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40.
SEDUTA DI MARTEDÌ 12 LUGLIO 2011
ANTIMERIDIANA
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
Indice
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
Risoluzioni oggetti 1567 - 1571 - 1573 - 1574 - 1580 (da 259 a 263)
(Annuncio)
Interrogazioni oggetti 1560 - 1561 - 1562 - 1563 - 1564 - 1565 - 1566 - 1568 - 1569 - 1572 - 1575 - 1576 - 1577 - 1578 - 1579 - 1581 - 1582 - 1583 - 1584 - 1585 - 1586 - 1587 - 1588 (da 1041 a 1063)
(Annuncio)
Risposte scritte ad interrogazioni oggetti 1269 - 1291 - 1292 - 1303 - 1307 - 1321 - 1323 - 1356 - 1359 - 1363 - 1364 - 1366 - 1370 - 1371 - 1374 - 1377 - 1382 - 1387 - 1388 - 1396 - 1402 - 1405 - 1406 - 1410 - 1412 - 1416 - 1418 - 1421 - 1424 - 1426 - 1430 - 1441 - 1442 - 1443 - 1447 - 1450 - 1458 - 1466 - 1501 (849 - 864 - 865 - 873 - 876 - 884 - 886 - 905 - 906 - 909 - 910 - 912 - 916 - 917 - 920 - 923 - 926 - 930 - 931 - 935 - 939 - 941 - 942 - 943 - 945 - 947 - 949 - 951 - 953 - 954 - 957 - 962 - 963 - 964 - 968 - 970 - 976 - 979 – 1005)
(Annuncio)
Comunicazione ai sensi dell'art. 118, comma 1, del Regolamento interno dell'Assemblea
PRESIDENTE (Richetti)
Interrogazione oggetto 1586 (1061)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
NALDI (SEL - Verdi)
PERI, assessore
Interrogazione oggetto 1587 (1062)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BERNARDINI (Lega Nord)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta
OGGETTO 597
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Barbati, Defranceschi, Manfredini, Naldi, Noè, Sconciaforni, Villani, Costi, Donini, Marani, Meo, Montani, Mori, Moriconi e Pariani: “Istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini (18)
(Relazione, discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
MORI, relatrice
POLLASTRI (PDL)
BARBATI (Italia dei Valori)
MANFREDINI (Lega Nord)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
DONINI (Fed. della Sinistra)
NOÈ (UDC)
MEO (SEL - Verdi)
COSTI (PD)
MONTANARI (PD)
PARIANI (PD)
GRILLINI (Italia dei Valori)
CORRADI (Lega Nord)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
NALDI (SEL - Verdi)
LOMBARDI (PDL)
MANDINI (Italia dei Valori)
MONARI (PD)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Risoluzioni ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,47
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la quarantesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute
- antimeridiana del 28 giugno 2011 (n. 38)
- pomeridiana del 28 giugno 2011 (n. 39)
inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali s’intendono approvati.
(Sono approvati)
PRESIDENTE (Richetti): Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna dell’Assemblea legislativa gli assessori Bortolazzi, Marzocchi e Mezzetti.
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari è stato presentato il seguente progetto di legge:
1559 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010" (delibera di Giunta n. 922 del 27 06 11).
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 23/06/2011 al 06/07/2011
N. 130 del 24/06/2011
Nomina del Presidente del Collegio Sindacale di Rimini Fiera S.p.a.
N. 132 del 29/06/2011
Designazione di un componente effettivo e di un componente supplente nel Collegio dei revisori dei conti della Camera di Commercio di Reggio Emilia.
N. 137 del 30/06/2011
Modifica componenti della Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati (artt. 6 e 7 L.R. 5/2004).
N. 139 del 04/07/2011
Modifica della composizione della Consulta regionale degli studenti, istituita con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 13/08, ai sensi della L.R. 15/07.
N. 142 del 06/07/2011
Nomina di Epiceno Salvatore in sostituzione di Battistini Stefania nel Consiglio della Camera di Commercio di Rimini.
N. 143 del 06/07/2011
Nomina di Allaria Olivieri Marco in sostituzione di Ramella Gian Carlo nel Consiglio della Camera di Commercio di Parma.
Annuncio di risoluzioni, interrogazioni e risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzioni
1567 - Risoluzione proposta dai consiglieri Defranceschi e Favia per invitare l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa a rivedere i criteri e le modalità dei rimborsi delle spese di trasporto dei Consiglieri, eliminando il rimborso forfettario, valutando la tipologia di autovettura utilizzata e l'effettiva percorrenza chilometrica annua. (259)
1571 - Risoluzione proposta dai consiglieri Moriconi, Monari, Luciano Vecchi, Carini, Barbieri, Ferrari, Mumolo, Montanari, Marani, Piva, Pariani, Casadei, Costi, Mori e Bonaccini per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a sostenere ed ampliare le buone pratiche di Cure Palliative Pediatriche. (260)
1573 - Risoluzione proposta dalla consigliera Barbati per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche di monitoraggio, al fine di tutelare i diritti e gli interessi dei dipendenti pubblici in ordine al rapporto di lavoro, con particolare riguardo alla tutela del rapporto a tempo parziale ed alla conservazione delle situazioni giuridiche quesite o consolidate. (261)
1574 - Risoluzione proposta dai consiglieri Pollastri, Villani, Bartolini, Bignami, Leoni, Malaguti, Aimi, Bazzoni, Filippi, Lombardi e Alberto Vecchi per esprimere la condanna delle violenze avvenute in data 3 luglio 2011 in Val di Susa ad opera di "black bloc", movimenti anarco-insurrezionalisti e centri sociali, per censurare la definizione di "eroi" degli autori delle stesse e per manifestare solidarietà nei confronti delle Forze dell'Ordine, dei relativi feriti e degli operai al lavoro nel cantiere TAV di Chiomonte. (262)
1580 - Risoluzione proposta dai consiglieri Costi, Naldi, Luciano Vecchi, Mazzotti, Bonaccini, Monari, Pagani, Grillini, Alessandrini, Ferrari, Carini, Donini, Casadei, Piva e Mumolo per impegnare la Giunta a chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico il pieno rispetto della normativa sull'autorizzazione dei programmi di ricerca per l'accertamento della fattibilità dello stoccaggio in unità geologiche profonde, con particolare riferimento al progetto relativo allo stoccaggio di gas a Rivara (MO). (263)
Interrogazioni
1560 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, in merito all'iniziativa "Cultura cibo per l'anima". (1041)
1561 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Bonfiglioli Riduttori. (1042)
1562 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa l'entità degli interventi economici della Regione Emilia-Romagna nel settore abitativo e della edilizia convenzionata e agevolata. (1043)
1563 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa gli allagamenti connessi a precipitazioni piovose, riguardanti le zone di via Lama e via Remesina a Carpi (MO). (1044)
1564 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la situazione relativa ai parcheggi a Piacenza. (1045)
1565 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il reparto di chirurgia dell'Ospedale di Imola (BO). (1046)
1566 - Interrogazione dei consiglieri Costi e Luciano Vecchi, a risposta scritta, circa la soppressione di cattedre e di classi nella Casa Circondariale Sant'Anna di Modena. (1047)
1568 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa il funzionamento di quattro ascensori di collegamento nel nuovo Pronto Soccorso dell'Ospedale S. Orsola di Bologna. (1048)
1569 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa il fondo di equilibrio e qualificazione riguardante le prestazioni sanitarie nelle ASL. (1049)
1572 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la situazione relativa a Hera SpA. (1050)
1575 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'insediamento turistico, nautico, residenziale e commerciale, sito a Marina di Ravenna, denominato "Marinara". (1051)
1576 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa i contributi straordinari stanziati dall'Unione Europea riguardanti le specie ortofrutticole colpite dalla crisi innescata da casi di contagio da Escherichia Coli. (1052)
1577 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il Piano aziendale degli investimenti dell'AUSL di Piacenza. (1053)
1578 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa protesi all'anca impiantate presso l'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna. (1054)
1579 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa i compensi riguardanti una commissione giudicatrice dell'ARNI, poi divenuta AIPO. (1055)
1581 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa un sito internet, riguardante la cultura e gli studi islamici, presente nel dominio della Provincia di Ravenna. (1056)
1582 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la situazione relativa al parcheggio retrostante la stazione ferroviaria di Piacenza. (1057)
1583 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il settore dei finanziamenti previsti per gli operatori biologici e la relativa normativa. 1058)
1584 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la valorizzazione e la promozione del nuovo terminal crociere e dello scalo di Porto Corsini – Ravenna. (1059)
1585 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa il mantenimento, a Modigliana (FC), del Country Hospital. (1060)
1586 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il rinnovo delle nomine nelle società partecipate, con particolare riferimento alla Presidenza dell'Aeroporto di Bologna. (1061)
1587 - Interrogazione del consigliere Bernardini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure riguardanti le nomine di competenza regionale e la relativa normativa, specie alla luce del nuovo Statuto regionale. (1062)
1588 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla pesca di frodo ed al campeggio abusivo lungo le rive del fiume Po. (1063)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
1269 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa una struttura operante presso l'Ospedale di Bondeno (FE). (849)
1291 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa il monitoraggio e la sostituzione di impianti di conduzione dell'acqua in cemento-amianto. (864)
1292 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la proliferazione di punture da zecche nell'Appennino e le tariffe applicate dalle AUSL per la loro rimozione. (865)
1303 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa criticità relative ad attività e servizi svolti presso l'Ospedale di Loiano (BO). (873)
1307 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa l'apertura di una struttura medica, al fine di garantire una più efficace assistenza alla popolazione , nel quartiere Zolino di Imola (BO). (876)
1321 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa l'incremento degli stanziamenti per i contributi in materia di sicurezza urbana. (884)
1323 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa l'effettuazione di esami diagnostici tramite risonanza magnetica, con particolare riferimento ai soggetti affetti da obesità o claustrofobia. (886)
1356 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa iniziative poste in essere dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, e le relative spese. (905)
1359 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa l'inserimento, in una azienda piacentina, di profughi provenienti da Lampedusa, con particolare riferimento all'individuazione di casi di scabbia. (906)
1363 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa il Canile Municipale del Comune di Bologna. (909)
1364 - Interrogazione dei consiglieri Naldi e Meo, a risposta scritta, circa i poli estrattivi e le cave autorizzate in Emilia-Romagna e la relativa Consulta regionale. (910)
1366 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa il rispetto di direttive europee sui nitrati e di norme contro l'eutrofizzazione marina, con particolare riferimento alla situazione del litorale adriatico. (912)
1370 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa i rapporti tra Regione Emilia-Romagna e Amministrazioni comunali. (916)
1371 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la natura giuridica di Via del Poggetto, sita nella frazione Sant'Egidio, a Ferrara. (917)
1374 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa la fusione di Comuni della Valle del Samoggia. (920)
1377 - Interrogazione del consigliere Ferrari, a risposta scritta, circa l'atteggiamento del servizio pubblico radiotelevisivo nei confronti dei referendum indetti nei giorni 12 e 13 giugno 2011. (923)
1382 - Interrogazione del consigliere Piva, a risposta scritta, circa la riqualificazione e l'ampliamento del parcheggio pubblico di Via Andrea Costa, nel Comune di Bellaria-Igea Marina (RN). (926)
1387 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa la normativa in tema di esercizio dell'attività venatoria. (930)
1388 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa gli interventi posti in essere, in campo sanitario, a seguito di reclami e rilievi "di interesse per la gestione del rischio", con particolare riferimento all'Ospedale ed all'AUSL di Parma. (931)
1396 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la tutela del palazzo, di interesse storico ed architettonico, che a Piacenza ospitava l'Hotel San Marco, ed il suo inserimento nei "luoghi verdiani". (935)
1402 - Interrogazione dei consiglieri Alessandrini e Casadei, a risposta scritta, circa la copertura territoriale dei segnali televisivi digitali, con particolare riferimento alla situazione esistente nella Provincia di Forlì-Cesena. (939)
1405 - Interrogazione del consigliere Alessandrini, a risposta scritta, circa la presenza del digital-divide nella Regione Emilia-Romagna, con particolare riferimento alla Provincia di Forlì-Cesena. (941)
1406 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa il tracciato dell'Autostrada Cispadana. (942)
1410 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la riduzione dei tempi di attesa per le visite mediche specialistiche presso le AUSL. (943)
1412 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa la divulgazione di propaganda politica ed elettorale da parte di un dirigente scolastico di Novellara (RE). (945)
1416 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa le procedure, ed i relativi pagamenti, riguardanti consulenze attivate da Terme di Salsomaggiore e Tabiano S.p.A. (947)
1418 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il Piano Operativo Comunale di S. Lazzaro di Savena (BO) e le disposizioni relative al contrasto all'infiltrazione mafiosa. (949)
1421 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa gli stanziamenti regionali riguardanti la cooperazione con Paesi in via di sviluppo e transizione, la solidarietà internazionale e la promozione della cultura della pace .(951)
1424 - Interrogazione dei consiglieri Cavalli e Bernardini, a risposta scritta, circa la situazione relativa al contenzioso riguardante Intercent-ER. (953)
1426 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per fronteggiare l'epidemia causata dal batterio Escherichia Coli. (954)
1430 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa le procedure relative alla trasformazione dell'IPAB Centro Termale Il Baistrocchi di Salsomaggiore Terme (PR). (957)
1441 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i lavori e le procedure relativi alla cantina sita in Via Bicocca ad Imola (Bo), di proprietà della Cooperativa Terremerse. (962)
1442 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'utilizzazione della posta elettronica e degli strumenti informatici presso l'ASL di Piacenza. (963)
1443 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la pianificazione urbanistica, e le relative procedure, poste in essere dal Comune di Castel Maggiore (BO). (964)
1447 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa le procedure e la deliberazione della Giunta regionale riguardante la Valutazione di Impatto Ambientale relative al permesso di ricerca di idrocarburi denominato "Fiume Secchia". (968)
1450 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla ASP di San Mauro Abate (PR). (970)
1458 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'assegnazione di fondi di cui alla L.R. 24/2001 per l'eliminazione delle barriere architettoniche. (976)
1466 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa l'affidamento di un incarico da parte dell'ASP "Distretto di Fidenza". (979)
1501 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa le trivellazioni, per la ricerca di combustibili fossili, nelle località di Cona, Codrea e Quartesana (FE). (1005)
Comunicazione ai sensi dell'art. 118, comma 1
del Regolamento interno dell'Assemblea
PRESIDENTE (Richetti): Oggetto 1477 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le incompatibilità relative alla carica di Presidente del CO.RE.COM. (986)
La Vice Presidente Simonetta Saliera con nota del 27 giugno 2011, prot. 20996, ha comunicato alla Presidenza dell’Assemblea, che trattandosi di materia di stretta pertinenza dell’Assemblea legislativa, rimanda alle valutazioni che la stessa vorrà fornire in merito.
PRESIDENTE (Richetti): Come di consueto nel corso dell’anno 2011, iniziamo i nostri lavori con l’esecuzione dell’Inno di Mameli.
(L'Assemblea, in piedi, ascolta l'esecuzione dell'Inno di Mameli)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Richetti): Diamo corso allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata chiamando il seguente oggetto:
1586 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il rinnovo delle nomine nelle società partecipate, con particolare riferimento alla Presidenza dell’aeroporto di Bologna. (1061)
Risponde per la Giunta l’assessore Peri.
La parola al consigliere Naldi.
NALDI: Grazie, presidente.
La settimana scorsa il sindaco di Bologna ha fatto una dichiarazione che ho trovato molto pertinente. In una nota concordata con la Provincia di Bologna e con la Regione Emilia-Romagna diceva che la contrarietà della Camera di commercio a una soluzione di continuità per la presidenza dell’aeroporto non può risolversi con una presa d’atto da parte nostra senza adeguate argomentazioni.
Faccio notare che ieri il presidente della Camera di commercio di Bologna, Filetti, ha detto che i mandati iniziano e finiscono, e che quindi lui non ha niente da aggiungere. Per la verità i mandati si rinnovano qualche volta, ma evidentemente Filetti la pensa così e non si considera tenuto a motivare.
Il sindaco di Bologna in questa nota concordata diceva anche che l’importante è che ci sia una discussione di merito sullo sviluppo dell’aeroporto. Noi abbiamo avuto occasione di discutere dell’andamento dell’aeroporto di Bologna, potendo valutare e credo apprezzare i cambiamenti intervenuti nell’ultimo periodo, cambiamenti sostanziali e positivi, con il miglioramento di tutti i parametri.
Di fronte a questa situazione, io chiedo quali siano gli orientamenti della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna in merito ai criteri che devono regolare la procedura di rinnovo delle cariche nelle società partecipate; se la Regione condivide il fatto che nei rinnovi vada data assoluta priorità alla valutazione dei risultati ottenuti o di quelli mancati, dal momento che solo partendo da tale valutazione si può costruire la discussione di merito auspicata dal sindaco nella nota che prima ho richiamato; se la Giunta non ritenga, per le sopra citate argomentazioni e considerati i risultati positivi conseguiti nella gestione dell’aeroporto di Bologna negli ultimi quattro anni, che sia sbagliato per l’azienda e contraddittorio (sia rispetto all’esigenza di riconoscere il merito professionale che in un ottica di rispetto delle pari opportunità) procedere alla sostituzione della presidente Giuseppina Gualtieri, una delle poche donne in ruoli dirigenziali e con alle spalle risultati positivi. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
La parola all’assessore Peri per la risposta.
PERI, assessore: Grazie, presidente.
La Regione Emilia-Romagna è uno dei soci dell’aeroporto, ma, va precisato, per una percentuale estremamente contenuta rispetto a quella di altri soci. Per noi il criterio di merito per la valutazione dell’andamento della società negli ultimi anni è oggettivo. I risultati sono positivi, così come riteniamo che sia stata positiva la conduzione della società e delle infrastrutture in un periodo, tra l’altro, particolarmente complicato.
Questi sono per noi gli elementi che costituiscono e che hanno costituito il punto di partenza per una valutazione che non può che essere condivisa con gli altri soci, in particolare con i soci istituzionali e pubblici. Questo è il lavoro attualmente in corso.
