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52.

 

SEDUTA DI LUNEDÌ 21 DICEMBRE 2015

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDI DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

SESSIONE DI BILANCIO

 

OGGETTO 1777

Comunicazione del Presidente della Giunta sull'attuazione del Programma di Governo (art. 28 comma 2 dello Statuto e art. 19 del Regolamento interno)

OGGETTO 1544

Delibera: «Documento di economia e finanza regionale DEFR 2016 con riferimento alla programmazione 2016-2018.» (Proposta della Giunta regionale in data 29 ottobre 2015, n. 1632)

OGGETTO 1644

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità per il 2016»

OGGETTO 1645

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016-2018 (Legge di stabilità regionale 2016)»

OGGETTO 1646

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018»

(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)

PRESIDENTE (Soncini)

POLI, relatore della Commissione

BARGI, relatore di minoranza

PETITTI, assessore

BONACCINI, presidente della Giunta

ALLEVA (Altra ER)

MARCHETTI Daniele (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

GIBERTONI (M5S)

TARUFFI (SEL)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,07

 

PRESIDENTE (Soncini): Dichiaro aperta la cinquantaduesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Le restanti informazioni prescritte dall’art. 68 del Regolamento interno sono già state inviate a tutti i consiglieri e, pertanto, le do per lette.

Ha comunicato di non poter partecipare il vicepresidente Rainieri per la seduta antimeridiana.

 

SESSIONE DI BILANCIO

 

OGGETTO 1777

Comunicazione del Presidente della Giunta sull'attuazione del Programma di Governo (art. 28 comma 2 dello Statuto e art. 19 del Regolamento interno)

OGGETTO 1544

Delibera: «Documento di economia e finanza regionale DEFR 2016 con riferimento alla programmazione 2016-2018.» (Proposta della Giunta regionale in data 29 ottobre 2015, n. 1632)

OGGETTO 1644

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità per il 2016»

OGGETTO 1645

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016-2018 (Legge di stabilità regionale 2016)»

OGGETTO 1646

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018»

(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Vi ricordo che l’Assemblea legislativa è convocata in sessione di bilancio, organizzata a norma degli articoli 99 e 20 del Regolamento, con contingentamento dei tempi, che avrete visto essere in ore 6,30, più il tempo per eventuali dissenzienti.

Vi ricordo i punti della sessione di bilancio.

Oggetto 1777: Comunicazione del Presidente della Giunta sull'attuazione del Programma di Governo (art. 28 comma 2 dello Statuto e art. 19 del Regolamento interno).

Oggetto 1544: Proposta recante: «Documento di Economia e Finanza Regionale DEFR 2016 con riferimento alla programmazione 2016-2018.» (Delibera di Giunta n. 1632 del 29 10 15).

La Commissione “Bilancio Affari generali ed istituzionali” ha espresso parere favorevole nella seduta del 15 dicembre 2015 con la seguente votazione: 27 voti a favore, 13 contrari e nessun astenuto.

Oggetto 1644: Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità per il 2016».

Il progetto di legge è composto da 23 articoli e da scheda tecnico finanziaria.

Oggetto 1645: Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016-2018 (Legge di stabilità regionale 2016).»

Il progetto di legge è composto da 19 articoli.

Oggetto 1646: Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018.»

Il progetto di legge è composto da 9 articoli.

I testi n. 29/2015, n. 30/2015 e n. 31/2015 sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio Affari Generali ed Istituzionali nella seduta del 15 dicembre 2015. È stato dato parere favorevole dal Collegio dei Revisori dei Conti sul progetto di legge n. 1646.

Il relatore della Commissione, consigliere Roberto Poli, ha presentato relazione scritta. Il relatore di minoranza, consigliere Stefano Bargi, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Ricordo ai Gruppi il tempo:

Partito Democratico 103 minuti;

Lega Nord Emilia e Romagna 46 minuti;

Movimento 5 stelle 34 minuti;

Forza Italia 25 minuti;

Sinistra Ecologia Libertà 25 minuti;

Fratelli d’Italia - Alleanza Nazionale 22 minuti;

L’Altra Emilia-Romagna 22 minuti.

Do ora la parola al relatore di maggioranza, il consigliere Roberto Poli, per l’illustrazione della relazione.

 

POLI, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Buongiorno, colleghi. Per dovere di sintesi affronterò gli oggetti in discussione e approvazione in un’unica relazione; oggetti che poi naturalmente saranno sottoposti a singole votazioni. Il lavoro di approfondimento ed esame si è svolto nelle singole Commissioni e concluso con l’espressione dei relativi pareri. 

La Commissione referente ha chiuso i propri lavori con l’esame degli emendamenti e la votazione degli articolati nella seduta del 15 dicembre. È indubbio, anche questa volta, l’apporto positivo dato alla discussione dalla comunità regionale, convocata in udienza conoscitiva il 1° dicembre scorso. È stato un lavoro impegnativo, che ha visto un protagonismo attivo di tutti i commissari e un’assoluta disponibilità degli assessori e dei tecnici della nostra Regione, ai quali, nella convinzione di interpretare il pensiero dei colleghi consiglieri, rivolgo un sentito ringraziamento.

In particolare il lavoro emendativo ha permesso di ricalibrare alcune misure e dare risposte più articolate ad aspetti che l’iter di Commissione ha ritenuto di voler valorizzare. Mi riferisco, in particolare, all’aumento delle risorse sulla legge n. 2/2004 sulla montagna, da 3 a 6 milioni di euro, alla destinazione di 500.000 euro per l’abbattimento del bollo auto ibride di nuova immatricolazione a partire dal 1°  gennaio 2016 per il triennio e ai 150.000 euro destinati a iniziative per supportare gli esercenti che dismettono l’utilizzo delle slot per contrastare il fenomeno della ludopatia e ai 200.000 euro destinati alla sicurezza per sistemi di controllo e videosorveglianza.

La nostra Regione, per ragioni economiche, ma anche sociali e culturali, ha sempre affermato con forza e convinzione la propria dimensione europea e internazionale. D’altra parte, il grande impegno del presidente Bonaccini e della Giunta in questo primo anno di mandato ne ha reso evidente testimonianza con le missioni in Cina, negli Stati Uniti e a Bruxelles. La dimensione e il ruolo dell’Emilia-Romagna sono stati resi espliciti dai positivi esiti di Expo, recentemente chiuso a Milano. Allo stesso tempo il saper incrociare le nostre politiche alle politiche europee e a quelle nazionali ci mette nelle condizioni di poter utilizzare, nella loro massima disponibilità, i fondi europei da un lato e di rafforzare le politiche di welfare, di difesa del territorio e di valorizzazione della cultura dall’altro.

Tutto questo non è affermazione di intenzioni, ma concretezza delle azioni che si traduce in più investimenti, più politiche di welfare, maggiore vicinanza ai bisogni delle nostre comunità, il tutto lasciando invariata la pressione fiscale. Nella predisposizione del bilancio occorre poi dare applicazione alle norme previste per il nuovo sistema contabile armonizzato, disciplinato dal d.lgs. n. 118/2011.

Si tratta di un cambiamento rilevante per le Amministrazioni regionali e locali. Già con riferimento al bilancio preventivo 2015 la Giunta, contestualmente all’avvio del mandato, scelse di anticipare, anche se in modo sperimentale, la predisposizione del Documento di economia e finanza regionale (DEFR), proseguendo un obiettivo di trasparenza verso l’Assemblea legislativa, le associazioni, le imprese, i cittadini della nostra regione. Così, già dal primo anno di legislatura, è stato possibile declinare in obiettivi gli impegni politici previsti per il quinquennio e gettare le basi per l’esercizio del controllo strategico, cioè per la valutazione del raggiungimento degli obiettivi stessi e delle ricadute sul territorio e sulle comunità.

Il Documento di economia 2016 è ulteriormente arricchito con diverse sessioni rispetto al testo del 2015, anche grazie alle osservazioni e alle proposte emerse durante il confronto istituzionale in Assemblea legislativa e con le parti sociali.

Le tre parti che compongono il DEFR sono: la prima parte, che analizza il contesto e gli scenari economici di riferimento internazionale, nazionale e regionale e tratteggia il quadro istituzionale in cui opera la Regione, con un focus sull’articolazione organizzativa del personale, sulle partecipate e sugli strumenti di controllo, nonché sul Patto di stabilità e sui vincoli per la finanza regionale; la seconda parte, che suddivide in cinque aree (istituzionale, economica, sociosanitaria, culturale e territoriale) i novantotto obiettivi strategici e organizzativi individuati per il quinquennio, articolandoli in missioni e programmi coordinati alle previsioni di entrata e di spesa del bilancio, in modo da verificarne la concreta realizzabilità; la terza parte, che riporta gli indirizzi strategici assegnati alle società controllate o partecipate agli enti strumentali della Regione affinché ciascuno, nel proprio ambito, concorra alla produzione ed erogazione di servizi funzionali allo sviluppo delle linee di governo.

Il DEFR rappresenta, quindi, uno strumento di grandissima utilità per le informazioni in esso contenute, per gli obiettivi indicati, per l’indicazione dei risultati attesi. In esso si trovano le argomentazioni che esplicano le scelte della Giunta e della maggioranza che governano la nostra Regione.

Il quadro europeo internazionale entro cui inevitabilmente sono maturate le scelte di bilancio di una Regione che, come la nostra, persegue un profilo spiccatamente sovranazionale, non mostra sostanziali elementi di diversità rispetto a quelli che richiamavo nella relazione al bilancio preventivo 2015. La crescita del prodotto interno lordo a livello mondiale è modesta e la ripresa del commercio mondiale degli investimenti risulta inferiore ai livelli del recente passato. La Cina, poi, nel secondo trimestre 2015, registra il valore più basso di crescita del prodotto interno lordo dal 2009, più 1,7, con un netto calo della produzione industriale e delle esportazioni, tanto che la Banca Centrale Cinese ha tagliato i tassi di interesse e immesso liquidità con conseguente svalutazione della moneta. Sorte simile è toccata anche al Giappone, che dopo tre trimestri di crescita consecutiva, nel secondo trimestre 2015 ha registrato una caduta del PIL dovuta a meno consumi e meno esportazioni. Per l’area euro, nel secondo trimestre 2015 la variazione del PIL è risultata positiva (più 0,4), mentre nel primo trimestre era lo 0,5.

L’aumento è dovuto in larga parte all’andamento dei consumi privati e alle esportazioni nette, mentre resta ancora debole il capitolo degli investimenti fissi. Un’eccezione positiva è rappresentata dagli Stati Uniti, la cui variazione nel secondo trimestre 2015 ha registrato un deciso incremento rispetto al periodo precedente e una contestuale discesa della disoccupazione passata dal 6,1 dell’agosto 2014 al 5,1 per cento.

Il nostro Paese nel 2015, dopo anni davvero duri, è tornato a crescere.  Nei primi due trimestri dell’anno, la variazione del prodotto interno lordo è stata pari allo 0,3-0,4, facendo così registrare per il primo semestre una crescita pari allo 0,7 per cento. Per il 2015 la crescita prevista si attesta allo 0,9 per cento o, come alcune fonti prevedono, allo 0,8 per cento e per il 2016 all’1,6 per cento.

Sul fronte delle esportazioni il risultato è stato migliore delle previsioni con +5,2 per cento rispetto al 3,7 per cento. Anche le importazioni nel primo semestre hanno segnato un incremento del 4,7 per cento, in particolare nei Paesi dell’Unione europea con un +7,3 per cento.

L’avanzo commerciale netto al netto dalla componente energetica è pari a circa 18,4 miliardi di euro, migliorato per 1,4 miliardi di euro sul primo semestre 2014.

Questi dati relativi all’economia hanno determinato ricadute positive sull’occupazione, anche se il tasso di disoccupazione registrato a livello nazionale nel primo semestre 2015, pari al 12,4 per cento, è ancora troppo alto.

Nel Documento di economia e finanza regionale viene riportato il quadro della finanza pubblica che il Governo, con la nota di aggiornamento al DEF 2015, deliberato dal Consiglio dei Ministri in data 18 settembre 2015, ha definito relativamente al piano di rientro verso il pareggio di bilancio in termini strutturali (è di poche ore l’approvazione della legge di stabilità alla Camera, di cui tutti abbiamo avuto notizia).

In questo contesto internazionale e nazionale vanno lette le dinamiche della nostra regione. Secondo le analisi e i dati della Banca d’Italia, nel primo semestre 2015 l’economia regionale è tornata a crescere a seguito della dinamica positiva delle esportazioni, a cui si è affiancata una ripresa della domanda interna, sia per la componente dei consumi che per quella degli investimenti, che ha comportato un aumento della domanda di credito rispetto al semestre precedente.

Nelle industrie manifatturiere è aumentato il fatturato. La crescita è più accentuata per le imprese esportatrici, sebbene il dato positivo interessa anche quelle maggiormente orientate al mercato interno. Le vendite estere sono aumentate soprattutto verso i mercati extra-UE, con particolare riferimento agli Stati Uniti.

Nei servizi privati non finanziari il fatturato è aumentato tra i principali comparti e nel commercio. Le vendite sono tornate a crescere per tutte le categorie merceologiche. Anche le presenze turistiche in Riviera sono cresciute, nonostante la flessione di quelle straniere.

L’occupazione nel primo trimestre ha segnato un incremento soprattutto nel comparto industriale. Diminuisce anche il tasso di disoccupazione, inferiore alla media nazionale, sebbene ancora troppo alto, e aumentano le assunzioni a tempo indeterminato. Contestualmente, si registra la diminuzione del ricorso alla cassa integrazione.

Secondo il sondaggio della Banca d’Italia, condotto tra la fine di settembre e la prima metà di ottobre, la ripresa dovrebbe rafforzarsi nel quarto trimestre 2015 e nel primo trimestre 2016, con riflessi positivi anche sull’occupazione.

Per il 2016, le imprese industriali e di servizi prevedono un nuovo incremento degli investimenti e, per la prima volta dopo la crisi pesantissima che ha colpito il settore, anche le imprese delle costruzioni anticipano un aumento di fatturato. Nelle attese delle banche, la domanda di credito dovrebbe continuare a espandersi nella seconda metà del 2016.

Secondo Unioncamere, nel 2015 il PIL regionale aumenterà dell’1,2 per cento, l’occupazione crescerà dell’1,5 per cento e le esportazioni del 4,1 per cento. Si confermerà la ripresa degli investimenti (+1,9 per cento) e dei consumi (+1,3 per cento), mentre il mercato del lavoro segnerà un risultato positivo che porterà il tasso di disoccupazione, pari a 2,9 per cento nel 2007 (quindi pre-crisi) e giunto all’8,4 per cento nel 2013, a scendere nuovamente a 7,8 per cento.

Per un’analisi più dettagliata e per chi fosse ovviamente interessato, oltre ai contenuti del Documento di economia e finanza regionale, rimando alla lettura del documento della Banca d’Italia Economie regionali. L’economia dell’Emilia-Romagna. Aggiornamento congiunturale di novembre 2015.

Dalle sintetiche valutazioni soprariportate, possiamo affermare che i segnali di ripresa ci sono e per la nostra regione poggiano su indicatori migliori della media nazionale. È però evidente che, affinché il trend positivo si consolidi, esso deve riguardare l’intero Paese, permettendo così di lasciarsi definitivamente alle spalle quei fattori di rischio, interni ed esterni, che possono condizionarne i risultati, continuare a rafforzarsi per meglio fronteggiare, anche dal punto di vista economico e sociale, un nuovo scenario in cui i rischi legati alle gravi tensioni internazionali e al pericolo del terrorismo minano in profondità le traiettorie di sviluppo, ostacolando la libera circolazione delle persone e dei prodotti.

È questo lo scenario in cui sono maturate le scelte di bilancio della nostra Regione, che puntano chiaramente a due obiettivi principali: consolidare la ripresa, da un lato, e proteggere e accompagnare le famiglie in condizioni di difficoltà al superamento delle stesse, dall’altro.

Solo un utilizzo pieno e coordinato delle risorse disponibili, derivanti dai fondi europei, dai mezzi nazionali e regionali, può concretizzare gli obiettivi contenuti nel programma di mandato del presidente, perseguiti dall’azione di governo della Giunta e condivisi dalla maggioranza che governa l’Emilia-Romagna.

Nel previsionale 2016 e, coerentemente, nella programmazione per il prossimo triennio, l’Emilia-Romagna si pone come un motore per il futuro attraverso alcune scelte esplicite: nessun aumento delle tasse; riduzione dei costi di funzionamento e altre voci di spesa, pari a 35 milioni di euro; più risorse per le comunità, la difesa dell’ambiente e lo sviluppo economico.

Se è vero, come è vero, che l’Emilia-Romagna ha da sempre fatto del connubio tra sviluppo economico e coesione sociale, tra crescita e politiche di welfare il fondamento della propria identità, con questo bilancio offriamo a tale prospettiva uno strumento ulteriore e innovativo, il reddito di solidarietà, che a regime potrà disporre di 75 milioni di euro su base annua, di cui metà saranno risorse regionali. Per il 2016 sono previsti 15 milioni di euro nel nostro bilancio, ai quali si aggiungeranno le risorse nazionali una volta approvata la legge di stabilità, e per la nostra Regione dovrebbe corrispondere a circa l’8 per cento del Fondo nazionale.

La misura per la sua applicazione richiederà l’approvazione di una legge, che pensiamo possa concludere l’iter nei prossimi mesi, prima dell’estate. Le risorse disponibili consentiranno di rispondere ai bisogni, dall’entrata in vigore fino alla fine dell’anno.

Permangono e si rafforzano gli altri strumenti di welfare, legati soprattutto al sostegno delle categorie più deboli, ai servizi alle persone, a partire da quelli educativi e sociali, ai quali vengono destinati 50 milioni di euro, alle politiche abitative per 16,2 milioni di euro, all’abbattimento delle barriere architettoniche per 2 milioni di euro, all’incremento del Fondo nazionale per la non autosufficienza, che arriva a 460 milioni di euro, anche grazie ai 120 milioni di euro di nostre risorse regionali.

Un secondo provvedimento innovativo riguarda la destinazione di 20 milioni di euro finalizzati all’azzeramento degli effetti dell’IRAP per le ASP, le cooperative sociali e i soggetti accreditati per la gestione dei servizi alla persona. E poi le misure a sostegno del lavoro e dello sviluppo: 53 milioni di euro al cofinanziamento dei fondi europei; 25 milioni di euro nel triennio relativi all’attrattività; 10 milioni di euro sull’internazionalizzazione; 6,6 milioni di euro per il microcredito e il fondo di garanzia; 15 milioni di euro al turismo, alla promo-commercializzazione e al marketing.

Alla tutela dell’ambiente e del territorio, a fianco del piano nazionale, che prevede fondi per 108 milioni di euro, destiniamo fondi regionali per 36 milioni di euro, per la montagna 10 milioni di euro, per la bonifica siti e azioni contro l’amianto 4 milioni di euro, per la prevenzione del rischio sismico 12 milioni di euro. Alla mobilità sostenibile destiniamo 393 milioni di euro e alla manutenzione delle strade 20 milioni di euro.

Il provvedimento poi riguarda le città sulla costa per 20 milioni di euro, per migliorarne la qualità e l’attrattività. E poi il capitolo dedicato alla cultura, con la quale, come ho avuto modo di sottolineare nella relazione al bilancio previsionale 2015, non solo non è vero che non si mangia, come alcuni soggetti poco lungimiranti sono ancora propensi a ritenere, ma è invece vero il contrario, vale a dire che è motore di ogni comunità che voglia assicurarsi un futuro di benessere economico e sociale. Dunque, noi mettiamo in bilancio più cultura, più scuola, più formazione, quali fattori determinanti per la crescita del nostro Paese e per porre argine vero e duraturo a fenomeni di disgregazione sociale, emarginazione e violenza, che ogni giorno trovano pericolose rappresentazioni. Per questo dai 18 milioni del 2014 passiamo ai 33 milioni del 2016, con un incremento ulteriore di 5 milioni di euro sul 2015.

Sempre per questo ai 57 milioni di euro dei Fondi statali BEI e ai 19,5 milioni di euro per le scuole innovative stanziati dal Governo, aggiungiamo 20 milioni di euro per le scuole secondarie, 4 milioni di euro per gli impianti sportivi legati alle scuole, chi si sommano ai 6,1 milioni di euro dello Stato per interventi di adeguamento sismico.

Chiudo con la sanità, che nella nostra regione vale 8 miliardi di euro, circa l’ottanta per cento del bilancio regionale. Il bilancio preventivo 2016 stanzia 75 milioni di euro per investimenti, di cui 4,4 di competenza regionale. L’approvazione del bilancio preventivo 2016 entro il 31.12.2015 ha un forte significato politico: mettere la nostra Regione nella condizione di accelerare l’attuazione delle proprie scelte, perché sappiamo che il cambiamento del quadro normativo, a partire dal previsto pareggio di bilancio in Costituzione, se da un lato renderà più chiara e definita l’azione amministrativa, dall’altro vincolerà in modo più forte le possibilità di manovra.

