompagnare la riforma del settore per i prossimi dieci anni limitando l’impatto negativo su sistemi agricoli molto diversi tra loro a livello europeo. Segnala, dunque, la necessità di seguire i negoziati in corso, e invita la Giunta a continuare a sostenere le proposte di revisione tuttora in discussione sul parametro della superficie, quale unico criterio di distribuzione delle risorse, sulle misure relative al rinverdimento (o greening) per l’utilizzo sostenibile dei suoli, sull’introduzione di un tetto ai pagamenti diretti alle grandi e grandissime aziende (cd. capping), sugli aiuti ai giovani agricoltori e, infine, sulla necessità, in materia di interventi per lo sviluppo del comparto della trasformazione dei prodotti agricoli, di una chiara distinzione tra cooperative di agricoltori e grandi imprese private nella valutazione dei parametri per l’accesso a contributi europei. Sottolinea positivamente l’introduzione del meccanismo di disimpegno delle risorse a livello nazionale che dovrebbe consentirne, in caso di mancato utilizzo, la riallocazione da parte dello Stato membro a favore delle Regioni più virtuose e auspica che nel corso del negoziato siano definitivamente accolte le proposte sulla definizione di agricoltore professionale quale beneficiario dei pagamenti diretti. A questo riguardo evidenzia il ruolo che la Giunta ha svolto in tutte le sedi nazionali ed europee e la positività dei risultati raggiunti su temi fondamentali per il territorio, quali la valorizzazione e la tutela della qualità dei prodotti e delle specialità tradizionali, nonché la sicurezza alimentare delle produzioni. Ribadisce l’importanza, in un momento cruciale dei negoziati, di attivare tutti i possibili canali per continuare a sostenere le attuali proposte di modifica e intervenire sugli elementi critici ancora esistenti, coinvolgendo costantemente la delegazione italiana al Parlamento europeo come importante interlocutore in grado di veicolare e sostenere le istanze della Regione. In particolare, con riferimento al II pilastro (Sviluppo rurale) diretto a finanziare il programma di sviluppo rurale (PSR) che la Regione adotterà dopo il 2015 (anno in cui è stato previsto lo slittamento dell’avvio della nuova PAC), sottolinea positivamente che l’ammontare delle risorse finanziarie non dovrebbe discostarsi in modo significativo da quanto stanziato nel precedente periodo di programmazione. Nel contempo rileva che sullo sviluppo rurale sono state introdotte nuove misure di finanziamento che rappresentano una importante innovazione, ma rischiano di ridurre la disponibilità di risorse da destinare a questo settore di intervento cruciale per il futuro della nostra agricoltura. Più nel dettaglio, la gestione del rischio per le imprese agricole attraverso l’introduzione di misure di contrasto alla volatilità dei prezzi all’origine, come assicurazioni sul reddito d’impresa o fondi mutualistici con le stesse finalità, il tema della ricerca e dell’innovazione in agricoltura essenziale nei prossimi anni e, non ultimo, il tema della tutela delle risorse idriche e dell’acqua rappresenteranno la nuova frontiera delle politiche di sviluppo rurale e necessiteranno di adeguati finanziamenti. Assicurazioni sul reddito delle imprese, acqua, ricerca e innovazione sono i tre grandi nodi non ancora sciolti per garantire il futuro del settore e sui quali dovranno convergere non solo finanziamenti, in misura adeguata, provenienti dalla PAC, ma anche dagli altri fondi strutturali. Il tema innovazione e ricerca in agricoltura, in particolare, oltre ad essere estremamente sentito dagli operatori sul territorio, presuppone un cambiamento di approccio culturale verso l’agricoltura e una strategia più ampia che punti, ad esempio, sull’infrastrutturazione tecnologica delle aree rurali attraverso l’introduzione della banda larga e su nuove strategie di sfruttamento e gestione del suolo. Investire adeguatamente adesso in ricerca e innovazione, inoltre, rappresenta il primo passo per poter rispondere al problema della crescente domanda alimentare a livello mondiale a fronte, ormai da diversi anni, di un incremento dell’offerta in grado di coprire meno della metà della domanda e dell’impatto che si determinerà nel medio e lungo periodo sulla politica agricola europea e, a cascata, sulle politiche agricole nazionali e regionali;