È evidente che l’interesse della Regione Emilia-Romagna, come socio di questa infrastruttura, è quello di garantire che la società e la sua funzionalità continuino e si sviluppino anche nel futuro. Il punto di equilibrio da individuare in questa scadenza particolarmente rilevante è guardare a ciò che serve all’aeroporto e al suo sviluppo.
Ribadisco che non esistono criteri di altra natura, men che meno criteri che rispondano a parametri esterni alla funzionalità dell’aeroporto, ed è su questo che siamo impegnati nel confronto con le altre istituzioni.
Non spetta certamente alla Regione Emilia-Romagna porre vincoli e veti; a noi spetta invece mettere in chiaro qual è la posizione di merito che abbiamo già espresso anche in sede pubblica. Sulla base di queste valutazioni continueremo a confrontarci con gli altri soci per trovare un punto di equilibrio.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
La parola al consigliere Naldi per la replica.
NALDI: Grazie, assessore.
Ho compreso la sua risposta. Ribadisce l’apprezzamento per quanto fatto all’Aeroporto di Bologna ed è estremamente prudente nella valutazione dei fatti attuali. Posso capire anche questo.
Vorrei però muoverle alcuni ulteriori piccoli rilievi. Ci sono centinaia di convegni fatti per la valorizzazione del merito che finiranno giù per le scale della cantina se non si ha la capacità di parlare di merito quando è il momento. Io non credo che la Camera di commercio possa essere considerata il padrone dell’aeroporto, anche se detiene la maggioranza delle azioni. Così come non credo che Filetti possa essere considerato il proprietario della Camera di commercio, perché non è sua la Camera di commercio, e non è suo l’aeroporto.
Quindi, penso che non possa essere consentito a Filetti di fare e disfare, pena il fatto che tutte le magnificazioni, secondo me a volte anche retoriche, delle capacità e del merito andrebbero giù per le scale di cantina.
Aggiungo anche che, quando ero consigliere comunale a Bologna e presidente della Commissione attività produttive, ho potuto vedere da vicino gli effetti della gestione proprietaria della Camera di commercio durata fino a quattro anni fa. Era una gestione che aveva scontato - sarà stata sfortuna - alcune gravi crisi.
Quattro anni fa l’aeroporto di Bologna era in grave crisi. Non solo, nelle società di handling c’erano addirittura infiltrazioni malavitose, al punto che io dovetti consegnare i verbali delle Commissioni alla procura di Bologna. Inoltre, alcuni lavoratori entravano al lavoro utilizzando i cartellini di altre persone. Vi lascio immaginare le conseguenze in tema di sicurezza.
Questo avveniva durante una gestione proprietaria della Camera di commercio e dell’aeroporto, poiché gli stessi soci della Camera di commercio si erano suddivisi anche gli incarichi non solo nell’aeroporto, ma anche nelle società di handling.
Penso, quindi, che tutto questo l’abbiamo già sperimentato nel passato e che sia assolutamente da evitare, anche considerato il fatto che in questi quattro anni le cose, per fortuna, sono cambiate. Le capacità dimostrate in questo cambiamento non possono essere negate e nemmeno umiliate. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1587, passiamo all’oggetto seguente:
1587 - Interrogazione del consigliere Bernardini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure riguardanti le nomine di competenza regionale e la relativa normativa, specie alla luce del nuovo Statuto regionale. (1062)
Risponde per la Giunta il sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Bernardini.
BERNARDINI: Grazie, presidente.
Cercherò di fare un passo in più rispetto al precedente intervento, per riuscire a capire quello che è l’impianto normativo e legislativo della Regione in materia di nomine.
Purtroppo devo rilevare, poi spiegherò perché, che c’è una grossa inadempienza da parte della Regione sull’iter normativo che dovrebbe regolamentare la questione delle nomine.
Faccio un breve excursus storico partendo dalla legge 24/1994, la cosiddetta legge Mariucci. Agli articoli 5, 6 e 7, abrogati da una successiva legge di dieci anni dopo, la cosiddetta legge Vandelli, n. 6/2004, veniva indicata chiaramente una serie di norme che trovavano applicazione nei procedimenti di nomina e che, a distanza di quasi vent’anni, appaiono come norme di tutto rilievo e di buon contenuto.
Era previsto, per esempio, che l’avviso della nomina da effettuare fosse pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione in tempo utile e che questo avviso contenesse una serie di indicazioni: l’organismo e la carica a cui si riferiva la nomina, i requisiti e le condizioni occorrenti per la nomina stessa, gli emolumenti, la durata, l’organo competente.
Di questo avviso doveva essere addirittura inviata copia ai giornali quotidiani e periodici per avere una diffusione capillare in tutta la Regione, e a tutte le stazioni radio-televisive in essa operanti. Entro trenta giorni dalla pubblicazione dell’avviso, qualsiasi soggetto politico, ente o cittadino poteva presentare proposta di candidatura. Inoltre, quando la nomina era di competenza del Consiglio, la competente Commissione consiliare esaminava le candidature, dichiarando inammissibili o ammissibili quelle che potevano essere poi oggetto di valutazione. Infine, venivano pubblicati sul Bollettino ufficiale della Regione i provvedimenti di nomina.
Questo ottimo impianto normativo, improntato ai criteri della trasparenza e della partecipazione di tutte le realtà presenti in Regione, veniva sconfessato dieci anni dopo dalla legge Vandelli, la legge 6/2004. Essa si apre con una dichiarazione nobile, ossia che fino all’entrata in vigore del nuovo Statuto i provvedimenti di nomina saranno disciplinati da questa legge che, al comma 1 dell’articolo 45, è definita come transitoria.
Chiedo perché, a distanza di quasi sette anni dall’entrata in vigore dello Statuto, la Regione Emilia-Romagna mantenga in piedi un impianto normativo che al comma 1 dell’articolo 45 si definisce esso stesso provvisorio, fino all’entrata in vigore del nuovo Statuto.
Il nuovo Statuto l’abbiamo approvato già da molti anni, ma la Regione Emilia-Romagna, che parla sempre di trasparenza, collegialità, criteri e meritocrazia, non ha fatto ciò che doveva, ossia adottare una nuova legge che disciplinasse i criteri e i procedimenti di nomina secondo quello che è uno degli atti normativi più importanti che regolamentano questa Assemblea, e cioè lo Statuto.
L’articolo 28, lettera m), dello Statuto disciplina varie casistiche di nomina, tra cui - l’ultima riga è molto interessante - “quelle che siano riferite a organismi di garanzia o di controllo amministrativo”. Potremmo anche chiedere la consulenza di qualche bravo amministrativista, per esempio, con riguardo alle nomine contenute all’interno di questo albo, che guarda caso si ferma al 2009 - non ne ho trovato uno del 2010.
Esso contiene tantissime ipotesi di nomina di molti revisori dei conti, che io ritengo essere organi di garanzia, perché così vengono definiti in ambito comunale e provinciale. Non vedo perché la definizione giuridica di organo di garanzia in capo ai revisori dei conti che vale per Comuni e Province non debba valere anche per la Regione.
Ho contato circa 280 revisori dei conti nominati da questa Regione, nomine che però non passano attraverso l’applicazione dell’articolo 28 e non sono disciplinate da una legge che dovrebbe dare attuazione al nuovo Statuto.
Non voglio inficiare le nomine fatte in base a qualcosa che doveva esserci e invece non c’è, dico solo che qualcosa non funziona. È da sette anni che manca il meccanismo che doveva garantire anche le minoranze in una partita così importante.
Come nota di chiusura, faccio rilevare che in questo albo non ci sono i direttori generali delle AUSL, che pure gestiscono più del 70 per cento del bilancio della Regione. Penso che chi gestisce i nostri soldi vada indicato con nome e cognome, qualifica, incarico e relativo compenso.
Chiedo alla Giunta di spiegare che cosa intenda fare per porre rimedio a questa situazione che non arrivo a definire illecita, ma che sicuramente è anomala per un ente importante come la Regione, che, come ripeto, fa della trasparenza e della correttezza una delle sue bandiere. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
La informo che ha utilizzato i sei minuti complessivamente a sua disposizione per presentazione e replica.
La parola al sottosegretario alla Presidenza della Giunta Bertelli per la risposta.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Le disposizioni di cui all’articolo 45 della legge regionale 6/2004, indicata dall’interpellante come legge Vandelli, ma prodotta da questa Assemblea legislativa, richiamate nella premessa dell’interrogazione, contrariamente a quanto sostenuto dal consigliere sono sempre state applicate dalla Giunta regionale sia prima che dopo l’entrata in vigore dello Statuto regionale del 2005, in quanto normativa tuttora vigente. Del resto, la stessa disciplina e la stessa procedura è tuttora utilizzata dall’Assemblea legislativa per le nomine di propria competenza.
L’espressione iniziale della norma, “fino all’entrata in vigore del nuovo Statuto”, rappresentava l’intendimento del legislatore di riformare la disciplina delle nomine sulla base del nuovo Statuto regionale, allora ancora da approvare, ma l’Assemblea legislativa non ha ritenuto di superare quelle norme, che sono tuttora in vigore nonostante l’adozione del nuovo Statuto.
Ciò però non rappresenta un ostacolo all’applicazione dell’attuale normativa che potrà essere superata soltanto con l’approvazione di un’eventuale specifica nuova norma regionale, che questa Assemblea legislativa può proporre e avanzare. Il problema sussisterebbe, infatti, soltanto se l’attuale disciplina fosse incompatibile con il nuovo Statuto, mentre la legge regionale n. 24/1994, così come modificata dalla legge 6/2004, risulta del tutto conforme alle previsioni statutarie anche in materia di competenze per ciò che riguarda chi deve procedere alle nomine, Giunta o Assemblea legislativa.
Pertanto, le disposizioni ivi previste sono sempre state applicate e le nomine sono sempre state effettuate dalla Giunta regionale sulla base di tale normativa interpretata in modo conforme alle previsioni statutarie; la legge regionale n. 24, inoltre, viene applicata interamente per le parti non abrogate dalla legge n. 6/2004.
Assicuro al consigliere che la Giunta procede normalmente alla pubblicazione degli avvisi di nomina. Forniremo, se necessario, anche la documentazione inerente agli avvisi di tutte le nomine effettuate finora.
Con riferimento all’articolo 5 della legge n. 24/1994, di cui l’interrogazione riporta, tra gli altri, il divieto di cumulo delle cariche, tale norma, tuttora in vigore, viene normalmente rispettata, anche se occorre precisare che le previsioni in questione non sono inderogabili, essendo che la stessa disciplina prevede e consente, come in qualche limitato caso è avvenuto, la possibilità di deroghe purché esse siano espressamente motivate nelle deliberazioni rispettive.
Non risulta pertanto alcuna irregolarità nelle procedure di nomina da parte della Giunta regionale, proprio perché la normativa sopra richiamata è sempre stata applicata in conformità a quanto previsto dallo Statuto, che peraltro non prevede norme più restrittive rispetto a quanto disciplinato dalla legge n. 24/1994, come modificata dalla legge n. 6/2004.
Nell’interrogazione sono state proposte altre considerazioni, ma chiudo dicendo che in tema di competenza sulla nomina dei revisori dei conti in un passato c’è stato un dibattito molto approfondito, svolto nelle sedi competenti e anche nelle Commissioni, in applicazione dello Statuto. Penso che sarà il caso di recuperare quella discussione.
Mi farò carico di metterla a disposizione del consigliere interpellante. Una discussione come quella proposta qui è già stata condotta in questa Assemblea, e il risultato è l’attuale regime di nomina, che può essere superato naturalmente soltanto da una nuova legge che sia la Giunta sia la stessa Assemblea legislativa possono proporre.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, sottosegretario Bertelli.
Consigliere Bernardini, le concedo pochi secondi per la replica.
BERNARDINI: Sarò breve, presidente.
Non ho detto che la legge non è in vigore, ma doveva esservene un’altra, non questa. Dal dibattito in Commissione, di cui mi sono già procurato la documentazione ed i verbali, si evince esplicitamente che questa norma doveva essere provvisoria in attesa del nuovo Statuto e di una nuova legge che oggi non c’è.
Siete, quindi, inadempienti almeno da sette anni. I verbali e le stesse dichiarazioni di Vandelli lo spiegano chiaramente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1587 e con esso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata in Aula.
OGGETTO 597
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Barbati, Defranceschi, Manfredini, Naldi, Noè, Sconciaforni, Villani, Costi, Donini, Marani, Meo, Montani, Mori, Moriconi e Pariani: “Istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini” (18) (Relazione, discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Il testo è stato licenziato dalla Commissione Statuto e Regolamento nella seduta del 29 giugno 2011 con parere favorevole, e si compone di cinque articoli.
La relatrice della Commissione, la consigliera Roberta Mori, ha fatto riserva di chiedere l’autorizzazione alla relazione orale. Vi ricordo che occorre il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri presenti.
Ai sensi dell'art. 80, comma 7, del Regolamento interno, procediamo alla relativa votazione mediante dispositivo elettronico.
Mi coadiuveranno nelle operazioni di voto, con funzione di scrutatori i consiglieri: Costi, Moriconi e Pollastri.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico ora il risultato della votazione:
Presenti
27
Assenti
23
Favorevoli
27
Contrari
--
Astenuti
--
PRESIDENTE (Richetti): La relazione orale è autorizzata.
La parola alla relatrice, consigliera Mori.
MORI, relatrice: Grazie, presidente.
Gentili colleghi e colleghe, non credo possa sfuggire ad alcuno di noi l’importanza del passaggio che stiamo condividendo in quest’Aula oggi, non solo perché con l’approvazione della proposta di legge istitutiva della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini andiamo a dare piena attuazione al dettato statutario della nostra Regione, ma anche perché ciò avviene con un tempismo che io oserei definire empatico col sentire dell’intero Paese.
Sì, perché l’attualità ci rimanda dal 13 febbraio in poi la forte eco di una nuova consapevolezza emergente di impronta femminile, che in modo coeso e unitario vuole contribuire a restituire forza e protagonismo all’Italia.
L’essere qui, dunque, oggi ad approvare uno strumento che potenzierà in modo significativo l’attenzione e l’investimento della nostra Regione sulle politiche di genere e antidiscriminatorie credo sia testimonianza di modernità e di sintonia con i bisogni diffusi, ciò che la politica e le istituzioni dovrebbero sempre perseguire con tenacia, in particolare nel tempo presente così condizionato dalla morsa della crisi.
I processi di sviluppo, infatti, non sono fenomeni neutri dal punto di vista del genere, ed esistono oramai interessanti evidenze sia teoriche che empiriche di una forte correlazione tra sviluppo locale e pari opportunità di genere, di cui la Regione Emilia-Romagna è un esempio in tutta Europa. Numerosi, infatti, sono gli studi che hanno sottolineato una forte interdipendenza tra crescita economica e presenza femminile nel mercato del lavoro, così come diversi sono anche gli studi che hanno invece sottolineato le inefficienze presenti in contesti caratterizzati da situazioni di discriminazione ed emarginazione che impediscono un miglior utilizzo di risorse per rilanciare la competitività attraverso il ricorso a competenze non solo maschili, ma anche femminili.
Tale ipotesi non si fonda evidentemente su un principio etico, che pure ha la sua rilevanza, ma su evidenze di natura socio-economica. I Paesi, infatti, con i tassi di crescita più elevati e i maggiori livelli di reddito pro capite sono anche quelli che presentano maggiori livelli di partecipazione e occupazione femminile.
Quando cresce l’occupazione femminile, per esempio, crescono i redditi familiari con un impatto positivo sulla domanda aggregata e sulle entrate fiscali. Il sostegno alla partecipazione delle donne alla vita attiva è allora una forma di investimento sulla risorsa femminile che ha ricadute per la società nel suo complesso come fattore di produttività.
Il ruolo produttivo e riproduttivo, in forza del principio di tutela sociale della maternità della donna nella società, deve essere messo al centro delle politiche di una comunità lungimirante, e le politiche di sviluppo, così come quelle di pari opportunità, hanno maggiore probabilità di rispondere alla domanda di intervento quanto più sono progettate e implementate vicino alla popolazione che ne esprime il bisogno. Questa dimensione agevola, infatti, quel processo di integrazione delle politiche che caratterizza l’essenza del mainstreaming di genere e le azioni positive, ovvero il duplice approccio adottato dall’Unione Europea.
Queste brevi considerazioni, dunque, per sottolineare l’importanza del rafforzamento della visione duale del mondo non solo per conseguire l’uguaglianza sostanziale tra i generi sancita dall’articolo 51 della nostra Carta costituzionale, ma anche per contribuire allo sviluppo socio-economico del Paese e in particolare della nostra Regione, che può già vantare politiche praticate e obiettivi raggiunti in questo campo tra i più avanzati in Europa.
Tutto ciò nel solco di un’evoluzione ancora in fieri del sistema normativo italiano, che ha come tratto distintivo il permanere di uno scarto oggettivo tra il corpus normativo in materia di pari opportunità e la reale situazione femminile in Italia assai grande, che ci attesta al 74° posto del Gender Gap Report 2010, dopo la Repubblica dominicana e prima del Gambia.
Ebbene, questa Commissione avrà il compito di avvicinare sempre più e sempre meglio le condizioni materiali di vita delle donne dell’Emilia-Romagna a standard di comunità avanzate e progredite e - perché no? - di essere un esempio trainante per altre esperienze, dal momento che l’impianto e le caratteristiche dell’istituenda Commissione si profilano come un unicum nel panorama delle Regioni italiane.
L’occasione di oggi è preziosa anche per poter rendere conto all’intera Assemblea legislativa del metodo e del percorso che hanno portato fino alla discussione odierna, perché credo non sia ininfluente rispetto all’esito e rispetto ad un modus molto partecipato di agire, pensare e condividere, di cui devo ringraziare i colleghi della Commissione Statuto e Regolamento e il presidente Favia per la collaborazione e l’attenzione con cui mi hanno accompagnato fin qui.