Un bilancio, quindi, evidentemente caratterizzato sul terreno dello sviluppo secondo quanto previsto dal Patto per il lavoro, che accelera sugli investimenti, estende la rete delle protezioni sociali, punta su cultura, scuola, turismo, tutela dell’ambiente; un bilancio che ha riscontrato il parere favorevole da parte dei Revisori dei conti con proprio atto del 3 dicembre 2015.

Molti indicatori testimoniano che la nostra Regione si trova, effettivamente, al vertice delle Regioni del nostro Paese e anche nella dimensione europea. Il reddito pro capite è pari a 32.300 euro annui, il 21 per cento in più rispetto alla media europea. Il tasso di occupazione è pari a 70,6, mentre in Italia siamo al 59,8. Il tasso di povertà è a 17,7 contro la media nazionale del 29,9.

Produciamo il 9,3 per cento del PIL nazionale e destiniamo l’11,2 per cento in ricerca e sviluppo. Il 13 per cento della nostra economia è fatta di export. L’indebitamento pro capite dei cittadini della nostra regione è pari a 356 euro, contro gli 867 euro sul piano nazionale; tutto questo rispettando i parametri del Patto di stabilità.

Queste ragioni rappresentano per noi non un motivo di appagamento, ma un chiaro quadro di consapevolezza che, per raggiungere gli obiettivi che il presidente, la Giunta, la maggioranza si sono dati, occorre andare forte. Questo bilancio è la chiara testimonianza che è nostra intenzione farlo.

In conclusione, solo un breve riferimento all’oggetto 1644 (“Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità 2016”), composto da 17 articoli che non prevedono maggiori oneri a carico del bilancio regionale. Gli articoli sono stati oggetto di approfondimento in Commissione. Qualora si rendesse necessario, affronteremo nel dibattito in Aula le dovute valutazioni.

Grazie per l’attenzione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Poli.

Do la parola al consigliere relatore della minoranza, Stefano Bargi.

 

BARGI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Ci troviamo di fronte al primo bilancio vero e proprio di questa Amministrazione, non condizionato, quindi, dal lascito precedente.

Voglio iniziare anch’io con un piccolo inciso, visto che sono stati citati alcuni dati relativi all’Emilia-Romagna. Un dato non viene, praticamente, mai citato: l’Emilia-Romagna presenta mediamente, ogni anno, un residuo fiscale che riguarda tutta l’area nord del Paese, ma in particolare della nostra regione, di 16-17 miliardi di euro. Parliamo di risorse che vengono raccolte sotto forma di tassazione, di imposizione fiscale sul nostro territorio, dai nostri cittadini; non vengono più spese tramite spesa corrente o investimenti sul territorio regionale, ma vengono assorbite dallo Stato centrale, dai suoi costi e dalle sue perequazioni interne. Questo è un dato fondamentale. Si tratta di più di 4.000 euro pro capite per i nostri cittadini, il che vuol dire che non stiamo parlando di bricioline. Stiamo parlando di una Regione forte, che contribuisce in maniera pesante al mantenimento del Paese e che, con un bilancio che ruota intorno ai 16-17 miliardi, potrebbe vederlo raddoppiato, viste le risorse che raccoglie.

Con questo non vogliamo dire o fare polemica sul fatto che queste risorse vadano, magari, a realtà che ne hanno più bisogno, però resta il fatto che di tutto questo ammontare noi perdiamo questa parte di risorse. Poi, magari, siamo una delle Regioni più avanzate sotto molti punti di vista (abbiamo una sanità buona, se non molto positiva; abbiamo anche sull’Agenda digitale una situazione migliore, forse una delle più buone in tutto il nostro Stato), però resta il fatto che potremmo fare molto di più con queste risorse. Il tema dell’autonomia non solo finanziaria, ma anche di competenza per la Regione, purtroppo, ci tocca dirlo, è pochissimo affrontato in una delle Regioni maggiormente contribuenti nei confronti dello Stato italiano.

Noi insistiamo sempre su questo tema, certo, ma ci piacerebbe che la discussione si allargasse.

Torniamo, invece, ai documenti in approvazione oggi. Come dicevo, si tratta del primo bilancio vero e proprio di questa Amministrazione. È la prima volta che valutiamo in campo questa Amministrazione. Intanto, farei due considerazioni. Questo è un bilancio fortemente condizionato. Pensiamo alle risorse. Lo abbiamo visto quando lo abbiamo analizzato: vuoi perché sono vincolate, vuoi perché sono fondi vincolati statali, vuoi perché abbiamo intercettato le risorse dei fondi strutturali europei, vuoi perché, giustamente, dei 16 miliardi della manovra finanziaria della Regione Emilia-Romagna, 8-9 ruotano intorno alla sanità, giustamente, lì si fa fatica ad andare a prendere. Delle risorse veramente disponibili per tutto il resto delle competenze della Regione ne restano poche rispetto alla somma complessiva, a cui si aggancia anche il discorso precedente sul residuo fiscale.

Quindi, su quelle poche risorse, grossomodo, l’Assemblea oggi si trova, più che altro... Se teniamo un caposaldo e ferme le risorse per la sanità, se è positiva l’intercettazione dei fondi e la compartecipazione dei Fondi strutturali europei, sul resto possiamo giocare la nostra proposta e il nostro ruolo di consiglieri.

È un bilancio, a nostro avviso (sono solo considerazioni; non sto entrando nel merito), che segue una linea politica già tracciata dal passato. Non vediamo innovazione. Ho visto che in votazione, in deroga, c’è anche il DEFR (il Documento di Economia e Finanza Regionale). Molti aspetti della pianificazione territoriale sono demandati a piani non ancora approvati. Andremo all’anno prossimo. Il Piano rifiuti, per cui è stato chiesto di muoversi con anticipo, arriverà l’anno prossimo. Per quanto riguarda il Piano sulla montagna continuiamo ad andare in deroga. È stato anche chiesto di metterci più risorse. Positivissimo. Però mettiamo risorse su qualcosa in cui manca il vero e proprio Piano di attuazione. Abbiamo parlato del DEFR. Ci sono vari settori toccati da questo documento che rimandano a piani che verranno approvati nel 2016. Quindi, ad oggi, facciamo anche fatica a dare un giudizio su quella che sarà, poi, l’impostazione dal 2016 in avanti. Forse ne parleremo l’anno prossimo per il 2017.

Un bilancio, dunque, fortemente condizionato a livello di risorse. D’altronde, sappiamo qual è la situazione economica nazionale in cui viviamo e qual è il ruolo delle Regioni, sempre più diminuito come competenza, come possibilità di interagire, così come quello dei Comuni e di tutti gli Enti locali, e il prosieguo rispetto all’andazzo degli ultimi anni.

Cosa c’è di nuovo? Di nuovo ci sono alcuni temi, che sono stati anche citati dal relatore di maggioranza. Vi è il tema del reddito sociale di solidarietà. Anche in questo caso ci è stato detto di mettere 15 milioni. L’anno prossimo definiremo i criteri e capiremo come sarà attuabile. A noi si raggela sempre il sangue quando sentiamo parlare di redditi di solidarietà, perché sono, di solito, strumenti che tendono a diventare puramente assistenziali. Si tratta di uno degli aspetti relativi all’amministrazione pubblica che cerchiamo di limitare, soprattutto in una certa contingenza temporale. Oggi come oggi, con le anticipazioni che abbiamo, con i livelli di reddito medio delle famiglie che abbiamo, non ci troviamo in una situazione in cui andiamo a togliere al ricco – ricordo i manifesti “Anche i ricchi piangono” – per dare al povero. Non siamo dei Robin Hood. Noi andiamo a togliere a chi lavora e, comunque, arriva a fine mese a fatica, per dare a chi non lavora. Fondamentalmente, ci troviamo in una situazione di questo tipo. Le risorse, invece di essere investite per il rilancio del territorio, vengono girate tra queste due categorie, e non ne vedo una privilegiata rispetto all’altra, personalmente.

Non sappiamo quale strumento usare. Aspettiamo di vedere di che cosa si tratta. Sicuramente c’è un principio che per noi rimane fondamentale: vengono prima i nostri cittadini. Lo presenteremo anche sotto forma di ordine del giorno. Sarà un must ogni volta che si parlerà di servizi sociali. La residenzialità storica deve diventare un principio cardine della gestione amministrativa. Qualcosina si è smosso sull’edilizia popolare. Penso alla lettera che ci è stata inviata da questa associazione di persone escluse dagli alloggi. Se si lamentano perché tendono a entrare, più che altro, gli ultimi arrivati è perché probabilmente i Comuni non sono andati dietro (e qui forse ci vorrebbe un po’ più di spinta da parte dell’Amministrazione regionale) al passaggio di questo principio, adottando i Regolamenti per la formazione delle graduatorie, cosa che, probabilmente – l’abbiamo visto sul nostro territorio –, agevolerebbe sempre di più i nostri cittadini.

Un altro tema che ho sentito proporre come qualcosa di innovativo, ma che comunque ci lascia un po’ perplessi, è la questione del Fondo per gli sfratti. Se qualcuno si trova nella situazione di essere sfrattato la Prefettura interviene. Cerchiamo di metterci un tampone per evitare poi di ricorrere a misure di sostegno della famiglia o della persona. Anche qui guardiamo al modo. Abbiamo fatto una domanda in Commissione appositamente per capire di cosa si trattasse. Ci è stato detto che si tratta di una sorta di prestito agevolato o fondo rotativo, cioè sono soldi che dopo tornano indietro. Non vengono erogati a fondo perduto, non si tratta di assistenzialismo, però è anche vero che se non stiamo molto attenti a chi questi soldi vengono dati, come spesso succede per gli affitti, qui sono quasi tutti ex amministratori e sicuramente lo avranno notato durante la loro Amministrazione, si rischia di non recuperare più le risorse spese. Attenzione, quindi, a quello che facciamo. Anche qui cerchiamo di dare una certa precedenza, una certa premialità a chi sul territorio vive da più tempo o nella comunità è più integrato e le tasse le paga pure.

Venendo, invece, al tema impresa e attrattività degli investimenti, vediamo che qualcosa si muove. Dopo che sul bilancio previsionale 2015, votato prima dell’estate, avevamo chiesto, pensando di fare cosa gradita, di finanziare una legge sull’attrattività degli investimenti voluta dal centrosinistra che ha governato precedentemente, nella figura del presidente Vasco Errani e della sua Giunta, la  famosa legge n. 14 “Attrattività degli investimenti”, c’era gente che guardava per aria in Commissione. È la vostra legge. Io pensavo di fare cosa gradita con quell’emendamento dicendo che la legge prevede dei capitoli che servono per finanziarla. Prendiamo le risorse da lì, facciamo tutto in regola, però finanziatela perché ci serve una manovra di un certo tipo ormai su questo settore, anche perché, finché parliamo di disoccupazione, ma non parliamo di rilanciare chi crea posti di lavoro, non ce la facciamo mai a colmare questo divario.

Già in fase di assestamento, anche con il bilancio previsionale 2016 rileviamo una certa attenzione sul tema. In questo gap, in cui ci sembrava che la legge n. 14 fosse stata messa in un cassetto e dimenticata, abbiamo cercato di stimolarvi dicendo che, visto che la legge n. 14 è una buona legge, ma si può fare molto meglio, abbiamo pensato di riscriverla facendo una proposta che è anche uno stimolo. Sappiamo che i nostri progetti di legge non passano, però consentiteci almeno, nel nostro ruolo di brutta e cattiva opposizione, di stimolare un dibattito. Vogliamo renderla un pochino più efficace questa legge n. 14 e l’abbiamo riscritta. Ci è stato detto che l’abbiamo copiata. Certo, le cose buone le abbiamo tenute, però la legge n. 14 è arrivata mesi dopo una legge lombarda e più o meno ne copia qualche strumento. Direi, quindi, che la legge n. 14 è una copia mal riuscita di quella lombarda.

Purtroppo, se non si punta in maniera forte su quello che è il vero tema, quello su cui le nostre modifiche vanno a spingere, ovvero sburocratizzazione nell’apertura di nuove impresa, tempi certi e soprattutto sgravi fiscali, non si va avanti. Parliamoci chiaro: perché il nostro territorio non è competitivo né attrattivo? Perché abbiamo un cuneo fiscale che fa paura. Io vedevo il caso di un artigiano l’altro giorno: su 90.000 euro di reddito paga 55.000 euro di imposte. Mi sembra un tantino esagerato. Non so voi, però se uno deve lavorare metà anno, anzi più che metà anno, per pagare risorse che poi finiscono a Roma e spariscono, come dicevamo prima, probabilmente ha qualche difficoltà ad accettare questo passaggio. Probabilmente uno straniero che deve venire a investire può avere tanto denaro cash. Continuiamo a portare esempi di grandi multinazionali, di grandi aziende, di chi ha la possibilità di investire ovunque volesse e non ha alcun problema oppure è chiaro che magari evitano di venire qua. Si è sempre detto che si farà qualcosa. C’è quella parolina “sgravio fiscale” un po’ nascosta, ma speriamo che venga messo in atto. Noi continuiamo a credere che forse su questo bisogna puntare un po’ di più quando si cerca di attrarre qualche investimento. È un tema interessante. Le nostre proposte sono arrivate in questa direzione, al di là di questo progetto di legge e di alcuni emendamenti fatti.

A proposito di emendamenti, qualcuno aveva sollevato dubbi perché cercavano, con la maggioranza, di parlare. Se ci fosse la possibilità di essere ascoltati ogni tanto ci farebbe piacere. Siamo arrivati in Commissione con neanche tanti emendamenti – fortemente politici, ma pochi – che spostano anche un quantitativo di risorse abbastanza irrisorio, nell’ordine di 5-6 milioni di euro che si muovevano su un bilancio di miliardi.

La maggioranza non ci ascolta e boccia gli emendamenti senza dire nulla, quando, tra l’altro, si presentano il venerdì anziché il lunedì, visto che la data ultima era il lunedì. Questo ci lascia un po’ così.

Per farci ascoltare un pochettino avevamo pensato di portarvi un regalo di Natale, presentandoveli un po’ prima. Qualcuno ha messo in dubbio che questi emendamenti ci fossero veramente. Abbiamo fatto un pacchetto di emendamenti un po’ corposo. Lo dico anche al capogruppo Caliandro che sollevava qualche perplessità prima. Il regalo c’è. Siamo riusciti, con questa minaccia di emendamenti, se non altro a essere ascoltati. Pare che qualcuno abbia chiesto se sono stati presentati anche in Commissione. La risposta è sì. Il problema è che non sono stati letti. In realtà sono emendamenti che passano perché sono anche di buon senso, ma purtroppo, dato che si è un po’ prevenuti nei confronti dell’opposizione, non si sono neanche guardati e si è andati oltre.

Dispiace dover ricorrere a questi strumenti, però quando non c’è alternativa, bisogna che in qualche modo l’attenzione su di noi venga riportata. Parlo per me, ma parlo anche per il resto dell’opposizione, e penso di poterlo fare in questo contesto.

Ci sono alcuni emendamenti che definirei sensati. Avete istituito un fondo per il microcredito, che è molto interessante, destinato a imprese e professionisti, ma manca il concetto dell’artigiano. È stato detto che è compreso. Mi risulta che da altri fondi per il microcredito in giro per l’Italia gli artigiani siano stati esclusi ed erano nate anche diverse polemiche. Se è già compreso, votare un emendamento che aggiunge la parola “artigiano” penso che non cambi la vita a nessuno. È anche un piccolo segno di riconoscimento, visto che anche da parte delle loro categorie c’è stata qualche lamentela al riguardo. Non dà fastidio ed è un piccolo emendamento.

Sul tema delle imprese delle aree terremotate, quelle della bassa modenese, e alluvionate di Parma e Piacenza avete fatto un bellissimo fondo per assegnare le risorse. Siamo d’accordissimo con voi: 3,5 milioni di euro – vado a memoria – sul 2016. Perfetto, però poi ci mettete una riga che se per caso avanzano dei soldi possono andare a qualsiasi impresa presenti un Piano di ristrutturazione. Cosa vuol dire? Se in quelle aree in cui ci sono alcune aziende danneggiate che presentano il loro Piano tutto il resto lo diamo a chiunque? Credo che si perda un po’ il principio di quel fondo. L’avete voluto voi. Facciamo in modo che quelle risorse, se avanzano, vadano a imprese che magari devono ristrutturare, che devono anche investire, ma che aprono sul territorio delle aree colpite dalle calamità naturali, così magari, indirettamente, con un piccolo gruzzoletto di risorse, possiamo stimolare qualche investimento in un’area che sicuramente ne ha bisogno dal punto di vista del rilancio economico e dell’occupazione. In questo modo magari ovviamo a quella mancata no-tax area, a livello di virgole, perché parliamo di pochissimo. Tuttavia, possiamo fare un piccolo occhiolino a quella mancata no-tax area che tante volte è stata richiesta, ma mai è arrivata.

I punti relativi all’attuazione del programma della maggioranza li ho citati. Ci sarebbe da richiamare anche questa tendenza a voler aumentare le risorse rispetto al passato per quanto riguarda gli interventi di somma urgenza. Posso capire che questa Regione sia stata un attimo sfortunata – passatemi il termine – negli ultimi anni, però è anche vero che noi non possiamo sempre e comunque agire in somma urgenza e in ritardo. È stato sollevato da quale consigliere anche in Commissione questo tema. Va bene, però sappiamo benissimo che quando si agisce in somma urgenza non si bada a spese, per non dire altri concetti magari meno piacevoli. Diciamo solo che non si bada a spese, com’è giusto che sia. Quindi, solitamente, quando si agisce in fretta e furia per cercare di tamponare un disastro avvenuto, qualche soldino che gira di troppo c’è sempre. Ecco perché forse sarebbe opportuno incentivare maggiormente – l’avete fatto, ma magari potreste compiere uno sforzo ulteriore – la prevenzione. Abbiamo sentito quante risorse hanno chiesto i Consorzi di bonifica e la scarsezza, chiaramente impossibile da andare a rimpinguare, del bilancio regionale. Purtroppo abbiamo poco spazio, però magari incidere più su quel lato piuttosto che verso l’intervento estremo forse potrebbe consentirci negli anni di avere più possibilità di prevenire gli eventi piuttosto che andare a curarli dopo, con somma urgenza.

Abbiamo il tema dell’internazionalizzazione, che è stato tanto decantato. È stato detto che si può aggiustare la mira, certo, però intanto sull’internazionalizzazione, su cui si dice che puntiamo tanto e crediamo tanto, sul bilancio 2015 noi abbiamo chiesto un impegno superiore a quello mantenuto negli ultimi tempi, che sono i 10 milioni di euro annui, ma purtroppo non ci è stato concesso di vedere il nostro emendamento approvato. Siamo tornati alla carica adesso, perché ci siamo trovati non solo non più i 10 milioni di euro bensì 8,5 milioni di euro, ovverosia 1,5 milioni di euro in meno.

Ma, scusate, abbiamo un bel bilancio, dove sono state stanziate tutte queste risorse per la cultura, che tra l’altro fanno cifra tonda, quindi vuol dire che c’è una previsione di spendere questi soldi, magari in direzione di qualche associazione che presenta qualche progetto sicuramente lodevole e meritevole – ne sono convintissimo –, però in un periodo come questo riteniamo che stimolare – e lo ribadiremo fino alla morte – il settore privato imprenditoriale sia fondamentale. Quindi, quel milione e mezzo ci sembrava corretto. Peraltro lo chiediamo – non vogliamo apparire come i cattivi che non vogliono promuovere la cultura – semplicemente perché in bilancio avete incrementato di 5 milioni di euro rispetto all’anno precedente gli investimenti sulla cultura, per cui se prevediamo un incremento di 1,5 milioni di euro sull’internazionalizzazione forse non succede niente. Come avete fatto uno sforzo ulteriore sulla cultura, certamente positivo, potreste farlo anche sull’internazionalizzazione. Ci sono tutte le possibilità.

Ci è stato detto che questo è passato, e allora restiamo in attesa di vedere come vi comporterete, o che al più verrà fatto in assestamento. Non lo so. Cerchiamo soltanto di tenere alta l’attenzione su questo tema.

In conclusione, non posso che ribadire che ritengo questo un bilancio vincolato, fortemente condizionato dalle risorse che occorre impegnare obbligatoriamente, un bilancio che è in linea con la mentalità politica di questa Amministrazione, che presenta per noi tantissime criticità. Ad esempio, il DEFR ad oggi è difficile da valutare, dal momento che rimanda tutto all’anno prossimo, e vedremo che cosa sarete in grado di attuare per i singoli e specifici elementi. Tuttavia, lo ripeto, ad oggi rimane un po’ nebulosa la pianificazione del territorio dell’Emilia-Romagna da qui al 2020-2025.

In definitiva, il mio giudizio complessivo sul bilancio, come avrete desunto dal mio intervento, è negativo. A nostro avviso, sussistono molte criticità. Speriamo che la discussione possa portare all’integrazione di qualche emendamento, che noi abbiamo proposto e che abbiamo illustrato per sommi capi, proposte emendative presentate dall’intera opposizione, in particolare dai miei colleghi della Lega Nord, che sono assolutamente di buonsenso, piccoli accorgimenti che sicuramente tendono a migliorare la situazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bargi.

