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75.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 26 MAGGIO 2021

 

(POMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 3330

Presentazione da parte della Giunta regionale degli obiettivi strategici e delle scelte generali del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la Bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (PRRB), ai sensi dell'art. 34 della legge regionale 18 luglio 2017, n. 16.

(Continuazione discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

BONDAVALLI (BP)

FACCI (Lega)

PICCININI (M5S)

ZAMBONI (EV)

BERGAMINI (Lega)

CALIANDRO (PD)

AMICO (ERCEP)

PELLONI (Lega)

AMICO (ERCEP)

POMPIGNOLI (Lega)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (ERCEP)

SABATTINI (PD)

ZAPPATERRA (PD)

COSTA (PD)

PRIOLO, assessore

FACCI (Lega)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

 

 


 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,49

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 75 del giorno 26 maggio 2021.

È computato come presente, ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza la consigliera Soncini e l’assessore Colla.

Procediamo con l’appello nominale.

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BARGI Stefano
  3. BERGAMINI Fabio
  4. BESSI Gianni
  5. BONDAVALLI Stefania
  6. BULBI Massimo
  7. CATELLANI Maura
  8. CALIANDRO Stefano
  9. COSTA Andrea
  10. COSTI Palma
  11. DAFFADÀ Matteo
  12. FABBRI Marco
  13. FACCI Michele
  14. FELICORI Mauro
  15. GIBERTONI Giulia
  16. LISEI Marco
  17. LIVERANI Andrea
  18. MALETTI Francesca
  19. MARCHETTI Daniele
  20. MASTACCHI Marco
  21. MONTALTI Lia
  22. MONTEVECCHI Matteo
  23. MORI Roberta
  24. MUMOLO Antonio
  25. OCCHI Emiliano
  26. PARUOLO Giuseppe
  27. PELLONI Simone
  28. PETITTI Emma
  29. PIGONI Giulia
  30. PILLATI Marilena
  31. POMPIGNOLI Massimiliano
  32. RAINIERI Fabio
  33. RONTINI Manuela
  34. ROSSI Nadia
  35. SABATTINI Luca
  36. SONCINI Ottavia
  37. STRAGLIATI Valentina
  38. TAGLIAFERRI Giancarlo
  39. TARASCONI Katia
  40. TARUFFI Igor
  41. ZAMBONI Silvia
  42. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Petitti): Con 42 presenti, riprendiamo i nostri lavori.

 

OGGETTO 3330

Presentazione da parte della Giunta regionale degli obiettivi strategici e delle scelte generali del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la Bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (PRRB), ai sensi dell’art. 34 della legge regionale 18 luglio 2017, n. 16.

(Continuazione discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i lavori di stamani dal seguente argomento: oggetto 3330, presentazione da parte della Giunta regionale degli obiettivi strategici e delle scelte generali del Piano regionale di gestione dei rifiuti per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027, ai sensi dell’articolo 34 della legge regionale 18 luglio 2017.

Precisamente riprendiamo i lavori dall’intervento della consigliera Bondavalli. Prego, consigliera.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Riprendiamo, dunque, questa discussione su un passaggio davvero importante, perché con esso prende il via il percorso per la nuova pianificazione regionale riguardo ai rifiuti e alla bonifica dei siti inquinati.

Grazie davvero all’assessore Priolo per il confronto che c’è stato e per il lavoro che ci attende e che, quindi, condivideremo.

Nello specifico, se la parte relativa ai rifiuti costituisce un aggiornamento del precedente Piano 2017-2020, poi prorogato al 2021, in riferimento alle bonifiche il Piano penso rappresenti proprio una novità, contribuendo a delineare, attraverso entrambe le direttrici, un indirizzo di sviluppo complessivo fortemente fondato sulla sostenibilità ambientale, che poi è un macro obiettivo del mandato regionale in corso.

Per quello che riguarda i rifiuti, tra le diverse motivazioni che inducono a produrne un aggiornamento, penso vadano evidenziati alcuni effetti specifici, innanzitutto causati dalla pandemia, che anche in questo ambito ha fatto sentire i propri effetti, avendo determinato, ad esempio, un aumento della produzione di alcune tipologie di rifiuto. È il caso, ad esempio, dei prodotti monouso e del commercio telematico, il cui incremento di diffusione nel corso dell’emergenza sanitaria ha causato una crescita dei rifiuti correlati.

Comunque, in generale, la nuova pianificazione non è affatto disconnessa, ovviamente, dagli esiti perseguiti dal Piano vigente in relazione al perseguimento degli obiettivi previsti, primi fra tutti quelli che riguardano la prevenzione alla produzione dei rifiuti.

Allora il differenziale tra i 194 chili per abitante di rifiuti urbani indifferenziati, un dato riferito questo al 2019, e i 150 chili per abitante, previsione ipotizzata dal Piano al 2020, dà davvero conto della necessità dello svolgimento di un ulteriore Piano di azioni da programmare, azioni che debbono proprio andare in questa direzione.

Di certo è funzionale quanto utile da questo punto di vista, come attestato dagli specifici indicatori di riferimento, la prevista decisa accelerazione della diffusione della tariffazione puntuale, che è vero, alla fine del 2019 ha interessato 82 Comuni rispetto al totale degli stessi previsto per il 2020, ed è vero che ci sono state delle difficoltà che si sono registrate proprio in questi anni, però questo è davvero un elemento decisivo, un elemento importante su cui puntare.

Consideriamo condivisibile anche l’obiettivo di elevare ulteriormente il traguardo della differenziazione del rifiuto fissandolo all’80 per cento. Partiamo da un 71 per cento perseguito nel 2019.

Dobbiamo dire che i risultati della differenziata sono ad oggi decisamente positivi e inducono, proprio per questa ragione, a credere che si possa fare ancora meglio anche in termini qualitativi, perché è vero, è importante il dato che riguarda la quantità della raccolta differenziata, ma è a maggior ragione importante il dato che riguarda la qualità; termini funzionali alla possibilità, dunque, di incrementare in modo considerevole la quantità di materiali di cui sia possibile il riciclaggio.

Ecco, tutto ciò sta nell’ambito della diffusione progressiva dell’ottica dell’economia circolare che, prima ancora delle linee generali sottoposte oggi alla nostra attenzione, costituisce sicuramente un elemento cardine dalle politiche europee a quelle regionali per la realizzazione del Green Deal e la transizione verso un modello di crescita rigenerativa improntato sulla riduzione dei consumi e sulla valorizzazione parallela di materiali appunto circolari.

Questo è un approccio che, davvero, se saremo in grado di realizzarlo pienamente, potrà dare corso a un altro degli obiettivi strategici che sono indicati dal Piano regionale. Il divieto dà avvio a smaltimento in discarica di rifiuti urbani indifferenziati.

A questo proposito molto si è già fatto, andando peraltro oltre, all’obiettivo comunitario, al 2035, ma se si raggiungesse il traguardo indicato poco fa si potrebbe definitivamente porre fine ad una stagione di gestione dei rifiuti, segnando l’approdo ad una più matura e virtuosa.

Per quanto riguarda, e vado a concludere queste riflessioni, i rifiuti speciali, tutto va indirizzato davvero a perseguire l’obiettivo essenziale, quello dell’autosufficienza regionale inerente il loro smaltimento, alla quale per il momento non siamo arrivati. Ma davvero possiamo perseguire questa strada.

Penso di poter esprimere un giudizio davvero positivo ed una conseguente espressione di assenso agli obiettivi di questo piano, obiettivi strategici, obiettivi importanti di un piano che è articolato, molto articolato, credo anche per certi versi delicato, ma alla cui predisposizione e attuazione sono legati diversi significativi obiettivi del mandato regionale che è in corso di svolgimento.

Dunque, il lavoro che ci attende è importante. È un lavoro che sarà costante e anche di confronto grazie alla disponibilità dell’assessore Priolo, che ancora una volta ringrazio. Dunque grazie e buon lavoro. Procediamo su questa strada.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente. Dunque, questo piano, assessore, consiglieri, Giunta tutta, a mio avviso merita una serie di riflessioni che non possono essere sottaciute. Alcuni interventi da questi banchi lo hanno già evidenziato. Cercherò di essere un pochettino più preciso.

Il Piano in sé e per sé, nel momento in cui pone l’economia circolare al centro dell’azione della Regione, astrattamente è assolutamente condivisibile. Viene definita appunto strategica, si va verso una nuova pianificazione. Si insiste molto anche sull’agganciare questa nuova impostazione a tutte le politiche superiori nei confronti della transizione ecologica, a quelle che sono le normative europee, le indicazioni europee. È tutto assolutamente condivisibile, però non banale, anzi importante, credo che sia anche il punto in cui si parla delle stime, di quello che sarebbe un ritorno economico sul territorio, come PIL e come posti di lavoro, di una piena attuazione di tutto questo percorso, procedimento di economia circolare. È quindi assolutamente condivisibile.

Ci sono, secondo me, due problemi con i quali dobbiamo confrontarci. Quindi, passiamo dal libro dei sogni alla realtà. Lei, assessore, ha ricordato che noi siamo stati la prima Regione a legiferare in materia di tariffazione puntuale. È la legge del 2015. Benissimo, prendiamo atto che siamo stata la prima Regione a legiferare, però vorrei fare i conti. Sarebbe interessante, magari continua ad avere ragione lei su numeri, ma io vorrei fare i conti con le altre Regioni che hanno legiferato e vedere a che punto sono perché i nostri dati sono assolutamente negativi.

Il consuntivo ha oramai oltre cinque anni dall’adozione della legge e i dati sono contenuti. Poi ci sono tutta una serie di alibi o di motivazioni che suonano molto come alibi per giustificare il perché ad oggi siamo a percentuali estremamente basse di attuazione, 92 comuni, che sulla tariffazione puntuale rappresentano circa il 26 o il 27 per cento del totale. Siamo costretti a prorogare il termine previsto originariamente dalla legge di altri due anni, prima al 2021, poi di nuovo al 2022, e chissà quando saremo al 100 per cento.

Credo che ci siano naturalmente delle oggettive difficoltà e forse saranno verosimilmente collegate a quello che poi indicherò come il secondo elemento che ritengo critico e che verosimilmente è il vero ostacolo nel processo di arrivare a pieno regime in un percorso virtuoso di realizzazione del principio che paga chi inquina e chi inquina paga quanto inquina, non di più e nemmeno di meno, cioè l’equità nella tariffazione e nella imposizione della richiesta del corrispettivo.

I dati sono significativi che questa Regione è ben lontana dal raggiungimento del risultato che aveva originariamente indicato e che anche questo Piano vorrebbe indicare come centrale, questa azione, prosieguo del prossimo Piano dei prossimi anni.

Il secondo elemento che, dicevo, di fatto, verosimilmente, è quello che impedisce la piena applicazione di questo percorso virtuoso, riguarda il come è strutturato il settore di gestione e smaltimento. Ce lo siamo detti in Commissione, ce lo siamo detti più volte.

Nel momento in cui il cittadino non ha in realtà un reale vantaggio o meglio nel momento in cui la gestione è in mano a dei soggetti che fanno e devono fare business, non si chiamano multinazionali, sono stato giustamente corretto, era ovviamente un lapsus, sono multiutility, ma le multiutility fanno business. Nate originariamente come dei consorzi fra Amministrazioni pubbliche per gestire, insieme, con il minore aggravio per il cittadino, un servizio di utilità pubblica, ricordo il Co.S.E.R., poi A.CO.SER.. Dopo sono diventate multiutility che rispetto alle multinazionali hanno poco da differenziarsi, con stipendi o indennità o emolumenti per il cosiddetto […] abbastanza in linea con quelli che sono i valori delle multinazionali. C’è una contraddizione, c’è di fatto una contraddizione tra chi deve fare utili, ma allo stesso tempo deve dare un servizio al cittadino. Ecco perché, nonostante l’imposizione sui territori di regole sempre più stringenti sulle raccolte differenziate, in realtà il costo per il cittadino non solo non diminuisce, ma aumenta perché questo è un vizio originario, un vizio originario che impedisce di fatto il principio di equità che, se l’economia è circolare e la tariffazione puntuale, se io consumo di meno pago di meno. Questo in realtà oggi, con questo sistema, non è possibile e allora va ripensata la governance. Se in questo Piano noi continuiamo a parlare di economia circolare e di raggiungere gli obiettivi, ma non ripensiamo la governance, noi, a mio avviso, non siamo onesti con noi stessi e prendiamo in giro la cittadinanza.

Come si fa a pensare che debba essere progressivamente ridotto il tema della loro gestione e smaltimento, leggo nel Piano, come si concilia questo con chi ci deve guadagnare? Se queste realtà smettessero di fare business e magari smettessero anche di essere il luogo in cui andare a collocare gli amministratori a fine carriera o bocciati dagli elettori in altri contesti e diventassero espressione realmente di un principio che si vuole raggiungere, che è quello realmente di andare incontro alla transizione ecologica, forse le cose cambierebbero, ma va ripensata la governance. È una contraddizione in termini.

C’è un elemento che è questo della gestione e smaltimento dei rifiuti che come è organizzato non si concilia con quello che vorreste raggiungere e che in questo Piano è indicato come il traguardo da tagliare il più in fretta possibile. Allora credo che occorra un intervento radicale, strutturale sulla governance della realtà che gestiscono e smaltiscono i rifiuti. Diversamente non ne usciremo perché non è possibile, da una parte, dare un servizio equo ai cittadini e avere dall’altra parte realtà fortemente condizionate dalla politica e dai partiti, fortemente condizionate dalla politica e dai partiti, che gemmano in continuazione. Possiamo fare nomi e cognomi e fare i nomi anche delle aziende che gemmano e che creano il settore ambiente perché naturalmente occorre creare sempre più sovrastrutture per garantire tutti, ma non garantiscono i cittadini, ed è una contraddizione con quello che si vorrebbe raggiungere.

