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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 8314

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Oggetto:
Testo presentato:
8314 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula relativa alle misure da adottare per contrastare le violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e per attuare attività di prevenzione sui luoghi di lavoro, all'indomani dell'esplosione verificatasi all'interno della centrale idroelettrica Enel di Bargi, nel bacino di Suviana. A firma della Consigliera: Gibertoni

Testo:

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula

 

Visti

 

        l’Accordo per la “Tutela della salute e sicurezza sul lavoro”, condiviso il 12 settembre 2022 e adottato dalla Giunta regionale con la delibera di Giunta regionale 19 settembre 2022, n. 1533;

 

premesso che

 

        nella giornata dello scorso 9 aprile, intorno alle ore 15,00 si è verificata un’esplosione all’interno della centrale idroelettrica Enel di Bargi, sulla riva sud del bacino di Suviana, nel territorio tra i comuni di Camugnano e di Castel di Casio, con un bilancio di vittime estremamente tragico: sette morti e otto feriti, di cui cinque in condizioni gravi o gravissime;

        è stato anche difficile provvedere alle operazioni di recupero degli operai e tecnici coinvolti nell’incidente e che stavano operando all’interno dell’impianto, benché i Vigili del Fuoco fossero intervenuti con estrema rapidità dopo l’incidente, perché l’esplosione sarebbe accaduta al livello – 8, a circa 40 metri di profondità, sarebbe crollato un solaio, provocando anche la rottura delle condotte di raffreddamento o comunque l’ingressione dell’acqua dall’esterno, e si sarebbe allagato, nell’immediato, il livello – 9 e, durante la notte successiva, l’acqua continuando a salire, ha raggiunto anche il livello – 8, complicando ulteriormente il lavoro dei soccorritori;

        dalle prime ricostruzioni nella centrale idroelettrica sarebbero state in corso da mesi le operazioni di manutenzione straordinaria che avrebbero riguardato anche uno dei due gruppi di produzione di energia e proprio la prova di messa in esercizio, per il successivo collaudo, avrebbe portato alle condizioni per cui poi si sarebbe verificata l’esplosione;

        ad oggi le ipotesi sulle cause dell’esplosione e successivo incendio sono ancora incerte, anche se sembra essere probabile un problema all’alternatore, sarà comunque l’inchiesta giudiziaria, attualmente ancora nelle fasi iniziali, a chiarire i fatti;

 

considerato che

 

        anche se l’impianto di Bargi è di proprietà di una delle più grandi aziende del nostro Paese, il Gruppo Enel, all’interno dell’impianto lavoravano anche dipendenti di diverse aziende esterne impegnati in lavori di manutenzione, infatti la quasi totalità delle vittime appartiene ad aziende esterne e, per diverse ore, sull’esplosione di Suviana non si è riusciti a capire nemmeno quante persone fossero davvero coinvolte nell’incidente a decine di metri di profondità e di quali ditte fossero dipendenti;

        sarebbero 9 le aziende impegnate nei lavori della Centrale di Bargi, infatti, come si può ancora leggere sul cartello dei lavori affisso all’ingresso della centrale, il cantiere presso la centrale idroelettrica di Bargi di Enel è stato aperto da Enel Green Power Italia S.r.l., la società del Gruppo Enel che gestisce e sviluppa le attività di generazione di energia da fonti rinnovabili, per la “Revisione della valvola rotativa del “Gruppo 2”” (più precisamente la revisione complessiva del “Gruppo 2” di produzione dell’impianto gestito da Enel Green Power riguardava la valvola rotativa, l’adeguamento del sistema oleodinamico, la sostituzione dei quadri elettrici e dei trasformatori), per un importo di circa 2,25 milioni di euro, con impresa esecutrice Voith Hydro S.r,l., a cui si aggiungono come imprese selezionate Meca S.c.a.r.l., Siemens Energy S.r.l., Engineering automation S.r.l., Tovoli Primo S.r.l., Tcm S.r.l., Impel System S.r.l., Altameccanica S.r.l., Enel Green Power S.p.a.;