Do la parola all’assessore relatore della Giunta, Emma Petitti.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente.

Con la discussione e l’approvazione odierna del progetto di legge di bilancio di previsione del 2016 possiamo dire che arriviamo al termine di un percorso di lavoro che sicuramente è stato molto intenso e molto impegnativo da parte della Giunta e della stessa Assemblea, un percorso che è iniziato nell’ottobre scorso, dopo l’approvazione della legge di stabilità da parte del Governo, che ci ha permesso di relazionarci e di coinvolgere, anche attraverso le consultazioni, le varie organizzazioni sociali ed economiche, nonché gli Enti territoriali nelle loro rappresentanze associative.

Bisogna riconoscere, come è stato sottolineato anche nelle varie audizioni, che le stesse organizzazioni sociali ed economiche, potendo contribuire alla stesura di questa proposta di legge, hanno riconosciuto sicuramente degli aspetti di forza importanti.

Occorre altresì ricordare che il lavoro con cui oggi ci presentiamo qui in aula è frutto anche del contributo della Commissione Bilancio e delle varie Commissioni settoriali che, attraverso le loro audizioni, hanno permesso di fare una serie di approfondimenti e di presentare una serie di emendamenti che hanno migliorato il testo iniziale della stessa Giunta.

Sicuramente la stesura di questo bilancio non è stata semplice perché – ed è giusto ricordarlo – si inserisce in un contesto di cambiamento normativo degli schemi di bilancio previsti a partire dal 1° gennaio 2015. E mi preme sottolineare che la Regione, con questa programmazione finanziaria, riporta il proprio bilancio all’interno dell’ordinarietà del percorso.

Il contesto socioeconomico lo conosciamo, come ricordava anche il relatore Poli la nota di aggiornamento del DEF nazionale conferma una serie di indicatori socioeconomici che registrano, sicuramente, una progressiva uscita dalla fase economica recessiva. In particolare, si evidenzia un significativo incremento del PIL (0,9 per cento), come peraltro stime più recenti del Ministero dell’economia e delle finanze hanno confermato.

Naturalmente, a questa azione conseguono diversi effetti, come quello sull’occupazione, anche se sono ancora limitati, nonostante il quadro economico sia complessivamente positivo, tanto da indurci a fare scelte importanti attraverso questo bilancio. Ci inducono a riflettere sulle politiche da adottare a favore di un rilancio dell’occupazione e contro la povertà. Una serie di impegni che, tra l’altro, sono stati sottoscritti, attraverso il Patto per il lavoro, dal presidente Bonaccini e da questa Giunta.

Arriviamo, allora, alla legge di stabilità del 2016 che, come già ricordato nelle varie audizioni, ha mostrato fin dall’inizio della sua presentazione un’attenzione particolare alle Regioni, in quanto è stata prevista da subito una riduzione del contributo richiesto alle Regioni a Statuto ordinario, come la Regione Emilia-Romagna, per il risanamento della finanza pubblica, di 1,3 miliardi di euro, rispetto ai precedenti 2,2 miliardi di euro previsti. Ma occorre anche sottolineare che il testo che è stato approvato alla Camera, proprio in questi giorni, ha ridotto ulteriormente questo contributo di altri 600 milioni di euro. Ovviamente, da questo punto di vista, come Regione abbiamo espresso un parere assolutamente positivo.

Abbiamo continuato a lavorare e stiamo lavorando in raccordo con il Governo, affinché si possano definire tutte le modalità di attenuazione delle politiche finanziarie previste dalla legge di stabilità entro gennaio 2016, proprio per non incidere sulla nostra manovra finanziaria.

Sappiamo che sulla sanità permane la scelta del Governo di incrementare il fondo sanitario di un miliardo di euro, portandolo a 111 miliardi di euro complessivi, e anche da questo punto di vista Regioni e Governo stanno compiendo un lavoro intenso proprio per verificare tutte le modalità con cui è possibile utilizzare tali risorse per far fronte alle varie tipologie di spesa. Noi sappiamo di cosa stiamo parlando, anche di questo si è discusso con l’assessore Venturi in varie istanze, attraverso il tema dei nuovi farmaci, degli aumenti contrattuali, dell’impiego del personale. Tutti temi che sono all’ordine del giorno e che ci stanno impegnando.

Tra gli aspetti positivi sottolineati con questa legge di stabilità 2016, sicuramente occorre citare il rinvio dell’applicazione della legge di attuazione del pareggio di bilancio in Costituzione, che era prevista a partire dal 1° gennaio 2016. Ebbene, con la legge di stabilità tale attuazione viene rinviata al 2017. Questo è certamente un aspetto normativo fondamentale ed estremamente positivo, dal momento che tutti quei vincoli e sottovincoli legati agli equilibri di bilancio che sarebbero stati previsti con la legge n. 243/2012 sono stati ricondotti a uno solo: il saldo delle entrate e delle spese finali deve essere uguale in termini di competenza.

Per la Regione Emilia-Romagna ciò sta a significare che, sul 2016, possiamo effettuare spese di investimento, che verranno finanziate con indebitamento, che sarà ovviamente un indebitamento massimo per l’importo delle rate di restituzione dei prestiti, che ci permetteranno di avanzare una proposta sui nuovi investimenti nel 2016 di 100 milioni di euro e per il triennio 2016-2018 di 194 milioni di euro.

Il ruolo della Regione rimarrà, anche nel 2016, un ruolo importante a livello territoriale. Sappiamo di che cosa stiamo parlando, ossia del Patto di stabilità orizzontale e verticale che ci permette di fornire risposte importanti agli Enti locali, proprio perché questo è previsto anche dal cosiddetto “Patto di solidarietà territoriale”. Anche se verrà depotenziato, noi riusciremo a fornire risposte importanti sia ai Comuni che alle Province.

Con questo bilancio, confermiamo anche per il 2016 una serie di impegni che erano già stati sottolineati e presentati con il bilancio approvato nell’aprile scorso; manteniamo inalterata la pressione fiscale; conteniamo tutte le spese − su questo farò alcune considerazioni successivamente − legate al funzionamento della macchina; manteniamo la priorità legata alle spese di cofinanziamento per i fondi strutturali, per tutta la programmazione 2014-2020, anche con il bilancio del 2016; accentuiamo in modo importante l’impegno per le politiche sociosanitarie, per la cultura, per lo sport, per l’ambiente; accompagniamo la fase di riordino istituzionale, attualmente in corso, non soltanto con la salvaguardia dei posti di lavoro (l’impegno che avevamo assunto appena insediati), ma anche attraverso l’attivazione di politiche di funzionamento degli Enti locali.

Riduciamo la spesa corrente. Credo che questo sia un aspetto di grande virtuosità da riconoscere alla Regione Emilia-Romagna. Riusciamo a ridurre la spesa corrente per favorire le politiche di investimento: 10 milioni di risorse previste in spesa corrente che vengono messe a disposizione delle spese di investimento; una manovra complessiva di 45 milioni, dove 10 milioni sono derivati da maggiori entrate per l’IRAP e 35 da minori spese. Da questo punto di vista, possiamo dire che la parte delle entrate di competenza regionale rimane pressoché la stessa, ossia 1,59 miliardi, che sappiamo essere composti da entrate tributarie, extra-tributarie e conto capitale.

Sappiamo anche che con la stabilità venivano bloccati gli aumenti delle aliquote sulle imposte regionali. Noi l’avevamo già previsto quando abbiamo presentato la nostra proposta in Giunta e nelle Commissioni. Tutto questo viene, ovviamente, confermato con la stabilità.

Rispetto alle spese obbligatorie di funzionamento, credo che vada sottolineato lo sforzo che questa Regione sta compiendo per dar seguito ad impegni importanti. Noi, con il bilancio del 2015, avevamo già previsto risparmi legati al funzionamento della Regione per 62 milioni. Continuiamo con questo impegno, con questo lavoro. Sappiamo che, molto spesso, si parla di spese legate a contratti, perché parliamo di spese legate al personale, ai mutui, agli affitti, alle utenze. Stiamo svolgendo un lavoro che ci permette, anche sul 2016, di risparmiare 30 milioni di euro da mettere a disposizione per le politiche attive, ma ulteriori risparmi su cui stiamo lavorando, ormai, da mesi sono programmabili proprio sulla base di un lavoro che stiamo facendo sul fronte delle dismissioni patrimoniali, sul fronte della riorganizzazione delle sedi e del riordino delle partecipate.

Un altro filone su cui la Giunta si è impegnata in questi mesi riguarda tutto il tema del riordino organizzativo della Regione nella sua struttura dirigenziale e anche in quelle che sono, poi, le articolazioni delle strutture dirigenziali stesse. A tal proposito, noi stiamo prevedendo una proposta che ci permetterà, per tutta la legislatura, di ottenere risparmi per oltre 36 milioni di euro, che sono legati alla riduzione delle strutture speciali, alla riduzione delle posizioni, alle retribuzioni dirigenziali e a tutte le riduzioni legate al funzionamento.

È chiaro che in questo quadro, con questi elementi, con questi vincoli, abbiamo potuto presentare un bilancio che incide sulle politiche regionali in modo importante. Ovviamente, il nostro obiettivo è dare seguito alle linee di mandato del presidente Bonaccini. Le azioni che abbiamo previsto sono, quindi, caratterizzate innanzitutto da un sostegno e da un rilancio del welfare regionale. Io voglio ricordare – dal momento che in più occasioni è emerso questo aspetto – che per il Fondo regionale per la non autosufficienza rimangono confermati i 120 milioni delle risorse regionali, che si aggiungono ai fondi nazionali, che ci permettono di fornire complessivamente, come Regione Emilia-Romagna, una risposta del valore di 460 milioni. La scelta importante che con questo bilancio abbiamo fatto è stata l’istituzione di un fondo per le politiche a sostegno del reddito di solidarietà, una misura che accompagna gli impegni che il Governo ha già assunto con la stabilità 2016. Voglio ricordarlo: 600 milioni sul 2016 e 1 miliardo sul 2017.

Complessivamente, se noi valutiamo le risorse nazionali con quelle regionali, questo fondo avrà l’entità di 70 milioni di euro. Lo abbiamo detto. È una proposta su cui sta lavorando la vicepresidente Gualmini, che nei prossimi mesi non solo vedrà il coinvolgimento di tutte le istanze interessate, ma avrà un suo percorso proprio nelle Commissioni competenti.

Sul fronte del welfare, sul fronte del sociale, sicuramente è stata importante la scelta di compensare l’IRAP per le ASP, per il privato sociale, ovviamente tutte quelle realtà che operano nel settore dei servizi alle persone, per complessivi 20 milioni di euro; e poi un incremento importante per tutte le politiche che coinvolgono, ovviamente, la cultura. Quindi, il trend con cui ci siamo impegnati nell’aumento delle risorse alla cultura, dopo i 10 milioni che avevamo previsto con il bilancio del 2015, vede un aumento di ulteriori 5 milioni con il bilancio del 2016.

Risorse aggiuntive per l’ambiente e il territorio. Chiaramente, è prioritario il finanziamento degli interventi contro il dissesto. Noi abbiamo a bilancio quasi 42 milioni di euro per l’ambiente e la difesa del suolo nel 2016, che corrispondono, se pensiamo a tutto il triennio 2016-2018, a 120 milioni di spese di investimento, a cui si aggiungono gli impegni, che sono già stati confermati dal Governo, per 108 milioni.

È un finanziamento importante. A me dispiace sentir dire dal relatore di minoranza che, rispetto al tema delle imprese, non vi è stata abbastanza attenzione. Noi sappiamo che con questo bilancio abbiamo finanziato la legge sull’attrattività per le imprese per tutto il triennio, dal 2016 al 2018, con 25 milioni di euro. 5 milioni li avevamo già confermati con l’assestamento e ne mettiamo a bilancio 10 nel 2017 e 10 nel 2018.

Le procedure delle spese di investimento, attraverso il finanziamento con entrate correnti, per oltre 10 milioni, che derivano dalle spese correnti, ci permettono di confermare le risorse di 100 milioni, in modo particolare con interventi in materia ambientale.

Il tema del riordino istituzionale trova risposte definitive attraverso il bilancio del 2016. Voi ricorderete che il tema della Polizia provinciale − lo avevamo detto con l’assestamento − attendeva una risposta con il bilancio del 2016, e abbiamo messo a bilancio le risorse che ci permettono di dare definitiva risposta a quel personale che non era coperto dalle Province sul fronte della Polizia provinciale, ma abbiamo anche previsto, nella fase di transizione, quindi per tutto il 2016, interventi mirati a sostenere la transizione, quindi a risolvere quei problemi di svolgimento delle attività e delle procedure per le Province della nostra Regione.

Le spese di investimento come si suddividono? 40 milioni – lo dicevamo prima − per l’ambiente e la difesa. Per l’edilizia scolastica vi è un altro intervento importante che abbiamo voluto sostenere e che si va ad aggiungere ai 57 milioni di euro, che corrispondono alle risorse statali, che avranno una ricaduta sul nostro territorio regionale, previste per Comuni e per Province proprio per la riqualificazione delle scuole. Vi è, poi, il progetto per la costa, con un intervento nelle spese di investimento di 20 milioni di euro. Sappiamo perfettamente di che cosa parliamo, ossia di uno dei temi strategici per il distretto turistico che, per la prima volta, con questa scelta, vede la Regione riconoscere il distretto industriale della costa al pari degli altri distretti industriali regionali.

Vi sono, poi, le reti infrastrutturali, per altri 12,5 milioni di euro. Interventi diretti alle strade. Ancora una volta parlavo di risposte anche per le politiche di attivazione degli enti, laddove è più complicato riuscire per i Comuni ad avere risposte in questa fase dalle Province.

Per la riqualificazione degli impianti sportivi sono previsti altri 5 milioni di euro per sostenere i progetti su cui, anche quest’anno, abbiamo lavorato. È chiaro che questo è un risultato – lo dicevamo prima – che è anche il frutto di un confronto importante, che ha visto, attraverso il lavoro della Commissione, un miglioramento della nostra proposta di legge. L’incremento sul Fondo per la legge dell’internazionalizzazione per le imprese ha visto un aumento di 1,5 milioni di euro. Questo è fortemente sostenuto ovviamente dalle associazioni, ma ha visto anche un sostegno importante dalle forze politiche di maggioranza e di minoranza. Poi c’è l’incremento del Fondo per le politiche abitative. È un’altra proposta che abbiamo avanzato come Giunta, rivolta ovviamente alle giovani coppie, che ha visto un incremento di 1 milione di euro; l’incremento per le politiche di incentivazione allo sport; l’incremento per i piani urbani di mobilità sostenibile e il recepimento – questo è stato anche il frutto di un confronto in tutti questi mesi in Commissione – di un’esigenza d’incentivazione di quello che è l’utilizzo delle auto ecologiche per l’esenzione per tre anni dal pagamento del bollo per le nuove immatricolazioni. Credo che abbiamo dato, con il recepimento di quell’emendamento, anche un piccolo, ma significativo segnale. Poi c’è la legge sulla montagna. Il sostegno che diamo con le nostre politiche, con le risorse messe in campo, sul fronte della montagna credo sia da sottolineare.

Un incremento con 3 milioni di euro, un incremento presentato dai Gruppi in Commissione che portano complessivamente le risorse, per quel territorio, con questo bilancio a 10 milioni di euro. Al di là delle risorse e dell’impegno economico che abbiamo messo in campo, sappiamo anche che, attraverso l’entrata in vigore di tutto il nuovo sistema contabile armonizzato, che inevitabilmente cambia e sta cambiando il nostro bilancio, è stato previsto anche un rilancio di quella che è la stessa programmazione finanziaria. Il DEFR l’avevamo presentato già in fase sperimentale con il bilancio del 2015. L’obiettivo è chiaro: rendere sempre più trasparente le scelte che facciamo e chiaramente renderle anche al centro di un confronto con l’Assemblea, con i cittadini, con le imprese e con i territori. Questo ci permette di fare anche il lavoro sul Documento di economia e finanza regionale. Ora con il DEFR 2016, che abbiamo approvato in Giunta e presentato in Commissione il 31 ottobre scorso, abbiamo arricchito ulteriormente questo lavoro. L’abbiamo fatto ovviamente anche attraverso il confronto con le parti sociali. Voi sapete che quel documento che abbiamo analizzato insieme in Commissione vede oggi informazioni importanti sull’azione amministrativa, proprio per far fronte a quell’azione di trasparenza su cui ci siamo impegnati a proseguire. Una parte che si cala in quella che è la stessa azione amministrativa, una parte che tiene conto di tutti gli obiettivi strategici con cui stiamo agendo come Ente e che abbiamo suddiviso in alcune aree che voglio molto sinteticamente e rapidamente ricordare: istituzionale, economica, sociosanitaria, culturale e territoriale. Un lavoro importante che abbiamo iniziato nel DEFR è quello che rimanda agli indirizzi strategici che vengono assegnati alle società controllate e partecipate; strumenti che ci devono permettere di compiere, nelle fasi successive, le scelte su cui abbiamo voluto indicare una direzione.

Con l’armonizzazione entrata in vigore da quest’anno sicuramente oggi abbiamo un bilancio più sintetico, anche rispetto a quelli che sono gli obiettivi, le missioni e i programmi. Credo che da questo punto di vista sarà anche più semplice il confronto con le stesse realtà associative politiche. Voglio concludere in questo modo. Noi possiamo sicuramente affermare che con questo bilancio, con questo bilancio di previsione 2016, si conclude un anno molto impegnativo per questa Regione, un anno complicato sotto l’aspetto economico-finanziario. Le tappe ce le ricordiamo tutti: l’applicazione della stabilità per il 2015, che ha visto l’accordo a febbraio dello scorso anno, l’approvazione in tempi rapidi del bilancio 2015 che abbiamo approvato il 28 aprile scorso, l’introduzione – lo dicevo prima – di tutta l’armonizzazione contabile dal 1° gennaio 2015, che chiaramente ha portato ad una revisione di quelle che sono le spese nella nostra Regione, l’assestamento nell’ottobre scorso e il bilancio di quest’anno con cui avanziamo la programmazione finanziaria per poter operare dal prossimo anno e che ci permette di entrare nell’ordinarietà di questa Regione. Sono state compiute scelte importanti, scelte che chiaramente hanno ricadute sostanziali sul fronte della sanità, del sociale, della cultura, dello sport, con la conferma dell’utilizzo dei Fondi europei, tutta la materia legata allo sviluppo economico e all’impresa, al Piano per il lavoro, alla lotta al dissesto idrogeologico e al rilancio del distretto della costa. Sono tutte declinazioni, proposte e obiettivi che chiaramente rispondono al programma di mandato del Presidente.

Nei prossimi mesi avremo la necessità di misurare le capacità gestionali e operative di queste scelte, ma credo che questo risultato, che questo bilancio possa ritenersi il risultato di una grande collaborazione e per questo voglio ringraziare la Giunta, la Direzione Finanza e le forze politiche di maggioranza, minoranza, oltre che le forze sociali ed economiche con cui in questi mesi abbiamo avuto un confronto continuo e proficuo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Petitti.

Do la parola al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, per la relazione sul programma e l’attività di Governo.

Prego, presidente.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Siamo nemmeno a un anno dall’avvio della legislatura, che sarà completato il prossimo 26 gennaio, ma credo si possa già trarre un primo bilancio, seppure lo faremo compiutamente, come avevamo scritto il programma, lo ricorderete, a tre mesi, a un anno e a cinque anni, alla fine di gennaio. Penso se ne vedano già i tratti, si possa già dare un giudizio e si possa anche verificare, punto per punto, se abbiamo mantenuto quello che avevamo promesso. Non significa essere d’accordo, ma significa, immagino e spero, riconoscere che quello che era un assunto delle cose che avevo messo al centro della relazione di programma la volta precedente, e cioè che la politica avrebbe riacquistato credibilità se avesse in primo luogo saputo mantenere ciò che veniva scritto nel programma che, se non attuato, rimane un libro di promesse.

In apertura vorrei ringraziare la presidente Saliera, i vicepresidenti e l’Ufficio di Presidenza, così come quest’Aula, per la collaborazione che abbiamo avuto, lo dico a nome dell’Esecutivo, per tutti questi undici mesi, collaborazione fatta di molto lavoro (abbiamo approvato una ventina di leggi), di un grande lavoro nelle Commissioni, merito di tutti, e anche di un rapporto di grande e reciproco rispetto.

Credo che i capigruppo possano testimoniare come il sottoscritto non ha mai preteso alcunché dal punto di vista della discussione dei provvedimenti. Abbiamo fatto parecchie sedute, altrettanto dovrà essere il lavoro dei prossimi mesi. Volevo provare a snocciolare ciò che avevamo detto che avremmo fatto e, attorno all’affermazione “avevamo detto”, vedere se ce l’abbiamo fatta. Ovviamente ad ognuna di queste cose aggancerò l’idea di Regione che abbiamo per il prossimo anno e per i prossimi anni, cercando di tenere un asse, un punto, che è quello di una Regione che, come dissi in conclusione lo scorso 26 gennaio, vuole continuare a competere o addirittura a migliorare la competizione con i territori più avanzati d’Europa o del mondo. Noi non possiamo accontentarci e ci dobbiamo assestare in quella posizione.

