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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 5763

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Oggetto:
Testo presentato:
5763 - Interpellanza sulle azioni necessarie per rendere effettiva la trasformazione dell'ospedale di comunità di Bobbio in stabilimento ospedaliero vero e proprio, in particolare in termini di investimenti, assunzione di personale e creazione di reparti. A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati

Testo:

INTERPELLANZA

 

(ex articolo 115 Regolamento interno dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia - Romagna)

 

Premesso che:

        L’ultimo atto della commissaria straordinaria dell’Ausl Giuliana Bensa, prima di lasciare l’incarico alla nuova direttrice generale Paola Bardasi, è stato trasformare ufficialmente dal primo agosto l’ospedale di comunità di Bobbio in stabilimento ospedaliero a tutti gli effetti, equiparato cioè a quelli di Fiorenzuola, Castel San Giovanni e Piacenza.

        L’ospedale era stato declassato in ospedale di comunità nel 2017. Il 29 luglio 2017, infatti, l’Ausl dichiarava: “La pandemia ha ribadito la necessità di disporre di strutture ospedaliere flessibili, avvalorando l’importanza degli stabilimenti periferici”. E ancora: “L’ospedale di Bobbio costituisce l’unico ospedale dell’Appennino”.

        L’ospedale era già presente ai tempi di San Colombano e dopo anni di splendore, a partire dagli anni Ottanta, vi è stato sempre un decrescendo nell’offerta dei servizi.

 

Considerato che:

        Già il 28 dicembre 2021, al termine di un iter durato quattro anni, l’allora Direttore Generale dell’Ausl di Piacenza, Ing. Luca Baldino, durante la Conferenza sociale e sanitaria, aveva chiesto all’assemblea dei sindaci il parere consultivo sulla conversione dell’Ospedale di Comunità di Bobbio in Ospedale di Montagna. Gli stessi votarono all’unanimità il provvedimento che punta a togliere l’etichetta penalizzante alla struttura, ridandole dignità e la prospettiva di più reparti, personale medico, ampliamento e possibilità di potenziamento.

        A giugno 2022, era arrivato anche il parere favorevole della Regione, “subordinato al mantenimento dell’invarianza dei posti letto”, viene precisato nella delibera, in riferimento agli attuali quattordici posti letto di degenza per acuti di medicina generale e per dieci per lungodegenza (totale ventiquattro).

 

Rilevato che:

        Ad ogni modo, non è ancora stato chiarito una volta per tutte cosa si intenda per “Ospedale di Montagna”.

        Riportare un Osco a condizione di ospedale anche se piccolo richiede investimenti importanti, come l’inserimento in forma stabile di personale medico (oltre che infermieristico) adeguato a svolgere attività chirurgiche, con servizi diagnostici propri, quali le unità operative di base (chirurgia, medicina, ostetricia, ginecologia), oltreché gli altri servizi essenziali per garantire il rispetto dei livelli minimi di assistenza (cardiologia, radiologia, dialisi, laboratorio analisi, fisioterapia, farmacia e pediatria). Questo è quanto previsto dalla legge 502/1992. Una legge che nelle sue linee guida non prevede tipologie definibili “Ospedali di Montagna”, la normativa nazionale non li prevede, ma promuove azioni di potenziamento per i presidi situati in zone marginali e di montagna.

 

Preso atto che:

        Il bisogno di una presenza ospedaliera anche per la gente di montagna è ancor oggi più sentito. Nelle Marche, in Campania, Calabria e nel Lazio sono state presentate proposte di legge regionale per potenziare gli ospedali in zone di montagna purtroppo senza seguito. Anche in questi casi si parlava di evoluzione dalle condizioni di Osco a quelle di vero e proprio (anche se piccolo) ospedale con le caratteristiche indicate dalla legge 502/1992.

        Bobbio si trova nel cuore della Val Trebbia, a quarantatré chilometri da Piacenza e trenta dal confine ligure. Le persone residenti in queste zone sono circa quindicimila con un’età media che si attesta nella fascia medio-alta. Dopo il periodo di lockdown, però, molti cittadini hanno riscoperto il piacere di visitare l’Appennino, cosicché Bobbio ha registrato un aumento deciso delle presenze, tra i cittadini che raggiungono le seconde case, ma anche molti turisti “alla giornata” che decidono di trascorre il proprio tempo libero in montagna. Tant’è che l’emergenza sanitaria, unitamente all’aumento del numero di visitatori in Alta Val Trebbia al termine della crisi hanno evidenziato ulteriormente il ruolo fondamentale dell’Osco bobbiese, ma non solo, è stata nuovamente sottolineata la necessità di rafforzare i presidi sanitari periferici, al pari di quelli delle città principali.

        È notizia di oggi che, a partire dal 7 ottobre, non ci sarà più il medico di emergenza territoriale, specializzato nelle urgenze e a stretto contatto con il 118, a presidiare l’importantissimo punto di primo intervento dell’ospedale di Bobbio.

 

INTERPELLANO LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

Quali siano le sue intenzioni in merito all’Ospedale di Bobbio, in termini di investimenti, personale e reparti e con quali tempistiche intende realizzarle.

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