Espandi Indice

122.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2022

 

(POMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4348

Interpellanza sugli impegni ed i progetti avviati dalla Regione con la prima tranche di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

BARUFFI, sottosegretario

CASTALDINI (FI)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 4382

Interpellanza in merito al ruolo del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e all'opportunità di apportare modifiche all'attuale legge regionale n. 9/2005. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Occhi, Pelloni, Marchetti Daniele, Stragliati, Bergamini, Rainieri, Bargi, Catellani, Liverani, Montevecchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta

FACCI (Lega)

 

Appello dei consiglieri

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 4140

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Riconoscimento e valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia e della cultura, della politica, della scienza e della spiritualità della regione Emilia-Romagna, denominate "Case e studi degli illustri dell'Emilia-Romagna"". (37)

(Dichiarazione di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 4140/1 oggetto 4644 - Approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

BONDAVALLI (BP)

 

OGGETTO 4601

Elezione, ai sensi dell'art. 7 della L.R. 17 febbraio 2005, n. 9, del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza. (66) (Elezione di Claudia Giudici)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAPPATERRA (PD)

ZAMBONI (EV)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 4602

Elezione, ai sensi dell'art. 10 della L.R. 19 febbraio 2008, n. 3, del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale. (67) (Elezione di Roberto Cavalieri).

PRESIDENTE (Petitti)

ZAPPATERRA (PD)

 

OGGETTO 4254

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Adozione del Programma Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG.(CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS". (68)

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

BARUFFI, sottosegretario

PRESIDENTE (Rainieri)

MASTACCHI (RCPER)

OCCHI (Lega)

MONTALTI (PD)

PICCININI (M5S)

ZAMBONI (EV)

TARUFFI (ERCEP)

PIGONI (BP)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 4140 e 4644

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,35

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 122 del 1 febbraio 2022.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza la consigliera Catellani e gli assessori Donini e Mammi.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 4348

Interpellanza sugli impegni ed i progetti avviati dalla Regione con la prima tranche di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Partiamo dall’interpellanza 4348, legata agli impegni e ai progetti avviati dalla Regione con la prima tranche di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’interpellanza è a firma della consigliera Castaldini.

Prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Questa interpellanza mette luce o cerca di mettere in luce su due temi, in particolare quello legato al PNRR e alla sanità, perché, come sappiamo – facciamo un po’ di storia –, è stata stanziata a fine agosto la prima tranche dei fondi dell’Europa nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si tratta di 25 miliardi di euro, su un totale di 191 miliardi che entreranno nelle disponibilità dello Stato entro il 2026. Complessivamente la Regione avrà da gestire mezzo miliardo di euro, un’enormità, e la Regione Emilia-Romagna ha dichiarato di aver avviato un confronto con i direttori delle ASL per individuare i progetti da privilegiare. Ne avevamo già parlato in questa sede. Tale iter ha coinvolto le CTSS delle singole province per acquisire dai territori le indicazioni e le priorità.

Io ho avuto modo di fare un accesso agli atti, dove però risulta, almeno a me, la mancata trasmissione alla Regione di queste istanze da parte delle Direzioni sanitarie. Poi, sappiamo che c’è stata una delibera, la n. 71 del 24 gennaio 2022, e la Regione declina gli interventi, senza citarli, ma delegandoli di fatto alle ASL. Bene, tutti sappiamo che entro il 27 febbraio bisognerà fare un lavoro molto grande, enorme, ovvero entro il 28 febbraio i Piani operativi regionali, comprendenti gli action plan per ciascuna linea di investimento, devono essere depositati al Ministero della salute. Per cui, su questo chiedo qual è l’action plan, quali saranno i Piani operativi e che cosa verrà depositato il 28 febbraio, tema che credo possa interessare noi per una parte prevalentemente tecnica, ma credo che sia importante almeno capire qual è il lavoro che verrà fatto da qui al 28 febbraio, ed è giusto che anche l’assemblea in un certo senso ne abbia contezza.

Come sapete, diversi Comuni hanno annunciato a mezzo stampa lo stanziamento dei fondi del Piano di ripresa e resilienza. Questa non è una parte legata alla sanità, ma in specifico ai vari Comuni, che tutti noi quotidianamente sentiamo, per opere pubbliche infrastrutturali. Tali criticità di alcuni Enti locali fanno emergere come l’intera programmazione e la definizione della ricaduta del PNRR sul sistema regionale rischino di essere poco chiare, o comunque continuano a pervenire da parte del sindaci a noi varie domande su come impostare, su come lavorare ai bandi per non perdere delle opportunità importantissime.

Chiedo quindi il dettaglio dei primi progetti finanziati e i criteri per la loro individuazione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Rispetto al testo che la consigliera aveva presentato non avevo colto questa specifica attenzione sulla parte sanitaria, altrimenti avrei naturalmente demandato all’assessore Donini.

Voglio però confortarla che il Piano per la parte investimenti, investimenti riferiti principalmente alle Case di comunità, investimenti riferiti al Piano per l’adeguamento sismico delle strutture, è predisposto, è pronto, quindi considero più che ragionevole che, prima della trasmissione nei tempi utili, si possa già calendarizzare un momento di confronto anche in Commissione per illustrarne i dettagli, posto che, come correttamente riferito, è stato redatto sulla base di un’intesa per macro ambiti con ciascuna azienda sanitaria, individuando le priorità territoriali attraverso il concorso delle CTSS in ogni ambito.

Su questo – ripeto – credo che ci siano le condizioni per fare un approfondimento specifico.

Per quanto riguarda l’impostazione più generale, ripeterò alcune cose e porto alcune informazioni. La struttura di governance del PNRR, come noto, non prevede il coinvolgimento diretto delle amministrazioni regionali nella formazione di un parco progetti, né per quanto riguarda il riparto delle relative risorse, in quanto la disciplina della governance del PNRR prevede esplicitamente che le competenze siano prevalentemente incardinate a livello nazionale.

Le Regioni non hanno pertanto un potere imperativo verso gli Enti locali né dal punto di vista organizzativo, né per quanto riguarda la programmazione del PNRR, ed è questa seconda parte che in qualche modo mortifica quella che è la vocazione dell’Emilia-Romagna rispetto anche al contributo di programmazione per gli Enti locali. La centralità dell’interesse nazionale è ulteriormente rafforzata dalle previsioni di numerosi meccanismi che permettono allo Stato di sostituirsi alle Regioni e agli Enti locali al fine di velocizzare l’utilizzo dei fondi e la partenza dei progetti.

Si precisa che la Regione Emilia-Romagna, nello specifico la Presidenza della Regione, partecipa attivamente ad un’interlocuzione con il Governo attraverso la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nell’ottica di favorire una collaborazione istituzionale sull’utilizzo delle risorse del Recovery ed al fine di presentare progetti finanziabili in tali ambiti, anche con riferimento all’elaborazione di criteri da inserire nei relativi bandi. In virtù di emendamenti proposti dalla legge attuativa del decreto-legge n. 77/2021, le Regioni sono rappresentate, attraverso il proprio presidente, nella cabina di regia, la quale sta già mappando i bandi e le assegnazioni sul territorio, e con il supporto del Servizio Coordinamento politiche europee si stanno già realizzando strumenti formativi di sostegno agli Enti locali nell’esecuzione dei progetti.

Nell’ambito, poi, del DL n. 80/2021, il cosiddetto “reclutamento di 1.000 esperti“, volto a supportare gli Enti locali nella gestione delle procedure complesse, la Regione ha redatto il proprio progetto, con la presentazione della proposta sul piano territoriale, trasmesso alla Presidenza del Consiglio e al Dipartimento della Funzione pubblica, successivamente approvato con decreto del 30 novembre 2021. La Giunta ha, quindi, positivamente preso atto del programma del Piano territoriale approvato con successiva deliberazione del 13 dicembre 2021.

Il Piano della nostra Regione ha previsto il reclutamento in particolare di 62 esperti in vari profili professionali. A tal fine, sono stati pubblicati sul portale inPA gli avvisi per il reclutamento di tali esperti. Il Dipartimento della Funzione pubblica ha trasmesso alla Regione gli elenchi con i candidati partecipanti e successivamente la Regione ha costituito le commissioni esaminatrici per ogni profilo professionale, le quali hanno individuato gli esperti, poi contrattualizzati entro la fine dell’anno, rispettando quindi le tempistiche dettate dal Governo. Comunque, nel testo scritto metto anche i riferimenti dove reperire tutte le informazioni del caso.

Il Piano territoriale regionale indica le attività del progetto che gli esperti saranno chiamati a svolgere, diversificate a seconda del profilo professionale richiesto, insieme al dettaglio delle procedure sulle quali gli stessi dovranno intervenire con il loro supporto specialistico, alla luce proprio degli obiettivi del PNRR. Al momento, al fine di sfruttare e rendere concrete le attività degli esperti sul territorio, si stanno svolgendo incontri formativi ed organizzativi con gli esperti selezionati, i quali saranno pienamente operativi a partire dal 1 febbraio, quindi da oggi.

La Regione sta, inoltre, lavorando ad un primo livello di monitoraggio per effettuare un’analisi dei progetti finanziati su scala territoriale, al fine di avere contezza degli interventi finanziati sul territorio attraverso iniziative dirette dei Ministeri, che è la maggior parte delle risorse messe a terra direttamente dal Governo.

Tra le attività previste all’interno dei contratti degli esperti vi è proprio l’attività di predisposizione della piattaforma di monitoraggio di tutto il piano del PNRR in Emilia-Romagna, con lo specifico riferimento al territorio provinciale cui sono stati assegnati, in raccordo con l’attività di monitoraggio centrale e con particolare attenzione agli aspetti tecnologici, come si evince dal Piano.

La Regione sta, inoltre, studiando, anche attingendo da strumenti già presenti sul Piano nazionale, vedi Cassa depositi e prestiti, fondi rotativi per la progettazione, strumenti di sostegno agli Enti in maggiore difficoltà, laddove, grazie al monitoraggio di cui sopra, si rendesse conto di una particolare condizione di debolezza progettuale. In tale ambito, insieme alle società partecipate della Regione Emilia-Romagna, in particolare ARPAE, si stanno studiando strumenti attuativi che prevedono la presenza di risorse a progettisti e altri professionisti esterni utili alla conclusione dei lavori, sempre nel rispetto delle norme esistenti in materia di appalti pubblici e responsabilità interne agli Enti locali. Il riferimento è al RUP.

Infine, la Giunta ha istituito una cabina di regia regionale del Piano territoriale composta dalla Regione e dagli Enti locali, in particolare ANCI, UPI, UNCEM e Città metropolitana, con lo scopo, tra gli altri, di sorveglianza sull’attuazione del Piano stesso. È nostra intenzione, infine, convocare a breve anche un tavolo di lavoro con le parti sociali, nell’ottica di una piena condivisione delle scelte strategiche con tutti i soggetti che hanno aderito al Patto per il lavoro e per il clima. Questo è un particolare riferimento alla parte di attuazione del PNRR che non ha una ricaduta diretta sulla parte degli Enti locali, ma direttamente sul sistema delle imprese.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario Baruffi.

L’interrogazione 4375 è stata...

 

(Castaldini: La replica…)

 

PRESIDENTE (Petitti): Mi scusi, consigliera Castaldini. Mi perdoni.

 

CASTALDINI: Perché non voleva sentire che non ero così contenta.

Sono molto contenta che da oggi i 62 professionisti cominceranno a fare, spero bene, sicuramente bene, il loro lavoro. Sarà mia intenzione audirli, nel senso che mi piacerebbe poterli conoscere. Ci accompagneranno per un periodo molto lungo ed è interessante capire proprio questa visione di cui lei parlava, cioè la possibilità di mettere in rete, di fare una piattaforma. Credo sempre di più, ascoltando le risposte, che io non mi stancherò mai di fare, sul PNRR... Anche perché, lasciata la pandemia, sarà uno dei temi che cercherò di approfondire sempre di più. È evidente che ci vuole un indirizzo politico sempre più forte. Non sono le ASL a dire qual è l’indirizzo da seguire, ma credo sia proprio la politica regionale della Giunta, vostra, a tracciare una strada su come spendere.

Sulle reti e le relazioni tra chi decide di accedere a finanziamenti fondamentali credo che sia una strategia politica da prendere subito.

Grazie per la risposta, c’è bisogno di parlare di PNRR.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Comunico che l’interpellanza 4375 è stata rinviata.

Comunico che, invece, all’interpellanza 4397 è pervenuta risposta scritta.

 

OGGETTO 4382

Interpellanza in merito al ruolo del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e all’opportunità di apportare modifiche all’attuale legge regionale n. 9/2005. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Occhi, Pelloni, Marchetti Daniele, Stragliati, Bergamini, Rainieri, Bargi, Catellani, Liverani, Montevecchi

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto passiamo alla 4382: interpellanza in merito al ruolo del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e all’opportunità di apportare modifiche all’attuale legge regionale n. 9/2005, interpellanza a firma dei consiglieri Facci ed altri.

Prego, consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Casualmente questa interpellanza cade oggi, giornata in cui procederemo anche alla nomina del nuovo Garante per l’infanzia, ma questo è un dettaglio, è una curiosa coincidenza.

L’interpellanza nasce da una serie di situazioni, che in qualche modo hanno interessato il Garante ormai in scadenza, il precedente, la dottoressa Garavini, che, a mio avviso, a nostro avviso, debbono portare a un approfondimento su questa figura, capire se questa sia una figura ancora adeguata, considerando quelle che sono le prerogative che la legge regionale attribuisce a questa importantissima figura.

È importantissima perché, come dice la legge stessa, la n. 9 del 2005, deve assicurare la piena attuazione di tutti i diritti riconosciuti ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze presenti sul territorio regionale, in particolare vigilando sull’applicazione delle varie convenzioni e naturalmente di tutte quelle che sono le prerogative e i diritti riconosciuti dall’ordinamento giuridico nazionale e internazionale.