Ricordo bene il clima nel quale lo scorso anno di questi giorni non era ancora stata insediata l’Assemblea legislativa che, ricorderete, tutti insieme, insediammo il 29 dicembre scorso. Ricordo bene il clima di quella elezione, con il crollo del numero dei votanti e l’elevato livello di astensione. Noto ancora oggi che qualche commentatore fa finta di non ricordare cosa accadde nei mesi precedenti. Tuttavia, il passato può servire per una discussione politologica e anche storica, ma serve a poco per determinare il futuro.

Noi avevamo detto, allora, che volevamo avere la forza per guardare la gente all’altezza degli occhi, per ridare fiducia verso le Istituzioni e la politica e riguadagnare prestigio e rispetto. A nome di tutti lo dico, non di chi vi parla o della Giunta che rappresento. Cioè, a nome di un’Istituzione per la quale votarono troppe poche persone, e il problema, come vi ho sempre detto, riguardava tutti.

Mi pare adesso che partire come prima legge di questa legislatura con la legge sul taglio dei costi della politica, ad oggi ancora l’unica Regione che l’ha approvata, con il più poderoso taglio che una Regione ricordi, grazie alla proposta della maggioranza PD-SEL e al voto unanime di tutti i Gruppi consiliari, abbiamo segnato una traccia che era quella che voleva la sobrietà come pilastro, insieme alla legalità, delle politiche di governo e che accompagnassero ogni scelta di governo.

Ebbene, quel taglio non si è fermato a ciò che definisco più che poderoso, in quanto credo che più di così si faccia fatica a fare – peraltro, se passa la riforma costituzionale sapete che è ciò a cui saranno richiamate e costrette tutte le Regioni italiane – ma si è allargato su diversi fronti. Intanto, abbiamo dato un serio taglio ai costi del funzionamento della macchina regionale. Peraltro, Emma Petitti ha presentato, pochi giorni fa, la proposta di riorganizzazione per i prossimi mesi e i prossimi anni che, a partire dal dimezzamento delle posizioni dirigenti apicali e da una riduzione consistente dei dirigenti nel loro complesso, così come facemmo riducendo del 20 per cento, pochi mesi dopo il nostro insediamento, con i dirigenti in sanità, ci porterà ad un risparmio di oltre 36 milioni di euro. Se si aggiunge questa somma a quelle che abbiamo già risparmiato appena ci siamo insediati e di lì via via nel corso di questi mesi si ottiene un risparmio corposo.

Inoltre, il prossimo anno interverremo, come avevamo promesso, sulle partecipate, su un piano di dismissioni e valorizzazioni patrimoniali e sulla razionalizzazione delle sedi, che guarderanno necessariamente al futuro, ma che metteranno in campo un ulteriore appoggio come seconda gamba di un intervento che vuole marciare e, addirittura, correre.

Quegli interventi ci hanno permesso, ad esempio, di mantenere ciò che prima Emma Petitti diceva, come ha affermato il relatore di maggioranza e come ci è stato dato atto anche dal relatore di minoranza: per il secondo anno consecutivo non aumentiamo di un centesimo le tasse regionali, né per le famiglie né per le imprese. Peraltro fatemi dire – non voglio convincere nessuno, è un’opinione ovviamente di parte – che un corposo taglio come quello operato tra l’anno scorso e la prossima legge di stabilità che arriverà su famiglie e imprese da parte delle politiche del Governo credo permetterà a questo Paese di crescere più di quanto già è cresciuto quest’anno, dopo anni di recessione. Peraltro, quest’anno a differenza dello scorso ci permetteremo addirittura di tagliare le tasse, dal momento che su tutta la parte del welfare compiremo due operazioni che, da un lato, le azzerano e, dall’altro, è come dare un bonus a cittadini nelle condizioni di cosiddetta povertà che, sostanzialmente, significa un ritorno per garantire un minimo di ossigeno per la loro condizione di quotidianità.

Avevamo detto che agganciavamo il riordino della macchina e la sua riorganizzazione e i tagli che abbiamo fatto sui costi della politica, dentro un quadro che vedeva riforme costituzionali a cui verranno chiamati i cittadini il prossimo autunno. Lì i cittadini italiani determineranno se proseguire come lo Stato è ordinato oggi, dal bicameralismo paritario alle Regioni esattamente come sono oggi, alle competenze del Titolo V e alle spinte su unioni e fusioni, o se invece cambiare e provare a fare ciò che da decenni si discute, ma mai è stato realizzato.

Per parte nostra, noi abbiamo dato corso a ciò che avevamo detto di fare, e cioè da un lato difendere il lavoro dei dipendenti delle Province – sapete che questa è l’unica regione in cui non c’è stata un’ora di sciopero –, mettere a riparo il lavoro dei dipendenti, che in più di mille passeranno tra pochi giorni sotto le dipendenze della Regione Emilia-Romagna, e complessivamente – lo facemmo con l’approvazione della legge Delrio – stabilire per i territori chi avrebbe fatto che cosa, nell’idea che poi si supera persino l’ordinamento che prevede il superamento delle Province portandolo a quell’idea di Aree vaste che stiamo discutendo con i territori e che abbiamo detto vorrà diventare una scelta non determinata da un neocentralismo regionale che, se corrispondesse alla realtà, sarebbe persino peggio del riordino che lo Stato ha immaginato di fare con il superamento delle Province stesse.

Peraltro, ci venga dato atto che non scherzavamo quando dicevamo che avremmo voluto incentivare le fusioni non solo prevedendone le risorse adeguate, altrimenti sarebbe stata una foglia di fico rispetto alle promesse e alle previsioni, ma abbiamo accelerato consci e consapevoli che gli ultimi otto referendum a cui sono stati chiamati i cittadini hanno visto i “sì” prevalere in tutti gli otto i casi. E leggevo articoli di stampa, questa mattina, di altri Comuni che si acconciano ad andare a referendum o prevedono di immaginare processi e percorsi di fusione.

Da questo punto di vista decine di Comuni hanno già chiesto alla Regione, o stanno per chiederlo, il contributo per lo studio di fattibilità delle possibili fusioni. Noi li spingeremo ancora, convinti che da questa Regione debba arrivare un contributo a un Paese che, a nostro parere, non può permettersi per i prossimi anni ancora oltre ottomila Comuni, di cui la metà contano poche migliaia di abitanti se non, in diversi casi, poche centinaia di abitanti.

In quell’idea di riordino e di riforma noi immaginiamo, dunque, una Regione che superi due assunti che hanno fatto grande l’Emilia-Romagna nel dopoguerra: il policentrismo va definitivamente superato, nell’idea che oggi nella globalizzazione il piccolo è bello – secondo assunto – se rimane da solo non vale più. Vale, invece, per le proprie peculiarità sia nel mondo dell’impresa sia nel mondo istituzionale, se ha il coraggio, se coglie l’opportunità di mettersi insieme agli altri. Dentro a quel quadro avevamo detto che la specificità è la cornice nella quale dobbiamo dipingere un quadro, nel quale il primo pilastro è l’ossessione di ridare lavoro a chi l’ha perduto o difendere quello di coloro che hanno timore di perderlo, siano essi lavoratori dipendenti, siano essi lavoratori autonomi o imprenditori che temono di chiudere la loro saracinesca.

La firma sul Patto per il lavoro – e in tal senso va ringraziata tutta la Giunta, ma in particolare l’assessore Bianchi, senza il quale non avremmo fatto così in fretta a firmarlo – è il pilastro attorno al quale noi abbiamo già agganciato spunti che possono dirci che stiamo guardando nella direzione giusta. Il Patto per il lavoro l’abbiamo fatto in velocità – sapete che per me la parola “velocità” restituisce dignità alla politica: quando essa compie buone scelte, le fa, sì, ascoltando gli altri, ma anche non perdendo tempo – e l’abbiamo fatto firmandolo con tutte le parti sociali, come nessuno credeva fosse possibile, assumendoci così ognuno, davanti ai cittadini di questa regione, le proprie responsabilità.

Abbiamo presentato i dati – li ha presentati Unioncamere la settimana scorsa – e vediamo la crescita della Regione Emilia-Romagna dell’1,2 per cento, di un punto decimale sotto la Regione Lombardia, le prime due Regioni locomotive del Paese quest’anno, con un export che cresce ben oltre il 4 per cento e che dovrebbe far superare la soglia, mai raggiunta, dei 55 miliardi di euro, ci ha permesso e ci permette di scendere al di sotto di quel livello psicologico dell’8 per cento di disoccupazione. Siamo al 7,8. Eravamo all’8,4 quando firmammo il Patto per il lavoro. Assessore Bianchi, mi corregga se sbaglio. Si era arrivati persino al 9 poco tempo prima.

Noi abbiamo detto che vogliamo dimezzare la disoccupazione. Se le previsioni di crescita per il prossimo anno, sia Prometeia che Unioncamere, ma anche – credo − l’Ufficio studi di Confindustria, la attestano intorno all’1,5 per cento e se il Paese crescerà un po’ più di quello che immaginiamo, noi potremmo andare più verso il 2 che rimanere lì. Ad ogni modo, non mi interessano, in questo momento, i decimali in più o in meno. Mi interessa il fatto che quella tendenza potrebbe addirittura portare la disoccupazione verso il 7.

Noi abbiamo detto che al 2020 − persino un anno in più oltre questa Giunta Bonaccini − si dovrà e vorremo dare un contributo per dimezzare la disoccupazione. Noi crediamo di potercela fare davvero. Ce la possiamo fare se, insieme ai firmatari per il Patto per il lavoro, lavoriamo e corriamo all’interno di un quadro che vede in quei 15 miliardi di euro di investimenti, tra Fondi europei, nazionali e regionali, e fondi privati nei project financing delle infrastrutture, quella spinta che potrebbe davvero darci soddisfazione in quella che vuole essere − come ho detto prima − una vera e propria ossessione, cioè tornare tra qualche anno a ciò che è stato l’assunto dell’Emilia-Romagna nel dopoguerra, cioè la piena e buona occupazione.

Sui Fondi europei fatemi spendere qualche minuto. Siamo stati la prima Regione ad ottenerli, nonostante ci fossimo appena insediati, il che ci ha permesso di correre e di prevedere che quei 2,5 miliardi di euro non verranno spesi tra il 2018 e il 2020, cioè nella seconda parte dei cinque anni, ma si cominciano già a spendere. Noi non solo abbiamo già aperto alcuni bandi, ma alcuni bandi sono già stati chiusi. Quei bandi, siano essi nei Fondi POR FERS, per le imprese o per i centri di ricerca e delle università, siano essi per il Piano di sviluppo rurale, cioè il tema dell’agricoltura e l’agroalimentare, siano essi nel Fondo sociale europeo, ossia sulla formazione per il lavoro, hanno visto un successo clamoroso. Noi ne faremo uscire anche nelle prossime settimane.

Nel bilancio − forse si è prestata poca attenzione − una delle prime voci è quella del cofinanziamento da parte della Regione. Parlando di quelle decine di milioni di euro, non sarebbe possibile, per le regole e le leggi europee (giustamente, peraltro), utilizzare i Fondi europei e la parte restante dello Stato per far uscire i bandi. Quei bandi vanno nella direzione di dare una mano a quella parte di investimenti a cui l’Europa colpevolmente negli ultimi anni non ha provveduto, cioè il mondo del lavoro, dell’impresa, dei territori, della ricerca, delle università. In una sola parola: investimenti.

Noi vogliamo investire, e su questo punto tornerò successivamente. Non è tautologico usare le parole “investimenti” e “investire”. È un vero e proprio piano di azione quello che metteremo in campo già nel 2016 per provare, ad esempio, a dare una mano al comparto − lo avete visto dai numeri − ancora in crisi e per nulla uscito definitivamente dalla crisi, ossia quello dell’edilizia, sapendo che non si potrà più costruire come si costruiva e dove si costruiva in passato, ma sapendo anche che quel comparto può trovare una nuova vitalità dai progetti e dalle leggi sulla rigenerazione e riqualificazione urbana. Soprattutto, potrà vedere una nuova stagione intervenendo laddove c’è bisogno in questo Paese, a partire dall’edilizia scolastica fino alla lotta al dissesto e agli interventi su ristrutturazioni che riguardano anche il patrimonio pubblico.

All’interno di quei fondi, la ricerca, l’innovazione, la formazione e i saperi sono vitali e fondamentali. Non a caso, siamo stati noi i primi a chiedere e ad ottenere dal Governo l’Agenzia regionale per il lavoro. Noi vogliamo che qui si possa determinare, e non a livello centrale, la scelta di politiche pubbliche che originano interventi privati per tutto ciò che genera lavoro. Allo stesso modo, a proposito di ricerca e innovazione, il Sole 24 Ore, avendo scelto Bologna, l’Emilia-Romagna come prima tappa dei luoghi di un’Italia che funziona, ci ha spiegato con le cifre che siamo la prima Regione d’Italia − lo riconosceva anche il collega Bargi − per digitalizzazione. È ancora troppo poco. L’Emilia-Romagna è prima in Italia, ma rimane a metà classifica, se non al di sotto della media europea. Per questo, sapendo che di lì passa un pezzo decisivo della qualità degli investimenti, anche nel mondo del lavoro, nella ricerca, nella scuola e nelle università, in questi quattro anni noi faremo parecchio, a partire dai bandi che, all’interno dei POR FESR da un lato e del PSR dall’altro, permetteranno di portare la banda larga e ultralarga in tutti i luoghi dell’Emilia-Romagna per garantire e consentire le stesse opportunità di partenza per le scuole, per le istituzioni e, soprattutto, per il mondo delle imprese.

Lì dentro si trova un filone molto delicato, che è quello dell’agricoltura. Pensiamo al successo avuto all’Expo, determinato, ad esempio, ieri dalla presenza di tutte le Istituzioni che, quando sanno lavorare insieme, non c’è appartenenza politica che tenga, per ottenere risultati straordinari. Siamo stati tutti a Parma per ottenere il riconoscimento di “città gastronomica”, “città creativa della gastronomia” dell’UNESCO, un riconoscimento a un territorio di questa regione così importante, laddove esistono ed insistono alcuni tra i 42 prodotti IGP e DOP più importanti. L’ultimo arrivato, il panpepato o panpapato ferrarese, ci colloca con una leadership straordinaria sul tetto, distanziando di parecchio tutti gli altri attori d’Europa (non d’Italia). Abbiamo deciso di investire in agricoltura immaginando che, dal segno “meno”, avrebbe ottenuto un segno “più”. A quel bando hanno partecipato centinaia di under 40 che possono aprire una nuova impresa agricola (“nuova”; non parliamo di “ristrutturazione” di imprese agricole già esistenti), i quali ci hanno detto che c’è voglia e vi è un nuovo coraggio di investire in quel comparto produttivo.

L’Expo ha offerto un volano straordinario. Abbiamo consegnato i dati insieme a tutti gli attori (produttori, consorzi di impresa, associazioni economiche, territori, Enti locali, università) che ci hanno permesso di raggiungere quel successo che garantirà, attorno ai temi dell’Expo, ad esempio, il fatto che siamo stati la prima Regione, insieme a una grande impresa agroalimentare, a chi organizza fiere internazionali tra le più importanti al mondo, a raggiungere − come sapete − in California la prima missione post Expo sui temi dell’Expo.

Quel tema – come dicevo anche ieri sera dal palco di Parma − ci porta al discorso dell’aggancio con il turismo per una nuova stagione che noi vogliamo creare. L’incrocio tra ciò che gli assessori Simona Caselli e Andrea Corsini stanno seguendo può diventare una grandissima occasione di volano per noi. Mi riferisco a quel milione e mezzo di presenza in più nel corso del 2015, anzi dei primi nove mesi del 2015. Se, poi, ci mettiamo gli arrivi, parliamo di diversi milioni in più. Si tratta di numeri che non si vedevano da oltre un decennio. Se tanto mi dà tanto e se i tour operator o gli stessi rappresentanti delle categorie alberghiere, così come quelli del commercio, non ci dicono bugie, sarà un fine anno con numeri di prenotazioni, di presenza e di consumi che non si vedevano da tempo. Credo che una nuova stagione la potremmo davvero aprire, a partire da quel dato che, come sapete, scrissi nel programma, ossia che vogliamo portare il contributo all’intero PIL regionale del turismo, in modo tale che per la prima volta vada in doppia cifra.

A mio parere, ce la potremmo fare a partire − anche in questo caso si tratta di un impegno che avevamo assunto e che verrà mantenuto − dalla nuova legge sul turismo, che all’inizio del prossimo anno, cioè tra poche settimane, noi porteremo alla discussione e, mi auguro, all’approvazione dell’Aula, una nuova legge sul turismo, dopo anni di un’ottima legge scritta, l’allora legge n. 7, che, però, deve risentire e prevedere le novità anche nel campo dei cambiamenti che hanno portato a un nuovo turismo che vede sempre meno stanzialità, per com’era quando io ero ragazzo, ma sempre più voglia di vedere, almeno una volta nella vita, quel luogo e magari mangiare quel cibo che vedrai solo lì o gusterai solo lì. Peraltro, quei dati ci dicono anche della consegna di grandi riconoscimenti internazionali che abbiamo avuto.

Parma ieri arriva, dopo i due riconoscimenti di questa estate a MaB UNESCO, a ottenere i progetti. Lo ricorderete, c’erano tre progetti italiani a Parigi e due li abbiamo ottenuti e insistevano entrambi sull’Emilia-Romagna. Con il presidente Zaia abbiamo già incontrato i ministri Franceschini e Galletti e vogliamo scrivere, non dico una nuova legge, ma nuove regole e nuove norme per tutto ciò che riguarda l’area del Delta del Po per evitare che diventi un museo. Ovviamente “Man and the Biosphere” significa dover tutelare in primo luogo l’ambiente, la sua biosfera, ma vogliamo anche che non si impedisca che ciò che porta ricchezza possa essere eliminato.

Peraltro, a proposito di tutela dell’ambiente, fatemi dire la soddisfazione di chi, come il sottoscritto, con la sua Giunta, non firmò e non volle percorrere la strada, come quasi tutte le Regioni hanno fatto, tantissime a guida PD, dei referendum contro le trivelle. Abbiamo optato per una battaglia politica per ottenere ciò che è entrato in legge di stabilità e che prevedrà che sulle principali richieste delle Regioni che avevano firmato il referendum, dei movimenti e dei comitati – peraltro dissi pubblicamente che su molti di quei punti eravamo d’accordo – si eviti una corsa referendaria, la quale non si sa come andrebbe a finire. Se andasse male, si perderebbe tutta la battaglia e le opportunità che, invece, con quell’emendamento si fissano. Il Governo ha voluto ascoltarci. Sono stato protagonista anch’io di un incontro con altri presidenti di Regioni di centrodestra e di centrosinistra. Il Governo ha inserito queste disposizioni in emendamenti di stabilità, a partire dal famoso tema delle 12 miglia per arrivare ad altri punti che non sto qui a dire, perché non c’è tempo di discutere.

Si dovrebbe trovare una nuova opportunità, per tenere il buono che c’era nell’articolo 38, come ad esempio il “no” al fracking definitivo e per sempre, l’accoglimento invece di errori, difetti che quella legge conteneva quando fu approvata.

Parlavo del turismo, dell’evidente necessità di garantire l’ambiente, la tutela. Oltre a quel MaB, c’è  quello dell’Appennino tosco-emiliano, che abbiamo presentato con tutti i sindaci toscani e i tanti emiliani proprio in Cappella Farnese la scorsa settimana. Entriamo in circuiti internazionali nei quali questa Regione ha i numeri, le opportunità e le eccellenze. Con la Giunta siamo stati a Modena pochi giorni fa, siamo stati al Museo Ferrari che in un solo anno ha aumentato del 50 per cento i visitatori. Da Piacenza a Rimini – ecco perché dobbiamo superare il policentrismo – e viceversa abbiamo, con l’asse est-ovest e l’asse nord-sud, un’opportunità straordinaria per richiamare milioni di turisti e nuovi turisti. Credo che quella nuova legge ci darà una mano, così come l’investimento che prevediamo di 20 milioni di euro per i Comuni della costa, laddove insiste il più grande volano del marketing.

L’assessore Corsini mi informava che abbiamo chiuso un accordo…

 

(interruzione dell’assessore Corsini)

 

APT insieme alle Ferrovie Deutsche Bahn, affinché da Monaco di Baviera, nei mesi estivi, torni, o forse per la prima volta arrivi, una tratta diretta che faccia scalo fino alla costa romagnola, passando per Bologna. Siamo intervenuti su nuovi mercati potenziali. Possiamo vedere fino in fondo che il turismo culturale, insieme a quello del wellness, sono settori che più stanno raccogliendo numeri e in prospettiva potrebbero darci grandi soddisfazioni.

