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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 8795

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Oggetto:
Testo presentato:
8795 - Interrogazioni a risposta scritta sulle alluvioni ricorrenti e sul consumo di suolo in Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Gibertoni

Testo:

Interrogazione a risposta scritta

 

Visti

 

        la legge regionale 21 dicembre 2017, n. 24, recante “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”, in particolare gli artt. 5, 6, 34, 35 e 53;

        il Rapporto, presentato il 15 dicembre 2023, e le risultanze della Commissione tecnico – scientifica, di cui alla deliberazione di Giunta regionale 15 giugno 2023, n. 984 “Disposizioni per la costituzione di una Commissione tecnico scientifica al fine di analizzare gli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023” e di cui alla determinazione del Direttore generale Cura del territorio e ambiente 4 luglio 2023, n. 14641 “Costituzione di una Commissione tecnico-scientifica per l’effettuazione di valutazioni tecniche sui fenomeni alluvionali verificatisi sul territorio regionale” e la cui scadenza è stata prorogata, con la deliberazione di Giunta regionale 23 ottobre 2023, n. 1791, al 5 dicembre 2023;

        il Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), presentato da ISPRA il 25 ottobre 2023;

        la deliberazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna n. 187 del 20 dicembre 2018 recante “Strategia di mitigazione e adattamento per i cambiamenti climatici della Regione Emilia-Romagna”;

        la proposta di Direttiva per il monitoraggio e la resilienza del suolo (Soil Monitoring Law), pubblicata il 5 luglio 2023 dalla Commissione Europea, con l’intento di costruire un sistema solido e omogeneo di monitoraggio di tutti i suoli nel territorio dell’Unione, necessario per il raggiungimento dell’obiettivo della salute del suolo al 2050 e per rispettare gli impegni internazionali relativi all’azzeramento del consumo di suolo e alla neutralità al degrado del suolo e del territorio;

 

premesso che

 

        l’alluvione di questi giorni in Romagna, a distanza di soli 16 mesi dall’evento alluvionale precedente nelle stesse zone, con lo stesso corollario di rotture di argini e allagamenti di zone anche urbanizzate dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che non è stata compresa la natura ormai ricorrente di questi fenomeni, le cui conseguenze possono essere attenuate solo attuando rigorose politiche di adattamento e prevenzione;

        i video pubblicati di quanto accaduto, con argini perfettamente “puliti” venuti giù a distanza di pochi metri dalle rotte precedenti e alvei manomessi con nuove infrastrutture di ogni tipo e disboscati senza criterio, non necessitano, né di spiegazioni né di ulteriori commenti;

 

considerato che

 

        continuare a costruire in maniera dissennata per decine di anni e fino ad oggi, restando per anni ai vertici nazionali del consumo di suolo, costruendo, contro ogni logica, persino sopra i canali e in zone manifestatamente alluvionali, sottraendo ovunque spazi ai corsi d’acqua, smettere di curare le aree collinari e montuose e i loro reticoli idraulici, usare il tema ambientale solo come strumento pubblicitario e di consenso, in una situazione climatica ormai alterata e destinata inevitabilmente a peggiorare significa creare le condizioni per il prossimo disastro;

        non si smette, ancora oggi, di progettare nuovo cemento, nuovo asfalto, usando la transizione energetica come specchietto per le allodole mentre si trascura l’adattamento che dovrebbe permeare, senza eccezione alcuna, ogni politica regionale;

        già mesi fa il Rapporto 2023 su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” forniva il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permetteva di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici, infatti, secondo questo Rapporto, il consumo di suolo nel territorio della Regione Emilia- Romagna è tra quelli più elevati, inoltre, il fattore che rendeva la Regione Emilia-Romagna particolarmente sensibile a questo problema sarebbe proprio la combinazione tra consumo di suolo e pericolosità idraulica;

        dai dati ISPRA del 2023 risulta che la Regione Emilia-Romagna è stata la quarta regione in Italia per consumo di suolo netto nel 2022, rispetto al 2021, con 635 ettari di suolo consumati, infatti, sebbene con una lieve flessione rispetto all’incremento di suolo segnato nel 2021, pari alla spaventosa cifra di 713 ettari, (tra il 2020 e il 2021 l’Emilia-Romagna era stata la terza regione italiana per consumo di suolo) l’Emilia-Romagna si è confermata quarta a livello nazionale nel 2022 per incremento netto di consumo di suolo, appunto con 635 ettari di suolo cementificato, senza nessuna diminuzione sostanziale, poiché, se si considera la serie storica degli incrementi annuali, il valore calcolato per il 2022 è superiore dell’8% alla media delle ultime sei annualità;

