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101.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 27 OTTOBRE 2021

 

(ANTIMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 3996

Proposta recante: "Programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale (art. 6, comma 5, L.R. n. 15/2018)". (55)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

CALVANO, assessore

ZAMBONI (EV)

CATELLANI (Lega)

PICCININI (M5S)

COSTI (PD)

CALVANO, assessore

 

OGGETTO 3180

Risoluzione per impegnare la Giunta a coinvolgere enti locali e soggetti gestori delle attuali sale per il commiato con l’obiettivo di giungere ad una modifica della L.R. 19/2004. A firma dei Consiglieri: Maletti, Caliandro, Zappaterra, Sabattini, Tarasconi, Pillati, Daffada', Rontini, Montalti, Bulbi, Fabbri

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

MALETTI (PD)

PELLONI (Lega)

BULBI (PD)

BARCAIUOLO (FdI)

MALETTI (PD)

PELLONI (Lega)

BARCAIUOLO (FdI)

 

OGGETTO 2309

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire nei competenti contesti istituzionali, affinché siano introdotte “Zone franche” che prevedano misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche ed interne. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Occhi, Pelloni, Delmonte, Rainieri

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

COSTI (PD)

LISEI (FdI)

FACCI (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

LISEI (FdI)

COSTI (PD)

 

OGGETTO 3997

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano istituite classi di concorso apposite per l'insegnamento di sostegno, per garantire la continuità didattica e arginare la carenza di docenti specializzati. A firma dei Consiglieri: Lisei, Barcaiuolo

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

LISEI (FdI)

STRAGLIATI (Lega)

TAGLIAFERRI (FdI)

BERGAMINI (Lega)

PILLATI (PD)

CASTALDINI (FI)

LISEI (FdI)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 3996 - 3180 – 2309 - 3997

Emendamenti oggetti 31802309

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,51

 

PRESIDENTE (Petitti): Presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza la consigliera Mori e gli assessori Corsini e Donini.

Procediamo ora con l’appello nominale.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BERGAMINI Fabio
  3. BESSI Gianni
  4. BONDAVALLI Stefania
  5. BULBI Massimo
  6. CALIANDRO Stefano
  7. CASTALDINI Valentina
  8. CATELLANI Maura
  9. COSTI Palma
  10. DAFFADÀ Matteo
  11. FABBRI Marco
  12. GERACE Pasquale
  13. GIBERTONI Giulia
  14. LISEI Marco
  15. MALETTI Francesca
  16. MARCHETTI Daniele
  17. MARCHETTI Francesca
  18. MONTALTI Lia
  19. MONTEVECCHI Matteo
  20. OCCHI Emiliano
  21. PARUOLO Giuseppe
  22. PELLONI Simone
  23. PETITTI Emma
  24. PIGONI Giulia
  25. PILLATI Marilena
  26. POMPIGNOLI Massimiliano
  27. RONTINI Manuela
  28. ROSSI Nadia
  29. SONCINI Ottavia
  30. STRAGLIATI Valentina
  31. TAGLIAFERRI Giancarlo
  32. TARASCONI Katia
  33. ZAMBONI Silvia
  34. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Petitti): 34 presenti.

 

OGGETTO 3996

Proposta recante: “Programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale (art. 6, comma 5, L.R. n. 15/2018)”. (55)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i lavori dal seguente oggetto, dall’atto amministrativo 3996, proposta recante il programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale.

Ricordiamo che la Commissione Statuto e Regolamento ha espresso parere favorevole nella seduta del 14 ottobre con la seguente votazione: 28 voti favorevoli, nessun contrario e 15 astenuti.

A questo punto iniziamo la discussione generale sul provvedimento. Partiamo dall’illustrazione della Giunta, dell’assessore Calvano.

Prego, assessore.

 

CALVANO, assessore: Grazie, presidente. Buongiorno a tutte e a tutti. La legge sulla partecipazione, la n. 15 del 2018, è una legge fortemente voluta nella passata legislatura sia dall’Assemblea legislativa che dalla Giunta, tra le quali si è sviluppata una grande collaborazione anche nell’attuazione di questa legge.

I risultati che questa legge ha conseguito nel primo triennio abbiamo avuto l’opportunità di leggerli e guardarli insieme nelle settimane scorse, quando in Commissione abbiamo analizzato la clausola valutativa che è stata prodotta, appunto, dopo il primo triennio di attuazione della legge; una clausola valutativa che ha messo in evidenza i risultati, ha evidenziato alcuni elementi su cui dover tornare e di cui tener conto nella programmazione futura e ci ha aiutato a individuare nuove priorità.

Per quanto riguarda i risultati conseguiti utilizzo solo alcuni, pochi, numeri. Il primo è che nell’ambito di questo triennio sono stati presentati 201 progetti, ne sono stati certificati, come progetti di qualità, 195 e di questi 195 certificati ne sono stati finanziati 113. Hanno coinvolto diversi Comuni, diverse comunità, anche perché, come sapete, sono progetti che non si rivolgono solo agli enti locali, ma anche a rappresentanti della società civile.

Quindi, c’è stata una partecipazione e un coinvolgimento importante in questo primo triennio, obiettivo che confermiamo che intendiamo raggiungere, se non addirittura rafforzare, anche nel prossimo triennio.

Nel programma oggetto dell’atto di oggi, della comunicazione e poi dell’approvazione di oggi, indichiamo nuovi obiettivi, frutto anche dell’esperienza maturata negli anni passati.

Il primo obiettivo, ovviamente, è quello che è in capo alla legge nella sua ratio, cioè incrementare la qualità democratica, un obiettivo che confidiamo di raggiungere mantenendo una contribuzione regionale importante nei confronti delle progettualità locali. In termini di risorse (lo dirò anche dopo), nel corso dei prossimi anni puntiamo come minimo a mantenere invariate le risorse su questo progetto.

Il secondo obiettivo è quello di promuovere l’innovazione sociale e istituzionale, attraverso appositi strumenti di comunicazione e promozione. Useremo i canali digitali, il Portale della partecipazione e l’Osservatorio come elemento finalizzato a divulgare le pratiche partecipative che vengono messe in campo.

Il terzo obiettivo è quello di contribuire ad una maggiore coesione sociale. Ci sarà, da questo punto di vista, un’attenzione particolare al tema della parità di genere e della partecipazione dei giovani, della formazione alla cittadinanza attiva, al coinvolgimento dei ragazzi attraverso lo strumento delle assemblee dei ragazzi. Sono tutti elementi che troveranno all’interno dei futuri bandi, dei bandi del prossimo triennio, quindi a partire da questo programma, priorità rilevanti e centrali.

Il quarto obiettivo è quello di rafforzare la democrazia e le sue Istituzioni. Qui cercheremo di mettere in campo, in continuità con quanto già fatto, cercando di rafforzare le operazioni fatte in passato, attività formative, continuare la buona prassi dello sviluppo della comunità di pratiche e avviare collaborazioni con progetti nazionali e interregionali.

Il quinto obiettivo è quello di favorire la qualificazione della Pubblica Amministrazione. In che modo? Attraverso quell’attività formativa che richiamavo anche in precedenza e che ha lo scopo di far sì che la cultura della partecipazione possa in un qualche modo insinuarsi sempre di più all’interno delle Amministrazioni.

Il sesto è sviluppare il ruolo della nostra Regione attraverso la comunità di pratiche partecipative, attraverso l’istituzione dei Garanti della partecipazione, attraverso quei processi partecipati di rigenerazione urbana su cui intendiamo investire.

Il settimo obiettivo è la valorizzazione e la diffusione dell’utilizzo di piattaforme tecnologiche, in particolare, la cosiddetta piattaforma di e-democracy. Il Covid ha spinto, da questo punto di vista, a incrementare l’innovazione e a incrementare l’utilizzo degli strumenti digitali.

Confidando davvero di lasciarci alle spalle il Covid, nelle fasi successive l’obiettivo è provare a mettere a frutto l’esperienza che abbiamo sviluppato in questi anni con un’ulteriore valorizzazione dell’utilizzo delle piattaforme tecnologiche.

L’ottavo obiettivo è quello di mettere in campo una strategia regionale di sviluppo sostenibile per l’attuazione dell’agenda 20-30. Tutta la progettazione quindi avrà anche un’incidenza sulla realizzazione e sul rispetto dell’Agenda 20-30.

Il nono obiettivo è il sostegno ai processi partecipativi, cercando di consolidare quanto fatto e di sviluppare nuovi strumenti di carattere digitale.

Agli obiettivi corrispondono una serie di attività che metteremo in campo, di priorità che andremo a definire all’interno del programma e quindi dei futuri bandi: il primo è quello di cercare di creare le condizioni per favorire l’accesso ai finanziamenti da parte di nuovi beneficiari, quindi dare l’opportunità di mettere in campo processi partecipativi a chi finora non l’ha mai fatto. Per questo metteremo una premialità per quei progetti, per quegli enti locali o per quelle associazioni che non hanno ricevuto contributi negli ultimi tre anni.

La seconda priorità è quella di abbattere gli steccati. Cosa intendiamo con questo slogan? Far sì che le progettualità collegate ai processi partecipativi siano massimamente Intersettoriali e trasversali.

Terza priorità è quella di riuscire a coinvolgere target specifici. Qui vogliamo porre un’attenzione particolare al tema dei giovani e delle donne, coerentemente con il PNRR.

La quarta priorità è legata al coinvolgimento della società civile. Come dicevo prima, i progetti possono essere presentati dagli Enti locali in forma singola o associata, ma anche da associazioni e rappresentanze della società civile.

Vorremmo stimolare l’avvio di processi che partano anche dalla società civile, cosa che, ovviamente deve trovare comunque l’appoggio dell’ente locale di riferimento. Infine, cercheremo di far sì che venga garantita l’equità nell’accesso ai contributi, nel senso che ci sono realtà che hanno più difficoltà all’accesso a questi contributi, alla costruzione dei progetti, in particolare i Comuni più piccoli, quelli sotto i 5.000 abitanti o i Comuni delle aree interne, in forma singola o associata.

Per questi cercheremo di mettere in campo strumenti premiali o addirittura prevediamo nel bando una riserva affinché anche queste realtà più piccole possano avere le stesse opportunità delle realtà più grandi.

Come dicevo in precedenza, il programma prevede anche una importante attività di formazione della pubblica amministrazione, nel quale affronteremo i temi della progettazione partecipata, delle tecniche per il coinvolgimento degli stakeholder, la partecipazione online e l’amministrazione condivisa.

Il tema della formazione è centrale sia nel programma di partecipazione, ma più in generale nell’attività della pubblica amministrazione. Lo sarà ancor di più nei prossimi anni, visto che siamo in presenza di grandi mutamenti.

Come dicevo prima, l’altra novità del programma che mettiamo in campo per il 2021-2022 è lo sviluppo di nuove forme di partecipazione attraverso le piattaforme digitali. Abbiamo messo in campo una piattaforma di e-democracy basata sulla soluzione Decidim, soluzione open source che consente ai cittadini, agli stakeholder di avanzare proposte, ricevere consenso o disaccordo, votare le proposte, condividerle. Insomma, ci dà l’opportunità di mettere gli utenti al centro.

Da ottobre, quindi sono già partiti e partiranno in questi mesi nuovi processi partecipativi online. Per quanto riguarda il bando, confermiamo che per il prossimo bando ci sarà la stessa disponibilità economica del bando precedente.

Abbiamo introdotto ulteriori elementi di semplificazione nella presentazione delle domande. Tenete conto che è una domanda già digitalizzata da tre anni. Confermiamo l’investimento regionale, la contribuzione regionale a ogni singolo progetto per un massimo di 15.000 euro. Prevediamo forme di supporto ulteriori ai progettisti attraverso lo sportello settimanale di incontro e introduciamo una serie di premialità che sono quelle che richiamavo in precedenza.

Per quanto riguarda le tempistiche, approveremo il bando entro novembre. Ci sarà un periodo di apertura tra novembre e dicembre con l’approvazione della graduatoria tra dicembre e gennaio, la concessione dei contributi nel gennaio 2022 e l’avvio dei progetti nel febbraio 2022, in modo tale che possano svilupparsi nel corso di tutta la prossima annualità.

Credo che quando l’Assemblea ha preso la decisione nel 2018 di portare avanti questo strumento abbia fatto davvero una scelta lungimirante, utile a rafforzare la democrazia in un momento nel quale la partecipazione è un tema assolutamente non banale, assolutamente non scontato, quindi mettere a disposizione delle Istituzioni strumenti che possano garantire la partecipazione dei cittadini alle decisioni credo che sia una buona pratica, che dobbiamo cercare di incentivare il più possibile, e l’obiettivo di questo programma va proprio in quella direzione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Calvano.

A questo punto, entriamo nel dibattito generale sul provvedimento. Chi si iscrive a parlare? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente. Solo, velocemente, per esprimere apprezzamento per questo provvedimento.

Ricordo che avevo anche collaborato con la Regione-Emilia - Romagna alla traduzione di un manuale sulla partecipazione, che è stato presentato nel 2010, quando presidente di questa Assemblea era la consigliera Palma Costi, quindi già quello fu un segnale molto interessante, perché quel manuale raccoglieva tutte le modalità di pratiche partecipative che sono state elaborate da vari Paesi europei, quindi dava una panoramica molto vasta delle modalità di coinvolgimento dei cittadini.

Per questo trovo molto opportuno che in questo provvedimento vengano dedicati fondi e attenzione alla formazione dei dipendenti delle Amministrazioni pubbliche, per metterli in grado di conoscere questi diversi strumenti e quindi in casa propria attuare processi di partecipazione della cittadinanza, sapendo modulare bene quale sia lo strumento più adatto per avviare processi partecipativi d’informazione ma anche codecisionali.

Questo per me è un punto molto importante. Spesso i processi partecipativi si limitano alla cosiddetta DAD, che non è, in questo caso, la didattica a distanza, ma il cosiddetto processo Decide, Announce, Defend. Prima, quindi, l’Amministrazione prende una decisione, poi la comunica, poi fa l’incontro partecipativo, che in realtà è un incontro informativo a decisione già presa e difficilmente modificabile.

È importante quindi che questa formazione, invece, insegni alle amministrazioni pubbliche ad attivare quei processi partecipativi che veramente mettano il cittadino nella condizione di codecidere. Questo è il vero senso della partecipazione. Se no, diventano solo dei teatrini di presentazione di quanto è stato deciso, e il cittadino non riesce a incidere.

L’altro punto che volevo sottolineare, che è molto opportuno, naturalmente, ma era già così anche in passato, è che risorse vengano messe a disposizione dei processi partecipativi che sono messi in moto dalla società civile, quindi non solo dalle amministrazioni pubbliche, come soggetti che promuovono questi percorsi, codecisionali il più possibile, sennò appunto parliamo di altro, non di partecipazione, ma parliamo di informazione. Non solo l’Amministrazione pubblica, quindi, ma anche la società civile, che possa mettere in circuito proprie proposte, sottoponendole poi al giudizio degli altri cittadini che dovrebbero codecidere su queste iniziative.

Volevo poi aggiungere che sarebbe interessante che la Regione stessa attivasse dei processi partecipativi su grandi questioni globali: una per tutte, i cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici impongono delle politiche a tutti i livelli, e riguardano sia le imprese produttive nei vari settori che è inutile stare ad enumerare, riguardano le Amministrazioni pubbliche e riguardano anche gli stili di vita privati.

Sarebbe interessante quindi che su tematiche globali la Regione stessa si facesse promotrice di questi processi che devono mettere la cittadinanza a confronto con informazioni accurate, rispetto alle quali poi si arriva a codecidere.