Succede però – qui vengo esattamente alle domande dell’interpellanza – che vi sia stato un fatto che forse è sfuggito ai più. Lo scorso 9 dicembre, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema degli affidi minorili... Perché in Commissione, a livello parlamentare, a marzo del 2021, è stata istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta. Sappiamo tutti che la Commissione parlamentare d’inchiesta ha poteri molto ampi che non le nostre Commissioni regionali, per esempio. In quella Commissione il sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Reggio Emilia, la dottoressa Salvi, quella che ha avuto a che fare con il processo penale cosiddetto “di Bibbiano“, ha dichiarato ‒ riporto il virgolettato espunto dagli organi di informazione ‒ che “alcune famiglie della Val d’Enza si rivolsero anche al Garante regionale per l’infanzia“, quindi la nostra Garante. Virgolettato: “che, però, in buona fede si limitò a chiedere ulteriori notizie ai servizi sociali, ma essendo un sistema chiuso non si arrivò a nulla“. Essendo un sistema chiuso, non si arrivò a nulla. Questa affermazione, obiettivamente, ci dice due cose: il Garante regionale era stato portato a conoscenza dei gravi fatti che riguardavano quel territorio, e sappiamo quali conseguenze vi sono state, ma non capì la gravità della situazione. Sicuramente in buona fede, ma non la capì. Tanto da dire: “Rivolgetevi ai servizi sociali“, che tra l’altro erano i soggetti a cui erano stati mossi gli addebiti. Quindi, li rimanda, fondamentalmente, da coloro che erano, nella formulazione delle varie doglianze, i responsabili del problema. A mio avviso, questa posizione ha manifestato un’assoluta inadeguatezza al ruolo, pur in buona fede.

I punti sono due: o abbiamo un giudizio da esprimere sul Garante in questa circostanza oppure è verosimile che la legge regionale non sia adeguata, è verosimile, quindi, che dobbiamo rivedere se questa legge, alla luce anche di tutte le problematiche emerse, di tutti i fatti emersi nei vari procedimenti, in qualche modo debba essere aggiustata, debba vedersi apportati dei correttivi.

Interroghiamoci, quindi, se ancora questa legge, che appunto è del 2005 (sono passati diciassette anni), in qualche modo debba essere migliorata nell’ottica di tutelare realmente le persone più fragili.

Sollevo anche una questione che ho sollevato nei nostri uffici per la legge regionale. La relazione annuale deve essere discussa da questa Assemblea, non si deve fermare in Commissione, cosa che, invece, è avvenuta sempre, proprio perché è una materia di assoluta importanza, la tutela dei minori e, quindi, delle persone che universalmente sono riconosciute come più fragili. Non è mai stata discussa in Assemblea. Ecco, quindi chiedo anche che venga riportata la discussione in questa sede, proprio perché il dibattito sia il più possibilmente ampio.

La domanda, dunque, è come vi si giudica quanto è stato dichiarato in quel contesto, se non si ritenga che il ruolo regionale sia inadeguato oggi a rappresentare e preservare gli interessi dei minori, specie quelli più fragili e inseriti in contesti familiari maggiormente in difficoltà anche economica, se non ritenga, quindi, di dover apportare modifiche legislative all’attuale legge regionale n. 9/2005 e per quale motivo non sia mai stata discussa la relazione del Garante da parte dell’Assemblea legislativa.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Risponde la vicepresidente Schlein. Prego.

 

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Grazie, consigliere Facci.

In risposta all’interpellanza in oggetto esprimiamo quanto segue. Partiamo dalla legge regionale n. 9/2005 e dal riprendere alcune delle disposizioni previste all’interno di questa legge regionale, a partire proprio dall’articolo 1, comma 2, che stabilisce che il Garante, nell’esercizio delle proprie funzioni, gode della piena indipendenza e non è sottoposto a forme di subordinazione gerarchica. Mentre, nell’articolo 11, ad esempio, ricorda che il Garante invia al presidente del Consiglio regionale e al presidente della Giunta, entro il 31 marzo di ogni anno, la relazione di cui alla lettera p) del comma 1 dell’articolo 2, che è una relazione, appunto, annuale da presentare al Consiglio regionale sulla propria attività.

Se guardiamo il quadro complessivo e sulla base di quanto riportato, con particolare riferimento al profilo di autonomia della figura del Garante, si segnala che la Giunta regionale non detiene la prerogativa di giudicare o di sindacare l’operato del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, che viene eletto dall’Assemblea legislativa presso cui ha sede, e nei cui confronti è tenuto a presentare, come ricordava il consigliere, come ho ricordato citando la norma, la relazione annuale sulla propria attività, che viene poi esaminata e discussa dagli organi dell’Assemblea.

Per quanto riguarda la figura del Garante in quanto tale, si ricorda che è un organo che si inserisce in un quadro generale, che vede la presenza a livello nazionale dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, istituita con la legge n. 112 del 2011, e della Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che è un organo permanente di collaborazione e confronto tra l’Autorità nazionale e i Garanti territoriali (al momento ce ne sono 21 a livello di Regioni e delle due Province autonome).

Le funzioni dei Garanti per l’infanzia e l’adolescenza attribuite dalle diverse leggi regionali sono riconducibili a queste aree: la promozione, la sensibilizzazione, l’ascolto, la partecipazione, la segnalazione e la vigilanza.

Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza per l’Emilia-Romagna, delineato dalla legge regionale del 2005, ha la funzione di tutelare gli interessi diffusi, gli interessi e i diritti individuali delle persone di minore età, mediante l’esercizio di una funzione di promozione della cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di vigilanza, di segnalazione e di espressione di pareri, ma non ha ad esempio la funzione di garantire la tutela giurisdizionale dei diritti, per come è conformato questo organo.

Il Garante regionale, ai sensi della legge del 2017 (legge nazionale in questo caso), ha anche la funzione di formazione dei tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati, ma già nella legge regionale era prevista una generale funzione di promozione della tutela e della curatela di minori.

Si ritiene quindi che le competenze e il ruolo attribuiti dalla legge regionale n. 9 del 2005 al Garante siano ancora coerenti con il quadro normativo statale e anche internazionale.

In merito al fatto che, con riguardo alla vicenda citata dall’interpellante, la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza si sia rivolta, secondo la prassi, ai Servizi sociali per acquisire delle informazioni, si rileva che ha agito in questo secondo delle prerogative che sono proprie dell’Organo garante, non uscendo dalle proprie prerogative, secondo buonafede, anche nel rispetto del principio di leale collaborazione che deve permeare i rapporti tra i Servizi e le Istituzioni.

Nel caso poi si ritenesse necessario modificare la legge regionale n. 9 del 2005, ogni consigliere naturalmente può esercitare da questo punto di vista la prerogativa di iniziativa legislativa, fermo restando che, a nostro avviso, è una tematica complessa e trasversale a tutte le Regioni, che richiederebbe, in caso di intervento, anche un ragionamento di condivisione e concertazione con il Garante nazionale e con le altre figure di garanzia regionali, possibilmente in seno a quella citata Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, tenendo anche presente che è stato prodotto nell’anno 2019, con un ordine del giorno della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, un documento importante che si chiama “Linee di indirizzo delle Regioni e delle Province autonome“ in merito proprio alla disciplina degli Organi di garanzia, quindi Difensore civico, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Garante dei diritti dei detenuti, che può essere un utile riferimento anche qualora si intendesse agire in quella direzione. Un documento che, peraltro, è scritto senza perdere di vista alcune evoluzioni normative significative in materia di tutela minorile.

Si coglie l’occasione, infatti, per segnalare che il recentissimo e da lungo tempo atteso intervento normativo nazionale vi è stato sul tema della tutela minorile, riguardando anche i procedimenti inerenti le persone di minore età. È la legge n. 206 del 26 novembre 2021, quindi stiamo parlando di un intervento normativo molto recente, la quale apporta delle modifiche significative al procedimento di convalida del provvedimento di collocamento in sicurezza del minore, disciplinato, come sapete, dall’articolo 403 del Codice civile, che riguardano anche l’immediato intervento del giudice, che deve ratificare o meno il provvedimento dell’autorità amministrativa in contraddittorio con le parti e con l’ascolto del minore. E poi anche riguardo il sistema di impugnazione della decisione giudiziaria, la perdita di efficacia e conseguente decadenza del provvedimento di allontanamento, prevedendo, inoltre, cause di incompatibilità per l’incarico del consulente tecnico di ufficio e dell’assistente sociale nei procedimenti per la tutela e l’affidamento dei minori.

Queste sono modifiche normative importanti intervenute nel tempo.

In riferimento, invece, alla discussione sulla relazione annuale del Garante, si evidenzia che comunque in data 3 giugno 2021 vi è stata una discussione presso la Commissione per la parità e per i diritti delle persone, in cui si è affrontata la relazione sull’attività svolta dal Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza dell’anno 2020, precisando, peraltro, che tutte le relazioni del Garante sono ‒ per chi è interessato ‒ integralmente disponibili sul sito dedicato.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, vicepresidente Schlein.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie.

Parto da quest’ultima risposta. Io non vado a leggere la relazione del Garante su internet. Io sono eletto dalla cittadinanza per svolgere il mio lavoro in quest’aula. Qui deve, per legge, pervenire la relazione e qui deve essere discussa. Non intendo derogare a queste prerogative. Questo l’ho già fatto presente all’Ufficio di Presidenza tramite i nostri rappresentanti.

Per quanto riguarda il merito delle sue risposte, vicepresidente, se voi ritenete che la legge fondamentalmente sia sufficientemente garantista e sufficientemente completa per garantire i diritti dei minori, io posso anche aderire a questa impostazione, però vuol dire che il Garante, che oggi è in scadenza e che noi oggi sostituiamo, non ha svolto correttamente e completamente il proprio lavoro. Questa è la risposta. Del resto, che si sia verificato un fatto come Bibbiano, quando impariamo dal PM che ha indagato su Bibbiano che il Garante aveva avuto le segnalazioni e non era stato capace di individuare il problema, vuol dire che quella figura era inadeguata. Allora è un problema soggettivo e non oggettivo, visto che le norme, come lei ha ricordato, e le disposizioni ci sono, e allora dobbiamo preoccuparci, perché abbiamo avuto per cinque anni un Garante che non ha tutelato l’infanzia. Questa è, alla fine, la conclusione che emerge dalla risposta che lei mi ha dato. D’altronde, io ritenevo che potesse esservi un problema a livello di costrutto legislativo e, quindi, che fosse necessario apportare delle modifiche. Ma se lei mi dice, come mi dice, che la legge va bene così, in linea con quelle che sono le disposizioni nazionali, e che sostanzialmente non bisogna apportare correttivi, vuol dire che abbiamo avuto un Garante che non ha garantito l’infanzia. Questo, e concludo, mi permetta, è quantomeno imbarazzante. Uso volutamente questo diplomatico e politicamente corretto aggettivo: imbarazzante.

 

Appello dei consiglieri

 

PRESIDENTE (Petitti): Abbiamo concluso con le interpellanze.

Procediamo ora con l’appello nominale.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BARCAIUOLO Michele
  3. BARGI Stefano
  4. BERGAMINI Fabio
  5. BESSI Gianni
  6. BONDAVALLI Stefania
  7. BULBI Massimo
  8. CALIANDRO Stefano
  9. CASTALDINI Valentina
  10. COSTA Andrea
  11. COSTI Palma
  12. DAFFADÀ Matteo
  13. DELMONTE Gabriele
  14. FABBRI Marco
  15. FACCI Michele
  16. FELICORI Mauro
  17. GERACE Pasquale
  18. GIBERTONI Giulia
  19. MALETTI Francesca
  20. MARCHETTI Daniele
  21. MARCHETTI Francesca
  22. MASTACCHI Marco
  23. MONTALTI Lia
  24. MONTEVECCHI Matteo
  25. MORI Roberta
  26. MUMOLO Antonio
  27. OCCHI Emiliano
  28. PARUOLO Giuseppe
  29. PELLONI Simone
  30. PETITTI Emma
  31. PICCININI Silvia
  32. PIGONI Giulia
  33. PILLATI Marilena
  34. POMPIGNOLI Massimiliano
  35. RAINIERI Fabio
  36. RANCAN Matteo
  37. RONTINI Manuela
  38. ROSSI Nadia
  39. SABATTINI Luca
  40. SONCINI Ottavia
  41. STRAGLIATI Valentina
  42. TAGLIAFERRI Giancarlo
  43. TARASCONI Katia
  44. TARUFFI Igor
  45. ZAMBONI Silvia
  46. ZAPPATERRA Marcella

 

 

OGGETTO 4140

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Riconoscimento e valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia e della cultura, della politica, della scienza e della spiritualità della regione Emilia-Romagna, denominate ‘Case e studi degli illustri dell’Emilia-Romagna’“. (37)

(Dichiarazione di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 4140/1 oggetto 4644 - Approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Si riprende dal seguente oggetto, dall’oggetto 4140: progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Riconoscimento e valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia e della cultura, della politica, della scienza e della spiritualità della regione Emilia-Romagna, denominate ‘Case e studi degli illustri dell’Emilia-Romagna’“.

Ricordo che su tale oggetto insiste una proposta di ordine del giorno a firma dei consiglieri Stragliati, Costa, Amico, Pigoni, Piccinini, Bulbi, Rontini, Rossi, Daffadà, Zappaterra, Fabbri, Caliandro, Pillati.

Siamo arrivati proprio alla discussione generale sull’ordine del giorno. Quindi, chiedo se qualcuno vuole intervenire.

Io non ho nessuno in discussione generale sull’ordine del giorno.

Passiamo, quindi, alle dichiarazioni di voto, che ricordo essere dichiarazioni di voto congiunte sull’ordine del giorno e sull’intero progetto di legge. Qualcuno vuole intervenire in dichiarazione di voto? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Intervengo veramente in maniera super sintetica, solo per ringraziare l’assessore Felicori per aver pensato a questo progetto di legge così importante e per ringraziare anche i relatori, i contro-relatori e tutti i consiglieri e i colleghi che hanno partecipato per rendere ancora più pregnante questo testo.

Il voto di Europa Verde è favorevole a tutto il pacchetto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri in dichiarazione di voto.

A questo punto, passiamo alla votazione prima dell’ordine del giorno e poi del progetto di...

Prego, consigliera Bondavalli.

 

BONDAVALLI: In extremis. Grazie, presidente.

Solo per, intanto, ringraziare per il lavoro che è stato fatto, quindi per ringraziare sicuramente l’assessore Felicori e i relatori del progetto di legge. Ringrazio la presidente della Commissione, Marchetti, per aver accompagnato questo percorso.

Intervengo brevemente in dichiarazione di voto, ovviamente perché penso che questa sia un’iniziativa molto importante per la nostra Regione, intesa sia come territorio che come comunità. Le Case delle persone illustri sono luoghi di cultura, appartenuti o vissuti da persone che hanno dato lustro al nostro territorio con la loro identità intellettuale e artistica, e devo dire che il raggiungimento di questo obiettivo, la fruizione di tali luoghi da parte del cittadino, è un percorso nei confronti del quale è opportuno e doveroso investire ogni sforzo possibile, come appunto si sta provando a fare con questo progetto di legge.

Il valore della nostra Regione è il valore delle sue province, città, comunità, esperienze individuali e collettive. La casa, lo studio di un artista, di uno scrittore, di un letterato è dunque più di un semplice museo, di un luogo di memorie e di cultura, perché rappresenta il simbolo di un’espressione culturale, politica, artistica o spirituale che ha contribuito a caratterizzare un periodo o un’epoca, così come la raccolta di opere, documenti, scritti, articoli di rassegna stampa, cataloghi, materiali audiovisivi, fotografie, corrispondenza rendono l’abitazione in cui sono ospitati sede di un patrimonio di comunità.