Vengo al turismo culturale. Il tema della cultura, come sapete, ci è stato particolarmente caro; cultura che certamente non può essere solo destinazione di fondi a pioggia, ma è pur vero che senza risorse si fa fatica a fare politiche culturali e a dare vita, come Massimo Mezzetti mi ricorda sempre, a investire, ad esempio, su un filone anche di industria culturale. La nuova legge sul cinema, stando ai numeri e ai partecipanti ai bandi, sta già conoscendo una stagione di grande opportunità e successo. Annuncio che noi vorremmo lavorare in legislatura per una legge sulla musica, che in particolare – ci lavoreremo tutti insieme – possa vedere e mettere in campo opportunità di luoghi all’aperto e al chiuso dove coloro che pensano di avere una vocazione artistica possano provare a farlo. Dall’altra parte c’è il tema della cultura come aumento dei fondi. Ricordo sempre i sorrisi e gli sguardi di compatimento – probabilmente avrei fatto così anch’io se mi fossi trovato dall’altra parte – quando dicemmo in campagna elettorale che avremmo triplicato i fondi alla cultura in un Paese che mediamente era abituato, in epoca di tagli, a tagliare partendo da lì.

Con l’aumento di quest’anno arriviamo circa al raddoppio, già nel primo anno reale di manovre, una ad aprile e una a dicembre (otto mesi). Crediamo siano utili e giusti da un lato per dare una mano al superamento delle Province, laddove una parte di finanziamenti arrivava, ma dall’altro cercando di non dare i fondi a pioggia, ma metterli al servizio laddove la cultura può generare anche qui una nuova sfida, nuove opportunità di crescita e di lavoro.

Dall’altra parte c’è il tema del wellness, che richiama il tema dello sport, degli impianti sportivi, del sostegno a manifestazioni che dal punto vista del marketing territoriale, ad esempio, possano portare questa Regione all’attenzione dell’Europa e del mondo.

Abbiamo fatto uscire due bandi. Abbiamo peraltro lavorato insieme e ho visto un apprezzamento di tutte le forze politiche nel loro complesso. Ricordo la discussione non solo in Commissione, ma anche qui. Confermo che nei primi mesi del prossimo anno porteremo la nuova legge sullo sport all’approvazione, mantenendo un altro impegno; così come confermo che investiremo milioni di euro sia per finanziare i progetti di attività motoria, anche laddove qualcuno ha diritto che le barriere vengano definitivamente superate, e non parlo solo di quelle architettoniche, ma anche e soprattutto laddove l’impiantistica sportiva ha bisogno di risorse per poter mettere a disposizione dei cittadini tutto ciò che serve per intervenire e fare attività sportiva, che per noi significa attività e coesione sociale, confermando quel milione di euro che dovrà andare in particolare, e per primo, in via straordinaria, a dare una mano a quei Comuni che hanno visto nelle alluvioni o nel maltempo perdere parte dell’impiantistica che avevano.

Tutto ciò richiama l’idea che noi possiamo su questo garantire e costruire filoni che anche qui creino opportunità e condizioni di lavoro in questo caso intervenendo sulle strutture in quella parte che dicevo per dare una mano al tema di ripartire le opere pubbliche.

Dal punto di vista del mondo del lavoro e dell’impresa abbiamo scelto due direttrici. Come veniva richiamato, c’è la necessità di garantire attrattività per un territorio che sta conoscendo una nuova grande stagione. Non c’è solo Philips-Saeco. Ribadisco che chi cerca di fare shopping troverà la nostra opposizione. C’è anche Philip Morris, Danfoss, Lamborghini e potrei proseguire. Ne abbiamo già discusso. Sono opportunità e interventi che porteranno miliardi di euro di investimento e soprattutto nuove migliaia di posti di lavoro.

Per questo abbiamo deciso, anche accogliendo proposte che arrivano bipartisan da quest’Aula, di portare a 10 milioni di euro, come ricordava anche l’assessore Petitti, il Fondo per l’attrattività e a 25 milioni di euro nel triennio, e se avremo più risorse le aumenteremo anche, quello per l’internazionalizzazione.

Su questo l’assessore Palma Costi, che ha fatto un grande lavoro, richiama sempre la necessità oggi di portare da 26.000 che erano a oltre 30.000 le imprese che accettano la sfida di affrontare i mercati europei internazionali.

Nell’export stiamo volando, le nostre imprese stanno volando, perché il made in Italy è sempre più cercato e in quel made in Italy l’Emilia-Romagna gioca un ruolo da protagonista. Perché ho parlato di agroalimentare? Perché l’agroalimentare dell’Emilia-Romagna, con i suoi 6 miliardi di euro di export, è la prima regione nel contributo complessivo per circa un 20 per cento all’export intero nazionale di quella voce. Così come dobbiamo sostenere la nostra manifattura. Per fortuna che anni fa si decise qui di non smantellarla o indebolirla. La manifattura sta conoscendo, a fronte della crisi drammatica dell’edilizia, numeri anche di occupazione superiori a quelli che persino chi ci lavora pensava di poter ottenere. E allora per mantenerla? Ecco, il ragionamento che facevo in precedenza: università e centri di ricerca, come lo stesso assessore Bianchi ha scritto nel Patto per il lavoro – devono andare assolutamente insieme, perché è puntando sulla qualità che il nostro territorio, il nostro sistema produttivo ce la può fare non solo a garantire lavoro di qualità, ma anche a garantire produzioni che avranno un costo sempre superiore, ancora per molti decenni o forse per sempre, ad alcune parti del mondo, ma che per qualità potrebbero continuare a essere irraggiungibili.

Ecco, lì dentro ci sta il lavoro per le imprese, e non solo. C’è il tema di provare a superare quella che è stata la vera e propria palla al piede di questo Paese e in parte anche della Regione Emilia-Romagna: il blocco dei consumi interni. Abbiamo bisogno di farlo, e i segnali sul turismo, in particolare interno, ci dicono che le persone stanno cominciando a spendere qualcosina in più di quello che spendevano prima. L’Italia è tra i primi Paesi al mondo per risparmio privato, e il risparmio privato è cresciuto persino nell’attraversamento di questa crisi drammatica che ha colpito l’Europa e soprattutto noi, in particolare per i nostri ritardi strutturali. Ma quel meccanismo di spesa avviene se c’è una speranza e una fiducia nel futuro.

Proprio per queste ragioni abbiamo deciso, con Elisabetta Gualmini, di sostenere, a proposito di edilizia e di casa, con l’aggiunta di un milione di euro ai dodici già previsti, perché hanno partecipato anche in questo caso, tantissime giovani coppie o single sotto i quarant’anni per aiutarli a darsi una prospettiva di vita a partire dall’acquisto di un appartamento. Quello ci fa dire che forse, così come il quasi raddoppio del numero dei mutui in un solo anno, si sta avviando una nuova stagione di fiducia.

Ad ogni modo, non possiamo dimenticare che fiducia significa anche mettere in campo, un po’ più del passato, investimenti pubblici nelle opere pubbliche. Attraverso i fondi nazionali, mai così cospicui da anni come questa volta, sia nella legge della buona scuola per l’edilizia scolastica, sia nel comparto del provvedimento “Italia sicura”, per passare finalmente dopo decenni da investimenti in emergenza a investimenti in prevenzione, ci permettiamo, al netto delle risorse che riguardano la ricostruzione dopo il terremoto, di guardare il futuro con maggiore ottimismo. Anch’io credo che noi diamo tanto rispetto a quello che riceviamo. È pur vero, tuttavia, che questo Stato ha messo a disposizione di questa Regione sei miliardi di euro, che noi non avremmo mai avuto, per coprire al 100 per cento i danni di privati, siano essi famiglie, cittadini o imprese. E adesso noi dobbiamo lavorare per correre.

Rammento che, proprio l’altro giorno, abbiamo tenuto il settimo o l’ottavo (non ricordo a memoria) comitato istituzionale – ogni mese l’assessore Palma Costi ne convoca uno, insieme a me, con tutti i sindaci del cratere – e ho detto ai sindaci che mi augurerei che quest’anno fosse l’anno in cui per la prima volta, dopo soltanto tre anni e mezzo, qualche comune cominci da quel cratere a uscire, perché non ci sono più né Sfinge né Mude, i famosi interventi per i privati o per la parte pubblica di intervento a famiglie e imprese. E se noi riusciremo a ridurre, nemmeno di poco, i comuni che escono dal cratere definitivamente, vorrà dire che quella ricostruzione, anche nei fatti oltre che simbolicamente, è davvero in corsa.

Dobbiamo accelerare, però, ancora di più. E abbiamo ottenuto, come avevamo chiesto e scritto, alcuni provvedimenti che non erano né banali né scontati. Confermo che i cosiddetti MAP li chiuderemo tutti. Abbiamo accolto però, credo anche giustamente, la richiesta delle ultime poche centinaia di persone che vivono e che chiedono di attendere di ritornare nelle proprie abitazioni o che hanno qualche problema sociale, d’accordo con i sindaci, di portare pazienza e attendere, perché eravamo nelle condizioni, se volevamo, di poterli chiudere tutti. Peraltro, andate a leggervi i numeri di quante erano le decine di migliaia di persone colpite in quelle due drammatiche giornate del 20 e del 29 maggio di tre anni fa e andate a vedere adesso i numeri di quante sono le persone che sono rimaste lì. A tal riguardo, chiederei a tutti di lasciare da parte la speculazione elettorale e guardare in faccia la realtà. Se lo ritenete, andate a studiarvi le ricostruzioni di fronte alle tragedie in questo Paese, andando anche a rivedere quanti anni impiegò una ricostruzione che è di esempio, e va riconosciuto, come quella attuata in Friuli Venezia Giulia: oltre dieci anni.

Noi, allora, dobbiamo correre, perché abbiamo bisogno di dare una mano laddove oggi la ricostruzione è stata più difficoltosa, anche perché c’è un tema di pregio artistico e architettonico. Penso ai centri storici, ad alcuni monumenti, ad alcune chiese e via elencando. Ottenere le zone franche urbane non è stato banale. Ci sono le risorse e anche le regole con le quali poter spendere quelle risorse per far ripartire i centri storici. Comunque, abbiamo detto – e prendo un impegno – che l’anno 2016 sarà l’anno in cui concentreremo ulteriori risorse, anche regionali, sul tema dei centri storici per farli ripartire.

Abbiamo ottenuto altri 160 milioni di euro, grazie agli emendamenti dei parlamentari dell’Emilia-Romagna, e non faccio nessuna distinzione di colore politico. A me interessa che si ottenga un risultato per i cittadini e non per le parti politiche. Ci mancano tra i 500 e i 600 milioni di euro complessivi, e abbiamo detto che li vorremmo portare a casa in corso di legislatura. Ebbene, già nel primo anno in cui abbiamo lavorato insieme al Governo ci viene un riconoscimento di 160 milioni di euro, che il prossimo anno andranno dentro a quel mezzo miliardo di euro – mezzo miliardo di euro –, extra rispetto a ciò che si spenderà per la ricostruzione – parlo di miliardi di euro – per privati e imprese, innanzitutto per l’edilizia scolastica, per la quale sono previsti interventi su oltre 220 edifici. Sto scrivendo ai centosessanta sindaci, uno a uno, per dire loro che i tre quarti di cofinanziamento nazionale sono pronti, grazie al lavoro che la Regione e l’assessore Bianchi hanno svolto, e che possono essere messi in disponibilità, perché sappiamo che cantieri vuol dire progettazione, professionisti, imprese che li vincono e che, essendo tutti cantieri di piccolo e medio taglio, è molto probabile che rimangano sul territorio, quindi tanti operai – ci auguriamo – che possono lavorare.

Lo stesso dicasi per gli investimenti sul dissesto: 150 milioni di euro tra prevenzione ed emergenza; in quella voce continuiamo a investire, come l’assessore Paola Gazzolo ci ha chiesto, quasi pregandoci per la situazione del nostro territorio, perché il piano decennale non solo lo porteremo avanti, ma lo stiamo finanziando come mai era stato fatto.

Dentro a questo, ovviamente, ci sta quella parte di fondi privati sul tema delle infrastrutture. Questa legislatura o è o non è; se non è, il primo responsabile si chiama Stefano Bonaccini. O riusciamo a far partire infrastrutture già decise nei territori, votate democraticamente nelle Istituzioni, che da anni, alcune da decenni, vedono gli slogan nelle campagne elettorali, ma mai non realizzate nemmeno aperti i cantieri, oppure rischieremo di pagare in termini di competitività territoriale proprio laddove insistono distretti industriali tra i più importanti al mondo. E a chi dice “no” a quelle opere chiedo in sostituzione che cosa vuol fare per difendere il lavoro o crearlo. Ce lo dica. Non l’ho mai sentito dire. Ce lo dica. Ci dica come si garantisce competitività laddove insistono distretti tra i più importanti al mondo, a partire dal biomedicale o da quello ceramico, e potrei tranquillamente continuare.

Abbiamo messo in campo un pacchetto, primi ad approvarlo insieme al Governo, che dice cosa va fatto. Sono poche opere, che però daranno competitività e offriranno anche, con miliardi di euro di investimenti, opportunità di lavoro. Chi parlava di decrescita felice credo in questi anni sia stato costretto ad ammettere che di felice ci siano rimaste molte poche persone.

Abbiamo bisogno, però, di una nuova crescita, e avevamo detto cura del suolo, del territorio e dell’ambiente. Della lotta al dissesto ne ho già parlato. L’assessore Donini ha impegnato la nuova legge urbanistica, che mi impegno qui ad approvare entro l’anno o i primi mesi del prossimo anno – l’assessore Donini è più fiducioso di me di farcela nell’anno –, che vuole andare in una direzione nuova per questa regione. Ne abbiamo già discusso e ne discuteremo. Si stanno tenendo incontri presso i territori per raccogliere opinioni e pareri. Lo rifaremo una seconda volta, prima di portare la legge in aula, che discuteremo insieme, e non solo nelle Commissioni, come è previsto giustamente per legge, ma anche con un confronto pubblico, perché dobbiamo arrivare al consumo a saldo zero di suolo, che però, se non vogliamo che rimanga uno slogan per prendere gli applausi di fronte ai cittadini nelle assemblee, deve vedere delle norme di premio. Dunque, rigenerazione e riqualificazione urbana che, come per le fusioni, possa avere una partenza di premialità per coloro che lì vogliono investire.

Ma può essere una nuova stagione. Si è consumato fin troppo suolo, e abbiamo bisogno, dentro a quella legge, dentro alla lotta al dissesto, di dare una mano straordinaria alla montagna. Per fine gennaio è convocata − questo sì, per colpa mia, con qualche mese di ritardo − la Conferenza di tutti i Comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo. In quella occasione, vogliamo trovare insieme le ragioni, le condizioni per cui non sia più un problema di quello o quell’altro assessorato. Deve essere un lavoro congiunto, trasversale che mette la montagna e il suo futuro al centro di politiche per i prossimi anni, con un vero e proprio piano e accordo di programma.

Peraltro, all’interno del PSR, come sapete, il 36 per cento delle risorse dei Fondi europei vanno verso la montagna, per una scelta, ovviamente, che rappresentava la precondizione per dire le cose che sto dicendo. Per garantire − e per far sì che non resti uno slogan − che le persone che in montagna ci vivono non debbano venirne via, la condizione è quella che abbiano servizi al pari di chi vive in pianura o in collina e abbiano opportunità di sviluppo. O il lavoro lo si difende e, addirittura, si impianta qualcosa di nuovo, o non ce la potranno fare.

All’interno del tema della tutela del suolo, del territorio e dell’ambiente vi è tutto ciò che riguarda la voce “economia circolare”, che peraltro – e vi ringrazio − ha trovato in questa sede una discussione molto seria, anche aspra su alcuni punti, ma che ci ha permesso di approvare quella nuova legge che continuo a considerare la più avanzata in questo Paese, di livello, tra le migliori in Europa. Anche in questo caso, la sfida è quella di provare a raggiungere nel 2020 quei numeri che non sto a ripetere, ma che ci collocherebbero davvero in un contesto straordinario che permetterebbe di cominciare a spegnere qualche inceneritore e a chiudere quasi tutte le discariche, tranne alcune per i rifiuti speciali.

È una nuova idea di società, dentro la quale il Piano dell’aria, il Piano dell’acqua, il Piano dei rifiuti devono trovare una propria cogenza, anche perché siamo stati tra le prime cinquanta Istituzioni, compresi gli Stati, come sapete, a firmare prima della Conferenza di Parigi, che tutto sommato, per la prima volta nella storia, ha ascoltato i richiami di tanti nel mondo, a partire da Papa Francesco, rispetto all’idea che dobbiamo tutelare definitivamente il bene più prezioso che abbiamo, ossia il nostro pianeta e il suo destino. Il fatto di diminuire le emissioni di gas climalteranti in atmosfera lo prendiamo sul serio, a partire dal nuovo bando che è già stato inserito nel PSR con fondi agli agricoltori che vorranno dare una mano in quel senso.

Avevamo detto che l’ultimo della fila deve sempre tagliare il traguardo. La nostra sanità è di qualità, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Siamo primi in una classifica e secondi in un’altra, ma non me ne frega niente. Insieme ad alcune Regioni a noi vicine, abbiamo una delle migliori sanità al mondo. Se l’Italia è seconda solo al Giappone per aspettativa di vita qualcosa dovrà pur dire, a meno che tra noi non ci vogliamo prendere in giro. Peraltro, ringrazio il lavoro che ha svolto l’assessore Venturi nei pochi mesi in cui è stato alla guida, nella Commissione competente, della Conferenza delle Regioni, ma che ha dovuto abbandonare, suo e mio malgrado, perché il sottoscritto ha acquisito la guida di quella Conferenza. Si è fatto apprezzare da tutti, trasversalmente. Basta chiederlo a coloro che governano le Regioni e gli assessorati di competenza.

Si tratta del pragmatismo tipico dell’Emilia-Romagna, che non chiede solo soldi. Ogni tanto leggo che la sanità sarebbe soltanto una questione di più risorse, e lo è. Al 2019 non potremo mantenere la stessa cifra che si spende adesso, e ne discuteremo con il Governo. Certamente, in alcune realtà “più soldi” non ha voluto dire − non prendiamoci in giro − più qualità e quantità dei servizi erogati.

Peraltro, la sanità sta cambiando, deve cambiare, anche per come è cambiata la società. Sempre più i cittadini chiedono meno ospedalizzazione e più domiciliarità, con una battuta o uno slogan. Sempre più vengono apprezzate le aperture di Case della salute nei territori, perché portano servizi, insieme alla medicina di base, vicino ai cittadini.

Non chiuderemo un solo ospedale. Lo ribadisco. Chi dice che li chiuderemo mi faccia un esempio e andiamo a fare le assemblee insieme nei luoghi in cui dovrebbero chiudere. Certamente, tagliare un po’ di posti letto (che, tra l’altro, non si utilizzavano) non è certamente segno di mala sanità. Il tema è come riorganizzi la sanità e come le risorse le fai diventare produttive, in una riorganizzazione che certamente, comunque, non vedrà un solo euro di taglio − anzi − per il prossimo anno e che garantirà per la sanità dell’Emilia-Romagna il livello di qualità cui l’avevano portata coloro che ci hanno preceduto, sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista, ovviamente, professionale.

Provvederemo al riordino. A Modena abbiamo firmato una delibera affinché si vada alla sperimentazione dell’unificazione di due grandi ospedali cittadini. È l’idea che se, invece di due cardiologie, ne hai solo una, e usi quella, ad esempio, non è detto che vada peggio. Forse, in termini di efficienza, può andare persino meglio a livello di lavoro coordinato tra i professionisti.

Avete visto che non scherzavamo quando dicevamo che avremmo ridotto i tempi di attesa delle liste sanitarie. Ora il vero problema sarà mantenere tali standard, ma io sono convinto che ce la faremo. Lo abbiamo fatto addirittura mettendo risorse, assumendo 149 nuovi professionisti, più o meno tutti giovani, oggi a tempo determinato, ma lavoriamo e lavoreremo perché sia possibile assumerli a tempo indeterminato, per dare anche un contributo al tema dell’occupazione.

Abbiamo rotto alcuni tabù e − confermo − dal 1° marzo, a chi non si presenterà alle visite e non avrà un buon motivo di giustificazione, come già fa qualche altra Regione, noi faremo pagare il ticket. Si chiama, a mio parere, “giustizia sociale”. Se prenotare è un diritto, presentarsi è un assoluto dovere.

