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170.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 30 GENNAIO 2018

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5416

Interpellanza circa le azioni da attuare per mantenere attivi i punti nascita situati a Castelnovo ne’ Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR). A firma delle Consigliere: Sensoli, Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

SENSOLI (M5S)

VENTURI, assessore

SENSOLI (M5S)

 

OGGETTO 5423

Interpellanza circa questioni e procedure riguardanti il progetto FICO (Fabbrica Italiana Contadina). A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

GIBERTONI (M5S)

DONINI, assessore

GIBERTONI (M5S)

 

OGGETTO 5475

Interpellanza circa l'attivazione, qualora non vi sia altra soluzione per mantenere attivi i punti nascita di Castelnovo ne' Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR), di avviare una gestione della gravidanza a basso rischio nei suddetti punti nascita, approvando un progetto pilota regionale, mantenendo e potenziando tutti i servizi pre e post parto attualmente presenti nei suddetti punti nascita. A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Sensoli, Sassi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

GIBERTONI (M5S)

VENTURI, assessore

GIBERTONI (M5S)

 

OGGETTO 5516

Interpellanza circa questioni e procedure riguardanti nomine relative a BolognaFiere S.p.A. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

BIGNAMI (FI)

COSTI, assessore

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 5645

Interpellanza circa procedure e problematiche riguardanti i lavori da effettuare per contrastare i rischi idrogeologici relativi al torrente Senio (RA), anche tramite casse di espansione. A firma del Consigliere: Bertani

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

BERTANI (M5S)

GAZZOLO, assessore

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 5786

Interpellanza circa le azioni da attuare per prevenire i danni causati dal maltempo e garantire la fruizione dei servizi pubblici essenziali, con particolare riferimento alla viabilità ed all’erogazione dell’energia elettrica. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

RANCAN (LN)

GAZZOLO, assessore

RANCAN (LN)

 

OGGETTO 5615

Interpellanza circa procedure riguardanti la Soc. Coop INDACOO di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Saliera)

PICCININI (M5S)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Saliera)

PICCININI (M5S)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

BERTANI (M5S)

 

Ancora sullo svolgimento dell’interpellanza oggetto 5615

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

GUALMINI, vicepresidente della Giunta

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 5629

Interpellanza circa le azioni da porre in essere, anche in ambito normativo, al fine di evitare il ripetersi di episodi di violenza fisica e verbale nei confronti di bambini e degli altri soggetti indifesi. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

GUALMINI, vicepresidente della Giunta

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 5755

Interpellanza circa l’applicazione delle normative riguardanti, negli immobili, la predisposizione all’allaccio per l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

BERTANI (M5S)

DONINI, assessore

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 5792

Interpellanza circa problematiche riguardanti l’Unità Operativa Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

VENTURI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 3189

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Informazione, pubblicizzazione e trasparenza delle attività della Regione". A firma della Consigliera: Piccinini

(Continuazione discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 3189/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

OGGETTO 4889

Risoluzione per chiedere al Parlamento di confermare l'ipotesi dell'apertura di una sede distaccata dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata in Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Bagnari, Zoffoli, Calvano, Mumolo, Cardinali, Rontini, Serri, Campedelli, Pruccoli, Prodi, Caliandro, Mori

(Continuazione discussione e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6053 - Continuazione discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 6054 - Continuazione discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BAGNARI (PD)

PICCININI (M5S)

BERTANI (M5S)

BAGNARI (PD)

BAGNARI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 4889 - 6053 - 6054 - 3189/1

Emendamento oggetto 4889

Ordine del giorno “Non passaggio all’esame degli articoli” oggetto 3189/1

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 14,21

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centosettantesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti i consiglieri Alleva, Cardinali, Montalti e Torri, il sottosegretario Andrea Rossi e l’assessore Bianchi.

 

Svolgimento di interpellanze

 

OGGETTO 5416

Interpellanza circa le azioni da attuare per mantenere attivi i punti nascita situati a Castelnovo ne’ Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR). A firma delle Consigliere: Sensoli, Gibertoni

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze.

La prima è l’oggetto 5416: interpellanza circa le azioni da attuare per mantenere attivi i punti nascita situati a Castelnovo ne’ Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR). A firma delle Consigliere Sensoli e Gibertoni.

La parola alla consigliera Sensoli.

Risponde l’assessore Venturi.

 

SENSOLI: Grazie, presidente. Questa interpellanza era stata depositata ad ottobre e poi, per una serie di motivi, fino ad oggi non siamo riusciti a discuterla. In parte purtroppo l’assessore ha già dato risposta in merito, nel senso che ad oggi ci troviamo in una situazione per cui le nostre proposte non sono state ascoltate, i punti nascita sono chiusi, pertanto è un’occasione per risollevare il tema, anche perché speriamo sempre che si cambi idea a riguardo. A tal proposito vorrei citare alcune affermazioni del comitato di Porretta Terme che dice: «Ancora una volta la politica perde un’occasione per dimostrarsi vicina ai cittadini, anzi, penalizza proprio le realtà più lontane, più scomode rispetto alle città. Dobbiamo ribadire che le persone residenti in montagna sono considerate cittadini di serie B e che la Regione afferma che verranno messi in campo investimenti per potenziare gli ospedali montani e per mettere in sicurezza i futuri parti. Vogliamo crederci, ma secondo noi i protocolli messi in atto finora nel nostro territorio non garantiscono la tanto decantata sicurezza».

Le domande che ad oggi ancora ci poniamo e per le quali vorrei che l’assessore oggi rispondesse, sono due. Innanzitutto, oltre al famoso parametro dei cinquecento parti/anno, quali standard di sicurezza tecnologici di assistenza non sono stati rispettati negli anni dai punti nascita di montagna per arrivare a questa decisione, premesso che – come abbiamo detto in altre occasioni – il parere del Ministero è un parere non vincolante. Quindi, come è stato fatto altrove, si poteva decidere di potenziare ed investire sulla sicurezza per mantenere aperti i presìdi di montagna. L’altra curiosità, perché ad oggi in realtà è una mera curiosità, cosa avrebbe comportato il mantenimento dei punti nascita di montagna. A fronte di un parere non vincolante, quali sarebbero state e se ci sarebbero state eventualmente delle conseguenze.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Sensoli.

La parola all’assessore Venturi, prego.

 

VENTURI, assessore: Grazie, presidente. Grazie, consigliera. Il Ministero della salute il 4 ottobre 2017 ha trasmesso il parere del comitato “Percorso nascita” nazionale indicando la sospensione dell’assistenza al parto nei punti nascita di Borgo Val di Taro, Castelnuovo ne’ Monti e Pavullo nel Frignano e la deroga per i punti nascita di Scandiano, Cento e Mirandola. La principale motivazione della sospensione è correlata ai bassi tassi di natalità e all’impossibilità di raggiungere nei prossimi anni un numero di parti all’anno sufficiente per garantire la sicurezza e la competenza dei professionisti e di tutta la struttura nella gestione delle situazioni di emergenza, che possono presentarsi anche nei parti fisiologici. Il comitato ha valutato il rischio correlato alle distanze ed ai disagi che queste possono comportare e il rischio determinato da condizioni assistenziali e strutturali inadatte ad affrontare le possibili emergenze del parto, ritenendo quest’ultimo più cogente e determinante. Il comitato nazionale ha sottolineato che solo una quota veramente bassa di donne potrà subire un disagio orografico, che dovrà essere comunque attentamente valutato caso per caso per mettere in atto azioni per ridurre le eventuali difficoltà, che le donne dovranno affrontare.

Si evidenzia come da almeno sei/sette anni in questi punti nascita partoriscano esclusivamente donne valutate al “basso rischio”, quindi le donne a medio e ad alto rischio siano già state indirizzate verso i punti nascita hub di riferimento con disagi contenuti e sicurezza garantita, anche grazie all’attivazione in tutti i territori dei protocolli STAM e STEN, come previsto dalla delibera di Giunta regionale n. 1603/2017 (sono protocolli che riguardano il trasporto in assistenza delle gravide e dei neonati). I dati inoltre dicono che una quota importante di donne gravide residenti nei Comuni dei tre distretti coinvolti, scelgono spontaneamente di andare a partorire in punti nascita al di fuori del distretto, anche se più lontani.

La decisione sui punti nascita persegue lo scopo – come abbiamo sempre sottolineato – di garantire la sicurezza delle donne, dei neonati e dei professionisti coinvolti senza la garanzia che la nascita si svolga in condizioni di sicurezza con tutti gli elementi (strutturali, organizzativi e tecnico professionali) previsti dagli esperti a partire dal numero minimo di dati all’anno. Non sarebbe né corretto, né equo mantenere aperti dei punti nascita con la consapevolezza di offrire un’assistenza inferiore, in questo caso sì di serie B, agli standard che devono essere garantiti a tutte e a tutti. Quindi, sulla base dei pareri espressi in modo unanime da entrambe le commissioni tecnico scientifiche, il comitato nazionale e la Commissione percorso nascita regionale non solo per un vincolo normativo, seppur presente, ma per una scelta di salvaguardia della sicurezza delle madri e delle bambine e dei bambini, si è provveduto a dare indicazione alle Aziende sanitarie di sospendere le attività di assistenza al parto nei tre punti nascita, di riorganizzare l’assistenza al percorso nascita dei distretti di riferimento, potenziando ed integrando le attività territoriali ed ospedaliere in particolare sull’assistenza alla gravidanza e al puerperio e sulla continuità assistenziale al parto in dimissione.

La richiesta di deroga è stata redatta conformemente a quanto previsto dal protocollo metodologico ministeriale, fornendo tutte le informazioni richieste. La Regione si è impegnata, per i punti nascita oggetto di parere positivo da parte del comitato nazionale, a garantire l’adeguamento agli standard operativi, tecnologici e di sicurezza previsti dall’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010. Sarebbe stato inutile intervenire prima della decisione ministeriale, in quanto la principale valutazione negativa del comitato è correlata ai bassi tassi di natalità.

Il decreto del Ministro della salute 11 novembre 2015 prevede che il comitato nazionale esprime un motivato parere su eventuali richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai cinquecento parti annui in deroga a quanto previsto dall’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010. Ai sensi dell’intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, le Regioni devono garantire gli adempimenti a proprio carico per l’accesso al maggior finanziamento delle risorse destinate al Servizio sanitario nazionale. Relativamente al percorso nascita, l’adempimento prevede tra l’altro applicazione di quanto previsto dall’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 relativamente alla riorganizzazione dei punti nascita ospedalieri regionali. Un mancato adempimento può, pertanto, essere collegato alla mancata corresponsione di una quota pari, per le Regioni come la nostra non in piano di rientro, ad un 1 per cento del Fondo sanitario (circa 80 milioni di euro). L’adeguamento della rete dei punti nascita regionale e le previsioni dell’accordo Stato-Regioni è espressamente previsto anche dal decreto ministeriale n. 70/2015. È del resto evidente come la previsione di un meccanismo di deroga, previo parere da parte di un organismo tecnico nazionale, non possa che essere collegata all’esistenza di vincoli, impegni e precise previsioni normative rispetto alle quali non sarebbe altrimenti possibile prescindere.

Dal punto di vista sostanziale, il parere del comitato nazionale che indica espressamente per i punti nascita, per i quali è stato espresso parere negativo rispetto alla deroga, l’impossibilità a garantire la sicurezza materno fetale anche in funzione di eventuali emergenze che dovessero verificarsi durante il travaglio/parto, nonostante il rispetto di tutti i criteri previsti dall’accordo Stato-Regioni, assume la natura di un vincolo non solo più normativo, ma anche scientifico ed etico in relazione alla sicurezza delle madri e dei bambini. Rappresenta inoltre un vincolo per l’operatore, che potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente degli eventuali eventi avversi che dovessero presentarsi. Appare inoltre non percorribile la proposta di una nuova richiesta al comitato nazionale, perché la principale motivazione indicata per la sospensione dell’attività nei tre punti nascita è quella correlata purtroppo ai bassi tassi di natalità anche per i prossimi anni.

La tendenza, rispetto alla natalità, è di una costante contrazione che si protrarrà, sulla base delle previsioni elaborate anche dal servizio di statistica regionale, sino al 2024. È utile ricordare che non è la mancanza del punto nascita che porta alla denatalità, tant’è che la progressiva riduzione dei parti è stata registrata con punti nascita attivi, bensì è la denatalità che porta a condizioni di non sicurezza dell’assistenza al parto che, pertanto, in tali condizioni è stata sospesa.

Si ricorda infine che nei territori dei distretti Valli del Taro e Ceno, Castelnovo ne’ Monti e Pavullo da tempo è attivo il percorso nascita consultoriale, così come il percorso per la dimissione appropriata del neonato, che garantiscono una completa presa in carico della donna durante la gravidanza e il puerperio in stretta collaborazione tra équipe territoriali ed ospedaliere. Infine si evidenzia che negli stabilimenti ospedalieri di borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti e Pavullo sono in corso investimenti per complessivi 10,527 milioni di euro e sono in corso sanzioni che, a regime, riguarderanno diciassette medici e quarantadue tra infermieri, ostetriche ed altro personale. Questo costituisce un importante piano di potenziamento e non di riduzione dei livelli di assistenza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

La parola alla consigliera Sensoli. Ha quattro minuti.

 

SENSOLI: Grazie, presidente. Assessore, immagino sia superfluo ribadire che noi ovviamente la pensiamo in maniera completamente diversa da lei e dalle azioni e dalle politiche attuate in questi anni. Quando ci parla del parere negativo del Ministero – ci perdoni, abbiamo fatto già questa osservazione –secondo noi è un parere che potrebbe essere stato influenzato anche dalla relazione inviata che riportava tutti i fattori negativi dei punti nascita di montagna e non specificava bene, non motivava con sufficienza i motivi, invece, per cui si doveva salvaguardare e mantenere questi punti nascita.

Quando si parla di “competenza del personale” per mantenere gli standard di sicurezza, ci fa piacere che sia in atto un piano di assunzione, però è anche vero che a questo punto il piano di assunzione poteva essere elaborato anche nell’ottica di mantenere questi punti nascita prevedendo la rotazione del personale, proprio per far sì che la manualità, l’esperienza, i parametri di sicurezza legati all’esperienza del personale venissero mantenuti, facendoli ruotare tra le varie strutture.

Per quanto riguarda i bassi tassi di natalità – ha ragione – probabilmente non è solo l’assenza del punto nascita che fa abbassare la natalità, ma di certo non aiuta. Questa sembra quasi una ammissione di colpa, perché effettivamente sono altre le politiche sociali mancate negli anni a favore delle famiglie che rinunciano a fare figli, perché non riescono molto spesso a mantenere il figlio. Il timore di non riuscire a mantenere un figlio le porta proprio a non averne.

Un paio di osservazioni anche per quanto riguarda il discorso del “partorire lontano”. Lei dice che molte donne spontaneamente scelgono di andare a partorire in strutture più lontane. Purtroppo a noi sono arrivate tante segnalazioni di chiamiamola “moral suasion”, di donne che venivano invogliate ad andare altrove e a non partorire nel luogo più vicino a loro. In una donna in gravidanza generare dei timori legati alla sicurezza del proprio parto ovviamente portano alla decisione di andare altrove. Così come le ricordo che tutti i corsi preparto – e ne so qualcosa, lo vedete anche voi – ti chiedono e ti dicono di rimanere nell’ambiente più confortevole fino a quando non si è ad un certo punto dell’inizio dei prodromi del travaglio. È ovvio che una struttura più accogliente di casa propria per poi recarsi il più vicino possibile a partorire non esiste. Quindi anche le alternative legate, ad esempio, al MIRE che ha anche delle soluzioni di residenza e di accoglienza delle donne, sicuramente non è mai confortevole tanto quanto casa propria.

Un paio di osservazioni, mi perdoni, se vuole anche un paio di battute. Mi dispiacerà, qualora mi invitassero in montagna a visitare la località intorno a maggio, non poterci andare per non rischiare di dover partorire in ambulanza, come hanno fatto altre donne e complimenti per il coraggio a candidare la Lorenzin proprio in un collegio, dove avete chiuso un punto nascita.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Sensoli.

