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Legislatura X- Atto di indirizzo politico ogg. n. 5551

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, coinvolgendo anche i Sindaci e le Autorità di pubblica sicurezza, volte ad individuare misure atte a contrastare efficacemente la recrudescenza del fenomeno della violenza sulle donne nei comuni colpiti dal degrado e da questa grave piaga, a partire da quelli in cui si registra il maggiore indice di presenza di immigrati, a stanziare maggiori risorse economiche da attribuire al fondo regionale per la prevenzione di questa fattispecie di reato anche con l'obiettivo di sostenere gli accordi di cui all'articolo 3, comma 1, della legge regionale 4 dicembre 2003, n. 24 e s.m.i., tesi a contrastare le violenze e le molestie sessuali, la violenza familiare, lo sfruttamento e la violenza sui minori, sollecitando inoltre il Governo, attraverso la Conferenza Stato-Regioni, affinché intervenga al fine di incrementare il controllo da parte della pubblica sicurezza soprattutto nelle aree più degradate delle città e di imporre precise direttive per non sottovalutare segnalazioni di violenza domestica e di stalking.(07 11 17) A firma del Consigliere: Foti

Testo:

RISOLUZIONE ex articolo 104 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.

 

L'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna

premesso che:

 

il fenomeno della violenza sulle donne, che si manifesta attraverso varie forme, ha raggiunto livelli impensabili. Secondo l'lstat sono 7 milioni le donne che, nel corso della propria vita, hanno subito una qualunque forma di abuso. Nel 2016 le vittime di femminicidio sono state 120;

 

le donne che avrebbero subito nella propria vita uno stupro sono più di un milione con la cadenza drammatica di 11 stupri al giorno, circa 4000 ogni anno. I dati sono però riferiti alle sole denunce presentate. Non vengono compresi, quindi, i dati relativi a reati non denunciati a causa della paura delle conseguenze, soprattutto nei casi di violenza domestica. I dati reali, quindi, sono ancora più sconfortanti;

 

dai dati Istat 2014, ultimo dato disaggregato fornito regione per regione, nell’arco del quinquennio 2009-2014, l’Emilia - Romagna si classifica al sesto posto fra le regioni italiane in relazione alle violenze sessuali o fisiche registrate su donne di età compresa fra i 16 ed i 70 anni. In entrambi i casi, cioè sia in relazione alle violenze fisiche, sia alle violenze sessuali, i dati dell’Emilia-Romagna si collocano al di sopra della media nazionale;

 

si stima che circa 3 milioni e mezzo di donne, nell'arco della propria vita, in Italia abbiano subito almeno un caso di stalking. Anche qui i dati risultano approssimativi a causa della scarsa propensione a denunciare il proprio persecutore. Poco più di 20 donne su 100 infatti denunciano i casi di stalking;

 

l'Italia è stato uno dei primi paesi europei a ratificare con la legge 27 giugno 2013, n. 77, la “Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, altresì nota come “Convenzione di Istanbul”. Tale convenzione, entrata in vigore nel 2014, impone obblighi legislativi ai Paesi contraenti con riferimento alla legislazione sulla violenza di genere; viene altresì menzionata la violenza domestica che include ogni genere di condotta violenta all'interno di una famiglia o di un'unità domestica, tra coniugi, ex coniugi o partner. Oltre il 60% delle violenze sessuali avviene, infatti, tra le mura domestiche;

 

gli atti di violenza contro le donne comprendono, secondo l'articolo 3 della Convenzione, "tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danno sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica che nella s'era privata”;

 

la lettera della detta norma suggerisce di non sottovalutare comportamenti che erroneamente vengono declassati come “minacce” o “molestie” e che, invece, devono essere assolutamente perseguiti al fine di attuare un'azione di prevenzione per abbattere drasticamente il numero di stupri e di femminicidi;

 

considerando la gravità del fenomeno, il Senato della Repubblica, in data 18 gennaio 2017, ha approvato la “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere”. Ai sensi della delibera istitutiva la Commissione ha un anno di tempo per presentare all’Aula la relazione conclusiva sul tema;