Questo a livello culturale, ma naturalmente, come è stato ricordato, c’è anche un punto di vista economico da tenere presente. Dall’Appennino alla costa, il turismo – lo sappiamo – è un pilastro della nostra economia, tanto più importante quanto più ci allontaniamo dalle città capoluogo per addentrarci nello splendido e vario territorio che costituisce il cuore della nostra Regione, il cuore dell’Emilia-Romagna.

Allora, sostenere la preservazione e l’accessibilità di tali luoghi simbolo è anche una prerogativa chiave in termini di turismo. Questo provvedimento, dunque, va al di là della concreta conservazione di beni culturali, gettando le basi per la realizzazione di un’opportunità di promozione territoriale, generata da una rete interconnessa, costituita da una pluralità di progetti in grado di rappresentare un motore importante per l’economia della città e dei luoghi che ospita.

Per queste ragioni ritengo che questo progetto di legge meriti pieno supporto e quindi da parte della lista del Presidente ovviamente un voto favorevole. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Altri in dichiarazioni di voto? Nessuno si è iscritto a parlare in dichiarazione di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione prima l’ordine del giorno e poi il progetto di legge nella sua interezza. Nominiamo scrutatori la consigliera Pillati, il consigliere Caliandro e il consigliere Mastacchi.

Partiamo con la votazione dell’ordine del giorno.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 42

Favorevoli 41

 

È approvato.

 

Passiamo, adesso, alla votazione del progetto di legge oggetto 4140.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 47

Favorevoli 29

Astenuti 18

 

È approvato.

 

OGGETTO 4601

Elezione, ai sensi dell’art. 7 della L.R. 17 febbraio 2005, n. 9, del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. (66) (Elezione di Claudia Giudici).

 

PRESIDENTE (Petitti): Ora passiamo all’oggetto 4601: elezione, ai sensi dell’art. 7 della L.R. 17 febbraio 2005, n. 9, del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza.

Si riporta il testo dell’articolo 8 della legge regionale n. 9 del 17 febbraio 2005.

Punto 1: “Il Garante è eletto dal Consiglio regionale con voto segreto. Ciascun consigliere può avanzare una candidatura motivata e accompagnata dal relativo curriculum“.

Punto 2: “È eletto il candidato che ottiene i voti dei due terzi dei consiglieri assegnati alla Regione. Dopo la terza votazione, qualora non si raggiunga detto quorum, l’elezione è rimandata alla seduta del giorno successivo. In questa seduta, dopo due votazioni, ove il candidato non raggiunga i due terzi dei voti assegnati, il Garante viene eletto con la maggioranza dei consiglieri assegnati alla Regione“.

Votazione segreta a mezzo di applicazione informatica e ciascun consigliere vota un solo nome.

Procedimento di discussione con dibattito generale. Qualcuno vuole intervenire? Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente, per proporre la candidatura a Garante dei detenuti di Roberto Cavalieri.

Tutti i colleghi in quest’aula hanno già avuto modo di vedere il curriculum.

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo all’infanzia e adolescenza.

 

ZAPPATERRA: Chiedo scusa, sono stata distratta da Pompignoli che voleva che lo proponessi.

 

PRESIDENTE (Petitti): La consigliera Zappaterra è avanti, si è portata avanti. Prego.

 

ZAPPATERRA: Vale comunque quello che ho detto, se non ovviamente per il nome. Come Garante dell’infanzia proponiamo la candidatura di Claudia Giudici, come per l’altro tutti i colleghi hanno avuto modo di vedere il curriculum, il profilo, che è un profilo importante di una laurea in psicologia, però soprattutto un profilo importante per l’esperienza che Claudia Giudici ha fatto con i Servizi all’infanzia e per l’esperienza, in particolare, fatta a Reggio Children, della quale è stata consigliere ed è presidente in uscita, per cui riteniamo che sia assolutamente il profilo migliore a svolgere il ruolo di Garante dell’infanzia, che possa garantire tutti i Gruppi, quest’aula, proprio per il suo profilo assolutamente tecnico e di conoscenza della materia.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Altri? Io non ho altri iscritti a parlare, neanche da remoto.

A questo punto...

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Nomina degli scrutatori, prima di passare al voto: consigliere Costa...

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Pillati, Caliandro e Mastacchi. Li abbiamo nominati già.

A questo punto, mettiamo in votazione l’elezione del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

Abbiamo fatto passare qualche secondo in più.

La consigliera Zamboni vuole aggiungere il voto perché non è riuscita a votare.

 

ZAMBONI: Sì, non si riusciva a scrivere, quindi segnalo che io non ho potuto votare (so benissimo che il voto è segreto, consigliere Rancan, lo so benissimo, si dia una calmata).

 

PRESIDENTE (Petitti): Claudia Giudici ha raccolto 40 voti, 1 voto Mattarella, 1 voto Martello, 4 non votanti, 3 schede bianche, quindi direi che sono stati raggiunti e superati i due terzi. Quindi, viene eletta Claudia Giudici Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza.

 

OGGETTO 4602

Elezione, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 19 febbraio 2008, n. 3, del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale. (67) (Elezione di Roberto Cavalieri )

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso all’oggetto 4602: elezione, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 19 febbraio 2008, n. 3, del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale.

Si riporta il testo del comma 5 dell’articolo 10 della legge regionale n. 3 del 19 febbraio 2008.

Punto 5: “Il Garante è eletto dall’Assemblea legislativa con voto segreto. Ciascun consigliere può avanzare una candidatura motivata e accompagnata dal relativo curriculum. È eletto il candidato che ottiene i voti dei due terzi dei consiglieri assegnati alla Regione. Dopo la terza votazione, qualora non si raggiunga detto quorum, l’elezione è rimandata alla seduta del giorno successivo. In questa seduta, dopo due votazioni, ove il candidato non raggiunga i due terzi dei voti assegnati, il Garante viene eletto con la maggioranza dei consiglieri assegnati alla Regione. Votazione segreta a mezzo dell’applicazione informatica. Ciascun consigliere vota un solo nome“.

Dibattito generale. Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: No, mi sono sbagliato.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Dibattito generale. Qualcuno vuole intervenire su questo punto? Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Torno al punto di prima, per la presentazione, come avevo anticipato, della candidatura di Roberto Cavalieri, per il quale i colleghi tutti hanno già avuto il curriculum. Anche questo è un curriculum importante da Garante dei detenuti di Parma, con un importante protocollo di collaborazione con la Procura di Parma per la gestione dei profili di criticità e delle condizioni detentive. È uno dei pochi protocolli in Italia.

Potrei tenerla lunga sulle numerose consulenze che ha avuto modo di fare il dottor Cavalieri presso il Ministero della giustizia, la Regione Marche e svariate ONG, come la Caritas, ma, essendo i colleghi già in possesso del curriculum, non credo di dovermi dilungare oltre.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

A questo punto, passiamo alla votazione. Ricordo che si mette in votazione il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

43 voti Cavalieri, continuiamo con i voti nulli, 1 Mattarella, 1 Taruffi, 3 bianche, 1 non votante. Quindi, Cavalieri ha superato i tre quinti dei votanti, per cui viene eletto Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale.

 

OGGETTO 4254

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Adozione del Programma Regionale FESR dell’Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG. (CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS“. (68)

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto passiamo all’oggetto 4254: proposta d’iniziativa Giunta recante: “Adozione del Programma Regionale FESR dell’Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG. (CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS“.

La Commissione Politiche economiche ha espresso parere favorevole nella seduta del 25 gennaio 2022, con la seguente votazione: 29 voti a favore, nessun contrario, 16 astenuti.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Sono stati presentati sei ordini del giorno, il n. 1 a firma del consigliere Occhi, il n. 2 a firma del consigliere Pompignoli, il n. 3 a firma dei consiglieri Liverani e Pompignoli, il n. 4 a firma dei consiglieri Delmonte e Pompignoli, il n. 5 a firma della consigliera Zamboni e il n. 6 a firma del consigliere Sabattini.

Apriamo la discussione generale sul provvedimento. Chi si iscrive a parlare? Sottosegretario Baruffi, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Provo a svolgere poche riflessioni, ma trattandosi di un atto di programmazione che non ha i relatori credo che sia utile dare all’aula alcune coordinate rispetto al percorso che abbiamo compiuto su entrambi i programmi. Quindi, per economia di tempi provo a tenere insieme le valutazioni.

La prima attiene alla quantità di assegnazione di risorse che sono state assegnate alla nostra programmazione. Si tratta, con ogni evidenza, di una quantità straordinaria: circa due terzi in più del settennato precedente. Queste risorse…

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Chiedo scusa, sottosegretario. Colleghi, se potete chiacchierare in silenzio per dare la possibilità al sottosegretario di svolgere la sua relazione. Grazie.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Nel quadro finanziario pluriennale della Commissione si uniscono all’iniziativa, altrettanto o ancor più straordinaria, del NextGenerationEU come risposta fortissima alla crisi da parte delle Istituzioni comunitarie e come scelta netta su come l’Unione europea intenda stare in campo dentro la contingenza che si è determinata con la pandemia. Per una Regione fortemente europeista come l’Emilia-Romagna credo che sia il primo segnale forte di convergenza.

La seconda considerazione attiene, invece, ai contenuti del programma, dei due programmi, meglio, che discendono direttamente dagli strumenti di pianificazione generale di cui si è dotata la Regione Emilia-Romagna, il DSR e la S3. Sono pienamente allineati agli obiettivi fissati nel Patto per il lavoro e per il clima. Anche qui registro ‒ lo avete potuto fare nel lavoro di Commissione ‒ una sintonia assoluta, non solo con l’accordo di partenariato, ma anche con l’agenda comunitaria. Credo che in questo ci sia il riconoscimento anche del lavoro che è stato svolto in questi mesi dalla Giunta, ma anche dall’Assemblea.

Il terzo elemento ha a che fare con i contenuti specifici. Provo a stare sui titoli più grandi, per ragioni di sintesi. In particolare quello della doppia transizione e il contrasto alle diseguaglianze, che sono non a caso anche gli assi portanti del Next Generation EU. Sulla transizione ecologica, come trasformazione economica e sociale verso cui si indirizza la priorità del PNRR rispetto al tema della concentrazione delle risorse, così fa anche il programma FESR dell’Emilia-Romagna. In particolare, sulla seconda e sulla terza priorità ricadono il 34,5 per cento delle risorse, così come è rispettato il vincolo del 30 per cento rispetto alle misure calibrate per il cambiamento climatico. È appena il caso, credo, di segnalare l’urgenza e l’emergenza dettata dallo shock energetico che il nostro Paese, e non solo il nostro Paese, sta attraversando, la centralità che la circolarità della nostra economia assume ora, la priorità del contrasto del dissesto idrogeologico e della difesa del suolo nel nostro Paese, nello specifico qui in Emilia-Romagna, per non dire del tema della qualità dell’aria nell’ambito del bacino padano.

Questi sono tutti temi che, con una quantità inedita di risorse e credo anche una qualità inedita di iniziative e di azioni previste e attivate, il Programma intende affrontare in questo settennato.

Fatemi dire anche che, rispetto al tema della trasformazione digitale, anche nel contesto imposto dalla pandemia, in questa Regione in particolare ha assunto una rilevanza straordinaria nella misura in cui abbiamo dato vita, con ogni evidenza, a quella che è una Data Valley di rango europeo, e lo è per noi ancora di più nella misura in cui l’obiettivo che ci siamo posti è quello di far beneficiare l’intero sistema economico e sociale degli investimenti che si stanno realizzando non solo al Tecnopolo di Bologna, ma lungo tutta la rete dell’alta tecnologia della nostra regione e la capacità di riverberare in modo democratico questo effetto economico e sociale. Questo è, credo, il compito della politica.

Nondimeno la terza direttrice, quella del contrasto alle diseguaglianze. Penso agli squilibri strutturali, presenti anche nel nostro sistema regionale, ancorché in misura, magari, minore rispetto al resto del Paese, ma che a ben vedere investono l’intero continente, il mondo occidentale.

Si tratta (ne abbiamo piena consapevolezza) di elementi esasperati dalla congiuntura della pandemia e dei suoi effetti, ma che hanno radici più forti, preesistenti e persistenti, e il programma individua in particolare alcune specifiche direttrici di lavoro, quelle economiche e sociali, quelle di genere, quelle generazionali e quelle territoriali.

In questo senso, ciascuna priorità e azione è declinata nei termini più coerenti per attivare priorità specifiche, al fine di rimuovere e contrastare i fattori che impediscono lo sviluppo delle persone, delle imprese, delle comunità e dei territori.

A me pare che questo impiego che proponiamo sia più coerente ed utile con la fisionomia e la finalità profonda dei fondi strutturali, per come sono stati concepiti in sede comunitaria. e le nostre scelte hanno trovato un pieno conforto dal confronto e dal contraddittorio attivato con Roma e con Bruxelles all’indomani dell’adozione in Giunta, al punto che le Commissioni, ma in particolare la II Commissione, che ringrazio per il lavoro svolto, ha potuto registrare anche lo stato di avanzamento di questo confronto e la coerenza tra l’impianto proposto e le risultanze ad oggi assestate.

In sintesi, infine, il nostro obiettivo è posizionare l’Emilia-Romagna nella punta più avanzata della specializzazione, nella catena internazionale di produzione di valore. In questo senso ricerca, innovazione, saperi, che sono cuore centrale di entrambi i programmi, costituiscono il carburante essenziale di questo progetto di sviluppo.

Portare lì non solo una parte dell’Emilia-Romagna, ma tutto il nostro sistema regionale è il nostro compito, è compito della politica. Ci sono ancora tasselli mancanti in questa strategia, non per responsabilità nostra. Il Governo, per le vicissitudini anche note, deve comporre parte della sua strategia nazionale, mi riferisco a quella dell’area interna, ma anche alla programmazione dei Fondi di sviluppo e coesione, ma noi oggi avanziamo una proposta organica, concertata e condivisa con le parti sociali e con i territori, che riguarda la manifattura, il sistema dei servizi, con un’attenzione forte e rinnovata alle piccole e medie imprese, ma anche alle professioni, al terzo settore.

Attrarre e trattenere talenti, ma al tempo stesso fare in modo che tutte e tutti in questa Regione possano partecipare attivamente, rimuovendo ostacoli e barriere che condizionano il successo prima formativo e poi lavorativo delle persone, assumendo l’obiettivo dell’inclusione e della coesione come requisito essenziale dello sviluppo. Questo potrebbe essere il manifesto di questa programmazione.

