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186.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014

 

(ANTIMERIDIANA)

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI

 

 

INDICE

 

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 5355

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna» (Testo Base) (99)

(Relazione, discussione e conclusioni)

OGGETTO 1273

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Sconciaforni e Donini: «Misure in materia di tutela dell'occupazione, delocalizzazione, incentivi alle imprese e sostegno all'imprenditorialità collettiva»

(Abbinato)

OGGETTO 3315

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Corradi, Manfredini, Cavalli e Bernardini: «Legge Regionale in materia di salvaguardia occupazionale, incentivi alle imprese e contrasto alla delocalizzazione produttiva fuori Regione»

(Abbinato)

PRESIDENTE (Costi)

ALESSANDRINI, relatore

LOMBARDI (Forza Italia - PDL)

NOÈ (UDC)

MANFREDINI (Lega Nord)

SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)

PRESIDENTE (Mandini)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

PRESIDENTE (Costi)

GRILLINI (Misto)

MANDINI (Italia dei Valori)

FAVIA (Misto)

NALDI (SEL - Verdi)

DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)

ALESSANDRINI (PD)

VECCHI Luciano, assessore

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,07

 

PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centottantaseiesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente Errani. Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta la consigliera Meo e l’assessore Gazzolo.

Come avevo informato ieri, iniziamo i nostri lavori con un progetto di legge.

 

OGGETTO 5355

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna» (Testo Base) (99)

(Relazione, discussione e conclusioni)

 

OGGETTO 1273

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Sconciaforni e Donini: «Misure in materia di tutela dell'occupazione, delocalizzazione, incentivi alle imprese e sostegno all'imprenditorialità collettiva»

(Abbinato)

 

OGGETTO 3315

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Corradi, Manfredini, Cavalli e Bernardini: «Legge Regionale in materia di salvaguardia occupazionale, incentivi alle imprese e contrasto alla delocalizzazione produttiva fuori Regione»

(Abbinato)

 

PRESIDENTE (Costi): Il testo n. 2/2014 è stato licenziato dalla Commissione "Politiche Economiche" nella seduta del 10 luglio 2014.

È composto da 25 articoli e da scheda tecnico-finanziaria.

Il relatore della Commissione, consigliere Tiziano Alessandrini, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

La parola al relatore consigliere Alessandrini.

 

ALESSANDRINI, relatore: Grazie, presidente. I tre mesi trascorsi dalla presentazione di questo progetto di legge sono stati scanditi da incontri e confronti, a partire dall'udienza conoscitiva, che ci hanno permesso di intervenire sull'originaria proposta andando meglio a definire alcuni contenuti e ad implementarne altri, come avrò modo di illustrare.

Questa legge si inserisce perfettamente nella strategia per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva che la Regione persegue da tempo sia attraverso la programmazione specificatamente rivolta alle attività produttive, sia attraverso l'investimento nelle politiche di formazione e nel trasferimento tecnologico.

La causa primaria del persistere di questa lunga crisi come tutti sappiamo risiede soprattutto nella mancata ripresa degli investimenti. La caduta ha interessato, pure con ampie divaricazioni, sia quelli privati che quelli pubblici, incidendo pesantemente sulla produttività. Non ci sono riforme strutturali che tengano, anche se necessarie, ben inteso, che possano risanare le finanze pubbliche senza il rilancio degli investimenti a sostegno della crescita e dell'occupazione. Ciò è confermato da alcuni dati: gli investimenti esteri verso l'Italia nel periodo 2005-2011 sono stati appena dell'1 per cento del PIL, siamo passati dai 30 miliardi del 2007 ai 7 miliardi del 2012. In Emilia-Romagna, invece, nel periodo 2008-2012 gli investimenti fissi lordi sono scesi del 21,8 per cento, a cui si aggiunge un -2,9 per cento nel 2013. Ecco perché è stata giusta la scelta di dotarci di una legge finalizzata a promuovere nuovi investimenti produttivi in Emilia-Romagna con un occhio soprattutto alle enormi potenzialità del mercato estero, potenzialità che, per sfruttarle appieno, richiedono l'attuazione di alcune chiare, per quanto non semplici, strategie.

La prima è quella di garantire un ambiente dinamico negli scambi tra ricerca e mondo dell'impresa, dotato delle necessarie infrastrutture tecnologiche, capace di offrire le giuste professionalità e un ambiente competitivo nei costi energetici grazie all'incentivazione della generazione diffusa delle energie rinnovabili, il tutto sempre con occhio attento alla legalità e allo sviluppo del welfare territoriale (scuola, benessere, sanità, servizi sociali, casa), indispensabile ad uno sviluppo equo e solidale, che è il tipo di sviluppo che effettivamente di più a noi interessa. A questo riguardo abbiamo approvato in Commissione alcuni emendamenti che hanno comportato lo sdoppiamento dell'originario articolo 9 per ribadire con più forza il ruolo positivo del welfare. Occorre poi promuovere l'aggregazione dei laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico, di internazionalizzare il sistema regionale di ricerca e di rendere organici i rapporti e gli scambi tra mondo dell'Università e dell'impresa. Abbiamo poi azioni che perseguiamo in modo strutturale già dall'emanazione della legge regionale n. 7/2002 sulla società dell'informazione, che, attraverso la riqualificazione organizzativa e gestionale e l'incentivazione della formazione di reti di impresa, devono estendersi anche alla quotidianità delle PMI, dei piccoli artigiani e delle imprese cooperative, perché siamo convinti che la vera forza su cui contare sia la qualità del lavoro e la qualità del prodotto. Occorre poi procedere nella digitalizzazione del nostro territorio per superare il gap che ci separa dalle altre economie europee, per cui la legge propone incentivi ai progetti per la riqualificazione energetica, ambientale, logistica ed infrastrutturale delle aree dismesse destinate ai nuovi insediamenti. Si spinge anche oltre prevedendo collaborazioni pubblico-privato per la realizzazione della banda larga, anzi, ultra-larga, mettendo a disposizione gratuitamente le infrastrutture della Regione e i luoghi necessari ad ospitare i data center territoriali in cui ospitare le risorse di memorizzazione, elaborazione ed archiviazione degli utenti. Si tratta di previsioni assolutamente innovative che ritagliano anche un ruolo inedito per Lepida, chiamata, fra l'altro, a fornire supporto alle attività tecniche e agli studi di fattibilità sui nuovi insediamenti. Infine si tratta di investire nella formazione di figure richieste nel mondo imprenditoriale, di incentivare le forme di collaborazione fra mondo della formazione e mondo dell'impresa, il tutto senza dimenticare l'importanza delle attività del terziario a supporto dello sviluppo d'impresa, per cui sono previste azioni per un rafforzamento dello stesso e per la qualificazione degli operatori.

La seconda strategia è quella di creare un rapporto positivo fra Pubblica amministrazione ed impresa in cui la burocrazia non sia l'ostacolo che a volte porta addirittura a rinunciare all'investimento, ma un mezzo per garantire la liceità e la trasparenza senza appesantire inutilmente l'iter autorizzativo. Questo presuppone la collaborazione attiva di tutti i soggetti istituzionali, a partire dagli enti locali sul cui territorio andrà ad insediarsi l'investimento, e di tutti gli uffici decentrati nel territorio dello Stato dei vari enti, chiamati ad agire in modo coordinato per non creare inutili ritardi.

Al riguardo bisognerà creare prossimamente una cabina di regia regionale che segua e coordini tutti i servizi per la promozione degli investimenti, dalla burocrazia per le autorizzazioni agli incentivi, dalla formazione alla ricerca. Questo tema è decisivo ai fini del successo del PDL in discussione, infatti ancor più importante delle esenzioni fiscali è l'opera di semplificazione generalizzata che ci viene richiesta. Purtroppo non dipende tutto da noi, questo è vero, però gli investitori, per quanto riguarda l'Italia, spesso sono scoraggiati dalla burocrazia in termini generali, sono scoraggiati dalla lentezza della giustizia civile, comprese le procedure fallimentari, il rimborso dei crediti, allora è particolarmente importante che questa legge provi a rendere maggiormente prevedibili le parti, quella pubblica, ma anche quella privata, e questo è il modo per renderci più simili alle economie più competitive dell'Europa e non solo.

Ecco perché in queste settimane abbiamo lavorato affinché questi assunti diventassero il fulcro del progetto di legge, che mira a favorire, ad accompagnare il dinamismo, la capacità e l'iniziativa degli imprenditori che investono e che vorranno investire sul nostro territorio, attraverso una serie di strumenti e misure che agevolino e rendano conveniente insediarsi in Emilia-Romagna.

Primo fra tutti è l'accordo di insediamento e di sviluppo che la Regione propone a supporto di quegli investimenti che per le loro caratteristiche quantitative possono definirsi di interesse regionale dopo la definizione dei criteri di individuazione degli investimenti in oggetto attraverso un bando per garantire condizioni di parità e trasparenza nella scelta degli investimenti. Qui la norma si sofferma sui contenuti dell'accordo stesso, che vanno dall'entità delle caratteristiche dell'insediamento ai tempi di attuazione, dalle ricadute occupazionali alle clausole di salvaguardia e alle penalità, fino alla definizione della specifica collaborazione che la Regione dovrà assicurare per rendere i disbrighi amministrativi il più possibile celeri ed efficaci. Questa è la ragione per cui ieri mattina abbiamo presentato in Aula un nuovo emendamento che prevede, quando se ne ravvisa la necessità, anche l'indizione della conferenza dei servizi preliminare in cui tutti i soggetti si assumono la responsabilità dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni per dare vita a nuovi investimenti, ad un nuovo insediamento.

Aderire all'accordo significa inoltre poter ottenere i contributi e gli incentivi ed un iter amministrativo semplificato attraverso il rilascio di un titolo unico da parte del SUAP. Sul tema urbanistico sono state apportate due modifiche di rilievo al testo originario, parliamo dell'articolo 8 inerente alla semplificazione urbanistica e alle misure per ridurre il consumo del suolo nella localizzazione dei nuovi insediamenti produttivi, del permesso di costruire convenzionato e della non assoggettabilità al titolo abilitativo edilizio. Nel primo caso, quando l'insediamento avviene in ambiti specializzati per attività produttive, non è necessario né il PUA, né il POC, ma basta presentare il piano particolareggiato e chiedere di costruire sulla scorta di una convenzione dove ci si accorda sulle opere necessarie (come strade, verde, verde pubblico eccetera), e in tal caso basterà l'approvazione del Sindaco.

Nel secondo caso, quando la pianificazione urbanistica invece non consente l'insediamento produttivo in aree a ciò destinate, fatte salve tutte le restrizioni legate agli ambiti agricoli di rilievo paesaggistico o alla vocazione agricola e comunque in mancanza di alternative percorribili, è possibile l'insediamento a conclusione e approvazione di un accordo di programma tra le parti pubblico e privato che metta chiaramente in risalto l'interesse pubblico. Si tratta di due scelte lungimiranti di grande semplificazione, senza compromettere però la trasparenza delle operazioni, senza incoraggiare eventuali interessi speculativi e salvaguardando appieno l'accertamento della sussistenza di tutti i requisiti in capo alle amministrazioni comunali.

Anche in questa occasione la Regione ribadisce il proprio orientamento al consumo di suolo zero e al binomio sviluppo e sostenibilità e lo fa prevedendo agevolazioni o aggravi negli oneri di costruzione, dall'esonero in caso di recupero di aree dismesse o di collocazione in aree ecologicamente attrezzate al dimezzamento del contributo di costruzione per localizzazioni su ambiti specializzati in attività produttive, fino alla maggiorazione del 50 per cento in caso la scelta ricadesse su un'area non a destinazione produttiva, o meglio, vergine. Se da un lato la legge prevede azioni di incentivazione di nuovi investimenti, dall'altro detta una serie di norme volte a sfavorire la delocalizzazione prevedendo la restituzione dei fondi ricevuti e l'impossibilità di modificare la destinazione d'uso degli immobili dismessi nel caso in cui il trasferimento in uno Stato extra Unione europea avvenga entro i primi cinque anni.

La terza strategia è quella di agevolare l'accesso al credito e riconoscere forme di agevolazione fiscale che rendano appetibile l'investimento sul nostro territorio. Nel primo caso la proposta in esame prevede che la Regione, per favorire l'accesso al credito, possa concedere contributi agli intermediari finanziari regolarmente riconosciuti dalla Banca d'Italia, cioè vigilati dalla Banca d'Italia, per promuovere strumenti di garanzia, co-garanzia, contro-garanzia e concorrere direttamente alla preservazione dei livelli minimi patrimoniali nel caso questi procedano ad aggregazioni. Inoltre la Regione potrà promuovere accordi con la Banca d'Italia e la Cassa Depositi e Prestiti per l'istruzione di linee di finanziamento agevolato per i nuovi finanziamenti. Quanto alle agevolazioni fiscali la leva utilizzata è quella dell'esenzione biennale dall'IRAP per le imprese start-up innovative. Altri incentivi di natura fiscale sono eventualmente rimandati a futuri provvedimenti nel rispetto della normativa statale e della disciplina europea in materia di aiuto di Stato alle imprese.

Quarta ed ultima strategia è quella di saper vendere la propria immagine all'estero rendendo evidenti i vantaggi dell'investire in Emilia-Romagna, in due parole: fare marketing territoriale. Questo aspetto è affidato dalla legge alla società Ervet Spa, nella quale, a seguito di un emendamento presentato dall'assessore, confluirà anche Nuova Quasco. Alla nostra società in house spetterà creare le condizioni per la stipula di accordi di collaborazione e partenariato economico, scientifico e tecnologico, ricercare investitori nazionali ed esteri e fornire il necessario supporto tecnico. Riconoscerete tutti, credo, un bel cambio di paradigma. Va infine ricordato che attraverso un emendamento approvato in Commissione abbiamo introdotto anche in questo PDL una clausola valutativa che consente all'Assemblea, attraverso una relazione a cadenza triennale della Giunta, di esercitare il controllo e la verifica sui risultati ed eventualmente apportare i correttivi che si rendessero necessari.

Concludo con un ringraziamento, non di prassi ma sincero, ai colleghi della II Commissione per l'apporto fornito al confronto, alla vicepresidente, al sottosegretario, agli assessori, in particolare Luciano Vecchi, tutte persone che hanno avuto grande capacità in questo caso di ascolto e di iniziativa, e ovviamente a tutti i servizi, ai loro responsabili e non, la cui massima disponibilità e competenza credo permettano oggi a questa Assemblea di approvare una buona legge. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie al consigliere Alessandrini.

Siamo in dibattito generale.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.

 

LOMBARDI: Grazie, presidente. Questa è nelle intenzioni certamente una legge positiva, che è necessaria, direi, per il momento che stiamo attraversando. Tutti siamo concordi nel dire e nel pensare che si possa uscire dalla crisi solo con maggiori investimenti, che producono poi crescita e posti di lavoro; tutti abbiamo sotto gli occhi la realtà anche regionale che purtroppo deve registrare un decremento degli investimenti anche nella nostra regione, quindi una legge che parla della possibilità di attrarre investimenti nella nostra regione è una legge positiva.

Io ho il dubbio, l'ho espresso anche in Commissione, che purtroppo, sempre per la solita malattia che affligge questa Regione, ma, tengo a precisare, per molti aspetti sicuramente all'avanguardia rispetto ad altre, qui ci sia l'abitudine a produrre provvedimenti che sono sempre uguali a se stessi, molto burocratici anche quando si parla di snellire la burocrazia, e quindi si creano a volte delle sovrastrutture al di là delle intenzioni che pure si appalesano nelle relazioni di questi provvedimenti di legge. Lo dico perché rispetto a questo provvedimento che parla di attrattività degli investimenti l'atteggiamento pubblico espresso dal presidente di Confindustria rispetto a questo provvedimento è stato quello di dire: va bene, ma si può anche aspettare, in fondo non è poi così necessario, ragioniamo meglio. Se i destinatari finali di questi provvedimenti hanno qualche dubbio rispetto al provvedimento stesso, qualche perplessità certamente mi viene. Ho citato anche l'esempio, in Commissione, del governatore del Texas che ad un'azienda riminese ha inviato una lettera personale dicendo: se venite da noi a fare gli insediamenti avete tutta questa serie di agevolazioni, senza bisogno di tante sovrastrutture burocratiche, ma proprio con un rapporto diretto per garantire l'investimento.