 

OGGETTO 5423

Interpellanza circa questioni e procedure riguardanti il progetto FICO (Fabbrica Italiana Contadina). A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Oggetto 5423, interpellanza circa questioni e procedure riguardanti il progetto FICO (Fabbrica Italiana Contadina).

La parola alla consigliera Gibertoni.

Risponderà l’assessore Donini.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. L’interpellanza prevedeva la richiesta alla Giunta di rivedere il progetto FICO in tempo per poter ripensare in chiave pubblica l’intera progettazione di FICO. Se ci vuole pensare, assessore, va bene per noi.

Non ritiriamo l’interpellanza, perché ci sembra in ogni caso che, a poche settimane dall’approvazione della legge urbanistica, resta importante ancora quello che noi evidenziavamo nell’interpellanza come qualcosa che già adombrava quello che sarebbe stato l’impianto e la metodologia approvata a dicembre per la nuova legge urbanistica. Ora non ci interessa neanche particolarmente insistere su quello che pare già un insuccesso commerciale o comunque un risultato al di sotto delle aspettative o degli annunci, però evidenziamo – e su questo ascoltiamo prima la risposta dell’assessore – come sia mancato il dibattito pubblico. Il fallimento del CAAB non si è posto al dibattito pubblico, alla partecipazione, non si è neppure costruita una vera partecipazione pubblica che si potesse chiedere che cosa fare lì. È venuto fuori, come un coniglio dal cilindro, FICO, se FICO non dovesse andare bene ci dispiacerebbe, però saremmo pronti adesso a pensare, come si fa in un dibattito pubblico, a come si vara un progetto, come si garantisce la qualità di quel progetto anche offrendolo alla partecipazione. Perché, per quanto difficilissimo da costruire, però poi garantisce della validità e della concretezza di un progetto radicato nel suo territorio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Gibertoni.

La parola l’assessore Donini.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Il nostro, consigliera Gibertoni, è un derby inesauribile, ma cercheremo prima poi di comprenderci.

Prima di entrare nel merito del quesito da lei posto, ci tengo innanzitutto a rimarcare come questa Amministrazione ritenga, a differenza sua, il “progetto FICO” non solo come un importante luogo di valorizzare della cultura enogastronomica del nostro Paese, ma anche una vera e propria occasione strategica per aumentare l’attrattività turistica di Bologna e della regione Emilia-Romagna. Parliamo del più grande parco agroalimentare del mondo che ospiterà, in base alle previsioni, oltre sei milioni di visitatori all’anno, di cui almeno il 30 per cento turisti stranieri. A me risultano dati non così deludenti come lei accennava anche in questi primi mesi di apertura.

In merito al quesito da lei posto, si precisa che la Regione ha orientato già da tempo la sua azione all’obiettivo e alla promozione di politiche territoriali e urbanistiche finalizzate alla tutela del suolo come risorsa finita e allo sviluppo del sistema insediativo esistente, a partire dalla rigenerazione degli ambiti urbani e dalla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente. Anche il nuovo progetto di legge, approvato a dicembre, sul governo del territorio pone al centro la riduzione del consumo di suolo e all’espansione urbanistica in nome della rigenerazione urbana e della riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Il progetto FICO si colloca proprio lì, tra quelli che possiamo definire interventi strategici di rigenerazione urbana con un saldo di consumo di suolo praticamente zero, in quanto rinnova e integra le funzioni di aree e di complessi edilizi già esistenti e in parte anche degradati.

Gli obiettivi alla base del progetto FICO sono stati definiti e convenuti – così diamo anche un’evidenza pubblica – tra enti pubblici già con la sottoscrizione nel 2013 del protocollo d’intesa tra la Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, Comune di Bologna e CAAB e poi all’accordo di programma per l’attuazione del progetto che viene indicato come “di rilevante interesse pubblico” sia in termini di valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, sia nella prospettiva dello sviluppo economico del territorio metropolitano con un progetto di rigenerazione urbana con controllati effetti sul territorio, in quanto prevede nuovi usi per strutture esistenti senza produrre nuovo consumo di suolo e con le garanzie di sostenibilità definite nell’accordo di programma stesso. Il coinvolgimento dei soggetti privati nell’accordo di programma è previsto dalla normativa regionale e a garanzia nell’approvazione dei programmi complessi di condivisione di proposte di rilevante interesse pubblico, dove anche lo sviluppo di attività economiche di eccellenza compartecipa alle ricadute positive per le comunità locali.

In merito agli aspetti di valutazione ambientale e territoriale, ricordo che il progetto è stato oggetto di tutte le procedure previste ai sensi di legge, con in particolare l’espressione positiva del parere motivato della Regione e della Città metropolitana.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Donini.

La parola alla consigliera Gibertoni che ha cinque minuti.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Non utilizzerò i cinque minuti completamente, perché essendo soltanto una delle numerose puntate di un derby che non finisce qui, ma avrà sicuramente presto – auspico – altre puntate interessanti, perché poi valuteremo insieme, e su questo sono convinta che ci sia anche l’interesse della Giunta, le immediate ricadute nei passaggi al PUG sui nostri territori e quindi quello che effettivamente è, e sarà, nel concreto poi l’applicazione della legge urbanistica voluta dalla Giunta.

Su FICO molto è stato detto sul fatto che ci si aspettasse di più rispetto alle visite, ma non è neanche questo il punto dell’interpellanza, l’assessore lo sa, perché certamente l’ha letta, era porre il nodo rispetto alla metodologia urbanistica e agli accordi con i privati, ossia che la “vicenda FICO” effettivamente, nel momento in cui ci siamo trovati a discutere in Commissione la legge urbanistica, mi pareva davvero che fosse anticipatrice del futuro governo del territorio. Governo del territorio che presto, in varie forme, potremmo riportare in Aula in discussione, in valutazione, in integrazione. Anche qui l’iniziativa è affidata totalmente nelle mani dei privati, gli enti locali sono espropriati – anche su questo un giorno ci comprenderemo (ma forse anche no) – delle proprie competenze di pianificazione, sono impossibilitati a qualsiasi atto programmatorio e consegnano, mediante accordi, il governo stesso della città e anche (questo ci premeva) gli standard urbanistici, la forma dei nostri quartieri, i nostri servizi o anche gli standard energetici (pensiamo a quanto sia energivoro FICO) in mano ad interessi che non sono quelli pubblici.

Chiudo dicendo che quei bus dedicati che portano a FICO appaiono, ad un osservatore distratto, ma determinato nell’osservarli con regolarità, pressoché sempre vuoti o popolati da tre, quattro esseri umani che si trovano sicuramente comodi, ma probabilmente si dolgono di trovarsi in un autobus che è stato tolto a veri pendolari che magari ne avrebbero avuto bisogno e si sarebbero trovati con dei nuovi mezzi pubblici che avrebbero potuto rendere un servizio migliore. Intanto grazie e a presto, assessore.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

 

OGGETTO 5475

Interpellanza circa l'attivazione, qualora non vi sia altra soluzione per mantenere attivi i punti nascita di Castelnovo ne' Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR), di avviare una gestione della gravidanza a basso rischio nei suddetti punti nascita, approvando un progetto pilota regionale, mantenendo e potenziando tutti i servizi pre e post parto attualmente presenti nei suddetti punti nascita. A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Sensoli, Sassi

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Continuiamo con l’oggetto n. 5475, interpellanza circa l'attivazione, qualora non vi sia altra soluzione per mantenere attivi i punti nascita di Castelnovo ne' Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR), di avviare una gestione della gravidanza a basso rischio nei suddetti punti nascita, approvando un progetto pilota regionale, mantenendo e potenziando tutti i servizi pre e post parto attualmente presenti nei suddetti punti nascita, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli e Sassi.

La parola alla consigliera Gibertoni.

Risponde l’assessore Venturi.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Direi che la richiesta è chiara e quindi non la esplicito più di tanto, ascolto la risposta dell’assessore. Si tratta di quella proposta intermedia, perché non ci siamo mai rassegnati alla chiusura dei punti nascita, che, pur non essendo una soluzione ottimale, per noi era una soluzione che almeno avrebbe rappresentato un presidio sul territorio che poteva essere qualcosa di più significativo rispetto alle segnalazioni che ci arrivavano di parti in ambulanza, oppure anche un presidio più sicuro rispetto al parto in casa.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera.

La parola l’assessore Venturi.

 

VENTURI, assessore: La risposta sarà in parte la medesima che ho appena finito di dare alla consigliera Sensoli. Non completamente, però.

È importante premettere che già da almeno sei/sette anni i punti nascita, nei quali lo scorso mese di novembre è stata sospesa l’attività, assistevano esclusivamente parti di gravidanze fisiologiche a termine (che avvenivano dopo la trentasettesima settimana di gravidanza), mentre tutte le gravidanze con situazioni di rischio venivano già inviate ai punti nascita dotati di un’organizzazione adeguata a gestire situazioni più problematiche. La riorganizzazione dell’assistenza alla nascita nei territori montani è stata attuata esclusivamente nell’ottica di una maggiore garanzia della sicurezza del percorso nascita e di una migliore presa in carico della donna e del nascituro dall’inizio della gravidanza fino al primo anno di vita del bambino.

Le aziende USL coinvolte nella riorganizzazione dell’assistenza alla nascita stanno attuando strategie ed azioni per migliorare tali assistenze e per potenziare i servizi del percorso nascita rivolti alle donne residenti con una personalizzazione e un accompagnamento, in particolare da parte dell’ostetrica, delle donne e delle loro famiglie in tutto il percorso. La riorganizzazione dell’assistenza prevede che tutto il personale presente presso i punti nascita, in cui è stata sospesa la funzione di assistenza al parto, venga impiegato per garantire la presa in carico di tutte le donne all’inizio della gravidanza e rivolti alle donne residenti con una attenta personalizzazione e accompagnamento del personale, in particolare da parte dell’ostetrica. La riorganizzazione dell’assistenza prevede che tutto il personale presente presso i punti nascita venga impiegato per garantire la presa in carico di tutte le donne, comprese coloro che sceglieranno di essere assistite da un professionista privato, con un’assistenza ostetrica che le accompagni costantemente fino al primo anno di vita del bambino. Pertanto, rispetto all’assistenza offerta prima della chiusura dei punti nascita, viene potenziata l’assistenza domiciliare in particolare nel post parto (periodo in cui i genitori hanno maggiormente bisogno di sostegno), al fine di promuovere il benessere della mamma e del bambino e l’allattamento al seno. Negli ospedali sono potenziate attività già presenti quali: gli ambulatori specialistici ostetrico ginecologici, gli ambulatori ecografici, i day-hospital e i day-surgery ginecologici e sono attivati nuovi percorsi diagnostico terapeutici, diagnosi precoce delle patologie oncologiche ginecologiche, diagnosi del trattamento delle perdite ematiche anomale, diagnosi e trattamento delle disfunzioni del piano perineale, eccetera. Al fine di dare risposte tempestive e qualificate ai bisogni delle donne residenti, in questi distretti, non solo per la gravidanza, ma anche per tutti i percorsi relativi alla salute sessuale e riproduttiva della donna e della coppia è inoltre prevista una formazione specifica dei professionisti dedicati a questi nuovi percorsi diagnostico terapeutici offerti in questi territori non solo attraverso momenti di studio, ma anche con la frequentazione dei presidi territoriali e dei centri hub. Tutte le attività individuate sono inserite in un percorso di integrazione funzionale con la creazione di protocolli condivisi tra i consultori familiari, i centri di riferimento specialistico, il servizio 118, il pronto soccorso e i servizi pediatrici e la condivisione degli obiettivi e delle azioni proposte con tutti i professionisti della salute (pediatri, medici di base, servizi sociali, servizi di assistenza domiciliare). Si ritiene pertanto che questa riorganizzazione porterà un potenziamento della capacità di risposta ai bisogni delle donne, delle coppie, dei genitori in piena sicurezza con figli piccoli, oltre alla garanzia della qualità dei percorsi offerti.

Questa esperienza sarà comunque monitorata attentamente in termini di risultati, perché potrebbe essere gradualmente implementata, al fine di migliorare la qualità dell’assistenza alla nascita, in tutto il territorio regionale.

Da ultimo, una sola considerazione che riguarda i parti in ambulanza che non sarebbero evitabili neppure se avessimo un punto nascita in ogni stabilimento ospedaliero della regione. Continuano, ci sono stati, ci sono, ci saranno. Qualche giorno fa in rassegna stampa ne era descritto uno avvenuto in una città. Sono cose che avvengono i parti precipitosi. Non è il massimo della vita, ma sono i parti più sicuri di solito che possono avvenire, perché in quel caso il bambino se ne vuole uscire al più presto e normalmente non ci sono complicazioni di alcun tipo.

Alla fine, in ogni caso credo che il percorso noi lo abbiamo seguito puntualmente. Non è vero che abbiamo scritto solo i punti negativi nella relazione al Ministero, abbiamo descritto quello che il Ministero ci chiedeva di descrivere, comprese le distanze, comprese le difficoltà sul piano orografico. Abbiamo descritto tutto, perché abbiamo tentato di fare fino all’ultimo quello che era possibile fare, pur essendo consapevoli che questo ci sarebbe costato, in termini di risorse, un grande potenziamento. Non ci è stato consentito di fare un potenziamento su questo livello. Lo abbiamo fatto lo stesso assumendo più di cinquanta persone in tre soli stabilimenti (piccoli ospedali), proprio per cercare di dare in alternativa elementi di sicurezza maggiore, servizi che attualmente e in precedenza non venivano prestati e per cercare di dare ai territori di montagna servizi che nel tempo possano essere un’alternativa anche per i cittadini della pianura. Cosa che per il parto purtroppo, per i bassi tassi di natalità, non ci è consentito pensare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

La parola alla consigliera Gibertoni. Ha sette minuti a disposizione.

 

GIBERTONI: Ci dispiace molto di vedere che al momento non c’è possibilità di dialogo su questo punto. Anche a noi era parso evidente che fosse un parere consultivo quello del Ministero e che quindi ci potesse essere una volontà regionale, sia tecnica che politica, di lavorare insieme per non togliere presidi a territori già svantaggiati per mille altri motivi e a non impoverire ancora di più le possibilità di una vita quotidiana normale per chi sceglie di vivere nei nostri Appennini. Proprio perché, come ricordava anche l’assessore Venturi, negli ultimi cinque/sette anni i punti nascita interessati dalla sospensione dell’attività accoglievano prevalentemente parti a basso rischio, non ci sembra così assurda la nostra proposta, che prevede di fatto quello che già si faceva: un presidio per parti a basso rischio. Ci sembra che, a fronte di un’emergenza territoriale che ancora è molto carente rispetto alle necessità e rispetto agli standard, sia difficile anche sostenere che, per quanto non ci siano complicazioni di alcun tipo in un parto in ambulanza, se si dice e si toglie un presidio all’interno di uno stabilimento ospedaliero, perché i professionisti lì non vedono abbastanza parti, chiederei all’assessore quanti ne vede chi guida l’ambulanza o il medico che sta in ambulanza. Se ne vede di più, di meno, se ne vede zero, che tipo di formazione si può pensare, aggiuntiva o integrativa, per chi in ambulanza magari di parti magari non ne ha mai visto neanche uno.

Resta anche il fatto che un presidio ci sembra più sicuro, quello che si è sempre fatto, di un parto in casa, che pure è un protocollo possibile esistente. Sono state citate anche dall’assessore le distanze riportate al Ministero, ma questo sarà solo oggetto di un altro atto su cui cerchiamo una risposta dalla Giunta, perché quelle distanze le abbiamo verificate e non sono esatte, non sono distanze precise. Ci sono sfalsamenti a volte anche di diversi chilometri che – come immaginate – nel territorio montano, tra tornanti e condizioni meteorologiche avverse, fanno una differenza enorme. Così come la fa l’attribuzione di un codice più basso della necessità, così come la fa un’auto medica che arriva al posto di un’ambulanza. Quindi non possiamo dichiarare soddisfazione rispetto a questa risposta, ma contiamo in ogni caso di portare il tema in Aula.