In particolare devo ringraziare le colleghe consigliere per i loro saperi e il loro talento.
Preliminarmente all’avvio del percorso, si è approvato in sede di Commissione Statuto il crono-programma delle iniziative di approfondimento, rispettato al millesimo, al fine di meglio inquadrare le politiche di genere e antidiscriminatorie attraverso interlocutori qualificati, quali l’assessore Donatella Bortolazzi, che ringrazio, le consigliere di parità regionali e provinciali, la responsabile dell’ufficio della Regione a Bruxelles, dottoressa Lorenza Badiello, un’economista, la professoressa Antonella Picchio dell’Università di Modena e Reggio e una costituzionalista, la professoressa Diletta Tega dell’Università di Bologna.
L’inizio di questo percorso è stato anticipato dall’invio di una comunicazione a tutti i delegati alle pari opportunità della Regione Emilia-Romagna per informarli e invitarli a coinvolgere tutte le realtà che sul proprio territorio esprimessero interesse o lavorassero su questi temi in questo ambito.
Tutti i verbali di Commissione e il materiale elaborato, compreso l’esito dell’udienza conoscitiva, sono stati trasmessi al ricco indirizzario che consideriamo già il network dello start-up di questa esperienza, da valorizzare nel prosieguo.
Nel merito della legge, e quindi delle caratteristiche proprie della Commissione, è utile premettere che il testo, approvato all’unanimità dalla Commissione Statuto, è il frutto della sintesi, speriamo la migliore possibile, dei contributi e delle proposte raccolte nel corso dell’iter legislativo, in particolare durante l’udienza conoscitiva che ha visto l’espressione di molteplici contributi di diversi livelli di rappresentanza sia associativa che istituzionale.
L’innovatività e l’incisività di questa proposta di legge, sottoscritta da tutti i capigruppo e licenziata all’unanimità dalla Commissione Statuto, si ritrovano in diversi passaggi dell’articolato, in particolare nelle finalità.
All’articolo 1 si sottolinea con forza l’obiettivo costitutivo della Commissione, legittimamente ispirato dall’Unione europea, dalla Carta costituzionale e dallo Statuto regionale, ovvero la promozione di piena parità tra donne e uomini, ciò nella consapevolezza che la vera sfida sarà quella di fare di questa finalità una testa di ponte per la rimozione di ogni forma di disuguaglianza pregiudizievole, così come dettato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (la cosiddetta Carta di Nizza).
Nell’articolo 21 della Carta sono riprese e precisate le discriminazioni in tema di parità di trattamento, le quali segnano realmente un passo avanti per un’effettiva tutela delle posizioni soggettive, allargando il ventaglio del divieto di discriminazione non solo per i motivi classicamente previsti (sesso, razza, religione, etnia), ma anche per motivi diversi, quali convinzioni personali, handicap, tendenze sessuali, ovvero i moderni diritti di cittadinanza.
In particolare, nella composizione e nel funzionamento della Commissione, all’articolo 3 si legge che la Commissione si compone e opera con le stesse modalità, procedure, durata e criteri di rappresentanza previsti dallo Statuto e dal Regolamento per le Commissioni permanenti, ciò a significare che la questione della parità non è una mera questione di genere delegata alle donne, bensì una tematica con la medesima dignità strategica, pienamente assunta da tutti i consiglieri, che vi contribuiranno parimenti alle altre Commissioni, declinandola trasversalmente con i temi del lavoro e dell’economia, della democrazia paritaria e della rappresentanza, della cultura e dell’informazione, del welfare e della sanità, e di tanto altro ancora.
Nel linguaggio, più che in altri ambiti, la condivisione di un registro linguistico aggiornato, colorato, esplicito, denso ci ha aiutato a focalizzare un punto di vista attuale, scevro da espressioni ridondanti o da parole vuote. Ogni capoverso, ogni concetto, ogni sospensione è il tentativo di un incontro tra ieri e oggi e un rilancio fiducioso verso il domani.
Nelle modalità, a chi ha espresso perplessità sulla capacità di una Commissione composta da soli consiglieri regionali di assolvere appieno le funzioni di catalizzare stimoli e bisogni diffusi sul territorio, di promuovere anche dal punto di vista culturale una rete di collegamento, valorizzazione e sviluppo delle molteplici esperienze maturate, ebbene a questi noi diciamo che ci siamo impegnati fin dalle prime sedute a individuare modalità di coordinamento e partecipazione, come, a mero titolo esemplificativo, forum annuali, audizioni, Consulta regionale delle elette eccetera eccetera.
Cari colleghi e carissime colleghe, non voglio sembrarvi eccessiva, ma oggi stiamo facendo un pezzo di storia della nostra Regione in un momento in cui si richiedono alla politica e alle istituzioni coraggio e volontà. Ci sono tante aspettative nei nostri confronti e nei confronti di questa Commissione: so che non le deluderemo e per la prima volta, forse, riusciremo a declinare la realtà non partendo dal maschile e neppure dal femminile, semplicemente insieme. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Mori.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente.
Esprimo soddisfazione per l’istituzione di questa Commissione, prevista tra l’altro dall’articolo 41 dello Statuto, e la cui costituzione era stata annunciata sin dall’inizio della legislatura.
Come componente della Commissione Affari istituzionali e come componente della Commissione Statuto e Regolamento, ho seguito tutto l’iter del provvedimento. L’auspicio - lascio agli atti questa breve dichiarazione - è che con questi ottimi intenti e presupposti la Commissione possa effettivamente operare ottenendo risultati e, naturalmente, tenendo sempre in considerazione un certo contenimento dei costi di funzionamento.
Auspico, poi - ma questo è un passaggio di natura politica che si verificherà -, che non vi siano problematiche per quanto riguarda l’assegnazione della presidenza della Commissione stessa. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Signor presidente, gentili colleghi, oggi ci troviamo qui tutti insieme a discutere dell’istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra uomini e donne; un atto dovuto e sacrosanto al fine di superare e lasciarci alle spalle, una volta per tutte, quei fattori e quei preconcetti radicati nella nostra cultura, che specialmente in campo lavorativo, relegano tuttora la donna a un ruolo di marginalità.
L’ostacolo più forte al lavoro femminile rimane in Italia l’impegno familiare, in particolare quello legato alla nascita dei figli, come se la procreazione fosse una colpa al punto da far rinunciare molte donne a questa meravigliosa esperienza per il timore di perdere il proprio posto di lavoro. Siamo alla follia allo stato puro.
Ritengo, pertanto, che questa Commissione sia assolutamente da istituire, ma vorrei che fosse rivolta non solo al genere femminile. Le pari opportunità sono infatti da intendersi con un’accezione ben più estesa e meno limitante rispetto a quanto detto e fatto fino a oggi.
Non solo le donne, ma chiunque ha diritto alle pari opportunità, sia questo una donna, un uomo o una persona portatrice di handicap. La tutela di questo diritto deve essere rivolta a tutti, al di là di sesso, etnia, religione, orientamento politico e orientamento sessuale.
Dobbiamo abbattere le differenze e gli stereotipi che ci relegano in una posizione molto più arretrata rispetto ai Paesi virtuosi dell’Unione europea. Le pari opportunità devono diventare lo strumento principale con cui difende i diritti civili, diritti che in Italia sono continuamente calpestati.
Le pari opportunità si potrebbero estendere anche al concetto di famiglia, che oggi, secondo la legge italiana, per essere considerata come tale necessita del sacro vincolo del matrimonio. Non sono ovviamente d’accordo con questa visione, in quanto rappresenta un concetto arcaico, ormai non più in linea con l’attuale spirito del tempo.
Negli ultimi cinquant’anni la società è cambiata, i valori sono cambiati, la post-modernità ha ampliato esponenzialmente il concetto di famiglia, sia questa composta da un uomo e una donna che convivono senza essere sposati, sia questa una famiglia di omosessuali.
Io vorrei le pari opportunità per ogni tipologia di famiglia, senza distinzione alcuna. Naturalmente, per poter condividere quanto ho appena detto è necessaria una visione laica della vita e della politica. Ecco perché auspico che a presiedere questa Commissione vi sia una persona laica, liberale e aperta al confronto.
Sotto il profilo del merito del provvedimento legislativo, ritengo necessarie e imprescindibili alcune osservazioni. Dal nome dell’istituenda Commissione, da una prima lettura dell’articolato del testo legislativo, nonché dalla relazione di accompagnamento, si potrebbe intendere che le funzioni esercitate e le attività poste in essere dal nuovo organismo siano preordinate esclusivamente o comunque prevalentemente alla promozione di condizioni di piena parità tra uomini e donne, al fine di eliminare ogni differenza di genere sotto i profili sociale, lavorativo, economico e giuridico.
Ancorché quest’ultima rappresenti la finalità principale dell’iniziativa legislativa, tale lettura riduttiva del dispositivo del provvedimento deve essere scongiurata, nel senso che la promozione della piena parità tra donne e uomini rappresenta soltanto uno degli obiettivi che con l’intervento legislativo in esame si intende perseguire.
Occorre, infatti, valorizzare sia in sede interpretativa che applicativa il dato letterale dell’articolato nella parte in cui prevede che funzione dell’istituenda Commissione non sia solamente quella di garantire la parità tra donne e uomini, ma anche quella più generale della rimozione di ogni discriminazione e disuguaglianza diretta o indiretta nei confronti delle persone e delle famiglie.
Al fine di evitare che l’incongruenza tra il nome dell’organismo e l’articolato possa indurre a limitare l’ambito operativo della Commissione, ritengo opportuno ribadire che la finalità perseguita con la presente legge non sia solamente quella specifica di promuovere la piena parità tra donne e uomini, ma anche quella più generale di contrastare e rimuovere qualsiasi forma di disuguaglianza e discriminazione nei confronti delle persone e delle famiglie, ciò anche al fine di valorizzare pienamente le potenzialità operative del nuovo organismo.
Peraltro, è solo in tal senso che è possibile dare piena attuazione ai principi costituzionali e comunitari citati nell’articolato e nella relazione di accompagnamento, principi che presidiano sia la parità tra donne e uomini sia il divieto di discriminazione fondata su istanze di ordine etnico, sociale, economico, personale e sessuale. Per vero, il testo del provvedimento appare particolarmente chiaro in ordine a tale tematica, ma laddove rimanessero margini di dubbio sarebbe opportuno sollecitare un’iniziativa di interpretazione autentica, ossia l’adozione di un atto interpretativo esplicativo da parte dell’Assemblea legislativa che chiarisca in modo puntuale le funzioni e l’ambito di operatività dell’istituenda Commissione.
In particolare, tale atto esplicativo dovrà specificare come il nuovo organismo abbia non solo la funzione di assicurare la parità tra donne e uomini nei diversi settori della vita sociale, politica e lavorativa, ma anche più in generale di reprimere e rimuovere ogni forma di discriminazione contro le persone. Tale atto potrà altresì specificare quali dispositivi potranno essere adottati per perseguire tali finalità. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente.
Come gruppo Lega Nord abbiamo partecipato alla presentazione del progetto di legge in quanto condividiamo il fatto che la parità tra uomo e donna costituisce un diritto fondamentale, un valore comune all’Unione europea e una condizione necessaria per il conseguimento degli obiettivi europei di crescita, occupazione e coesione sociale.
Sebbene le disparità siano tuttora presenti, negli ultimi decenni l’Unione europea ha compiuto notevoli passi in avanti verso l’uguaglianza tra i sessi, grazie in particolare alla legislazione varata in questo campo, all’inserimento della tematica della parità nelle varie politiche dell’Unione Europea e all’adozione di misure specifiche per l’emancipazione femminile.
Principi e risultati di parità vengono tuttavia affermati e raggiunti, alla luce dell’esperienza, non tanto attraverso organismi ad hoc come la Commissione che questa proposta vuole istituire o consulte e comitati vari, così come ne fioriscono a tutti i livelli istituzionali, bensì attraverso provvedimenti concreti che incidono direttamente e nei fatti su accesso all’occupazione, parità retributiva, protezione della maternità, congedo parentale, sicurezza sociale, specie in ambito lavorativo, onere della prova nei casi di discriminazione, lavoro autonomo.
Il progetto di legge è stato molto discusso sia in occasione delle udienze conoscitive che in Commissione Statuto e Regolamento. Quel che ne è emerso chiaramente è che non c’è nessun bisogno dell’ennesimo organismo in più in aggiunta a quelli che peraltro sono già presenti da anni in Regione (le Consigliere di parità e il Centro regionale contro le discriminazioni) e che oggettivamente non hanno sfondato, nel senso che non hanno prodotto più che qualche relazione, iniziative spot, pubblicazioni volte a sensibilizzare e così via.
Persino l’Unione Europea ha compreso che, confinare il tema delle pari opportunità a un organismo specifico, non consente spesso i poteri e le azioni che invece sarebbero concretamente utili a raggiungere i risultati attesi dal Trattato di Lisbona. Cosicché l’Unione Europea non vanta più una Commissione pari opportunità, bensì ha sdoppiato la competenza e l’attenzione su due distinte Commissioni, tecnicamente più capaci e competenti a lanciare segnali positivi in questa direzione. A livello europeo, infatti, si attuano politiche di pari opportunità, in primo luogo, nella Commissione giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza; in secondo luogo, nella Commissione occupazione, affari sociali e inclusione.
Occorrerebbe, infatti, anche qui in Regione Emilia-Romagna analizzare l’impatto sulle pari opportunità di ogni provvedimento che viene adottato poiché, inevitabilmente, interessando cittadine e cittadini della Regione, si dovrebbe misurare l’impatto dei provvedimenti con attenzione ai generi. Mi riferisco ai provvedimenti su occupazione, imprese, formazione, case popolari o affitti agevolati, per non dire dell’aspetto fiscale con aliquote che mai tengono conto della condizione del destinatario, magari donna separata, non coniugata o con figli a carico.
Ribadisco che il gruppo Lega Nord è d’accordo sul tema, così come la nostra onorevole Maria Piera Pastore, che in molte occasioni ha ben rappresentato questi aspetti, ed è per questo che abbiamo partecipato alla sottoscrizione del progetto di legge.
Tuttavia, riteniamo essenziale che l’istituenda Commissione non sia un evento di facciata e di propaganda a cui sottoporre le cineserie, quando in tutte le altre Commissioni e in Giunta si decidono i provvedimenti che poi di fatto generano o lasciano invariate le disparità.
È inoltre essenziale che non vi siano aggravi di costi, ossia che non si tratti di una Commissione utile a riconoscere ulteriori indennità, compensi, spese a cui la Lega Nord è fortemente contraria. Per assicurare che ciò non accada abbiamo presentato due emendamenti volti a blindare questo aspetto.
La Commissione, se istituita, dovrà funzionare con le risorse già a disposizione delle Commissioni per quanto riguarda gli emolumenti, il personale e le risorse. Per questo auspichiamo che gli emendamenti siano approvati proprio a conferma del fatto che si vuole adottare un provvedimento serio e non un ennesimo spreco. In caso contrario il gruppo si riserva di rivedere la propria posizione in merito.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Ho seguito con attenzione gli interventi, in particolare l’intervento della consigliera Barbati, e devo dire che ne condivido in larga parte il contenuto. Mi dispiace però il fatto che in Commissione abbia combattuto proprio questa battaglia praticamente in solitaria.
Rifacendomi a ciò che accade in Europa e collegandomi alla Carta di Nizza, io ho cercato di fare di tutto perché questa Commissione fosse dedicata, come oggi succede in tanti paesi moderni, al tema delle pari opportunità, aprendo il tema il più possibile in Commissione. Qualcosa, emendando il testo, l’abbiamo ottenuto.
Il lavoro all’interno della Commissione è stato molto partecipato e siamo riusciti, seppure in secondo piano, a far emergere tra le finalità e le competenze della Commissione il tema delle discriminazioni, con una visione a 360 gradi.
Mi è stato detto che di più non si potrà fare, ad esempio, a cominciare dal titolo del progetto di legge, perché così era previsto nello Statuto. Penso, quindi, che la visione seguita in sede di stesura dello Statuto non sia stata assolutamente lungimirante.
Parliamo di una Commissione, quindi non dell’importanza di un tema, ma della congruenza con l’istituzione di una Commissione che deve gestire, moderare e organizzare i lavori. Il tema non è quello dei contenuti, dell’attenzione alle pari opportunità e alle politiche di genere; il tema è quello del metodo.
Abbiamo Commissioni pesantissime, i cui lavori sono bloccati, come ad esempio la Commissione Territorio, ambiente e mobilità e via discorrendo, e creiamo una Commissione specializzata su un tema importantissimo - ci tengo a sottolinearlo - come quello delle politiche di genere, ma che di fatto si concentra su un tema solo.
La Commissione è stata brava nel mettere in rilievo l’allargamento della competenza, seppure in secondo piano, a tutto ciò che è pari opportunità, quindi a 360 gradi, ma mi sono dovuto adeguare a quanto prevedeva lo Statuto, e non posso esserne pienamente soddisfatto.
Bisogna, poi, anche porre l’accento sulla natura specifica, da un punto di vista del metodo, di questa Commissione. A differenza delle altre Commissioni permanenti, questa nasce per legge. Senza dover rivedere lo Statuto e il Regolamento, cosa che sicuramente richiederebbe tempo, abbiamo l’opportunità di ridefinire, come ci indica lo Statuto, le modalità e il funzionamento della Commissione. Sicuramente in linea con il lavoro delle altre Commissioni, nulla ci vieta di applicare il Regolamento in misura più estensiva.
Una parte degli emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle è stata approvata; un’altra parte è stata bocciata in Commissione. Vi anticipo che oggi li ripresenteremo. Se stabiliamo che la Regione deve essere un palazzo di vetro, non possiamo poi bloccare un emendamento estensivo della trasparenza e della partecipazione.
Una piccola deroga rispetto alle Commissioni permanenti è già stata fatta, come giustamente affermava la consigliera Mori, nel momento in cui si è voluto sottolineare l’importanza di creare una rete di partecipazione periodica e di audizione all’interno di questa Commissione. Il tema della Commissione è stato questo e l’ha sottolineato nella sua relazione orale la consigliera Mori. Io lo condivido; penso che ci possiamo permettere anche qualcosa in più.