Mi è capitato, per ragioni professionali, di partecipare a questi eventi. Devo dire che sono veramente utili e trasformativi delle opinioni delle persone rispetto allo stato di consapevolezza con cui iniziano il percorso e quello con cui lo concludono.

Infine, chiudo riferendomi al senso stesso della partecipazione, cioè l’astensionismo che si è registrato alle ultime elezioni amministrative deve suonare come un campanello d’allarme per tutti: che anche in una città come Bologna si superi a fatica il 50 per cento, in linea con tutto il resto del Paese, non può essere spiegato con il fatto che tanto, più o meno, si sapeva che Lepore avrebbe vinto, che il 4 ottobre era San Petronio, perché è una situazione nazionale di allontanamento dal partecipare alla vita politica del Paese. Le elezioni amministrative oltretutto sono quelle più vicine al cittadino, ma c’è stato un astensionismo veramente imponente. Questi processi devono aiutare a riprendere l’attenzione delle persone rispetto al mondo istituzionale e al mondo della politica nelle Istituzioni; non la politica dei talk show, ma la politica che sta nelle Istituzioni e deve rappresentare il bene dei cittadini.

Non posso, quindi, che esprimere apprezzamento per questo provvedimento.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni. Altri?

Consigliera Catellani, prego.

 

CATELLANI: Grazie all’assessore Calvano.

Gli obiettivi del programma d’iniziativa appena illustrati, in adempimento alla legge regionale n. 15 del 2018, sono anche condivisibili: favorire l’accesso ai finanziamenti da parte dei nuovi beneficiari, riconoscere premialità per le tematiche indicate dalla legge, coinvolgere la società civile e quindi i cittadini attivi, i soggetti del mondo del Terzo settore, volontariato e associazioni e garantire equità nell’accesso ai contributi.

Lo strumento fondamentale della legge regionale è rappresentato da questi bandi annuali di finanziamento, che la Giunta approva e sui quali chiaramente investe risorse per incentivare le Amministrazioni ad intraprendere il percorso partecipativo. Non dimentichiamo che, però, questo programma trae chiaramente respiro dai risultati analizzati dalla clausola valutativa che abbiamo discusso la settimana scorsa.

Fa piacere leggere e ritornare sul fatto che la legge n. 15/2018, in luogo della n. 3/2010, ha introdotto la verifica degli esiti dei percorsi, fondamentale soprattutto quando, si diceva anche in Commissione, si parla di finanziamenti per vedere se veramente il percorso intrapreso è o non è corretto. Dall’esame dei dati considerati si nota che quanto più in fase di progettazione si riesce a definire un oggetto del percorso chiaro e definito, tanto più si raggiunge l’efficienza anche del processo partecipativo. Quindi, probabilmente, investire e lavorare soprattutto su questo aspetto risulta essere fondamentale.

Un altro dato interessante rilevato sono le policy regionali che ricorrono più frequentemente, in modo prevalente, quelle legate alle politiche del territorio, dell’ambiente e della rigenerazione urbana, questo anche su scala locale. Sono temi importanti, che devono essere percorsi, ma sicuramente la partecipazione dovrebbe iniziare ad abbracciare, come ha detto anche l’assessore Calvano, anche altre tematiche.

Un altro dato importante è quello legato ai punteggi (lo avevo rilevato, essendo un dato tecnico, anche durante la Commissione). Purtroppo, pare che il punteggio della dimensione tecnica sia ancora superiore rispetto a quello della dimensione qualitativa, che è una circostanza che, quando si tratta di bandi, di partecipazione che deve essere anche innovazione, non può essere non solo parificato, ma anche superiore la parte della qualità rispetto alla parte tecnica.

Altro elemento di grande interesse è quello legato alla partecipazione alle piattaforme tecnologiche, che è un aspetto sul quale la Regione si sta muovendo ovviamente tanto. I dati percentuali dicono che soprattutto la cittadinanza preferisce di più la modalità mista piuttosto che la modalità totalmente telematica, e quantomeno è aumentata la volontà di interagire in presenza piuttosto che telematicamente. Questo è un segnale chiaro, come dicevamo anche ieri sulla semplificazione, del fatto che probabilmente le piattaforme, il sistema digitale che è in divenire deve essere coltivato. L’attenzione c’è, quindi su questo c'è tranquillità, anche perché abbiamo sentito l’assessore che più volte lo ha ribadito.

Attitudine a dialogare con l’Amministrazione del proprio Comune. Anche questo è un dato che ho rilevato molto basso, il 38 per cento della cittadinanza si ritiene soddisfatto, quindi significa che anche in questo caso, soprattutto sempre legato al sistema della partecipazione secondo la forma digitale, occorre lavorare.

Tra i soggetti che hanno presentato progetti ai bandi regionali si annoverano in prevalenza tra le Amministrazioni i Comuni sopra i 5000 e Unioni dei Comuni, quindi i piccoli Comuni sono quelli che hanno partecipato di meno. L’assessore Calvano ci diceva prima che infatti probabilmente verrà dedicata una riserva a questi Comuni, cosa che ci compiace. Oggi l’assessore Calvano non l’ha detto, ma nella relazione era invece presente anche il famoso incentivo a quei Comuni che intenderanno poi unirsi in Unioni dei Comuni. Lo ribadisco, perché ovviamente noi siamo contrari, nel senso che non deve essere un incentivo economico o soltanto economico a spronare i Comuni ad unirsi, perché altrimenti le Unioni alla fine non funzionano, come sta succedendo per moltissime Unioni del nostro territorio.

Ultimo passaggio. Collego la partecipazione alla semplificazione, perché in realtà la tematica è strettamente correlata. Lo abbiamo visto ieri, lo vediamo anche oggi, quindi io mi auguro e auspico che anche sulla partecipazione tutti quelli che sono i crismi della semplificazione, che abbiamo visto ieri, in tempi ovviamente rapidi, posto che il bando è anche abbastanza ravvicinato, possano essere declinati ed applicati.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Il programma di iniziative per la partecipazione, come sappiamo, è un atto previsto, come si diceva prima, da una nostra legge regionale, la n. 15 del 2018, e costituisce nella sua struttura un provvedimento che è complesso, e che lega l’analisi delle esperienze compiute nella pianificazione precedente con gli obiettivi in base ai quali la Giunta procederà nell’indizione del nuovo bando.

Nel caso del programma per il 2022, non si può non sottolineare come l’attività di programmazione abbia potuto tener conto anche di un altro importante strumento, vale a dire la prima relazione per la clausola valutativa di cui ci parlava anche l’assessore, che fa riferimento proprio alla legge sulla partecipazione.

Se partiamo dalle risultanze di questo ulteriore strumento di conoscenza dell’azione svolta dai processi partecipativi realizzati, cogliamo con mano il ruolo giocato dalla pandemia rispetto alle forme di relazione fra i cittadini e le Istituzioni, e come detto strumento sia la modalità ormai ordinariamente utilizzata per lavorare in moltissimi campi.

Nella discussione sulla clausola valutativa che è avvenuta in Commissione il 14 ottobre, l’assessore richiamava come il forte uso delle tecnologie digitali e della gestione dei processi partecipativi abbiano fatto sì che accadesse in due anni ciò che sarebbe accaduto normalmente in dieci.

Su questo dobbiamo essere chiari. Ha svolto senza dubbio un ruolo molto importante il processo connesso all’attuazione dell’Agenda 20-30, ma è stata la stessa pandemia e la necessità di poter operare spesso solo con strumenti digitali a riorientare il nostro modo di approcciarci anche rispetto ai rapporti con le Istituzioni, fra associazioni, fra entità organizzate e singoli cittadini.

Credo che si debba partire anche da qui per il prossimo piano, cioè per la definizione degli obiettivi che animeranno i prossimi bandi. Dobbiamo pensare infatti che la ripartenza e le risorse che mette a disposizione, ma anche le grandi attese rispetto agli obiettivi di trasformazione del nostro modello di sviluppo, ci devono indurre a vedere la partecipazione come un bene di cui abbiamo sentito particolare bisogno, proprio quando abbiamo visto che questo non c’era, o che non c’era più con le modalità a cui eravamo abituati.

Stiamo assistendo a fenomeni che fanno parlare gli analisti e i commentatori di una crescita più forte, o almeno più veloce delle attese. I dati sulla congiuntura economica vanno in questa direzione, incoraggiano rispetto al recupero in breve tempo, in ancora più breve tempo dei livelli di occupazione e di produzione antecedente la pandemia.

Forse, fra gli obiettivi della ripresa e fra i livelli di crescita da perseguire c’è proprio quello della partecipazione. Quando, nella Commissione Statuto che presiedo si è discusso di questo provvedimento, si era svolto solo il primo turno delle recenti elezioni amministrative. Tuttavia, era già chiara l’indicazione della disaffezione al voto, almeno in questa tornata elettorale. Questo è un ulteriore segnale della distanza che in molti e in troppi casi sussiste fra i cittadini, i luoghi e gli strumenti di rappresentanza.

Probabilmente i processi partecipativi possono essere uno strumento per uscire dal nostro ambito della rappresentanza diretta e consente forme di impiego reale su temi specifici e obiettivi tangibili al di fuori delle tradizionali occasioni di consultazione.

Dobbiamo, quindi, utilizzare al meglio le opportunità che il programma per la partecipazione 2021-2022 ci dà per incrementare la qualità democratica nella fase di elaborazione delle politiche pubbliche. In altri termini, se è evidente l’incapacità dell’attuale assetto politico e di promuovere la partecipazione nelle occasioni deputate alla scelta dei rappresentanti dei cittadini, occorre necessariamente spingere con forza su altri processi che possono, invece, promuovere l’innovazione sociale, favorire la diffusione di opinioni informate e la cittadinanza attiva.

Penso che anche nella fase puntuale di definizione del bando sia necessario orientare le risorse verso progetti in grado di incrociare le azioni che a livello territoriale si stanno mettendo in campo per accompagnare la strategia finalizzata alla ripartenza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente. Grazie all’assessore Calvano per l’illustrazione. Credo anch’io, come hanno detto le colleghe, che questo sia un atto molto importante. Sono convinta che la partecipazione è un elemento costitutivo della qualità della democrazia. Per cui, è un elemento fondante del nostro agire anche come Istituzione e come politica. Se c’è una cosa che le ultime elezioni, anche amministrative, hanno dimostrato è come ci sia una parte di cittadini e cittadine che ritengono di non esercitare anche uno dei diritti fondamentali, che è quello del voto.

Il documento che è stato portato, la proposta, il programma parte da un elemento importante, che è la qualità della partecipazione. Credo che sia un documento molto importante. Soprattutto è importante che si continui a proseguire con determinazione il consolidamento di quello che questa Regione ha costruito nel tempo. Io vorrei ricordare che la legge n. 15 è comunque la modifica di leggi precedenti, quindi è un elemento di capacità anche di innovazione da parte dell’Assemblea regionale e della Giunta rispetto ad un tema importante. Però, credo anche che sia importante che questo programma proponga anche delle proposte innovative, tenendo presente quello che è successo negli ultimi anni, soprattutto partendo dalle clausole valutative. Le clausole valutative dovrebbero proprio servire per orientare al meglio le nostre proposte.

Io mi concentro su alcuni temi che ritengo fondamentali. Credo che il bando sia stato costruito in modo molto corretto, credo che sia importante anche qui lavorare ed agire con strumenti anche più affinati rispetto alla partecipazione dei giovani e delle donne (questo è un elemento fondamentale della qualità della democrazia), così come credo che sia stato molto lungimirante anche riservare una quota di risorse ai piccoli Comuni e prevedere anche incentivi o comunque sistemi premianti per coloro che non hanno mai partecipato ai nostri bandi e quindi non hanno mai potuto usufruire delle risorse per processi di innovazione.

Credo che ci siano due temi sui quali è molto importante lavorare. Il primo è che oggi le tecnologie sono fondamentali. Sarebbe interessante capire (può essere che ci sia già una valutazione e anche un’elaborazione) quanto le nuove tecnologie digitali abbiano favorito, per esempio, in questi anni la partecipazione delle donne o dei giovani. Il tempo è uno dei temi sempre molto stretti per le donne, può essere che le tecnologie digitali lo abbiano permesso, però sarebbe interessante capire, anche perché noi abbiamo bisogno sempre di tarare gli strumenti rispetto poi alla possibilità reale dei cittadini, in questo caso soprattutto delle cittadine, di poterle utilizzare.

Sarebbe interessante anche sui giovani, anche se forse per i giovani, visto che diciamo sempre tutti che sono nativi digitali, potrebbe essere più semplice, però sarebbe importante capirlo, perché credo che le tecnologie e le piattaforme che abbiamo messo in campo possano essere uno strumento di ulteriore accelerazione della partecipazione.

È chiaro che in questa fase (chiedo all’assessore un’attenzione molto particolare anche nelle risorse, nelle modalità di agire) non abbiamo ancora concluso il progetto di recupero della disparità digitale che c’è sui territori. Credo che in questo momento abbiamo bisogno, oltre che di continuare ad accelerare il processo per recuperare il digital divide, che comunque esiste ancora, abbiamo bisogno di accompagnare questi processi anche con la valutazione di strumenti che possano essere alternativi, che poi potranno essere anche sostituiti, ma alternativi rispetto comunque alla piattaforma digitale.

Altro tema. Condivido con la consigliera Catellani il tema che la partecipazione si intreccia anche con il tema della semplificazione. Credo che questo sia un altro tema importante, perché più è semplice, più è facile, più è immediato, più è comprensibile, meno ostacoli e balzelli ci sono, più chiaramente i cittadini e le cittadine possono partecipare, anche consapevoli e felici di partecipare ad un processo di costruzione di pezzi di risposta alla loro vita, e ai loro bisogni.

L’altro tema, che mi pare sia passato un po’ sotto silenzio, è questa novità, per me fondamentale: quella dell’Assemblea dei ragazzi e delle ragazze, proposta, se non sbaglio, dai garanti.

Io chiedo di dedicare alla Giunta, assieme chiaramente anche al Garante, quindi all’Assemblea, molta attenzione nella costruzione. Io sono convinta che noi parliamo spesso sui giovani, dei giovani, per i giovani. Forse abbiamo bisogno, e del resto siamo soggetti rappresentativi in una democrazia rappresentativa, quindi, da un lato è corretto, di costruire delle modalità per parlare con i giovani, per sentire quali proposte, quali desideri, quali volontà loro vorrebbero fossero espresse da questa Assemblea regionale, per le parti che le competono. Forse, un’Assemblea delle ragazze e dei ragazzi può servire anche per i livelli istituzionali comunali e provinciali, per arricchire anche loro il bagaglio di risposte concrete ad uno dei temi che comunque riguarda il futuro della nostra Regione, perché sono i giovani, il futuro, non sono io, e probabilmente neanche altri che hanno la mia età.

Io quindi chiedo che su questa parte ci sia molta attenzione, soprattutto che si proceda anche con celerità, e che si possano trovare anche delle modalità perché i ragazzi e le ragazze possano davvero esprimersi, e che con altrettante intelligenza e capacità la Giunta e l’Assemblea possano cogliere gli elementi più importanti per tradurli negli strumenti che sono propri di un’Assemblea legislativa, oppure di una Giunta.

Ringrazio davvero l’assessore per il lavoro che è stato fatto, tutta la struttura e tutti coloro che hanno lavorato, e chiedo particolare attenzione su questi tre punti che ho posto oggi.

Grazie mille. Chiaramente il voto del Gruppo del Partito Democratico sarà un voto molto favorevole.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi. Altri in discussione generale? Qualcuno online si è prenotato? Nessuno.

A questo punto chiedo se l’assessore vuole replicare.

Prego, assessore Calvano.