        questi incrementi di consumo di suolo sono sproporzionati e tra questi spicca quello della Città metropolitana di Bologna, con il 59% di suolo consumato in più rispetto al periodo 2020-21, e che si devono per lo più al comparto logistico, infatti, sempre dal Rapporto ISPRA si ricava che l’Emilia-Romagna è in cima alla classifica per il consumo di suolo legato alla logistica nel 2021-2022, che è stato quantificato in 126 ettari e si tratta, per il periodo 2006-2022, del 7,7% del totale del suolo consumato e basti citare come esempi il polo logistico di Lippo di Calderara di Reno (BO), con 16 ettari cementificati, il polo logistico di Medesano (PR) con 32 ettari cementificati e il polo logistico di Valsamoggia (BO) con 10 ettari cementificati;

        come si legge anche nel Rapporto della Commissione tecnico – scientifica sugli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023, a livello nazionale, nell’ultimo anno, l’incremento di suolo artificializzato ricadente in aree a pericolosità idraulica media (MPH) raggiunge in valore assoluto i 917,6 ettari, dei quali ben 433,1 ettari ricadrebbero in Emilia-Romagna (59,2 in Piemonte, 58,9 in Toscana e 56,1 in Lombardia) e per quanto riguarda le aree a pericolosità idraulica media, a livello nazionale il 12,8% delle aree edificate (69.550 ettari) ricade in queste zone e dai dati si evince che la regione con i valori più elevati sarebbe l’Emilia-Romagna dove circa il 63% della superficie edificata (33.116 ettari) ricade in zone a pericolosità idraulica media, anche se questo dato è fortemente influenzato dalla decisione della Regione Emilia-Romagna di includere nella mappatura delle aree allagabili anche le aree inondabili per insufficienza del reticolo artificiale di bonifica e dato che questo reticolo interessa capillarmente tutta l’area di pianura della regione e che esso è tradizionalmente dimensionato per tempi di ritorno notevolmente inferiori a quelli caratteristici delle aree P2;

        la circostanza che non ci sia alcuna relazione tra i processi che portano al consumo del suolo e le dinamiche demografiche, queste ultime ormai stabili nel territorio regionale da un quindicennio, dimostra la responsabilità dei settori produttivi e degli enti pubblici, Regione e Comuni, a fondare, ancora oggi, lo sviluppo economico del nostro territorio regionale sul consumo dei suoli agricoli e naturali;

        anche il Rapporto della Commissione tecnico – scientifica sugli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023 parla della necessità di “un controllo severo del consumo di suolo” e come risulti di “fondamentale importanza procedere ad attente verifiche sulla pianificazione del territorio, che vadano ad agire concretamente sulla riduzione del consumo di suolo”;

        peggiora la situazione anche l’adesione acritica al diktat della c.d. “crescita”, all’urbanizzazione compulsiva, che privilegia la rendita e la privatizzazione, consumando suolo per speculazione e soddisfacendo gli appetiti degli investitori e non per una reale domanda o necessità, stravolgendo, a questo fine, gli assetti territoriali con incosciente noncuranza alla manutenzione e alla cura del territorio;

        è ben noto, ed è stato ribadito dalla scrivente più volte, come la nuova pessima legge urbanistica abbia fatto da volano all’incremento del consumo di suolo, anziché fermarlo, per esempio, una delle diverse incentivazioni alla cementificazione, introdotte dalla legge urbanistica regionale è quella recata dall’articolo 53 “Procedimento unico” che disciplina un procedimento uniforme utilizzabile per l’approvazione di progetti relativi ad opere pubbliche o di presunto interesse pubblico di rilievo regionale o locale, o relativi alla trasformazione di insediamenti imprenditoriali, comportanti la localizzazione di opere non previste dal PUG o da accordi operativi, o in variante a tali strumenti o alla pianificazione territoriale, facendo così, con l’art. 53, un grimaldello per forzare nuovo consumo di suolo;

 

evidenziato che

 

        il più volte richiamato e ampiamente pubblicizzato “stop al consumo di suolo” rimane nel campo delle buone intenzioni, contraddette incontrovertibilmente dai dati che ogni anno ci consegna ISPRA e l’applicazione disastrosa dell’attuale legge urbanistica regionale supera in peggio (basti pensare ai poli della logistica che nella nostra regione pesano il doppio rispetto alla media nazionale) anche quella della già pessima legge urbanistica regionale precedente (la n. 20/2000) con le amministrazioni locali, strette tra le esigenze di bilancio, le promesse di presunte “rigenerazioni” e le pressioni dei gruppi economici, che addirittura interpretano in senso ancora meno vincolante la norma urbanistica che già lascia ogni spazio possibile a nuove cementificazioni.

 

Interroga la Giunta regionale per sapere:

 

        se, alla luce del nuovo ennesimo disastro a distanza di pochi mesi dal precedente, non ritenga necessaria ed urgente una profonda revisione di ogni politica regionale, a partire dalla normativa della legge urbanistica regionale, affinché la prevenzione del rischio idrogeologico permei, senza eccezione alcuna, ogni politica regionale, chiudendo definitivamente ogni politica che comporti consumo di suolo in Emilia-Romagna, lasciando un adeguato spazio ai corsi d’acqua e approntando realmente le opere di regimentazione delle acque.

 

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