Condividendo gli emendamenti presentati dal collega Manfredini, tant’è che li ho sottoscritti, penso anche che non sia possibile che una Commissione con un numero di oggetti rilevanti inferiori rispetto, ad esempio, alla III Commissione, abbia identica dotazione finanziaria. La dotazione finanziaria si modellerà sulla base del carico di lavoro che avrà la Commissione, comunque sempre consultiva.
Sugli emendamenti che oggi arriveranno in Aula bisognerà riflettere. C’è già stata una discussione in Commissione, ma credo che sia importante riprenderla oggi in Consiglio. Queste proposte non pregiudicano il contenuto della legge, sul quale si è avuto un confronto di merito, ma la migliorano e la rendono più congrua alla dimensione delle politiche regionali. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente.
Inizio esprimendo soddisfazione perché finalmente arriviamo alla seduta dell’Assemblea legislativa che ha come oggetto l’approvazione della legge istitutiva della Commissione che si occupa della parità tra donne e uomini, così come previsto dal nostro Statuto.
Dico finalmente perché, come consigliere regionale, ho la possibilità di rappresentare l’esperienza di come questa Assemblea, nella persona dei consiglieri che si sono avvicendati nel corso degli anni, ha tentato di recepire al meglio la norma statutaria stabilendo una stretta relazione anche con ciò che si muove attorno al palazzo e nella nostra comunità regionale.
Ringrazio la collega Mori per il pregevole lavoro che ha fatto come relatrice di questa legge. Non è un ringraziamento banale, scontato o frutto di piaggeria, ma è una considerazione che muove da quel poco di esperienza modestissima che ho accumulato e che mi permette di dire che è una gran fatica arrivare a una sintesi di questo tipo su un tema che, chiaramente, tocca in profondo il cuore della nostra comunità non solo per la questione in sé, per il tema tutto intero di una parità ancora negata, affermata ma non realizzata nei fatti anche nella realtà nella quale viviamo, ma anche per le esigenze e le aspettative esistenti fuori da noi e all’interno di un mondo che su questo tema si muove da molti anni, ha una storia lunga e legittime pretese. Perciò non è stato facile arrivare a questa sintesi.
Ringrazio anche la VI Commissione per l’atteggiamento tenuto e per il modo col quale il presidente Favia ha presieduto i lavori nell’iter di questa legge. C’è stata la disponibilità ad attivare una forma e un iter abbastanza singolari. Voglio testimoniare a chi non è componente della VI Commissione che non ci siamo limitati a svolgere audizioni, come giustamente riportava il collega Manfredini, benché io abbia opinioni diverse dalle sue sulla base di come si sono svolte le udienze conoscitive. Abbiamo anche colto l’occasione per fare anche noi, con un po’ di umiltà, un tentativo di formazione ulteriore.
Abbiamo ascoltato docenti universitari; abbiamo incontrato la dirigente della nostra sede di rappresentanza a Bruxelles che ci ha spiegato in dettaglio lo stato dell’arte delle politiche europee; abbiamo esaminato il lavoro che si è costruito nel corso degli anni attraverso l’azione dell’assessorato regionale alle pari opportunità. È stata un’occasione vera di arricchimento per chiunque, e soprattutto un’occasione di condivisione collegiale a un alto livello informativo.
Il collega Manfredini sostiene che da quella audizione non è assolutamente emersa la necessità di avere “un di più”. Così è stata connotata l’istituzione di questa Commissione dall’intervento del collega Manfredini, in parte sostenuto anche dal collega Favia. In realtà, io ero presente a quell’audizione e vi garantisco che non è così.
Nel corso degli anni ho partecipato a più di un’iniziativa e mi sono relazionata col mondo dell’associazionismo femminile e femminista che è ancora presente in questa realtà regionale; in ogni occasione è pervenuta la sollecitazione di essere conseguenti rispetto alle indicazioni statutarie per istituire dentro al Parlamento regionale una realtà complessa e articolata, una Commissione con un potere vero che si occupasse di un tema che non è a parte, come dice il collega Favia.
Io non ho più voce per cercare di far capire dal mio punto di vista, ma ormai anche dal punto di vista accademico e scientifico, che la questione della parità uomo-donna non è un tema a parte, uno dei tanti temi dell’agenda politica, e che le donne non sono una categoria sociale. Così ci vede, per esempio, la legge 30, ahimè, della quale non finirò mai di denunciare l’abominio e nella quale, tra le categorie svantaggiate, ci sono le donne in blocco.
Questo concetto purtroppo sta contaminando culturalmente anche i giovani, ed è una cosa inaccettabile dal mio punto di vista. Considerare il tema della pari opportunità tra uomo e donna all’interno di una dimensione general-generica di contrasto a ogni forma di discriminazione e mettere in fila le categorie fragili e sfortunate tra cui donne, anziani e disabili è un abominio dal punto di vista culturale, ma anche etico. Non vi accorgete dell’errore grossolano che fate sostenendo questo tipo di concetto.
È grave che non ve ne accorgiate ed è grave che non se ne accorgono i giovani. Occorre studiare e formarsi di più, entrare in connessione con correnti culturalmente avanzate. In questo io denuncio una regressione delle politiche europee. Mi fa specie che nel suo intervento il collega Manfredini abbia citato cinque volte l’Europa e l’Unione europea. Da un certo punto di vista, apprezzo questo suo riconoscimento dell’esistenza dell’Europa, ma, come dirò nelle discussioni che verranno sul tema della finanziaria e delle politiche economiche, mi riservo la libertà di criticare le politiche europee da europeista quale io sono.
L’Europa in questa fase porta avanti politiche di destra, questo è un dato di fatto oggettivo. e le scarica anche sulle donne rinunciando a un salto di qualità sul terreno della cultura. Il tema delle donne viene diluito nel tema più generale e generico del contrasto alle discriminazioni, mettendo la categoria “protetta” delle donne insieme ad altre.
Le donne sono il 50 per cento della società; sono brave e non, giovani, anziane, qualcuna è disabile. Si trovano in tutte le possibili condizioni. Ci sono le donne migranti e le donne native. Come non rendersi conto che è un tema trasversale? Noi lavoriamo in mainstreaming da mille anni ormai su questi temi. Alla luce del lavoro che si sta facendo, questa Commissione ha più competenze e più complessità da gestire delle Commissioni permanenti che deliberano di volta in volta su temi specifici.
È una strada tutta nuova quella da praticare a livello di Assemblea legislativa. Questa è una novità che presuppone una concentrazione di risorse mentali e politiche e di partecipazione, a partire da noi, che probabilmente le altre Commissioni non richiedono. Considerarla in maniera burocratica come una Commissione che non ha potere è un altro concetto tipico di questa regressione culturale. Mi fa specie che anche il collega Favia, che in teoria rappresenterebbe un movimento antisistema, cada su questa strada e su questo concetto del rapporto col potere.
Che cosa determina il “potere” di una Commissione, il fatto che proceda a determinare atti deliberativi? Io credo che il potere sia quello dell’allargamento della riflessione, quello di introdurre al centro di tutte le politiche che adottiamo l’analisi dell’impatto e degli effetti che si producono sul 50 per cento della comunità regionale. Il modo in cui si decide come ci si sposta e le politiche per la mobilità di questa Regione possono essere analizzati anche attraverso quest’ottica, e così tutte le politiche pubbliche.
Non voglio dilungarmi perché in Commissione abbiamo fatto moltissime discussioni su questo tema e non siamo riusciti a convincerci. La discussione di questi anni ha riguardato la forma più efficace per poter costruire questa Commissione sulla base delle indicazioni dello Statuto, che le poche donne consigliere regionali hanno difeso con le unghie e con i denti.
Durante la discussione sullo Statuto nella VII Legislatura, connotare quel benedetto articolo e di conseguenza orientare la riflessione successiva sulla legge istitutiva è stata una battaglia dura, combattuta con la relazione con i movimenti. Ci hanno lavorato la rete Women, l’associazione Orlando, le Biblioteche delle donne, l’UDI, tante altre associazioni, la rete delle Consigliere di parità, la rete degli assessori alle pari opportunità comunali e provinciali. Non è una questione nata per il vezzo di poche persone. Connotarla in questo modo ha significato difendere un punto preciso, ad alto valore culturale.
La forma da conferire alla Commissione è stata oggetto di una riflessione lunga e articolata, e non nascondo che io fui delusa da come abbiamo agito - me compresa, non lo scarico su altri - nell’VIII Legislatura perché non riuscimmo a portare in Aula una proposta di legge. Lavoravamo sperimentando anche forme diverse da quelle delle Commissioni permanenti, tant’è vero che avevamo elaborato dei testi più originali.
Alla fine però, grazie al confronto e alla sollecitazione che ci veniva dall’esterno, siamo giunti, io stessa sono giunta alla conclusione che probabilmente la forma migliore, anche per l’alto valore simbolico, era immaginare una Commissione come tutte le altre, per non fornire, nell’immaginario collettivo, un rango diverso al tema della parità tra uomo e donna.
Di questo io mi sono convinta sempre di più lungo il percorso e se ne sono convinte, collega Manfredini, anche tutte le realtà che hanno deciso di partecipare insieme a noi all’elaborazione di questa legge. Non una ha contestato questo tipo di impostazione e di impianto normativo, anzi c’è una lista di apprezzamenti.
I suggerimenti che abbiamo avuto e le tante osservazioni che sono arrivate, molte delle quali recepite grazie al lavoro della relatrice Mori, hanno riguardato l’ampliamento delle materie di competenza di questa Commissione, ma non hanno contestato assolutamente la forma che abbiamo pensato e sancito attraverso i nostri articoli di legge. È una Commissione che ha gli stessi poteri, che funziona, che ha la stessa valenza, lo stesso diritto di uscire all’esterno anche sul terreno della comunicazione, come previsto dal nostro Regolamento, di tutte le altre.
È ancora una sfida tutta da vincere quella di chi sostiene che la centralità della politica d’ora in poi dovrà essere sempre di più la condizione di vita delle donne. Sto molto attenta a non parlare di condizione femminile, e occorre che stiamo attenti tutti al linguaggio. Mi riferisco alla condizione di vita materiale delle donne in questa Regione, che è la cifra che ci permette di valutare il livello di progresso della nostra realtà e della nostra comunità. Non capire questo vuol dire in qualche maniera tornare all’Ottocento.
Io sovente vengo accusata di essere rivolta al passato e di essere troppo condizionata dal Novecento. Guarda caso, chi mi fa questa accusa spesso propone politiche che ci fanno precipitare nell’Ottocento. Perciò mi sento sicuramente più avanzata di coloro che di fatto criticano la mia impostazione.
Che le condizioni materiali di vita delle donne siano indicative è un dato di fatto, e questo ci permette di affrontare specificatamente i vari temi: le donne e il lavoro in relazione all’attività delle Consigliere di parità, le donne e le politiche sociali con gli effetti della crisi, le politiche di questo Governo che tagliano il welfare e riducono sempre di più gli spazi di protagonismo e di agibilità per le donne, ma anche i tanti temi che riguardano le politiche energetiche o ambientali che hanno effettivamente una ricaduta laddove determinano una regressione, una mancanza di vere opportunità e stabiliscono una distanza.
Le stesse modalità con le quali in certe realtà si affronta l’attuale crisi economica e occupazionale la dicono lunga. In provincia di Brescia mi risulta che una realtà produttiva abbia licenziato, in maniera selettiva, solo donne, forte del fatto che così avrebbero avuto più tempo per restare a casa con i propri figli; questa è stata l’argomentazione. Gli uomini avrebbero più diritto di essere tutelati in un momento di crisi perché devono portare a casa lo stipendio.
È tutta aperta ancora in me la battaglia da portare avanti, una lotta che parte da qui, dalla volontà di dare un peso rilevante alla nostra Commissione. Non si stabilisce una gerarchia perché essa varrà come tutte le altre e anzi avrà un lavoro più pesante da compiere perché dovrà iniziare a esigere giorno per giorno di avere il ruolo, la visibilità e la competenza che la legge che stiamo per approvare le attribuisce in maniera formale e molto autorevole.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente.
Mi fa piacere intervenire oggi dopo la collega Monica Donini perché anch’io mi sento di inaugurare questo discorso dicendo “finalmente”. Come forse pensa la stessa collega Donini, questo finalmente non è riferito solo al lavoro compiuto nel corso di questo anno per approdare oggi in Aula, ma anche al lavoro che è stato portato avanti nell’arco della scorsa legislatura quando molti sforzi sono stati compiuti per approvare un provvedimento legislativo che andasse nella stessa direzione.
A questo “finalmente” vorrei far seguire due ringraziamenti, uno alla collega Mori per il lavoro articolato che ha svolto in questi mesi, l’altro a tutte le associazioni che ho avuto modo di incontrare. Rileggendo i verbali delle audizioni ho potuto verificare come, a livello trasversale, abbiano dato un importante contributo a una migliore stesura di questo provvedimento, un provvedimento che ha l’onore di scaturire dal dispositivo contenuto in un articolo statutario dedicato, l’articolo 41.
Considero la giornata di oggi un grande momento. Ad alcuni potrà sembrare che per noi donne questo sia un momento più sentito degli altri. Io credo, invece, che questo sia un grande momento per tutti perché questa è una Commissione che consentirà di dedicare momenti e svolgere approfondimenti affinché fra i due generi ci siano sempre più pari opportunità.
Come dicevano altri colleghi che mi hanno preceduto, e riferendomi al richiamo che vi ha fatto il collega Favia, ho un grande rispetto per questo articolo 41. A me non sta stretto, anzi lo considero un vestito su misura. Mi piace laddove propone di promuovere, all’insegna anche del massimo confronto trasversale, le pari opportunità fra uomini e donne.
Come diceva la collega Donini, è una Commissione che non si rivolge a una categoria, ma ai generi, e vi si rivolge con particolare attenzione alla storia che le donne, che rappresentano oltre il 51 per cento della popolazione, hanno vissuto, raccogliendo alcuni risultati che si possono declinare anche in termini di discriminazione.
Io mi sento di riconoscere in pieno il dispositivo dell’articolo 41 e ritengo, così come dicevano anche altri, che sarà effettivamente una Commissione che richiederà molto impegno. Ci sarà tanto da lavorare, se non altro per il nome che porta, per le pari opportunità.
Mi auguro che questa Commissione sia veramente un luogo di riferimento per tutti, un luogo in cui tutti possano contribuire alla discussione perché, in modo trasversale, si occuperà di tanti problemi. Mi auguro, quindi, che laddove ci sia motivo per approfondire ed eliminare delle discriminazioni tutti possano rappresentare questa Commissione, tutti possano avere diritto di cittadinanza in termini di contributo e di rappresentanza. Altrimenti, si lederebbero la sua denominazione e l’obiettivo che si propone.
È con grande entusiasmo che prendo atto che sino a ora l’istituzione di questa Commissione si è caratterizzata, prima di tutto, per un progetto di legge sottoscritto da tutti noi. Durante la discussione in Commissione, i vari articoli hanno ricevuto prevalentemente voti favorevoli, e quindi su questa legge c’è stato un giudizio favorevole.
Mi auguro che anche oggi in quest’Aula ci sia la volontà di continuare in questo modo. Per l’obiettivo e per il rispetto che merita questo articolo 41, nessun’altra logica dovrebbe caratterizzare il lavoro che finora ci ha contraddistinto. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente.
Inizio anch’io con un ringraziamento alla collega Mori che oggi ha il compito di traghettare questa norma verso l’approvazione. Voglio ringraziare sia le consigliere qui presenti Noè e Donini, sia quelle che oggi non siedono più fra questi banchi, per aver fatto questa fatica nella legislatura precedente, la fatica che oggi è stata qui ricordata.
C’è da chiedersi perché sia stato un lavoro così faticoso. Quello che mi stupisce di questo pezzetto di discussione sono i numeri, l’importanza, i contenuti e la svolta culturale profonda che questa Commissione deve necessariamente portare dentro la nostra istituzione, accompagnata più che da un sentimento positivo di crescita, così come avviene in questa Regione per tanti altri settori, da una fatica, spesso povera di soddisfazioni per chi l’ha compiuta in questi anni.
Tuttavia, siamo arrivati in fondo, nonostante tutte le resistenze che possono esserci state, alcune delle quali, colleghi, sono veramente profonde in tutti noi e oggi emergono da questa discussione. Anche a fronte di tutte queste resistenze, era impossibile frenare il cambiamento che questa istituzione vuole portare dentro questa Regione.
Sì, è vero: stiamo compiendo un passaggio voluto dallo Statuto a fronte di un’ampia e sentita discussione. Stiamo anche dando corpo a uno degli impegni del mandato che alcuni di noi hanno sottoscritto e con il quale il presidente Errani si è presentato a questa Regione.
Non stiamo, però, parlando di piccoli numeri. Un tempo si diceva che le donne erano più della metà della popolazione in questo Paese. Non so se sia ancora così, questo dato mi manca, ma ci andiamo vicino. Nonostante questo impressionante numero di persone che operano, vivono, lavorano, crescono i figli, anche da noi la disparità esiste, ed è una disparità vera, evidentemente profonda e culturale, se pensiamo che in Emilia-Romagna soltanto il 61 per cento delle donne ha un’occupazione stabile.
C’è una differenza con gli altri numeri, ma secondo me è ancor più significativo che, a fronte di una certa occupazione, c’è una differenza ancora sostanziale e molto forte sul tema, ad esempio, delle retribuzioni. Negli stipendi medi mensili fra uomini e donne c’è uno scarto di oltre 300 euro al mese, che supera i 500 euro nelle posizioni apicali.
Questo non dipende certo da una preparazione inferiore, perché anche in questo senso i dati parlano chiarissimo. Le ragazze giovani e le studentesse, mediamente, oggi hanno una preparazione superiore e con migliori risultati a quella degli uomini.
