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163.
SEDUTA DI LUNEDÌ 21 DICEMBRE 2009
(NOTTURNA)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DONINI
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OGGETTO 5106
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012» (108)
(Continuazione discussione e approvazione)
OGGETTO 5107
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e Bilancio pluriennale 2010-2012» (109)
(Continuazione discussione e approvazione)
(Risoluzione oggetto 5196 - Dichiarazioni di voto e reiezione) (575)
(Risoluzioni oggetti 5242 - 5249 - 5250 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (583 - 586 - 587)
(Ordine del giorno oggetto 5106/3 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione) (139)
(Ordini del giorno oggetti 5106/4 - 5106/5 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione) (140 - 141)
PRESIDENTE (Donini)
RENZI (AN-PdL)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza
MAZZA (Sinistra Democratica)
GUERRA (Verdi)
BOSI (PD)
VARANI (FI-PdL)
BARBIERI (PD)
MONACO (Per l'E-R)
MEZZETTI (Sinistra Democratica)
BORGHI (PD)
ZANCA (Uniti nell'Ulivo - PS)
AIMI (AN-PdL)
NOÈ (UDC)
FOGLIAZZA (Lega Nord)
DELCHIAPPO (Misto)
MONARI (PD)
BORTOLAZZI (PdCI)
MASELLA (PRC)
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DONINI
La seduta ha inizio alle ore 20,03
PRESIDENTE (Donini): Dichiaro aperta la centosessantatreesima seduta della VIII legislatura dell'Assemblea legislativa e nomino scrutatori i consiglieri Casadei, Fiammenghi e Renzi.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna l'assessore Bruschini e il consigliere Nanni.
OGGETTO 5106
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012» (108) (Continuazione discussione e approvazione)
OGGETTO 5107
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e Bilancio pluriennale 2010- 2012» (109) (Continuazione discussione e approvazione)
(Risoluzione oggetto 5196 - Dichiarazioni di voto e reiezione) (575)
(Risoluzioni oggetti 5242 - 5249 - 5250 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (583 - 586 - 587)
(Ordine del giorno oggetto 5106/3 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione) (139)
(Ordini del giorno oggetti 5106/4 - 5106/5 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione) (140 - 141)
PRESIDENTE (Donini): Riprendiamo la seduta esclusiva di bilancio.
Ha chiesto di parlare il consigliere Renzi, al quale do subito la parola ricordandogli che a disposizione del suo gruppo sono rimasti solo 8 minuti.
Prego, consigliere Renzi.
RENZI: Il bilancio di previsione 2010 che ci viene sottoposto per l'approvazione è un bilancio di fine legislatura e come tale si presenta come una semplice continuazione della previsione del 2009, non vengono prese in considerazione nuove iniziative, né si ipotizzano soluzioni che nel medio periodo avrebbero potuto dare adito ad una nuova riorganizzazione delle strutture operative, sia interne che esterne, con lo scopo di prevedere un contenimento effettivo dei costi di gestione, al fine di poter disporre di maggiori risorse da destinare allo sviluppo.
La crisi economica continuerà a produrre i suoi effetti sull'occupazione anche nei prossimi anni, per cui sarebbe stato opportuno ipotizzare fin da ora nuovi interventi, che interagendo con quelli assunti dal Governo, avrebbero potuto dare un nuovo impulso alla ripresa dell'economia.
In estrema sintesi, tenuto conto dei principi ispiratori della manovra di bilancio evidenziati dalla Giunta, comprendenti la invarianza della pressione fiscale e il contenimento delle spese, vediamo quelli che di fatto poi sono i risultati. In ordine alle entrate effettive registriamo l'aumento di circa il 12% della previsione di entrata dell'addizionale regionale, che sta a significare un maggior prelievo nei confronti dei cittadini e ciò per effetto della eccessiva progressività delle aliquote applicate. D'altro canto vediamo anche che diminuisce la previsione di entrata della imposta sulle attività produttive (Irap), conseguenza della crisi delle imprese.
Io ho richiamato quello che è il nostro sistema di tassazione, che vede un'addizionale fino all'1,4% e un'imposta sulle attività produttive del 3,9% che a mio avviso, soprattutto in questa fase di recessione, avrebbero dovuto essere riviste per veramente incoraggiare, stimolare, promuovere il rilancio dell'attività produttiva.
Sul fronte delle spese effettive rileviamo invece l'aumento di circa il 6,5% delle spese correnti di amministrazione generale, un aumento del 3,7% delle spese correnti operative, mentre diminuiscono gli investimenti del 3,69%. Nell'ambito degli stanziamenti per direzioni generali rileviamo in linea di massima un aumento di 27 milioni di euro nelle spese di organizzazione del personale, sistemi informativi e telematica pari al 10%; una diminuzione di circa 3,69 milioni di euro nelle spese per l'agricoltura nonostante la denunciata crisi strutturale del settore; vediamo poi una diminuzione di 41 milioni di euro nelle spese per attività produttive, commercio, turismo, pari al 7,3% e un aumento delle spese, come al solito, per la sanità di 249 milioni di euro.
Ecco, io volevo qui subito fare un accenno per quanto appunto riguarda il discorso, come dicevo prima, di sostegno alle attività produttive. Ebbene, vedo che nonostante quello che si afferma nel Dpef, dove si dice che si vuole accrescere, per esempio per quanto riguarda il turismo, la competitività del sistema delle imprese dei territori, delle destinazioni dei prodotti e quindi con la riqualificazione delle strutture ricettive, dove si vuole rafforzare le infrastrutture destinate alla mobilità e alla logistica, eccetera, che si vuole promuovere un processo di riqualificazione del tessuto urbano e delle strutture ricettive, io vedo che però per tutte queste cose non viene destinato niente, neanche un euro. Quindi, voglio dire, la legge 40, che era finalizzata, come anticipato questa mattina velocemente, a sostegno del rilancio di queste attività produttive non ha visto la destinazione di un euro.
Poi, voglio dire, soprattutto per quanto riguarda il turismo, per quanto riguarda la Riviera romagnola, ancora non si è realizzato quel sistema turistico locale che era stato richiamato in occasione della revisione della legge 7 del '98, precisamente nel 2007. Il sistema turistico locale era importante perché avrebbe consentito di intercettare adeguate risorse per impiegarle sul piano della riqualificazione infrastrutturale urbana ed altro.
Bene, io faccio solo un richiamo veloce. Teniamo presente che se si vuole parlare poi di riqualificazione ambientale, di ecosostenibilità, bisogna pensare a degli interventi che riguardano le strade per l'accessibilità, i parcheggi, le aree verdi, ma soprattutto riguardano anche la possibilità di riqualificazione ambientale e quando dico queste cose penso soprattutto al nostro mare. Noi abbiamo ancora gli scarichi a mare che in occasione delle piogge immettono in mare tutte le acque reflue e questo diventa pericoloso non solo perché peggiora la qualità ambientale oggi del nostro mare, ma soprattutto mette a rischio la balneabilità e la stessa qualità del nostro turismo in previsione di quelle che saranno le direttive dell'Unione Europea. Sappiamo benissimo che con le direttive dell'Unione Europea che dal prossimo anno valuteranno la qualità delle nostre acque balneabili, che se sono scarse dopo cinque anni non potrà più essere garantita la balneazione, a maggior ragione c'è una Regione che non è minimamente attenta a destinare risorse in questa direzione.
E così anche per quanto riguarda poi altri settori. Questa mattina facevo il discorso del trasporto pubblico. È vero che per quanto riguarda i servizi la nostra Regione destina 70 milioni di euro al trasporto pubblico, sono un centinaio di milioni per quanto riguarda i servizi tra Rfi Italia e le altre aziende di trasporto regionale, però vediamo che questo trasporto pubblico purtroppo, nonostante sia promosso, sostenuto, si dice anche smettetela con il ricorso diciamo alla viabilità individuale, personale, con le auto, eccetera, poi non è in grado di dare delle risposte adeguate per quanto riguarda la domanda. Qui non è il problema solo della neve di questi giorni, che vede il sistema ferroviario nella nostra regione alle corde, qui purtroppo ormai è un continuo di queste manifestazioni di un sistema che non regge sul piano del trasporto pubblico. Qui quando ci sono le nebbie i treni non vanno, quando c'è la neve non vanno, quando c'è il caldo non vanno, qui è ormai un problema con il quale si misura la gente che va a lavorare tutti i giorni, pendolari, studenti, eccetera. Quindi questo, voglio dire, è un discorso nel quale la nostra Regione dovrebbe veramente, negli accordi con Rfi Italia, affrontare un discorso di riqualificazione del mezzo del trasporto pubblico come si deve.
Poi ci sono altri problemi che riguardano argomenti tanto discussi in passato. Voglio solo richiamare velocissimamente il discorso degli aeroporti che è riecheggiato ancora una volta. Ecco, dopo le ricerche di questo settore, purtroppo non è stata indicata una soluzione. Il tanto discusso...
PRESIDENTE (Donini): Consigliere Renzi, sono trascorsi 8 minuti e davvero devo sottrarle il microfono.
RENZI: Mi avvio alla conclusione.
PRESIDENTE (Donini): Deve proprio concludere.
RENZI: Sì, concludo.
Allora, sistema degli aeroporti, sistema delle fiere, sistema della sanità, sistema del trasporto pubblico confermano la continuità di un modo di gestire la cosa pubblica che non dà risposte in termini di efficienza, di redditività, di qualità e di rilancio dello sviluppo. L'unica cosa che abbiamo visto, dopo tanto parlare e denunciare, è stato lo scioglimento di Arni a favore di Aipo. Ecco, questa è ben poca cosa riguardo a tantissime cose che denunciano una vecchia politica senza respiro, anzi, senza veramente perseguire obiettivi che un ente pubblico dovrebbe perseguire.
Per questo la nostra motivazione del voto contrario e la presentazione di questo nostro ordine del giorno a sostegno del finanziamento della legge 40.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Renzi.
Mi dispiace di intervenire in maniera netta, ma effettivamente questa è la nostra modalità.
Abbiamo terminato la discussione generale, sapendo che i tempi residui destinati ai gruppi possono essere suddivisi nell'esame dell'articolato, nella discussione sugli emendamenti o nelle dichiarazioni di voto.
Il sottosegretario Bertelli concluderà la discussione generale, utilizzando una parte del tempo rimasto alla Giunta, che è 10 minuti, rispetto ai 30 originariamente previsti.
Prego, sottosegretario Bertelli.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza: Magari mi riservo, se mi resta qualche minuto, poi durante la discussione sull'articolato per entrare meglio nel merito su qualche emendamento, ma mi premeva concentrare le poche cose che vorrei aggiungere a questa discussione, su due punti. Uno, in particolare, riguarda l'oggetto principale di cui si è discusso in questa legge finanziaria per il 2010, il tema degli articoli 48 e 49 di questo progetto di legge. Come già è stato detto a più riprese, ma mi preme ribadirlo, né nella predisposizione e nella presentazione da parte della Giunta di questo progetto di legge, tantomeno oggi, questa Giunta si è voluta occupare della regolamentazione della famiglia, in quanto materia che la Costituzione riserva allo Stato e, quindi, non abbiamo voluto invadere il terreno. Ci siamo, invece, voluti occupare della regolazione dell'accesso ai servizi perché attraverso questo riteniamo di rispondere allo spirito del progetto di legge sulla finanziaria, che è quello di contribuire ad affrontare e risolvere i problemi delle singole persone, delle famiglie, delle convivenze, che in questa fase in particolare stanno subendo fortissime difficoltà. Di questo ci siamo voluti occupare. Ho visto un emendamento appena presentato che riguarda il tema del comma 3 dell'art. 48, ho sentito gli interventi della consigliera Noè, del consigliere Zoffoli, che hanno approfondito in maniera anche impegnata questa nostra discussione e segnalo una correzione, che condivido, su questo comma 3 dell'art. 48, che cambia il termine “ai singoli individui” con “alle singole persone”.
C'è un motivo per cui riteniamo utile e giusto correggere questo termine. Noi siamo una Regione che ha a cuore l'intera comunità regionale, così come del resto il nostro presidente, e nella comunità ci stanno tutte le persone, tutte le persone che hanno difficoltà, sia che queste siano singoli individui, sia che coabitino, sia che vivano all'interno di una famiglia costituzionalmente costituita, e noi riteniamo che in questa fase un'amministrazione come la nostra, una Regione che governa, che eroga servizi, che tende ad allargare il numero e la quantità dei servizi, si debba occupare, appunto, delle difficoltà di tutte le persone. Quindi, è questo che vogliamo regolare e cerchiamo di farlo in due modi: il primo confermando, ma in maniera netta, chiara, che l'accessibilità ai servizi, che dipendono in larga misura dalla normazione dei finanziamenti che questa Regione attua, sia aperta a tutti, senza discriminazioni di sorta. Il secondo modo, che è più impegnativo, specie in una fase così difficile e delicata come questa, allargando e potenziando il numero dei servizi, soffermandoci sull'elemento della discriminazione. Ma in questa legge finanziaria, se si vuole essere obiettivi, si constatano almeno tre questioni e la prima è questa. Noi abbiamo un fondo straordinario per la famiglia di 22 milioni di euro erogati in questa finanziaria, mentre dalle altre parti si sta tagliando sui servizi e sulle attività economiche che riguardano gli individui e le persone; abbiamo allargato il novero delle persone in difficoltà a causa del lavoro che cercheremo di soccorrere e di aiutare, così come quelle delle imprese; abbiamo potenziato, oltre gli accordi che avevamo assunto, la quantità di risorse destinate alla non autosufficienza. Questa Regione supera i 415 milioni di euro da sola e non è un dato da poco. Oltre a questo, fin dall'inizio della discussione su questa legge finanziaria, nella prima conferenza stampa, abbiamo voluto integrare questo articolo sulla non discriminazione all'accesso ai servizi, con una norma che riguarda l'applicazione dell'Isee, per fare in modo che ci fosse un criterio di progressività che tenesse conto delle famiglie numerose. Penso che sia corretto e giusto pensare che ci debba essere una progressività in rapporto al numero dei figli, come qui è stato chiesto. Credo anche che nelle direttive contenute nell'art. 49 troveremo il modo, attraverso criteri specifici, di tenere conto del fatto che le famiglie numerose saranno calcolate in rapporto con il numero dei figli, e di conseguenza dei benefici che ne derivano.
Mi sembra che possa essere una modalità corretta di affrontare i problemi: aumentare il numero delle risorse, pensare all'allargamento dei diritti alle persone che vivono in questa regione nelle varie forme di organizzazione e comportarci con senso di giustizia, tenendo conto sia per l'accesso che per il concorso al finanziamento di questi servizi, delle condizioni reali economiche delle persone e delle famiglie. Badate, vedevo una statistica nei giorni scorsi, molto drammatica, che metteva in evidenza come in questo anno di fortissima crisi le famiglie hanno subito ripercussioni pesanti fino al punto di minarne la tenuta, con un aumento delle liti in famiglia e delle separazioni. E allora, se vogliamo anche mantenere integro questo stato di cose, noi abbiamo bisogno di fare queste due operazioni, che sono quelle, appunto, di regolare l'accesso e nello stesso tempo incrementare e aumentare il numero dei servizi e la quantità di offerte per coloro che abitano nella nostra comunità. Ripeto la parola comunità perché sta a cuore prima di tutto a chi governa questa Regione.
Chiudo rapidissimamente. Si è parlato di legge finanziaria elettoralistica. Questa è una legge finanziaria che è in linea con il programma di governo di legislatura, con gli atti di governo di questa legislatura e soprattutto è in linea con un punto: siamo un'amministrazione che capisce, coglie fino in fondo i bisogni di questa nostra comunità, coglie i bisogni della società e dell'economia e abbiamo orientato l'intera quantità di risorse disponibili riducendo il costo di funzionamento di questa nostra macchina soprattutto per trovare e investire risorse a sostegno delle persone, delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese. Questo è un dato incontrovertibile, l'abbiamo fatto discutendo a lungo con tutte le componenti economiche e sociali di questa nostra realtà, l'abbiamo fatto al tavolo per la qualità dello sviluppo, attorno al quale siedono tutte le organizzazioni, da quelle sindacali a quelle imprenditoriali, a quelle degli enti locali, con piena soddisfazione di tutti. Tutte le misure contenute in questa legge finanziaria, importanti per il sostegno al credito delle imprese e per il sostegno agli ammortizzatori in deroga, per il sostegno alle famiglie sono state concordate. C'è stato uno sforzo impegnato e importante, appunto, per orientare tutte le risorse in questa direzione. Se questo significa occuparsi di elezioni lo lascio a voi giudicare, questo significa sicuramente occuparsi della nostra comunità che è fortemente in difficoltà.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, sottosegretario Bertelli.
Pochi minuti, due o tre, risparmiati.
Procediamo, colleghi, con l'esame dell'articolato.
Vi annuncio che durante la discussione generale sono stati presentati una serie di emendamenti e più precisamente:
uno a firma del consigliere Monari e altri;
uno a firma della consigliera Noè;
uno a firma del consigliere Varani;
uno a firma dei consiglieri Filippi, Francesconi, Leoni e Salomoni;
uno a firma dei consiglieri Filippi, Francesconi, Leoni, Salomoni, Lombardi e Dragotto;
uno a firma del consigliere Bosi;
due a firma del consigliere Bartolini;
uno a firma del consigliere Richetti;
uno a firma dei consiglieri Varani e Lombardi;
uno a firma dei consiglieri Beretta e Alberti;
sei a firma del consigliere Mazza.
Ricordo inoltre che durante la discussione generale sono stati depositati sette documenti: 4 risoluzioni e 3 ordini del giorno. Su questi poi procederemo con le dichiarazioni di voto.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
Art. 1.