Ecco perché questo Piano, e concludo, è insufficiente: perché non va ad affrontare quella che è la reale gestione di questo sistema, che oggi continua ad andare avanti in questi termini.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Inizio il mio intervento con una precisazione, forse scontata per i più, che però per me scontata non è. Oggi non stiamo parlando degli obiettivi strategici del prossimo Piano dei rifiuti, ma stiamo parlando degli obiettivi strategici del Piano di gestione dei rifiuti, sì, ma anche del Piano delle bonifiche. Lo dico perché intanto cambierà anche il titolo, quindi ci sarà una modifica formale, da PRGR a PRRB, ma per la prima volta in questa Regione o, meglio, per la prima volta questa Regione si doterà anche del Piano delle bonifiche.

Questa è una battaglia per l’ambiente, una battaglia di civiltà che ho personalmente combattuto nello scorso mandato e che oggi voglio rivendicare con orgoglio e con convinzione. Finalmente si affronta in maniera strutturale un problema storico, che affligge i nostri territori, tutti i territori. Faccio presente che l’Emilia-Romagna conta oggi 315 siti aperti con iter in corso, cioè con l’iter di bonifica in corso, con contaminazione accertata. Questo fa anche capire l’ordine di grandezza, ci dà il senso dell’ordine di grandezza delle risorse necessarie per ripristinare definitivamente questi luoghi e restituirli alla collettività.

Nella scorsa legislatura, dicevo, la mia battaglia è stata per attuare quel documento propedeutico all’istituzione del Piano delle bonifiche, cioè l’Anagrafe dei siti inquinati, quindi per avere una mappatura, un monitoraggio di questi siti. Oggi con l’assessore Priolo finalmente vedremo la luce, questo Piano vedrà la luce.

All’assessore ‒ come lei già sa ‒ chiederò di fare l’ultimo metro, ovvero di stanziare le risorse in maniera strutturale per intervenire con una programmazione e per risanare definitivamente questi luoghi. So che è un impegno gravoso, anche in termini burocratici. L’iter è complesso e complicato. Io ci ho messo le mani nello scorso mandato e me ne sono resa conto. È anche oneroso, come dicevo, dal punto di vista delle risorse. Però, è importante che la Regione faccia la sua parte. È un passo importante oggi avere questa pianificazione, che, ribadisco, non era scontata, e lo voglio sottolineare perché in questa discussione fino ad adesso si è parlato solo della gestione dei rifiuti e invece questo è un passaggio importante, che però richiede l’ultimo sforzo per arrivare, naturalmente con gradualità, al risanamento di questi siti inquinati.

Poi c’è il tema della gestione dei rifiuti. Questo è un documento preliminare che detta la traiettoria e dobbiamo calibrarlo bene se non vogliamo rischiare di mancare gli obiettivi che ci siamo posti. Allora, ci sono alcuni aspetti positivi che sono stati anche recepiti rispetto alle osservazioni che abbiamo fatto sia in maniera scritta, ma anche all’interno delle due Commissioni che citava prima l’assessore. Uno, fondamentale, è quello della prevenzione. Il Piano europeo sull’economia circolare punta giustamente su questo e sulla riprogettazione piuttosto che sul fine vita dei prodotti. Ci dice che se continuiamo con il modello di produzione lineare, il cosiddetto business as usual, non raggiungeremo mai la neutralità climatica.

Questo è un aspetto che ci riguarda da vicino, soprattutto in alcuni settori specifici come quello della plastica che è presente sul nostro territorio, che è uno dei più inquinanti per emissioni di CO2 e per come vengono smaltiti questi prodotti, perché, lo voglio ricordare, economia circolare significa anche occupazione e minori emissioni di sostanze inquinanti. Serve in qualche modo incentivare anche questo settore. Poi, c’è il tema di come raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti e che il nuovo Piano si prefiggerà.

Sulla tariffa puntuale, che è stata attivata solamente nel 25 per cento dei Comuni, bisogna cambiare passo, associato – e di questo si parla poco negli obiettivi strategici - alla diffusione del porta a porta, che responsabilizza il cittadino e garantisce risultati migliori in termini di minor produzione dei rifiuti.

Queste due cose vanno, dal mio punto di vista, inevitabilmente di pari passo e anche qui, ovvero sulla diffusione del porta a porta, bisogna spingere molto di più.

Poi c’è il tema dei temi, che è quello dei rifiuti speciali, il vero nodo, secondo me, da affrontare.

L’obiettivo che bisognerà porsi quantomeno è quello di cercare il più possibile, sapendo che la Regione ha competenze limitate perché i rifiuti speciali sono a libero mercato, evitare il più possibile il turismo dei rifiuti.

Due dati. Nel 2018 abbiamo importato 3.200.000 tonnellate di rifiuti e ne abbiamo esportati 2.600.000, e questo vuol dire che come Regione abbiamo importato da fuori 600.000 tonnellate di rifiuti speciali, soprattutto da Lombardia e Veneto (questi sono dati di ARPA).

L’auspicio, come ho già detto anche in Commissione, è che la Regione lavori su delle intese con queste regioni, perché va bene il principio di prossimità, però andrebbe applicato anche alle regioni con cui questi rifiuti vengono movimentati, diciamo così, ed eventualmente anche con i gestori degli impianti, perché l’obiettivo dovrebbe essere arrivare all’autosufficienza impiantistica, evitando il più possibile di dover arrivare ad ampliare discariche e inceneritori.

Credo che anche da questo punto di vista qualche passo in più lo si possa fare, oppure provare a sperimentare soluzioni nuove, perché d’altra parte come Regione non abbiamo grandi margini di manovra, se non questi piccoli passi che dal mio punto di vista si possono fare.

Concludo rispetto a una parte di questo documento che riguarda l’evoluzione del sistema impiantistico, perché ci sono, soprattutto a pagina 26, che riguarda gli impianti del nuovo piano, delle frasi che sono interpretabili, e su questo è chiaro che la mia attenzione sarà molto alta, perché si possono leggere in tanti modi e io vorrei leggerli nel modo migliore possibile, che è quello di evitare di costruire nuovi impianti di incenerimento, aumentare la capacità o dovere ampliare le discariche esistenti.

Qui si aprirebbe anche un tema su tutte le controversie che abbiamo aperte. Penso alla discarica di Baricella, dove la Regione sta mettendo la faccia, e questo lo riconosco, ma su cui bisogna continuare a dare battaglia, perché proprio oggi, se non sbaglio, è in discussione al TAR la vertenza della discarica di Baricella, però l’impegno della Regione non deve esaurirsi qua.

Su questa parte voglio lasciare aperto un punto interrogativo, su cui poi andremo a misurarci, a confrontarci nei passi successivi che porteranno alla redazione del Piano rifiuti.

Per il resto, ringrazio l’assessore per l’atteggiamento di confronto e di partecipazione che ha avuto con la Commissione, di trasparenza e di confronto anche franco, perché ci dà la possibilità, in qualche modo, di affrontare nel merito delle questioni, anche in maniera non ideologica. Come Movimento 5 Stelle, continuerò a battere sui punti che, in modo anche molto sintetico, ho voluto portare qui all’attenzione oggi. Avremo modo di confrontarci anche nelle prossime sedute.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Ho iscritti a parlare i consiglieri Zamboni, Bergamini e Caliandro. Siamo partiti dall’ordine in cui ci siamo interrotti questa mattina.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessora Priolo per averci accompagnato in diverse sessioni della Commissione. Quindi, è stato possibile un confronto articolato.

Come ho già fatto in Commissione, vorrei partire da una nota positiva che riguarda Europa Verde, ossia che nel documento strategico sia stata inserita la sistemazione finale delle discariche esaurite con l’installazione di impianti, di pannelli fotovoltaici. Questo era il tema di una risoluzione di Europa Verde che è stata approvata dall’Assemblea. Richiamo il fatto che non è vero che le risoluzioni siano perdite di tempo, ma possono essere davvero degli atti di indirizzo che poi vengono assunti nei provvedimenti della Giunta.

Ho apprezzato di questo documento strategico il fatto che si nomini esplicitamente la necessità di passare a prodotti intesi come “servizio” e che si sia sottolineata anche la strategicità degli acquisti verdi nella Pubblica amministrazione, in modo da dare mercato a quei prodotti che sono frutto di riciclo. È un modo, questo, naturalmente, che va a vantaggio della riduzione dei rifiuti e del loro ingresso nell’economia circolare.

Ho apprezzato, naturalmente, anche che il documento strategico assuma il target obiettivo delle quantità di rifiuti non riciclati pro capite, come aveva già fatto il Patto per il lavoro e per il clima.

La richiesta, ovviamente, è che quando si passerà al Piano vero e proprio si tenga conto dell’obiettivo al 2030 di 110 chili pro-capite di non riciclato, in modo da posizionare anche il Piano che, come annualità, si ferma al 2027, in funzione del raggiungimento di questo obiettivo.

Quali sono, secondo me, i punti critici che restano? Al di là del fatto che, come peraltro poi ha riconosciuto l’assessora stessa dopo una mia sollecitazione nella prima seduta di Commissione, sarà necessario porre mano alla legge sull’economia circolare, la n. 16 del 2015, che è stata sicuramente una legge pioniera nel nostro Paese. Allora svolgevo ancora la mia professione di giornalista e mi ricordo che la rivista, una di quelle con cui collaboravo, mi commissionò proprio un articolo su questo perché l’Emilia-Romagna era stata la prima Regione a darsi quella legge. Anzi, intervistai anche la collega Lia Montalti, che era stata relatrice di maggioranza. Poi, la Regione Emilia-Romagna è andata avanti su quel terreno, perché si è dotata dell’elenco dei sottoprodotti, che è un altro strumento fondamentale per creare mercato ai prodotti che sottraiamo a discariche e inceneritori, perché poi ci deve essere sempre il cotè del reimpiego.

Adesso, però, da quella data sono entrate in vigore leggi che fanno riferimento al pacchetto europeo sull’economia circolare a vario titolo e quindi bisognerà porre mano a quella legge e riadattarla quindi a quello che è intervenuto, mettendola anche in condizione di poter recepire le novità che sicuramente in questo ambito ci saranno, perché l’economia circolare è uno dei driver di sviluppo dell’economia sostenibile e quindi anche molti investimenti europei andranno in quella direzione.

Tra i punti critici, io risollevo quello di ATERSIR. È già stato ricordato da un collega che noi ci troviamo di fronte a delle mega imprese, le multiutility, che hanno un potere rispetto anche ai piccoli Comuni che devono fare i Piani di gestione dei rifiuti e quindi spesso sono indotti ad accettare le condizioni della multiutility anziché imporle. Ma questo succede anche con i Comuni più grandi, perché c’è questa ambivalenza di ruolo quando il Comune è contemporaneamente stakeholder, proprio nel senso classico, ossia possessore di azioni, e quindi ricettore di parte degli utili, però deve dare indicazioni anche a quei contratti di servizio rispetto alla pulizia delle strade, in questo caso, rispetto alla gestione dei rifiuti.

L’idea di aver identificato un corpo intermedio, ATERSIR, sarebbe buona, il problema è che ATERSIR non è dotato di un numero sufficiente di personale in grado di fare veramente da cuscinetto tra le multiutility, i grandi gestori e i Comuni che devono affidare i servizi rifiuti.

Il tema di ATERSIR quindi va posto e va reso veramente un agente che dà voce ai Comuni, che si affidano anche per la redazione dei loro piani alle multiutility che hanno personale e dipendenti per poterlo fare.

Tra gli altri elementi di cui, in vista del piano vero e proprio, bisognerà tener conto, quali la lotta allo spreco alimentare, l’integrazione della strategia plastic free dell’Emilia-Romagna nelle strategie di riduzione della produzione di rifiuti, perché dobbiamo partire da lì, ridurre a monte la produzione e quello degli imballaggi di plastica è uno dei maggiori fattori di produzione di rifiuti.

C’è poi il tema della tariffa puntuale, che è un’altra di quelle innovazioni introdotte dalla legge n. 16. Abbiamo visto nel rendiconto che si dà nel Documento strategico, che è importante anche per quello, perché è un documento che, senza tanti infingimenti, mette in fila delle cifre, sia quelle che segnalano l’obiettivo raggiunto, sia quelle che segnalano un discostamento dall’obiettivo, quindi è un documento di analisi che ci aiuta a capire quali sono i punti di debolezza, e uno di questi è sicuramente la diffusione della tariffa puntuale.

Anche in questo abbiamo visto che la tariffa puntuale ha portato a risultati molto diversi, perché dipende da come è congegnata, cioè se io ti dò un quantitativo di rifiuto che comunque puoi smaltire a costo zero, è chiaro che questo quantitativo, più alto è, meno sono incentivato a ridurre il conferimento dei rifiuti. Questo si vede nella differenza tra aziende e altre, quindi chi dà una quota maggiore a disposizione lo fa anche per avere una certa quota di incasso garantito, chi si dà un margine minore è più a rischio di incassare di meno. Bisognerà trovare un sistema per cui la tariffa puntuale funzioni davvero, come mi dicono AIMAG a Carpi, dove c’è stata veramente una netta riduzione della produzione dei rifiuti.

Per quanto riguarda il passaggio... Questo è il documento strategico, che ci dà la cornice. Poi arriveremo al Piano, e anche questo ci terrà impegnati. È chiaro che nel Piano andrà confermato l’obiettivo già presente nel documento strategico dei 110 chili di rifiuti non riciclati pro capite, come quota massima annuale, anche ai fini del meccanismo incentivante. E poi suggerirei questo, sempre come aggiornamento rispetto a quello che è intervenuto nel frattempo: inserirei anche il cosiddetto “compostaggio di prossimità” per ridurre la produzione dei rifiuti di natura alimentare, come indicato nelle direttive europee sull’economia circolare recepite dal decreto legislativo del 3 settembre 2020, n. 116. Poi, naturalmente, priorità a riduzione della produzione dei rifiuti, riuso e riciclo. Qui sarebbe interessante anche diffondere le esperienze dei cosiddetti “repair cafè”, luoghi, anche socializzanti, dove la gente impara a costo zero a riparare gli oggetti.