Sull’emergenza territoriale ancora si può fare molto. Si può integrare quello che è già stato fatto, si può fare anche meglio. In ogni caso crediamo che questa risposta negativa, anche rispetto a riaprire una discussione, a ridare questo presidio alle popolazioni di quei territori, sia una grave irresponsabilità e qualcosa che smentisce la volontà politica (soltanto a parole) di dire che, invece, i cittadini della montagna sono come gli altri e non sono cittadini di serie B. Così si contribuisce a definirli di fatto, cittadini che fanno una scelta assurda e che si autodefiniscono “di serie B”, perché lì vogliono vivere e lì, secondo me, tutto il diritto hanno di vivere a pari diritti, a pari condizioni di tutti gli altri che stanno in Emilia-Romagna.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

 

OGGETTO 5516

Interpellanza circa questioni e procedure riguardanti nomine relative a BolognaFiere spa. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Ora procediamo con l’oggetto n. 5516, interpellanza circa questioni e procedure riguardanti nomine relative a BolognaFiere spa. A firma del consigliere Bignami, a cui do la parola.

Risponderà l’assessore Costi.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. La vicenda che sottopongo all’attenzione della Giunta e dei colleghi che avranno la pazienza di ascoltarmi, è un po’ particolare, credo sia necessario partire dall’articolo 78 del TUEL che disciplina la materia dei rapporti sussistenti tra i consiglieri stessi e gli interessi che questi possono avere in ciò che attiene alla materia di votazione nelle sedi consiliari, che recita «gli amministratori di cui all’articolo 77 – i consiglieri comunali e quant’altro – devono astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado». Voi direte: perché Bignami ci ricorda quello che per noi è l’abc dell’attività politica, l’articolo 77 del TUEL? Mi permetto di ricordarlo, perché il 17 luglio 2017 in Consiglio comunale a Bologna – voi mi chiederete anche cosa c’entri il Consiglio comunale di Bologna, ma proverò anche su questo a spiegare qualcosa – si è deciso di procedere ad una modifica che ha ampliato di fatto il numero dei componenti del consiglio d’amministrazione di BolognaFiere spa. In particolar modo, il 24 luglio 2017 si è realizzata una serie di scelte che ha poi portato, nella seduta in questione, alla nomina di una signora, sicuramente molto in gamba, sicuramente una persona perbene, certamente una persona preparata, che risponde al nome Gigliola Schwartz. La signora, sulle cui competenze nessuno intende affermare alcunché, ha, tra le sue tante qualità, quella di essere la moglie del signor Claudio Mazzanti: persona bravissima, persona capacissima, persona di cui nessuno dubita essere perbene e preparata. La particolarità, però, è che il signor Claudio Mazzanti è il capogruppo di maggioranza del Partito Democratico in Consiglio comunale a Bologna. Quel gruppo che lui guida e che il 17 luglio ha votato l’ampliamento del numero dei componenti del Cda, che poi il 24 luglio ha portato alla nomina della moglie nel Cda stesso. Voi direte: caro Galeazzo, può capitare che la settimana prima si voti un ampliamento di un Cda e la settimana dopo si scelga di nominare la moglie del capogruppo del partito principale di maggioranza, che la settimana prima aveva votato la delibera. Assolutamente vero! Magari uno dice pure che non è che il povero Mazzanti possa avere la sfera di cristallo e sapere che da lì ad una settimana avrebbero nominato la moglie, d’altronde chi può immaginare che la moglie la settimana dopo venga nominata nel Cda? Il problema è che il signor Claudio Mazzanti, che è una persona sincera, trasparente, assolutamente leale con tutti, con molta trasparenza, lealtà e sincerità, afferma con un’assoluta tranquillità che lui, nel momento in cui ha votato quella delibera, era a conoscenza della nomina della moglie che sarebbe avvenuta da lì ad una settimana. Questo io francamente lo ritengo assolutamente inaudito, perché ritengo di una gravità inaccettabile che il capogruppo del principale partito di maggioranza in Consiglio comunale a Bologna voti una delibera partecipando al voto, quindi legittimamente interferendo, lecitamente, perché tutti noi, quando interveniamo, speriamo di poter convincere anche gli altri delle argomentazioni che proponiamo, interferendo quindi sulla determinazione dell’organo che avrebbe di lì a poco votato l’ampliamento delle nomine del Cda, in cui da lì ad una settimana sarebbe stata inserita la moglie, dichiarando tranquillamente: «Le decisioni non sono state influenzate, l’ho saputo prima del voto e ho manifestato le problematiche che sarebbero nate». Quindi va in Aula, interviene, pigia il pulsante, vota le modifiche e la settimana dopo la moglie, non una persona terza, viene nominata nel Cda.

Io ritengo che la violazione di quella che per noi dovrebbe essere la Bibbia del buon amministratore locale (l’articolo 77) sia evidente, tanto che infatti abbiamo presentato un’interpellanza a riguardo. Di più, abbiamo voluto fare una controprova. Ovvero, visto che Mazzanti la volta prima ha detto “non mi interessa delle vostre obiezioni, voto”, la volta dopo abbiamo detto “Mazzanti c’è tua moglie nel Cda, decidi di votare?”. E lui, con una coerenza un po’ discutibile, mentre la volta prima, pur sapendo che la nomina sarebbe stata funzionale alla nomina della moglie nel Cda, la volta dopo non vota. Io non credo che, trattandosi di un ente in cui la Regione ha qualche voce in capitolo, su questo tema, pur trattandosi di tema di Consiglio comunale di Bologna, la Fiera possa rimanere neutra, perché è un ente che dovrebbe consentire e garantire la governance di uno dei principali player nella nostra economia, visto che tutto sommato si parla di 6/800 milioni di euro di giro complessivo d’affari. Di qui la nostra modesta e sommessa domanda: trova plausibile la Giunta che un capogruppo di maggioranza dichiari, con una faccia di bronzo, che lui vota una delibera sapendo che la moglie sarebbe stata nominata all’interno del Cda, di cui si amplia il numero con il suo voto stesso una settimana dopo? Ritiene opportuno, se non addirittura illegittima tale delibera? Ritiene di sottoporre alle autorità competenti (ANAC) la vicenda? Lo dico prima, perché sarei ben lieto se la Regione dicesse “caro Galeazzo, noi non sappiamo e non riteniamo di dover prendere posizione, però all’ANAC ce la mandiamo”, perché, se non lo fate voi, lo facciamo noi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola all’assessore Costi.

 

COSTI, assessore: Non toccherò alcuni punti nella risposta all’interpellanza del consigliere Bignami, che contiene delle valutazioni che posso comprendere da un punto di vista politico come forza politica, ma mi permetto di dire che il mio è un ruolo leggermente diverso, che è quello di fare l’assessore, di amministrare e quindi di governare rispetto soprattutto alle regole.

Visto che questo è stato oggetto di interrogazione, come ha chiarito benissimo anche il consigliere Bignami, io mi permetto di risottolineare che nelle interrogazioni a cui ho risposto, ho già chiarito e motivato la legittimità delle nomine effettuate dall’assemblea dei soci di BolognaFiere, che vengono invece contestate dal consigliere, così come che la società non è soggetta al controllo analogo congiunto, secondo la legge Madia. Questo ho avuto modo di specificarlo, lo ribadisco, perché il concetto di controllo analogo, anche quando esercitato congiuntamente da più amministrazioni pubbliche, presuppone che i soci, le pubbliche amministrazioni facciano affidamenti diretti di contratti pubblici alla società, secondo la definizione di “società in house” prevista dalla “Madia”. Così come ho avuto modo inoltre di specificare che, anche in tema di controllo di tipo civilistico, il concetto di “influenza dominante” qualifica il controllo, ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, ma anche a questo proposito ho già avuto modo di argomentare l’inesistenza del controllo.

Detto tutto questo e precisata questa parte, perché la lunga interpellanza del consigliere ritorna su questi temi, venendo invece al punto dell’interpellanza circa l’opportunità della nomina – perché questo è il quesito che viene posto – io continuo a dire che questa sia strettamente connessa alla sua legittimità. Io rimango ferma rispetto a questo punto. In quanto la deduzione delle prove di un oggettivo interesse personale deve essere circostanziata, non può ridursi a mere illazioni o al riferimento delle condizioni soggettive dei nominati. Noi abbiamo, nel caso di specie, che non risulta dimostrata alcuna correlazione immediata e diretta tra il contenuto dello statuto all’interesse della nomina per le motivazioni che lei ha riportato. Lo statuto si limita a stabilire, nel pieno rispetto delle disposizioni del codice civile, il numero dei componenti del consiglio d’amministrazione che è un organo obbligatorio della società. Quindi nel merito mi permetto di annotare che, non esistendo delle condizioni oggettive e specifiche di conflitto di interesse, la contestazione di una nomina può avvenire per noi sulla base di requisiti che questa persona presenta rispetto chiaramente alla carica che va a ricoprire.

Noi riteniamo anche che la Fiera abbia proprio in questi ultimi mesi rafforzato il proprio piano, si sta sviluppando, per cui sta producendo credo anche quanto la stessa Assemblea si aspettava proprio dai lunghi dibattiti che si sono sviluppati in quest’Aula e quindi io credo che questa sia la risposta migliore rispetto alle legittime opinioni politiche, che il consigliere ha espresso.

Per quanto riguarda il secondo punto, proprio perché noi riteniamo di essere all’interno di una società che non risponde ai requisiti delle società in house, perché non riceve affidamenti diretti dai propri enti pubblici soci, noi non abbiamo intenzione di segnalare all’ANAC questa vicenda. Nulla vieta chiaramente che poi ognuno si assuma la responsabilità di fare segnalazioni o quant’altro. Io mi permetto di dire che chiaramente, come Giunta e quindi come governo, rimaniamo sempre all’interno della legittimità di quello che le nostre norme, le nostre leggi e gli statuti prevedono.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Costi.

La parola al consigliere Bignami. Ha quattro minuti a disposizione.

 

BIGNAMI: Grazie assessore. Io immaginavo una risposta di questo tipo. Per cui diciamo noi, trattandosi di un’interpellanza, di una interrogazione che quindi postula anche una valutazione di ordine politico, diciamo noi cosa pensiamo. Noi riteniamo inopportuno che il capogruppo del partito di maggioranza (Partito Democratico) vada a votare dichiarando di essere pienamente consapevole dell’imminente nomina della moglie nel Cda che, con la sua votazione, avrebbe ampliato i propri componenti. Noi riteniamo gravemente inopportuno, in sede politica, che egli partecipi alla votazione; ritroviamo di una sfacciataggine inaccettabile che lo dica “coram populo” a tutti, aggiungendo che le cose non interferiscono.

Io sono sicuro che, se una situazione simile fosse capitata a qualche componente della Giunta di questa Regione o a qualche collega consigliere che siede qui con noi in Aula, la vicenda non sarebbe minimamente emersa, perché qualsiasi componente della Giunta o qualsiasi componente in Aula sarebbe uscito silente dall’Aula e non avrebbe partecipato al voto. Consapevole che la cosa era evidentemente inopportuna. Ritengo gravemente, invece, inopportuno che questa persona abbia partecipato al voto, abbia ritenuto di dichiarare che lo sapeva, che la settimana dopo la nomina sia stata fatta e, come affronto istituzionale finale, la volta dopo invece sia rimasto fuori. Questo lo ritengo inaccettabile, quindi noi segnaleremo all’ANAC, e non solo, quanto avvenuto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

 

OGGETTO 5645

Interpellanza circa procedure e problematiche riguardanti i lavori da effettuare per contrastare i rischi idrogeologici relativi al torrente Senio (RA), anche tramite casse di espansione. A firma del Consigliere: Bertani

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’oggetto 5587 viene rinviato perché l’assessore Bianchi ha giustificato la sua assenza.

Ho una richiesta dell’assessore Gazzolo di poter anticipare gli oggetti a cui deve dare risposta per impegni che ha.

Quindi procederei con l’oggetto 5645, interpellanza circa procedure e problematiche riguardanti i lavori da effettuare per contrastare i rischi idrogeologici relativi al torrente Senio (RA), anche tramite casse di espansione. A firma del consigliere Bertani, a cui do la parola.

Risponderà l’assessore Gazzolo.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Parliamo di rischio idrogeologico e di tempi di realizzazione delle opere per cercare di limitarlo. L’assessore saprà, è una storia infinita, perché ogni tanto ci torniamo sopra, io feci già un’interpellanza nel 2015, anche i consiglieri Bagnari e Rontini fecero a suo tempo un’interrogazione, altre interrogazioni facemmo per capire a che punto siamo con le vasche di espansione del Senio. Sono venticinque anni che si parla di queste vasche e ancora siamo fermi. Dovevano esserne realizzate quattro, alla data della mia interpellanza di novembre dell’anno scorso mi risultava che ne fosse stata realizzata una delle quattro previste in totale all’inizio del progetto, ma che ancora non fossero state realizzate almeno le opere di gestione di quell’unica vasca e i lavori sono fermi da tre anni. Quindi chiediamo all’assessore se ci dà finalmente qualche buona notizia, ci spieghi a che punto sono i finanziamenti dell’opera e i tempi di realizzazione e ci spieghi un po’ quante e quali vasche saranno realizzate e, se è possibile, visto che manca almeno un collegamento, di realizzare almeno quel collegamento, visto che mi sembra di capire che i tempi per la realizzazione delle altre vasche saranno ulteriormente lunghi. Se ci sono dei problemi di finanziamento di tipo statale, come a volte succede, che almeno intervenga la Regione per accelerare quella parte che non sarà la soluzione, ma almeno mitigherebbe un eventuale danno, visto che anche l’assessore nelle sue risposte ci ha riferito che «quella zona è in un contesto di pericolosità conseguente al rischio derivante dall’incapacità della sezione fluviale di contenere piene importanti. C’è anche quella residuale di un possibile collasso degli argini e conseguente allagamento di vastissime porzioni di pianura». Mi sembra una storia già sentita. Non vorremmo risentirla di nuovo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola l’assessore Gazzolo.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Consigliere Bertani, nessun problema di finanziamento, perché, come riportato dalla stampa lo scorso 18 dicembre, il ministro Gianluca Galletti e il presidente Stefano Bonaccini hanno sottoscritto il protocollo d’intesa per l’attuazione del programma di intervento sulla difesa del suolo. Questo atto finanzia con 85 milioni un pacchetto di interventi di sicurezza idraulica, assetto idrogeologico, difesa della costa e anche in parte le bonifiche. Tra questi, la realizzazione delle casse di espansione delle piene del torrente Senio in comune di Riolo Terme, per un importo di 8,5 milioni di euro. Data la valenza strategica unanimemente riconosciuta – che ribadisco anche in quest’Aula – l’opera era già stata inserita nell’elenco del Piano stralcio aree metropolitane del 2015, a cui viene dato seguito con questo accordo ed era stata inserita anche nel precedente accordo di programma tra Ministero dell’ambiente e Regione del 2010. Proprio in tale accordo era inserito un intervento relativo all’acquisizione dei terreni di sedime necessari a realizzare la cassa di valle, che dovevano essere restituiti alla Regione completi delle opere arginali indicati dal relativo piano di recupero al termine delle attività estrattive previste in loco in analogia a quanto realizzato per la cassa di monte, che prima il consigliere indicava.

In considerazione del fatto che l’attività estrattiva è proseguita con rallentamenti, anche a causa della nota crisi edilizia dell’ultimo decennio, non è stato ad oggi completato quanto stabilito. Per individuare quindi la soluzione più efficace, dal punto di vista dei tempi e delle procedure, la Regione ha istituito un gruppo di lavoro con la partecipazione delle amministrazioni locali. L’obiettivo è chiudere la progettazione nel 2018, come concordato con il Ministero dell’ambiente, per procedere quindi all’appalto dei lavori che, secondo l’indicazione dei progettisti, non può essere realizzato per stralci funzionali, in quanto la volumetria della cassa è stata calcolata per garantire la risposta più efficace in termini di mitigazione del rischio idraulico. Quindi, fatta certa la disponibilità delle risorse, confermo anche per il percorso in atto il massimo impegno della Regione a procedere nei tempi indicati e nei tempi comunque più veloci per le necessità del territorio. Non cambia nulla da questo punto di vista.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Gazzolo.