 

CALVANO, assessore: Grazie, presidente. Grazie davvero all’aula per il dibattito che è scaturito intorno a questo programma, perché è un dibattito che ritengo possa aiutare a migliorare gli strumenti che sulla partecipazione intendiamo mettere in campo.

C’è un elemento che rispetto al tema della partecipazione, anche in Regione, vorrei mettere in risalto, perché la clausola valutativa sulla partecipazione l’abbiamo fatta con un percorso partecipato. Credo che questo sia un elemento interessante e caratterizzante perché non è stata una clausola valutativa fatta raccogliendo, com’è normale che sia, un po’ di dati e cercando di metterli insieme e di darne una lettura, come viene fatto anche su altre clausole valutative, ma in questo caso si è deciso di coinvolgere nel definire la clausola valutativa, nel raccogliere gli elementi utili alla clausola valutativa, i cittadini, gli amministratori e coloro che hanno partecipato ai processi di partecipazione nelle diverse realtà.

Credo che questo sia stato un elemento molto utile, che ci ha fornito obiettivamente una serie di spunti che nei diversi interventi ho visto che sono stati raccolti un po’ da tutti e che rappresentano anche per la Giunta un ulteriore elemento di approfondimento e di intervento su questo tema. Non saranno le uniche attività regionali su cui creeremo partecipazione. È in corso un progetto che si chiama “Che costa sarà?”, finalizzato a coinvolgere la comunità regionale lungo la costa emiliano-romagnola, sulle politiche da attuare lungo la costa e anche su altri versanti credo che non mancheranno le occasioni e i progetti di partecipazione anche della nostra Regione su alcune specifiche questioni che metteremo in campo.

In quella clausola valutativa e nell’indagine che abbiamo fatto c’è un altro elemento, a mio avviso molto importante: che i cittadini in qualche modo sono più propensi alla partecipazione nella misura in cui vedono che quella partecipazione si traduce in qualcosa di concreto, perché è capitato che ci siano stati percorsi di partecipazione che hanno dato delle indicazioni e poi sul territorio è stato fatto magari esattamente il contrario.

Noi questo vorremmo provare a metterlo a valore, e anticipo qui che nel Piano di valorizzazione del patrimonio regionale una delle cose che vorremmo mettere al centro è proprio questo tema, cioè nel caso in cui su un bene di carattere regionale ci sia l’interessamento da parte di un Comune, di una realtà locale di voler valorizzare quel bene, una delle condizioni o uno degli elementi di premialità che metteremo sarà proprio che sul tema della valorizzazione di quel bene ci sia stato un processo partecipativo, oppure la volontà di attuare nel processo di valorizzazione di quel bene quello che è emerso da un processo partecipativo. Credo che possa essere un ulteriore incentivo a far sì che questi percorsi non solo vengano svolti, ma poi si traducano anche in fatti concreti, perché è ovvio che la partecipazione viene stimolata nella misura in cui si capisce o si ha la prova che questa partecipazione ha influito in maniera importante e decisiva sulle decisioni che poi vengono prese.

Venendo al tema della digitalizzazione e delle forme di partecipazione per il tramite degli strumenti digitali, come dicevo prima e avete colto anche voi, il Covid ha determinato sicuramente una incentivazione, una spinta a far sì che venissero utilizzati al meglio tutti gli strumenti digitali a nostra disposizione. Nel post Covid l’obiettivo è non tornare indietro e creare proprio quella condizione mista di partecipazione, in presenza e on line, con un obiettivo. Io penso che determinerà più partecipazione questo tipo di approccio, perché si parla spesso di conciliazione dei tempi vita/lavoro e dentro quella conciliazione ci sta anche la partecipazione, quindi dobbiamo cercare di mettere in campo una conciliazione dei tempi vita/lavoro e partecipazione.

Se a volte si può partecipare senza dover uscire necessariamente da casa e spostarsi per recarsi nel luogo in cui si è deciso di ritrovarsi con gli altri soggetti, con gli altri stakeholder, può essere obiettivamente un modo per avvicinare anche persone che magari sarebbero molto impegnate in altre attività, e che possono invece, attraverso le forme digitali, trovare anche uno spazio nella loro vita, per contribuire alla crescita e al miglioramento della propria comunità.

Questo può determinare anche un miglioramento anzi, determina certamente, è uno degli obiettivi che ci siamo dati, un miglioramento della qualità della democrazia nei nostri territori. Certo, per far sì che si sviluppi un processo partecipato anche per il tramite degli strumenti digitali, serve che in tutti i territori ci siano le stesse opportunità di accesso a quegli strumenti digitali.

Questa è una grande sfida, ce lo siamo detti anche ieri, nell’ambito del Patto per la semplificazione, dove si è parlato molto di digitalizzazione. La digitalizzazione è possibile nella misura in cui ovviamente si supera il digital divide all’interno dei diversi territori.

Io confido anche in alcune decisioni prese a livello nazionale, tipo quella di incrementare la partecipazione di Cassa depositi e prestiti in una società come Open Fiber, dando una curvatura più pubblica a quella società, con una posizione, a mio avviso, di maggiore attenzione nei confronti delle realtà più in difficoltà. Come sapete, infatti, spesso il pubblico è chiamato a intervenire laddove c’è un fallimento del mercato, e a volte ci sono territori che non vengono digitalizzati perché il mercato non li porta ad essere digitalizzati. È lì allora che serve il pubblico che compensa la distorsione di mercato, o il fallimento di mercato.

Confido che la curvatura presa da Open Fiber con una maggiore partecipazione di Cassa depositi e prestiti, che è diventato l’azionista di maggioranza, con il 60 per cento, possa aiutare anche in tal senso a rafforzare il processo di superamento del digital divide.

Aggiungo, e mi avvio alla conclusione, che raccolgo la sollecitazione che la consigliera Costi ha fatto sulla necessità di coinvolgere al massimo i giovani e le donne nei percorsi, ma anche i ragazzi fin dalla più tenera età, la dico così, affinché possa essere questo anche un incentivo a far sì che quei ragazzi e quelle ragazze si sentano poi chiamati a partecipare alla vita democratica della loro città, del loro paese, della loro comunità di riferimento.

Il processo di partecipazione, quindi, il Consiglio dei Ragazzi può essere utile anche a questo: a stimolare e a ridurre le distanze che ogni tanto si creano tra giovani e Istituzioni, tra giovani e partecipazione alla vita pubblica.

In tal senso, cioè rispetto all’importanza della partecipazione nelle scelte che si fanno anche sulla vita pubblica delle comunità, ci tengo a precisare questo. Quando inseriamo tra le premialità anche quei processi partecipativi che hanno come obiettivo quello di valutare se una comunità deve avviare un processo di unione o di fusione, è finalizzato proprio a fare in modo che quei processi non calino dall’alto, ma siano frutto di una riflessione e di un percorso partecipativo locale. Quello a cui noi puntiamo è proprio far sì che qualunque decisione, anche sull’assetto amministrativo, possa vedere coinvolti il più possibile i cittadini.

Chiudo con una considerazione. C’è grande attenzione sul bene comune, sui beni comuni nelle comunità locali e sulla loro valorizzazione, sulla loro tutela. Io credo che i processi partecipativi possono aiutare ad acquisire ancora maggiore consapevolezza sull’importanza dei beni comuni e su quanto i beni comuni siano indispensabili per la coesione della comunità.

Chiudo davvero con un ringraziamento; un ringraziamento a tutta la struttura e alle strutture di Giunta e Assemblea che si occupano di questo tema, perché lo fanno con grande orientamento al risultato, con grande passione e convinzione sul fatto che questa sia una politica che può contribuire davvero a migliorare la qualità del benessere e la qualità della democrazia nella nostra Regione e quindi anche nel nostro Paese.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore.

Passiamo adesso alle dichiarazioni di voto sul provvedimento. Chi si iscrive a parlare? Non abbiamo nessuno iscritto a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto mettiamo in votazione la proposta che riguarda il programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 39

Favorevoli 23

Astenuti 16

 

È approvata.

 

OGGETTO 3180

Risoluzione per impegnare la Giunta a coinvolgere enti locali e soggetti gestori delle attuali sale per il commiato con l’obiettivo di giungere ad una modifica della L.R. 19/2004. A firma dei Consiglieri: Maletti, Caliandro, Zappaterra, Sabattini, Tarasconi, Pillati, Daffadà, Rontini, Montalti, Bulbi, Fabbri

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo alla risoluzione 3180, "Risoluzione che impegna la Giunta a coinvolgere enti locali e soggetti gestori delle attuali sale per il commiato con l’obiettivo di giungere ad una modifica della L.R. 19/2004".

La risoluzione è a firma dei consiglieri Maletti, Caliandro, Zappaterra, Sabattini, Tarasconi, Pillati, Daffadà, Rontini, Montalti, Bulbi e Fabbri.

È pervenuta una proposta di emendamento a firma del consigliere Pelloni.

A questo punto, apriamo la discussione e il dibattito generale. Si è iscritta a parlare la consigliera Maletti. Prego, consigliera.

 

MALETTI: Grazie, presidente.

Per sala del commiato si intende una struttura pubblica o privata, realizzata e gestita per ricevere, su richiesta dei familiari del defunto, e per tenere in custodia il feretro, ai fini dell’esposizione ai dolenti e della celebrazione dei riti di commemorazione. Di che cosa stiamo parlando? In Emilia-Romagna ci sono 27 case funerarie già costruite o comunque in costruzione, soprattutto in Emilia-Romagna, non in tutte le Province, perché ad esempio a Bologna non ne sono state costruite, che rispondono a quale bisogno? Dal 2015 al 2019 la media dei decessi in Emilia-Romagna è stata di 51.300 persone decedute all’anno, mentre nell’anno 2020 noi parliamo di 60.000 deceduti anche a causa del Covid.  

Ma l’anno 2020, come il 2021 ha avuto delle caratteristiche molto specifiche anche rispetto alla gestione delle salme nel periodo Covid.

Se noi guardiamo alla norma, queste sale sono regolamentate dalla legge regionale n. 19 del 2004, che già rispondeva a determinate esigenze dei cambiamenti delle famiglie e dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Da un lato c’è stato un calo costante dei funerali di rito cristiano-cattolico, per cui c’era l’esigenza di strutturare altri luoghi per poter svolgere le esequie; dall’altro, è stata sempre meno la propensione a tenere le salme al proprio domicilio; dall’altro ancora, i luoghi previsti all’interno degli ospedali e delle case di riposo, in alcune situazioni si sono dimostrati non sufficienti, a volte inadeguati, per rispondere alle esigenze dei cittadini.

Per cui, la legge regionale n. 19 del 2004, “Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria”, in relazione alla rilevanza e alla funzione svolta dalle strutture per il commiato, ha previsto due elementi di facilitazione del loro sviluppo: da un lato ha assegnato ai Comuni il compito di promuovere la realizzazione e il funzionamento di queste strutture ed alla stessa Regione il compito di favorire con appositi strumenti incentivanti un’adeguata presenza sul territorio regionale di strutture per il commiato.

Allo stato attuale, cioè quando è stata presentata questa risoluzione nell’aprile del 2021, erano venti; ad oggi parliamo di 27 strutture, già realizzate, o in corso di realizzazione, in prevalenza nell’area emiliana della regione, con esclusione della provincia di Bologna.

Tali strutture sono state realizzate in assenza delle forme di incentivazione previste dalla legge regionale, come già precisato in risposta all’atto ispettivo n. 9021, dall’assessore alle politiche sanitarie.

Con questa risoluzione, che cosa si chiede? Da un lato si chiede di fare un’analisi del bisogno, ma anche rispetto alle risposte territoriali, e di creare un confronto anche con i Comuni, per capire se anche i Comuni hanno incentivato la realizzazione di queste strutture, ma anche come poter modificare la legge, che da un lato, all’articolo 3, prevede tutto un insieme di competenze alle Province, che oggi invece non hanno più competenze in questa materia; dall’altro, nell’articolo 14, che definisce che verranno identificate alcune linee di finanziamento, che ad oggi non ci sono, di istituire un tavolo con gli enti locali, con i soggetti gestori per poter prevedere come questa legge possa rispondere meglio alle esigenze dei cittadini e anche prevedere queste misure incentivanti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Maletti. Altri in dibattito generale?

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

La risoluzione, la tematica in oggetto sollevata dalla prima firmataria, la consigliera Maletti, la ritengo estremamente importante, soprattutto perché dal 2004 ad oggi, dal punto di vista legislativo, un aggiornamento è doveroso. È stata una legge all’avanguardia rispetto anche al panorama nazionale. Oggi, se vogliamo comunque rimanere forse un passo avanti, è ora di metterci mano. D’altro canto abbiamo presentato un emendamento perché seppur nell’articolo 14, come è stato illustrato prima, al comma 6, mi pare, erano già previste delle linee di finanziamento, dal 2004 ad oggi non è mai stato finanziato nulla. Bisogna che ci diamo delle scadenze, per essere un po’ più concreti. La mia paura è che, altrimenti, questa risoluzione, come magari tante altre, rimanga sì presentata e approvata poi dopo, magari, potrebbe mancare di concretezza, potrebbe mancare di quello che realmente serve, ovvero incentivare. Troviamo le formule migliori: sconto sugli oneri di urbanizzazione, io ho detto, con risorse proprie, visto che si parlava prima del coinvolgimento degli enti locali, da parte della Regione, non tantissime, affinché si possano avere dei luoghi adeguati. Conosco meglio magari la realtà modenese, ma se oggi non ci fossero alcune realtà, sì private, però a disposizione di tutti, come prevede la legge, oggi avremmo delle situazioni inadeguate e poco decorose in un momento in cui si ha bisogno di questi servizi, e sappiamo la delicatezza di quei momenti, anche per vari problemi che possono insorgere, nel senso che sappiamo che sono cambiate molto le abitudini, è cambiata anche la cultura, prima si accennava che sono sempre meno i funerali religiosi, quindi avere dei luoghi adeguati e soprattutto che possano avere meno vincoli, perché nel momento in cui decido di non tenere una persona cara defunta a casa, se però non è morta in quell’ospedale che ha quelle camere ardenti, ho dei problemi

Spesso ci sono anche dei problemi di posto e con il Covid anche dei problemi di distanziamento, che si sono maggiormente accentuati. Bene, quindi, questa risoluzione, bene chi l’ha presentata perché ha sollevato una tematica su cui credo che come legislatori dobbiamo assolutamente intervenire, l’emendamento a mio avviso serve per darci delle scadenze, proprio perché quanto è stato detto sia in premessa che soprattutto nella parte dispositiva possa trovare attuazione e concretezza in tempi ragionevoli. Ho indicato quindi la scadenza nella prossima legge di bilancio, e magari già anche lì avere dal punto di vista legislativo quella modifica, affinché si possa intervenire e programmare per poter avere - ripeto -maggiore concretezza.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pelloni. Altri in dibattito generale? Consigliere Bulbi, prego.

Proviamo a passare la parola al consigliere Bulbi.

 

BULBI: MI sentite?

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì. Prego, consigliere.

 

BULBI: Volevo solamente aggiungere il mio voto favorevole al 3996.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, aggiungiamo il voto. Rettifichiamo il voto precedente.

Altri in dibattito generale? Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, signor presidente.

Per carità, apprezzo lo spirto di questa risoluzione, che tuttavia, secondo me è carente.

È carente in un fondamentale punto rispetto ad una tematica che tratta, ovvero le cosiddette camere ardenti. Le camere ardenti esistono nelle strutture ospedaliere, e troppo spesso queste vengono lasciate non dico volutamente, ma magari perché mancano investimenti per renderle consone e dignitose rispetto ovviamente ad un momento sicuramente delicato per molte famiglie.