Pensiamo al welfare e al grande lavoro − la ringrazio per questo − che l’assessore Elisabetta Gualmini sta svolgendo, cercando di tenere ciò che tanto di buono c’è in un welfare da sempre definito sui livelli scandinavi, ma che ha bisogno del cambio della società, così tumultuoso, di trovare nuove misure e nuove ragioni. Potrei parlare di tante cose, ma cito le due fondamentali, che sono novità per questa Regione. La prima riguarda l’azzeramento dell’IRAP per le aziende che si dedicano ai servizi alla persona, unitamente all’azzeramento per quel privato accreditato sociale che corrisponde ai servizi per le persone. Non eliminiamo quella tassa. Ci mettiamo noi le risorse. Questo sarà ossigeno per i territori per provare a garantire, addirittura, più quantità non abbassando − perché l’accreditamento a questo serve − la qualità dei servizi che vengono erogati. Servire le persone non è come servire delle macchine. Ai bambini, agli adulti, agli anziani e alle persone non autosufficienti vogliamo garantire un qualcosa che sia corrisposto al tema della qualità della vita, che per noi non è mai − l’ho sempre detto − solo creazione di benessere e di ricchezza, che, peraltro, per noi rimane comunque un valore. Altrimenti, se non hai nulla da distribuire, come fai ad aiutare chi ha meno?

Dall’altra parte, vi è il provvedimento dell’inclusione sociale. Lo abbiamo fatto con le politiche attive sul tema del Fondo sociale europeo, ma dentro è presente un nuovo provvedimento. Qualcuno parla di carità. Se noi diamo una mano a coloro che vivono in povertà che, seppur molto meno che in altre parti d’Italia e d’Europa, sono raddoppiati negli ultimi anni, mi si dica pure che faccio la carità. Se do un assegno di qualche centinaio di euro − che non risolverà i problemi della vita − a chi fa fatica ad arrivare alla seconda settimana del mese (non alla terza o alla quarta) io vado orgoglioso del provvedimento che questa Giunta e questa Assemblea vuole prendere. Unitamente − credo se ne possa dare atto da parte di tutti, indipendentemente dall’appartenenza – a quei 600 milioni di euro che il Governo, per la prima volta, renderà in particolare per i minori (se ho letto bene il provvedimento), cioè di coloro che vivono in povertà, noi sommeremo le due risorse. Perché abbiamo parlato di 15 milioni di euro e non di 30-35 a regime? Perché quella legge vogliamo scriverla insieme a voi. Vogliamo lasciare il protagonismo di una nuova legge che va scritta (perché non esiste) all’Aula, alla Commissione, al confronto con le parti sociali. Vogliamo provare a farlo insieme, però − anche qui − non dandoci un tempo infinito, ma entro l’anno. Abbiamo immaginato che, se entro luglio ce la faremo, noi quest’anno spenderemo una parte di quelle risorse, ma ne andrà a regime una parte rilevante.

Abbiamo bisogno di dare una mano a chi è in difficoltà, perché noi – come ho detto prima − non vogliamo lasciare indietro e da solo nessuno.

Per finire, una Regione sempre più europea con la testa rivolta al mondo. Proseguiremo nei rapporti internazionali che abbiamo ulteriormente accresciuto all’Expo. Ci hanno detto che siamo stati l’unica Regione ad aver accolto tutte le delegazioni straniere che chiedevano un appuntamento o un incontro. Per la prima volta vogliamo guardare anche all’Africa, che può diventare da problema – non un problema per noi, ma un problema per chi vive nella difficoltà e nella povertà − una opportunità di sviluppo per il futuro. Ci sono parti dell’Africa che stanno finalmente conoscendo una nuova stagione di opportunità che, però, rischia di essere vanificata se non consolidata anche nei rapporti con il resto del mondo. Consolideremo, ovviamente, il rapporto con l’Europa, ma anche con la Cina e gli Stati Uniti, perché credo di non sbagliarmi se dico che chi oggi guarda al mondo, se non sa cosa succede in quei due Paesi, fa fatica a capirne le conseguenze per il futuro. Avevo detto che il pilastro della sobrietà deve essere accompagnato a quello della legalità. Entro il 21 marzo approveremo il Testo Unico di legge contro le mafie e per la legalità. Credo che questo sia un dovere, anche alla luce di quello che è accaduto in questa terra, che ha, a mio parere, la necessità di riconoscere che le mafie ci sono e ci sono da tempo e che, però, io ne sono profondamente convinto, ha gli anticorpi nel mondo del lavoro, dell’impresa, dell’associazionismo, del volontariato, delle Istituzioni, di farcela per poter sconfiggere quel vero e proprio cancro. Qui dobbiamo stare uniti, dobbiamo stare insieme. Ce l’abbiamo fatta, avete visto, a ottenere, a differenza di quello che si immaginava, che il processo Aemilia partisse nelle udienze preliminari qui. Abbiamo detto che siamo disposti a mettere 350.000 euro e dico qui che se c’è bisogno di qualcosa in più lo faremo, perché possa tenersi a Reggio, ma le competenze nostre si fermano lì. Non possiamo essere noi quelli che hanno le competenze, per sapere quale tipo di organizzazione e per garantire in primo luogo la sicurezza, per un processo di quel tipo che deve essere organizzato. Sui temi della legalità procederemo e il Testo Unico può essere un appuntamento importante.

Ho ringraziato – lo incontrerò il 29 a Roma – Raffaele Cantone, che ha voluto pubblicamente l’altro giorno a Bologna, in Cappella Farnese, dare un riconoscimento a quella legge, che per me deve essere la legge non della Giunta Bonaccini, ma la legge di tutta l’Assemblea legislativa, per il lavoro che dovremo fare quest’anno e gli anni a seguire.

Infine, continueremo a stare sul territorio e lo faremo con umiltà. Sappiamo che non siamo usciti definitivamente dalla crisi, anche se le prospettive sono di essere noi tra le locomotive del Paese. Sappiamo che abbiamo tanti difetti da correggere, ma sappiamo che con l’umiltà che serve abbiamo anche tanta determinazione in corpo. Per questo ci vedete ogni tanto anche sorridere. Vorremmo che la politica provasse a regalare anche un po’ davvero di speranza e di fiducia nel futuro.

Staremo poco in ufficio e staremo ancora molto tra la gente. Non so se avremo tutte le risposte che servono per farcela, ma so che non ci mancherà la volontà in velocità di provare a dare quelle risposte.

Abbiamo portato la Giunta otto volte sui territori. Certo, una Provincia ci ha visto due volte, ma perché partimmo da San Felice nel modenese, perché abbiamo chiamato tutti i sindaci dei Comuni terremotati in un luogo che era abbastanza centrale rispetto ai territori colpiti. Completeremo, fino ad arrivare a febbraio-marzo, il giro di tutte le Province e dei territori dell’Emilia-Romagna, così come sono quasi ormai duecento i Comuni che io stesso ho visitato. Entro due anni o entro la fine del prossimo anno, vorrei farli almeno una volta tutti quanti. Proveremo a fare così. Proveremo, insomma, a ridare dignità alle Istituzioni, al loro lavoro e soprattutto proveremo a recuperare lavoro e prospettive per chi è disperato, proveremo a garantire a chi va bene di proseguire a farlo, soprattutto in quell’idea della qualità della vita che noi esprimiamo: qualsiasi cosa accada al cittadino o alla sua famiglia ci saranno sempre le Istituzioni pronte a dare una mano per affrontare il bisogno che in quel momento si sta vivendo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, presidente Bonaccini.

Apro il dibattito generale unico sui cinque oggetti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Intervengo soprattutto per notare che la parte che mi sembra più debole stranamente di questo programma è proprio quella che riguarda il lavoro e le problematiche del welfare, che a me evidentemente stanno invece molto a cuore e sulle quali penso che sarebbe del tutto possibile una collaborazione fra tutti noi. Tutti noi, infatti, sicuramente abbiamo a cuore il problema dell’occupazione da una parte e il problema di dover fronteggiare situazioni di povertà nuova e di miseria, nonché problematiche riguardanti gli insediamenti produttivi come quella di estrema attualità che abbiamo avuto con la Saeco recentemente, ma che è soltanto un esempio di situazioni che tendono a ripetersi.

Al di là di ogni polemica, con spirito certamente critico, ma anche costruttivo, vorrei toccare alcuni punti. Il primo è quello del reddito di solidarietà. Questa previsione non la giudico negativamente, ma non tocca il punto. Qui non si tratta di affrontare, in maniera più o meno episodica, più o meno caritatevole, situazioni estreme di disagio, ma si tratta di cominciare ad affrontare, con i mezzi che si hanno, un compito ormai ineludibile, che è quello di garantire un reddito a tutti coloro che si trovano in situazioni d’incapienza, tanto più adesso che obiettivamente la panoplia degli ammortizzatori sociali si è molto ridotta e più si ridurrà. Si è parlato di 75 milioni di euro a regime. Dovremmo cercare di dare un’interpretazione più sistematica, almeno un inizio e da questo punto di vista la proposta che fu fatta allora dal presidente dell’INPS Boeri non è priva di razionalità, perché se proprio dobbiamo scegliere una fetta, una parte, uno spicchio di questa società particolarmente esposta al rischio della povertà dobbiamo dire che questa coincide con quella che non ha raggiunto la pensione, non ha raggiunto redditi di trasferimento previdenziale, che magari è ancora occupata, ma che se perdesse per disgrazia l’occupazione sarebbe precipitata da un giorno all’altro nella più nera disperazione. Avendo avuto molto a che fare professionalmente con le vicende degli esodati vi posso assicurare che è una situazione davvero tragica.

Pensiamo – questa era l’idea che a me piaceva del presidente Boeri, non è stata coltivata a livello nazionale, ma dovrebbe esserlo nelle realtà territoriali – che esiste una fetta di popolazione, quella compresa tra i 55 e i 65 anni, che non ritrova lavoro se lo perde e che non ha ancora la pensione perché la pensione si prende sette, otto, nove anni dopo e non ha, invece, come gli ultrasessantacinquenni, un assegno sociale, l’unica forma di reddito garantito che abbiamo in Italia. Dobbiamo studiare questa fascia, comprendere quanti sono (secondo me circa diecimila) quelli privi di occupazione e di pensione in questa fascia qui. Su questi si potrebbe concentrare l’intervento regionale. Almeno in questa Regione per chi non è più in età lavorativa – e in età lavorativa non si è più una volta passati i 50-55 anni – l’assegno sociale c’è e c’è per tutti, o dallo Stato o da questa Regione. E per gli altri? Questo è un altro profilo nel quale io non trovo risposte in qualche modo tranquillizzanti, anche se le intenzioni sono sicuramente positive, perché il Piano per il lavoro evidentemente manifesta un’intenzione, ma non mi pare che dia per adesso molte soluzioni.

Per coloro che non sono più in età lavorativa si tratta di trovare un reddito garantito, ma per quelli che sarebbero ancora in età lavorativa si tratta di trovare un lavoro, non tanto un reddito garantito quanto un lavoro garantito. E qui noto la strana assenza in quello che ho letto anche dell’utilizzo di istituti che sono stati rinnovati proprio dalla legislazione nazionale. Il Jobs Act è un insieme di normative delle quali ho detto e dirò sempre peste e corna, però devo anche riconoscere che nel decreto n. 81 sono stati rifinanziati i contratti di solidarietà espansiva, contratti che sono – ricordiamoci – dei contratti collettivi, e quindi questo istituto si sposa e si interseca perfettamente con il Patto per il lavoro. Rifinanziati i contratti di solidarietà espansiva, rifinanziati sotto l’incentivo dato da parte del datore di lavoro, resta da sapere che possibilità in concreto vi sarebbero.

Io spero – e al riguardo ho anche fatto delle richieste – che la Regione voglia anzitutto, in via preliminare, comprendere quali sono le possibilità di incrementare sostanzialmente l’occupazione attraverso questo strumento. Un’indagine demoscopica che accerti quanta gente sarebbe disposta, secondo me moltissime, a ridurre di una giornata, da cinque a quattro, la giornata lavorativa, o incondizionatamente, anche senza compenso – lo vedo dal numero di persone che mi chiede di questa possibilità –, o con un compenso parziale, una metà circa da finanziare attraverso il welfare aziendale e attraverso la contribuzione regionale, potrebbe essere una prospettiva estremamente importante, che io vorrei che venisse coltivata. Del resto, non si può soltanto sperare in un miglioramento della condizione economica internazionale, ma bisogna anche cercare di mettere a frutto tutte le possibilità che ci sono implicitamente nella circolazione del nostro sistema.

Aggiungo anche che mi piacerebbe molto che la nostra Assemblea facesse un gruppo di studio, prevedesse un momento di riflessione su ciò che sta per accadere nel campo della sicurezza sociale. Ho detto spesso che stanno per succedere cose molto gravi, perché la restrizione degli ammortizzatori sociali, a partire dalla cessazione dell’indennità di mobilità, dal venir meno a breve della cassa integrazione in deroga, ci porrà problemi molto importanti, molto gravi, e quindi credo che come Regione dovremmo affrontarli in quanto tali, anzitutto in sede di studio e poi per un intervento organico.

Infine, credo che le lezioni che ci stanno arrivando da casi molto noti su cosa significa l’insediamento nella nostra regione di imprese non aliene a una certa rapacità – la classica multinazionale che viene, rileva il know-how e se ne va – ci dicano che forse occorre mettere a punto un modello di comportamento e di normativa per l’insediamento di nuove attività produttive, che consenta poi di evitare le delocalizzazioni del tipo di quelle a cui abbiamo assistito e stiamo assistendo recentemente.

Questa è un’attività che, secondo me, deve valorizzare non solo e non tanto ciò su cui si è puntato anche a livello nazionale, ossia la revoca di privilegi o di incentivi concessi all’azienda nel momento del suo insediamento ma, approfittando della disponibilità di queste imprese in quel momento, ma soprattutto la finalizzazione esplicita di questi interventi di aiuto e di sollecitazione all’occupazione di dipendenti, magari creando una clausola in favore dei dipendenti che possa, un domani, essere dagli stessi azionata. D’altronde, non vi è dubbio alcuno che l’equilibrio più conveniente, migliore e più efficace in una situazione di quel tipo è quello che prevede l’autotutela degli stessi interessati. E mi sembra che, nell’intera vicenda della Saeco, sia mancato proprio questo profilo. Ci siamo accorti che c’era un impegno ben chiaro al riguardo, ma tale impegno forse non è stato, almeno esplicitamente, adeguatamente sviluppato nel senso della “giustiziabilità” da parte degli altri lavoratori.

In definitiva, mi pare che sulla problematica della sicurezza sociale, da una parte, delle tutele per i lavoratori e per l’occupazione, dall’altra, ciò che è stato presentato dalla Giunta debba essere ancora sostanzialmente integrato.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Daniele Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Poiché è in discussione il bilancio di previsione 2015, cercherò di fare alcune osservazioni fondamentalmente attinenti a sanità e politiche sociali, in quanto sono quelle tematiche che seguo maggiormente in Commissione.

Il 2016 e, di conseguenza, gli anni successivi saranno anni estremamente importanti e delicati per quanto riguarda proprio la sanità. L’unione di più fattori, tra cui la riorganizzazione della rete ospedaliera, la direttiva europea che stravolge i turni di lavoro di medici e infermieri, a cui si aggiunge il mancato rispetto del Patto della salute da parte dello Stato centrale, a nostro avviso crea un mix pericoloso che potrebbe fornire una facile scorciatoia a voi che governate questa Regione e che non battete ciglio di fronte al mancato rispetto dei patti e alle porte sbattute in faccia, ad esempio, quando viene detto alle Regioni di arrangiarsi sulle nuove assunzioni di medici e infermieri, assunzioni che ad oggi sono assolutamente necessarie per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Dovreste ricordare allo Stato centrale, soprattutto oggi che lei, presidente Bonaccini, ricopre il ruolo di presidente della Conferenza Stato-Regioni, che si va ad aggiungere al ruolo certamente importante di presidente della Commissione Sanità della Conferenza Stato-Regioni ricoperto dall’assessore Venturi, che noi lasciamo circa diciotto miliardi all’anno di residuo fiscale nelle casse dello Stato e che, quindi, qualche volta qualche pretesa la potremmo anche avere.

Non vorremmo che, per via della carenza di fondi, dell’impossibilità di assumere nuovo personale, ad esempio, e del taglio dei posti letto imposto da un decreto del Governo, si arrivi alla decisione di chiudere reparti – non dico strutture intere, ospedali – o di convertire diversi plessi ospedalieri in ospedali di comunità o case della salute, su cui ci sono diverse problematiche che affronteremo poi in Commissione, penalizzando, come spesso accade, le zone più periferiche, come ad esempio l’area appenninica.

Per quanto riguarda questo aspetto, accogliamo la sfida del presidente Bonaccini. Resteremo vigili e vedremo come si tradurranno quelle linee approvate poche settimane fa in materia di riorganizzazione della rete ospedaliera, che si dovrà poi rapportare a un calo, che sarà sempre maggiore nei prossimi anni, delle risorse nel settore sanitario.

Altro tema importante, dato il momento storico non semplicissimo, nonostante le parole del Governo Renzi, che parla di ripresa economica, sarà quello delle politiche sociali.  A nostro avviso, dovremmo rimettere al centro delle politiche sociali i cittadini emiliani e romagnoli. Aiutiamo chi ha fatto grande la nostra regione con il sudore e la fatica del proprio lavoro.

Il 2015 si chiude con una vostra timida apertura sulla residenzialità storica e per l’accesso agli alloggi ERP. Dunque, andiamo avanti su questa linea, magari con un po’ più di coraggio. Ad esempio, per quanto riguarda il reddito di solidarietà, che dovrebbe aiutare i cittadini e le famiglie in difficoltà, a cui vanno 15 milioni, che mi pare diventeranno 20 con l’assestamento, applichiamo, anche su questo capitolo, lo stesso metodo; inseriamo, nella legge che arriverà i primi mesi del prossimo anno e che regolamenterà questo nuovo fondo, la residenzialità storica per valorizzare la stabilità residenziale. Un nostro ordine del giorno, che abbiamo presentato quest’oggi e che discuteremo dopo, va proprio in questa direzione.

Lo stesso principio dovrebbe valere anche per il Fondo sociale, per cui sono stati destinati 23 milioni di euro dalla Regione e 15,5 milioni di euro dallo Stato, per un totale di 39 milioni circa. Pochi mesi fa abbiamo contestato in Commissione IV il metodo con cui viene ripartito questo Fondo. È inaccettabile, infatti, che ogni anno il 10 per cento di questa somma venga destinata esclusivamente alle politiche di integrazione, al cosiddetto “contesto pluri-culturale”. Tutto questo è altamente discriminante nei confronti dei cittadini emiliani e romagnoli, perché il Fondo sociale dovrebbe andare a chi ha realmente bisogno, senza fare discriminazioni al contrario nei confronti dei nostri cittadini.

Passiamo, poi, al Fondo regionale per la non autosufficienza: 120 milioni da parte della Regione che, sommati allo stanziamento nazionale, arriveranno a 460 milioni. Mi auguro davvero che dal 2016 si dedichi la dovuta attenzione ai cosiddetti “caregiver familiari”, ovvero coloro che prestano assistenza ai propri cari, per i quali c’è una legge regionale approvata ad inizio 2014 − se non erro − definita un manifesto e basta dalle stesse associazioni che seguono questo campo e intervenute in Commissione Parità qualche mese fa. Dunque, dedichiamo loro, finalmente, la giusta attenzione, perché queste sono persone che spesso si trovano sole, disorientate e senza risorse.

Inoltre, sempre per quanto riguarda il Fondo per la non autosufficienza, rivediamo le linee per il suo utilizzo, che risalgono al 2009. I tempi sono cambiati. La situazione economica delle famiglie e degli Enti locali è cambiata. Non è possibile che, ad esempio, alcuni Enti locali, a seconda della loro situazione economica, inizino a scaricare una parte delle rette mensili per i centri diurni, provocando, così, un aggravio di oltre 300 euro al mese per quelle famiglie che necessitano di questo servizio. Le direzioni da seguire, dunque, dovrebbero essere due: più attenzione per chi accudisce i propri cari a casa e agevolare l’accesso alle strutture residenziali o semiresidenziali, perché su alcuni territori sta avvenendo l’esatto contrario.

Infine, un milione di euro per Rom e Sinti, un milione di euro che, con la vostra legge, che a nostro avviso fa acqua da tutte le parti, porterà soltanto a diffondere questo problema su tutto il territorio. Penso alle micro aree, ad esempio, che non necessiteranno di alcun mutamento alla destinazione d’uso degli immobili eventualmente utilizzati e che, oggi apprendiamo, non necessiteranno nemmeno di una variazione del POC. È questo ciò che stabilisce un emendamento che state presentando oggi e che noi definiamo una vera e propria porcata.

Come vedete, non si fa una discussione sugli stanziamenti giusti o meno giusti. Noi vogliamo fare una discussione su come vengono utilizzati questi fondi. Noi ci auguriamo che il 2016 possa rappresentare un cambio di passo per rimettere al centro gli emiliani e i romagnoli, ma dai primi segnali che ci sono giunti, ad esempio con questo emendamento, dove si dà la precedenza e si concede tutto a Rom e Sinti, ci pare assolutamente impossibile.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti

Non ho altri iscritti in dibattito generale.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Abbiamo ascoltato con interesse il discorso della Presidenza, ritrovando tante affermazioni che avevamo già sentito nel corso di questo primo anno, alcune del tutto condivisibili, anche se certamente non sempre corrispondenti alla realtà.