Prego, consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Mi tocca registrare che andiamo avanti per annunci e rimandi, perché nella mia precedente interpellanza mi fu risposto: «Per quanto riguarda il cronoprogramma di realizzazione dei lavori delle due casse per un importo pari a 8,5 milioni di euro, si prevede la consegna di lavori in sei/otto mesi dal trasferimento dei fondi in contabilità speciale e un tempo di esecuzione di massimo ventiquattro mesi e il finanziamento previsto per il 2016». Purtroppo ci troviamo di fronte sempre a questa situazione, non vorrei che poi finisse come è successo per le casse di espansione a Montecchio dell’Enza, dove sono stati finanziati: sembravano collaudate e poi invece non erano state fatte le prove di invaso. Quindi qui ritardiamo, là le facciamo ma poi non le completiamo. Io sinceramente avrei preferito magari che fossero state pronte a dicembre, magari fosse stata rimandata l’inaugurazione giusto per metà febbraio per poter mandare il presidente Bonaccini, che in questi giorni va in giro ad annunciare e a inaugurare di tutto proprio durante la campagna elettorale, in barba alla legge per la par condicio. Purtroppo non potremo farci campagna elettorale su questo. Avrei sperato che ci faceste campagna elettorale, ma purtroppo no. Ci toccherà aspettare le prossime elezioni politiche. Spero che le inaugurerete alle prossime politiche. Purtroppo intanto quelle zone rimangono ancora a rischio idraulico e non c’è la soluzione che è prospettata da venticinque anni e aspettata almeno dall’inizio di questa legislatura, se non prima. Continuiamo ad aspettare e i cittadini pure.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

 

OGGETTO 5786

Interpellanza circa le azioni da attuare per prevenire i danni causati dal maltempo e garantire la fruizione dei servizi pubblici essenziali, con particolare riferimento alla viabilità ed all’erogazione dell’energia elettrica. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto successivo il 5786, interpellanza circa le azioni da attuare per prevenire i danni causati dal maltempo e garantire la fruizione dei servizi pubblici essenziali, con particolare riferimento alla viabilità ed all’erogazione dell’energia elettrica. A firma del consigliere Rancan a cui do subito la parola.

Risponderà l’assessore Gazzolo.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Molto brevemente. È un’interrogazione che si è resa necessaria dopo le ormai conosciutissime vicende del gelicidio in provincia di Piacenza, che si sono abbattute pesantemente sul territorio di collina. Questa è un’interrogazione che serve a capire quali siano state le azioni della Giunta e quali saranno le azioni della Giunta nei prossimi mesi, perché vi è anche un rischio (che segnalerò prossimamente) in tema di prevenzione. Quindi io voglio sapere cosa è stato fatto prima, cosa stato fatto nel mentre e cosa verrà fatto successivamente, perché non possiamo permetterci di agire sempre in emergenza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

Prego, assessore Gazzolo.

 

GAZZOLO, assessore. Grazie. Nel merito della straordinarietà dell’evento, il riferimento obiettivo risulta derivante dalla dichiarazione di stato di emergenza della fine dicembre riconducibile a condizioni meteo eccezionali. Evento di tipo C, articolo 2, ai sensi della n. 225/92. Le infrastrutture a cui si fa riferimento nell’interpellanza sono sia di tipo viabilistico, sia relative ad elettrodotti, la cui competenza gestionale e manutentiva è rispettivamente provinciale e di ENEL, per quanto riguarda le linee elettriche. Gli eventuali piani di monitoraggio relativi alle eventuali criticità delle condizioni di queste infrastrutture dovranno, quindi, riferirsi agli stessi enti competenti, risultando strettamente correlati alle rispettive attività di preventiva e periodica manutenzione.

La Regione, attraverso le proprie strutture tecniche, in particolare il servizio Area affluenti Po, sede di Piacenza, ha partecipato alle riunioni della CCS (Centro di coordinamento soccorsi) istituito presso la Prefettura di Piacenza, attivandosi per coordinare – questo ovviamente durante l’evento – le possibili azioni da mettere in campo per favorire un ritorno alle normali condizioni dei territori. Già dalle prime ore della mattina di lunedì 11 dicembre, in accordo con la Prefettura stessa, sono state attivate squadre del coordinamento di volontariato di Protezione civile di Piacenza che, munite dell’opportuna attrezzatura, potessero supportare l’attività dei vigili del fuoco e delle ditte degli enti proprietari delle infrastrutture stradali nel taglio e rimozione delle alberature per il ripristino della viabilità, dovendosi in ogni caso garantire che le condizioni operative di lavoro fossero compatibili con la sicurezza degli operatori. Tale attività è proseguita anche nella giornata del 12 dicembre. Il servizio poi, per quanto di competenza, ha attivato cinque interventi di somma urgenza, ai sensi dell’articolo 163 del decreto legislativo n. 50/2016, per un totale di 200 mila euro per la messa in sicurezza di infrastrutture e tratti di corsi d’acqua, di cui uno in particolare, dell’importo di 50 mila euro, per il taglio di vegetazione pericolante di ostacolo al deflusso delle acque e a difesa della pubblica incolumità nei bacini di Trebbia, Nure e Tidone e nei comuni di Piacenza, Gossolengo, Rivergaro, Ponte dell’Olio, Bettola e Nibbiano.

Per completezza, si comunica che il Consiglio dei ministri nella seduta del 29 dicembre 2017, su proposta del presidente Paolo Gentiloni, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dall’8 al 12 dicembre 2017 nel territorio delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì-Cesena, quindi ricomprendendo tutta la parte appenninica da Piacenza a Forlì interessata del gelicidio, che dispone lo stanziamento di 10 milioni di euro per l’attuazione dei primi interventi. Tale provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 10 del 13 gennaio 2018. Per l’attuazione degli interventi da effettuare nella vigenza dello stato di emergenza, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, lettere a), b), c) e d) della legge 24 febbraio 1992, n. 225, si provvede con successive ordinanze emanate dal capo del Dipartimento della Protezione civile, acquisita ovviamente l’intesa della Regione, nei limiti delle risorse stanziate. Intesa che è già stata data, ricevendo l’ordinanza conseguente.

Cerco di andare veloce per rispondere a tutti i temi, perché stamattina, nella risposta che ho dato al consigliere Bignami, già si trattava della strategia futura. Quindi nel merito dell’evento abbiamo stanziato, sulla base delle richieste pervenute nel corso dell’emergenza, le risorse necessarie. Abbiamo attivato il volontariato (su richiesta della Prefettura di Piacenza) e adesso, a seguito della dichiarazione di stato di emergenza nazionale, della sua pubblicazione, della successiva ordinanza, come dispone la stessa dichiarazione di stato di emergenza pervenuta alla Regione, su cui la stessa ha già dato l’intesa, stiamo provvedendo alla costruzione del piano degli interventi, che ovviamente verrà poi trasmesso al Dipartimento nazionale di Protezione civile.

I punti fondamentali della strategia regionale per la prevenzione dei rischi sul territorio legati a questa tipologia di evento, sono la sinergia tra i piani di protezione civile e i piani di emergenza dei gestori di servizi pubblici, la comunicazione ai cittadini, la manutenzione dei boschi e dei piani di resilienza per gli investimenti sulle reti, perché questi sono i punti evidenziati anche con criticità, in alcuni casi elevate, nell’intero territorio a seguito dell’evento eccezionale. In particolare, per il tramite dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e della Protezione civile, sono stati sottoscritti i protocolli operativi con alcuni dei soggetti gestori delle infrastrutture a rete. In particolare, sono operativi i protocolli con il gruppo Ferrovie Italiane, IREN Reti, ENEL, ATERSIR e HERA e lo stesso schema è in fase di definizione con TERNA, al fine di collaborare su procedure da sviluppare nell’ambito delle reciproche competenze. Tali protocolli, complementari alle attività proprie delle Authority nazionali, sono finalizzate ad assicurare un ulteriore sviluppo alla collaborazione reciproca già in essere, per conseguire la massima efficienza ed efficacia operativa nell’ambito dei contesti emergenziali mediante il coordinamento dei centri operativi e delle azioni necessarie a fronteggiare le emergenze stesse. Dall’analisi fornite da ENEL sulla natura dei guasti, risulta che la quasi totalità è stata causata da caduta di piante fuori fascia. Con il Piano forestazione, la Regione ha finora investito oltre 13 milioni per interventi che riguardano anche la manutenzione dei boschi, ma appare necessario avviare la rivalutazione dell’ampiezza della fascia di rispetto delle linee elettriche e le modalità di intervento al di fuori delle attuali fasce, superando le problematiche relative alle autorizzazioni, in particolare nelle aree protette, e alla difficile individuazione delle proprietà dei terreni. Parallelamente è fondamentale che i gestori definiscano i piani di resilienza delle reti e che siano messe a disposizione dei Sindaci, insieme ad altre informazioni utili alla gestione delle emergenze come i riferimenti dei referenti di zona da contattare. L’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile presidierà l’analisi e la programmazione degli investimenti sulle infrastrutture e le manutenzioni, perché siano effettuate tenendo conto anche del carattere strategico di alcune utenze (impianti di sollevamento dell’acquedotto, ripetitori, ospedali) e sono inoltre in previsione una serie di incontri operativi per creare una reale integrazione tra le attività di manutenzione e investimento dei vari soggetti: ENEL, HERA, i gestori della telefonia, TERNA che non è stata coinvolta in questa emergenza, ma che è parte integrante del tema di riferimento con i gestori, che quindi tenga conto delle priorità dell’intero sistema.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Gazzolo.

La parola al consigliere Rancan, ha sette minuti.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Per fare un po’ di chiarezza su tutta la questione. A parte che io ho sentito troppe volte la parola «emergenza» nell’intervento dell’assessore. Per carità, è stata un’emergenza, però mi piacerebbe che si lavorasse meno nell’emergenza, ce lo siamo detti già tantissime volte. Troppe volte. Va fatta più prevenzione sui nostri territori. Noi non possiamo permettere che eventi come il gelicidio, che poi è un evento che forse non era mai capitato nella nostra zona, o che è capitato pochissimo, creino un disastro di queste proporzioni paralizzando intere frazioni sull’Appennino piacentino, con gente al buio per cinque giorni senza corrente elettrica e, aprendo il “capitolo ENEL”, che lo sportello clienti di ENEL, il servizio clienti telefonico non fosse raggiungibile per poter ricevere aiuto. Ci sono stati anziani, persone che sono rimaste isolate completamente nell’arco di giorni. Migliaia di persone.

Io dico che forse è stata sbagliata la politica fatta fino adesso, non è possibile che si continui a lavorare sull’emergenza! Ho capito che sono state messe delle risorse, sono state investite tutte sull’emergenza, ma sicuramente sappiamo che, quando si spende sull’emergenza, si spende in fretta e peggio rispetto a quando si investirebbe nella prevenzione. Fare prevenzione è sicuramente meglio di fare sempre emergenza ed è inutile, assessore, che mi fa di no con la testa, perché è così: prevenire è meglio che curare! È sempre stato così. Su questi report fatti dal giornale locale “Libertà” si vedono benissimo i numeri, si vedono benissimo tutte le strade che sono state completamente bloccate. Se vuole, gliele cito anche. Tantissimi Comuni delle nostre vallate piacentine che sono stati completamente bloccati da questo disagio. I cittadini, però, stanno ancora aspettando tantissime risposte che la Giunta non è ancora riuscita a dare, che quindi, assessore, la vede assente su questa partita, perché su questi punti che hanno veramente creato tantissimo disagio sulle nostre colline, adesso capisco che l’assessore si inalberi un po’, perché forse magari in campagna elettorale queste cose possono dare fastidio ad un mese dal voto, però è così purtroppo: si fa troppa emergenza e poca prevenzione. Adesso sicuramente sentiremo l’assessore andare sui territori a dire di aver dato qui e là, ma la gente sa benissimo quello che sta succedendo in provincia di Piacenza. Qualsiasi problema (gelicidio, alluvioni, esondazioni, vi sono stati anche dei problemi con il rilascio delle dighe, problemi negli scorsi anni che conosciamo benissimo) lo si deve al fatto che la Giunta, in questo caso lei, assessore, non è stata in grado di fare prevenzione concreta. È questo che noi imputiamo: mancanza di prevenzione e troppo lavoro sull’emergenza. Questo i nostri cittadini lo vedono e vedono anche che questa politica è completamente sbagliata.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

 

OGGETTO 5615

Interpellanza circa procedure riguardanti la Soc. Coop INDACOO di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’ordine dei lavori, con l’oggetto 5615, interpellanza circa procedure riguardanti la Soc. Coop INDACOO di Piacenza. A firma del consigliere Foti.

Risponde la vicepresidente Gualmini.

 

Sull’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Saliera): Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Chiedo scusa, intervengo un po’ frettolosamente effettivamente sull’ordine dei lavori in merito ad una richiesta che abbiamo fatto e che riguarda la mozione di censura rispetto all’assessore Gazzolo. Lo chiedo per una questione pratica di iter, nel senso che abbiamo controllato il Regolamento e noi chiediamo la discussione alla prima seduta utile, come indicato dall’articolo 111 del Regolamento interno. Mi è parso di capire che l’interpretazione data non sia questa e quindi chiedo scusa per l’interruzione, ma vorrei capire meglio effettivamente come funziona e quando effettivamente potrà essere discussa.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Rispetto alla sua richiesta, se ho ben compreso, rispetto all’articolo 111 del Regolamento, alla prima seduta utile, la prima seduta utile è quella che verrà successivamente fissata e decisa. So che nell’ultima Conferenza dei capigruppo non è stata definita una data, ma è stato detto che da qui alla fine del mese, a seconda delle urgenze e rispetto all’articolo 116, quindi tutta la procedura del 116, probabilmente ci sarà un’Assemblea. Quindi la prima seduta utile sarà quella, messa all’ordine del giorno, previo ovviamente Conferenza dei capigruppo. Era questo che lei mi chiedeva?

Il consigliere Foti ha chiesto la parola.

 

FOTI: Presidente, io non voglio contestare la sua interpretazione, però, come è noto, è possibile chiedere l’iscrizione di argomenti non iscritti all’ordine del giorno e, se l’Assemblea li approva, poterne poi discutere eventualmente anche attraverso un’inversione dell’ordine del giorno. Ora mi pare, invece, che l’interpretazione che è resa in questo momento sia una interpretazione “ad excludendum”, nel senso che non prevede neanche la possibilità, che pure viene utilizzata anche dalla Giunta, ad esempio nel caso di oggi, attraverso l’iscrizione di un argomento che non era all’ordine del giorno della Conferenza dei capigruppo, che è peraltro stato esaminato dalla Commissione (ma questo è il caso di specie) e che oggi viene trattato in Aula. Quindi, sotto questo profilo, io penso che la consigliera Piccinini fosse interessata, se ho ben compreso, a capire se era possibile anziché mischiare due argomenti in sé molto distanti (il 116 con una mozione di censura), se questa attività che una parte dell’Aula ritiene di dover sottoporre all’Assemblea, sia almeno possibile essere esaminata entro la chiusura dei lavori dell’Assemblea che si sviluppano su due giorni. Nel caso, invece, si ritenga che ciò non sia possibile, io penso che comunque giovi ricordare che ci sono anche i numeri per chiedere la convocazione dell’Assemblea sullo specifico punto. Quindi, sotto questo profilo, c’è il Regolamento, c’è il buonsenso e altre questioni che consentono tradizionalmente di esaurire i punti all’ordine del giorno senza doversi impiccare a posizioni preconcette. Poi la democrazia è anche una questione di numeri, quindi se ovviamente questa ipotesi non viene suffragata da un voto dell’Aula sufficiente a consentirne la trattazione, è evidente che si troveranno altre strade, pure ammesse dal Regolamento, per discuterla sicuramente entro la fine di questo mese.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Concordo, condivido. Ho risposto alla consigliera Piccinini, perché mi ha rivolto espressamente una domanda rispetto all’articolo 111 (censura al singolo assessore). Certamente qualsiasi consigliere, in questo caso in base all’articolo 75, può chiedere, nella prima ora dall’inizio della seduta, l’inversione o la trattazione urgente di un argomento non iscritto, la cui trattazione o meno viene decisa dall’Assemblea.