Agli inizi del Novecento, come diceva Monica Donini, l’accesso all’istruzione era veramente differenziato fra uomini e donne, oggi non è più così. Oggi le donne dimostrano in ogni occasione di avere capacità e volontà, soprattutto una volontà collettiva oltre che individuale, assolutamente competitiva rispetto a quella dell’altra metà del genere umano. Nello stesso tempo, però, hanno una minore opportunità di mettere a frutto tutto questo nel campo del lavoro, della professione e in tanti altri campi.
Il mondo delle donne è un mondo molto articolato. È fatto di donne italiane, ma anche di donne straniere; di donne abili e inabili; di donne single e sposate con figli; donne che hanno compiuto diverse scelte sessuali. È un mondo articolato, ma rappresenta metà della popolazione della nostra Regione che in questo momento storico, all’inizio del nostro millennio, vive ancora differenze abissali con la metà maschile. Questa differenza è oggettivamente qualcosa di cui le istituzioni devono farsi carico.
Se la “materia” di cui siamo fatti, composta di corpo e intelligenza, è pari per tutti, lungo il percorso di crescita le opportunità non sono le stesse. Possiamo parlare di molte cose, per esempio di famiglia, delle opportunità che le donne hanno nel momento in cui compiono questa importantissima scelta. Possiamo parlare di tante cose, ma dobbiamo avere una consapevolezza che è arrivato il momento di sviluppare in questa Regione, la consapevolezza che questo gap va assolutamente sanato con azioni precise e mirate che nascono da un complesso di ragionamenti, compreso un maggiore accesso delle donne ai luoghi decisionali. In questo Consiglio ci sono 50 consiglieri di cui soltanto 9 sono donne. Il conto è stato reso un po’ più equilibrato dalla Giunta uscita da questa amministrazione.
I temi sono questi e nei momenti di decisione ognuno si porta dietro il proprio carico culturale profondamente radicato nel proprio momento di crescita. Noi dobbiamo fare lo sforzo di immaginare di rappresentare il 50 per cento dei cittadini della nostra Regione in un meccanismo di crescita che offra pari opportunità. Questa operazione è prima di tutto culturale, e solo dopo pratica, amministrativa o legata a scelte, alla pianificazione. A questo universo dobbiamo dare un’opportunità che oggi forse è difficile spiegare in modo teorico, ma che avrà delle ricadute, dal punto di vista pratico, sulle scelte che dovranno migliorare questa situazione.
Credo che il nostro obiettivo sia far sì che questi numeri tendano alla normalità di un Paese che è fatto da un insieme di generi, di persone e di possibilità di scegliere.
Ricordo, ad esempio, quando tantissimi anni fa si cominciava a parlare di ambiente nei consigli comunali, provinciali e regionali. Era un’entità totalmente astratta; gli si dava la stessa importanza e lo stesso peso che oggi si attribuisce a materie del tutto teoriche. Non si sapeva di che cosa si stava parlando. È molto grave che si sia imparato a parlare prima di questo che di altro, ma credo che sia più o meno la stessa cosa.
Oggi, apparentemente può sembrare che ci sia una certa astrazione in questo ragionamento, ma praticamente, invece, significa intervenire in modo sostanziale per garantire dei diritti, che almeno in partenza devono essere uguali per tutti.
Alla luce di quanto ho detto, credo che se si ragionerà in termini di sobrietà del Consiglio e delle Commissioni, sarò sempre favorevole. Mi riferisco ovviamente a una sobrietà diffusa a tutte le commissioni e a tutto il Consiglio allo stesso modo per passi successivi. Questo è un impegno che abbiamo già preso. Se, invece, si partisse concettualmente immaginando questa Commissione come meno importante e meno significativa di tutte le altre, faremmo un errore in partenza, portandoci dietro questo bagaglio culturale così radicato in noi da faticare a liberarcene anche nei momenti che dovrebbero segnare una svolta in una Regione come la nostra, che ha saputo essere avanti su tanti ragionamenti e su tanti sviluppi e che oggi deve dimostrare di poterlo essere anche in questo. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Costi. Ne ha facoltà.
COSTI: Spesso in questi anni noi ci siamo interrogati sul tema dell’innovazione e della credibilità della politica. Io credo che innovazione e credibilità della politica passino attraverso questo tema delle donne e soprattutto dall’attenzione della politica per le condizioni, i desiderata e i problemi che le donne incontrano nella nostra società. Per questo credo che l’atto che oggi stiamo discutendo e votando sia molto importante.
Ringrazio anch’io la consigliera Mori per la passione, l’intelligenza e la determinazione con cui l’ha portato avanti in questi mesi, assieme a tutti i consiglieri e a tutte le consigliere e alla società civile che ha partecipato al processo di condivisione e di miglioramento di questa norma, e ringrazio chi, nella passata legislatura, ha avuto questa felice intuizione.
Credo che oggi questa Assemblea stia adottando un atto importante di innovazione. È un segno tangibile. Spesso ci riempiamo la bocca di parole, ma poi facciamo fatica a portare esempi e a dimostrare ciò che stiamo facendo.
Come hanno già detto le colleghe, tengo a sottolineare nuovamente che questo atto ci ha permesso anche di intraprendere un confronto tra forze politiche, tra persone e tra uomini e donne su un tema che continua a rimanere non concluso nella sua interezza, cioè il tema della parità o delle pari opportunità tra uomini e donne.
La prima vera, grande differenza è la differenza di genere. Le donne in primo luogo sono attente a qualsiasi forma di discriminazione, perché vengono esse stesse da forme di discriminazione. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Ma quella è la prima, vera grande differenza che si misura tutti i giorni.
Come diceva la collega Meo, nella nostra Regione l’occupazione femminile ha raggiunto il 62 per cento; oggi è in calo, siamo al di sotto del 60 per cento. La qualità del lavoro, la precarietà, la capacità di corrispondere un posto di lavoro rispetto al titolo di studio continuano a evidenziare una situazione di profondo svantaggio per le donne, e in modo particolare per le giovani donne.
Anche la disoccupazione giovanile, disaggregando il dato, ci dimostra che le giovani donne sono maggiormente penalizzate, come lo sono sul piano del differenziale del reddito. A parità di lavoro, abbiamo una differenza dal 15 al 30 per cento di differenza tra un uomo e una donna.
Potrei parlare anche delle imprenditrici donne, che sono in crescita nonostante la situazione di crisi. È un dato di vivacità dell’economia, ma esse incontrano problemi e situazioni diverse rispetto agli imprenditori uomini. Nell’accesso al credito ad esempio, purtroppo, nonostante siano più affidabili, le donne imprenditrici sono ancora oggi penalizzate.
Potremmo parlare per ore del lavoro che le donne svolgono fuori casa e in casa in un Paese e in una Regione dove la distribuzione del carico di cura non è ancora paritaria. Io mi auguro che questi siano i temi su cui continueremo a lavorare con lo strumento ad hoc rappresentato dalla Commissione.
Vi è anche il problema della violenza sulle donne che riguarda questa Regione, riguarda tutti gli strati sociali e riguarda italiani e stranieri. Credo che occorra fare una riflessione profonda soprattutto da parte degli uomini perché le vittime continuano a essere le donne.
Per non parlare della presenza delle donne nei luoghi di potere; come diceva prima la consigliera Meo, in questa Assemblea legislativa siamo 9 donne su 50, in una realtà dove le donne hanno contribuito fortemente allo sviluppo economico, sociale, civile e culturale della Regione. Sono problemi che tutti riconosciamo; io in quest’Aula non ho sentito nessuno sminuirli.
Un ultimo riferimento alle dimissioni in bianco. Per via dell’abolizione di una legge del Governo Prodi, ancora oggi le giovani donne sono costrette a firmare le proprie dimissioni prima di rimanere incinte, al momento stesso di essere assunte. Questa è una discriminazione che riguarda in modo prioritario le donne, non riguarderà mai gli uomini. E dimostra che esistono problemi e tematiche che riguardano un genere, ma anche la società nel suo complesso.
Io sono convinta che da questa crisi sia a livello mondiale sia a livello italiano si uscirà riuscendo a investire in primo luogo sulle donne, liberandole dalle situazioni di inferiorità, di disagio e di non espressione delle proprie capacità fino in fondo. Questa è la vera leva riconosciuta ormai dappertutto. Anche i grandi economisti stanno ponendo l’accento su questo tema.
Se i problemi sono questi, bisogna avere anche il coraggio di dotarsi di uno strumento che in modo puntuale e preciso ci permetta di aggredire fino in fondo disagi e disuguaglianze. Credo che lo strumento ci sia. Questa Commissione per me è il punto più alto del confronto che si è sviluppato, ed è uno strumento che noi stiamo votando per rendere esigibili le pari opportunità in tutte le politiche.
Nessuna di noi vuole rimanere relegata in un recinto. Io voglio occuparmi di tutte le politiche perché le politiche non sono neutre. Non esiste una politica neutra e noi abbiamo bisogno che in tutte le politiche ci sia anche lo sguardo delle donne per migliorare la vita di tutti coloro che oggi continuano a essere discriminati, e non semplicemente delle donne.
Per questo, credo che sia uno strumento importante. Dovremo poi essere in grado di farlo funzionare al meglio; perché funzioni al meglio, dovrebbe avere pari dignità con tutti gli altri strumenti.
Pertanto, credo giusto e chiedo che sia riconfermato il fatto che questa Commissione sia riconosciuta e trattata esattamente come tutte le altre. Il problema del contenimento dei costi della politica, su cui questa Assemblea, unica in Italia, ha dato un grande esempio e un grande insegnamento, riguarda tutti e tutte, ma riguarda in modo uguale tutte le Commissioni, che si occupino di una tematica o di un’altra.
Credo perciò che quella di oggi sia un’innovazione, e chiedo che sia sostenuta anche da coloro che possono avere una leggera divergenza, anche se tanto leggera non è soprattutto sul piano culturale. Su questo tema della parità di genere credo che abbiamo la grande opportunità di dimostrare che questa Assemblea ha davvero la capacità di innovare le politiche, dotandosi anche degli strumenti adeguati per farlo concretamente.
Nei prossimi anni dovremo poter dire alle nostre donne, e anche agli uomini della nostra comunità regionale, che i problemi relativi alla mancanza di pari opportunità che avevamo rilevato sono in parte diminuiti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Costi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.
MONTANARI: Anch’io mi complimento con la collega Mori per l’ottimo lavoro svolto. Se siamo qui è prima di tutto merito suo. Ringrazio la consigliera Costi che è appena intervenuta perché ha tratteggiato il lavoro di una Commissione che è fatta di tanti orientamenti culturali, prima ancora che politici, ma è fatta soprattutto di donne e di uomini. E ha parlato di un lavoro intenso e proficuo.
Mi sono segnato le tante aperture della prima parte dell’intervento del collega Manfredini, che si è concluso con un no alla propaganda, ai costi e all’ennesimo spreco. Sull’ennesimo spreco ha risposto adesso la collega Costi. Il tema del contenimento riguarda tutti, e in ogni caso questa Regione è in testa nell’evitare gli sprechi e mettere a rendimento positivo per la società le risorse di cui dispone.
Io, invece, mi voglio occupare per un secondo di questa volontà continua di insistere sui costi, sul non allargare, sul non fare propaganda. Non è certo lo spirito con cui abbiamo discusso e con cui abbiamo svolto le udienze conoscitive. Che cosa deve avere la Commissione che stiamo istituendo, oltre al rango di tutte le altre Commissioni?
Semplicemente, questa Commissione deve avere tutto ciò che le serve per lavorare. Solo questo, tenendo conto - e forse lo vedremo dopo discutendo gli emendamenti - che si è svolto un grandissimo dibattito in Commissione sul fatto che la si potesse aprire alla partecipazione eccetera.
Quel dibattito si è concluso con un certo orientamento circa l’apertura dell’insieme delle Commissioni a un ragionamento importante che riguarda il futuro, ma nello stesso tempo non vogliamo modificare il rango solo di questa Commissione.
Siccome, però, nelle udienze conoscitive abbiamo incontrato movimenti, associazioni e personalità, non c’è dubbio che questa Commissione per lavorare abbia necessità di avere le stesse regole e le possibilità di decidere delle altre Commissioni. Ma nello stesso tempo deve svolgere un lavoro di ascolto e di rapporto con una rete amplissima della società.
Vero è che questo vale per molte delle altre Commissioni per i temi che affrontano, ma in ogni caso il lavoro che fa questa Commissione è “speciale” perché, parafrasando un significativo filosofo dell’Ottocento, riguarda i tempi di vita delle persone, di lavoro, di riproduzione, di godimento.
Se si assume l’ottica di genere, i palazzi crescono diversamente, gli orari dei negozi si modificano, negli ospedali ci si muove diversamente. Le curve che prendono tutte le politiche innovative sono curve che si modificano con l’ottica di genere. Se è questo l’obiettivo, serve tutto ciò che è utile per raggiungerlo. Non mi interessa se si spende un euro in più o se siamo così bravi da spenderne uno in meno. Saranno la Commissione e il Consiglio a stabilire se è bene o se è male, cosa funziona e cosa non funziona.
In secondo luogo, c’è stato in passato e c’è tuttora un dibattito sulle quote. Io sono a favore delle quote là dove servono per forzare la situazione. Cito questo tema perché è un punto che riguarda il dibattito culturale. Tante donne sono contrarie alle quote, soprattutto giovani. Alle colleghe e ai colleghi, dico che bisogna cercare di capirne le ragioni. Non sono “donne con i baffi”.
Bisogna distinguere una società maschilista dai maschilisti. Stiamo combattendo in una società per soli uomini, ma se non vediamo qual è il compagno di viaggio che possiamo avere al nostro fianco siamo tutti più deboli.
Nella importante iniziativa delle donne a Siena, “Se non ora, quando?”, è stata molto applaudita una donna napoletana che si è rivolta agli uomini dicendo loro di stare al loro fianco e non sopra. Siamo d’accordo che un obiettivo è quello dell’essere al fianco delle donne? Per me lo è, anche se mai raggiunto. L’uomo è comunque un avversario o ci sono dei compagni di viaggio? Dobbiamo fare attenzione su questo punto nel dibattito culturale. Io ho gestito il potere: ad esempio ho redatto le liste delle elezioni politiche del 2006, e quando ho dovuto decidere, ho deciso di lasciare a casa uomini a favore di donne perché con questa legge elettorale in Emilia-Romagna si calava.
Vi è stata una reazione violenta, durata nel tempo e in cui si sono pagati dei costi. Non ho visto neanche una donna in campo, ho avuto solo la critica al fatto che le donne erano poche. Esiste un gradualismo e un riformismo che ci possano consentire di affrontare il tema?
Quando si parla di questi temi, di solito non cito esperienze personali, ma mi è capitato da ragazzo - cosa di cui con la consigliera Donini si discute spesso - di andare insieme alla mia compagna di allora, che oggi è mia moglie, a una manifestazione dell’8 marzo. Le femministe hanno cercato di buttarmi fuori dal corteo, ma il corteo ha voluto che restassi. Insegna qualcosa questa esperienza, che ritengo non solo personale?
Si parla davvero a nome di tutte le donne? Dovremmo dire ai ragazzi e alle ragazze, che sentono meno questo tema perché vivono un rapporto più pulito e privo di violenze, che sono ignoranti e devono studiare? No, nessun giovane sarebbe con noi se ci rivolgessimo loro con arroganza intellettuale. Dobbiamo capire questo per portarli a una battaglia che modifichi il corso delle cose.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Montanari.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente.
Io sono convinta che oggi l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, la Regione e le istituzioni di questa Regione compiano un passo in avanti molto importante sul piano culturale, che pone l’Emilia-Romagna alla testa di un possibile cambiamento sulle culture di genere.
Lo dico pensando che questo non deve essere l'unico passo e che ce ne dovranno essere molti altri in questa legislatura, per fare sì che l'Emilia-Romagna sia il luogo della parità formale e sostanziale della società, che è composta di donne e di uomini. Lo dico perché penso a due numeri e ne vedo la distanza: questa Regione orgogliosamente può vantare il primato in Italia della partecipazione al lavoro delle donne e che ciò non è avvenuto per caso, ma è avvenuto perseguendo una lunga storia di politiche, che hanno messo in capo alle famiglie la possibilità di vedere la partecipazione al lavoro di uomini e donne grazie al sistema sociale che questa Regione e gli enti locali di questa Regione hanno messo in campo, esperienza originale nel Paese.
Abbiamo quindi una partecipazione al lavoro del 61 per cento delle donne, ma calcolando che 8 su 51 (15,7 per cento) è la presenza di donne nelle istituzioni della Regione, in questa Assemblea, ne vedo l’enorme disparità e le sue conseguenze. Queste stanno nel fatto che la partecipazione al lavoro degli uomini supera il 70 per cento, che il salario medio delle donne annuale è di 20.000 sotto quello degli uomini in questa regione, che le donne lavorano il doppio perché non c'è stato nessun riequilibrio del lavoro di cura domestico, che le donne studiano di più, ma scelgono percorsi di formazione deboli nel mercato del lavoro, e c'è ancora una forte segregazione tra ragazzi e ragazze nella formazione e nella scuola.
Come tutti coloro che hanno sottoscritto questo progetto di legge, gruppi che ringrazio per aver avuto questa visione comune, vedo quindi la necessità di imprimere rapidamente una svolta a questi numeri. Per dare una svolta a questi numeri occorrono degli strumenti, che sono quelli della Giunta - ringrazio l'assessore Bortolazzi per il lavoro che sta compiendo con tutta la Giunta - ma riguardano noi, riguardano questa enorme differenza tra il 15,7 e il 61 e che partono dal nostro seno.
Ringrazio tutti i colleghi per aver compiuto insieme il salto culturale, che non era scontato dall'articolo dello Statuto, di prevedere una Commissione che superi nelle Commissioni pari opportunità, primo caso nel Paese, la segregazione femminile, e cioè l'idea che questo problema di disparità sia un problema che devono affrontare le donne nella politica e nella società, e non la società tutta come diceva adesso il consigliere Montanari.