L'altra perplessità che mi viene è dovuta al fatto che se noi parliamo di attrattività e competitività della regione nell'attrarre gli investimenti, dobbiamo anche entrare in una logica per cui la Regione deve essere in concorrenza anche con altre Regioni, quindi non ci dobbiamo preoccupare troppo del contesto, come spesso viene detto, di leggi diverse per cui poi non possiamo fare cose che siano troppo distanti dalle altre Regioni. No, diventiamo un territorio attrattivo che può fare tutto il possibile per porsi nelle migliori condizioni sul mercato. Lo dico perché, ad esempio, rispetto ad altre Regioni, la Lombardia e la Toscana hanno immediatamente previsto delle riduzioni dell'IRAP che noi invece rimandiamo a babbo morto, come si dice, cioè in futuro.

Altra questione che mi fa sorgere qualche perplessità è quella dovuta al fatto che non si è voluta nemmeno prendere in considerazione la riduzione dell'IRAP sulla forza lavoro aggiuntiva che con questi investimenti si viene a creare. Una componente tassabile che oggi non esiste probabilmente potrebbe emergere a seguito di questi investimenti e si chiede di tassarla in maniera minore avendo anche previsto che questo è consentito dalle norme europee, ma poi in realtà questa cosa non viene presa in considerazione.

Un'altra questione di carattere generale è quella legata al fatto che mentre nella premessa di questa legge si parla di grandi investimenti, di grosse prospettive rispetto ad investitori stranieri eccetera, poi in realtà pare che si trattino questi investimenti come il piccolo artigiano che deve mettere su la sua aziendina in un capannone di 500 metri quadrati. Non credo sia questa l'ottica con cui ci dobbiamo muovere.

Ho sentito anche parlare, opportunamente devo dire, nell'ultima relazione del relatore, di una cabina di regia regionale. Questa mi sembra una cosa molto opportuna, però se anche qui viene interpretata nel modo giusto, cioè la cabina di regia regionale - capisco che qualcuno può avere qualche idiosincrasia rispetto a questo termine - dovrebbe servire un po' come per la legge obiettivo, cioè dovrebbe essere il luogo in cui determinati investimenti trovano la loro regolazione complessiva e poi va declinata sul territorio solamente ed effettivamente da un punto di vista burocratico di passacarte, ma le scelte, le assicurazioni, gli accordi vanno fatti all'interno di questa cabina di regia regionale veramente e la cabina di regia regionale deve essere rivolta agli investitori per creare tutte le condizioni possibili per quell'investimento, non deve essere una cabina di regia regionale che tutela il comunello, che sta attenta a che non ci siano prevaricazioni dal punto di vista burocratico rispetto a queste cose. Deve essere il luogo che agevola l'investimento anche magari andando a smussare quegli angoli che molto spesso sui livelli territoriali più bassi si possono creare, quindi diventa particolarmente importante questo strumento.

Particolarmente importante diventa anche la conferenza dei servizi preliminare proprio perché l'investitore straniero a cui noi ci rivolgiamo non capisce tutti i nostri passaggi e deve essere chiaro in un luogo istituzionale che quando si è presa una decisione, quella decisione può essere portata a termine.

Altro ruolo fondamentale della cabina di regia regionale deve essere quello, e lo dico in maniera provocatoria, di far applicare la nostra legge sulla semplificazione, perché noi abbiamo fatto una legge condivisa, fatta bene, da tutti riconosciuta come un passo avanti, ma è una legge disapplicata sul territorio perché uno non la conosce, il burocrate del comunello di non so dove fa finta di non conoscerla e quand'anche si deve andare a trattare con queste entità e dimostrare che invece ci sono delle regole diverse, diventa come minimo un appesantimento. Allora facciamo in modo che tutte queste cose vengano decise ad un livello superiore e poi a queste ci si deve in qualche modo attenere.

Entrando nel merito del provvedimento, si pone una particolare attenzione a tutti gli investimenti infrastrutturali che si vogliono in qualche modo sollecitare, ma anche alla formazione e all'istruzione professionale. Come al solito noi riteniamo che il capitale umano eccetera, eccetera, eccetera, le cose che ci diciamo sempre, poi però anche con la legge che abbiamo approvato ieri sulla cooperazione sociale, quando si tratta di fare la formazione nelle imprese abbiamo mille remore, mille attenzioni, quando invece si tratta di fare la formazione professionale nelle cooperative sociali va tutto benissimo, non ci sono dubbi. Mi sembra una visione strabica rispetto a questo tipo di problema.

Opportuno invece è il richiamo e l'agevolazione per quanto riguarda le reti di impresa, questa mi pare che sia una linea verso cui bisogna andare per usufruire al massimo di finanziamenti che oggi sono sempre più limitati.

Per quanto riguarda gli accordi regionali ho già detto che devono assumere il contorno di una cornice tipo quella della legge obiettivo.

Altra questione che mi pare importante è quella del riconoscimento delle certificazioni delle aziende. Siccome oggi giustamente si richiedono determinati requisiti alle aziende, facciamo in modo che questa legittima richiesta non diventi un ulteriore appesantimento e un'ulteriore burocratizzazione. Se ci sono organismi che noi come Regione riconosciamo, gli riconosciamo la capacità di fornire certificazioni; le aziende che possono fornire questo tipo di certificazioni non devono avere ulteriori appesantimenti, ma dimostrano di avere quelle caratteristiche che noi riteniamo.

Un capitolo importante è quello delle modifiche urbanistiche per gli insediamenti. Anche qui si è venduto un po' di fumo perché dire che nelle aree produttive dismesse si viene esonerati dal pagamento del contributo di costruzione è una cosa bellissima, salvo però notare che essendo aree dismesse qualcuno il contributo di costruzione l'aveva già pagato e quindi è ovvio che non si può far pagare due volte, anzi, a mio avviso chi va a riconvertire un'area produttiva dismessa dovrebbe avere degli incentivi sia perché ci sono obbiettivamente delle difficoltà (spesso questi siti vanno in qualche modo bonificati), sia perché, secondo la convinzione che tutti oggi in qualche modo condividiamo, cioè quella di riutilizzare il territorio, chi va in un'area produttiva dismessa sicuramente ha un atteggiamento virtuoso rispetto all'utilizzo di altro suolo. Per quanto riguarda le aree produttive specializzate c'è una riduzione del 50 per cento, per le aree urbanizzate c'è un aumento del 50 per cento. Qui bisogna guardare che intanto queste aree attrezzate, diciamo così, non mi risulta che siano tante in regione; bisogna sapere che abbiamo a che fare con investimenti per insediamenti non di 3 mila o 4 mila metri quadrati, ma di 30 mila o 40 mila metri quadrati se veramente vogliamo rilanciare l'economia di questa regione, quindi insediamenti di questo tipo diventa difficile forse farli inserire all'interno di queste previsioni e quindi andarle a penalizzare poi da un altro punto di vista mi pare certamente poco lungimirante. Per quanto riguarda poi la possibilità di insediarsi al di fuori dei posti individuati dai piani dei Comuni bisogna addirittura dimostrare che non ci sia un'altra possibilità, quindi diventa sempre una cosa abbastanza difficile.

Per quanto riguarda poi il ruolo delle società regionali per la valorizzazione del territorio e la promozione degli investimenti, questa è una cosa opportuna, però anche qui è necessario che la Regione, attraverso anche le sue società partecipate, si comporti in maniera neutra o in accompagnamento alle imprese, che non sia uno strumento che induce le imprese ad inserirsi in determinati settori, ad occupare determinati territori, perché in questo in qualche modo si corre il rischio di influenzare l'investimento e non di accompagnare l'investimento.

È opportuno anche l'aggregazione e il rafforzamento del patrimonio dei confidi. Questo è un argomento importante perché la Regione in questo può offrire un aiuto importante e l'aggregazione di queste realtà risulta una cosa certamente positiva, così come la promozione di accordi con la Banca d'Italia e con la Cassa Depositi e Prestiti per sostenere questo tipo di investimenti.

Quindi è un provvedimento, questo, che nello spirito certamente è condivisibile, nella pratica rimangono tutti i dubbi che abbiamo espresso in Commissione e che dimostrano come possa essere questo un provvedimento che è pieno di buone intenzioni, ma che desta qualche dubbio rispetto all'ottenimento dei risultati.

Concludo citando la questione che riguarda la digitalizzazione. Anche in questo provvedimento si parla di banda larga. Il collega Grillini, che è tanto sensibile a questo argomento, credo noterà con me che noi di questo argomento, di banda larga, di digitalizzazione, di contrasto al digital divide abbiamo riempito i provvedimenti, ma qui passano gli anni e le cose rimangono sempre uguali. Siccome le risorse che mettiamo in questa attività sono enormi, in ogni assestamento, in ogni bilancio ci sono risorse enormi da questo punto di vista, credo che sarebbe anche ora di ripensare complessivamente questo tipo di attività della Regione perché mi pare che i risultati raggiunti siano sicuramente scarsi rispetto alle risorse investite.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie al consigliere Lombardi.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.

 

NOÈ: Grazie, presidente. Oggi andiamo ad approvare una legge sull'attrattività che sicuramente rappresenta un'occasione importante rispetto ad un obiettivo che in qualità di legislatori di questa Regione ci poniamo nei confronti dei cittadini emiliano-romagnoli, ma soprattutto nei confronti degli operatori economici. È sicuramente un progetto di legge molto interessante e a questo riguardo vorrei anche ringraziare particolarmente il relatore, il consigliere Alessandrini, che rispetto alla versione originale sicuramente ha collaborato in modo molto costruttivo rispetto a tutta una serie di istanze che gli sono state presentate non solo dalla sottoscritta, ma mi risulta anche da tanti altri consiglieri. Lo ringrazio per il lavoro di collaborazione e di mediazione che ha fatto perché rispetto alla versione originale mi sento di dire che questo sia un progetto di legge che riprende alcuni suggerimenti. Lasciamelo dire, Alessandrini, ma questo poi l'abbiamo convenuto insieme, e cioè: a forza di spingere qualche cosa si riesce a far comprendere meglio; insomma, non si tratta solo di un'istanza di parte, ma è veramente un'istanza del mondo a cui ci rivolgiamo.

È sicuramente un progetto di legge interessante, però, assessore, mi lasci anche dire che probabilmente questa è un'occasione, per una Regione che si è posta l'obiettivo di predisporre un contenitore di norme e quindi anche di incentivazioni per rendere la nostra Regione un territorio più attrattivo dal punto di vista degli investimenti, non del tutto colta appieno e che probabilmente non c'è stato quel coraggio, quello scatto che in un momento congiunturale come quello che stiamo vivendo dovrebbe connotare l'azione legislativa. Lo dico perché, così come ha precisato il collega Lombardi che mi ha preceduto, questo stile, questo approccio più coraggioso io l'ho riscontrato andando a leggere la legge sull'attrattività di due Regioni, una governata dal centrodestra, l'altra dal centrosinistra, rispettivamente la Lombardia e la Toscana, che lo scorso anno, una a dicembre, l'altra qualche mese dopo, hanno assunto dei provvedimenti che nell'immediato hanno dato un'idea degli incentivi che quelle Regioni avrebbero riconosciuto a chi avesse investito in quel territorio. Lo ricordava prima l'amico Lombardi: una defiscalizzazione IRAP, assessore, è una modalità che consente ad un'impresa di avere immediatamente la percezione di quello che può essere anche un vantaggio fiscale, quindi economico, nell'intraprendere in quel particolare territorio un determinato investimento, dà immediatamente l'idea di che cosa effettivamente consente in termini di incentivazione scegliere quella Regione, scegliere quel territorio.

Secondo me questo progetto di legge... voglio dirlo anche al collega Alessandrini; sono delle riflessioni che vorrei lasciare non solo a questa Giunta, ma soprattutto ai colleghi che non solo siedono oggi in quest'Aula, ma che potranno sedervi anche nel prossimo mandato, sono alcuni suggerimenti, alcune considerazioni e forse alcune aspettative che mi attenderei rispetto alle ricadute di questa legge sull'attrattività. Innanzitutto riprendo quello che dicevo prima e faccio anche riferimento alle dichiarazioni che ha fatto ieri sera Renzi quando ha invitato ad essere immediatamente operativi, nel senso che oggi è importante essere capaci a legiferare qualcosa che abbia un'immediata e certa ricaduta, certa non solo per gli effetti che manifesterà, ma anche nel quantum, perché, come dicevo prima, è il quantum che spesso concorre all'individuazione, alla scelta di quel territorio. Purtroppo le modalità incentivanti che sono state individuate avranno una ricaduta futura e secondo me questo è il maggiore punto di debolezza di questa legge perché non è stata capace di avere un'efficacia immediata o quantomeno immediata in termini di defiscalizzazione IRAP a breve, perché è sulla base di quella certezza immediata che oggi sceglie chi vuole fare un investimento in questa regione.

Il secondo punto è un approccio, è uno stile operativo che secondo me caratterizza questa Regione. Noi siamo troppo borbonici, noi siamo troppo complicati, noi siamo troppo arzigogolati. Quando vado a vedere con quali modalità operative la Lombardia ha declinato i suoi provvedimenti, le sue modalità incentivanti nei confronti degli investitori, vedo che ha previsto delle modalità snelle dal punto di vista burocratico, ha previsto delle modalità che si limitano semplicemente da parte dell'amministrazione alla comunicazione, dopo sta all'amministrazione, in funzione del fatto che l'investitore ha comunicato l'interesse, ha comunicato la sua scelta di investire in un certo territorio, attivarsi per produrre tutto quello che è necessario all'interno della macchina burocratica ai fini cartacei, ai fini documentali. Qui invece purtroppo dobbiamo attivarci dentro un ginepraio, dentro un mondo burocratico che noi che siamo emiliano-romagnoli sappiamo già come è fatto, ma per un investitore estero può rappresentare anche un fattore scoraggiante.

Si diceva prima - e mi piace richiamare questo passaggio, questo è un altro aspetto che noi dobbiamo tenere presente, assessore - della legge sulla semplificazione, una legge per la quale ricordo che con il relatore è stato svolto... credo che fosse la vicepresidente Saliera la relatrice sulla legge sulla semplificazione... adesso non mi ricordo... comunque si fece un lavoro per condividere il più possibile il testo che quest'Aula avrebbe prodotto, ma è assolutamente vero quello che diceva Lombardi: non tutti gli enti, non tutti i comuni stanno recependo le disposizioni semplificative. Questo è paradossale. Purtroppo ci dobbiamo rendere conto che al di là del partorire le leggi, che oltre ad essere la nostra una sala parto, dobbiamo metterci anche nelle condizioni, con le nostre clausole valutative, di monitorare l'effettiva applicazione delle leggi, perché sennò, purtroppo, se c'è un atteggiamento di questo tipo - e in campo urbanistico non è un aspetto da sottovalutare - questo avviene, questo avviene per varie motivazioni che vengono addotte dai comuni, con disparità di trattamento che si generano da comune a comune che sono molto pericolose. Noi dobbiamo verificare che ci sia l'effettiva applicazione dei nostri provvedimenti, sennò viene vanificato tutto lo sforzo che noi cerchiamo di fare in quest'Aula. Abbiamo anche previsto la conferenza dei servizi preliminare che in un certo qual modo dovrebbe concertare, mettere intorno ad uno stesso tavolo tutti i soggetti che hanno una potestà amministrativa, però, Alessandrini, non è sufficiente, non è realmente sufficiente; è un passo in avanti, ma non è sufficiente, perché, come diceva, e io lo condivido, Renzi, è oggi che dobbiamo capire; rispetto ad un domani incerto, è oggi che dobbiamo capire le cose e le ricadute.

Terzo e ultimo punto che secondo me caratterizza la debolezza di questo progetto di legge è come noi ci rapportiamo al tema della localizzazione degli investimenti. La localizzazione degli investimenti l'abbiamo agevolata, Alessandrini, in modo privilegiato nei confronti delle aree ecologicamente attrezzate. Trovami in Emilia-Romagna un'area ecologicamente attrezzata. Non esiste, è un ufo. Ce n'è una? Per me non fa massa critica, ma allora abbiamo fatto un provvedimento ad situationem, quindi rischiamo di prenderci in giro tra di noi. Secondo: prevediamo una forma di agevolazione per le aree dismesse. Basta andare sulla Porrettana, per chi abita nella provincia di Bologna. Se penso a determinate aree industriali dismesse, a tutta l'attività di bonifica che si è dovuta fare, ad esempio, laddove c'erano delle cartiere, che giustamente sono delle attività di bonifiche che vanno anche fatte, ci rendiamo conto però dal punto di vista procedurale, urbanistico procedurale, ambientalista che cosa bisogna fare per recuperare un'area dismessa? Grazie a Dio che c'è qualcuno che invece la recupera, le restituisce una vocazione produttiva! Insomma, io questa cosa l'avrei ulteriormente incentivata, per poi invece penalizzare assolutamente in modo smisurato - addirittura qui ci sarà anche il rischio che determinati PSC possano essere rivisti - l'intenzione di insediarsi in nuove aree produttive.