Infine, rispetto all’impiantistica, direi che è un grande successo della Regione aver portato quasi a zero il ricorso alle discariche, questo per i rifiuti solidi urbani. Per quanto riguarda l’altra impiantistica, quella di termovalorizzazione, anche questa impiantistica andrà utilizzata in coerenza con l’obiettivo al 2035, fissato nel Patto per il lavoro e per il clima, del 100 per cento di energia rinnovabile. È chiaro che il termovalorizzatore che brucia residui, rifiuti solidi urbani non è fonte rinnovabile.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Bergamini, prego.

 

BERGAMINI: Presidente, grazie.

Voglio tornare sull’intervento che il consigliere Fabbri ha fatto in precedenza sul tema del termovalorizzatore di Via Diana, per ristabilire quelli che, secondo me, sono un po’ i fatti e per dirmi a mia volta dispiaciuto, anche se per motivi un po’ diversi. Il mio, quindi, è un intervento puntuale.

Quello che la Giunta ha fatto a Ferrara lo ha fatto coscientemente e in tutela dei cittadini ferraresi. Ha dato un parere negativo, un parere politico netto all’aumento dei rifiuti da bruciare nell’inceneritore e nel caso il parere fosse stato poi negativo, ha preparato, ha richiesto migliorie per ridurre le emissioni e il mantenimento di un certo tipo di monitoraggio che forse a qualcuno ha dato fastidio.

Essendo, però, insoddisfatto del risultato, come abbiamo letto sui quotidiani, il sindaco ha scelto la via del ricorso straordinario al presidente della Repubblica, considerato terzo rispetto alla querelle in corso, visto il tema molto delicato non solo per la città, ma per tutta la provincia.

Secondo me, è evidente il tentativo di fermare l’aumento dei rifiuti da bruciare. Questo è un approccio lineare rispetto alle promesse politiche della Giunta, anche in campagna elettorale, prima della vittoria e al passato di lotta contro certe logiche che la Lega ha sempre fatto nel territorio ferrarese, presente anche il sottoscritto.

Parafrasando il consigliere Fabbri, anch’io sono dispiaciuto, ma sono dispiaciuto che alcuni organi tecnici non ci abbiano voluto difendere, come invece l’Amministrazione comunale di Ferrara sta cercando di fare concretamente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie.

Trovo che la discussione su questo provvedimento amministrativo della Regione ci offra la possibilità di interloquire tra noi amministratori e la Giunta evidentemente sul senso di un percorso che è stato da più parti ricordato, partito da questa Regione come esempio di buon governo, ma che ha inevitabilmente inserito la discussione politica nazionale in una chiave ben diversa.

Trovo, infatti, che sia in atto un allontanamento culturale tra chi percepisce la raccolta differenziata come un fine e chi invece la considera uno strumento. È in questa partita tutta di politica economica, prima ancora che di natura etica, che noi troviamo le maggiori differenze nell’approccio al tema.

Viene ricordato da più parti, infatti, che l’obiettivo comunitario del 2035 è senza dubbio quello di ridurre la produzione e quindi il problema in realtà non sta tanto nel quanto stiamo differenziando, al netto del fatto che abbiamo iniziato un processo di differenziazione, ma quanto noi stiamo modificando l’approccio politico, industriale europeo e anche emiliano, su un tema come questo.

Trovo, quindi, di grande interesse una riflessione che forse potrebbe permetterci di prendere le mosse da aspetti che sono entrati nella discussione quotidiana, che sono diventati una parte della discussione mondiale e che hanno portato evidentemente la rivoluzione ecologica per la prima volta ad essere protagonista di una stagione amministrativa di Governo come quella che questa Regione sta compiendo.

Ho apprezzato il percorso che l’assessore Priolo ha offerto alla nostra Commissione e anche l’interlocuzione che ha saputo tenere con gli stakeholder, ma sono allo stesso tempo convinto che occuparsi di crescita del PIL al tempo di una grande crisi economica come quella che viviamo ci imponga di approcciare al tema dell’economia circolare con uno scatto evolutivo, scatto evolutivo che, a mio giudizio, deve essere senza dubbio inserito in quella triste, drammatica vicenda politica che è il Covid-19.

La pandemia ha inevitabilmente cambiato chi siamo e cosa produciamo, le modalità d’uso. Siamo di fronte alla più grande produzione di massa di prodotti monouso della storia dell’umanità, e di fronte a questo evento, rispetto al quale fino a un anno fa non eravamo pronti a reagire, l’idea non può essere quella di recitare a memoria quello che forse da qualche parte abbiamo ascoltato quando ci siamo appassionati di ambiente o quando ci siamo appassionati del dibattito sull’ambiente.

Capiamoci, colleghi, se siamo di fronte al più grande meccanismo di commercio telematico che la storia abbia mai incontrato e che ha cambiato inevitabilmente le vite di tutti quanti noi, la qualità del discorso, la qualità delle riflessioni che dobbiamo mettere in campo deve per forza superare la logica dell’imballaggio, perché siamo imballati in una dinamica molto miope e per certi tratti anche greve.

Credo infatti che la riduzione degli sprechi, la riduzione e la modificazione del riciclo come approccio culturale non sia soltanto un pezzo della neutralità climatica che dobbiamo perseguire, ma sia un aspetto che inevitabilmente cambia un modello industriale.

Su questo modello industriale abbiamo detto tanto, ho apprezzato i colleghi e l’assessore quando hanno spiegato che cos’è la tariffazione puntuale, ma, vi dico di più, sono appassionato i numeri tanto quanto sono abituato a pensare che il progresso non sia soltanto nei numeri. La vera partita è tutta politica, la partita che noi ci giochiamo sta nella prevenzione. Le politiche di prevenzione ambientale sono il tema sul quale costruisci una nuova società, sono il patto con il quale leghi il futuro con il presente.

Non c’è bisogno di rievocare il dibattito che ha avviato la Thunberg. Forse bisognerebbe più abituarsi a pensare che il problema dello smaltimento è soltanto a valle di un processo di modifica del mondo che abitiamo.

Con grande franchezza il nostro documento strategico, che ha scelto di proseguire un percorso avviato nel 2015 e che si pone come obiettivo quello della modifica delle bonifiche dei siti inquinanti, della produzione di medicinali, della produzione di tutto ciò che non è più gestibile, è un pezzo del grande Patto per il lavoro e per il clima che stiamo mettendo in piedi.

In buona sostanza, colleghi, mi sono convinto: dovendo decidere quale taglio dare a un intervento così importante come quello che oggi siamo chiamati a prendere, tra il concentrarmi sui numeri e il concentrarmi su quanto può essere differente l’approccio che abbiamo su alcune tematiche, ho scelto di seguire la parte più grande del problema, quella intorno alla quale una riflessione di fondo dovremmo farla.

Non condivido l’idea per cui il problema sia soltanto amministrativo. Vedete, se fosse soltanto amministrativo non ci avrebbero chiesto più volte di smaltire i rifiuti degli altri. Regioni e Comuni hanno fatto questa richiesta all’Emilia-Romagna. L’Emilia-Romagna ha il dovere di fare un salto di qualità di discussione sul tema. Non possiamo pensare di avere un approccio ragionieristico alla discussione sulla tariffazione puntuale. Non è questo il punto. Non è solo questo il punto. Se è vero che esiste la modalità di cambiare la produzione, è anche vero che il problema è culturale. Allora, sì, forse dobbiamo chiedere anche alle nostre aziende, anche al nostro modello industriale di fare un salto di qualità.

Le nostre imprese, così come i nostri cittadini, vivono in una simbiosi industriale senza precedenti. In questa simbiosi va costruito il percorso di crescita di questa regione. In questa simbiosi va costruito il cittadino emiliano-romagnolo che si sente europeo.

La discussione sul Green Deal non è soltanto una discussione di accademia, ma è una discussione di come cambia la vita quotidiana di tutti quanti noi. È una scelta tutta politica.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

Chiedo se qualcuno vuole intervenire.

Consigliere Taruffi, non la vediamo...

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Un attimo che facciamo una verifica tecnica, perché io qui non lo vedo. Chiedo, per favore, alla segreteria se...

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Perfetto.

Passo la parola al consigliere Amico. Prego.

 

AMICO: Grazie, presidente. Mi ero prenotato via app.

Grazie all’assessora Priolo per il lavoro fatto fin qui. Credo sia stato un passaggio piuttosto importante, anche nella definizione che giustamente ha inquadrato in una chiave non solo ed esclusivamente legata al tema della gestione del rifiuto, ma inserendolo all’interno di un contesto complessivo che riguarda anche i provvedimenti che andremo ad approvare successivamente. In particolare, mi riferisco alla strategia di sviluppo intelligente e di come quegli elementi possono essere d’aiuto rispetto a degli obiettivi che anche lo stesso presidente Bonaccini ha richiamato recentemente dicendo che la Regione Emilia-Romagna deve mettersi in testa a un processo di trasformazione green complessivo.

La sfida è molto alta e impegnativa e penso che appunto […].

 

PRESIDENTE (Petitti): Forse c’è un piccolo problema di collegamento. Vediamo di ripristinare il collegamento. Vediamo se ci raggiunge in aula. Pare che si sia ricollegato.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente. Mi scuso. Il sistema mi ha buttato fuori. Se preferite, scendo giù in aula.

 

PRESIDENTE (Petitti): Come preferisce.

 

AMICO: Scendo in aula, così evitiamo problemi. Grazie. 

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Nel frattempo ci sono altri che hanno piacere di intervenire?

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Molte cose sono già state dette in Commissione, alcune le ripeterò quest’oggi perché non ho avuto risposta, anche perché il dibattito era andato molto lungo e quindi la Commissione è durata molto e quindi forse non c’era tempo, altre perché effettivamente stimolato da quello che è stato il dibattito quest’oggi, che ovviamente conta su alcuni elementi e maggiore approfondimento, visto che abbiamo avuto una settimana in più per rileggere quanto presentato.

Parto da alcuni dati che ci sono stati forniti nella presentazione del piano strategico, dagli obiettivi (ovviamente parto da lì) che si perseguivano con l’impianto normativo in vigore e il monitoraggio del 2019, che danno uno spaccato di quelli che sono gli obiettivi raggiunti o no.

Da quello che riesco a capire, gli obiettivi raggiunti sono veramente pochi (molte cose sono già state dette sia dalla maggioranza che dalla minoranza), uno dei pochi obiettivi che sono stati raggiunti è quello dell’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani. Questo anche perché c’è un sistema di inceneritori termovalorizzatori abbondante, presente, però ricordiamo (oggi forse non è stato detto, ma secondo me vale la pena ricordarlo) che soprattutto alcuni inceneritori, in quel di Modena e di Bologna, sono insediati nelle zone più inquinate dal punto di vista dell’area del Paese.

Dobbiamo tenerne conto, perché quando poi facciamo i piani emergenziali e magari vietiamo i barbecue, vietiamo gli abbruciamenti in campagna, non ho capito ancora qual è la logica, perché magari spegniamo prima Ravenna che è in una zona meno inquinata di Modena, ma questa è una domanda perché forse non l’ho capito io.

Ritornando agli obiettivi raggiunti, vedo altre Regioni, ad esempio Lombardia e Veneto, che a livello di percentuali di raccolta o di avvio al recupero sono di poco, ma migliori rispetto a Regione Emilia-Romagna, quindi, ancorché siamo partiti prima, abbiamo perso terreno, e abbiamo perso terreno, a mio avviso (parto da alcuni dati di consuntivo) perché anche in queste linee strategiche a pag. 17 individuiamo forse in maniera sbagliata dove dobbiamo andare.

A pag. 6, infatti, ricordiamo che questo piano deve andare in continuità rispetto alla pianificazione precedente, ma – ripeto – una pianificazione che ha portato al non raggiungimento di alcuni obiettivi molto importanti.

Allora, delle due l’una: o ci siamo posti obiettivi troppo ambiziosi, e allora non si sono raggiunti perché erano troppo ambiziosi; o, se erano obiettivi strategici raggiungibili, dobbiamo individuare meglio le cause. Una delle spiegazioni, e vado a pagina 5 della presentazione... L’ho sentita ricorrente questa impostazione, a mio avviso ideologica: “ritorni a individuare nel sistema produttivo una delle responsabilità maggiori del sistema degli imballaggi”. L’ho detto anche in Commissione: il sistema produttivo, quello che forse conosco meglio, quello dell’agroalimentare della mia zona, eccetera, sarebbe ben lieto di usare meno imballaggi, ma ci sono altre norme che li impongono.

Quindi, non è un problema del sistema produttivo o della sensibilità del sistema produttivo. Ricordo che anche molte aziende del settore agroalimentare hanno controlli di qualità, anche in logica ambientale, hanno sistemi di certificazione virtuosi sia dal punto di vista della qualità agroalimentare, agronomica, eccetera, che dal punto di vista ambientale.

Io vengo da un Comune che ci ha creduto molto. Il mio Comune è quello che, come pochi altri Comuni in Italia, ha la certificazione EMAS. Quindi, anche la Pubblica amministrazione, come capofila e come esempio per le aziende e per tutto il contesto, ci dà una certificazione, quindi un controllo e un sistema “produttivo” ambientale, proprio con controlli frequenti e con azioni che sempre più devono tendere a un sistema organizzativo ambientale importante. Molti di voi conosceranno come lavora il sistema di certificazione EMAS e sanno quanto è rigoroso e imparziale.

Se vogliamo raggiungere alcuni di questi obiettivi, che sono condivisibili... Altri solo per norme, norme non solo nazionali. È stato ricordato in Commissione: ci sono nuove direttive che devono trovare attuazione. C’è il tema di come sarà il riscontro rispetto alle aziende, se potranno rivolgersi al mercato libero sia per la parte fissa che per la parte variabile o solo per la parte variabile. Adesso l’ho banalizzata per essere più chiaro nell’esposizione.