Come si è detto largamente a Pechino, purtroppo molti anni fa, e purtroppo sia l’ONU che l'Europa da questo punto di vista hanno subito un periodo di regressione culturale e sociale (non è un caso il segno politico dei Governi), le libertà femminili sono libertà di tutta la società, sono libertà di tutti, e non si può partire dall'idea, come diceva la consigliera Donini, che la presa di potere di una parte che oggi non ha potere significhi togliere il potere agli altri: significa semplicemente darsi un nuovo equilibrio, nuove regole, nuove opportunità per tutti.
Per questo abbiamo largamente condiviso in questo impianto culturale il fatto che questa Commissione non fosse una Commissione di sole donne, ma coinvolgesse tutta la politica regionale in una forma che la rende paritetica, anche se paritetica non è come prevede lo Statuto alle Commissioni permanenti e infatti la istituiamo con legge. Riteniamo infatti che lo sforzo collettivo che dobbiamo compiere ci coinvolga tutti e non sia uno sforzo tematico dentro un settore, perché le donne, consigliere Favia, sono dappertutto, sono in tutta la società e vivono i problemi che vivono tutti dal punto di vista di chi ancora non ha però quella parità sostanziale (formale sì) che dobbiamo mettere in atto. I numeri sono inesorabili sotto questo punto di vista.
Ritengo che per questa ragione non sia possibile pensare a una Commissione che non abbia le prerogative delle altre Commissioni. Lasciatemelo dire con uno slogan: una Commissione contro le discriminazioni non può nascere discriminata, è un punto di principio.
Il punto di vista da cui parte - io non condivido gli emendamenti - il consigliere Manfredini è però condiviso da tutti ed è stato dentro la discussione della Commissione e nella discussione tra di noi. Come abbiamo fatto anche con la legge che ha rivisto le indennità, noi riteniamo che il lavoro di questa Assemblea legislativa non debba in alcun modo prevedere aumenti di spesa anche con l'istituzione di questa nuova Commissione.
Riteniamo quindi che, pur mantenendo le prerogative delle altre Commissioni, l'Ufficio di Presidenza sarà sicuramente in grado di costruire una modalità che ci garantisca tutti sotto questo piano, che garantisca chi vuole questa Commissione non discriminata e chi, come tutti quanti noi, non vuole che aumentino i costi, perché ci rendiamo perfettamente conto di trovarci in una fase in cui la responsabilità della politica su queste questioni non può derogare neanche davanti a princìpi per me inalienabili come la parità di questa Commissione rispetto alle altre.
In parte, quindi, è anche una piccola sfida a un Ufficio di Presidenza, che dal punto di vista della parità di genere nasce un po' squilibrato. Vi chiediamo quindi, colleghi, ma siamo certi a partire dal Presidente che questo sarà possibile, di tenere conto di quella preoccupazione, ma di consentirci di votare una legge che non inserisce dentro il testo alcun elemento di discriminazione sul funzionamento della legge stessa.
Ho ascoltato l'intervento della consigliera Barbati, e penso che nell’affrontare anche in sede legislativa e non solo amministrativa le grandi discriminazioni di cui ho parlato prima, che attraversano ancora oggi il corpo femminile e la vita delle donne in questa regione, dobbiamo fare lo sforzo di fare diventare diffusa la cultura che lotta contro queste discriminazioni: non la possiamo segregare in una parte culturale che pensa di aver fatto la storia di questo e di avere per questo la verità in tasca.
È questa la ragione per cui facciamo uscire la Commissione pari opportunità dalla segregazione femminile, ma anche dalla segregazione culturale, facendone una Commissione di tutti i gruppi politici nella sede dell'Assemblea, e per questa ragione a nostro parere tutti i consiglieri e le consigliere di questa Assemblea legislativa hanno titolo a presiederla, perché è nel confronto politico che faremo lì dentro che, se ne abbiamo la forza e la capacità - sono sicura che noi come maggioranza le abbiamo - possiamo mettere in campo una visione che si confronta con tutti e che è in grado di far avanzare le donne di questa regione.
Lo dico perché, usando lo stesso slogan, anche come si regge questa Commissione non può partire da una discriminazione culturale e politica, e penso che noi dobbiamo mettere in campo la più ampia possibilità di confronto. Questa è una sfida per tutti e, se sapremo coglierla, saremo in grado di far fare dei passi avanti non solo alle donne, perché, come giustamente ricordava il consigliere Favia, tutti noi abbiamo voluto fin dall'inizio andare oltre la previsione statutaria rispetto alle attribuzioni di questa Commissione.
È una cultura che condividiamo, su cui dobbiamo lavorare assieme, e credo che potremo farlo, se, colleghi consiglieri, a partire dal dibattito e dal voto di oggi, ritorniamo all'idea originaria che ci ha portato tutti a sottoscrivere questo progetto di legge.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Pariani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Molti degli intervenuti hanno rilevato che nella distribuzione demografica le donne sono come gli uomini, ma non è vero: le donne sono di più. Ho qui i dati: mentre tra 0 e 14 anni i maschi prevalgono (4.315.292 su 4.124.624), già tra i 16 e i 64 il dato cambia (19.888.901 contro 20.330. 495 donne). Il dato diventa clamoroso sopra i 65 anni: 5.248.418 maschi contro 7.109.074 donne.
In Italia ci sono 2 milioni di donne in più, quindi noi viviamo il paradosso in Italia e nel mondo occidentale (questo dato riguarda tutti i Paesi sviluppati) per cui la popolazione femminile è più numerosa di quella maschile, a fronte di un dato per cui il potere effettivo, quindi chi comanda, chi viene eletto nelle istituzioni, chi gestisce le aziende, è gestito da uomini.
Ho partecipato a un convegno della biblioteca della Regione sulle cooperative e una sola cooperativa ha un Presidente donna nella nostra provincia, ed è un mondo progressista in cui invece la parità tra uomo e donna dovrebbe essere più consistente. Il paradosso è quindi: maggioranza donne, ma minoranza dei maschi che però gestisce il 90 per cento del potere.
Il dato sulla distribuzione degli eletti nelle istituzioni da questo punto di vista è eclatante, e per esempio vedrei bene - lo dico anche al presidente Errani - una riforma della legge elettorale regionale, perché finora abbiamo parlato di teoria. Vorrei approfittare di questo tempo per fare un esempio di come si può già intervenire: una riforma della legge elettorale regionale simile a quella voluta dal centrosinistra in Campania e che in Campania ha dato frutti rilevanti, per cui chi mette le preferenze deve mettere la preferenza di un uomo e di una donna, pena la nullità della preferenza.
Questa è una sfida che lancerei: il cambiamento della legge elettorale regionale per rendere coerente gli assunti per i quali si fa una Commissione di questo tipo.
Vorrei esprimere la mia opinione su un tema decisivo. Facciamo una Commissione che deve rimuovere le differenze di genere e garantire l'uguaglianza. Sono più affezionato al termine “uguaglianza” che al termine “parità”: l’uguaglianza spiega bene l'obiettivo che non ci siano differenze a nessun livello tra donne e uomini.
Questa uguaglianza deve essere garantita da provvedimenti conseguenti. Sappiamo tutti per esempio che soprattutto adesso la crisi del welfare colpisce soprattutto le donne, per le ragioni che diceva la consigliera Pariani, perché ricade sulle donne il carico del lavoro di cura. Non mi dilungo perché sono già intervenuto più volte in questa sede per dire cosa penso della totale mancanza di democrazia domestica, perché bisognerebbe anche chiamare le cose con il loro nome: non esiste democrazia domestica neanche nella nostra regione, laddove lo studio della regione su questa materia ci dice che le donne lavorano mediamente dalle quattro alle sei ore in più rispetto agli uomini in casa, un lavoro non valorizzato e non riconosciuto. Questo è un dibattito antico sul tema del lavoro casalingo.
Sono assolutamente d'accordo, consigliere Montanari, che bisogna distinguere tra maschilismo e maschilisti. C’è stato un cambiamento forte da questo punto di vista in un'area rilevante del mondo maschile sia sul piano culturale, sia sul piano dei comportamenti effettivi. Diciamo però per onestà che questo cambiamento è largamente al di sotto di quello che è avvenuto per esempio nei Paesi scandinavi, e le politiche di genere della Regione, di un’istituzione come la nostra dovrebbero andare invece in quella direzione.
Per questo provvedimento avrei preferito - da questo punto di vista sono d'accordo con il collega Favia - il titolo Per la parità e contro le discriminazioni, perché era un'occasione per farlo e non c'era alcun divieto statutario, ma evidentemente non è stato possibile per raggiungere un'intesa unanime all’interno del Consiglio, è un’occasione persa da questo punto di vista. In questo provvedimento il riferimento a tutte le discriminazioni in questa istituzione di Commissione comunque c'è.
È un riferimento chiaro agli articoli costituzionali e alla Carta di Nizza, che agli articoli 9 e 21 dice delle cose molto precise. La Carta di Nizza, Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, fu solennemente proclamata dal Parlamento europeo e adottata dal Parlamento italiano, salvo il voto della Lega nord che si astenne perché non voleva condividere l'articolo 9, che dice che ognuno ha diritto a farsi una famiglia.
In questo “ognuno” c'è quello che è scritto nell'articolo 21 contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale. Inviterei i colleghi a utilizzare sempre il termine “orientamento” e non “tendenza” sessuale in quanto più corretto.
Colgo anche l'occasione per correggere un'altra affermazione della consigliera Meo, che parlava di scelte: nessuno fa scelte. Soprattutto per quanto riguarda gli omosessuali deve essere chiaro una volta per tutte che l’omosessualità non è una scelta, ma è equiparabile alla questione della razza, al colore della pelle, alle caratteristiche fisiche innate.
È una questione innata, quindi non è una scelta, e le discriminazioni verso le persone omosessuali sono e devono essere equiparate alle discriminazioni razziali. Da questo punto di vista, l'aver fatto esplicito riferimento alla Carta di Nizza ci consente di dire che questa Commissione tratterà le discriminazioni a trecentosessanta gradi, perché qui non è cercare di infilare sotto il tappeto quello che non si vuol dire esplicitamente.
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Richetti): Le chiedo scusa, consigliere, però sembra di essere a un ricevimento.
GRILLINI: La materia discriminatoria, la lotta contro le discriminazioni non è a compartimenti stagni, perché c'è trait d’union tra tutte le discriminazioni. Combattendo le discriminazioni di genere obiettivamente si combattono anche le altre discriminazioni, combattendo le altre discriminazioni, per esempio quella motivata dall’orientamento sessuale, si combattono anche le discriminazioni di genere.
Da questo punto di vista mi pare che l'iniziativa e l'intervento delle donne, soprattutto la grande manifestazione di 1 milione di persone che si è svolta recentemente e anche quella di Siena definiscano un nuovo protagonismo, che a noi non può che fare piacere, un nuovo protagonismo che dice delle cose precise, al di là dell'unanimismo e al di là del fatto che apparentemente tutte le forze politiche si schierano contro la cultura del maschilismo, della sopraffazione.
Il problema è che su questa materia vanno fatte delle scelte nella direzione di quelle operate da tempo dal Parlamento europeo e ribadite in più occasioni, e su queste scelte si misura anche la diversità tra le forze politiche. È per questo che noi siamo convinti da tempo e abbiamo ribadito che questa Commissione debba avere una guida che esprima anche la maggioranza che ha vinto le elezioni in questa Regione, che è una maggioranza laica, liberale e di centrosinistra.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Grillini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Grazie, presidente. Un breve intervento per ribadire, ove ce ne fosse bisogno e credo che il dibattito in parte lo imponga, che la Lega nord condivide appieno il concetto di parità tra i generi uomo/donna, che assumiamo come dato condiviso non solo da noi e dall'Assemblea, ma dalla nostra comunità regionale e nazionale non solo come dato culturale, ma anche come elemento qualificante del più esteso concetto di cultura che caratterizza la nostra comunità.
Credo che il nostro Paese possa vantarsi di essere uno dei Paesi con il dato normativo e legislativo più in linea con la necessità di una parità un uomo e donna. Purtroppo molti altri Paesi dell'Europa non vanno ancora di pari passo in questa direzione, anche se l'Europa rispetto al quadro complessivo dei vari Paesi che compongono le Nazioni Unite si caratterizza per essere l’area geografica che più si è spesa nella direzione di conseguire una parità tra uomo donna, che deve trovare riflesso non solo nella legislazione, ma anche nella società diffusa.
Negli interventi che mi hanno preceduto si parlava di quello che accade nelle famiglie, ma quello è un dato culturale che risente anche delle impostazioni storiche che per tanto tempo hanno gravato su questo Paese. Oggi, per fortuna - sottolineo convintamente questa espressione -, il percorso di crescita culturale dei nostri cittadini può permetterci di dire che la parità uomo/donna ormai è un dato culturalmente condiviso dalla nostra società. La Lega appoggia e sostiene questo percorso.
Il dibattito che finora si è sviluppato ha evidenziato l'opportunità di garantire piena operatività a questa Commissione, che andiamo a istituire con questa proposta di legge, che però tutti i proponenti hanno voluto come Commissione consultiva, tanto che la istituiamo con una legge, a differenza delle Commissioni ordinarie. Questo marca una prima differenza non in termini di valore del lavoro che andrà a fare, ma in termini di operatività e di funzione della Commissione stessa.
Come Lega, abbiamo presentato due emendamenti rispetto al testo, che vanno nella direzione non di depotenziare l'attività che dovrà svolgere la Commissione, ma di circoscrivere quelli che possono essere gli oneri a carico della collettività regionale, che possono derivare dall'istituzione di questa Commissione consultiva. Credo che questa sia comunque una funzione importante, in quanto auspico che vada ad occuparsi di tutti i percorsi legislativi che passeranno da questa Assemblea.
L’obiettivo non è quello di depotenziarla, anche perché questa Commissione consultiva avrà - mi farò portavoce per quanto di mia competenza all'interno dell'Ufficio di Presidenza - a disposizione le strutture non piccole di cui disponiamo come Assemblea. Penso per esempio al Centro studi, che tutti abbiamo avuto modo di apprezzare per la puntualità e l'efficienza dei propri lavori, all’Ufficio legislativo e a tutte le strutture che già oggi l'Assemblea possiede e che saranno proficuamente utilizzate dalla Commissione che oggi andiamo a istituire.
In questo senso anticipo le dichiarazioni del mio capogruppo in sede di dichiarazione di voto, dichiarandoci favorevoli all’istituzione di questa Commissione, e invitiamo a leggere in modo non strumentale i nostri emendamenti, che non hanno la funzione di sminuire l'operatività della Commissione, ma mirano a evitare che questo nuovo organo, che pure avrà tutti gli strumenti per lavorare in modo più che adeguato, diventi un ulteriore centro di costo rispetto ai nostri contribuenti. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Corradi.
Non essendovi altre richieste di intervento, chiudiamo la discussione generale.
Passiamo all'esame dell'articolato, sul quale insistono quattro proposte di emendamento: due a firma dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi e Favia, e due a firma del consigliere Favia.
Prego il consigliere Cavalli di sostituire il consigliere Pollastri nelle funzioni di scrutatore.
Passiamo all'esame dell’articolo 1.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Devo dire che è molto bello sentire grandi discorsi in Consiglio e a molti consiglieri piace su questi argomenti non tanto legati agli atti amministrativi fare grandi discorsi.
Ho seguito con molto interesse, molte cose le condivido, altre meno, ma vedo soprattutto una discrepanza di visioni all'interno della maggioranza. Da una parte ho sentito la consigliera Donini dire che non bisogna confondere questo tema con quello delle discriminazioni, che è quasi blasfemia, dall'altra sento invece altri colleghi della maggioranza riconoscere l'importanza proprio di aver citato la Carta di Nizza e di aver messo tra le competenze e le finalità della Commissione anche i temi delle discriminazioni.
Se il ragionamento della consigliera Donini è valido, allora questa legge è sbagliata, e doveva essere solo la Commissione delle pari opportunità tra uomini e donne, perché non analizzava neanche il problema delle discriminazioni, ma ne faceva un discorso diverso. Condivido la posizione sia della consigliera Barbati che del consigliere Grillini e ho presentato emendamenti in Commissione in tal senso.
Adesso vorrei capire esattamente cosa farà la Commissione, perché non lo sto capendo più dagli interventi che sono usciti. L’emendamento che ho firmato non toglie soldi a nessuno: dice solo che i soldi devono essere collegati alle effettive necessità della Commissione, principio di buona amministrazione. Come si può, consigliera Donini, continuare oggi ad avere i piedi nel 1900? Qui nessuno vuole andare nel 1800, ma ci piacerebbe andare un po’ più avanti, e trovo un po' dure le sue parole sulla Carta di Nizza e su ciò che sta facendo l'Europa.
Anch'io condivido che ci sono molte politiche, al di là di destra e sinistra, che vanno verso un sistema di libero mercato che io non condivido, quindi sono ammesse le critiche all'Europa, però penso che il lavoro che è stato fatto sulla Carta di Nizza sia stato molto importante. Con quel riferimento abbiamo cercato di portare dei miglioramenti.
Oggi, consigliera Donini, non ci può essere un ragionamento di uomo e di donna: ci deve essere un ragionamento di persona. Quello per cui lei ci accusava di voler ghettizzare la donna o di volerla abbassare mettendola in una categoria insieme ai disabili non è il nostro intento: noi vogliamo lavorare sulla persona e su tutte le discriminazioni che vanno contro la persona e l'affermazione della stessa, uomo o donna che sia.
Posso accettare che questo ragionamento non sia condiviso e che siamo ancora schiavi di logiche novecentesche di conflitto e di distinzioni che non voglio affermare, perché ritengo che tutti abbiano pari diritti, pari valori e, come diceva il consigliere Grillini, uguaglianza.
Del consigliere Grillini non condivido però il non apprezzamento per la definizione di “pari opportunità”, perché invece è proprio lì che c'è la giustizia, la democrazia, la libertà: tutti devono avere pari opportunità.
Contro l'esclusione, contro una serie di disvalori era bello affermare questo principio all’interno della Commissione e del titolo, ma non ci sto ad essere accusato di voler fare della donna una categoria da associare all’altra: noi andiamo oltre queste distinzioni perché non vogliamo ghettizzare nessuno all'interno di stereotipi e vogliamo lavorare per l'affermazione della persona. Solo questo era lo spirito.