Io, sinceramente, assessore Vecchi, credo che uno straniero, in queste condizioni, trovi fuori da questi confini... basta fare un salto al di là del Friuli per dirvi tutte le agevolazioni che ci sono anche dal punto di vista urbanistico, per non dire fiscale, per non dire di qualunque genere, anche di stabilità politica, che uno straniero forse realmente trova delle aree più competitive saltando il fosso di là dal confine, tenendo anche presente che solo sei mesi fa dati europei hanno rivelato che altri fattori competitivi in ambito produttivo, e quindi mi riferisco al tema della formazione, al tema della sanità, al tema del sociale, al tema del welfare, rivelano che comunque sia in questa Regione, per quanto siano dati migliori comparati al resto dell'Italia, ma sono sicuramente dati che rivelano un andamento in calo. Allora, assessore, come ho detto nella mia introduzione, credo che sia stato fatto un lavoro importante in Commissione e fuori Commissione, è stato fatto un lavoro importante, ma sicuramente questo è un progetto di legge che sconta una permanenza in Giunta; non stiamo a dire il perché perché lo sappiamo tutti, ma c'è stato un ritardo troppo lungo, troppo lungo e latitante in Giunta rispetto a tutto il tempo che abbiamo dovuto recuperare in Commissione. Io personalmente preferisco sospendere il mio giudizio, ma quello che vorrei lasciare a conclusione di questo intervento è che il primo provvedimento - lo dico anche ai colleghi consiglieri che potranno esserci nella prossima legislatura - il primo provvedimento che occorre fare è assolutamente verificare questo progetto di legge sull'attrattività della nostra regione che effetti produrrà e quindi vedere la ricaduta reale del provvedimento così come noi lo licenzieremo oggi per essere pronti e disponibili ad intervenire in senso costruttivo e più incentivante nella prossima legislatura.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. Il gruppo della Lega Nord anche in Commissione ha apprezzato che la Giunta voglia intervenire su questo aspetto fondamentale e su cui anche noi avevamo presentato uno specifico progetto di legge. Ancora una volta la minoranza ha anticipato e sollecitato la Giunta regionale, che ovviamente non ha voluto farsi rubare la scena su un tema del genere. Ma va bene anche così, l'importante è che si intervenga nella sostanza al di là dei propositi che pur condividiamo.

Il progetto di legge che è stato licenziato come al solito viene descritto con parole vaghe dalla politica: "crescita intelligente"... "crescita sostenibile"... "crescita inclusiva"... Avremmo preferito un taglio più concreto e deciso. Attrarre? Sì, ma anche salvaguardare e potenziare quello che già c'è. L'obiettivo della legge della Giunta è attrarre investimenti, aziende che da fuori si stabiliscano in Emilia-Romagna e su questo possiamo essere d'accordo, noi però vorremmo essere molto più concreti, ossia impedire, come si è già verificato, che aziende di eccellenza e già operative in Emilia-Romagna non chiudano o decidano di trasferirsi altrove.  proprio notizia di oggi, che scopriamo proprio questa mattina, pochi minuti fa, dopo la presentazione presso la Camera di Commercio e Industria di Ferrara, nei luoghi colpiti dal terremoto, che una delegazione del Governo polacco ha annunciato la realizzazione di una no tax area in Slesia e sta girando nei nostri territori colpiti dal terremoto invitando così gli imprenditori emiliani a delocalizzare la produzione in Polonia. Questa è roba di oggi.

Allora io vorrei fare un passo indietro, assessore. Sapete bene... no tax area... il nome è stato confuso, ma comunque... defiscalizzazione... quello che volete; noi l'avevamo chiamata "no tax area", ma il succo era quello di, per un certo periodo, non far pagare le tasse in modo che rimanessero lì le aziende, cosa che hanno ottenuto le altre Regioni con il Governo Monti, cosa che invece è stata negata qui, perciò credo che noi abbiamo perso del tempo. I soldi che stiamo pagando oggi, se andiamo a verificare, se avessimo fatto questo tipo di sforzo cercando di lottare, di battere i pugni sui tavoli laddove si decide, potevamo anche avere questa no tax area che stanno chiedendo tutti. Ripeto, questa è stata una grande mancanza, una grande sconfitta per la nostra Regione. Poi aiutiamoli chiaramente, cerchiamo di mettere delle toppe, però non è sufficiente perché ancora a tutt'oggi la stanno chiedendo. Ci sono aziende che sono affossate, già alcune aziende sono partite, lo sapete bene, perché non hanno potuto aprire, non aprono e non apriranno. E questi continuano a girare per i nostri territori facendo queste offerte. Io credo che sia una cosa che sia una po' scandalosa. A Modena si preoccupano dell'Expo 2015, a Roma del dopo Errani. I terremotati e gli alluvionati rimangono nell'ombra a districarsi tra le varie ordinanze anticipando di tasca propria il danno subito. Ecco, questa è la sostanza, perché le chiacchiere le sappiamo tutti, ma quando si va in mezzo alla gente il primo discorso che salta fuori è questo. Di queste cose abbiamo parlato anche con il sottosegretario Bertelli, in sostanza non sappiamo neanche quanto è l'importo perché ci sono stati dei ritardi, uffici tecnici che sono stati sommersi di lavoro, abbiamo dovuto rinviare. È una cosa che noi l'abbiamo anche detta, abbiamo fatto anche veramente una campagna di conoscenza. Un tale, proprio l'altro giorno, nativo di Disvetro, si è offerto di pagare il campanile che è crollato nella chiesa, ha detto: "lo voglio pagare io, ditemi dove lo devo fare". Adesso abbiamo chiesto un appuntamento con il soprintendente, la dottoressa Griffoni, per cercare di capire se è lei che tiene ferma la cosa oppure. Lui vuol fare il campanile, dice: "io voglio il campanile perché mi ricordo da bambino, mi ricordo la campagna che quando suonava mezzogiorno andavano a casa...", insomma lui vuole pagare il campanile, poi la chiesa casomai si rifà. Però non sappiamo da dove partire, se si può fare, chi non può fare eccetera. Questo per dire che oggi che c'è gente che è disponibile a pagare anche 150-200 mila euro per fare un campanile e rimettere su la vecchia campana, non riusciamo ad avviare questo procedimento. È questo che mi dispiace, assessore, bisogna che mi dia una mano, perché prima che andiamo a casa io voglio che lì ci sia un'autorizzazione, e lo pretendo, perché, ripeto, 150-200 mila euro dei privati che te li tirano fuori di tasca... lui lo fa per una sua... come dire?... non so come chiamarla, non voglio usare nessun aggettivo; lui vuole il campanile con la campana che gli ricorda quando era bambino, è un signore che probabilmente ha tanti soldi e lì a Disvetro bisogna che cerchiamo di risolvere anche questo problema.

Dicevo che l'obiettivo della legge della Giunta è attrarre investimenti e aziende che da fuori si stabiliscano in Emilia-Romagna, e su questo possiamo essere d'accordo, anzi, siamo d'accordo, noi però vorremmo essere molto più coerenti, ossia impedire, come si è già verificato, che le aziende di eccellenza e già operative in Emilia-Romagna non chiudano o decidano di trasferirsi altrove. D'accordo che nel periodo 2008-2012 gli investimenti fissi lordi in Emilia-Romagna sono scesi dal 21,8 per cento e la discesa è proseguita nel 2013 e d'accordo che sia necessario attrarre maggiori investimenti esteri, tuttavia crediamo sia meglio potenziare e privilegiare le aziende che nel tempo hanno caratterizzato il nostro tessuto produttivo ed hanno incrementato costantemente le esportazioni, esportazioni che restano il mercato più appetibile e più consistente rispetto alla domanda interna.

Nel progetto di legge non condividiamo che siano Ervet e Nuova Quasco, società fuse ai sensi di questo articolo 22, a gestire tutta la partita degli accordi e delle eventuali destinazioni delle aree. In tempi italiani come questi di corruzione, tangenti, affaristi di passaggio crediamo che le regole dettate non garantiscano sufficiente trasparenza.

Non condividiamo poi che se da un lato si propaganda lo stop al consumo del suolo, dall'altro si vuole concedere la possibilità di utilizzare suolo agricolo per impianti o stabilimenti, mentre sappiamo tutti che ci sono enormi distese di aree dismesse che potrebbero essere riconvertite. A questo proposito abbiamo anche presentato un emendamento volto almeno a salvaguardare le zone agricole di pregio. Nella discussione di prima sul PSR le avete difese tutti e quindi ci aspettiamo che questo atto sia coerente con quello dei fondi europei.

Infine proponiamo che la Giunta, per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, non si limiti a premiare solo lo start-up innovativo, ma anche le imprese eccellenti già radicate nel territorio che offrono occupazione e che restino in Emilia-Romagna. Crediamo sia opportuno, inoltre, che siano incentivate a rimanere e non a delocalizzare.

C'è una cosa che mi sono dimenticato di dire. L'altro giorno abbiamo ascoltato la commissione formata da cinque Università che parlavano delle cause della rottura dell'argine di San Matteo. Loro, a fine storia... perché io mi ero promesso di leggere le 84 pagine e io le 84 pagine me le sono anche lette grazie al servizio che ha fatto la Regione, che è stato eccellente, le ha messe subito nel sito così abbiamo potuto verificare e fare anche alcune considerazioni. Non c'è neanche una parola sulla responsabilità nostra, dico nostra come Regione Emilia-Romagna, quando antecedentemente, tre mesi fa mi pare, l'AIPO venne qui da noi e venne a raccontare alcune cose, come stavano le cose dentro all'AIPO. La commissione formata da cinque Università responsabilizza il tutto alle tane degli animali, cinque Università che il giorno dopo che sono andato là in visita due o tre giorni, ho parlato con delle persone che erano state colpite, hanno detto che sono state le tane di animali, tassi, volpi e quant'altro. L'Università non ha detto una parola sulle nostre responsabilità. L'AIPO è venuta a dirci che per vent'anni - per vent'anni - non è mai stata fatta una manutenzione ordinaria e in vent'anni di danni ne vengono parecchi. Perciò, voglio dire... Non ho voluto sapere se abbiamo speso dei soldi perché sennò mi sarei arrabbiato anche di più e in questo periodo non mi potrei arrabbiare per cause di salute, però purtroppo non ne posso fare a meno, perché se l'abbiamo anche pagata... Ma io questo gliel'ho detto anche direttamente al presidente, che è un veneto, pare che sia l'Università di Padova: "non avete fatto neanche un accenno al fatto che bisogna mantenere costantemente la manutenzione degli argini, vigilare". Allora questo vuol dire che se andiamo avanti così, io spero di no, ma se dovesse capitare ancora, sarebbe veramente un fatto molto grave. Scusate se ho fatto un po' un giro, ma è una cosa che dovevo dire affinché rimanesse a verbale che si sono pagate cinque Università e non ti vengono a dire che la colpa è per la mancata manutenzione, è per quello che è stato trascurato in passato e l'abbiamo pagato. Oggi i servizi che sono stati fatti, il volontariato... squadra eccellente, siamo veramente i primi, potrei dire, in Italia, però andare a pagare dei danni... secondo me si faceva molto prima a stanziare quei soldi annualmente e comunque questa Assemblea su una risoluzione che abbiamo presentato nel 2011 aveva promesso che andava a dare più soldi all'AIPO per la manutenzione, cosa che invece non è stata fatta. Questa è una cosa che veramente mi rimane qua.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Sconciaforni. Ne ha facoltà.

 

SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. A sentire certi interventi di alcuni miei colleghi pare che il tema dello sviluppo industriale dell’Emilia-Romagna dipenda solo dall’Emilia-Romagna, a prescindere dal contesto in cui stiamo vivendo. Non vorrei demolire certezze da parte di alcuni miei colleghi ma noi, quindi anche l’Emilia-Romagna, stiamo vivendo una drammatica crisi economica e industriale nel nostro Paese ed è evidente quindi che questa crisi ha ricadute pesantissime anche nella nostra regione che, mentre fino a qualche anno fa poteva definirsi in controtendenza rispetto a certi dati nazionali, come quello relativo alla disoccupazione e alla precarietà che erano significativamente più bassi e alla produzione e al PIL che era significativamente più alto, oggi purtroppo si sta allineando verso il basso da questo punto di vista anche sotto l’ottica di questi indicatori perché la crisi economica e industriale che stiamo vivendo nel nostro Paese è tale da non consentire isole felici. Ne siamo travolti tutti e di questo dobbiamo essere consapevoli. Non lo dico certo per sminuire responsabilità regionali o per dire di alzare le mani e che non si può far niente, ma lo dico perché è del tutto evidente che si esce da questa crisi industriale nel nostro Paese non in singole regioni, non con isole felici che fuoriescono dal clima generale ma solo se rimettono in discussione quelli che sono i principi e le linee economiche generali che stanno governando l’economia e l’industria anche nel nostro Paese, e purtroppo le scelte che questo Governo sta facendo non vanno affatto nella direzione di provare a uscire dalla crisi e anzi si ripropongono pedissequamente le ricette ultraliberiste degli ultimi anni - parlo del Governo nazionale - che hanno portato al disastro attuale e quindi si ripropongono le privatizzazioni. L’idea geniale che il Governo ha è il rilancio delle privatizzazioni oppure dall’altra parte, ad esempio col Jobs act, la precarizzazione del lavoro.

Si pensa di rilanciare il sistema economico precarizzando ulteriormente il lavoro con il Jobs act. Queste sono le ricette economiche, per non parlare del fatto che in questo Paese da anni ormai manca un serio piano di rilancio industriale e infatti le conseguenze si vedono. Basta leggere i giornali per vedere che Alitalia, la compagnia di bandiera, dopo la disastrosa gestione sperimentale del Governo Berlusconi col Governo Renzi firma la resa e si vende agli stranieri, come Indesit, uno dei principali poli industriali storici del nostro Paese, un’eccellenza a livello europeo e mondiale, che chiude i battenti e viene venduta agli americani. L’elenco è lungo e per rimanere qui nella nostra regione basta pensare alla Bredamenarini, storica azienda, un’eccellenza nell’ambito del polo del trasporto pubblico, che viene venduta a un’altra multinazionale straniera.

Ormai questo pare essere il destino del nostro Paese. Luciano Gallino lo scriveva in un libro tanti anni fa “Il declino dell’Italia industriale” ma qui non siamo al declino ma al precipizio con letteralmente lo smantellamento del nostro sistema produttivo industriale che viene venduto e Gallino, secondo me giustamente, non smetteva di ricordare che un Paese che si priva del proprio sistema industriale è destinato a diventare una colonia dei paesi che invece hanno un forte sistema industriale. Di questa basilare regola del sistema economico pare che il Governo nazionale non ne tenga minimamente conto nonostante il nostro Paese stia diventando un’area di shopping di grandi multinazionali che vengono a comprare a poco prezzo i marchi più importanti del nostro ex sistema economico e industriale. Questo è il quadro nel quale ci muoviamo e bisogna tenerne conto perché sembra che stiamo parlando della regione Emilia-Romagna a prescindere dal contesto drammatico che stiamo vivendo. In questo contesto, e quindi entro sulla nostra legge regionale, c’è un elemento che io considero molto positivo e importante, perché io non dimentico il fatto che la nostra Regione - questo sì, in controtendenza - ha cercato di mettere in campo ormai da tempo provvedimenti importanti rispetto al nostro sistema economico, provvedimenti che provano a valorizzare il nostro sistema e il nostro sapere, che provano a valorizzare il nostro sistema scolastico e che provano a contrastare chi vuole precarizzare sempre più brutalmente il mondo del lavoro, come la legge sui tirocini. Il nostro sistema regionale da tempo cerca di valorizzare e attrarre aziende sia attraverso il know-how che la nostra regione offre sia attraverso incentivi.