Ovviamente, nessuno è contro le sale del commiato, nessuno è contro l’iniziativa privata, ci mancherebbe altro. Credo però che una funzione importante e dignitosa per quanto riguarda le camere ardenti sia assolutamente necessaria.

In questa risoluzione, in questo pezzo, manca completamente. Io quindi ad oggi non mi sento di votare favorevolmente un impianto che rischia, rispetto alla celebrazione dell’ultimo saluto rispetto alle persone di mettere in secondo piano le camere ardenti, che sono una funzione pubblica, e che come tale va salvaguardata con enorme dignità.

Nella nostra regione questo purtroppo non sempre avviene. Abbiamo casi conclamati, penso a quello di Carpi, dove siamo oltre la vergogna, e non ho problemi a usare questo termine forte. È evidente, ripeto, ferma la libera iniziativa privata, che non si può tentare di far sì che delle sale ardenti pubbliche possano svolgere in maniera dignitosa la loro funzione.

Questa risoluzione rischia, almeno io vedo questo rischio, di prospettare invece una deminutio, sia in investimenti, sia in qualità, delle camere ardenti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Barcaiuolo. Altri?

Non abbiamo altri in dibattito generale.

A questo punto, chiedo se qualcuno vuole intervenire sull’emendamento.

Dibattito generale sull’emendamento. Nessuno, neanche in dibattito generale sull’emendamento.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte.

Dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sull’emendamento.

Consigliera Maletti, prego.

 

MALETTI: Grazie, presidente. Rispetto alla risoluzione il Partito Democratico voterà favorevolmente. Rispetto all’emendamento presentato dal consigliere Pelloni, noi condividiamo che occorre velocizzare i tempi e auspichiamo delle tempistiche veloci, però bisogna essere anche realisti e votare delle cose realizzabili.

Il bilancio preventivo 2022 arriverà in quest’aula tra un mese e mezzo circa e verrà portato in Commissione tra una ventina di giorni. Per fare quel lavoro di analisi e di concertazione sia con gli enti locali che con i soggetti gestori, anche per evitare quello che diceva il consigliere Barcaiuolo, non è che modificando questa norma si abdica completamente al ruolo pubblico. Assolutamente no, assolutamente no.

Le strutture pubbliche devono essere garantite a tutti i cittadini che chiedono di poterli usufruire per i propri congiunti. Assolutamente no.

Per fare questa analisi di mappatura sul territorio e per trovare anche le risposte congiunte, da dare in ambito pubblico, come garantirle in ambito privato per chi desidera poter andare in queste strutture occorre più tempo. Noi voteremo contro l’emendamento per questa motivazione, chiedendo alla Giunta delle tempistiche realizzabili, ma abbastanza vicine. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Maletti. Altri in dichiarazioni di voto congiunte?

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

L’ho imparato da alcuni consiglieri della maggioranza. Noi siamo un organo legislativo e quindi dovremmo propendere maggiormente verso progetti di legge o emendamenti alle leggi che abbiamo, come magari in questo caso.

Le risoluzioni sono da… Bisognerebbe preferire un progetto di legge rispetto a una risoluzione. Diciamola così.

Oggi se si toglie una parte, a mio avviso, di concretezza, dandosi delle scadenze, il rischio è, come spesso succede, che le non scadenze vogliono dire che si lascia troppa apertura di credito (lasciamolo in questo senso) e non si arriva a fare nulla, tant’è vero che la lettera del 2004 già prevedeva linee di finanziamento e non è mai stata finanziata, allora è logico che magari la maggioranza ha molta più fiducia nell’Esecutivo e nel prossimo bilancio, come opposizione, tutta questa apertura di credito è difficile lasciarla.

Se quindi ci davamo delle scadenze... poi siamo ragionevoli sul fatto di dire che, se capitano degli incidenti di percorso o ci sono altre priorità, possiamo ben comprenderle, però, non dandoci delle scadenze precise, mentre avrei sicuramente voluto votare a favore, passerei più ad un’astensione, perché il voto potrebbe diventare a favore nel momento in cui, nel prossimo bilancio, si andasse a finanziare quanto già disposto nel 2004, che ad oggi non è più stato finanziato. Potrebbe andar bene – ripeto - anche trovare incentivi diversi da linee di finanziamento dirette, quella di detassazioni o parlavo di oneri di urbanizzazione o altro, però avremmo preferito un pochino più di concretezza rispetto a una risoluzione che solleva un tema assolutamente importante, su cui dobbiamo intervenire, ma, proprio perché dobbiamo intervenire, abbiamo bisogno di darci delle tappe anche forzate.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pelloni.

Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente.

Annuncio il voto contrario di Fratelli d’Italia rispetto a una tematica che credo alcuni non abbiano secondo me approfondito.

È chiaro che ci sono tematiche sicuramente più entusiasmanti di questa, tuttavia stiamo parlando comunque di un settore importante, che vede dei soggetti privati che in maniera assolutamente lecita lucrano e ricavano rispetto a determinati tipi di attività, anche rispetto all’attività della sala del commiato, che quindi si pone come alternativa - ribadisco - alle camere ardenti pubbliche.

Rivendico il ruolo delle camere ardenti pubbliche, ovviamente chiunque sarà libero di scegliere dove farsi salutare, e i parenti, i congiunti devono essere liberi di poter fare questa scelta, ma se noi non garantiamo l’efficienza, la qualità, la dignità delle camere ardenti, è chiaro che si aprono invece delle praterie a dei soggetti privati, ripeto, in maniera assolutamente lecita, che lucrano e guadagnano su questo aspetto. Credo che su questo vada fatta un’ulteriore riflessione, ovvero sulla reale concorrenza che nella nostra Regione esiste tra questi soggetti privati. Quando si danno concessioni edilizie, quando si vanno a verificare i luoghi dove far costruire queste sale di commiato, è chiaro che serve la massima e assoluta trasparenza, perché quando questa evidentemente magari non è massima e assoluta, si va a interferire in un mercato.

Le regole del mercato per i soggetti privati, quindi anche per coloro i quali svolgono attività funerarie e attività di costruzione di sale commiato sono ovviamente qualcosa che non può essere assolutamente minata, e non può essere minato soprattutto da qualsiasi tipo di intervento del pubblico, che in questo caso ha un’altra funzione e, ribadisco, è quella di garantire la dignità e la modernità delle camere ardenti all’interno delle strutture ospedaliere, e di garantire a tutti il libero accesso.

Questa risoluzione per me è pericolosa, perché può portare all’inizio di un piano inclinato che fa sì che invece si apra completamente al privato, abbandonando le camere ardenti pubbliche. Io ne sono fermamente convinto. Credo che invece servirebbe aprire completamente anche le leggi regionali che riguardano questa materia, perché l’altra tematica, ovvero quella della libera concorrenza rispetto alle agenzie funebri che svolgono questo servizio, in questa regione merita di essere approfondita e merita di essere riscritta in maniera integrale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Barcaiuolo.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione prima l’emendamento: e chiedo alla consigliera Maletti l’assenso alla votazione sull’emendamento. Perfetto.

Mettiamo in votazione l’emendamento a firma del consigliere Pelloni.

Dichiaro aperta la votazione

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 38

Contrari 26

Favorevoli 11

 

È respinto.

 

A questo punto mettiamo in votazione la risoluzione 3180.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 36

Favorevoli 26

Astenuti 8

Contrari 2

 

È approvata.

 

OGGETTO 2309

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire nei competenti contesti istituzionali, affinché siano introdotte “Zone franche” che prevedano misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche ed interne. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Occhi, Pelloni, Delmonte, Rainieri

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo con la risoluzione 2309, risoluzione che impegna la Giunta ad intervenire nei competenti contesti istituzionali affinché siano introdotte zone franche che prevedano misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche ed interne.

La risoluzione a firma dei consiglieri Facci, Pompignoli, Occhi, Pelloni, Delmonte, Rainieri. Su questo oggetto sono state presentate due proposte di emendamento a firma dei consiglieri Costi, Zappaterra, Taruffi, Zamboni, Gerace, Pigoni, Caliandro, Facci, Delmonte, Bulbi, Daffadà, Pillati e Rontini.

A questo punto, apriamo il dibattito generale. Chi si iscrive a parlare? Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Questa risoluzione parte da un presupposto che ritengo non sia oggetto di discussione, è un presupposto direi oggettivo, condiviso ampiamente in quest’aula.

Il fatto che vi siano due emendamenti che di fatto migliorano la parte dispositiva, che sono stati sottoscritti anche da parte mia e dei miei colleghi, e comunque da parte di tutte le forze che sono qua presenti indica che su questo tema vi è una sensibilità comune, e questa naturalmente non può che essere una nota positiva da cogliere.

Cosa si chiede? Si chiede che si vada oltre i provvedimenti temporanei, i provvedimenti provvisori. Sappiamo che anche i provvedimenti provvisori sono importanti, perché comunque destinano risorse a realtà svantaggiate, quali appunto le zone di montagna e le aree interne, però i provvedimenti provvisori sono per definizione una tantum, possono essere conseguenti a delle situazioni eccezionali, possono essere conseguenti a delle situazioni emergenziali, ma non sono strutturali.

Si chiede invece con questa risoluzione, naturalmente per quanto di competenza, perché di fatto è un invito a intervenire nei confronti dei livelli sovraordinati, nei confronti dei contesti istituzionali superiori, affinché si possa procedere finalmente a istituire zone franche montane, vale a dire realtà in cui vi sia una fiscalità di vantaggio. Vivere o lavorare in Appennino, nella nostra montagna (le nostre montagne sono gli Appennini) o comunque nelle aree interne non deve essere una condizione di serie B, non deve esservi squilibrio con chi ha la fortuna o ha fatto una scelta diversa, quella di vivere altrove.

Il fatto che sia dedicato da questa Amministrazione anche un assessorato alla montagna sicuramente è importante, però bisogna alzare l’asticella degli interventi, dei provvedimenti.

Non è possibile, per richiamare quello che dicevo in apertura, che gli interventi siano semplicemente successivi a situazioni eccezionali emergenziali, occorrono interventi strutturali.

Poter allora individuare, consapevoli della complessità di questo meccanismo di individuazione e poi di organizzazione, aree a fiscalità di vantaggio, a fiscalità differenziata, aumenterebbe sicuramente la cosiddetta, termine abusato, resilienza di quei territori, la capacità attrattiva di quei territori, e sicuramente favorirebbe il mantenimento delle condizioni per abitare e lavorare in realtà con problematiche ovviamente oggettive, legate alla distanza dai centri abitati, legate alla carenza di servizi, o alla difficoltà di avere servizi di qualità come si possono reperire altrove.

In questo senso quindi va la risoluzione. Naturalmente, gli emendamenti completano l’invito, la richiesta finale, e non possono che essere accolti con favore, oltre, naturalmente, ad averli sottoscritti con convinzione. Ovviamente auspichiamo che la risoluzione non si fermi ad un mero documento licenziato da quest’aula, ma che abbia un effettivo seguito, per il quale poi sarà onerato principalmente l’assessorato alla montagna, naturalmente insieme a tutta la Giunta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Altri in dibattito generale? Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Come ha ricordato il collega Facci, è un tema, questo, sul quale sono presenti sensibilità fortunatamente trasversali ma convergenti sulla necessità di adottare misure straordinarie, quali appunto possono essere quelle di individuare nelle aree montane aree di fiscalità di vantaggio, per le ragioni che venivano ricordate, e per le ragioni che ci hanno portato, in questa Regione, nella scorsa legislatura, ad adottare misure straordinarie, individuando nel territorio dell’Appennino un territorio in cui sono presenti criticità alle quali dobbiamo corrispondere. Penso, ad esempio, uno su tutti, al tema dello sgravio per le imprese che abbiamo messo in campo quando abbiamo ridotto e in alcuni casi azzerato l’IRAP per le imprese che hanno sede in montagna; misura che, comunque, nello scorso anno, negli scorsi anni, ha riguardato circa 7.500-8.000 imprese del territorio dell’Appennino emiliano-romagnolo, così come le risorse che sono state stanziate per aiutare e favorire le giovani coppie nell’acquistare o ristrutturare la prima casa, sempre nei territori di montagna.

Evidentemente il tema di cui ci occupiamo qua oggi, che è già stato peraltro oggetto di discussione in quest’aula, e ricordo proprio su questo tema un question-time che presentai a ottobre dell’anno scorso, così come una mozione, una risoluzione, per la verità due, nel luglio del 2019 in sede di approvazione della variazione di bilancio, così come nel dicembre dell’anno scorso, in sede di approvazione del bilancio previsionale per il 2021, allegammo ordini del giorno che andavano esattamente in questa direzione e chiedevano alla Regione, alla Giunta, al presidente di farsi portavoce presso il Governo perché, ovviamente, la misura non può che essere di origine nazionale. Quindi, spetta al Governo e al Parlamento agire da questo punto di vista.

Chiedemmo una spinta da questo punto di vista. Citavo, ad esempio, il question-time che presentai a ottobre dello scorso anno. Visto che il Governo, ripeto, meritoriamente, il Governo Conte 2 in questo caso, aveva introdotto lo sgravio e la decontribuzione  per i lavoratori di imprese allocate nel meridione d’Italia, decontribuzione che aveva in quel caso e ha una valenza culturale, che ha un arco temporale che arriva fino al 2030, discussione che ha impegnato quel Governo, in particolar modo il ministro Provenzano in una trattativa serrata con l’Unione europea, che ha portato a un risultato significativo per uno stanziamento e un costo a carico dello Stato, cioè il mancato introito e la decontribuzione, di circa 4 miliardi di euro. Ecco, così come è stato fatto per le imprese che hanno sede in alcune delle regioni del Meridione, penso che analogo provvedimento possa e debba essere esteso anche alle aree interne del Paese e, per quanto ci riguarda, ai Comuni che fanno parte dell’Appennino emiliano-romagnolo.

Come veniva infatti giustamente ricordato da chi mi ha preceduto, in ogni caso sappiamo che fare impresa in un territorio che ha delle fragilità e ha delle difficoltà particolari come quello degli Appennini e dell’Appennino emiliano-romagnolo non è la stessa cosa che fare impresa in aree in cui, anche per la conformazione territoriale, c'è un accesso ai servizi e alle infrastrutture differente.

Da questo punto di vista, quindi, nel sostenere la risoluzione proposta dal consigliere Facci, che va in continuità con altre che abbiamo già approvato, anche alla luce degli emendamenti che abbiamo presentato e che ho firmato insieme ad altri colleghi di maggioranza, a partire dalla prima firmataria, la collega Palma Costi, nel sostenere questa risoluzione, citavo prima il tema delle infrastrutture, credo sia utile comunque ricordare che, è stato annunciato ieri rispondendo al question-time che avevamo presentato, come le parole come dell’assessore Corsini, assessore ai trasporti e alle infrastrutture di questa Regione, ieri sul tema in questo caso più specifico del territorio da cui io, il collega Facci e anche il collega Mastacchi proveniamo, cioè l’Appennino bolognese, siano state particolarmente positive.

L'assessore Corsini ha infatti ricordato che la Giunta ha deliberato un accordo con ANAS, che prevede, per quanto riguarda segnatamente la Strada statale 64 Porrettana, un progetto di ammodernamento che prevede quindi le varianti, i bypass dei centri di Vergato e di Marzabotto, così da ridurre i tempi di percorrenza dall’Appennino alla città e viceversa, progetto che dovrà essere ultimato nel corso del 2022 e che potrà (siamo al lavoro per questo) essere inserito all’interno della programmazione dei lavori di manutenzione ordinaria di ANAS stessa, nel programma 2021-2025, quindi, una volta ottenuto il progetto e quindi la possibilità di inserirlo all’interno di quel piano, anche la realizzazione stessa.