Quello che trovo, e l’ho già detto anche in Commissione, è che oltre ai titoli e quindi prima ho sentito un intervento che si soffermava sul titolo, oltre ai titoli e alle linee strategiche con alcuni obiettivi importanti, alti e ripeto, condivisibili, oggi da questo Piano strategico ci aspettavamo di più dal punto di vista di alcune scelte di campo, irrisolte, perché se andiamo a vedere la mappa dei Comuni più ricliconi, più virtuosi che sono passati a tariffa puntuale, se andiamo a vedere molti di quei Comuni, molti di quei territori, sono fuori dal sistema, Hera o Iren, quindi dalle grosse multiutility.

Adesso, non mi posso rivolgere direttamente ai colleghi o all’assessore, però, non lo faccio per scortesia, alcuni attuali assessori o sindaci che hanno lavorato con società in house hanno lavorato, credo, molto meglio e anzi abbiamo un esempio, guardiamo il forlivese nella cartina: tutto il sub-ambito di Forlì… Lì fu un sindaco del PD, che tra l’altro ha concorso alle primarie con l’allora candidato e poi presidente Bonaccini, ex sindaco Balzani, che uscì dal sistema Hera e oggi è una delle zone più virtuose dal punto di vista del riciclo dei rifiuti. Almeno quei cittadini di quel territorio hanno una consapevolezza, che quanto pagano in tariffa o quanto pagano di tassa non va a remunerare il capitale investito, perché, mentre io cittadino zona Hera parte della mia tariffazione va a remunerare il capitale della multiutility o multinazionale, qua possiamo disquisire, Hera possiamo definirla multinazionale, non solo nelle proprie partecipazioni, ma anche Iren, capitali non italiani, ma anche investimenti fuori dal contesto nazionale.

Quindi c’è una disuguaglianza importante nelle bollette che ci troviamo a casa. Alcuni finanziano il sistema dei rifiuti, altri finanziano il sistema dei rifiuti, più la remunerazione dei capitali.

Purtroppo, quando si ha a che fare con una società quotata in Borsa, che il fine ultimo (e non può essere diversamente, essendo una controllata in Borsa, e queste sono le regole del mercato, e non può essere diversamente) lì vale una cosa non i costi ambientali, ma quanto vado a dare ai dividendi, agli azionisti a fine anno. Se andiamo a vedere negli ultimi anni è aumentata sempre di più la remunerazione del capitale, soprattutto per Hera.

Vado verso la conclusione. Oggi, in queste linee strategiche, come ha ribadito il mio collega Facci, ci aspettavamo anche qualche parola sul modello da scegliere per raggiungere quegli obiettivi, e a mio avviso sono linee strategiche. Ne potremmo sicuramente parlare nel piano, ma - ripeto – oggi  abbiamo multiutility che hanno basato la propria fortuna sulla costruzione degli inceneritori, con piani di ammortamento molto lunghi, quindi difficilmente si potranno spegnere prima dell’ammortamento, salvo costi veramente importanti, e altre (prima qualcuno ha citato AIMAG) che, non avendo gli impianti di smaltimento in house, non avendo investito in inceneritori, si sono evolute, hanno dei modelli di recupero e di avvio al recupero diversi dalla trasformazione del rifiuto in energia.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente. Dicevo, prima che si interrompesse il collegamento, che apprezzavamo l’impegno profuso dall’assessora Priolo nella conduzione di questi lavori, la disponibilità ad illustrare sia in Commissione che qui in aula, di un percorso che non sarà comunque da concludersi nella giornata di oggi, ma che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi per arrivare a una dettagliatura più puntuale di quelle che sono le linee di indirizzo strategico che qui ci troviamo a discutere.

Dicevo anche che quelle linee di indirizzo devono essere lette, come giustamente ricordava sempre l’assessora nella sua introduzione, all’interno di un quadro complessivo, che vede la discussione non solo sulla gestione dei rifiuti, bensì anche su quella che è la strategia di sviluppo intelligente.

Come altri colleghi hanno richiamato prima di me, infatti, sicuramente il tema è anche come accompagnare la trasformazione da un punto di vista produttivo delle nostre imprese, sia per l’utilizzo dei materiali, sia nella determinazione di oggetti meno impattanti dal punto di vista ambientale, che abbiano la possibilità di avere capacità di riciclo maggiori e che quindi, nell’investimento che andremo a proporre per quanto riguarda la specializzazione e anche la ricerca, credo stia buona parte del nostro intervento, che si accompagna ovviamente a una gestione più puntuale e quotidiana dei rifiuti.

Lo sviluppo delle tecnologie per quanto riguarda il riuso, nonché per quanto riguarda gli strumenti di riciclaggio credo sia uno degli elementi su cui puntare nel prossimo futuro, proprio per stare ‒ come ha recentemente richiamato anche il presidente Bonaccini ‒ alla testa di una rivoluzione verde complessiva per quanto riguarda la regione e per quanto riguarda il Paese, in ossequio a quelle che sono le direttrici principali che anche la Comunità europea ci sta indicando.

Senza dubbio il Piano strategico presenta non solo degli obiettivi condivisibili, ma anche un punto di partenza piuttosto importante. In particolar modo, vorrei sottolineare che la disponibilità presentata dall’assessore, di rivedere su base semestrale quali sono gli stadi di avanzamento rispetto agli obiettivi, ci consentirà, magari, di introdurre degli obiettivi ancora più sfidanti rispetto a quelli presentati oggi nel Piano strategico. Se noi, per esempio, per prendere un indicatore tra i tanti, ci poniamo oggi l’obiettivo di 120 chilogrammi pro capite di rifiuto indifferenziato, auspicheremmo di arrivare più rapidamente, rispetto all’obiettivo del 2030, a quei 110 che ci siamo posti all’interno del Patto per il lavoro e per il clima. Così come ci aspettiamo anche nel corso dei prossimi mesi di vedere con maggiore decisione una adesione da parte di più Amministrazioni comunali a quella che può essere la tariffa puntuale, non solo per quanto riguarda le economie per i cittadini, ma anche perché abbiamo visto che quella comporta inevitabilmente una maggiore attenzione da parte sia di coloro che conferiscono i rifiuti sia da parte delle aziende nel selezionare gli scarti e, conseguentemente, determinare anche delle possibilità di riciclaggio maggiore.

Mi vorrei soffermare solo un attimo su due aspetti, che probabilmente sono stati anche richiamati. Il primo riguarda le multiutility che gestiscono materialmente i Piani dei rifiuti sul territorio. Credo che anche a loro debba essere richiesta non solo la massimizzazione del profitto, come veniva richiamato prima, ma anche un impegno particolare dal punto di vista della ricerca, nonché della messa a disposizione di strumenti proprio per la cittadinanza, in maniera tale che non solo ci sia un indirizzo politico da parte delle Amministrazioni regionali e delle Amministrazioni comunali, ma anche concretamente un coinvolgimento da parte delle multiutility perché si facciano carico anch’esse della necessità di arrivare a quegli obiettivi che ci siamo posti, che non sono solo ed esclusivamente di carattere ideologico o scritti sulla carta, ma che sono una necessità stringente per quanto riguarda un Piano, un orizzonte complessivo che conduca non solo l’Emilia-Romagna, ma complessivamente il pianeta ad arrivare a una neutralità climatica il prima possibile, perché, lo ricordiamo, in tante occasioni non esiste un pianeta B.

Conseguentemente tutti quanti gli attori, quindi, da un lato la politica, le Amministrazioni, ma sicuramente anche i gestori di impianti di raccolta dei rifiuti, così come le imprese, debbono essere in una qualche maniera condotte sia da un punto di vista culturale sia da un punto di vista pratico per quanto riguarda la trasformazione di quelli che sono i propri prodotti e accompagnare in questo senso.

Da questo punto di vista questo ci consentirebbe anche di affrontare, non solo come oggi nel documento strategico si richiama, la necessità di interrompere la costruzione di nuove discariche e quindi di andare progressivamente alla chiusura di queste, ma ci consentirebbe, nel corso dei prossimi anni, di affrontare con maggiore tranquillità e serenità una cosa che abbiamo a cuore tutti, che è quella anche della riduzione degli impianti di trattamento e di termovalorizzazione, ovviamente all’interno, anche qui, di una situazione da contemperare non solo con la necessità di produzione dei rifiuti, ma anche con quelle che sono le necessità di generazione di energia. È un obiettivo che noi dobbiamo tenere sempre a mente in termini di riduzione. Quindi, se nei prossimi anni noi riusciremo a condurre non solo la interruzione e l’ampliamento degli spazi di discarica, ma anche la riduzione degli impianti di incenerimento, io credo che faremo un’altra operazione piuttosto importante proprio per quegli obiettivi non solo dell’agenda, non solo della Regione, non solo, diciamo così, scritti come elemento d’orizzonte, ma che fanno bene a tutti i cittadini.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Parlo più che altro sulla questione legata a questo documento, in ragione del fatto che vengo da un territorio, che è il comprensorio di Forlì-Cesena, che è gestito, ovviamente, da una società con un sistema di porta a porta molto spinto in house, composta appunto da 13 Comuni. Però, ci troviamo, assessore, in una condizione paradossale. Abbiamo rispettato gli obiettivi al 2020, anzi siamo oltre gli obiettivi e siamo addirittura quelli relativi al 2027, cioè siamo più di quelli previsti per il 2027, ma abbiamo un tema fondamentale nel nostro comprensorio, due inceneritori.

Penso che sia l’unica provincia in Emilia-Romagna ad avere due inceneritori, abbiamo fatto fare uno sforzo ai cittadini, scegliendo un modello che inizialmente non pagava, ma con la costruzione e attraverso la buona volontà degli amministratori si è riusciti ad arrivare ad un sistema che ad oggi è all’82 per cento di differenziata, facendo ovviamente venire meno il presupposto dell’inceneritore, cioè, differenziando molto, ovviamente c’è molto meno da bruciare.

Abbiamo però due questioni aperte. Abbiamo fatto fare dei sacrifici e ad oggi l’inceneritore non è stato chiuso. Io ricordo che negli obiettivi il 2020 era l’anno in cui si doveva chiudere Ravenna e si doveva chiudere Forlì, abbiamo chiuso Ravenna e Forlì ha preso i rifiuti di Ravenna, quindi, anziché diminuire, abbiamo aumentato nel 2020, perché da 120.000 tonnellate siamo passati a 135.000 tonnellate.

Oggi dobbiamo capire quale direzione vuole prendere la Regione Emilia-Romagna, perché se gli obiettivi erano quelli di pian piano andare a spegnere gli inceneritori per i motivi che sono già stati detti, incrementando il sistema di porta a porta spinto, oggi queste due questioni non vanno di pari passo, cioè l’inceneritore è aperto, a novembre del 2020 la Regione ha stabilito che deve bruciare 120.000 tonnellate, quindi non c’è neanche la possibilità di diminuire il quantitativo del bruciato, ovviamente oggi ancora non è stata sottoscritta la convenzione con il Comune, è vero che non è vincolante, ma dall’altro lato bisognerà trovare una soluzione su questa questione, quindi ci troviamo oggi in una condizione di impasse dove gli obiettivi che si erano posti con il precedente Piano regionale dei rifiuti non sono stati rispettati.

Da questo documento non si comprende quale sarà la direzione che la Regione Emilia-Romagna vorrà adottare, in ragione del fatto che pochi Comuni hanno scelto questo sistema di società in house e con il porta a porta spinto, e, dall’altro lato, questione evidenziata da tutti i miei colleghi, abbiamo dei modelli di governance, le cosiddette, classiche multiutility che fanno profitto e non fanno, ovviamente, gli interessi dei nostri cittadini.

Ora, diamo un’idea di quello che si vuole fare. Cerchiamo di capire, di comprendere quali saranno le misure che vorranno essere adottate. Ne parleremo sicuramente anche nel PRGR. Questo è l’inizio di una discussione che deve portare a delle soluzioni certe. Se noi chiediamo sacrifici, chiediamo di riciclare, chiediamo di differenziare e poi a quei sacrifici non vengono corrisposte le diminuzioni degli inceneritori o comunque lo spegnimento degli inceneritori, a questo punto forse era bene ritornare com’era una volta: si buttava tutto nell’immondizia, veniva bruciato tutto e chiusa la partita.

Visto che siamo andati verso questa direzione, che condivido, cerchiamo di arrivare a una soluzione che riesca a stabilire e a determinare criteri tali per cui tanto si differenzia, tanto si cerca di produrre meno rifiuti, tanto si deve bruciare meno e si deve iniziare a spegnere qualche inceneritore in più.

Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Come ho fatto in Commissione, desidero anche oggi partire da un ringraziamento, non formale, per il percorso che abbiamo fatto, un ringraziamento all’assessora Priolo sul metodo di lavoro. L’assessora è venuta in Commissione, credo, tre volte, anticipando anche le deliberazioni che poi la Giunta ha assunto, venendo, quindi, in Commissione a illustrare gli orientamenti, le linee che poi la Giunta avrebbe deliberato. Lo ha fatto sul documento di cui parliamo oggi, sugli obiettivi strategici in merito al Piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche. Lo ha fatto anche sulla parte relativa alle modifiche sul Piano dell’aria. Credo che questo metodo vada riconosciuto come positivo. E lo faccio volentieri.

Spesso da questi banchi ci siamo alzati, sia nella precedente legislatura che in questa, lamentando percorsi un pochino accelerati, che non davano la possibilità ai commissari in Commissione, ai consiglieri in aula e, più in generale, ai Gruppi di svolgere nel modo migliore il proprio lavoro. Credo che, invece, quando avviene il contrario sia giusto segnalarlo.

È anche vero che sul Piano dei rifiuti veniamo da una tradizione positiva, perché anche nella precedente legislatura, e guardo il consigliere Sabattini, che ha fatto nella precedente legislatura il relatore del Piano dei rifiuti, insieme all’assessora Gazzolo allora, e anche in quel frangente ci fu un coinvolgimento importante e significativo da parte dell’aula. Però, voglio partire da qui perché credo che il metodo aiuti anche poi a risolvere i problemi che hanno a che fare invece con il merito.