Consigliera Piccinini, lei ha chiesto la parola, prego.

 

PICCININI: Solo per chiarire. La mia intenzione è quella di fare chiarezza su questa vicenda il prima possibile. È evidente che, non avendo convocazioni in previsione o comunque una sul 116 che non è ancora sicura e comunque argomento non attinente a questa questione particolare, su cui va dedicata, secondo me, la dovuta attenzione, è chiaro che i tempi si allungano, perché abbiamo un mese di gap, nel quale non possiamo discutere di quanto successo. È evidente anche che, se io domani mattina richiedo la questione d’urgenza, essendo noi ovviamente all’opposizione può venire bocciata. Invece credo sia interesse di tutti poter capire che cosa sia effettivamente successo e avere anche la versione dei fatti dell’assessore Gazzolo e poter mettere tutti nelle condizioni di capire che cosa è successo e di fare chiarezza su una vicenda che è tutt’altro che chiara.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola al consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Intervengo solo per uscire da questo budello interpretativo di fronte al quale ci siamo trovati. A fronte di un “petitum” chiaro, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con l’interpretazione estensiva della domanda che, nella risposta è andata “ultra petita”. È evidente che la richiesta presentata dalla consigliera Piccinini era finalizzata all’interpretazione di un articolo. Poi, attraverso il suggerimento positivo del questore Foti, è stato fatto presente che esiste anche un’altra strada. Ora non credo che serva un Bignami della lettura del regolamento per comprendere come si svolgono le attività da consigliere. Potrebbe essere opportuno comprendere se l’urgenza esiste e la cosa è circostanziata e seguire quello che è il regolamento che tutti quanti i consiglieri, fin dal primo giorno in cui sono stati eletti, dovrebbero conoscere senza nessuno che faccia da suggeritore. Lo dico nell’interesse di una dialettica rispettosa dei rispettivi ruoli, perché penso che questa vicenda, che pure viene segnalata come un fatto di grande importanza per questo ente, non possiamo affrontarla con un atteggiamento da campagna elettorale. Tutti ce ne siamo tenuti alla larga dicendo che le motivazioni di questo mese sarebbero state quelle di un corretto fair play. Mi pare invece che, inserirsi all’interno di un’indagine ancora in corso, sia un atteggiamento che cerca di alzare i toni e non se ne capisce la ragione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro

Giusto per informazione, è stata depositata, ai sensi dell’articolo 75, la richiesta di inserimento all’ordine del giorno che adesso è in tiratura e che verrà distribuita.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Soltanto per osservare, presidente, che comunque, indipendentemente da tutto, potrebbe anche risolversi la questione con una comunicazione all’Assemblea da parte dell’assessore. La Giunta, come noto, può fare comunicazioni, in sede delle quali è consentito, al termine della discussione, poter presentare una risoluzione. Non sarebbe esattamente l’accoglimento del documento che qui è stato presentato, ma vi sarebbe comunque un pronunciamento dell’Assemblea a riguardo e quindi è di per sé sufficiente per far sapere come la si pensa. Ciò che è indubbio rilevare è che non c’è nessuna informazione sul punto. Poi se si deve convocare una Commissione per chiedere l’audizione, non è che ci voglia tanto. Basta applicare il Regolamento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie. In merito alle considerazioni fatte dal consigliere Foti e anche all’invito al fair play rivolto, mi sembra di capire che le modalità di ottenere un’informazione su quanto accaduto ed eventualmente esprimere un giudizio, sono la richiesta che voteremo – immagino – domattina di inversione di ordine dei lavori, oppure la richiesta di convocazione urgente di una ulteriore Assemblea, visto che comunque un decimo dei consiglieri li avremo a disposizione. Da valutare però se sia opportuno poi convocare un’altra Assemblea con urgenza oppure utilizzare l’Assemblea che già abbiamo a disposizione, visto che parliamo di fair play.

 

PRESIDENTE(Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

 

Ancora sullo svolgimento dell’interpellanza oggetto 5615

 

PRESIDENTE (Saliera): Possiamo quindi procedere con l’oggetto 5615.

Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: La do per illustrata, presidente.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola alla vicepresidente Gualmini per la risposta. Prego.

 

GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Intanto ringrazio il consigliere Foti, perché pone un quesito importante su una cooperativa che ha una procedura concordataria in corso, ma che comunque abbiamo recentemente incontrato, come dirò nella mia risposta.

Per quanto riguarda le informazioni che ci ha chiesto, in primo luogo confermo che la Regione Emilia-Romagna risulta certamente tra i creditori della cooperativa in oggetto, classificata nella classe 8; il credito ammonta – come lei stesso dice nella sua richiesta – a 2.126.115 euro che dovranno essere integralmente soddisfatti dal ramo continuità mediante i proventi che la INDACOO ricaverà dalla prosecuzione dell’attività aziendale. Questo è quello che viene indicato nel decreto del Tribunale di Piacenza del febbraio 2013. La INDACOO scpa, essendo in continuità aziendale, in conformità a quanto stabilito da questo decreto, invia ai commissari giudiziali e al comitato dei creditori una relazione semestrale, in cui sono indicate le principali attività realizzate, al fine di dare compimento al piano concordatario. Noi abbiamo richiesto informazioni alla stessa INDACOO società cooperativa, che ci ha riferito questi dati. Nell’ambito della procedura concordataria è previsto un ramo continuità e un ramo concordatario, il piano concordatario ha la durata di cinque anni più un ulteriore anno, la procedura concordataria ha previsto la scissione del patrimonio in due parti: una prima parte destinata alla soddisfazione dei creditori concordatari con la costituzione di una nuova società, la seconda invece è rappresentata dagli alloggi in proprietà indivisa che è rimasta all’interno della cooperativa proprio per proseguire l’attività ordinaria dell’abitare. Il credito della Regione, che fa parte del ramo continuità, continuerà a seguire il suo normale iter procedurale e sarà rimborsato alle scadenze previste in fase di erogazione dei contributi. Ricordo che la disciplina statale prevede, tuttavia, che le somme concesse a titolo di anticipo vadano restituite alla Regione a partire dal trentesimo anno decorrente dalla data di erogazione in quindici annualità costanti posticipate. Quindi torneranno, ma chissà dove saremo noi.

Tengo a sottolineare che la sottoscritta ha già incontrato in data 3 ottobre una rappresentante del comitato dei soci della cooperativa INDACOO insieme ad altri rappresentanti della “Di Vittorio” e della cooperativa CASER, insieme ad un’ulteriore rappresentante di Federconsumatori. Io ho ascoltato queste persone con molta attenzione, mi sono dichiarata, insieme ai servizi, disponibile al confronto e anche a dare una mano, per quanto nelle nostre competenze, alle duecento famiglie interessate da questa procedura. Le dirò tuttavia che, avendo più volte chiesto anche alla signora presente della cooperativa INDACOO, se l’iter stava andando avanti, se ci fossero particolari problemi, non ho ottenuto risposte allarmanti. Tutto sommato mi era sembrata rassicurata da come l’iter stava andando avanti.

Proprio sulla sollecitazione a trovare delle soluzioni a favore delle famiglie, noi abbiamo lavorato fin dall’inizio del mandato anche alla trasformazione delle norme che riguardano la proprietà indivisa, in particolare abbiamo modificato l’articolo 4 della legge regionale n. 24/2001 sulle politiche abitative con una delibera d’Assemblea (n. 106/2017) che favorisce la cessione in proprietà ai soci assegnatari degli alloggi delle cooperative a proprietà indivisa, anche di quelle (questa è stata un’ulteriore modifica) coinvolte in procedure concorsuali.

Nell’ultima parte della sua richiesta ci chiede se è possibile applicare l’articolo 37 della legge n. 865/71, che riguarda di fatto la decadenza della concessione su aree destinate a piani per l’edilizia economica e popolare. Obiettivamente l’articolo 37 prevede che, in tutti i casi in cui si verifichi la decadenza dalla concessione e la conseguente estinzione del diritto di superficie, ovvero la risoluzione dell’atto di cessione in proprietà, l’ente che ha concesso il diritto di superficie o che ha ceduto la proprietà (spesso gli enti locali) subentra nei rapporti obbligatori derivanti da mutui ipotecari concessi dagli istituti di credito per il finanziamento delle costruzioni sulle aree comprese nei piani approvati, a norma della presente legge, con l’obbligo di soddisfare sino all’estinzione le ragioni di credito dei detti istituti. Questa previsione riguarda in modo specifico le aree comprese nei piani delle zone da destinare alla costruzione di alloggi a carattere economico e popolare (cosiddetti “PEEP”), approvati dai Comuni ai sensi della legge nazionale del 1962. Noi abbiamo controllato e verificato che tutte le aree sono PEEP, pertanto possiamo dire che l’articolo da lei menzionato possa essere applicato, anche se mi corre l’obbligo di ricordare che tutto ciò che riguarda le previsioni contenute nell’articolo 37 della legge nazionale n. 865 attiene a profili di esclusiva competenza comunale. Quindi le convenzioni che eventualmente il Comune fa, le decisioni che i Comuni prendono, benché qui tutto sia rispondente alla legge, proprio perché si ricade in aree PEEP, sono al di fuori della competenza regionale in senso proprio. Rinnovo però la mia disponibilità a seguire ovviamente questa importante procedura e soprattutto ad essere a disposizione delle famiglie in un’attività di confronto e di sollecitazione di soluzioni più adeguate per tutti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, vicepresidente della Giunta Gualmini.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Ringrazio l’assessore per la risposta che mi ha fornito e soprattutto per avere riconfermato una disponibilità nei confronti degli assegnatari degli alloggi ad un confronto quantomeno, che peraltro anche a Piacenza alcuni esponenti istituzionali hanno promesso di fare con i risultati sotto gli occhi di tutti: con nessun risultato.

Signora vicepresidente, io mi scuso se tornerò un attimo su due argomenti, ma secondo me non sono affatto irrilevanti. La prima questione è quella attinente al cosiddetto “prestito sociale”. Mi pare, anche se lei non l’ha detto, che alla fine vi sia stato un intervento da parte della sede centrale delle cooperative che si è fatta carico minimamente di intervenire o, meglio, di promettere un intervento per l’anno in corso di un paio di milioni di euro, riferito però a tutta la crisi del settore. Quindi è ovvio che è un intervento che, nel caso di specie, al massimo riesce a determinare delle briciole. La seconda considerazione, che invece ritengo di fare, è questa. Lei giustamente ci ha ricordato che il rientro avverrà fra trent’anni e con modalità sicuramente che non saremo in grado probabilmente di seguire, almeno sotto il profilo istituzionale. Resta però il fatto, invece, che purtroppo e secondo me questa è una norma che probabilmente meriterebbe una attenzione particolare, anche in termini di modifica, il fatto di concedere delle aree PEEP da parte dei Comuni, che è una di quelle richieste che tradizionalmente viene formulata, non può poi ritorcersi sui Comuni medesimi nel momento in cui si registra una situazione debitoria da parte della cooperativa, al punto tale che il Comune tra l’altro non fa fronte ad una situazione debitoria che serva magari a coloro i quali hanno seguito la strada di essere soci di una cooperativa a proprietà indivisa, ma tutela soltanto le banche. Qui paradossalmente il socio della cooperativa proprietà indivisa è molto meno garantito di quanto non sia garantita, con questa norma, la banca. Al punto tale che, una volta soddisfatta da parte dei Comuni l’esigenza della banca, è finito il discorso. Io mi permetto di dire che questa normativa che, se non sbaglio, anche lei ha evocato (1962), è superata dalla situazione attuale e oltretutto non responsabilizza neanche la cooperativa, perché da una parte uno deve iniziare a restituire alla Regione quanto ha avuto dopo trent’anni dalla conclusione dei lavori, quindi qui stiamo parlando del 2050, quando ci sarà consumo di suolo zero, secondo la legge urbanistica, quindi abbatteremo le case anziché costruirle. Ma, al di là di questo, vi è il fatto che vi sono almeno tre Comuni legati a questa cooperativa che non hanno interesse a risolvere la convenzione, non perché questa verrà attuata e verranno realizzati gli elementi previsti nella convenzione, ma solo ed esclusivamente perché, se risolvono la convenzione, devono mettere mano al portafoglio per pagare il debito con le banche. Il che mi pare francamente un assurdo. Quindi io colgo questa occasione per dire all’assessore delegato che io capisco perfettamente che la Regione su alcuni ambiti non possa intervenire, però, dato che invece una prima parte (quella iniziale degli interventi) viene seguita anche dalla Regione, finanziata anche dalla Regione, a mio avviso sarebbe opportuno poter fare conto su una normativa sia statale che regionale, che non sia dell’altro secolo o, meglio, della prima parte dell’altro secolo, ma possibilmente si conformi anche alla situazione attuale, ivi compreso la riforma recente di tutta la materia fallimentare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 5629

Interpellanza circa le azioni da porre in essere, anche in ambito normativo, al fine di evitare il ripetersi di episodi di violenza fisica e verbale nei confronti di bambini e degli altri soggetti indifesi. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 5629, interpellanza circa le azioni da porre in essere, anche in ambito normativo, al fine di evitare il ripetersi di episodi di violenza fisica e verbale nei confronti di bambini e degli altri soggetti indifesi. A firma del consigliere Foti, a cui do la parola.

Risponderà la vicepresidente Gualmini.

 

FOTI: Se sapevo che era un ping-pong con la dottoressa Gualmini, mi organizzavo in modo diverso. Comunque anche questa la do per letta, grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Prego, vicepresidente Gualmini, a lei la parola.

 

GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Anche qui affrontiamo una tematica, che mi sta particolarmente a cuore, di indubbia gravità: l’allarme sugli episodi di violenza perpetrati nei confronti di bambini, ma non solo, più in generale delle categorie più fragili della nostra società (anziani, disabili e minori). Il caso che lei cita, che risale al novembre scorso (quello delle maestre della scuola Vittorino da Feltre di Piacenza), l’ho trovato personalmente agghiacciante. Ho letto alcune ricostruzioni che mi hanno molto segnata e sdegnata per gli episodi che vengono raccontati di vero e proprio terrore nei confronti dei bambini. In via generale abbiamo più volte parlato della videosorveglianza, ho anche risposto a sue precedenti interrogazioni, quindi io ho un atteggiamento sempre molto laico e pragmatico nei confronti di queste tematiche, esprimo però una serie di perplessità. In primo luogo, sempre dal punto di vista della competenza giuridica, la videosorveglianza è comunque un tema di carattere nazionale, visto che ha dei risvolti diretti sul problema della privacy da un lato e dall’altro su tutte le norme lavoristiche che sono squisitamente statali. Vi sono poi una serie di iniziative legislative in atto, ovviamente siamo a cavallo tra due legislature, ma l’ultima (il disegno di legge n. 2574) è stata approvata dalla Camera dei deputati nell’ottobre 2016 ed è il risultato di una serie di testi precedenti presentati sul tema della videosorveglianza unificati tra di loro. Il DDL poi è stato trasmesso al Senato e assegnato in sede referente alla Commissione lavoro, che ha esaminato il testo del disegno di legge richiedendo anche i pareri di altre Commissioni. Qui alleghiamo i pareri delle Commissioni parlamentari igiene e sanità e istruzione pubblica, che tuttavia hanno, con delle motivazioni molto precise, espresso un parere negativo.