Le transizioni, come il presidente ha ricordato più volte, non sono mai neutre. Le transizioni accelerate entro le quali vogliamo portare il nostro sistema regionale saranno tanto più democratiche quanto più le scelte che faremo nell’allocazione delle risorse riusciranno a mettere in protezione le persone, le famiglie e le imprese, da un lato, e, dall’altro lato, offrire davvero a tutti pari opportunità di crescita e di sviluppo democratico.

Presidente, mi fermo qui. Voglio ringraziare tutti i commissari che hanno partecipato al lavoro anche di miglioramento del testo. Abbiamo potuto registrare uno stato avanzato anche di negoziato in sede europea. È vero che questa volta l’attività emendativa è stata in qualche modo costretta dentro i limiti di un testo che deve essere condiviso con Bruxelles, ma questo non ha impedito, credo, ai commissari di verificare la coerenza rispetto ai testi di partenza del DSR e della S3, né impedisce oggi, attraverso ordini del giorno che sono stati presentati e che noi abbiamo potuto esaminare anche in un confronto molto trasparente con i consiglieri, di portare un contributo e determinare quella che sarà anche la piega che daremo all’attuazione di questa programmazione. Quindi, li ringrazio senz’altro. Come ringrazio la presidente della II Commissione, consigliera Rontini. Voglio ringraziare anche i dirigenti che hanno lavorato in questi mesi, perché di mesi si tratta di lavoro, quelli che abbiamo alle spalle, ma ne abbiamo davanti anche degli altri, in particolare la dottoressa Diazzi, il dottor Frieri, le dottoresse Ferrara, Bergamini e Brancaleoni, ma anche i tanti funzionari che hanno concorso a questo lavoro.

Si chiude una fase con l’approvazione dei due programmi. Saranno programmi da sottoscrivere, quindi alcuni margini di perfezionamento ancora ci saranno. Ma poi entreremo in una fase ancora più importante, che sarà quella dell’attuazione attraverso i bandi. Il mio compito diretto finisce qui perché, come sapete, questa è la governance che ci siamo dati. Il compito del coordinamento generale passerà alla vicepresidente. Ma ci sono poi gli Assessorati, alcuni, guarda caso, qui presenti, che attiveranno queste risorse lungo gli assi che abbiamo detto.

Credo che il compito dell’Emilia-Romagna, e chiudo davvero su questo, sia quello di mettere a disposizione queste risorse nel modo più coerente, ma anche nel modo più rapido all’economia e alla società dell’Emilia-Romagna, perché questo è il momento nel quale si possono determinare non solo scelte, ma anche la capacità di dare risposte concrete. E noi vogliamo esserci. Quindi, insieme all’impegno rispetto alla messa a terra delle risorse del PNRR, quella dei fondi strutturali credo sia la parte più forte, più da protagonista dell’Emilia-Romagna e, attraverso questo, mettere anche il sistema regionale nelle condizioni di concorrere, raccogliere le risorse a programmazione diretta della Commissione europea credo sia l’obiettivo ambizioso che dobbiamo saper cogliere.

È una programmazione che si fa una volta ogni sette anni. Quindi, ho ben presente la qualità del momento, dell’atto che stiamo assumendo, ma ho anche la certezza, rispetto agli impegni che ci siamo reciprocamente dati, che avremo una modalità di confronto, di condivisione, di monitoraggio dello stato di avanzamento dell’attuazione dei nostri programmi attraverso il lavoro delle Commissioni e il contributo che verrà dall’Assemblea, che sono certo non mancherà nel corso dei prossimi mesi e dei prossimi anni.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ricordo che siamo nella fase della discussione generale. Ci sono interventi? Nessun intervento.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Ci tenevo a dire alcune cose su questo documento, anzi su questi importanti documenti, perché vale anche per il punto successivo. Ne approfitto, quindi, e faccio un intervento unico.

Più volte ci siamo ripetuti che siamo nelle condizioni di fare presto e fare bene in relazione alla condivisione dei vari documenti, quindi DSR e S3, tra Giunta e Assemblea, per il fatto che siamo stati coerenti con le strategie regionali di riferimento, quali il Programma di mandato, il Patto per il lavoro e per il clima, l’Agenda digitale al 2025, la strategia regionale dell’Agenda 2030 e tutti gli altri vari Piani regionali.

Questo per noi è fondamentale, in quanto le risorse che arriveranno ‒ lo abbiamo già sottolineato più volte ‒ rappresentano un’occasione unica per poter rilanciare la competitività delle nostre imprese e per garantire la piena occupazione.

Alla base di questo rilancio c’è la trasformazione innovativa digitale e quella ecologica, sempre in linea con il PNRR. Auspico veramente che questo non sia l’ennesimo momento di slogan diretto ad evidenziare quanto siamo bravi o che siamo stati i primi, ma vi sia un reale cambiamento nelle nostre aree interne e montane, anche in ordine al tema digitale. Ne abbiamo parlato anche stamattina con un question time del consigliere Pelloni, che ha evidenziato questa discrasia tra le pianificazioni e gli annunci e quello che, invece, poi si concretizza nella realtà.

Ricordo infatti che ad ottobre 2019 l’allora assessore, Raffaele Donini, vicepresidente della Regione e assessore ai trasporti, affermò che entro il 2021 la banda larga sarebbe arrivata in tutto l’Appennino, centri principali e frazioni, sostenendo che nel 2021 saremmo stati la prima Regione ad assicurare a tutti i cittadini l’accesso al web veloce ed affidabile.

Dovremmo cominciare a verificare se la nostra attività in questo settore sia un’attività che arriva al risultato, perché ormai da anni sentiamo parlare di digital divide, di banda larga, di possibilità per le aziende anche in zone montane di poter usufruire di questi servizi, ne abbiamo parlato tanto, probabilmente qualcosa è anche fatto, però le ingenti risorse che abbiamo messo negli anni passati e che ancora oggi sembrano essere a disposizione devono ad un certo punto, in un certo momento anche trovare un risultato attendibile. Credo che il momento sia arrivato.

Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sull’utilizzo di questi fondi perché, se un lato la nostra Regione si è dimostrata sicuramente all’altezza nella capacità di utilizzare i fondi europei, il rischio può essere quello di utilizzare queste ingenti somme in procedure ormai consolidate, che garantiscono il risultato della spesa nei confronti dell’Unione europea, ma che possono non sempre essere in linea con le necessità attuali dell’economia emiliano-romagnola. Credo che questo non possiamo più permettercelo.

Come per il DSR, abbiamo tra le priorità trasversali la riduzione delle diseguaglianze territoriali per le zone interne e aree montane, la valorizzazione del nostro patrimonio naturale turistico, uno sviluppo sostenibile per l’attrattività del territorio. Abbiamo circa 120 milioni di euro, non sprechiamoli!

Le aree montane e quelle interne sono quasi la metà della superficie della Regione, ma vi risiede solo il 12 per cento dei cittadini, quindi della popolazione regionale. Questo perché le aree sono caratterizzate da servizi insufficienti, infatti la viabilità è complessa e rende quindi più difficili gli spostamenti.

Dobbiamo operare per garantire una efficiente manutenzione di strade, ponti e viadotti, senza aspettare che capiti il disastro e intervenire solo ex post. Fondamentale sarà una pianificazione puntuale e organica degli interventi di gestione e cura del territorio, inclusa una regolare manutenzione di fiumi, boschi e strade. Intervenire nella sicurezza territoriale vuol dire garantire lo sviluppo economico e pienamente sostenibile di un territorio, la sua attrattività e il benessere dei cittadini che lo abitano, portare alla creazione di imprese e di nuovi posti di lavoro soprattutto in ambiti più svantaggiati come quelli collinari e montani.

La costruzione di nuove strade o di una qualsiasi altra struttura artificiale di grande portata determina un enorme impatto sull’ambiente circostante, compresa la fauna locale. Servirebbero strutture per salvaguardare gli spostamenti della fauna locale e contemporaneamente, in particolare, garantire una maggiore sicurezza per gli automobilisti, evitando incidenti anche mortali, che sempre più spesso si verificano. Contrastare squilibri territoriali, quindi demografico, sociale ed economico, puntando anzitutto sulle politiche di sviluppo e attrattività e sulla qualità e prossimità dei servizi essenziali.

Bisogna mettere al centro il valore della prossimità e della ricucitura delle distanze territoriali, al fine di ostacolare lo spopolamento che caratterizza le aree montane ed interne. Ai bandi per le case alle giovani coppie in montagna devono seguire investimenti per i servizi alle giovani famiglie, che fungono anche da presidio per il territorio. Se da una parte incentiviamo le ristrutturazioni della casa per giovani coppie, dall’altra il neo-approvato Piano territoriale metropolitano esclude, di fatto, tutti i piccoli ampliamenti indispensabili per i contesti rurali a far permanere sul territorio nuclei familiari. Manca, quindi, una politica di sistema per le aree interne e montane.

Una scuola sicura e qualitativa è un elemento di attrattività per certi territori. L’interazione tra le istituzioni scolastiche di secondo ciclo presenti sul territorio e soggetti imprenditoriali, e non, che vi operano risulteranno fondamentali per contrastare la desertificazione demografica di questi territori.

È un momento epocale. Fondamentale è la massima complementarietà tra questi programmi e i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Avere due programmazioni efficienti non evita la possibile frammentazione e la dispersione di risorse. È auspicabile disporre anche un efficace monitoraggio, sempre aggiornato rispetto ai provvedimenti che vengono via via liberati per valutare la ricaduta sui territori dei progetti realizzati non solo in termini di quantità dei bandi emessi, ma soprattutto nel merito dell’impatto generato dai progetti stessi finanziati ed approvati, quindi l’effettiva crescita realizzata. Qui mi riallaccio al punto che tornerà in discussione fra poco, che è legato all’istituzione della Commissione che ha richiesto la consigliera Castaldini. Penso che sia valido per il PNRR, ma sarebbe valido anche per tutto quanto fin qui detto.

La transizione ecologica abbiamo capito tutti essere un imperativo non più dilazionabile, ma dal momento che con tutti questi programmi si intendono privilegiare investimenti pubblici e privati che generino efficienza energetica da fonti di rinnovabile, cerchiamo di dare noi per primi l’esempio. Gli stessi edifici regionali di Viale Aldo Moro sono ancora energeticamente inefficienti e la loro riqualificazione è sicuramente auspicabile nel breve periodo, sia per l’illuminazione che per il riscaldamento e il condizionamento. Così come il nuovo magazzino regionale realizzato per la Protezione civile a Ferrara, dove sono stati installati per quasi tutta la superficie circa 4.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici, la cui energia prodotta non verrà mai auto-consumata. Non si è pensato di condividerla con i vicini edifici regionali, ad esempio l’ARPA, né sono state installate colonnine di ricarica presso la sede.

Ci dovrebbe essere una visione su tutti gli edifici regionali data dall’energy manager, che, a quanto mi risulta, doveva essere nominato entro il 2021 dal gruppo di lavoro interdirezionale, Assemblea legislativa, Giunta regionale, costituito ad ottobre 2021, ma che ad oggi, almeno per quanto mi risulta, ancora non c’è.

Infine, il tema della mobilità sostenibile. L’obiettivo regionale è la realizzazione di 1.000 chilometri di piste ciclabili entro il 2030. Due cose sono da evitare. La prima è quella di realizzare piste ciclabili senza poi renderle fruibili alla collettività e manutenzionarle, come sta accadendo, ad esempio, nella zona tra Lido di Spina e Bellocchio ormai da anni. I rimpalli di responsabilità tra Amministrazione regionale e locale anche sui social ‒ è storia di questi giorni ‒ non portano al raggiungimento degli obiettivi né giovano al rafforzamento della fiducia dei cittadini nelle Istituzioni.

La seconda cosa da evitare è realizzare piste ciclabili in aree non appropriate solo per rendicontarle ai fini del chilometraggio, ad esempio quando vengono realizzate su strade ad alta densità veicolare come attraversamenti poco sicuri per gli itinerari ciclabili e con segnaletiche inadeguate e poco riconoscibili, piste inadeguate a tutte le tipologie di utenti, quali gruppi e bambini, che rappresentano un pericolo sia per l’incolumità personale che per il traffico. A questo proposito, abbiamo diversi tratti di questo tipo di ciclabile anche nello stesso centro di Bologna.

Abbiamo bisogno di strumenti utili, semplici e ben scritti, che diano l’avvio ai bandi, in grado di generare opportunità, aiutare l’Emilia-Romagna ad agganciare la ripresa e introdurre quegli strumenti di qualificazione del sistema produttivo e territoriale che ci permettono di essere competitivi nella maniera più omogenea in tutti i territori possibili dell’Emilia-Romagna, che diano concretezza a quanto è detto nei vari documenti programmatori che prima ho citato.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ci sono altri in discussione generale sul provvedimento? Prego, consigliere Occhi.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Questo è sicuramente un atto di programmazione molto importante, che ci permette di fare anche delle considerazioni di carattere generale.

Mi focalizzerò particolarmente sul FESR, in particolare sull’OP1 e ancora di più sull’OP2, quello che dovrebbe dare il grande abbrivio a questa Regione, dare una nuova spinta verso le energie rinnovabili e la decarbonizzazione, il cosiddetto Green New Deal.

Noi vediamo che è sotto gli occhi di tutti il rincaro dell’energia, fortemente nell’ultimo periodo, ci stiamo interrogando tutti sul motivo del rincaro, noi siamo dipendenti del 15 per cento per l’energia elettrica, per il gas andiamo però al 95 per cento, questo si ripercuote ancora di più su tutto il ciclo dell’energia elettrica.

Questo perché noi non siamo riusciti negli anni a differenziare le fonti energetiche, anzi abbiamo eliminato alcune fonti energetiche importanti che potevamo estrarre direttamente sul nostro territorio. Penso per esempio al gas naturale, rispetto al quale tra l’altro recentemente anche il ministro Cingolani sta pensando a misure di emergenza di medio periodo per tornare ad estrarre un po’ di gas (si parla di qualche miliardo di metro cubo in più, un raddoppio).

