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162.
SEDUTA DI LUNEDÌ 21 DICEMBRE 2009
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DONINI
INDI DEL VICEPRESIDENTE VILLANI
Indice
OGGETTO 5106
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: “Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012 (108)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 5107
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: “Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e Bilancio pluriennale 2010-2012 (109)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
PRESIDENTE (Donini)
BERETTA, relatore di maggioranza
NERVEGNA, relatore di minoranza
SALOMONI (FI-PdL)
FILIPPI (FI-PdL)
VARANI (FI-PdL)
FOGLIAZZA (Lega Nord)
NOÈ (UDC)
PERI, assessore
PRESIDENTE (Villani)
AIMI (AN-PdL)
GUERRA (Verdi)
ZOFFOLI (PD)
MUZZARELLI, assessore
RICHETTI (PD)
Interrogazioni oggetti 5246 - 5247 (3636 - 3637)
(Annuncio)
Risoluzioni oggetti 5248 - 5249 - 5250 (da 585 a 587)
(Annuncio)
Allegato B
Interrogazioni e risoluzioni annunciate
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DONINI
La seduta ha inizio alle ore 15,24
PRESIDENTE (Donini): Dichiaro aperta la centosessantaduesima seduta della VIII legislatura dell'Assemblea legislativa.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna gli assessori Bruschini e Campagnoli e il consigliere Nanni.
Apriamo i lavori di questa nostra seduta assembleare.
L'Assemblea legislativa è convocata in sessione unica ed esclusiva di bilancio, organizzata a norma degli articoli 99 e 20 del Regolamento con contingentamento dei tempi che, su proposta dell'Ufficio di Presidenza, la Conferenza dei capigruppo ha stabilito in 8 ore, cioè 480 minuti.
In tale sessione, essendo appunto esclusiva, non sono iscrivibili altri oggetti all'ordine del giorno, però è consentita ai colleghi consiglieri la libertà di proporre, durante la discussione generale, ordini del giorno collegati alle due proposte di legge che andiamo ad esaminare.
OGGETTO 5106
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012" (108) (Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 5107
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e Bilancio pluriennale 2010- 2012" (109) (Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
PRESIDENTE (Donini): I testi, il n. 8 e il n. 9, sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio Affari Generali ed Istituzionali nella seduta del 9 dicembre 2009.
I progetti di legge sono composti rispettivamente da 58 e 21 articoli.
Il relatore della Commissione è il consigliere Beretta.
Il consigliere Antonio Nervegna è stato designato relatore di minoranza e si riserva di chiedere l'autorizzazione alla relazione orale, ai sensi del comma 2 dell'articolo 91 del Regolamento interno dell'Assemblea. Questa richiesta va messa ai voti e lo faremo quando sarà il momento per il consigliere Nervegna di offrire la sua relazione all'Aula.
Il procedimento di discussione previsto dal Regolamento, scusate se sono un po' didascalica e didattica, però è solo il secondo anno che lo utilizziamo, prevede la relazione di maggioranza; la relazione di minoranza; un unico dibattito generale su entrambi gli oggetti; l'eventuale replica dei relatori; le conclusioni da parte della Giunta; l'esame dell'articolato della legge finanziaria; l'esame dell'articolato della legge di approvazione del bilancio; le dichiarazioni di voto finali sulle due leggi, congiunte.
Ricordo, è allegato alla convocazione, ma visto che molti colleghi me l'hanno chiesto essendo state inviate ai consiglieri due convocazioni separate, una per l'ordinaria di oggi, di stamattina e di domani, e quella specifica per la seduta esclusiva di oggi pomeriggio sulla finanziaria, che il contingentamento è di 480 minuti: sia il relatore di maggioranza, sia il relatore di minoranza hanno 20 minuti ciascuno per la loro relazione; la Giunta può suddividersi 30 minuti di tempo per concludere la discussione generale. E poi c'è un'organizzazione dei tempi che segnalerò quando, aprendo il dibattito generale, i consiglieri mi chiederanno d'intervenire, suddivisa chiaramente sulla base di un criterio, di un calcolo matematico basato su una garanzia di tempo minimo per ogni consigliere, più una ripartizione coerente, proporzionale alla consistenza numerica dei gruppi.
Vedo il relatore di maggioranza, Beretta, che invito a prendere la parola perché svolga la sua relazione.
Prego, consigliere Beretta.
BERETTA, relatore di maggioranza: La predisposizione del bilancio 2010 avviene in un momento di forte incertezza e difficoltà dell'economia italiana e anche regionale.
Finora il patto per attraversare la crisi, realizzato dalla Regione con le parti sociali e con gli enti territoriali, ha consentito una sostanziale tenuta del mercato del lavoro, che ha evitato il ricorso ai licenziamenti. Ne sono stati evitati circa 40.000, anche se su questo fronte potrebbero concretizzarsi le maggiori difficoltà nei prossimi mesi. Il problema non è, quindi, quanto sarà intensa la ripresa, ma, appunto, il segno che avrà e se dovesse comportare una riduzione di occupazione della base produttiva ne avremmo evidentemente un danno notevole.
Secondo i dati più recenti, i dati di Bankitalia, la recessione mondiale si è arrestata e si sta profilando una ripresa, in larga parte grazie al sostegno delle politiche espansive adottate nei principali paesi. Nel terzo trimestre in numerose economie sono giunti segnali positivi dalla produzione industriale, dalla vendita al dettaglio e dal clima di fiducia di imprese e famiglie. Per le previsioni degli organismi internazionali tuttavia la ripresa sarà ancora con ritmi contenuti fino al prossimo anno e rimane inoltre molto elevata l'incertezza sulla sua solidità. Anche in Italia si stima che nel trimestre estivo il Pil sia tornato a crescere e questo dopo cinque trimestri consecutivi di contrazione, che avevano portato la produzione ai livelli di quasi un decennio fa. Si è consolidato soprattutto nelle componenti prospettiche il miglioramento degli indicatori di fiducia delle famiglie e, seppure in maniera meno decisa, in quelli delle imprese.
Le stime più recenti di Unioncamere Emilia-Romagna vedono che il Pil della regione dovrebbe attestarsi alla fine di questo anno almeno al 4,6, ritornando positivo nel 2010, + l'1%, e questo livello sarà più elevato rispetto al valore nazionale stimato rispettivamente sul 4,8 e lo 0,5 nel 2010. Dunque, un bilancio che deve compiere un duplice sforzo: agire sia nell'attuale fase di emergenza anticrisi, sia nel medio e lungo periodo.
Un fattore importante è l'accordo sul Patto della salute. Sono state infatti garantite risorse aggiuntive per 1.600 milioni di euro per il 2010 e l'accordo è stato raggiunto grazie al lavoro delle Regioni, teso a dimostrare la grave situazione che si sarebbe venuta a creare in tutte le amministrazioni regionali, comprese quelle più efficienti.
Questo risultato consente al servizio sanitario di affrontare con relativa tranquillità il triennio 2010-2012, che resta difficile in quanto il trend di crescita annuale del finanziamento è sicuramente inferiore rispetto a quello tendenziale e a quello reale dei costi registrato in questi anni.
Nel 2010 le Regioni hanno visto confermato il rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza, per una cifra pari 400 milioni di euro e la disponibilità a rivedere le risorse per il fondo sociale. Nonostante il leggere incremento, già previsto per il 2010, gli stanziamenti risultano comunque ancora inadeguati rispetto ai bisogni delle famiglie.
Nella predisposizione del bilancio 2010 si è tenuto conto dei vincoli contenuti nelle disposizioni statali in vigore per assicurare il mantenimento del riferimento ai tetti di spesa, per il coinvolgimento delle Regioni nel rispetto dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno. Il versante delle entrate è caratterizzato, ancora una volta, dall'incertezza sul sistema di finanziamento e dall'opacità del meccanismo perequativo che hanno reso ancor più difficoltosa l'individuazione delle risorse da destinare al finanziamento degli interventi e delle attività istituzionali. Quindi, anche per l'esercizio 2010 la finanza regionale resta caratterizzata da un elevato tasso di dipendenza dai trasferimenti provenienti dal bilancio statale e pertanto risente di consistenti vincoli e della mancanza di una reale autonomia fiscale.
Come è noto, la legge 3 agosto 2009, n. 117, ha disposto il distacco di sette comuni della Valmarecchia dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna. Per attuare l'aggregazione disposta dalla legge statale, la Regione ha predisposto una legge per dare disposizioni, sia di carattere generale, sia di carattere settoriale, al fine di garantire continuità nell'erogazione dei servizi e nello svolgimento dei procedimenti dei livelli istituzionali interessati. Gli interventi previsti dal bilancio di previsione 2010 tengono pertanto conto del mutato assetto regionale.
I principi ispiratori della manovra di bilancio 2010-2012 possono essere così sintetizzati: l'invarianza fiscale; il contenimento delle spese di funzionamento; l'individuazione di scelte volte a massimizzare e porre in sinergia tra loro le risorse per affrontare la congiuntura e gli investimenti per la prospettiva.
Nel 2010 la Regione manterrà invariata la propria leva fiscale autonoma, quindi non aumenterà la pressione fiscale e non introdurrà ticket per la sanità, pur garantendo l'obiettivo prioritario di consolidare il livello dei servizi da assicurare alla comunità regionale.
Per quanto riguarda la spesa di funzionamento della macchina regionale, si è proceduto al riordino, alla razionalizzazione e al contenimento della stessa. La spesa di funzionamento prevista per il 2010 risulta inferiore dell'1,5% rispetto a quella del bilancio 2009, al netto di quanto previsto, ovviamente, per le consultazioni elettorali regionali. Le riduzioni hanno interessato, in linea generale, tutte le tipologie di spesa, concentrandosi in particolare su alcune voci riferite a spese accessorie del personale, alle spese per la comunicazione e alle spese legali.
Inoltre, dal riassetto dei livelli istituzionali regionali è derivato un ulteriore margine di economia con riferimento alle spese per l'esercizio amministrativo delle deleghe. Ancora, un'importante riduzione della spesa recente di funzionamento è derivata, come sapete, dal fatto che la redazione del BUR avviene in forma digitale e non più in forma cartacea.
Lo stock del debito a carico della Regione si riduce rispetto all'anno precedente di 55,84 milioni di euro e questo ci consente a far sì che la nostra regione, tra le regioni a statuto ordinario, è quella che presenta il più basso indebitamento pro capite e il più basso indebitamento su Pil regionale. La corretta gestione finanziaria dell'ente e la conseguente solidità strutturale dei conti di bilancio, peraltro attestata dalla Corte dei Conti, è consentito, diciamo così, da un rigoroso controllo delle dinamiche del debito, con la riduzione dello stock e il ricorso a risorse proprie per finanziare le spese d'investimento. Questa ultima considerazione sottolinea che abbiamo un bilancio solido e stabilmente in sicurezza e questo ci consente di presentare un bilancio che impegna rilevanti risorse al sistema del welfare e al sistema economico, senza aumentare la pressione fiscale.
Sono cinque specificità, le priorità che credo si possano individuare nel bilancio di previsione 2010: la prima è garantire il mantenimento dell'equilibrio della spesa del servizio sanitario come obiettivo prioritario di sistema, conservando comunque fermi i principi di qualità, adeguatezza e appropriatezza; la seconda è salvaguardare il potere d'acquisto delle famiglie attraverso il consolidamento e il potenziamento degli interventi sullo stato sociale e le politiche di contenimento tariffario; la terza è assicurare azioni per la qualità del sistema scolastico, anche attraverso interventi per valorizzare l'autonomia delle scuole e sostenere i progetti innovativi; la quarta è sostenere, appunto, la competitività del sistema produttivo e, infine, intervenire a favore delle politiche di mobilità in un'ottica di sviluppo sostenibile.
Di fronte quindi al momento ancora difficile che sta attraversando il paese, la Regione ritiene indispensabile operare per mantenere il livello competitivo dell'economia regionale e la coesione sociale, nel presupposto, appunto, che la competitività e la coesione sociale si rafforzano vicendevolmente e quindi salvaguardando insieme capacità produttive e lavoro, occupazione e capacità professionali, sicurezza sociale, si raggiunge lo scopo di individuare e promuovere concretamente le scelte per rilanciare una nuova fase di sviluppo, ancora più equa e solidale.
Nel 2010 la sanità in Emilia-Romagna può contare non solo sui 7.788 milioni di euro provenienti dal fondo sanitario, ma anche sui 205 milioni di euro che derivano dalla manovra del bilancio regionale che consentono, quindi, il consolidamento e il miglioramento dei servizi per la salute, architrave di un welfare fondato sui principi dell'universalismo, dell'equità e della solidarietà previsto dal 1° Piano sociale e sanitario 2008-2010. Secondo l'ultimo rapporto del Censis sulla qualità dell'offerta sanitaria nelle Regioni italiane, pubblicato nell'agosto 2009, l'Emilia-Romagna è appunto al vertice di questa classifica. Viene inoltre incrementato il fondo regionale per la non autosufficienza, di ulteriori 10 milioni di euro, con l'obiettivo di rispondere ai bisogni delle persone non autosufficienti.
Le risorse complessivamente destinate alle politiche sociali sono di 130,66 milioni di euro, di cui 22 milioni di euro sono previsti per la costituzione di un fondo straordinario che, integrando la programmazione territoriale corrente, garantisce ai Comuni la possibilità di rispondere tempestivamente ai bisogni dei propri cittadini. La crisi economica, infatti, ha prodotto un forte aumento di domanda di servizi alla persona da parte della popolazione, in particolare in relazione ai soggetti più deboli. Questa crescente pressione sui servizi garantiti dai Comuni si accompagna ad una diminuita disponibilità complessiva di risorse a valere sui bilanci comunali, dovuta anche alla forte riduzione, verificatasi nel 2009, dei trasferimenti statali finalizzati al sostegno delle politiche sociali.
Prosegue, inoltre, l'impegno della Regione per la casa e la riqualificazione urbana per far fronte alle esigenze abitative. Sono circa 30.000 le famiglie in lista d'attesa per un alloggio pubblico e oltre 54.000 hanno i requisiti per accedere al fondo sociale dell'affitto. Sono previsti interventi per realizzare 10.000 alloggi in 10 anni, per l'affitto e per la prima proprietà, nonché il recupero degli appartamenti pubblici vuoti. È recente anche il provvedimento per sostenere l'acquisto della casa per le giovani coppie.
Per il sostegno all'affitto delle famiglie economicamente disagiate la nostra Regione ha previsto il rifinanziamento del fondo per l'affitto di 3 milioni di euro. Con questa misura la Regione continuerà ad aiutare le famiglie che faticano a pagare il canone degli alloggi presi in affitto sul mercato abitativo.
Nel complesso conviene mettere in rilievo che le politiche sociali previste per il 2010 agiscono con tre azioni: l'aumento delle risorse, come già evidenziato precedentemente, consente di rispondere ai crescenti bisogni e aggiungere risorse senza togliere nulla a nessuno; la correzione di precedenti discriminazioni alla distinzione dei diversi beneficiari e la modifica, attraverso il calcolo dell'Isee, che tiene conto della diversità delle condizioni e in particolare privilegia le famiglie più numerose.
Come i dati congiunturali evidenziano, la struttura produttiva dell'Emilia-Romagna risulta colpita dalla crisi e ci vorranno tempi lunghi perché la ripresa possa manifestarsi e arrivare in modo diffuso nelle imprese del territorio, specie quelle di piccole dimensioni. Tutto questo potrà determinare conseguenze negative di rilievo sull'occupazione. Per questo motivo la Regione ha individuato misure specifiche per migliorare la competitività del sistema produttivo e per contribuire ad arginare gli effetti della crisi economica.
Per il sostegno dell'attività economica regionale, per i settori delle attività produttive, commercio e turismo, sono previste risorse complessive per 108,9 milioni di euro, a cui si aggiungono le risorse del Programma operativo regionale che vedrà l'avvio della realizzazione dei tecnopoli per la ricerca industriale, delle nuove aree ecologicamente attrezzate, per un importo complessivo di investimenti previsti pari a 226,5 milioni di euro. Tutto ciò, anche il Programma, appunto, del Fondo Europeo proseguirà anche per quanto riguarda la pesca e avrà una dotazione annuale di risorse di circa 3 milioni di euro.
Gli interventi più significativi a favore delle imprese riguardano le operazioni per estendere l'operatività dei consorzi fidi regionali e delle cooperative di garanzia, prevedendo un ulteriore intervento di circa 10 milioni di euro.
A tali interventi si accompagnano misure specifiche previste per le operazioni a favore delle imprese e le risorse aggiuntive per il commercio e il turismo sono destinate a interventi in garanzia per 5 milioni di euro e in conto interesse per 2,2 milioni di euro.
Per l'industria e per l'artigianato è prevista la costituzione di un fondo straordinario di garanzia di 50 milioni di euro, in gestione ai consorzi fidi regionali, per interventi a favore delle imprese volti al consolidamento dei debiti a breve e, più in generale, alle operazioni di ristrutturazione del debito.
Nel bilancio 2010 la green economy è al centro dell'azione regionale. Per le aree ecologicamente attrezzate sono state previste risorse per 63 milioni di euro, che permetteranno di attivare investimenti specifici per la dotazione energetica delle aree mediante impianti a fonti rinnovabili e la sperimentazione di moderni sistemi energetici territoriali. Per quanto concerne il sostegno alla domanda pubblica, si è chiuso a novembre 2009 il bando per lo sviluppo delle fonti rinnovabili a favore degli enti pubblici, la cui dotazione iniziale è pari a 13,8 milioni di euro.
Le risorse complessive destinate all'agricoltura sono 116 milioni di euro e anche per il settore agricolo sono previste risorse, appunto, destinate a contributi ai consorzi fidi per la facilitazione dell'accesso al credito. Inoltre, come è noto, la Regione cofinanzierà il Piano di Sviluppo Rurale con circa 90 milioni di euro, nell'arco temporale considerato, 2007-2013, con una spesa pubblica totale di 934 milioni di euro, allo scopo di promuovere un'agricoltura di qualità, attenta all'ambiente e al territorio e competitiva sui mercati esteri. Come è noto, il settore agricolo può essere, può diventare un importante motore di crescita per l'economia emiliano-romagnola.
Per il settore del trasporto pubblico locale e dei sistemi di mobilità sono destinati 985 milioni di euro, di cui 540 milioni per il potenziamento delle linee e l'acquisto di nuovo materiale rotabile, per il programma triennale per la rete stradale dell'Emilia-Romagna e per l'acquisto e l'adeguamento di mezzi per il trasporto pubblico antismog.
Per iniziative ed interventi per il diritto allo studio, l'accesso al sapere, l'istruzione, le borse di studio e per il lavoro e la formazione sono previsti complessivamente 431 milioni di euro. La Regione, per salvaguardare il proprio sistema scolastico, supportando già da tempo le istituzioni scolastiche del proprio territorio, ha deciso di rafforzare la sua azione proprio a partire dall'anno scolastico appena iniziato, 2009-2010, con interventi per valorizzare l'autonomia delle scuole e sostenere progetti innovativi.
In attuazione dell'accordo tra Governo, Regioni e Province autonome sottoscritto in data 12 febbraio 2009 e dal patto sottoscritto tra la Regione e le parti sociali sempre nel 2009, anche per il 2010 sono previsti interventi volti a prevenire e contrastare ogni forma di espulsione dal mercato del lavoro. Dare la possibilità di un aggiornamento, specializzazione, qualificazione o miglioramento delle proprie competenze ai lavoratori in cassa integrazione o mobilità può essere una risposta concreta, una porta per il reinserimento professionale che responsabilizzi gli interessati e allo stesso tempo ne valorizzi le capacità. Così come è concreto sostenere le imprese e i sistemi di imprese che investono nei processi di riorganizzazione e innovazione, al fine di affrontare l'attuale crisi contingente in un'ottica non solo di superamento della crisi, ma anche di un riposizionamento, per essere adeguatamente attrezzate per affrontare la ripresa e altrettanto credo occorra mantenere viva la cultura imprenditoriale del fare impresa, patrimonio di questa regione, per non disperdere la ricchezza del tessuto produttivo regionale, valorizzando tutte le professionalità acquisite nel lavoro.
Altre risorse sono destinate nel settore della cultura e del tempo libero. Sono 57 milioni di euro, con particolare attenzione anche alle politiche per i giovani. La Regione ritiene che la cultura sia una componente fondamentale del sistema economico e del welfare e la comunità regionale mantiene ancora un livello di qualità della vita alto anche grazie a un'attività culturale molto diffusa. Un segnale forte, dunque, nell'ambito delle scelte che la Regione fa per contrastare la crisi economica, anche alla luce del fatto che, purtroppo, la cultura è un settore che sta subendo molti tagli di risorse a livello nazionale.
Gli interventi di sicurezza territoriale saranno complessivamente finanziati per 143 milioni di euro, di cui 121 milioni di euro per investimenti. Gli interventi hanno l'obiettivo di mantenere in equilibrio il sistema del territorio e della costa regionale.
Sono stati previsti inoltre finanziamenti autonomi della Regione per il superamento delle emergenze di rilievo regionale, per i quali negli scorsi anni si provvedeva integralmente con le risorse statali, quantificabili, complessivamente, in 1,9 milioni di euro. Questi saranno destinati in parte alla corresponsione di contributi ai soggetti privati ed alle imprese danneggiate e 1,5 milioni di euro saranno destinati alla realizzazione di opere ed interventi strutturali di emergenza, mediante l'ausilio degli enti locali individuati quali soggetti attuatori.
Infine, al settore ambiente e sviluppo sostenibile sono destinate risorse complessivamente per 155 milioni di euro, con l'obiettivo da un lato di ridurre la vulnerabilità del sistema ambientale garantendo la sicurezza del territorio e dall'altro di promuovere comportamenti attivi e responsabili nei confronti dell'ambiente da parte di tutti i cittadini, dei produttori e dei consumatori. Gli investimenti, complessivamente pari a 124 milioni di euro, avranno come priorità la salvaguardia del patrimonio forestale, gli interventi di bonifica su siti inquinati e gli interventi per l'attuazione del piano tutela acque per la realizzazione di opere finalizzate ad azioni di risparmio e di razionalizzazione dell'uso delle risorse.