È chiaro però che la Regione non è che possa lavarsi le mani e quindi in qualche modo qualcosa deve fare. Per quanto riguarda la categoria degli anziani, prima di arrivare ai minori, penso che le direttive, l’impianto delle norme regionali che discendono dalla legge sui servizi sociali (la legge n. 2/2003), prevedono comunque dei controlli importanti: la normativa regionale sull’autorizzazione al funzionamento delle strutture sociosanitarie prevede specifiche procedure per le verifiche e il controllo, la normativa sui servizi sociosanitari accreditati. In particolare, vorrei citare quello che viene detto: «Il soggetto gestore deve assicurare che gli utenti siano protetti da ogni forma di abuso. A questo fine definisce procedure per la garanzia dei diritti degli utenti informazione, consenso, privacy, protezione dallo sfruttamento di qualsiasi tipo da negligenza, discriminazioni, da trattamenti non rispettosi della dignità personale. Devono essere utilizzati strumenti che permettano di monitorare e migliorare il livello di motivazione di clima organizzativo finalizzati a prevenire il burnout del personale. Deve essere documentata la consulenza dello psicologo per il sostegno emotivo, psicologico e relazionale degli utenti e dei familiari, ma anche degli operatori e di chi svolge interventi di supervisione».

A questo, sempre dal punto di vista della categoria degli anziani, aggiungiamo le iniziative più recenti prese anche in questa legislatura. Quindi nel 2016 è stato istituito il gruppo regionale per l’aggiornamento degli strumenti e delle procedure relative ai servizi sociosanitari e qui, insieme ai Comuni e alle ASL, stiamo cercando di rivedere i diversi strumenti che riguardano anche le caratteristiche dei servizi sociosanitari. La delibera di Giunta n. 664/2017, che aggiorna gli strumenti e le procedure relative ai servizi socioassistenziali, parla anche di vigilanza delle strutture e definisce i compiti dei Comuni, delle aziende e della Regione. A questa DGR seguiranno ulteriori misure di aggiornamento, ad esempio della disciplina dei servizi sociosanitari, in particolare i servizi residenziali con capienza fino a sei posti. Infine l’assessore alla sanità Venturi nel 2017 ha invitato a predisporre un piano biennale di controllo proprio sui servizi sociosanitari, che parli anche delle verifiche dal punto di vista delle condizioni organizzative di formazione e di salute non solo dei pazienti, ma anche del personale.

Per quanto riguarda i minori, anche qui ci sono importanti novità che abbiamo cercato di promuovere. In base alla legge regionale sui servizi 0-3 (n. 19/2016 che io ho fortemente promosso) è derivata una direttiva sull’organizzazione e il funzionamento che prevede, tra l’altro grazie ad un ordine del giorno e al contributo dei gruppi di opposizione, un piano per la prevenzione dello stress da lavoro correlato e si prevedono misure forti di formazione e di qualificazione del personale. Abbiamo anche rafforzato nella direttiva il fatto che chi sia stato condannato, ma anche chi abbia patteggiato in tema di reati contro le persone, non possa più svolgere alcun tipo di lavoro nelle nostre strutture a contatto con i bambini. Infine, per quanto riguarda la legge e l’istallazione di telecamere, in una situazione ordinaria lo statuto dei lavoratori prevede all’articolo 4 (legge n. 300/70) che vi debba essere un accordo con le organizzazioni sindacali. Tra l’altro una recente sentenza della Corte di cassazione del maggio 2017 – le darò i riferimenti – ancora sostiene che l’istallazione dell’apparecchiatura è illegittima e penalmente sanzionata. A questo si aggiunge anche una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che prevede che alcuni aspetti della vita professionale lambiscono la vita privata e quindi anche qui si pone un dubbio sul fatto che la videosorveglianza possa essere legittima.

Detto ciò, riteniamo che una videocamera ventiquattr’ore su ventiquattro abbia lo svantaggio di minare il rapporto di fiducia nei confronti delle decine di migliaia di dipendenti (insegnanti, educatori, operatori di questi servizi) che svolgono correttamente il loro lavoro e riteniamo anche che zone d’ombra, come dimostrano alcune ricerche, o coni in cui si possano svolgere episodi di violenza non sarebbero comunque evitabili dall’istallazione h24 della videosorveglianza. Tuttavia rimane anche il mio interesse sia a seguire l’evoluzione della normativa nazionale, sia a rafforzare in tutte le direttive, gli atti amministrativi e legislativi della Regione, il tema del controllo e della condanna piena di questi episodi e quindi il rafforzamento delle misure di qualificazione e di formazione del nostro personale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, vicepresidente Gualmini.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Si può anche tentare di pensare che uno scoglio possa fermare il mare, ma secondo me non è così. A me pare che gli episodi, che purtroppo si sono verificati e sui quali non voglio esprimere giudizi anticipati in ordine alle persone coinvolte, perché poi, come lei converrà con me, la responsabilità penale personale va individuata caso per caso, però quello che a mio avviso è un segnale negativo, è che ciò che una volta era un’eccezione, oggi sta diventando una regola di comportamento. L’abbiamo negli asili, l’abbiamo negli ospizi, l’abbiamo anche in alcune strutture ospedaliere. Probabilmente non vi è più un’etica del rispetto della persona e aggiungo che, forse anche sotto il profilo anche dell’aggiornamento professionale, a mio avviso c’è qualcosa che non funziona. Io faccio parte di una generazione che, quando andava alle elementari, qualche maestra o maestro una tirata d’orecchie te la dava: comportamenti punitivi che oggi sarebbero sicuramente deprecabili. Era più il tempo che qualcuno passava fuori dall’Aula che dentro l’Aula. Però, a mio avviso, era lo spirito diverso. Mentre allora c’era una volontà educativa, qui mi pare che ci sia quasi una liberalizzazione delle proprie tensioni. Sono teso, mi tiri scemo: ti meno. Più o meno, è questo il ragionamento. Io non penso che le telecamere siano la panacea di tutti i mali, ma sono qualcosa in più rispetto al niente. Purtroppo di queste vicende non ce n’è una che nasca su segnalazione dell’interno della struttura. Noi apprendiamo di queste vicende solo perché l’autorità giudiziaria, utilizzando i suoi poteri, installa delle videocamere dalle quali ricava poi alcuni comportamenti. Tra l’altro anche questa è una cosa strana, perché nelle premesse evochiamo tutti la legge sulla privacy, nelle conclusioni non appena c’è il filmato, va su tutte le televisioni nazionali, quasi che siano già un elemento di condanna e non un elemento di prova. A mio avviso, il cercare di trovare un momento quantomeno di equilibrio tra le posizioni in campo, perché noi parliamo di soggetti che non si possono difendere nella gran parte dei casi e lei sa meglio di me che è vero che ci sono delle norme lavoristiche, che prevedono alcune cose, ma è vero anche che quelle norme, che pure prevedono che non siano strumenti di controllo dell’attività lavorativa sotto il profilo quantitativo, non esulano di poter essere assunte sotto il profilo qualitativo. Io non voglio dire che la Regione Emilia-Romagna deve essere la prima che si dota di queste telecamere o di strumenti comunque atti a sviluppare un controllo più efficace ed efficiente, certo è che quello svolto ad esempio dalle ASL nelle visite sugli accreditamenti, non può essere un elemento probatorio, come ha dimostrato il caso della provincia di Parma. È chiaro che, quando tu vai, troverai sempre tutto in ordine. Il problema non è di gestione della struttura, il problema è di come si rapporta una parte del personale rispetto agli utenti ospitati. Quindi, a mio avviso, lo scartare “ab initio” questa possibile soluzione, mi sembra peggio di quanto allo stato è: che altre soluzioni non ne vengano prospettate in nessun ambito.

In conclusione aggiungo una personale considerazione. Diventa anche difficile poter intervenire su quel personale, perché anche coloro i quali hanno avuto un coinvolgimento, finché non vi è un provvedimento di condanna, al massimo parliamo di un trasferimento da un luogo all’altro. Ma se uno ha dei problemi di tenuta psichica, perché secondo me alla fine questa è una delle cause scatenanti, non è che se lo trasferisci da una scuola all’altra, migliori la sua situazione. Anzi, forse è già peggiorata dal fatto che è in corso un procedimento penale a suo carico e molte delle persone coinvolte negano qualsiasi addebito. O leggono il filmato in modo del tutto diverso da quello della magistratura inquirente. Occorre quantomeno uno spazio legislativo, che almeno consenta di tenere in sonno certe persone, finché non è definita la situazione penale. Quantomeno non dico non essendo utilizzate affatto, ma essendo utilizzate o utilizzandole in ambiti che non sono gli stessi, nei quali si sospetta possano avere violato oltre che la norma penale, anche forse una norma di comportamento (che secondo me viene prima della norma penale), che è il rispetto della persona in quanto tale, al di là che si possa cagionare o meno alla persona medesima violenza o soltanto una qualche turbativa, perché poi anche un sistema fortemente repressivo, anche quando non sfocia nella violenza, non è che su dei minori o degli anziani non abbia delle implicanze di natura psicologica, che rischiano poi di sfociare nello psichiatrico. Si può fare del danno dando una sberla, ma anche instaurando un regime di terrore senza sberle, che in un soggetto minore e particolarmente fragile ha delle conseguenze sulla crescita e forse, anche in qualche caso, rimangono permanenti. Questo mi permettevo di farlo osservare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

OGGETTO 5755

Interpellanza circa l’applicazione delle normative riguardanti, negli immobili, la predisposizione all’allaccio per l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ricordo che l’interpellanza oggetto 5684 è stata rinviata perché l’assessore Bianchi è giustificato.

Passiamo quindi all’interpellanza oggetto 5755 circa l’applicazione delle normative riguardanti, negli immobili, la predisposizione all’allaccio per l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici. A firma dei consiglieri Bertani, Sensoli, Sassi.

Consigliere Bertani, prego.

Risponde l’assessore Donini.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Il decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 157 prevede che entro il 31 dicembre 2017 i Comuni adeguino i regolamenti edilizi comunali, perché nelle nuove realizzazioni di edifici non adibiti ad abitazione mi sembra superiore ai cinquecento metri quadri, oppure di edifici residenziali di nuova costruzione con almeno dieci unità abitative, in questi casi siano previste le colonnine o le predisposizioni o gli allacci per la carica dei veicoli elettrici. Da quello che noi abbiamo potuto vedere e verificare in giro, ci sembra che pochi Comuni (il Comune di Bologna sicuramente) abbiano adeguato i propri regolamenti, volevamo capire a che punto siamo in Regione, cosa ha intenzione di fare la Regione. Se entro il 31/12 i Comuni non hanno attuato questa norma, le Regioni possono attuare i poteri inibitori e di annullamento stabiliti nelle rispettive leggi regionali, che riguardano l’edilizia. Inoltre, qui forse magari poteva rispondermi anche l’assessore Costi, per quanto riguarda la realizzazione di nuovi impianti di distribuzione carburanti, anche qui la Regione dovrebbe adeguare il proprio regolamento per quanto riguarda la loro costruzione, perché anche lì dovrebbe esserci l’obbligo di installare delle colonnine elettriche di ricarica. Siccome in regione Emilia-Romagna siamo molto indietro con le auto elettriche, vorremmo capire e sapere se l’infrastruttura almeno va avanti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Prego, assessore Donini.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Innanzitutto preme ricordare che questa Regione, nell’ambito del gruppo di lavoro che ha predisposto il regolamento edilizio tipo con l’intesa intervenuta il 20 ottobre 2016 tra il Governo, le Regioni e i Comuni, si è attivata da subito affinché fosse espressamente richiamato sul medesimo regolamento edilizio l’obbligo comunale di conformarsi a quanto previsto sull’istallazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli. Quindi noi non abbiamo subito l’atto legislativo nazionale, lo abbiamo per certi aspetti anche un po’ orientate e guidato.

Questa Amministrazione, al fine di rafforzare l’obbligo già contenuto nel testo unico statale, ha impegnato i Comuni, con l’atto di coordinamento tecnico contenuto nella DGR n. 922/2017, ad adeguare il proprio regolamento edilizio secondo l’indice previsto dall’intesa entro centottanta giorni decorrenti dal 1 luglio 2017 (data di entrata in vigore dell’atto regionale) e dunque entro il 28 dicembre 2017.

Per quanto attiene al potere di annullamento del titolo edilizio da parte della Regione, di cui all’articolo 39 del DPR n. 380/2001, richiamato dalla norma statale, si rileva – questo è quanto mi hanno riferito i miei giuridici – che lo stesso non è uno strumento idoneo a sanzionare la mancata osservanza del predetto obbligo, perché la Regione ha superato tale istituto sostituendolo con il potere del Sindaco di riesaminare i titoli abilitativi e, in presenza delle condizioni previste dalla legge, annullarli o modificarle. In merito, pertanto, l’attività già conclusa, proprio per quanto attiene alle ricariche dei veicoli elettrici, si ricorda che questa Regione ha intrapreso diverse iniziative nell’ambito del piano regionale «Mi muovo elettrico», che propone lo sviluppo e la diffusione delle modalità elettriche, tra cui quella di stipulare accordi con i distributori di energia elettrica per l’installazione di oltre cento colonnine a ricarica media a ventidue kilowatt nelle principali città della regione, perseguendo l’obiettivo della interoperabilità: la possibilità per chi stipula un contratto con un distributore di poter ricaricare la propria autovettura anche presso tutti gli altri distributori presenti in regione. Parallelamente la Regione ha stipulato dei protocolli d’intesa con i principali Comuni per l’armonizzazione delle regole di accesso ai centri storici per i veicoli elettrici: la possibilità di accesso e sosta gratuita nella ZTL anche per i non residenti.

Per quanto poi riguarda il progetto PNIR, la Regione ha presentato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il nostro progetto «Mi muovo MARE (Mobilità alternativa ricariche elettriche)» che prevede l’installazione di ventiquattro colonnine del costo totale, compresa la campagna di comunicazione, di 238 mila euro, finanziate al 100 per cento in otto Comuni della costa (Comacchio, Ravenna, Cervia, Cesenatico, Bellaria Igea Marina, Misano, Riccione e Cattolica). Allo stato attuale, i Comuni hanno avviato le procedure di acquisto e installazione delle colonnine. Infine il progetto «PNIR ER» prevede l’installazione di colonnine di ricarica veloce finanziate dal 35 per cento al 50 per cento, in funzione della potenza, dall’ente, è rivolto sia ai Comuni che ai privati, alle aziende di trasporto pubblico di tutta la nostra regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Donini.

Consigliere Bertani, cinque minuti per la replica.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Ringrazio l’assessore Donini, ma non sono affatto soddisfatto, perché ha svicolato elencandomi le cose belle che stiamo facendo, però purtroppo su questo aspetto non facciamo nulla. Tanto che fra l’altro quel decreto, che richiamavo, prevede anche che «le leggi regionali stabiliscono contenuti, modalità e termini temporali tassativi affinché gli strumenti urbanistici generali di programmazione territoriale, comunale e sovracomunale, siano adeguati con la previsione di uno standard minimo di dotazione di impianti pubblici di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica», ma la legge regionale che avete appena approvato, degli standard minimi di dotazione in generale proprio non gli piace parlare. Quindi figuriamoci per quanto riguarda gli standard minimi per la ricarica elettrica. Non ho avuto risposta neanche su cosa stiamo facendo per aggiornare i regolamenti che riguardano i distributori di carburante. È vero che non è sua competenza, però magari una risposta l’avrei gradita.