Per quello che riguarda l'art. 1, informo l'Aula che dobbiamo procedere alla correzione di un errore materiale. Più precisamente, ve lo leggo così rimane a verbale: “All'art. 1, comma 1, lettera e) del presente progetto di legge, dopo la parentesi aggiungere “afferente alla U.P.B. 1.2.1.3.1510 - Sviluppo del sistema informativo regionale”. Quest'ultima parte non era risultata scritta per un refuso.
Quindi, apro la discussione generale sull'art. 1 con la correzione apportata.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 1 è approvato.
Art. 2.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 2 è approvato.
Art. 3.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 3 è approvato.
Art. 4.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 4 è approvato.
Art. 5.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 5 è approvato.
Art. 6.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 6 è approvato.
Art. 7.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 7 è approvato.
Art. 8.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 8 è approvato.
Art. 9.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 9 è approvato.
Art. 10.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 10 è approvato.
Art. 11.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 11 è approvato.
Art. 12.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 12 è approvato.
Art. 13.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 13 è approvato.
Art. 14.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 14 è approvato.
Art. 15.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 15 è approvato.
Art. 16.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 16 è approvato.
Art. 17.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 17.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 17 è approvato.
Art. 18.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 18.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 18 è approvato.
Art. 19.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 19.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 19 è approvato.
Art. 20.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 20.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 20 è approvato.
Art. 21.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 21 è approvato.
Art. 22.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 22.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 22 è approvato.
Art. 23.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 23.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 23 è approvato.
Art. 24.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 24.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 24 è approvato.
Art. 25.
Su questo articolo insiste l'emendamento 10, a firma del consigliere Mazza.
Discussione generale sull'articolo e sul relativo emendamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mazza. Ne ha facoltà.
Ricordo che il gruppo Sinistra Democratica ha i 24 minuti disponibili previsti dal contingentamento che inizia ad utilizzare da questo momento.
Prego, consigliere Mazza.
MAZZA: La mia proposta di emendamento è molto semplice e banale, cioè chiede che prima di fare questo impegno di spesa, la commissione competente ne discuta: “sentita la commissione”. Perché ho fatto questo emendamento? Questo ci tenevo a sottolinearlo, perché di fatto, pur essendo io cittadino di Bologna non ho ancora capito esattamente di cosa si stia parlando, perché c'è stato un primo bando che andò deserto, un secondo bando con l'impegno del Comune a integrare le tariffe se non si raggiunge un certo livello d'incassi. Facendo un investimento di questo genere vuol dire che si abbassa la quota dei privati che devono mettere in quell'opera quel project financing e di conseguenza, se capisco, si dovrebbero abbassare i tempi di recupero del danaro e allora non si capisce perché il bando è stato fatto con quella quota lì di possibilità che il Comune intervenga.
Poi è uscita sulla stampa una polemica abbastanza pericolosa, per cui si parla di affidamento all'Atc, che non so bene come si possa fare, ma in questo senso, se questo fosse, mi sorge il dubbio che il people mover vada nel finanziamento complessivo del trasporto pubblico, togliendo quindi risorse ai bus.
Quindi, insomma, non c'è ancora chiaro nulla dal punto di vista tecnico finanziario di questa operazione, per cui chiedo che se ne parli in commissione prima di decidere.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Lei ha utilizzato 2 minuti.
Mi comunicano che non funziona il sistema di prenotazione, c'è un problema tecnico, per cui adottiamo il metodo classico dell'alzata di mano. Segnalatemi le vostre intenzioni d'intervenire: siamo in discussione generale articolo sull'art. 25 e relativo emendamento.
Ha chiesto di parlare la consigliera Guerra. Ne ha facoltà.
GUERRA: L'ho già detto nel dibattito generale, su questo articolo io esprimerò la contrarietà perché il meccanismo di bando del Comune di Bologna credo che sia assolutamente squilibrato e fare carico ai Comuni gli oneri laddove i passeggeri non saranno i passeggeri previsti mi sembra un modo per mandare in rosso le casse comunali e sul trasporto pubblico questo non ce lo possiamo permettere.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Guerra.
Lei sa che con questo ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Non ho altre segnalazioni di intervento sull'art. 25 e sull'emendamento 10.
Colleghi, se nessuno chiede di intervenire in discussione generale, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 10, a firma del consigliere Mazza.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 25, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 25 è approvato.
Art. 26.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 26.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 26 è approvato.
Art. 27.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 27.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 27 è approvato.
Art. 28.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 28.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 28 è approvato.
Art. 29.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 29.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 29 è approvato.
Art. 30.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 30.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 30 è approvato.
Art. 31.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 31.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 31 è approvato.
Art. 32.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 32.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 32 è approvato.
Art. 33.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 33.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 33 è approvato.
Art. 34.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 34.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 34 è approvato.
Art. 35.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 35.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 35 è approvato.
Art. 36.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 36.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 36 è approvato.
Art. 37.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 37.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 37 è approvato.
Art. 38.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 38.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 38 è approvato.
Art. 39.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 39.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 39 è approvato.
Art. 40.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 40.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 40 è approvato.
Art. 41.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 41.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 41 è approvato.
Art. 42.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 42.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 42 è approvato.
Art. 43.
Su questo articolo insiste l'emendamento 11, a firma del consigliere Mazza.
Discussione generale sull'articolo e sul relativo emendamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mazza. Ne ha facoltà.
MAZZA: Volevo cercare di spiegare, ma non ci vuole molto, insomma.
Io propongo che nell'atto che è delegato alla Giunta venga specificato che l'introito che si ricava dal versamento per iscriversi all'elenco dei certificatori sia destinato all'informazione e alla formazione dei cittadini in merito al risparmio energetico. Cioè propongo che ci sia un utilizzo di questo danaro finalizzato a questa opera molto precisa, perché penso che sia quanto mai importante e indispensabile fare quest'opera. Questo è quello che io propongo, di conseguenza non mi pare una cosa così fuori dal mondo, significa sostenere l'informazione sull'efficienza energetica.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Nessun altro consigliere chiede di intervenire in discussione generale, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 11, a firma del consigliere Mazza.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 43, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 43 è approvato.
Art. 44.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 44.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 44 è approvato.
Art. 45.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 45.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 45 è approvato.
Art. 46.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 46.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 46 è approvato.
Art. 47.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 47.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 47 è approvato.
Art. 48.
Su questo articolo insistono sette emendamenti. Ve li cito:
emendamento 5, a firma del consigliere Bartolini;
emendamento 2, a firma del consigliere Varani, che coincide come contenuto con l'emendamento 3, a firma dei consiglieri Filippi, Francesconi, Leoni e Salomoni;
emendamento 4, a firma dei consiglieri Filippi, Francesconi, Leoni, Salomoni, Lombardi e Dragotto;
emendamento 6, a firma del consigliere Bartolini;
emendamento 9, a firma del consigliere Bosi;
emendamento 17, a firma dei consiglieri Monari, Masella, Alberti, Mazza, Bortolazzi, Guerra e Delchiappo.
Apro la discussione generale sull'articolo e sugli emendamenti.
Dovrebbe funzionare nuovamente il sistema elettronico di prenotazione, per cui potete utilizzarlo se volete prenotarvi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bosi. Ne ha facoltà.
BOSI: Il comma 3 dell'art. 48 a mio parere guasta, per così dire, un articolo ottimo, perché era imperniato sul tema del contrasto alle discriminazioni, oltretutto un articolo che fa parte di una finanziaria che ritengo veramente pregevole.
Questo comma, a parer mio, non centra l'obiettivo che si prefigge nel titolo “Parità di accesso ai servizi”, non ha nulla a che fare con quei Dico regionali che hanno ampiamente troneggiato i titoli della stampa, non è nemmeno quella famosa estensione dei diritti, come spesso viene definita.
In realtà il modello di società che viene fuori da questo comma è ispirato a un individualismo che secondo me è un individualismo davvero radicale. Questo modello contrasta non solo con l'art. 9, secondo comma, dello Statuto regionale, ma soprattutto con l'art. 31 della Costituzione italiana, che al primo comma dove impegna la Repubblica a privilegiare la famiglia, con particolare riferimento alle famiglie numerose. Poi, ovviamente, devo ammettere che nell'art. 49 molto si è fatto, ringrazio il presidente Errani degli emendamenti che ha portato direttamente in commissione e quindi credo che non solo l'art. 49 sia molto positivo, ma è molto positiva anche la precisazione che ha fatto il sottosegretario solo alcuni minuti fa su cosa s'intenda come famiglia numerosa, quindi nuclei con figli e credo che questo sia molto positivo.
Adesso però stiamo parlando dell'art. 48 e mettere sullo stesso piano ai fini degli interventi regionali, come fa questo comma, singole persone - vedo che la sostituzione di “individui” con “persone” è molto piaciuta, mi fa piacere che anche altri colleghi abbiano ritenuto di cambiare questo termine - allora, singole persone e nuclei familiari e sociali di ogni tipo (famiglie ufficiali, famiglie di fatto, nuclei con o senza figli) contrasta con la Costituzione italiana e secondo me si presterà anche a dei ricorsi presso la Corte Costituzionale.
Il significato non è quello di fornire servizi assistenziali e sociali a chiunque ne ha bisogno e quindi a qualsiasi soggetto in quanto individuo, questo già avviene in tutti i settori del nostro welfare, che ha un carattere universalista e di cui ho fatto grande merito a questa Regione. Infatti, già lo diceva prima il collega Zoffoli, non si capisce proprio dove nascono quelle centinaia di migliaia di soggetti con questo comma avrebbero diritti in più, sono bufale giornalistiche che vengono dette, capisco la ratio, ma già l'art. 6 del nostro Statuto dice che i diritti sono di tutti, di tutte le persone.
Il suo significato, piuttosto, è quello di rimuovere ogni possibile differenza nelle modalità di accesso ai servizi, prescindendo dalle concrete condizioni soggettive dei richiedenti, come quello, per esempio, di un genitore o di un coniugato ai quali la legge impone obblighi nei confronti di terzi (si pensi di educazione, mantenimento, assistenza morale e materiale ad esempio verso figli, verso portatori di handicap) di cui anche noi legislatori regionali dovremmo tenere conto.
In pratica andremmo a mettere dei vincoli normativi anche per i Comuni e per le Province, i quali, erogando i servizi di competenza, disciplinati dalle leggi regionali, non potrebbero più prevedere misure e modalità di accesso agevolate a favore delle famiglie, ma anche di un qualsiasi genitore rispetto a un single, o quantomeno potrebbero nascere ricorsi da parte dei singoli. Quindi, a parità di reddito l'essere genitore o coniugato potrebbe non avere più alcuna importanza nell'accesso ai servizi pubblici.
In sostanza, in base a questa norma, in quanto avente un carattere generale, per il legislatore regionale sarà del tutto indifferente lo stato coniugale o genitoriale e questo è il messaggio che trasmette. Le funzioni educative, assistenza morale, materiale e di cura della propria famiglia è come se non avessero valore, chi lo vuole fare lo potrà fare a proprie spese, come scelta personale e allora tanto varrebbe delegare ad altre istituzioni.
Allora, credo di avere fatto un emendamento costruttivo e positivo. L'emendamento che ho presentato rimette i puntini sulle i e dà una giusta gerarchia alle cose e alle situazioni. Fa riferimento a due articoli dello Statuto regionale: l'art. 6, laddove si parla di politiche sociali, la Regione tutela il benessere della persona e la sua autonomia formativa e culturale e poi fa tutto un elenco di settori, quindi già qui c'è la copertura universalistica delle persone della regione; e l'art. 9 sul ruolo speciale delle famiglie, perché l'art. 9, quando parla delle formazioni sociali, dice che la Regione, nell'ambito delle funzioni legislativa, di programmazione e di controllo, eccetera, riconosce e valorizza: punto a) l'autonoma iniziativa delle persone singole e associate per lo svolgimento di attività d'interesse generale; punto b) la funzione delle formazioni sociali attraverso le quali si esprime e si sviluppa la dignità della persona e in questo quadro lo specifico ruolo sociale proprio della famiglia, promuovendo le condizioni per il suo efficace svolgimento.
Allora, bisogna che noi ci capiamo. Se questo emendamento viene accettato credo che faremmo una cosa intelligente, ben fatta, rimetteremmo le cose al posto giusto; se questo emendamento viene rifiutato, comincio a pensare che allora si sia voluto un po' forzare la mano anche allo Statuto. Io non sono d'accordo e penso che sia duro, sia difficile anche per i consiglieri, per i miei colleghi dire che non si può fare una citazione di due articoli statutari, in questo comma abbiamo fatto citazioni di ogni tipo, quindi io vi chiedo di accettare questo emendamento, darebbe una completezza al testo e renderebbe sinceramente digeribile per me un comma che altrimenti resterebbe molto indigeribile.
Per il resto faccio anche una segnalazione, ma credo che ormai i tempi tecnici non ci siano più. Un altro termine che vorrebbe sostituito, ma non ho fatto l'emendamento, penso che questo sia il fondamentale, l'inserimento degli articoli 6 e 9 dello Statuto, è la parola “generati”. I diritti non sono generati dalla legislazione generale, i diritti sono della persona, qui si poteva usare un altro termine, lo diciamo a futura memoria - disciplinati, riconosciuti - ma ormai credo che manchi il tempo materiale per un subemendamento.
Quindi, io chiudo questo mio intervento. Nel quadro di una finanziaria ben fatta, dove ci sono dei segnali molto positivi anche nell'articolo successivo, si diceva, in funzione delle famiglie, resta questo neo. In un articolo bello, che mette al centro la lotta alle discriminazioni, ci si è buttata dentro una bandiera ideologica che secondo me non ci sta messa in questo modo. Raddrizzata con la citazione dei due articoli può diventare una cosa accettabile e valorizzerebbe un po' tutto l'articolo.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bosi.
Lei ha utilizzato 8 minuti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mazza, che finora ha utilizzato 3 minuti.
Prego, consigliere Mazza.
MAZZA: Volevo sottolineare che per quanto riguarda il nostro gruppo l'art. 48 va sostanzialmente bene.
Ho ascoltato con attenzione le osservazioni fatte dal consigliere Bosi, vorrei solo evidenziare due cose di quanto ha detto. Intanto con questo articolo non è che si toglie qualcosa a qualcuno, si riconosce e si evita un'esclusione e questo mi pare il punto che almeno io vedo come importante...
(interruzioni)
Penso che il fatto di estendere questo concetto di accesso ai servizi alle persone e ai nuclei familiari non vuol dire che c'è contrapposizione, vuol dire che siamo in una società in cui ci sono le persone sole o che si accompagnano e persone che si sposano e questo diverso comportamento non può diventare una discriminazione. Questo è il senso di questo comma sostanzialmente, dopodiché saranno le pratiche quotidiane nelle singole realtà dei comuni, la Regione stessa che definirà i vari pesi, acceleratori e freni in una o nell'altra direzione. Noi qui stiamo affermando un principio molto chiaro. Capisco, badate, che monsignor Caffarra insista sul fatto che la gente deve fare una famiglia, è coerente con le sue posizioni che io rispetto fino in fondo, anzi, qualche volta stimo anche le cose che lui afferma, non c'è problema, ma non tutti sono cattolici e credenti e quindi in un paese laico ovviamente c'è bisogno di tenere conto di questa diversità.
Quindi, penso che questo articolo sia alquanto equilibrato, per cui inviterei Bosi a riflettere un attimo su questa formulazione. Il fatto che venga privilegiata la famiglia non vuol dire che si escludono altri, questo mi pare il punto su cui bisogna riflettere, insomma.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Varani.
Al gruppo di Forza Italia - Popolo della Libertà sono rimasti 10 minuti di tempo.
Prego, consigliere Varani.
VARANI: Sarò brevissimo allora, tanto ho già detto in dibattito generale le mie argomentazioni, peraltro alcune sono rimbalzate anche in qualche altro intervento.
Vorrei contestare una lettura che è stata data commissione e forse anche in qualche intervento: che la Regione stia operando completamente e legittimamente nell'ambito delle propri competenze in materia di politiche sociali, gestisca una gamma di servizi, diritti e servizi sociali, li estenda senza interferire nel raggio di competenza del legislatore nazionale. Non è così perché, di fatto, se agisce nella gamma, nel raggio d'azione delle politiche sociali e dei suoi servizi sociali di fatto, anzi, stabilisce, definisce quali sono i soggetti che entrano in queste politiche sociali; non può teorizzare che è solo una parte del film, in realtà incide anche sull'altra parte del film. Da questo punto di vista non c'è dubbio, a mio modesto parere, che questa norma entra nel campo delle competenze statali.
Non mi spingo a fare, come ha già fatto qualche esponente del Governo, però vorrei vederla una verifica da questo punto di vista, se questa norma sia costituzionale o meno, perché comunque la Regione entra nel campo di quali sono le convivenze, quali sono le famiglie, eccetera, cioè entra nel terreno che oggi è riservato costituzionalmente alla legislazione nazionale, perché è il legislatore nazionale che oggi deve definire che cos'è famiglia, che cos'è convivenza e quali sono le altre eventuali fattispecie che vanno applicate a questi soggetti. Quindi, indubbiamente, dal mio punto di vista, questa norma come minimo è borderline.
Abbiamo già spiegato anche che, se vuole essere laico il dibattito, la fonte allora è la Costituzione. La Costituzione non ci dice solo che c'è la famiglia e che dobbiamo dargli qualche contentino; peraltro in questi sessant'anni di Repubblica italiana è sostanzialmente inapplicata quella norma a parte gli assegni familiari e poco altro. La Costituzione laica riconosce un fatto preesistente: non è lei - la Costituzione - non è il legislatore laico che dice se c'è la famiglia, lo riconosce come fatto. Non solo, lo riconosce come fatto positivo, cioè dice è un contributo essenziale alla costruzione del bene comune, al di là di tutte le patologie e i problemi che ci possiamo vedere, che attraversano però tutte le categorie sociali e umane in questo Paese e i suoi problemi. Quindi impegna lo Stato, ma, a mio modesto parere, anche i legislatori locali, a guardare con favore la famiglia, a sostenerla e l'abbiamo scritto anche nello Statuto.