Concludendo, come avrete riscontrato, le scelte prioritarie di questo bilancio sono volte sia alla salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, anche attraverso il consolidamento dei servizi, sia ad azioni di medio e lungo periodo, mirate al riposizionamento delle nostre imprese e alla valorizzazione del patrimonio professionale acquisito nel lavoro.
Mi auguro di essere riuscito a presentare gli aspetti fondamentali del bilancio 2010, sui quali siamo oggi chiamati ad una valutazione approfondita e attenta.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Beretta.
Come vi avevo anticipato prima di dare la parola al consigliere Nervegna, devo con il dispositivo elettronico mettere ai voti la sua richiesta, così come recita il nostro Regolamento, perché possa svolgere oralmente la sua relazione. Occorre il voto favorevole di 2/3 dei consiglieri presenti.
Ai sensi dell'art. 80, comma 7, del Regolamento interno, procediamo alla relativa votazione mediante dispositivo elettronico.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Donini): Comunico ora il risultato della votazione:
Presenti
30
Assenti
20
Votanti
29
Favorevoli
29
Contrari
--
Astenuti
--
L'autorizzazione alla relazione orale è accolta.
Consigliere Nervegna, lei è stato autorizzato, proceda pure con la sua relazione.
NERVEGNA, relatore di minoranza: Discutiamo oggi dell'ultimo strumento finanziario di legislatura, il bilancio preventivo e la legge finanziaria per il 2010, un bilancio che verrà gestito per nove mesi dalla prossima amministrazione e per i primi tre mesi dall'attuale amministrazione e tutto mi fa pensare che, per la prima volta in questa legislatura, nei primi tre mesi del 2010 verranno impegnati tanti soldi, quanti non ne sono stati impegnati nei primi quattro anni di legislatura.
Ricordo i tempi medi di applicazione delle risorse in questa Regione: tre anni per impegnare le risorse previste nei capitoli di bilancio e sei anni per spenderle. Quindi anche oggi abbiamo risentito dal presidente Errani, quando ha illustrato la relazione sull'attività della Giunta regionale, lo slogan ormai ripetuto negli ultimi due anni: “La Regione investe sul welfare regionale più di quello che investe lo Stato sul welfare nazionale”.
Suvvia, siamo seri, presidente, come può pensare che gli emiliano-romagnoli siano così allocchi da crede a una tale frottola. Il presidente cita una cifra - 400 milioni di euro - ed è precisamente quanto stanziato dal 2007 ai giorni nostri, compreso, quindi, il 2010.
Quindi è già chiaro che si intende affrontare la situazione attuale con molta demagogia, questo bilancio è chiaramente un bilancio elettorale, che interviene con estremo ritardo, con l'aiuto alle famiglie e con l'aiuto alle imprese...
(brusio in aula)
Mi rendo conto che diventa complicato...
PRESIDENTE (Donini): Invito tutti, a partire dalla Giunta, a fare un po' più di silenzio.
(interruzioni)
Allora, non calcoliamo il tempo che il consigliere Nervegna non ha utilizzato.
Prego, consigliere Nervegna.
NERVEGNA: Non parliamo poi delle infrastrutture, che rappresentano il terzo pilastro per affrontare questa crisi che ha colpito gravemente anche la regione. La scusa che il patto di stabilità interno ha di fatto legittimato tutte le amministrazioni, anche locali, a non effettuare investimenti importanti, che avrebbero dato una spinta maggiore, seppure in parte condivido questa impostazione, nel senso che noi dovremo, lo dirò anche più avanti, pensare in futuro a un nuovo disegno del patto di stabilità, perché questo tipo di impostazione sicuramente aiuta a non fare investimenti. Questo è chiaro.
Quindi, se si cominciano a vedere seppur deboli segnali di ripresa, lo si deve soprattutto alla laboriosità degli emiliano-romagnoli e non sicuramente a quanto fatto dalla Regione negli ultimi tre anni.
La conferma viene poi anche dalla lettura dei bilanci consuntivi, che ci danno dati precisi e rilevati anche dalla Corte dei Conti. Sui capitoli di bilancio esclusi dal sistema sanitario, la Regione ha mediamente impegnato il 35-40% delle risorse disponibili. L'idea che è venuta dal Governo centrale invece si sta rivelando vincente, quella di muoversi su due linee parallele: attenzione ai disoccupati, alla disoccupazione, alle famiglie, mai come in questo momento si è pagata tanta cassa integrazione ordinaria in deroga, quindi attenzione alle classi sociali sulle quali impatta maggiormente la crisi.
Il lancio di un piano di opere pubbliche e di investimenti per stimolare la crescita e aumentare i posti di lavoro, questa è la via giusta, quindi chiudiamo un 2009 con una crisi in corso, seppure in fase di uscita, ma ancora in corso. L'impegno deve essere quello di fronteggiarla con misure straordinarie, orientando in esse tutta l'attenzione necessaria e le risorse disponibili.
Pensiamo al tema della casa. Credo che l'attuale sistema di edilizia residenziale pubblica vada modificato: occorre rivedere il ruolo delle Acer, occorre vendere l'attuale patrimonio pubblico per trovare le risorse necessarie. La questione, quindi, non deve essere affrontata solo a livello centrale, gli enti locali e le Regioni dovranno cogliere l'occasione che sta creando il Governo.
Il provvedimento che propone di finanziare la ristrutturazione degli alloggi comunali sfitti per metterli a disposizione di chi ne ha bisogno dà un segnale sicuramente di grande attenzione e quindi in questo contesto io do atto anche alla Regione di avere colto questa possibilità, che viene data dal Governo, seppure è da gestire, ovviamente, con i ritardi che possono esserci anche sulla disponibilità delle questioni delle risorse finanziarie.
Sul fondo sociale per l'affitto non posso non criticare alcune scelte. La Giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha stanziato 20,4 milioni di euro, di cui 17 milioni di euro trasferiti dal fondo nazionale nel 2008, da destinare agli enti locali che devono contribuire con risorse proprie per almeno il 15% di quanto ricevuto per le quote del fondo sociale per l'affitto, ovvero i contributi pubblici per il pagamento del canone di locazione in favore dei cittadini italiani, ma anche delle persone appartenenti a uno Stato dell'Unione Europea ed anche a chi proviene da uno Stato extraeuropeo, purché in regola con il permesso di soggiorno e in linea con i requisiti economici richiesti e i parametri Isee indicatori della situazione economica.
La particolarità di questo provvedimento regionale è che non tiene conto delle indicazioni normative nazionali, che prescrivono per gli stranieri dieci anni di residenza o cinque anni in un solo comune italiano, così come citato esplicitamente nel decreto del Piano casa, all'art. 11, comma 13: “Gli immigrati devono essere in possesso del certificato storico di residenza dal almeno dieci anni nel territorio nazionale ovvero da almeno cinque anni nella medesima regione”.
L'arbitrarietà con la quale la Giunta di centrosinistra si fa strame delle leggi nazionali è pari soltanto all'intenzione scellerata di favorire gli immigrati e gli stranieri di ogni provenienza ed orientamento, islamici, rumeni in primis, a tutto danno dei cittadini italiani e delle classi più povere delle nostre terre, ennesima prova del razzismo al contrario che contraddistingue ormai da anni, da metà degli anni '90, con l'avvento del fenomeno migratorio e di massa, l'azione degli epigoni all'amatriciana di Stalin e compagni.
Da sottolineare che la Giunta di sinistra tradisce in maniera clamorosa lo spirito e la norma del citato Piano casa, al quale si richiama il dispositivo regionale sul fondo sociale per l'affitto...
(brusio in aula)
Amici, avete tutto il tempo di parlare dopo, abbiamo tutto il giorno, collega.
Piano casa. Avrebbe rappresentato una rivoluzione edilizia quella contenuta nel Piano casa proposto dal Governo. L'accordo siglato tra Governo e Regioni è stato disatteso. Se applicato secondo le indicazioni nazionali il piano avrebbe portato un aiuto innanzi tutto per le categorie più popolari di beneficiari, ma anche per l'industria edile e per l'economia in generale, visto che l'edilizia è un settore trainante.
Purtroppo abbiamo perso un'altra occasione. La Giunta regionale si è fatta condizionare da chi ha gridato alla cementificazione, i giovani alle prese con il precariato che voi ricordate spesso, possono permettersi a stento una nuova abitazione. Un vano in più nella casa dei genitori o comunque un aumento di valore della proprietà immobiliare della famiglia avrebbe costituito un paracadute anche per loro, tanto più considerando quanto in questi anni la casa abbia costituito la vera tutela sociale delle nuove generazioni.
Sulla sanità abbiamo appreso tutti con soddisfazione dell'accordo raggiunto sul patto Stato-Regioni per la salute. Il finanziamento al fondo sanitario in paragone alla finanziaria 2009: per il prossimo anno è stato previsto un aumento 2,886 miliardi di euro, per il 2011 l'incremento è di 2,439 miliardi e per il 2012 di 3,042 miliardi. Il Governo si è dimostrato sensibile e di parola, attivando quella collaborazione tanto auspicata anche dal presidente Errani. Ora però ci si prepara ad impiegare al meglio le risorse per superare quei limiti soprattutto sul tema delle liste d'attesa. Aziende sanitarie e Regione devono elaborare un piano che guardi al futuro, non è più possibile aspettare oltre 100 giorni, quando va bene, per diversi esami specialistici, per le risonanze magnetiche e per le Tac. Stesso discorso per le visite: tutti i tempi di attesa minimi devono rientrare al più presto entro il limite dei 30 giorni. Ora, ci sono emergenze per quanto riguarda le visite oculistiche (86 giorni), endocrinologiche (65 giorni), di chirurgia vascolare (72 giorni) e pure per le visite ginecologiche (55 giorni). Queste criticità vanno superate brevemente, in tempi veloci.
Mi permetto di fare un riferimento a una questione che mi sta molto a cuore: la statale 67. In tema di infrastrutture, della riqualificazione della statale 67 “Tosco-romagnola” si parla ormai da più di vent'anni e nel corso del tempo tali e tante sono state le vicissitudini burocratiche e politiche fra enti economici e enti locali e associazioni di categoria per promuovere studi, progetti, iniziative di miglioramento viario fra la regione Toscana e l'area romagnola, che ormai abbiamo perso il conto delle promesse fatte.
Nonostante gli interventi prioritari relativi ad alcune varianti siano inseriti nel Piano decennale dell'Anas e che gli interventi sull'intera statale 67 ricadono sulla legge obiettivo, a tutt'oggi i lavori di riqualificazione e messa in sicurezza non hanno programmazione certa, ben sapendo che in tema di opere pubbliche questo vuol dire perdere priorità nella realizzazione delle opere, con la conseguente stasi dei programmi di rilancio dei servizi e della mobilità in tutta l'area e l'abbandono di ogni ipotesi di sviluppo economico dei territori interessati, ormai sofferenti per la mancanza di un collegamento viario moderno.
Continuo a pensare che l'intervento di adeguamento di tale strada, che è compresa nel tracciato Livorno-Ravenna, sia assolutamente prioritario per i cittadini e le imprese e propongo che la Regione proceda a concordare con l'Anas e con tutti gli enti interessati le tempistiche certe per la riqualificazione di questa importante direttrice, anche per assicurare lo sviluppo economico e sociale dell'intera area collinare interessata.
Sull'ambiente. I risultati sconfortanti per la nostra regione dell'ultima indagine di Legambiente su dati Arpa che registra il superamento del limite annuo di 35 giorni, ammesso dalle normative europee per la presenza di PM10 nell'aria, semmai ce ne fosse bisogno dimostra la totale inutilità del provvedimento di blocco totale del traffico al giovedì, così come prevede l'accordo di programma fra gli enti locali e la Giunta regionale. Nessun Paese estero pratica una stupidaggine come il blocco settimanale, così come era deleterio e inutile il ricorso alle targhe alterne. Il caro benzina non si risolve andando a piedi per quattro giovedì ogni mese. Impedire la circolazione un giorno a settimana non risolve il problema, c'è bisogno di provvedimenti più complessi, i blocchi della circolazione una tantum, così come le targhe alterne che nessun Paese ci ha copiato, non servono a nulla.
Le uniche cose utili per risolvere il problema dell'inquinamento sono i parcheggi e un trasporto pubblico efficiente, che permetta l'accesso ai centri storici senza penalizzare il commercio.
Negativa anche l'opera di concertazione fin qui dimostrata fra le varie parti causa, enti locali in primis, con la singola facoltà di revocare le singole limitazioni nell'applicazione del protocollo regionale sul traffico, segno che non c'è un'effettiva volontà unitaria di mantenere coerente la politica di lotta alle polveri sottili in capo alla Regione, ma soltanto di adottare misure specifiche, volte soprattutto a fare cassa.
Sull'economia. Credo che in questa regione siamo diventati famosi ultimamente per il fenomeno dell'imprenditoria extracomunitaria, un fenomeno che può essere letto come un dato di maggiore integrazione degli stranieri nella nostra comunità, oppure come un dato negativo, soprattutto quando si tratta di concorrenza sleale. Ne sono esempio alcuni territori dove da anni si cerca di combattere contro l'imprenditoria straniera illegale. Le istituzioni, Provincia e Regione, le Camere di commercio devono tenere alta la guardia contro situazioni anomale e creare azioni volte a tutelare e sostenere quelle imprese che agiscono nel rispetto delle regole del nostro Paese.
Osservando i dati delle iscrizioni di nuove imprese alle Camere di commercio si nota come negli ultimi otto anni il numero degli imprenditori stranieri è notevolmente cresciuto. Mi chiedo allora come sia possibile, se in certi settori le aziende italiane soffrono la crisi, in quegli stessi settori gli imprenditori stranieri aumentano.
Bisogna tenere conto di questo fenomeno e non sottovalutarlo, perché se da una parte vuol dire maggiore integrazione e volontà di regolarizzarsi da parte degli stranieri, dall'altra si vede come queste siano quasi sempre aziende monotitolari, imprese molto deboli, che spesso lavorano sul subappalto per aziende italiane che possono con facilità cadere nell'illegalità fiscale e in quella legata alla sicurezza sul lavoro.
Le micro aziende sul nostro territorio sono una grande risorsa che va tutelata dai rischi in materia di sicurezza e di concorrenza sleale e pertanto ritengo che sia necessario mettere in campo azioni concrete per evitare situazioni di illegalità, lavoro nero e sostenere le aziende sane.
Innovazione e tutela dei valori del territorio sono fondamentali per sostenere le piccole e medie aziende, che sono il cuore dell'economia del nostro territorio, ma questo non basta, perché alcuni settori, come il tessile, l'abbigliamento e la moda, soffrono e bisogna ben capire se sia perché vi è mancanza di domande sul mercato, oppure a causa di aziende che operano nell'illegalità a un passo da queste.
In conclusione una citazione al federalismo fiscale. Come ho già avuto modo dire in altre occasioni, nella prossima legislatura sarà sicuramente un argomento centrale. Spero che ciò che verrà fatto a livello di decreti legislativi porterà ad un federalismo solidale ed autentico, ma anche competitivo, soprattutto dovrà essere positivo per i cittadini, perché credo che questo aspetto debba rappresentare l'obiettivo principale. Quindi, più trasparenza, più efficienza nei servizi, minor costo, minor carico fiscale. Questo è un percorso che è iniziato nel 2001 e riportato all'attenzione del Governo nel 2007 e ancora nel 2008.
Non dimentichiamo i criteri importanti: il superamento del vecchio criterio della spesa storica con quello del costo standard. Questo principio può essere temibile solo da chi esercita pessima amministrazione in qualunque Regione verrà applicato, sia del sud che del nord, ed è necessario però risolvere alcune questioni importanti: il ridisegno della finanza statale, la piena autonomia finanziaria degli enti territoriali e, infine, credo importante la rivisitazione, come dicevo prima, dei parametri del patto di stabilità che così come è impostato dà l'alibi per bloccare miliardi di investimenti.
Tornando ad una disamina più stringente dell'attività del Governo dell'Emilia-Romagna non possiamo dimenticarci che altri mali endemici della sinistra che governa affiorano come sempre con maggiore evidenza.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Nervegna.
Mentre il consigliere Beretta ha utilizzato tutti i 20 minuti, quindi un'eventuale contro replica del relatore gli è preclusa, il consigliere Nervegna come relatore ha conservato 5 minuti.
Iniziamo la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il consigliere Salomoni.
Ricordo che per il suo gruppo, consigliere Salomoni, Forza Italia-Popolo della Libertà, 52 sono i minuti complessivamente a disposizione.
Prego, consigliere Salomoni.
SALOMONI: Come tutti gli anni ci accingiamo ad esaminare l'atto più importante, direi, dell'amministrazione, il bilancio e la relativa legge finanziaria.
Quest'anno, come diceva poc'anzi il mio collega Nervegna, oggettivamente è un bilancio e una finanziaria di carattere elettorale, entro certi limiti posso capirla, anche se è poco condivisibile, ma direi che è un anno che ormai la Giunta Errani sta portando avanti atti legislativi dal sapore elettorale. Ne ricordo alcuni: il riordino delle Comunità montane, che gli abbiamo cambiato nome e non abbiamo certamente dato un impulso a un reale risparmio e a una reale riorganizzazione del sistema amministrativo. Per poi passare ai consorzi bonifica, anche quelli li abbiamo accorpati, abbiamo creato una serie di situazioni operative locali che ci vorranno degli anni per riuscire a far sì che il sistema riparta con la stessa efficienza, cioè inefficienza di prima. Per poi arrivare alla legge sul nucleare, la legge relativa al Piano energetico, dove in modo molto demagogico rispetto alla prima bozza si è voluto far sì che non apparisse tra le opportunità sul nostro territorio regionale la possibilità di produrre e di sviluppare gli aspetti dell'energia nucleare. Per arrivare a questa legge dove si è superato ogni limite, addirittura si è presa l'occasione della finanziaria per inserire e modificare leggi importanti, di principio, come sono previste, appunto, agli articoli 46 e 48.
Tornando ad esaminare alcuni punti di questa legge, ce ne sono due che sono condivisibili. Uno è, nell'emergenza attuale della grave crisi economica, l'aspetto e l'attenzione verso i consorzi fidi e le cooperative di garanzia. È un atto necessario per cercare in qualche modo, assieme ad altre leve, di mantenere il nostro sistema produttivo, soprattutto delle medie e piccole imprese.
L'altro aspetto che oggettivamente è da considerarsi positivo è il mantenimento e lo sforzo, in modo coordinato con lo Stato, per il mantenimento degli ammortizzatori sociali in questa fase di crisi. Però, sinceramente, presidente, questi due aspetti li considero troppo poco, troppo contenuti e troppo limitati. Mi sarei aspettato che in parallelo ci fosse un'azione, fossero attivate altre leve importanti come elemento per uscire da questa grave situazione di crisi e mi riferisco a un piano degli investimenti, un piano straordinario di livello regionale da affiancare con forza a risorse di carattere nazionale. Purtroppo questo non c'è, anzi, vediamo nell'assestamento di bilancio e anche in questa legge finanziaria il mantenimento e la chiusura sistematica di buchi relativi a strutture e mi riferisco agli aeroporti. Abbiamo all'art. 27 l'ennesimo milione e mezzo che serve sostanzialmente per far chiudere in pareggio l'aeroporto di Forlì e qui è il primo aspetto negativo di questa finanziaria, non c'è il piano degli investimenti, ma soprattutto manca una visione strategica per dare forza e linfa al nostro sistema produttivo, che ne avrà veramente bisogno appena la crisi si allontanerà.
Penso che sia necessario e non si può continuare a gestire nella nostra Regione un sistema aeroportuale in rete, che è una parola ma che nella sostanza non si può tradurre in azioni pratiche, non è possibile continuare con quattro aeroporti in 300 chilometri, aeroporti che non sono neanche all'altezza per comunicare nel mercato interno, ma soprattutto non sono adeguati a vincere la sfida globale.
Credo che la Regione debba chiamare tutti i soggetti attorno a un tavolo e fare una proposta, fare una scelta strategica di favorire un hub aeroportuale e di fianco a questo hub aeroportuale, come ho avuto modo in più occasioni di dire, bisogna pensare di mettere insieme l'altra faccia della stessa medaglia per dare forza al nostro sistema produttivo, cioè un sistema fieristico, perché anche sul versante delle fiere assolutamente la politica portata dalla nostra Regione è una politica miope, è una politica non vincente.
È di pochi giorni fa che abbiamo approvato un aumento di capitale, in realtà una chiusura, un ripianamento del bilancio della fiera di Bologna di 13 milioni di euro. Proprio soprattutto lì addirittura c'è un aspetto grave, c'è una parte del sistema imprenditoriale privato che non ha sottoscritto l'aumento di capitale sociale, significa che non c'è una strategia di sviluppo di questo hub fieristico, che è uno dei più importanti, e conseguentemente sono denari che mettiamo per chiudere una situazione di emergenza. Anche su questo versante credo che non si possa continuare in quella direzione.