Purtroppo in regione Emilia-Romagna sul trasporto elettrico siamo indietro, molto indietro. Avevamo presentato anche qui un emendamento al bilancio, in cui chiedevamo che la Regione mettesse a disposizione 1 milione di euro di finanziamenti per l’incentivo all’acquisto di auto elettriche, ma purtroppo questa maggioranza ce l’ha bocciato. Ci approvate ogni tanto una bella risoluzione, come quella che ci avete approvato durante la sessione di bilancio, in cui, assieme a noi, dite che è importante sostenere la “Motor Valley” per lo sviluppo elettrico per eventualmente portare il Gran Premio di Formula E a Imola, perché sarebbe da traino anche a livello informativo per far partire la mobilità elettrica in regione, però potreste anche non approvarceli, perché poi questi atti rimangono lì dove sono. Lo stimolo e la richiesta che vi facciamo, è di spingere sulla mobilità elettrica. Va bene il «Mi muovo elettrico», però se non parte l’infrastruttura di ricarica e se non incentiviamo la partenza di almeno qualche centinaio di migliaia di auto elettriche che girano in regione, non riusciamo a diventare la “locomotiva elettrica” che dovrebbe diventare la nostra regione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

 

OGGETTO 5792

Interpellanza circa problematiche riguardanti l’Unità operativa anestesia e rianimazione dell’ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza oggetto 5792 circa le problematiche riguardanti l’Unità operativa anestesia e rianimazione dell’ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. A firma del consigliere Foti, a cui risponderà l’assessore Venturi.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Assessore, della vicenda che interessa questa interrogazione, già abbiamo discusso in altra occasione, mi limito soltanto a rappresentare in questa sede di esposizione che, nonostante la risposta da lei cortesemente fornita in precedenza, che faceva prefigurare un miglioramento ad un superamento delle condizioni indubbiamente critiche in cui versa l’Unità operativa anestesia e rianimazione dell’ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, nei fatti la questione non è stata affatto risolta. Al punto che, ancorché in modo anonimo, una lettera di denuncia è stata inviata ai rappresentanti delle istituzioni e ovviamente anche alla Procura della Repubblica che peraltro, essendo la denuncia anonima, ha anche la facoltà di archiviarla, proprio perché non c’è il soggetto esponente. Ciò non elimina il fatto che il problema rimane.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Prego, assessore Venturi.

 

VENTURI, assessore: Granze presidente e grazie consigliere. Prima di leggere, segnalo naturalmente che questa vicenda ha una serie di elementi, anche contraddittori, che comunque vanno segnalati al consigliere Foti. Uno lo ha già citato lui stesso. Io le dico in premessa che, siccome ricevo molti medici da molti luoghi, se c’è qualche medico che vuole venirmi a parlare, io lo ricevo volentieri. Li vedo dai luoghi dove ho fatto, nella mia precedente vita, il direttore generale; li vedo da altri luoghi che non ho mai frequentato, ma fa anche parte dell’attività dell’assessore regionale ricevere dei medici, ai quali non è che immediatamente dopo l’assessore regionale va a fare il delatore, perché è evidente che un esposto anonimo ha sempre degli elementi di verifica della veridicità. L’altra volta è successo che, dopo la mia risposta, c’è stata la lettera dei medici che smentivano. Poi glielo leggo che cosa dicevano.

Si premette che nel corso dell’anno 2017 l’Azienda USL ha espletato delle procedure concorsuali, che hanno consentito di incrementare l’organico presente nell’Unità operativa di anestesia e rianimazione all’ospedale Guglielmo da Saliceto di due unità rispetto all’anno precedente e di stabilizzare alcuni medici che erano in servizio con contratti a termine. È inoltre in previsione un ulteriore concorso pubblico, che sarà preceduto da una procedura di mobilità pubblicata a breve. L’analisi organizzativa effettuata dalla direzione aziendale riguardo l’Unità operativa complessa, ha consentito di definire alcuni interventi utili a migliorarne le condizioni di funzionalità. In particolare, l’azienda USL ha deciso di modificare l’assetto organizzativo individuando due aree con competenze e modalità organizzative distinte: quella di terapia intensiva e quella di anestesia. Conseguentemente sono state previste due Unità operative semplici coordinate da due anestesisti, per i quali il percorso di attribuzione delle posizioni è in fase di conclusione. Il compito dei due professionisti titolari dei nuovi incarichi di direzione sarà quello di attendere allo sviluppo tecnico professionale del personale, di sovrintendere gli aspetti di governo clinico e di sicurezza e di organizzare i turni di lavoro, anche ricorrendo allo sviluppo informatico dei turni di lavoro e delle ferie programmate e dei recuperi biologici, che erano una delle segnalazioni che venivano fatte. L’azienda USL ha inoltre deciso di ricondurre alla direzione medica del presidio la pianificazione delle attività chirurgiche e di gestione delle liste d’attesa, in coerenza con le linee di programmazione regionali. È stata pertanto costituita una Unità operativa semplice di gestione della logistica del paziente chirurgico, che ha per finalità la gestione centralizzata delle liste d’attesa, la programmazione delle attività di pre ricovero chirurgico e di sala operatoria, nonché il monitoraggio ex post del corretto utilizzo della risorsa sala operatoria. Il ruolo di responsabile unico, anch’esso previsto dalle direttive regionali, è stato attribuito ad un anestesista per poter gestire al meglio le dinamiche di confronto professionale.

Il percorso di riorganizzazione avviato dall’Azienda, in coerenza con quanto previsto dalla programmazione approvata lo scorso anno e che coinvolge l’area chirurgica, i blocchi operatori, le Unità operative di anestesia e terapia intensiva è in corso di completamento.

La direzione aziendale ha comunicato che, nel corso del 2017, ha più volte incontrato i professionisti dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione per discutere delle soluzioni proposte e che continuerà ad incontrarli per monitorare e valutare l’impatto delle modifiche apportate. Ad oggi l’Azienda dichiara di non avere riscontrato particolari criticità organizzative e riferisce di non avere riscontrato problematiche tali da determinare un rischio per l’attività e la sicurezza del paziente, né ha registrato una situazione di particolare disagio quale quella riportata nella lettera, peraltro anonima, cui fa riferimento lei, consigliere Foti. Se difficoltà vi sono – e lo ripeto – credo che queste possano essere rappresentate in maniera trasparente in forma non anonima, sicuramente troverebbero da parte delle istituzioni (questa compresa) e dell’Azienda la disponibilità al confronto e all’ascolto.

Concludo evidenziando come, a seguito della risposta che diedi in questa Assemblea nel febbraio dello scorso anno ad un’interrogazione a risposta immediata sulla stessa tematica, la stampa locale riportò una lettera firmata da ventotto medici, che riconduceva le criticità evidenziate a normali difficoltà organizzative e gestionali proprie di un reparto complesso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Venturi.

Consigliere Foti, sei minuti, prego.

 

FOTI: Assessore, dato che io quella lettera so come è stata firmata e a quali condizioni è stata firmata, io mi chiedo perché il dottor Baldino non abbia fatto una denuncia alla Procura della Repubblica contro anonimi per diffamazione. Non è mica impedito di farla. Io so perché non la fa. Lo so benissimo perché non la fa, lo so molto bene perché non la fa. E so anche che, assieme a quei dati che lei gentilmente mi ha letto – e la ringrazio – delle assunzioni o stabilizzazioni, andiamo a vedere quanti anestesisti hanno chiesto il trasferimento. Questo non l’hanno scritto, però. Si sono dimenticati, l’hanno lasciato nella penna.

Io se mi preoccupo di questa unità, non è perché abbia in antipatia il dottor Nolli. Certo, chi l’ha preceduto – glielo posso dire tranquillamente, assessore – era ritenuto da tutto il suo personale un grandissimo professionista. Ma il fatto che in un’azienda da due anni si continuino a fare degli incontri, se facessero così in tutti i reparti, che cosa succede? Passa la vita a farsi degli incontri. Ci sarà qualcosa che non funziona.

Io non metto in dubbio che uno possa essere un ottimo professionista, ma può anche non essere un ottimo organizzatore. Sono due cose un po’ diverse. Ci sono professionisti bravissimi sotto il profilo delle camere operatorie, però non dire loro di compilare una dichiarazione minima, perché sbuffano.

Io personalmente accolgo il suo invito e lo trasmetterò anche ad alcuni dei professionisti, sempre che abbiano voglia di rimanere, perché ormai l’ospedale di Piacenza è una hall di albergo: si entra e si va. Abbiamo perso una delle migliori radiologhe d’Italia grazie alla lungimiranza del direttore generale: la dottoressa Scagnelli che da Castel San Giovanni se n’è andata a Lodi. Pur di andarsene via dalla ASL di Piacenza.

Io me lo pongo il problema. C’è qualcosa che non funziona sotto il profilo organizzativo. Poi non metto in dubbio che le capacità gestionali, magari ha fatto dei risparmi il dottor Baldino che non ha fatto nessuno. Gli faremo gli applausi per questo. Un po’ meno devo fare gli applausi sul fatto – non voglio andare fuori tema e concludo – però lei sa che la ASL di Piacenza è l’unica che non ha il bilancio approvato per il 2017 della Conferenza sociosanitaria, perché non è mai stato portato in Conferenza sociosanitaria? Qualcosa vorrà dire. Anche a Parma c’è un’amministrazione che non ha lo stesso, almeno ufficialmente, segnale politico o bandiera politica della Giunta regionale, eppure mi risulta che ci sia stato un confronto, un dialogo e alla fine si sia arrivati ad una conclusione. Qui la mia competitrice, che è presidente della Conferenza sociosanitaria, per evitare problemi non ha portato il bilancio all’esame della Conferenza sociosanitaria. È passato tutto l’anno. Adesso sarebbe indecente portarlo, perché il bilancio del 2017 portarlo in discussione nel 2018 non ha molto senso. Quindi io glielo dico molto sinceramente: secondo me ci sono degli elementi di criticità, che forse meriterebbero meno burocrazia anche da parte dell’Azienda. Anche questa storia dei turni, ma è possibile che un anestesista sappia alle sette di sera che anche la mattina dopo è di turno? E magari lo mandano a Fiorenzuola. Stiamo parlando non di problemi giganteschi, dove c’è una lotta di potere, una banda contro l’altra, c’è soltanto gente che vorrebbe lavorare con metodo. Non penso, assessore, che francamente sia una richiesta eversiva o rivoluzionaria.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 3189

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Informazione, pubblicizzazione e trasparenza delle attività della Regione". A firma della Consigliera: Piccinini

(Continuazione discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 3189/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” – Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

OGGETTO 4889

Risoluzione per chiedere al Parlamento di confermare l'ipotesi dell'apertura di una sede distaccata dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata in Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Bagnari, Zoffoli, Calvano, Mumolo, Cardinali, Rontini, Serri, Campedelli, Pruccoli, Prodi, Caliandro, Mori

(Continuazione discussione e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6053 - Continuazione discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 6054 - Continuazione discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Conclusa la parte dedicata allo svolgimento delle interpellanze, riprendiamo con la discussione generale sul progetto di legge oggetto 3189 a firma Piccinini e alle risoluzioni oggetti 4889, 6053 e 6054.

Ha chiesto la parola in discussione generale il consigliere Bagnari, prego.

 

BAGNARI: Grazie, presidente. In riferimento al progetto di legge oggetto 3189 di cui discutiamo, vorrei partire da alcune considerazioni generali. Innanzitutto apprezzo il fatto che si voglia porre l’attenzione sul tema della trasparenza ed è bene anche valutare degli elementi critici. Mi perplime il fatto di volere solo ed esclusivamente puntare i riflettori su quelle che sarebbero delle presunte forti carenze della Regione e solo ed esclusivamente su elementi critici, senza evidenziare e – penso anche giustamente senza toni trionfalistici – voler valorizzare quello che effettivamente la Regione ha fatto da questo punto di vista.

La Regione Emilia-Romagna non si tira indietro dagli adempimenti che hanno a che fare con i propri obblighi in termini di trasparenza, ma, come ha fatto, è andata anche oltre il semplice e mero dettato di legge. Quindi la Regione non solo vuole fare, ma fa già la propria parte sul fronte interno, ma vuole anche – come penso sia giusto e come ha dimostrato in questi anni – essere parte delle politiche attive sul contrasto alla corruzione, all’illegalità. Per questo, abbiamo presentato una risoluzione e poi un emendamento “aggiornativo” – chiamiamolo così – relativo al tema dell’utilizzo dei beni confiscati, che è stato poi seguito da una risoluzione del Movimento 5 Stelle su questo tema. Tra l’altro, ci fa piacere che ci possa anche essere una attenzione congiunta su questo argomento.

Come dicevo, la Regione dà già attuazione ai principi normativi sulla trasparenza mediante atti programmatori di natura amministrativa come il Piano triennale della trasparenza e l’integrità, il Piano per la prevenzione della corruzione. Si è voluta dare una lettura estensiva rispetto a quelli che sono i meri obblighi di legge, nel senso di estendere in misura massima, compatibilmente ovviamente con le normative di tutela della privacy, le informazioni che riguardano l’attività dell’Amministrazione regionale e dei suoi enti, agenzie e società collegate, per dare veramente sostanza e non solo rispetto formale alla volontà di trasparenza. Cito, senza volere annoiare i colleghi, per esempio la determinazione n. 12096 del 25 luglio 2016, quindi antecedente alla presentazione del progetto di legge di cui stiamo parlando, determinazione del responsabile del servizio Organizzazione e sviluppo, che ricopre anche il ruolo di responsabile per la trasparenza della Giunta, ed è stata disposta con questa determinazione la pubblicazione di tutti gli atti della Giunta regionale, i decreti degli assessori e del presidente della Giunta entro una settimana dalla loro adozione, quindi parliamo di tempi – direi – più che congrui, anche tenuto conto che ci sono dei tempi tecnici per andare ad aggiornare i documenti e poi pubblicarli.

Questa ulteriore pubblicazione è stata estesa, ai sensi del Piano triennale per la prevenzione della corruzione, a partire dal 1 agosto 2017 a tutte le determinazioni dirigenziali di Giunta regionale, Assemblea legislativa, agenzie, istituti che rientrano nel perimetro di applicazione del piano stesso. Questo va ricordato perché, quando durante la presentazione, si è detto che qualche “timido” passo la Regione lo ha fatto, mi sembra ci sia stata invece un’azione piuttosto decisa della Regione.

Voglio anche ricordare un altro fatto. Sono stati citato, sempre nel momento della presentazione, una serie di problemi determinati dal decreto legislativo n. 33/2013. Va ricordato che nel frattempo (maggio 2016) è entrata in vigore la disciplina del decreto legislativo n. 97, quindi qui siamo prima della presentazione del progetto di legge, che ha modificato significativamente la normativa previgente in materia di trasparenza (il decreto n. 33), generalizzando le opportunità di accesso civico, che era una modalità più semplice e più ampia rispetto alla normale procedura di accesso agli atti. Quindi secondo un modello – chiamiamolo – di stampo più anglosassone, più “open” lo potremmo definire. Il decreto legislativo n. 97 ha peraltro esteso gli obblighi di pubblicazione in materia di società nel controllo pubblico, prevedendo la stessa disciplina per le pubbliche amministrazioni anche agli enti pubici economici e alle società in controllo pubblico.

Diciamo che, per quanto riguarda la parte relativa alla normativa sulla privacy, tema sempre molto delicato che a volte può creare vincoli, eccetera, ma riteniamo sia giusto e corretto sia tutelato fino in fondo, si deve notare poi che le previsioni contenute nel progetto di legge sono già assorbite dalla normativa nazionale in materia, in particolare dal decreto n. 196/2003. Anche questo naturalmente antecedente. Quindi parliamo di provvedimenti che, nella maggior parte dei casi, risalgono a prima della presentazione di questo progetto di legge, rendendolo in parte superato alla sua nascita, senza voler banalizzare o sminuire il valore dell’attenzione sul tema della trasparenza. Queste motivazioni sono congruenti con quanto emerso anche durante la seduta di Commissione, che ha analizzato e ha espresso parere contrario nei confronti di questo progetto di legge.