        la centrale idroelettrica di Bargi, la maggiore di questo tipo in Emilia-Romagna con una capacità installata di 330 megawatt, sebbene facente parte del complesso di bacini idroelettrici nati all’inizio del secolo scorso in quella parte dell’Appennino tosco-emiliano per supportare l’elettrificazione delle linee ferroviarie è stata, invece, costruita da Enel negli anni ’70 ed è entrata in servizio nel 1975;

        la centrale idroelettrica di Bargi è di tipo a pozzo e sfrutta, per la produzione di energia elettrica, le acque del sovrastante bacino del Brasimone, infatti, sono 384 i metri di dislivello tra i due invasi e la galleria di derivazione in pressione Brasimone-Stagno (da dove partono le condotte che alimentano le turbine) ha un diametro di 5,4 metri ed è lunga 4 chilometri e 700 metri, mentre la dimensione del parallelepipedo in cemento armato che ospita la centrale di Bargi, costruito sulla riva del lago di Suviana, a circa due chilometri dall’omonima diga, è di 61 metri per 37 metri, per la pianta rettangolare, ed è alto (in profondità) 54 metri, all’epoca si scelse una realizzazione di questo tipo perché le pompe dovevano trovarsi 25 metri sotto il livello di massimo svaso del bacino di Suviana;

        le turbine – pompe (perché possono anche rimandare l’acqua indietro nel sovrastante bacino del Brasimone, come avviene tipicamente la notte o in generale quando c’è abbondanza di energia) hanno una potenza di 165 MW l’una, sono ad uno stadio e pompano circa 47 metri cubi al secondo di acqua verso il lago Brasimone, che quindi è in grado di riempirsi in 6 ore con la centrale a pieno esercizio, la valvola rotativa ha un diametro interno di 2,30 metri e pesa 160 tonnellate, la girante ha un diametro di 4 metri e pesa 32 tonnellate, gli alternatori hanno una potenza di 185 MVA l’uno, hanno 8 coppie polari, una velocità di 375 giri al minuto e sono raffreddati attraverso una circolazione forzata di aria raffreddata a sua volta dall’acqua del lago di Suviana;

 

evidenziato che

 

        la situazione del nostro Paese per morti ed incidenti sul lavoro, che viaggia sul dato effettivo di 1.500 morti all’anno, continua a non mostrare nessun miglioramento con periodiche e ricorrenti indignazioni pubbliche in occasione delle stragi più rilevanti, quali, solo per citare le ultime, quella di Brandizzo (agosto 2023, 5 morti), quella del cantiere Esselunga (febbraio 2024, 5 morti);

        in Italia, come mostrato dalla strage del ponte Morandi di Genova, manca una cultura vera dei lavori di manutenzione e, dato il miglioramento delle conoscenze, delle tecnologie e dei materiali, è evidente come morti ed incidenti sul lavoro non siano da attribuire a fatalità, ma ad una deliberata ricerca di maggiori profitti, peggiorata dalla mancanza di reali controlli, che si riversa nella catena di esternalizzazioni, sempre più spinte, e nelle catene di appalti e sub – appalti e, non a caso, i morti spesso, come in questa fattispecie per la quasi totalità, appartengono a ditte esterne;

        va in questo senso il decreto del Governo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro del 2 marzo scorso, ennesimo provvedimento allo stato attuale inutile, funzionale solo a dare la sensazione che si stesse facendo qualcosa nel momento della pubblica indignazione, successivo alla strage del cantiere Esselunga di Firenze, mentre, paradossalmente, si rifiuta l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro che consentirebbe di perseguire i responsabili di queste stragi di lavoratori senza il rischio di vederli sottrarsi alle proprie responsabilità;