A tale proposito mi aggancio sul sistema bolognese, delle infrastrutture bolognesi e mi ritrovo con il finanziamento in finanziaria di 8 milioni di euro per il people mover, un collegamento diretto, una navetta, fra la stazione e l'aeroporto di Bologna. A parte gli aspetti di impatto, è sicuramente una struttura disarticolata rispetto al sistema trasportistico della città. Credo che una città come Bologna ha bisogno di una cosa sola, di una metropolitana automatizzata, la cosiddetta metropolitana di Guazzaloca, “il metrò che vorrei”, un ascensore in orizzontale sottoterra che colleghi in modo progressivo tutti i punti nevralgici: aeroporto, stazione, fiera e gli altri hub più importanti. Quello è ciò di cui ha bisogno Bologna, questa Giunta addirittura in passato è stata l'artefice, ci ha fatto perdere oltre 216 milioni di finanziamento già acquisito e si continua a buttare letteralmente, perché la parola giusta, dalla finestra anche adesso 8 milioni per il people mover. Tra l'altro un'opera che l'attuale sindaco, che prima era vicepresidente, va contro natura. Questa opera è nata in project, cioè con finanza di progetto, è talmente sballato il conto economico che la stessa imprenditoria bolognese, la Lega delle Cooperative in particolare, la prima volta ha lasciato andare deserto il bando perché non c'erano i presupposti finanziari perché tornassero i conti, la seconda volta è riuscita a fare tornare i conti, ha vinto una cooperativa della Lega ma, caso strano, se uno va a guardare il bando, è previsto che di fatto il rischio imprenditoriale, che è tipico di un investimento in project, viene scaricato sulle tasche dei cittadini bolognesi per i prossimi 30 anni. Mi sembra addirittura già questo un modo assolutamente inopportuno di procedere, è una modifica delle regole di mercato di un certo tipo di appalto ed è gravissimo che il Comune di Bologna abbia imposto una cosa di questo genere, ma soprattutto è ancora più grave che la Regione di fatto continua a finanziare un'opera che è assolutamente disarticolata e anche da un punto di vista finanziario non risponde alle regole per le quali è nato il project financing. Questo è un altro aspetto assolutamente riprovevole.
Altri aspetti. Sul Piano casa è già stato detto. Abbiamo perso un'altra grande occasione: l'intesa attuata a livello nazionale dava la possibilità anche nella nostra regione di consentire, di mettere in moto un sistema economico semplice ma efficace. Da una parte consentiva questo, dall'altra consentiva di rendere a molte famiglie un servizio, cioè dare la possibilità di avere un sistema, vivere meglio nella propria casa. Noi abbiamo fatto un'azione abbastanza restrittiva, ma la cosa assolutamente non condivisibile è stata la possibilità di lasciare ai Comuni, come norma, la possibilità di porre ulteriori restrizioni. E si sono mossi in parecchie Province, in particolare so bene cos'ha fatto la Provincia di Bologna, ha mandato un messaggio chiaro, recepito sostanzialmente da tutti gli amministratori di sinistra e ha di fatto con questa restrizione annullato tutti i benefici della legge. Mi riferisco a tutti gli aspetti relativi alla ruralità, dove in queste situazioni di fatto in moltissimi comuni è inapplicabile questa legge. Si pensi che questa legge aveva tra le sue caratteristiche e priorità proprio quella di mettere in sicurezza, da un punto di vista sismico ed energetico questi edifici. Ancora una volta una Regione che da una parte dà e dall'altra toglie, in una logica molto semplice, quella di un ambientalismo di maniera, se ne sono dette di tutti i colori, esattamente delle falsità, che questo era un condono mascherato, e così via.
Credo, e concludo, che andando avanti in questa direzione non si fa assolutamente il servizio dei nostri cittadini.
Un altro aspetto che vorrei mettere in evidenza, che fa parte della politica di questa Giunta, assolutamente non condivisibile, è la storia e le tante risorse che andranno nella creazione di 10 tecnopoli. In particolare mi riferisco, perché la conosco molto bene, alla situazione della nostra città di Bologna. Noi abbiamo già dei contenitori utili, necessari, con tutto ciò che serve per riuscire a sviluppare tecnologie, per riuscire a fare dell'attività di ricerca avanzata, penso al contenitore che abbiamo sul lago del Brasimone, ex Centro Enea sperimentale, bene, non capisco perché si voglia andare a buttare letteralmente soldi per creare degli uffici e mettere a posto, riqualificare una zona come quella dell'ex Manifattura Tabacchi. Quei denari mi sembrava e mi sembrerebbe più opportuno che venissero impiegati direttamente per dare prospettive di lavoro per parecchi anni a una serie significativa di ricercatori e collocarli nelle infrastrutture che già abbiamo a livello universitario e a livello anche del Centro nucleare del Brasimone, che di fatto è semivuoto. È una scelta voluta da questa Regione, non condivisibile, perché i denari di tutti vanno spesi con oculatezza, cosa che anche da questo punto di vista non sta succedendo.
Perciò, di fronte a queste situazioni, credo che assolutamente sia un bilancio e una finanziaria da respingere in modo determinato e chiaro.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Salomoni.
Lei ha utilizzato 14 minuti del tempo a disposizione del suo gruppo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Stiamo parlando di una manovra importante, che incide notevolmente sui cittadini, poiché riguarda la dimensione economica. Si tratta di oltre 14 miliardi di euro, soldi pubblici che dovrebbero essere spesi nel modo migliore possibile, per favorire tutti i cittadini e non solo una parte di essi, per questioni di vicinanza politica.
La crisi vi impone, come è già accaduto a livello nazionale, di tagliare le spese inutili, non potete più permettervi di finanziare, ad esempio, doppi apparati, come due Usl a Reggio Emilia, due Usl a Parma, due Usl a Modena, due Usl a Bologna, doppie sedi, doppi palazzi, doppi direttori, doppio personale, doppia spesa, doppio spreco.
Gli ultimi dati, e lo abbiamo visto proprio oggi ne “Il Sole 24 Ore”, non sono confortanti, perché l'Emilia-Romagna perde quota e perde posizioni, siamo ben lontani dalle vette della classifica, come invece ha ripetuto almeno trenta volte il presidente Errani, “Il Sole 24 Ore” di oggi dice esattamente il contrario, che l'Emilia-Romagna perde e continua a perdere posizioni. Io credo più a “Il Sole 24 Ore” che al presidente Errani.
Se l'Emilia-Romagna non è precipitata, il merito è soprattutto della laboriosità dei cittadini e non certo della politica del centrosinistra, che tanti disastri ha creato in questi anni.
Ha ragione chi vede la nostra Regione come la bella addormentata nel bosco. La politica regionale deve fare delle scelte e prendere delle decisioni. I cittadini dell'Emilia-Romagna non hanno paura di tirarsi su le maniche, di fare qualcosa per gli altri e hanno uno spiccato senso del volontariato. La politica può fare di più e meglio e non deve aspettare che le cose cadano dal cielo, bisogna prendere decisioni anche importanti, non si risolvono i problemi con finanziarie elettorali e opuscoletti inviati a tutte le famiglie, che anticipano solamente la campagna elettorale del prossimo marzo. In tal modo si acuiscono i problemi perché si creano delle aspettative che poi non corrispondono alla realtà dei fatti.
A noi come opposizione spetta il compito di dire soprattutto le cose che non vanno. La legge finanziaria regionale bilancio di previsione, esercizio finanziario 2010, il solito ritornello del calo dei finanziamenti statali e l'autoelogio della Regione Emilia-Romagna capace, nonostante ciò, di mantenere un'alta qualità di servizi è ormai trito e ritrito. A questa barzelletta non crede nemmeno più l'elettorato del centrosinistra, figuriamoci noi.
Il presidente Errani deve guardare in faccia alla realtà, non raccontarci che siamo ai vertici delle classifiche. Deve parlare meno di una Regione virtuosa nonostante il Governo cattivo di centrodestra, deve guardare di più alla sua politica. È vero esattamente il contrario: il Governo Berlusconi ha tagliato gli sprechi, tanto che gli esponenti del centrosinistra, che sono abituati a vivere in enti pressoché inutili, si lamentano e la nostra Regione, anche se in modo più scaltro, continua invece a spendere e a spandere e a fare investimenti spesso sbagliati. Lo ricordiamo: quando le coop rosse chiedono aiuti, gli enti pubblici sono sempre generosi e rispondono credendo di fare cosa buona e giusta, invece in tal modo fanno delle discriminazioni che penalizzano le imprese sane che operano nel libero mercato.
La sinistra ha finanziato massicciamente anche coop rosse decotte come Terremerse di Massa Lombarda, una cooperativa rossa che da tempo è in gravi difficoltà economiche. Sono soldi buttati dalla finestra, soldi dei cittadini spesi male, non è sussidiarietà, ma riconoscimento di un merito a chi è incapace. L'assistenzialismo non paga e la vostra politica spesso è assistenzialismo.
La sinistra con questa finanziaria regionale spreca soldi per favorire unioni diverse dalla famiglia. Altro che attenzione al sociale come dice Beretta, ma almeno date un senso alle parole. Io non capisco la gente come fa a credervi. Voi discriminate la famiglia, la famiglia autentica, quella fondata sul matrimonio, quella naturale, deputata alla continuazione della vita. Voi create squilibri e terremoti che non sono prevedibili, perché con l'articolo 48 ponete le basi per la disgregazione della famiglia e non sarà un articolo indolore. Io mi appello ai cattolici di sinistra, che sono sempre ossequiosi quando parlano con la Chiesa e poi quando votano, vanno in senso opposto. Io mi auguro che almeno abbiano la forza morale di astenersi dal votare questo articolo 48. Non si demoliscono le fondamenta sulle quali si basa la società e in questa legge finanziaria, in questo subdolo articolo, che nulla ha a che vedere con la manovra economica, io non capisco cosa c'entra la famiglia con la legge finanziaria, si gettano le basi avvelenate per demolire la famiglia. Altroché salvaguardia delle famiglie come dice Beretta!
Fortunatamente il cardinale Caffarra ha preso carta e penna e ha fatto notare al presidente della Regione la grande confusione che questo articolo causerebbe al sistema sociale, rovesciando i valori e i fondamenti della famiglia. Abbiamo presentato un emendamento, anzi due, dove chiediamo il rispetto della Costituzione. Lo ricordo alla sinistra, la Costituzione tanto cara quando si parla di antifascismo diventa superata quando si parla di famiglia, articoli 29, 30 e 31. Noi chiediamo il rispetto della Costituzione.
Se pensate di avere dei soldi in più, se pensate di avere soldi da buttare dalla finestra, investiamoli nell'eliminazione delle barriere architettoniche. Nella nostra regione vi sono una notevole quantità di barriere architettoniche da eliminare, chi è costretto a disabilità gravi non è agevolato a vivere da noi, anzi, si trova quotidianamente a contatto con barriere difficilissime da superare e lo sa bene anche chi è a contatto con questi portatori di disabilità. Quindi, non buttate soldi dalla finestra per distruggere la famiglia, ma piuttosto investiteli per eliminare le barriere architettoniche, visto che pare che ne abbiate in più.
Altro grave neo riguarda l'assessore Rabboni, che non c'è, cioè i cosiddetti i progetti di filiera in agricoltura. State danneggiando in modo irreparabile la nostra agricoltura, che si fonda principalmente sulla conduzione familiare. Non si possono costringere le aziende agricole sane ad aderire, ad iscriversi a grosse aziende o a grosse cooperative per potere avere libero accesso ai finanziamenti pubblici regionali, che sono soldi di tutti i cittadini. Le aziende che vogliono aderire al progetto di filiera infatti sono obbligate a pagare quote associative e a sottostare a condizioni, come il conferimento di quote latte o di carne a prezzi stracciati, e hanno l'obbligo di acquistare mangimi e prodotti dalle cosiddette capofila della filiera. Questo modo di agire non è un modo democratico, anzi, è il contrario. Questo punto andrebbe eliminato. Queste cose voi non le dite, le vendete come un grande risultato, ma è una grande fregata per gli agricoltori, diciamo le cose come stanno.
Poi non dimentichiamoci (esattamente il contrario di quello che ha detto il presidente questa mattina e oggi pomeriggio) che avete eliminato i finanziamenti alle imprese private. Non ci sono più soldi nel settore artigiano e per la piccola industria, che sono il motore dell'economia regionale. Voi, in altre parole, avete cancellato la famosa legge Sabattini, che tanto cara era agli artigiani e alle piccole imprese. Quindi, questa legge verrà mandata in pensione, altro che consorzi fidi, questi sono un'altra fregata come i progetti di filiera, perché a questi consorzi potrà accedere solo chi è amico degli amici. La democrazia la state cancellando, state instaurando piano piano un regime. Io spero che i cittadini aprano gli occhi.
Poi il presidente ha parlato questa mattina di mutui, sempre a proposito dei consorzi fidi. Ricordo al presidente e a lei, sottosegretario Bertelli, che le banche in Emilia-Romagna sono agli ultimi posti della classifica nazionale per la cessione di finanziamenti alle imprese. Siamo agli ultimi posti, quindi alle vostre parole, alle belle parole pronunciate stamattina da Errani, non corrispondono i fatti. È esattamente il contrario, gli artigiani vanno in banca e le banche non gli danno finanziamenti. Altro che finanziamenti agevolati! I finanziamenti agevolati sono per le solite cooperative rosse e per qualche amico.
Poi vorrei capire come mai questa Fondazione Arturo Toscanini vi stia tanto a cuore. Ogni anno riceve cospicui finanziamenti, anche quest'anno abbiamo 4 milioni di euro che si vanno a sommare ai circa 25 milioni di euro già percepiti in questa legislatura. Troppi per una sola orchestra. Io ho presentato un'interpellanza per capire qualcosa di più e per vedere i bilanci, ma evidentemente non era degna di ricevere una risposta in undici mesi.
Infine basta con la bugia che questa Regione non ha aumentato le tasse; le avete stra-aumentate esattamente due anni fa. Raccontate delle frottole, raccontate quella famosa filastrocca dei 400 milioni di euro per il sociale, che ogni anno si sommano e non si capisce bene per quale motivo vengono spesi e come. L'ha detto chiaramente il collega Nervegna: sono bugie. I cittadini dell'Emilia-Romagna pagano più tasse rispetto a quelli del Veneto e della Lombardia e non hanno servizi migliori, anzi, in alcuni casi i nostri servizi sono peggiori rispetto alle regioni del nord. Ricordiamo ai cittadini dell'Emilia-Romagna che nel 2007, 2008 e 2009 la sinistra regionale ha incamerato circa un miliardo in più di euro di tasse dai contribuenti emiliano-romagnoli, perché la sinistra ha aumentato l'addizionale regionale, ha aumentato l'Irap, ha aumentato una parte di bolli, fa pagare la tassa sul gas metano che altre Regioni del nord, come la Lombardia, non la fanno pagare. Altro che questa Regione è brava e virtuosa. Ma dov'è che siete virtuosi? Sono virtuosi i cittadini che tutte le mattine si tirano su le maniche.
Si continua poi in una “politica adriatica” condotta in prima persona dal presidente, una politica che discrimina la montagna e il territorio dell'Emilia. Non è sufficiente che il presidente citi la parola montagna a proposito della banda larga e poi si dimentichi dell'Appennino in tutte le altre occasioni. La montagna ha gli stessi diritti e le stesse potenzialità del mare, non è un territorio inutile o un peso morto da sopportare. Ci sono maggiori difficoltà geomorfologiche, è vero, ma ci sono altre risorse da sfruttare che in questa Regione in quarant'anni non ha mai voluto sfruttare.
Per quanto riguarda i fondi per l'affitto di cui Beretta ha parlato così generosamente, vorrei ricordare all'assessore Muzzarelli, che è qui presente, metta una clausola nel regolamento che chi riceve il fondo per l'affitto lo usi per l'affitto. A tal proposito questa mattina mi ha telefonato naturalmente un nostro elettore e mi ha detto: “Guardi, io abito nel comune di Bibbiano, il mio inquilino riceve il fondo per l'affitto ed è un anno che non mi paga. Sono andato in Comune a lamentarmi e in Comune non c'è scritto che i fondi devono essere messi per l'affitto”. Quindi, questi beneficiari ricevono i soldi, se li tengono in tasca e non pagano l'affitto. Allora, cerchiamo di guardare le cose semplici e di tradurle in modo che le capisca l'uomo della strada, non dire che mettiamo 50 milioni di euro per l'affitto e poi questi signori si intascano i soldi e non pagano l'affitto. Quindi, non diamo i soldi a piacimento ai cittadini solo per conquistare dei voti.
Per il Piano casa mi sembra che sia stato un disastro, un Piano casa che assolutamente è stato il contrario di quello che il Governo ha fatto, abbiamo preso in giro, per l'ennesima volta, i cittadini.
La politica urbanistica di questi anni è stata una politica disastrosa dal punto di vista ambientale, avete bruciato oltre 200.000 ettari di terreno, che non ci sono più, e adesso, tanto per bruciarne ancora un po', a Reggio Emilia facciamo, assessore Pasi, il più grande ipermercato dell'Emilia, un'altra grossa mega coop, da oltre 50.000 metri quadrati, proprio sotto le vele di Calatrava. È uscita anche la famiglia Maramotti per dire al Comune di Reggio Emilia di smetterla. Maramotti ha detto che sotto la Torre Eiffel non si fanno delle case, il Comune di Reggio Emilia, appoggiato naturalmente da una SpA delle cooperative... Io non capisco come le cooperative, che dovrebbero essere delle società che distribuiscono utili, abbiano delle SpA. La SpA è speculativa, la cooperativa dovrebbe essere per il sociale, fate delle magie, io non riesco a capire. Questa SpA delle cooperative guarda caso riesce ad avere l'assenso dal Comune di Reggio Emilia a costruire sotto le vele di Calatrava, che sono le porte di Reggio Emilia, un'altra grande struttura come GranEmilia di Modena. Cosa significa? Soltanto un business e una speculazione delle cooperative, che porta alla distruzione dei negozi del centro, e alla chiusura di quelli nei piccoli paesini.
Mi sembra che le cose da fare siano tante, mi sembra che da rivedere ci siano tanti punti in questa finanziaria, naturalmente noi non siamo soddisfatti, dovremmo recuperare in parte il tempo perduto. Altroché Regione virtuosa! Questa Regione si è messa a sedere, è quindici anni che è seduta e vive di rendita. Dovrebbe darsi una mossa.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Filippi.
Collega Filippi, lei ha utilizzato 15 ulteriori minuti a disposizione del suo gruppo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Varani. Ne ha facoltà.
VARANI: Facevo un'annotazione del tutto marginale. Non è solo di questa seduta, ma è stata di tutta la legislatura: noi oggi abbiamo liquidato, in poco più di 2-3 ore, il bilancio di un'intera legislatura e oggi, con i tempi contingentati, come vuole il Regolamento. In un pomeriggio-sera liquidiamo la finanziaria annuale e pluriennale, e ciò dice secondo me della debolezza che oggi ha la politica e il ruolo di questa Assemblea legislativa sulle grandi partite. Farò anch'io la mia parte e la focalizzerò su un punto, proprio perché i tempi sono quelli che sono e lo faccio sul controverso articolo 48, ma non solo. Su questo volevo dire che sono molteplici i punti di vista in base ai quali leggere e interpretare questa norma, il comma 3 in particolare, che se non altro è diventato molto popolare, Bertelli, adesso tutti sanno che esiste un comma 3 in Emilia-Romagna...
(interruzioni)
No, è un favore che vi ha fatto Caffarra, si sa finalmente di una norma particolare della finanziaria, popolarità.
...ma vorrei che notaste anche il successivo articolo 49, introdotto con emendamento una settimana fa o poco più, non vorrei che sfuggisse a sinistra, nella maggioranza, ma vedo dagli emendamenti di Mazza che Mazza invece se ne è accorto, non vorrei che vi sfuggissero le rilevantissime implicazioni pratiche sugli enti locali, sul progressivo svuotamento dell'Assemblea legislativa, e lo dico a prescindere dagli aspetti ideali, ideologici su cui mi soffermerò dopo per quanto riguarda l'articolo 48. Quella norma è molto importante e rischiamo di non coglierne la portata proprio perché è nelle pieghe di una finanziaria di fine legislatura. Ma ne parlerò dopo.
Mi soffermerò su solo due chiavi di lettura, tra le tante possibili, e mi addentrerò, proverò ad addentrarmi anche in modo volutamente politicamente scorretto nelle intenzioni dei sostenitori di quelle norme o di alcuni di essi. Lascio perdere, almeno per un po', anche per mancanza di tempo, la vetusta, anche se irrisolta, querelle laici-cattolici, chierici-clericali, laicisti, eccetera. La lascio perdere, dicevo, per mancanza di tempo e perché molto pragmaticamente non ci sono, dal mio punto di vista, sacerdoti e guardiani monopolisti dello Stato e dei confini della democrazia, anche se alcuni pensano questo di se stessi in quest'Aula. Qui, su questa partita hanno diritto di parola tutti, anche i vescovi, che sono per l'appunto cittadini italiani.
C'è una possibile lettura di merito, mettiamola in positivo tra virgolette: i proponenti, i sostenitori della equiparazione tra individui, famiglie e convivenze varie, sono sinceramente afflitti per le condizioni disastrose dei diritti civili del nostro Paese e della nostra regione e vogliono porre mano a un increscioso ritardo nella modernizzazione del Paese, di questa Italia afflitta, ci dicono esplicitamente o implicitamente, da familismo, omofobia, grettezze varie, eccetera. Per rimediare a questi mali, forti e puri della vostra integerrima intenzione solidarista e universalista, tentate una soluzione giuridica che è giuridicamente insostenibile e ce lo dite nelle norme che avete scritto. Aver detto in premessa tutti uguali, singoli e coppie (famiglie e coppie uguali in questo caso) e poi andare a scrivere però faremo differenze per le famiglie numerose, per quanto cosa buona l'ho votata, è una contraddizione in termini, così come è poi contraddittorio andare a precisare nell'articolo 49 che ci si rifarà sui familiari in linea retta per gli assistiti bisognosi. Diamo nulla alla famiglia, ma pretendiamo molto dalla famiglia, la consideriamo una zavorra passatista, almeno come cultura, come mentalità, ma poi ricorriamo ai legami familiari.
La realtà è diversa, la famiglia riceve oneri dallo Stato, pochi vantaggi, ma noi, voi nella finanziaria, li considerati pari a zero questi oneri. Dicendo “faremo eccezioni” dite, ammettete, che la realtà è diversa, non è uniformabile, ma cercate di uniformarla senza in realtà riuscirci. Ripetete come un mantra che non si toglie nulla a nessuno, anzi, generosi come siete, allargate diritti e questa sarà la vostra argomentazione chiave, sentiremo questo spot all'infinito nelle prossime settimane elettorali: non togliamo diritti, li allarghiamo. Andatelo a raccontare a quelle molte famiglie, con pochi e molti figli, che si sono sempre visti passare davanti in graduatoria, a Bologna sicuramente, conviventi non dichiarati. In realtà non siete, secondo me, è la mia opinione, sinceri fino in fondo. Alla famiglia togliete e non date, andate allora fino in fondo.