Chiaramente noi non possiamo pensare che la seconda manifattura europea e un Paese del G7 abbia questa necessità di approvvigionamento, questa dipendenza energetica dall’estero, perché questo comporta una perdita di sovranità politica, cioè non ci può essere sovranità politica senza sovranità energetica, e in questo momento siamo completamente soggetti a conseguenze esterne, conseguenze geopolitiche quali la crisi dell’Ucraina, al fatto di essere comunque legati al gas russo e al fatto che non tutte le rinnovabili riescono a garantire la continuità delle forniture. Si sono rischiati e si rischieranno anche dei blackout. Sta girando, tra l’altro, una specifica della Protezione civile che dice “attenzione, cosa fare in caso di blackout“. Quindi, questo non è un caso. Il sistema energetico italiano è, comunque, in una fase di rischio, il sistema produttivo, in particolare della nostra regione, del bacino padano, gli energivori, l’abbiamo già detto più volte, i gasivori, il sistema della produzione è quasi fermo, nel paradosso che, tra l’altro, c’è ovviamente la crescita economica post Covid nel 2021, e si spera anche 2022, che rischia di essere frenata da questa ripresa dei costi delle materie prime, che si sta traducendo anche in una ripresa non solo nazionale, ma europea e mondiale dell’inflazione, che rischia di tarpare le ali alla crisi. Abbiamo aziende con ordini enormemente in crescita che non riescono a far fronte, perché gli conviene spegnere i forni, per esempio, per le aziende che producono acciaio. Però, spegnere i forni vuol dire che queste aziende avevano magari contratti di fornitura con i grandi player dell’automotive. Ecco, si crea un circolo vizioso che sta mettendo a rischio la ripresa del nostro Paese, in particolare del bacino padano, in particolare della nostra Emilia-Romagna, che sicuramente è sempre lì tra la seconda e la terza posizione tra le più grandi regioni industrializzate d’Italia e in generale dell’Europa.

Quindi, qual è il senso che, secondo me, deve guidare anche questi POR FESR? Riuscire a utilizzarli come driver verso l’utilizzo di tutte le possibilità di energie rinnovabili, non solo quelle tradizionali, che sicuramente vanno implementate, eolico, fotovoltaico. Tra l’altro, un grande lavoro dovrà essere fatto per provare a reinternalizzare qualche produzione. Per esempio, anche il tema delle fattorie, quelle Gigafactory, perché i sistemi di accumulo sappiamo che attualmente sono il punto debole di questo tipo di rinnovabile che non è programmabile. Allo stesso tempo abbiamo la concorrenza sfrenata dei nostri partner europei che ci vengono a insegnare come fare la transizione energetica ecologica tramite la Commissione europea, però poi i singoli Stati si stanno organizzando. La Germania rimette mano al carbone e alla lignite, altri Paesi puntano ancora di più sul nucleare, come la Francia. L’Italia, invece, che ha fatto i compiti a casa in passato, arrivando già al phase out del carbone da diversi anni, rischia di essere colpita ancora di più da questa crisi, una crisi che, quindi, sarà strutturale. Non è una crisi temporanea. Si lega non solo alle materie prime energetiche, ma anche a quelle non energetiche, quelle metalliche, di cui ci sarà una forte necessità per portare a termine la transizione ecologica. I Paesi concorrenti si stanno approvvigionando di materie prime energetiche e non energetiche. Anche qua noi siamo in difficoltà, non solo come sistema Italia, ma come sistema Europa. Si sta cercando di porre rimedio.

Sull’elettricità e sul gas, lo sappiamo: 55 per cento di aumenti nel primo trimestre del 2022, stabiliti da ARERA; 55 sull’elettricità e 41,8 sul gas. Ma poi c’è anche il metano per autotrazione. Sta aumentando il petrolio, quindi anche il gasolio, la benzina. Stanno raggiungendo prezzi record. Quindi, non solo le famiglie, ma anche i trasporti, tutto il mondo della logistica è pesantemente colpito.

Questo per dire che cosa? Per dire che noi dobbiamo utilizzare questi fondi, anche europei. Sicuramente la Commissione, nell’interlocuzione, ci ha dato dei limiti molto stringenti. È ancora in fase di discussione la tassonomia, gas, nucleare, cosa farci. Un grosso dibattito è in corso. Alcuni Paesi sono costretti a ragionare, perché erano partiti con forti spinte ideologiche, di chiusura netta, pensando che da un giorno all’altro si potesse fare una transizione improvvisa. La realtà, come sempre, ci insegna, e la tecnica ci insegna che, se certe tecnologie non sono disponibili, solo le ideologie o la volontà o i pensieri non ci possono aiutare.

Quindi, noi cosa dobbiamo fare? Abbiamo una impostazione molto stringente, ce lo diceva anche il sottosegretario, sull’utilizzo e lo sviluppo di alcune fonti ben precise del risparmio energetico, della riqualificazione energetico-sismica degli edifici. Bene. Credo che noi, comunque, anche con queste limitazioni, anche con questo pacchetto, possiamo dare il nostro contributo e possiamo utilizzare delle fonti energetiche, di cui la nostra regione e il bacino padano in particolare sono potenzialmente ricchi.

Stiamo andando verso il nuovo Piano rifiuti, stiamo andando verso un nuovo Piano energia, un nuovo Piano dell’aria, dobbiamo cercare di utilizzare quelle che sono già le fonti, che adesso costituiscono un problema. Parlo dei reflui civili, agroalimentari, zootecnici, che costituiscono un problema, avete visto anche recentemente gli spandimenti, i problemi che ci possono essere anche nella filiera del recupero dei fanghi, dobbiamo trasformare questo in inopportunità.

Si parla quindi di carburanti alternativi, biocarburanti, ma non solo, carburanti alternativi provenienti anche dal riciclo delle plastiche, tutte tecnologie che si stanno sviluppando e che i fondi potrebbero spingere, incentivare.

Non solo questo, perché abbiamo anche delle potenzialità nel sottosuolo. Penso per esempio al geotermico, di cui si è parlato tanto. Avendo noi delle acque abbastanza superficiali, che non vengono più utilizzate a scopo idropotabile, abbiamo una grande potenzialità nel bacino padano di sfruttamento del geotermico a bassa entalpia, quello per esempio a circuito aperto, e anche a media entalpia in alcune zone come il ferrarese.

Questi possono essere ancora di più implementati, anche perché negli anni abbiamo visto che questa tecnologia non è riuscita a imporsi rispetto ad altre e ci domandiamo perché, visto che è una tecnologia che nella nostra pianura padana può avere potenzialità particolari, molto più che in ad altri Paesi, dove per esempio non hanno l’acqua a bassa profondità. Questo è un tema.

L’ENI sta cercando di convertire le proprie raffinerie per la produzione di biocarburanti o carburanti alternativi, e anche la Commissione europea (abbiamo visto i documenti programmatori come “Fit for 55“) parla molto anche di carburanti alternativi e spinge anche i Paesi a lavorare su questo tipo di tecnologie.

Il mio ordine del giorno parte proprio da queste peculiarità, nel senso che ho provato a fare un ordine del giorno più asciutto possibile e, sapendo già che i paletti che ci dà la Commissione sono abbastanza stringenti, ho voluto rimanere su quello che può essere un maggiore, comunque, come anche il sottosegretario ci ha detto in Commissione, se vogliamo dettagliare meglio alcune specifiche, ecco io credo che la Regione Emilia-Romagna potrà essere anche un faro, e io mi aspetto anche una collaborazione tra le Regioni del bacino padano, perché sappiamo benissimo che condividiamo una serie di problemi a livello di inquinamento, ma anche una serie di opportunità, di grandi opportunità. Quindi, noi potremmo comunque essere una Regione tra le più importanti che porta avanti l’utilizzo e la spinta anche di evolvere certe tecnologie per cercare di partecipare a riuscire a rendere il nostro Paese più indipendente dal punto di vista energetico.

Ci sono alcuni temi, quindi, che sono di carattere strettamente nazionale, come il raddoppio dei gasdotti, come alcune valutazioni sull’aumento della produzione di gas o nuovi giacimenti, ci sono, invece, delle specifiche, dei punti precisi che sono di competenza della nostra Regione. Quindi, l’ordine del giorno fondamentalmente è di tenere conto di tutte le possibilità delle energie e dei carburanti rinnovabili, anche quelli più vicini alle peculiarità del nostro territorio, implementando quindi la filiera dei biocarburanti e del geotermico, anche e soprattutto finanziando quei progetti innovativi, perché credo che queste siano le finalità dei POR FESR, cioè stimolare la crescita anche attraverso progetti innovativi tramite anche l’università, tramite anche le aziende. Infatti, al secondo punto chiedo di facilitare l’accesso delle piccole e medie imprese agli incentivi per la ricerca e lo sviluppo di queste fonti energetiche rinnovabili, perché ci sono tante aziende in Emilia-Romagna attive nel settore del riciclo e del trattamento rifiuti che si stanno anche specializzando in questo tipo di ricerche.

L’ultimo punto, che è abbastanza importante, è quello che ci chiediamo sempre come mai certe tecnologie non riescono a svilupparsi, per esempio il geotermico. Il sottosegretario parlava molto, nella sua spiegazione in Commissione, degli strumenti abilitanti. Ecco, negli strumenti abilitanti, e ce ne sono tanti che arriveranno in questo anno, il Piano delle acque, il Piano dell’aria, il Piano dell’energia, il Piano rifiuti, bisogna riuscire, sempre nell’ottica della semplificazione, a rimuovere quegli ostacoli burocratici, normativi o di altro tipo che fino ad oggi hanno impedito la diffusione delle fonti rinnovabili, come il geotermico a bassa e media entalpia, e lo sviluppo delle filiere dei carburanti alternativi.

Ho cercato di riassumere, di sintetizzare, di circoscrivere quali sono le tecnologie che i POR FESR potrebbero incentivare, dettagliandole meglio, lasciando stare, invece, altre tematiche che esulano da questo Programma, ma che sono di carattere nazionale. Tutto, comunque, per lavorare ‒ credo che da parte di tutti vada fatto uno sforzo di questo tipo ‒ e fare in modo che la nostra economia, la nostra Nazione sia davvero la seconda manifattura europea, senza, però, essere sottoposta a continui attacchi, dal punto di vista energetico, anche da parte di Paesi che teoricamente dovrebbero lavorare insieme. Invece ognuno sta un po’ facendo la propria parte.

Chiudo, presidente, dicendo che ‒ come dicevo all’inizio ‒ non ci può essere sovranità politica senza sovranità energetica.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Intanto vorrei evidenziare il metodo che ci ha portato qui oggi, un lungo percorso di confronto avviato sin dal dicembre 2020, con la discussione condivisa rispetto al bilancio 2021. Perché parto dal metodo? Perché, pensando a una programmazione che si svilupperà da qui al 2027, il metodo con cui si è arrivati ad elaborare la programmazione è anche sostanza ed è anche il segnale di come, poi, si vuole affrontare il percorso importante che abbiamo davanti.

Insieme al metodo vengono anche i ringraziamenti, prima di tutto al sottosegretario Baruffi, che si è reso disponibile a un confronto dettagliato, passo dopo passo, sin dalla fase di elaborazione del Documento strategico regionale, sin dalla fase di elaborazione del documento S3, che sono stati e sono i due pilastri su cui la programmazione è stata costruita, senza mai sottrarsi a discussioni approfondite e svolgendo moltissimi e molteplici passaggi nelle varie Commissioni, tanto che penso che tutti noi possiamo dire di arrivare a questo passaggio in aula con una forte consapevolezza di che cosa siano e quali siano i contenuti della programmazione a cui siamo addivenuti, così come i ringraziamenti ai tecnici, sempre disponibili, e anche alla presidente Rontini, la presidente della II Commissione, all’interno della quale si sono svolti moltissimi momenti di approfondimento, anche ovviamente coinvolgendo tutte le altre Commissioni a vario titolo interessate.

Credo che questo quadro e il percorso che è stato avviato con delle novità importanti che riguardano la sempre maggiore sinergia tra i vari programmi che sono i pilastri della programmazione 2021-2027, il percorso avviato e il quadro che è stato elaborato ci fanno dire che partiamo con la spinta giusta, una spinta giusta che però significa comprendere anche in maniera approfondita la vastità del percorso che abbiamo davanti.

Lo dico partendo da un dato, che credo sia interessante. Abbiamo avuto modo, anche negli anni passati di osservare e di riflettere sugli stati di avanzamento della vecchia programmazione 2014-2020, riguardavo, in attesa di questo passaggio in aula, gli ultimi dati presentati sul POR FESR 2014-2020, relativi ai progetti finanziati.

In quella programmazione sono stati finanziati dalla nostra Regione circa 2.300 progetti nei territori di imprese, di associazioni, Enti pubblici, quindi di varia natura, ma questi ci danno un’idea plastica, concreta, di quale sia la ricaduta della programmazione sui territori e anche la potenza di una programmazione nel momento in cui è impostata ed è vicina a quelli che sono i bisogni delle realtà territoriali.

Quindi 2.300 progetti nella vecchia programmazione, con una potenzialità, in questa nuova programmazione 2021-2027, ancora più forte, perché, come ricordava bene prima il sottosegretario, abbiamo in mano più risorse, 2 miliardi complessivi di euro tra FESR ed FSE, circa due terzi di risorse in più del settennato precedente, per cui veramente la possibilità di mettere in campo molti più investimenti e molte più progettualità, anche sottolineando e ricordando un altro dato, che è un dato importante, ovvero che 1 euro di finanziamenti europei investiti ha poi un effetto moltiplicatore, quindi riesce ad arrivare fino a 5 euro di investimenti in più, quindi da 1 a 5.

Parto da questi elementi, che sono elementi molto generali, anche per condividere con voi una riflessione un pochettino più puntuale, ovvero che la disponibilità di questi 2 miliardi di euro in un periodo storico eccezionale di transizione come questo e la possibilità anche di decidere in un quadro di politiche europee come spendere queste risorse ci lasciano una grande responsabilità, una responsabilità in termini di capacità di attuazione, una responsabilità in termini di capacità di coinvolgimento del territorio, di tutto il territorio.

Come dicevo all’inizio, il metodo è stato fin da subito approntato a un dialogo con i territori e con tutte quelle che sono le realtà e gli stakeholder che verranno coinvolti nel percorso, tant’è che facendo anche un passo indietro fin dalla firma del Patto per il lavoro e per il clima al centro del patto è stato messo anche un accordo di collaborazione sinergica tra la Regione e tutti i firmatari del Patto nello sviluppo e nell’attuazione della programmazione. Quindi, sin da subito si è voluto stabilire un metodo collaborativo per poter utilizzare al meglio le risorse e far sì che queste risorse veramente portino sviluppo, coesione sociale, sostenibilità ambientale e trasformazione digitale. Dicevo, però, che questa responsabilità per quello che riguarda la Regione si declina anche, per esempio, in una innovazione dal punto di vista di quelli che sono i percorsi di accessibilità alle risorse, quindi anche percorsi burocratici. Per fare questo voglio ricordare quello che è un lavoro importante che la Regione sta facendo, ovvero il Patto per la semplificazione, che già in quest’aula l’assessore Calvano ha avuto l’opportunità di presentarci e che sicuramente sarà uno di quegli elementi che dovranno caratterizzare questa nuova programmazione anche in risposta, per dare una risposta concreta e fattiva alle richieste e alle esperienze che vengono dalle tante realtà, dal mondo economico, dal mondo del lavoro, che già hanno potuto partecipare alla programmazione precedente e con le quali, rispetto anche a temi molto puntuali, come gli strumenti di erogazione dei fondi, le procedure, il confronto è avviato da tempo e si è anche tradotto in misure importanti, che verranno attuate all’interno del Patto per la semplificazione.