Mi fermo qui, perché era solo una puntualizzazione sull'articolo 1, e poi avrò modo di esporre gli emendamenti durante l'esame dell’articolato. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 1.
(È approvato all’unanimità)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 1 è approvato.
Passiamo all’esame dell’articolo 2.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 2.
(È approvato all’unanimità)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 2 è approvato.
Passiamo all’esame dell’articolo 3, su cui insistono quattro emendamenti, che vi leggo nell’ordine in cui intervengono nella formulazione dell'articolato:
- emendamento n. 4 a firma del consigliere Favia;
- emendamento n. 3 sempre a firma del consigliere Favia;
- emendamento n. 1 a firma dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi e Favia;
- emendamento n. 2 a firma dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi e Favia.
Dichiaro aperta la discussione generale su articolo ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Per illustrare i due emendamenti presentati dal Gruppo Lega Nord sottoscritti anche dal consigliere Favia.
Il primo emendamento è un emendamento istitutivo di un punto n. 5, che prevede che la partecipazione alla Commissione da parte dei consiglieri che verranno designati a tale ruolo non determini il diritto ad emolumenti aggiuntivi.
Il successivo emendamento all'articolo 3.4 fa una piccola modifica alla formulazione originale, la quale prevedeva che «l'Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa provvede a garantire per il funzionamento della Commissione una dotazione di strumenti e personale previsti per le Commissioni permanenti». Questo comma viene emendato dalla nostra proposta, che prevede che «l’Ufficio di Presidenza dell'Assemblea provvede a garantire la dotazione di strumenti e personale necessari per il funzionamento della Commissione», a fugare ogni dubbio rispetto alla volontà che siano emendamenti finalizzati a ridurre l'operatività della Commissione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Corradi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. In particolare andiamo a emendare il comma 3 dell'articolo 3.
L’articolo 3 prevede che la Commissione sia organizzata come le altre Commissioni permanenti. Noi cambiamo la parte finale, quando si dice «anche per ciò che attiene alle forme di pubblicità» con «ad eccezione delle forme di pubblicità».
Oggi non è accettabile da tutti i punti di vista (funzionale, etico, amministrativo) che le Commissioni si svolgano a porte chiuse: dobbiamo aprire una riflessione più ampia su questo tema, però abbiamo la possibilità di fare un piccolo passo avanti. Qui istituiamo con legge una Commissione, lo Statuto dice che questa Commissione attraverso la legge organizza funzionalità e modalità della stessa.
Senza entrare in conflitto con lo Statuto, che prevede già la possibilità dell’apertura della Commissione ma attraverso delle eccezioni, ribaltiamo la questione perché oggi la norma deve diventare la pubblicità e l'eccezione la chiusura della Commissione, se vogliamo che la Regione sia un palazzo di vetro. Emendando questo articolo noi prepariamo il terreno per l'emendamento che successivamente presenterò, che chiede l'apertura della Commissione.
Non c'è una motivazione logica per bloccare questo emendamento: bisogna arrampicarsi sugli specchi, fare un discorso di purismo, di formalità, sostenere che debba essere come le altre Commissioni. Non mi interessa: mi interessa che ciò che andiamo a fare oggi istituendo con la legge una Commissione sia il meglio possibile.
Oggi il meglio possibile è garantire che i cittadini possano partecipare ai lavori delle Commissioni. Non possiamo bloccare la partecipazione civica, il fatto che i cittadini si informino, e oggi questa possibilità a livello delle Commissioni, dove c'è il grosso del lavoro, manca soprattutto su un tema e una Commissione che ha previsto forme di partecipazione, di consultazione. Perché chiuderci?
Spero che non si voti come al solito contro qualcosa, contro chi propone qualcosa e non ci si arrocchi sulle proprie posizioni di chiusura. Abbiamo una possibilità, possiamo lanciare un bellissimo messaggio, c'è la diretta streaming del Consiglio regionale: non capisco perché non possiamo portare anche in Commissione un po' di trasparenza.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Mori. Ne ha facoltà.
MORI: Grazie, presidente, solo per fare qualche osservazione rispetto alle proposte emendative appena illustrate. Per quanto riguarda le proposte emendative della Lega Nord e quindi la modifica sostanziale della natura della Commissione e quindi dello spirito originario sia dal punto di vista statutario che costituzionale, così come l'abbiamo richiamato in diversi, credo non possa essere accolto il pur pregevole tentativo di miglioramento, perché in questo senso davvero credo sarebbe un tradimento rispetto allo spirito originario di pari dignità, di pari strumenti, di pari potenzialità.
Queste sono tutte da esprimere nella fatica di una materia completamente da reinventare nel nuovo approccio, che tutti quanti abbiamo detto di voler dare come impulso di lavoro a questa Commissione. In questo senso, parità e pari soggettività della Commissione significa ovviamente regolamentazione uguale per tutte le Commissioni permanenti, con quell'impegno che la consigliera Pariani evocava di risolvere la questione del maggior peso economico attraverso una redistribuzione, che ci sembra la proposta più equa e più ragionevole, che non va assolutamente a mortificare la soggettività e le prerogative di questa Commissione, che noi vogliamo uguale alle altre nelle potenzialità.
Mi fa specie chi ha osservato che fin dall'origine si sapeva che la funzione della Commissione era consultiva. Viste le competenze uguali alle altre delle Commissioni permanenti, ovviamente le funzioni fin dalle origini sono state previste come consultive, come anche deliberanti in sede referente, in sede redigente, cioè con tutti i pieni poteri tipici delle Commissioni permanenti. Il tema del “consultivo” in senso proprio mi sembra un po' mortificante, almeno nella proposta così come è stata fatta.
Per quanto riguarda invece la proposta del Movimento 5 Stelle, devo dire che è stata una discussione molto approfondita e articolata anche in seno alla Commissione. Rispetto alla pubblicità della Commissione e quindi per la promozione delle condizioni di piena parità, questo è stato assunto come elemento non pregiudizievole rispetto a una soluzione che pubblicizzi il lavoro di tutte le Commissioni, ma, poiché si è attivato un percorso di condivisione rispetto alle modalità con cui le Commissioni dovranno lavorare nel pieno rispetto della trasparenza, riteniamo che partire da questa senza che sia compiuto, il percorso di condivisione istituzionale tra i Capigruppo, politico e istituzionale, rappresenti un elemento distonico rispetto al complesso delle Commissioni.
Nessuna preclusione dunque: il palazzo di vetro è un palazzo trasparente, che però per non implodere si deve fondare su fondamenta molto solide, come il condividere un percorso di promozione della trasparenza amministrativa insieme agli altri.
Per tutti questi motivi non posso esprimere un parere favorevole sugli emendamenti proposti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Mori.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Avevo già avuto modo di esprimermi in sede di dibattito in Commissione, avendo seguito tutto l’iter di questo provvedimento. Pur sottolineando lo sforzo che altri colleghi hanno fatto con gli emendamenti, non andrei a intaccare l’impianto generale del provvedimento così come confezionato e oggi al vaglio dell'Aula. Queste sono le riserve che comunque avevo già espresso in sede di Commissione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Chiudiamo la discussione generale e apriamo le dichiarazioni di voto congiunte su articolo ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Intervengo per annunciare il voto favorevole ai nostri emendamenti ma anche a quelli presentati dai colleghi Manfredini e altri.
Volevo solo fare una nota sul fatto che non mi piace che si facciano giochini linguistici sulle parole e si accusi qualcuno di voler togliere «la dignità o la pari opportunità alla Commissione per le pari opportunità», che è un giochino che non torna. Siamo qui perché tutti abbiamo voluto questa Commissione, è un documento che abbiamo firmato tutti congiuntamente: nessuno la vuole zoppa o inferiore alle altre, nessuno vuole toglierle delle funzioni, perché la consigliera Mori ha mischiato costi con funzioni in una discussione che non ho ben compreso.
Qui semplicemente si sta chiedendo di fare un passo indietro in una situazione chiara a chiunque guardi il telegiornale, sappia come sta andando la borsa e conosca il default cui ci stiamo avvicinando. Poiché istituiamo qualcosa di nuovo, che inevitabilmente e giustamente ha i suoi costi ma è qualcosa di aggiuntivo in una situazione critica, credo che un passo indietro quando si parla di emolumenti dei consiglieri, dei presidenti e dei vicepresidenti sia non giustificato, ma doveroso, e credo che non sminuisca il valore della Commissione stabilire che si forniscano gli strumenti necessari - l'italiano è una lingua interessante perché molto precisa - al funzionamento.
È esattamente quello che ha detto il consigliere Montanari, che ha parlato di tutto quello che serve per lavorare: esattamente quello che c'è scritto. Non vedo dunque quale sia il problema nel fare un passo indietro anche moralmente di alto spessore, nel rinunciare a costi che possono essere accessori, che in una situazione di normale benessere sarebbero forse anche accettabili, ma che oggi non credo lo siano.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Confermo la mia intenzione di voto favorevole all'emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle come già avevo fatto in Commissione, perché siamo di fronte a un regolamento che prevede la possibilità di svolgere le Commissioni in maniera pubblica, quindi si può prevedere che questa sia la norma, ed è chiaro che è un modo anche per dire che anche le altre devono andare in questa direzione. Lo sostengo, quindi, per questa ragione.
Non sono invece d'accordo con le argomentazioni appena espresse dal collega Defranceschi a sostegno dell'emendamento presentato dai consiglieri della Lega, perché a mio parere questa è una Commissione come le altre e deve avere la dignità delle altre, perciò non c'è ragione per cui chi la presiede debba avere un trattamento diverso da chi presiede le altre Commissioni.
Sono invece d'accordo sul fatto che si possa avere una Commissione in più mantenendo inalterati i costi complessivi delle Commissioni, quindi distribuendo gli oneri su tutte le Commissioni. Per questo confermo che voterò sì all'emendamento del Movimento 5 Stelle e no all'emendamento della Lega.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Aver sottoscritto l'emendamento che prevede un budget per la Commissione legato alle proprie necessità e privarla di emolumenti è un fatto per noi di coerenza politica.
Per spiegare anche la nostra posizione al consigliere Naldi, ricordo che a inizio legislatura abbiamo depositato un progetto di legge per togliere a tutte le Commissioni l'indennità legata ai presidenti e ai vicepresidenti. Per noi si tratta quindi solo di continuare su quella strada. Posso capire il ragionamento di chi, non avendo sostenuto questo tipo di proposta, oggi ribadisce l’esigenza di pari condizioni per tutte, e posso comprenderlo.
Per quanto riguarda invece la pubblicità, ribadisco che oggi non è comprensibile da parte del Partito Democratico il voto contrario a questo emendamento, perché il nostro Regolamento lo consente. Non stiamo andando contro il Regolamento: stiamo solo dando un accento diverso a questa Commissione nei paletti del Regolamento, per essere non obbligatoriamente, ma di norma aperta al pubblico, secondo il volere dell'Ufficio di Presidenza di concerto con l’Ufficio di Presidenza della Commissione, senza mettere tempi o paletti.
Può esserci la diretta streaming, la Commissione può essere svolta in aule più ampie quando è possibile per accogliere i cittadini. Non riesco veramente a capire quale sia l'ostacolo.
Questo tema dei costi è fondamentale. Ha ragione il collega Defranceschi: stiamo andando verso il default economico-finanziario, e quando avremo persone in strada senza lavoro pensate che tutti questi sofismi e ragionamenti interesseranno?
La macchina amministrativa, la politica costa troppo per motivi di inefficienza, di spreco ma anche per i motivi di struttura. Dobbiamo cercare di farla dimagrire il più possibile senza toglierle funzioni. Questi emendamenti saranno respinti, ma la nostra prossima riflessione dovrà essere proprio su questo: l'epoca di Pantalone è finita, l'epoca delle pubbliche amministrazioni con le casse piene è conclusa, è al tramonto. Ora dobbiamo far cassa, risparmiare, andare all’essenziale, e non potremo più continuare così.
Se non saremo in grado di accorgercene per tempo, ce lo faranno capire gli altri, perché quello che ci sta venendo incontro a livello finanziario, di conti pubblici è devastante. Dovremmo iniziare e non aspettare il trauma o lo scontro.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Intervengo per ribadire alcuni concetti che ho già espresso nell'intervento generale.
Credo che tutte le questioni poste con questi emendamenti siano meritevoli di un accoglimento e di un approfondimento, che deve riguardare il lavoro che fin dall'inizio della legislatura - il presidente ne è stato interprete - ha riguardato tutta l'attività dell'Assemblea legislativa per quanto riguarda sia la trasparenza, sia la riduzione dei costi della politica.
Non ho nulla da non condividere dell'intervento svolto ora dal consigliere Favia, capisco ciò che ha mosso gli interventi del consigliere Corradi, del consigliere Manfredini, però c'è un punto che per noi è inaccettabile: il fatto che si voglia decidere con questi emendamenti - la dico così, passatemi anche un po' di demagogia - come sempre di farla pagare alle donne. Per noi questo punto è inaccettabile.
Siamo disponibili a discutere di tutte le questioni che sono state poste con questi emendamenti in condizioni di assoluta parità per tutte le Commissioni. Ritengo, consigliere Defranceschi, che sia altamente morale che siano le altre Commissioni a dividere la torta piuttosto che ridurre la torta solo per questa.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Pariani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Intervengo su questi emendamenti principalmente per lo spunto relativo alla pubblicità delle Commissioni. Ne abbiamo parlato più volte e su questo mi vorrei intrattenere, ma con l'occasione non posso evitare di fare un accenno anche alle altre vicende che riguardano i costi.
Spero che non arriveremo a un momento così difficile come preannunciato dal consigliere Favia, appartengo a una forza politica che per quanto riguarda la riduzione della macchina pubblica in Italia può insegnare qualcosa piuttosto che ricevere insegnamenti, tanto che ciclicamente, in occasione delle manovre, ci sentiamo dire quanto il Ministro Tremonti abbia ridotto l'operatività degli enti pubblici, non sempre secondo la maggioranza in quest'Aula con oculatezza relativamente al loro funzionamento.
Da questo punto di vista credo che nessuno ci possa dire niente. Non credo però, consigliere Favia, che, se si verificasse in Italia una situazione come quella verificatasi in Grecia o in altri Paesi, espedienti come quelli di ridurre il costo della Commissione pari opportunità in Emilia-Romagna potranno salvarci dal disastro. Se ci vengono a cercare a casa, lo fanno ugualmente anche se riduciamo i costi della Commissione pari opportunità.
Questa vicenda dei costi fra l'altro ci mette a disagio quando discutiamo di queste vicende, perché adesso sento dire che è giusto che tutte le altre Commissioni si facciano carico. Certamente non cambia lo scenario, e il presidente Richetti ha già abbondantemente ridotto gli stanziamenti delle Commissioni, quindi un'ulteriore riduzione per far fronte alla Commissione pari opportunità non mette in crisi il funzionamento delle altre Commissioni, però è sempre una lotta che va a svantaggio dell'attività che stiamo svolgendo.
Facciamolo, riduciamo, ma c'è un limite oltre il quale non andare: non è andando a ridurre l'operatività di altri che una Commissione può funzionare meglio. Ricordo a tutti - non so se sia oggi all'ordine del giorno, ma lo sarà prossimamente - che il Consiglio restituisce 1 milione di euro alla Giunta. Oltre a tutte le riduzioni che abbiamo fatto sui nostri emolumenti e sulle nostre spese, unici in Italia per cui sembrava che il giorno dopo tutte le altre Regioni fossero obbligate a farlo ma non l'ha fatto nessuno a parte noi (e nessuno di noi ha protestato), restituiamo 1 milione di euro.
Credo che su quello ci dovremmo concentrare tutti magari per farlo anche l'anno prossimo, se ci riusciamo, non stare a vedere se la Commissione pari opportunità comporti una spesa di poche migliaia di euro in più. Questo per quanto riguarda i costi.
Un accenno brevissimo sulla questione pari opportunità. Non sono intervenuto in discussione generale perché in queste occasioni si rischia di essere troppo favorevoli a un'impostazione o a un'altra, ma chi era con me nella legislazione in cui abbiamo approvato lo Statuto sa quanto mi sia battuto in quel momento per questo articolo come su posizioni molto avanzate, che avevamo raggiunto anche sulla legge elettorale, prevedendo alcuni riequilibri, che non erano semplicemente le quote ma anche rimborsi elettorali per esempio alle donne che hanno più difficoltà degli uomini a reperire finanziamenti per la campagna elettorale. Eravamo andati molto avanti su questo.
Il motivo del mio intervento era però la pubblicità delle Commissioni, argomento che abbiamo già affrontato in un’altra occasione e che ciclicamente il collega Favia ci ripropone, illustrandolo come una cosa di partecipazione per il pubblico, la gente, ma non è così.
Ritengo come altri che per il miglior funzionamento delle Commissioni queste non debbano essere pubbliche. Abbiamo visto che per le udienze conoscitive per esempio si può affrontare il problema, perché in occasioni come quelle probabilmente è opportuno che siano pubbliche, ma Commissioni pubbliche significa riprodurre in Commissione il minuetto che a volte facciamo in Aula.
Se vogliamo lavorare nell'interesse dei cittadini che ci hanno eletti, che ci chiedono questo e non, superato il momento populista, di ridurre i nostri costi, probabilmente in Commissione lavoriamo meglio a porte chiuse, perché altrimenti o siamo tutte persone perfette, ma non lo siamo, oppure corriamo il rischio di riprodurre momenti che magari in Aula hanno esclusivamente il fine strumentale di apparire. Cerchiamo invece di lavorare.
Non ritengo opportuno rendere pubbliche le Commissioni non perché vogliamo tener fuori il popolo, la gente, e stare nelle stanze chiuse, ma perché vogliamo lavorare meglio e produrre meglio provvedimenti legislativi per i nostri cittadini.
Se ogni volta riproponiamo questa discussione, ogni volta ci tocca ribadire le stesse cose.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Aggiungo due argomentazioni per motivare la ragione per la quale non voterò gli emendamenti.