Un esponente regionale in privato mi ha detto: “Esistono solo i diritti individuali”. Bene. Allora coerenza, dite che la famiglia è inutile e teorizzate che tutto (eredità, pensioni di reversibilità, casa, mutuo, aiuto) sia risolvibile con pattuizioni private. Non potete però non dire che la parificazione alle famiglie nell'accesso ai servizi delle convivenze eterosessuali e omosessuali sulla mera base di una registrazione anagrafica è ininfluente e nulla toglie. Rende esattamente inutile, se non altro per evidente non equità, sposarsi. Almeno ditelo, ufficializzate che non volete più l'istituto familiare nell'ordinamento.
Certamente è molto conveniente non avere determinati oneri, diritti e pochi oneri. Non sto facendo una graduatoria etica fra serie A e serie B, sto facendo un ragionamento sul differente livello di assunzione di responsabilità pubblica. So altrettanto bene che un progetto matrimoniale o affettivo non è certo motivato da leggi e benefici fiscali, so altrettanto bene che una famiglia sposata non per questo ha un'affettività più pura, più nobile e non per questo dà più garanzie di durata, ciò nondimeno su un dettaglio chiave di responsabilità sociale diventate improvvisamente iperliberisti: basta l'intenzione e lo stare assieme. Su qualsiasi altra cosa - uso una parola forte - “massacrate” la gente di certificazioni, burocrazia, accertamenti, carte bollate. Basterebbe guardare, per fare un esempio banalissimo, ai percorsi per l'adozione, ma poi sul mettersi insieme nei confronti dei servizi sociali, cioè un fatto rilevante e pubblico, basta un nulla, basta l'intenzione, basta il domicilio comune.
Sarà pur diverso chi accetta un patto pubblico e chi no. Allora come tuteliamo i conviventi? Il matrimonio civile è a costo zero ed è rescindibile. Il problema della durata del divorzio? Fate una battaglia sulla durata del divorzio, ma occorre sapere che la non assunzione di responsabilità pubblica ha delle conseguenze pubbliche. Con ciò madre e figli, padre e figli vanno tutelati, ma l'eccezione non può diventare la regola. Oggi l'eccezione è la regola, chi si sposa ha svantaggi. Ripristinare un'equità verso la famiglia, questa era politica sociale.
Naturalmente c'è chi mi fa presente che già ora la situazione qui in Emilia-Romagna, la situazione che la norma finanziaria fotografa, è già così, quindi perché scaldarsi? La finanziaria non cambia nulla, già è così. Se è inutile, può diventare dannosa, diseducativa. Se è già così non ci si venga allora a raccontare che state tutelando la famiglia, se è già così, come la finanziaria scrive, andate fino in fondo e ditecelo a carte scoperte, che la Costituzione va bene, tranne l'articolo 29, va bene lo Statuto, tranne l'articolo 9, comma 1, lettera b). Del resto il vero punto, e qui faccio il processo alle intenzioni che annunciavo all'inizio, il vero punto non è il merito, il merito ci potrebbe portare avanti all'infinito.
Quella norma non è dettata da esigenze reali, ma da un patto politico, da un accordo elettorale: nel 2005 avevate l'esigenza di ammiccare al mondo cattolico moderato e perciò faceste uno Statuto con una norma sulla famiglia; nel 2001 avevate invece aperto alle coppie gay, alle convivenze nelle politiche sulla casa. Si vede che ci sono dei cicli elettorali che cambiano in questa regione.
Oggi, evidentemente, il problema del voto cattolico non esiste più e potete tranquillamente occuparvi di tenere nel patto politico elettorale le frange più laiche e radicali. Qualcosa quindi è cambiato negli assetti culturali e ideali e ideologici della maggioranza, qualcosa è anche cambiato evidentemente dalle parti del centro moderato cattolico nella sua capacità di giudizio e nelle sue priorità. Oggi Errani gioca a sinistra e tiene assieme dal centro all'estrema, anche con questi ammiccamenti politico elettorali. Dal suo punto di vista probabilmente un'ottima operazione, sono ammiccamenti politico elettorali che hanno e avranno però un prezzo sociale educativo pesante, io spero anche elettorale.
Del resto che un prezzo si rischi di pagarlo lo si vede dall'emendamento pro famiglie numerose, il piccolo “do ut des” che avete messo nella finanziaria e che, a mio avviso, non cambia il mio giudizio e spero di molte altre persone, il giudizio negativo.
Vorrei segnalare il primo grave prezzo e lo dico prescindendo dalle diverse posizioni ideali che ho sollevato poc'anzi. Il primo prezzo che la stessa maggioranza paga è che andiamo a fare una riforma rilevantissima sul welfare nelle pieghe della finanziaria, dell'ultima finanziaria. Leggete per favore l'articolo 49 e rendetevi conto di che cosa state facendo: c'è una rilevantissima modifica delle politiche sociali, ridefinizione dei criteri d'accesso, soprattutto insistite e insistite a compartecipazioni alla spesa, ai costi dei servizi sociali. Giusto che si affronti il tema, ma, signori, non veniteci a dire intanto che il sistema è ancora gratuito e universalista; due, non veniteci a dire, questo è più importante, almeno per il circuito politico responsabile, che questo cambiamento radicale e repentino in finale di legislatura è stato discusso veramente. Qui non ci basta il parere della CAL. Non mi basta dire che c'è il parere della CAL, perché il Consiglio regionale è stato in realtà tagliato fuori da un vero dibattito di merito su un passaggio rilevantissimo, quel 49 è una riforma chiave delle politiche sociali di questa regione, è una riforma di sistema e l'abbiamo messa nelle pieghe della finanziaria.
Non basta, dicevo, e ancora di più se consideriamo poi gli aspetti applicativi rilevanti, che saranno decisi in gran parte dalla Giunta regionale, certo sempre sentito il CAL, ma con la politica, i gruppi, la stessa maggioranza tagliata fuori dalle vere scelte che verranno fatte. Non è corretto, non è leale, non è trasparente che una simile riforma la si faccia così, con questi tempi e in questo frangente.
Per questo io ho proposto un emendamento che devo dire paradossalmente in alcuni punti va incontro a un emendamento Mazza, se ho bene interpretato. Certo, è un emendamento non neutro, ha un passaggio ideologicamente rilevante, ma se lo rileggete dice questo: “Non facciamo il 49 così com'è, ma demandiamolo a delle direttive dell'Assemblea legislativa”, certo, su proposta della Giunta, sentita la CAL, sentite le competenti commissioni assembleari, fissando i paletti su cui vogliamo intervenire. Ho ricopiato quasi quello che avete scritto, ma la vera partita è che sia fatta in sede di dibattito assembleare, evidentemente il nuovo, ma evidentemente anche in campagna elettorale discuteremo nel merito. Questo sarebbe un passaggio legislativo a mio avviso corretto, trasparente, istituzionalmente corretto, che restituirebbe all'Assemblea legislativa quel ruolo che sempre meno avrà, ahimè, ahi noi, nel prossimo futuro.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Varani.
Ha chiesto di parlare il consigliere Fogliazza. Ne ha facoltà.
FOGLIAZZA: Intervengo a nome della Lega nord per offrire il mio contributo al dibattito su questa proposta di bilancio, che a nostro avviso ha evidenti finalità elettorali, come è già stato detto dai colleghi, soprattutto per taluni aspetti per così dire provocatori, che già hanno avuto rilevanti ripercussioni sulla carta stampata. Certo, poi sarà l'elettore ad esprimersi.
Come consigliere, ma anche come cattolico, non voglio esimermi dal dire la mia sul discorso articolo 42 della finanziaria regionale, con le successive, parziali contorsioni che ne hanno generato un 42bis. Con il primo atto della vicenda la famiglia tradizionale era svilita nella fruizione dei servizi pubblici e consociata ad unioni di fatto come conviventi occasionali o coppie gay, svelando una visione minimale, formalista e liquidatoria della nostra società, da sempre cristiana nei principi che la ispirano. Il tutto, certo, in linea con le stravaganze delle élite di Bruxelles, che sentenziano contro la presenza dei crocefissi nei luoghi pubblici. In seguito è vero che è venuta meno cotanta superbia nell'inimicarsi anche prestigiose autorità vescovili, ma, ripeto, nonostante il dietrofront, vi è da vigilare perché eventuali aberrazioni non rientrino dalla finestra con futuri regolamenti attuativi demandati alla Giunta.
A Bologna, e altrove purtroppo, incombe quel burocratismo a fondo perduto che negli anni, tanto per esemplificare, è riuscito a confondere i disabili con i diversamente abili, i dipendenti pubblici con dei solenni operatori d'esercizio, i bidelli con operatori scolastici orizzontali e verticali e quant'altro, artatamente studiato per dare tutto a tutti, appiattire le differenze e creare varchi per la conservazione al potere dei soliti noti. È evidente l'ostinazione nel privilegiare delle minoranze a discapito della gente comune, questa sì discriminata nelle sue priorità sociali e impoverita per un'arbitraria ripartizione di risorse pubbliche.
Stessa impostazione politica ho personalmente ritrovato nel ciclopico documento di programmazione economico finanziaria, uno sproloquio a tutto campo di oltre 200 pagine, che merita di essere esaminato almeno su temi che ritengo essenziali. Ebbene, in tema di risposte alle crisi coinvolgenti per forza di cose il tessuto produttivo ho notato un'insistenza quasi ossessiva verso soluzioni di innovazione tecnologica molto avanzata, quasi 20 milioni a bilancio, che non penso siano però alla portata della vera imprenditoria emiliano-romagnola, che per oltre il 90% è fatta di aziende con meno di 10 dipendenti e quindi difficilmente beneficiata dall'alta ricerca, tant'è che a pagina 40 del documento che ho citato, si ammette poi come l'entità delle industrie convenienti a tecnopoli e quant'altro sia pari al 5% del totale.
Pure i dati relativi alla cassa integrazione in deroga, su cui ha riferito stamattina il presidente Errani, pur essendo una cifra importante in sé, dimostrano quanto l'uso di siffatti ammortizzatori sociali sia stato minimo al di fuori delle medie o grandi imprese. Insomma, le politiche regionali si rivelano non solo in campo sociale, ma anche in altri ambiti, a danno di un ceto medio ignorato, cui non rimane che l'arma del voto.
Che dire di un continuo, generico citare di immigrati, di popolazione straniera in maniera trasversale a tutti o quasi i settori di intervento. La vera palestra di queste acrobazie riguarda, ad esempio, l'utopico capitolo del contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, dove i veri beneficiari non sono i capofamiglia disoccupati, sul lastrico, ma i detenuti, notoriamente extracomunitari, in gran maggioranza al nord, e nemmeno citati come tali, ma nobilitati in sinistrese come persone ristrette negli istituti penitenziari regionali. In soldoni, fra area carcere e povertà, da tre anni a questa parte abbiamo incrementi di centinaia di migliaia di euro, arrivando ad un'uscita di oltre 7 milioni. Sono citati a pagina 68.
Antipasto poi seguito altrove dalle portate dell'area accoglienza e integrazione, condite, si fa per dire, da propositi lunari di garanzie di esistenza equa e dignitosa, di pieno reinserimento sociale di rom e sinti, di sostegno ai richiedenti asilo e ai rifugiati, di mantenimento di cultura d'origine con corsi di lingua straniera, di tutela legale (tutela legale a chi? Agli illegali), per un salasso questo di 6.900.000 euro, il tutto -14 milioni di erogazioni - ben contraddicendo invece scenari reali e imminenti di previdenza sociale al collasso, con tassi di invecchiamento inarrestabili e correlato indice di dipendenza da far paura. Peggio infatti che nel resto d'Italia ed Europa, in Emilia-Romagna sempre meno persone in età lavorativa sostengono quelle inattive.
Che la coperta sia corta l'ha dimostrato la recente, esplosiva lettera di denuncia dello scorso 11 dicembre, a firma di un gruppo di donne del Partito democratico di un comune piacentino di montagna, Gropparello, missiva pubblicata sul quotidiano locale “Libertà”. Ora, con grande indignazione anzitutto all'indirizzo dell'assessore Bissoni, le autrici della nota contestano all'Azienda sanitaria la messa a pagamento delle anestesie epidurali per le partorienti, in contraddizione, quindi, con il vanto dell'ospedale senza dolore menato per anni. Tra le donne discriminate sul serio stavolta, e non a chiacchiere, ci sono tante extracomunitarie che cominciano a pagare di tasca propria quello che pareva dato loro per scontato dagli amministratori populisti del partito di Bersani.
A questo punto, da cittadino prima che da politico, comincio a temere sempre più un cattivo uso, quantomeno sperequato, di una spesa sociale emiliano-romagnola che pure è da record. “Il Sole 24 Ore” parla di 164 euro pro capite, in altra città, che si reputa “laboratorio sociale all'avanguardia” e cioè Ravenna, è stato rilevato il caso di parecchi stranieri rimasti senza lavoro per la crisi e ora abbandonati a se stessi. Perché, allora, non istituire un apposito capitolo di bilancio regionale per consentire un immediato rimpatrio nella terra natia, come lodevolmente fatto dalla Giunta provinciale di centrosinistra di Rovigo? Questi episodi, spiace constatarlo, non fanno che ribadire quanto la nostra realtà regionale sia discutibile, anche per la forte, quanto sorprendente disuguaglianza di reddito citata nel Dpf, certo inferiore alla Lombardia, gravata da Milano ipercompetitiva, ma ben superiore alle restanti regioni del nord, ivi comprese quelle mai state di sinistra. E l'analisi del Dpf è peraltro gravemente omissiva sul tema scottante delle sottoccupazioni. Io mi domando se sia mai possibile che tra tanti osservatori sui giovani, sul lavoro, non si riescano ad avere dati su questo specifico fenomeno, non credo sia consolatorio vantare un migliore tasso di occupazione degli anziani.
Ultima pecca, a mio avviso, del documento riguarda le politiche per i giovani, che da uomo di scuola valuto negativamente per il riferimento ad una legge regionale, la n. 14 del 2008, che si vuole peculiare per la promozione di stili di vita sani e la libera fruizione culturale, ma che in realtà è uno strumento di indottrinamento clientelari, quasi dalla culla alla tomba, facendo prolungare la fase giovanile delle persone per trasformarla nel consumatore passivo di iniziative come teatri erranti, giovani artisti per la musica, multimedialità, pari opportunità di genere, eccetera, con esiti tutti da provare, ad eccezione del costo totale, già equivalso per il solo triennio dal 2007 al 2009 di quasi 30 milioni di euro. È un esborso davvero incredibile.
Diamo poi un'occhiata agli svariatissimi stanziamenti previsti dall'allegato della parte spesa alla bozza di bilancio pluriennale. Si inizia con il salasso di quasi 10 milioni di euro per il triennio 2010-2012 a beneficio del personale comandato, più che altro di provenienza ospedaliera, e che a mio avviso sarebbe di ben migliore utilità se invece reimpiegato nelle Aziende sanitarie di provenienza.
Non do il giudizio sugli oltre 5 milioni triennali per la formazione di dipendenti, perché è cifra da correlare anche al milione e centomila di esborso per studi e consulenze esterne, queste ultime fondate solo in assenza o carenza di specifiche figure professionali interne. Idem dicasi per mezzo milione di esternalizzazioni, nonché per un eguale importo a beneficio di erogazioni tempestive dei servizi. A completare il quadro poco consolante vi sono 3 milioni preventivati per spese legali, malgrado esista l'Avvocatura regionale.
Chiarimenti vorrei poi sui 22 milioni e passa di generiche spese d'ufficio, quasi triplicate rispetto allo scorso anno. Si può presumere che vi siano accluse le imminenti spese elettorali, ma senza alcun riferimento normativo diventano incomprensibili.
Vi è poi una triade di voci che di anno in anno persiste senza ridursi, ingenerando scarsa fiducia nell'uso discrezionale del denaro pubblico: oltre 4 milioni e mezzo per attività di comunicazione, 1.300.000 per convegni, congressi e manifestazioni di rappresentanza, aggiunti a 1.350.000 euro di acquisto di pubblicazioni e riviste specializzate. Sarò quindi grato per una risposta in merito, così come lo sarò se si vorrà dare spiegazione all'assurda voce di quasi 5 milioni di spesa per rinnovo parco auto. Pare quasi che la compravendita di automobili, insieme a quella degli immobili (32 milioni di acquisto stabili), siano diventate le vere vocazioni dell'ente, che certo rimane fantastico pagatore di affitti (quasi 50 milioni di euro e sono 30 milioni in più dello scorso anno), nonché manutentore da più 15 milioni totali, sempre triennali, e questo in aggiunta ad oltre 30 milioni di spese condominiali, riscaldamento e quant'altro.
A questi immani sciali, non so come definirli altrimenti, associo i 2.250.000 per favorire la mobilità aziendale, denari che mi paiono irragionevoli a fronte dell'esiguo numero di unità in ruolo di beneficiarie del cosiddetto telelavoro. Ecco, come mai non si incentiva questa soluzione lavorativa?
Prima di passare alla disamina dei corrispettivi previsti per i cosiddetti enti collaterali, esprimo apprezzamento per i 5 milioni di euro posti al fondo per la montagna, con l'auspicio che siano distribuiti in modo equo e che si sproni un regolare utilizzo in tempi giusti, in modo da evitare consistenti residui passivi. Qui parlo da amministratore di Comunità montana invocando buona sintonia e concertazione tra Bologna ed enti locali, essenziale per l'esecuzione delle importanti intese attuative emanate a suo tempo ai sensi dell'apposita legge regionale. Se l'Italia in generale sta attraversando una crisi in tutti i settori, la montagna, in particolare quella emiliana, è in crisi ormai da diversi decenni. C'è il rischio che i danni si ripercuotano presto su tutti e la Regione, come lo Stato, ovviamente, deve fare la sua parte, dando priorità allo sviluppo di questi territori, investendo risorse adeguate alle esigenze.
Passo ora ai noti percettori di prebende a fondo perso o quasi e annovero Ervet con 3.100.000; le Arpa con 10 milioni di euro; l'Arni commissariata, ancora quasi 8 milioni; l'Enoteca regionale; le attività di bonifica con e senza subsidenza quasi 25 milioni; complesso di Comacchio e aree del Delta 8.700.000; il sistema portuale 10 milioni; Fondazione Toscanini 4 milioni, che poi diventeranno magari 6 come è avvenuto quest'anno con l'assestamento; indi le misteriose associazioni per le autonomie locali, così come gli enti perseguenti lo sviluppo locale, graziati di quasi un milione.
È vero che nel complesso quasi 10 milioni vengono erogati per la qualificazione della polizia locale, ma forse è l'aria elettorale che tira e di certo nel persistere di crimini e rapine in particolare, pare che la sicurezza sia in parte pregiudicata, tanto d'aver sfiduciato il cittadino dissuadendolo dal fare denunce, calate infatti del 10% tra il 2007 e l'anno scorso. Stesso discorso per l'educazione dell'utenza stradale e relativi strumenti formativi, neanche 400 mila euro in tre anni e nonostante avvengano più di 20.000 sinistri all'anno nella nostra regione.
Del resto da decenni ormai le priorità restano ben altre, come 1.700.000 per canili e gattili, oppure il milione sprecato per la cooperazione internazionale di chissà quale esito o ancora i quasi 300.000 per l'educazione alla pace. Spero non finiscano nei centri sociali e no global.
A seguire i quasi 25 milioni di euro previsti in totale tra attività turistiche e Apt locali e anche qui mi auguro che vengano adeguatamente ripartiti tra le Province e non destinati in gran parte alla costa.
È vero che tra i contratti di quartiere e riqualificazione urbana si stanziano svariate decine di milioni, ma ben 4 milioni e mezzo di euro se ne andranno intanto sub specie di contributi per centri di accoglienza e alloggi ad immigrati, forse anche clandestini, riempiendo così l'Emilia-Romagna di vere e proprie polveriere, capaci di scatenare localmente conflitti e comitati.
Vedo, insomma, un territorio trattato in modo disomogeneo sotto molti punti di vista e buon ultimo, si fa per dire, un Piano energetico regionale appaltato in gran parte ad un privato, cioè a Confservizi, quando invece pianificazione e programmazione dovrebbero rimanere prerogative precipue e storiche dell'ente pubblico, anche per stimare bene e calibrare il reale fabbisogno d'energia con il fiorire speculativo di impianti produttivi impattanti, penso soprattutto in montagna.
Concludo sottolineando l'importanza di vigilare sull'abnorme cifra di ben 22 milioni per Arstud, azienda per il diritto agli studi superiori, come anche sulla buona spesa dei circa 10 milioni messi a bilancio come interventi per l'istruzione, che temo interesseranno più che altro i figli di coppie extracomunitarie. Mi auguro di no e che servano anche agli italiani.
Termino la mia disamina riservandomi eventuali, ulteriori considerazioni in sede di dichiarazione di voto.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliere Fogliazza.
Lei ha utilizzato 19 minuti del tempo a disposizione del suo gruppo.
Ha chiesto di parlare la consigliera Noè. Ecco, l'ho vista, diamole il tempo di rientrare in Aula. Utilizzo questo tempo per dire che al gruppo della Lega nord in dichiarazione di voto o per eventuali altri interventi sono rimasti 8 minuti.
Consigliera Noè, a lei la parola. Le ricordo che il suo gruppo ha a disposizione complessivamente 20 minuti.
Prego, consigliera Noè.
NOÈ: Le politiche di intervento della Regione Emilia-Romagna sicuramente non possono prescindere dal grave momento di crisi che questo Paese sta attraversando e quindi, ovviamente, anche l'impegno della Regione Emilia-Romagna deve essere quello di fronteggiare questo momento con delle politiche di sviluppo e occorre, pertanto, riorganizzare tutte le risorse necessarie per rilanciare, già dall'anno prossimo, l'economia del nostro territorio.