Così come un’altra sfida importantissima che ci richiama a responsabilità e a una capacità di metodo, di programmazione, di governance è il coordinamento della nostra programmazione dei fondi europei con tutto il nuovo sistema di programmazione europea, a partire, sicuramente, dal grande programma Next Generation EU declinato nel nostro PNRR nazionale. Perché dico questo? Perché sicuramente una delle caratteristiche che questa nuova programmazione europea ha e questi nuovi fondi strutturali hanno è quella di cercare di essere più flessibili, di avere una maggiore capacità di adattamento anche ai cambiamenti spesso repentini, rapidissimi della realtà in cui viviamo. Io sono convinta che la Regione, anche per il livello di governance in cui si posiziona, più vicina ai territori rispetto al livello nazionale, può avere proprio una capacità di equilibrio da garantire rispetto all’attuazione della programmazione, quindi di vicinanza maggiore rispetto a tutti i soggetti che, per diversi motivi, territori periferici, Enti locali più piccoli, piccole e medie imprese o piccolissime imprese, quei soggetti che magari fanno più fatica e faranno più fatica a cogliere tutta una serie di opportunità all’interno del PNRR, possono trovare risposta dentro la programmazione regionale, quindi non vedersi esclusi da quello che, invece, deve essere un percorso di crescita e di transizione comune.

Abbiamo usato più volte la parola “transizione“, che è un po’ la parola che sintetizza in qualche modo il nostro tempo. Lo faccio anche nella consapevolezza, sempre parlando di responsabilità, della responsabilità che noi abbiamo proprio di far sì che questa transizione non sia una transizione per pochi.

Parliamo di temi rilevantissimi, di politiche che sono politiche generazionali, perché quando si parla di lotta al cambiamento climatico, di strategia energetica, di sostenibilità, di Green deal, di transizione digitale, parliamo dei grandi temi, delle grandi politiche del nostro tempo.

Credo anche che ci dobbiamo porre e dobbiamo sentire forte la responsabilità di portare dietro tutti, anche i soggetti più fragili, anche le realtà che hanno meno strumenti, meno capacità di governance o capacità progettuale, perché se vogliamo davvero che i grandi obiettivi che a livello europeo, poi declinati anche nella nostra programmazione regionale, ci siamo dati siano obiettivi raggiunti, dobbiamo far sì che tutto il territorio e tutta la comunità possa davvero riuscire ad essere accompagnata in questi percorsi.

Credo che questa sia la sfida maggiore che abbiamo, ma è anche una sfida che si può riuscire a vincere e ad affrontare nel momento in cui avremo la capacità di integrare il più possibile i vari strumenti, quindi la programmazione del FESR, che è sostegno e accompagnamento del Green deal, della transizione digitale, di tutte le politiche di ricerca, di innovazione e di sviluppo, e, dall’altra parte, la programmazione del Fondo sociale europeo, che invece riguarda il lavoro di qualità, riguarda tutta la parte della formazione, dell’istruzione, riguarda anche le fragilità e le povertà.

Credo che lo sforzo che ha fatto anche la nostra Regione nell’affrontare una programmazione che dialoga, che si compenetra, che riesce ad essere complementare, sia lo sforzo giusto e il metodo giusto per far sì che questo sia un percorso che non lascia indietro nessuno.

Chiudo con un’ultima riflessione. La scorsa settimana l’Assemblea legislativa ha proposto un momento di partecipazione alla conferenza sul futuro dell’Europa, è un passaggio importante e fondamentale per la visione che abbiamo dell’Europa e per come vogliamo che l’Europa sia nel post Covid, in prospettiva. All’interno di questa partecipazione alla conferenza sul futuro dell’Europa si è tenuto anche un forum dedicato ai giovani emiliano-romagnoli e i temi che i ragazzi hanno portato come elementi di cambiamento per lo scenario europeo e, ovviamente, anche per lo scenario della regione Emilia-Romagna, dell’Emilia-Romagna in Europa, riguardano principalmente l’attenzione a tutte le tematiche ambientali, le politiche energetiche, la lotta al cambiamento climatico, ma anche tutta la parte relativa alla lotta alle disuguaglianze, alla coesione sociale, alla creazione del lavoro di qualità, delle competenze e della messa a valore, insomma tutta una serie di proposte che dentro la nostra programmazione, dentro la programmazione che stiamo discutendo in aula oggi, sono contenute. Quindi, riflettevo su come i giovani cittadini emiliano-romagnoli che si sentono giovani europei, ma che pretendono, giustamente, dall’Europa e dalle Istituzioni un salto in avanti, un’attenzione, con quello sguardo, però, teso a portare avanti sia la transizione e le grandi sfide, sia quella capacità di tenere insieme la comunità, di portare dietro tutti. Ecco, i giovani cittadini emiliano-romagnoli ci richiamano a far sì che i programmi che abbiamo e le risorse che abbiamo siano poi davvero messe a frutto per costruire quel futuro che ci immaginiamo essere un futuro di tutti, un futuro più green, un futuro in cui il digitale sia a servizio delle persone e delle competenze, un futuro nel quale le opportunità siano opportunità eque, sempre più alla portata dei cittadini emiliano-romagnoli, e che permettano davvero di aiutarci a costruire anche un contesto positivo per i nostri giovani e per i nostri ragazzi. È una grande responsabilità, però il percorso che abbiamo fatto fin qui e le scelte che sono già contenute nella programmazione mi fanno dire che siamo pronti ad affrontarle e pronti a far sì che l’Emilia-Romagna possa essere e continuare ad essere quella regione che guida, insieme ad altri territori, in prima linea e con forza, un progetto di un’Europa più verde, più sociale e più vicina.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Discutiamo oggi di un programma sicuramente complesso e impegnativo anche nella lettura, se non altro per la corposità del documento. Inizio, ovviamente, ringraziando tutti i commissari e il sottosegretario Baruffi per averlo affrontato nei tempi e nei modi corretti.

Io mi soffermerò su alcune tematiche che ho voluto sollevare anche in Commissione. Sono temi che abbiamo già affrontato, quindi. Dopodiché, non posso esimermi dal commentare le parole del collega Occhi. Tutte le volte che lo sento parlare mi rassicuro del fatto che penso di essere dalla parte giusta rispetto a tutto il tema della transizione ecologica. Su una cosa, però, siamo d’accordo, ovvero sulle premesse che ha fatto nel suo discorso, quando lui dice che, come Paese, non siamo riusciti a differenziare le fonti energetiche, quindi siamo arrivati a non avere sovranità energetica. Su questo siamo assolutamente d’accordo. La risposta, però, non può essere: investiamo sul metano o sul metano made in Italy. Il metano è comunque un gas climalterante. Non può essere questa la risposta davanti agli stravolgimenti climatici con cui dobbiamo fare i conti.

Abbiamo, invece, la possibilità di puntare con forza su strumenti alternativi di produzione di energia green, quindi pulita, e davvero affrancarci non solo dalle dinamiche geopolitiche, che poi comportano quell’aumento dei costi dell’energia elettrica di cui tanto parliamo e tanto sentiamo parlare, quindi non affrancarci solo dall’indipendenza dall’estero, ma, attraverso le Comunità energetiche, abbiamo la possibilità di far diventare quelli che sono oggi dei consumatori addirittura produttori, quindi tagliare fuori anche l’intermediazione. È uno strumento in cui dobbiamo credere, a cui questa Regione deve guardare e puntare. Se non altro perché, anche come Emilia-Romagna, abbiamo un noto problema di qualità dell’aria, che dobbiamo affrontare e a cui dobbiamo rispondere.

Mi piacerebbe vedere questa Regione in testa rispetto a queste tematiche.

Dopodiché, si parla tanto del fatto che, è vero, questa è una Regione che i soldi, le risorse europee, le spende nella sua globalità, probabilmente siamo una delle Regioni che hanno i migliori risultati in questo senso, però, visto che abbiamo un’opportunità unica alla luce delle sfide che dobbiamo affrontare, queste risorse dobbiamo anche spenderle bene, non si può più dire che dobbiamo spendere tutte, dobbiamo dire che dobbiamo riuscire a spenderle bene.

Quando dico questo, faccio riferimento anche alle proposte che abbiamo portato in Commissione per provare a sollecitare l’Amministrazione ad andare in questa direzione. Parlo anche di un tema che abbiamo affrontato questa mattina, durante il question-time, ovvero una metodologia che è stata implementata per la prima volta nell’utilizzo dei fondi del PNRR e oggi vediamo utilizzata anche nei fondi FESR, che è quella del DNSH, che per noi è un acronimo impronunciabile, però significa molto in termini di contenuti, significa non finanziare tutte quelle attività o tutti quei progetti che potrebbero produrre un danno significativo all’ambiente.

Chiediamo che questa metodologia, siccome è stata utilizzata in fase di redazione del POR FESR, venga utilizzata anche in maniera un po’ più strutturale ed estesa quindi a tutti gli atti di programmazione attinenti e anche ai bandi finanziati con fondi regionali, dato che il DNSH è una valutazione che viene fatta sull’atto di programmazione, ma anche sui singoli bandi per valutare la loro messa a terra, o meglio gli effetti ambientali durante la loro realizzazione.

Abbiamo voluto anche intervenire, come dicevo prima, rispetto al tema delle comunità energetiche, perché credo che, stante, come dicevo anche in Commissione, i target inseriti dentro questo documento, che sono sicuramente prudenziali, come ci siamo detti, credo che oggi ci sia bisogno anche di dare un segnale in questo senso rispetto a quante risorse vogliamo vincolare per la messa a terra delle Comunità energetiche.

È per questo che io ho voluto presentare anche qui un ordine del giorno, in cui chiedo una garanzia rispetto al tema delle risorse che devono andare a questo strumento che sono le comunità energetiche, su cui non solo i privati, ma anche gli Enti locali, gli Enti pubblici, la Regione stessa, tramite le ACER e, quindi, l’installazione di pannelli fotovoltaici, assolutamente può e deve puntare. Quindi, chiediamo un impegno in questo senso.

Lo ricordavo prima, abbiamo un tema di qualità dell’aria che richiede uno sforzo dedicato, che dal mio punto di vista significa anche sostenere in misura maggiore e prioritaria tutte quelle imprese energivore, che quindi hanno urgenza di fare degli investimenti per diminuire le emissioni di gas climalteranti. Inoltre, un’attenzione alle imprese che operano nel bacino padano, e faccio riferimento all’area “PAIR“ che abbiamo preso a riferimento quando, insieme all’assessore Priolo, è stato fatto il bando per la distribuzione di auto elettriche ai Comuni, abbiamo preso a riferimento quel parametro perché oggettivamente il problema ce l’abbiamo nel bacino padano. Quindi, chiediamo che si dia un sostegno maggiore, come dicevo prima, per le imprese energivore, ma per tutte quelle che operano in quest’area particolarmente problematica.

Avevamo anche chiesto che fosse esplicitato all’interno del documento, lo mettiamo oggi in un ordine del giorno in cui prevediamo che le risorse del FESR vadano anche all’acquisto delle colonnine anche per le piccole e medie imprese. Questa delle piccole e medie imprese è un’attenzione che si ripete all’interno del documento e, dal mio punto di vista, è un aspetto qualitativo in più che è presente all’interno di questa programmazione. Quindi, chiediamo che venga incrementata l’offerta di punti di ricarica per autoveicoli destinati al sistema produttivo, in particolare alle piccole e medie imprese, ma che si dedichi un’attenzione, all’interno delle energie rinnovabili, all’acquisto degli impianti e degli strumenti proprio per la produzione di energia legata alle comunità energetiche.

Credo che questi siano tutti aspetti che in qualche modo qualificano l’azione di questa Regione da qui ai prossimi anni rispetto a obiettivi, come quello della carbonizzazione, che sono più che mai urgenti. Bisogna avere coraggio, coraggio di affrontare con strumenti giusti e propri anche questa fase di criticità di tipo ambientale, a cui la nostra comunità, la nostra Regione è chiamata a far fronte.

Attraverso gli impegni che ci siamo presi stamattina con le parole del sottosegretario Baruffi, attraverso anche la collaborazione dell’assessore Calvano rispetto a quello che dicevo prima, del DNSH e di una valutazione preventiva per evitare effetti negativi sull’ambiente, credo si stiano muovendo dei passi in questo senso, che trovano sicuramente l’approvazione del Movimento 5 Stelle. Credo anche che questa collaborazione sia in qualche modo migliorativa di quella che è e di quella che può essere l’azione (o le azioni) che la Regione mette in campo.

Abbiamo una grande opportunità. Ce lo siamo detti. Abbiamo anche molte risorse che vengono messe a disposizione a vari livelli. Come dicevo prima, dobbiamo giocarcela bene, non solo limitandoci a spendere tutte le risorse, ma a spenderle ‒ come dicevo prima ‒ bene.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Innanzitutto voglio esprimere soddisfazione perché in quest’aula più di una volta è stata sottolineata la necessità della transizione energetica. Penso sia un fatto positivo. Non ci teniamo, come Europa Verde, ad avere l’esclusiva su queste tematiche, perché è chiaro che la transizione energetica ed ecologica è un percorso complesso. Quindi, più consensi raccoglie, più è possibile che avvenga veramente nei fatti e non solo sulla carta.

Quindi, è necessario che, oltre alle dichiarazioni, ci siano anche dei passi concreti per raggiungere la transizione energetica ed ecologica e per farla con coerenza, evitando che, magari, in un provvedimento si sostenga una cosa e in un altro si faccia il contrario.

Oggi stiamo discutendo di un provvedimento complesso e ambizioso, un provvedimento che può accelerare la transizione ecologica nella nostra Regione grazie ai fondi europei, che ancora una volta – credo – dovrebbero confermare la positività di stare nel contesto europeo, anche perché è da questo contesto che ci arrivano indicazioni precise sui vincoli che l’utilizzazione di questi fondi deve avere rispetto, per esempio, alle varianti ambientali.

È stato già ricordato il meccanismo a cui lo stesso POR FESR è stato sottoposto, quello del nuovo meccanismo di valutazione dei provvedimenti messo a punto dall’Unione europea, che è quello del DNSH, cioè non fare danni consistenti all’ambiente. In realtà, non bisognerebbe farli di nessun genere, né consistenti, né poco consistenti.