Credo che questo sia un aspetto importante, che cito non a caso nel momento in cui si chiedono interventi straordinari speciali di fiscalità per la montagna, che - ripeto - condivido e sottoscrivo. Sappiamo bene che, per dare la possibilità ai territori dell’Appennino di svilupparsi (penso in questo caso all’Appennino bolognese) sono importanti le misure di fiscalità generale, ma sono altrettanto importanti le risposte che dobbiamo dare dal punto di vista infrastrutturale. Questo a chiosa di un percorso, di un lavoro che, ripeto, su temi come questo credo sia importante che possa trovare larga condivisione in aula, perché ovviamente più le proposte sono largamente condivise e hanno alle spalle più forze politiche, anche distanti di solito tra di loro, maggiore è la possibilità che queste arrivino a capo.

Dobbiamo però essere consapevoli che stiamo parlando di misure straordinarie, per raggiungere le quali bisogna superare difficoltà non indifferenti. D’altra parte, e concludo, visto che il periodo storico in cui viviamo è caratterizzato dalla straordinarietà, e vista anche l’ampiezza delle forze che in questo momento sostengono il medesimo Governo a Roma, credo, come si dice in certi casi, che ora o mai più.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliera Palma Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente, grazie al consigliere Facci, con cui abbiamo interloquito, proprio per risistemare la parte dell’impegnato.

Come diceva sia il consigliere Facci, sia adesso, il consigliere Taruffi, è chiaro che stiamo parlando di un tema sul quale la sensibilità è trasversale, ma soprattutto, come cita nella premessa anche il consigliere Facci, oggetto di lungo dibattito, e anche e soprattutto di tentativi di attuare dei pezzetti di fiscalità di vantaggio che questa Regione ha perseguito, e sta continuando a perseguire. Noi siamo perfettamente convinti che la nostra montagna abbia bisogno di avere le aree interne, chiaramente, anche se quando parliamo di montagna bisognerà poi ragionare anche rispetto alle differenze che ci sono anche nelle aree montane, ma questo lo faremo successivamente.

Credo che ci sia bisogno di avere degli strumenti molto semplici, applicabili facilmente, e soprattutto che diano una maggior attrattività a queste aree rispetto ad altre che sono effettivamente in condizioni migliori.

Quando noi abbiamo lavorato alla legge n. 18, e soprattutto quado abbiamo tentato di applicarla, purtroppo ci siamo trovati, a proposito di semplificazioni, con meccanismi nazionali che non ci permettevano di rendere veloce e semplice uno strumento che poteva essere e che comunque è stato di grande aiuto per le piccole e le micro imprese montane.

In quel momento ricordo, come riporta anche il programma di mandato 2020-2025, che abbiamo lavorato moltissimo sull’autonomia differenziata, quindi sul 116, dove uno dei temi per noi fondamentali era proprio l’autonomia per poter ragionare, come avevamo già iniziato a fare, appunto, con l’IRAP, per politiche di fiscalità di vantaggio che permettessero proprio di riequilibrare.

C’è stata anche una assunzione di responsabilità forte. Vorrei ricordare che questo è un atto di indirizzo che è stato comunque approvato da questa Assemblea, che poi è confluito in un confronto con il Governo. Credo che dopo quello che è successo, questo tema sia ancora più importante, perché la montagna con il Covid ha mostrato alcuni segnali interessanti, di interesse, nuovamente, dei cittadini. C’è stata una tendenza comunque a guardare di buon occhio queste aree. È chiaro che per poter rendere più efficace questa voglia o volontà anche di ripopolare la montagna gli strumenti fiscali sono gli strumenti più veloci.

Come Regione, come maggioranza abbiamo discusso lungamente anche nel DSR, abbiamo discusso anche in quest’aula. Le politiche su tutti i fondi strutturali PNRR, tutto ciò che è possibile, proprio perché l’asse della montagna e delle aree interne per noi rimane una area fondamentale non in se stessa, certamente in se stessa, ma per i disequilibri che comunque può comportare a tutta la Regione e quindi anche al sistema urbano e anche al sistema della pianura, credo sia importante cercare di rafforzare la possibilità della nostra Regione di riprendere questo confronto che si è rallentato causa Covid. Questo credo che sia anche capibile e comprensibile, ma proprio perché all’emergenza deve assolutamente seguire anche il passo della rinascita e della ricostruzione, questi sono strumenti fondamentali.

Io credo e mi auguro che si riprenda anche il confronto rispetto al tema della 116, perché questo è un altro elemento importante, che comunque contiene anche altri elementi che riguardano la montagna e che possono essere strumenti fattivi per dare maggiore competitività a questi territori, e credo che il momento del confronto sia anche il momento giusto.

Se non sbaglio, si sta discutendo anche della riforma fiscale (lo diceva prima il consigliere Taruffi), siamo in un Governo molto ampio, quindi potrebbe essere un elemento di profonda discussione, probabilmente su questo oggetto siamo tutti d’accordo qui in Assemblea, può essere che ci siano opinioni molto diverse quando la riforma fiscale sarà trattata all’interno del Parlamento.

Io mi auguro che nella trattazione in Parlamento della riforma fiscale si cerchi di far pesare, dalle forze politiche che rappresentano una Regione come la nostra, anche le giuste richieste dei territori che noi oggi stiamo rappresentando. Lo diceva prima il consigliere Taruffi, sono state prese soluzioni importanti per altre parti del territorio, io continuo a sostenere che i territori del nord (dichiaro quello che penso fino in fondo) necessitano di strumenti importanti.

Qui, infatti, si produce la maggior parte della ricchezza, credo che questo debba essere riconosciuto e debbano essere anche riconosciuti strumenti che permettano a queste Regioni di poter continuare su questa strada, oltretutto con il grande obiettivo della transizione ecologica e del recupero di squilibri che comunque oggi ci sono soprattutto sul fronte occupazionale, soprattutto dei giovani e delle donne.

Mi auguro quindi che questa nostra risoluzione possa servire davvero per aprire un confronto e un dibattito anche tra i nostri rappresentanti parlamentari, perché le corrette istanze che noi poniamo siano poi tradotte e trattate in modo coerente all’interno dei processi di riforma. È chiaro che il processo di riforma fiscale sarà complesso, anche perché, se noi chiediamo sgravi da una parte, bisognerà che le risorse siano recuperate da altre parti, quindi questi saranno i veri oggetti del confronto e del dibattito, che saranno fatti chiaramente anche in altra sede.

Oggi, però, credo sia importante che ribadiamo che il tema della fiscalità di vantaggio, quindi che strumenti veloci, semplici a proposito del tema della semplificazione possano essere attivati a livello nazionale o comunque data anche autonomia alla Regione per poter semmai fare la propria parte.

I nostri emendamenti quindi sono emendamenti, ripeto, proprio di risistemazione. Oltretutto, nel secondo emendamento abbiamo reintrodotto anche le zone montane, che erano forse sfuggite dalla penna, oltre che le aree interne, quindi noi riteniamo di votare favorevolmente con l’impegno a seguire questo processo sia in quest’aula, che anche chiaramente con la nostra filiera politica istituzionale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

È la mia prima legislatura, e come tutti gli altri consiglieri di nuova legislatura, ho la possibilità di seguire, di accedere anche ai documenti delle passate legislature. Il tema delle zone franche montane, se così vogliamo definirlo, che ovviamente riguarda più complessivamente il tema della defiscalizzazione e dell’incentivazione alle attività e ai nuovi insediamenti produttivi in zone montane, è un tema che quest’aula credo abbia affrontato in più di un’occasione.

L’ho affrontato in più di un’occasione anche tramite lo strumento, anzi, solo tramite lo strumento delle risoluzioni. O meglio, lo strumento delle risoluzioni è forse l’unico strumento che ha visto un voto, in alcune circostanze, favorevole dell’aula.

Lo dico perché non è l’unica funzione, non è l’unico strumento che ha l’aula, rispetto alle possibilità di intervento su temi che hanno una competenza legislativa nazionale.

Ora, noi possiamo continuare a dirci tra di noi che il Governo nazionale deve intervenire sulle zone franche, che deve intervenire per creare zone franche, che è competenza nazionale, che sono belle, che sono giuste, e siamo tutti d’accordo, come ha detto la collega che è intervenuta prima di me. Lo possiamo fare in maniera cadenzata, ad ogni legislatura; però è anche vero che abbiamo uno strumento, quello che assolve alla funzione legislativa dell’Assemblea, che è uno strumento in più.

Se non ricordo male, ma i consiglieri che erano presenti nella precedente legislatura possono forse ricordare meglio di me, era stato presentato un progetto di legge alle Camere a firma dei consiglieri Bignami e Aimi, che riguardava questo tema; progetto di legge alle Camere che fu bocciato dall’aula. Non so chi votò contro e chi votò a favore, ma sicuramente la maggioranza votò contro, perché sennò sarebbe passato. Si disse allora che era troppo farraginoso, il progetto di legge era farraginoso, arriva alle Camere e quant’altro.

Ovviamente, da parte nostra, come da parte di tutta l’aula, mi sembra di capire che c’è il voto favorevole a questa risoluzione. Ho massimo rispetto per le risoluzioni, le vorrei trattare sempre e so che qualche collega la pensa diversamente, nel senso che ci ricorda come noi abbiamo una funzione eminentemente legislativa come prioritaria da parte dell’Assemblea. Proprio quei colleghi richiamo sulla possibilità, su un tema che è condiviso, di dar corso alla funzione legislativa e quindi magari di non accontentarci delle risoluzioni. Lo dico in particolare alla maggioranza, perché poi dopo i progetti di legge che vengono presentati dalle minoranze devono trovare il voto anche della maggioranza per passare. Visto che sul tema delle zone franche montane mi sembra che siamo tutti d’accordo, sulla necessità della fiscalità agevolata, e non tornerò sui tanti punti che sono stati affrontati da chi è intervenuto prima di me, che condividiamo tutti integralmente, perché è evidente ed è chiaro che c’è tutta un’attività che sta portando avanti la Regione Emilia-Romagna, molta della quale anche con il voto favorevole dell’opposizione, per sostenere e aiutare la montagna per quanto concerne, per quanto compete all’Assemblea legislativa. Però, io credo che possiamo fare un passo oltre. Credo che questa risoluzione potrebbe essere il punto di partenza per presentare un progetto di legge che vada alle Camere.

Visto che l’altra volta è stato bocciato, credo che possiamo attingere a una funzione che è propria della Regione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei. Altri in dibattito generale? Non abbiamo altri in dibattito generale. Chiedo se qualcuno vuole intervenire sugli emendamenti. Non abbiamo nessuno prenotato a parlare sugli emendamenti. A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto.

Dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sugli emendamenti.

Consigliere Facci, prego. 

 

FACCI: Grazie, presidente. Brevemente, perché direi che nell’intervento introduttivo ho già spiegato le ragioni, la bontà, gli aspetti positivi di questa risoluzione, sulla quale non vi sono voci contrarie, seppur siano state fatte delle puntualizzazioni dai diversi punti di vista che ovviamente caratterizzano la composizione di quest’aula.

Il voto quindi sarà certamente favorevole (questo direi che è sottinteso), ma approfitto per richiamare un altro aspetto importante che è di competenza di quest’aula e che, anche da quanto emerso nella discussione di oggi, dovrà trovare un punto quantomeno di approfondimento. È nelle linee di mandato amministrativo di questa Giunta la realizzazione di una nuova legge regionale sulla montagna, è un obiettivo che questa Giunta si è data e sul quale tutti noi non solo facciamo affidamento, ma siamo già al lavoro per portare un nostro contributo fattivo, che va nella direzione che è sottostante a tutti quelli che sono i nostri interventi per quanto riguarda le aree montane, le aree interne, cioè tutelare un contesto che ha necessità di provvedimenti strutturali.

Auspichiamo anche, quindi, che vi sia, in tempi anche brevi, un approccio da parte del neo istituito Assessorato alla montagna, in tempi brevi la presentazione di un progetto di legge per la nuova legge regionale, che tenga anche conto di quello che in questa risoluzione noi oggi stiamo dicendo e tutti stiamo condividendo, quello di differenziare, nei limiti naturalmente delle competenze del nostro Ente, gli impegni, differenziare gli oneri, differenziare quindi il modo con il quale concepiamo e tuteliamo coloro che rappresentiamo sui territori.

Mi sentivo di fare questa precisazione, al termine di questa seppur breve discussione importante, per quello che è il messaggio, naturalmente, che vogliamo che esca rafforzato da quest’aula, appunto perché nella nuova legge regionale sulla montagna queste caratteristiche, questi aspetti che in qualche modo abbiamo ricordato debbano trovare una collocazione centrale, o quantomeno di preciso riferimento, di puntuale attenzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Come ho detto prima, il nostro voto sarà favorevole sia agli emendamenti che alla risoluzione. Solo velocemente, due passaggi: effettivamente, qualche collega ricordava prima, giustamente, che io tendo a pensare che è sempre meglio produrre atti legislativi che non risoluzioni. Detto questo, quando le risoluzioni sono propedeutiche ad atti legislativi, ben venga. Nella precedente legislatura facemmo esattamente così: presentammo delle risoluzioni che andavano nella direzione di chiedere interventi in favore delle imprese che operano nei territori di montagna, che furono propedeutiche, non a caso, all’approvazione della legge regionale n.18 del 2019, che recava “Sostegno alle imprese localizzate nelle aree montane e nelle aree interne dell’Emilia-Romagna”, attraverso cui già introducemmo una prima forma di fiscalità agevolata per le imprese dei territori montani.

Grazie all’impegno dell’allora assessore alle attività produttive, Palma Costi, oggi collega, insieme a noi, in Consiglio regionale, che volle fortemente quel testo, lavorò a quella legge, attraverso la quale, come ricordavo prima, quasi 8.000 imprese del territorio emiliano-romagnolo, dell’Appennino emiliano-romagnolo, oggi non pagano del tutto l’IRAP, o ne pagano solo una parte. È già un segnale preciso della volontà di questa Regione. Non mi risulta infatti che ci siano altre Regioni d’Italia che abbiano assunto misure simili. Ovviamente, all’interno della Regione quel tipo di provvedimento rappresenta un unicum per il territorio dell’Appennino.

Io sono ben d’accordo che si debbano produrre atti legislativi. Sul pdl alle Camere a cui faceva riferimento prima il collega Lisei per richiedere le aree speciali. Io votai a favore di quel progetto di legge, quindi non ho problemi a riproporlo e a ripresentarlo. Chiaro è che dobbiamo sapere che i progetti di legge alle Camere rappresentano uno strumento, rappresentano uno strumento simbolico per sollevare una discussione la cui efficacia concreta, però, è tutta da dimostrare.

Tra l’altro, il collega che presentò il pdl alle Camere, il primo firmatario era Bignami, che oggi è deputato della Repubblica, quindi prima ancora di noi potrebbe essere lui direttamente a presentare un testo di legge alla Camera e vedere di portarlo avanti. Sono convinto che potrebbe trovare sostegno anche da altre parti, al di là della collocazione dell’opposizione a livello nazionale.