Nel suo discorso è stata rappresentata una Regione che sembra essersi lasciata alle spalle il peggio, una Regione dinamica, forte e coesa, una Regione ai primi posti delle classifiche. Eppure la percezione − la mia e quella dei cittadini − sembra essere un’altra. Le nostre città sono sempre più insicure, anche se i dati diffusi dalla Regione comunicano un calo di reati. Il lavoro è diventato un miraggio, anche se i dati regionali comunicano che sta aumentando l’offerta e che l’occupazione, anche se per pochi punti percentuali, è in crescita o, comunque, non in diminuzione. L’assistenza sanitaria non è più quella che avevamo, eppure ci comunicate dati trionfalistici, dati che dicono che, se ci sembra che quello che dichiarate non corrisponde alla realtà, è perché sono le nostre categorie mentali ad essere sbagliate. Tutte le fonti che analizzano l’inquinamento atmosferico dicono che siamo uno dei territori messi peggio a livello europeo, eppure i dati diffusi dalla Regione comunicano che la qualità dell’aria migliora.

Insomma, questo trionfalismo ci sembra difficile da giustificare. Nel discorso di insediamento si era parlato di sindrome di propaganda, attribuendola ad altri. Oggi, da questo discorso, sembra emergere che la sindrome di propaganda stia più nella maggioranza che continua a dare annunci che non sempre corrispondono a realizzazioni concrete. Da quel discorso di insediamento, dove erano presenti diverse misure condivisibili, oggi manca un reale riscontro. Sulla ricostruzione post sisma, dalla lettura dei documenti regionali, sembra si sia a un buon punto, ma nella realtà basta andare sui territori, essere lì, verificare, parlare con i cittadini per capire che si è indietro, certamente sul piano privato, ma ancora di più e in modo allarmante sul piano della ricostruzione pubblica.

Camminando per i centri storici, per le campagne delle zone colpite dal sisma si respira ancora un’aria di abbandono, un’aria desolante e sembra quasi che stia avvenendo o sia avvenuto, in parte, un esodo. L’unica cosa positiva è quella rappresentata da tutti quei cittadini che – come si diceva nel 2012 – dovevano dimostrare di essersi rimboccati le maniche; e così, in qualche modo, hanno fatto. I terremoti certamente non si possono prevenire, questo lo disse anche il neo Presidente all’atto di insediamento, quando ancora vi era quel blocco delle trivellazioni o, almeno, delle nuove concessioni, in seguito alla lunga questione della Commissioni ICHESE. Questo probabilmente è vero, ma ci sono anche terremoti indotti, per i quali la Giunta regionale non soltanto non fa abbastanza, ma tende ad escludere che esistano. Io non voglio dire che l’attività umana sia stata l’unica causa della sequenza sismica avvenuta sul nostro territorio tre anni fa, ma non è possibile escludere che non abbia avuto un qualche ruolo nell’innescare quei terremoti, stimolando una faglia, anticipandolo − com’è stato detto da diversi tecnici − magari di secoli, una faglia già vicino al punto di rottura.

Questo per dire che sarebbe auspicabile bloccare ogni attività di ricerca, non soltanto quella che riguarda il fracking e la coltivazione di idrocarburi sul territorio regionale. Parlo di trivellazioni su terra ferma, non soltanto di trivellazioni nel mare Adriatico, tenuto conto anche dei modesti ritorni economici a fronte del rischio, mai escluso completamente, e del grave pregiudizio per la nostra agricoltura e il turismo, oltre alla sismicità indotta.

Sul dissesto idrogeologico la situazione non è diversa, ma qui non c’è alcun dubbio sul fatto che la principale causa sia l’incuria umana e il consumo costante di suolo, che non si arresta. Questa Amministrazione continua nel segno tracciato dalla precedente. Il consumo del suolo non si è arrestato.

Io spero si arrivi ad un ripensamento, si mantenga fede alle promesse e, effettivamente, si aderisca all’idea che nessun nuovo consumo di suolo deve essere approvato, partendo dal blocco delle opere inutili. Abbiamo parlato di autostrade che sono perfettamente inutili. Pensiamo anche al People Mover a Bologna, al Passante nord, su cui sembra ci siano tutti i presupposti per un definitivo abbandono. Forse sarebbe stato il caso di ascoltare chi lo diceva da subito.

Sul dissesto idrogeologico non si può dire neppure che è una questione di mancanza di fondi, perché il problema principale è la mancanza di una progettazione adeguata e di ciò che diciamo spesso in Commissione, ossia il fatto di non rincorrere le emergenze.

Vi sono temi che il Movimento 5 Stelle ha portato avanti sin dall’inizio e sui quali ha avuto in parte ascolto. Purtroppo, altri sono caduti totalmente nel nulla. Penso al tema della riduzione dei costi della politica e della macchina amministrativa. Abbiamo iniziato la corrente legislatura regionale presentando una prima proposta di legge. Alcune cose sono certamente state accolte, e bisogna darne merito. Tra i privilegi di cui proponevamo l’abolizione, il più noto resta il vitalizio, istituto di cui possono beneficiare i consiglieri regionali già in carica e su cui noi abbiamo presentato anche un progetto di legge, tenuto conto che per gli eletti per la prima volta nell’attuale legislatura ne è stata disposta l’eliminazione. L’effetto retroattivo, all’epoca, non si è neppure accettato di poterlo discutere. Adesso ci troviamo ancora con un privilegio su cui non si consente di adottare almeno una riduzione.

Torno alla legalità, perché il presidente Bonaccini ha giustamente sottolineato l’importanza della questione della legalità per la Regione, partendo dalla rilevanza assunta dall’operazione Aemilia, portata a termine, con successo, dall’Arma dei Carabinieri. Ebbene, so che ho già detto queste cose, ma le ripeto perché mi sembra utile.

Nelle nostre proposte c’era anche quella di una Commissione. Quando ci siamo insediati abbiamo visto con una certa preoccupazione che addirittura in nessuna delle sei Commissioni era prevista la competenza della legalità, a fronte del fatto che, però, se ne voleva parlare spesso in Aula. Poi, finalmente, a una Commissione è stata assegnata questa delega. Resta, però, ancora stringente la possibilità di parlare di una vera e propria Commissione. Sono cose, tra l’altro, già anticipate intanto dal Parlamento europeo, che ha attivato una Commissione speciale contro il crimine organizzato, corruzione e riciclaggio dei proventi illeciti, ma poi anche la presidente della Commissione parlamentare Rosi Bindi, al convegno sul contrasto alle mafie, ha auspicato che in ogni Regione potesse nascere al più presto una Commissione permanente antimafia che possa dialogare con la Commissione parlamentare. In alcune Regioni già esiste una Commissione dedicata alla legalità. Questo dato, secondo noi, fa emergere la necessità, anche nella nostra Regione, di un organismo assembleare, che si interfacci, quindi, con la Commissione nazionale e con le altre Commissioni regionali già esistenti in Lombardia, in Piemonte e in Umbria, tenuto conto che per combattere la criminalità organizzata è fondamentale l’unità delle Istituzioni.

Nella proposta di questa istituenda Commissione teniamo insieme il contrasto e la criminalità organizzata di ogni genere ritenendo che unire i due fronti ed evitare di tenerli distinti dal contrasto alla corruzione faciliti l’affermazione di un principio di legalità che ci sembra molto importante.

Dedico soltanto una parentesi a due temi che hanno contraddistinto la nostra azione sia di opposizione, ma anche di stimolo della Giunta. Il primo tema riguarda il reddito di cittadinanza, appena ricordato dal presidente Bonaccini, nessuno deve essere lasciato solo e il secondo è il tema della sanità.

Sul reddito di cittadinanza, come sapete, abbiamo presentato un progetto di legge già a maggio. Al momento siamo stati gli unici, ci sembra, cioè siamo stati i primi. Badate, non ci tenevamo a essere i primi, ma ci sarebbe piaciuto poterci confrontare su progetti di legge di altre formazioni politiche. Si prevedeva l’unione di un contributo economico con politiche attive del lavoro. Quindi, non si critica l’assistenzialismo di per sé, si critica la mancanza di un progetto che vada oltre l’obolo, l’aiuto concreto che si dà in quel momento. Se nessuno deve essere lasciato solo, nessuno deve essere lasciato a se stesso anche rispetto alla possibilità di avere una seconda, una terza, una quarta possibilità nella vita di essere accompagnato in un percorso che lo riqualifichi e che lo renda brevemente autonomo, in grado quindi di reinserirsi nel mondo del lavoro senza essere dipendente da un contributo, per quanto piccolo, che però lo limiterebbe, in ogni caso, fortemente, rispetto poi alla possibilità di essere capace di autorealizzarsi, proprio perché, come diceva il presidente, al bisogno dovrebbe corrispondere un aiuto dell’Istituzione sempre presente, quindi una Istituzione che sia al fianco di ognuno, ma nello stesso tempo che sia al fianco di ognuno con l’obiettivo di rendere il cittadino un cittadino autonomo, adulto, autodeterminato.

Fin dall’insediamento stiamo stimolando la Giunta regionale su questo tema. È vero anche, però, che non abbiamo riscontrato delle critiche al nostro progetto. Ci piacerebbe poter adottare il nostro progetto e apportare le modifiche che si ritengono opportune nel percorso legislativo nella Commissione competente, anche se mi rendo conto che questo è un auspicio che urta con le logiche del vecchio modo di fare politica che, purtroppo, tuttora sopravvive. Quindi, non è stato mai possibile discutere il nostro.

Per quanto riguarda il tema delle politiche per la salute resta fermo che la salute è un diritto garantito dalla nostra Costituzione e per questo deve essere garantito da un sistema sanitario nazionale pubblico, universalistico, finanziato dallo Stato, attraverso la fiscalità generale. Quello che noi temiamo, invece, è che ci sia sempre in corso una privatizzazione strisciante. Siamo contrari al riordino ospedaliero presentato dalla Giunta e che sta portando avanti la Giunta, perché riteniamo che sia volto a favorire, invece, la sanità privata; un riordino, quindi, che porta alla creazione di quello che ci sembra un vero e proprio mercato del malato, in cui, a quanto pare, ci sono ben posizionate, al suo interno, anche le cooperative.

Se fosse il caso che la sanità è diventata un business più sicuro di quello del mattone, noi dovremmo preoccuparci e non vedere l’idea di una sanità aziendalistica come un punto positivo, che possa creare nuova economia, perché la sanità non deve creare nuova economia. Eppure non si spiegherebbe altrimenti il fatto, che si riescano a trovare milioni di euro per fare autostrade e opere inutili che non servono a nessuno e poi si voglia far credere che non ci sono risorse sufficienti per tenere aperti ospedali già esistenti, ospedali ben funzionanti e mantenere il livello richiesto dai cittadini e dalle esigenze dei territori. È giusto mantenere un livello alto di eccellenza, è sbagliato lasciare intere aree periferiche della nostra regione sprovviste di presidi sanitari all’altezza, con una viabilità del tutto inadeguata a raggiungere il più vicino presidio ospedaliero nel tempo utile per salvarsi a volte la vita.

La spesa sanitaria, se accurata, rappresenta un indirizzo strategico prioritario per il Paese. Ci sembra che una sottovalutazione gravissima, invece, sia stata portata avanti in questo senso dalla Giunta. Sul tema, invece – e concludo su questo –, della partecipazione si è parlato di astensione. L’astensione è stato un dato grave e allarmante della scorsa campagna per le elezioni regionali, però io non capisco come mai si ricordi, giustamente, quanto quel 37 per cento fosse un dato insufficiente. Pensate se ci fosse stato un quorum quando si parla di legge regionale sulle campagne elettorali. Forse si sarebbe dovuta fare una seconda campagna elettorale. Eppure, a volte, l’astensione crea allarme nel partito di maggioranza. A volte, invece, il PD invita all’astensione quando si parla di referendum che dovrebbero legittimamente chiamare i cittadini a dire la loro sulla loro vita quotidiana, sulla loro sanità, ad esempio, sul loro ospedale. Mi riferisco certamente a un caso molto recente, che è quello del primo referendum per la sanità in Italia, che si è svolto da poco a Mirandola nella bassa modenese, l’epicentro del terremoto del 2012, in cui in quel caso lì l’astensione faceva comodo. Non capisco perché in alcuni casi legittimamente è un dato che preoccupa e che deve cambiare, deve essere modificato con l’informazione, dall’altro lato, invece, ci si compiace di un’astensione che, anche se si parla di un referendum locale, certamente credo sappiate meglio di me che è dai territori piccoli che si comincia a costruire un nuovo rapporto con la cittadinanza e a rinsaldare il rapporto tra cittadini e politica.

Non credo che si debba temere il voto dei cittadini anche quando presumibilmente sarà un voto contrario. Questo lo dico anche con riferimento al referendum che riguardava le trivellazioni, lo dico con riferimento all’idea per cui la partecipazione è stata sempre complessa, lo dico con riferimento a una legge regionale su cui, spero, potremo presto intervenire tutti insieme, la legge regionale sulla partecipazione che ormai segna il passo e non risponde più, dal mio punto di vista, a quello che ci chiedono i cittadini.

Lo dico con grande rammarico perché se a parole ci si lamenta dell’astensione e poi ufficialmente da parte di segreterie ufficiali targate PD si invitano i cittadini a non recarsi alle urne mi sembra che ci sia un dato incontrovertibile e che a noi spetta segnalare come un’occasione perduta per tutti quei cittadini che purtroppo da questi slogan e da queste pantomime si fanno convincere.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

La valutazione complessiva su questo bilancio da parte nostra è una valutazione positiva, anche perché abbiamo riscontrato elementi positivi che segnalano anche come presentare ordini del giorno e risoluzioni non sia un fatto puramente formale. Parto da qui perché credo sia, almeno dal nostro punto di vista, uno degli aspetti che caratterizza questo bilancio, vale a dire le risorse che vengono stanziate per il reddito di solidarietà o comunque le misure di contrasto alla povertà.

Lo dico con una certa soddisfazione, anche perché i colleghi si ricorderanno che il 28 aprile in  quest’Aula, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione per il 2015, votammo un ordine del giorno che testualmente diceva “Si impegna la Giunta a prevedere dal prossimo bilancio l’introduzione di appositi strumenti di sostegno al reddito, promuovendo la sperimentazione di forme di reddito minimo a partire dal bilancio, stanziando le risorse” e impegnava l’Assemblea ad approvare un’apposita legge regionale per promuovere tale sperimentazione nella nostra regione. Quello era un impegno che abbiamo assunto in quest’Aula – il primo firmatario ero io, poi c’era il capogruppo del Partito Democratico – e ricordo che qualcuno, quel giorno, diceva che quell’ordine del giorno non era completo e, comunque, non era soddisfacente, tanto che si astenne dal voto. Ebbene, a distanza di pochi mesi quell’impegno si è tradotto in una realtà, considerato che oggi, come sappiamo bene a seguito del lavoro compiuto in Commissione, abbiamo a disposizione una prima tranche di risorse destinate a un intervento, che poi naturalmente dovremo dettagliare nella legge. Anche qui, ho apprezzato le parole del presidente Bonaccini, il quale ha chiaramente indicato nel lavoro dell’Aula il punto di partenza per la stesura della legge, così come è stato per la legge n. 1 di questa legislatura, quella relativa al taglio dei costi alla politica,

Ho apprezzato questi aspetti, dal momento che lo stanziamento di una parte di quelle risorse, che ovviamente essendo solo una parte non risolveranno tutti i problemi, che pure esistono, di quelle persone che in questi anni hanno subìto la crisi più di altri e che si ritrovano sotto la cosiddetta soglia di povertà, presenta due caratteristiche molto importanti, che voglio rivendicare con forza. La prima è che si tratta di uno stanziamento pluriennale, cioè va a disegnare una manovra che non solo ricadrà come spot per il prossimo anno, ma che caratterizzerà in maniera strutturale l’intera legislatura. E credo che questo sia un segnale molto importante. La seconda caratteristica è che noi oggi stanziamo una quota di risorse regionali (15 milioni di euro), a cui si aggiungeranno le risorse che arriveranno dal Governo, arrivando così a definire un budget complessivo a regime pari a circa 70-80 milioni di euro.

Credo che questa azione non solo non sia disprezzabile, ma debba essere rivendicata con una certa forza da parte di tutti, in quanto non era scontato, non era semplice. Anzi, se guardiamo quello che stanno facendo le altre Regioni in materia, possiamo dire che questo intervento è oggettivamente più sostanzioso e definisce in modo chiaro l’azione di governo della maggioranza.

Nulla vieta poi che, una volta fatta la legge, naturalmente con il contributo di tutti e con lo spunto e l’elemento di propulsione di chi anche all’interno della maggioranza ha stimolato maggiormente la Giunta su questo dibattito, nei prossimi anni, se avremo la necessità nei prossimi anni di garantire maggiori risorse, potremo andare ad aggiungerne. Però, siamo partiti.

Badate, io non mi iscrivo mai al partito del benaltrismo, per cui serve sempre ben altro. Io penso che, quando si governa, sia anche opportuno rivendicare i risultati che si ottengono. Certo, si può sempre dire che serve qualcosa di più, e magari è anche vero, però intanto siamo partiti, adottando un provvedimento che non ha precedenti in questa Regione e che segnala – questo è un passaggio importante – che siamo consapevoli del fatto che la crisi ha peggiorato le condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone anche in una regione come la nostra e che, quindi, soprattutto da qui dobbiamo partire per cercare di redistribuire le ricchezze.

Del resto, a differenza di quanto detto qui questa mattina da qualche collega, io penso, invece, che questa sia anche una manovra che tende a redistribuire, perché è evidente che si prendono risorse da una parte per cercare di redistribuirle verso la parte della società che ha subìto di più, che sono i ceti sociali più deboli. Quindi, da questo punto di vista questo provvedimento ha un taglio che rivendico con una certa soddisfazione.

Certo, dovremo costruire una legge efficace, che non sia assistenzialista, che abbia caratteristiche puntuali e precise, che sia verificabile, però è una sfida importante ed è una sfida all’altezza della storia di questa Regione, ossia un provvedimento innovativo che ha un taglio sociale importante.

Sono partito da qui perché, quando ad aprile abbiamo presentato quell’ordine del giorno, credo che non tutti fossero fiduciosi del fatto che poi saremmo arrivati a questo appuntamento, a questo momento. Invece, oggi ci siamo. E credo che questo sia un passaggio importante. Indubbiamente, ci siamo arrivati con il contributo di tutti, anche perché da soli non si va mai da nessuna parte – a me questo è molto chiaro –, però è pur vero che, quando abbiamo avanzato quella proposta all’inizio dell’anno, qualcuno l’ha salutata con il sorriso sulle labbra, soltanto in pochi ci credevano, però alla fine siamo qua.

Ricollegandomi a questi aspetti, desidero porre alla vostra attenzione, per analogia al problema delle fasce della società più deboli, le problematiche che colpiscono le fasce del territorio regionale che soffrono di più, tra cui sicuramente si annoverano gli Appennini, la montagna in generale. Anche qui rivendico, con orgoglio per il nostro Gruppo, grazie anche all’azione messa in campo da tutta la maggioranza, l’approvazione degli emendamenti di Giunta e dei Gruppi PD e SEL protesi all’incremento dei fondi destinati alla legge sulla montagna. Parliamo di sei milioni di euro, cifra che non era prevista in passato: siamo passati, con due tranche, da zero a sei milioni. Ecco, queste sono risorse importanti per chi vive in un territorio di montagna e che, come abbiamo avuto modo di dibattere in questa stessa Aula, conosce in questa fase un momento molto difficile a causa delle crisi a noi ben note, a partire dalla crisi Philips-Saeco per arrivare alla crisi di tutto il comparto metalmeccanico presente in quell’area, e penso a DEM e Metalcastello, due imprese che danno lavoro complessivamente a circa 600 persone. Per non parlare di tutto il distretto turistico che vive grosse difficoltà, e mi riferisco all’Appennino bolognese in particolare, ma anche a tutto il territorio della montagna della nostra regione in generale. Ecco che, allora, stanziare risorse che vanno in quella direzione con atti concreti credo sia la prima risposta che deve dare chi governa.

Sappiamo benissimo che servono anche lì investimenti più significativi, serve un piano industriale, come abbiamo avuto modo di ribadire durante l’ultimo Consiglio regionale, perché servono le infrastrutture, perché bisogna aiutare le imprese a mantenere le proprie strutture nei territori di montagna, per assicurare la qual cosa occorre realizzare una serie di interventi ad hoc. Però, anche qui, siamo partiti.

Credo, quindi, che rivendicare queste risorse e questa impostazione complessiva sia importante. Del resto, come Gruppo, quando c’è stato da criticare, non ci siamo risparmiati e non ci risparmieremo; tuttavia, come Gruppo siamo anche in grado, giustamente, di sottolineare gli aspetti positivi, quando ci sono, come anche quando abbiamo dato un contributo a che questi risultati arrivassero.