Sappiamo che – nelle settimane scorse in Commissione e oggi in aula – da qui parte un percorso che sarà lungo, che impegnerà l’ha detto anche l’assessora nell’intervento di questa mattina impegnerà la Giunta, impegnerà l’Assemblea, impegnerà tutti noi per i prossimi mesi, perché il Piano vero e proprio, l’adozione e l’approvazione del Piano dei rifiuti è un percorso lungo, ha delle tappe che conosciamo, che sono fissate in legge, che ci impegnerà per i prossimi mesi in un percorso che io immagino, come ho detto in Commissione, e continuo a immaginare di interlocuzione costante e continua tra l’Assemblea e la Giunta, proprio perché parliamo di uno degli oggetti più importanti, insomma tra quelli sui quali siamo chiamati ad esprimerci.

Sul merito, gli obiettivi generali fissati in questo documento sono obiettivi condivisibili sui quali credo si possa ritrovare e negli interventi che mi hanno preceduto ho colto, pur con sensibilità differenti, da tutte le parti della maggioranza, una condivisione di fondo rispetto al percorso che è stato tracciato, ovviamente con alcune sottolineature, alcune precisazioni che anche da parte nostra sono utili e sulle quali è utile ritornare.

Intanto, già prima lo hanno detto alcuni dei colleghi e delle colleghe che mi hanno preceduto, abbiamo alle spalle oltre il Piano dei rifiuti, il triennale, approvato nella scorsa legislatura, abbiamo alle spalle anche l’approvazione della legge regionale sull’economia circolare di settembre 2015; un testo importante che ha fissato e che ha consentito a questa Regione di fissare per prima e tra le prime in Italia un percorso legislativo sull’economia circolare; una legge che ha fissato criteri importanti, ma che io credo, anche qui, condividendo alcuni dei passaggi che sono già stati fatti sia in Commissione che prima in aula sia necessario tornare, aggiornare, rivedere alcuni aspetti di quella legge pur importante, che ci ha consentito, come dicevo, di stabilire un quadro di riferimento normativo unico in Italia a livello regionale, però alcuni aspetti forse meritano di essere rivisti ed è utile affrontare anche una discussione di merito sempre, ma nei prossimi mesi anche collaterale alla discussione sul piano.

Sarà utile confrontarci anche sulla possibilità di rivedere alcuni elementi di quella legge, a partire dai target che sono stati fissati e poi ripresi ed esplicitati nel Patto per il lavoro e per il clima, che è sempre la cornice all’interno della quale noi dobbiamo collocare tutti gli strumenti di programmazione e di pianificazione regionale, in particolar modo quelli che hanno a che fare con le politiche ambientali della nostra regione.

All’interno del Patto per il lavoro e per il clima vengono fissati, e cito per ragioni di tempo solo uno dei riferimenti su cui credo sia utile puntare l’attenzione, i 110 chili pro capite di rifiuti non riciclati, che abbiamo definito come obiettivo al 2030. Sappiamo che questo piano abbraccia un periodo che arriva al 2027, però noi crediamo che il numero che indichiamo nella pianificazione che arriva al 2027 debba essere il più prossimo possibile a quello che abbiamo definito all’interno del Patto per il lavoro per il clima, che ha come traguardo il 2030.

Penso anche che dobbiamo affrontare una discussione seria, complicata per certi aspetti, sul tema dello smaltimento di rifiuti speciali, pur sapendo e avendo la piena consapevolezza (ce lo dobbiamo dire, anche perché ho visto alcuni ordini del giorno che secondo me non aiutano ad interpretare correttamente la discussione che stiamo facendo) che i rifiuti speciali hanno una legislazione nazionale, hanno un quadro di riferimento che è quello del libero mercato, può piacere o meno il libero mercato, possiamo avere opinioni differenti sul libero mercato, ma, finché esiste, bisogna avere consapevolezza che quello è il dato di riferimento e i rifiuti speciali vanno a libero mercato sul mercato nazionale, ovviamente sul territorio nazionale.

Ciò detto, però, non possiamo non affrontare quella discussione, sapendo le insidie che comporta anche dal punto di vista delle ricadute sul territorio, perché quando – legittimamente, dal suo punto di vista – qualche operatore privato intende aprire discariche o impianti di smaltimento di rifiuti speciali, quelle pratiche arrivano sempre sui nostri tavoli, sul tavolo della Regione. Quindi, una discussione complessiva anche sul tema degli impianti di smaltimento dei rifiuti speciali credo sia utile, pur nella consapevolezza, appunto, che abbiamo strumenti limitati e che i rifiuti speciali non rientrano nella pianificazione che facciamo a livello regionale; pianificazione, però, che sull’impiantistica credo debba avere come obiettivo, come orizzonte, nel quadro, come abbiamo detto in Commissione, confrontandoci anche con i colleghi di maggioranza... Abbiamo sfumature e sensibilità differenti, come è giusto e normale che sia. È un valore aggiunto, dal mio punto di vista, che ci siano posizioni e sensibilità differenti. Però, nel quadro della responsabilità e del pragmatismo che contraddistingue le politiche della nostra Regione e che ci ha consentito negli anni di avere una visione industriale anche della gestione dei rifiuti, in virtù della quale noi non abbiamo mai vissuto nella nostra regione le dinamiche che, invece, abbiamo conosciuto da altre latitudini, nella piena consapevolezza, ovviamente, che il rapporto con le multiutility è un rapporto che necessariamente deve essere dialettico, non per forza conflittuale, ma sicuramente dialettico, è evidente che dobbiamo tutelare l’interesse generale. Le multiutility, come qualunque altro soggetto che sta sul mercato, hanno innanzitutto come obiettivo il proprio profitto. Questo va da sé.

Noi siamo qui per dare delle regole all’interno delle quali devono stare tutti. In questa logica, quindi con la consapevolezza e la responsabilità di scrivere numeri e fare pianificazioni che devono avere il carattere della pragmaticità e della credibilità, credo ci siano le condizioni ‒ ovviamente non lo dobbiamo discutere solo oggi; anzi, oggi avviamo una discussione ‒ per poter immaginare che da qui al 2027 si possa credibilmente lavorare per arrivare anche alla riduzione del numero dei termovalorizzatori presenti nella nostra regione.

Ovviamente, è un obiettivo su cui bisogna lavorare all’interno di una pianificazione, che deve avere le caratteristiche, che ha le caratteristiche che dicevo prima, sulla quale, da questo punto di vista, continueremo a insistere e a spingere nell’interlocuzione, per ora e in questo anno molto positiva, che abbiamo avuto con l’assessora Priolo e con il resto della Giunta e della maggioranza, sapendo che quello a cui ho fatto riferimento è un obiettivo che, io credo, ci possiamo dare, ripeto, nell’ambito di un arco temporale che arriva al 2027, con serietà, credibilità e pragmaticità, caratteristiche che hanno sempre formato l’azione amministrativa della nostra Regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Grazie, presidente.

Ringrazio i colleghi per il dibattito, che su questi temi non sempre anche in quest’aula è stato semplicissimo. Come ricordava prima il collega Taruffi, ho ancora ben chiara la discussione avvenuta nella legislatura scorsa sul vecchio Piano.

Avendo partecipato anche in prima linea nella scorsa legislatura il dibattito qui è estremamente più evoluto rispetto a quello che abbiamo fatto la scorsa volta.

Credo che molto dipenda anche – dopo ci tornerò – dalla consapevolezza dell’elemento della gestione dei rifiuti. Poi dirò qualcosa anche sulle bonifiche. Sono ormai elemento e patrimonio di tutte le forze politiche, come elemento di fattore competitivo della nostra Regione, anche perché credo che gli eventi che sono successi in giro per l’Italia e in altre regioni ci abbiano anche fatto apprezzare in una maniera diversa quella che circa trent’anni fa è stata l’impostazione che questa Regione ha dato alla gestione complessiva dei rifiuti.

Ci tengo a sottolineare prima di tutto il punto politico, che credo sia il punto più importante del dibattito di oggi: nessuna forza politica ha messo in dubbio uno dei princìpi cardine contenuto in questo Documento strategico, cioè il concetto dell’autosufficienza regionale.

Lo voglio sottolineare perché non era così cinque anni fa. Il concetto dell’autosufficienza regionale sui rifiuti urbani, ovviamente questo è previsto per forza dalla norma, ma anche dei rifiuti speciali, anche questo previsto dalla norma, che nelle programmazioni delle altre Regioni, negli altri Piani dei rifiuti, da chi ovviamente ce l’ha non è considerato cardine, come lo è sempre stato qui, non è soltanto un richiamo etico, ma è anche un richiamo importante per quello che è il nostro sistema produttivo e, credo, anche di concretezza e di serietà di una programmazione.

Ci tengo a richiamare il principio dell’incentivo, della spinta non soltanto all’elemento di obiettivi di raccolta differenziata che comunque ci sono, ma centrati appunto sul concetto di recupero, riciclo, aumento dell’uso della durata dei beni e principio della tariffazione puntuale. Io non sono d’accordo su chi derubrica l’obiettivo della tariffazione puntuale solo ed esclusivamente come un obiettivo non raggiunto, perché 320 Comuni della nostra Regione non sono passati a tariffazione puntuale.

Sapevamo anche nella scorsa programmazione che questo percorso, che coinvolge ovviamente una grande quantità di persone, perché la tariffazione puntuale, la scelta di immaginare un sistema che  seleziona la materia non a valle, ma a monte richiede il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, dai singoli cittadini a tutte le imprese, un’impostazione, anche dal punto di vista culturale, il passaggio dal "buttiamo tutto nel cassonetto" a "differenziamo e cerchiamo di costruire anche delle filiere per rivalorizzare la materia" è un percorso estremamente complicato.

La tariffazione puntuale il suo risultato l’ha raggiunto, lo abbiamo visto dove è stata applicata, sia per l’aumento della raccolta differenziata, sia per la riduzione complessiva del rifiuto, cioè quello che avevamo previsto nel piano d’impatto dell’azione della tariffazione puntuale è un impatto che, se applicato, dà i risultati che avevamo previsto.

Altre cose che ho sentito nel dibattito di oggi non mi trovano completamente d’accordo, anche perché con alcuni colleghi nella scorsa legislatura abbiamo fatto battaglie comuni, ricordo che alla fine del 2018, quando vi è stata la crisi dell’assorbimento delle materie recuperate, avevamo le associazioni di categoria e d’impresa fuori da queste porte a dirci "non sappiamo più come smaltire e dove mettere il nostro materiale", e di un pezzo ci siamo fatto carico, abbiamo cercato di trovare provvedimenti amministrativi da una parte, non abbiamo mai derubricato questo come un problema puntuale del sistema produttivo, ma l’abbiamo considerato, come giustamente è, un fattore competitivo dei nostri territori. Io sono convinto che sia così, nessuno di noi pensa che l’autosufficienza regionale si possa raggiungere facendo andare via le imprese, e il problema dei rifiuti speciali ce lo dobbiamo porre seriamente all’interno della programmazione, con azioni, perché non è un interruttore che si schiaccia, che ci permette di risolvere da una parte il problema dello smaltimento, il problema degli impianti sul nostro territorio, ma è solo una programmazione seria e anche la responsabilità di farsi carico di discussioni anche complicate, dove ognuno non mette soltanto la mano dove non gli riguarda, ma la mette su tutto il sistema. Questo credo sia un pezzo della nostra responsabilità.

La transizione ecologica, la trasformazione anche di modelli culturali non si fa ‒ badate ‒ senza un sistema produttivo che con te viene, senza un sistema anche industriale di organizzazione delle filiere che ti aiuta a raggiungere quel tipo di obiettivi. Non si fa con il richiamo etico. Solo con il richiamo etico gli obiettivi non si raggiungono.

Guardate, sto apprezzando molto, e spero lo possiate condividere con me, anche un approccio ‒ almeno io l’ho sentito un paio di volte e mi è piaciuto ‒ estremamente pragmatico del nostro ministro Cingolani, che dice una cosa che noi in Emilia-Romagna stiamo facendo da tempo: non possiamo aspettare che ci sia l’azione risolutiva, l’unica azione che ci risolva il problema; mettiamo in campo tante azioni parallele per raggiungere, un pezzo alla volta, gli obiettivi. Questo è, credo, il pezzo di strategia che abbiamo messo in campo con questo Piano, con questo documento strategico.

È chiaro che la discussione ancora più complicata la faremo tra un anno, tra nove mesi. Non mi sfugge questo. Ci mancherebbe altro. Però aver fatto un dibattito di questo tipo oggi ci permette almeno di puntare, a mio parere... Dei colleghi sono stati anche più critici. Mi rivolgo anche alla collega Piccinini. Un approccio, secondo me, estremamente consapevole della fase di transizione post pandemica che stiamo affrontando.

Altre due sollecitazioni. Potremmo trovarci a ragionare tra un anno con degli impatti che oggi non possiamo prevedere. L’impatto del DL 116. Ci sono alcuni elementi che metteranno potenzialmente in dubbio alcuni paletti che noi abbiamo fissato anche all’interno di questo documento. L’impatto sulla quantità di rifiuto pro capite, a seconda di come si muoveranno anche le utenze non domestiche, potremmo pensare di doverlo modificare. Quale sarà l’impatto dell’aver tolto il limite per i Comuni su quelli che erano una volta i rifiuti assimilati? Potremmo trovarci domani a dover ragionare su un Piano che fissa gli stessi obiettivi di sistema, ossia maggior recupero, autosufficienza regionale e complessiva creazione di prevenzione da una parte e gestione delle filiere della materia dall’altra, ma anche, magari, con numeri e quantità di tipo diverso.

Ultime due sollecitazioni, lo dico anche ai colleghi della Lega, che hanno fatto sollecitazioni. Attenzione, il ragionamento, probabilmente anche a seguito dell’applicazione del 116, consentirà anche in una maniera ancora più trasparente di quanto facciamo oggi, di poter paragonare mele con mele e non mele con pere, perché è chiaro che paragonare un sistema industriale da una parte con un’attività magari esercitata su un territorio omogeneo, magari tutto in pianura, che magari non fa gli stessi tipi di servizi, è chiaro che diventa un paragonare elementi di tipo diverso, che non ci consentono, anche nella serenità del dibattito che dobbiamo fare, di capire se effettivamente ci sono questi […] o non ci sono, perché la de-assimilazione fatta in un sistema di questo tipo dà degli impatti anche sui numeri completamente diversi.