Chiudo con una considerazione su quanto ho sentito dire in merito al tema “fake news”, il tema secondo cui quanta più trasparenza noi mettiamo negli atti pubblici, negli atti della Regione in questo caso, quanto più noi combattiamo le fake news. Sicuramente le fake news si combattono con la trasparenza, ma anche con la buona fede e la diffusione di una cultura della “verità”. Su questo si può fare molto, ma non si fa molto solamente con i provvedimenti di legge, si fa anche con il nostro agire quotidiano, con quello che riguarda ognuno di noi, soprattutto quando si ricoprono dei ruoli politici o all’interno delle istituzioni. Anche se si fa parte delle minoranze. Quindi voglio sottolinearlo, perché credo che su questo noi, anche al di là dei provvedimenti di legge, dobbiamo e possiamo fare molto anche con il nostro agire quotidiano.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bagnari.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Mi permetto solo due precisazioni. Una è in risposta a quanto veniva detto sulle fake news. Senza voler polemizzare. È vero che non è solo tramite la trasparenza che si combatte, ma anche attraverso la cultura dell’informazione, allo stesso tempo è anche vero che la corruzione non si combatte solo pubblicando gli atti, però è un modo per…

Aggiungo che noi nella nostra risoluzione abbiamo previsto quello che riteniamo essere il minimo indispensabile nei livelli di trasparenza di questo ente, che è quello di pubblicare le delibere e le determine in modo facilmente accessibile. Il che significa pubblicare non solo le delibere da agosto 2016 o le determine da agosto 2017, ma anche tutto il pregresso. Credo che sia veramente il minimo che questo ente possa fare e il minimo che ci si potrebbe aspettare, perché ribadisco ancora una volta che la sezione “amministrazione trasparente” che prevede tutta quella bellissima alberatura difficilmente navigabile, non permette la conoscibilità degli atti. Quindi credo che la nostra risoluzione sia una risoluzione di buon senso. La nostra aspettativa è ovviamente che sia approvata, ma mi pare di capire che così non sarà. Però credo che, almeno pubblicare agli atti pregressi, sia il minimo che si possa chiedere a questo ente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Io riguardo alla trasparenza degli enti collegati alla Regione volevo giusto portare una mia esperienza personale, che è quella di un consigliere regionale che cerca di fare il proprio mestiere e quindi cerca gli atti ad esempio delle delibere delle AUSL. Mi sono accorto che le delibere AUSL appaiono sugli Albi pretori delle AUSL, perché questo è assolutamente ineludibile ormai, poi però, trascorso il periodo di pubblicazione, un cittadino che voglia capire che cosa ha deliberato ad esempio la AUSL della Romagna, non può più farlo. Io da consigliere regionale, cercando di espletare il mio mandato, avevo fatto un accesso agli atti per vedere la famosa prefattibilità dell’ospedale di Cesena, allora avevo fatto un accesso agli atti il 30 ottobre, il 30 ottobre hanno rinviato la risposta al mio accesso agli atti più avanti, perché ancora l’atto non c’era. Solo a posteriori (il 7 dicembre) la ASL della Romagna ha risposto alla Regione, dopo di che l’Assessorato il 21 dicembre mi ha trasmesso la risposta della ASL della Romagna. Nella risposta si faceva riferimento al fatto che il 21 novembre 2017 era stata pubblicata la delibera, che dava risposta ai miei dubbi e ai miei quesiti. Il 21 dicembre quando ho ricevuto risposta, nel sito della AUSL Romagna, dove mi indicavano di andare a reperire le informazioni di cui necessitavo per espletare il mio mandato di consigliere regionale, non era più disponibile la delibera, perché sull’Albo pretorio non era più pubblicata, perché erano scaduti i termini. Quindi io immagino, se un consigliere regionale, nel cercare di espletare il suo mandato, aspetta due mesi per avere l’atto che è un atto pubblico, figuratevi un cittadino che ha curiosità di capire che cos’è lo studio di prefattibilità dell’ospedale di Cesena, come può fare, perché ad oggi le delibere della AUSL Romagna non sono accessibili ai normali cittadini. Sicuramente con il FOIA uno prende, si sbatte, manda la sua richiesta, tutto quanto, forse gliela mandano, ma questa non è efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione. Quindi avete voglia di dire “siamo bravi, siamo belli”, ma ancora per arrivare ad una vera ed effettiva trasparenza e dare a tutti i cittadini la possibilità di partecipare e di capire che cosa succede all’interno della pubblica amministrazione, di strada ce n’è ancora tantissima da fare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, chiedo alla consigliera Piccinini se vuole fare una replica come relatrice. No.

La Giunta non ha chiesto di intervenire, quindi nominiamo gli scrutatori: i consiglieri Ravaioli, Lori e Pettazzoni. Quindi passiamo ora alla discussione generale sull’emendamento n. 1 a firma Bagnari ed altri.

Consigliere Bagnari, prego.

 

BAGNARI: Grazie, presidente. Come dicevo, noi abbiamo presentato un emendamento che va a modificare la risoluzione a suo tempo presentata, perché sono intervenute delle modifiche, in particolare l’approvazione della legge n. 161/2017 dell’ottobre 2017, quindi ovviamente successiva, che contiene le modifiche al codice della legge antimafia, le misure di prevenzione, codice penale e di procedura penale. Per essere sintetici, per non portar via troppo tempo, rispetto alla nostra prima stesura, siccome non è stata inserita all’interno di quel testo di legge la presenza di una sede distaccata dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, chiediamo alla Giunta di farsi promotrice presso il Governo per la possibilità di prevedere un distaccamento operativo dell’Agenzia anche nella nostra regione. Lo facciamo perché riteniamo che si tratti di un tema molto importante, quello del riutilizzo dei beni confiscati come restituzione ai territori, alla società in una forma legale di quei beni, di cui la malavita si è appropriata in maniera illegale. Nello stesso tempo chiediamo alla Giunta anche di operare nella direzione di un’intesa fra Regione e Agenzia nazionale per individuare anche dei percorsi più semplici, più snelli per l’assegnazione di questi beni a favore delle comunità, in modo di rendere più agevoli le procedure per poterle restituire più brevemente possibile e in maniera efficace alle comunità.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bagnari.

Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto sull’emendamento, sulle risoluzioni e sull’ordine del giorno del non passaggio all’esame dell’articolato. Cinque minuti per gruppo.

Consigliere Bagnari, prego.

 

BAGNARI: Per chiedere il voto elettronico per tutti quanti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bagnari.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’emendamento 1, a firma del consigliere Bagnari, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

37

Assenti

 

13

Votanti

 

36

Favorevoli

 

28

Contrari

 

--

Astenuti

 

8

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Essendo interamente sostitutivo della risoluzione oggetto 4889, quindi non voteremo la risoluzione stessa.

Si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 6053, a firma dei consiglieri Piccinini, Sensoli, Sassi e Bertani, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

14

Contrari

 

23

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 6053 è respinta.

Si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 6054, a firma dei consiglieri Piccinini, Sensoli e Sassi, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

36

Contrari

 

--

Astenuti

 

1

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 6054 è approvata.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’ordine del giorno, oggetto 3189/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

35

Assenti

 

15

Votanti

 

34

Favorevoli

 

20

Contrari

 

13

Astenuti

 

1

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno oggetto 3189/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” è approvato, di conseguenza abbiamo finito i nostri lavori.

Buonasera a tutti, ci rivediamo domani mattina alle ore 9,30.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 16,58

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Andrea CORSINI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI, l’assessore Patrizio BIANCHI e i consiglieri Piergiovanni ALLEVA, Alessandro CARDINALI, Lia MONTALTI, Ottavia SONCINI e Yuri TORRI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 4889 “Risoluzione per chiedere al Parlamento di confermare l'ipotesi dell'apertura di una sede distaccata dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata in Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Bagnari, Zoffoli, Calvano, Mumolo, Cardinali, Rontini, Serri, Campedelli, Pruccoli, Prodi, Caliandro, Mori”

 

Votazione emendamento 1, interamente sostitutivo, a firma dei consiglieri Bagnari, Rontini, Ravaioli, Zoffoli, Montalti, Prodi, Poli, Campedelli, Tarasconi, Zappaterra, Taruffi, Caliandro, Pruccoli, Mori, Mumolo, Nadia Rossi, Sabattini, Calvano

 

Presenti: 37

 

Favorevoli: 28

Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 8

Enrico AIMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 13

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Lia MONTALTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI, Yuri TORRI.

 

OGGETTO 6053 “Risoluzione per impegnare la Giunta a operare affinché la Regione assicuri la pubblicazione sul sito istituzionale dei provvedimenti per i quali non sussistano divieti e che sono stati adottati in data antecedente a quelle a partire dalle quali tali atti risultano disponibili, nonché a operare affinché siano pubblicati i provvedimenti assunti dagli organi di indirizzo politico e dalla dirigenza delle società in house e affinché vengano promossi standard di trasparenza anche nelle società partecipate. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Sensoli, Sassi, Bertani”

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 14

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Lia MONTALTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI, Yuri TORRI.

 

OGGETTO 6054 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Parlamento e il Governo per la modifica della legge n. 161 del 2017 al fine di introdurre la possibilità di creare strutture articolate sul territorio nazionale dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, ad avviare un confronto per definire un protocollo per un più efficace riutilizzo dei beni confiscati nel territorio emiliano-romagnolo, nonché a valorizzare il protocollo d’intesa promosso dal Tribunale ordinario di Bologna per la realizzazione di un tavolo tecnico istituzionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Sensoli, Sassi”

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 36

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 1

Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Lia MONTALTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI, Yuri TORRI.

 

OGGETTO 3189/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Informazione, pubblicizzazione e trasparenza delle attività della Regione». A firma del Consigliere: Poli”

 

Presenti: 35

 

Favorevoli: 20

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 13

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI.

 

Astenuti: 1

Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 15

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Lia MONTALTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Yuri TORRI.

 

Emendamento

 

OGGETTO 4889 “Risoluzione per chiedere al Parlamento di confermare l'ipotesi dell'apertura di una sede distaccata dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata in Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Bagnari, Zoffoli, Calvano, Mumolo, Cardinali, Rontini, Serri, Campedelli, Pruccoli, Prodi, Caliandro, Mori”

 

Emendamento 1, interamente sostitutivo, a firma dei consiglieri Bagnari, Rontini, Ravaioli, Zoffoli, Montalti, Prodi, Poli, Campedelli, Tarasconi, Zappaterra, Taruffi, Caliandro, Pruccoli, Mori, Mumolo, Nadia Rossi, Sabattini e Calvano:

«L’intero testo della risoluzione è così sostituito:

“L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

Premesso che

la L. 161/2017, recante “Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate” dispone che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata abbia la propria sede principale a Roma e quella secondaria a Reggio Calabria.

A supportare il lavoro dell’Agenzia, per le attività connesse all'amministrazione e alla destinazione dei beni sequestrati, per il monitoraggio sul corretto utilizzo dei beni assegnati, sono i nuclei di supporto istituiti presso le prefetture-uffici territoriali del Governo territorialmente competenti.

Evidenziato che

la società civile dell’Emilia-Romagna, anche a seguito di alcune rilevanti indagini giudiziarie, in questi anni ha dimostrato di essere particolarmente sensibile alla prevenzione ed al contrasto al fenomeno della criminalità organizzata e mafiosa, reagendo con fermezza alle gravi manifestazioni che esso ha avuto in alcune parti del territorio della regione.

Di fronte alla oggettiva rilevanza che il problema mafioso ha assunto in alcune aree della regione e le preoccupazioni espresse in più occasioni dai cittadini riguardo a tale problema, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna negli ultimi anni è intervenuta con alcune leggi finalizzate alla prevenzione della criminalità organizzata e mafiosa e all’illegalità in generale, attualmente sistematizzate nella L.R. 18/2016 denominata “Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili”.

La Giunta regionale, sulla scorta della normativa sopra citata, in questi anni ha promosso numerosi progetti a favore della legalità, destinando per la loro realizzazione significative risorse ai sistemi degli enti locali, degli enti pubblici, dell’Istruzione, dell’Università, dell’Associazionismo del territorio.

Nell’ambito delle politiche regionali di promozione della legalità e di prevenzione della presenza mafiosa, il recupero dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata e destinati ai comuni per finalità sociali è indubbiamente prioritario.

A causa dell’assenza di sistematicità del flusso informativo sui beni in questione, la Giunta regionale ha maggiori difficoltà a programmare in modo adeguato gli interventi e le risorse finanziarie per il recupero di questi beni.

Rilevato che

il 30 marzo 2011 l’Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione che impegnava la Giunta regionale a sostenere la richiesta di costituzione di una Agenzia operativa della Direzione investigativa antimafia in Emilia-Romagna e tale Sezione della DIA veniva successivamente insediata a Bologna il 14 giugno 2012.

L’impegno fin qui descritto dell’Ente regionale contro la criminalità organizzata e mafiosa e l’illegalità diffusa in questi anni si è concretizzato anche attraverso: a) l’istituzione di una Consulta permanente sui fenomeni connessi alle tematiche dell’illegalità di cui fanno parte diversi rappresentanti delle istituzioni territoriali, delle organizzazioni economiche e sindacali ed associative del territorio; b) l’istituzione di un Osservatorio regionale con finalità di monitoraggio dei fenomeni criminali in questione composto da funzionari della Regione esperti nelle materie interessate dal citato Testo Unico; c) l’istituzione di un Centro di documentazione sulla sicurezza e la criminalità organizzata presso la Biblioteca dell’Assemblea legislativa; d) l’allocazione diretta di risorse per permettere di celebrare nel territorio regionale il processo Aemilia; f) la costituzione di parte civile nel medesimo processo.

Il numero dei beni sottoposti a una misura di prevenzione patrimoniale in Emilia-Romagna oggi è decisamente significativo, secondo quanto si desumerebbe dai dati più recenti dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità (ANBSC) è responsabile del monitoraggio e della gestione operativa dei beni confiscati, nonché dell’adozione di iniziative e provvedimenti necessari per la tempestiva destinazione dei beni. In tale prospettiva, l’Agenzia è fortemente impegnata in un percorso di cooperazione inter-istituzionale con le Regioni Italiane per la valorizzazione ed il recupero, ai fini della più ampia fruibilità da parte degli enti territoriali dei beni a loro destinati e destinabili.

L’Agenzia ha previsto, su sollecitazione degli organi comunitari, la realizzazione di piattaforme di pubblicazione e condivisione, ai fini della trasparenza e conoscibilità del fenomeno dei beni confiscati e destinati, basate anche sul paradigma degli Open data. In tal senso, ha predisposto un’apposita piattaforma denominata OpenReGIO di collaborazione tra i soggetti istituzionali coinvolti nel processo di gestione, destinazione, assegnazione ed utilizzo dei beni confiscati.

La realizzazione di un catasto geolocalizzato dei beni sequestrati e confiscati in Emilia-Romagna, eventualmente collegato a schede descrittive dei singoli beni, è di interesse comune sia per la Regione Emilia-Romagna, la quale mira a favorire la percezione del fenomeno, semplificare le modalità di aggiornamento dei dati e rendere più agevole la conoscenza della localizzazione dei beni alla collettività, per valorizzare gli stessi come risorse utili allo sviluppo sociale ed economico del territorio, sia per l’ANBSC.

La restituzione alle Comunità territoriali dei beni confiscati alle mafie è uno strumento di grande importanza e valore rieducativo, non solo perché detti beni possono trasformarsi in opportunità occupazionali generando lavoro che produce beni e servizi di pubblica utilità, ma anche perché possono rappresentare luoghi di stimolo alla partecipazione civile, di inclusione sociale e di accoglienza e di costruzione di comunità solidali.

Il sistema delle autonomie locali dell’Emilia-Romagna in questi anni ha mostrato un vivo interesse ad avere tali beni nel proprio patrimonio indisponibile per destinarli a finalità sociali, e questo anche grazie al supporto economico-finanziario della Regione Emilia-Romagna di cui sopra.

Impegna la Giunta

A farsi promotrice presso il Governo della possibilità di prevedere un distaccamento operativo dell’Agenzia anche in Emilia-Romagna.

Ad operare nella direzione di un’Intesa fra Regione ed Agenzia, al fine di condividere strategie comuni nel monitoraggio dei beni confiscati e nel loro utilizzo, individuando anche percorsi che consentano la loro assegnazione a favore delle comunità in tempi più brevi e con procedure più snelle rispetto a quelli attualmente necessari.”

(Approvato)

 

Ordine del giorno

 

OGGETTO 3189/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Informazione, pubblicizzazione e trasparenza delle attività della Regione». A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

 

I PRESIDENTI

IL SEGRETARIO

Rainieri - Saliera

Rancan

 

 

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