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Legislatura X- Atto di indirizzo politico ogg. n. 5998

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per impegnare la Giunta a rivedere complessivamente le modalità di applicazione della legge 194/1978, incentrando la propria azione sulla promozione della vita e della famiglia, operare per un sempre più costante e significativo calo delle interruzioni volontarie delle gravidanze, al fine di consentire la prosecuzione delle stesse, coinvolgendo nell'attività svolta dai Consultori, e anche attraverso eventuali contributi, quelle formazioni di base e associazioni di volontariato che operano per il sostegno alle donne che vivono una gravidanza difficile o inattesa e per la tutela della vita del concepito. (19 01 18) A firma del Consigliere: Bignami

Testo:

RISOLUZIONE

 

 

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna,

 

 

premesso che

 

  • i dati riferiti all’anno 2016 relativamente alle Interruzioni Volontarie di Gravidanza sul territorio regionale parlano di 7688 IVG: nonostante la Regione confermi un trend in calo, appare evidente che tali numeri siano ancora molto elevati e che è importante che di tale tema le Istituzioni continuino ad occuparsi e si continui a lavorare per un calo significativo delle IVG;
  • dai dati forniti dalla Regione Emilia-Romagna risulta che tra il 1999 e il 2016 sono stati praticati, solo nella nostra Regione, e in riferimento a donne ivi residenti, 157.911 interruzioni volontarie di gravidanza;
  • dalla relativa relazione del 2016 si evince inoltre che le IVG ripetute hanno sempre superato, dal 1999 al 2016, le 2000 unità, con picchi di oltre 2700 IVG ripetute nel 2005, nel 2006, nel 2008 e nel 2010: in ogni caso, le IVG ripetute, dal 2008 al 2016, hanno rappresentato il 30% del totale delle IVG. Tale dato deve indurre a una ulteriore riflessione sull’utilizzo di tale pratica che non può e non deve, per evidenti motivi, diventare assimilabile a un metodo di contraccezione;

 

rilevato che

 

  • un ruolo chiave in tale contesto è ovviamente rivestito dai Consultori familiari i quali andrebbero deputati a fornire non solo una serie di servizi sanitari in modo asettico ma dovrebbero essere caratterizzati anche dalla presenza di concreti supporti psicologici e sociali volti prioritariamente alla tutela della vita e alla promozione della famiglia, prevedendo e prevenendo le situazioni di crisi e sostenendo la stessa nel suo intero ciclo vitale;
  • i Consultori dovrebbero, in altre parole, ispirarsi, nella loro azione, ai principi sanciti dalla nostra Costituzione la quale tutela la famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio e quale istituzione finalizzata al servizio della vita, all'istruzione ed all'educazione dei figli, tutelando l’unità familiare, la fecondità, la maternità e l'infanzia;

 

considerato che

 

  • la stessa Legge 194/1978, seppure necessiti indubbiamente di una riforma, per via di un inevitabile anacronismo, prevede all’articolo 2 lettera d) che i Consultori contribuiscono “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza” e che “i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”;
  • in tal senso, l’obiettivo di cui sopra, proprio dei Consultori, può intendersi dunque raggiunto, in senso lato, se le Regioni operano e si impegnano per una riduzione significativa delle IVG praticate sul territorio di competenza;
  • ancora la Legge 194/1978 all’articolo 5 prevede che “il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”;

 

atteso che

 

  • la relazione prodotta dalla Regione Emilia-Romagna, pur analizzando le caratteristiche socio-demografiche delle donne che fanno ricorso alla IVG, non sembra tuttavia analizzare, nemmeno in via generale, le condizioni per le quali si ricorre alla IVG, le modalità di supporto messe in atto per evitarle, la collaborazione con le formazioni sociali di base e le associazioni di volontariato sopra citate, tutti aspetti invece messi in evidenza dalla normativa in materia;
  • tale relazione sembra dunque risultare carente sotto il profilo sociale più che strettamente sanitario, mancando completamente un qualsivoglia riferimento al sostegno della donna e agli interventi messi in atto per permettere la prosecuzione della gravidanza; tutto aspetti che invece dovrebbero trovare spazio anche alla luce del costante dibattito che, nel nostro Paese, si sviluppa periodicamente sul diritto alla vita del concepito;

 

impegna la Giunta regionale

 

  • a rivedere complessivamente le modalità di applicazione della legge 194/1978, incentrando la propria azione sulla promozione della vita e della famiglia;
  • a operare, con tutte le modalità possibili, per un sempre più costante e significativo calo delle IVG sul nostro territorio;
  • a riformare il sistema complessivo dei Consultori i quali devono agire supportando con atti concreti la donna al fine di permetterle la prosecuzione della gravidanza;
  • a coinvolgere, nell’attività svolta dai Consultori, e anche attraverso eventuali contributi, quelle formazioni di base e associazioni di volontariato che operano per il sostegno alle donne che vivono una gravidanza difficile o inattesa e per la tutela della vita del concepito;
  • a integrare, a partire dal prossimo anno, la Relazione sulle IVG, anche con i riferimenti alle motivazioni per le quali si ricorre alla IVG e alle modalità di supporto e di sostegno alla donna volte a consentire la prosecuzione della gravidanza.

 

 

Galeazzo Bignami

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