Credo che questa Regione, se ha voglia di contraddistinguersi per una politica forte, incisiva e caratterizzante, debba fare delle scelte; debba avere il coraggio, forse più degli anni passati, di saper fare delle scelte. L'hanno ricordato più volte i miei colleghi oggi, ricordo bene che anche la consigliera Guerra ha iniziato il suo intervento in questo senso. Ritengo che oggi sia appunto necessario individuare le priorità, per capire effettivamente quali sono i settori di cui ha maggiormente bisogno, intervenendo con delle misure anticrisi, tese a garantire la tenuta sociale del sistema, soprattutto in una duplice direzione: delle imprese e delle famiglie.
Credo, quindi, doveroso in questa occasione segnalare alcune emergenze che io ho individuato in cinque o sei punti. Il primo riferimento riguarda, come dicevo questa mattina, il tanto invocato sistema di rete regionale che ha voluto porre in essere questa Regione. Credo che oggi non solo voi, ma anche molti dei miei colleghi, non solo scontatamente della minoranza, ma anche della maggioranza, abbiano preso atto del fallimento di questo sistema e, quindi, anche della necessità di porre un rimedio. Questa, purtroppo, è stata una Regione che, forse, anche positivamente, ha cercato di dare molti aiuti alle diverse realtà provinciali, lasciatemi pensare che in alcuni casi forse la politica è stata anche una politica a pioggia, sicuramente una politica che ha consentito anche di controllare meglio politicamente il territorio, che però ha trasformato questa rete in un policentrismo. Un policentrismo che ha teso, però, a dare una buona, una dignitosa importanza a ogni provincia, a ogni campanile, che sicuramente, però, non si sposa e non si concilia con una politica che vuole rendere attraente la sua regione, in particolare per effetto della valorizzazione di quelle che sono le sue eccellenze, i suoi punti di forza.
Perché, colleghi, se effettivamente avete un'idea di rete e volete sposare l'idea di sviluppare questa regione per effetto di una rete, secondo me bisogna prima di tutto avere il coraggio di individuare quelli che sono i punti di forza, i centri, il centro che rappresenta l'eccellenza della regione, per poi far diventare questi centri e queste eccellenze degli elementi propulsori di sviluppo per i vari snodi della rete, altrimenti, scusate, che rete è?
Credo che questo lo si possa dimostrare innanzi tutto prendendo in considerazione la politica che questa Regione ha fatto per gli aeroporti. Si sono continuate ad investire risorse economiche soprattutto per ripianare i debiti, come nel caso, ahimè, scusami, Bartolini, dell'aeroporto di Forlì, per il quale la Regione ha dovuto coprire le perdite per un ammontare complessivo, almeno circa negli ultimi tre anni, che va oltre i 4 milioni e mezzo di euro. Voglio ricordare, anche, che gli scali di Parma, quindi di Forlì e di Rimini, hanno tutti il fiato grosso e i ricavi purtroppo non stanno bilanciando i costi. Mi preme ricordare, come dicevo stamattina, che le statistiche di ottobre, elaborate da Assaeroporti, hanno evidenziato quali sono i passeggeri che alla fine del mese di ottobre questi tre scali hanno contato. Vorrei ricordarveli: a Parma sono veicolati appena 20.000; a Forlì appena 40.000 e Rimini 36.000.
I quotidiani ci ricordano, sempre in proposito, che oggettivamente gli aeroporti della regione sono troppi e sono molto disaggregati per dare un servizio con un ritorno utile, ad eccezione, ahimè, solo di quello del capoluogo, che rimane l'aeroporto italiano con la percentuale di crescita più elevata.
Allora, io vi chiedo, cara Giunta, quali sono le ragioni per cui voi ancora oggi continuate a sostenere la validità, la necessità di fare insistere su questo territorio altri tre aeroporti, quando la massa critica dei passeggeri non è tale da giustificarla? Io ancora una risposta a questo riguardo non l'ho mai sentita pronunciare in quest'Aula!
Per quanto riguarda le fiere, poi, il discorso del policentrismo vale anche in questo caso. In Emilia-Romagna la Regione, ancora di più che per gli aeroporti, ha visto il nascere per ogni provincia di un polo fieristico, svilendo, lasciatemelo pensare legittimamente, il ruolo trainante della fiera di Bologna. Lo dicevo questa mattina: oggi non si ha più il coraggio di dire che Bologna è il secondo polo fieristico italiano, non si ha più il coraggio di dirlo perché la matematica non è un'opinione, perché i dati, che confermano la produttività e il risultato utile del polo fieristico veronese, dimostrano che c'è stato da parte di quest'ultimo il sorpasso nei confronti di quello bolognese.
Si parla oggi di primato del polo fieristico emiliano-romagnolo rispetto ad altri. Oggi l'Emilia-Romagna è seconda in Italia dopo la Lombardia: non è più Bologna. Allora, io vorrei capire se effettivamente anche questa politica ha una ragione di esistere in questa direzione, se poi vogliamo intitolare certi programmi per rendere la nostra regione più “attraente”. Dove è più “attraente”? Me lo spiegate nell'ambito di queste due eccellenze dove io riscontro la maggiore attrattività, quando i dati ineluttabilmente rivelano esattamente il contrario?
Secondo riferimento: il tema della sanità. Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che non si possa continuare a destinare a favore della sanità una spesa che a detta di molti è fuori controllo e non risponde ad un piano strategico. Credo che rispetto alle cifre che vengono stanziate da questo bilancio ci siano certamente i margini per ridurre questi sprechi e credo che sia anche assolutamente necessario affinché questa Regione intervenga sui tempi di pagamento dei debiti della Regione Emilia-Romagna nei confronti delle imprese fornitrici. Chiedo a questa Regione, a questo proposito, che è una delle più ritardatarie dal nord, fino ad arrivare al Lazio e all'Abruzzo, dove effettivamente si registrano dei dati superiori, come è possibile accettare che questa Regione abbia un atteggiamento di questo tipo? Chiedo un cambiamento culturale sotto questo punto di vista; chiedo a questa Regione, che sicuramente nell'ultimo anno ha dimostrato di saper ridurre i tempi di pagamento con un'accelerazione incredibile soprattutto verso la fine, addirittura questa mattina mi è stato detto che l'anno prossimo, all'inizio dell'anno, i termini verranno ulteriormente contratti, di fare qualcosa. Mi fa piacere, però lasciatemi pensare che non sia solo una sorta di strategia. Questo infatti doveva essere un obiettivo di programma da porre in essere all'inizio di mandato: è inaccettabile!
E poi mi si viene a dire, oggi in quest'Aula, che la Regione cercherà il concorso della Cassa Depositi e Prestiti per porre in essere dei finanziamenti continui per la messa in sicurezza del territorio. Perché queste tematiche, coinvolgendo anche altri istituti, come la Cassa Depositi e Prestiti, non sono stati pensati a proposito dello sblocco dei crediti di fornitura, che hanno tutte queste aziende? Non è solo una questione di adesso che siamo di fronte a una stretta creditizia. Ci doveva essere infatti un atteggiamento responsabile da parte della Regione, di pensare, perché è possibile, e io, infatti, ci sto studiando da tempo, di trovare una soluzione legislativa che consenta lo smobilizzo dei crediti a costo pressoché zero e volendo anche a costo zero per questa Regione, per mettere gli imprenditori in possesso di quella liquidità che gli è dovuta: perché gli è dovuta.
Terzo punto, sempre per arrivare alle imprese. Nonostante ci sia un momento di grande crisi, ritengo che quelle poche risorse che questa Regione ha messo a disposizione per “la salute delle sue imprese” siano state sicuramente esigue per le scelte che doveva fare: 2, 3% è poco, è ancora troppo poco rispetto al fatto che, come dicevo prima, una buona razionalizzazione della spesa sanitaria in questa regione permetterebbe di fare investimenti ulteriori in altri ambiti, come per esempio anche per la salute delle imprese.
Scusatemi, ma io ritengo veramente ridicolo o, comunque, insufficiente che questa Regione abbia dedicato ai consorzi fidi per la tutela del credito solo 50 milioni di euro e dall'altra però ha previsto 63 milioni per costruire aree ecologicamente attrezzate. Guerra, scusami se te lo dico, ma mi sembra una cifra non indifferente quando penso che dal 1997, quando Bassanini le inventò, nessuno mai le ha fatte le aree ecologicamente attrezzate: però noi mettiamoci 63 milioni di euro. Va bene!
Forse ritengo che sarebbe stato molto più interessante mettere quelle risorse per finanziare ulteriori bandi per l'efficientamento energetico, magari sfruttando anche l'accumulo dell'incentivo nazionale con quello regionale per aumentare, per incentivare la domanda. Credo più a queste cose, laddove va la domanda.
Comunque sia per fortuna il terzo trimestre del 2009 è stato un trimestre positivo: il Pil infatti ha dato un segnale positivo, +0,6%, dopo cinque trimestri negativi. Una crescita che comunque è prevalentemente, per non dire totalmente, riconducibile all'export. Allora vi chiedo, colleghi, per l'export, per l'internazionalizzazione, questa Regione ha stanziato, perché il fondo unico è rimasto pressoché invariato, solo 10 milioni di euro e la metà li ha destinati per la Fondazione Arturo Toscanini. Ma vi sembra possibile? Vi sembra comprensibile? Vi sembra plausibile questo atteggiamento? È un assurdo, quando questa fondazione dal 2005 ha ricevuto oltre 25 milioni di euro: non lo accetto! Non accetto che questa Regione abbia attenzione appena doppia per l'internazionalizzazione di tutto il sistema produttivo e per un'orchestra la metà. È vergognoso! Non lo accetto!
Comunque, detto questo, l'altra assurdità è quella dei 3 milioni degli emiliano-romagnoli all'estero. Ormai è diventato il mio tarlo, sarà perché ho partecipato, non a spese della Regione, anni fa a queste iniziative, ma obiettivamente anche quello è un calderone in cui veramente si potrebbero razionalizzare un sacco di risorse. Comunque lasciatemi dire che credo che in questo momento sarebbe più opportuno avere attenzione per le imprese che hanno deciso di rimanere qua in Italia, per le persone che hanno deciso di rimanere in questa regione, più che avere attenzione, forse dovuta ma non certamente in questo momento, nei confronti di chi invece questa regione non l'ha trovata così attraente, perlomeno ora.
E poi, comunque sia, non possiamo prescindere, sempre a sostegno delle imprese, che dopo tantissimi anni i fallimenti sono in crescita del 30% e la nostra regione è tra le più colpite e addirittura una azienda su sei tra quelle ammesse al concordato ha ripreso l'attività produttiva. Una su sei! Una su sei ha ripreso l'attività produttiva! Allora, colleghi, non era forse il caso di destinare, in questa legislatura, qualche risorsa in più?
Il quarto riferimento è la famiglia. Vi ricordo che a tal proposito, al di là dei continui spot tesi a dimostrare la grande attenzione della Regione per questo soggetto, è nei fatti una delle poche Regioni che sul tema famiglia non ha ancora fatto una legge quadro. Mi piace molto insomma leggere, nei titoli, questa parola, ho visto anche nell'ultima rivista “Politiche familiari”, infatti vedo che questa parola piace alla Regione Emilia-Romagna, si vede che di per sé fa effetto, però, lasciatemi dire, iniziamo ad usarla propriamente, perché se poi alla fine deve diventare un escamotage per diventare attraente, per ricomprendere anche altri soggetti che, secondo me, hanno sicuramente diritto ad accedere ai servizi sociali, sicuramente, però, ripeto, come dicevo prima, c'è bisogno di chiarire quando una parola “priorità” deve effettivamente diventare una priorità. Quest'ultimo, purtroppo, non è un concetto caro a questa Regione. Forse ci ha provato, anche rispetto all'ultima finanziaria quando abbiamo dovuto rivedere l'art. 42 dove si parlava di parità di accesso e sono state effettivamente, in una seconda stesura, emendati casi, contemplati casi di attenzione particolare, laddove c'è una situazione economica particolare, una disabilità e per le famiglie numerose. Le famiglie numerose. Grazie, grazie, grazie che finalmente questa Regione ha recepito la famiglia numerosa, un argomento a me molto caro, però, scusatemi, secondo me siamo arrivati troppo lunghi, perché innanzi tutto non accetto che con le famiglie numerose, con questo escamotage (e vi ringrazio per il riferimento costituzionale all'art. 31) qui ci siamo giocati la famiglia. No, la famiglia è un concetto molto più ampio, perché da come poi l'abbiamo approcciata mi sembra che abbia più una chiave assistenziale che altro. Chiedo a questo proposito, e spero che molti di voi abbiano preso visione di quell'emendamento che oggi ho chiesto venga tenuto in considerazione. Cari colleghi, vi ho inviato una lettera per annunciarvi le motivazioni di quell'emendamento dove, se avete notato, gli sforzi sono tanti, visto che si vuole arrivare anche a un momento di conciliazione, così come ci suggeriva oggi il presidente Errani; ho fatto riferimento infatti ad una procedura che valorizzasse i figli di tutti i nuclei familiari. Ho chiesto una procedura, un correttivo integrativo in questa Regione in capo ai figli di tutti i nuclei familiari, una sorta di quoziente familiare regionale che consentisse di attribuire maggior peso al crescere dei componenti familiari, tenendo conto soprattutto di quella che è la differenza di età, della condizione scolare e anche della presenza di eventuali abilità.
A questo passaggio farò molta attenzione perché, ripeto, fermo restando la mia attenzione, la mia priorità nei confronti della famiglia costituzionalmente concepita, io però ho chiesto, e chiederò, un'attenzione a questa Assemblea, nell'ambito di questa finanziaria, affinché almeno nei confronti di tutti i nuclei, laddove ci sono dei figli, nei vari ambiti in cui si fa un richiamo all'Isee, questa Regione preveda l'applicazione, l'introduzione di un ulteriore criterio per riparametrare meglio quella che è la capacità economica di un nucleo famiglia, che dia comunque maggior peso al crescere del numero dei figli, perché purtroppo oggi la legge nazionale ci fa determinare la capacità economica dei nuclei familiari in modo non proporzionale al crescere del numero dei figli, perché il coefficiente che la legge nazionale dà è un coefficiente che cresce in modo decrescente al crescere del numero dei figli.
Ecco perché con questo correttivo vi chiedo, in questa particolare fase storica, in cui avete finalmente dimostrato sensibilità verso le famiglie numerose, anche se per me questo correttivo deve essere un correttivo che ha una valenza anche per chi di figli ne ha uno solo o ha un figlio e altre persone a carico, di dimostrare sensibilità, perché effettivamente con questo correttivo si riesce a dare giustizia alla capacità, alla misurazione della capacità economica di un familiare a seconda della crescita del numero dei componenti. Sono qui che voglio verificare con voi in estrema, anche se non ha senso quello che sto dicendo, laicità se c'è questa disponibilità a comprendere ciò che Parma ha già fatto, ciò che Bologna effettivamente è disposta a recepire e ciò che Trento sta recependo proprio in questa direzione. Voglio vedere se effettivamente la Regione Emilia-Romagna, al di là di quei tre casi (condizione economica, disabilità e famiglie numerose) è disposta ad aprirsi ad un concetto che secondo me è il concetto che permette di aprire le porte ad una vera politica familiare, non solo assistenzialista nei confronti della famiglia numerosa. È qui che io faccio un appello a voi e, lasciatemi dire, anche in chiave conciliatoria, così come oggi auspicava il mio presidente Errani.
PRESIDENTE (Donini): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di parlare l'assessore Peri. Ne ha facoltà.
PERI, assessore: Intervengo perché forse c'è bisogno di qualche chiarimento rispetto agli impegni di bilancio che l'amministrazione regionale sta prendendo per il 2010, ma anche per dare una sottolineatura rispetto alla continuità che stiamo mettendo ad alcune scelte strategiche rispetto alla richiesta di fissare delle priorità quando ci viene richiesto qual è la cifra di questo bilancio.
Noi non abbiamo, come è noto, una disponibilità piena di tutte le risorse che compongono la finanziaria regionale, ma di una parte molto consistente di quelle rimanenti, cioè che hanno un margine di flessibilità, questo bilancio propone alcune scelte molto nette. Almeno negli ultimi tre anni abbiamo dato impulso a questa direzione di marcia (e mi sto riferendo in particolare al sistema ferroviario e più in generale al trasporto collettivo), l'impulso è tale che una fetta molto consistente di queste risorse vengono destinate sia alla parte di investimenti sulle infrastrutture, sia alla parte di incremento dei servizi ferroviari regionali.
Questa è l'unica Regione in Italia che ha fatto una gara europea per affidare il servizio ferroviario regionale, il contratto è stato firmato nel 2008, da allora abbiamo incrementato i servizi ferroviari regionali e per incrementato mi sto riferendo a quanto la Regione va ad acquistare dai gestori ferroviari. L'incremento è stato di oltre il 15%, mettendo quindi quelle risorse che servono per andare ad acquistare questi servizi, che, come noto, sono a forte contribuzione pubblica e il prezzo del biglietto o dell'abbonamento ripaga in minima parte il costo del servizio. La parte rimanente viene messa dal bilancio regionale. Negli ultimi due anni 15% in più di servizi, la manovra che noi proponiamo è quella di incrementare per il 2010 di un 8% in più, che corrisponde ad una cifra di 13 milioni di euro di parte corrente.
Nel 2008 abbiamo firmato l'accordo triennale con tutti i territori e con tutte le aziende che riguarda il trasporto pubblico locale, accordo che rimane in vigore per il 2008, 2009 e 2010, accordo che prevede lo stanziamento da parte della Regione di 62 milioni e mezzo in più, sempre di parte corrente, in questo caso per i servizi di trasporto pubblico locale su gomma.
Cioè stiamo proponendo alcune scelte che non sono scelte obbligate, queste fanno parte delle risorse libere che la Regione può destinare a questo o ad altri settori e in questo c'è una scelta, come dire, molto netta e questa scelta si aggiunge alla quota di investimenti che stiamo facendo, sempre con risorse libere come scelta e che sono riferite anche qui al trasporto pubblico locale e alle ferrovie. Sono 400 i milioni che si stanno già spendendo nell'ultimo anno, e proponiamo di proseguire nel 2010, 200 milioni di questi vengono investiti nel sistema strutturale, cioè nella rete, per elettrificazioni, per risoluzione di alcuni snodi, per interramenti, per ammodernamento e per messa in sicurezza e altri 200 milioni, di cui 80 sono già spesi, perché si stanno contrattualizzando, vengono spesi per acquistare treni nuovi. È sufficiente questo per avere indietro dai gestori ferroviari una qualità del servizio? Assolutamente no, ma quello che noi stiamo proponendo è di fare di più di quello che è possibile per invertire una tendenza che abbiamo alle spalle e cioè dei gestori ferroviari, in particolare il grande monopolista di questo Paese, che è il gruppo FS - voglio ricordare che il proprietario di quel gruppo al 95% è il ministero del Tesoro - quel gruppo ci sta proponendo ancora in questi giorni (lasciando perdere l'emergenza neve) una situazione ampiamente al di sotto delle aspettative e della domanda di mobilità e di qualità da parte dei nostri territori.
Possiamo aspettare che quel gruppo faccia i propri investimenti e si metta a posto? Se aspettiamo ciò vuol dire aspettare degli anni, per questo ormai da alcuni anni abbiamo fatto questa scelta molto netta, molto forte e non è una scelta indolore, non è una scelta obbligata e non stiamo spendendo soldi trasferiti: stiamo spendendo risorse proprie della Regione Emilia-Romagna. Voglio anche dire che nel momento in cui garantiamo queste risorse per fare girare treni e autobus, lo facciamo avendo dalla parte delle entrate risorse calanti, perché, come noto, le accise sulla benzina e le accise sul gasolio, messe da un provvedimento nazionale, negli ultimi due anni hanno prodotto un gettito inferiore, ovviamente in relazione all'andamento di mercato, ciò significa che il bilancio regionale, volendo mantenere gli impegni previsti dai contratti e dagli accordi, copre quella parte di mancate entrate con risorse libere del proprio bilancio.
Secondo tema che voglio sottolineare è quello degli aeroporti. Più interventi hanno sollecitato questo tema, allora, c'è un primo dato: noi partecipiamo ad alcune società aeroportuali, non a tutte (su 4 aeroporti la Regione è presente in 3 aeroporti, il 9% della quota è quella che abbiamo all'aeroporto di Bologna, il 25% della quota è in quello di Forlì, circa altrettanto in quello di Rimini). Le nostre competenze partono da lì, perché non esiste una norma in base alla quale la Regione apre e chiude degli aeroporti. Insieme agli altri enti territoriali partecipiamo ad uno sforzo che è di rete, di sistema locale, in relazione al quale si ritiene che la porta aeroportuale sia un elemento significativo dell'infrastrutturazione di quel territorio. Siamo entrati nell'aeroporto di Forlì nel momento in cui abbiamo verificato la difficoltà e la crisi di quel sistema territoriale. Non voglio riprendere le parole che diceva stamattina il presidente Errani riferendomi, diciamo così, alla forte sollecitazione trasversale che viene da quei territori, sia da Rimini che da Forlì, per una forte partecipazione della Regione a quelle infrastrutture che sono ovviamente deficitarie vista la dimensione; vorrei correggere ampiamente le cose che diceva prima la consigliera Noè e cioè che i passeggeri trasportati siano 50.000. Nell'aeroporto di Forlì sono esattamente 10 volte di più, forse qualcosina di più, alla fine dell'anno saranno oltre 500.000, quindi i 36 euro a persona diventano 3,6. Voglio rappresentare un tema di fondo: noi partecipiamo a questo sforzo, l'abbiamo detto fin dall'inizio e lo voglio ripetere in questa sala, visto che la Regione è azionista di quell'aeroporto e ci impegniamo anche per il 2010 come ultimo anno nel quale la Regione intende partecipare alla gestione corrente, in quanto riteniamo che il nostro mestiere sia quello di investire, quindi partecipare in conto capitale alla gestione di quell'aeroporto e non direttamente ad andare a ripianare le perdite. Questo è lo sforzo che stiamo cercando di fare condividendolo con gli altri soci aeroportuali, sapendo che lì occorre intervenire per invertire una sudditanza di mercato che quell'aeroporto ha rispetto ai vettori che la fanno da padrone in questo settore e ovviamente cercando di specializzare quella struttura aeroportuale per dedicarla a soluzioni meno concorrenti rispetto a quelle dei territori limitrofi. Questa è l'idea che da tempo la Regione porta avanti, non sempre totalmente condivisa da tutti i soggetti che riguardano i due aeroporti - Rimini e Forlì - ma rispetto a questa idea noi andiamo avanti e teniamo il filo, come si usa dire, certo impegnando anche il bilancio regionale sapendo che primo è sopravvivere e poi riuscire ad imporre delle strategie o a condividerle. Questo è lo strumento. Ripeto, non sine die, non per l'eternità, ma traguardato ad un preciso progetto industriale, che abbiamo più volte confrontato con i territori sia di Rimini sia di Forlì, e sulla base del quale il nostro mestiere è quello dell'investitore sulla infrastruttura che non del gestore da un punto di vista aeroportuale.