Probabilmente, a valle di questo, quando dovremo discutere, avremo già degli elementi che oggi non possiamo quantificare.

Chiudo ricordando l’ultimo elemento.

Noi dobbiamo candidare la nostra Regione: 1) a chiedere al Governo un chiarimento dal punto di vista normativo su alcuni aspetti che rischiano di impattare sulle nostre comunità in modo estremamente forte; 2) dobbiamo anche noi nei nostri ragionamenti, vedendo anche come è l’evoluzione della normativa, introdurre un altro principio, che è quello della sussidiarietà territoriale degli equilibri, perché il disequilibrio che può venire da un passaggio a un altro in questo tipo di fase può rischiare di aumentare enormemente le disuguaglianze territoriali.

Ultima cosa. Molto bene il Piano delle bonifiche. Il Piano delle bonifiche è anche un grande senso di responsabilità collettiva, perché individuare quali sono i siti da bonificare presuppone da parte di tutti noi anche la scelta poi di non soltanto individuarli, ma provare a candidarci in un tempo “x” e anche un po’ alla volta metterli a posto, perché non basta soltanto ovviamente individuarli. Questa sarà un’altra sfida epocale, perché le norme nazionali, che scaricano sempre a valle del pubblico i problemi di inquinamento sulle bonifiche, ci portano oggi ad aver individuato centinaia di aree che oggi sono in carico alla fiscalità pubblica, di cui però probabilmente non hanno nessuna responsabilità. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. È già stato detto molto dai colleghi che mi hanno preceduto. Alcune rapide riflessioni anche da parte mia per un contributo alla discussione che parte anche, per quanto mi riguarda, dal ringraziamento all’assessore Priolo per il metodo con il quale ha approcciato il documento strategico che andremo ad approvare con l’ordine del giorno, che è stato depositato dalla Giunta come atto tecnico formale e molto neutro, perché già il documento strategico è un documento di indirizzi.

Questo però ci porta ad un passaggio cruciale, un passaggio importante, un passaggio che molti di noi hanno vissuto anche nella predisposizione del precedente piano. Come diceva il collega Sabattini, con molti colleghi una discussione su temi analoghi l’abbiamo già fatta, pur partendo da punti di vista molto diversi.

L’attuale piano aveva validità 2014-2020, è stato prorogato con legge al 2021 e il primo step pianificatorio è proprio il documento programmatico, con gli obiettivi strategici che stiamo discutendo oggi che si intendono perseguire e le scelte generali di piano che sono state presentate all’Assemblea, che ci porteranno alla fine dell’anno al piano definitivo.

Per l’individuazione degli obiettivi strategici e delle scelte generali di piano, il documento parte, a mio parere, da un’analisi molto corretta su due filoni in particolare, a partire dal contesto che si è determinato a seguito della precedente stagione pianificatoria, a seguito del precedente piano per quanto riguarda il settore dei rifiuti e la situazione esistente per quanto riguarda il settore delle bonifiche, che, come diceva il collega Sabattini, è una parte assolutamente innovativa di questo documento.

L’altro filone è quello degli obiettivi posti dalle direttive comunitarie, dalle normative nazionali e regionali di settore, nonché dagli obiettivi già codificati nel programma di mandato della Giunta e del Presidente e del Patto per il lavoro e per il clima.

Il piano meritoriamente tiene anche conto degli effetti che la pandemia da Covid ha prodotto e sta producendo non solo in termini di produzione rifiuti (basti pensare all’aumento dell’utilizzo dei prodotti monouso, piuttosto che all’incremento dei rifiuti prodotti dalla diffusione del commercio telematico. Gli acquisti online sono esplosi e ne è conseguita una quantità significativa di aumento di imballaggi, prevalentemente di carta, cartone e plastica.

Parallelamente c’è stato un rallentamento del sistema produttivo regionale, che sta impattando molto, oltre che gli effetti e gli impatti, che ancora non sono determinabili, conseguenti al modificato assetto normativo nazionale.

Questo documento prende in esame il percorso per la nuova pianificazione e credo ci dia uno spaccato molto significativo per approcciare il Piano. Sulla modifica, il Piano ‒ è già stato detto, ma lo ribadisco ‒ costituisce una novità rispetto alla precedente pianificazione. Unisce, quindi, le politiche della Regione in riferimento a due settori che sono assolutamente strategici per lo sviluppo economico e territoriale in una chiave di sostenibilità. “Sostenibilità” ormai è la parola chiave che usiamo anche quando parliamo di sviluppo.

La promozione dell’economia circolare. Ormai anche di questo, dalla discussione del Patto per il lavoro e per il clima piuttosto che del programma di mandato, abbiamo lungamente parlato. La promozione dell’economia circolare e la definizione delle strategie per la riduzione dei rifiuti e degli sprechi è un pezzo fondamentale nel perseguimento dell’obiettivo della transizione verso un modello di sviluppo centrato sul riconoscimento del grande valore delle materie prime che devono essere risparmiate e sull’importanza del recupero di rifiuti e della conservazione del capitale naturale.

Il Piano d’azione europeo per l’economia circolare stabilisce un programma orientato al futuro, per costruire un’Europa più pulita e competitiva con gli operatori economici, i consumatori, i cittadini e le organizzazioni della società civile e mira soprattutto ad accelerare il profondo cambiamento richiesto dal Green Deal europeo, sulla base delle azioni in materia di economia circolare, già attuate sin dal 2015. L’obiettivo è proprio trasformare i modelli di consumo in modo da evitare innanzitutto la produzione di rifiuti.

L’estensione dell’economia circolare, dai precursori agli operatori economici tradizionali, contribuirà assolutamente e in modo significativo al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e alla dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse, garantendo competitività a lungo termine all’interno dell’UE, senza lasciare indietro nessuno. È chiaro che per concretizzare realmente questa ambizione c’è bisogno di accelerare da parte dell’Europa la transizione verso un modello di crescita che sia rigenerativo davvero e che restituisca al pianeta più di quanto prenda, adoperandosi a favore del mantenimento del consumo di risorse entro i limiti del pianeta. Quindi, lo sforzo da fare il più possibile per ridurre l’impronta sui consumi e raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio è assolutamente fondamentale.

Il Piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche dei siti inquinanti si inserisce a pieno titolo in questo percorso delineato dall’Unione europea, e non torno sul Patto per il lavoro e per il clima, con il quale è pienamente coerente. Penso che i due temi che sono già stati citati, che sono al centro del dibattito sul documento, quindi, in particolare l’autosufficienza regionale, ma soprattutto un richiamo al fatto che davvero siamo in una fase di pianificazione, è indispensabile condividere obiettivi che siano assolutamente raggiungibili e che vada messo in atto un Piano di interventi idoneo, perché gli obiettivi sostenibili possano essere realizzati.

Questo va fatto, a nostro parere, davvero con la responsabilità di farsi carico di scelte serie, anche impopolari, magari nell’immediato, ma serie per raccoglierne i frutti nel futuro. Condivido molto con il collega Sabattini che l’etica non basta. Servono responsabilità e pragmatismo per obiettivi sostenibili e interventi per centrarli.

Penso che il documento che verrà votato e verrà sostenuto oggi attraverso il voto favorevole all’ordine del giorno, almeno da parte nostra, assolva pienamente a questo compito e ci spiani davvero la strada ad un nuovo Piano dei rifiuti che consenta davvero di proiettare questa Regione tra le più innovative, sicuramente in Italia, ma soprattutto pienamente nel contesto europeo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Consigliere Costa, prego.

 

COSTA: Grazie, presidente. Grazie all’assessore per il lavoro di preparazione della seduta odierna attorno a questo documento, che abbiamo visto evolvere nel corso delle Commissioni dentro le quali se ne è discusso anticipatamente. Grazie a tutti i colleghi per i molti interventi che sono stati realizzati oggi e che danno il senso della complessità dell’argomento che ci vedrà, come hanno ricordato alcuni di voi, a più riprese, impegnati nei prossimi mesi per tradurre quelli che sono alcuni obiettivi strategici e linee di indirizzo che sono in discussione oggi in un Piano vero e proprio.

Intanto, però, il documento, oggetto della discussione di oggi, parte facendo la fotografia della situazione, introduce le nuove normative europee e nazionali in materia e fissa alcuni degli obiettivi.

Se è vero che, come è emerso nel corso del dibattito, su alcuni aspetti serve, ed è assolutamente un dato di fatto, un deciso passo avanti, è altrettanto vero che la programmazione di cui stiamo discutendo oggi, o meglio le linee di indirizzo di cui stiamo discutendo oggi, che dovranno tradursi in una programmazione concreta, muovono da alcuni dati di fatto che sono altrettanto veri e positivi.

Questa Regione ha una raccolta differenziata al 73 per cento, avendo superato ampiamente l’obiettivo del 63, che era fissato a livello europeo, e si apre però un tema di qualità di quella raccolta differenziata. Questa Regione ha raggiunto l’autosufficienza sullo smaltimento dei rifiuti urbani e non è mai andata in emergenza. Ha fatto tutto questo (aspetto cui ancora non si è accennato, ma che vale la pena sottolineare) in un contesto di legalità di gestione dei rifiuti, che sappiamo che invece in altre zone di questo Paese sono uno degli ambiti nei quali si muove l’illegalità, e in un contesto di grande sensibilità dei nostri cittadini, a cui va riconosciuto il merito di aver condiviso e accompagnato gli obiettivi che dal livello regionale ai sotto livelli istituzionali si sono fissati.

Quel livello di programmazione ha favorito e assecondato anche alcune scelte territoriali. Mi scuso se spesso nei miei interventi riporto alcuni esempi concreti vissuti nella mia precedente esperienza di amministratore locale, però mi piace ricordare di come una delle municipalizzate di cui si è parlato anche oggi, la Sabar, quella di cui il mio comune era socio, proprietario insieme agli altri 7 Comuni del cosiddetto "distretto bassa reggiana", in questi anni, dentro i binari tracciati dalla programmazione regionale, abbia in parte cambiato pelle.

Sabar nasce negli anni Novanta con l’apertura di una discarica e via via è evoluta come azienda non più impegnata nello smaltimento dentro un buco sottoterra di rifiuto, ma in un’azienda che trattava quel rifiuto per la produzione di energia pulita. Noi oggi realizziamo quasi 4 megawatt di energia pulita, grazie ad impianti che sono in parte fotovoltaici su lotti di discarica che via via veniva esaurita piuttosto che con il biogas, e abbiamo anche molto implementato e migliorato la nostra capacità dal punto di vista della raccolta, perché questo (ci tornerò dopo) è uno di quegli elementi secondo me di cui tenere conto per migliorare complessivamente la qualità della raccolta differenziata, cioè incominciare con il piede giusto l’avvio al recupero del prodotto del rifiuto.

Ci sono, sì, degli scostamenti. Il documento li fotografa in maniera molto puntuale rispetto agli obiettivi che si erano prefissati e poi quelli raggiunti. Il documento li fotografa in maniera molto puntuale, però quegli scostamenti indicano già in parte la strada lungo la quale muoversi con questa nuova programmazione. Sicuramente migliorare la qualità della raccolta differenziata, come dicevo prima; aggredire il tema della quantità dei rifiuti, puntando con forza sul piano della prevenzione; integrare questa prevenzione con quella del Patto per il lavoro e per il clima, che è stato richiamato anche da diversi colleghi, e con il Piano energetico. Perché citare questi due documenti di pianificazione strategica? Perché significa, questo, sostanziare, rafforzare e accelerare sul cambio di paradigma che vuole non più il rifiuto come una componente da smaltire, ma piuttosto come un prodotto su cui lavorare, cioè intensificare il processo di industrializzazione della gestione del rifiuto e farlo facendo convergere sul nostro sistema imprenditoriale quei fondi europei e nazionali che possono aiutare l’innovazione e i cambi di processo produttivo.

Ha assolutamente una parte importante il tema della tariffazione puntuale. Attenzione: pur non essendo competenza regionale, ne abbiamo discusso anche in Commissione, il tema della raccolta è però una di quelle variabili di cui tenere conto in quell’ambito di dialogo costante con i territori, un dialogo necessario dovuto tanto con i territori quanto con l’Assemblea, come ha ricordato il collega Taruffi. Dicevo, la tariffa puntuale. Sì, rispetto a questa bisogna accompagnare con forza i territori affinché la scelta del passaggio “tariffazione puntuale” venga compiuta. Una riflessione credo vada fatta rispetto al fondo come strumento. Sempre di più dovrà servire ad accompagnare le Amministrazioni locali nell’evoluzione in materia.

Ci sono azioni strategiche definite dentro questo documento, che credo vadano accompagnate da un lavoro di innovazione, di manutenzione della legge sull’economia circolare di cui questa Regione si è dotata ormai qualche anno fa, non con un prima e con un dopo, attenzione, ma lavorando su binari paralleli, sul Piano da un lato e sulla legge dall’altro. Non tutte le variabili sono sotto il controllo della Regione. Ha detto molto bene il collega Sabattini. C’è una produzione costante di normativa in materia, tanto a livello europeo quanto nazionale e noi dovremmo tenerne conto per aggiornare di volta in volta il percorso che stiamo compiendo, avendo sempre, e su questo sono molto d’accordo, l’occhio alle ricadute che, a livello locale, piuttosto che sui costi per le imprese e le famiglie, le nostre scelte comporteranno, sapendo, però che avanti si deve andare perché le non scelte sarebbero già non solo gravi a livello ambientale, ma anche costose. Anche qui faccio ricorso ancora una volta all’esperienza locale che ho vissuto in precedenza.