Ora, il dibattito che abbiamo fatto e che non starò qui a riepilogare nei pochi minuti che mi restano, è se questa norma rispetta questo “favor costituzionale”, “favor laico”, “favor Stato” nei confronti della famiglia o meno. A mio parere no, perché nel momento in cui andate a dire “basta stare insieme e si accede alla stessa gamma di servizi”, non stiamo dicendo che ci sono poi servizi che diamo alla famiglia e non diamo ai singoli, a tutti è dato il diritto di cura e quant'altro, però ci sono tutta una fattispecie di servizi che vanno nella direzione, penso la cura dei figli, i servizi sociali per la cura dei figli, degli anziani e quant'altro, dobbiamo vedere se allora siamo nello spirito della Costituzione. Nel momento in cui diciamo non c'è bisogno che vi assumiate una responsabilità pubblica con un contratto matrimoniale, basta che stiate insieme, vi do dei diritti, ma non vi chiedo dei doveri. Stiamo infrangendo una logica costituzionale e giuridica che c'è oggi in questo Paese; non per un'etica cattolica, come hai detto tu Ugo, per un fatto giuridico costituzionale, sociale, laico. Stiamo dicendo che se tu ti prendi degli impegni o non te li prendi, ti favorisco ugualmente, cioè non conviene prendersi degli impegni pubblici. Stiamo infrangendo una logica basilare di questa società: chi si prende gli impegni non lo premio, perché gli sto chiedendo degli oneri però e in questa stessa norma voi gli chiedete degli oneri, perché gli chiedete ti dovrai fare carico in linea diretta degli assistiti se non se ne sono fatti carico i parenti più vicini, ti devi fare carico di tutta una serie di questioni e quindi è una norma asimmetrica e ingiusta da questo punto di vista. Ditelo chiaramente che volete annullare l'istituto familiare in tutti i sensi, dopodiché tutto sarà normato con delle pattuizioni private, ammesso e non concesso che sia possibile (pensioni di reversibilità, ereditarietà e quant'altro).
Dobbiamo calcolare bene quello che stiamo dicendo dal punto di vista educativo, culturale e poi anche giuridico. Sarà sostenibile il singolo che dice: “Ma come, mi ha fatto passare avanti la famiglia numerosa, mi hai detto che uguale sono?” Posso immaginare tutto uno scenario da questo punto di vista. Secondo me, non avete fatto un buon lavoro dal punto di vista giuridico, dal punto di vista costituzionale, dal punto di vista delle norme che governano questa Repubblica, poi sulle questioni ideali, razionali, di merito possiamo fare un dibattito e lo faremo, vivaddio, mi sembra non disprezzabile quello che ci siamo detti a carte scoperte. Uno dirà no, ritengo che uomo e donna siano una coppia, l'altro dirà no, c'è la pluralità dei “gender” oggi, e faremo tutto questo dibattito e quant'altro, però quello che abbiamo posto, mi sembra, nel merito, anche qualcuno della maggioranza, e che anche il cardinale Caffarra ha posto è su questo piano della discussione, non sulla rivendicazione di uno status pubblico e di un'etica cattolica che vogliamo imporre agli altri. Abbiamo fatto una filiera di ragionamento che va dalla Costituzione ad oggi e secondo me violate questa logica, ripeto, con delle ripercussioni rispetto alla coesione sociale. Poi so anch'io che la società è cambiata, so anch'io che c'è una pluralità di soluzioni e quant'altro, ma, attenzione, diritti senza doveri, perché questo è il messaggio che state lanciando secondo me, ecco non me ne tirate tutte le conseguenze. Poi, ripeto, io ho fatto un lavoro, una dialettica politicamente e volutamente scorretta e ritengo che tutto ciò alla fine cambi poco della situazione che già c'è, di sfavore nei confronti della famiglia, ma sostanzialmente se è figlio di un patto, di un accordo politico elettorale, ovviamente molto forte quando si è sotto elezioni, quando si è sotto formazione di liste, quando si è sotto formazione di listino, quando si è sotto formazione di una futura Giunta e questo costringe molto di più ad allinearsi tutti a questo patto, che qualcuno ha strappato e qualcun altro avrebbe voluto evitare in maggioranza. Così è: c'è un patto politico elettorale di merito su una norma che è chiaramente, volutamente, giustamente dal vostro punto di vista, anche ideologica e che noi contestiamo anche sul piano ideologico, ma certamente è politica elettorale in funzione delle elezioni, altrimenti l'avreste fatta nei mesi passati, negli anni passati, quando era già sul tappeto da un pezzo questa norma e voi, non noi, avete tenuto nel cassetto. Ripeto, peraltro, e questo lo contesto molto, tirandola fuori adesso, in zona Cesarini, dibattiamo in pochi minuti su una questione che ha rilevanti aspetti di modifica delle politiche sociali e questo è l'aspetto che secondo me - destra e sinistra non c'entra - è discutibile, perché avevamo anni per discuterla e la maggioranza l'ha tenuta ferma se non altro.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Varani.
Il consigliere Varani ha parlato per 6 minuti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Barbieri. Ne ha facoltà.
BARBIERI: Vorrei fare qualche breve considerazione su questo tema, sul quale sono stato interrogato, immagino come tutti, ma, nel mio caso, con l'elemento in più della persona che proviene culturalmente dal mondo cattolico e che si trova a svolgere un'azione laica di amministratore.
Innanzitutto penso che quando si parla di discriminazioni si parli di un tema sul quale questa Assemblea debba essere unita. Penso che in questa regione sia giusto che nessuno resti solo e quindi che ci sia un'azione generale da parte di tutti che possa evitare discriminazioni. Lo dico da cattolico, non vorrei bestemmiare, ma sono sicuro che il messaggio cristiano abbia influenzato in modo rivoluzionario la cultura moderna se penso a San Paolo quando afferma che “non c'è più né giudeo, né greco, né schiavo, né libero, né uomo, né donna.” Questo in qualche modo ha determinato le idee contro ogni tipo di discriminazione, che poi si sono diffuse, sono cresciute, hanno determinato la nostra cultura occidentale su questi temi. Poi ci sono ovviamente anche visioni diverse, e qui stiamo trattando di temi anche molto particolari e di condizioni personali. Però in premessa che in questa regione non ci debba essere nessuno discriminato mi sembra un punto di vista direi quasi scontato.
Il secondo punto riguarda cosa stiamo facendo oggi. A mio avviso oggi non stiamo ragionando di elargizione o regolamentazione di diritti, sui quali non avremmo la competenza, stiamo ragionando di come i servizi della Regione possono essere offerti ai propri cittadini e abbiamo detto che nessuno deve essere discriminato. Ma dichiarare che tutti i cittadini emiliano-romagnoli debbono poter accedere ai servizi non vuol dire automaticamente non graduarli. L'articolo successivo, quello dell'Isee, dice che certamente tutti devono avere la possibilità di accedere ai servizi e, anzi, dovremmo adoperarci per ampliarne sempre di più la capacità. Non dobbiamo, infatti, prenderci in giro; quando si parla di famiglia non si parla solo di rapporti interpersonali, di contratti; si parla della vita quotidiana e quindi si parla dei servizi che le madri possono avere o meno per riuscire a lavorare, per conciliare il lavoro con la vita quotidiana; si parla cioè di come una comunità possa riconoscere un bene collettivo, il fatto che nascano dei figli, ed evito qui un ragionamento importante che forse avrebbe bisogno di qualche riflessione più approfondita. Fortunatamente negli ultimi anni l'andamento demografico di questa regione è cambiato, sappiamo grazie all'immigrazione, quindi è una delle cose che dà anche futuro a una comunità sulla quale dovremo ragionare.
Allora, chiudo velocemente dicendo che riflettendo su questo articolo, sono convinto che sia condivisibile. Sono anche contento che gli ultimi emendamenti presentati chiariscano dei dubbi anche legittimi che erano nati. È giusto che parliamo di persone e non di individui. È giusto quello che il sottosegretario Bertelli ci ha posto, cioè il fatto che stiamo parlando delle famiglie con figli. Vedete, ho trovato diversi dati allarmanti dai quali si evidenzia che se c'è un soggetto che oggi rischia di essere discriminato nella nostra legislazione è appunto la famiglia. Il presidente nazionale degli avvocati matrimonialisti, Gianettore Gassani, indica che l'anno scorso, dopo la manovra del Governo sull'Ici e sulla prima casa, il 5% del totale dei divorzi sia stato di comodo, con tutto l'impatto fiscale rispetto alle tariffe dei servizi.
Allora, io sono contento che ci siano i riflettori puntati sulla Regione ed è giusto rispetto a questo provvedimento. Non sento, però, lo stesso interesse, e lo dico agli amici dell'opposizione, non vedo la stessa attenzione sui temi della famiglia nelle ultime norme del Governo. Infatti alcuni provvedimenti anche discutibili tipo bonus bebè, eccetera, su cui alcuni di noi avevano perplessità, insomma, le azioni che erano rivolte alla famiglia sono state con questa finanziaria totalmente tolte dalla manovra del Governo.
Parlare di famiglia vuol dire parlare di quotidianità, parlare di famiglia vuol dire parlare, come dicevo prima, di una comunità più accogliente, di una comunità sul piano in particolare fiscale, ma sono competenze che spesso la Regione non ha ma che in qualche modo anche noi dobbiamo acquisire.
Questo è un lavoro fatto tra mille difficoltà e non ancora definitivo; la commissione approfondirà insieme alla Giunta questi temi, e sappiamo che la delega alla Giunta ha un motivo, perché noi stiamo parlando di servizi spesso offerti dai nostri enti locali e non direttamente dalla Regione. C'è un obbligo nostro di ragionare anche con i Comuni, con i territori che erogano i servizi, che introitano le risorse del pagamento dei servizi stessi.
Mi sembra, però, importante avere riscontrato questa sera, da parte di tutti, da parte della maggioranza e spero anche da alcune sollecitazioni dell'opposizione che l'idea di una comunità più accogliente, di una comunità che aiuta e che riconosce nelle relazioni stabili un valore per tutti, è ovvio non solo per i costi delle separazioni. Sappiamo bene come le nostre realtà di base, le famiglie, le coppie, eccetera, siano state ad oggi grandi ammortizzatori sociali e abbiano svolto tutte quelle funzioni educative, eccetera... Insomma, evito di ribadire l'importanza del ruolo dei nonni, il ruolo della famiglia, ruolo fondamentale anche e soprattutto nei momenti di crisi come oggi dal punto di vista della perdita delle occasioni di lavoro.
Quindi, mi prendo la responsabilità non con l'atteggiamento di chi si possa definire cattolico maturo perché non ho, purtroppo, questa caratteristica. Sono contento che questa maggioranza riconosca da un lato l'esigenza di una comunità accogliente, e dall'altro dia risposte che stabilizzino il nostro tessuto sociale.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Barbieri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Monaco. Ne ha facoltà.
Ricordo, consigliere Monaco, che il suo gruppo ha ancora a disposizione l'intero patrimonio di 20 minuti.
Prego, consigliere Monaco.
MONACO: Io devo dire la verità: questa discussione non mi ha appassionato dal punto di vista giuridico e operativo, però sono tirato un po' per il collo vista la prevalenza di argomenti di tipo filosofico culturale, rispetto se non altro al mestiere che ho sempre praticato nella mia vita.
Comincio da un problema esprimendo subito il mio disaccordo rispetto ad un emendamento che propone di sostituire “individui” con “persona”. Non è banale, perché San Tommaso d'Aquino per definire la persona usa l'espressione “principium individuationis”. Ora, dove alcuni consiglieri hanno trovato, non so dove l'hanno letto, che individuo è una brutta parola, sinonimo di egoismo e di chiusura in se stessi. Individuo è la parola che la tradizione filosofica intera, compreso San Tommaso d'Aquino, ci ha consegnato per dire lui, è solo lui, quello che è nato quel giorno, che ha la sua identità, la sua storia, il suo destino.
Se noi non riconosciamo che l'individuo... L'anima è individuale, l'anima non è familiare, Dio crea l'anima di ognuno, l'anima, appunto, è il “principium individuationis” al momento del concepimento del singolo e quindi non vedo perché debba essere tenuto in considerazione che individuale sia una parola offensiva. Però so che in tutto il dibattito cattolico contro una certa presunta chiusura del liberalismo moderno, si è trovata una forma di compromesso dicendo che “persona” è un po' la stessa cosa di individuo però ne sottolinea l'apertura sociale. Problemi linguistici, problemi vostri, per me l'apertura sociale è già nell'individuo, perché l'individuo è se stesso in tutto ciò che fa, l'individuo è se stesso quando è maggiorenne, come dice Kant nel saggio “Che cos'è l'illuminismo”, quando si assume le sue responsabilità piene, intere e risponde delle sue scelte.
Io, presidente, se vuole sapere la mia opinione su questo articolo sarei stato persino più radicale di lei e avrei messo individuo e basta, perché riconoscere il ruolo degli individui è il segno inconfondibile della modernità, perché in questo Paese se vi è violazione di diritti, prima di cominciare i piagnistei sociologici, la violazione dei diritti ha a che fare con Stefano Cucchi ammazzato dalla polizia, figlio di chi non mi importa, di quale famiglia era. Chi sta in galera e non vede riconosciuti i propri diritti di detenuto è quella persona lì, quell'individuo lì che vede violati i suoi diritti.
Se c'è arretratezza culturale nel nostro Paese, è stato sempre detto, è che i diritti degli individui non sono mai stati presi sul serio. Quindi, io dico questo, che i diritti individuali sono diritti di prima generazione e nascono su carte precise dal “Bill of Rights” alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, alla Carta costituzionale degli Stati Uniti d'America, ci sono scritti dappertutto i diritti degli individui e, ripeto, se parliamo anche di diritti di quarta generazione - il diritto di essere informati, il diritto di leggere su un alimento che cosa c'è scritto dentro - sono sempre diritti che spettano alla persona in quanto tale, all'individuo in quanto tale.
Considerare che questo riconoscimento dei diritti sia antisociale francamente io non riesco a capire da dove sbuca fuori. Ripeto, altra cosa è dare un giudizio sociologico sull'egoismo proprietario delle società borghesi e liberali moderne, ma questo è un altro discorso. Io non credo che ci sia nessuno che, analizzando la situazione italiana, non ravvisi un'arretratezza sul terreno dei diritti individuali. Questo è il punto. Dopodiché diciamo le concezioni della filosofia politica, insomma, sono concezioni o individualiste in senso non dispregiativo od organicistiche. Anche il pensiero politico più attuale si divide sempre alla fine individualisti e comunitari. Ora, i comunitari, che hanno illustri antenati, sostengono questa tesi che, come il corpo mistico, insomma, noi non siamo ogni individuo se stesso, ma siamo parte di un tutto: c'è chi è il capo, chi è le membra, chi è il piede, ognuno svolge non un ruolo uguale agli altri, ma un ruolo in un organismo vivente. Questa tesi, da San Paolo a John di Salisbury, eccetera, trova infiniti seguaci, ma è una tesi che ci porta pari pari alla concezione in base alla quale l'individuo è diverso dagli altri. Sarebbe davvero assurdo riconoscere che tutti hanno gli stessi diritti se parliamo di parti di un organismo. Le parti di un organismo sono diverse, hanno funzioni diverse e hanno gerarchie diverse. La concezione organicistica è del primitivo pensiero cattolico, la teoria del corpo mistico, poi trova ulteriori specificazioni in Xavier De Maistre, ma se seguite la teoria organicistica poi non sottovalutate il fatto che la famiglia è anche metafora di mafia, è metafora di clientela, è metafora di terre e sangue, concetti hitleriani, tutta una strada di pensiero politico che è arrivato alla negazione radicale dei diritti individuali.
Se ci si mette sulla strada dell'organicismo si finisce nello stato etico, cioè nella convinzione che le leggi dello Stato devono imporre la famiglia, devono imporre il localismo, devono imporre il diritto del sangue, che è una concezione pericolosa, perché lo Stato è liberale e democratico se garantisce che sono gli individui in quanto tali a scegliere ciò che ritengono utile per se stessi. Quindi, il capitolo della famiglia non sta in questa prima generazione dei diritti, quella vera, che sta alla base della storia moderna, ma sta nel secondo capitolo, che è quello dei cosiddetti diritti sociali, cioè, in sostanza, i diritti sociali non sono la stessa cosa dei diritti civili, perché i diritti sociali (l'istruzione, la salute, eccetera) sono delle chance, sono delle opportunità, sono del modo di spendere le risorse, ma uno non può dire che ha il diritto al lavoro, dunque denuncia Errani che non gli ha dato il lavoro. Errani deve praticare una politica per favorire il lavoro, ma non è che possa riconoscere il diritto di ogni individuo dell'Emilia-Romagna in quanto ha il diritto a lavorare.
I diritti sociali, quindi, sono una questione di opportunità se ci sono risorse, gerarchia delle risorse, opportunità. Andiamo a vedere dove ci sono quelle discriminazioni di fatto che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, quindi dobbiamo scegliere che cosa merita di essere tutelato in qualche modo sul piano delle chance. Se abbiamo poche risorse, per esempio, voi a chi dareste più soldi: ai bambini per frequentare l'asilo nido o ai corsi di specializzazione post-universitari? Ammesso che ci si debba scegliere, a un certo momento si fa una scelta su che cosa si ritiene prioritario. Quindi, è legittimo discutere di priorità, ma non di ideologia, non di confondere i diritti con opportunità sociali.