Sono in fase di presentazione progetti che riguardano sia il coinvolgimento di altri soggetti pubblici che di altri di tipo privato, ma tutto questo può stare in piedi solo se si mira alla diversificazione delle funzioni che gli aeroporti svolgono in un'integrazione e in modo complementare fra di loro, visto anche l'ambito territoriale a cui sono riferiti.
Certo è che se ci fosse anche da parte nazionale, in questi giorni si sta discutendo in Parlamento la finanziaria del Governo, un aiuto non irrilevante da un punto di vista sia normativo per i piccoli e medi aeroporti, sia da un punto di vista delle tariffe, riferite alle entrate di queste società aeroportuali.
Questo è il nostro impegno e da questo punto di vista mi pare che quando ci viene richiesto di avere delle strategie rispetto a delle poste di bilancio possiamo ben testimoniare che in questi due settori ci sono le strategie e ci sono le poste di bilancio ben mirate e ben definite.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE VILLANI
PRESIDENTE (Villani): Grazie, assessore Peri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.
AIMI: Si riconferma in queste note di bilancio di previsione dell'Emilia-Romagna che abbiano stilato come gruppo una linea, dopo quanto già per la verità rilevammo lo scorso anno nella premessa al bilancio di previsione della Regione, una pacatezza nei toni verso il Governo centrale e un riconoscimento delle difficoltà nella realtà che stiamo attraversando, in cui sono totalmente banditi i toni da campagna elettorale che accompagnano in genere la promulgazione della legge finanziaria che quest'anno, come già l'anno scorso, si distingue dalle posizioni dei partiti di riferimento all'opposizione e degli enti locali dagli stessi amministrati.
È un segnale di cambiamento che va certamente apprezzato e che denota come si stia prendendo coscienza che il mondo è cambiato e probabilmente che ancora di più cambierà. Dove il confronto sarà sempre più sui fatti, sulle proposte e strategie che si sarà capaci di mettere in campo e non più su chi sa gridare più forte o portare più gente in piazza a protestare. E quanto si riconosce e si scrive, vale a dire che “anche in Italia”, si dice nel bilancio, nella relazione, “si stima che nel trimestre giugno-luglio-agosto il Pil sia tornato a crescere dopo cinque trimestri consecutivi di contrazione”. I cinque trimestri, lo ricordiamo, sono cinque trimestri consecutivi e vorremmo ricordarli, sono quelli trascorsi da agosto 2008 ad agosto 2009, più i tre mesi precedenti, maggio, giugno e luglio 2008, che erano i mesi del Governo Prodi, che avevano riportato la produzione ai livelli di quasi un decennio addietro.
Ebbene, valutiamo sia un apprezzamento del lavoro svolto dal Governo in carica, che con questo atto politico fondamentale viene evidenziato, anche se tuttavia non manca, secondo il vecchio collaudato stile, qualche nota autocelebrativa, laddove si sottolinea, sia nella relazione della Giunta, che in quella del relatore della Commissione Bilancio, che lo stock del debito a carico delle Regioni si riduce rispetto all'anno precedente di 55,84 milioni di euro, omettendo forse involontariamente di dire che grazie ad operazioni di regolazione contabile che lo Stato ha effettuato in corso d'anno e relative al recupero di quota Irap e Irpef di anni precedenti si sono introitati 3,4 miliardi di euro, al punto di avere determinato un avanzo di amministrazione di ben 5,1 miliardi di euro.
Come pure non si manca di evidenziare e d'informare che “la corretta gestione finanziaria dell'ente è stata attestata dalla Corte dei Conti, sezione regionale di controllo, nel referto deliberato il 20 ottobre 2009”, contrariamente a quanto invece operato da qualche amministrazione locale in questa regione, i cui rilievi negativi della stessa Corte, riferiti all'esercizio finanziario 2007 e trasmessi a maggio 2009, sono stati resi noti alle minoranze solo ad ottobre, dopo ovviamente aver superato la fase della campagna elettorale amministrativa di giugno. A quegli osservatori e commentatori attenti a sviare l'attenzione sulla situazione incresciosa, seppure animati da costante clima da campagna elettorale, forse sfuggiranno certi passaggi della vostra relazione, ma quando si scrive e si ricorda che il decreto legge 10 febbraio 2009, convertito in legge 9 aprile 2009, n. 33, “Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi” e il decreto 1 luglio 2009, n. 78, “Provvedimenti anticrisi”, poi convertito nella legge 3 agosto 2009, n. 102, sono provvedimenti del Governo che hanno effetti sulla finanza regionale, noi riteniamo che siano un altro riconoscimento delle azioni di governo in questi mesi e una clamorosa smentita di ciò che in molti hanno sostenuto in questa regione, appunto nella recente campagna elettorale per le elezioni amministrative, affermando che poco o nulla era stato predisposto. E qui si dice, nella relazione, “per interventi a sostegno del reddito e delle competenze, anche sulla base dell'accordo del 12 febbraio 2009 tra Governo, Regioni, Province autonome”, dicevo interventi a sostegno del reddito e delle competenze per il superamento della eccezionalità della tuttora in atto situazione economica.
In questo provvedimento sono state anche modificate per il corrente anno le disposizioni inerenti il patto di stabilità per le Regioni. Inoltre, per quanto riguarda il finanziamento del sistema sanitario per il 2010, l'accordo sul nuovo patto per la salute sottoscritto tra Governo e Regioni il 23 ottobre scorso vi riporta a riconoscere la “fine di un periodo di forti tensioni istituzionali”. Sono state garantite risorse aggiuntive per 1.600 milioni di euro per il 2010, 1.719 milioni di euro per il 2011 e un incremento ulteriore del 2,8% nel 2012. Anche le Regioni, scrivete, hanno visto confermato il rifinanziamento del fondo per la non autosufficienza per il 2010 di 400 milioni e la disponibilità a rivedere le risorse per il fondo sociale.
Allora, a quale Governo sono rivolte le aspre critiche dei vostri referenti nazionali in questi giorni? Le abbiamo sentite nelle piazze, nei talk show, anche in quest'Aula, che si sono smorzate solamente dopo la vile aggressione al Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi. Noi ci auguriamo che questo clima di dialogo tra maggioranza e opposizione reciprocamente in Regione e anche a livello nazionale possa proseguire al di là delle rispettive posizioni, però credo che sia anche opportuno riconoscere l'attività che il Governo centrale ha posto in essere in aiuto e di sostegno anche alle Regioni, in particolare alla Regione Emilia-Romagna.
Qui, però, noi ci troviamo di fronte, e sono la dimostrazione più evidente di un clima che però rischia di vacillare, le critiche, ad esempio, di Bersani, costretto a fare i conti con gli umori e i veleni che fa trapelare Di Pietro alla finanziaria del Governo che su “Il Sole 24 Ore” del 27 novembre scorso auspicava una manovra da 8-9 miliardi, tetto ora per la verità raggiunto, ma non ancora sufficiente. E quelle di Casini per una manovra più incisiva, che costringerebbe, come ripetutamente ha spiegato Tremonti, a mettere le mani nelle tasche degli italiani per togliere loro con la sinistra quello che la destra sta cercando di dare. Per non fare poi in questa situazione la fine della Grecia, perché dobbiamo ricordarci anche che cosa si può verificare, cosa può accadere quando vi è una sperequazione in questo tipo di interventi da parte dello Stato.
Questo, ovviamente, fa passare in secondo piano, anzi, non lo evidenzia affatto, che siamo, insieme alle Marche, la regione con il più alto numero di fallimenti di imprese: nel terzo trimestre 2009 +115% rispetto ad un anno fa, fonte quotidiano nazionale “Il Resto del Carlino”, 8 dicembre 2009. A chi voglia attribuire questa responsabilità non lo so, forse al Governo Berlusconi, di cui nella relazione di bilancio di previsione 2010 avete riconosciuto i meriti però delle azioni messe in campo.
Il presidente di questa Regione in una intervista a “Il Sole 24 Ore” di domenica 23 novembre 2008, quindi un anno fa, più di un anno fa, affermava, rivolgendosi al Governo, che con il centralismo decisionale non ci sarebbe stata ripresa. Tutti gli osservatori internazionali sembra stiano al contrario smentendo il presidente Errani, al quale in quell'occasione chiedemmo invece cosa stesse facendo lui per la regione Emilia-Romagna, per limitare gli effetti della crisi, preoccupati anche da un'agenzia Ansa del 20 novembre 2008 che lanciava la seguente notizia: “Dalla ricognizione che la Cgil sta facendo in queste ore esce un quadro sulla crisi molto più pesante, sta arrivando una valanga, lo ha affermato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani nel corso della trasmissione “Panorama” su Canale 5. La crisi, ha spiegato Epifani, sta colpendo le nostre strutture, regioni come l'Emilia-Romagna, che non avevano avuto problemi, ne hanno di seri così. Anticipando così solo di qualche ora ciò che afferma il segretario della Cgil, “Il Sole 24 Ore” di giovedì 20 novembre 2008 dava notizia dell'accordo pionieristico tra un'industria di Bologna e un pool di banche, investendo parte delle proprie rendite e riserve per lanciare tre progetti straordinari e accordare prestiti alle imprese associate.
Come oggi si evidenzia e si ammette anche nella relazione, arrivate esattamente con un anno di ritardo a riconoscere la situazione. Si dice: “Come i dati congiunturali evidenziano, la struttura produttiva dell'Emilia-Romagna risulta colpita dalla crisi e ci vorranno tempi lunghi perché la ripresa possa manifestarsi e arrivare in modo diffuso alle imprese del territorio, specie quelle più piccole di dimensioni, e tutto questo potrà determinare conseguenze negative di rilievo sull'occupazione”. E non a caso attiva con questa previsione di bilancio risorse soprattutto a sostegno dei settori di attività produttive, commercio e turismo. E quale sarebbe oggi la situazione per centinaia di imprese e migliaia di famiglie se le misure e gli interventi che si stanno per varare fossero stati assunti esattamente un anno fa? Oggi, pur riconoscendo un più realistico approccio ai problemi, rileviamo tuttavia che si mira a tamponare le falle senza ancora mettere in cantiere progetti di prospettiva. Occorrono, a nostro parere, oltre agli interventi di tutela dei debiti delle imprese, proposte e progetti per rafforzare e ridare fiducia alle imprese. In quale modo? Operando per aprire nuovi sbocchi di mercato all'estero, più che mantenere, come viene detto nella vostra relazione, e stando a quanto impietosamente emerge dalle notizie del quotidiano che ho citato prima, cioè il quotidiano nazionale dell'8 dicembre scorso prima richiamato, occorre ricreare e ridare fiducia al fare impresa in questa regione.
Il futuro si giocherà sulla competizione internazionale e su chi saprà conquistare e fidelizzare soprattutto il consumatore finale. Ovvio, a questo punto, che i sistemi e le alleanze praticate sinora, che hanno prodotto i clamorosi flop e fatto mancare risorse vitali al sistema economico produttivo non possono continuare ad avvalersi degli stessi medici e delle stesse cure che hanno determinato ed aggravato la malattia. Iniziative consortili per promozioni, partecipazioni a fiere e mostre, organizzazione di rete di vendita e sistemi distributivi devono essere calati in precisi progetti, in cui devono essere definiti gli obiettivi e poi misurati i risultati conseguiti in precisi spazi temporali, in modo da determinare la prosecuzione degli stessi o l'azzeramento e il rimborso dei costi sostenuti da parte di soggetti pubblici e privati responsabili del risultato o del fallimento.
Ce lo ricorda e ci invita a saper fare i conti anche qui, sì qui, in Emilia-Romagna, l'inserto dossier di cui abbiamo parlato prima, ma anche un altro inserto importantissimo del prestigioso quotidiano milanese “Il Corriere della Sera” di lunedì 14 dicembre, in cui in prima pagina ci fa notare che l'Emilia-Romagna nel 2008 ha collocato quasi il 70% del proprio export, che vale 25 miliardi di euro, su un Pil regionale di 137 miliardi di euro, ovvero il 18%, entro confini europei, mentre il 13%, pari al 3,2 miliardi di euro, in Asia, una paratia di quasi 3 miliardi di persone, tra cui almeno 500.000 nuovi ricchi, che, come tutti i ricchi, compresi - lo dico come battuta - anche quelli di sinistra, non sono interessati al prezzo, ma alla qualità del prodotto, e poco più del 10%, cioè pari al 2,5 miliardi di euro, nelle Americhe, altra platea di un miliardo di abitanti, compreso, ovviamente, il nord America e il Sudamerica. Gli spiccioli, il 7%, fa notare l'inserto dossier, pari a 1,7 miliardi, è distribuito tra Africa e Oceania, un ulteriore miliardo e due di esseri umani.
E l'impietoso quotidiano milanese, in altra parte dell'inserto, mette anche il dito sulla piaga di una regione ferma al palo per quanto attiene le infrastrutture e cita le tante opere incompiute, iniziate e non ancora finite, esempio di massima efficienza il nuovo ospedale di Cona, soprannominato ospedale di coma, vista la situazione nella quale purtroppo lo stesso ospedale di Ferrara versa, la cui prima pietra fu posta da Giovanni Paolo II nel 1990, esattamente vent'anni fa. Per proseguire con le infrastrutture, rispettivamente la E45 e la E55 ferme al palo da ventisei anni, vogliamo in questa sede provare a ricordare che il passante di Mestre dopo i tiramolla dei governi romani per più o meno analogo periodo di tempo della E45 e della E55 è stato assunto di petto dalla Regione Veneto, che ha visto avviare i lavori nel 2004, completati nel 2009. Vogliamo altresì considerare che una manciata di chilometri sopra Mestre passerà il corridoio europeo, che congiungerà Lisbona a Kiev, e un'infrastruttura come la E55 collegherebbe tutta la costa romagnola con l'Europa dell'est e con l'Europa del nord in linea diretta.
Ed è per tutto questo che finalmente prendiamo positivamente atto dell'attenzione rivolta al trasporto pubblico locale e al sistema di mobilità, a cui sono destinati circa un miliardo di euro. È indubbio che sono tra loro fortemente interconnessi l'affollamento del trasporto di merci e di persone su strada, con l'inefficienza del trasporto pubblico in termini non solo di inquinamento ambientale, ma di sicurezza stradale e incolumità per le persone.
La Giunta propone al riguardo di erogare ulteriori 3 milioni di euro alle imprese logistiche e ferroviarie, a patto che scontino sulle tariffe applicate ai clienti il contributo ricevuto. Non sarebbe invece il caso, vista la disastrosa situazione della viabilità e della sicurezza nella nostra regione, che le risorse fossero interamente utilizzate lasciando inalterato il costo dei biglietti, per migliorare i servizi e i collegamenti, in modo che diventino percepibili i miglioramenti da parte dell'utenza e la stessa sia incentivata e motivata a servirsi dei mezzi pubblici anziché dell'auto privata.
In merito alla casa e alla riqualificazione urbana, un altro capitolo interessante nella proposta di bilancio di quest'anno, fa piacere leggere al punto che se si dovesse coprire l'intestazione della fonte regionale sulla prima pagina non sarebbe azzardato affermare che sia una proposta di bilancio di una Giunta di centrodestra, che “per fare rinascere edifici, piazze, centri storici, dopo il boom della rivoluzionaria legge Bersani e per garantire la sicurezza nelle città è prevista la costruzione di 10.000 alloggi in dieci anni”. Attenti però, vi diamo noi un dato che voi non avete elaborato e che si ricollega in modo stringente con quanto finora esaminato: oltre alle politiche produttive va urgentemente rivista anche la politica abitativa di questa Regione e in particolare la politica dell'edilizia residenziale pubblica. Non arriva infatti al 5% il turn over annuale dell'Erp, compresa la liberazione degli alloggi, per decesso degli intestatari senza eredi al subentro.
Questo mette in luce un dato preoccupante: si sopperisce, nonostante il vistoso calo da ormai un ventennio della natalità in questa nostra regione, alla carenza di occupazione in grado di produrre un reddito che consenta o l'accesso al libero mercato degli affitti o all'acquisto della prima casa, con forme surrettizie di reddito, come la concessione della casa in Erp e la permanenza in essa per l'intera vita e anche con possibilità di trasferimento agli eredi se il reddito del nucleo familiare continua a rimanere sotto una certa soglia. Mi chiedo per quanto potrà essere ancora sostenuta e finanziata questa politica suicida, che vede poi inoltre tutte le Erp impossibilitate a mantenere un livello manutentivo efficiente degli alloggi.
Per questo la situazione generale diventa ancora più pesante rispetto allo scorso anno per famiglie, imprese, tant'è che per la prima volta si registra un rallentamento e il riallineamento delle previsioni di bilancio della Regione. Proviamo ad entrare un po' più nel dettaglio delle cifre, ad iniziare dalle entrate, e verificare che per i conti di previsione della nostra Regione la ripresa è già iniziata. I tributi della Regione tornano a salire, contrariamente a quanto si afferma nella relazione e si diffonde agli organi di informazione, tornando ai livelli del 2008 e passando dai 4.085 milioni di euro del 2009 ai 4.450 milioni di euro del 2010, distanti anni luci dai 3.348 milioni di euro del 2006 e questo nonostante le quote di tributi statali, pari a 4.621 milioni di euro e un avanzo di amministrazione da precedenti regolazioni contabili con lo Stato riferite all'Irap di 5.128 milioni di euro.
Entrando più specificamente su come si compongono le principali entrate tributarie di competenza delle Regioni, notiamo la tassa automobilistica, che dopo la compartecipazione regionale all'Iva e all'Irap, continua a portare linfa alle casse della Regione. Non comprendiamo perché si continuano a stimare dal 2007 entrate per 422 milioni di euro, quando in effetti nel 2008 si sono consuntivati oltre 479 milioni di euro, 57 milioni di euro in più che non vengono evidenziati, come è stato invece fatto per i 55,84 milioni del calo del debito.
La tassa automobilistica che, sommata agli introiti della quota parte delle accise sulle benzine, altri 150 milioni di euro, somma 629 milioni di euro, quello che il mondo dei motori versa nelle casse di questa Regione, una cifra elevatissima, che se per un solo anno venissero interamente riversati come una tassa di scopo insieme alle multe degli autovelox, tutor e telelaser di Province e Comuni per la messa in sicurezza di tutte le strade di propria competenza, questa Regione taglierebbe il traguardo europeo della riduzione del 50% delle vittime stradali in meno di un anno e ridonerebbe la vita e la felicità di vivere ad almeno 256 famiglie ogni anno.
L'Irap è poi il primo tributo regionale, gravato esclusivamente sulle piccole e medie imprese, che dai 3.137 milioni di euro per il 2008 è passato ai 3.191 milioni di euro per il 2009 e ai 3.089 milioni di previsione del 2010, un calo quest'ultimo che riteniamo sottostimato e come dato fotografa più di ogni altro la situazione di crisi che si sta attraversando.
Il discorso vale anche per la compartecipazione regionale all'Iva, le cui entrate passano da 3.265 milioni di euro del 2006, a 3.528 milioni di euro nel 2007, a 3.755 milioni di euro per il 2008 e ai 4.085 milioni di euro del 2009, fino ai 4.322 milioni di euro per le previsioni del 2010. Scusateci, ma tenuto conto che lo scorso anno la compartecipazione al gettito Iva ha dato un saldo a consuntivo di 3.882 milioni di euro rispetto ai 4.085 messi in bilancio, è lecito chiedere cosa ispira a formulare una previsione per il 2010 di 4.322 milioni di euro di entrate da questo tributo, 440 milioni di euro in più sull'effettivo introito dell'anno prima.
Attendiamo di sentire anche cosa hanno da esprimere le associazioni datoriali di categoria su queste cifre, più rispondenti alle esigenze di quadratura del bilancio che a riflettere una obiettiva realtà previsionale. Sarebbe interessante sapere con tutte le premesse e le considerazioni contenute nella relazione di bilancio a cosa sarà dovuto questo previsto aumento di gettito di quasi il 9% nel 2009 rispetto al 2008, dopo un calo già accertato del Pil regionale intorno al 5%.
Con questo bilancio previsionale ritornano finalmente a crescere un po' gli stanziamenti per l'agricoltura: 116 milioni di euro per il 2010 rispetto ai 107 milioni di euro per il 2009, ma ancora lontano dai già insufficienti 143 milioni di euro del 2006.
Anche il sostegno alle attività produttive, commercio e turismo registra una lieve crescita: 549 milioni di euro per il 2010, rispetto ai 524 milioni di euro del 2009. A riguardo vale ancora la pena ricordare nuovamente che questi settori con l'Irap concorrono da soli alle entrate dirette della Regione per il 36%, con l'esclusione della partecipazione all'Iva. Incentivarli non è un'elargizione ma, come sembra stiate piano piano capendo, un investimento per l'intera collettività. Ecco allora che fanno quantomeno sorridere, ancora più oggi, le dichiarazioni che non rispondono a verità e che venivano fatte in passato che attribuivano ad altri le responsabilità dei negativi andamenti dell'economia nazionale, dei conti pubblici in disordine, scaricando sui precedenti Governi nazionali condizioni di disuguaglianza tra i cittadini.