 

nel corso della seduta del 27 settembre 2017 è stato audito, da detta Commissione Giorgio Alleva, Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica. Nel corso dell’audizione Alleva ha sottolineato come “Confrontando le stime del 2014 con quelle del 2006, si colgono alcuni segnali incoraggianti, che indicano una complessiva riduzione di tutte le forme di violenza subite e una maggiore propensione ad intraprendere percorsi di uscita dalla spirale della violenza. Tuttavia, permangono segnali fortemente negativi. Restano stabili le quote di donne vittime di violenza estrema (stupri e tentati stupri) e delle forme più efferate di violenza (uso o minaccia di usare una pistola o un coltello) (rispettivamente all’1,2% e 0,4%) e aumenta la gravità delle violenze sessuali e fisiche.”. Sempre secondo il Presidente dell’Istat “Le forme più gravi di violenza sessuale sono più spesso riportate dalle donne straniere (7,7% di stupri/tentati stupri contro il 5,1% delle italiane). Nella maggior parte dei casi, la violenza subita da parte del partner, attuale o precedente, è iniziata nel Paese di origine (68,5%)…” ed ancora “Le straniere, inoltre, sono più spesso consigliate di sporgere denuncia (59% contro 31,2%) e accompagnate nel cammino di emersione della violenza, probabilmente anche in virtù del fatto che la loro rete sociale di riferimento è più ristretta di quella delle italiane e ciò necessariamente le spinge a cercare aiuto nei servizi. Prendendo, per esempio, solo le donne vittime di violenza ad alta gravità (schiaffi, calci e pugni, tentativi di strangolamento, soffocamento, minaccia o uso di armi, più violenza sessuale), il percorso di denuncia è consigliato ad una quota quasi doppia di straniere rispetto alle italiane (33% contro il 64%).”;

 

ovviamente il degrado che ormai colpisce le periferie di molte nostre città favorisce fenomeni di violenza, soprattutto sulle donne, vista la carenza di controlli sul territorio. Tale fenomeno ha portato la Camera del Deputati ad istituire, con deliberazione 27 luglio del 2016, una “Commissione monocamerale di inchiesta sullo stato della sicurezza e del degrado delle città e delle loro periferie”;

 

la Regione Emilia-Romagna interviene sul tema del contrasto alla violenza sulle donne (fisica, sessuale, psicologica e di costrizione economica) con la legge regionale 12 marzo 2003, n. 2 recante “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, nonché sul versante della prevenzione con la legge regionale 27 giugno 2014, n. 6 recante “Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere” e la legge regionale 4 dicembre 2003, n. 24 recante “Disciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza”;

 

in particolare la legge regionale 4 dicembre 2003, n. 24 all’articolo 3 (Promozione del coordinamento in materia di sicurezza pubblica e polizia amministrativa), prevede che la Regione “promuove accordi con lo Stato in materia di sicurezza delle città e del territorio regionale” e “sostiene accordi tra le autorità provinciali di pubblica sicurezza e i Comuni” privilegiando “le aree problematiche che maggiormente richiedono l'azione coordinata di più soggetti pubblici, fra cui le violenze e le molestie sessuali, la violenza familiare, lo sfruttamento e la violenza sui minori…”. Il comma 3 dello stesso articolo prevede che ai fini della promozione e dello sviluppo degli accordi precedentemente citati “il presidente della Regione convoca periodicamente e presiede una conferenza composta dai sindaci dei Comuni capoluogo, coadiuvati dai rispettivi comandanti dei corpi di polizia municipale, e dai presidenti delle Province”;

 

impegna la Giunta regionale

 

a provvedere la convocazione di un incontro con le parti interessate alla risoluzione di questo fenomeno, a partire dai sindaci e dalle autorità di pubblica sicurezza, al fine di individuare misure atte a contrastare efficacemente la recrudescenza del fenomeno della violenza sulle donne nei comuni colpiti dal degrado e da questa grave piaga, a partire da quelli in cui si registra il maggiore indice di presenza di immigrati;

 

a stanziare maggiori risorse economiche da attribuire al fondo regionale per la prevenzione di questa fattispecie di reato anche con l’obiettivo di sostenere gli accordi di cui all’articolo 3, comma 1, della legge regionale 4 dicembre 2003, n. 24 e s.m.i., tesi a contrastare le violenze e le molestie sessuali, la violenza familiare, lo sfruttamento e la violenza sui minori;

 

a sollecitare il Governo, attraverso la Conferenza Stato - Regioni, affinché intervenga al fine di incrementare il controllo da parte della pubblica sicurezza soprattutto nelle aree più degradate delle città e di imporre precise direttive per non sottovalutare segnalazioni di violenza domestica e di stalking.

 

 

Il presidente

Tommaso Foti

 

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