Discutiamo di priorità. Perché nessuno parla di handicap? L'handicap non è mica un problema familiare, è anche un problema familiare, però è pur sempre una condizione di svantaggio in cui una persona di trova, poi induce anche i vicini, i parenti a delle difficoltà. Allora, per esempio, io avrei preferito che piuttosto che una enfasi generica sulla famiglia ci fosse una forma più netta e più precisa di sostegno all'handicap, che non è mai sostenuto a sufficienza, perché sa bene chiunque ha a che fare personalmente con persone svantaggiate quali e quante difficoltà e gli aiuti non sono mai sufficienti.
Allora, quali sono le altre priorità? I disoccupati. Il disoccupato è disoccupato in quanto individuo, poi produce effetti anche sulla famiglia, perché è evidente che il salario che non arriva non genera quella condizione di poter vivere in modo dignitoso assieme alla famiglia. Quindi, dobbiamo scegliere delle priorità dal punto di vista opzionale.
Allora, la crisi della famiglia oggi, che discende da tante motivazioni, eccetera, è una priorità tale che merita di essere sostenuta con un trattamento privilegiato? Io non lo so, i diritti individuali, quando leggo della signora Veronica Lario che chiede di tre milioni al mese per il divorzio, mi domando se una famiglia così intesa, cioè la donna che ha fatto il colpo di sposare un uomo ricco e importante, che ha diritto a un trattamento che sia proporzionale al reddito del marito, sia un incoraggiare la famiglia o non sia incoraggiare una sorta di scalata sociale. È tutela della famiglia quella di un giudice che dovrà riconoscere tre milioni al mese di mantenimento, mentre ad un precario il mantenimento sarà di 200 euro al mese? Allora, quale famiglia vogliamo tutelare? I disoccupati? L'handicap? Quindi, non è in discussione la famiglia.
E, infine, io non sono per nulla convinto di una tesi che serpeggia in certe posizioni del mondo cattolico, il cardinal Caffarra l'ha detto con una certa irruenza a dir poco, insomma, la tesi di una presunta superiorità morale di chi si sposa rispetto a chi convive, tra l'altro detta questa cosa dal clero che sostiene ancora il celibato obbligatorio, cioè questo accanimento nel parlare della superiorità della famiglia in quanto tale non so da che cosa derivi.
Sento dire che la persona con il matrimonio si assume le responsabilità, mentre invece se convive non si assume responsabilità. Dov'è la differenza? È una differenza di scelta di una persona. Ma perché dobbiamo pensare che chi convive è soltanto un potenziale nichilista, uno che disturba l'ordine sociale. Non è così, ma non è così perché lo decide lui. Non mi interessa a me istituzione stabilire se si assume più responsabilità sociale chi si sposa, chi si sposa quattro volte, chi non si sposa mai, parliamo di chance. Vogliamo agevolare i giovani a mettere su famiglia? Benissimo, ma questa è, torniamo al discorso delle chance, non dei diritti.
Se a noi interessa che nascono pochi figli e quindi in qualche modo è opportuno che la società incoraggi il matrimonio... In Olanda, in Svezia, in Finlandia, che non sono paesi nichilisti sull'orlo della disfatta, ma sono tra i paesi più moderni che ci siano, i figli che nascono fuori dal matrimonio sono ormai il 55-60%. Sono famiglie sgretolate? No, è una società che è andata verso altre soluzioni. Può non piacere, ma un conto è la convinzione individuale, altra cosa è la legislazione. E poi questo vecchio vizio di pensare che la legislazione sia un obbligo. La legislazione è semplicemente per chi la vuole fare, chi ci tiene alla famiglia ma se la tenga, la coltivi, pensi a tutto, provveda adeguatamente, ma che senso ha tutto questo affidato solo alla forza delle leggi, agli obblighi, alle costrizioni e agli avvocati e all'indennità di mantenimento? Cioè, se la famiglia è un valore, chi ci crede lo testimoni, lo testimoni con la morigeratezza dei costumi, lo testimoni senza ricorrere al divorzio facile, eccetera, ma tutto questo non ha nulla a che fare con l'ordinamento.
Ripeto, quando l'ordinamento giuridico venisse a dire che il matrimonio è moralmente superiore rispetto agli altri, quindi va tutelato, siamo nello stato etico. Meglio la tassa sul celibato, perché almeno il discorso di Mussolini sulla tassa per il celibato era un discorso chiaro, chi è arrivato a una certa età e non si sposa, siccome non ha certi obblighi sociali, paga un po' di più di tasse. Adesso c'è la tassa ecologica, ognuno paga un'imposta in rapporto al fatto che lui si è esonerato da alcuni obblighi sociali, insomma. Ma era un problema di chance, non di diritti.
Ecco, quindi, questo articolato, il comma 3 dell'art. 48 non è che viola la Costituzione, perché fa riferimento all'art. 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223, che è legge vigente, la quale legge vigente dice già a tutt'oggi che presso i Comuni c'è il riconoscimento anagrafico delle persone conviventi. O no? E allora noi andremo a negare i diritti a queste persone semplicemente perché non sono sposate? Vogliamo tornare ai figli illegittimi? Vogliamo tornare a riconoscere che chi non è nato all'interno di un'istituzione non ha gli stessi diritti? Francamente qui non si modifica assolutamente nulla, semplicemente si individua e si definisce che ci sono alcune forme di convivenza che hanno ottenuto un riconoscimento.
Può essere che la legislazione successiva ne riconosca di più di questi diritti. Io, ripeto, preferirei la strada del riconoscimento dei diritti individuali su cui abbiamo dei ritardi, ma se anche andasse a individuare altri diritti, io credo che la direzione verso la quale si andrà, non può che essere una direzione che si adegua al costume, perché, ricordate, gli antichi romani dicevano “summum ius summa iniuria”, più il diritto è rigoroso e testardo, più crea ingiustizia.
Anche a me non piacciono lo coppie gay, non piacciono nel senso che non ritengo, né riesco a capirne le ragioni, ma se ci sono, se liberamente scelgono questo tipo di comportamento, se chiedono il riconoscimento, se da esigue minoranze divengono forze organizzate, la società dovrà pure adeguare la legislazione rispetto a questi cambiamenti. Non dico che debba incoraggiarli, che debba premiarli, ma dovrà prendere finalmente conto che esiste questo fenomeno e non scoprirlo soltanto quando l'arcivescovo d'Irlanda nasconde la pedofilia.
Un conto sono le convinzioni che una persona ha, altra cosa è il buon governo e il riconoscimento di un buon diritto che deve assecondare ciò che nella società accade.
Lo stesso concetto di codice penale, di reato, modifica sulla base dell'evoluzione del costume. Quanti comportamenti che oggi sono ampiamente tollerati e leciti, 20, 30 anni fa erano contrari alla pubblica decenza?
Quindi, noi dobbiamo prendere atto che la legge non è lo strumento con cui si può mettere un cappio alle cose, perché se prevale un'idea di stato etico, e se i diritti dell'individuo in quanto tale vengono negati, la strada per finire in un luogo dove “Arbeit Macht Frei”, dove “il lavoro rende liberi” è una strada nella quale non ci si sente tranquilli, perché i lager fioriscono con grande facilità quando si discriminano le persone e quando si danno patenti di superiorità a certi ordinamenti rispetto ad altri.
PRESIDENTE (Donini): Era parziale in Sant'Agostino il concetto di individuo, perché le donne non lo erano in quanto non detentrici di anima, quindi un po' di attenzione!
Il consigliere Monaco ha tre minuti di tempo per eventuali ulteriori interventi.
Ha chiesto d'intervenire il consigliere Mezzetti. Ne ha facoltà.
MEZZETTI: Presidente, devo dire che l'intervento impeccabile del mio collega, nonché professor Carlo Monaco mi aiuta a essere breve nei pochi minuti a disposizione.
Credo che non solo nel dibattito qui in aula, ma nel dibattito in generale che ha accompagnato questo famoso art. 42, più in generale nel dibattito che c'è nel nostro paese rispetto al tema della famiglia, oltre ai temi che sono stati ricordati lo trovo un po' paradossale perché c'è una sorta di ritorno indietro anche agli anni passati, a 15 anni or sono, quando anche la legislazione italiana, vorrei dirlo al consigliere Varani, ha fatto già dei passi avanti rispetto al dibattito intorno all'articolo costituzionale che viene più volte citato, ma anche un po' roteato come clava nel nostro dibattito, nel dibattito che si sussegue anche sulla carta stampata.
Forse perché è un po' insito in tutti i regimi che in generale hanno sempre l'attenzione quasi a riscrivere la storia da capo, ogni regime che si instaura porta all'anno zero della storia e quindi bisogna ricominciare a riscrivere anche la storia giuridica del nostro paese.
Paradossale perché la ripresa di attenzione per la famiglia, che è importante, ritengo un tema assolutamente condivisibile come luogo di solidarietà e di reciprocità, avviene in un contesto in cui però molto spesso c'è in questo appunto il ritorno, l'indicazione del ritorno a valori tradizionali fondanti della famiglia e avviene appunto in un contesto sociale in cui i modi di formazione della famiglia si stanno modificando fortemente sia lungo l'asse dei rapporti di coppia, che lungo quello dei rapporti di generazione.
Per avere un'idea dell'entità dei cambiamenti che si sono verificati nella famiglia italiana, nel corso degli ultimi 30 anni,... però, presidente, chiedo scusa, ma c'è un certo...
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Il consigliere Mezzetti ha ragione, per cui vi prego di astenervi dai capannelli e di ascoltare con più attenzione.
Prego, consigliere Mezzetti.
MEZZETTI: Come diceva uno, c'è una sola riunione in questa sala, le altre si fanno fuori!
Dicevo dei cambiamenti che si sono verificati nella famiglia italiana nel corso degli ultimi 30 anni, basterebbe confrontare le definizioni di famiglia contenute in due documenti ufficiali, che in un certo modo segnano le tappe di un percorso che è ancora tuttora evidentemente aperto. Perché, se da un lato viene citato il testo della riforma del diritto di famiglia del 1975, che si rifà ancora al principio contenuto nella Costituzione, che definisce la famiglia nei termini di una società naturale fondata sul matrimonio, dall'altro vorrei ricordare un testo che non viene mai ricordato nelle nostre discussioni, che è un Decreto Presidenziale del 1994 dove il testo, cito testualmente, recita: “La famiglia è un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o legata da vincoli affettivi, la cui unica condizione imprescindibile è la coabitazione delle persone e la residenza nello stesso comune”.
La norma, dunque, non è più rappresentata neppure in Italia da un nucleo familiare stabile, nel quale la coppia genitoriale sviluppa una sorta di divisione dei compiti nel processo di socializzazione primaria dei figli, o comunque la coppia, ma è rappresentata piuttosto da un contesto relazionale, mutato e che richiede perciò di essere considerato e gestito con modalità nuove, in un'ottica che tenga conto della complessità nella quale viviamo.
Per questo gli stessi studiosi della materia, che parlano di una coppia, ne parlano nei termini che la coppia è, e cito anche qui testualmente, “norma a se stessa”. Infatti, da questo tipo di scelta deriva un vissuto a due che è fondamentalmente e prioritariamente un vissuto d'intimità, di elaborazione interna intimistica anche delle proprie norme e dei propri riferimenti di valore.
La coppia di oggi appare caratterizzata da una spiccata differenza rispetto alla coppia che tradizionalmente abbiamo conosciuto, quella di ieri. Essa decide di instaurare una relazione, stabilisce le proprie norme di comportamento, costruisce il proprio progetto di vita, fa riferimento a propri valori, desideri, aspettative e soprattutto il fattore di coesione assunto dalla copia è dato dalla priorità di quello che chiamo il codice affettivo rispetto all'accordo contrattuale, alla regolazione oggettiva dell'impegno.
Se la coppia è norma a se stessa, quel che da questa coppia risulta è, e qui ricordo il primo rapporto sulla famiglia, non a caso anche questo del '94, come il Decreto Presidenziale che citavo prima, una famiglia autopoietica, cioè autocostruita, autocostruentesi, e tende a costruirsi appunto come sfera soprattutto intima e privata.
Ha quindi ragione chi afferma che la famiglia oggi non è più la famiglia naturale, ma è un prodotto culturale complesso, in un certo senso anche artificiale, creato dalla volontà e dai desideri degli individui.
Nella coppia stessa, prima ancora che nella famiglia, sono presenti elementi di potenziale conflitto fra aspetti ideali e aspetti reali di un'unione basata su un legame affettivo.
Si è osservato giustamente, anche fra noi, ma soprattutto nella letteratura in materia, che se oggi esiste una terapia di coppia è proprio perché si sono rivelati pienamente i problemi inerenti a una realtà di coppia connotata come affettivamente bastante a se stessa, autonormativa e quindi in un certo senso assoluta. E dunque è quella prevalenza del codice affettivo il punto di vista da cui dobbiamo partire e credo anche, e lo dico da credente, che è un punto di vista da cui dovrebbe partire un cristiano attento a questo tema, la priorità del codice affettivo, la priorità che conferiamo ad essa e che comporta una serie di conseguenze, i bisogni emotivi affettivi dei partner sono messi a nudo, enfatizzati; le attese di reciproca empatia, comprensione, che si fanno altissime, ciascuno dei due si aspetta che l'altro sia in grado di rispondere subito ad una serie di esigenze intime, ha fiducia di trovare condivisione di sentimenti, stati d'animo, fantasie, significati.
Credo che ciò che fonda la validità o il valore di un nucleo familiare non è il suo modello strutturale o la sua supposta naturalità, ma esclusivamente la qualità delle relazioni tra le persone che lo compongono. La felicità o l'infelicità di una coppia dipende dalla capacità e dalla volontà dei partner di risolvere i problemi insieme.
Se ragionassimo fuori dai furori ideologici di tanta parte del nostro dibattito dovremmo ragionare sul carattere mitico e illusorio dei presupposti sottostanti alla diffusa fede in una famiglia che per la sua stessa fisionomia tradizionale dovrebbe garantire salute morale e benessere psicologico ai suoi membri e invece pone in luce le risorse presenti in ognuno dei nuovi modelli di famiglia, che non vanno temuti come virtuali distruttori della famiglia naturale, ma, anzi, vanno visti come possibili fonti di apprendimento delle risorse affettive, relazionali, insite in qualsiasi tipo di aggregazione umana.
Io credo che un legislatore che, come diceva impeccabilmente il consigliere Monaco, si rifà ad una logica, diciamo le cose con la loro parola, ad un principio laico dello Stato e della cosa pubblica, io credo che sia compito del legislatore laico, e dovremmo esserlo tutti, tenere in seria considerazione questo aspetto della centralità appunto della condizione affettiva della coppia rispetto alla norma contrattuale e su questo fondare i diritti e la legislazione che ci conduce nel nostro indirizzo.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mezzetti.
Lei ha utilizzato nove minuti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Borghi. Ne ha facoltà.
BORGHI: Vorrei utilizzare pochissimi minuti di quelli che ancora sono a disposizione del gruppo del Partito Democratico per alcune brevissime valutazioni inerenti questo argomento, che in qualche modo io ritengo anche paradigmatico di molte delle cose accadute in questa legislatura e che forse non casualmente, ma solo oggi riusciamo a portare, per ciò che mi riguarda, mi riferisco ad una preoccupazione, ad un timore del collega Varani, non strumentalmente a compimento all'interno della nostra legge finanziaria.
Io penso che sarebbe stato probabilmente più facile farlo in altri momenti, non c'è in alcun modo ricerca di consenso, ma la volontà assolutamente esplicita di ricondurre a coerenza all'interno di un riferimento chiaro, incontrovertibile, quello che mi pare di poter dire è già prassi per ciò che attiene la agibilità di diritti nella nostra comunità regionale.
Io non sono fra coloro che pensavano che prima di questa norma a 400 mila persone fossero negati i diritti; io ritengo che complessivamente in Emilia-Romagna non soltanto il sistema dei servizi, ma quello delle opportunità, delle relazioni che in ogni comunità si sono definite, già aveva ed ha posto le basi per consentire ad ognuno e ad ognuna piena cittadinanza. Ma devo dire che anche coerentemente appunto ad un percorso riformatore che ha visto anche in questa legislatura l'affermazione forte all'interno di specifici provvedimenti di settore di questi principi, appunto mi pare coerente che oggi si dia una risposta per affermare come nei fatti anche attraverso questa descrizione assolutamente laica, non invasiva dei diritti di ognuno ma, anzi, in una concezione assolutamente liberale, fonte di nuove opportunità per ciò che la società ha definito, per ciò che autonomamente ogni persona ha perseguito e persegue nei propri percorsi di vita, dicevo, trovo che questo provvedimento allora segni un punto importante.
Intanto devo dare atto al presidente, anche nel corso di questo confronto che inevitabilmente si è sviluppato nella società regionale, nel suo complesso, e questa sera in quest'aula, di come abbia saputo, voluto e dovuto tener conto della straordinaria ricchezza delle esperienze, delle pluralità che compongono non soltanto questa maggioranza, io ritengo, ma complessivamente il sistema istituzionale e sociale della Regione, che qui trova sintesi affermando con pacatezza, lo torno a dire, come da questo punto di vista per ciò che ci riguarda l'Emilia-Romagna non può prescindere da acquisizioni che sono patrimonio della fonte normativa comunitaria. Io penso che probabilmente questo nostro dibattito non avrebbe trovato motivo d'essere alle tante latitudini del nostro continente, perché forse già altrove si è superato questo livello di conflitto e di contraddizione.
Noi lo facciamo ancora una volta assumendoci senza ostentazione in Emilia-Romagna di fatto una responsabilità che altri non hanno voluto, non hanno saputo perseguire ed assumere.