Detto questo, che sia quello lo strumento o un altro, io sono in ogni caso disponibile – penso sia opportuno che tutti quanti lo siamo – a discutere di provvedimenti concreti, così come anticipo quello che credo sarà un obiettivo sul quale tutta l’aula dovrà vigilare, e dovrà vigilare con estrema attenzione, cioè l’attuazione dei programmi sui fondi strutturali europei. Sappiamo che di quei 2 miliardi che dovremmo finalizzare nei prossimi sette anni, e parlo dei fondi strutturali europei, non parlo dei fondi del PNRR su cui pure la nostra attenzione non può che essere molto elevata, ma su quelli di nostra diretta competenza, cioè l’attuazione dei fondi strutturali europei, credo che la discussione per quanto riguarda la destinazione in favore delle politiche per la montagna alle imprese che operano sull’Appennino debba essere molto chiara, molto forte, molto evidente. Se questa volontà è trasversale e condivisa, è bene insistere ai livelli nazionali affinché si producano atti legislativi come quello a cui facevo riferimento, cioè l’estensione del provvedimento adottato dal Governo Conte 2, ministro Provenzano, per le imprese del sud. Potrebbe essere “semplicemente” esteso alle aree interne di tutto il resto del Paese. Avremmo già ottenuto un grande primo risultato, cioè la decontribuzione per i lavoratori delle imprese che operano in quei territori.

Ripeto, abbiamo una sfida molto importante davanti: attualizzare e dare concretezza alle risorse che arrivano, i fondi strutturali europei. Facciamo insieme una discussione perché lì dentro si veda chiaro e forte il segno per le politiche in favore dell’Appennino.

Mi auguro che anche attraverso il PNRR, e quindi il Piano nazionale per le aree interne, possano arrivare risorse, magari estendendo anche il numero di quelle aree che fanno parte del Piano nazionale delle aree interne anche in Emilia-Romagna, perché è di questo che abbiamo bisogno, cioè trovare risorse e destinarle per politiche di sostegno che siano strutturali per i territori dell’Appennino, perché questo è quello che dobbiamo fare. Ovviamente vale per le risorse, vale per le infrastrutture, vale per i servizi, perché le politiche per la montagna hanno questo di bello, che non possono andare a compartimenti stagni, ma devono abbracciare trasversalmente ogni ambito dell’azione amministrativa, in questo caso della nostra Regione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente. Ovviamente annuncio il voto favorevole alla risoluzione, spero che questa risoluzione sia un punto di partenza, credo che siamo tutti abbastanza consapevoli che, per quanto concerne le funzioni legislative che non ci appartengono, abbiamo una straordinaria capacità di esercitare una pressione verso chi governa, e faccio sommessamente presente che purtroppo noi siamo gli unici che non siamo al Governo in questa aula, quindi noi lo facciamo volentieri.

Sono sicuro che, come ha presentato il progetto di legge qua, il collega Bignami lo presenterà anche alle Camere, credo che oggi chi governa la nostra Regione e chi governa a livello nazionale abbia più strumenti per esercitare quel tipo di pressione, come credo che anche noi abbiamo più strumenti per esercitare una forma di pressione che non si limiti alla risoluzione e alle risoluzioni, che danno un segnale, ma noi stiamo dando oggi un segnale a quelle comunità che oggi soffrono, sono in difficoltà e chiedono ai vari consiglieri regionali di ogni parte politica interventi mirati a quel territorio.

Noi oggi stiamo dicendo loro "guardate, che, per noi, voi siete non dico al primo posto per alcuni, per altri sì, però voi siete importanti, per noi è importante intervenire". Io vorrei dare un segnale (secondo me, lo strumento corretto è il progetto di legge alle Camere) non solo a quei territori, ma anche nelle sedi nelle quali la funzione legislativa è propria e dovrebbero intervenire. È un gesto solo simbolico? Sì, può darsi che sia un gesto solo simbolico, però è un gesto, è un segnale, un segnale che mandiamo là, perché questa risoluzione, purtroppo, non credo che sortirà effetti in questa direzione, per questo che mi auguro che si facciano dei passi avanti, nella consapevolezza che c’è una sensibilità trasversale, che alcuni dimostrano negli atti, anche votando ad esempio quel progetto di legge, come il collega Taruffi, altri magari non sempre dimostrano in maniera così completa come quei territori si aspettano e come quei territori richiedono.

Era questo lo stimolo. Per noi questa risoluzione va molto bene, ma questa risoluzione comunque non è abbastanza, perché il segnale che deve arrivare a Roma e a chi ha la funzione legislativa deve essere forte e deve essere chiaro.

Secondo noi, un progetto di legge in questa direzione è sicuramente più forte e più chiaro di una risoluzione, per quanto la risoluzione sia corretta, giustissima, e ripeto, forse è l’ennesima risoluzione che va in questa direzione, a dimostrazione che purtroppo lo strumento risoluzione non è più sufficiente, o non è sufficiente da solo, se non viene fatta tutta un’altra attività a margine, alla quale, nonostante, ripeto, siamo opposizione a livello locale, ma anche a livello nazionale, sicuramente non ci sottrarremo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente.

Per rimarcare il voto favorevole del Gruppo del Partito democratico, sia ai due emendamenti che alla risoluzione e per risottolineare due punti. Il primo è che qui parliamo di una risoluzione rispetto ad un impegno sul Governo e sul Parlamento, perché comunque le misure fiscali sono di competenza statale.

Ho sentito prima, rispetto alla legge della montagna, ne discuteremo, cercheremo certamente di ragionare nel modo più largo e più ampio possibile, ma vorrei ricordare che questa è una battaglia che si vince se riusciremo, con il Governo e con il Parlamento, ad introdurre una consapevolezza rispetto a queste aree che noi chiamiamo marginali, ma che sono marginali perché hanno dei problemi economici, demografici e quant’altro, ma che per Regioni come la nostra, invece, sono fondamentali.

Io credo e ribadisco che l’impegno nostro è un impegno affinché la filiera istituzionale faccia quello che deve fare. Ripeto: siamo in un momento in cui si sta ragionando sul tema della riforma fiscale. Per me c’è sempre un tema di responsabilità, noi cioè non è che possiamo pensare che le risorse si trovino così facilmente. Nel momento in cui si decidono misure di defiscalizzazione da una parte, bisogna che si capisca anche dove queste risorse possono essere recuperate o trovate.

Per cui, per me questa è una proposta che deve inserirsi all’interno di un’organica riforma e che deve avere nelle aree appenniniche delle regioni del nord, eccetto quelle a Statuto speciale, perché voi sapete che hanno già delle agevolazioni molto forti, come del resto abbiamo chiesto nel nostro progetto di autonomia, in base al 116, quindi questa Assemblea ha già fatto anche una proposta molto forte per incidere, con il concorso del Governo e del Parlamento, ad una modifica strutturale della funzione del ruolo della Regione. Per cui, l’invito che faccio è quello di rimanere all’interno di un tema che comunque è complesso, perché credo che la credibilità della politica e anche dei politici dipenda anche dalla coerenza tra ciò che diciamo e ciò che riusciamo a fare.

Dico anche che credo che su un tema di questo genere nessuno, Governo o non Governo, a livello nazionale o a livello regionale, possa essere escluso, perché comunque il Parlamento, rispetto alle tematiche fiscali comunque avrà l’ultima parola e quindi sarà fondamentale che il Parlamento e i parlamentari possano essere interessati rispetto a quanto noi riteniamo fondamentale per una Regione come la nostra.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi. Altri in dichiarazioni di voto? Abbiamo concluso le dichiarazioni di voto.

A questo punto mettiamo in votazione gli emendamenti e partiamo dall’emendamento 1 a firma dei consiglieri Costi, Zappaterra, Taruffi e altri. C’è anche la firma del consigliere Facci.

Dichiaro aperta la votazione sull’emendamento 1.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 39

Favorevoli 38

 

È approvato.

 

Ora passiamo all’emendamento 2.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 37

Favorevoli 37

 

È approvato.

 

Ora mettiamo in votazione la risoluzione 2309.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 39

Favorevoli 39

 

È approvata.

 

OGGETTO 3997

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano istituite classi di concorso apposite per l’insegnamento di sostegno, per garantire la continuità didattica e arginare la carenza di docenti specializzati. A firma dei Consiglieri: Lisei, Barcaiuolo

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo alla risoluzione 3997: risoluzione che impegna la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano istituite classi di concorso apposite per l’insegnamento di sostegno, per garantire la continuità didattica e arginare la carenza di docenti specializzati. La risoluzione è a firma dei consiglieri Lisei e Barcaiuolo.

Apriamo il dibattito generale.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Per presentare ovviamente la risoluzione che affronta un tema, a nostro avviso molto importante, importante per la società e che coinvolge tantissime persone, che è il tema della disabilità.

Un tema di cui si parla spesso, ma che purtroppo viene raramente affrontato seriamente. Lo dico perché tante volte ci si riempie la bocca della disabilità, che bisogna fare di più, con le barriere architettoniche, qualsiasi tema. Poi, alla fine, quanto alle soluzioni concrete, le Istituzioni tendono sempre ad essere un po’ manchevoli.

Parlo delle soluzioni, perché sono queste che stiamo cercando. Non è che possiamo esaurire il tema della disabilità quando chiudono le Paraolimpiadi, e poi passa tutto nel silenzio totale. Questa risoluzione affronta un tema specifico che riguarda la disabilità, che appunto quello degli assistenti di sostegno. Gli assistenti di sostegno dovrebbero essere dei docenti specializzati che accompagnano e che garantiscono agli alunni disabili il pieno diritto alla scuola, come a qualsiasi altro alunno.

Sugli assistenti di sostegno c’è una situazione a dir poco scandalosa, nel senso che, come i genitori di bimbi disabili e con disabilità sanno bene, ad ogni inizio di anno scolastico, e ogni anno scolastico, è un percorso che sembra quello di Giochi senza frontiere, è un disastro. Tutti gli anni sbattono la faccia sempre sugli stessi problemi e sono lasciati abbandonati a se stessi.

Quali sono i problemi? Sono in parte riassunti all’interno della risoluzione. Non ci sono insegnanti di sostegno, non sono mai sufficienti per coprire le richieste e le necessità. Vengono comunicati tardi, anche a volte, dopo che è partito l’anno scolastico. Da quello che mi risulta, probabilmente è sbagliato. All’inizio di quest’anno scolastico gli insegnanti di sostegno per alcuni alunni sono stati comunicati 10-15 giorni dopo che era iniziato l’anno scolastico. Gli insegnanti di sostegno non sono formati. Non sono formati perché non vengono fatti corsi di formazione per gli insegnanti di sostegno. Lo riportano alcuni quotidiani in questi giorni: solo il 10 per cento all’interno della nostra regione degli insegnanti di sostegno è specializzato. Non c’è continuità. Ogni alunno, che affronta il problema l’anno successivo, molto probabilmente avrà un insegnante di sostegno differente da quello che ha avuto l’anno precedente. Continue rinunce, perché alcuni insegnanti si candidano per essere insegnanti di sostegno e contemporaneamente si candidano anche per essere insegnanti di altre materie. Poi, quando si arriva, ovviamente, alla possibilità di fare l’insegnante optano non per l’insegnamento di sostegno e quindi restano scoperte le cattedre degli insegnanti di sostegno e poi dopo ci si arrabatta per trovare delle soluzioni. I dati dicono che solo al nord la richiesta di insegnanti di sostegno è di oltre 38.000 unità. Sono coperti appena 19.000 posti di insegnanti di sostegno.

Sull’offerta formativa in Regione i corsi per gli insegnanti di sostegno coprono a malapena 750 posti quando la richiesta è molto superiore. Alcune Regioni addirittura, come ad esempio la Regione Sicilia, leggo i dati che leggevo oggi sui giornali che hanno fornito le sigle sindacali, mette a bando oltre 5.000 posti per la formazione degli insegnanti di sostegno.

È un vero e proprio calvario per i genitori e per questi alunni. Parliamo, tra l’altro, di alunni ognuno con le proprie specificità, alunni che hanno patologie diverse, alunni con grande difficoltà perché anche molto banalmente, oltre a richiedere insegnanti di sostegno specializzati per fare quello che fanno, perché un insegnante di sostegno deve avere evidentemente un percorso di formazione e delle capacità differenti da un insegnante normale, e quindi, oltre ad avere insegnanti di sostegno non preparati, c’è anche il tema della continuità. Non è possibile che ogni anno ogni insegnante di sostegno sia differente perché ogni alunno ha le proprie patologie, la propria sensibilità, le proprie difficoltà. L'insegnante di sostegno deve evidentemente entrare in sintonia, capirli, conoscerli, parlare con i genitori, e i genitori tutti gli anni si affannano non sapendo chi sarà, quando glielo comunicano devono ripartire da capo nello spiegargli le specificità del proprio figlio, provare a fargliele comprendere, ricreare quel rapporto di sintonia che ci deve essere tra insegnante e alunno.

Pensiamo molto banalmente come anche il cambio di insegnante negli alunni che non hanno disabilità spesso comporti delle modifiche, delle difficoltà, quindi pensiamo quanto e come possa incidere su alunni che sono portatori di difficoltà e disabilità. È qui che dobbiamo intervenire ed è qui che ovviamente la risoluzione tende a sollecitare un intervento da parte di chi ha competenza.

Potevamo forse spingerci anche oltre, nel senso che dovremmo anche ragionare sulle possibilità che ha la Regione Emilia-Romagna di mettere in campo mezzi e risorse per la formazione, mezzi e risorse per la formazione perché l'Emilia-Romagna ha investimenti significativi per la formazione, quindi credo che anche per la creazione di corsi di formazione per gli insegnanti di sostegno con un margine di manovra la Regione potrebbe attingere e potrebbe verificare, nell’ambito delle sue competenze, per carità, senza andare a sovrapporsi o confliggere con le competenze di altri, però mettere in campo delle politiche specifiche per il tema del sostegno.

Ho presentato questa risoluzione, non c’è stato un dialogo con la maggioranza, nel senso che non so come la maggioranza sarà orientata rispetto a questa risoluzione, però credo che sarebbe un primo passo. È chiaro che, come ho detto in precedenza, le risoluzioni purtroppo sono dei segnali, in questo caso è un primo segnale, dovrebbe essere un primo passo di sensibilizzazione delle istituzioni, anche della stessa Assemblea legislativa.

Non credo che l’Assemblea legislativa sia intervenuta con risoluzioni precedenti che riguardino specificatamente il tema degli insegnanti di sostegno, ma, ad ogni buon conto, oggi abbiamo la possibilità di dare un segnale e di iniziare un percorso rispetto alla risoluzione di un problema che è davvero importante per le famiglie che lo vivono tutti i giorni. Sono poche? Sono tante? Sono famiglie che però hanno un problema, lo soffrono, lo vivono quotidianamente, e oggi si sentono completamente abbandonate dallo Stato, si sentono completamente in balìa degli eventi. Davvero, l’inizio dell’anno scolastico è una lotteria, per chi ha un figlio disabile, che si aggiunge a tutte le difficoltà che affrontano queste famiglie quotidianamente. Famiglie sulle quali non dirò nulla, perché è chiaro che non è il tema di oggi, ma siamo consapevoli delle tante difficoltà, del dispendio di tempo, del dispendio economico e delle necessità di prestazioni che hanno le famiglie con figli disabili.

Io spero quindi che quantomeno si muova qualcosa, e che quantomeno qualcuno inizi ad attivarsi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Ringrazio il collega Lisei, per aver affrontato una tematica significativa a me molto cara, che rappresenta una problematica direi atavica, che si presenta all’avvio di ogni anno scolastico, e che riguarda, come è già stato ben evidenziato dal collega, tante famiglie e tanti minori diversamente abili.

Quando si parla di disabilità, ritengo che da parte di tutti, in primis da parte delle Istituzioni, sia necessaria davvero molto empatia, per provare a mettersi, per quanto possibile, nei panni di questi bambini e di queste famiglie. Non è semplice per noi normodotati fare questo tipo di operazione, me ne rendo conto. Noi abbiamo la fortuna di essere in salute, di stare bene. Ma ci sono persone che vivono con una disabilità sin dalla nascita. Ovviamente, la disabilità è un mondo grande, ci sono tantissime forme di disabilità. Ci sono persone, soprattutto bambini, che per iniziare la giornata – cosa che per noi può sembrare banale, con dei gesti che, grazie a quella che viene definita memoria procedurale, noi svolgiamo anche inconsapevolmente – non riescono neanche ad alzarsi dal letto.