Questi non sono elementi di novità, come si cerca anche di coniugare in tentativi a volte riusciti e a volte no, gli investimenti esteri con buona occupazione, cioè fare in modo che gli investimenti esteri non vengano fatti solo a scapito dei diritti e delle garanzie del mondo del lavoro. Questi tentativi ci sono stati e vengono fatti, alcuni con esiti positivi e altri meno, mentre l’elemento che mancava secondo me, ed è quello su cui ad esempio abbiamo insistito attraverso una proposta di legge che abbiamo presentato ormai alcuni anni fa, era il fatto che anche in una situazione di crisi come questa non ci si può limitare solo agli incentivi, che sono importanti e vanno bene ma, come hanno detto anche l’Assessore precedente e l’Assessore attuale, ci troviamo di fronte a una situazione dove da un punto di vista economico non sono tante le risorse che possiamo mettere a disposizione, e questo non certo per cattiva volontà della Giunta ma per conseguenza di politiche nazionali che io considero suicide che fanno dei tagli ai trasferimenti alle Regioni e agli enti locali uno dei perni del risanamento economico. Siamo al delirio! Vengono tagliati i fondi per le Regioni e gli enti locali, tra cui i fondi che possono essere destinati a incentivare investimenti nel nostro sistema regionale.

La nostra Regione, e questo è uno dei limiti della legge, ha pochi soldi da investire, ma l’elemento forte sul quale abbiamo cercato di battere è che a parte gli incentivi ci vorranno anche i disincentivi, perché troppo spesso abbiamo assistito nella nostra regione a comportamenti di multinazionali che arrivavano nel nostro territorio, compravano marchi famosi e importanti, compravano know-how di produzione industriale e dopo pochi anni, dopo aver fatto incetta di soldi e di incentivi, mollavano tutto e lasciavano a casa centinaia e centinaia di lavoratrici e di lavoratori andandosene via con tanti saluti e con la Regione impotente a salutare e senza poter fare nulla. Questo elemento è un elemento che gridava vendetta perché va bene incentivare ma non si può permettere a chi arriva di prendere i soldi, non rispettare i patti e dopo poco andare via. Prima non si poteva fare nulla e si perdevano quindi capitali che poi era difficile recuperare o rimettere nel sistema economico.

Con questa legge almeno viene introdotto un principio nuovo importante, cioè che chi arriva qui firma un patto per ricevere i bonus rispettando tutta una serie di criteri, tra cui la tutela dei diritti dei lavoratori, e deve garantire una permanenza minima in termini di anni e se non lo fa restituisce ciò che ha ricevuto dalla Regione in conto capitale. Questo è un elemento nuovo, a me risulta che siamo la prima regione in Italia che adotta un provvedimento di questo tipo, è una cosa su cui ci siamo battuti e quindi la riscontriamo e la sottolineiamo come un elemento importante di controtendenza di questa legge. Detto questo, non posso non sottolineare due elementi negativi rispetto a questo ambito e rispetto ai quali presentiamo due emendamenti. Fatto salvo questa introduzione di questo elemento di restituzione dei fondi ricevuti in conto capitale ci sono due sottoelementi per noi negativi e che vorremmo eliminare. In primo luogo che quando si parla di delocalizzazione, rispetto alla quale chi la fa deve restituire i soldi in conto capitale che ha ricevuto, si parla di Paesi extra Unione europea e qui c’è stato un contenzioso con l’Assessore che dice che non può fare altrimenti se si può considerare delocalizzata solo un’attività che viene trasferita in un Paese extra Unione europea. Secondo l’Assessore questo fa parte di regolamenti nazionali, anche se non mi sono stati indicati quali sono le leggi, e a me non risulta così, così come non risulta alla CGIL, che è intervenuta anche quando abbiamo fatto l’udienza conoscitiva citando il caso francese. In Francia sono state introdotte forme - le cose vanno sempre modulate - di penalizzazione anche verso delocalizzazioni all’interno dell’Unione europea. Mi si dice che sono le leggi nazionali ed europee che impediscono questa cosa ma di questo elemento non riesco ad avere una verifica concreta e quindi non mi convince, quindi continuo a presentare questo emendamento per cui la delocalizzazione deve riguardare secondo me anche Paesi dell’Unione europea. L’altro emendamento riguarda la questione del conto capitale. Va bene sicuramente il conto capitale, che è il contributo principale che si riceve, ma mi chiedo perché non possono essere messe in quel conto di restituzione anche altre forme di contributi sempre di carattere regionale. Su questo avanziamo un piccolo emendamento che allarga, sempre nell’ambito dei contributi regionali, i fondi che vengono elargiti e che in caso di delocalizzazione devono essere restituiti. Fatto salvo questo elemento, noi ribadiamo nel complesso la positività di questa legge che in un quadro di difficoltà generale a cui non si sottrae, e quindi non è una legge che adesso risolverà i problemi del sistema economico della Regione, introduce alcuni elementi, peraltro raccogliendo anche esperienze già fatte di incentivazione positiva non basata sulla precarizzazione del lavoro e soprattutto introduce questo elemento nuovo per cui se uno viene, non rispetta i patti, se ne va e non rispettando neanche un tempo minimo di permanenza restituisce ciò che ha ricevuto. Questo secondo noi è un elemento sicuramente positivo, nuovo e in controtendenza rispetto ad altri provvedimenti che puntano solo a garantire soldi e garanzie alle industrie e alle multinazionali senza però mai chiedere nulla quando non rispettano i patti. Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Sconciaforni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Il progetto di legge 5355 “Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna” arriva a fine legislatura ma è un progetto che abbiamo analizzato in maniera dettagliata, signor Sottosegretario, e contiene alcune cose indubbiamente positive ma anche qualche punto di criticità. Il mio ragionamento è sempre sotto l’aspetto politico. Le parole d’ordine che abbiamo sempre anche noi portato avanti per l’impresa oggi devono essere tecnologia, innovazione e formazione per qualificare in maniera sempre più favorevole affinché l’industria possa svilupparsi nell’internalizzazione. Questo progetto ha nelle finalità anche il tema della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che spesso però è sbandierata ma è poi difficile da andare a concretizzare. C’è il tema in questo progetto di legge di diverse esigenze che vengono in questo momento di crisi. A nostro avviso, se vogliamo fare all’Assessore - mi riferisco al nuovo Assessore allo Sviluppo economico - un qualche motivo di perplessità, è che questo progetto la Giunta doveva anticiparlo perché si arriva un po’ tardivamente, pur apprezzandone alcuni contenuti, in questo momento di crisi per cercare di dare al mondo produttivo delle risposte.

Vi sono dei temi che noi, Assessore, avevamo già evidenziato dal nostro ruolo di opposizione e lo stanno a documentare tantissimi atti di indirizzo in cui segnalavamo il tema di creare accordi per favorire aree integrate dotate di tutti i servizi che favoriscono l’accorpamento evitando l’erosione del suolo. È un tema che più volte noi abbiamo raccomandato, come anche il tema della promozione del welfare aziendale. Sono questioni che avevamo messo sul tappeto prima come gruppo del Popolo della Libertà e poi come Forza Italia e sulle quali avevamo segnato le nostre posizioni, Assessore, in maniera molto responsabile e costruttiva. Devo anche dire che vi è un altro vostro progetto di legge che non è ancora incardinato in Commissione, che riguarda l’utilizzazione del suolo. È un altro progetto di legge che mi chiedo come mai sia rimasto arenato in questi mesi nei cassetti della Giunta anziché camminare di pari passo con questo perché sia quel progetto sia questo ineriscono a misure per il sostegno delle imprese. Ci sono stati anche degli atti e delle segnalazioni da parte delle categorie che forse il precedente progetto, che lei conosce bene, assessore Vecchi, di cui non è stato ancora nominato il relatore, conteneva degli appesantimenti burocratici che probabilmente al mondo delle imprese e industriale andavano rinegoziate e comunque questo progetto, se magari lei volesse dirmi qualcosa nella replica, sarebbe interessante capire come mai, perché si interseca con questo e hanno dei punti che potevano essere anche di sinergia se fossero viaggiati su un unico binario invece questo approda in Aula oggi e l’altro è su binario morto.

Vi sono comunque degli aspetti importanti. Lei, Assessore, sa bene l’impegno che noi abbiamo messo anche nelle Commissioni come gruppo e quindi segnaliamo a lei, che ha anche forse un po’ più la sensibilità perché è Assessore consigliere eletto e non Assessore nominato, quindi può anche più facilmente percepire quelle che sono a un Consigliere le segnalazioni che arrivano dalle associazioni di categoria e dai cittadini e che quindi vanno riportate in quest’Aula, che questo provvedimento a nostro sommesso parere non contiene un pacchetto di incentivi fiscali robusti nell’immediato. Questo può essere il punto di critica - non so se ne abbia la Giunta - ma il punto politico che noi segniamo su questo provvedimento, nonostante diverse cose che dirò sono contenute positivamente, è che avremmo voluto un maggior coraggio da parte della Giunta rispetto alle incentivazioni fiscali e anche qualcosa che dirò dopo sul tema delle delocalizzazioni. Vi sono aspetti importanti come l’impegno per le infrastrutture informatiche, che è un tema di cui abbiamo spesso dibattuto e su questo tema il nostro gruppo si è sempre impegnato e confrontato, ha sempre tenuto sotto pressione la Giunta, e poi c’è un articolo che riguarda Lepida che ho letto nel provvedimento, se non ricordo male uno degli ultimi, quindi ci si può richiamare anche a questo, che rimane sempre una società partecipata e di scopo creata dalla Regione ad hoc per incentivare tutto quello che è il sistema innovativo e informatico, e diciamo che su Lepida in questo provvedimento cogliamo una questione nuova, esattamente di una fusione con Nuova Quasco scrl. Questo è un articolo che si collega comunque con il passaggio che citavo prima sulle infrastrutture informatiche e sull’innovazione.

L’articolo 22 chiede di razionalizzare le partecipazioni societarie rispetto allo sviluppo economico regionale ed è un tema, assessore Vecchi, che - le devo dire con molta franchezza - io ma anche i colleghi del gruppo con molta serietà e responsabilità abbiamo preso in mano dal 2010. La prima cosa che ho fatto come Consigliere regionale - adesso è tutto accessibile in internet ed è molto più semplice per il lavoro di tutti i Consiglieri, anche di maggioranza - è di aver chiesto come accesso l’albo delle società partecipate dalla Regione, i vari consorzi, i vari consigli di amministrazione, i vari enti, insomma tutto questo sottobosco di enti che la Giunta - ormai il Consiglio è spogliato ahimè di tante nomine e ci troviamo soltanto in via residuale a nominare in qualche consorzio o in qualche ente, come abbiamo fatto ieri, gli amministratori - controlla tramite i suoi atti. Ecco perché, Assessore, arriviamo a fine legislatura e sentiamo parlare di razionalizzare partecipazioni societarie della Regione. Clamoroso è un altro caso, di cui non si parla più, quello del CUP 2000 ma comunque di tante altre società, ma nel caso odierno ERVET e Nuova Quasco, per le quali abbiamo sempre chiesto una maggiore operatività rispetto a queste aziende controllate nate per questioni di scopo che forse potevano fare di più in questi anni. Infatti lo ammettete implicitamente quando si dice al fine di razionalizzare le partecipazioni societarie della Regione preposte allo sviluppo economico, nonché di concorrere all’attività che richiamate nell’articolo 10, la Giunta è autorizzata, quando l’Assemblea licenzierà, con proprio atto nelle more di un procedimento di fusione che noi avevamo chiesto da tempo ma non solo nel caso di ERVET e Nuova Quasco ma anche di altre società.

Avevamo chiesto, Assessore, da tempo di disboscare tutta questa miriade di enti o di partecipate che poi non si sa bene cosa facciano in tanti casi e a che cosa servano e delle quali bisognerebbe andare ad una ad una ad analizzare gli atti, le decisioni prese e i bilanci. In questo caso si può dire meglio tardi che mai che vi siete accorti che conviene fare una fusione rispetto a ERVET e Nuova Quasco. In realtà non è proprio una fusione, colleghi Consiglieri, ma è un’incorporazione che avviene da parte della prima rispetto alla seconda. La società - questo è importante - conserva la denominazione sociale di ERVET Spa e chiedo all’assessore Vecchi, se lo ritiene opportuno, in quanto non è obbligatorio che la Giunta intervenga sul punto, precisazioni su questa decisione presa, ossia ERVET che incorpora Nuova Quasco, e come mai, ad avviso dell’opposizione, sia un po’ tardiva questa operazione di snellimento di tutte queste società, nella fattispecie la delega che le compete, assessore Vecchi, cioè lo sviluppo economico. Gli organi rimangono assolutamente in carica fino a tutto il meccanismo di fusione e le procedure che avverranno e il Presidente della Regione è autorizzato a compiere tutti gli atti necessari. Mi pongo a questo punto, ma lo pongo più che altro più che all’organo politico della Giunta ai servizi, agli uffici e ai funzionari della Regione, che operatività adesso si possa avere con un Presidente della Regione dimissionario rispetto a certi atti soprattutto di nomina negli enti. Ho prospettato un caso analogo; mi sembra, ma vado a memoria, che vi siano tipi di atti che la Giunta potrà in questi residui mesi adottare anche rispetto al tema delle nomine nei consigli di amministrazione, dei collegi dei revisori e delle nomine in generale, atti che la Giunta può fare e atti che la Giunta non può fare. Mi chiedo e chiedo all’assessore Vecchi, al di là che non ho dubbi che questa maggioranza approverà il progetto di legge “Promozione per gli investimenti in Emilia-Romagna” e al di là delle questioni positive che sono contenute in questo provvedimento, dato che la Regione è azionista di maggioranza, come e in che tempi potrà questo progetto decollare. Sono stato componente in questi anni nonché modesto Vicepresidente della Sesta Commissione, che apparentemente agli inizi, dato che è una Commissione senza portafoglio, pochi si sono accorti che è una Commissione dal pregnante valore politico perché in questa Commissione passa la legge elettorale, abbiamo licenziato le modifiche al Regolamento dell’Assemblea legislativa e - mi richiamo all’articolo 24 di questo progetto di legge che portate in Aula - vengono vagliate la corrispondenza delle clausole valutative tramite una relazione, e la Commissione si riporta con una risoluzione, se rispetto ai quesiti che le leggi regionali contengono a distanza di una cadenza biennale e triennale le stesse leggi hanno dato un buon risultato e un buon esito e se hanno risposto alle clausole valutative stesse.

Devo dire che noi controlliamo tutti gli atti che fate, è chiaro che la norma finanziaria riguarda gli stanziamenti, le risorse e i capitoli di bilancio e quant’altro ma non potevamo come gruppo politico non intervenire su questo punto e dire quali sono le nostre parole d’ordine per le imprese, ossia tecnologia, innovazione, formazione, internazionalizzazione e green economy. Qui si parla soprattutto di delocalizzazioni e invitiamo a non punirle eccessivamente perché non dimentichiamoci che siamo in un Paese che rispetto agli altri Paesi d’Europa è costretto alla tassazione tra le più alte che vi siano. Questo purtroppo ahimè è un tema di grande finanza pubblica, e io non sono né un economista né uno scienziato delle dottrine politico-economiche, ma ci vuol poco a capire che se non si fa una drastica riduzione della spesa pubblica in questo Paese continueremo ad avere una zavorra e un masso insopportabile sulla schiena del bilancio dello Stato e quindi dei cittadini. Prima parlavo dei contributi per favorire l’insediamento ed è una raccomandazione che faccio all’assessore Vecchi. È un passaggio importante come vengono erogati i contributi, le modalità di accesso e quant’altro. Ci vuole molta attenzione per seguire gli sviluppi di questa norma e chi li seguirà? Questo è il punto in effetti tra i punti nodali.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Pollastri, ha terminato il tempo, per cui concluda velocemente.

 

POLLASTRI: Avrei ancora parecchie cose da dire ma, dato che sono stato anche relatore del nuovo regolamento, mi attengo al regolamento e chiudo qui il mio intervento.

 

(Applausi di alcuni consiglieri)

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri.

Ricordo che il tempo degli interventi in discussione generale è di venti minuti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Credo che parlerò di meno per dire alcune cose che ho già ribadito in sede di Commissione quando abbiamo discusso appassionatamente questo provvedimento che ci era stato presentato dall’ex assessore Muzzarelli, che lo riteneva il provvedimento più importante del suo mandato di assessore e in effetti le aspettative su questo provvedimento erano e sono molto alte. Come i colleghi si ricorderanno, nell’udienza conoscitiva, l’esponente di Confindustria ha detto che questo secondo lui era il provvedimento più importante in assoluto di questa legislatura. Onestamente in questo momento non sono in grado di fare una graduatoria dei provvedimenti più importanti di questa legislatura, ognuno magari ha una sua tassonomia e i colleghi giornalisti, se qualcuno è interessato non solo alle questioni giudiziarie, magari sono anche interessati a quello che abbiamo fatto in questa legislatura, magari in un giorno in cui non c’è molto da scrivere si eserciteranno in questo nobile sport della tassonomia sui provvedimenti che questa legislatura ha fatto.