E allora, lo dico con grande rispetto per le ragioni che ho sentito, molto profonde e, ovviamente, anche solo per questo fatto degne della massima attenzione da parte di tutti noi, indipendentemente dalla provenienza che trasversalmente ci vede oggi rimescolarci per ridefinire appartenenze appunto su questo singolo provvedimento, e allora, dicevo, in particolare mi rivolgo ad alcuni colleghi dell'opposizione, in particolare al collega Varani che ha seguito con passione in questi dieci anni ogni provvedimento legato alla definizione di un sistema di welfare nella nostra Regione, ha un senso che sia l'Emilia-Romagna oggi a porsi e a declinare, forse in modo perfettibile, ma certo noi oggi qui qualcosa vogliamo dirlo, questo tema ha senso farlo qui se è vero che qui abbiamo cercato dai Liveas all'Isee, alla definizione di un contesto legislativo davvero attuativo della “328”, ad una definizione di un contesto legislativo che su servizi che sono ancora a domanda individuale ci vedono aver già raggiunto gli obiettivi di Lisbona. Mi riferisco ai servizi per l'infanzia, non solo della prima infanzia. Ha un senso fare questo qui oggi perché certe domande noi ce le siamo volute e sapute porre molto tempo addietro e abbiamo coerentemente a queste domande di cittadinanza, di accesso, di libertà definito politiche, definito interventi, non spot, mai strumentalità elettoralistiche, ma una definizione che anche in questa legislatura, talvolta noi forse diciamo così prescindiamo dal contesto e questo non ci fa bene, ma il fatto che in questa legislatura, in questa Regione, in quest'aula siano stati discussi ed approvati provvedimenti quali il Piano sociale-sanitario, quali la strumentazione per le nuove modalità di relazione, collega Varani, fra pubblico e privato nei servizi, attraverso procedure trasparenti di accreditamento che valorizzano la qualità, che valorizzano la rete ad ogni dimensione essa sia presente nella comunità, rende credibile il fare questo.
E allora, e finisco, io penso che in una società liberale, e la nostra lo è, deve esserlo e vuole esserlo, ma lo è nei fatti, si possa, si debba legittimamente ritenere che l'ordine sociale può mantenersi anche laddove si dia spazio a forme di convivenza diverse, scelte liberamente dalle persone - non vado oltre, anche rispetto a valutazioni significative che ho sentito -, altre forme di convivenza che indipendentemente da qualsiasi cosa noi qui stasera si possa dire e magari disporre liberamente nella società si producono.
E allora il riuscire con questa coerenza a me pare che sia molto significativo questo articolo, ma anche quello successivo, anch'esso introdotto con un emendamento in sede di commissione rappresenta una punta, colleghi dell'opposizione, molto avanzata del nostro confronto; rappresenta una elaborazione non scontata nella quale da domani rispetto alla carne viva, non soltanto dei servizi, soltanto fra virgolette, ma delle opportunità, ma delle politiche intese nel modo più ampio, nell'accezione più ampia che qui hanno corpo ci richiamerà, e sono certo, la Giunta e l'Assemblea la prossima legislatura ad una nuova responsabilità per andare, ad esempio, a disporre o comunque a porsi temi, temi importantissimi che stanno facendo discutere, magari talvolta lacerando anche le nostre comunità locali. E ne cito uno, quello della possibilità, delle modalità dell'ordine di ingresso, di accesso a quella straordinaria rete dei servizi per la prima infanzia che non ha eguali nel nostro paese e che ci consente oggi di fornire opportunità a tutti i bambini da zero a tre anni, indipendentemente dalla loro origine, e indipendentemente dalla forma di convivenza che li ha generati. E il porci questo come facciamo, come faremo approvando l'articolo successivo, anche questo a me pare allora un segno di straordinaria maturità che nel suo insieme, anche attraverso questa che non è una provocazione, ma è una scelta in qualche modo inevitabile e conseguenza di tutto ciò che abbiamo fatto, abbiamo prodotto non soltanto in questa legislatura, ma che abbiamo saputo definire come opportunità, come diritti nella nostra comunità mi porta a sostenere appunto allora questa scelta, che, lo ripeto, forse perfettibile oggi però ancora una volta ci pone nelle condizioni migliori per essere utili nella comunità, per essere in grado di sostenere ad ogni dimensione tutte le relazioni che ci chiedono, che si propongono, che sono vive, che formano il corpo stesso della nostra comunità regionale.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Borghi.
Lei ha utilizzato dieci minuti.
Chiede d'intervenire il consigliere Zanca. Guardavo il tempo, ma nessuno del suo gruppo, in discussione generale, è intervenuto, per cui ha a disposizione trentadue minuti. Prego, consigliere Zanca.
ZANCA: In questa discussione se fosse una funzione matematica si potrebbe dire che si è pencolato tra due limiti estremi, che vanno dal “non cambia nulla” al “cambia tutto”. Se non cambia nulla è assolutamente inutile dedicarci tanto tempo e tanto accanimento; se cambia tutto vi è da dire che sono tre righe di un certo peso.
Guardate, io non penso né l'una cosa, né l'altra.
Non è vero che non cambia nulla, questo è fuori discussione. Voglio solo citare dei dati. In Emilia-Romagna nel 2008 sono nati 40 mila bambini; di questi, quasi 9 mila sono nati fuori dal matrimonio, da coppie che possono essere di celibi e nubili, o da celibi e vedove, o da celibi e divorziate, o da celibi e sposate, o da separati, o di altro modo. Sono comunque oltre il 25% dei bambini che nascono in questa regione.
Nel nostro Stato esistono anche legislazioni che con il diritto di famiglia fanno sì che l'obbligo di cure e di educazione verso i figli venga stabilito, a prescindere dal fatto che siano sposati o meno, in carico ai genitori. Se qualcuno ci spiega che il matrimonio significa assumere maggiori doveri, ci dice una cosa non vera Lo stesso dovere di accudire ed educare un bambino ce l'ha la ragazza madre come la famiglia nata dal matrimonio, ce l'ha il ragazzo padre o addirittura chi si separa e chi divorzia. Cito che in alcune sentenze della Corte di Cassazione, in caso di divorzio il mantenimento dei figli va anche ben oltre la maggiore età escludendo di fatto il limite temporale.
Così come è altrettanto vero che sempre nei termini dalla Corte di Cassazione la convivenza fra due persone stabilisce dei legami di dipendenza e in caso di separazione dalla convivenza è prevista assistenza ad uno dei due, a prescindere dall'aver o meno contratto matrimonio. Invito ad andarsi a prendere le sentenze della Corte di Cassazione che non fanno legislazione, ma fanno giurisprudenza nel nostro ordinamento.
Lo dico perché pensare che c'è una struttura sociale immota, perpetuante e che l'unico problema è tutelarla, magari con le leggi dello Stato, come affermava il consigliere Monaco, non fa parte della realtà. Lo stato europeo che ha messo in campo la politica per le nascite più funzionale è la Francia. La Francia è la nazione che ha riconosciuto, con una legge fatta da un governo di centrodestra, la tutela delle convivenze. Quindi, tutela delle convivenze e aumento delle nascite non sono due cose in contraddizione. Un eventuale contrasto può nascere solo in riferimento al tipo di legislazione e al tipo di politiche che si mettono in campo.
Ma si potrebbe andare ben oltre. Esistono forme di convivenza anche solo per mutua assistenza; esistono forme di convivenza di vari generi. Vi prego di andare a vedere nella tabella Istat come sono classificate le 98 mila convivenze censite al 2008. Alle coppie celibi e nubili vanno aggiunte altre forme di convivenza che fanno lievitare enormemente il numero del fenomeno nella nostra regione. In Emilia-Romagna abbiamo un milione e 93 mila coppie formate da uomo e donna, di cui 96 mila non sono regolate da matrimonio. A queste, ripeto, si aggiungono le altre forme di convivenza.
Il problema non è sicuramente quello di pensare che questi cittadini non abbiano avuto nella nostra regione alcun tipo di diritti, ma è sancire che nella nostra regione chi sceglie di vivere la propria vita in un modo o nell'altro ha eguali opportunità di accesso ai diritti sociali. Noi non possiamo andare a toccare altri tipi di diritti, perché non stanno nelle nostre competenze, non stanno nelle competenze delle leggi regionali. Con questa norma non abbiamo equiparato in alcun modo le convivenze ad altre forme legislative, come il matrimonio; non abbiamo operato nuove definizioni di famiglia. Non abbiamo fatto nulla di tutto questo con quelle tre righe. Certo, abbiamo fatto una cosa, abbiamo fatto un passo in avanti acciocché almeno nella nostra regione chi fa delle scelte proprie, libere ed individuali possa non essere in alcun modo discriminato in nessuno dei servizi, in nessuna delle norme che noi generiamo con le leggi regionali.
Non la voglio nemmeno affrontare da un punto di vista laico, non laico, o da altre angolature di questo genere. Credo che il compito del legislatore sia fare i conti con la realtà. La realtà che abbiamo di fronte è esattamente questa: non disgreghiamo nulla, non cambiamo e non distruggiamo nulla; rendiamo probabilmente uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini che decidono di vivere insieme per i motivi che sta solo a loro decidere, scegliere e valutare, più uguali.
Se, anche a prescindere dal numero, vi saranno più persone che grazie a questo provvedimento ancora da declinare nei regolamenti dei comuni e delle province, avranno modo nella nostra regione di sentirsi meno discriminati, potremo affermare che il nostro è stato un bel modo di spendere la nostra attività.
A quei colleghi che hanno parlato di norma all'improvviso, vorrei ricordare che da cinque anni a questa parte sono stati presentati dei disegni di legge regionali attorno al tema; in questi cinque anni quei disegni di legge hanno subito delle mutazioni, e oggi torniamo in aula a discuterne per la seconda volta. Quindi mi dispiace, ma sentirmi dire “non ne abbiamo parlato, non ne abbiamo discusso, l'avete voluta tenere nascosta” mi sembrano esternazioni del tutto esagerate.
Lo ripeto: uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini che decidano o per amore, o per assistenza, o per altro motivo di convivere un pezzo di vita, in questa regione da domani potranno probabilmente sentirsi meno discriminati e aver fatto questo secondo me, la voglio dire così, è cosa buona e giusta e chi pratica la carità dovrebbe praticarla proprio a partire da qui.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Zanca.
Chiudo la discussione generale sull'art. 48 e sugli emendamenti.
Apro le dichiarazioni di voto.
Se nessuno chiede d'intervenire in dichiarazione di voto, iniziamo con le procedure di voto, partendo dagli emendamenti.
Metto ai voti l'emendamento 5 del consigliere Bartolini.
Sulle modalità di voto, ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.
AIMI: Esattamente, chiedo che avvenga con il sistema elettronico.
PRESIDENTE (Donini): Si proceda, quindi, alla votazione dell'emendamento 5, a firma del consigliere Bartolini, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
La presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
39
Assenti
11
Favorevoli
7
Contrari
32
Astenuti
--
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Procediamo con l'emendamento 2, a firma del consigliere Varani, il cui contenuto è coincidente con l'emendamento 3.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 2.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento 2 è respinto. L'emendamento 3, a firma dei consiglieri Filippi, Francesconi, Leoni e Salomoni, s'intende precluso.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 4, a firma dei consiglieri Filippi, Francesconi, Leoni, Salomoni, Lombardi e Dragotto.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 6, a firma del consigliere Bartolini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 9, a firma del consigliere Bosi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 17, a firma dei consiglieri Monari, Masella, Alberti, Mazza, Bortolazzi, Guerra e Delchiappo.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 48 che è stato appena emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 48 è approvato.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bosi. Ne ha facoltà.
BOSI: Per il verbale, il mio voto sull'art. 48 era negativo.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Bosi.
Art. 49.
Su tale articolo insistono sette emendamenti:
emendamento 7, a firma dei consiglieri Varani e Lombardi;
emendamento 12, a firma del consigliere Mazza;
emendamento 16, a firma del consigliere Richetti;
emendamenti 14 e 15, a firma del consigliere Mazza;
emendamento 1, a firma della consigliera Noè;
emendamento 13, a firma del consigliere Mazza.
Apro la discussione generale sull'articolo e sugli emendamenti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mazza. Ne ha facoltà.
MAZZA: Ho presentato questi emendamenti, e sono in effetti coordinati fra di loro, e riguardano lo stesso concetto, cioè riaffermare, questa è la mia intenzione, quanto era scritto nella legge precedente, la legge 2/2003, che inizia dicendo, al comma 1: “Il Consiglio regionale, con propria direttiva, definisce i criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti”.
Cioè, qui è chiaramente compito del Consiglio regionale discutere ed emanare una direttiva. Nel testo presentato dalla Giunta, che è sottoposto alla nostra attenzione, invece si scrive che “La Giunta con propria direttiva, acquisito il parere del Consiglio delle Autonomie Locali, definisce gli indirizzi”, questo vuol dire che l'Assemblea legislativa è esclusa da questo percorso, da questo procedimento, cosa che a me lascia molte perplessità.
Quindi, con i miei emendamenti ripristino il principio che è l'Assemblea legislativa che definisce gli indirizzi e ho presentato un emendamento che dice: “L'Assemblea legislativa regionale, su proposta della Giunta” - quindi ovviamente riconosco alla Giunta un ruolo propositivo - “adotta un atto di indirizzo” - come sta scritto nel nostro Statuto - “sentito il CAL...” e poi prosegue regolarmente.
Questo è il primo, il secondo è in coerenza con questo, là dove c'era scritto, al comma 2, “la Giunta regionale”, dico “l'Assemblea legislativa regionale”, quindi riaffermo questo principio e poi ci sono due correzioni interne al testo che hanno lo stesso spirito.
Ho avuto occasione di parlare con persone che di questo tema ne sanno più di me, quindi qualche riflessione l'ho fatta, ma mi pare che il problema che si ponga qui non è tanto il merito di un testo, che io condivido pienamente, è il fatto di quale ruolo ha l'Assemblea in questa discussione e questa non mi pare...
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Colleghi, per favore, un po' meno confusione in aula. Grazie.
Prego, consigliere.
MAZZA: ... una questione secondaria.
Ho visto che ci sono altri emendamenti che affrontano questo tema, ho visto anche un emendamento che cerca di equilibrare la questione.
Come si dice a Bologna “piotost che gnint, l'è mei piotost”, però credo che sia il caso invece di avere la convinzione che l'Assemblea legislativa deve avere un compito in una situazione così delicata, come quella di definire i redditi, il rapporto tra redditi e contributi, che vuol dire dare indirizzi, poi dopo la Giunta e in rapporto con il CAL definirà concretamente come questi indirizzi dovranno tradursi e quindi tutte le cose che mi sono state spiegate, complicate, ovviamente, si svolgono nella seconda fase, ma in Aula si danno gli indirizzi su cui la Giunta dovrà lavorare. Questo mi pare lo spirito di fondo dello Statuto e del Regolamento. L'Assemblea ha funzione di indirizzo e la Giunta ha funzione di attuazione degli indirizzi che vengono adottati. Era così una legge precedente, vorrei che restasse così anche questa nuova legge.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Ha utilizzato altri quattro minuti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Varani. Consigliere Varani ha tre minuti come residuo del suo tempo. Prego.
VARANI: Volevo spiegare perché sono d'accordo con l'emendamento 12 di Mazza e provare, tra virgolette, a rispondere ad una obiezione che aleggia, cioè che le direttive, gli atti di indirizzo siano di “default” di competenza della Giunta. Non è vero, nel senso che ho riletto lo Statuto oggi e c'è scritto che l'Assemblea ha compiti di legislazione e di indirizzo politico, quindi il problema è che cosa vogliamo rubricare sotto la voce indirizzo.
Per me andare a stabilire se si debba o no rimodulare l'Isee piuttosto che la valutazione dei patrimoni o quant'altro, sono questioni rilevanti d'indirizzo che attengono ai diritti, alle politiche sociali, ai diritti sociali, come dicevamo. Quindi io ritengo che possa avere titolo a emanare delle direttive in questo senso l'Assemblea legislativa.
Il mio emendamento è nella stessa direzione più articolato e con un aspetto tra virgolette ideologico più elevato, tuttavia sono andato anch'io in quella direzione.
Per cui voterò sicuramente l'emendamento 12 di Mazza.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Varani.
Ha chiesto di parlare la consigliera Noè, alla quale ricordo che le sono rimasti due o tre minuti.
Prego, consigliera Noè.
NOÈ: Intervengo ovviamente a sostegno dell'emendamento che ho presentato e prima di fare questa difesa vorrei partire da una premessa, da una critica, nel senso che...
(interruzioni)
Credo che oggi questa discussione in Aula, in merito anche alle modalità di accesso ai servizi sociali, sconti anche due mancanze.
Io la prima mi sento di attribuirla alla politica del governo nazionale, che comunque sul tema della famiglia ad oggi non è mai intervenuta, nonostante ci siano state notevoli promesse in campagna elettorale e credo anche che sconti sul fronte locale, rispetto alle modifiche che sono state portate al testo iniziale in sede di rivisitazione, un'attenzione, sì, nei confronti della famiglia numerosa, un'attenzione che io giudico apprezzabile, ma che comunque vorrei sottolineare non si può declinare in termini di politica rivolta a tutte le famiglie, perché la famiglia numerosa, desidero ricordarvi, rappresenta lo 0,66% del totale delle famiglie e quindi non mi sento di considerare questa attenzione comunque una politica famigliare. Mi sembra un po' un escamotage.
Desideravo un provvedimento che valesse per tutte le famiglie, assolutamente per tutte.