Tra il 2011 e il 2017 è aumentato di molto il costo pagato dalle famiglie per il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel territorio da cui provengo, ed è aumentato in forza del cambio che noi abbiamo attuato sul sistema di raccolta, passando dal cassonetto al porta a porta. Lo sapevamo che sarebbero aumentato, ma nel tenere l’equilibrio tra aumento dei costi e necessità di modificare il sistema di raccolta, facemmo anche le proiezioni su che cosa avrebbe significato per imprese e famiglie non modificare il sistema di raccolta e cioè non passare da una raccolta differenziata del 65 a una raccolta differenziata del 90 per cento. Avrebbe significato che anziché 10 chili di rifiuto ogni 100 da smaltire in impianti, noi ne avremmo dovuti smaltire 35 in quegli stessi impianti, con dei costi d’ingresso agli impianti altissimi, che poi si sarebbero dovuti ribaltare per forza di cose su quanto veniva addebitato a famiglie e imprese. Ci sono venuti dietro i cittadini, che hanno visto, in una fase iniziale, aumentare il costo pagato, pur essendo maggiormente coinvolti nella gestione del rifiuto, differenziando a casa, però da tre anni a questa parte vedono le tariffe ferme. Non hanno subito gli aumenti molto più importanti che avrebbero subito se noi non avessimo introdotto quel cambio di raccolta e da tre anni a questa parte finalmente, superata la fase di avvio e di stabilizzazione del sistema, vedono le tariffe ferme.

Siamo riusciti a introdurre uno sconto del 50 per cento sulla TARI per quei nuclei familiari in cui un componente fosse over 65 o del 30 per cento per le famiglie monoreddito o ancora del 50 per cento di sconto sulla TARI per quei nuclei familiari in cui c’era un componente portatore di handicap.

Ricordo con grande piacere le Assemblee che facemmo per spiegare l’introduzione del nuovo sistema di raccolta, le più partecipate a cui abbia mai assistito come sindaco, dalle 500 alle 600 persone in media, avendo al mio fianco il soggetto gestore. Bisogna fare sempre molta attenzione, sono d’accordo, vigilare (la politica deve fare questo) sul sistema dei gestori, ma bisogna anche dare atto quando quel sistema ci ha garantito capacità di dialogo con i cittadini e ci ha anche tenuto al riparo da infiltrazioni illegali.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Non avendo più richieste di intervento in discussione generale, passo la parola all’assessore Priolo. Prego.

 

PRIOLO, assessore: Vorrei ringraziarvi sinceramente per tutti gli interventi che avete fatto, perché mi pare di poter dire che esiste non direi un massimo comun denominatore, ma un minimo comun denominatore, partiamo da lì.

Voglio usare le parole del consigliere Occhi di questa mattina, che però fanno il paio, con quello che ha detto il consigliere Taruffi in sede di Commissione e con tante affermazioni che avete fatto, anche della consigliera Piccinini, ovvero che questo deve essere un piano credibile, che gli obiettivi che stiamo inserendo debbano avere la capacità di tradursi in obiettivi raggiunti.

Dico questo perché significa che c’è la consapevolezza che questo lavoro lo dobbiamo e lo possiamo fare insieme, perché questo significa lavorare, a prescindere dal colore politico, su un sistema di sviluppo territoriale.

Questa mattina, il consigliere Lisei partiva dal contenuto e dal concetto della centralità del cittadino nel dibattito che stiamo facendo e su come noi ci approcceremo nella costruzione del piano, ma io partirei dal fatto che nel cittadino oggi c’è una consapevolezza e una maturità diversa di quella che, come ha testimoniato in chiusura adesso il consigliere Costa, c’era alcuni anni fa, ancorché l’interesse su questi temi è sempre molto elevato.

Nella costruzione del piano vero e proprio moltissime delle domande che avete posto troveranno una risposta, oggi parliamo di obiettivi strategici, parliamo del punto in cui far cadere le nostre azioni.

Da questo punto di vista... Dopo entrerò in alcune sollecitazioni più puntuali che sono state fatte e che credo meritino una risposta. Questa mattina ho voluto dare a voi maggiore spazio per poter cogliere ulteriormente, con il tempo che avete avuto, delle sollecitazioni da pormi.

Io la dico così. Non so se noi possiamo ragionare soltanto in termini comparati con le altre Regioni sulla validità delle azioni che abbiamo portato a compimento e lo vogliamo fare soltanto sui numeri degli obiettivi raggiunti oppure, quando ci siederemo in Commissione per lavorare sulle azioni, noi lavoreremo in maniera puntuale, come ho detto in sede di Commissione, all’analisi anche di quello che è il sistema impiantistico delle altre Regioni. Quando faremo la discussione all’interno delle Commissioni, dovremo fare un’analisi dettagliata di come il sistema dei rifiuti si sta evolvendo a livello nazionale, tenendo conto che il ministero, il MIT, lavorerà al Piano nazionale dei rifiuti e che lì dentro noi dovremo trovare una cornice all’interno della quale collocare il nostro lavoro.

Da questo punto di vista, le sollecitazioni che mi sono arrivate ‒ in ordine ‒ dal consigliere Tagliaferri relativamente... Faccio un passaggio puntuale, che peraltro trova riscontro anche in un ordine del giorno che la Lega ha presentato e che ho potuto leggere sul tema della discarica di Baricella. L’ho detto in sede di Commissione e lo ribadisco qua. Il documento strategico, ancorché non delinei le azioni, parla chiaro. Lo dico a seguito anche di una domanda che mi ha fatto il consigliere Facci in seno alla Commissione sulla fotografia dell’impiantistica presente, dove ho fatto ben notare che la discarica di Baricella non è assolutamente presente. In sede di Commissione ho ribadito la mia posizione, che ho anche formalizzato per iscritto al sindaco, ribadendo il fatto che noi siamo in giudizio e siamo pronti ad andare anche al secondo livello di giudizio. L’ho detto mercoledì scorso e lo ribadisco adesso, proprio perché qua dentro siamo all’interno di una discussione che attiene in maniera precisa e puntuale alla pianificazione delle discariche sugli urbani. Voglio riprendere le argomentazioni del consigliere Taruffi quando mi parla in maniera puntuale della differenza che c’è tra il fatto che esistono impianti relativi ai rifiuti speciali che quindi sono a mercato e rispondono a logiche di mercato, ma che noi in Emilia-Romagna stiamo provando comunque a gestire nell’ambito di una programmazione della lettura del fabbisogno, che da questo punto di vista ci restituisce un risultato che non asseconda il principio che invece ha ribadito il consigliere Sabattini, che è stato condiviso da tutti, che è quello dell’autosufficienza.

Sugli speciali non abbiamo in questo momento l’autosufficienza e quindi da questo punto di vista molti di voi hanno detto questo è il tema sul quale noi, più di altri temi, dovremo misurarci con questo Piano dei rifiuti.

Vengo all’altro ordine del giorno che la Lega ha presentato, perché bisogna che noi, da questo punto di vista, capiamo dove vogliamo andare, che è quello relativo alla discarica di Medolla. Mi si chiede di ritirare la delibera in autotutela, la delibera di VIA positiva che è stata data rispetto a una discarica che è una discarica per speciali, che prevede una quantificazione di 250.000 tonnellate in cinque anni. Siamo sempre lì. Se noi dovessimo tornare indietro con questa pianificazione, il nostro fabbisogno non diminuisce, lo dico molto onestamente. È una discussione matura che noi dovremo portare avanti. Quindi, onestamente, in quell’ambito specifico, peraltro, c’è stata una concertazione con l’Amministrazione comunale molto attenta e puntuale. Abbiamo affrontato l’argomento.

La valutazione, come ribadisco, si è chiusa positivamente e l’Amministrazione comunale sta portando avanti l’esistenza dell’impianto in maniera chiara e trasparente, peraltro anche con comunicati stampa che sono stati fatti. Lo dico perché gli ordini del giorno sono tesi a fare una fotografia di problemi puntuali, a cui non è il documento strategico che può rispondere e che in alcuni casi sono collocati all’interno di procedimenti di carattere giudiziario, quindi non soltanto amministrativo, rispetto ai quali anche noi dobbiamo stare attenti con gli indirizzi politici che assumiamo, soprattutto quando siamo nell’ambito di procedimenti relativi a gestione di rifiuti speciali che quindi sono a libero mercato, che quindi da questo punto di vista hanno una normativa specifica di riferimento e che dobbiamo stare attenti a tradurre dall’atto politico a un atto di comando in una sede anche di carattere tecnico che deve fare un’analisi un po’ puntuale.

Quindi, sempre parlando degli ordini del giorno, mi riferisco alla procedura in corso e in essere in questo momento in Valsamoggia, che è stata presentata all’interno dell’ordine del giorno.

Ciò detto, tornando ad altre sollecitazioni che mi sono state poste dalla consigliera Montalti, le cui argomentazioni sono state riprese anche da altri consiglieri, relativamente alla legge n. 16, nel documento strategico si richiama in maniera specifica il fatto che noi dovremmo apportare una modifica alla legge.

Ha ragione la consigliera Zamboni, il tema era stato posto in sede di Commissione, l’evoluzione che ha avuto il documento strategico ha un’altra natura, non come legge precedente la scrittura del piano, ma come legge che accompagna le scelte che noi dovremmo fare per cambiare anche il modello di sviluppo economico che noi vogliamo definire, quindi per inserirci a pieno titolo all’interno dell’economia circolare, come ha detto la consigliera Montalti, ma anche per lavorare sul tema del fondo, che è un tema molto sensibile, però è un tema di accompagnamento agli obiettivi complessi che ci stiamo ponendo.

Dico che è un tema difficile, perché richiama quanto molti consiglieri hanno sottolineato su un mancato raggiungimento dell’obiettivo della pianificazione precedente relativamente alla tariffa puntuale.

Non mi sottraggo a questo argomento, molti l’hanno sottolineato, stiamo facendo un’operazione molto trasparente nel dire ciò che siamo riusciti a raggiungere e ciò che non siamo riusciti a raggiungere, per diverse motivazioni che ci devono anche aiutare a comprendere come arrivare a questo obiettivo, e vi dico perché è importante arrivarci.

Laddove noi abbiamo i Comuni che sono arrivati a tariffa puntuale, la media pro capite di produzione dei rifiuti è di 598 chili per abitante. Laddove non abbiamo la tariffa puntuale, la media pro capite è di 667 chili per abitante. Il delta invece che noi abbiamo sugli indifferenziati, dove abbiamo la tariffa puntuale parla di 104 chili per abitante, quindi voi capite come la tariffa puntuale di per sé, rispetto all’obiettivo difficile del Patto per il lavoro e per il clima di 110 chili di produzione di indifferenziato per abitante, sia uno degli strumenti.

Come si arriva a questo obiettivo? Ha ragione il consigliere Sabattini nel cogliere la complessità del decreto legislativo 116, che parla di deassimilazione. Tenete presente che i Comuni dove si è raggiunta la tariffa puntuale sono Comuni dove la deassimilazione è già avvenuta, quindi dove il combinato disposto consegna immediatamente questo risultato. Da questo punto di vista, capite che è fondamentale arrivarci e che il fondo è uno strumento che aiuta ad andare in questa direzione. Noi dobbiamo aiutare i Comuni, premiare i Comuni che vanno a tariffa puntuale. Oggi abbiamo lavorato sul concetto dei Comuni virtuosi. Una parte del fondo lavora su questo. Non bisogna abbandonare i Comuni virtuosi, ma bisogna accompagnare quelli che hanno il combinato disposto tra virtuosità e tariffa puntuale.

Credo che il consigliere Pelloni ‒ o, se non è stato lui, un altro consigliere ‒ abbia detto che in altre realtà... No, forse il consigliere Facci. Mi chiedeva i termini comparati dei Comuni che sono arrivati a tariffa puntuale nelle altre regioni. Restituisco il dato. Secondo me, il dato più importante in termini di paragone è quello con la Lombardia, dove sono 141 i Comuni che sono arrivati a tariffa puntuale, per un equivalente di 1.087.000 abitanti. Noi siamo a un’equivalenza di 1,5 milioni di abitanti. Faccio questo termine di paragone perché noi sappiamo bene che in Lombardia ci sono quasi 11 milioni di abitanti. Probabilmente non siamo arrivati ancora a meta, però non partiamo da zero.

Da questo punto di vista, un altro termine di paragone che, invece, ci colloca probabilmente in un percorso molto simile è quello con il Veneto, che, invece, ha coinvolto 250 Comuni per 1.900.000 abitanti. Noi sappiamo molto bene anche la differenza degli abitanti tra i Comuni dell’Emilia-Romagna e i Comuni delle altre Regioni, ma questa la conoscete meglio di me. Questo per dirvi che anche questi aspetti ci aiuteranno a comprendere che, probabilmente, arrivare a una tariffa puntuale è fondamentale, ma richiede tempo e maturazione.

Questo è un obiettivo di Piano. Lo raggiungeremo nel 2022? Hanno ragione tutti i consiglieri, anche il consigliere Amico, che è intervenuto dicendo che dovremo fare un monitoraggio attento e puntuale e valutare che gli obiettivi che ci siamo prefissi in questo Piano vengano raggiunti. Lo dico: noi siamo una Regione che fa già il monitoraggio annuale, ma ‒ come ho detto questa mattina in apertura ‒ intendiamo farlo anche semestralmente per accompagnare anche gli Enti locali in questa sfida.

Voglio richiamare l’intervento della consigliera Piccinini, che ho molto apprezzato. È vero che la consigliera ha fatto questa battaglia. Devo dire che appena sono diventata assessora la prima cosa che mi hanno detto è stata: bisogna fare il Piano dei rifiuti e ci sarebbe il Piano delle bonifiche. Ho capito che era un cavallo di battaglia della consigliera.

Va assolutamente fatto e dovremmo cercare di comprendere come mettere uno stanziamento che accompagni il Piano di bonifica. Altrimenti, come ho detto in sede di Commissione, è un bel libro di intenti, ma poi dopo noi non andremo in quella direzione. Quello che ho apprezzato dell’intervento della consigliera Piccinini è la lettura puntuale che è riuscita a dare anche alle sfumature del testo, perché il testo coglie il fatto che il Piano ci dovrà consegnare questi obiettivi difficili di cui parliamo.