Come hanno detto i colleghi dell’opposizione intervenendo, l’obiettivo è quello di dare un contributo perché la nostra regione non solo non diventi un deserto produttivo, non solo fermi un processo negativo di deindustrializzazione ma faccia in modo che la nostra regione torni a essere attrattiva e attraente per gli investimenti. Naturalmente c’è chi non la pensa così; ci sono gli esponenti che parlano della decrescita come fatto positivo e ci sono alcune forze politiche, anche importanti e votate anche da alcuni milioni di italiani, che condividono l’idea che la decrescita è un bene, che l’eccesso di crescita inteso come sviluppo produttivo sia la base di ogni male, dell’inquinamento, dello sfruttamento ambientale oltre che del lavoro, ecc. e che invece bisognerebbe cercare di riqualificare l’esistente cercando di renderlo ecologicamente compatibile e accontentarsi dell’esistente accettando un cambio radicale di stile di vita. Io non so se qualcuno di loro si spinge a ipotizzare il ritorno alle candele o agli stoppini. Io ho un’età ormai sufficientemente grande per ricordarmi in qualche caso di avere usato quando ero bambino le lampade con lo stoppino e col petrolio, magari sostituendolo con qualcosa che non sia appunto di origine fossile.

 

(interruzioni)

 

Io invece ritengo che il processo di deindustrializzazione sia preoccupante e che ci siano stati negli ultimi tempi grandissimi cambiamenti sul piano economico che hanno provocato anche grandi cambiamenti nell’organizzazione sociale e familiare. A me per esempio ha colpito molto il dato statistico che abbiamo potuto leggere ieri sui giornali della composizione familiare nel comune di Bologna dove ci sono 91 mila famiglie composte da una sola persona, pari al 47 per cento del totale. Questo dato a Bologna è particolarmente eclatante, in altre città è un po’ diverso ma la tendenza è quella e l’analista diceva che ciò è il prodotto del passaggio dalla società industriale a quella terziarizzata. A me pare che la tendenza a livello globale sia concentrare la produzione industriale in Paesi dove non ci sono diritti sindacali e dove il costo del lavoro è bassissimo. Addirittura adesso persino nei luoghi dove si costruisce l’iPhone con una fabbrica con un milione di dipendenti, siccome qualche vertenza sindacale l’hanno fatta e siccome c’è l’attenzione mondiale sul lavoro minorile, il proprietario ha deciso di cominciare a sostituire la manodopera con i robot, che poi qualcuno dovrà fare questi robot e non è che nascono da soli. Noi abbiamo una tendenza sul sistema produttivo industriale a livello mondiale dove con lo sviluppo tecnologico già adesso possiamo ipotizzare, senza neanche fare uno sforzo eccessivo di fantascienza, che buona parte del lavoro manuale in futuro, anche di quello specializzato e ingegnerizzato, potrebbe essere sostituito dal lavoro dei robot. Alla Foxconn ne hanno già presi trentamila. L’aggeggio che uscirà a settembre che l’azienda ha già annunciato in buona parte sarà costruito dai robot. In una situazione di questo tipo penso che sia giusto che noi facciamo di tutto per invertire la tendenza ma sarebbe anche giusto pensare alla realtà dei fatti e non al libro dei sogni.

Tra l’altro, tornando al discorso delle 91 mila famiglie monoparentali, ho visto in questi giorni che i colleghi della destra, dell’opposizione, hanno presentato la stessa disgraziatissima e orribile mozione votata dalla Regione Lombardia sull’istituzione della festa della famiglia e a non applicare l’invito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di fare educazione sessuale nelle scuole. La destra italiana non perde occasione per mostrarsi la più retriva delle destre internazionali. Questa mozione è stata riproposta anche qua senza neanche fare troppo rumore perché evidentemente qualcuno si vergognava di averla firmata. In una situazione in cui è l’economia che spinge alla modificazione della composizione dei nuclei familiari, che festa della famiglia si fa? Quella dei single? Il punto è capire come invertire la tendenza. La nostra situazione vede qualche caso di ritorno di aziende - ahinoi pochi - che avevano investito per esempio nel sud-est asiatico e sono tornate a produrre e a lavorare qui da noi perché in Emilia-Romagna ci sono delle eccellenze che non ci sono altrove. Questo è il punto. Per esempio - lo dicevamo ieri a proposito del piano di sviluppo rurale - l’agricoltura emiliano-romagnola rappresenta un’eccellenza, un elemento positivo del prodotto interno lordo, si intreccia col sistema industriale e c’è un sistema agroindustriale che in alcuni casi addirittura ci consente di avere una delle poche multinazionali presenti ormai sul nostro territorio in attivo e in espansione come la Barilla.

È ovvio che noi dobbiamo dire che siamo un territorio di eccellenza e anche da questo punto di vista forse bisogna rivedere quella che è stata la strategia della nostra Regione negli ultimi quindici anni, che è stata la strategia di dire che ogni città ha la sua fiera e il suo aeroporto. A me ha colpito quello che ha detto il sindaco di Rimini sabato scorso alla direzione del PD, che non gliene frega niente di avere l’aeroporto a Rimini se da Bologna si ha un’alta velocità che dall’aeroporto di Bologna porta la gente in venti minuti. È possibile - lo chiedo all’Assessore, ma lo so che è d’accordo con me - che o ci sono le infrastrutture adeguate o è difficile pensare di invertire la situazione dell’investimento e dello sviluppo economico. Qui cito il tema che mi sta particolarmente a cuore su cui mi sollecitava il collega Lombardi; quando noi parliamo per esempio di investimenti digitali - la legge sull’attrattività ne parla diffusamente - ho detto e ripeto, quasi come Catone il Censore che ripeteva sempre la stessa cosa finché non gli hanno dato retta, che c’è da fare la banda larga e abbiamo un problema di infrastruttura su questa cosa. Io mi meraviglio di non trovare questa banale verità come prioritaria nell’azione di governo. Proprio in questi giorni è stata nominata la nuova responsabile dell’agenda digitale italiana e a me piacerebbe sentir dire che al primo posto c’è il problema dell’autostrada digitale in Italia.

L’autostrada digitale è fondamentale perché in futuro il 90 per cento, e dico un dato che potrebbe essere persino più alto, di qualsiasi attività produttiva avrà a che fare col digitale e se questo è vero noi dobbiamo dirci alcune verità anche per la nostra regione, perché quando si parla di Lepida si parla di un gioiello della nostra regione, di cui secondo me noi giustamente dobbiamo andare fieri, che lavora col freno a mano tirato. Se noi parliamo di digital divide dobbiamo tenere presente che ci sono vaste zone della nostra regione dove gli operatori non hanno interesse a investire. Ieri facevo l’esempio sul PSR del contadino isolato, perché i contadini sono isolati per definizione (c’è il casolare e la terra attorno da lavorare); è ovvio che gli operatori hanno interesse a investire dove c’è un’urbanizzazione forte perché dove c’è un casolare ogni mezzo chilometro non è che ci siano molte bollette da sostenere il cash flow degli operatori. Noi abbiamo questo freno a mano tirato perché Lepida non può andare a investire direttamente ma può dare la banda larga a un operatore che decide lui di investire. Il mercato non può fare tutto e non è che si autoregola ma investe dove c’è una convenienza e dove decide che c’è una convenienza. Noi gli possiamo dire che è conveniente una determinata cosa perché magari lui dice di no perché è lui che decide visto che i soldi sono i suoi. Come avevo proposto fin dall’inizio di questa legislatura, bisognerebbe costituire una società pubblico-privato che si affianca a Lepida che può avere la funzione diretta di operatori laddove gli altri non fanno l’investimento. È ovvio che questa società probabilmente non farà profitti ma finché noi non omogeneizziamo tutto il territorio regionale da questo punto di vista l’ipotesi di sviluppo della nostra regione sarà sempre disuguale.

Questa è la verità, perché se ci sono delle eccellenze queste eccellenze devono avere la possibilità di esprimersi in maniera omogenea su tutto il territorio regionale. Un’eccellenza che noi abbiamo sono le Università e sono le decine di migliaia di studenti che studiano a spese dello Stato. Qualcuno paga le tasse, qualcun altro no, i meritevoli giustamente non le pagano e noi formiamo decine di migliaia di giovani che poi se ne vanno da questo territorio ma dobbiamo fare in modo che questi giovani rimangano. Torno a citare il dato di prima, cioè i 91 mila nuclei familiari di Bologna che sono ultrasessantenni e ultrasessantacinquenni. Se non rimangono i giovani che qui studiano e che vengono da fuori rischiamo un’Emilia-Romagna fatta di anziane e di anziani. Noi dobbiamo fare in modo che diventi attrattiva questa regione per le intelligenze e le creatività. Come dice Richard Florida nella sua “Ascesa della nuova classe creativa”, la vera forza produttiva nell’età moderna, oltre alle forze classiche produttive, è l’intelligenza e la creatività, quella creatività che portò Steve Jobs in un garage a dar vita alla società che ha la più forte capitalizzazione in Borsa in questo momento a Wall Street. Possibile che qui in Emilia-Romagna non ci sia la possibilità per un gruppo di giovani che parte da un garage di inventare qualcosa di nuovo e di poterlo fare? Questa è l’opportunità che dobbiamo dare. L’Emilia-Romagna deve e può diventare come la California, magari senza i suoi debiti.

Noi dobbiamo aspirare non a politiche di piccolo cabotaggio e di piccoli aggiustamenti; io sentivo i colleghi che dicevano che si devono abbassare un po’ le tasse, che si deve toccare un po’ l’IRAP, che si deve sburocratizzare e bypassare quell’impiegato che ferma i lavori per sei mesi, ma l’elemento di attrattività deve diventare una ragione che ha forti infrastrutture, forte capacità attrattiva per esempio con la sua città metropolitana che non deve più essere soltanto una scatola vuota ma deve diventare un forte elemento di attrazione da questo punto di vista e che è capace di utilizzare le intelligenze delle persone. Nessuno se ne vuole andare dall’Italia e nessuno se ne andrebbe dall’Emilia-Romagna, perché i ragazzi starebbero tutti qua, ma bisogna fornirgli le opportunità.

Le intelligenze devono rimanere sul nostro territorio perché da questo punto di vista saremo in grado di fare politiche intelligenti e allora rimarranno qua, perché ci deve essere una speranza di futuro per le persone che vogliono rimanere a lavorare nel loro territorio. Chiunque ama e vorrebbe rimanere nel posto dove è nato e allora utilizziamo fino in fondo le università, magari svecchiandole e sburocratizzandole, magari superando definitivamente il baronato feudale. Questo è il Paese delle corporazioni feudali. Noi possiamo anche chiudere il Senato ma se noi non riusciamo a superare i feudalesimi corporativi che ancora esistono il sistema produttivo non si sbloccherà. Non dico che tutto dipende ovviamente da un progetto di legge, perché nessuno di noi si illude che un progetto di legge sia sufficiente, per quanto ben scritto e per quanto alla base vi stiano delle volontà lodevoli, a invertire un trend, però bisogna mettere insieme tutto ciò che c’è di meglio in questa regione, compreso il buon governo di questi ultimi cinque anni, che io rivendico, al di là di chi in questi giorni vuole fare passare questi cinque anni di politica regionale come politica criminale, cinque anni che hanno garantito una tenuta sociale ed economica in questa regione che altrove non c’è stata.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. Anche io mi unisco a chi ha espresso valutazioni positive su questo provvedimento e anche sul percorso che il provvedimento ha avuto in Commissione e ha la disponibilità del relatore a cogliere i suggerimenti e le proposte, anche se alcune valutazioni di perplessità e di critiche avanzate dal sottoscritto in Commissione non sono state accettate ma credo che dobbiamo ragionare sull’impianto complessivo dell’intervento e non sulle singole possibilità. Ricordo a noi tutti che poco tempo fa abbiamo ospitato in questa regione la delegazione politico-istituzionale economica dell’Assia. Noi abbiamo questa partnership con loro perché ovviamente ci sono delle situazioni dal punto di vista del tessuto economico, sociale e infrastrutturale che ovviamente assomigliano molto a queste realtà, con una differenza sostanziale, cioè che in quelle regioni, pur in un momento di crisi che attraversa anche la Germania, pure in forma ridotta, hanno comunque raggiunto degli obiettivi importanti in termini di sviluppo, capacità, ecc. Ho fatto un piccolo ragionamento e una comparazione tra la situazione loro e la nostra e, come ricordava il consigliere Grillini, la presenza di strutture universitarie e di ricerca c’è sia su quei territori sia nella nostra regione. Probabilmente quello che dobbiamo fare e riuscire a implementare ancora di più è un raccordo tra chi fa ricerca e formazione - per formazione mi riferisco anche alla formazione degli addetti al mondo del lavoro - portare una maggiore sinergia e una maggiore filiera che va dalla ricerca all’innovazione fino alla realtà produttiva, una realtà produttiva della nostra regione che sappiamo essere caratterizzata in modo principale dalla presenza di questa grande capacità di produrre lavoro, idee e iniziative che è la piccola e media impresa, una piccola e media impresa che dobbiamo sostenere e valorizzare anche alla luce delle opportunità che il prossimo semestre europeo e i fondi dell’Europa ci consentiranno. Fondamentalmente apparteniamo a una regione dove chi produce e chi lavora non chiede tanto sovvenzioni pubbliche ma di essere messo nelle condizioni di operare al meglio in base alle proprie capacità. C’è sicuramente un problema di capitalizzazione che riguarda tante nostre aziende medio-piccole, ma non è tanto un problema legato alla conduzione dell’azienda ma è un problema strutturale rispetto al quale stiamo facendo sicuramente cose importanti. C’è un tema di mettere in rete soggetti diversi che possono insieme concorrere al mercato europeo. Magari singolarmente non riescono a farlo però con una filiera che riesca a mettere insieme professionalità diverse possono diventare competitivi. C’è sicuramente un tema di formazione e orientamento scolastico, specialmente a livello universitario e della scuola superiore, che dobbiamo avere il coraggio di affrontare. Il consigliere Grillini prima ricordava che le nostre competenze magari sicuramente non arrivano lì ma sicuramente abbiamo un dialogo aperto con il mondo dell’università e sicuramente possiamo implementare un dialogo con il mondo degli studenti, con chi frequenta queste realtà, per dimostrare carte alla mano dove è possibile avere sbocchi dove non è possibile. L’insediamento di grandi aziende di recente sul nostro territorio ha dato dei segnali del tipo di professionalità e di competenze che le aziende cercano e dobbiamo fare azioni perché queste figure vengano implementate e stimolati gli studenti a prendere certi orientamenti scolastici piuttosto che altri. Certo, il discorso delle infrastrutture è importantissimo, però da questo punto di vista credo che nel momento in cui riusciamo a valorizzare, ed è molto difficile, il sistema aeroportuale regionale, su cui da anni stiamo dibattendo, e tra quello che possiamo fare noi e quello che ha già fatto il mercato credo che le nubi siano passate e chiarezza da questo punto di vista sia stata fatta, però abbiamo anche un sistema, che abbiamo discusso anche recentemente in commissione di un sistema della mobilità regionale che punta sempre più a qualificarsi.

All'interno del sistema della mobilità regionale non vi è solo il trasporto pubblico dei cittadini, ma vi è anche il trasporto delle merci, dove credo che abbiamo fatto significativi passi in avanti, non siamo rimasti fermi. La Regione, pur con tutte le difficoltà del caso e della situazione complessiva, ha progredito, ha fatto dei percorsi, dei percorsi positivi che sicuramente possono essere utili, se immessi in un sistema complessivo di gestione e di promozione, non solo ad attrarre investimenti dall'estero, che sicuramente sono importanti, ma anche a creare una promozione della ricchezza interna, altrettanto importante sul fronte del benessere collettivo e dell'occupazione.

Pertanto, il provvedimento che andiamo ad approvare, come hanno detto anche altri colleghi, non è la panacea, non è una bacchetta magica per fare le cose, sicuramente, però è uno strumento, una base di lavoro che si inserisce nell'ambito di un discorso più complessivo che questa Regione ha messo in campo, rispetto al quale abbiamo ulteriori possibilità.

