Testo:
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA ex articolo 112 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.
Per sapere, premesso che:
Da mesi è giustamente sotto i riflettori delle cronache il processo Aemilia, al clan Grande Aracri, che con 125 condanne conferma pienamente la presenza radicata della ‘ndrangheta in Emilia Romagna;
a Montale, quartiere della periferia est di Piacenza, trovate sotto un cavalcavia in un cesto, zampe di gallina tranciate, insieme alla testa, verdure varie e bottiglie di rum, certamente usati per un rito woodoo attuato per soggiogare ‘lucciole’ nigeriane, giunte nel nostro paese in cerca di un futuro diverso dalla schiavitù e violenza;
a Modena – no tizia di ieri – una giovane di 21 anni costretta a prostituirsi con rito woodoo;
a Ravenna, su sarda, sono stati arrestati 27 nigeriani del clan criminale “Calypso Nest” con le ordine della Direzione distrettuale antimafia accuse di associazione di stampo mafioso, sfruttamento della prostituzione e traffico internazionale di stupefacenti;
il clan Calypso Nest è riconducibile al noto gruppo mafioso della ‘Supreme Eiye Confraternity’ operante a livello internazionale, una gang criminale nata negli anni 80 come costola dei Black Axe, culto segreto studentesco nigeriano dedito ad attività illegali;
le confraternite nigeriane sono molteplici, e la loro nascita risale agli anni 70 da gruppi universitari, poi nel tempo si sono generate nuove correnti divenute sempre più violente negli anni 80/90 sino ai giorni nostri in cui hanno rapporti anche con le mafie italiane;
Alfredo Fabbricini, a guida della II divisione della Direzione Centrale Anticrimine SCO che – come riportato dalla stampa – ha parlato di Bologna, Ferrara e Parma, quali centri della mafia nigeriana.
Come giudichi la Giunta il preoccupante radicamento della mafia nigeriana nel nostro paese;
quale sia l’incidenza delle donne che si rivolgono ai centri di accoglienza antiviolenza, vittime della mafia nigeriana che le obbliga a prostituirsi;
considerando che la Regione sostiene giustamente i Centri che accolgono e proteggono le donne dai racket mafiosi, oltre che dalla violenza domestica e di ogni genere, se non intenda costituirsi parte civile in tutti i processi contro i casi di mafia nigeriana, reinvestendo gli eventuali proventi provenienti da sequestri alle cosche mafiose nigeriane, proprio in quegli stessi centri che sottraggono loro, salvandole, donne in sato praticamente di schiavitù.
Il presidente
Giancarlo Tagliaferri