Lo dico anche al consigliere Pompignoli, non mi voglio sottrarre ovviamente alla discussione che avviene – l’ho fatto in Commissione e lo faccio anche adesso – su Forlì, più in genere sui termovalorizzatori e più in genere, quindi, sull’impiantistica.

Mi aggancio a questo passaggio che ha fatto la consigliera Piccinini, perché a questo faceva riferimento e questo è quello che il consigliere mi ha richiesto in maniera precisa e puntuale.

La dico così – l’ho detto in Commissione e lo ribadisco adesso – quando è stato chiuso il termovalorizzatore di Ravenna è evidente che la discussione si è spostata su Forlì. Se domani dovessimo chiudere Forlì, la discussione si sposterà su Rimini. Quando chiuderemo Rimini la discussione si sposterà su Bologna? Io dico che noi dovremmo fare una discussione matura, come ha detto il consigliere Taruffi, all’interno di questa pianificazione, e comprendere come gli obiettivi vengano raggiunti e quali scelte apportare, a prescindere dalla città. Vorrei togliere dal dibattito il tema: quella città sì o quella città no, ma fare una pianificazione, come abbiamo detto, di sistema di bacino, lavorare da questo punto di vista in maniera attenta e puntuale. Vi riconsegno questo tema, perché è quello che noi dovremo fare, perché altrimenti tutti si sentiranno la pattumiera di qualcun altro e non è questo che noi dobbiamo portare a compimento con questo Piano dei rifiuti.

Dopodiché, la consigliera Zamboni ha fatto un ragionamento coerente, legando questo tema al Piano dell’energia e quindi agli obiettivi che il Piano dell’energia ci pone. Vi faccio una chiusura sul richiamo che Pelloni piuttosto che Pompignoli, piuttosto che Facci hanno fatto sui nostri player più grossi, che gestiscono, da questo punto di vista, i nostri servizi rispetto a quelli più piccoli, che riescono a raggiungere prima gli obiettivi.

Come ho già detto, alcuni obiettivi si raggiungono perché qualcuno ha fatto gli investimenti, all’interno dei quali una parte della produzione dei rifiuti riusciamo a ricollocarla. Ora, se non ci fosse il termovalorizzatore di Forlì, che attualmente prende comunque ancora i rifiuti dell’ambito di Forlì Cesena (non soltanto di Ravenna), noi non dovremmo conferire al VTE di Forlì, ma a quello di Rimini comunque, perché non siamo a produzione zero.

Questa mattina il consigliere Occhi diceva che probabilmente sotto il 20 per cento non si riesce ad andare, vero è che, quando aumenta la produzione con la raccolta differenziata, aumenta la produzione di sovvalli legati al trattamento dei rifiuti, quindi una parte incomprimibile esiste sempre, ma qua esiste la scelta strategica che noi stiamo facendo, che è quella di non conferire più rifiuti urbani all’interno di discariche, di non pianificare più discariche. Da qua dobbiamo partire, perché questo è un risultato straordinario.

All’interno dei termovalorizzatori conferiamo 744.000 tonnellate di rifiuti a scala regionale, rispetto ai quasi 3 milioni di rifiuti che produciamo, il resto entra nell’economia del riciclo. Da questo punto di vista aumenteremo non soltanto la differenziata, perché la aumenteremo, ma aumenteremo il tasso di riciclo perché, incentivando l’economia circolare, sicuramente entreremo in un ambito di virtuosità maggiore.

Questo significherà che probabilmente anche le 50.000 tonnellate che attualmente produciamo di urbani non saranno più prodotte, quindi il fatto che io pianifichi con questo strumento strategico di non fare più discariche, quindi che non le pianifico, non significa che queste 50.000 tonnellate mi devono finire nel termovalorizzatore, significa che io devo riuscire a non produrre neanche questo quantitativo. Questo è l’obiettivo sfidante che noi ci dobbiamo porre.

Questa mattina si diceva che è complesso andare sopra il 65 per cento del tasso di riciclo, il 70 per cento ci viene consegnato anche dal punto di vista della normativa, noi in questo dobbiamo migliorarci se vogliamo lavorare sull'economia circolare. Siamo attualmente al 63 per cento, arrivare al 70 è possibile, abbiamo (l’ho detto in Commissione e lo ribadisco anche adesso) due frazioni sulle quali è molto importante lavorare e abbiamo delle marginalità, che sono le frazioni della carta e cartone e della plastica, e della plastica moltissimi di voi hanno detto che è necessario lavorare sulla filiera dell’economia circolare.

Non sono spaventata dal 70 per cento del tasso di riciclaggio. Sono consapevole che questi obiettivi si costruiscono con gli strumenti che abbiamo richiamato questa mattina, quindi anche con la programmazione delle altre filiere che stiamo costruendo, anche insieme al collega Colla, insieme alla Giunta, su altre tematiche molto complesse.

Parlavo dei player prima perché, nella discussione che abbiamo fatto in sede di Commissione, il tema emerso è quello della capacità del sistema territoriale... L’ha detto il consigliere Facci. Noi dobbiamo lavorare sulla governance. La governance delle multiutility non è in capo alla Regione dal punto di vista della gestione in quanto tale. La Regione può e deve aiutare un processo di regolazione, quindi di capacità di interlocuzione più forte dei territori con le multiutility. Esiste lo strumento di ATERSIR, come voi ben sapete. Si tratta di capire come noi riusciamo e possiamo rafforzare questo strumento; in un’analisi di confronto di scala regionale, quella è la sede più strutturata che può interloquire in maniera più appropriata anche con le nostre multiutility.

Abbiamo già adottato a dicembre un provvedimento ‒ questo lo voglio sottolineare ‒ che ha consentito già adesso ad ATERSIR di rafforzare la sua struttura. Lo dico perché ATERSIR era sottoposta ai vincoli normativi finanziari che impedivano la possibilità di assumere personale, ancorché fosse inquadrata con una dotazione organica di 55 persone, ma ne avesse in pianta 33. La delibera che abbiamo assunto come Giunta a dicembre pone un chiarimento normativo, quindi la possibilità da parte di ATERSIR, nell’ambito del Piano finanziario che viene restituito dalla tariffazione, di potenziare la propria struttura. Questo credo sia molto importante per tante discussioni che abbiamo fatto oggi, ma non soltanto oggi, anche in altre discussioni.

Questo lo dico anche alla consigliera Zamboni, che mi ha sollecitato più volte: dovremo trovare il modo affinché...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Assessore, la invito...

 

PRIOLO, assessore: ...questa struttura rafforzata da parte di ATERSIR possa essere uno strumento che aiuti non soltanto la discussione, ma i Comuni nella costruzione anche delle gare. Voi sapete e mi avete chiesto a che punto siamo con il sistema delle gare. Ne parleremo. Non sono tantissimi i Comuni che hanno già completato il percorso delle gare. Molte sono in corso, alcune sono da avviare. La fotografia puntuale credo che sia opportuna e necessaria, perché le gare, da questo punto di vista, sono lo strumento per raggiungere anche questi obiettivi.

Per cui, è un altro dei motivi che mi fa pensare che sono obiettivi complessi, ma assolutamente raggiungibili.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Assessore, la invito a concludere

 

PRIOLO, assessore: Ho finito?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Abbondantemente.

 

PRIOLO, assessore: Se ho finito, allora provo ad andare alle conclusioni a questo punto. Ci ritroveremo su questi schermi. Queste sono le mie conclusioni, nel senso che il lavoro, lo avete sottolineato, sarà molto intenso, ma lo faremo con la franchezza che si contraddistingue e con la capacità di costruire veramente un Piano ambizioso con criteri di oggettività e di credibilità, perché io credo che la credibilità di questo Piano sia fondamentale anche per la credibilità con cui l’Assemblea approva un documento e poi dopo va a parlare sui territori. Per cui, mi devo fare anche garante di questa credibilità, perché altrimenti anche noi non abbiamo gli strumenti per essere credibili poi dopo sui territori e poter dialogare non soltanto con i cittadini, come ci è stato chiesto, ma anche con gli enti locali, con il sistema delle imprese. Quindi, vi ringrazio perché so che troverò in voi interlocutori che mi aiuteranno anche con interventi stimolanti, ancorché non accomodanti, ma questo è il vostro ruolo e io sono qua a posta per crescere e per fare in modo che gli strumenti siano adeguati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Passiamo quindi ora al dibattito generale congiunto sugli ordini del giorno che, ricordo, sono quattro: uno a firma dei consiglieri Daniele Marchetti e Facci, il numero 2 a firma dell’assessore Priolo, il numero 3 a firma del consigliere Pelloni e il numero 4 a firma dei consiglieri Facci, Pelloni e Mastacchi. Sono dieci minuti a consigliere.

Se non ci sono interventi in discussione generale sugli ordini del giorno…

Collega Facci, prego.

 

FACCI: Credevo che intervenissero i colleghi e quindi ho tardato. Poche parole, anche perché credo che nell’intervento generale sul Piano comunque quello poi che è contenuto negli ordini del giorno è stato in ogni caso confermato e comunque ripreso.

Faccio una prima osservazione sull’ordine del giorno dell’assessore. Trovo abbastanza singolare che questo provvedimento, questo piano, che  stiamo discutendo sostanzialmente da stamattina e che vuole essere un piano strategico e centrale nelle azioni dell’Amministrazione per quanto riguarda la tematica dell’ambiente, abbia visto l’ordine del giorno arrivare, come diremmo in tribunale, in limine litis, proprio allo scadere, e tra l’altro con una povertà di contenuti che obiettivamente è abbastanza sorprendente, perché noi di fatto approviamo l’ordine del giorno, la legge regionale che ci impone questo percorso dice che viene approvato l’ordine del giorno, poi la discussione naturalmente è legata a un piano, ma ci aspettavamo sicuramente un ordine del giorno che, anche nei termini, in qualche modo fosse più di sostanza.

Faccio per dire, il termine "economia circolare" nell’ordine del giorno non lo trovo, se non ho guardato male (l'ho letto due o tre volte, forse in fretta), non trovo il termine economia circolare all’interno dell’ordine del giorno, si incentra molto sulla necessità e sulla novità del Piano bonifiche, però forse dà molto per scontato.

Se questo effettivamente è un aspetto importante, un elemento importante, un atto importante dell’azione della Giunta su questa materia, ci aspettavamo sicuramente la presentazione di un documento molto più sostanzioso, molto più articolato, se vogliamo in linea con quello che il Piano dice, laddove dice questo è un nuovo piano, che rappresenta una nuova strategia della nostra azione.

Alla fine, però, se dobbiamo guardare la parte dispositiva, dove dice che si esprime il parere favorevole, va bene, formalmente viene rispettata l’indicazione, ma io credo che in questo caso si potesse fare qualcosa di più (mi permetto di fare questa osservazione). Se vogliamo, anche il ritardo con cui giunge sembra quasi che fosse stato trascurato e ritenuto un inutile orpello. Credo che in questo caso rappresentasse un importante dato, un importante elemento.

Gli ordini del giorno che abbiamo presentato riguardano tematiche che l’assessore... La apprezzo, assessore, nel suo continuo sforzo di rassicurarci sul fatto che la fotografia delle discariche attuali è tale e non verrà alterata, che tutto quello che succede fuori da questa fotografia è fuorigioco, è fuoricampo, non ci deve interessare, perché sostanzialmente non vi sarà uno stravolgimento. Noi dobbiamo, però, dire, non mettendo certamente in dubbio la sua buona fede e il suo impegno in tal senso, che quello che però succede non è che sia tranquillizzante. Vi sono una serie di situazioni, su Baricella piuttosto che sulla Valsamoggia piuttosto che a Imola, in cui dal nostro punto di vista evidentemente la chiarezza non è così certa, non è così specchiata, proprio perché vi sono dei procedimenti che stanno andando avanti e che verosimilmente incontreranno una posizione della Regione nei termini che lei anche oggi ha ricordato. Siccome mi si dice sempre ‒ e io concordo; questo chiaramente è un riferimento che faccio all’amico Taruffi ‒ che si parla sempre per atti amministrativi, per documenti... Possiamo fare tante belle conversazioni, ma alla fine quello che conta sono i documenti e gli atti. Credo che ribadire con documenti ufficiali... Per quello che può valere, naturalmente, un ordine del giorno di invito e di impegno, che non è naturalmente una delibera propriamente detta, quindi non può naturalmente vincolare l’Amministrazione nel senso proprio del termine, ma rappresenterebbe una precisa presa di posizione politica.

Quindi, non riteniamo assolutamente inutili, superflui o comunque superati da quello che è il Piano, non li riteniamo in contrasto con il Piano, perché potremmo dire che sono in contrasto. No, non sono in contrasto. Sono, se vogliamo, in aggiunta a quello che il Piano abbozzato, queste sono linee guida, il Piano ovviamente arriverà, non sono in contrasto con queste indicazioni e con queste linee guida.

Pertanto, non le riteniamo inammissibili dal punto di vista né formale, né tantomeno sostanziale, e riteniamo che un’operazione chiarezza che questi ordini del giorno alla fine vogliono fare sui territori non solo sia possibile, ma per certi aspetti sia anche doverosa. Quindi, questo è il motivo per il quale li riteniamo assolutamente importanti e li sottoponiamo all’attenzione dell’Assemblea.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie.

Vista l’ora, che non permetterebbe al consigliere Pelloni di intervenire nei tempi, chiudiamo la seduta di oggi che riprenderà poi domani mattina alle ore 09,30.

Grazie e buona serata.

 

La seduta ha termine alle ore 17,27

 

Partecipanti alla seduta

 

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI,  Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO, Paola SALOMONI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare l’assessore Vincenzo COLLA.

È assente per motivi istituzionali, ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento interno il presidente della Giunta Stefano Bonaccini.

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti – Rainieri

Bergamini – Montalti

 

 

 

 

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