Il programma regionale POR FESR 2021-2027, perseguendo quanto sottoscritto con il Patto per il lavoro e il clima, si muove nel tracciato definito dalle principali strategie europee, quella del Green deal, quella ONU dell’Agenda 2030 e quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un piano che però sconta, a nostro parere, un deficit sostanziale. Considerato infatti che la riforma del Titolo V della Costituzione ha posto la materia energia attribuita alla competenza legislativa concorrente Stato Regioni, dando però allo Stato il compito di determinare solo i principi fondamentali, mentre alle Regioni quello di stabilire la normativa di dettaglio nel rispetto di tali principi, in un certo senso è lo Stato che è concorrente, non la Regione.

Nella definizione del PNRR, però, questa sovranità regionale non è stata rispettata, perché sappiamo delle trattative che il Governo fa direttamente con gli Enti locali, bypassando le Regioni, che invece avrebbero potuto e dovrebbero (speriamo che sia così in futuro) garantire un quadro d’insieme che dia coerenza a tutti i vari provvedimenti.

Aggiungo che, in particolare, la priorità 2 del POR FESR 2021-2027 si prefigge alcuni importanti obiettivi in campo energetico, ossia puntare ad una piena sostenibilità e a migliorare l’efficienza con l’incremento della quota di copertura dei consumi, attraverso le fonti rinnovabili, la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas a effetto serra, raggiungendo la neutralità carbonica prima del 2050 e il passaggio alle energie pulite e rinnovabili al 100 per cento entro il 2035. Questi ultimi sono i due obiettivi che sono alla base del Patto per il lavoro e per il clima.

Fatto questo inquadramento generale, vorrei parlare di due ordini del giorno che Europa Verde presenta in collegamento al provvedimento che stiamo discutendo. Il primo punta in un certo modo a valorizzare, anche dal punto di vista energetico, i distretti industriali. Non ho bisogno di spiegare che il tessuto industriale dell’Emilia-Romagna si caratterizza proprio per la presenza dei distretti industriali, che hanno rappresentato e rappresentano uno dei principali punti di forza del sistema produttivo regionale. Sono sistemi produttivi locali omogenei, caratterizzati da un’elevata concentrazione di imprese industriali prevalentemente di piccola e media dimensione, che si caratterizzano anche per un’elevata specializzazione produttiva. Stando al rapporto 2021 di Unioncamere nell’ambito dei distretti industriali, si starebbe delineando una ripresa, una ripresa, d’altra parte, rispetto a un anno 2020 che, causa pandemia, è stato fallimentare. Quindi, è chiaro che, quando fa il salto di rimbalzo, questo è molto più spiccato. Peccato che parti da una base deficitaria. Il punto, però, è che questa notizia, questa tendenza, questo trend che si annunciava rischia adesso di essere compromesso dal caro bollette, cioè dall’incremento dei prezzi dell’energia. Quindi, se prosegue la spinta alla ripresa produttiva, contemporaneamente aumentano i consumi, ma aumentano i consumi in una fase di rialzo dei prezzi, o addirittura c’è lo spettro di una rinuncia a produrre proprio per il caro energia.

In questa situazione che è legata alla volatilità dei prezzi delle commodity energetiche petrolio e metano, che in un certo senso, come lo definisce l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, il fratello minore del petrolio, subiscono queste fasi di fluttuazione dei prezzi, quindi a maggior ragione c’è il rischio che queste fasi si ripetano, come è già successo. Quindi, è quanto mai strategico coinvolgere il mondo produttivo regionale nella transizione energetica verde, basata sullo sviluppo e l’impiego delle fonti rinnovabili e sull’adozione di processi e tecnologie per l’efficienza energetica, per motivi sia di natura climatico-ambientale... Noi usciamo da un periodo di smog che ha caratterizzato queste ultime settimane. Quindi, combattere l’inquinamento atmosferico, restare competitivi sui mercati energetici e produttivi ed essere in grado di far fronte a situazioni come l’odierno rincaro delle fonti fossili, che sono commodity soggette a queste ricorrenti fluttuazioni del prezzo.

Alla luce di tutto questo, Europa Verde presenta un ordine del giorno volto a promuovere e ad incrementare la realizzazione dei cosiddetti “Positive Energy Districts“, ossia applicando ai distretti industriali il tema dell’energia, quindi fare in modo che ci sia, attraverso il supporto dei fondi europei, uno sforzo specializzato, indirizzato al mondo imprenditoriale, per fare in modo che si affranchino dalla dipendenza dai fossili e realizzino anche azioni, interventi virtuosi dal punto di vista energetico-ambientale.

Questi Positive Energy Districts ‒ ringrazio l’Assessorato per il supporto che ha dato nella definizione di questo soggetto ‒ si applicano anche al tessuto urbano, quindi possono vedere coinvolto non solo il mondo imprenditoriale, ma anche il mondo delle famiglie, il mondo dei consumatori, quello che pure, insieme alle imprese, oggi è sotto schiaffo per il caro energia. Quindi, come Positive Energy Districts si può pensare a interventi che riguardano salute, sicurezza, digitalizzazione, energia, cambiamento climatico, che danno una spinta alla transizione energetica ed ecologica in ambito urbano e, con questa sottolineatura che dà Europa Verde, in ambito imprenditoriale, all’interno dei distretti industriali.

Fatte tutte queste premesse, quindi, l’ordine del giorno chiede alla Giunta di acquisire le conoscenze teoriche e pratiche per lo sviluppo dei distretti a energia positiva, che sarebbe la traduzione in italiano di Positive Energy Districts, in termini sia di innovazione tecnologica, sia di processo, sia di cambiamento dei modelli di consumo, al fine di elaborare indirizzi per favorire la nascita e lo sviluppo di questi agglomerati energeticamente virtuosi e anche un concetto largo, che comprenda, per esempio, anche la mobilità, che è un altro di quei settori che ha bisogno di essere efficientato e ha bisogno di una transizione verso forme di alimentazione meno inquinanti di quelle che fanno uso dei fossili (pensiamo soprattutto all’elettrico).

Si chiede di coinvolgere il tavolo regionale dell’imprenditoria, il Comitato tecnico-scientifico del Piano energetico regionale come tavoli permanenti per condividere indirizzi ed azioni da mettere in campo per lo sviluppo dei distretti ad energia positiva.

Per fare fronte a quel deficit, che dicevo, di coinvolgimento delle Regioni nella gestione dei fondi del PNRR, al fine di promuovere la partecipazione delle Regioni si chiede di proporre, in sede di Conferenza Stato Regioni, l’attivazione di un tavolo in capo alla Conferenza stessa, che valuti e orienti la strategia governativa alla base del PNRR e i programmi e i progetti che ricadono nell’ambito regionale, perché non è accettabile che un investimento di questa portata nazionale non veda tra i soggetti della cabina di regia anche le Regioni.

A proposito di questo, non si può non richiamare nuovamente come il PNRR anche in quest’ottica di riqualificazione energetica ambientale e di ripulitura dell’aria che respiriamo non abbia previsto un fondo dedicato alla riqualificazione e al risanamento ambientale della pianura padana, che anche in questi giorni (lo sappiamo dalle cronache) è stata al centro di questa ondata di smog, che l’ha riportata purtroppo sulle cronache europee come una delle aree più inquinate d’Europa.

Per quanto riguarda le considerazioni che ho sentito fare precedentemente sulla tassonomia verde, sulla proposta della Commissione europea di introdurre anche il nucleare e il gas metano, qui non è questione di ideologie, la tassonomia verde nasce per garantire a chi investe sui mercati internazionali che gli investimenti vadano alle fonti ambientalmente sostenibili. Ora, pensare di poter includere tra le fonti ambientalmente sostenibili la tecnologia nucleare, che già in fase di routine prevede emissioni radioattive e che, comunque, implica il problema irrisolto a livello mondo del confinamento in sicurezza delle scorie radioattive, del confinamento in sicurezza degli impianti smantellati dopo la chiusura, e noi abbiamo il tema dell’impianto nucleare di Caorso, che ce lo ricorda ogni giorno che questo problema è irrisolto, quindi pensare di fare una fonte sostenibile veramente è una barzelletta. Per quanto riguarda il metano, il metano di per sé è uno dei gas serra più negativamente efficace, nel senso che è più impattante della CO2, e già nelle fasi di trasporto si sa che si hanno delle perdite di gas.

Gli esempi a cui guardare in questo caso sono, semmai, quello della Germania, il Paese che è la locomotiva economica dell’Europa che si è impegnata a chiudere quest’anno le ultime tre centrali che ha in funzione, ha deciso di anticipare la chiusura di quelle alimentate a carbone dal 2038 al 2030 e sempre al 2030 ha messo in piano la realizzazione di 200 gigawatt di nuova potenza solare, mentre in Italia, da uno studio che è stato fatto di recente, questo è un bilancio negativo che è stato portato alla luce da Terna, risulta che le domande di autorizzazione per la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici arrivate nei primi dieci mesi del 2021 assommano a un totale di nuova potenza pari a 150 gigawatt. Ecco, con questo noi salderemmo il nostro debito al 2030. Peccato che finora ne abbiamo installato solo uno di gigawatt, perché tutto resta bloccato. Pensiamo anche solo alla centrale eolica off-shore di Rimini, che, anche questa, è tenuta in stallo perché deturperebbe il paesaggio. Invece, tutto quello che è stato fatto sulla costa di costruito in maniera anche così affastellata a quanto pare non ha ripercussioni sul paesaggio. Quindi, bisogna veramente darsi una mossa.

Se l’ENI insiste sulla vecchia strada, abbiamo in Italia, invece, ENEL, il cui amministratore delegato, Francesco Starace, ha annunciato che entro il 2040 ENEL sarà a emissioni zero, mentre ENI al 2030 ha in progetto di ridurre del 25 per cento le emissioni. Anche questo dimostra la differenza che c’è tra chi fa le cose sul serio e chi le fa per finta.

Detto questo, sono d’accordo, invece, con quanto è stato detto a proposito della geotermia a bassa entalpia, sicuramente una fonte ‒ anche questa ‒ a costo zero, perché si basa sulla differenza di temperatura tra la crosta terrestre, lo strato sotto la crosta terrestre e l’esterno, quindi è gratuita, come lo sono il sole e il vento, e andrebbe usata e connessa anche alle pompe di calore elettriche.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Taruffi, vedo che si sta avvicinando velocemente alla postazione. Non ha preso la tessera, immagino.

Prego, consigliere Taruffi.

 

(interruzione)

 

TARUFFI: Oggi potrei farlo.

Grazie, presidente.

Porto via solo qualche istante per alcune considerazioni generali su questi strumenti che oggi siamo chiamati ad approvare, a discutere e ad approvare. Volevo segnalare alcuni aspetti che ritengo fondamentali nei documenti, nei programmi che andiamo a discutere. Intanto, parliamo di risorse pari a 2 miliardi che investiremo nei prossimi sette anni, risorse, quindi, molto ingenti, molto significative.

Volevo toccare quattro aspetti che ritengo fondamentali. Il primo. Una buona parte, una parte consistente di queste risorse saranno impiegate, saranno destinate all’abbattimento delle rette, delle liste d’attesa per i nidi. Quindi, l’attenzione rispetto al sociale, non solo al sociale in senso generale, ma a un elemento che sappiamo essere molto importante e molto sentito dalle famiglie, specie in un momento quale quello che stiamo vivendo, e soprattutto indica una direzione di marcia da parte della nostra Regione, che in qualche modo è in continuità con la storia di questa terra e delle nostre Amministrazioni, che sul tema dell’offerta formativa soprattutto per i più piccoli è stata e può continuare ad essere di esempio per tanti anche a livello nazionale.

Abbattimento delle rette e liste d’attesa per i nidi, come dicevo, che è uno degli elementi concretamente a sostegno delle politiche per la famiglia, che spesso vengono invocate nei contesti più disparati. Questo è un provvedimento, è una direzione che segna un elemento concreto sul sostegno alle politiche per la famiglia.

Parliamo di risorse per circa 120 milioni di euro, quindi credo che sia giusto sottolineare, nei programmi che andiamo ad approvare e che ovviamente dovranno trovare la sottoscrizione con il Governo e con l’Unione europea, le risorse che destiniamo per l’economia circolare. Parliamo di risorse destinate all’innovazione e alla ricerca, ma anche al sostegno concreto delle attività e delle imprese che insistono su questo segmento del mercato.

Economia circolare vuol dire dare senso e significato concreto e investire in questa direzione vuol dire dare significato concreto a quella transizione ecologica della quale spesso sentiamo parlare, ma che, come dico sempre, non va predicata, ma va praticata, e destinare risorse su quel versante strategiche e strutturali credo che sia l’elemento più importante per passare dalle parole ai fatti.

Negli strumenti che andiamo ad approvare, una parte importante, dal mio punto di vista forse la parte più importante, riguarda le politiche e le risorse che noi destiniamo a innovazione, ricerca e sviluppo, ma anche sostegno per le politiche legate all’occupazione e all’occupabilità delle persone, quindi formazione, risorse strutturali che destiniamo alla formazione. Mezzo miliardo che destiniamo su questo aspetto delle politiche per l’occupazione vuol dire provare a tracciare il segno di quelle che dovrebbero essere le politiche industriali che spesso reclamiamo e chiediamo anche a livello nazionale. lo dico oggi in un momento in cui gli elementi di crisi che attanagliano la nostra economia, pur in un elemento strutturale di crescita che abbiamo visto a livello nazionale, il PIL sta crescendo con tassi molto significativi, ovviamente dopo la caduta del 2020, almeno l’8 per cento del 2020 a livello nazionale, vediamo dati incoraggianti, però non possiamo non segnalare come il tema dell’occupazione e il tema di come garantire possibilità politiche per l’occupazione, per lo sviluppo, per l’occupabilità delle persone rimane e deve essere centrale, a maggior ragione in un momento in cui il caro bollette, il tema complesso dei costi energetici grava sulle imprese, grava sulle famiglie, grava sulle persone, e sono costi che corrono il rischio di mettere a repentaglio anche realtà che stavano provando a uscire dalla crisi, riprendendo i tassi di crescita e di sviluppo degli anni pre-Covid. Quindi, immaginare, ipotizzare in questo momento di stanziare risorse strutturali così importanti sulle politiche per l’occupazione è un segnale, io credo, che va accolto, va sottolineato diverse volte, perché è sul lavoro e sulla capacità di costruire non solo occupazione, ma buona occupazione che noi ci giochiamo parte importante del nostro futuro.