Si tratterà successivamente, da parte di chi è chiamato al governo pratico quotidiano di applicazione delle proposte e delle leggi regionali, di mettere in campo le opportune iniziative per dare svolgimento a questi nostri obiettivi, e per realizzare al meglio quel che intendiamo applicare. E questo sarà compito della prossima legislatura (è inutile stare qui a raccontarci il perché). Auspico che gli strumenti che mettiamo in campo in questa fase finale di legislatura, a servizio di chi verrà successivamente, siano sfruttati al meglio. È questo che dobbiamo ai cittadini di questa Regione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Favia. Ne ha facoltà.

 

FAVIA: Grazie, presidente.

Mi riservo di intervenire in sede di discussione articolata, dicendo che la ratio, la politica che governa questo tipo di intervento, questa legge, sicuramente non è la strada giusta per riuscire a rendere l'Emilia-Romagna un territorio attrattivo.

Premesso che il problema principale è di tipo nazionale, pensare di intervenire con dei provvedimenti regionali, riuscendo ad ottenere qualche risultato concreto è un po’ ingenuo, io vedo invece in questa legge non una semplificazione, ma una deregolamentazione: si consente alle imprese di fare cose che prima non erano consentite.

Mi riferisco all'articolo 8, un articolo che grida vendetta: voi state dicendo che consentite che si vada ad urbanizzare anche in aree di interesse paesaggistico e di rilievo ambientale. La cosa grave è che lo fate su base comunale. È questa l’enorme gravità, perché il nostro è il Paese dei piccoli comuni, Assessore. È facile prevedere che l'investimento aziendale arriverà su comuni, piccoli comuni, non dotati di aree a sufficienza magari per ospitare improvvisamente un grande stabilimento. Ma se noi non facciamo questo ragionamento come Regione, almeno arrivando al bacino provinciale, rischiamo davvero di legittimare permessi di ricostruire in deroga, con i tempi dimezzati che voi avete previsto, perché scrivete che i tempi per fare tutto il percorso in deroga sono dimezzati, prevedendo giusto un 50 per cento in più di oneri di urbanizzazione, che fa sorridere. Ma pensate la speculazione che ne nascerà! Questa è una legge sulla speculazione edilizia, esattamente come … ho sentito una parola carina, Assessore.

 

(interruzione dell’assessore Vecchi Luciano)

 

Complimenti! Complimenti per come interpreta il suo ruolo. Complimenti davvero! Esattamente come stava avvenendo sull'area Ducati: zona agricola, di ricarica di falda, dove non si poteva costruire. Il vecchio proprietario ha provato a fare un piccolo casato aggiuntivo in quella zona agricola, ci ha provato per quarant'anni, gli è sempre stato detto di no. Sennonché, è arrivata Ccc, ha comprato al doppio del valore, evidentemente sapeva già qualcosa, dopodiché è arrivata la proposta della Ducati di delocalizzarsi di un chilometro (la delocalizzazione più efficace della storia), ed improvvisamente il valore dei terreni è quintuplicato. Con quella procedura, rifacendosi alla legge regionale sull'urbanistica, legge che è stata assolutamente tradita nel senso di chi l'ha scritta, perché quando si parla di pubblica utilità non si parla del trasferimento di un'azienda da un chilometro all'altro, in zone di ricarica di falda, ché la vera utilità pubblica è avere le falde che si ricaricano per i nostri acquedotti. No, non autostrade, ferrovie, strade. No, insediamento aziendale, che deve essere regolamentato dai regolamenti urbanistici comunali. E non si può andar sopra a questi regolamenti urbanistici, non può essere che arriva una giunta e fa una variante così perché si vuole infilare un investimento produttivo.

Prima di tutto dovete quantificare in maniera più stringente a che prezzo siete disposti a barattare il territorio, a monetizzarlo. Non avete neanche messo in maniera chiara qual è l'impatto dell'investimento: quanti occupati? Può darsi che arrivi un'azienda che - pensiamo alle aziende che oggi stanno facendo speculazione con gli incentivi per l'energia - occupa quattro, cinque, sei persone, e in nome dell’occupazione di quattro, cinque, sei persone giustificate la cementificazione di una zona protetta a livello paesaggistico, magari una zona di cuneo agricolo, dopo che avete trascorso gli ultimi cinque anni a dire “Stop al consumo di suolo. Noi siamo per uno sviluppo sostenibile”. Balle! Balle, perché come succedeva per la Ducati, ad Anzola, a due passi fuori da Bologna, c'erano le zone industriali libere, ancora da costruire, con i titoli edificatori, con le capacità edificatorie. La proposta era: spostatevi di un altro chilometro. No, perché la speculazione edilizia era lì. Io voglio ospitare le aziende e gli investimenti, ma non credo che per un'azienda, a meno che non ci siano motivazioni specifiche, cambi molto nell’andare da Medicina a Molinella. Se a Medicina non ho aree industriali libere per costruire, mi sposto a Molinella. Ci deve essere un dialogo con il livello territoriale, con il bacino, non con il singolo comune, perché così aprite alle speculazioni, andate contro tutti i principi di tutela del territorio che avete affermato.

Se in questa Regione ci fossero problemi di mancanza di spazi per costruire capannoni, potrei anche capire, ma ormai abbiamo capannoni sfitti, aree previste da vecchi piani che ormai andranno ad esaurirsi e nessuno ci ha costruito perché non ci sono i soldi. Penso all’area intorno a Fico, per rimanere qui vicino, che sta andando a scaricarsi della capacità edificatoria, e la si converte in residenziale, stranamente. Il nostro problema è questo? Le aziende non hanno dove costruire, Assessore?

Pertanto, la norma che avrà maggiore impatto su tutto il dispositivo di questa legge è proprio quella di cui all'articolo 8 sulle tematiche urbanistiche, nel silenzio più assoluto. Questa è una cosa vergognosa, veramente vergognosa! Mi fa piacere che la Lega abbia almeno presentato una pezza. Voi non volete difendere il territorio. Ci sono degli interessi in gioco di chi ha terreni, di chi compra terreni e fa delle plusvalenze, perché riesce a sapere prima, evidentemente, ché non si sbagliano mai a comprare i terreni, che ci saranno delle varianti. Non solo ma accorciate anche i tempi: è vergognoso!

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.

Ha chiesto di parlare il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.

 

NALDI: Grazie, presidente.

Credo che siamo di fronte ad una legge nel complesso positiva ed utile, per la quale sappiamo che poi naturalmente sarà indispensabile trovare risorse adeguate per poterla effettivamente far vivere.

Negli interventi di oggi ho sentito molte accentuazioni ideologiche, di varia natura, che mi hanno sollecitato ad intervenire. La prima cosa ideologica, che sottolineo perché secondo me per questa Regione è stata nefasta, sta nel fatto che l'automazione sta progressivamente rendendo superfluo il lavoro manuale, il lavoro operaio. Negli ultimi vent'anni nel mondo vi è stato un incremento esponenziale della manifattura e del lavoro industriale. Tanto è vero che gli economisti liberali, tutti, si sono messi a rileggere Marx come filosofo ed economista dell'attualità, non dell'Ottocento. Invece, purtroppo, in questa Regione, che è una delle più manifatturiere d’Europa, abbiamo perso vent'anni a parlare a vanvera di terziario e di postindustriale, quando in realtà il nostro problema era aiutare la trasformazione del nostro sistema manifatturiero. Adesso, non in questo momento, ma da un po' di tempo, si è ripensato all'errore fatto di pensare che potevamo tutti quanti dedicarci al terziario, e ci stiamo preoccupando di difendere la ricchezza, il patrimonio di conoscenze e di competenze della nostra Regione, e di poterlo valorizzare.

Entro nel merito della proposta di legge, perché non è che mi rassicuri più di tanto dire che facciamo una legge sull’attrattività - voglio essere chiaro in tal senso -, perché noi in passato siamo stati anche troppo attrattivi, nel senso che le nostre aziende sono state troppo facilmente e troppo frequentemente acquistate da multinazionali, da imprese straniere, che in molti casi sono venute qui, hanno preso quei marchi, hanno preso quelle competenze, hanno preso know how accumulato in decenni di storia da migliaia di persone che hanno contribuito a creare quelle competenze, quelle eccellenze, hanno preso i soldi e poi se ne sono andate portandoseli altrove. L'hanno fatto aziende straniere, ma l'hanno fatto anche imprenditori italiani, per la verità, per essere equanimi.

Diverso è il caso di investimenti creativi, creativi nel senso di nuovi, che possono essere fatti sia da investitori e imprese straniere, sia da imprese italiane.

Secondo me - voglio fare un intervento concreto -, sono interessanti due casi, fra i più significativi degli ultimi mesi sulla scena di Bologna e dell'Emilia, perché in realtà in questi casi parlare di Bologna è come parlare dell’Emilia: quello della Philip Morris e quello di Fico, che giustamente sono stati richiamati anche da altri, uno con capitale estero, uno con capitale italiano, se non erro.

Ebbene, perché Philip Morris viene a Bologna? Credo che sia interessante chiarirlo e dircelo fino in fondo. Perché viene tra Bologna e Modena? Secondo me, perché trova tutto: il know how, il contesto sociale e le infrastrutture - e quando dico infrastrutture sapete di che cosa parlo: in particolar modo dell'aeroporto, della Fiera, di una stazione importante - che hanno fatto di quest'area centrale dell’Emilia la capitale internazionale del packaging. Ma a fare dell’Emilia la capitale internazionale del packaging concorrono tante cose, tra cui una diffusa capacità professionale ed imprenditoriale adeguata a quel sistema di produzione.

Ora, a mio avviso, la cosa migliore che possiamo fare per rendere attrattivi questi territori, la più importante, la più utile è avere cura di questo enorme know how, avere cura della sua possibilità di essere riprodotto e aggiornato, il che vuol dire in particolar modo università, formazione tecnica, valorizzazione del lavoro, perché di questo si parla. In questi casi, senza volere a tutti i costi generalizzare, quando si parla di flessibilità del lavoro in questi settori, il più delle volte noi diciamo cose che non corrispondono alla realtà. Mi spiego meglio: tutte queste imprese cercano di fidelizzare i lavoratori, quindi, come vedete, alla parte pubblica il compito ingrato di andare a spiegare ai lavoratori che devono essere flessibili, disponibili a cambiare cinquanta volte lavoro nella loro vita, mentre le imprese li fidelizzano, cioè a noi tocca la parte cattiva, le imprese si tengono la parte piacevole di spiegare al lavoratore: “è meglio che continui a lavorare con me”, quindi fanno la sanità integrativa e così via. È proprio il caso che le allineiamo queste due cose, perché non sono allineate, perché non è possibile che il pubblico si tenga la parte spiacevole, mentre le imprese si tengono la parte piacevole delle misure per fidelizzare i dipendenti. Io penso che il sistema vada visto nel suo complesso.

Dopodiché, ci sono le cose che dicevo: l'università, la formazione, e così via. La Philip Morris, collega Favia, ha preso un'area di 24 ettari - lo dico anche a coloro che hanno svolto ragionamenti opposti a quelli svolti dal consigliere Favia -, 24 ettari di terra vergine, non so se avete presente quanti sono 24 ettari di terra vergine. Al collega Favia dico: non era facile offrire a Philip Morris una soluzione adeguata nel contesto delle aree attuali dismesse, non utilizzate. Non era per niente facile, considerando la grandezza, l'enormità di quell'investimento e probabilmente anche una serie di esigenze tecniche che l'azienda aveva per realizzare lo stabilimento. È chiaro quindi che è stato necessario trovare una soluzione non piacevole, perché utilizzare 24 ettari di terra vergine non è una cosa piacevole per nessuno, ma queste erano le condizioni. Ma non sarà così per tutte le imprese che si vogliono insediare nel nostro territorio, non è che avranno tutte bisogno di 24 ettari, magari ce ne fossero altre che avessero bisogno di tanta terra, compatta, tutta insieme. Perché poi ogni azienda ha il proprio modello organizzativo. Ho visto aziende che avevano capannoni per 15 ettari dividersi in cinque imprese da 3 ettari l’una, perché vi è stata una fase nella quale le imprese si scorporavano, giusto? Quella attuale invece è una fase nella quale le imprese sono ritornate su alcune scelte di carattere organizzativo e preferiscono organizzarsi in questo modo.

Ebbene, io trovo corretto - lo dico al collega Favia - mettere incentivi e disincentivi, perché non possiamo escludere che vi siano altri casi come quello della Philip Morris, ma in questi casi è giusto che le aziende si facciano carico di oneri più grandi per costringerle, ogni volta che è possibile, ad utilizzare aree industriali dismesse, se vogliamo evitare un uso dissennato del suolo. Credo che questa sia una cosa fondamentale.

Inoltre, in realtà, l'investimento per il momento intenzionale o progettuale di Fico, pur in un settore così diverso, alla fine - a me sembra peraltro una cosa interessante - sceglie questa localizzazione in realtà più o meno per le stesse ragioni di Philip Morris, non per gli stessi soggetti, naturalmente, perché è un settore molto diverso, ma perché vi è un grande know how determinato dalle eccellenze alimentari della Regione e di questa città, dalla sua tradizionale capacità di vivere bene, di assicurare una certa attenzione al cibo, con tutto quel che vuol dire. E questa è una capacità, una competenza professionale ampiamente diffusa, coltivata in luoghi pubblici e privati, che va assolutamente valorizzata, di cui bisogna avere cura per essere in grado di rigenerarla e anche di innovarla. Infatti, in questo caso, i protagonisti di questo progetto sono coloro che parlano di filiere corte e di altre cose di questo genere, di cui ci siamo peraltro occupati lungamente anche noi, perché sono sicuramente interessanti.

Dopodiché, anche in questo caso, a supporto di questa intenzione, di questo progetto, anche la rete delle infrastrutture è decisiva, poi magari chiederanno di fare altre cose, ma questo è l'aspetto fondamentale. Vi è poi un'ultima cosa: Bologna e l'Emilia per un progetto di questo genere sono interessanti per l'equilibrio sociale (almeno di quello che c'era), dato da una ricchezza diffusa in maniera più equilibrata che altrove, quindi con molte persone in grado di potere apprezzare la qualità della vita data da determinati livelli di ristorazione e di benessere generale. È chiaro che se si rompe quest’equilibrio sociale, se ci ritroviamo ad avere le stesse quote di povertà di quelle della Campania o della Calabria, Fico diventa meno interessante, perché quelli che non hanno da mangiare andranno davanti a Fico a buttare fuori quelli che vanno a mangiare cose raffinatissime a chilometro zero. Perché alla fine è lì che purtroppo si arriva.

Esiste quindi questa complessità di elementi economici, industriali e sociali che fanno della nostra Regione una Regione potenzialmente attrattiva. Ecco perché sono queste le cose che, secondo me, dobbiamo cercare di continuare a valorizzare. Ne deriva che l'equità sociale non è altra cosa rispetto alle misure di politica industriale, in questi casi sono cose che si tengono insieme, e lo sanno tutti. Come sanno tutti, infatti è stato ripreso anche in altri interventi, che non è possibile fare interventi qualificati in aree desertificate dal punto di vista sociale, o in aree nelle quali le differenze siano crescenti, perché anche laddove si stanno concentrando i nuovi grandi investimenti di capitali (come la Cina) ci sono movimenti che tendono a ridurre queste disuguaglianze, ed è questa lotta per la riduzione delle disuguaglianze che fa sì che gli investimenti prosperino in quei Paesi.

Ebbene, per tutto quanto ho cercato di dire, è chiaro che noi dobbiamo fare in modo che questa Regione sia attrattiva per nuovi interventi, mentre devono essere penalizzati quegli interventi che o fatti da imprenditori locali o fatti da imprenditori esteri vengono per prendere tecnologie, competenze, professionalità, marchi e soldi, e poi se ne vanno. Noi dobbiamo fare di tutto per depotenziare e disincentivare questi interventi.

Ed è per questo che credo che gli emendamenti che ho sottoscritto insieme al primo firmatario, collega Sconciaforni, debbano essere ancora seriamente meditati dalla Giunta, perché hanno semplicemente questa ragione: favorire chi (anche indigeno) viene qui con intenzioni serie, e disincentivare chi ha semplicemente intenzione di appropriarsi di competenze e portarle altrove. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.

 

DEFRANCESCHI: Grazie, presidente.