g) segnala, con riferimento al settore pesca e in particolare all’acquacoltura, la decisione della Commissione europea, a seguito di specifici studi scientifici orientati a valutare il possibile impatto sulla salute e sull’ambiente, di avviare il percorso per l’adeguamento dei livelli massimi per le yessotossine e altre biotossine nei molluschi bivalvi destinati al consumo umano. L’introduzione della modifica a livello europeo e il conseguente adeguamento del nostro ordinamento potrebbero avere un impatto positivo per gli operatori del settore, in un momento di particolare crisi economica e occupazionale;
h) evidenzia che la promozione della parità di genere contribuisce attivamente e concretamente all’attuazione della Strategia Europa 2020 e al conseguimento del suo principale obiettivo: una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva e ribadisce che la promozione della parità di genere deve costituire un approccio metodologico trasversale (principio del mainstreaming) per la programmazione e definizione di tutte le politiche di settore, nonché l’importanza di sviluppare una sempre maggiore consapevolezza del ruolo che le diverse politiche devono svolgere per rimuovere gli ostacoli tuttora esistenti. Sottolinea l’importanza della Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, che rappresenta un fondamentale punto di riferimento dell’azione regionale finalizzata a promuovere lo sviluppo delle singole politiche regionali secondo una prospettiva di genere, ma rileva che l’efficace promozione delle politiche di genere rende necessaria anche l’individuazione di iniziative e azioni correttive di sistema specifiche e valutabili, riconducibili agli orientamenti europei, in grado di supportare il comporsi di un sentire comune ispirato a principi di uguaglianza e parità. Evidenzia, inoltre, che l’anno della cittadinanza europea rappresenta una importante occasione per coinvolgere tutte le agenzie educative e culturali in un processo di cambiamento sostanziale e profondo dei presupposti della convivenza civile che non può prescindere dalla democrazia paritaria e dall'uguaglianza sostanziale dei cittadini e delle cittadine europei, nel rispetto di ciascuno e contro la violenza verso le donne.
Con riferimento al metodo di lavoro della Regione Emilia-Romagna in merito alla partecipazione al processo decisionale dell’Unione europea,
i) si impegna a coinvolgere sempre di più la società civile, i cittadini e le imprese del nostro territorio, individuando modalità e strumenti per ampliarne la partecipazione durante i lavori relativi alla Sessione europea e, successivamente, in occasione della partecipazione regionale alla fase ascendente nel corso dell’anno, attivando le procedure di consultazione del pubblico sui temi oggetto di interesse per la Regione, così da poter definire la posizione regionale sulle singole iniziative e proposte dell’Unione europea anche sulla base delle esigenze segnalate dai soggetti interessati;
j) si impegna a definire e sostenere processi inclusivi di concertazione ex-ante, tra Giunta, Assemblea legislativa e il sistema degli Enti locali, utilizzando le sedi di concertazione istituzionale e interloquendo con le rappresentanze degli Enti locali, favorendo, ove possibile, tutte le forme di concertazione - quali gli accordi di programma - in grado di valorizzare ruolo ed esperienze maturate dagli Enti locali del territorio regionale;
k) si impegna a continuare a rafforzare il dialogo avviato con i Parlamentari europei nella prospettiva di porre le basi per una collaborazione sempre più diretta e attiva con il Parlamento europeo che, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha assunto il ruolo di colegislatore equiparato al Consiglio dell’UE e dotato, quindi, di forti prerogative di intervento nei processi decisionali che portano all’adozione degli atti europei, diventando un interlocutore fondamentale per gli Stati membri e i territori, in grado di veicolarne le istanze in Europa;
l) si impegna, concluso il processo di riforma della legge n. 11 del 2005 con l’approvazione della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea), ad adeguare la legge regionale n. 16 del 2008.
Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase ascendente),
m) rileva l’interesse prioritario della Regione Emilia-Romagna in riferimento ai seguenti atti ed iniziative preannunciate dalla Commissione europea nel proprio Programma di lavoro per il 2013: Iniziativa sulla fatturazione elettronica nel settore degli appalti pubblici; Integrazione dei rom; Internazionalizzazione dell’istruzione superiore; Mercato interno del trasporto su strada - Accesso al mercato del trasporto di merci su strada e accesso all’attività di trasportatore su strada; Proposte volte a rafforzare i sistemi di partenariato per la ricerca e l’innovazione nel quadro di Orizzonte 2020; Revisione della strategia tematica sull’inquinamento atmosferico e legislazione correlata; Modernizzazione degli aiuti di Stato: regolamento generale di esenzione per categoria (800/2008) e Modernizzazione degli aiuti di Stato nei settori chiave; Revisione del quadro politico e normativo per la produzione biologica; Ammodernamento dei servizi pubblici dell’occupazione; Quadro di valutazione ambientale climatica ed energetica ai fini dell’estrazione sicura di idrocarburi non convenzionali; Revisione della politica e della legislazione in materia di rifiuti; Pacchetto igiene (revisione). Ribadisce l’interesse per l’iniziativa segnalata nel corso della Sessione comunitaria 2012 e non ancora presentata: Marchio europeo nel settore del turismo e segnala, inoltre, anche se non prevista nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2013, l’interesse per la seguente iniziativa: Mid-term review of the Strategy for equality between women and men (2010-2015);
n) impegna l’Assemblea e la Giunta regionale a valutare, al momento della effettiva presentazione degli atti, l’opportunità di inviare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2012, articolo 24, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, oltre all’eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell’Assemblea;
o) impegna la Giunta e l’Assemblea ad assicurare il massimo raccordo in fase ascendente, informandosi tempestivamente e reciprocamente all’avvio dell’esame degli atti, in occasione del controllo di merito e del controllo di sussidiarietà, sia degli atti indicati nella Sessione europea che di ulteriori atti eventualmente presi in esame;
p) sottolinea l’importanza di assicurare, da parte della Giunta regionale, l’informazione circa il seguito dato alle iniziative dell’Unione europea sulle quali la Regione ha formulato osservazioni e sulle posizioni assunte a livello europeo e nazionale, in particolare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla attuazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase discendente),
q) invita la Giunta a verificare la possibilità, a seguito del monitoraggio sul completamento del recepimento statale della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno (cd. direttiva servizi), di procedere alla presentazione del progetto di legge europea regionale, segnalando quali priorità di intervento per l’adeguamento dell’ordinamento regionale: l’estensione dell’istituto della SCIA all’apertura dei pubblici esercizi non soggetti a pianificazione comunale e delle agenzie di viaggio; il superamento del divieto di svolgimento di attività accessorie in locali indipendenti da parte delle agenzie di viaggio; il superamento espresso del regime autorizzatorio in materia fieristica;
r) invita la Giunta a monitorare il processo di recepimento statale, effettuando al contempo tutte le verifiche necessarie a garantire il successivo rapido adeguamento dell’ordinamento regionale, delle seguenti direttive: direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia; direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010 relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento); direttiva 2011/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011 concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera e direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE;
s) invita la Giunta a monitorare l’iter legislativo delle proposte di atti legislativi europei sui quali la Regione si è pronunciata in fase ascendente, così da verificare, una volta approvate, le eventuali disposizioni di competenza regionale e garantire il rapido adeguamento dell’ordinamento ricorrendo, laddove possibile, allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008;
t) invita la Giunta ad adoperarsi nelle opportune sedi perché sia data rapida attuazione all’articolo 40, comma 5, della legge n. 234 del 2012, laddove prevede che “(…) Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”, per facilitare l’individuazione delle direttive o altri atti europei che incidono su materie di competenza statale e regionale.
Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni,
u) si adopererà per la realizzazione in tempi brevi dell’apposita banca dati attualmente in via di implementazione, accessibile dal sito internet dell’Assemblea legislativa, che costituirà il punto di raccolta unitario per i cittadini e gli altri soggetti interessati delle informazioni sulle attività di partecipazione ai processi decisionali europei;
v) si impegna a mantenere un rapporto costante con il Parlamento europeo, il Comitato delle Regioni, anche tramite il Network Sussidiarietà e la rete REGPEX, le altre Assemblee legislative regionali, italiane ed europee, favorendo lo scambio di informazioni sulle rispettive attività, la collaborazione, il confronto e lo scambio di buone pratiche al fine di intervenire precocemente nel processo decisionale europeo;
w) ribadisce l’impegno a verificare nelle sedi più opportune il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con Risoluzione al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2012, per contribuire alla definizione della posizione italiana da sostenere nei negoziati presso le Istituzioni europee, considerato che la stessa legge prevede che il Governo riferisca delle osservazioni che riceve dalle Regioni, del seguito dato e delle iniziative assunte nella Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale;
x) si impegna ad inviare la presente Risoluzione al Senato, alla Camera, al Governo – Dipartimento politiche europee, al Parlamento europeo, al Comitato delle Regioni, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome italiane e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee.
Approvata all’unanimità dei presenti nella seduta antimeridiana del 3 giugno 2013