E allora per questa ragione, laddove è previsto il concorso della Regione alla copertura dei servizi sociali, e laddove è previsto anche un confronto con i parametri Isee, io chiedo a voi colleghi, con questo emendamento, al fine di poter meglio misurare la capacità contributiva, la capacità economica del nucleo famigliare in relazione alla sua composizione, di adottare un criterio integrativo ulteriore rispetto a quella che è la determinazione che scaturirebbe per effetto del calcolo con i parametri Isee ai sensi della legge nazionale.
Io chiedo insomma che questa Regione possa prevedere, con una direttiva, di attribuire maggior peso al crescere del numero dei componenti famigliari.
Spero che in questo senso da parte vostra ci sia la valutazione che la modifica che io chiedo è un intervento finalizzato a rimodulare meglio quella che è la capacità economica del nucleo famigliare in funzione dell'accesso ai servizi, in modo tale che la misurazione economica avvenga su parametri più congruenti. Questa è la finalità che io mi prefiggo con questo emendamento, semplicemente solo di individuare una modalità che permetta di misurare meglio la situazione economica del nucleo famigliare.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Noè.
Nessun altro chiede d'intervenire in discussione generale, chiudo la discussione generale per aprire le dichiarazioni di voto.
Nessuno interviene, procediamo con il voto sugli emendamenti.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 7, a firma del consigliere Varani.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 12, a firma del consigliere Mazza.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 16, a firma del consigliere Richetti.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 14, a firma del consigliere Mazza.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 15, a firma del consigliere Mazza.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1, a firma della consigliera Noè.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 13, a firma del consigliere Mazza.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 49, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 49 è approvato.
Articolo 50.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 50.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 50 è approvato.
Articolo 51.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 51.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 51 è approvato.
Articolo 52.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 52.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 52 è approvato.
Articolo 53.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 53.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 53 è approvato.
Articolo 54.
Su tale articolo insiste l'emendamento 8, a firma dei consiglieri Beretta e Alberti.
Apro la discussione generale sull'articolo e sull'emendamento.
Nessuno chiede d'intervenire in discussione generale, apro le dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 8, a firma dei consiglieri Beretta e Alberti.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 54, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 54 è approvato.
Articolo 55.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 55.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 55 è approvato.
Articolo 56.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 56.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 56 è approvato.
Articolo 57.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 57.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 57 è approvato.
Articolo 58.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 58.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 58 è approvato.
Abbiamo così esaurito l'esame dell'articolato della proposta di legge finanziaria, oggetto 5106.
Procediamo con l'esame dell'articolato sull'oggetto 5107.
Non ci sono emendamenti su questa proposta di legge, quindi procediamo con l'articolo 1.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 1 è approvato.
Articolo 2.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 2 è approvato.
Articolo 3.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 3 è approvato.
Articolo 4.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 4 è approvato.
Articolo 5.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 5 è approvato.
Articolo 6.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 6 è approvato.
Articolo 7.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 7 è approvato.
Articolo 8.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 8 è approvato.
Articolo 9.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 9 è approvato.
Articolo 10.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 10 è approvato.
Articolo 11.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 11 è approvato.
Articolo 12.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 12 è approvato.
Articolo 13.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 13 è approvato.
Articolo 14.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 14 è approvato.
Articolo 15.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 15 è approvato.
Articolo 16.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 16 è approvato.
Articolo 17.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 17.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 17 è approvato.
Articolo 18.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 18.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 18 è approvato.
Articolo 19.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 19.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 19 è approvato.
Articolo 20.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 20.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 20 è approvato.
Articolo 21.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'art. 21 è approvato.
Abbiamo così esaurito anche l'articolato dell'oggetto 5107.
A questo punto apriamo la fase delle dichiarazioni di voto sulle due proposte di legge e sui sette documenti, presentati durante la discussione generale, che sono:
una risoluzione presentata dal consigliere Varani, oggetto 5196;
una risoluzione presentata dai consiglieri Monari, Bortolazzi, Alberti, Guerra, Nanni, Mazza, Masella e Delchiappo, oggetto 5242;
una risoluzione presentata dai consiglieri Mazza, Donini, Manfredini, Monari, Borghi, Bortolazzi, Aimi, Richetti, Villani, Guerra, Alberti e Monaco, oggetto 5249;
una risoluzione a firma dai consiglieri Mazza, Monari, Bosi, Bortolazzi, Delchiappo e Alberti, oggetto 5250;
un ordine del giorno presentato dai consiglieri Rossi, Alberti, Casadei, Zanca, Monari, Bosi, Montanari, Majani e Guerra, oggetto 5106/3;
un ordine del giorno presentato dal consigliere Lombardi, oggetto 5106/4;
un ordine del giorno presentato dal consigliere Renzi, oggetto 5106/5.
Apro le dichiarazioni di voto congiunte su questi sette documenti abbinati e sulle due proposte di legge.
Ha chiesto di parlare il consigliere Fogliazza.
Alla Lega Nord sono rimasti otto minuti.
Prego, consigliere Fogliazza.
FOGLIAZZA: Intervengo brevemente per la dichiarazione di voto sul bilancio, sulle due proposte di legge, a nome del mio gruppo.
Come di consueto in questa legislatura, così almeno mi è stato riferito dai colleghi, non mi resta che prendere atto della conferma di nostre valutazioni politico-amministrative pressoché inconciliabili con gli intendimenti della Giunta.
Del resto, ogni tentativo di contribuire negli anni con emendamenti, ordini del giorno o risoluzioni che fossero ha avuto sempre esiti negativi, riscontrando anche talvolta chiusure pregiudiziali. E questo sia con il voto in aula che in sede di replica assessorili.
Voglio fare due ultime riflessioni e sottoporle ai colleghi e al presidente Errani. La prima riguarda l'attività di tutela del territorio, certamente prioritaria, visto il dissesto incalzante soprattutto in montagna. Ebbene, il mio auspicio è che nella prossima legislatura si pervenga ad un rafforzamento operativo nelle sedi regionali dislocate nelle varie province, con un'integrazione, anche strutturale, tra i servizi di difesa del suolo e l'Agenzia di Protezione Civile affinché gli innumerevoli interventi manutentivi di viabilità, abitati e quant'altro acquistino un carattere di permanente urgenza e necessità, fino a configurarli come un vero e proprio piano di salvataggio sociale dei nostri territori, in primis quelli montani.
Il secondo punto di riflessione invece concerne il tema scottante dei crediti sanitari, da incassare come voce di mobilità attiva.
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Scusate, colleghi, il consigliere Fogliazza giustamente fatica a parlare per tutto questo rumore in aula.
Prego.
FOGLIAZZA: L'ora è tarda, quindi...
Dicevo, il secondo punto di riflessione concerne il tema scottante dei crediti sanitari da incassare come voce di mobilità attiva.
A bilancio nemmeno stavolta si è riusciti a identificare i 335 milioni da riscuotere riportati invece sul quotidiano Sole 24 Ore, e tali da porre l'Emilia-Romagna al secondo posto nazionale dopo la Lombardia.
Non un cenno nella relazione accompagnatoria in merito alla loro reale esigibilità, al loro accumularsi negli anni, alle posizioni debitorie delle varie sanità regionali nei nostri confronti e alle iniziative intraprese per onorare queste imputazioni.
Contesto questa ennesima condotta reticente che mi induce ad un convinto voto contrario sull'intero bilancio.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Fogliazza.
Ha chiesto di parlare il consigliere Delchiappo, che siccome non è mai intervenuto, ha a disposizione i venti minuti originari.
Prego, consigliere Delchiappo.
DELCHIAPPO: Volevo intervenire per esprimere il mio voto favorevole al bilancio che presentiamo oggi, perché ritengo che questa sia una manovra, l'abbiamo detto più volte ma questa sera voglio un po' riassumere quelli che sono i concetti che ci hanno accompagnato per tutta la giornata, una manovra orientata soprattutto a sostenere le persone, le famiglie, le imprese, ponendo le basi per una ripresa duratura in un momento così difficile.
Un bilancio, com'è stato detto, che non solo non prevede l'aumento della pressione fiscale, ma addirittura non prevede l'inserimento di nuovi ticket. Anche questo è un dato estremamente importante.
Voglio anche ricordare le cifre, perché quando si danno dei pareri, bisogna discutere anche sulle cifre messe a disposizione. Un bilancio che destina circa 88 milioni alle politiche sociali, di cui 22 dei quali costituiscono un fondo straordinario al quale potranno attingere i comuni in crisi di risorse per effetto delle diminuzioni e dei trasferimenti statali.
In totale, le misure anti crisi a sostegno delle famiglie ammontano ad oltre 550 milioni di euro, dei quali 4015 destinati alla non autosufficienza.
Vengono destinate 148 milioni di risorse aggiuntive per gli ammortizzatori sociali. Si parla di cassa integrazione anche per le piccole imprese artigiane.
113 milioni vanno a sostegno al credito per le imprese; 76 milioni alla green economy, ad aree ecologicamente attrezzate ed energia rinnovabile; 111 milioni per sviluppare la competitività, la banda larga ed ai tecnopoli.
Si parla anche di montagna. La montagna è presente trasversalmente in tutto questo atto, ne parleremo più approfonditamente domani quando affronteremo il Piano regionale per la montagna.
Voglio solo rivolgermi alla collega Noè. Da montanaro, di una terra di emigrazione, non ho apprezzato le parole usate quando si parlava di chi è andato all'estero; forse è andato all'estero perché non trova questa regione accogliente.
La mia gente, la gente della montagna, è andata all'estero in momenti in cui forse non solo questa Regione, ma l'Italia tutta non era accogliente. È andato all'estero per potersi guadagnare il pane, per poter mangiare; è andato all'estero e con enormi, grandi sacrifici è riuscito a crearsi una posizione. La nostra gente è morta nelle miniere in Belgio, la nostra gente ha cominciato a lavorare come sguatteri nei ristoranti di Londra e oggi sono proprietari delle più grandi catene alberghiere. La nostra gente è andata a lavorare negli Stati Uniti d'America ed oggi abbiamo borgotaresi, abbiamo piacentini, abbiamo parmigiani, abbiamo gente dell'alta montagna reggiana che hanno costruito delle imprese, che hanno costruito dei grossi centri economici.
Io non riesco a capire questo atteggiamento. Questa gente noi la dobbiamo invece considerare come una risorsa, come un qualcosa che può servire anche all'Emilia-Romagna per poter sviluppare i propri rapporti con l'estero, per poter sviluppare la propria economia negli scambi commerciali con l'estero.
Ma non abbiamo solo questo, abbiamo scienziati che sono andati all'estero partendo dalla miseria delle nostre zone e sono là grandi chirurghi, grandi scienziati, grandi ricercatori, che sono scappati non adesso, perché magari ne avrebbero anche ragione visto quello che mette a disposizione questo Governo per la ricerca, ma sono scappati perché in quel momento i loro genitori avevano il problema di dar loro da mangiare.
Forse questo ha poco significato quando si parla di pianura, però nella mia zona abbiamo cominciato nel 1600, 1700, 1800 iniziando a far ballare gli orsi e a girare il mondo come orsanti, come scimmianti, portando in giro i cammelli, perché comunque avevamo una grande intelligenza e una grande conoscenza del mondo, perché la nostra gente sapeva che in Africa si trovavano quegli animali ed è partita ed ha girato il mondo perché la nostra terra non dava da mangiare. Non siamo andati via così tanto per andare.
Riconoscere questo alla nostra gente che è via io credo che sia un elemento fondamentale e per me è anche un grande elemento di orgoglio.
Io quando li vado a trovare, quando li vado ad incontrare le sento come persone che amano profondamente questa Regione.
Questa gente investe, porta i soldi nelle nostre banche; i loro anziani depositano i soldi alla posta, forse siamo più matrigne noi, perché gli uffici postali raccogliendo le rimesse nei nostri emigranti chiudono i servizi e rendono più povera la montagna.
Forse siamo meno coerenti noi, perché noi depositiamo i soldi dei nostri emigranti nelle banche emiliano-romagnole e le banche non aiutano minimamente quelle che sono le nostre piccole imprese. Anzi, prendono i soldi che i nostri emigranti portano nelle nostre montagne, non li utilizzano per lo sviluppo dei nostri territori, ma li investono da altre parti.
Quindi, chiederei alla consigliera Noè, augurandomi che non l'abbia fatto in questo senso, una particolare attenzione a questa gente che è partita con la famosa valigia di cartone, con il tozzo di pane, che con i piroscafi ha attraversato il mare e da là ha cominciato a costruirsi sì una vita nuova, ma una vita nuova legata a questa Regione. Una vita nuova legata all'Italia.
Quindi, concludo e scusatemi questo sfogo, ma noi siamo gente a cui la vita ha chiesto molto; i nostri morti sono a Marcinelle, non dobbiamo scordarcene. Abbiamo gente che è stata anche affondata, abbiamo ricordato l'Arandora Star; era gente che era andata a lavorare in Inghilterra, presi, messi su una nave da parte degli inglesi e affondati, senza nessuna colpa, come hanno riconosciuto poi a Liverpool. Erano andati là per guadagnarsi un tozzo di pane.
In memoria di questa gente, in memoria dei morti di Marcinelle, in onore di coloro che portano le loro rimesse in Italia e che qualcun altro invece di spendere per sviluppare la montagna utilizza da qualche altra parte, io concludo il mio intervento esprimendo tra l'altro voto favorevole come ho detto prima a questo bilancio.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Delchiappo.
Do la parola al consigliere Monari che ha un potenziale di 31 minuti.
Prego, consigliere.
MONARI: Non potendo annoverare tra le mie fila il consigliere Renzi, godo di un certo vantaggio!
Quando ci si trova un rendiconto, quando si fa un bilancio dell'attività svolta, come questa sera, quando lo si fa attraverso la discussione del bilancio, le chiacchiere, la retorica finisco e ci si confronta su dati concreti, su quanto davvero si è messo in campo e su quanto si è saputo fare.
E analizzare cosa si è fatto in questi anni e che cosa ci si propone di fare nel 2010 in continuità, vuole dire fare i conti con la capacità di una regione all'avanguardia come questa, di farsi carico di cambiamenti profondissimi, direi epocali.
Sta cambiando il sistema economico mondiale, sta cambiando la composizione sociale, stanno di conseguenza mutando i bisogni, ma soprattutto i bisognosi, stanno cambiando le opportunità, immerse sempre più in una dinamica globale, alla quale è impossibile sfuggire e che, al contrario, possiamo vivere pienamente come invece una dimensione che ci interpella, che ci sfida.
La crisi economica internazionale è arrivata anche qui, anche in Emilia-Romagna, con tutto il suo carico di problemi per le famiglie, per i lavoratori e per le imprese. È la cartina di tornasole di questo profondissimo cambiamento in atto.
Questo stato di cose interpellava ed interpella una molteplicità di soggetti: il mondo produttivo, le istituzioni, le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali. Dovevamo essere capaci di sederci attorno ad un unico tavolo per fare sistema. Dovevamo dimostrare di essere all'altezza, dovevamo dimostrare che la concertazione non era solo una bella parola con cui riempire le nostre relazioni, ma un metodo attraverso il quale ognuno lasciava qualcosa di suo e dava molto di più per l'interesse generale, ancora più centrale e decisivo in un momento di difficoltà reale.
E così è stato, non ci siamo fatti sorprendere, divisi e isolati nelle nostre differenze e nella difesa del nostro particolare. Abbiamo compiuto scelte, fatti, non abbiamo sottovalutato la crisi, ma l'abbiamo affrontata forti di un sistema di coesione sociale, di servizi avanzati che tutti ora, anche i più spinti liberisti di un tempo, segnalano come punto di riferimento da seguire e che qui invece è storia, è certezza.
È una certezza per la gente, anche e soprattutto per chi oggi si trova ad affrontare improvvise e nuove difficoltà.
Noi prima di tutto questa certezza la custodiamo. Questa diversità, sappiamo che non basta a difenderla, serve spingersi in avanti. Farlo significa, ad esempio, accelerare quell'impianto strategico di cui già ci siamo dotati; innovare, di questo ci siamo occupati in Regione Emilia-Romagna negli ultimi anni, lo facciamo anche attraverso il bilancio 2010. Innovazione sul piano economico, passando dai distretti alle filiere produttive, puntando sul potenziamento della corrispondenza fra ricerca e sviluppo, investendo per la qualificazione e l'internazionalizzazione delle nostre imprese.
E ancora, la prospettiva della green economy. Per noi parlare di green economy non è accodarci ad una moda momentanea; per noi è portare dei risultati, come ad esempio gli investimenti sulle aree ecologicamente attrezzate, che vedranno, anche per il 2010, 63 milioni di investimenti.
E ancora, l'efficientamento energetico attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Queste sono piccole prove di una scelta che siamo in grado di praticare concretamente per un nuovo modello di sviluppo in cui la sostenibilità ambientale non sia solo un'auspicata quanto lontana meta, ma una concreta occasione di riconversione economica. Questo è oggi possibile, perché si è compiuto in questi anni una scelta forte verso un'idea di economia e di sviluppo che smette di consumare ambiente e territorio.
L'Emilia-Romagna sta dunque compiendo uno sforzo importante, confermato in questo bilancio per ridefinire il suo sviluppo ed ha in mente un tipo di economia concreta e fattiva, dove la responsabilità sociale, la creatività imprenditoriale, la forza-lavoro contino più delle spregiudicate speculazioni finanziarie.
Innovazione, abbiamo detto, in ambito sociale che in questi anni ha voluto dire potenziare gli strumenti di un welfare da tutti riconosciuto come fra i più avanzati d'Europa.
Fondo per la non autosufficienza, che anche quest'anno vedrà in aumento fondo sociale, accreditamento, patti sugli ammortizzatori sociali in deroga.
Sulla sanità si compie ancora una volta uno sforzo importante per garantire il mantenimento dell'equilibrio della spesa del servizio, lasciando però inalterati, anzi, qualificando e deficentando la qualità, l'adeguatezza e l'appropriatezza delle prestazioni sanitarie.