Anticipiamo già da questo momento il nostro voto ovviamente contrario e tutta la nostra contrarietà, anche per quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto, alle posizioni indicate dagli articoli 42 e 42 bis per ragioni che sono moralmente credo condivisibili e accettate dal PdL e che riguardano le politiche familiari, almeno così come noi le intendiamo.
PRESIDENTE (Villani): Grazie, consigliere Aimi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Guerra. Ne ha facoltà.
GUERRA: La predisposizione e l'approvazione del bilancio di previsione 2010 e del pluriennale 2010-2012 avviene oggi in un contesto economico nazionale e internazionale di recessione, che proseguirà anche nel 2010, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro. Questo lo dico perché anche quando registriamo qualche segnale di ripresa, questo è sempre relativo ai ricavi, ai movimenti delle aziende, ma mai agli occupati.
Il bollettino mensile della Commissione Europea sull'occupazione ha indicato che nell'Unione Europea tra marzo 2008, quando la disoccupazione ha toccato il livello più basso, e ottobre 2009 i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo sono aumentati di 6 milioni e mezzo, è un aumento del 40%, arrivando a quota 22,5 milioni.
Nonostante il miglioramento dell'economia, avverte la Commissione, qui apro le virgolette perché sono parole della Commissione: “Le prospettive per il mercato del lavoro per i prossimi mesi restano sfavorevoli”. Previsioni negative arrivano anche dalle agenzie di rating: Moody's ha lanciato l'allarme sul settore della finanza pubblica e del debito, sostenendo che il 2010 “potrebbe essere un anno di turbolenze”. Questo lo dico riallacciandomi anche in parte all'intervento fatto stamattina, relativo all'intervento del presidente, quindi un pochino più generale, che ci dovrebbe suggerire di predisporre almeno un piano B, ovverosia quello di tenere in considerazione quel diffuso mondo produttivo, spesso sommerso ma reale, che è quello della micro economia, spesso anche individuale, che per noi, per l'ente locale, per la politica, è sconosciuto e mai sufficientemente sollecitato e sostenuto.
In questo quadro le scelte della Regione inserite nella legge finanziaria non possono che essere considerate positive, in primo luogo la decisione di mantenere invariata la pressione della fiscalità regionale autonoma e di non introdurre il ticket per la sanità, pur consolidando il livello dei servizi per i cittadini dell'Emilia-Romagna.
Gli 8 miliardi di euro destinati alla sanità nel 2010 e le risorse aggiuntive ottenute dalle Regioni consentono al sistema sanitario di affrontare con relativa tranquillità il prossimo triennio. La quota parte che la Regione ha ottenuto per la sanità emiliano-romagnola non è un diritto acquisito, quindi non è qualcosa che ci piove dal cielo, ma è il risultato frutto di un grande lavoro nella Conferenza Stato-Regioni e credo che di questo si debba dare atto.
Va comunque invertita, lo dico tutti gli anni, lo ripeto, è una cosa in cui credo profondamente, anche perché il trend di crescita di spesa della sanità, lo sappiamo tutti, non è che può continuare a crescere, già oggi il bilancio della sanità occupa una parte percentuale altissima del bilancio regionale, tanto alta che spesso i cittadini non se ne rendono neanche conto, va invertita la tendenza all'aumento della spesa non diminuendo i servizi, ma diminuendo la tendenza alla ospedalizzazione, quindi diminuendo la tipologia di risposta, investendo di più sulla salute e non sulla malattia.
Noi crediamo che moltissime malattie siano riconducibili ai cattivi stili di vita, dall'alimentazione alla cattiva qualità dell'ambiente circostante; investire di più per mantenere uno stile di vita che propende alla salute più che alla malattia credo che anche in termini non solo sociali, ma economici produrrebbe un beneficio. A questo proposito gli sprechi ovviamente vanno ridotti, credo che la nostra Regione possa dire che l'ha comunque governata la tendenza all'aumento esponenziale della spesa sanitaria, è una delle Regioni che l'ha governata, viceversa non posso dire a livello nazionale, anche perché assistiamo a volte occasionalmente a scandali molto consistenti dal punto di vista economico che riguardano la sanità in giro per l'Italia, ma cito un caso solo, anche perché, diciamo così, è d'attualità. Credo che sia stato piuttosto alto quello che oramai si sta configurando come uno spreco, i tanti vaccini che sono stati acquistati e che oramai non sono stati consumati e non lo saranno più. Mi domando dove sono finiti e soprattutto quanto sono costati. Certo che è stato un introito molto gradito per le imprese farmaceutiche, ma credo che gran parte di quei vaccini saranno buttati.
Per quanto riguarda la protezione e l'aiuto alle fasce sociali più deboli, le più colpite dalla crisi economica, è necessario sottolineare due iniziative della Regione, due tra le altre. La conferma dei 400 milioni del fondo per la non autosufficienza e il suo incremento di 10 milioni di euro nel 2010. Questa non è una cosa che hanno tutte le Regioni, queste risorse rappresentano un sostegno concreto agli anziani e alle persone con gravi disabilità e alle loro famiglie, anche per sottolineare che qualche impegno e qualche aiuto alle famiglie c'è in questa finanziaria.
La costituzione di un fondo straordinario di 22 milioni di euro destinati ai Comuni in aggiunta alla programmazione corrente, per rispondere alla crescente domanda di servizi alla persona che gli enti locali in un contesto di progressiva diminuzione di risorse trasferite - lo sottolineo - in un contesto di progressiva diminuzione di risorse trasferite hanno difficoltà ad affrontare. Questi fondi verranno in parte finalizzati all'avvio di un programma a tutela dei minori e indirettamente credo che questo sia nuovamente un aiuto alle famiglie. Su questo tema noi contabilizziamo come elemento positivo l'avere esteso ai conviventi la fruizione di questi servizi e onestamente credo che la liturgia anche un pochino obsoleta del consigliere Varani sulla famiglia e sul fatto che la Regione avrebbe in questo modo cambiato il concetto stesso di famiglia, e non l'ha fatto, la Regione Emilia-Romagna non si è permessa di cambiare la definizione di famiglia, la trovo veramente, come posso dire, forzata, anche perché l'immagine utilitaristica che oggi il consigliere Varani ha ripetuto in Aula, ma che avevo già letto sui giornali “sposarsi non converrebbe più” permettetemi di dire che è veramente molto stucchevole, perché chi si sposa in Chiesa si sposa perché ritiene che l'unione di due persone debba essere santificata da un sacramento, chi decide di sposarsi in Comune ritiene che il rapporto tra le due persone vada ufficialmente regolarizzato. Spero bene che non lo si faccia per bieco utilitarismo, perché ho un concetto dell'amore legato alla convivenza che è veramente molto, molto diverso e lo trovo un pochettino raccapricciante.
È certo che la Regione Emilia-Romagna attraverso questo provvedimento ha esteso la platea degli aventi diritto alla fruizione di determinati servizi, è sicuramente un allargamento.
Per contribuire ad arginare gli effetti della crisi economica sul tessuto produttivo regionale e soprattutto sulle medie e piccole imprese il bilancio 2010 introduce misure specifiche per il sostegno alle attività produttive, al commercio e al turismo. In particolare è previsto uno stanziamento di 63 milioni di euro per attivare investimenti per la dotazione energetica delle aree produttive ecologicamente attrezzate mediante la realizzazione di impianti da fonti energetiche rinnovabili. Qui io rispondo senza nessun timore alla consigliera Noè e gliel'ho anche detto prima incontrandola, sul territorio le aree ecologicamente attrezzate e produttive si chiamano ecologicamente non perché siano riconducibili ai Verdi, perché si intende fare delle aree produttive che siano dotate di quei servizi minimi che ci consentano di non dover poi intervenire nelle aree industriali per fare dei costosissimi disinquinamenti. Detto questo non è in cima alle nostre priorità, noi saremo assolutamente d'accordo di utilizzare più risorse rispetto a quelle che si utilizzano oggi per incentivare le dotazioni anche private di sistemi di produzione energetica alternativa e di risparmio energetico, non avremmo nessuna remora ad appoggiare una lotta in questo senso della consigliera Noè sul piano energetico regionale. E di risorse aggiuntive se ne potrebbero sicuramente trovare, senza metterle in conflitto con le aree ecologicamente attrezzate che pure sono una soluzione, non l'unica, ma possibile e se si vede che risorse su queste aree non vengono utilizzate e giacciono; in quel caso, perché no?, si recuperino, si cambi capitolo e si utilizzino per qualcos'altro. Quindi non mi crea assolutamente problemi.
Vengono destinati più di 155 milioni di euro al settore ambientale e sviluppo sostenibile per diminuire la vulnerabilità del sistema ambientale e per promuovere comportamenti responsabili nei confronti dell'ambiente da parte dei cittadini. A questo proposito voglio aggiungere una cosa che questa mattina ha dimenticato di dire. Ci sono provvedimenti che sono molto utili in questo settore, soprattutto quello che poi riguarda il dissesto idrogeologico che è molto costoso quando prevede interventi di ripristino, che non fanno lievitare i costi perché sempre declinare le tematiche ambientali legate all'aumento dei soldi necessari per intervenire, l'ha fatto molto spesso anche la ministra Prestigiacomo quando interveniva sulla gravissima situazione che si è verificata in Sicilia “Ah, ma non ci danno soldi per...”. Non c'è solo e sempre bisogno di soldi, certo, quando ci sono i dissesti a quel punto bisogna intervenire con delle risorse finanziarie, ma bisogna intervenire anche con i provvedimenti. La nostra Regione anche nel passato ha fatto iniziative e approfondimenti in cui ha toccato con mano che la vulnerabilità del territorio viene ogni giorno incrementata dagli interventi che vengono fatti sul nostro territorio dagli interventi di pianificazione. Non aumentare la vulnerabilità del territorio non comporta investimenti, comporta scelte, comporta declinazioni nei piani regolatori, declinazioni di un certo tipo nei PTCP provinciali; non aumentare la vulnerabilità del territorio significa fare oggi delle scelte e risparmiare moltissimo domani perché non si dovrà intervenire con i ripristini.
Non possiamo incrementare all'infinito perché sarebbe veramente un pozzo senza soldi quello degli interventi sui ripristini, perché sono interventi costosi e che molto spesso avvengono dopo che ci sono state purtroppo anche delle vittime dei dissesti. Bisogna lavorare con le regole, bisogna lavorare con gli impegni politici, con una concertazione serrata con gli enti locali, perché ogni giorno la vulnerabilità del territorio viene aumentata, ogni giorno pezzi del territorio vengono urbanizzati.
Fra le priorità di spesa previsionale nel 2010 è da segnalare anche un forte investimento nel settore del trasporto pubblico locale e dei sistemi di mobilità, a cui è destinato quasi un miliardo di euro e qui viene una parte che mi corre d'obbligo contestare perché, come parte politica, è una scelta che non abbiamo condiviso e che continuiamo a non condividere. Una parte di queste ingenti risorse sono destinate non solo al potenziamento di linee ferroviarie, e siamo d'accordo, all'acquisto di nuovo materiale rotabile, e siamo d'accordo, all'incentivazione del trasporto merci su ferro, e siamo d'accordo, ma una parte di questo budget viene utilizzato per l'apertura di un bilancio e l'autorizzazione di spesa di 8.100.000 euro disposti con l'art. 25 della legge finanziaria per contribuire a realizzare quello che comunemente viene chiamato people mover, una mono rotaia automatica che unirà stazione e aeroporto.
I sistemi tecnologicamente complessi sono poco gestibili, sono molto fragili, sono poco flessibili, la nevicata di questi giorni sta dimostrando che avere inserito in un tessuto ferroviario diffuso, obsoleto, in cui ancora degli scambi (penso a quelli del territorio di Ravenna) non sono in grado di sostenere un veloce abbassamento della temperatura, inserire su un sistema di questo genere sistemi tecnologicamente molto più complessi, che necessitano di una lunga e complessa manutenzione, fa saltare i sistemi. I sistemi complessi sono sempre più fragili degli altri, noi pensiamo che il collegamento tra la stazione e l'aeroporto sia doveroso, ma l'incremento e l'utilizzo degli autobus navetta che ci sono oggi in una corsia preferenziale garantirebbe comunque il collegamento in tempi certi, perché se un autobus corre in una corsia preferenziale i tempi li ha certi, a prezzi infinitamente inferiori. Crediamo che ancora una volta si facciano delle scelte di immagine, è un'opera che costerà 100 milioni di euro anche se ho visto nell'inserto de “Il Corriere della Sera” che veniva riportata con 180 milioni di euro, 27 milioni dei quali a carico della Regione, che si inserisce nella mobilità bolognese come l'ennesima soluzione tecnologicamente diversa da tutte le altre. Bologna si è impegnata nel bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a versare un milione di euro l'anno al gestore se il numero dei passeggeri sarà inferiore a 900.000 l'anno e 200.000 euro nel caso in cui coloro che viaggeranno saranno tra 1,1 milioni e 900 all'anno, questo sta a significare che già sanno che sarà così e quindi è sicuramente un bando economicamente molto oneroso per la città di Bologna. Viceversa la bretellina ferroviaria, sempre citata nei miei interventi, già esistente e che molti bolognesi neanche sanno che esiste, tra la stazione centrale e la fiera non si capisce perché sia così sottoutilizzata e non possa essere dotata di una navetta per collegare compiutamente la stazione alla fiera, con costi infinitamente più bassi.
Un sistema efficiente, pratico, di superficie facilmente accessibile e integrato secondo noi sarebbe fondamentale, incardinato su una stazione finalmente liberata dall'accesso dei mezzi privati. La nostra stazione è una delle poche in Emilia-Romagna inaccessibile per il caos dei mezzi privati che la occupano.
La mobilità è un diritto, ma quando si sta fermi in coda o fermi sui binari, come credo sia capitato a tutti noi in questi giorni, e non per la nevicata, perché era cominciato dall'inizio dell'orario invernale - questo l'ho sperimentato personalmente - diventa un diritto negato anche a fronte di tanti investimenti. Allora almeno una qualche riflessione se questa è la strada giusta bisognerà farla.
Manca qualche cosa in questo bilancio sulla partecipazione. Questo in genere è un cavallo di battaglia del consigliere Mazza, ma lo voglio citare perché la partecipazione non è comunicazione, il consigliere Fogliazza ha fatto un richiamo sulla necessità di ridurre le spese per le consulenze o per i convegni che sono solo comunicativi, io aggiungo ci vorrebbe invece la preventizzazione di una qualche spesa per la partecipazione, creare dei meccanismi di decisione partecipata. Sempre il consigliere Fogliazza, ci tengo a dirlo, ha citato negativamente i soldi sprecati - 1.700.000 - per canili e gattili e vorrei dire al consigliere Fogliazza che non è uno stupido optional da ambientalisti. Dare un ricovero a quegli animali che sarebbero randagi e che nel sud Italia hanno provocato danni credo anche che dal punto di vista morale testimoni come ogni giorno l'uomo non è capace di gestire in positivo un rapporto con quegli animali che poi molto spesso sono anche i suoi compagni e quando non li vuole più li abbandona. Chi viaggia nel sud vede moltissime carcasse di animali giacenti ai lati delle strade perché sono stati investiti, a qualcuno può dare fastidio moralmente, posso dire però che ad altri crea grossi problemi anche dal punto di vista della sicurezza pubblica. Quindi fare quegli investimenti è doveroso e la nostra Regione credo che si debba fare vanto di riuscire a gestire anche un problema che per qualcuno sarà piccolo, ma è comunque un problema civile che noi riusciamo a risolvere.
Chiudo con un passaggio velocissimo sul tema che mi è più caro ed è l'ambiente. L'ambiente non può essere confinato esclusivamente nei fondi destinati all'assessorato all'Ambiente, che sono pochi e che molto spesso vengono utilizzati per i ripristini e per le emergenze, o l'ambiente viene declinato creando un meccanismo di compartecipazione decisionale e finanziaria tra i vari assessorati, oppure il concetto di sostenibilità è un concetto che non verrà mai compiutamente applicato.
PRESIDENTE (Villani): Grazie, consigliera Guerra.
Ha chiesto di parlare il consigliere Zoffoli. Ne ha facoltà.
ZOFFOLI: In premessa voglio ribadire il mio pieno e convinto sostegno al bilancio e alla finanziaria della Regione.
Sento la necessità di soffermarmi per spiegare compiutamente il mio pensiero sull'art. 48 della finanziaria e nello specifico sul comma 3, comma che è stato di fatto estrapolato da un ampio e articolato progetto di legge contro le discriminazioni e le pari opportunità già da tempo in discussione nella competente commissione assembleare. Quindi, in realtà la discussione in merito è aperta da qualche anno, con diverse valutazioni e orientamenti di fondo, per ciò che mi riguarda già manifestati, e che precedono la proposta contenuta nella stessa legge finanziaria, gli autorevoli appelli e il confronto di questo ultimo mese. Confronto di cui vorrei sottolineare la serietà, l'equilibrio e il rispetto con cui si è svolto e si sta svolgendo e che meriterebbe semmai maggior respiro.
Il mio sincero ringraziamento in particolare va al presidente Errani per la sua disponibilità all'ascolto, con la consueta curiosità ed onestà intellettuale che lo contraddistinguono e che hanno accresciuto la mia stima nei suoi confronti, ma soprattutto per aver lavorato personalmente agli emendamenti sulla modifica del meccanismo Isee e sul sostegno alla famiglie numerose, che condivido pienamente, e che contribuiscono a migliorare una norma per me discutibile.
In questo dibattito, salvo qualche sporadica voce, nessuno ha parlato di ingerenza indebita a riguardo dell'appello forte e chiaro, più o meno condivisibile, del presidente della Conferenza episcopale dell'Emilia-Romagna, cardinale Carlo Caffarra. Un appello rivolto a ciascuno di noi personalmente e non un'intervista, come qualcuno ha riferito in Aula. Nessuno ha attentato, quindi, alla laicità delle istituzioni, in quanto tutti, giova ripeterlo, possono intervenire nella discussione pubblica su una decisione che riguarda il futuro e il bene comune della nostra società regionale; parimenti nessuno può e intende mettere in discussione, come peraltro si evince dall'appello, l'autonomia nel giudicare le intenzioni di noi amministratori, su cui ricade, in quanto eletti, la competenza esclusiva, il diritto e dovere di legiferare. Si tratta di un buon esempio di laicità delle istituzioni, che va difesa e preservata da ogni forma di integralismo religioso o laicista.
Scrive Obama: “I laicisti sbagliano quando chiedono ai credenti di lasciare la loro religione alla porta prima di entrare nello spazio pubblico. Dire infatti che gli uomini e le donne non dovrebbero fare entrare la loro moralità personale nei dibattiti sulle politiche pubbliche è praticamente un'assurdità”, dice Obama. Mentre un altro cardinale, il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, quel cardinale che per inciso, per le sue parole sull'accoglienza verso gli ultimi e gli immigrati, il ministro Calderoli ha definito “un sacerdote mafioso in Sicilia”, questo cardinale non manca di ricordare che è meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo.
Al centro del nostro confronto c'è il concetto di diversità. Le diversità, non parlo di differenze che mi e ci richiamano immediatamente, questo sì, all'idea e alla pratica di forme di discriminazione, o perlomeno di disuguaglianze sempre da combattere e superare. Diversità: la sfida è come far sì che le diversità diventino una risorsa e non un ostacolo alla crescita della convivenza civile senza alimentare paura e intolleranza e rifiutando, al contempo, ogni forma di omologazione e di pensiero o, meglio, non pensiero unico.
Partirei da un dato di fatto, evitando ogni approccio ideologico, ma guardando in faccia alla realtà con sano realismo. Non c'è una persona - e non uso volutamente il termine individuo - persona che per quanto simile sia uguale all'altra. Anche fra di noi, in quest'Assemblea, è così. Addirittura per chi crede si arriva a dire che ciascun essere umano è unico e irripetibile, vale per ciò che è, non per ciò che possiede o produce. Siamo tutti dei diversi e ciascuno è diverso dall'altro. Se questa è la sfida abbiamo un esempio di come riconoscere le diversità, valorizzarle senza alcuna discriminazione. È un esempio sempre attuale, riuscito e luminoso, è la nostra Carta costituzionale: casa comune degli italiani con un'architettura armonica, organica, unitaria, fatta di diritti e di doveri, di libertà e di responsabilità. La Costituzione, che continuo a considerare la pietra angolare e non di inciampo su cui costruire la nostra casa comune va presa per intero e nel suo insieme e non solo in parte o per giunta una parte di alcuni singoli articoli.
L'art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Siamo di fronte ad una chiara concezione personalistica e solidaristica, che mette l'uomo, la persona umana al centro di un nesso indissolubile fra diritti e doveri, libertà, responsabilità, che contribuiscono a formare l'identità di ciascuno e la nostra personale biografia. Emerge una versione integrale, fisica, psichica e spirituale della persona.
L'art. 3, che segue ed è richiamato anche dall'art. 48 della finanziaria, parla poi di pari dignità di tutti i cittadini senza discriminazione alcuna di fronte alla legge e di pieno sviluppo della persona umana, affermando una visione della persona come essere umano in relazione con gli altri. La vera discriminante, quindi, a mio avviso nel dibattito, in questa fase costituente del Paese, delle culture, dei partiti, che è trasversale alle culture stesse, è fra una concezione della società basata sull'individuo e una concezione della società basata sulla persona e la comunità. L'uomo è persona solo in quanto individuo in relazione con gli altri, oggi invece nel sentire comune i termini “individuo” e “persona” sono utilizzati come equivalenti e interscambiabili, perdendo di vista l'aspetto della relazione.