Alle proposte del collega Manfredi dico questo, e mi rivolgo anche al presidente dell'Assemblea per condividere un’esperienza: con questi emendamenti viene offerto un potere discrezionale all’Ufficio di Presidenza, secondo me anche in violazione di una serie di norme che abbiamo previsto in Regolamento, che connota con chiarezza la funzione dell'Ufficio di Presidenza. Il potere discrezionale è quello di valutare preventivamente il bisogno dell'attività di questa Commissione che stiamo istituendo, così come formulato dall'emendamento proposto dal consigliere Manfredini.
Si tratta quindi di dare un potere politico maggiore rispetto a quello che un Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa deve avere dal mio punto di vista. Lo dico anche in virtù dell' esperienza che ho maturato: l'Ufficio di Presidenza giustamente è chiamato in causa dalla proposta di legge, ma con un indirizzo che impedisce la sua discrezionalità. L’indirizzo che l'Assemblea dà all'Ufficio di Presidenza nel testo originale è quello di provvedere, utilizzando come elemento comparativo il funzionamento delle altre Commissioni.
In questo modo l'Ufficio provvede per quanto di sua competenza. Può proporre eventualmente - questo è legittimo - all'Aula di rivedere complessivamente il funzionamento delle varie Commissioni, di fare una riflessione più allargata, ma non agire discrezionalmente, valutando preventivamente il bisogno di una singola Commissione che si occupa di pari opportunità tra uomini e donne.
Questa è la ragione con cui, senza dilungarmi in considerazioni aggiuntive perché condivido le considerazioni della consigliera Pariani sul tema più generale della riduzione dei costi, motivo le ragioni del mio voto contrario.
Il tema della pubblicità: l’emendamento presentato dal collega Favia, che è un po' diverso dalla sua presentazione in Commissione, fa esplicito riferimento a ciò che di fatto abbiamo già, ovvero a ciò che è previsto al comma 5 dell'articolo 27 del nostro Regolamento.
Si ribadisce quindi in una legge che si rispettano le indicazioni del Regolamento, cosa pleonastica, perché è evidente che laddove nella nostra proposta si definisce al comma 3 dell'articolo 3 che quella Commissione funziona a tutti gli effetti come le Commissioni permanenti così come disciplinate dal Regolamento, vale sicuramente anche il comma 5 dell'articolo 27del Regolamento per quella Commissione.
Questo mi induce a ritenere che ci sia più una volontà anche legittima di carattere strumentale di mettere una bandierina, senza aggiungere nulla a un testo che già ingloba il rispetto del Regolamento. Questa formulazione, non aggiungendo nulla, potrebbe però complicare dal punto di vista burocratico la vita di quella Commissione, perché enfatizzare cose già indicate nel Regolamento in modo che la Commissione possa essere convocata quando c'è l'accordo tra l'Ufficio di Presidenza la Commissione e l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea significa rendere complicata la convocazione di una Commissione con una serie di compiti che ne rendono fondamentale il funzionamento da subito e nel modo migliore possibile.
Una delle modalità con le quali si riducono gli spazi di partecipazione sono gli eccessi di burocratizzazione dei rapporti e della relazione. Questa è la ragione per la quale, pur condividendo che ci sia un ulteriore lavoro di riflessione e di costruzione concreta di una modalità applicativa del Regolamento o, se vogliamo, di modifica del Regolamento per rendere più trasparente l'operato della nostra Assemblea, ritengo che questa non sia la modalità e che i contenuti stessi dell’emendamento non aggiungano nulla, perché si richiamano ai contenuti del comma 5 dell’articolo 27 del Regolamento.
Considero dunque inutile un voto su un emendamento di questo tipo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Aggiungo solo poche parole perché gli interventi che mi hanno preceduto hanno colto esattamente il significato di andare nell’indirizzo di questa Commissione. Mi soffermo solo su alcuni aspetti, che mi pare meritino attenzione.
Condivido pienamente l'intervento della consigliera Pariani, perché credo abbia colto lo spirito con il quale anche noi dell'Italia dei valori voteremo contro questi due emendamenti. Sebbene i temi del contenimento dei costi della struttura e della politica siano all'attenzione, non è questa l'occasione per sollevare questi temi in occasione della creazione di questa Commissione.
Dal lato delle spese e delle strutture considero inopportuno che si facciano Commissioni di serie A e di serie B. Credo comunque che sia stato opportuno - l’Assemblea e l’Ufficio di Presidenza lo hanno dimostrato - che sul versante del contenimento dei costi questa Assemblea abbia dato un segnale preciso, come ricordato dal consigliere Lombardi, in controtendenza rispetto al Ministro Tremonti che lei ha richiamato e a un Governo di cui ormai abbiamo perso il conto dei ministri e dei sottosegretari, perché giornalmente c'è una sfornata di nuovi nomi. Credo quindi che l’ esempio da lei citato, consigliere Lombardi, sui temi del risparmio e dei costi sia assolutamente inaccettabile.
Rispetto agli emendamenti del Movimento 5 Stelle, pur condividendo il tema di garantire forme di trasparenza e maggiori informazioni rispetto alle attività e ai lavori sia dell'Aula che delle proprie strutture, ritengo che anche questo tema debba essere affrontato in sede propria. Non possiamo condividere che ogni volta che si presenta l'occasione si ritorni su queste tematiche.
Su questo esprimiamo dunque il nostro voto contrario, ma sulle opportunità, non tanto sugli argomenti, che per quanto riguarda il versante sia della spesa sia dell’informazione sono legittimi, ma devono essere affrontati in sede propria.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Ho ascoltato il dibattito e vorrei dire due cose. Anche a beneficio di chi ci ascolta da fuori quest'Aula, poiché siamo a un passaggio politico e istituzionale con la “P” maiuscola, coglierei l'occasione per cogliere in un passaggio così importante su un argomento così delicato - mi ritrovo nell’intervento del consigliere Lombardi, che ha tratteggiato l'esperienza della scorsa legislatura - l'opportunità e il valore del provvedimento che stiamo cercando di licenziare.
Non a caso, come in altri passaggi emblematici che si sono avvicendati in questa Aula, il provvedimento è stato proposto con le firme in calce dei presidenti dei Gruppi assembleari, perché ci si ritrovò unanimemente concordi nel condividere, così come è stato fatto in altri passaggi rispetto all'abbattimento del numero dei consiglieri, ai provvedimenti sul contenimento dei costi della politica, il valore che avrebbe portato all'immagine di quest'Aula un provvedimento di quel tipo.
Questo è stato anche caricato delle aspettative e del dibattito che si è svolto fuori da qui nelle associazioni di rappresentanza, in alcuni mondi, che da molti anni aspettano l'istituzione di questa Commissione. Personalmente sono favorevole all’ipotesi che questa Commissione trovi spazio nel novero delle Commissioni istituite e previste dalle norme statutarie. Vedo maggiori elementi di caducità nelle caratteristiche della Commissione Statuto e Regolamento, visto che siamo in presenza di uno Statuto approvato e di un Regolamento condiviso.
Questa è una discussione che possiamo programmare e svolgere già alla ripresa dei lavori, a settembre. Lo dico perché, se c'è bisogno di tagliare ulteriormente i costi, si tagli dove ci sono elementi tesi a superare il superfluo. Se quindi devo individuare qualcosa di superfluo, rivolgo il mio sguardo verso una Commissione che ha ben lavorato, ma ha esaurito la propria funzione.
Pensando ai passaggi che hanno unito quest'Aula e quindi l’hanno resa più forte, a prescindere dai convincimenti e dalle posizioni di bandiera politica, riterrei opportuno tornare con la mente alla condivisione che i colleghi Presidenti dei Gruppi assembleari realizzarono con me e che produsse la firma in calce al disegno di legge, chiedendo - non perché ci sia imbarazzo, poiché tutti i Gruppi assembleari hanno già manifestato la propria opinione sugli emendamenti - un esercizio, per evitare di bocciare emendamenti, di ripristino dell'unitarietà di intenti che venne messa in campo quando si decise di presentare questo progetto di legge.
Chiederei dunque agli estensori degli emendamenti un plus di rispetto del “noi” rappresentato da quest'Aula e quindi di ritirare gli emendamenti presentati, perché sarebbe a mio avviso spiacevole - lo dico da presidente del Gruppo del Partito Democratico ma anche da consigliere regionale - respingere emendamenti legittimamente presentati da colleghi quando penso che l'Ufficio di Presidenza sia perfettamente in grado, così come ha dimostrato sin qua, di applicare quel rigore e quella sobrietà nella gestione di quel patto trasversale tra tutti i Presidenti dei Gruppi, che ha prodotto quell'ottimo testo.
Ringrazio ovviamente la relatrice e tutti quelli che hanno lavorato per rendere possibile anche questo dibattito, e chiedo di ritirare gli emendamenti per consentire all'Aula intera di fare un passo avanti, e non a qualche sigla politica invece di farne uno indietro vedendosi bocciati emendamenti, che sono tutti legittimi e tesi a migliorare il testo, ma in questo riconosco nell'Ufficio di Presidenza la particolare attenzione nel garantire che la filosofia contenuta nel testo venga rigorosamente applicata e rispettata.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Non ho altri iscritti in dichiarazione di voto.
In questa fase è ancora possibile ritirare gli emendamenti.
Non so se rispetto all'intervento del collega Monari qualcuno abbia intenzione di intervenire, ovviamente solo per un sì o un no.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Intervengo sulla richiesta del consigliere Monari. Abbiamo presentato gli emendamenti per le ragioni ben illustrate dal consigliere Corradi. È una Commissione in più, che è nata con un altro obiettivo e adesso si sta trasformando in corsa, cosa che va anche bene.
Ci dispiace deludere, ma non ritiriamo gli emendamenti: preferiamo il voto e poi eventualmente spiegheremo al nostro elettorato perché abbiamo fatto questa scelta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Mi pare quindi confermata la presentazione dei quattro emendamenti.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 4 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 3 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1 a firma dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi e Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 2 a firma dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi e Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 3 è approvato.
Passiamo all’esame dell’articolo 4.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 4 è approvato.
Passiamo all’esame dell’articolo 5.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 5.
(È approvato all’unanimità)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 5 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo di legge.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: In merito all'intervento di questa mattina della gentile collega Donini, ricordo che l'Europa emana direttive e suggerimenti agli Stati membri e, se ha ritenuto di eliminare questa Commissione, affidandone le competenze ad altre, ci saranno state buone motivazioni, mentre il nostro Paese, che è da sempre il primo della classe, questa volta ha fatto esattamente il contrario.
Lei, cara collega, è libera di non condividere e di criticare l'operato dell'Unione Europea, ma sapesse quante cose non condividiamo come Lega nord, ma purtroppo dobbiamo chinare la testa!
(interruzioni)
MANFREDINI: Per essere chiari, noi non siamo contro questa legge, anzi abbiamo collaborato attivamente, tuttavia abbiamo proposto emendamenti al fine di renderne certe le spese, anche perché, ricordo alla collega Pariani, che a pagare non saranno soltanto le donne, ma tutta la collettività.
Per queste ragioni il nostro sarà un voto di astensione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Se non c'erano altri interventi, mi dispiaceva essere quella che non consentiva l'approvazione entro le ore 13.00, ma a questo punto l’approveremo alle 15.40.
Come ho anticipato nel mio intervento, dichiaro il voto favorevole mio e dell'intero Gruppo della Federazione della Sinistra a questa proposta di legge. È difficile argomentare in Aula puntualmente sulle tante sollecitazioni emerse durante il dibattito, ma spero che durante l'attività di questa Commissione ci sia occasione di confrontarci sui grandi temi che qui sono stati toccati, per condividere il più possibile un livello di sensibilità anche di carattere culturale che ritengo doveroso divulgare.
Capisco che ci sono una serie di incomprensioni, legate a una difficoltà e forse a una distanza nel comprendere le ragioni per le quali ho argomentato durante il mio intervento e ribadisco quelle argomentazioni.
Mi riferisco alle domande poste dal collega Favia; spero non me ne voglia, ma è da un po' di tempo che ho voglia di cavarmi un piccolo sasso da una scarpa.
La dico così, può sembrare non elegante, non voglio rinfacciare questo episodio, ma voglio soltanto portarlo a conoscenza dell'Assemblea per far capire che effettivamente c'è una distanza culturale, che spero il consigliere Favia abbia occasione di colmare.
A pochi giorni dalle elezioni regionali, il consigliere Giovanni Favia ha rilasciato un'intervista a Il Fatto Quotidiano, che ha suscitato in me una reazione densa di perplessità, se non di contrarietà.
All'intervistatore che lo interrogava su come aveva condotto la campagna elettorale rispondeva raccontando le sue condizioni di vita durante la campagna elettorale (le sue come quelle di molti, aggiungo io). A un certo punto con una battuta ha espresso gratitudine al Movimento e soprattutto alle donne del Movimento, alle Grilline - quello era infatti il sottotitolo dell'intervista -, che durante tutta la campagna elettorale gli avevano lavato e stirato le camicie.
Questa battuta e questo richiamo al contributo che all'iniziativa del Movimento può avere dato la dimensione femminile soltanto nella logica della cura e dell'assistenza al maschio solo…
PRESIDENTE (Richetti): Consigliera Donini, lei potrebbe insegnarmi che siamo in dichiarazione di voto sul provvedimento.
DONINI: Ha ragione il presidente, per cui taccio. Lo dico perché Favia non capiva le mie argomentazioni e dico che non le capisce perché c'è una distanza culturale ed esperienziale che spero sia nelle condizioni di poter colmare in questi anni.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Mi dispiace intervenire con gli animi esacerbati, ma volevo dire ai colleghi del Gruppo della Lega nord che, essendo il loro Gruppo presente e rappresentato anche in Ufficio di Presidenza a pieno titolo e degnamente, hanno perso un’ottima occasione, così come spesso accade loro anche a Roma, di fare una buona figura. Oggi, purtroppo - per lasciarlo a verbale - l'hanno fatta brutta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Esprimo il voto favorevole del Movimento 5 Stelle con le riserve che abbiamo espresso nella discussione sull'articolato, sperando che le proposte oggi fatte su questa Commissione e bocciate si possano estendere ad altre Commissioni.
In chiusura, dico solo che non commento l'uscita di bassissima lega della consigliera Donini, che ha estrapolato un pezzo di un'intervista senza neanche sapere se sia stata smentita.
(interruzione della consigliera Donini)
Posso dire solo che non corrispondono al vero. Queste cose qualificano più chi tira fuori queste polemiche del sottoscritto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Naturalmente per dichiarare il nostro voto favorevole all'istituzione della Commissione e per dire velocemente che ho apprezzato molto la relazione della collega Mori, il modo in cui è stata preparata l'istituzione della Commissione e nobilitata da molti interventi in quest'Aula (non da tutti, ma quasi).
Condivido il fatto che questa scelta sia resa necessaria dall’attualità, laddove si constatano arretramenti culturali nel nostro Paese, in parte dovuti a culture esogene, ma non possiamo nasconderci dietro l’esigenza di confrontarci con culture che sicuramente assegnano alla donna un ruolo meno rilevante di quello che il Movimento delle donne e la sua esperienza si erano conquistati nel nostro Paese.
Ci sono infatti arretramenti che sono del tutto endogeni. La mercificazione dei corpi riguarda tutti, ma in particolare il corpo delle donne; la precarietà riguarda tutta una generazione, ma ancora di più le donne. Questi sono i temi che sono stati toccati da chi mi ha preceduto e che condivido.
Ritengo che questa Commissione debba fornire il suo contributo per dare attuazione all’obiettivo di promuovere la piena parità tra uomo e donna e di collocarla in un obiettivo più generale, che è la rimozione di ogni forma di disuguaglianza e di discriminazione come recitato dalla Carta di Nizza.
A chi come Favia diceva di non capire cosa dovrà fare questa Commissione rispondo che questa Commissione dovrà fare quanto è scritto nel testo che oggi andiamo a votare, che prevede di affrontare le questioni in questi termini.
A mio parere questa è una Commissione ordinaria del Consiglio e come tale deve essere messa in grado di lavorare, perché deve dare attuazione a un programma, che è anche un programma di maggioranza, quindi, come le altre Commissioni programmatiche, si deve rapportare con le deleghe, le funzioni e il programma dell'assessore di riferimento, nel caso specifico la Bortolazzi. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Un brevissimo intervento per esprimere il nostro voto favorevole alla Commissione pari opportunità, con l’intento - non solo l’augurio - di vigilare affinché il nuovo organismo abbia non soltanto la funzione di assicurare la parità tra uomo e donna nei diversi settori della vita sociale, politica e lavorativa, ma anche più in generale di reprimere e rimuovere ogni forma di discriminazione, che riguarda le persone e le famiglie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell'intero testo di legge, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
42
Assenti
8
Favorevoli
39
Contrari
--
Astenuti
3
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante «Istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini».
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13,02
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Donatella BORTOLAZZI , Teresa MARZOCCHI e Massimo MEZZETTI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
Autorizzazione alla relazione orale:
OGGETTO 597Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Barbati, Defranceschi, Manfredini, Naldi, Noè, Sconciaforni, Villani, Costi, Donini, Marani, Meo, Montani, Mori, Moriconi e Pariani: «Istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini».”
Presenti: 27
Favorevoli: 27
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Giovanni FAVIA, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Anna PARIANI, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI.
Contrari: 0
Astenuti: 0
Assenti: 23
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Roberto CORRADI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Roberto PIVA, Matteo RIVA, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
OGGETTO 597 “Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Barbati, Defranceschi, Manfredini, Naldi, Noè, Sconciaforni, Villani, Costi, Donini, Marani, Meo, Montani, Mori, Moriconi e Pariani: «Istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini».” (18)
Presenti: 42
Favorevoli: 39
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 0
Astenuti: 3
Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Mauro MANFREDINI.
Assenti: 8
Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Thomas CASADEI, Vasco ERRANI, Roberto GARBI, Roberto PIVA, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
IL PRESIDENTE
I SEGRETARI
Richetti
Cevenini - Corradi
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