Testo:
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA ex articolo 112 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.
Per sapere, premesso che:
Case Famiglia, Appartamenti Protetti e Gruppi Appartamento per Anziani sono realtà ancora poco diffuse in Regione, sebbene una normativa statale di favore (D.M. 21 maggio 2001, n. 308) ne consenta l’apertura assoggettandole al solo obbligo di presentazione della “Segnalazione certificata di inizio attività” (Scia);
dai dati forniti dalla Regione, in Emilia-Romagna si contano appena 400 strutture di questo tipo, per un totale di 2.175 posti letto. A Piacenza si scende ad 11 strutture e 58 posti letto complessivi;
tali strutture, totalmente private, si rivolgono a persone autosufficienti o non autosufficienti di grado lieve e svolgono un ruolo cruciale in una società che ha visto nel tempo aumentare costantemente l’aspettativa di vita, ridursi la dimensione dei nuclei familiari e, con essa, la capacità delle famiglie di accudire con continuità le persone anziane;
la natura dell’utenza comporta rette assai inferiori a quelle delle Strutture socio-sanitarie accreditate consentendo una maggiore possibilità di accesso ai servizi;
l’Informativa su «Indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle Case-famiglia. Indicazioni per la sicurezza e la qualità del servizio» presentata in Commissione Salute il 15 ottobre 2018 conteneva la previsione, concordata fra RER, ANCI, Sindaci e DG Ausl, di attuare un piano straordinario di vigilanza che comprendesse entro il 2017 il controllo del 50% delle case-famiglia ed entro il 2018, il controllo del 100% di tali strutture;
nella maggior parte dei casi le eventuali problematiche riscontrate in sede di verifica sono state di lieve entità, a titolo esemplificativo vengono citati dalla Regione la tenuta non accurata della documentazione, le planimetrie delle strutture diverse dallo stato di fatto o carenze nella certificazione degli impianti;
soltanto il 2,5% delle strutture ha presentato criticità riguardanti l’assistenza alla persona ed in particolare in 4 strutture ciò riguardava il superamento della capacità ricettiva massima prevista dalla normativa (6 persone), con sforamenti di 1-2 unità, e in sei strutture era invece stata rilevata la presenza di ospiti con livello di non autosufficienza superiore a quello idoneo per il collocamento in realtà di questo tipo;
tutto sommato, a fronte del numero di indagini avviate per maltrattamento dall’autorità giudiziaria nei confronti delle strutture accreditate, tali violazioni appaiono ben poca cosa;
nonostante ciò il Presidente Bonaccini ha posto in sede di Conferenza delle Regioni la richiesta di cambiare tempestivamente la norma nazionale, che a suo parere consente con troppa facilità l’apertura di case-famiglia per anziani, chiedendo l’introduzione di verifiche preventive e condizioni di maggior garanzia prima del rilascio della concessione dell’autorizzazione;
la cosa è poi rimasta lettera morta, anche se in un comunicato stampa il Presidente Bonaccini minacciava, in caso di inerzia del Governo, l’adozione di una legge ad hoc da parte della Regione Emilia-Romagna;
per quale ragione la Giunta, anziché stimolare la nascita di Case Famiglia, Appartamenti Protetti e Gruppi Appartamento per Anziani, sembra invece voler disincentivare il ricorso a tale tipologia di struttura;
se non ritenga che la presenza di Case Famiglia, Appartamenti Protetti e Gruppi Appartamento per Anziani possa consentire di ridurre le liste di attesa per l’accesso convenzionato alle Case residenza anziani (CRA), sgravando queste ultime da tutta una serie di richieste motivate dalla limitata autonomia personale sommata all’assenza di un adeguato supporto familiare;
se la Regione abbia rinunciato a normare in maniera più stringente ed onerosa per i privati teli tipologie di strutture;
quali azioni intenda mettere in atto la Regione per promuovere tali tipologie di piccole comunità.