Nella vita quotidiana si assiste ad una progressiva solitudine, con legami deboli e fragili sul lavoro e in famiglia, una generazione precaria nella vita e nell'amore. La stessa crisi che stiamo vivendo e di cui la nostra finanziaria, con risposte concrete si occupa, è innanzi tutto una crisi culturale, di senso e di significato, è il frutto di un liberismo selvaggio, senza regole, vincoli e controlli, che pone al centro l'individuo in quanto tale, slegato dalla responsabilità sociale, in una visione consumistica, usa e getta, che parte dalle cose: usa e getta le cose, usa e getta le idee, usa e getta i programmi, usa e getta i partiti e, infine, inesorabilmente, usa e getta le persone. Non possiamo essere per la solidarietà in economia e ripiegare sul mero individuo quando si tratta di diritti dell'uomo.
L'usa e getta e il fai da te, propri dei messaggi dominanti nella nostra società nell'ultimo ventennio, alimentano due forme di disperazione: la nostalgia del passato, nella misura in cui non si vede un futuro, il futuro mi fa paura, mi rifugio nel passato, diventa un'idea fissa: Dio, patria e famiglia.
Dopo avere per anni propagandato un'idea di società consumistica, fondata sull'individuo, adesso gli stessi ci propongono la medicina per curare i mali di questa società, un rifugio, una forma di disperazione quando il passato diventa una nostalgia perenne, un'altra forma di disperazione, una visione consumistica del presente che prima ricordavo. Il nostro impegno è invece quello di promuovere e costruire il futuro, la politica come costruzione di speranza. Dobbiamo uscire dalla crisi e preparare un futuro di crescita e di sviluppo diverso, a proposito di diversità, più a misura di uomo. Qualcuno già immagina, invece, un dopo crisi come un ritorno al come prima, più di prima, che non sarebbe in questo caso un messaggio d'amore, come la canzone di Tony Dallara recitava, ma un segno di miopia e l'ennesima capitolazione della politica.
Queste riflessioni, e vado a chiudere, centrano con l'articolo della finanziaria in discussione. Pur ribadendo che la Regione con l'articolo in questione non intende prevedere alcun Pacs, lo dico, in sostituzione della famiglia prevista dalla Costituzione e che il riconoscimento delle unioni civili non rientra peraltro nelle competenze di una Regione, tuttavia a mio avviso il comma 3 dell'art. 48 è poco chiaro o perlomeno ambiguo nella sua formulazione, laddove si lascia intendere di scegliere la persona e si scrive, di fatto, individuo.
Non si capisce, inoltre, quali sono le conseguenze pratiche. Nessuno ha saputo chiarire se estende i diritti a 400.000 cittadini emiliano-romagnoli, 1 su 10, come qualcuno sostiene. Allora mi rifiuto di pensare che questa sia l'Emilia-Romagna, una delle regioni più avanzate d'Europa. 400.000 cittadini discriminati, c'è qualcuno che ritiene che sia vero questo? Io no, io penso che questa norma in realtà si limiti a codificare una prassi già esistente. Già oggi, infatti, l'accesso ai servizi avviene su base universalistica per entrare negli asili nido. Per fare un esempio, i nostri Comuni non guardano a come è formata la famiglia, se i genitori convivono o se sono sposati, lo stesso discorso vale per l'accesso agli alloggi di edilizia pubblica.
In questo caso, se questa è la verità, perché passiamo da zero discriminati a 400.000 discriminati, se questa è la realtà, a maggior ragione guardando al futuro e pensando alla vera emergenza della nostra società, l'emergenza educativa, ai miei figli, ai nostri figli, ai ragazzi, ai giovani, continuo a pensare e a ritenere che nel rispetto delle libere scelte di ciascuno vadano incoraggiate e sostenute prioritariamente le forme di relazione e i legami stabili fra persone e generazioni, nel rispetto dei principi della Costituzione e del nostro Statuto. Non c'è nulla che sia più ingiusto che far parti uguali fra disuguali, come ci ha insegnato un grande educatore, Don Lorenzo Milani.
Sulla base di queste argomentazioni ho riflettuto a lungo e mi sono convinto che la mia posizione sul comma 3 dell'art. 48 della finanziaria, distinta rispetto al gruppo, piuttosto che una forzata e sofferta adesione ad una norma che onestamente e in coscienza, pur sforzandomi non condivido, questa mia posizione vada intesa, e vi prego di considerarla in questo modo, non una scelta contro, ma una scelta per. Una scelta che in tutta umiltà, per ciò che conta solo per uno e per la persona che la esprime, un semplice consigliere di campagna come mi ritengo, che questa scelta possa aiutare di più a mantenere aperto, senza pregiudizio alcuno, un confronto alto, serio, libero, su una visione di società e sul futuro della nostra comunità regionale che tutti siamo chiamati a costruire alla luce degli straordinari cambiamenti culturali, sociali, economici, demografici, rispetto ai quali nessuno può rispondere alzando muri o steccati, ma costruendo ponti, ponti che pur distinguendo collegano, misurandoci ogni giorno con le contraddizioni e i conflitti quotidiani per governarli. Questo, del resto, è il compito della politica.
PRESIDENTE (Villani): Grazie, consigliere Zoffoli.
Ha chiesto di parlare l'assessore Gian Carlo Muzzarelli. Ne ha facoltà.
MUZZARELLI, assessore: Alcune considerazioni rispetto ai temi affrontati perché noi abbiamo un bilancio di responsabilità per accompagnare il sistema fuori dalla crisi, verso il futuro. Facciamo i conti con una situazione difficile e che con grande responsabilità abbiamo affrontato, con priorità il lavoro, le imprese, il territorio, con la partecipazione del sistema che è stato ed è un grande valore. Con il tavolo per accompagnare la crisi e penso anche al tema di un rapporto con il livello nazionale che ci ha visto disponibili, ma anche attenti e responsabili nell'azione di verifica di ciò che stava succedendo, sia per quanto attiene alla Finanziaria sia per le difficoltà che essa non risolve e i problemi anche dei tagli che sono stati fatti.
Siamo in attesa ancora di risposte profonde sul tema delle politiche abitative. Noi abbiamo sottoscritto un accordo il 1° aprile, il tavolo della casa non è ancora stato convocato.
Abbiamo la necessità di rafforzare le azioni sulle politiche abitative, per cercare di avere più case pubbliche, non fare uscire, ma dare ancora risposte aggiuntive sul tema delle politiche abitative, cercando di utilizzare la Legge regionale 20 con il demanio pubblico per aumentare l'edilizia residenziale sociale.
In questi anni abbiamo investito 230 milioni di euro, abbiamo finanziato 6.000 alloggi. Abbiamo agito sul fondo per l'affitto, che è un fondo nazionale. Io vorrei richiamare qualcuno che ha citato il fondo per l'affitto. Non è un fondo regionale, è un fondo nazionale che vede però il taglio costante da parte del Governo: 17.5 milioni di euro l'anno scorso, 15.2 quest'anno e noi abbiamo messo da 3 a 4 milioni di euro per tamponare, di fronte a una situazione di emergenza da 52.000 domande nel 2008 a 54.500 domande nel 2009 e di fronte a questo i soldi diminuiscono. Questa non è polemica, è la realtà dei dati - da 17.5 a 15.2 milioni - quest'anno noi dobbiamo utilizzare 15.2, quindi mancano oltre 2 milioni di euro.
Penso al tema delle barriere architettoniche. Anche qui c'è una legge del Governo, non abbiamo avuto una lira sulle barriere architettoniche e noi stiamo finanziando, abbiamo domande per 16 milioni, 7,8 milioni finanziati e nel bilancio abbiamo messo 2.5 ulteriori per continuare a finanziare in spesa corrente, con i problemi e le tensioni che crea questa scelta.
Inoltre penso al tema delle semplificazioni, con la Legge 20 e con la legge 10. Noi vogliamo sfidare sul terreno del fare e penso ai risparmi. Per la Regione sistema il tema di Intercenter nel 2007 il sistema Emilia-Romagna ha risparmiato 67.5 milioni di euro, nel 2009 ci siamo dati l'obiettivo che il sistema possa risparmiare 100 milioni di euro. Abbiamo aumentato le garanzie di pagamento, gli ordinativi sono passati da 419 a un miliardo di euro. Abbiamo messo in tiro l'economia perché abbiamo bisogno di fare e dare risposte al sistema economico.
Abbiamo risparmi che ci hanno portato ad essere la Regione meno indebitata d'Italia e questo non è un dato politico, è un dato economico e questo credo che vada evidenziato perché noi, rispetto al 2008, siamo 0,76, siamo la Regione meno indebitata d'Italia.
Penso al tema ancor più complicato dei dati del rapporto della spesa corrente di personale: 3 punti sotto la media italiana. Penso alla spesa di personale in rapporto con quella generale della popolazione residente: siamo 20 punti sotto la media nazionale. Abbiamo la pressione fiscale ancora più bassa della media nazionale, abbiamo una riorganizzazione del personale che ha portato al risparmio di 6 milioni di euro. Nell'indice globale dello sviluppo umano siamo al ventottesimo posto su 113 realtà tra le quattro regioni italiane più avanzate. Do anche un ultimo dato: le ricerche dicono che rispetto al Pil 2007, l'Emilia-Romagna ci metterà un anno in meno per tornare a quel livello. Quindi vuol dire che le cose le stiamo facendo.
Noi abbiamo un progetto, lo abbiamo definito con il PTR, lavoro, imprese, green economy, inclusione, che sviluppano azioni coerenti dal PTR con azioni operative nel bilancio. La nostra Regione, l'Emilia-Romagna, penso debba avere l'ambizione di essere tra i protagonisti di primo piano in Europa e nel mondo che cambia. Questo è ciò che facciamo e che vogliamo fare, ricercando dialogo, pretendendo rispetto e trasparenza.
Su questo, due cose rapide sul tema della finanziaria. Vedete, noi qui siamo in una sessione di bilancio, stiamo discutendo del bilancio regionale, tutti possono intervenire, tutti possono agire, a Roma un emendamento con 250 commi e una fiducia ha bloccato qualsiasi discussione. Dopodiché hanno inserito alcune norme aggiuntive, hanno preso alcune parti del Codice delle autonomie che stavamo discutendo insieme e le hanno infilate dentro, dicendo anche cose diverse rispetto a quello che avevamo concordato all'interno della Conferenza Stato-Regioni e abbiamo dovuto prendere atto non solo che hanno proseguito il taglio al fondo ordinario degli Enti Locali, non solo che hanno ridotto e soppresso. Mentre parliamo di partecipazione tagliano il Difensore civico, le circoscrizioni, che è un punto di riferimento e di approdo e di rapporto con i cittadini delle nostre comunità. E poi arriviamo a una discussione sul finanziamento delle Comunità montane: hanno tolto il fondo nazionale, non è finanziato il fondo nazionale e per colpa del Governo non è più montagna gran parte del nostro Appennino e sono considerati comuni montani i comuni in cui almeno il 75% del territorio si trova al di sopra dei 600 metri. Vedete, se questo è il federalismo, io sono preoccupato e ha ragione Errani quando dice che dobbiamo scoprire le carte, perché io lo chiamo centralismo. Non è federalismo se alla fine Sestola, Bagno di Romagna, Santa Sofia, Castelnuovo Monti, Porretta, tanto per citare alcuni nomi, non hanno più diritto a essere considerati comuni montani, hanno perso il diritto alla montanità e quindi anche ai riferimenti dei finanziamenti nazionali, dopodiché andiamo a vedere anche nel merito.
Questo è ciò che sta succedendo e questa è la preoccupazione. Mentre noi a livello locale abbiamo affrontato il tema prendendola per un altro verso, cercando con la Legge 10 di razionalizzare, di tagliare, di andare a 9, più quella della Val Marecchia diventano 10, Comunità rispetto alle 18-19 che avevamo. Quindi su quel terreno è la sfida, quella delle riforme, quella delle azioni per il cambiamento e dell'innovazione giorno per giorno perché dobbiamo andare in questa direzione che è, credo, la direzione della sfida, di quella di mettersi in gioco giorno dopo giorno per misurarsi sui cambiamenti ed essere in grado di affrontarli con la determinazione che è tipica del sistema dell'Emilia-Romagna.
PRESIDENTE (Villani): Grazie, assessore Muzzarelli.
Ha chiesto di parlare il consigliere Richetti. Ne ha facoltà.
RICHETTI: La discussione che stiamo facendo in realtà smentisce quanti anche negli interventi precedenti hanno parlato di un provvedimento poco dibattuto, con poca riflessione, superficiale e mi ha sinceramente colpito in senso negativo la caricatura che il collega Varani ha voluto costruire di questo provvedimento, provvedimento che a seconda degli anni elettorali a volte guarda al centro, a volte a sinistra, a volte concede di qua e di là. In realtà mi pare che stiano emergendo riflessioni un po' più serie, un po' più strutturate, anche un po' più sofferte, perché noi oggi abbiamo messo molto al centro l'attenzione su questo comma 3 del 48, la cifra di quanto un provvedimento a misura di famiglia non può essere però solo focalizzata su un comma. In questa finanziaria noi mettiamo strumenti di sostegno alle famiglie che affrontano la crisi, abbiamo parlato pochissimo di questo lavoro che si va dissolvendo dentro alle famiglie ed è sul lavoro che si fonda la capacità di costruire una famiglia e di mettere al mondo dei figli.
Non vorrei che noi non considerassimo che quando mettiamo risorse sulla scuola, sulla sanità, sul fondo sociale, stiamo facendo una finanziaria a misura di famiglia, poi veniamo anche alle riflessioni di merito del 48 e del 49. Quando noi lavoriamo perché l'ambiente sia fatto di spazi naturali per chi ha bambini, per chi ha famiglia; quando noi, anche in un ruolo sostitutivo, mettiamo soldi sull'autonomia scolastica perché non ci sono, perché chi dovrebbe metterli non ce li mette; quando rimpinguiamo il fondo sociale a fronte di un taglio nazionale importante... A me se c'è una cosa che non interessa è la polemica, però stiamo al merito, perché la famiglia si sostiene così dal mio punto di vista. Quindi penso che non sia corretto un approccio solo rispetto, appunto, all'attenzione ad una misura cosiddetta elettoralistica.
Vorrei però ricordare da dove siamo partiti. Noi siamo partiti in quest'Aula da un provvedimento che, quello sì, tentava di equiparare, da un provvedimento fatto di un articolo che diceva “in tutta la legislazione regionale, quando trova la parola “famiglia” è da intendersi le convivenze regolate dal Dpr 223 dell'89”. Quello voleva dire equiparare, cioè la famiglia è come tutte le forme di convivenza. Quel pdl però non è in discussione, non è in approvazione e in questa finanziaria non diciamo questo. Penso che siano legittime tutte le considerazioni, tutte, e trovo anche molto fondate le argomentazioni di chi, di fronte a questo provvedimento ha dei dubbi, ma non accetto che ci sia distorsione di ciò che è oggettivo. Quando si vogliono distinguere le cose si fa un elenco puntuale e noi in questa legge, chiamandolo per nome e per cognome, abbiamo detto hanno accesso ai servizi le persone, le famiglie, le convivenze, gli individui, le famiglie e le convivenze. Se avessimo voluto dire è tutto uguale per tutti e tutto è famiglia avremmo utilizzato quella strada che non abbiamo percorso. Dopodiché è legittima ogni valutazione, ma questo è quello che abbiamo fatto, distinguendo i soggetti nella loro diversità.
La contrarietà al comma 3 non è, non si esprime volendo valorizzare la famiglia, si esprime affermando che c'è qualcuno che non ha diritto all'accesso ai servizi, cioè non funziona mica così. La contrarietà a quel comma vuole dire che non tutti hanno accesso ai servizi della Regione. Allora, su questo, siccome vedo una risoluzione Varani che dice “senza nulla togliere al diritto di accesso ai servizi sociali e assicurare a qualsiasi persona”, ma noi abbiamo fatto questo. Se non abbiamo fatto questo e io ho capito male, allora mi fermo anch'io, ma penso di avere capito bene, se no avremmo fatto un altro tipo di provvedimento.
Quando ci è sembrato che questa cosa potesse prestarsi ad ambiguità, cioè “oh, ferma, questi stanno mettendo tutto sullo stesso piano e da quella porta lì, la porta dei servizi, entrano tutti insieme”, abbiamo fatto due cose: abbiamo inserito un riferimento costituzionale che non è a spot, ma si fonda su dei criteri, cioè laddove la Costituzione parla di progressività e di sostegno concreto alle famiglie, senza, ovviamente, non potevamo nemmeno farlo, mettere in discussione la forma giuridica della famiglia, e abbiamo detto che da quella porta là devono entrare tutti ma uno alla volta. E chi è che dà via il biglietto rispetto alle priorità? Un criterio che si chiama Isee ed è fondato su degli indicatori puntuali, che pesano, come giustamente osservava la collega Noè, il carico familiare, la situazione economica, la situazione di povertà, la presenza di un disabile. Non mi si può dire che abbiamo fatto una cosa... Io ho letto delle cose, ripeto, riconosco la legittimità, penso che sia quasi banale che noi discutiamo sul diritto a parlare o meno, ce l'hanno tutti e noi abbiamo il dovere di ascoltare mentre tutti hanno il diritto di parlare, ma non accetto che mi si dica che in questo modo si rende impossibile utilizzare criteri che in un qualche modo agevolano l'accesso ai servizi delle famiglie, perché l'abbiamo fatto nell'articolo immediatamente dopo. Guardate bene, noi abbiamo scritto famiglie numerose, ma è da leggersi che noi utilizzeremo l'Isee a partire dal primo figlio in avanti, perché ha ragione chi dice che i figli si cominciano a contare dal primo e procederemo in questi termini. E siccome ho sentito, giustamente, ho sentito preoccupazione rispetto al fatto che noi chiediamo alla Giunta di mettere in campo una direttiva che regoli tutto questo, voglio ricordare due cose. La prima è che abbiamo presentato un emendamento che riporta ad un parere della commissione, come è giusto, la seconda è che noi in questo atto gli indirizzi alla Giunta glieli diamo, perché scriviamo puntualmente cosa ci vogliamo mettere dentro a quelle direttive, scriviamo puntualmente quali sono i criteri sulla base dei quali rivedere l'utilizzo dell'Isee. Abbiamo fatto questo.
Devo dire poi che la concretezza supera nei fatti rispetto alla discussione a volte anche un po' pretestuosa. Se io valuto come stiamo utilizzando la borsa di studio, l'assegno di studio che riconosciamo alle famiglie di questa regione è già uno strumento che utilizza l'Isee, che noi andremo a modificare in senso potenziato e che in un qualche modo esclude un pezzo di quei beneficiari che noi individuiamo al comma 3, lo si può escludere anche domani perché per avere l'assegno di studio per il proprio figlio, il figlio bisogna poterlo mettere al mondo, per cui è evidente che tutte le forme di convivenza non potranno essere tra i beneficiari, potranno essere quelle che i figli li hanno, lo possono fare. Quindi, da questo di vista non tiriamola oltre il dovuto perché sarà proprio l'utilizzo dell'Isee che creerà una sorta di criterio di accesso ai servizi.
Io sono completamente d'accordo, ma proprio completamente con l'intervento del mio collega Damiano Zoffoli, perché è un intervento che parte da un'idea, da una concezione di persona, di comunità, di società, di ruolo della politica, di governo, io però vivo della consapevolezza di quello che stiamo facendo, stiamo facendo un provvedimento che regola l'accesso ai servizi e lo fa con dei criteri che possono essere condivisi o meno.
Concludo solo riprendendo un'affermazione, che è la seguente: “per quelle unioni che abbiamo desiderio o bisogno di dare una protezione giuridica ai rapporti reciproci esiste anzitutto la strada del diritto comune. Qualora emergessero alcune ulteriori esigenze, eventuali norme a loro tutela” - quindi delle leggi - “non dovrebbero comunque dar luogo a un modello legislativamente precostituito e tendere a configurare qualcosa di simile al matrimonio, ma rimanere leggi nell'ambito dei diritti e dei doveri delle persone”. Questa è la prelusione che il cardinal Ruini fece al Consiglio permanente del 22 settembre 2005, quando disse no a strumenti legislativi di equiparazione alla famiglia, sì a strumenti legislativi che regolano l'accesso ai servizi, ai diritti e ai doveri delle persone. Io, rispettando tutti quelli che pensano diversamente da me e agiranno diversamente da me, mi muovo nell'ambito della convinzione che stiamo facendo questo.
PRESIDENTE (Villani): Grazie, consigliere Richetti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Renzi, siccome però mancano pochi minuti alle ore 19, aggiorno i lavori alle ore 20.
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Villani): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
5246 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa l'avviso pubblico dell'Irts di Meldola (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la cura dei Tumori) ai fini della costituzione di un piano di comunicazione. (3636)
5247 - Interrogazione del consigliere Fogliazza, a risposta scritta, sulla costituzione e sull'aggiornamento delle banche dati di biblioteche e archivi librari della Regione, nonché sulle attività rivolte alla tutela e valorizzazione dei dialetti dell'Emilia-Romagna. (3637)
5248 - Risoluzione dei consiglieri Monari, Montanari, Majani, Salsi, Mazzotti, Fiammenghi, Rivi e Ercolini sulla situazione in cui versa il gruppo Eutelia S.P.A. (585)
5249 - Risoluzione proposta dai consiglieri Mazza, Donini, Borghi, Villani, Monari, Monaco, Bortolazzi, Guerra, Manfredini, Aimi, Richetti e Alberti, per il rispetto dei diritti umani anche con la presenza di osservatori competenti nei processi contro i cittadini Saharawi arrestati a seguito della loro attività pacifica per il rispetto delle risoluzioni ONU. (586)
5250 - Risoluzione, proposta dai consiglieri Mazza, Monari, Bosi, Bortolazzi, Delchiappo e Alberti, circa l'affidabilità ed il potenziamento del servizio ferroviario regionale metropolitano. (587)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18,57
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Donini - Villani
Aimi - Richetti
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