Lo dico con convinzione perché senza il lavoro, senza le occasioni di lavoro, senza l’opportunità di avere un lavoro che sia giustamente e debitamente pagato, in condizioni che non siano quelle che anche in questa terra abbiamo visto quasi di sfruttamento, penso al tema del comparto della logistica, giusto per avere un’idea, ecco senza lavoro, senza la possibilità di lavoro non abbiamo possibilità di sviluppo, non abbiamo possibilità di crescita e non abbiamo possibilità di futuro. Lo dico soprattutto immaginando quello che sta accadendo e che rischia di succedere nelle aree marginali e più fragili della nostra regione, perché i fondi strutturali, le risorse che dall’Europa destiniamo per l’innovazione, la ricerca e la formazione devono e possono essere utilizzate ad esempio – voglio citare un caso su tutti per essere chiaro – per provare ad aiutare la positiva conclusione di vertenze quali quella della SaGa-Evoca sull’Appennino bolognese. Penso, in particolare, al Comune di Gaggio Montano, e lo sappiamo: 200 lavoratori e lavoratrici che hanno rischiato di perdere il posto di lavoro e che stanno continuando a lottare per mantenere il proprio posto di lavoro. È una vertenza complicata, difficile. Finalmente si intravede la fuoriuscita da questa crisi con un’offerta, una manifestazione di interesse da parte di due nuovi acquirenti, un Piano industriale serio. Però sappiamo che lì, ancora una volta, il tema dell’occupazione è il tema decisivo. Noi pensiamo, riteniamo sia indispensabile che una parte dei fondi che noi stanziamo oggi per le politiche per l’occupazione e per la formazione debbano e possano accompagnare quel percorso anche ‒ voglio dirla così ‒ in supplenza dei fondi che devono e, anche in questo caso, è necessario arrivino dallo Stato.

Noi, quando parliamo, oggi, dell’approvazione dei programmi di cui abbiamo discusso in Commissione e che oggi abbiamo in aula, parliamo anche e soprattutto di questo. Non di discussioni teoriche, non di discussioni campate per aria, ma di come immaginiamo lo sviluppo della nostra Regione nei prossimi anni, dando risposte concrete a problemi concreti. È questo che deve fare la politica. È questo che devono fare le Istituzioni.

Ho toccato alcuni aspetti e ho tenuto per ultimo quello che, come sapete, è sempre a me più caro, quello che riguarda il contrasto alle disuguaglianze, anche e soprattutto dal punto di vista territoriale. Voglio sottolineare con altrettanta forza come una quota importante delle risorse di cui oggi stiamo discutendo sia stata destinata alle aree interne dell’Appennino e del basso ferrarese. Parliamo di circa 200 milioni nei prossimi sette anni. Risorse che vengono in qualche modo vincolate alle politiche per quei territori. Un segnale importante. Un segnale che dimostra ancora una volta come le politiche per la montagna in questa Regione stiano cambiando.

Ovviamente, c’è ancora molto da fare. Siamo ben consapevoli che i problemi sono tanti. Abbiamo problemi dal punto di vista dei servizi, abbiamo problemi dal punto di vista delle infrastrutture, abbiamo problemi che riguardano le comunicazioni, la diffusione del digitale. Ci sono tanti aspetti su cui siamo in ritardo e sui quali dobbiamo intervenire. Lo sappiamo. Però in ogni passaggio è importante sottolineare le scelte di fondo. In questo caso, la scelta di stanziare una cifra che, ripeto, equivale a 200 milioni di euro sulle politiche per quei territori è un segnale chiaro, inequivocabile. Così come lo sono i 45 milioni che la Regione ha deciso di stanziare, accompagnando la strategia per le aree interne, di competenza nazionale. Sappiamo che nella nostra Regione non tutto l’Appennino, da Piacenza a Rimini, come si suol dire, è ricompreso nella strategia per le aree interne nazionali. A maggior ragione, è fondamentale sapere che, in questo documento e nei programmi che noi oggi andiamo ad approvare e di cui stiamo discutendo, la Regione dispone lo stanziamento di 45 milioni per quei territori, ancora una volta, perché sappiamo che le disuguaglianze territoriali si combattono anche e soprattutto mettendoci delle risorse.

Il Sindaco del Comune di cui facevo parte, essendo con lui in Giunta, diceva che il riformismo si fa con le risorse, lo diceva in dialetto, io lo dico in italiano, ma il concetto è sempre quello, quindi, se vogliamo cambiare le condizioni di quei territori, dobbiamo mettere risorse a disposizione, così come i 2 milioni che mettiamo per gli ambiti provinciali, a completamento delle risorse stanziate per l’Appennino.

Sono sufficienti queste risorse a risolvere tutti i problemi? No, sappiamo che nelle politiche di settore dobbiamo continuare a insistere, e di qui la battaglia che facciamo quando si tratta di discutere del bilancio della Regione, così come dei vari interventi specifici sulle politiche per la sanità, sulle infrastrutture.

Abbiamo discusso del Piano dei trasporti e del documento per la mobilità sostenibile, dove pure erano presenti in parte alcune delle risposte delle quali quei territori, in particolare il territorio dell’Appennino bolognese, necessitano, quindi è chiaro che le risorse che stanziamo non risolvono tutti i problemi, quando discutiamo di bilancio, quando discutiamo delle varie politiche, è fondamentale continuare a insistere per stanziare risorse.

Penso ad esempio ai 5 milioni che sono già stati stanziati e che verranno messi a disposizione ancora una volta per finanziare, aiutare, incentivare le persone che intendono acquistare o ristrutturare la prima casa in Comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo, penso a tanti altri provvedimenti, ad esempio al sostegno che abbiamo dato all’impresa attraverso la riduzione e, in taluni casi, l’azzeramento dell’IRAP. Parliamo anche in questo caso di centinaia di imprese, che hanno beneficiato di questi provvedimenti.

Potrei citarne altri, non sono ancora sufficienti, stiamo facendo passi nella direzione giusta, ma sappiamo che non è ancora sufficiente. Ciò nonostante, non posso non riconoscere come le scelte di fondo anche in questo caso siano scelte che segnano una discontinuità rispetto al passato, e credo che da questo punto di vista possiamo essere soddisfatti. Non abbiamo raggiunto i risultati, problemi ce ne sono, penso alla sanità, penso ai trasporti, penso al digitale e penso alle infrastrutture, però credo con altrettanta onestà che non possiamo non riconoscere, come ho detto in questo mio intervento, che gli elementi di discontinuità ci sono e vanno apprezzati.

In ultimo, e davvero concludo, un ringraziamento a tutta la struttura tecnica io credo che sia doveroso, perché ancora una volta è stato fatto un lavoro molto importante, complicato e articolato. Possiamo dire senza tema di smentita che la Giunta, i consiglieri, insomma chi si occupa di politica e chi ha un ruolo elettivo nulla potrebbe, se non avesse al proprio fianco le strutture tecniche di questa Regione, che sono strutture tecniche di prima eccellenza, e io credo che un ringraziamento sia dovuto per il lavoro che hanno fatto in questa circostanza e, in generale, per il lavoro e la qualità che assicurano alla Regione Emilia-Romagna, perché, come sempre, noi siamo qui pro tempore, per fortuna le strutture tecniche rimangono e sono garanzia della buona amministrazione dell’Emilia-Romagna.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Rilancio della competitività, transizione verso un modello digitale e sostenibile, sviluppo di competenze adeguate al mondo delle imprese sono i tre asset che personalmente trovo condivisibili e che spiccano tra le priorità individuate dai programmi regionali FESR e FSE.

I temi legati alla trasformazione digitale, alla ricerca e innovazione, all’attrattività del territorio e all’internazionalizzazione delle PMI potranno ora essere sviluppati con una forza e una efficacia senza precedenti, se si pensa al quadro che abbiamo di fronte e al forte incremento delle risorse disponibili, a cui vanno sommate le altre linee di finanziamento esistenti a livello nazionale, su tutti il PNRR.

In questo senso trovo fondamentale, come ha evidenziato anche Confindustria Emilia-Romagna, lo sforzo addizionale che la Regione ha messo in campo per assicurare il cofinanziamento regionale alle risorse comunitarie sul tema a sostegno delle imprese.

Sicuramente il focus, considerati i tempi e la vera e propria emergenza legata ai costi dell’approvvigionamento energetico, dovrà sicuramente riguardare i settori più energivori, come ad esempio l’industria ceramica. Occorre, infatti, coniugare le esigenze di competitività delle nostre aziende di eccellenza, oggi gravemente in difficoltà sotto questo punto di vista, accompagnandole, però, ad adottare azioni e investimenti che coniughino una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità. Un equilibrio tutt’altro che scontato, sul quale dovremo ragionare con attenzione, senza dogmi ideologici, ma con molto pragmatismo e concretezza. Cruciale sarà anche il rafforzamento e la formazione di competenze per sostenere la doppia transizione guidata dall’S3, l’innovazione dei metodi di produzione e di organizzazione, i materiali e i processi produttivi in maniera intelligente e sostenibile, lo sviluppo di competenze manageriali e l’attrattività e il trattenimento dei talenti, con un’attenzione specifica alle pari opportunità.

La programmazione dei fondi europei proposta dalla Giunta è, quindi, a mio avviso, sicuramente attenta alle esigenze del sistema regionale delle nostre imprese, ma non si limita a questo pur decisivo aspetto. Sottolineo, infatti, anche gli interventi sulle politiche di genere e per il contrasto alle diseguaglianze, l’impegno verso i giovani e la formazione per il sostegno alle aree geografiche più delicate, come l’Appennino e la costa adriatica.

Una modalità operativa dell’azione del Governo regionale che trovo corretta, anzi indispensabile, è anche quella della partecipazione e dell’ascolto del territorio. Molta attenzione è stata, quindi, riservata al coinvolgimento delle parti sociali, del terzo settore e del volontariato, oltre che alla collaborazione tra pubblico e privato.

Su tutto, poi, vorrei mettere in luce l’importanza della semplificazione delle procedure e degli adempimenti per l’accesso alle opportunità e ai servizi da parte di cittadini e imprese, come sancito dal Patto per la semplificazione sottoscritto nell’ambito del Patto per il lavoro e per il clima. Ritengo che questo rimanga uno degli aspetti più critici per concretizzare nella maniera più corretta ed efficace tutto ciò che pensiamo e realizziamo a livello politico.

L’altro aspetto su cui vorrei tornare riguarda proprio il protagonismo delle nuove generazioni. Uno dei principali obiettivi è, infatti, favorire l’inserimento di giovani competenti nel mercato del lavoro per generare occupazione stabile e qualificata, trattenere e attrarre talenti, sostenere la nascita di nuove e innovative attività imprenditoriali e professionali, garantendo alle giovani generazioni più spazio e più valore nelle imprese, nelle università, nel sistema della ricerca e nelle Istituzioni. Ma l’obiettivo strategico di rafforzare ulteriormente l’offerta educativa e formativa regionale per realizzare una società della conoscenza e dei saperi è centrale non solo per i più giovani, se vogliamo trovare un punto d’incontro tra le giuste aspettative delle persone e i fabbisogni di competenze del sistema economico e produttivo.

Occorre, quindi, sostenere azioni in grado di qualificare tutti i segmenti dell’infrastruttura regionale, istruzione e formazione professionale, formazione terziaria non universitaria, alta formazione e ricerca, formazione per l’inserimento e la permanenza nel lavoro, per garantire a tutti pari diritti di acquisire conoscenze e competenze ampie ed innovative. Occorre, in particolare, investire nell’apprendimento permanente degli adulti, aumentando opportunità di aggiornamento, di perfezionamento e di riqualificazione.

Altro obiettivo prioritario è sicuramente contrastare le diseguaglianze e le marginalità, sostenendo politiche integrate e azioni di innovazione sociale, che garantiscano a tutti di accedere a servizi educativi di qualità sin dall’infanzia, raggiungere i più alti gradi di istruzione e conseguire infine autonomia attraverso il lavoro.

Penso in particolare alle azioni in grado di contrastare l’esclusione sociale delle persone con disabilità e in condizioni di svantaggio, e anche al potenziamento del sistema di welfare, sostenendo misure per l’infanzia e l’adolescenza e in particolare l’accesso e l’abbattimento delle rette per gli asili nido e la partecipazione a opportunità educative extrascolastiche quali i centri estivi.

L‘obiettivo non è solo rafforzare l’offerta di servizi di sostegno in risposta a bisogni specifici, ma sostenere in modo adeguato le famiglie, specie quelle in condizioni economiche svantaggiate, e promuovere la conciliazione vita/lavoro e l’occupazione femminile.

Ci attendono sfide impegnative su tutti questi fronti, nuove competenze, trasformazione ecologica e digitale, inclusione sociale, piena parità di genere, protagonismo delle nuove generazioni e ricucitura delle diseguaglianze territoriali. La visione strategica e gli strumenti operativi per vincerle ci sono, forse oggi più che mai.

Occorrono però grande lucidità, programmazione, velocità di esecuzione e massima attenzione alle esigenze del nostro territorio, per portare a casa i risultati auspicati. Sicuramente ce la faremo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Vista l’ora e l’impossibilità di finire eventualmente l’intervento dei colleghi che vogliono parlare, sospendiamo i lavori dell’aula, che riprenderanno domani mattina, alle ore 9,30. Grazie.

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,24

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO, Elena SCHLEIN.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Raffaele DONINI, Alessio MAMMI e la consigliera Maura CATELLANI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 4644

Ordine del giorno n. 1 collegato all'oggetto assembleare 4140 Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Riconoscimento e valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia e della cultura, della politica, della scienza e della spiritualità della regione Emilia-Romagna, denominate "Case e studi degli illustri dell'Emilia-Romagna"". A firma dei Consiglieri: Stragliati, Costa, Pigoni, Piccinini, Rossi, Bulbi, Rontini, Amico, Daffadà

 

Titolo: 4140/1 - ODG (a firma Cons. Stragliati e altri) (Oggetto 4644)

 

Presenti al voto:43

Favorevoli/Si:41

Non votanti:2

Assenti:7

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Delmonte Gabriele; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rancan Matteo; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Non votanti

Gibertoni Giulia; Petitti Emma

 

Assenti

Bergamini Fabio; Bonaccini Stefano; Catellani Maura; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio

 

OGGETTO 4140

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Riconoscimento e valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia e della cultura, della politica, della scienza e della spiritualità della regione Emilia-Romagna, denominate "Case e studi degli illustri dell'Emilia-Romagna"". (37)

 

Titolo: 4140 - pdl ("Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna")

 

Presenti al voto:48

Favorevoli/Si:29

Astenuti:18

Non votanti:1

Assenti:2

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Astenuti

Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Delmonte Gabriele; Facci Michele; Gibertoni Giulia; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Non votanti

Petitti Emma

 

Assenti

Bonaccini Stefano; Catellani Maura.

 

 

I PRESIDENTI

 

I SEGRETARI

Petitti – Rainieri

Bergamini - Montalti

 

Espandi Indice