205 milioni di euro, oltre alla quota parte del fondo sanitario nazionale su cui ben sappiamo il ruolo svolto all'interno della Conferenza dei presidenti di regione dal nostro presidente Vasco Errani.
Abbiamo insomma provato ad anticipare i bisogni in rapida trasformazione, a coprire un numero maggiore di soggetti anch'essi in crescita e anch'essi in trasformazione, il tutto con un occhio attento alla sostenibilità economica dei servizi erogati.
Abbiamo in questi anni anche saputo trasformare noi stessi. Lo ha ricordato bene il presidente nel dibattito di questa mattina, avviando una profonda ridefinizione della governance regionale attraverso un processo di autoriforma, fatto in quest'aula, che avviasse verso istituzioni sempre più snelle, efficaci, rapide, come la modernità lo richiede.
Ancora c'è da fare, ma molto abbiamo fatto. Abbiamo fatto molto in positivo, però abbiamo saputo dire anche dei no. Abbiamo, ad esempio, detto che l'innovazione non può essere fatta sulla pelle dei lavoratori; abbiamo ribadito che per noi la responsabilità sociale d'impresa è una condizione necessaria per fare parte di questo sistema.
La classe imprenditoriale emiliano-romagnola è la prima a saperlo ed è stata prontissima a sedere al tavolo della Regione per fare anch'essa la propria parte.
L'Emilia-Romagna ha dunque scelto di fronteggiare la crisi economica, va dato atto e ringrazio l'assessore Campagnoli, e più in generale il profondo cambiamento globale in atto, puntando su quello che è il motivo dominante dell'intera programmazione economica e produttiva regionale, ormai da più di un decennio.
Investire sulla qualità, sull'innovazione, e non fare pagare il prezzo della congiuntura attuale ai lavoratori scongiurando il più possibile l'esigenza dei licenziamenti e allestendo reti di protezioni adeguate attraverso un sistema socio-sanitario comunitario moderno e capace di adattarsi ai bisogni.
Frutto di questo lavoro è un pacchetto di misure a sostegno delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie, per attraversare e superare questa difficile fase congiunturale.
Tre cose, tra le tante, che voglio sottolineare, che rispondono a tre bisogni fondamentali e insieme sono tre strumenti per superare le difficoltà del momento ed aprire prospettive per il futuro; scelte contingenti e insieme scelte che hanno caratterizzato l'intero mandato e che saranno l'architrave su cui programmare le politiche, anche per la prossima legislatura: il lavoro, i servizi sociali e la casa. Azioni, a cui vanno ad aggiungersi l'approvazione, nel giugno di quest'anno, delle modifiche alla legge sul governo del territorio, con le quali si è compiuta una scelta politica importante, perché si è voluto fortemente favorire il rilancio dell'attività edilizia in coerenza con la pianificazione urbanistica territoriale e con una valutazione più strutturale, contando sui principi del rispetto delle regole, della responsabilità e della legalità.
Un impegno che proseguirà anche nel 2010. Per sostenere l'acquisto della casa per giovani coppie sono previsti ulteriori 12 milioni di euro, che si aggiungono ai 13 milioni e 300 mila euro già autorizzati con il bilancio 2009. Per il sostegno all'affitto delle famiglie economicamente disagiate è previsto il rifinanziamento del fondo per l'affitto per oltre 3 milioni di euro.
Questo è ciò che l'Emilia-Romagna ha fatto, in una sintesi che ovviamente non dà conto per motivi di tempo e anche di orario dei tanti e tanti interventi fatti in questi anni e che trovano conferma nel bilancio che stiamo approvando.
Questo è ciò che l'Emilia-Romagna ha fatto, ciò che abbiamo fatto, ciò che continueremo a fare.
La Regione sta svolgendo in pieno il suo ruolo di governo, reso ancor più necessario dal procedere di una crisi economica veramente delicata. Ma la crisi non passa con le pacche sulle spalle, distribuite generosamente in un'assurda fiera dell'ottimismo a buon mercato. Tutte queste azioni, la scelta dell'innovazione, insieme alla scelta della tutela, hanno contribuito a realizzare l'obiettivo di fondo che è la base di tutte le politiche che la Regione ha messo e sta mettendo in atto: non lasciarci cambiare dalla crisi, non permettere che il sistema produttivo e di coesione sociale che ha fatto di questa Regione una delle più apprezzate in Italia e in Europa uscisse a pezzi, ridimensionata in quantità e qualità dalla difficile contingenza economica.
La crisi economica infatti è un banco di prova anche su questo. Misureremo con i fatti chi è stato in grado di fornire risposte adeguate e uscirne in piedi da questo giudizio. Anche attraverso le misure che prevediamo nella manovra finanziaria regionale per l'anno 2010 arriviamo a testa alta e sicuri di aver fatto con coscienza la nostra parte.
La legge di bilancio tuttavia è balzata agli onori della cronaca, soprattutto se n'è parlato nella gran parte di questa sessione assembleare, per l'ormai famoso ex art. 42, ora art. 48.
Ci tengo in questa occasione a ribadire la mia posizione dentro ad una discussione complessa, che tuttavia ha cercato di tenere conto delle opinioni di tutti, senza banalizzarle, senza sottintenderle e senza riempirle di ideologia d'accatto.
Lo dico non solo per rispetto dei consiglieri regionali del Partito Democratico che hanno avuto modo di esprimere le loro legittime, ancorché diverse opinioni, ma lo dico anche, e li ringrazio, per i consiglieri regionali del Partito Democratico che oggi non hanno parlato, che hanno a loro volta legittime opinioni, che meritavano di essere rappresentate, e che spero di essere degno di rappresentare con questo intervento.
Noi non siamo stati - non siamo - contro l'estensione di diritti, siamo per, lo siamo, lo siamo stati e lo saremo sempre. Non ci siamo mai sottratti in questa Regione a questo sforzo difficile, complesso e mi dispiace oggi perché si è persa un'occasione. È stata sottovalutata in questa circostanza un'occasione, spiace a me personalmente e mi dispiace politicamente anche per il Partito Democratico.
Ribadisco che l'unica volontà, almeno quella che il presidente Errani, io, la maggioranza dei consiglieri del Partito Democratico esprime è quella di tutelare e garantire a tutti, nessuno escluso, l'accesso ai servizi, null'altro che questo. Non c'è alcun intento di normare il concetto di famiglia, non è nella nostra potestà, non è nella potestà delle regioni. Un concetto che è stato definito e ripreso nei testi, citando gli articoli della Carta Costituzionale.
Insieme a ciò, attraverso l'introduzione della norma sull'Isee è già stato detto dal sottosegretario Bertelli, dal presidente Errani, cerchiamo di tutelare e garantire le famiglie numerose, quelle più esposte al delicato momento di crisi come ho già citato prima, che stiamo attraversando in questo momento, e che sta attraversando in questo momento il paese, cosa che non ho visto fare in nessun provvedimento dal legislatore nazionale, dal Governo.
C'è una completa assenza di assunzione di responsabilità e di interventi concreti da parte del Governo di centrodestra.
Al netto delle strumentali posizioni che ho sentito, intrise anche di qualche venatura ideologica, mi sembrano due facce della stessa medaglia, che rappresentano bene l'attenzione che questa amministrazione regionale dell'Emilia-Romagna ha da sempre avuto e vuole continuare ad avere nei confronti di tutti - e sottolineo tutti - i suoi cittadini. Non ci sono cittadini di serie A e non ci sono cittadini di serie B.
Questo è un bilancio parziale, soggettivo, sommario, ma a mio avviso alquanto positivo di questa manovra finanziaria e delle scelte compiute in questi anni dalla Regione Emilia-Romagna.
Su questa strada continueremo, anche perché i dati ci danno ragione. La nostra azione di governo su queste scelte, sull'innovazione e la coesione sociale costruiremo le nostre proposte per il futuro della nostra Regione fin dalla prossima campagna elettorale.
L'idea di cambiare con le scelte nel confronto democratico la realtà delle cose, aiutando concretamente famiglie, lavoratori, imprese. È lì che c'è la nostra idea di politica, di dialettica democratica contro ogni estremismo che deprime il confronto e fa prevalere la violenza che nulla cambia rispetto alla democrazia.
La nostra politica, come ho cercato di dire, va nella direzione dell'innovazione e del cambiamento attraverso il confronto, attraverso la partecipazione, a cui fa seguito la decisione e l'assunzione di responsabilità.
In questa direzione si è sviluppato il sostegno convinto in questi anni del gruppo del Partito Democratico, che ringrazio, alle politiche regionali messe in campo dal presidente Errani e dalla sua Giunta. In questa direzione va il nostro sostegno e il nostro convinto voto favorevole alla manovra di bilancio che oggi ci è stata presentata.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Monari.
Do la parola al consigliere Mazza. Il consigliere Mazza dispone di 6 minuti.
Prego, consigliere Mazza.
MAZZA: Non credo che li userò tutti, comunque volevo dichiarare il mio voto favorevole ai due atti che sono oggetto della nostra discussione; precisare che sull'art. 49 mi sono astenuto, non so se si è capito, ma ci tenevo a metterlo in termini precisi. Mi sono astenuto perché non condivido l'atteggiamento che è stato tenuto, non sono d'accordo su questo atto di espropriazione, secondo me, del Consiglio su un punto così importante come la definizione dei criteri per la formazione dell'Isee e sulla sua concreta definizione ogni volta che si porrà il tema.
In quell'articolo sta scritto anche non solo che su quelle questioni noi abbiamo praticamente delegato la Giunta a farlo, quando la legge precedente assegnava al Consiglio questa funzione, ma abbiamo addirittura detto che anche in altri campi la Giunta potrà continuare a fare questa cosa, senza ovviamente il parere d'indirizzo del Consiglio.
Veda, presidente Errani, quando le parlavo del potere monocratico io parlavo di questo, cioè parlavo del fatto di una tendenza costante in ogni atto a creare le condizioni per le quali si riduca la discussione. Io credo che questo sia un fatto molto negativo, perché questo impedisce anche il libero confronto e la partecipazione a definire queste cose. Ma essendo questioni che riguardano in particolare le condizioni di vita delle persone, i problemi del rapporto tra la propria vita e i redditi, tutte queste cose, sono questioni che attengono al ruolo di rappresentante dei cittadini, degli eletti. Anche lei è eletto ovviamente come i consiglieri regionali, però la differenza sta qui, che mentre il Consiglio regionale è una assemblea, lei ha un potere monocratico, sono due cose completamente diverse.
Quindi, questo equilibrio secondo me è un equilibrio che va preservato come l'elemento fondante della democrazia, altrimenti si rischia di essere più o meno consapevolmente trascinati nella strada del presidenzialismo. Perché vedo che il pericolo sia questo se non si definiscono dei criteri di differenziazione.
Ma, veda, io posso anche capire che alla fine questa modalità rende più facile il governo di un tema così complesso, perché nel testo precedente c'era scritto che si contrattava solo con il CAL e quindi potere monocratico e potere monocratico si poteva anche cercare di trovare delle soluzioni più facili.
Quindi, alla fine capisco anche che c'è una ragione, non voglio dire di convenienza, perché non è una sua convenienza personale, ma dico di opportunità anche di governo, di facilità di governo rispetto a tutti gli stress che ci sono. Quello che non capisco è perché l'Assemblea legislativa abbia votato in questo modo. Questo non lo capisco, non riesco a capirlo, trovo che sia una rinuncia al proprio ruolo e trovo che sia un atto inconsapevole, quasi di chi non ha approfondito il testo, oppure dà un giudizio del tutto diverso dal mio, cosa possibile, ma mi sarebbe piaciuto sentirlo anche dire.
Quindi, ci tenevo a sottolineare questa cosa perché non è una questione di polemica. Perché, guardi, noi abbiamo fatto un Regolamento in cui si prevede che il relatore sia accompagnato da un tecnico nel gestire la relazione alla legge che si discute, questa cosa non si applica mai.
Il relatore Beretta, che è stato relatore di questa legge, ovviamente ha assistito alle cose che diceva la Giunta con i tecnici sul bilancio, non è che è stato protagonista, ma non per responsabilità sua, non poteva fare altro che così al punto in cui eravamo arrivati.
Io penso che questo equilibrio è un problema che bisogna porselo. Si sente sempre la green economy, tutte queste robe qui, ma vorrei ricordare che il presidente Obama deve fare i conti con il Senato e con la Camera, e se per caso gli votano contro non è che crolla il mondo, come crollerebbe forse qui.
Il rapporto tra potere monocratico e potere legislativo deve essere contemplato in altra forma, la nostra legge regionale è in qualche modo sbagliata, secondo me, da questo punto di vista, però questo non vuol dire che non si possa comunque avere un rapporto chiaro e definito tra potere monocratico e l'Assemblea. Io trovo che queste cose, che ogni tanto succedono, sono il segno di una debolezza alla fine, non di una forza e alla fine si porta in casa la discussione e si evita che altri ne discutano, ma questo limita davvero la democrazia, non il ruolo nostro qui dentro, che alla fine uno potrebbe anche fregarsene alla fine di questo, qualcuno può anche pensare che stare qui a discutere, visto lo stipendio che prendiamo, potremmo anche stare fuori a divertirci. Questa potrebbe essere anche un'idea, però credo che il punto non sia questo; la sede in cui siamo serve per discutere e in questo non sono quindi molto soddisfatto di questa scelta che la Giunta ha fatto e che immagino la maggioranza abbia votato doverosamente. Questo non mi pare un bel segno.
Comunque, al di là di questo, ho apprezzato la sua relazione, ho apprezzato l'atto di bilancio, il lavoro che è stato fatto, per quanto ho potuto approfondirlo, perché poi anche lì le tabelle, i confronti non sono quasi mai possibili, quindi è difficile anche svolgere questo lavoro, anche chi lo voglia fare seriamente. Dei pacchi così senza schemi..., bisognerebbe avere un tecnico che segue il bilancio tutti i giorni e che informa le commissioni del bilancio giorno per giorno delle variazioni che vengono fatte. Questo è il modo della trasparenza e della relazione secondo me che dovrebbe essere costruito. Invece qui si cerca di impedire che uno vada a vedere le cose che succedono, quindi è davvero pesante.
PRESIDENTE (Donini): Consigliere...
MAZZA: Ho finito.
Ma questo non toglie il merito, che invece le voglio riconoscere, anche di capacità di governo e anche di credibilità, perché se il Consiglio ha votato in questo modo vuol dire che crede e ha fiducia in lei, e anch'io ho fiducia però con un minimo di critica sul metodo.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Mazza.
Ha esaurito in questo modo il tempo a disposizione del suo gruppo.
Ha chiesto di parlare la consigliera Bortolazzi, che ha a disposizione venti minuti.
Prego, consigliera Bortolazzi.
BORTOLAZZI: Ne utilizzerò molti meno, anche perché così forse sarò ascoltata.
Vorrei ripartire dall'inizio, dall'intervento del presidente Errani...
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Scusi, consigliera.
Vorrei che ci fosse più silenzio in aula. Mi hanno suggerito di utilizzare la formulazione che qui c'è un'unica riunione, le altre per favore si fanno fuori.
BORTOLAZZI: Inizierei riprendendo alcuni passaggi dell'intervento di questa mattina del presidente Errani, passaggi riguardanti il suo bilancio personale di questi anni di amministrazione, un bilancio certamente positivo, che può divenire anche programma per la prossima amministrazione, perché i punti che lui ha toccato, io li condivido, soprattutto i primi tre che lui ha delineato: “Promuovere un processo di innovazione in tutti i settori” - cito testualmente - “per elevare produttività e qualità e quindi puntare su innovazione, ricerca e formazione”, un punto questo sicuramente qualificante che va perseguito, che è stato perseguito in questa amministrazione, ma che va sicuramente proiettato anche in un programma di mandato futuro.
In un altro punto, ha parlato di “trasformazione ecologica dell'economia per salvaguardare le risorse, promuovere il recupero e il riciclo”. Anche questo è un punto che è stato perseguito, magari non completamente, non approfonditamente, e che va ripreso e va lanciato anche nel prossimo mandato.
Ha parlato anche di una questione molto importante, che la Regione ha messo in campo con il fattivo contributo dell'assessore Campagnoli, cioè il patto per attraversare la crisi. Un patto reso necessario, appunto, dalla crisi contingente che ha colpito tutti i paesi compresa l'Italia e la Regione Emilia-Romagna, anche se qualcuno si è stupito che questa crisi abbia potuto intaccare una Regione considerata solida come la nostra.
È bene ricordare a questo proposito, e pochi in questa aula lo hanno fatto, la devastazione che ci proviene dal Governo nazionale, con le sue scellerate politiche di tagli indiscriminati che hanno tolto risorse agli enti locali, non solo alle regioni, tagli che si sono pesantemente sommati alla crisi strutturale e generale in atto.
Diventa quindi subito evidente come questo patto sia stato molto importante e abbia consentito non solo obiettivi di processi assistenziali, ma la salvaguardia dei posti di lavoro.
È un patto che va seguito, che va monitorato, perché molte aziende hanno aderito, associazioni di categoria hanno aderito, ma alcune aziende non lo stanno onorando.
Io credo che l'impegno futuro della Regione sia proprio quello non solo di riproporlo, ma anche di far sì che poi, quelle aziende che lo hanno sottoscritto e che hanno assunto un impegno preciso, lo mantengano effettivamente, cosa che da qualche parte mi risulta non stia accadendo. Quindi questo è un impegno che secondo me il presidente Errani dovrà assumersi, anzi, nel suo programma futuro, dovrà prevedere anche dei meccanismi affinché le aziende che si assumono delle responsabilità e che comunque sottoscrivono degli impegni, poi effettivamente li mantengano.