Credo che finirò con l’incorniciarmi l’articolo 8 di questa legge perché rappresenta la summa di come siete riusciti a gestire l'urbanistica e la tutela del territorio in questi anni in questa Regione. Vi è tutto, vi è come al solito - quella che ricordava il collega Naldi - la giustificazione che non è facile trovare altre zone, che ci sono delle scelte logistiche, che l'azienda ha bisogno di questo. Ho cominciato a sentire questa giustificazione quando si parlava della Gironi, che è un rottamaio, che, incastrato tra la sede centrale delle poste dietro via Emilia Levante, la ferrovia e il Parco (perché noi chiamiamo tutto parco) del Reno, non si poteva spostare perché non c'era un'area idonea per un rottamaio in tutta la provincia di Bologna e di Modena. È da allora che ho cominciato a sentire queste parole di scelte logistiche e di difficoltà.

In questo articolo, inoltre, avete il coraggio di utilizzare ancora la parola "aree ecologicamente attrezzate", il più grosso fallimento di questa Regione, con le bufale che a suo tempo raccontava il suo predecessore Muzzarelli, il quale per esempio, parlando di quella di Camugnano, che era a duecento metri da casa mia, quindi ne ho contezza, diceva che costituiscono l’innovazione per il futuro occupazionale, per il ciclo produttivo, un concreto passo avanti nella qualificazione energetica, e lo diceva nel 2011. L’area di Camugnano è stata costruita su una frana, hanno deviato il corso di un rio perché si allagava continuamente, e l'unico soggetto a trarne giovamento è stata un'azienda di Bologna che gratis ci ha messo dei pannelli solari, tappezzando il campo per il quale ha ottenuto incentivi in tutti questi anni, nel frattempo è fallita. I pannelli solari sono quelli rotanti che adesso sono solo storti e sembrano un relitto industriale, tanto che lì dentro ci potrebbero fare dei film. Ovviamente, è stato tutto cementificato sopra la frana, ed è ancora lì a fare nulla. Il nuovo Sindaco è disperato perché non sa che cosa farsene di questa roba. Nel frattempo però è servita - stiamo parlando di un paesino di 1900 abitanti che ha tre aree industriali - a far vincere al PD le elezioni degli ultimi due anni promettendo centinaia di posti di lavoro. E così è per tutte le aree attrezzate della zona. Si usano sempre le stesse paroline: "prioritariamente". Per cui noi che siamo bravi “prioritariamente” dobbiamo sempre cercare delle aree produttive dismesse o in corso di dismissione, peccato però che ogni volta che deve insediarvisi qualcosa non c'è mai un'area adatta. Non so se vado in giro solo io, ma vedo cartelli con su scritto "vendesi" su magazzini fatiscenti che stanno crollando da soli ovunque, ma non c'è mai una zona adatta dove si possa demolire e costruire qualcos'altro.

Vi è poi la frase più bella, quella che usate sempre e dappertutto: "non si deve fare nelle aree rurali, non dobbiamo sottrarre territorio vergine all'agricoltura, e nemmeno nelle aree protette e tutelate, nelle aree di tutela paesaggistica, fatto salvo ovviamente che non dimostriamo la non sussistenza di alternativa negli ambiti del territorio rurale adiacente agli ambiti specializzati per attività produttive". Questo è un giochino con il quale avete cementificato questa Regione per vent'anni. È lo stesso motivo per cui si possono fare delle cave in siti di interesse comunitario o nelle zone di protezione speciale tutelate dall'Europa, perché riusciamo a dimostrare sempre che non ci sono alternative al fare una cava proprio lì. Si può andare anche negli alvei fluviali, perché tanto non ci sono alternative a questa localizzazione. È la frase che avete usato tutte le volte per qualunque installazione di megapale eoliche assolutamente inutili, anch’esse ferme lì. Probabilmente, sotto c'è un omino con qualcosa che le fa girare, perché non girano mai da sole: quando non c'è vento girano, e quando ce n’è sono ferme.

E questa è stata la giustificazione per tutto. Pertanto, Presidente, mi tocca sdoganare un termine (ormai è andata): è evidente che questa è l'ultima "marchetta" di questa legislatura, a chi? All'industria, a Confindustria, Confindustria che infatti è molto attenta, è da stamattina che si aggira in quest’Aula, è qui alle mie spalle, non seduta tra il pubblico, ma seduta negli spazi riservati ai collaboratori o ai giornalisti, perché ovviamente ha assunto questa persona come giornalista del giornale di Confindustria, che quindi ha la possibilità di essere molto aderente ai consiglieri, di parlottare con loro, di passargli i documenti. Non la condanno, è il suo mestiere, ed è il mestiere per cui oggi le lobbies influenzano la politica, e i cittadini come sempre arrivano un pochino dopo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Defranceschi.

Non essendovi altri iscritti a parlare, chiudo il dibattito generale con una controreplica del relatore Alessandrini. Chiuderà il dibattito della mattina l'assessore Vecchi.

Prego, consigliere Alessandrini.

 

ALESSANDRINI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato, ovviamente con attenzione, gli interventi che si sono susseguiti nel dibattito di questa mattina, e ne ho tratto una considerazione di questo genere: ho sentito interventi obiettivamente molto sintonici con gli indirizzi, con le volontà che esprime questo progetto di legge; ho sentito degli interventi assolutamente distonici; ho sentito altri interventi che non hanno recato elementi aggiuntivi di ulteriori miglioramenti della legge rispetto al confronto di questi tre mesi.

Io non voglio fare delle considerazioni finali, nel senso che è giusto le faccia l'Assessore, che si esprimerà anche sugli emendamenti, che peraltro - posso già dirlo - condivido, perché, come si capirà, in queste settimane, in queste ore, abbiamo avuto un rapporto davvero molto stretto nell’ambito del quale è stato possibile verificare quasi sempre condivisione piena sulle cose che bisogna fare.

Pertanto, mi limiterò solo a due considerazioni che attengono al tema della burocrazia e degli incentivi fiscali, che peraltro penso possano anche essere visti come due facce della stessa medaglia.

Prima però vorrei dire questo (me lo chiedevo poc’anzi): se questo confronto che abbiamo avuto questa mattina tra di noi in Aula l'avessimo fatto tutti insieme in un convegno, e se dall'altra parte ci fossero stati degli imprenditori, che cosa ci saremmo sentiti dire? Che cosa noi avremmo potuto ascoltare? Quali sarebbero stati gli argomenti più utilizzati? Sarebbero stati gli stessi che abbiamo sentito questa mattina oppure altri? Ebbene, dopo dirò quella che è la mia opinione.

Io non mi nascondo le difficoltà, né nascondo (assolutamente) che queste difficoltà potranno creare anche dei problemi di operatività alla legge, soprattutto per le condizioni in cui versiamo in Italia per ciò che attiene al tema della Pubblica Amministrazione e della necessità di una sua profonda e radicale riforma. Non a caso il Governo ha lanciato questo tema come uno dei temi più urgenti su cui agire, perché si parla di burocrazia, si parla di giustizia, si parla di una serie di cose che chiaramente vanno a cambiare i connotati di un Paese. E finché non si affronterà radicalmente questa situazione, non credo obiettivamente - lo dico al collega Lombardi - che noi potremo mai pensare di diventare come il Texas, ammesso che sia giusto che lo diventiamo, anche se non conosco bene la legislazione di quello Stato. Ma badate noi non saremo in grado nemmeno di assomigliare molto alla Carinzia, perché non c'è bisogno di andare negli Stati Uniti, possiamo rimanere più vicini a casa. Anche se (ma questo veniva di fatto riconosciuto) in Emilia-Romagna siamo più avanti su questo tema della burocrazia, semplicemente perché vi abbiamo messo le mani da subito, appena abbiamo potuto all'inizio della legislatura, e ci abbiamo messo le mani con un disegno organico, cioè con una legge-quadro, e con l'introduzione della sessione annuale di semplificazione, nell’ambito della quale ogni anno abbiamo apportato delle modifiche, prendendo e sezionando le varie problematiche settore per settore. Questo ci ha consentito di avviare un processo che è lungo, e mi auguro che coloro verranno dopo di noi vogliano continuare (anzi spero che siano anche più veloci di noi) a portarlo avanti.

Colleghi, nella vita mi hanno sempre insegnato che non bisogna mai accettare le provocazioni. Pertanto, non voglio nemmeno rispondere a coloro che pensano che noi siamo così farlocchi o cinici da confondere il tema della semplificazione con il tema della legalità, perché le cose che ho sentito dire sono veramente fuori binario, se così possiamo dire, quando si parla dell'articolo 8. Io ho lavorato, ma sono sicuro anche l'Assessore e la Giunta, abbiano lavorato perché con questa legge possano essere resi maggiormente prevedibili i tempi della Pubblica Amministrazione. Secondo me, la risposta della conferenza dei servizi preliminare può aiutarci a dare questa possibilità. E quando sento l'Assessore dire - penso che lo ripeterà anche dopo - che in questa Regione vogliamo creare una cabina di regia complessiva che sovraintenda a queste problematiche, che cosa vogliamo fare se non rendere prevedibili i tempi della Pubblica Amministrazione?

Per quanto riguarda il tema degli incentivi fiscali, se fossimo stati in quel famoso convegno, è chiaro che gli imprenditori ci avrebbero detto in primo luogo che le tasse sono troppo alte. Lo sappiamo tutti, lo sappiamo anche noi, e credo che lo condividiamo tutti in quest’Aula. Ma credo anche che tutti condividiamo il fatto che non è lo “zero virgola qualcosa” in meno che sposta la volontà di fare o di non fare un investimento.

Se gli investimenti, se la localizzazione in Emilia-Romagna di nuovi insediamenti dipendesse solo dagli incentivi fiscali, io credo che non solo gli imprenditori dell'Emilia-Romagna, ma tutti gli imprenditori italiani probabilmente sarebbero già all'estero, perché? Perché potrebbero scegliere delle condizioni che obiettivamente sono grandemente migliorative. Ho incontrato degli imprenditori - e non dal Texas, badate! -, né dalla Carinzia, ma che dalla Svizzera hanno ricevuto una lettera (me l’hanno data in visione), la grande Svizzera, puntualissima, che dice: "se vieni da me ti do il terreno a costo zero", non ti faccio pagare gli oneri di costruzione, il terreno a costo zero, con le tasse al 20 per cento. Eppure gli imprenditori non fanno quella scelta, certo saranno tentati, però in generale finora i nostri imprenditori sono andati soprattutto in Serbia, nell'Europa dell'Est, qualcuno in Asia, in Albania, ma pochi sono andati in Svizzera.

Ebbene, anch'io ho accarezzato l'idea - e non la demonizzo perché è nata in un ambiente imprenditoriale o un altro, che sia Confindustria o che sia Tavolo delle Imprese regionale - che si potesse prendere in considerazione un incentivo fiscale sull’IRAP, ad esempio prendendo a riferimento il lavoro, e nella fattispecie il lavoro aggiuntivo, quello in più, generato dal nuovo insediamento, però poi abbiamo dovuto prendere atto che questo, probabilmente, almeno in questo modo, avrebbe creato più problemi di quanti ne avrebbe risolti se non l'avessimo affrontato. Infatti, ho provato anche a fare qualche sondaggio - senza alcun valore, per carità! - e ho appurato che quando rispetto a nuovi investimenti che noi riteniamo d’interesse regionale diciamo che prevediamo anche questa possibilità, tanti imprenditori, che certamente non sfigurano rispetto a quelli che vengono ad investire, mi hanno detto: ma perché a loro sì e a noi no? Anche questo non è un problema di poco conto, salvo poi dover fare i conti con una questione ancor più complessa, che è quella degli aiuti di Stato.

Peraltro, l'Assessore, quindi la Giunta, alla fine, hanno accettato l'idea di inserire in legge un passaggio che, eventualmente in futuro, ammesso e non concesso che le condizioni lo consentano, e che valutata tutta la questione degli aiuti di Stato, l'Europa, eccetera, si possa anche ragionare su questo tema. Non è il diavolo, non è Satana, lo valuteremo, lo valuterà chi ci sarà.

A mio avviso, noi dobbiamo mettere l'accento - e mi ha fatto piacere che molti l'abbiano ripreso nell'ambito del dibattito - sul fatto che quando un imprenditore, che sia italiano o straniero, che deve decidere di effettuare un investimento, quindi scegliere una localizzazione, pensa e guarda soprattutto a due macrotemi. Il primo: qual è l'offerta in termini di servizi che propone il territorio per tenere alto il livello della qualità della vita, del benessere in generale (chiamiamolo così), perché io credo che ad ognuno di noi farebbe piacere lavorare di più in un ambiente dove sia presente una grande qualità della vita e un grande benessere, e noi questo in buona parte, se Dio vuole, ce l'abbiamo. Il secondo: qual è il tasso di ambiente favorevole allo sviluppo? Questo che cosa vuol dire? Vuol dire che noi dobbiamo fare l’analisi su ciò che mette a disposizione il sistema territoriale, laddove il sistema siamo tutti noi, sono le istituzioni elettive, sono le istituzioni funzionali come: le fiere, le banche, gli aeroporti, le infrastrutture, perché quando dico istituzioni funzionali voglio dire tutto, quindi anche università, ricerca, centri di ricerca, perché il tema della ricerca, della ricerca empirica, della ricerca applicata e applicabile è una delle prime cose cui l’imprenditore avveduto guarda.

È ovvio quindi che noi dobbiamo mettere a disposizione queste cose, e queste cose in Emilia-Romagna in gran parte le abbiamo. Ed è anche per questo - lo sapete - che già ci scelgono, indipendentemente dalla legge.

Vi è poi tutto il tema del capitale umano, quindi del rapporto scuola e formazione. Per dire una banalità: il made in Italy ha successo nel mondo perché abbiamo questo elemento, abbiamo il capitale umano che è sempre sintonizzato sui gusti, sulle necessità. E così dobbiamo fare in tutto.

Si pone anche il tema di un sistema infrastrutturale adeguato - non voglio ripetere nulla rispetto a quanto è stato già detto -, a partire da quello telematico, ma non solo. Infatti, se è vero che dobbiamo far viaggiare di più le merci su ferro e meno su gomma, allora è necessario creare le condizioni perché questa modalità sia accessibile, ma soprattutto bisogna fare in modo che l'imprenditore non ci venga a dire: “io continuo a trasportare su gomma perché il ferro, per quel che ho potuto provare, è più costoso”. È chiaro quindi che dobbiamo lavorare su questi temi, su infrastrutture come gli scali merci Per non parlare dell’accesso al credito: dobbiamo fare in modo che sia un qualcosa che consenta all’imprenditore di fare una programmazione, ancor prima - badate! - degli incentivi a fondo perduto. Non conosco imprenditori che fanno investimenti perché sanno che vi è un intervento in conto capitale, se c’è ben venga, anzi fanno di tutto per averlo, ma prima di tutto fanno in modo di avere la garanzia che il loro progetto abbia successo in base alle loro forze, in base a quel che riescono a trovare, in base a quanto viene loro garantito da un sistema che funziona, compreso quello creditizio.

Per quanto riguarda l'energia, tradizionale o rinnovabile, l’importante è che abbia dei costi adeguati, in qualche modo accessibili.

Concludo con il tema dei servizi per la competitività, fra cui certamente ci deve essere una Pubblica Amministrazione che sia amica, ma nell'ambito dei servizi per la competitività ci deve essere anche il tema della legalità, perché un imprenditore che abbia intenzione di investire prima di tutto vuole sapere dove andrà a finire e con chi avrà a che fare. Se avessimo un sistema inquinato dalla malavita, è chiaro che saremmo più in difficoltà. Ma per fortuna abbiamo detto, senza rifiutare il concetto che anche in Emilia-Romagna purtroppo esista il tema della legalità, il tema che riguarda la presenza della criminalità organizzata, che non ne facciamo un discorso di vetrina, ma lo vogliamo affrontare, ed anzi abbiamo fatto le iniziative e le leggi per cercare di garantirci quest'ambiente favorevole. Il nostro sistema delle istituzioni non piega la schiena rispetto alla malavita.

Concludo dicendo che sono queste le cose su cui ci interroga il sistema delle imprese, ancor di più di quello che saremo riusciti a scrivere nell'ambito della legge rispetto alla questione degli incentivi o dei costi di costruzione e quant’altro, ed è a questo che, secondo me, dovremo continuare a rispondere, ma che soprattutto dovranno rispondere coloro che verranno dopo di noi nella prossima legislatura. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alessandrini.

La parola in chiusura del dibattito generale all’assessore Vecchi. Prego.

 

VECCHI Luciano, assessore: Grazie, presidente.

Poiché credo che il consigliere Alessandrini, relatore del provvedimento, che ringrazio vivamente in maniera non formale e non soltanto per quanto detto oggi, ma per lo straordinario e paziente lavoro che ha fatto nel corso di queste settimane, ha espresso sia in sede di relazione introduttiva sia adesso in sede di replica ciò che condivido e che è la sostanza di questo provvedimento, mi limiterò ad alcuni passaggi, che ovviamente non entreranno più di tanto nel merito delle ragioni, per cercare di puntualizzare alcuni concetti.