Davvero, la tematica dei docenti di sostegno è assolutamente fondamentale. Ripeto: purtroppo, con l’avvio di ogni anno scolastico, questi bambini, queste famiglie devono fare i conti con una carenza di personale specializzato, che, badiamo bene, non può e non deve essere sostituito dalla figura dell’assistente di sostegno, che dovrebbe svolgere un’altra funzione, ma che spesso viene utilizzata come figura vicariante il docente di sostegno, quando agli insegnanti di sostegno spetta una contitolarità nell’insegnamento, mentre l’assistente di sostegno dovrebbe svolgere un’attività di supporto materiale individualizzato al minore diversamente abile. Quindi, sono compiti diversi, ma spesso, in ambito scolastico, l’assistente di sostegno va anche a sostituire l’insegnante di sostegno proprio per mancanza di personale, per mancanza di risorse che provengono dal Ministero, perché la competenza dei docenti di sostegno è ministeriale, mentre per quanto riguarda l’assegnazione di ore di assistenza di sostegno provvedono i Comuni. Anche qui ci sarebbe da aprire un ragionamento, in quanto spesso i Comuni, soprattutto i Comuni più piccoli, sono alle prese con difficoltà di tipo economico per quanto riguarda lo stanziamento di risorse destinate all’assegnazione di assistenti di sostegno.

La tematica esiste, è una tematica pregnante su cui davvero ci deve essere una forte alleanza istituzionale, che deve provenire dai livelli più alti fino ad arrivare alle Amministrazioni locali, perché ritengo che quando si parla di disabilità si debba davvero porre molta attenzione, attenzione in termini economici, perché poi con le risorse economiche si danno risposte alle famiglie e ai bambini disabili, ma anche a livello, possiamo dirlo, emotivo, a livello di morale ci vuole davvero molta attenzione.

Come Lega siamo assolutamente favorevoli al voto di questa risoluzione. Ritengo che quando si tratta di disabilità non ci debba essere colore politico, ma la convergenza e l’unità di intenti deve essere assolutamente forte. Mandare anche messaggi univoci ai piani alti, a Roma, ritengo che sia molto importante. La nostra è una tra le regioni più importanti d’Italia e quindi quando si raggiungono obiettivi facendo rete, facendo squadra, ritengo che sia sempre un messaggio positivo. Quando si parla di disabilità, soprattutto di bambini e ragazzi diversamente abili, la convergenza, il gioco di squadra è fondamentale. Io auspico sempre che si trovino soluzioni adeguate, anche se davvero mi rammarica molto all’avvio di ogni anno scolastico dover fare i conti con tante famiglie che mi contattano e si sfogano con me, come penso con altri colleghi, per le difficoltà vissute per la carenza di personale specializzato.

Le difficoltà di questi bambini e di queste famiglie non devono essere assolutamente sottovalutate, per cui continuiamo a lavorare in questa direzione, al fine di garantire risposte concrete e adeguate ai minori diversamente abili e alle loro famiglie. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Stragliati. Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Mi sentite, presidente?

 

PRESIDENTE (Petitti): È un po’ basso, provi ad alzare leggermente.

 

TAGLIAFERRI: Mi sentite meglio?

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, va bene, prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie. Ci tenevo a supportare convintamente, non certo solo per disciplina di partito e comune sensibilità politica, la risoluzione dei miei colleghi Lisei e Barcaiuolo, lo farò perché credo nella scuola di qualità, credo nel lavoro delle persone e credo che il lavoro non vada sfruttato, come troppo spesso avviene, e non solo nelle parti più marginali del sistema economico.

I colleghi di Fratelli d’Italia che sono intervenuti prima di me e la collega Stragliati di supporto hanno già espresso i motivi del perché questa sia una buona risoluzione, che richiede interventi a favore dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Voterò ovviamente a favore e sarò molto attento a verificare che in seguito la Regione dia attuazione a questa risoluzione, perlomeno ai temi in essa posti, pensando anche al caso di alcuni supplenti della provincia di Piacenza, donne e uomini precari che stanno vedendo negato un loro diritto, nel silenzio più totale di chi ogni giorno, a partire dal ministro Bianchi, non perde tempo per ricordarci quanto sia importante l’istruzione.

È indecente che a Piacenza, come credo avvenga nelle altre città d’Italia, ci siano insegnanti di sostegno senza stipendio. La Regione non può continuare a tacere e ignorare un dramma sociale, che offende tutti noi. Le categorie a tutela di questi lavoratori sono state chiare, le buste paga di persone che aiutano la parte più fragile della scuola sono state taglieggiate senza motivo, ora basta, servono soluzioni e non chiacchiere! Quindi, care colleghe e cari colleghi di maggioranza, mi auguro che accoglierete con favore la nostra risoluzione, che la voterete per salvaguardare la dignità costituzionale della scuola, il diritto all’istruzione ed al lavoro.

Questo è banco di prova per ognuno di noi, di voi, credete in quello che dite, credete nei valori sui quali chiedete il voto dei cittadini. Dimostratelo facendo una battaglia comune insieme a tutti coloro che si impegnano per avere una scuola migliore.

Credo che sia la battaglia di tutti noi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Tagliaferri. Consigliere Bergamini, prego.

 

BERGAMINI: Grazie, presidente.

L’insegnamento dicono sia una vocazione, o quantomeno dovrebbe esserlo. È un ruolo imprescindibile, a vari livelli, in grado di favorire la crescita non solo degli studenti, ma degli stessi educatori.

Troppo spesso, però, il ruolo educativo viene ridotto ad un mero passaggio nella vita di giovani e meno giovani che investono nell’istruzione e nell’intraprendere un percorso di vita e lavoro che non ha sempre i risultati attesi.

In questo contesto possiamo inserire anche gli insegnanti di sostegno: circa 176.000 nelle scuole italiane, prima della pandemia. Insegnanti che molto spesso iniziano la loro esperienza educativa nella scuola assistendo una persona diversamente abile, oppure con difficoltà di apprendimento. Uno dei ruoli principali della scuola, infatti, a cominciare dalla legge n. 517 del ’77, e dalle successive disposizioni dei legislatori, è stato sempre quello di includere.

Proprio la citata legge del ’77 ha stabilito che il diversamente abile non solo ha diritto allo studio, ma affinché possa liberamente socializzare, ha anche il diritto ad essere inserito e integrato, impiegando la figura dell’insegnante di sostegno nelle classi della scuola dell’obbligo, superando steccati e barriere dovute a […] e ostacoli di tipo culturale, che troppo spesso sono stati visti come stigma in un processo che invece deve giustamente essere visto in un’ottica inclusiva.

Circa il 10 per cento delle famiglie con figli affetti da disabilità nella scuola primaria, secondo recenti dati Istat, hanno presentato un ricorso per vedersi aumentare le ore di sostegno; lo stesso vale per il 5 per cento delle famiglie con figli iscritti alle secondarie di primo grado, con evidenti sproporzioni in diverse aree del Paese, visto che, se al Nord la quota di insegnanti curriculari che svolgono attività di sostegno si aggira intorno al 47 per cento, al sud questo numero si riduce quasi della metà (al 24 per cento.

La retorica degli ultimi anni, compresa quella legata al PNRR parlano di merito, competenza e creazione di nuove figure professionali legate ad un alto livello di formazione. Soltanto alcune settimane fa, proprio in quest’aula, abbiamo discusso della clausola valutativa riguardante le politiche regionali a sostegno della formazione universitaria.

Oggi, come in quella sede, dobbiamo fare i conti con i limiti di un processo formativo che sembra inadeguato a fronteggiare le esigenze quotidiane delle famiglie, come ha detto chi mi ha preceduto. Se il 37 per cento delle persone che svolgono un ruolo nel sostegno alla didattica non ha una formazione specialistica, evidentemente esiste un problema nella preparazione del personale docente.

Per lungo tempo abbiamo visto nei vari Atenei svolgersi corsi di Scienza dell’educazione in cui gli insegnanti erano formati per svolgere il loro ruolo esclusivamente nell’extra scuola.

Esistono poi altre qualifiche di alto livello che non possono essere valorizzate nelle scuole. Porto l’esempio dei laureati in Scienza della riabilitazione psichiatrica, che hanno un vasto spettro delle conoscenze nei disturbi della personalità e nella rieducazione delle persone. È un gradino successivo rispetto all’educatore vero e proprio, ma resta il fatto che per competenze acquisite tali figure inspiegabilmente non trovano un loro ruolo all’interno della scuola dal momento che operano principalmente in centri di salute mentale, centri diurni, comunità riabilitative e residenziali, servizi psichiatrici di diagnosi e cura per i disturbi del comportamento alimentare, di neuropsichiatria infantile e per l’adolescenza, ma non nelle nostre scuole. Chi sono, dunque, gli insegnanti di sostegno che operano all’interno delle nostre scuole? Generalmente si tratta di persone da poco laureate e specializzate che hanno cominciato un percorso verso il miraggio di una stabilità nell’insegnamento. L’insegnante di sostegno, tuttavia, come altre figure professionali impegnate nel sistema educativo italiano, è una figura generalmente precaria, non adeguatamente retribuita, come si diceva, che accetta un incarico a tempo determinato, mirato al sostegno alle persone più deboli come una fase temporanea del proprio avanzamento di carriera. Credo, e mi avvio a concludere, che l’apertura di classi di concorso per l’individuazione di insegnanti di sostegno sia una necessità ormai ineludibile per un disagio ormai palpabile per le famiglie che necessitano di aiuto. Al tempo stesso, ritengo utile che questo percorso debba essere intrapreso attraverso un ascolto attivo di chi il disagio lo vive quotidianamente, individuando stakeholder – penso alle associazioni, ad esempio, numerosissime in Emilia-Romagna – per un dialogo attivo finalizzato alla risoluzione dei problemi che oggi vive il sistema dell’educazione; un sistema che deve essere quanto più inclusivo possibile, perché la nostra deve essere una battaglia di buon senso e di civiltà. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bergamini.

Altri in dibattito generale? Consigliera Pillati, prego.

 

PILLATI: Grazie, presidente.

Ringrazio i consiglieri Lisei e Barcaiuolo che hanno presentato una risoluzione che affronta un tema che anch’io definisco molto importante, che è quello relativo all’inclusione scolastica degli studenti con disabilità. È un tema attorno al quale c’è molta attenzione, molte sensibilità nei nostri territori e nelle loro Istituzioni.

Anche in quest’aula, così come in Commissione, ne abbiamo parlato più volte, in riferimento non solo alle questioni più strettamente legate all’emergenza della pandemia, ma anche a quelle criticità che si presentano nel momento in cui si va ad implementare il nostro modello di inclusione scolastica, un modello avanzato, che si è sviluppato a partire dagli anni '70, quando il Paese ha fatto una scelta importante, che è stata quella di abolire le scuole speciali e riconoscere dunque il diritto dei ragazzi con disabilità a frequentare le scuole di tutti.

Ci tengo a sottolineare che il quadro normativo, dagli anni Settanta ad oggi, ha saputo evolvere nel tempo, però sono consapevole e sono d’accordo nell’affermare che le pratiche, poiché si devono confrontare con molte difficoltà, spesso sembrano essere piuttosto lontane da quei principi che stanno dietro le norme da cui discendono. Certamente, tra i diversi problemi e le diverse criticità, c’è quello, affrontato anche negli interventi che mi hanno preceduto, della carenza dei docenti di sostegno specializzati, ed è questo un tema su cui – concordo - dobbiamo assolutamente dare risposta.

Per rendere la scuola davvero inclusiva, dobbiamo tener conto che anche la soluzione a questo problema deve collocarsi all’interno di quello che le norme attualmente in vigore prevedono per garantire il diritto all’istruzione e all’educazione delle persone con disabilità. Intanto ci tengo a sottolineare un aspetto: nonostante la centralità della figura dell’insegnante di sostegno, non possiamo dimenticarci che il diritto all’educazione e all’istruzione viene garantito, secondo le norme, da un lavoro di rete che coinvolge istituzioni diverse e anche più figure.

Questo non è un elemento né marginale né di poco conto, ma alcuni degli interventi che mi hanno preceduto hanno proprio richiamato in modo indiretto questo elemento. Certamente è lo Stato che deve provvedere a garantire la figura dei docenti per il sostegno didattico, ma sappiamo che c’è anche un ruolo importante e non meno rilevante che è assegnato agli enti locali, oltre a quello più strettamente sanitario, che quindi esula da quello che sto per dire.

Concentrandoci sul ruolo degli enti locali, è bene sottolineare che non è un ruolo transitorio, ma c’è un obbligo nel fornire l’assistenza specialistica per l’autonomia e per la comunicazione personale. Questo va fatto attraverso personale qualificato. Sono professionisti che non possono e non devono essere confusi con gli insegnanti di sostegno: si occupano e curano altri aspetti, che sono più legati alla relazione, alla comunicazione, all’autonomia, e sono professionisti che agiscono in continuità, tra i vari ordini e gradi di scuola, collaborano coi docenti di classe e coi docenti di sostegno.

Tengo a sottolineare il ruolo di queste figure, perché ho ascoltato cose che mi fanno ritenere che forse non sia così chiaro come non si tratta di semplici assistenti. Sono figure che si inseriscono nel quadro dell’inclusione scolastica dopo il 2000, quando l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli alunni disabili, a seguito del passaggio dei collaboratori scolastici dalle competenze degli enti locali a quelle dello Stato, viene distinta in due segmenti: un primo segmento, di assistenza di base, quella che normalmente chiamiamo l’assistenza, che è di competenza dei collaboratori scolastici; e viene definita un’assistenza specialistica, che richiede appunto figure ovviamente debitamente formate, di cui resta la competenza in capo agli enti locali. Non sono attività di supporto materiale o di semplice assistenza, ma sono davvero dei ruoli che nei territori della nostra regione vengono svolti da educatori formati.

C’è un altro punto importante che voglio richiamare. Le norme chiariscono che l’inclusione scolastica deve essere un impegno fondamentale di tutte le componenti della scuola. Proprio per sostanziare questo principio di corresponsabilità nella presa in carico degli alunni con disabilità, l’ultima legge di bilancio, mi piace ricordarlo, ha destinato risorse da destinare alla formazione di tutti i docenti sui temi dell’inclusione scolastica.

Tutto ciò premesso, l’avevo detto anche all’inizio, le cose non funzionano sempre come dovrebbero. L’avete chiarito, ci sono ritardi, ci sono sicuramente carenze rispetto alle figure necessarie, ci sono carenze di risorse da parte degli enti locali che faticano sempre più a fare ciò che a loro è deputato. Sappiamo sicuramente che gli insegnanti di sostegno, lo avete chiarito in modo molto preciso, non sempre sono formati per il ruolo che devono esercitare. Una domanda di sostegno cresce molto più di quanto non crescano le graduatorie degli insegnanti specializzati per il sostegno. Dunque vengono chiamati docenti che non hanno una formazione specifica per supportare al meglio l’alunno con disabilità.

Non credo davvero che su questo tema non ci sia consapevolezza. Al contrario, c’è un grande impegno da parte di vari livelli istituzionali, a partire dalla Regione, ma anche da parte del Ministero, cercando – qui lo voglio sottolineare – di agire non tanto sulle classi di concorso che in nessun modo possono aggredire il tema di fondo, cioè la carenza di docenti specializzati, ma piuttosto cercano di agire sugli Atenei, perché quello che va fatto il più velocemente possibile è incrementare il contingente di docenti specializzati.