Penso anche alla cultura e alla scelta di incrementare i fondi destinati alla cultura. Anche qui, siamo partiti da 18 milioni nel 2014 e arriviamo oggi, con gli ulteriori 5 milioni che aggiungiamo, a ben 33 milioni di euro. È anche questo il segno evidente innanzitutto del mantenimento di un impegno assunto dal presidente Bonaccini in campagna elettorale ma anche di una scelta. D’altronde, spesso si parla di creare nuova e buona occupazione, ecco investire in cultura credo sia una scelta vincente, visto che siamo in Italia, Paese in cui il patrimonio artistico e culturale è quello che conosciamo tutti, anche se purtroppo non viene giustamente valorizzato. Bisogna ricordare, comunque, che nella nostra regione il 5 per cento del PIL è generato dalla filiera cultura complessivamente intesa, che sono presenti 33.000 imprese che danno lavoro a 77.000 addetti, e allora investire in quel comparto vuol forse dire che stiamo cercando di individuare concretamente una modalità per creare nuova e buona occupazione in un settore che può essere sicuramente trainante per il nostro Paese e, quindi, anche per la nostra regione. 

Ho citato questi tre aspetti, che ci stanno più a cuore, in quanto delineano un quadro, nel bilancio 2016, che tiene insieme gli aspetti sui quali vorremmo che si caratterizzasse di più la nostra presenza all’interno della maggioranza e l’azione del Governo in quanto tale. L’attenzione verso le fasce sociali più deboli, l’attenzione verso i territori più marginali e l’investimento in un asset strategico come la cultura segnano un’azione che condividiamo molto.

Vi sono stati altri emendamenti a cui abbiamo contribuito nel lavoro in Commissione. Penso, ad esempio, a quello per l’abbattimento per il bollo auto sulle auto ibride di nuova immatricolazione o ai 150.000 euro per supportare gli esercenti che dismettono le slot machine. La ludopatia è un problema che colpisce in particolar modo alcune fasce della popolazione rispetto ad altre, e sappiamo per quale motivo. Si tratta di interventi con un impatto economico minore, ma che segnalano una direzione. Lo stesso discorso vale per la quota di 1,2 milioni di euro, che diventano 2,4 milioni, su un impegno che avevamo chiesto alla Giunta, in sede di approvazione del bilancio 2015, per l’analisi energetica degli edifici. Anche in quel caso, 2,4 milioni vengono destinati su un ordine del giorno approvato in sede di discussione del bilancio 2015, di cui eravamo primi firmatari.

Vi sono aspetti decisamente positivi rispetto alla nostra valutazione su questo bilancio. Certo, ci sono anche aspetti che ci lasciano perplessi e che vorremmo presidiare con attenzione. Ad esempio, penso alla riorganizzazione della rete ospedaliera. In quel settore, vogliamo vederci bene fino in fondo.

A differenza di qualcuno, che sostiene che la Giunta “ha blindato”, penso che il percorso sia appena partito. Lo dico soprattutto ai colleghi del Movimento 5 Stelle. La discussione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera è appena partita. Non è stata blindata. È appena partita, e ciascuno di noi sarà chiamato − penso − a fornire il proprio contributo. Magari la collega Sensoli non sarà d’accordo, però io penso che sia così. Soprattutto non lo penso io, ma lo dice la legge. Se sappiamo come si costruiscono i percorsi, sappiamo che è compito della Giunta approvare. Possiamo discutere sul fatto che sia giusto o meno, ma quest’Aula non è chiamata direttamente a esprimersi, ma le Commissioni esprimono un parere in sede consultiva.

Nessuno ha blindato niente. Si sono semplicemente rispettati i percorsi. Dopodiché, siamo disponibili a verificare concretamente che cosa questo significhi, soprattutto per i territori più marginali, più distanti dal centro.

Attendiamo con particolare attenzione la riscrittura della legge contro il consumo di suolo, in quanto sarà un banco di prova per noi molto importante. Il testo non dovrà e non potrà essere blindato, ma sarà necessario tener conto di tutte le sensibilità di quest’Aula. Come sapete, si tratta di un punto per noi molto importante, così come lo sono altri. Visto che è stato citato anche dal presidente, se i tempi saranno brevi, lo attendiamo con estrema attenzione, perché questo è un banco di prova importante, così come il Piano dei rifiuti che dovremo approvare nei prossimi mesi.

Ho citato questi due aspetti perché vanno a comporre, insieme a sanità e trasporti, gli asset fondamentali sui quali riteniamo debba essere giudicato complessivamente il lavoro di questa maggioranza e della Giunta regionale.

Per rimanere nel dettaglio del bilancio, gli elementi che ho ricordato sono innovativi, ma non li consideriamo definitivi, come ho detto all’inizio, bensì un punto di partenza positivo che, però, non ci può esimere dal misurarci concretamente con la realtà. Traduco in modo più chiaro: come ho detto all’inizio, e ci tengo a sottolinearlo, le risorse che stanziamo per la legge sul reddito di solidarietà e di contrasto alla povertà sono importanti. Penso, però, che tali risorse non saranno sufficienti e penso che, con grande onestà, come abbiamo fatto, dovremo mantenere fede agli impegni e già da oggi dirci che, nel corso dell’applicazione della legge, nella misura in cui ci renderemo conto che quelle risorse non saranno − come io già penso − sufficienti per compiere un’opera complessivamente adeguata, nella triennalità successiva quelle risorse possiamo e dobbiamo aumentarle.

A differenza di ciò che dice, anche in questo caso, il presidente, non abbiamo ancora imboccato la via d’uscita. La condizione della nostra società, anche in Emilia-Romagna, è ancora complicata e tante persone ancora oggi vivono situazioni difficili. Noi su questo dobbiamo esserci, perché la politica − lo dobbiamo dire con chiarezza − recupera credibilità quando fornisce risposte, quando risolve problemi reali, quando trova soluzioni. Altrimenti, rischiamo che il 37 per cento che ci ha votato non cresca molto.

Per ragioni di tempo, devo concludere. Queste sono le considerazioni fondamentali. Ribadisco il giudizio positivo, soprattutto perché questo bilancio − come ho detto e come ho cercato di dimostrare − è anche il frutto di un lavoro di maggioranza che va rivendicato e non va disconosciuto. Questo lavoro, alla fine, dimostra che a determinate condizioni i risultati che si ottengono sono sicuramente migliori rispetto a quando qualcuno pensa di poter fare da sé.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La seduta antimeridiana è conclusa.

Ci vediamo alle ore 14,30 per proseguire il dibattito generale.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,06

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta il consigliere Fabio RAINIERI.

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

È stato presentato il seguente progetto di legge:

 

1774 - Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla legge regionale 17 febbraio 2005, n. 5 (Norme a tutela del benessere animale)". (10 12 15) A firma dei Consiglieri: Pettazzoni, Fabbri, Delmonte, Rancan, Liverani, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Pompignoli

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

1778 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire una adeguata illuminazione nelle strade della "Bassa" ferrarese, rese pericolose dalla nebbia. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Pettazzoni

1779 - Interrogazione a risposta scritta circa l'esistenza di un servizio, nel Comune di S. Giovanni in Persiceto, di videosorveglianza attivato dall'Amministrazione comunale. A firma del Consigliere: Bignami

1780 - Interrogazione a risposta scritta circa gli interventi da attuare per mettere in sicurezza il "nodo idraulico modenese". A firma del Consigliere: Gibertoni

1781 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare affinché le ASL si aprano alla massima trasparenza e comunichino all'esterno i dati e le informazioni aziendali. A firma della Consigliera: Gibertoni

1782 - Interrogazione a risposta scritta circa il recupero, lo stoccaggio e la trasformazione di rifiuti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. A firma della Consigliera: Gibertoni

1783 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire, in ambito scolastico, negli asili nido e scuole materne, la prevenzione del rischio di contagio di malattie. A firma del Consigliere: Bignami

1786 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti i GAL dell'Emilia-Romagna ed i Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento a quello di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

1787 - Interrogazione a risposta scritta circa il punto fisso di raccolta del sangue posto nell'Ospedale di San Giovanni in Persiceto. A firma della Consigliera: Piccinini

1788 - Interrogazione a risposta scritta circa le assunzioni di personale relative al nuovo Polo cardio-vascolare del Policlinico S. Orsola (BO). A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

1789 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della Cooperativa 3Elle di Imola. A firma del Consigliere: Bignami

1790 - Interrogazione a risposta scritta circa il trasporto, da parte di un passeggero, di una bombola di gas su di un autobus, nella tratta Ferrara-Cento. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Pettazzoni

1791 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti alloggi in proprietà dell'ERAP di Pesaro-Urbino e dell'ANAS. A firma della Consigliera: Sensoli

1794 - Interrogazione a risposta scritta circa gli intendimenti sul processo di revisione dei criteri di accesso e permanenza negli alloggi ERP. A firma del Consigliere: Bignami

1795 - Interrogazione a risposta scritta circa l’intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento per il fallimento della società Aeradria che gestiva l’aeroporto di Rimini. A firma della Consigliera: Sensoli

1796 - Interrogazione a risposta scritta circa le modalità e le procedure riguardanti la trasmissione delle rilevazioni delle opere e delle lottizzazioni abusive. A firma del Consigliere: Bignami

1800 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti l'edificio che ospita il Dipartimento Universitario di Scienze Chimiche e Geologiche e Scienze della Vita. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Bargi

1801 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare la diffusione di racket operanti nel territorio regionale, con particolare riferimento al sondaggio relativo alla sicurezza riguardante quartieri bolognesi. A firma del Consigliere: Bignami

1802 - Interrogazione a risposta scritta circa la classificazione ed il futuro dell'Ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria. A firma del Consigliere: Bignami

1803 - Interrogazione a risposta scritta l'assunzione di personale presso l'AUSL di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

1805 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti l'obiettivo di uniformare le modalità di allertamento ed inizio dei soccorsi nelle piste da sci del Corno alle Scale e del Monte Cimone. A firma del Consigliere: Bignami

1806 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione riguardante gli accordi previsti dalla riforma degli ammortizzatori sociali relativi ai fondi bilaterali. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

Risoluzioni

 

1784 - Risoluzione per impegnare la Giunta, in materia di agricoltura e biodiversità, a favorire la conservazione e la trasmissione dei genotipi ancestrali regionali e del patrimonio culturale e colturale legato ai "frutti antichi e dimenticati". (14 12 15) A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Marchetti Francesca, Serri, Cardinali, Lori, Zoffoli, Bessi, Bagnari, Poli, Caliandro, Mumolo, Boschini, Iotti, Pruccoli, Montalti, Ravaioli, Campedelli, Tarasconi, Zappaterra, Sabattini, Rontini

1792 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte al definitivo passaggio di alloggi ora in proprietà dell'ERAP di Pesaro-Urbino ai Comuni territorialmente competenti, adoperandosi inoltre per ottenere dall'ANAS alloggi siti in località Pietracuta da destinare al Comune di San Leo. A firma della Consigliera: Sensoli

1793 - Risoluzione per promuovere il settore vivaistico regionale tramite il riconoscimento dell’Emilia-Romagna come area esente dal batterio della Xylella Fastidiosa. (15 12 15) A firma dei Consiglieri: Bessi, Montalti, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Cardinali, Paruolo, Tarasconi, Campedelli, Zappaterra, Sabattini, Marchetti Francesca, Calvano, Iotti, Rontini

1798 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere le scelte di mobilità sostenibile, con particolare riguardo all'intermodalità fra TPL e biciclette, rendendo anche gratuito il trasporto delle stesse e valutando di concerto con Trenitalia tutte le azioni complementari che possano facilitare tale forma di mobilità intermodale. (16 12 15) A firma dei Consiglieri: Montalti, Rontini, Rossi Nadia, Lori, Bessi, Cardinali, Zoffoli, Serri, Bagnari, Zappaterra, Caliandro, Tarasconi, Pruccoli, Iotti, Poli, Calvano, Prodi, Boschini, Mumolo, Ravaioli, Paruolo, Campedelli, Sabattini, Marchetti Francesca

1804 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad avviare i fondi e gli strumenti di finanziamento attivabili rendendoli accessibili alle grandi imprese, alle PMI ed alle microimprese, prevedere modalità di sostegno differenziato e percorsi semplificati e celeri per accedere alle risorse ed espletare le procedure di selezione privilegiando la modalità digitale rispetto a quella cartacea, promuovendo inoltre tutti gli strumenti di comunicazione utile ad informare le imprese (17 12 15) A firma dei Consiglieri: Montalti, Rontini, Tarasconi, Paruolo, Boschini, Serri, Pruccoli, Campedelli, Cardinali, Zappaterra, Caliandro, Zoffoli, Soncini, Marchetti Francesca, Sabattini, Mori, Poli, Bessi, Lori, Iotti

 

Interpellanza

 

1785 - Interpellanza circa le azioni da attuare per porre all'ordine del giorno della Conferenza Stato Regioni la situazione riguardante l'abbattimento delle barriere architettoniche, ed in particolare il rifinanziamento del relativo Fondo speciale. A firma del Consigliere: Foti

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:

 

1381 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti due carovane di nomadi presenti in Via Gioelli, a Ferrara. A firma del Consigliere: Fabbri

1384 - Interrogazione a risposta scritta circa la società Lepida SpA. A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Bargi, Delmonte, Pompignoli, Rainieri, Pettazzoni, Marchetti Daniele, Liverani

1407 - Interrogazione a risposta scritta circa la prosecuzione del progetto "Sistema a Rete della Linea Gotica". A firma dei Consiglieri: Piccinini, Sensoli, Bertani, Sassi, Gibertoni

1418 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione riguardante la riapertura dell'aeroporto Ridolfi di Forlì e la tutela del relativo personale. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli

1424 - Interrogazione a risposta scritta circa l'ampliamento della discarica "Tre Monti" di Imola e le relative procedure. A firma della Consigliera: Gibertoni

1428 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere definitivamente i malfunzionamenti del ponte levatoio ciclo-pedonale che collega il porto di Cattolica a Gabicce Mare. A firma dei Consiglieri: Pettazzoni, Pompignoli

1431 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato delle procedure riguardanti la realizzazione del Centro integrato di Soccorso per la Val Conca. A firma del Consigliere: Alleva

1452 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti i locali, il personale e le procedure relative all'ex Cie (ora HotSpot) di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

1464 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure e parametri riguardanti gli impianti alimentati a biomassa, con particolare riferimento al " raggiungimento del saldo emissivo". A firma del Consigliere: Foti

1492 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per la conservazione e la valorizzazione del materiale rotabile di FER, con particolare riferimento a quello di rilevante valore per la storia tecnico-ferroviaria e destinato alla demolizione. A firma della Consigliera: Prodi

1530 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire la disponibilità delle risorse opportune per il migliore svolgimento, a Bologna, del processo denominato "Aemilia", con particolare riferimento anche alla tutela del personale penitenziario. A firma della Consigliera: Gibertoni

1531 - Interrogazione a risposta scritta circa i contributi di bonifica, con particolare riferimento ai piani di classificazione predisposti dai Consorzi. A firma del Consigliere: Foti

1532 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da svolgere per attuare il Piano regionale contro la violenza di genere ed il relativo Osservatorio regionale. A firma della Consigliera: Gibertoni

1540 - Interrogazione a risposta scritta sulle iniziative da assumere contro il fenomeno dell’abusivismo commerciale in regione. A firma del Consigliere: Foti

1542 - Interrogazione a risposta scritta sulle iniziative che si intendono assumere sulla regolamentazione della somministrazione temporanea degli alimenti e delle bevande in sagre e feste paesane. A firma del Consigliere: Bignami

1546 - Interrogazione a risposta scritta circa la messa in sicurezza della Strada provinciale n. 28 Tresigallo-Jolanda di Savoia. A firma del Consigliere: Fabbri

1553 - Interrogazione a risposta scritta circa la regolamentazione ed i controlli riguardanti l'utilizzazione dei fitofarmaci ed il sostegno delle tecniche alternative. A firma del Consigliere: Gibertoni

1555 - Interrogazione a risposta scritta circa i contributi erogati dalla Regione Emilia Romagna, per l'edilizia residenziale pubblica, alle cooperative regionali, gli interventi posti in essere ed i recuperi di crediti effettuati. A firma del Consigliere: Foti

1556 - Interrogazione a risposta scritta circa l'aggressione, avvenuta in data 31 ottobre 2015, a Fidenza subita da un pensionato e le procedure di reinserimento sociale riguardanti l'aggressore. A firma del Consigliere: Rainieri

1561 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione e gli interventi da attuare relativamente alla valorizzazione del patrimonio ferroviario dismesso, con particolare riferimento alla linea Budrio-Massalombarda. A firma dei Consiglieri: Bertani, Piccinini, Sensoli, Sassi

1574 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire la copertura telefonica nella provincia di Piacenza, con particolare riferimento alle zone montane. A firma dei Consiglieri: Molinari, Tarasconi

1579 - Interrogazione a risposta scritta circa la crisi del mercato del latte vaccino in Emilia-Romagna e le iniziative da attuare per contrastarla, salvaguardando inoltre i prodotti "Made in Italy". A firma dei Consiglieri: Rainieri, Marchetti Daniele, Delmonte, Pettazzoni, Pompignoli, Fabbri, Rancan, Liverani, Bargi

1583 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare il "made in Italy" nel settore caseario ed i produttori di latte. A firma del Consigliere: Torri

1584 - Interrogazione a risposta scritta circa la realizzazione della linea ferroviaria Portomaggiore-Dogato. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani

1585 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica ad extracomunitari e le relative morosità. A firma del Consigliere: Bignami

1586 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per esprimere solidarietà nei confronti degli appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria vittime di episodi di violenza da parte dei detenuti. A firma del Consigliere: Foti

1594 - Interrogazione a risposta scritta circa l'apertura di un tavolo di confronto con i territori interessati alla Strategia Nazionale per le Aree Interne, con particolare riferimento ai Comuni montani della provincia di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

1595 - Interrogazione a risposta scritta, circa le azioni da attuare per contrastare le aggressioni di lupi e di cani rinselvatichiti e indennizzare i proprietari di automezzi danneggiati dall'investimento di animali selvatici. A firma del Consigliere: Rainieri

1596 - Interrogazione a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori che operavano presso l'Aeroporto Ridolfi di Forlì. A firma del Consigliere: Pompignoli

1597 - Interrogazione a risposta scritta, circa le azioni da attuare per risolvere le problematiche connesse al passaggio a livello sito in Via Castelfranco, a Bazzano (BO). A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

1598 - Interrogazione a risposta scritta, circa questioni riguardanti la possibilità di realizzare il collegamento ferroviario Ti-Bre utilizzando la linea per Piadena-Mantova. A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani

1601 - Interrogazione a risposta scritta circa la possibilità di costruzione di una strada provinciale volta allo smaltimento ed all'alleggerimento del traffico della città Metropolitana di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

1602 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per limitare i disagi per la popolazione ferrarese conseguenti all'attivazione della linea ferroviaria relativa alla stazione di Foro Boario - Bivio Rivana. A firma dei Consiglieri: Rontini, Calvano, Zappaterra

1607 - Interrogazione a risposta scritta circa la pubblicazione del progetto preliminare del "Passante Nord di Bologna". A firma del Consigliere: Paruolo

1609 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure relative alla costruzione della palestra di Palagano e della Caserma dei Carabinieri di S. Agostino (FE). A firma dei Consiglieri: Bargi, Pettazzoni

1619 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative volte a favorire la conoscenza della lingua e della normativa italiana tra la popolazione straniera, le attività dei Centri Interculturali ed i Programmi di Integrazione Sociale. A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Fabbri, Bargi, Marchetti Daniele, Delmonte, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

1636 - Interrogazione a risposta scritta circa le modifiche progettuali alla variante alla SP 10 di Viarolo, la richiesta di stralcio dell’opera, e la conversione delle risorse in soluzioni tecniche meno impattanti. A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani

1649 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure riguardanti la concessione di un alloggio destinato ad ospitare profughi in un fabbricato di Ferrara. A firma del Consigliere: Fabbri

1658 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare affinché vengano rispettati gli impegni assunti dal Governo nei confronti dei docenti. A firma dei Consiglieri: Bertani, Gibertoni

1665 - Interrogazione a risposta scritta circa l'utilizzo dei sedime e delle strutture ferroviarie della tratta Rimini-San Marino e la riattivazione di tale collegamento. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani

1672 - Interrogazione a risposta scritta circa i provvedimenti da adottare per risolvere le problematiche che gravano sugli utenti della linea ferroviaria Bologna - Porretta Terme. A firma del Consigliere: Bignami

1673 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per salvaguardare la Caserma De Gennaro di Forlì, con particolare attenzione alla futura utilizzazione della stessa. A firma del Consigliere: Pompignoli

 

Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), del Regolamento interno, circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti, dal 3/12/2015 al 16/12/2015:

 

DPGR n. 220 del 09/12/2015

Istituzione della Consulta della Cooperazione ai sensi dell'art. 3 della L.R. n.6/2006 e nomina dei relativi componenti.

DPGR n. 231 del 16/12/2015

Azienda Usl di Imola - nomina Direttore Generale.

(Comunicazione n. 22 prescritta dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. NP/2015/2420 del 18/12/2015)

 

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Saliera - Soncini

Rancan - Torri

 

 

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