Lo so che i poteri regionali non sono così vincolanti o così determinanti, però la Regione dovrà cercare di tenere e di vigilare su questo punto, anche perché la crisi non è finita, c'è bisogno di una riforma nazionale degli ammortizzatori, perché quelli che ci sono adesso nonostante le modifiche non coprono comunque tutte le persone che rimangono a casa dal lavoro, e quindi c'è bisogno che la Regione Emilia-Romagna faccia pressione a livello nazionale perché questa riforma degli ammortizzatori sociali vada avanti e sia più completa possibile.
Un altro punto molto importante che ha toccato il presidente Errani è quello del welfare regionale, dei servizi sociali, un welfare regionale che, nella visione di Errani, si spinga sempre più nella realizzazione della sussidiarietà, dell'accreditamento e dell'integrazione. Sussidiarietà, vorrei però ricordare, intesa non solo come sussidiarietà orizzontale, che è quella che ci ha anche salvato da bisogni sempre nuovi, da richieste sempre nuove che il pubblico non sempre ha saputo soddisfare, ma anche sussidiarietà verticale, in perfetta sintonia con lo spirito della legge 328, in cui appunto si citano e si parla di entrambe. Che cosa intendo con questo? Intendo che sempre più la Regione, l'ente locale e il pubblico, debbano avere certo una rinnovata capacità di programmazione, di governo e di controllo, ma anche una capacità di gestione. Ad esempio, far sì che le ASP, le nuove ASP, nate dalla riforma delle IPAB, potrebbero, e a mio avviso dovrebbero, avere anche una funzione di gestione pubblica dei servizi, secondo quelle che sono le loro prerogative ben specificate nella legge 328 e ben assimilate dalla legge 2 regionale.
Per quanto riguarda poi i famigerati articoli 48 e 49, la discussione è stata molto interessante, sono d'accordo con il consigliere Zanca quando afferma che si è andati da un estremo all'altro...: cambia tutto, non cambia niente; va a intaccare qui, non va a intaccare lì... La cosa che forse io avrei preferito, proprio perché, com'è stato sempre ricordato dal consigliere Zanca, sono cinque anni che più o meno ci sono in ballo vari progetti di legge contro le discriminazioni, è che ci fosse stato da parte della Giunta un po' più di coraggio nell'affrontare una discussione, magari ampia, aspra e forse anche più contrastata di quella che abbiamo avuto oggi, però con l'esito finale di una vera e propria legge contro le discriminazioni.
Io credo che anche questo potrebbe essere un impegno che chi sarà qui il prossimo mandato potrebbe in qualche maniera provare a riprendere in mano.
Detto questo, non voglio aggiungere tante cose a quello che hanno già detto i miei colleghi, tranne che l'art. 48 in pratica, facendo riferimento all'art. 3 della Costituzione e all'art. 6 del Trattato dell'Unione Europea, tutela semplicemente il diritto di accesso per i cittadini alla fruizione dei servizi pubblici in condizioni di parità di trattamento e senza discriminazione. Questo è quello che fa, né più né meno.
L'art. 49 invece norma la contribuzione dei cittadini per i servizi ricevuti, facendo riferimento anche qui all'art. 53 della Costituzione e all'art. 31.
La tutela delle famiglie numerose poi, che qui è stata spesso tirata in ballo, presente nell'articolo, sia all'inizio con il riferimento all'art. 81 della Costituzione, sia esplicitamente nell'ultimo capoverso, non è a mio avviso di per sé un elemento discriminatorio nei confronti di altri soggetti. È chiaro che una famiglia con un numero consistente di componenti, a parità di reddito, con una famiglia con meno componenti ha più difficoltà, questo è evidente. Sono anche anni che si parla dell'introduzione delle scale di equivalenza sia per l'accesso ai servizi, sia per l'accesso e la permanenza, ad esempio, nelle graduatorie ERP e sia per i contributi ai servizi socio-sanitari.
Non a caso per affrontare queste problematiche si è introdotta prima l'ISE e poi l'ISEE, cioè l'indicatore socio economico equivalente. Qui la discussione direi che semplicemente si divide tra chi, come me, crede che questo strumento, cioè l'ISEE, possa di per sé bastare a garantire un accesso equo ai servizi, sulla base appunto del reddito e di altri fattori, e chi invece ritiene che alcune categorie debbano essere in qualche maniera privilegiate.
Io non credo questo, anche perché a quel punto si entra, e non voglio riprendere l'intervento del consigliere professor Monaco che ho molto apprezzato, in un altro campo.
Credo invece che, come ha fatto la Giunta, l'ISEE possa di per sé garantire tutte le varie tipologie e le varie problematiche che ci possono essere nell'accesso ai servizi.
Molto altro non ho da dire. Credo anch'io, guardando al bilancio, che sicuramente si potesse fare meglio, sicuramente anche a me disturba un po' l'ingente quantità di risorse destinate alla Fondazione Arturo Toscanini, ma ritengo più importante che la Regione abbia saputo in qualche maniera non solo affrontare la crisi e ben governarla, ma dare anche risposta ai bisogni e alle difficoltà in cui tanti si sono trovati.
E se le risposte date alle piccole e medie imprese magari non saranno sufficienti per la consigliera Noè, vorrei ricordare a tutti, me compresa, che la Regione non si può occupare solo delle piccole e medie imprese o solo dei disoccupati, deve avere una visione globale e sicuramente a mio avviso il punto di equilibrio è stato, ancora una volta, perfettamente trovato e per questi motivi voterò a favore delle due manovre.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Bortolazzi.
Chiede d'intervenire il consigliere Masella, che ha ventiquattro minuti, volendo, a sua disposizione.
Consigliere Masella, vedo che sorride compiaciuto a questa informazione, le do la parola.
MASELLA: Intervengo dicendo subito che non li utilizzerò tutti, quindi tranquillizzo, i ventiquattro minuti. Tranquilli, però non vi posso dire quanti, potrebbero essere ventitré invece che ventiquattro!
Presidente...
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Donini): Sì, ha ragione, consigliere Masella, il suo è l'ultimo intervento previsto...
MASELLA: ... del resto non sono intervenuto in discussione generale.
Dopo la recente adozione del Piano Territoriale Regionale oggi votiamo l'ultimo bilancio di questa legislatura in un contesto generale molto difficile, segnato dal perdurare di una crisi strutturale del sistema capitalistico, lo dicono in tutto il mondo, lo dicono anche gli economisti del sistema americano, è così, lo dice Tremonti, il vostro ministro dell'economia, che sta colpendo in profondità migliaia di famiglie e dà una grande incertezza rispetto alle entrate per finanziare servizi fondamentali per i nostri cittadini, quali, ad esempio, quelli sanitari. Quindi siamo in questo contesto mondiale e in questo contesto mondiale e quindi anche nazionale che discutiamo dell'ultimo bilancio di legislatura della Regione Emilia-Romagna.
Noi Comunisti di Rifondazione Comunista e noi consiglieri della neonata Federazione della Sinistra diamo una valutazione complessivamente positiva di questo bilancio, a partire proprio da questi due elementi: politiche regionali sulla crisi e scelta strategica d'investire risorse su sanità, welfare e diritto allo studio. Esattamente il contrario di quanto ha fatto, sta facendo e farà il Governo Berlusconi e Bossi, perché ormai è il Governo di Berlusconi e di Bossi.
Quelli che abbiamo vissuto e purtroppo stiamo vivendo sono mesi difficili sul fronte della tenuta occupazionale in tutti i distretti industriali della nostra Regione e l'elenco delle aziende in crisi è sempre più lungo. Da un altro punto di vista, però, la crisi ha anche accelerato veri e propri processi di ristrutturazione con aziende che chiudono stabilimenti, approfittano della crisi per investire sulle nuove tecnologie dei processi produttivi, licenziano lavoratori e lavoratrici che finiscono così per pagare il prezzo più alto.
Disoccupazione anche nella nostra Regione ormai a livelli preoccupanti, dilagare del precariato e della povertà, anche in una Regione come la nostra, perché molto spesso noi non la vediamo, soprattutto in questi nostri palazzi, ma la povertà dilaga, soprattutto fra i ceti più anziani, fra i giovani, fra gli immigrati e negli ultimi tempi anche in mezzo alle famiglie dei lavoratori dipendenti, mentre il Governo continua a negare la crisi e a farneticare su presunte e rapide riprese.
La crisi morde ovunque e non risparmia nessuno, dai lavoratori delle aziende agricole fino alle piccole imprese, letteralmente strozzate dall'insolvenza delle grandi aziende e dalla indisponibilità del sistema bancario di concedere utili.
Un quadro desolante e preoccupante rispetto al quale la Regione ha prodotto grandi sforzi in condizioni difficili, ragionando da una parte di finanziamenti al sistema delle piccole e medie imprese nel tentativo di mantenere i livelli occupazionali e favorire l'innovazione di prodotto e, dall'altra, mantenendo ben fermo il lavoro come elemento costituente per la società regionale.
La Regione è una regione ancora per noi fondata sul lavoro, come recita l'art. 1 della Costituzione italiana, che altri invece vorrebbero cancellare.
Stabilità quindi, qualità e sicurezza sul lavoro sono sempre stati al centro dell'iniziativa della nostra Regione, anche per merito della presenza incalzante, costruttiva, ma mai subalterna del Partito della Rifondazione Comunista. Anche perché in questi dieci anni, e lo dico in particolare al presidente Errani, noi di Rifondazione Comunista, non vi abbiamo sempre detto di sì, come tutti voi sapete, ma siamo riusciti anche a farvi cambiare idea, anche perché abbiamo trovato dall'altra parte una positiva e rara disponibilità a cambiare idea, a correggere e a migliorare, come è avvenuto nel rapporto fra Rifondazione Comunista e il presidente della Regione, Vasco Errani.
Perché così si lavora insieme, non dicendo sempre sì a un capo assoluto, come invece avviene da altre parti.
Quindi, anche per questo la politica della Regione Emilia-Romagna è particolarmente positiva e Rifondazione Comunista non rinuncia, non ha rinunciato alla propria autonomia e annunciamo che presenteremo fra le altre cose una nostra proposta in tema di delocalizzazione delle aziende che licenziano i lavoratori per delocalizzarsi, dovrebbero restituire eventuali finanziamenti pubblici ricevuti e subire un vincolo almeno ventennale sulle aree per evitare che al danno si aggiunga anche la beffa di eventuali speculazioni. Almeno questo in tempo di crisi!
Comprendo bene, comprendiamo bene i vincoli legati al patto di stabilità, strumento sempre più discutibile e non di rado penalizzante, proprio per i soggetti istituzionali maggiormente virtuosi.
Così come non ci sfuggono nemmeno le preoccupazioni legate all'incertezza delle entrate, con un Governo che sembra divertirsi a giocare ad una sorta di scaricabarile, salvo poi riempirsi la bocca di federalismo.
Detto questo, le politiche anticrisi devono poter costituire, ribadisco, la priorità dell'iniziativa regionale insieme ai servizi socio-sanitari.
Una Regione che risparmia su se stessa, lascia invariata la pressione fiscale, altra scelta questa per noi condivisibile, e investe tanta parte delle proprie risorse sulla sanità, sul fondo per la non autosufficienza, che viene incrementato di 10 milioni di euro, sulle politiche sociali, includendo 22 milioni di euro per un fondo straordinario finalizzato a mettere i comuni nelle condizioni di programmare rapidi interventi in caso di necessità, un welfare ancora largamente in mano pubblica o a direzione pubblica e universalistica, a disposizione dei cittadini e delle cittadine della nostra Regione, indipendentemente, per dirla con la nostra Costituzione, dal colore della pelle, dalla razza, dall'età, dalla religione e dalle tendenze sessuali, per fortuna e con buona pace del cardinale Caffarra, che io rispetto, però che si è reso protagonista di un brutto capitolo di ingerenza della chiesa in un maldestro tentativo di condizionare le scelte della Regione. Tentativo che per fortuna non è riuscito.
Alcune brevi annotazioni finali su alcune situazioni che in questi mesi ci hanno lasciato perplessi. Come sempre noi diciamo quello che pensiamo e lo diciamo per migliorare, per segnalare alcuni problemi dal nostro punto di vista, dal punto di vista dei settori sociali che noi rappresentiamo e quindi se non è questo il modo per segnalare il problema e per migliorare, non vediamo quale sia. E vogliamo segnalare questi problemi, queste cose che ci hanno lasciato perplessi non tanto sul piano del bilancio, dello stanziamento di risorse economiche, quanto su quello delle scelte e dei risultati raggiunti.
Mi riferisco in particolare alle politiche per la casa, al trasporto pubblico locale e al diritto allo studio universitario.
Sul primo versante, vale a dire le politiche abitative, dopo anni di cementificazione più o meno selvaggia di tanta parte del territorio regionale, la dotazione complessiva di edilizia sociale per la locazione risulta largamente insufficiente rispetto alle reali necessità sociali, non nostre, ma sociali, mentre esperienze importanti come l'autocostruzione rimangono ancora troppo limitate e troppo poco valorizzate.
Così come in un contesto come quello attuale, esiste una fascia grigia difficile da intercettare, troppo ricca per poter accedere all'edilizia sociale, ma troppo povera per accedere alla locazione a prezzi di mercato o per accendere un mutuo sulla prima casa. Ragioniamo di lavoratori precari e falsi autonomi, come dei single. Su questo terreno la Regione può svolgere insieme al sistema degli enti locali un ruolo di coordinamento articolando una serie di proposte sui territori a partire da alcuni passaggi interessanti contenuti nel PTR che non a caso partono da alcune sacrosante critiche alla fase espansiva precedente la crisi.
Seconda questione. Il trasporto pubblico locale continua ad essere un nodo davvero spinoso, che non può essere però risolto con il disimpegno o con la privatizzazione. Esso potrebbe avere una funzione strategica nella ricerca di politiche della mobilità ambientalmente e socialmente compatibili solamente se gestito dal pubblico, mediante le giuste esigenze di bilancio, di efficienza ed economicità con la qualità e l'attenzione ai cittadini e al territorio nel suo complesso.
Sul diritto allo studio universitario, infine, serve davvero più coraggio, a partire proprio dal ruolo fondamentale dell'università nel contesto di quella che in molti ormai definiscono società della conoscenza.
La gestione di Ergo, per quanto ci riguarda, si è rivelata insufficiente. È pur vero che è stato garantito il pagamento del 100% delle borse di studio, pur prevedendo un sistema di revoca alquanto discutibile, che ridisegna la borsa di studio come un contratto piuttosto che come un effettivo strumento di sostegno al reddito, ma è venuta totalmente a mancare, ad esempio, la garanzia del servizio di ristorazione, mentre le strutture residenziali, ereditate dalle aziende locali preesistenti, risultano insufficienti e non di rado fatiscenti. Su questo occorre investire con più decisione, senza lasciarsi condizionare né da Comunione e Liberazione, né dai proprietari degli immobili, che in questi anni hanno guadagnato sulla pelle di migliaia di studenti fuori sede.
Al di là di queste ultime osservazioni, che per noi costituiscono delle lacune nell'azione di governo regionale, il nostro voto al bilancio preventivo 2010 è comunque un voto favorevole, che riconosce il ruolo della nostra Regione nel contrastare non solo le politiche del Governo nazionale, ma anche e più in generale le politiche neoliberiste per, sostanzialmente, costruire un processo di alternativa di società, di cui c'è sempre più bisogno nel nostro paese e che sia pure nelle limitate competenze regionali questa alleanza che c'è stata in questi dieci anni fra il centrosinistra e i comunisti ha saputo costruire nella nostra Regione, pur, ripeto, nelle limitate competenze regionali. Esperienza che può essere da esempio anche per la situazione nazionale.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Masella.
Mi affretto a chiudere le dichiarazioni di voto, per procedere con le operazioni di voto, partendo dal voto sui documenti abbinati.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5196, a firma del consigliere Varani.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): La risoluzione è respinta.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5242, a firma dei consiglieri Monari, Bortolazzi, Alberti, Guerra, Nanni, Mazza, Masella e Delchiappo.
(È approvata a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): La risoluzione è approvata.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5249, a firma dei consiglieri Mazza, Donini, Manfredini, Monari, Borghi, Bortolazzi, Aimi, Richetti, Villani, Guerra, Alberti e Monaco.
(È approvata all'unanimità)
PRESIDENTE (Donini): La risoluzione è approvata all'unanimità.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5250, a firma dei consiglieri Mazza, Monari, Bosi, Bortolazzi, Delchiappo e Alberti.
(È approvata a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): La risoluzione è approvata.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno oggetto 5106/3, a firma dei consiglieri Rossi, Alberti, Casadei, Zanca, Monari, Bosi, Montanari, Majani e Guerra.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'ordine del giorno è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno oggetto 5106/4, a firma del consigliere Lombardi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'ordine del giorno è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno oggetto 5106/5, a firma del consigliere Renzi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Donini): L'ordine del giorno è respinto.
Si proceda quindi alla votazione dell'intero testo di legge, di cui all'oggetto 5106, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
40
Assenti
10
Favorevoli
31
Contrari
8
Astenuti
1
PRESIDENTE (Donini): Proclamo approvata la legge riguardante "Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012".
Si proceda infine alla votazione dell'intero testo di legge, di cui all'oggetto 5107, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
40
Assenti
10
Favorevoli
31
Contrari
9
Astenuti
--
PRESIDENTE (Donini): Proclamo approvata la legge riguardante "Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e bilancio pluriennale 2010-2012".
Abbiamo terminato i lavori di questa lunga e intensa tornata assembleare.
I lavori sono aggiornati a domani mattina alle ore 9,30 con le risposte al question time.
Buona notte a tutti.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 23,34
LA PRESIDENTE
I SEGRETARI
Donini
Aimi - Richetti
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