La Regione, lo sappiamo (l’assessore Paola Salomoni ce lo ha comunicato in Commissione), si è impegnata in un lavoro congiunto che coinvolge l’Ufficio scolastico e gli Atenei, per aumentare i posti nei corsi di specializzazione, che erano 460 nell’anno accademico 2019-2020, che sono passati a 755 posti, un impegno davvero di non poco conto per Atenei che non ricevono risorse aggiuntive per la realizzazione di questi corsi di specializzazione, quindi una riflessione su questo forse è opportuna.

Non solo, ma anche a livello nazionale sappiamo che esiste una previsione di aumento dei percorsi di specializzazione, che da 40.000 nel triennio precedente passeranno a 90.000.

Un’altra cosa che mi preme sottolineare, che va anche nella direzione auspicata dal consigliere Lisei di un impegno ulteriore della Regione, è che all’interno della Conferenza Regione Università alcuni mesi fa è stato attivato un gruppo di lavoro, Sostegno studenti disabili e formazione insegnante, esattamente per individuare modalità di intervento e risorse a supporto di un ulteriore allargamento dell’offerta formativa, in modo davvero da dare risposta compiuta e centrata al tema che anche la risoluzione solleva.

Ecco, io credo (vado a concludere) che ogni sforzo vada fatto perché la scuola nella nostra Regione, ma più in generale nel nostro Paese sia realmente inclusiva.

Servono più docenti formati, siano essi docenti di sostegno o docenti su posti comuni, servono certamente risorse agli Enti locali, perché siano in grado di garantire ciò che all’interno della scuola inclusiva è nelle loro competenze, e - ripeto - quelle di competenza degli Enti locali sono figure davvero fondamentali per accompagnare il percorso scolastico dei ragazzi, e - lo dico con molta franchezza - non siamo affatto convinti come Gruppo del Partito Democratico, che la soluzione al problema della continuità della carenza di personale possa derivare dalla modifica delle classi di concorso per l’insegnamento di sostegno.

Già oggi le vecchie classi di concorso sono state ridotte a un’unica classe per ciascun ordine di scuola. C’è un’unica classe di concorso per la scuola dell’infanzia, cioè, per la scuola elementare, per la scuola media e per la scuola superiore.

Pur condividendo quindi ciò che ha generato l’esigenza di questa risoluzione, noi crediamo che la soluzione prospettata non aggredisca in alcun modo le criticità legate alla formazione, né alla carenza degli insegnanti di sostegno.

Per questo il nostro voto non sarà favorevole.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pillati.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Io ringrazio anche il Gruppo di Fratelli d’Italia, che ha posto un tema, ritengo molto attuale, non tanto perché è iniziata la scuola, ma perché credo che noi in questo dibattito dobbiamo tener conto di due fattori. Primo: che cosa sta accadendo oggi? Qual è, cioè, la realtà che noi ci troviamo e ci troveremo ad affrontare in tema di disabilità. Chiaramente, il secondo tema che a me preme sempre molto è qual è la nostra competenza. Oltre a sollecitare il Governo, cosa fondamentale, qual è la competenza della Regione Emilia-Romagna, e soprattutto qual è l’intuizione politica che può avere l’Assemblea legislativa nel trattare un tema così importante. Primo aspetto.

Io credo che occorra guardare con molta attenzione da dove siamo usciti, cioè il periodo Covid, e qual è stata la cura nei confronti della disabilità all’interno della scuola. Sottolineo che sicuramente ci sono esempi virtuosi di alcuni insegnanti che hanno deciso, a volte, di andare in deroga e di recarsi personalmente nelle case dei ragazzi con disabilità per dare un sostegno certamente a quei ragazzi. Ricordo che il sostegno più grande che viene dato in alcune situazioni di disabilità è alla famiglia, che vede la scuola come un punto fondamentale per poter fare, per poter lavorare, per poter dare un reddito alla propria famiglia, e diventa quindi certamente un contesto educativo fondamentale, ma anche un sostegno totale alla famiglia che si trova a dover vivere la disabilità.

Che cosa è accaduto in questi anni? Che cosa ci troviamo fra le mani? Dei dati completamente nuovi; nuove certificazioni, nuove situazioni di fragilità che sono aumentate. Vorrei ricordarvi che molte volte l’accesso alla scuola è fortemente legato ai bisogni speciali dei ragazzi, ai bisogni educativi speciali e all’allarme che gli elettori di destra e di sinistra, di qualsiasi colore, ci portano alla nostra attenzione.

Mi collego al secondo aspetto. Che cosa possiamo fare noi oggi? Cosa può fare questa Assemblea legislativa? Quali sono le prerogative che noi abbiamo in mano? Possiamo guardare con profonda attenzione come è modificata la disabilità in questi ultimi due anni, qual è stata la risposta e provare a fare un dibattito serio su questo, cioè quali sono le esigenze oggi che, a mio modesto parere, sono profondamente mutate. Oggi c’è anche una complessità e una specificità nella disabilità che non può essere trascurata. È chiaro ed evidente che io voterò assolutamente a favore della proposta che Fratelli d’Italia fa, ma chiedo all’Assemblea, e quindi anche alla Commissione competente, di arrivare finalmente a un lavoro unitario che coinvolga tutti noi su questo tema, perché non c’è solamente questo, non c’è solamente l’analisi del dato, ma l’ascolto certamente dei corpi intermedi che hanno un dialogo molto serrato con la Giunta. È evidente che ci sono cose che sono ancora fuori dalla discussione politica. Non voglio ricordare ancora una volta l’enorme problema che c’è in questa Regione su chi, su quelle famiglie che decidono di andare in una scuola paritaria e sono obbligate a pagare, oltre alla retta, l’insegnante di sostegno.

Credo che oggi possiamo andare fuori da questo dibattito, che un tempo era ideologico e oggi invece è sano realismo che porta una famiglia a dover essere libera, soprattutto nell’ambito della disabilità, di scegliere la scuola che preferisce. Temo che oggi, oltre a votare contro o a favore, a volte ho delle perplessità sul voto contrario, soprattutto su cose che uniscono come questa, dovremmo dare un segnale alla politica regionale, anche alla Giunta, a sollecitarla. Questo è anche il nostro compito oggi. Quando vediamo che le nostre scuole sono in ripresa, che non c’è più il rischio, spero, di tornare a casa causa Covid, oltre a tutto il tema legato alla scuola, al tema legato alla disabilità all’interno delle nostre scuole e a quali sono le politiche privilegiate che decidiamo di fare, possibilmente, sarebbe bello venire in quest’aula con una legge che possa mettere insieme le varie anime sedute del Consiglio regionale, cosa che per me è un auspicio, ma credo che da parte di tutti i colleghi ci sia la stessa intenzione.

È ora di cominciare questo lavoro, soprattutto finalmente con le scuole aperte e con la solidità di poter guardare i dati sia sull’abbandono scolastico, sia sulle difficoltà che le famiglie ci raccontano quotidianamente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini. Altri in dibattito generale?

Consigliere Lisei, le ricordo che ha un paio di minuti, prego.

 

LISEI: Sì, esatto, li sfrutterò, perché sono un po’ interdetto dalla maggioranza e da quello che sarà il voto della maggioranza, perché io auspicavo che su questo tema si potesse trovare una condivisione, invece ho sentito tanto burocratese, tanto richiamo alla legislazione e a princìpi generali, ma in concreto tutto questo lavoro che si sta facendo evidentemente non ha generato e non sta generando la soluzione che i genitori richiedono, che è quella di avere insegnanti di sostegno.

Se oggi gli insegnanti di sostegno si iscrivono a più graduatorie e poi rinunciano a fare gli insegnanti di sostegno per accedere come insegnanti normali, è un problema (lo dicono anche i sindacati), se ti iscrivi alla graduatoria per gli insegnanti di sostegno, devi avere un vincolo rispetto a quella graduatoria, devi avere una specializzazione e un vincolo rispetto a quella graduatoria.

Le specializzazioni sono l’inizio del problema, perché è chiaro che noi dobbiamo creare insegnanti di sostegno specializzati e che deve essere una specializzazione quella, ma poi ci deve essere anche un vincolo sul successivo percorso, non che in base a quello entro in una graduatoria, poi vado nell’altra perché vedo che mi fa comodo.

Bisogna quindi creare un percorso, che è di specializzazione nella fase della formazione, ma deve essere anche di specializzazione successivamente, perché poi si pratica anche sul campo, quindi pensare di risolvere il problema soltanto con i tavoli e con quello che si sta facendo è utopia e non porta a nessun risultato, come non lo ha portato sino ad ora, se non alleviare una parte delle problematiche, perché tutte le persone che sono state citate, gli educatori, tutto quello che è stato messo in campo adesso è utile, ma non è sufficiente, è questo il problema!

È utile avere degli educatori, è utile avere docenti di sostegno, che aiutano, che parlano, che brigano, che fanno, ma servono gli insegnanti di sostegno, servono gli insegnanti di sostegno e votare contro questa risoluzione vuol dire votare contro il problema, negare che esista un problema e non voler trovare delle soluzioni utili alla risoluzione del problema!

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri in dibattito generale? Non abbiamo altri in dibattito generale.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto sulla risoluzione. Qualcuno vuole intervenire? Nessuno, in dichiarazione di voto.

A questo punto, apriamo la votazione sulla risoluzione 3997.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 41

Contrari 23

Favorevoli 17

 

È respinta.

 

Colleghi, sono le 12,51. Direi che non abbiamo il tempo per trattare un nuovo argomento.

A questo punto, dichiaro chiusa la seduta antimeridiana.

Riprendiamo i lavori alle 14,30. Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 12,51

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI; Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE; Giulia GIBERTONI, Marco LISEI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI; Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI; Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

gli assessori: Paolo CALVANO, Mauro FELICORI, Barbara LORI.

È assente per motivi istituzionali ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Andrea CORSINI, Raffaele DONINI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 3996

Proposta recante: "Programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale (art. 6, comma 5, L.R. n. 15/2018)". (55)

 

Titolo:3996 - votazione proposta

 

Presenti al voto: 42

Favorevoli/Si: 25

Astenuti: 16

Non votanti: 1

Assenti: 8

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Bulbi Massimo; Rossi Nadia


Astenuti


Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Facci Michele; Gibertoni Giulia; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Rainieri Fabio; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Non votanti


Petitti Emma

 

Assenti


Bonaccini Stefano; Delmonte Gabriele; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo

 

OGGETTO 3180

Risoluzione per impegnare la Giunta a coinvolgere enti locali e soggetti gestori delle attuali sale per il commiato con l’obiettivo di giungere ad una modifica della L.R. 19/2004. A firma dei Consiglieri: Maletti, Caliandro, Zappaterra, Sabattini, Tarasconi, Pillati, Daffadà, Rontini, Montalti, Bulbi, Fabbri

 

Titolo:3180 - votazione EM. 1 (a firma cons. Pelloni)

 

Presenti al voto: 39

Favorevoli/Si: 11

Contrari/No: 26

Non votanti: 2

Assenti: 11

 

Favorevoli/Si


Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Facci Michele; Liverani Andrea; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Contrari/No


Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Non votanti

Barcaiuolo Michele; Petitti Emma


Assenti


Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Mori Roberta; Piccinini Silvia; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo

 

 

Titolo:3180 - votazione risoluzione

 

Presenti al voto: 37

Favorevoli/Si: 26

Contrari/No: 2

Astenuti: 8

Non votanti: 1

Assenti: 13

 

Favorevoli/Si


Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia;  Tarasconi  Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Contrari/No

Barcaiuolo Michele; Tagliaferri Giancarlo


Astenuti


Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Facci Michele; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Stragliati Valentina

 

Non votanti

Petitti Emma


Assenti


Bonaccini Stefano; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Piccinini Silvia; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo

 

OGGETTO 2309

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire nei competenti contesti istituzionali, affinché siano introdotte “Zone franche” che prevedano misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche ed interne. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Occhi, Pelloni, Delmonte, Rainieri

 

Titolo:2309 - votazione EM. 1 (a firma cons. Costi e altri)

 

Presenti al voto: 41

Favorevoli/Si: 39

Non votanti: 2

Assenti: 9

 

Favorevoli/Si


Amico Federico Alessandro; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Costi Palma;  Daffadà  Matteo;  Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia;  Stragliati  Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Bulbi Massimo

 

Non votanti

Barcaiuolo Michele; Petitti Emma


Assenti


Bonaccini Stefano; Costa Andrea; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Montalti Lia; Mori Roberta; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo

 

Titolo:2309 - votazione EM. 2 (a firma cons. Costi e altri)

 

Presenti al voto: 39

Favorevoli/Si: 38

Non votanti: 1

Assenti: 11

 

Favorevoli/Si


Amico Federico Alessandro; Bargi Stefano; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Bulbi Massimo

 

Non votanti

Petitti Emma;


Assenti


Barcaiuolo Michele; Bergamini Fabio; Bonaccini Stefano; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Montalti Lia; Mori Roberta; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo

 

 

Titolo:2309 - votazione risoluzione

 

Presenti al voto: 40

Favorevoli/Si: 39

Non votanti: 1

Assenti: 10

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Lisei Marco; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella


 

Non votanti

Petitti Emma


Assenti


Barcaiuolo Michele; Bonaccini Stefano; Delmonte Gabriele; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo

 

OGGETTO 3997

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano istituite classi di concorso apposite per l'insegnamento di sostegno, per garantire la continuità didattica e arginare la carenza di docenti specializzati. A firma dei Consiglieri: Lisei, Barcaiuolo

 

Titolo:3997 - votazione risoluzione

 

Presenti al voto: 42

Favorevoli/Si: 17

Contrari/No: 23

Non votanti: 2

Assenti: 8

 

Favorevoli/Si


Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Contrari/No


Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Non votanti

Piccinini Silvia; Petitti Emma


Assenti


Bonaccini Stefano; Delmonte Gabriele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Montalti Lia; Mori Roberta; Rancan Matteo

 

Emendamenti

 

OGGETTO 3180

Risoluzione per impegnare la Giunta a coinvolgere enti locali e soggetti gestori delle attuali sale per il commiato con l’obiettivo di giungere ad una modifica della L.R. 19/2004. A firma dei Consiglieri: Maletti, Caliandro, Zappaterra, Sabattini, Tarasconi, Pillati, Daffadà, Rontini, Montalti, Bulbi, Fabbri

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Pelloni

«Nel "Si Impegna la Giunta a" alla terza riga, dopo le parole "specifiche linee di finanziamento", aggiungere le seguenti parole: "nella prossima Legge di Bilancio".»

(Respinto)

 

OGGETTO 2309

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire nei competenti contesti istituzionali, affinché siano introdotte “Zone franche” che prevedano misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche ed interne. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Occhi, Pelloni, Delmonte, Rainieri

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Costi, Zappaterra, Taruffi, Zamboni, Gerace, Pigoni, Caliandro, Facci, Delmonte, Bulbi, Daffadà, Pillati

«Il primo punto dell'impegno alla Giunta è così modificato: “ad intervenire nei competenti contesti Istituzionali, affinché si riprenda il confronto, rallentato a seguito dell'emergenza pandemica, sull' istituzione di "Zone franche" che prevedano misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche ed interne”;»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Costi, Zappaterra, Taruffi, Zamboni, Pigoni, Caliandro, Facci, Delmonte, Bulbi, Gerace, Daffadà, Pillati

«Il secondo punto dell'impegno alla Giunta è così modificato: “ad intervenire nei confronti del Governo affinché, anche a livello nazionale continui e si rafforzi l'attenzione sul tema dell'entroterra e del contrasto allo spopolamento delle aree montane ed interne, peraltro centrale nelle misure del PNRR”»

(Approvato)

 

LA PRESIDENTE

 

I SEGRETARI

Petitti

Bergamini - Montalti

 

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