Intanto, dal punto di vista del merito - comincio dai credits - questa proposta di legge, fortemente voluta dalla Giunta, in maniera particolare dal mio predecessore Giancarlo Muzzarelli, è stata costruita nel corso di almeno un paio d'anni. Poi più concretamente negli ultimi mesi, con il passaggio in Assemblea legislativa, ha ricevuto il contributo di molti, i consiglieri ed i gruppi politici, il collega Sconciaforni, il collega Lombardi ed altri. Non è mancato il contributo delle associazioni d'impresa, dei sindacati e delle parti sociali, contributo oltre che degli enti locali. Perché credo che tutti si siano resi conto e devo dire che quasi tutti gli interventi di oggi l'hanno riconosciuto, che si tratta di un provvedimento di grande rilevanza e di grande importanza, e non perché di per sé la sola approvazione di questa legge sia destinata a sconvolgere il mondo o le sorti dell'economia della nostra Regione, ma perché credo si tratti di un provvedimento intelligente. Esso cerca di dare, di sistematizzare all'ente Regione, ma anche all'intero sistema degli enti territoriali, compresi quelli decentrati dallo Stato e al sistema delle imprese, delle università, degli enti di ricerca, eccetera, un quadro nell’ambito del quale poter sviluppare politiche volte ad attrarre investimenti o a contrattare significativi ampliamenti produttivi, nella logica della qualità del sistema e della creazione di buona e duratura occupazione. Stiamo quindi parlando di interventi di dimensione significativa, di caratteristiche qualitative importanti ed innovative, con investimenti che devono avere nella loro intrinsecità la caratteristica del guardare a lungo termine, quindi dell'essere sostenibile non soltanto dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico e sociale. E non perché queste cose sino ad oggi non siano mai state fatte, ma perché in realtà noi non avevamo un quadro, sia dal punto di vista normativo e poi anche dal punto di vista organizzativo, che ci permettesse di affrontarle sistematicamente, ed anzi di poter rendere oggetto queste iniziative anche di un'opera di scouting e di promozione coerente di tutti gli attori del nostro sistema, non solo quelli istituzionali, nei confronti dei mondi produttivi e degli investimenti, anche al di là dei confini regionali e nazionali.

Questo è l'oggetto della legge. Nella discussione di oggi ho sentito da parte di molti colleghi degli stimoli interessanti (alcuni li condivido altri no), che però quasi si riferivano ad un testo, che non è quello che stiamo esaminando, che si ponesse l'obiettivo di regolamentare in maniera diversa, migliore o peggiore a seconda dei punti di vista, l'insieme delle attività economiche, l'insieme degli investimenti, eccetera. No, noi stiamo parlando di una tipologia molto particolare, quella che descrivevo prima, ovviamente nella consapevolezza che da un lato la capacità di essere ancora più forti nell'attrazione di questo tipo di investimenti è destinata ad avere - nella legge lo evochiamo con grande forza - anche una ricaduta sull'insieme delle filiere produttive, sociali, eccetera, della nostra comunità e del nostro territorio regionale. D’altra parte, probabilmente, possiamo provare anche a sperimentare delle modalità di gestione, soprattutto nell’ambito del partenariato tra soggetti privati ed enti pubblici che, se funzionano, potremmo anche pensare di estendere alla generalità o comunque a casistiche più ampie di investimenti e di attività economiche.

Ebbene, perché dico che si tratta di una norma importante? Intanto perché l'approccio che si è cercato di avere è stato un approccio non ideologico, che non utilizzasse lo strumento dello specchietto per le allodole. È vero infatti vi sono molte leggi sull'attrattività in altre regioni, di cui peraltro sarebbe molto interessante verificare quale sia stato l'impatto concreto dal punto di vista dei risultati ottenuti, pertanto in realtà non abbiamo avuto molti modelli cui riferirci con certezza. È vero, in altri Paesi, al netto di quelli che per caratteristiche proprie e livello di sviluppo socio-economico hanno un costo del lavoro molto più basso, ma da cui peraltro taluni che hanno investito stanno scappando a causa di controindicazioni d'altro tipo, ci sono altre regioni che hanno promosso politiche molto spinte sull'attrattività degli investimenti, anche se quando andiamo a poi a verificare concretamente i risultati ottenuti è possibile fare interessanti valutazioni. Ricordo che la Carinzia, che viene citata spesso, non ha aumentato negli ultimi vent'anni la propria popolazione, che è inferiore a quella della Provincia di Modena, il che vuol dire che probabilmente qualche insediamento l'ha ottenuto, ha fatto qualche operazione forse anche di tipo offshore, anche se è una regione montana, insomma ci ha provato!

Ma sappiamo che i nostri elementi di competitività e di attrattività, nell'ambito delle normative vigenti - ci tornerò tra un attimo -, sono legati alla valorizzazione, come è stato richiamato in molti interventi, delle cose più significative, delle eccellenze che abbiamo nella nostra Regione, rispetto ai quali il nostro ruolo non è soltanto quello di svilupparli, ma anche di cercare di metterli sempre più a sistema. Ne abbiamo discusso peraltro ieri e nella seduta dell’Assemblea precedente nel momento in cui abbiamo approvato i documenti fondamentali della programmazione europea. La strategia delle "tre s", della Smart Specialisation Strategy in fondo cerca di far fare un salto di qualità a quella rete di alta tecnologia che abbiamo creato, in modo da metterla ancora di più che in passato al servizio del sistema delle imprese, sia quelle esistenti sia quelle che possono venire.

Quando abbiamo parlato delle priorità del POR - FESR ritroviamo esattamente ciò che noi indichiamo nella legge sull'attrattività, quindi gli elementi della formazione, della ricerca, dell'innovazione, ma giungono anche del quadro ambientale e sociale che è stato richiamato da molti, e anche degli elementi di equità sociale e di equilibrio territoriale che continuano ad essere non tanto e non soltanto un aggravio di costo ma anche un elemento di qualità del sistema.

Ovviamente, nel corso della discussione è scaturita una serie di sollecitazioni: qualcuno ha detto: "avere più coraggio e andare oltre". In risposta a questi mi viene in mente quel famoso episodio in cui Napoleone convocò un proprio generale, il comandante dell'artiglieria, dopo una battaglia disse: "perché i suoi cannoni non hanno sparato?", e il comandante rispose: "Per dieci buoni motivi, il primo è che non abbiamo cannoni", al che Napoleone disse: "Gli altri nove non li voglio sapere".

Ebbene, quando abbiamo affrontato le sollecitazioni, su cui non solo non vi è una contrarietà di principio, ma vi è un'assoluta attenzione, per esempio rispetto alle norme fiscali, scopriamo, senza andare molto nel dettaglio, che quel che avremmo potuto scrivere, dato che siamo tutte persone che cercano di scrivere cose giuste, cose vere, cose effettive, sarebbe stato forse non applicabile, o se applicabile di entità talmente limitata da essere francamente poco interessante per coloro che sono chiamati, rientrando nell'ambito della legge, a fare investimenti di grande importanza. È evidente che quando l'entità degli aiuti concedibili deve stare all'interno del de minimis, che può essere molto interessante per un artigiano o per una piccola impresa, lo è molto poco per una grande impresa. Da quel punto di vista, quindi, abbiamo cercato di descrivere nella legge l'impalcatura entro la quale ci si deve muovere, delegando allo strumento del bando il compito di definire quelle che sono le opportunità, le risorse a disposizione esistenti in quel momento e compatibili con la legislazione vigente (nazionale, regionale ed europea) in quel momento, per offrire concretamente le condizioni entro le quali poter sottoscrivere un accordo come quello previsto dalla legge. L’idea è quella del bando aperto, quindi un bando a sportello, ma che per la propria natura (anche giuridica) è uno strumento integrabile e modificabile in qualunque momento, ovviamente per cogliere tutte le novità eventualmente positive e i margini di manovra che si presentassero, mentre, se lo mettiamo nella legge, o procediamo a una modifica della legge stessa o diventa non applicabile. Abbiamo quindi cercato di mantenere una struttura snella, ancorché significativa, della legge, delegando ad uno strumento attuativo concreto la definizione dei benefici o comunque del quadro in cui ci si muove.

Aggiungo che ovviamente questa è una legge largamente non auto-applicativa - d’altronde non era questa l'intenzione -, ma è una legge che, oltre al bando, richiede che la Regione, e non necessariamente al proprio interno, si doti di quegli strumenti, di quella cabina di regia che veniva richiamata anche dal relatore Alessandrini, in grado di rendere tutte le fasi previste da questa legge. Innanzitutto quella della valutazione strategica, che certo prevede secondo il dettato della legge un atto politico da parte della Giunta, quindi delle dichiarazioni d’interesse generale, ma che ovviamente, se vogliamo essere seri, deve essere basata sulla capacità di attivare rapidamente, quindi avere a disposizione in permanenza, dei meccanismi di valutazione, di assessment non soltanto della situazione economica generale, magari quella dei diversi comparti produttivi, ma anche una conoscenza delle imprese, degli strumenti e delle situazioni finanziarie, degli elementi di evoluzione tecnologica che permettano di fare una valutazione vera. Ovviamente l'unificazione di Ervet e Nuova Quasco è uno dei passaggi che utilizziamo anche a questo fine, ma è ovvio - lo dico chiaramente - che dovremo essere anche abbastanza creativi. Altrimenti un rammarico aggiuntivo alla fine anticipata di questa legislatura regionale è che era mia, nostra intenzione dedicare i prossimi mesi non a cercare di piantare qualche bandierina estemporanea, ma di costruire questo meccanismo. E per quanto possibile, utilizzeremo questo periodo, a questo punto molto breve, che abbiamo di fronte per lasciare a chi verrà dopo di noi alcune indicazioni, alcuni meccanismi in qualche modo disegnati per potere utilizzare rapidamente questi strumenti.

Per quanto riguarda infine gli emendamenti che sono stati presentati, i due emendamenti sottoscritti dai consiglierei Naldi e Sconciaforni - ho già avuto modo di dirlo in sede di commissione - hanno la mia assoluta simpatia dal punto di vista politico, e sono nella filosofia assolutamente coerenti con il dettato della legge stessa. Ringrazio in particolare il collega Sconciaforni per aver proposto una riflessione sul tema delle delocalizzazioni e dell’impatto sociale di una eccessiva mobilità di impresa che è uno dei pilastri su cui si basa la proposta di legge. Noi abbiamo inserito all’interno della legge, stando molto attenti ad essere coerenti e allineati con quanto prevede la legislazione italiana ed europea, misure sanzionatorie abbastanza serie e anche più rilevanti di quelle attualmente esistenti per chi beneficia all’interno di questa legge di contributi. Ricordo infine che non stiamo stabilendo norme erga omnes ma solo per coloro che sottoscrivono l’accordo di insediamento e sviluppo cercando di evitare che qualcuno benefici di contributi e poi scappi.

Nella legge abbiamo sottolineato in maniera molto chiara che si tratta dei contributi in conto capitale, non soltanto perché sono oggettivamente i contributi più significativi che si possono dare ma perché sono anche quelli, per altro previsti dalla normativa nazionale ed europea, su cui la Regione in questo caso certamente può svolgere una azione di recupero. Le altre tipologie di contributi che sono quelli in conto interesse o quelli ordinari, pensiamo alla formazione eccetera, sono molto meno definibili, quindi il rischio è quello di avere una norma che ci impone di fare cose che non riusciamo a fare, al di fuori di un quadro di certezza e anche di normativa europea, senza avere necessariamente alcun beneficio ma anche alcun poter di dissuasione.

Rispetto alla prima questione, sul concetto di delocalizzazione è chiaro che essendo all’interno del mercato unico la delocalizzazione tecnicamente e giuridicamente è soltanto quella che valica i confini dell’Unione Europea, si tratta di una constatazione oggettiva è ovvio che se noi ci poniamo il problema di attrarre investimenti sul territorio emiliano-romagnolo, vogliamo che stiano qua, ovviamente non possiamo prevedere cose che sarebbero immediatamente impugnabili, anche in sede preventiva di fronte a qualunque giudice o di fronte alla Corte Europea.

Infine, sulle questioni urbanistiche, su questo voglio essere molto chiaro, noi quello che stabiliamo in questa legge e che, ripeto riguarda esclusivamente quei progetti che rientrano all’interno di un accordo di partnerariato, è un tentativo di disegnare procedure con tempi certi o, comunque più brevi laddove vi sia l’accordo in sede di conferenza dei servizi o altro di tutti i soggetti interessati, a cominciare da quelli che sono i titolari dell’esercizio delle funzioni urbanistiche, quindi non ci sostituiamo a nessuno. Ovviamente cerchiamo di mettere in un quadro certo dal punto di vista legale e procedurale il modo in cui tutti i soggetti interessati possono arrivare ad un accordo che prevede facilitazioni dal punto di vista della tempistiche. L’obiettivo è non toccare una virgola delle discipline imposte dalle normative vigenti nazionali o regionali e comunitarie. Ad esempio per quanto riguarda le valutazioni di impatto ambientale, la salvaguardia dell’interesse generale, la potestà degli enti territoriali o degli organi preposti al rispetto delle normative vigenti, anzi, introduciamo di più e diversamente da quanto non prevedano le norme, per esempio comunali, o i piani strutturali, meccanismi di incentivo al riutilizzo di aree già vocate o già utilizzate e meccanismi di penalizzazione di quelle non vocate. In ogni caso, ricordo che qualunque Comune all’interno delle procedure previste può decidere di vocare e di destinare comunque ad usi diversi rispetto a quelle che erano classificati prima come strumenti urbanistici. Quindi se la cosa la leggessimo correttamente, e basterebbe un modesto sforzo di applicazione per farlo, in realtà vedremmo che introduciamo delle misure molto più rigorose rispetto alla situazione attuale per prevenire o limitare il consumo di territorio e, credo, che stabiliamo, una metodologia che, se funziona, può anche essere estesa in maniera più generale, anche se da questo punto di vista qualcuno ha espresso preoccupazioni in senso opposto a quelle espresse dai consiglieri Manfredini, Favia e Defranceschi.

Ma c’è un punto che voglio sottolineare perché questo è un punto vero, noi abbiamo la necessità sia per realizzare gli obiettivi dell’attrattività che per perseguire coerentemente l’obiettivo della limitazione del consumo del territorio, di avere una mappatura effettiva su tutto il territorio regionale, di quali sono le aree disponibili, le aree destinate, le aree vocate che fanno riferimento, evidentemente agli strumenti comunali o sovracomunali esistenti di cui oggi è però difficile, laborioso o quasi impossibile avere la mappatura completa. Se noi ce l’abbiamo, diamo un aiuto non soltanto alle imprese che rientrano nell’ambito della legge ma probabilmente a tutto il sistema produttivo perché forse riusciamo a fornire a coloro che si devono insediare, anche quelli più piccoli, già una indicazione preziosa e a costo zero di che cosa è disponibile, perché è vero che abbiamo molte aree dismesse, alcune da bonificare e altre no, abbiamo molte aree destinate ad insediamenti produttivi non utilizzate, quindi essendo questa la priorità andiamo avanti.

Queste sono le finalità della legge che sono state ricordare dal relatore e da altri, io ringrazio davvero tutti, mi prendo l’impegno, per quanto possibile, nella situazione istituzionale verso la quale andiamo a cominciare a svolgere quel lavoro di predisposizione, in maniera aperta e a disposizione di tutti i soggetti interessati, di predisposizione degli strumenti e credo che comunque il passaggio di oggi non sia inutile e non sia prematuro rispetto ai passaggi istituzionali perché mettersi avanti con il lavoro, di un lavoro che a quasi tutti viene riconosciuto essere positivo perché sempre migliorabile, credo che sia un contributo che possiamo dare per il futuro della nostra comunità regionale.

 

PRESIDENTE (Costi): Ringrazio l’assessore Luciano Vecchi. Chiudiamo i lavori di questa mattinata, ricordo che alle 15 in punto riprendiamo i lavori e visto che riprendiamo sull’articolato e si vota, c’è bisogno che i consiglieri assicurino la presenza in aula.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,13

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI; gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA, Luciano VECCHI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l’assessore Paola GAZZOLO e la consigliera Gabriella MEO.

 

 

I PRESIDENTI

IL SEGRETARIO

Costi - Mandini

Corradi

 

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