        le soluzioni, che migliorerebbero la situazione dei lavoratori, son ben note ed a portata di mano, con l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e di una Procura nazionale per la sicurezza del lavoro, che consentirebbero di perseguire i responsabili di queste stragi di lavoratori con maggiore efficienza e senza il rischio di vederli sottrarsi alle proprie responsabilità, con una riforma severa di tutto il sistema degli appalti che rompa con l’abuso di questa forma di fare impresa, che serve solo a migliorare i profitti delle aziende, un rafforzamento della figura del Rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza, a cui va garantita la possibilità di agire senza la preoccupazione di rappresaglie da parte datoriale, la certezza di controlli effettuati con percentuali predeterminate, note a tutti e tassative, che rendano non economicamente conveniente il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro, l’introduzione e la tutela, in tutte le aziende, private o pubbliche, di ogni tipologia e dimensione, della figura del whistleblowers per la segnalazione di tutte le fattispecie riguardanti le violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle attività di prevenzione da attuare sui luoghi di lavoro;

        l’incidente del 9 aprile scorso, all’interno della centrale idroelettrica Enel di Bargi, colpisce anche perché fino a non troppi anni fa sarebbe stato quasi impensabile che in un sito produttivo Enel si potessero verificare quelle che sono le classiche fattispecie di questi eventi catastrofici cioè: contemporaneità di lavori incompatibili con la sicurezza di tutti i lavoratori presenti sul sito (quando per risparmiare tempo si svolgono insieme delle operazioni che dovrebbero svolgersi in successione o, comunque, non contemporaneamente), inadeguatezza o malfunzionamento degli impianti di sicurezza, fissi e mobili, che dovrebbero limitare il danno, una volta che l’incidente si è verificato, assenza o scarsità di personale qualificato per identificare e affrontare le emergenze, inadeguato addestramento del personale, che spesso è costituito da individui in subappalto, dipendenti da ditte diverse da quella (in questo caso Enel) che gestisce l’impianto, lacune nel “piano d’emergenza”, che deve sempre prevedere l’attivazione di allarmi in grado di far scattare una rapida evacuazione dei lavoratori lungo agevoli vie di fuga;

        ciò sarebbe confermato anche dalle dichiarazioni del Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco che (ANSA dell’11 aprile 2024 delle 18,19) ha dichiarato: “Abbiamo delle persone che sono riuscite a scappare, quelle che sono ricoverate, ci sono stati eventi che hanno dato alle persone possibilità di movimento, non c’è stato un evento istantaneo che ha impedito loro di tentare una via di fuga se no non avremmo neanche gli ustionati all'esterno, è verosimile che tutti quanti abbiano avuto la possibilità di muoversi dal loro posto di lavoro. Qualcuno magari no, ma la stragrande maggioranza di quelli che erano dentro un tentativo di evacuazione lo hanno compiuto: alcuni sono riusciti altri no.”.

 

Interroga la Giunta regionale per sapere:

 

        se intenda unirsi allo sterile coro di lamentazioni ed indignazioni, della prevedibile durata di pochi giorni o poche settimane, o se intenda lavorare, anche modificando in tale senso l’Accordo per la “Tutela della salute e sicurezza sul lavoro”, per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e di una Procura nazionale per la sicurezza del lavoro, che consentirebbero di perseguire i responsabili di queste stragi di lavoratori con maggiore efficienza e senza il rischio di vederli sottrarsi alle proprie responsabilità, per una riforma severa di tutto il sistema degli appalti e sub appalti che rompa con l’abuso di questa forma di fare impresa, che serve solo a migliorare i profitti delle aziende, per un rafforzamento della figura del Rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza, a cui va garantita la possibilità di agire senza la preoccupazione di rappresaglie da parte datoriale, per la certezza di controlli effettuati con percentuali predeterminate, note a tutti e tassative, che rendano economicamente non conveniente il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro, nonché, in tutte le aziende, private o pubbliche, di ogni tipologia e dimensione, per l’introduzione della figura del whistleblowers per la segnalazione di tutte le fattispecie riguardanti le violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle attività di prevenzione da attuare sui luoghi di lavoro e con quali azioni concrete le si intenda promuovere.

 

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